Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 13/10/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • All'udienza generale Benedetto XVI prega per i minatori cileni. La catechesi sulla Beata Angela da Foligno
  • Sinodo per il Medio Oriente: appello ai cristiani a non lasciare la Terra Santa
  • Il vescovo copto di Tebe-Luqsor: riannunciare il Vangelo anche in Medio Oriente
  • Delegazione dei Padri sinodali al Quirinale. Napolitano: cristiani in Medio Oriente per la pace e il pluralismo
  • Santa Sede all'Onu su promozione delle donne e disarmo per lo sviluppo dei popoli
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Prosegue l'operazione di salvataggio dei minatori in Cile: il Paese in festa
  • Cile in preghiera per la "rinascita" dei 33: la testimonianza del vescovo di Copiapó
  • Rapporto Caritas-Zancan: cresce la povertà in Italia. Colpite le famiglie numerose
  • Indagine Ue sulle esenzioni dell'Ici in Italia: non privilegi, ma riconoscimento di attività di forte rilevanza sociale
  • Aperto a Cuneo il Forum Internazionale sull'ambiente promosso da Greenaccord
  • Chiesa e Società

  • Sudan: agguato all'arcivescovo di Khartoum. Denunciato un uomo
  • Filippine: ucciso pastore battista impegnato nella lotta al gioco d’azzardo
  • Pakistan: nuova fiammata di violenze contro ragazze della comunità cristiana
  • Emergenza lavoro minorile per i bambini del Pakistan vittime delle inondazioni
  • Haiti: ucciso operatore della Caritas svizzera
  • Giornata per la prevenzione delle catastrofi. Ban Ki-moon: rendere le città più sicure
  • Sicurezza alimentare: l’Africa sub-sahariana rimane nella morsa della fame
  • L'Africa chiede impegni concreti per far fronte ai cambiamenti climatici
  • Congo: grande mobilitazione a Bukavu per la “Marcia mondiale delle donne”
  • Argentina: la Pastorale sociale della Patagonia per il bene comune e la difesa dei diritti umani
  • Usa: a novembre la sessione dei vescovi con la nomina del nuovo presidente
  • Cina: la Chiesa ricorda l’abate Timothy Thomas Kelly, grande benefattore della comunità cattolica
  • Repubblica Ceca: il presidente dei vescovi sulla ratifica del trattato tra Santa Sede e Stato
  • Svizzera: per il Mese missionario la Chiesa ospita il vescovo togolese Isaac Gaglo
  • Diritti umani: il premio Signis-Wacc ad un documentario sull'Afghanistan
  • A Roma la V edizione della Corsa contro la fame nel mondo
  • Il 16 e 17 ottobre a Roma, la decima edizione de "La notte dei senza fissa dimora"
  • La Pastorale dell’Accoglienza al centro del convegno ad Assisi “Il bacio del lebbroso”
  • Seminario a Roma su "Media e Africa"
  • Nuovo sito dei Missionari Saveriani: un viaggio nel mondo missionario
  • 24 Ore nel Mondo

  • La missione italiana in Afghanistan: il ministro della Difesa in parlamento
  • Il Papa e la Santa Sede



    All'udienza generale Benedetto XVI prega per i minatori cileni. La catechesi sulla Beata Angela da Foligno

    ◊   La salvezza dei minatori del Cile – che in queste ore stanno finalmente tornando alla luce dopo 69 giorni di permanenza coatta sotto terra – affidata dal Papa alla “bontà” di Cristo. E’ la breve preghiera che Benedetto XVI ha levato questa mattina all’udienza generale in Piazza San Pietro. Il Papa ha dedicato la catechesi a una mistica del 13.mo secolo, la Beata Angela da Foligno. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    La preghiera del Papa attraversa l’oceano e si stende ad attirare i favori del cielo tra la polvere e le lacrime di gioia di chi ha ricominciato a vivere dopo il lungo incubo. Le brevi parole che Benedetto XVI pronuncia in spagnolo davanti alla folla di Piazza San Pietro seguono di pochi minuti l’uscita da lungo tunnel buio del settimo minatore cileno, uno dei 33 protagonisti di una delicata operazione di salvataggio che da ore ha catturato le emozioni del mondo, collegato in diretta tv e web. A Cristo e “alla sua divina bontà” prega Benedetto XVI...

    “… sigo encomendando con esperanza…
    ...affido con speranza i minatori della regione di Atacama, in Cile”.

    La catechesi ha visto Benedetto XVI ancora addentro alla feconda corrente spirituale del XIII secolo, dalla quale emerge un’altra grande mistica, la Beata Angela da Foligno. Benestante e inizialmente piuttosto mondana, Angela si sposa presto, mette al mondo dei figli e, afferma il Papa, con la superficialità con la quale è stata educata “si permette di disprezzare” i “penitenti”, coloro che per seguire Cristo vendevano a quel tempo i propri beni per mettersi al servizio della Chiesa in povertà e penitenza. La vita però si fa dura e Angela ha modo di riflettere. Nel 1285, la svolta: la futura Beata invoca San Francesco, che le appare in visione, quindi decide di confessarsi. Parte da lì il suo lento ma “ricco cammino spirituale”, un susseguirsi di passi e di visioni interiori:

    “Angela da Foligno presenta il suo ‘vissuto’ mistico, senza elaborarlo con la mente, perché sono illuminazioni divine che si comunicano alla sua anima in modo improvviso e inaspettato (...) Alla difficoltà per Angela di esprimere la sua esperienza mistica si aggiunge anche la difficoltà per i suoi ascoltatori di comprenderla. Una situazione che indica con chiarezza come l’unico e vero Maestro, Gesù, vive nel cuore di ogni credente e desidera prenderne totale possesso”.

    In realtà l’ascesi di Angela da Foligno è faticosa. In una prima fase, spiega il Pontefice, in lei non c’è la sensazione di essere amata di Dio, quanto piuttosto “vergogna”, che si accompagna a un’acuta consapevolezza del proprio peccato e alla paura della dannazione:

    "Questo ‘timore’ dell’inferno risponde al tipo di fede che Angela aveva al momento della sua “conversione”; una fede ancora povera di carità, cioè dell’amore di Dio (...) Angela sente di dover dare qualcosa a Dio per riparare i suoi peccati, ma lentamente comprende di non aver nulla da darGli, anzi di ‘essere nulla’ davanti a Lui”.

    Nonostante abbia fatto una buona confessione, Angela – prosegue Benedetto XVI – è combattuta nell’anima: si trova perdonata ma è "ancora affranta dal peccato, libera e condizionata dal passato, assolta ma bisognosa di penitenza”. C’è ancora un passo prima di arrivare al culmine di questa maturazione spirituale in cui, afferma il Papa, “il perdono di Dio apparirà alla sua anima come dono gratuito di amore del Padre”. E questo passo è la comprensione del sacrificio estremo di Gesù:

    “Ciò che la salverà dalla sua ‘indegnità’ e dal ‘meritare l’inferno’ non sarà la sua ‘unione con Dio’ e il suo possedere la ‘verità’, ma Gesù crocifisso, 'la sua crocifissione per me', il suo amore (...) Contempla di preferenza il Cristo crocifisso, perché in tale visione vede realizzato il perfetto equilibrio: in croce c’è l’uomo-Dio, in un supremo atto di sofferenza che è un supremo atto di amore”.

    Un atto supremo di amore che però oggi il mondo ignora, banalizza, preferisce dimenticare. E da questa constatazione scaturisce la riflessione spontanea con la quale il Papa conclude la catechesi:

    “Oggi siamo tutti in pericolo di vivere come se Dio non esistesse: sembra così lontano dalla vita odierna. Ma Dio ha mille modi, per ciascuno il suo, di farsi presente nell'anima, di mostrare che esiste e mi conosce e mi ama. E la beata Angela vuol farci attenti a questi segni con i quali il Signore ci tocca l'anima, attenti alla presenza di Dio, per imparare così la via con Dio e verso Dio, nella comunione con Cristo Crocifisso”.

    Tra i saluti in lingua, da rilevare quello in ungherese con il quale Benedetto XVI ha voluto ricordare gli abitanti di Kolontár, il villaggio colpito lo scorso 4 ottobre da un gravissimo disastro ambientale. Prego, ha detto il Papa per coloro “che hanno dovuto lasciare le loro case, e tutti coloro che sono stati colpiti dal fango tossico, specialmente coloro che hanno perso la vita”. Non è mancato un invito, in lingua polacca, a pregare per il Sinodo della Chiesa del Medio Oriente, in corso da alcuni giorni in Vaticano, e un saluto e un augurio per una ulteriore crescita è stato indirizzato al gruppo “Amici e Benefattori di Telepace”, in PIazza San Pietro per il 20.mo di presenza dell’emittente a Roma. L’ultimo pensiero del Papa, rivolto tradizionalmente ai giovani, agli ammalati ed ai nuovi sposi, è stato all’insegna della Madonna di Fatima, di cui il 13 ottobre si ricorda l'ultima apparizione, avvenuta nel 1917.

    inizio pagina

    Sinodo per il Medio Oriente: appello ai cristiani a non lasciare la Terra Santa

    ◊   Lavori a porte chiuse, stamani, per il Sinodo dei Vescovi dedicato al Medio Oriente, in corso in Vaticano sul tema della “comunione e testimonianza”. In programma, la prima sessione dei Circoli Minori. La discussione generale riprenderà nel pomeriggio, con l’atteso intervento del rabbino David Rosen, direttore del Dipartimento degli affari interreligiosi del Comitato ebraico americano in Israele. Una delegazione di Padri Sinodali, inoltre, si è recata in visita al Quirinale, per un incontro con il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napoletano. Ieri, intanto, al centro dei lavori, la situazione dei cristiani in Terra Santa ed il ruolo fondamentale delle famiglie nella dinamica missionaria. Il servizio di Isabella Piro:

    Una Chiesa del calvario, che soffre per le violenze e l’instabilità: così il Sinodo definisce la comunità cristiana in Terra Santa, pari ad appena il 2% della popolazione. Forte, allora, l’appello a non lasciare questo luogo solo ed isolato, a non trasformarlo in un museo a cielo aperto, perché i cristiani sono indispensabili ed hanno la grande responsabilità di perpetuare il messaggio di pace e di riconciliazione. Essere minoranza, sottolineano i Padri Sinodali, sprona ad essere più propositivi: la Chiesa in Terra Santa sia, allora, più estroversa ed ospitale perché abitare questi luoghi è la sua vocazione.

    Lo sguardo del Sinodo torna poi all’Iraq, la cui situazione viene definita allarmante e paragonata a quella vissuta dalla Turchia durante la Prima guerra mondiale. In quest’ottica, i vescovi del Medio Oriente chiedono, a gran voce, il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo, della sua libertà e dignità. Un rispetto che passa anche per l’eliminazione delle discriminazioni dai testi costituzionali e legislativi e dai libri scolastici.

    Ma nonostante i difficili momenti storici vissuti in Medio Oriente, ribadisce il Sinodo, il sangue innocente dei martiri e il loro eroismo esemplare hanno lasciato crescere un cristianesimo brillante ed autentico. E qui si inserisce il grande tema della famiglia che ha un bisogno vitale di essere rievangelizzata per vivere, insieme ai movimenti ecclesiali e alle nuove comunità, la dinamica missionaria. Nei Paesi arabi, si è detto in Aula, sono molti i nuclei familiari che vivono fortemente la fede cristiana, malgrado le enormi difficoltà della vita quotidiana, serbando la speranza contro tutte le speranze. In questo contesto, annunciata la costruzione di un centro internazionale di spiritualità familiare a Nazaret.

    Altro tema particolarmente sentito, quello dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso: denunciato, quindi, il pericolo del confessionalismo e dell’attaccamento esagerato all’etnia, che trasformano le Chiese in ghetti e si oppongono agli insegnamenti di Cristo. Auspicata la fiducia reciproca tra l’Occidente ed il mondo musulmano per lavorare ad un Medio Oriente senza guerre.

    Infine, l’Aula sinodale lancia qualche suggerimento: redigere un “libro bianco” sulla situazione demografica in Medio Oriente, attribuire la nazionalità ed il diritto di voto agli emigrati, elaborare un catechismo unico per tutti i cattolici della regione e celebrare, in tutte le Chiese del Medio Oriente, un “Anno Giovanneo”, in continuità con l’Anno Paolino, svoltosi tra il 2008 ed il 2009, per commemorare il bimillenario della nascita di San Paolo.

    inizio pagina

    Il vescovo copto di Tebe-Luqsor: riannunciare il Vangelo anche in Medio Oriente

    ◊   Uno dei principali scopi del Sinodo è quello di confermare e rafforzare i cristiani del Medio Oriente nella loro identità affinchè possano offrire una testimonianza di vita fondata sul Vangelo, autentica, gioiosa e attraente pur in mezzo alle sofferenze e alle difficoltà. Oggi, è stato riscontrato, lo slancio evangelico è spesso frenato e la fiamma dello Spirito sembra essersi affievolita. Un’esortazione al rinnovamento dell’attività missionaria è stata formulata da mons. Joannes Zakaria, vescovo di Tebe-Luqsor dei Copti nella Repubblica Araba di Egitto. Paolo Ondarza lo ha intervistato:

    R. - I cristiani non devono essere cristiani soltanto di nome o cristiani per eredità, ma devono essere cristiani autentici. Nel Medio Oriente, abbiamo un po’ lasciato il mandato di Cristo di andare in tutto il mondo e annunciare il Vangelo. Anche se noi ci troviamo in un ambiente che non è di cultura cristiana, è venuto il momento, attraverso la nostra testimonianza e attraverso il nostro buon esempio, di presentare la persona di Cristo, la luce di Cristo. Io penso che nella nostra zona molte persone hanno bisogno di vedere in noi la Parola di Gesù.

    D. - Quindi un rinnovamento dello slancio missionario sui passi dei Santi?

    R. - Esattamente perché è dall’Oriente che è venuta la Parola di Dio e gli uomini dell’Oriente sono stati i primi missionari. E’ venuto il momento, partendo proprio da questo Sinodo, di rinnovare in noi questo entusiasmo e non soltanto a livello sacerdotale, ma anche a livello laicale è necessario riscoprire la propria vocazione missionaria.

    D. - La vocazione missionaria molto spesso presenta rischi, presenta delle difficoltà...

    R. - La nostra fede è la Croce, perché Gesù ha detto: se qualcuno vuole seguirmi, allora rinneghi se stesso e porti la sua croce ogni giorno, così come Cristo ha fatto. Questo non è un invito, ma è un dovere. Dobbiamo essere testimoni di Cristo, come gli Apostoli e come i nostri martiri. Questa testimonianza si fa con la sapienza, con l’amore, con la carità e non facendo una lotta contro coloro che non sono cristiani. L’annuncio deve essere fatto attraverso delle buone opere, attraverso l’esempio della nostra vista: i cristiani non devono essere cristiani soltanto di nome o per eredità, ma devono essere cristiani autentici.

    D. - Questo come viene recepito da Paesi in cui la maggioranza è musulmana?

    R. - La Parola di Dio è come il seme e noi portiamo la Parola di Dio. Noi vogliamo aiutare la gente a compiere una scelta, ma dobbiamo lasciare anche il lavoro alla grazia di Dio. Nella mia esperienza, ho incontrato molte persone che mi hanno chiesto di Cristo: chi è Cristo? Mi hanno chiesto del Vangelo ed io non posso chiudere la porta a queste persone. Alcune volte mi sono vergognato della mia fede davanti alla loro fede, specialmente quela dei nuovi cristiani. Ma questo dà forza, dà gloria a Dio.

    D. - Ha parlato di Croce, di martirio: parole che sono fuori moda, ma che invece hanno una attualità permanente per il cristiano…

    R. - Questa è la storia della Chiesa. La Chiesa ha duemila anni e i primi tre secoli sono stati così. Tertulliano dice che “il sangue dei martiri e dei santi è il seme del cristianesimo” e credo che nel nostro mondo attuale, nel nostro tempo attuale si stia ormai ritornando a questo e in tutto il mondo. Noi abbiamo bisogno di essere veri testimoni.

    D. - In Medio Oriente non mancano persone che nella pace e nell’amore hanno vissuto l’adesione al Vangelo fino alla morte…

    R. - Si c’è ne sono molti. A Nag Hammadi, alla vigilia del Natale scorso, sette persone della Chiesa copta, appena finita la Messa di Mezzanotte hanno avuto la corona del martirio. Ma questo avviene dappertutto: in Turchia, in Iraq, in Afghanistan, in Pakistan. Ovunque nel mondo… Anche quando Cristo ci chiede di offrire la nostra vita, dobbiamo essere pronti! Noi siamo stati creati per questo e non per avere la ricchezza, la felicità o il benessere, ma per essere testimoni, apostoli di Cristo.

    inizio pagina

    Delegazione dei Padri sinodali al Quirinale. Napolitano: cristiani in Medio Oriente per la pace e il pluralismo

    ◊   Questa mattina, dunque, una delegazione di Padri Sinodali si è recata in visita al Quirinale, per un incontro con il presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano. All’evento hanno partecipato, tra gli altri, il segretario generale del Sinodo, mons. Nikola Eterovic, ed il presidente delegato, il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. Davide Dionisi lo ha intervistato:

    R. - E’ stato un incontro molto cordiale e abbiamo manifestato l’apprezzamento sincero, il ringraziamento più caldo all’Italia per tutto l’interesse e tutta la sollecitudine con cui seguono i Paesi del Medio Oriente.

    D. – Eminenza, l’Italia e l’Unione Europea che cosa possono dare in più per il riconoscimento di questi fondamentali diritti umani?

    R. – Si tratta di un aiuto straordinario perché la pressione dei Paesi occidentali per il rispetto di questi diritti, per l’uguaglianza nella cittadinanza di tutti quelli che abitano il Medio Oriente, senz’altro, ha più forza se viene presentato da parte di tutta l’Europa. Poi, ci sono aiuti della Comunità europea che vengono incontro ai bisogni del Medio Oriente. Anche lì, noi vorremmo che ci sia un’attenzione particolare in queste elargizioni che fa l’Unione Europea verso i nostri cattolici che, come sappiamo, pure essendo una piccola realtà, sono molto importanti per quanto riguarda l’educazione, senza dimenticare il ruolo sociale delle Caritas, e vorremmo che abbiano anche una sensibilità speciale per le nostre opere cattoliche.

    “Un evento di portata storica”: così il presidente Giorgio Napolitano ha definito il Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente. Nel suo discorso alla delegazione di Padri sinodali, il capo dello Stato ha anche ricordato l’impegno dell’Unione Europea nella promozione dei diritti umani ed ha espresso un auspicio di pace per la regione mediorientale, ricordando l’impegno della Chiesa e dei vescovi. Ascoltiamo le sue parole:

    “Il vostro impegno è un impegno di rinnovamento, di rilancio e di valorizzazione della presenza cattolica e, più in generale, delle comunità cristiane nel Medio Oriente ed è un impegno dal quale – ne sono convinto – possono trarre grande beneficio e impulso la causa del pluralismo religioso, la causa del dialogo, la causa della pace, in questa regione tormentata. Credo che, effettivamente, questo grande filone del dialogo delle religioni monoteiste, che la Chiesa cattolica persegue con molta convinzione - l’attuale Pontefice lo fa in prima persona -, sia davvero una delle strade fondamentali per assicurare la riconciliazione tra le civiltà. E’ la maggiore risorsa di cui disponiamo per nutrire la nostra speranza e per perseguire i nostri ideali e i nostri obiettivi”.

    inizio pagina

    Santa Sede all'Onu su promozione delle donne e disarmo per lo sviluppo dei popoli

    ◊   La promozione delle donne in ogni Paese e l’urgenza del disarmo in tutto il mondo sono due questioni cruciali per lo sviluppo dei popoli, come ha sostenuto la delegazione della Santa Sede nell’ambito della 65.ma Assemblea generale delle Nazioni Unite, in corso nel Palazzo di Vetro, a New York. Il servizio di Roberta Gisotti.

    “Il futuro benessere della comunità umana dipende in grande misura dalla capacità dei governi e della società civile di rispettare veramente le donne la loro dignità e il loro valore.” Così Cathy Murphy, consigliere della Missione della Santa Sede presso l’Onu, parlando ieri a nome dell’Osservatore permanente mons. Francis Chullikatt, davanti l’Assemblea delle Nazioni Unite. La Santa Sede, alleata con più Paesi che stanno rafforzando la loro legislazione per contrastare la violenza contro le donne e aumentando le risorse a sostegno delle vittime, pure plaudendo i passi che sono stati fatti per promuovere la condizione delle donne è ben consapevole che sia necessario fare molto di più, e per questo esprime la speranza che la nuova agenzia dedicata alle donne, “Un Women”, creata il 2 luglio scorso, “sarà capace di offrire reale assistenza a tutti gli Stati” a favore delle donne e delle madri ovunque nel mondo.

    Cathy Murphy appuntando l’attenzione sul traffico di persone ha indicato alcuni fattori che rendono le donne e i bambini più vulnerabili alla moderna schiavitù: la povertà, la disoccupazione e la mancanza di opportunità educative, invocando leggi migliori contro la prostituzione, la pornografia infantile e lo sfruttamento sessuale, esclamando che “la persona umana non è qualcosa da commerciare per ogni scopo!” Ha quindi sottolineato che i procedimenti penali devono garantire la privacy e la sicurezza delle vittime e delle loro famiglie.

    Commentando infine il recente rapporto del segretario generale in tema di contrasto all’infubulazione, la delegata della Santa Sede, ha raccomandato maggiore attenzione alle cure sanitarie di base per le donne, specie per quelle in gravidanza e con figli appena nati, sottolineando che il progresso nella salute e nel benessere delle donne di oggi e di domani “inizia con il considerare gli individui non dei pesi ma dei contributi unici alla famiglia umana, siano appena concepiti o vicini alla morte”.

    Altro tema di scottante attualità il disarmo e la sicurezza internazionale, affrontato da mons. Francis Chullikatt, lamentando l’aumento delle spese militari nell’ultimo decennio, arrivate a un miliardo e 531 milioni di dollari nel 2009, con un incremento del 49 per cento rispetto al 2000, e chiedendo una riduzione a favore dei poveri e la creazione di un Fondo mondiale per i programmi di sviluppo. “Le armi - ha ammonito l’osservatore permamente - non sono in alcun modo equivalenti ad altri ‘beni’ sul mercato” e “il loro possesso, la loro produzione e il loro commercio hanno profonde implicazioni etiche e sociali”, che non possono essere sottaciute.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Una grande mistica del medioevo: all’udienza generale, il Papa parla di Angela da Foligno.

    Nell’informazione vaticana, i lavori sinodali.

    Famiglie italiane in caduta libera: nell’informazione internazionale, Marco Bellizi sul decimo Rapporto su povertà ed esclusione sociale realizzato da Caritas italiana e Fondazione Zancan.

    Verso il disgelo i rapporti fra Iraq e Siria: missione diplomatica di Al Maliki a Damasco.

    In cultura, Alessia Amenta su nuove ricerche e studi riguardo all’autentica “enciclopedica religiosa” che sono i sarcofagi egizi conservati nei Musei Vaticani.

    Un sorso d’acqua fresca: Emilio Ranzato a colloquio con Pupi Avati sul film “Una sconfinata giovinezza”.

    E l’uomo fu rivelato all'uomo: Leonardo Lugaresi sull’incontro tra la paideia greca e il cristianesimo primitivo.

    Un articolo di Maria Maggi dal titolo “Sotto due metri di fango rosso”: la lavorazione dell’alluminio al centro del disastro ecologico in Ungheria.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Prosegue l'operazione di salvataggio dei minatori in Cile: il Paese in festa

    ◊   Un colpo di sirena ha salutato ognuno dei minatori che hanno cominciato a uscire dalle viscere della terra all'alba di questa mattina ora italiana. Hanno trascorso 69 giorni ad oltre 600 metri di profondità. Procede senza intoppi, a parte la sostituzione delle gomme della capsula Fenix, l’operazione San Lorenzo per riportare in superficie tutti e 33 i minatori bloccati nella miniera di San José dal 5 agosto. L’operazione di salvataggio era slittata di alcune ore rispetto alle previsioni tenendo tutti con il fiato sospeso. Dopo alcuni test sulla capsula vuota, alla 23:38 ora locale è sceso il primo volontario impegnato nell’assistenza ai minatori. La gioia per la risalita dei minatori è stata esplosiva al "Campamento Esperanza" dove sono riunite le famiglie dei minatori assediate dai cronisti e dalle troupe televisive di tutto il mondo. E il Cile è in festa: a Santiago la gente festeggia per le strade, cosi come i cileni a Washington si sono raccolti davanti alla loro ambasciata per seguire su un maxi-schermo le fasi del salvataggio con un tifo da stadio. Ad assistere all’emersione dei primi minatori c’era Barbara Schiavulli che ci racconta la sua esperienza. L’intervista è di Stefano Leszczynski:

    R. – L’emozione è stata tantissima, soprattutto quando è arrivato il primo minatore. Ha incontrato la moglie e il bambino: è stata un’emozione grande … anche per il presidente cileno che è arrivato per l'occasione. Tra l’altro, arriverà in giornata anche il presidente boliviano che accoglie l’unico straniero del gruppo. Ci è stato detto che continueranno ancora per tutto domani e forse anche parte di dopodomani.

    D. – Perché ci vuole tanto tempo per ogni minatore?

    R. – In realtà, sta andando molto più velocemente di quanto sia stato previsto dalle autorità cilene. La capsula ha bisogno di un quarto d’ora per scendere nelle viscere della terra, e parliamo di 622 metri prima che tocchi la piattaforma dove la aspettano con ansia i minatori. Altro quarto d’ora per salire su e nel frattempo i minatori devono vestirsi, mettere questa tuta speciale e soprattutto gli occhiali scuri perché anche se escono di notte tutta la zona è illuminata a giorno. Non sono abituati alla luce da più di due mesi e quindi dovranno portare gli occhiali anche nei prossimi giorni. Il viaggio è lungo però continua, ovviamente con il primo incontro con i familiari, poi con il presidente; subito una breve visita e poi di corsa in elicottero in ospedale dove resteranno un paio di giorni mentre i familiari, gli amici, la gente di Copiapó che è la cittadina dove vivono i minatori, stanno preparando una grandissima festa.

    D. – Cosa è successo esattamente quando è uscito il primo minatore?

    R. – E' stato in assoluto il momento più emozionante, come se fosse per il primo momento finito un incubo durato così tanti giorni; sia per i minatori, ma anche per i familiari. I primi 17 giorni, tra l’altro, i familiari non sapevano neanche se queste persone erano vive o morte. Quindi hanno trascorso tutto questo periodo vivendo intorno alla miniera, vivendo nelle tende – donne, uomini e bambini – aspettando questo momento. Quindi c’era un’alta densità di emozioni. Come prima cosa, urla di gioia, applausi … ma questo è accaduto anche tra noi giornalisti che stavamo lì! Molte lacrime sono corse, ma soprattutto è stato emozionante il momento in cui il primo minatore ha abbracciato il suo bambino che piangeva già aspettandolo, e poi, quando l’ha visto uscire dalla capsula era emozionatissimo… E’ veramente impressionante la capsula perché è molto stretta e piccola.

    inizio pagina

    Cile in preghiera per la "rinascita" dei 33: la testimonianza del vescovo di Copiapó

    ◊   La Chiesa locale ha accompagnato fin dai primi istanti di questa lunga vicenda le famiglie dei minatori. In queste ore tutte le campane delle chiese del Paese stanno suonando a festa per celebrare le operazioni di salvataggio che si stanno portando avanti con successo. Tante le celebrazioni in programma in questi giorni. Il servizio di Linda Giannattasio:

    Come in ognuno di questi 69 lunghi giorni, anche questa notte, la preghiera e la fede hanno accompagnato i minatori e le loro famiglie, riunite, per l’ultima volta, nel campo Esperanza. A celebrare la “rinascita” dei 33, c’erano sacerdoti, religiosi e religiose che hanno organizzato veglie di preghiera e alimentato con affetto l’incrollabile forza dei familiari. Accanto a loro anche il vescovo di Copiapó, mons. Gaspar Francisco Quintana Jorquera, che racconta così le emozioni del primo salvataggio:

    R. - Yo creo que haya sido...
    Credo sia stato davvero un momento di grande gioia e di grande solidarietà, vissuto insieme alle famiglie. Quando sembra che tutte le speranze siano sfumate, Dio si manifesta sempre salvando, dando la vita e prendendosi cura di noi. Tutto il Paese ha pregato per i minatori, perché venissero portati fuori sani e salvi e riconsegnati alle loro famiglie. Siamo stati loro vicini e abbiamo parlato con loro, aspettando il salvataggio. Stasera ci sarà una celebrazione eucaristica nel santuario di Nostra Signora della Candelaria e domani di nuovo una grande celebrazione, piena di gioia. Credo che la più grande lezione sia quella di portare maggiore sicurezza nelle miniere perchè tutte le imprese cerchino sempre il rispetto della vita umana, di ciascun lavoratore. Quindi, auspichiamo che il lavoro dei minatori sia portato avanti con la massima cautela, perché non succedano più eventi così dolorosi come questo.

    Tante, dunque, le celebrazioni in programma nelle prossime ore. Fin dal primo giorno, infatti, quando non si avevano ancora notizie dei minatori intrappolati, la Chiesa locale ha organizzato Messe e veglie di preghiera in tutto il Paese, come testimonia padre Alejandro Castillo Camblor, vicario generale della diocesi di Copiapó:

    R. – La primera noche...
    La prima notte, il 5 agosto, insieme a tre sacerdoti abbiamo pregato con le famiglie. E’ stata una notte veramente molto intensa, un’emozione unica, nel dolore e nella tristezza. Siamo in una zona mineraria dove gli incidenti sono molto frequenti e anche la morte dei minatori. Le famiglie sanno che ogni volta che nella miniera entra un minatore è un rischio. Ogni notte ci sono state preghiere, veglie, celebrazioni eucaristiche... E’ stato con noi anche il cardinale Errazuriz, arcivescovo di Santiago, e il presidente della Conferenza Episcopale, don Alejandro Goic. Tutti i giorni, ogni giorno, ci sono state preghiere. Dal 22 agosto il nostro Paese è cambiato, abbiamo recuperato dei valori molto profondi come la condivisione, la fratellanza. Io credo si sia rafforzato anche il valore della famiglia, la famiglia che, unita, ha atteso mariti, padri e figli. Questo periodo ha rafforzato in noi anche il valore della vita. Tutto il Paese sta celebrando la vita.

    inizio pagina

    Rapporto Caritas-Zancan: cresce la povertà in Italia. Colpite le famiglie numerose

    ◊   "Il dramma della povertà offusca in misura crescente l'orizzonte della nostra comunità nazionale". Così mons. Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, intervenuto oggi alla presentazione del rapporto 2010 di Caritas Italiana e Fondazione Zancan su povertà ed esclusione sociale in Italia. Secondo il documento, i poveri sono oltre 8 milioni, particolarmente colpite le famiglie. Il rapporto chiede interventi strutturali e tratteggia le sfide portate aventi della comunità ecclesiale nel fronteggiare la povertà. Non manca uno sguardo sulla condizione europea evidenziando politiche efficienti a sostegno delle classi più deboli. Massimiliano Menichetti.

    Otto milioni 370 mila persone in Italia sono povere, di questi il 4,7% vive in condizioni di povertà assoluta, ovvero: non è in grado di accedere ai beni essenziali che consentono di vivere uno standard di vita minimamente accettabile. Il disagio aumenta per chi vive solo e magari ha figli a carico, tra i precari, chi ha perso il posto di lavoro, tra le famiglie monoreddito, famiglie numerose o con situazioni di disabilità, o con anziani a carico. E’ la fotografia scattata dalla Caritas che in collaborazione con la Fondazione “Zancan” ha presentato il X rapporto sulla povertà in Italia. Dati preoccupanti che rivedono in peggio (+3,7% di poveri), le ultime stime dell’Istituto di Statistica Italiano riferite al 2009. Il documento evidenzia anche la crescente categoria degli impoveriti: persone che nel corso degli anni hanno visto cambiare la propria posizione in senso peggiorativo e che sono a rischio, per un qualunque imprevisto come nel caso di un infortunio, di cadere sotto la linea della povertà, ovvero circa 983 Euro per un nucleo di due persone. Al centro delle preoccupazioni del Rapporto, la famiglia. Mons Mariano Crociata:

    “E’ più che mai necessario, proprio per evitare l’effetto di una caduta libera, investire a tutto campo a partire dal sostegno a quel soggetto sociale essenziale del tessuto sociale che è la famiglia. Questo investimento esige anzitutto una peculiare attenzione educativa perché, come ci ha insegnato Papa Benedetto XVI nell’enciclica 'Caritas in Veritate', nessun processo economico è indipendente e disancorato dall’orizzonte dei valori”.

    Importante, secondo mons Crociata, la sfida del federalismo solidale:

    “La sfida del federalismo solidale, che traduce con espressione nuova la scommessa classica, insita nell’applicazione del principio di sussidiarietà, può portare a nuovi e più efficaci assetti in un sistema assistenziale caratterizzato da troppi squilibri. Fra di essi, risultano particolarmente gravi l’elusione e l’evasione fiscale: la sottrazione di risorse dovute alla comunità pesa sugli onesti, sottraendo loro legittime risorse e diminuisce la disponibilità di aiuti agli indigenti”.

    Scarsa è la tempestività degli enti locali nell'affrontare le nuove povertà che sono sempre più veloci, complesse, multidimensionali. Secondo i dati, il “fiatone” economico e il progressivo esaurimento delle risorse determina situazioni di disagio psicologico e conflittualità intrafamiliare dove, secondo la Caritas, al crescere dei figli si diventa sempre più poveri; mentre sono il 4% le famiglie che vivono in condizioni di povertà assoluta. Mons. Giuseppe Pasini presidente della Fondazione Emanuela Zancan:

    “Su 100 famiglie, poco più di 11 sono povere. Se noi aumentiamo fino a tre figli, il numero dei poveri cresce; con quattro figli sono poveri quasi il 17 per cento, con cinque figli si arriva al 26 per cento. Cioè, sostanzialmente, le condizioni sono tali per cui una famiglia che decide di avere un figlio in più, oggi si sente condannata all’impoverimento. E prima ancora c’è un’altra considerazione da fare, viene anche spostata sempre più avanti l’età in cui un giovane decide di sposarsi. I dati ci dicono che oggi le donne si sposano a 29 anni, gli uomini a 32, e questa è l’età media. Tutta la società rallenta e si invecchia”.

    Caritas e Fondazione Zancan puntano l’accento anche sull’aborto e ribadiscono che questo dramma non è staccato dalle difficoltà economiche, ancora mons. Pasini:

    “Evidentemente, ci sono tante cause: c’è la caduta dei valori morali, ma una delle cause è anche economica, quando una famiglia vede che il suo lavoro è precario, vede che non ce la fa più con le spese perché magari è in cassa integrazione e arriva una maternità, la tentazione a non accettare la vita c’è. E’ necessario che la politica intervenga, ma sono anni che lo diciamo senza che cambi sostanzialmente nulla”.

    Caritas è in prima linea sul fronte degli aiuti: nel biennio 2009 -2010 le richieste sono aumentate del 25%, ad invocare sostegno in maggioranza sono stranieri, il 40% italiani. Stimato in circa un milione di persone il flusso che ogni anno beneficia dell’intervento dei Centri di ascolto. Il Sud si conferma più povero rispetto al Nord. Un quadro a tinte scure che impone la necessità di politiche efficaci e non di breve periodo. Giudizio negativo, secondo i questionari del rapporto su “social card” e "bonus famiglia", interventi - rileva don Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana - che “andrebbero migliorati e opportunamente modificati”. La ricerca auspica più investimenti sui servizi, anziché sui trasferimenti economici e guardando all’Europa evidenzia esempi virtuosi, sul fronte del sostegno alle famiglie e al lavoro come la realtà finlandese e svedese.

    inizio pagina

    Indagine Ue sulle esenzioni dell'Ici in Italia: non privilegi, ma riconoscimento di attività di forte rilevanza sociale

    ◊   La Commissione europea di Bruxelles ha annunciato ieri l’apertura di una indagine per verificare se le esenzioni dal pagamento dell’Ici, che in Italia riguardano immobili ecclesiastici e appartenenti ad associazioni no profit, sono contrarie alle regole europee sulla libera concorrenza. Il governo italiano – afferma una nota della Farnesina – è convinto di poter dimostrare in maniera chiara e definitiva alla Commissione le buone e fondate ragioni che giustificano la disciplina cointestata, la quale non determina una violazione della normativa europea sugli aiuti di Stato. Sulla questione Sergio Centofanti ha sentito Patrizia Clementi, esperta dell’avvocatura dell’arcidiocesi di Milano per il settore tributario:

    R. – Innanzitutto, va fatta una premessa: non c’entra niente il Vaticano, non c’entra niente la Chiesa italiana come entità astratta. Si tratta dei singoli enti ecclesiastici – le parrocchie, gli istituti religiosi, le fondazioni di culto, le diocesi: sono questi gli enti ecclesiastici. Non c’entra niente il Vaticano e non significa niente dire “la Chiesa” in generale. Seconda puntualizzazione sulle esenzioni: si tratta di una norma prevista dallo Stato italiano che non riguarda soltanto gli enti ecclesiastici e non riguarda tutti gli immobili degli enti ecclesiastici, ma riguarda gli immobili dove gli enti non commerciali svolgono otto – e solo otto – tipi di attività. Possiamo ricordarle: sono le attività assistenziali, culturali, sanitarie, didattiche, ricettive, sportive, ricreative e previdenziali. Sono attività connaturate da una forte valenza di rilevanza sociale.

    D. – Si parla solo della Chiesa, ma sono interessate dall'indagine europea anche associazioni laiche no-profit e onlus …

    R. – Sì, decisamente! Tutti quelli che, secondo la normativa, rientrano nella categoria degli enti non commerciali. Certamente gli enti ecclesiastici ma, appunto, le associazioni sportive dilettantistiche, le associazioni di volontariato, tutte le onlus: sono tutti enti che hanno l’assenza del fine di lucro soggettivo, cioè non hanno un padrone che ha il diritto di portare a casa gli eventuali utili, non solo, ma che svolgono in maniera non esclusiva attività commerciali così come qualificati dalla norma fiscale.

    D. – Ci può fare un esempio?

    R. – Ad esempio: se una parrocchia apre una mensa per i poveri e, magari, ha un contributo in convenzione dal comune o dalla provincia, dalla regione, oppure o in aggiunta prevede una specie di prezzo anche se minimo, di 50 centesimi - magari a scopo educativo - ecco, per il fisco questa è un’attività commerciale perché c’è una prestazione e c’è una contro-prestazione. Ma secondo la norma di esenzione dell’Ici, l’immobile in cui si svolge questa attività è un immobile esente perché è un immobile utilizzato da un ente non commerciale – la parrocchia – dove si svolge un’attività che rientra in una delle otto tipologie di cui abbiamo parlato: sarebbe, in questo caso, l’attività di carattere esistenziale. Capisce che dal punto di vista del fisco è comunque un’attività commerciale perché c’è una prestazione e una contro-prestazione.

    D. – Che cosa dire per quanto riguarda una casa religiosa che ospiti, per esempio, pellegrini o ritiri spirituali?

    R. – Gli immobili destinati alle attività ricettive sono esenti a condizioni che rispettino determinate condizioni. E’ un’attività non alberghiera; deve rivolgersi innanzitutto a un’utenza predeterminata. La parrocchia che ha la casa per ferie, la utilizzerà per i propri parrocchiani. Facciamo l’esempio del collegio: la utilizzerà per i propri studenti e le loro famiglie. Nel caso di un istituto religioso, deve avere un’utenza di riferimento. Può, naturalmente ospitare tutti, ma se vuole rientrare nei limiti previsti per l’esenzione, deve darsi un limite in riferimento all’utenza. Non deve poi essere disponibile all’accoglienza per tutto l’anno. Se risponde a tutte queste caratteristiche, ha diritto ad avere l’esenzione dall’Ici; se invece no, non ne ha diritto.

    D. – Questa esenzione non è dunque un privilegio, come viene presentata...

    R. – Non è un privilegio! Come tutte le norme di esenzione, ha una logica e la logica è: il comune – perché è il comune che riceve l’Ici – rinuncia all’Ici in cambio del beneficio che tutta la collettività riceve dal fatto che nel suo territorio, in un immobile situato nel suo territorio, un ente senza fine di lucro svolge un’attività di rilevante importanza sociale.

    inizio pagina

    Aperto a Cuneo il Forum Internazionale sull'ambiente promosso da Greenaccord

    ◊   Sono oltre 130 i giornalisti provenienti dai cinque continenti che partecipano all’VIII Forum Internazionale promosso dall’Associazione culturale per la Salvaguardia del Creato Greenaccord, che si è aperto oggi a Cuneo fino a sabato. Tema della quattro giorni “Costruire e comunicare un nuovo modello di sviluppo”. Marina Tomarro ha intervistato Andrea Masullo, presidente del Comitato scientifico di Green Accord:

    R. - In questo Forum noi ci proponiamo di aprire un nuovo ciclo che s’intitola: "People building future”, gente che costruisce il futuro, ed in questo primo anno parliamo di confini e valori per un vivere sostenibile. E’ chiaro che bisogna costruire un nuovo paradigma per il nuovo sviluppo, per traghettare l’umanità verso un futuro migliore, evitando le tragedie e i problemi che gli scienziati ci illustrano in questo periodo, se perseveriamo a continuare su una strada che ormai provoca più danni che benefici.

    D. - Ma in che modo i media possono educare la società verso un uso più giusto ed equo dell’ambiente?

    R. - Noi assistiamo alla difficoltà da parte della scienza di essere ascoltata dalla politica, e alla difficoltà da parte dei cittadini di comprendere il perché la scienza genera allarme, mentre la politica stenta così tanto a cambiare. E’ fondamentale, allora, il ruolo dei media che metta un po’ di chiarezza e purtroppo in campo ambientale, i media, spesso, si fanno portavoce di allarmi, perché poi fa notizia la catastrofe e questo spaventa la gente e comunque non provoca il cambiamento. Fondamentale, che i media trasmettano il messaggio che viene dagli esperti che abbiamo convocato a Cuneo, che c’è un limite all’utilizzo di quantità crescenti di risorse non rinnovabili, ma non c’è un limite al progresso dell’umanità.

    D. - Perché molto spesso si pensa che il progresso non possa andare di pari passo alla sostenibilità ambientale?

    R. - Perché c’è una concezione di progresso in termini di consumo. Noi per questo parliamo di confini e valori. L’umanità deve riconoscere i confini ecologici, i confini etici, per continuare a progredire, ma bisogna trovare nuovi valori per orientare il progresso, che guardi alla felicità dell’intera umanità, e non soltanto all’arricchimento di pochi.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Sudan: agguato all'arcivescovo di Khartoum. Denunciato un uomo

    ◊   Un uomo che si è definito un arabo Misseriya dello Stato sudanese dello Kordofan meridionale, ha cercato di assassinare l'arcivescovo cattolico di Khartoum. “Sì, forse voleva colpirmi” racconta all'agenzia Misna il porporato. “L’uomo – sottolinea il cardinale - è stato disarmato a pochi passi dall’altare, di fronte a 10.000 fedeli”. L'attentato è avvenuto domenica scorsa, quando il cardinale Gabriel Zubeir Wako stava presiedendo una celebrazione eucaristica presso il Comboni Playground di Khartoum. Ogni anno, i cattolici dell'arcidiocesi di Khartoum celebrano la festa di San Daniele Comboni il 10 ottobre, giorno in cui egli morì nella capitale sudanese nel 1881. Il Santo ha “fondato” la Chiesa cattolica in Sudan. Il cardinale Wako è il suo settimo successore e il primo vescovo sudanese a succedere a Comboni come arcivescovo di Khartoum. L'attentatore, identificato con Hamdan Mohamed Abdurrahman, si è infiltrato tra i fedeli e si è unito ai danzatori sull'affollato palco su cui era stato eretto l'altare. Si è poi avvicinato verso il porporato fingendo di danzare e ondeggiando un pugnale. Il maestro di cerimonie, Barnaba Matuech Anei, che era vicino al cardinale, ha individuato l'uomo in tempo e lo ha disarmato, consegnandolo poi alle guardie. “Dobbiamo conoscere il suo background e la sua identità”, ha detto Barnaba Matuech, sottolineando che è necessario sapere se l'attentatore ha agito da solo o c'è qualcuno che lo ha spinto a cercare di uccidere il cardinale. La Chiesa cattolica ha sporto denuncia contro l'attentatore, che interrogato questo lunedì presso il Comitato militare centrale delle Forze Armate sudanesi ha detto di essere un arabo Misseriya dello Stato del Kordofan Meridionale. (R.P.)

    inizio pagina

    Filippine: ucciso pastore battista impegnato nella lotta al gioco d’azzardo

    ◊   Ucciso in pieno giorno a colpi di arma da fuoco mentre viaggiava sulla sua auto a Quezon City, nell’area metropolitana di Manila. È questa la dinamica dell’omicidio, avvenuto questa mattina, di Joseph Saliba, 42 anni, pastore della Chiesa battista nelle Filippine. Secondo informazioni raccolte dall'agenzia Fides l’episodio ha destato profondo sconcerto anche perchè, dopo l’omicidio, il killer – sostengo alcuni testimoni oculari, “si è allontanato indisturbato su un motociclo, come se nulla fosse accaduto”. Il pastore Saliba, che serviva la Chiesa Battista a Dagupan City, nella provincia di Pangasinan (Filippine Nord) è morto sul colpo per le numerose ferite di arma da fuoco riportate. Il pastore era amato e stimato nella sua comunità ed era noto per il suo impegno nel campo della giustizia, dei diritti umani, nonché per la denuncia contro le pratiche criminali e immorali come il gioco d’azzardo. Di recente, nella provincia, un gruppo di vescovi, sacerdoti e laici cristiani, di diverse confessioni, ha condotto una battaglia civile e morale per contrastare il gioco d’azzardo illegale, endemico nell’area di Pangasinan: la provincia, secondo dati ufficiali, è seconda nella classifica nazionale per l’ammontare mensile delle scommesse illegali, che toccano la cifra di 240 milioni di pesos (circa 4 milioni di euro). Potrebbero essere queste, infatti, le ragioni alla base dell’agguato che va ad aggiungersi alla lunga scia di esecuzioni extragiudiziali che restano impunite nelle Filippine. “Proprio sul tema dell’impunità nella società, la popolazione filippina si aspetta molto dal nuovo governo di Benigno Aquino”, ha detto a Fides il missionario padre Sebastiano D’Ambra, anche alla luce degli omicidi di due attivisti, Jose Daguio e Fernando Baldomero, avvenuti subito dopo la sua elezione. Secondo i gruppi della società civile, la responsabilità di tali atti va addossata agli “squadroni della morte” che agiscono nel Paese, composti da ex militari o da unità paramilitari, responsabili della lunga scia di esecuzioni sommarie ed extragiudiziali durante il governo di Gloria Macapagal Arroyo. Il rapporto annuale 2010 dell’organizzazione “Karapatan” (“Alleanza per il miglioramento dei diritti del popolo”) rivela che nel periodo dal 1° al 31 ottobre 2009 si sono registrate 77 esecuzioni extragiudiziali, soprattutto di avvocati, giudici, attivisti per i diritti umani, religiosi e giornalisti (a cui vanno aggiunti i 57 morti del massacro di Maguindanao, avvenuto dopo la pubblicazione del rapporto); 1.421 casi di minacce e intimidazioni; 94 arresti illegali. Nel complesso, in otto anni di governo Arroyo, sono state accertate 1.118 vittime di esecuzioni sommarie, 1.026 casi di torture, 1.946 arresti arbitrari, oltre 30.000 aggressioni e 81.000 episodi di intimidazioni. Fra le recenti vittime, il sacerdote cattolico Cecilio Lucero, ucciso nel settembre 2009 nella provincia di Nord Samar, a sud della capitale Manila. (M.G.)

    inizio pagina

    Pakistan: nuova fiammata di violenze contro ragazze della comunità cristiana

    ◊   Comunità cristiana in Pakistan sotto shock per due nuovi casi di violenza sulle donne: Lubna Masih, 12 anni, è stata violentata e uccisa da un gruppo di musulmani a Rawalpindi; Kiran Nayyaz, 13enne cattolica di Faisalabad, è stata stuprata da un giovane musulmano ed ora è incinta, sotto la protezione della Chiesa cattolica locale. Fonti locali dell'agenzia Fides riferiscono il caso di Lubna Masih, figlia di Saleem e Guddi Masih, famiglia cristiana che vive a Dhoke Ellahi Buksh, quartiere di Rawalpindi. Saleem Masih fa il tassista e lavora sodo per pagare gli studi alla sua unica figlia. Il 27 settembre, alle 6.30 del mattino, la ragazza esce di casa per comprare il latte. Un gruppo di cinque giovani musulmani la ferma, la costringe a salire su un’auto che si allontana velocemente. La portano nel cimitero di Dhoke Ellahi Buksh, dove la violentano e la uccidono, abbandonando là il corpo. Alcune ore dopo, alcuni passanti chiamano la polizia, che constata il decesso. I genitori di Luba sono scioccati e terrorizzati: per questo al momento non hanno ancora voluto sporgere denuncia o rilasciare alcuna dichiarazione ufficiale. Increduli per il dolore “pensano solo ad abbandonare la città e rifarsi una vita altrove”. Alcune Organizzazioni non governative e l’associazione di avvocati cristiani “Christian Lawyers Foundation” hanno condannato l’episodio, assicurando supporto materiale e legale alla famiglia, sperando di convincere i genitori a sporgere denuncia e iniziare un procedimento legale. Un altro caso coinvolge direttamente la Chiesa cattolica: a Faisalabad, Kiran Nayyaz, 13enne cattolica che lavorava come domestica nella casa di un ricco latifondista musulmano, è stata stuprata da Muhammad Javed, giovane musulmano, impiegato come autista nella stessa famiglia. Ora Kiran è incinta. L’episodio è avvenuto nell’aprile scorso, ma solo il 2 ottobre è stata presentata formale denuncia alle autorità contro lo stupratore, grazie all’intervento della “Commissione Giustizia e Pace” e alla “Commissione per le Donne” della diocesi di Faisalabad. “La situazione è drammatica: la Chiesa cattolica locale ha assunto le difese della famiglia e ha denunciato il caso alla polizia che attualmente sta svolgendo indagini”, racconta padre Khalid Rashid Asi, vicario generale di Faisalabad. La giovane si trova sotto la protezione della Chiesa, che si prende cura di lei. “La famiglia è traumatizzata e tutta la comunità cattolica teme ritorsioni. Ma casi di violenza come questi sono purtroppo frequenti”, nota il vicario. “Si aggiunge, poi, il dramma di un’adolescente che darà alla luce un bimbo, frutto della violenza. Come cattolici, anche in questa tragedia, siamo a favore della vita”. Fonti di Fides sostengono che “episodi di violenza e sopraffazione sulle ragazze cristiane sono all’ordine del giorno. Quelli più clamorosi sono solo la punta di un iceberg”. Dietro questi atti possono esserci tentativi di intimidazione, il rifiuto di una proposta di matrimonio giunta da un musulmano, il desiderio di istradare la ragazza sulla via della schiavitù o della prostituzione. Le famiglie cristiane, molto deboli a livello sociale, sono vittime privilegiate di queste violenze. Secondo il “Centre for Legal Aid Assistance and Settlement” (Claas) sequestri e violenze sessuali ai danni delle ragazze cristiane e indù sono in crescita nel Paese, spesso al fine di conversioni e matrimoni forzati. Claas che offre assistenza legale gratuita alle vittime, ricorda altri recenti casi, tuttora impuniti: a luglio 2010 a Farooqabad, in Punjab, una ragazza cristiana di 16 anni è stata sequestrata, stuprata e torturata da tre musulmani, mentre un’altra 12ennne cristiana è stata violentata da un gruppo di studenti musulmani a Gujar Khan, nel distretto di Rawalpindi. Oggi una famiglia cristiana nei pressi di Lahore piange la scomparsa di Samina Ayub, anch’ella impiegata presso la casa di un ricco musulmano: la polizia sospetta un caso di conversione e matrimonio forzato. A Lyari, una 13enne indù di nome Poonam è stata rapita e convertita all’islam. (M.G.)

    inizio pagina

    Emergenza lavoro minorile per i bambini del Pakistan vittime delle inondazioni

    ◊   Le vittime delle gravi inondazioni che hanno colpito il Pakistan stanno rientrando nelle loro case ridotte a mucchi di fango e mattoni, i campi agricoli sono devastati e le strade ridotte in paludi. Alcune famiglie - riferisce l'agenzia Fides - sono contente di essere ritornate nelle proprie abitazioni dove magari è rimasta integra una sola stanza, ma essendo andato tutto distrutto mancano i mezzi di sostentamento, e molti si vedono costretti a ritirare temporaneamente i propri figli dalle scuole per mandarli a lavorare ed incrementare le entrate familiari. Secondo il National Disaster Management Authority oltre 1.9 milioni di case sono state danneggiate o distrutte, lasciando senzatetto otto milioni di persone ed aggravando la situazione del lavoro minorile. Da alcuni rapporti diffusi dai mezzi di comunicazione, a molti bambini delle zone colpite dalle inondazioni vengono promessi lavori lucrativi che li allontanano dalle famiglie di origine e spesso li vedono coinvolti in traffici sessuali. Secondo un rapporto dell'Unicef, su 20 milioni di persone colpite dalle inondazioni, 10 milioni sono bambini, 2.8 milioni hanno meno di cinque anni. I bambini hanno bisogno di essere protetti e tutelati da ogni genere di rischio, oltre ad avere diritto all'educazione scolastica. (R.P.)

    inizio pagina

    Haiti: ucciso operatore della Caritas svizzera

    ◊   Sconcerto e costernazione fra i volontari Caritas che operano ad Haiti per l’omicidio di Julien Kénord, collaboratore haitiano della Caritas Svizzera, ucciso a Port-au-Prince a colpi di arma da fuoco esplosi da uno sconosciuto l’8 Ottobre. “Operatore leale e molto dedito al suo lavoro, Julien aiutava le vittime del terremoto a ricostruire la loro vita. Mancherà molto ai suoi colleghi”, così lo ricorda Lesley-Anne Knight, segretaria generale di ‘Caritas Internationalis’ sentita dall'agenzia Misna. Secondo la ricostruzione fornita dalla Caritas, il giovane operatore umanitario aveva appena ritirato una somma di denaro da una banca: montato sulla sua autovettura è stato raggiunto da una scarica di proiettili ed è morto poco dopo in ospedale per le ferite riportate. “L’unica ipotesi formulata per ora riguarda l’omicidio a scopo di rapina” dicono fonti di ‘Caritas Internationalis’. Un’inchiesta giudiziaria è stata aperta immediatamente ma non sono ancora emerse informazioni. Caritas lavora ad Haiti da molti anni e ha cominciato a portare soccorsi alle vittime del sisma del 12 gennaio, subito dopo la catastrofe. Nei primi sei mesi di attività ha fornito, tra l’altro, aiuti alimentari, acqua, ripari, cure mediche e assistenza sanitaria. (M.G.)

    inizio pagina

    Giornata per la prevenzione delle catastrofi. Ban Ki-moon: rendere le città più sicure

    ◊   Cambiamenti climatici, urbanizzazione, diboscamenti ed altri interventi sull’ambiente aumentano il rischio di catastrofi naturali in grado di minacciare l’intera umanità. Questo, in estrema sintesi, il monito lanciato dal Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, nel suo messaggio per la Giornata mondiale per la prevenzione delle catastrofi, che ci celebra oggi. “Il più grande, il più mortale, il peggiore di sempre. Abbiamo letto queste parole troppo spesso nelle testate giornalistiche di quest’anno. Le abbiamo usate per parlare di terremoti, inondazioni e incendi, ma anche per parlare di perdite di vite e di redditi. Probabilmente ascolteremo questi termini ancora per alcuni anni, visto che il cambiamento e i disastri climatici si stanno moltiplicando”, si legge nel testo citato dalla Misna. “A rendere più complessa la situazione c’è il fatto che la società umana sta cambiando. Ci stiamo urbanizzando. Se i terremoti, le inondazioni e le tempeste erano letali già in passato, lo sono ancora di più in un mondo sempre più urbanizzato” prosegue Ban Ki-moon. Il segretario del Palazzo di Vetro ricorda poi che molte città del panorama mondiale sono situate lungo le coste e sono vulnerabili a tempeste, inondazioni ed innalzamenti del livello del mare. In Asia, oltre un miliardo di persone vive a meno di 100 chilometri dal mare, in America Latina e Caraibi, due terzi della popolazione totale risiedono entro i 200 chilometri dalla costa: a questi si aggiungono le popolazioni che abitano nelle pianure, soggette a inondazioni, o su faglie a rischio terremoti, altre ancora in aree disboscate. “Il rischio di essere vittime di disastri si accumula silenziosamente. I disastri naturali costituiscono una minaccia per tutti, ma i più poveri sono certamente i più vulnerabili” evidenzia ancora Ban Ki-moon. Sul fronte delle iniziative per promuovere le calamità sono stati comunque registrati alcuni progressi: su questa strada, nel maggio scorso in sede Onu è stata lanciata la campagna mondiale “Rendere le città più resistenti” che ha impegnato 100 città (con un totale di circa 110 milioni di abitanti) ad adottare le “10 regole fondamentali” per la prevenzione, tra cui risorse economiche a favore di tutti – ricchi e poveri – investimenti nella diagnosi dei rischi, nella protezione dell’ecosistema e nello sviluppo di sistemi di allerta precoce. Tra i casi di ‘buone pratiche’ presi a modello figurano la provincia di Albay nelle Filippine, la prefettura di Hyogo in Giappone, ma anche Bangkok, Bonn, Città del Messico e Mumbai. “La riduzione del rischio di disastri riguarda tutti noi - afferma Ban Ki-moon - ed ha bisogno della partecipazione e dell’investimento da parte della società civile, dei network professionali, così come di comuni e governi nazionali”. “Nella Giornata Mondiale della Riduzione dei Disastri, voglio lodare le città che lavorano per migliorare la propria resistenza nei confronti dei rischi climatici, ambientali e sociali. A tutti gli altri chiedo – conclude il segretario generale dell’Onu - è pronta la vostra città a far fronte a questi rischi?”. (M.G.)

    inizio pagina

    Sicurezza alimentare: l’Africa sub-sahariana rimane nella morsa della fame

    ◊   Nonostante i progressi di alcuni Paesi, resta l’Africa il continente della fame. È quanto emerge dallo studio sulla sicurezza alimentare dell’International Food Policy Research Institute (Ifpri), un istituto con sede negli Stati Uniti ma molti uffici a sud del Sahara. Secondo i ricercatori, tra i 25 Paesi con una situazione “allarmante” o “molto allarmante”, ben 24 si trovano in Africa o in Asia. I dati peggiori riguardano però tutti Paesi sub-sahariani, in particolare Repubblica Democratica del Congo, Burundi, Eritrea e Ciad. Nel caso del Congo, si sottolinea nel rapporto, ha pesato in modo decisivo il conflitto civile cominciato negli anni ’90. “La guerra – si evidenzia nello studio citato dall'agenzia Misna – ha provocato un crollo dell’economia, spostamenti di massa della popolazione e una condizione di insicurezza alimentare cronica”. Situazioni di conflitto, non sempre del tutto superate, hanno pesato anche in Burundi, Eritrea e Ciad. Nel rapporto, intitolato “Global Hunger Index”, sono classificate come “allarmanti” le dinamiche di molti Paesi dell’area sub-sahariana. Diffusi i riferimenti a Burkina Faso, Isole Comore, Guinea Bissau, Rwanda, Mozambico, Liberia, Sierra Leone, Tanzania, Sudan, Togo, Zambia e Zimbabwe. (M.G.)

    inizio pagina

    L'Africa chiede impegni concreti per far fronte ai cambiamenti climatici

    ◊   “Fronteggiare i cambiamenti climatici per promuovere lo sviluppo sostenibile dell'Africa”, è il tema scelto per il VII Forum per lo sviluppo dell'Africa che si è aperto lunedì scorso e vede riuniti oltre 700 esperti e ricercatori continente in vista della conferenza Onu sul clima che si terrà a fine Novembre a Cancun, in Messico. L’incontro biennale è promosso dalla Commissione economica per l'Africa (Cea) e la Banca di sviluppo africana e la Commissione dell'Unione Africana (Cua). In messaggio diffuso a margine dei primi due giorni di lavoro i partecipanti esortano “provvedimenti mirati urgenti per mitigare gli effetti del cambiamento climatico: i più nocivi per l'Africa e gli africani oltre a rappresentare una grave minaccia allo sviluppo del continente”. “Bisogna rafforzare la partecipazione del continente al dibattito mondiale sulla questione in modo che si tenga debitamente conto delle preoccupazioni e delle priorità per l'Africa in un regime internazionale sul cambiamento climatico dopo il 2012” ribadiscono gli organizzatori nel testo ripreso dall'agenzia Misna. Studi di ricercatori hanno da tempo evidenziato che pur contribuendo al solo 3,8% delle emissioni di gas ad effetto serra, l'Africa è il continente più colpito da manifestazioni meteorologiche estreme come siccità prolungata, alluvioni, erosione costiera e desertificazione. Disastri naturali particolarmente sentiti dalla popolazione africana, per un quarto stabilita a meno di 100 chilometri dalle coste, che vede così ipotecate oltre alle attività turistiche anche le sue risorse ittiche e agricole, quindi la propria sicurezza alimentare. Dopo le garanzie finanziarie strappate ai Paesi del nord del mondo all'ultima conferenza Onu sul clima di Copenhagen, cioè entro 2020 un fondo di 100 miliardi di dollari a sostegno dei Paesi poveri, a Cancun l'Africa dovrà ottenere impegni più concreti e scadenze a breve termine. (M.G.)

    inizio pagina

    Congo: grande mobilitazione a Bukavu per la “Marcia mondiale delle donne”

    ◊   Al via, nella Repubblica Democratica del Congo, le attività conclusive della “Marcia mondiale delle donne”, rete internazionale di organizzazioni di base che operano nella lotta alla povertà e alle violenze contro le donne. Per l’occasione centinaia donne di diverse province del Paese africano e rappresentanti di 45 Paesi si stanno radunando in queste ore a Bukavu, capoluogo della regione orientale del Sud-Kivu. Solange Lwashiga, segretaria della Piattaforma delle donne del Sud-Kivu per la pace, raggiunta telefonicamente dalla Misna riferisce che “giovedì e venerdì si terranno incontri, presentazioni e discussioni sui quattro temi d’azione della ‘Marcia delle donne’: pace e demilitarizzazione, bene comune, violenza alle donne e lavoro per le donne in vista della loro autonomia economica”. L’esponente della società civile sottolinea che alle attività sono attesi anche rappresentanti delle autorità congolesi. “Sabato 16, ci recheremo a Mwenga, circa 150 chilometri da Bukavu – annuncia poi Solange Lwashiga -, nel 2001 in quella località furono commessi crimini atroci su un gruppo di donne da parte di un gruppo ribelle, e in loro memoria verrà posta la prima pietra della ‘Casa della donna’ e di un monumento in onore delle donne vittime di guerra”. Domenica 17 si terrà a Bukavu la marcia vera e propria, le cui partecipanti pianteranno un boschetto per immortalare tutte le donne vittime di violenze. (M.G.)

    inizio pagina

    Argentina: la Pastorale sociale della Patagonia per il bene comune e la difesa dei diritti umani

    ◊   Si è tenuto nei giorni scorsi a Rawson, provincia di Chubut, nella Patagonia argentina, l'XI Incontro di Formazione della Pastorale sociale della regione Patagonia-Comahue, il cui tema principale è stato "Il bene comune e le politiche pubbliche per far sì che alla tavola della vita ci siano tutti". Alle sessioni - riporta l'agenzia Fides - hanno partecipato il vescovo coadiutore di Neuquén, mons. Virginio Bressanelli, in rappresentanza dei vescovi della Patagonia, e i delegati delle diocesi di Neuquén, di Alto Valle del Rio Negro, di Viedma, di San Carlos de Bariloche, di Comodoro Rivadavia, di Esquel e di Rio Gallegos. I diversi gruppi della Pastorale sociale hanno affermato nell’incontro che dinanzi a questa nuova tappa elettorale del Paese (programmate per agosto 2011), le autorità e i leader politici devono impegnarsi nel servizio al popolo e non subordinarsi al potere economico delle multinazionali. Hanno anche condannato l'uccisione di giovani e adolescenti a Bariloche, come esempio di politiche repressive. Nel documento conclusivo, riportato dall’agenzia Aica, si legge: “Noi non vogliamo la morte e la mancanza di opportunità per i giovani; l'attività immobiliare e i proprietari stranieri nella nostra terra; l'inquinamento ambientale e il saccheggio delle risorse naturali non rinnovabili con i progetti della mega estrazione mineraria; lo sfruttamento sessuale commerciale di bambini, adolescenti e donne; il traffico della droga”. Aggiunge il testo: “Abbiamo scelto Gesù per sognare e costruire con i piedi per terra un regno di giustizia, pace e amore, dove aumentano le mense condivise; rinnoviamo l'opzione evangelica di continuare a camminare con i poveri, articolando tutti gli sforzi e le linee pastorali con i gruppi che sono in lotta per il bene comune”. I partecipanti, nel documento finale, hanno ribadito il loro impegno “nel perseguimento del bene comune, nella difesa di ogni persona e dell'ambiente come unità di vita, e della terra e dell'acqua come un bene sociale”, e hanno infine sottolineato la volontà di adoperarsi per la realizzazione dei diritti umani. (R.P.)

    inizio pagina

    Usa: a novembre la sessione dei vescovi con la nomina del nuovo presidente

    ◊   Si svolgerà dal 15 al 18 novembre a Baltimora la prossima assemblea autunnale della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb). Ad aprire la sessione sarà la relazione del presidente dei vescovi, il cardinale Francis George, arcivescovo di Chicago e l’intervento del nunzio apostolico negli Stati Uniti, mons. Pietro Sambi. Tra i principali punti in agenda figurano l’elezione del nuovo presidente, vice-presidente, segretario generale e tesoriere della Usccb, nonché dei presidenti di sei commissioni episcopali. Altri punti all’ordine del giorno saranno poi l’approvazione dell’accordo raggiunto dalla Conferenza episcopale con quattro Chiese Riformate per il riconoscimento reciproco dei battesimi; l’esame della proposta presentata dalla Commissione per le attività pro-vita di una breve dichiarazione sul suicidio medicalmente assistito e l’approvazione del bilancio preventivo del 2011 e dell’aumento del 3% di quello del 2012. I presuli inoltre ascolteranno un intervento del nuovo presidente della Catholic University of America, prof. John H. Garvey, e altre relazioni sulla risposta della Chiesa americana al terremoto ad Haiti; sul lavoro svolto dalla Commissione speciale dei vescovi per la difesa del matrimonio; sui preparativi della prossima Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid nel 2011 e sulla promozione dei nuovi media nella Chiesa americana. (L.Z.)

    inizio pagina

    Cina: la Chiesa ricorda l’abate Timothy Thomas Kelly, grande benefattore della comunità cattolica

    ◊   I sacerdoti e le religiose cinesi del continente hanno ricordato con grande commozione l’Abate Timothy Thomas Kelly, abate di Saint John's Abbey Collegeville, Minnesota (negli Stati Uniti), come benefattore ed amico della comunità cattolica cinese continentale, soprattutto dei sacerdoti e delle religiose cinesi, molti dei quali hanno studiato presso la sua Abbazia. L’Abate Kelly è morto il 7 ottobre scorso, all’età di 76 anni, colpito da un tumore all’esofago. Secondo le informazioni del suo monastero, il funerale sarà celebrato oggi, nella chiesa dell'abbazia. In diverse diocesi della Cina, soprattutto dove sono presenti sacerdoti e religiose che lo hanno conosciuto, sono state celebrate Sante Messe di suffragio. Tra le numerose testimonianze, giunte all’agenzia Fides, un sacerdote ha sottolineato: “Siamo sicuri che ora abbiamo un intercessore davanti al Signore e in Paradiso che ama tanto la Chiesa in Cina”, e un altro sacerdote ha detto: “Lui è il mio esempio di sacerdozio, un uomo con una grande santità”. Da molti anni l’Abate Kelly accoglieva nell'abbazia di Saint John i sacerdoti, i seminaristi e le religiose cinesi del continente “come un vero padre”. Alcuni di loro raccontano a Faith, dell’He Bei: “aveva grande compassione, attenzione, amore e sostegno per la Chiesa in Cina, ed aiutava la Chiesa e la società americana a conoscere il vero volto della Chiesa cinese e della società cinese, promuovendo anche con grande amore lo scambio culturale tra Cina e Stati Uniti”. Nutriva tanti “sogni cinesi”, come una pubblicazione cattolica, la traduzione dei testi teologici, la formazione di seminaristi, sacerdoti e religiose. Ha dato vita alla “Fondazione della traduzione teologica” per rispondere alle urgenti esigenze della Chiesa in Cina e durante i suoi numerosi viaggi in Cina “ha lasciato il suo amore, la sua disponbilità, soprattuto la sua impronta di uomo di Dio”. L’abate Kelly promosse nel 1996 l’istituzione di una “Commissione dei Benedettini per gli Affari Cinesi”, composta dall’abate primate Notker Wolf, dall’arciabate Douglas Nowicki e dall’arciabate Jeremias Schröder, che si raduna una volta l’anno per riflettere sull’esperienza dei Benedettini in Cina e nella diaspora cinese. (R.P.)

    inizio pagina

    Repubblica Ceca: il presidente dei vescovi sulla ratifica del trattato tra Santa Sede e Stato

    ◊   Il Presidente della Conferenza episcopale ceca (Cec), mons. Dominik Duka, auspica un chiarimento nei rapporti con lo Stato: lo ha affermato a Berlino in un'intervista all'agenzia di stampa cattolica tedesca Kna ripresa dall’agenzia Sir. "Attualmente viene preparata la ratifica del trattato tra Praga e la Santa Sede che non era avvenuta nel 2002", ha riferito mons. Duka, aggiungendo che le commissioni responsabili stanno "preparando lentamente il chiarimento di questioni legate al diritto patrimoniale. C'è ancora la difficoltà di trovare un modello del rapporto tra Stato e Chiesa", ha spiegato l'arcivescovo di Praga, che ha osservato che "indubbiamente la dittatura di 40 anni ha causato una certa distanza tra società e Chiesa; inoltre, i comunisti avevano diffuso una serie di pregiudizi" che "la Chiesa non è stata finora in grado di eliminare completamente". Tuttavia, ha osservato, "ciò non significa che il rapporto tra Stato e Chiesa sia caratterizzato dall'odio o dall'anticlericalismo. La Chiesa - ha concluso mons. Duka - svolge un ruolo significativo nella vita del Paese". (L.Z.)

    inizio pagina

    Svizzera: per il Mese missionario la Chiesa ospita il vescovo togolese Isaac Gaglo

    ◊   In occasione del mese missionario la Chiesa svizzera ospiterà da domani fino al 24 ottobre la visita di mons. Isaac Jogues Gaglo, vescovo della diocesi di Aného in Togo. “In cammino con l’Africa” è il titolo dell’iniziativa promossa da “Missio ”, il ramo elvetico delle Pontificie Opere Missionarie, e dalla Conferenza episcopale svizzera (Ces). Durante la visita mons. Gaglo terrà conferenze e incontri in diverse diocesi elvetiche per parlare della Chiesa in Togo. Essa sarà quindi un’occasione per testimoniare la vitalità della Chiesa in Africa, una Chiesa forte – afferma una nota a nome dei vescovi elvetici di mons. Joseph Roduit, abate di Saint-Maurice - che ha saputo lanciare “messaggi coraggiosi in nome della pace, della giustizia e della riconciliazione” e che, come sottolineato dal Santo Padre Benedetto XVI, “è un polmone spirituale” capace di ridare fiato anche alla Chiesa cattolica in occidente. L’Africa – sottolinea con forza il messaggio - non è infatti solo un continente da aiutare finanziariamente, ma anche un esempio che può insegnare molto ai cristiani di tutto il mondo. Tra le diverse tappe della visita di mons. Gaglo figura l’Università di Friburgo, nella Svizzera Romanda, dove terrà una conferenza dal titolo “La Chiesa in Togo oggi”, seguita da un dibattito al quale interverrà anche mons. Roduit. Nel programma anche un incontro a Saint-Maurice con le Suore Agostiniane presenti anche in Togo. La visita culminerà e si concluderà quindi il 24 ottobre, Giornata Missionaria mondiale, con una solenne concelebrazione eucaristica presieduta da mons. Pierre Farine nella chiesa di Notre-Dame di Ginevra. (L.Z.)

    inizio pagina

    Diritti umani: il premio Signis-Wacc ad un documentario sull'Afghanistan

    ◊   Il premio “Signis-Wacc per i Diritti umani 2010” è stato assegnato al documentario “Il giardino alla fine del mondo” (“The garden at the end of the world”) diretto dal regista australiano Gary Caganoff. La pellicola esplora “l’eredità di devastazione e traumi in Afghanistan”, si legge nella nota diffusa oggi dal Signis, ed illustra “le tragiche conseguenze della guerra come la fame nel mondo, i senza fissa dimora e l’illegalità”. In particolare, il documentario denuncia “l’impatto sulla vita delle vedove e degli orfani, che ad oggi sono decine di migliaia”. Il Signis - riferisce l'agenzia Sir - è un’organizzazione cattolica non-governativa che include membri da 140 Paesi. L’Associazione mondiale di comunicazione cristiana (Wacc) è, invece, una rete ecumenica internazionale di comunicatori cristiani con base a Toronto (in Canada). Il documentario “Il giardino alla fine del mondo” mostra come “le famiglie urbane e rurali e le comunità si sono disgregate dopo aver perso padri, mariti e fratelli in 30 anni di conflitto politico, povertà e commercio di droga”. Attraverso gli occhi delle donne, conclude la nota Signis, Caganoff racconta “storie e immagini di un Afghanistan raramente visto prima” in modo “né sentimentale né sensazionale”. (R.P.)

    inizio pagina

    A Roma la V edizione della Corsa contro la fame nel mondo

    ◊   Tutto pronto a Roma per la V edizione della Run for Food, la corsa contro la fame che ha luogo nella settimana in cui si celebra la Giornata Mondiale dell’Alimentazione. La gara podistica, divenuta ormai un appuntamento fisso della capitale, si svolgerà domenica 17 ottobre, con partenza alle ore 10:00 dalle Terme di Caracalla. È prevista la partecipazione di migliaia di persone che correranno per le vie di Roma per ricordare che nel mondo esistono 925 milioni di persone che non hanno abbastanza cibo con cui sfamarsi e per testimoniare come tutti insieme si possano sconfiggere la fame e la povertà. La Run for Food gode del patrocinio della Presidenza della Repubblica ed è organizzata, dal Gruppo Sportivo Bancari Romani in collaborazione con Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura), Ifad (Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo), Wfp (Programma Alimentare Mondiale), con il sostegno di Roma Capitale e la sponsorizzazione tecnica della Nike e quella di supporto di United Nations Federal Credit Union (Unfcu). La V edizione di Run For Food prevede, com’è tradizione, un doppio percorso: 10 chilometri per la gara competitiva e 5 chilometri per quella non competitiva. Una nota diffusa dagli organizzatori fa sapere che le iscrizioni per la competitiva si sono chiuse ieri, proseguono invece sino a mezz’ora prima della partenza della gara, per quella non competitiva (informazioni e scheda iscrizione: (www.runforfood.it). Tutti i fondi raccolti serviranno a finanziare un progetto di Telefood (www.fao.org/getinvolved/telefood/it) ad Haiti, devastata dal terribile terremoto del12 gennaio scorso. Il progetto “Alberi da Frutta per Haiti” promuove la donazione di un albero da frutta da piantare in tutte le scuole del Paese. Si tratta di un piccolo contributo ma che può fare la differenza in un Paese che ha uno dei tassi di deforestazione tra i più alti al mondo. Gli alberi da frutta del progetto di Haiti sono fondamentali non solo perché contribuiscono ad arginare il problema della deforestazione, ma anche come fonte di una migliore alimentazione e di una dieta più varia, soprattutto per le giovani generazioni. L’iniziativa è stata presentata ieri con una conferenza in Campidoglio alla presenza di Alessandro Cochi, il Consigliere delegato allo Sport di Roma Capitale, mentre a nome delle agenzie del polo agro-alimentare dell’ONU, che promuovono la corsa, è intervenuta Vichi De Marchi, Portavoce per l’Italia del Wfp. Numerose le presenze istituzionali, di testimonial dello spettacolo e di star dello sport che si sono alternate al tavolo della conferenza, tra queste, l’attrice Maria Grazia Cucinotta, madrina di questa quinta edizione di Run for Food, la leggenda della boxe Nino Benvenuti, l’atleta Andrew Howe, portacolori del Centro Sportivo dell'Aeronautica Militare, primatista italiano nel salto in lungo indoor e outdoor. Per tutti - lo ha ricordato Valentina Vezzali, campionessa olimpionica di fioretto, in un audio messaggio - l’impegno a essere uniti per fermare la corsa della fame con l’invito a firmare la petizione 1 billion hungry (www.1billionhungry.org). (M.G.)

    inizio pagina

    Il 16 e 17 ottobre a Roma, la decima edizione de "La notte dei senza fissa dimora"

    ◊   In occasione della Giornata mondiale Onu per la lotta alla povertà, sabato 16 e domenica 17 ottobre torna per il decimo anno consecutivo a Roma “La Notte dei senza dimora”, storica manifestazione che chiama a raccolta le associazioni cittadine che lavorano quotidianamente con le persone senzatetto. Appuntamento il 16 ottobre all’Antico Ospedale San Gallicano (ore 10.30) con “Non è solo un tetto!”: dibattiti, documentari, rappresentazioni di teatro-reportage e concerti su testimonianze e storie di chi vive ai margini della città. Durante l’evento - riporta l'agenzia Sir - verrà presentato Wheelly, prototipo di “rifugio” mobile e trasportabile realizzato per le persone senza dimora. Previsti, fra gli altri, interventi di Aldo Morrone, direttore generale Istituto nazionale migranti e povertà, don Roberto Sardelli, e Alessandro Radicchi, direttore Osservatorio nazionale disagio sociale. Domenica i residenti verranno invitati a dormire per una notte in piazza, a San Lorenzo, come atto simbolico per dire no alla povertà e sensibilizzare i cittadini sul fenomeno. E ancora: “Portami a fare un giro”, un’esplorazione dei luoghi della città con gli occhi dei senza dimora; una cena sociale aperta a tutti e movimentata dalla Banda popolare di Testaccio, e la premiazione de “La vita di un senza dimora”, concorso di poesie e racconti ispirati dall’esperienza del vivere in strada. (R.P.)

    inizio pagina

    La Pastorale dell’Accoglienza al centro del convegno ad Assisi “Il bacio del lebbroso”

    ◊   “Il bacio al lebbroso. Evangelizzazione e pastorale dell'accoglienza”, è titolo del 26.mo convegno nazionale dell’Associazione Italiana Pastorale della Salute, che si tiene ad Assisi, presso la Domus pacis, fino a domani. L’iniziativa riunisce circa 350 partecipanti, laici e religiosi a servizio del sofferente. I lavori sono stati aperti lunedì scorso dall’intervento di fra Marco Guida, docente di Agiografia e filologia presso l'Antonianum di Roma, che ha presentato “Il bacio che cambia la vita”, l'esperienza carismatica di San Francesco d'Assisi. Nel Medioevo il lebbroso rappresentava il più povero nella società del tempo, infatti Francesco non ama la povertà, ma il povero e gli si fa fratello, contro ogni usanza del tempo. Egli trae esperienza di fraternità dal vivere con i lebbrosi, fino a quando ciò che era amaro - ha spiegato fra Marco - gli diventa dolce. “La Bibbia e lo straniero” è il tema trattato a seguire da fra Giulio Michelini, biblista, che ha sviluppato tre prospettive di riflessione sullo straniero a partire dalla Sacra Scrittura. Il religioso ha sottolineato come chi contende la patria è spesso visto come nemico (1 Sam). Straniero è colui cui dev'essere sottratto il territorio. In realtà essere pellegrino e forestiero significa non solo essere dei dispersi, ma degli eletti. Dunque, secondo fra Giulio, “si rasenta il paradosso che il pellegrino è benedetto. Lo straniero è benedetto ed in questo trova la forza che gli permette di sopravvivere. E' dunque la condizione dell'essere umano, del cristiano, l'essere fuori casa è pericolo, ma anche qualcosa di positivo”. Ieri è stata la volta della proposta di mons. Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes, che ha considerato “L'evangelizzazione e la cura pastorale vie maestre per educare all'accoglienza”. Nelle sue riflessioni il presule ha detto che “L'evangelizzazione e la cura pastorale sono luoghi importanti per costruire la cultura dell'accoglienza all'interno delle nostre comunità. Nella realtà di oggi la parola immigrato è spesso coniugata con paura e criminalità. Tuttavia il tema non esprime una realtà politica, bensì una realtà connessa alla crescita della comunità, anche da un punto di vista della fede”. La giornata di oggi è invece dedicata ai laboratori: L’accoglienza pastorale e la progettualità; l’accoglienza pastorale nel morire; l’accoglienza pastorale nella violenza alle donne; l’accoglienza pastorale e senso del dolore nelle religioni; l’accoglienza pastorale nella predicazione; l’accoglienza pastorale ai sofferenti dell’anima; l’accoglienza pastorale del migrante nel volontariato; l’accoglienza pastorale e la ministerialità laicale. Domani chiuderà mons. Ezio Falavegna, docente di teologia pastorale presso la Facoltà Teologica del Triveneto, con l’intervento dal titolo “La terra è patrimonio di tutti. Verso una cultura dell’integrazione socio-sanitaria”. (M.G.)

    inizio pagina

    Seminario a Roma su "Media e Africa"

    ◊   Il continente africano è sempre più al centro dell’opinione pubblica mondiale. “Media and Africa” è il titolo del Seminario promosso dall’Osservatorio sull’Africa dell’ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) e dal ministero degli Affari Esteri. L’evento, tuttora in corso alla Farnesina, si rivolge principalmente a giornalisti ed operatori della comunicazione che si occupano di Africa, con lo scopo di creare l’occasione importante di riflessione e dibattito sui cambiamenti più significativi dal punto di vista geopolitico ed economico del continente. Ad aprire la sessione di studio, il direttore generale per l’Africa Sub Sahariana del MAE, Marco Claudio Vozzi. “L’Italia rivolge una particolare attenzione all’Africa”, dichiara Vozzi. “E’ un continente che sta diventando attore fondamentale della politica internazionale e che si pone sempre più al centro dell’opinione pubblica mondiale”. Il seminario costituisce un importante momento di confronto soprattutto sul rapporto che lega i media all’Africa. Nel suo intervento Patrick Smith, giornalista di “Africa Confidential” - la rivista che da 50 anni tratta il tema - ha ripercorso le tappe degli ultimi 50 anni di storia economica africana, delineando con precisione la nuova posizione del continente nello scenario della politica internazionale. “L’Africa - afferma Smith - guarda verso l’India e verso la Cina. C’è uno spostamento del flusso delle risorse, dopo il crollo dell’economia russa la sua leadership è cambiata: la Cina ora è il più grande partner commerciale dell’Africa”. A chiudere la prima sessione, l’intervento del prof. Giampaolo Calchi Novati, responsabile dell’Osservatorio per l’Africa. “La fragilità dello Stato in Africa - ha detto - ha sempre più ragione di preoccupazione e inquietudine nell’ambito della politica internazionale e in tutto questo il ruolo dei media risulta delicato e complesso nella ricerca di un’informazione oggettiva e lontana da strumentalizzazioni”. Il workshop organizzato dall’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale ha, quindi, l’obiettivo principale di essere delle sessioni di confronto di studio e di ricerca nell’analisi corretta delle dinamiche della politica internazionale ed economica di un continente estremamente complesso. (A cura di Elisa Castellucci)

    inizio pagina

    Nuovo sito dei Missionari Saveriani: un viaggio nel mondo missionario

    ◊   In questi giorni ha iniziato a funzionare il nuovo sito internet dei Missionari Saveriani (www.saveriani.com). “In questo modo, - spiega un comunicato - la Direzione generale dell’istituto intende presentare le attività missionarie dei suoi membri nel mondo e mettere a disposizione di tutti coloro che cercano informazioni sulla Congregazione Saveriana o sulle sue Missioni, abbondante materiale documentativo”. Il sito - riferisce l'agenzia Fides - è in continua evoluzione e, per un certo tempo, sarà alimento con materiale nuovo o rinnovato. Rispetto al precedente, riservato ai soli Saveriani, il nuovo sito è aperto a tutti ed ha una dimensione di oltre 2,5 GB, con 18.850 documenti in 9.500 cartelle circa. In vista della attesa canonizzazione del Fondatore, il Beato Guido Maria Conforti, sono sviluppati nel sito alcuni dei temi principali che presentano la figura e il carisma del Fondatore, con materiale in varie lingue, filmati e fotografie. Una sezione è dedicata anche al patrono delle missioni, San Francesco Saverio. In maniera particolarmente ricca, si visitano le varie Missioni Saveriane presenti nei quattro continenti, attraverso una grande quantità di materiale fotografico, iconico e sonoro, tabelle informative ed altre notizie saveriane sulle missioni. Per alcune di esse è già presente anche un breve video, che è possibile scaricare. Le immagini danno la possibilità di immergersi nella realtà apostoliche dei Missionari Saveriani, di visitare luoghi bellissimi, di incontrare le popolazioni che vi abitano e di conoscere alcune delle tante attività sviluppate dai missionari. Per chi volesse poi comunicare con i Missionari Saveriani è predisposto anche un campo di dialogo e di scambio. (R.P.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    La missione italiana in Afghanistan: il ministro della Difesa in parlamento

    ◊   È chiaro che la missione italiana in Afghanistan comporta atti che possono essere definiti "atti di guerra". È quanto ha affermato il ministro della Difesa italiano, Ignazio La Russa, che stamani ha riferito al Senato sui più recenti sviluppi della situazione in Afghanistan. Il servizio di Fausta Speranza:

    La missione italiana risponde al dettato costituzionale: sono le parole ieri del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che il ministro della Difesa ribadisce in parlamento a proposito di quello che definisce “un dibattito a volte un po' strumentale sulla natura costituzionale della missione in Afghanistan”, sul fatto insomma se sia guerra o non lo sia. La Russa legge in Aula l'art 11 della Costituzione sull'Italia che “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà” e poi ribadisce: quella italiana è un azione per promuovere la pace e la giustizia sotto l'egida di una organizzazione internazionale”. Chiaramente non si può negare – sottolinea – che in alcuni casi si compiano atti che sono atti di guerra. La Russa sottolinea: in nessun caso un soldato italiano è andato oltre il legittimo uso di armi in Afghanistan e mai ha causato danni a civili”. Sulla decisione di dotare di bombe gli aerei in Afghanistan La Russa chiede al parlamento non necessariamente un voto, ma di fargli sapere se c’è ampia condivisione. Infine, conferma la previsione fatta ieri dal ministro degli esteri Frattini: i militari italiani dovrebbero essere in grado di consegnare alle autorità afghane il controllo di gran parte del territorio della regione ovest del Paese “entro la fine del 2011”: dopo “solo addestramento”, magari – aggiunge - “con un incremento di istruttori”. Intanto, sul terreno proprio nella provincia di Herat dove sono gli italiani, si registra oggi un'operazione congiunta tra le forze di sicurezza afgane e quelle della Nato. Tra alcuni insorti uccisi c’è anche un capo talebano di spicco nella regione, che coordinava attacchi e attentati. Nella zona sud dell’Afghansitan invece sono morti 6 militari della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf, sotto comando Nato) per lo scoppio di due rudimentali ordigni.

    Per il dopo alluvione in Pakistan servono circa 25 miliardi
    Le inondazioni che hanno colpito nei mesi scorsi il Pakistan hanno causato danni alle infrastrutture pubbliche e private per 9,5 miliardi di dollari (valutazione fatta sulla base dei valori storici), ma per la ricostruzione saranno necessari 25-30 miliardi di dollari. I due istituti internazionali, riferisce GEO Tv, hanno preparato studi sulle necessità finanziarie per risanare le infrastrutture pakistane, i cui particolari saranno illustrati in occasione dell'incontro degli Amici del Pakistan democratico, che si svolge domani a Bruxelles. Il governo di Islamabad aveva richiesto formalmente lo scorso 13 agosto alle due banche di preparare una valutazione ufficiale dei danni causati dalle inondazioni nelle quattro province e nei territori tribali.

    Ahmadinejad in visita di tre giorni in Libano
    Il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, è giunto questa mattina a Beirut, per una visita ufficiale in Libano della durata di tre giorni. Secondo fonti di stampa, Ahmadinejad si spingerà fino al confine meridionale con Israele e incontrerà esponenti del gruppo sciita Hezbollah. Si tratta di una visita che assume molteplici significati, come sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco la prof.ssa Marcella Emiliani, docente di Sviluppo del Medio Oriente all’Università di Bologna:

    R. – È una visita che ha diversi significati. Innanzitutto, per l’opinione pubblica iraniana, dimostrare al Paese che l’Iran non è isolato. Infatti, Ahmadinejad spazia in Medio Oriente come e quanto vuole e oggi ha, nella Turchia di Erdogan e nel Libano con la sua potente comunità sciita, un alleato importante come Hezbollah.

    D. – E poi, c’è un significato regionale: la visita di Ahmadinejad avviene, infatti, in un Paese frammentato dove gli estremisti di Hezbollah hanno tutto l’interesse ad alimentare la confusione…

    R. – Chiaramente, l’incontro più importante – anche se Ahmadinejad è stato invitato dal presidente Suleiman – è quello tra Ahmadinead e Nasrallah, cioè il segretario generale di Hezbollah. E questo è un messaggio al nemico comune di Hezbollah e dell’Iran, che è Israele.

    D. – Un terzo significato di questa visita di Ahmadinejad riguarda lo Stato libanese…

    R. – Questa visita contribuisce ad esercitare una pressione molto forte sull’attuale primo ministro libanese, Saad Hariri, il quale sta combattendo una battaglia improba per la operatività del Tribunale internazionale che dovrebbe giudicare gli assassini di suo padre, Rafik Hariri. Né l’Iran né la Siria che sono, come noto, le due potenze regionali più importanti che premono sul Libano e sono entrambe alleate di Hezbollah, vogliono che questo tribunale arrivi a dei risultati. Quindi, è una visita che ha molte valenze. Tutte queste valenze non operano a favore dell’indipendenza del Libano e questo ci dà di nuovo la dimostrazione di quanto il Libano sia un po' un vaso di coccio circondato da vasi di ferro.

    Nuova giornata di scioperi in Francia
    Non si fermano le proteste in Francia contro la riforma delle pensioni voluta dal presidente, Nicolas Sarkozy. Per il secondo giorno consecutivo, è bloccato il settore dei trasporti. Ieri, la quarta manifestazione contro la proposta di alzare l’età minima pensionabile da 60 a 62 anni ha fatto segnare il record di presenze: lo stesso Ministero degli esteri parla di oltre 1,2 milioni di persone, mentre gli organizzatori dei diversi cortei parlano di circa 3,5 manifestanti. Anche l'ex candidata socialista alle presidenziali francesi del 2007, Segolene Royal, invita i giovani a “scendere in piazza” contro la riforma delle pensioni, “ma in modo molto pacifico”. I sindacati di destra, vicini al governo, stanno organizzando delle contro-manifestazioni per appoggiare le misure.

    In Egitto condannati a 3 anni di carcere 11 persone per il furto del Van Gogh
    Presi i primi provvedimenti dopo lo spettacolare furto dei “Girasoli” di Van Gogh, rubato dal museo Mahmoud Khalil del Cairo lo scorso agosto. Le indagini hanno dimostrato l’inefficienza dei sistemi di sicurezza e degli impianti di sorveglianza, pertanto sono state condannate 11 persone a tre anni di reclusione e ad una cauzione di 10 mila lire egiziane pari a 1.400 euro: tra questi, il direttore delle Belle Arti e alcuni vertici del Ministero della cultura. Il quadro, che non è stato ancora ritrovato, apparteneva a una delle più importanti collezioni d’arte del Medio Oriente ed è stato valutato 55 miliardi di dollari.

    Italia, circa sei milioni di persone abitano in zone ad “elevato rischio idrogeologico”
    Sono circa sei milioni gli italiani che abitano nei 29.500 chilometri quadrati del territorio della Penisola considerati ad “elevato rischio idrogeologico”. Lo evidenzia il primo Rapporto sullo stato del territorio italiano presentato a Roma e realizzato dal Centro studi del Consiglio nazionale dei geologi (Cng), in collaborazione con il Cresme, il Centro ricerche economiche sociali di mercato per l'edilizia e il territorio. In Italia, precisa il documento, 1.260.000 edifici sono “a rischio frane e alluvioni. Di questi oltre 6 mila sono scuole, mentre gli ospedali sono 531”.

    Divieto ai diplomatici norvegesi di incontrare la moglie del Premio Nobel, Liu Xiaobo
    Alla moglie del neo Premio Nobel per la pace, Liu Xiaobo, costretta agli arresti domiciliari, è stato impedito di incontrare i diplomatici norvegesi che volevano parlarle. Liu Xia ha manifestato l’intenzione di recarsi a Oslo il prossimo novembre per ritirare il premio al posto del marito, detenuto in carcere da 11 anni per “istigazione alla sovversione”, ma Pechino ha riaffermato la sua intransigenza, rendendo improbabile che alla donna sia consentito di lasciare il Paese. La Cina ha cancellato negli ultimi giorni tutti i previsti incontri con rappresentanti del governo norvegese. Una troupe teatrale del Paese scandinavo, che avrebbe dovuto tenere una serie di rappresentazioni in Cina in novembre, secondo un popolare sito web di Hong Kong, si è vista cancellare il programma.

    Eletti a New York i nuovi membri non permanenti del Consiglio di Sicurezza
    L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha ieri votato i nuovi membri del Consiglio di sicurezza per il biennio 2011-2012. Il servizio di Marco Onali:

    Colombia, Germania, India, Sudafrica e Portogallo sono stati eletti ieri nel corso di più votazioni. I primi quattro Paesi sono stati eletti al primo turno dai 192 Stati membri, mentre il Portogallo era arrivato al terzo turno contro il Canada, che poi ha ritirato la sua candidatura. La Germania ha ottenuto 128 voti nel gruppo "Europa occidentale e altri", mentre Colombia, India e Sudafrica non avevano concorrenti. Con il ritiro della candidatura, il Canada mantiene almeno formalmente la sua imbattibilità in un'elezione per il Consiglio di sicurezza di cui ha fatto parte ben sei volte. Per il Portogallo è invece la terza presenza nell'esecutivo Onu. Significativa è stata l’elezione di India, Germania e Sudafrica che, assieme al Giappone, chiedono da anni un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza o una riforma della sua composizione, che prenda in considerazione gli attuali equilibri mondiali. Polemiche invece in Canada per la mancata vittoria: il ministro degli Esteri, Lawrence Cannon, ha attribuito la responsabilità della sconfitta alla mancanza di sostegno del leader del partito liberale all'opposizione, Michael Ignatieff, accusato di aver dichiarato pubblicamente che il Paese non meritava la candidatura.

    Scontri armati nelle favelas di Rio de Janeiro
    Ore di scontri in una favela di Rio de Janeiro, in Brasile, dove la polizia ha fatto irruzione ingaggiando ripetuti scontri d'arma da fuoco con i malavitosi che la controllano: due i morti e diversi i feriti, secondo quanto riportato dal portavoce della polizia militare. Durante le operazioni, sono stati sequestrati quattro kalasnikov, due mitra, una pistola, granate, mortai e munizioni utilizzati per controllare il traffico di droga. Le stesse fonti hanno precisato che d'ora in avanti la polizia rimarrà nella favela a tempo indeterminato, per impedire il traffico di droga. Ma la situazione rimane critica anche in altre favele della città, dove bande armate sono in lotta tra loro per il controllo dei traffici locali, con morti e feriti quasi quotidianamente. Numerosi gli abitanti che hanno abbandonato la zona, rifugiandosi in altri quartieri della città in attesa che una delle bande prevalga e finiscano così le sparatorie.

    Scuse della Serbia all'Italia dopo le violenze di ieri a Genova
    Dopo i fatti di ieri allo Stadio di Genova per la partita Italia-Serbia, poi sospesa, sono arrivate le scuse di Belgrado. Ce ne parla Dino Frambati.00:01:19:56

    L’Italia e Genova sono sbigottite dopo la notte di violenza e delirio che ha impedito lo svolgimento della partita tra la nazionale di calcio italiana e quella serba allo stadio Luigi Ferraris: violenze interne allo stesso stadio ma anche in città, con un’autentica guerriglia urbana esplosa nel pomeriggio, hanno costretto a sospendere dopo sette minuti di gioco la partita, già iniziata per gli stessi motivi con un forte ritardo. Diciassette gli arrestati, tutti ultranazionalisti serbi, che hanno offerto uno spettacolo insopportabile, tranciando reti, gettando in campo candelotti fumogeni e bottiglie. Ottimo il contenimento, senza cedere mai ai nervi e mantenendo grande calma, delle Forze dell’ordine che però hanno pagato un tributo di decine di feriti tra carabinieri e poliziotti, per fortuna senza casi gravi. Il ministro serbo, Vuk Jeremić, ha rivolto scuse ufficiali al ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, definendo gli autori della guerriglia allo stadio e a Genova “gruppi di criminali che saranno puniti severamente”, mentre il viceministro della giustizia serbo, Slobodan Homen, ha collegato le violenze di due giorni fa a Belgrado a quelle di ieri a Genova, e ha detto che si tratta di gruppi organizzati e finanziati che non impediranno però che prosegua il cammino della Serbia verso l’Europa, mentre la Uefa ha annunciato l’apertura di un’inchiesta dei disordini ieri a Genova e che hanno impedito lo svolgimento della gara.(Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Marco Onali)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 286

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina