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Sommario del 11/10/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all’avvio del Sinodo per il Medio Oriente: la fede è la forza della Chiesa che non vacilla, nonostante le minacce delle false divinità
  • Pace in Medio Oriente e presenza dei cristiani in Terra Santa tra i temi nelle prime relazioni dei padri sinodali
  • Altre nomine
  • Il vescovo di Lamezia Terme, mons. Cantafora, sulla visita del Papa del prossimo anno: siamo in festa, la nostra non è una terra rassegnata
  • Il cardinale Tomko dopo le celebrazioni per i 300 anni della cattedrale di Minsk: ho visto una Chiesa in crescita
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Iran, diffusa la notizia dell'arresto del figlio di Sakineh
  • La candidatura Ue della Serbia e la questione Kosovo al centro del tour balcanico della Clinton
  • Progetto dell'Unicef Italia contro l'abbandono scolastico in Libano. Intervista con Vincenzo Spadafora
  • Chiesa e Società

  • Sicurezza alimentare: esperti dell’Onu studiano nuove iniziative regionali
  • L’impegno dell’Africa per aumentare la produttività agricola
  • Ue: la libertà religiosa in Europa al centro dei seminari della Comece
  • Sudan: cattolici e anglicani per il referendum sull’indipendenza del Sud
  • Cile: l'attesa della Chiesa per la liberazione dei minatori
  • Indonesia: migliaia in fuga da Wasior, colpita dalle alluvioni
  • El Salvador: problema delle carceri e rispetto dei diritti umani fra le preoccupazioni della Chiesa
  • Argentina: i presuli chiedono politiche di integrazione sociale per i giovani
  • La Chiesa in India: meno spese militari, più fondi contro la fame
  • Il boom delle vocazioni a Timor Est
  • Cina: entrati nel vivo i festeggiamenti del mese missionario e del Rosario
  • Sud Corea: oltre 600 persone in marcia per il rispetto della vita e l’assistenza medica ai poveri
  • Indonesia: sacerdoti a confronto per una cura pastorale più vicina ai giovani
  • La Chiesa vietnamita istituisce la Commissione giustizia e pace
  • Australia: mons. Hart mette in guardia dalla campagna pro-eutanasia
  • In Australia solo una minima parte dei casi provati di abuso sui minori viene messa a giudizio
  • Télé Lumière lancia piattaforma plurilingue per promuovere la pace in Medio Oriente
  • Morto a Roma Giovanni Hajnal, grande esponente dell’arte sacra del ‘900
  • 24 Ore nel Mondo

  • La moglie del dissidente cinese neo Premio Nobel agli arresti domiciliari
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all’avvio del Sinodo per il Medio Oriente: la fede è la forza della Chiesa che non vacilla, nonostante le minacce delle false divinità

    ◊   Le fede della Chiesa è il fondamento che non vacilla, nonostante le minacce di distruzione: è quanto affermato da Benedetto XVI nel corso della prima congregazione generale del Sinodo per il Medio Oriente, apertosi solennemente ieri nella Basilica Vaticana. Parlando a braccio, il Papa si è soffermato sulla maternità divina di Maria ed ha messo in guardia da quelle false divinità come terrorismo, capitalismo e droga che schiavizzano l’uomo. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Come Giovanni XXIII all’inizio del Concilio, l’11 ottobre di 48 anni fa, così Benedetto XVI ha affidato oggi il Sinodo per il Medio Oriente alla Vergine Maria, Madre di Dio, “Theotókos”. Un “titolo audace”, ha detto il Papa, che mette in luce l’“avventura di Dio, la grandezza di quanto ha fatto per noi”. Grazie all’Incarnazione, ha detto infatti il Pontefice, Dio ci ha “attirato in se stesso” e ci fa “partecipare nella sua relazione interiore”. Ha così sottolineato il legame intrinseco tra la maternità divina di Maria e la maternità della Chiesa:

    “Dove nasce Cristo, inizia il movimento della ricapitolazione, inizia il momento della chiamata, della costruzione del suo Corpo, della santa Chiesa. La Madre di Theos, la Madre di Dio, è Madre della Chiesa, perché Madre di Colui che è venuto per riunirci tutti nel suo Corpo risorto”.

    Tenendo in conto questo nesso tra Theotókos e Mater Ecclesiae, il Papa ha richiamato l’Apocalisse. Ed ha così sottolineato che Cristo deve sempre nascere per il mondo, con la caduta degli dei, delle "grandi potenze della storia di oggi":

    “Pensiamo ai capitali anonimi che schiavizzano l’uomo, che non sono più cosa dell'uomo, ma sono un potere anonimo al quale servono gli uomini, dal quale sono tormentati gli uomini e perfino trucidati. Sono un potere distruttivo, che minaccia il mondo. E poi il potere delle ideologie terroristiche. Apparentemente in nome di Dio va fatta violenza, ma non è Dio: sono false divinità che devono essere smascherate, che non sono Dio”.

    Il Papa ha, così, denunciato la droga, “bestia vorace” che distrugge e mette le sue mani su tutte le parti della terra:

    “E’ una divinità, ma una divinità falsa che deve cadere. O anche il modo di vivere propagato dall’opinione pubblica: oggi si fa così, il matrimonio non conta più, la castità non è più una virtù e così via. Queste ideologie che dominano, così che si impongono con forza, sono divinità. E nel dolore dei Santi, nel dolore dei credenti, della Madre Chiesa della quale noi siamo parte, devono cadere queste divinità”.

    Il Papa ha ribadito che, proprio come “nel tempo della Chiesa nascente”, anche oggi c’è bisogno del “sangue dei martiri” per trasformare il mondo. Benedetto XVI si è poi riferito al capitolo 12 dell’Apocalisse, dove il drago scatena un fiume d’acqua contro la Madre. Sembra, dice il Papa, che la donna sia annegata in questo fiume. Ma la buona terra “assorbe questo fiume ed esso non può nuocere”:

    “Io penso il fiume facilmente interpretabile: sono queste correnti che dominano tutti e che vogliono far scomparire la fede della Chiesa, la quale non sembra più avere posto davanti alla forza di queste correnti che si impongono come l’unica razionalità, come l’unico modo di vivere. E la terra che assorbe queste correnti è la fede dei semplici, che non si lascia travolgere da questi fiumi e salva la Madre e salva il Figlio”.

    Questa "saggezza vera della fede semplice", che non si lascia divorare dalle acque, ha aggiunto, richiamando il Salmista, "è la forza della Chiesa”. Anche se, a volte, sembra che le fondamenta della terra vacillino:

    “Lo vediamo oggi con i problemi climatici come sono minacciate le fondamenta della terra, ma sono minacciate dal nostro comportamento. Vacillano le fondamenta esteriori perché vacillano le fondamenta interiori, le fondamenta morali e religiose, la fede dalla quale segue il retto modo di vivere. E sappiamo che la fede è il fondamento e, in definitiva, le fondamenta della terra non possono vacillare, se rimane ferma la fede, la vera saggezza”.

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    Pace in Medio Oriente e presenza dei cristiani in Terra Santa tra i temi nelle prime relazioni dei padri sinodali

    ◊   E dopo il discorso di Benedetto XVI, i lavori in Aula del Sinodo sono proseguiti con le relazioni introduttive, presentate dal segretario generale dell’Assise, mons. Nikola Eterovic, e dal relatore generale, il patriarca di Alessandria dei Copti, in Egitto, Antonios Naguib. Il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali e presidente delegato del Sinodo, ha inoltre rivolto un saluto a tutti i presenti. Il servizio di Isabella Piro:

    Pace e comunione: questo il tema ricorrente negli interventi in Aula, a partire da quello del cardinale Sandri. “L’Oriente vuole offrire e ricevere la speranza”, ha detto, ricordando l’importanza di cooperare per l’unità di tutti i cristiani. Centrale, poi, la denuncia di ogni forma di violenza:

    “In taluni contesti i cattolici con gli altri cristiani soffrono ancora ostilità, persecuzioni e mancato rispetto del diritto fondamentale alla libertà religiosa. Il terrorismo e altre forme di violenza non risparmiano nemmeno i nostri fratelli ebrei e musulmani. Vicende umanamente indegne, si moltiplicano e colpiscono vittime innocenti”.

    Poi, la parola è andata a mons. Eterovic, il quale ha innanzitutto ribadito che “la Terra Santa è cara a tutti i cristiani” e che essa è anche “la casa dei fratelli e sorelle ebrei e musulmani”. Poi, il ricordo di mons. Luigi Padovese, vicario apostolico di Anatolia e presidente della Conferenza episcopale turca:

    “Sadly his excellence most reverend Luigi Padovese…”

    Barbaramente ucciso, ha detto mons. Eterovic, nel giugno scorso: possa egli intercedere per il successo del Sinodo, ha aggiunto, pregando poi per il ravvedimento di coloro che sono stati coinvolti nella sua tragica morte. Il segretario generale del Sinodo ha quindi ricordato le tante opere culturali e sociali della Chiesa in Medio Oriente, sottolineando che la presenza continua dei cristiani in Terra Santa offre un valido motivo di speranza per il presente ed il futuro della regione. “La Terra Santa è il loro luogo nativo, la loro patria – ha detto – alla cui costruzione in Stati democratici e prosperi desiderano apportare un contributo prezioso ed unico, disposti a collaborare con tutti gli uomini di buona volontà”.

    Quindi, largo spazio alla “Relazione prima della discussione” del patriarca Naguib. Tanti i temi affrontati per dettare la linea generale dei lavori sinodali. Innanzitutto, ribadita l’importanza delle Sacre Scritture: la Parola di Dio, ha detto, “è la fonte della teologia, della spiritualità e della vitalità apostolica e missionaria”. Poi, il patriarca è sceso nello specifico della situazione dei cristiani in Medio Oriente: ha sottolineato l’unità nella molteplicità, la necessità di cooperare e di incoraggiare le vocazioni, i giovani, le famiglie, gli istituti di vita consacrata.

    Centrale l’attenzione alla laicità positiva degli Stati, che permetta alla Chiesa di dare un contributo efficace e fruttuoso per aiutare lo status dei cittadini sulla base dell’uguaglianza e della democrazia. Benché i cristiani siano piccole minoranze, ha detto il relatore generale, il loro dinamismo è illuminante e vanno sostenuti e incoraggiati. Fondamentale, quindi, la promozione della difesa della vita dell’educazione e l’attenzione anche ai nuovi mass media.

    Poi, il patriarca Naguib ha aperto l’ampia pagina delle sfide che i cristiani devono affrontare in Medio Oriente. Al primo punto, i conflitti politici nella regione:

    "Dans les Territoires Palestiniens la vie est très difficile, et parfois insoutenable..."

    Nei Territori palestinesi, ha detto, la vita è molto difficile e spesso insostenibile. Pur condannando la violenza da dovunque provenga, ha aggiunto, ed invocando una soluzione giusta e durevole del conflitto israelo-palestinese, si esprime la solidarietà al popolo palestinese, la cui situazione attuale favorisce il fondamentalismo.

    Poi, la questione della libertà di religione e di coscienza, definite componenti essenziali dei diritti dell’uomo. Ferma la condanna di ogni tipo di proselitismo ed il richiamo al dialogo, favorito anche dagli istituti di formazione cristiani. E ancora, il tema della migrazione, declinata sia come emigrazione che come immigrazione e dovuta ai conflitti, all’avanzata del fondamentalismo musulmano, alla restrizione delle libertà, alla situazione economica. "No" al disfattismo, ha ribadito il patriarca Naguib, "sì" al rafforzamento dei legami con i fedeli emigrati, esprimendo poi perplessità per la liquidazione delle proprietà in patria. E "sì" anche all’accoglienza degli immigrati, per lo più africani ed asiatici, spesso vittime di ingiustizie ed abusi.

    Il relatore generale ha poi affrontato il tema della comunione, nella Chiesa cattolica e tra le diverse Chiese, così come tra i vescovi, il clero ed i fedeli. Ribadita la necessità di una buona catechesi che promuova i valori morali e sociali, il rispetto dell’altro, la cultura della pace, della la giustizia e dell’ambiente. Auspicato l’impegno dei cristiani nella vita pubblica, attraverso il superamento del confessionalismo e del settarismo, ed il rinnovamento della liturgia, per favorire i giovani e i bambini.

    E ancora, l’ampia pagina dedicata al dialogo, sia ecumenico che interreligioso. “La divisione dei cristiani costituisce uno scandalo”, ha detto Naguib, bisogna superare i pregiudizi, purificare la memoria, cercare l’unità pensando, ad esempio, ad unificare le feste di Natale e Pasqua.

    Quanto al rapporto con gli ebrei, il relatore generale ha condannato l’antisemitismo e le interpretazioni tendenziose della Bibbia, usate per giustificare la violenza. Auspicata, poi, la soluzione “due popoli, due Stati” per il conflitto israelo-palestinese. Nel rapporto con i musulmani, invece, il patriarca Naguib ha sottolineato l’importanza delle radici comuni ed ha ricordato che i musulmani, in generale, non fanno distinzione fra religione e politica, provocando una situazione da non-cittadini dei cristiani. “Con l’avanzata dell’integralismo – ha detto – aumentano gli attacchi contro i cristiani”. Per questo, la questione va affrontata nell’ottica del bene comune, per passare dalla tolleranza alla giustizia e all’uguaglianza. Perché la religione è costruttrice di unità e di armonia. Centrale, quindi, la pedagogia della pace, la purificazione dei libri scolastici dai pregiudizi, la giusta attenzione alla modernità, spesso ambigua, perché porta nuovi valori, ma ne fa perdere altri.

    Infine, il relatore generale ha sottolineato il contributo specifico ed insostituibile dei cristiani nella società, portatori di giustizia e pace, con l’auspicio che “una fede adulta” trasformi i credenti in cittadini attivi.

    Alla fine della mattinata, il Patriarca Naguib ha incontrato i giornalisti presso la Sala Stampa della Santa Sede. Ribadito il sostegno ai cristiani dell’Iraq, spesso dimenticati dalla politica mondiale, e il ruolo della comunità internazionale per assicurare pace e prosperità alla regione mediorientale. Il relatore generale si è poi soffermato sulla questione delle persecuzioni, sottolineando come si preferisca parlare di difficoltà dei cristiani, in quanto parlare di persecuzioni indica una normativa esplicita che regoli il comportamento dei cristiani. Il che non si verifica. Interpellato poi dalla stampa sul progetto ventilato dallo Stato di Israele di introdurre, per i nuovi cittadini, un giuramento di fedeltà alle leggi dello Stato inteso come “Stato ebraico”, il patriarca Naguib ha espresso perplessità, definendo il progetto “contraddittorio”, poiché uno Stato non può dirsi democratico e, al contempo, imporre una scelta religiosa. Infine, si è specificato che, nelle prossimi celebrazioni sinodali, si seguirà anche la liturgia orientale.

    Per una prima impressione sui lavori sinodali Paolo Ondarza ha sentito mons. Salim Sayegh, vicario patriarcale per la Giordania:

    R. – La prima impressione che mi ha dato è l’unità della Chiesa. Io credo in una Chiesa unica e universale. Che gioia è per me veramente vedere tutti i vescovi del Medio Oriente e tanti altri vescovi attorno al Santo Padre, che rappresenta per noi San Pietro e Gesù Cristo. Per me è una cosa unica, una grazia del Signore, che mostra anche come il Santo Padre, il successore di San Pietro, si interessi profondamente alle Chiese del Medio Oriente.

    D. – Eccellenza, effettivamente quella dell’unità dei cristiani in Medio Oriente è una delle priorità su cui si concentra questo Sinodo, perché le differenze di tradizione non comportino però una divisione tra cristiani …

    R. – Comportano una divisione quando non c’è la carità, ma l’unità della Chiesa nelle diversità è una ricchezza. Questa ricchezza ha un’anima che si chiama carità. E’ questa la bellezza della Chiesa.

    D. - Lei diceva che ha respirato quest’aria di carità e di sintonia tra le diverse presenze cristiane in questo sinodo…

    R. – Esattamente. Veniamo tutti qui con gioia per studiare insieme la nostra testimonianza nel Medio Oriente e per poter poi agire secondo questa nostra missione.

    D. – Le chiedo una parola sulla sua realtà in Giordania…

    R. – Dunque, la questione dei cristiani. Noi con i musulmani – che sono il 97 per cento della popolazione – viviamo già dal tempo della Mecca, dall’inizio dell’islam, e dunque abbiamo 1500-1600 anni di esperienza. Cerchiamo allora davvero di mantenere una convivenza pacifica con tutti i musulmani. E’ vero che su tanti punti non siamo d’accordo – secondo la fede non siamo d’accordo, secondo la libertà religiosa ci manca ancora la libertà – ma c’è la libertà di culto. In Giordania il governo, il re, il Palazzo reale, cercano sempre di mantenere l’equilibrio che è una grazia del Signore che si riesce veramente a vivere in Giordania.

    D. – Non vivete nella vostra terra la fuga dei cristiani?

    R. – C’è un po’ la fuga dei cristiani, ma la ragione della fuga è la questione economica, non la questione religiosa.

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    Altre nomine

    ◊   In Italia, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Lanciano-Ortona, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Carlo Chidelli. Al suo posto, il Papa ha nominato il sacerdote Emidio Cipollone, del clero della diocesi di Avezzano, finora direttore spirituale del Seminario Regionale “San Pio X” di Chieti. Il 50.enne neo-presule, ha conseguito il baccellierato in Teologia e a Roma ha frequentato i corsi di licenza in Teologia Morale presso la Pontificia Accademia Alfonsiana. Ordinato sacerdote, ha svolto, tra gli altri, gli incarichi di cappellano ospedaliero, parroco, responsabile della Pastorale familiare regionale dal 2007, assistente spirituale dei Medici cattolici di Avezzano dal 2008 e Assistente spirituale delle “Maestre Pie e laici per il Vangelo” dal 2009. È stato anche asistente spirituale dell’Unitalsi di Avezzano.

    In Brasile, il Pontefice ha nominato vescovo di Sobral Padre Odelir José Magri, dei Padri Comboniani, finora vicario generale del suo Istituto. Il presule, 47 anni, nel 1988, ha emesso la professione religiosa nella Congregazione dei Missionari Comboniani del Sacro Cuore di Gesù. Ha compiuto gli studi di Filosofia e Teologia a Parigi, ottenendo la licenza in Filosofia. Ha seguito il corso quadriennale per Formatori dei Seminari organizzato a São Paulo in collaborazione con la Pontificia Università Gregoriana. Il 18 ottobre 1992 ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale. Ha svolto il ministero sacerdotale in Congo Kinshasa è stato Formatore dei postulanti. Rientrato in Brasile, a São Paulo è stato formatore scolastico e parroco, consigliere provinciale, padre maestro del Noviziato di Contagem a Belo Horizonte e superiore della Comunità; vice superiore provinciale. Dal 2003, è Assistente Generale a Roma e dal 2009, Vicario Generale.

    Benedetto XVI ha nominato vice comandante della Guardia Svizzera Pontificia, col grado di Tenente Colonnello, il signor, Christoph Graf, finora capitano del medesimo Corpo.

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    Il vescovo di Lamezia Terme, mons. Cantafora, sulla visita del Papa del prossimo anno: siamo in festa, la nostra non è una terra rassegnata

    ◊   Sabato scorso, l’annuncio del vescovo di Lamezia Terme: il 9 ottobre del prossimo anno Benedetto XVI visiterà la diocesi calabrese e la Certosa di Serra San Bruno. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Un anno di tempo per prepararsi ad una giornata speciale, che arriva a 26 anni dalla visita pastorale, il 5 ottobre 1984, di Giovanni Paolo II in Calabria: “Terra meravigliosa”, ebbe ad esclamare allora il Papa atterrando all’aeroporto di Lamezia Terme, terra “forte” che “ha saputo resistere ed andare avanti – sottolineava – con pazienza, operosità e dignità”, nonostante tanti fattori negativi. Al nostro microfono, il vescovo di Lamezia Terme, mons. Luigi Antonio Cantafora.

    D. - Annunciando la visita, lei ha detto “la venuta” di Benedetto XVI “tra noi non è casuale”...

    R. - Non è casuale nel senso che ci ha trovati nel momento in cui stiamo iniziando l'Anno pastorale con tantissime attività, per cui la visita pastorale del Papa porta un "input" molto più grande perché queste nostre attività possano compiersi in mezzo a noi.

    D. - Mons. Cantafora, quali urgenze per la Calabria prospetterà al Papa?

    R. - La visita pastorale che il Papa farà qui, a Lamezia, è soprattutto per la diocesi, però certamente la venuta di Benedetto XVI farà sì che alcune emergenze che noi viviamo, come la mafia, come il problema del lavoro, i problemi sociali che ci attanagliano continuamente, troveranno nel Santo Padre un incoraggiamento per tutta la popolazione a vivere tempi di speranza, non tanto di rassegnazione. Tante volte si dice che i calabresi siano gente rassegnata: il calabrese vuole invece essere protagonista nella sua regione, ha tutte le qualità e tutte le risorse perché sia la città di Lamezia che la Calabria tutta possano realmente "salpare" verso uno sviluppo e anche una vita religiosa veramente pieni, verso una fede più adulta, capace di incidere, appunto, nel territorio.

    D. - Dopo la mattina trascorsa a Lamezia Terme, Benedetto XVI raggiungerà la Certosa di Serra San Bruno. Chi troverà in questo luogo dello spirito?

    R. - Troverà una comunità di monaci, di fratelli che hanno scelto di vivere nella propria carne l'assoluto, Dio come l'unicum presente nella loro vita, l'unico che possa prendere il loro cuore: troverà una comunità dove si vive la contemplazione, il silenzio, questo silenzio che oggi è così bistrattato, e soprattutto l'ascolto della Parola, l'ascolto di Dio e la preghiera. Per cui, credo che questo viaggio del Santo Padre abbia voluto mettere insieme la vita, il territorio, la società, la Chiesa che cammina insieme alla Chiesa che contempla, la Chiesa che è richiamo all'assoluto, a Dio che è il tutto della vita.

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    Il cardinale Tomko dopo le celebrazioni per i 300 anni della cattedrale di Minsk: ho visto una Chiesa in crescita

    ◊   Una cerimonia commovente in un Paese nel quale la Chiesa è in crescita e verso il quale Benedetto XVI nutre grande stima. Sono alcune delle affermazioni rese dal cardinale Jozef Tomko, prefetto emerito della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, che sabato scorso, nella capitale bielorussa di Minsk, ha partecipato come inviato del Papa alle celebrazioni per il terzo centenario della consacrazione della Cattedrale della città. Della cerimonia e dei sentimenti espressi a lui dal Papa, lo stesso cardinale Tomko ha rilasciato una breve impressione al microfono di padre Aliaksandr Amialchena, della redazione bielorussa della Radio Vaticana:

    R. - Questi sentimenti sono espressi nella stessa lettera con cui il Santo Padre mi ha inviato. Basta vedere anche le frasi; già si nota un bel rapporto con la Chiesa in Bielorussia. Ma io devo confermarlo anche dall'incontro che ho avuto dopo l'udienza generale col Santo Padre, un incontro brevissimo ma molto bello. Poche frasi, ma frasi che venivano dal cuore. Sono queste che parlano per il Santo Padre, certamente, ma tanto più anche da parte mia perché ho vissuto questa bella atmosfera. Nella cattedrale, la gente era commossa. Una celebrazione bella, stupenda. Erano presenti dieci vescovi, anche dalla Lituania, dalla Polonia e perfino dalla Federazione russa. Anche la Chiesa ortodossa è stata rappresentata: il metropolita Filaret non poteva essere presente però ha inviato una sua lettera e, inoltre, anche un suo rappresentante. Quindi, una cosa stupenda, molto bella e questo è importante: che cresca la Chiesa in Bielorussia. Come già si vede questa crescita, in pochissimo tempo, ha ripreso con forza: non si vedono solo i vecchi, si vedono anche i giovani.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Da una prospettiva diversa: in prima pagina, un editoriale del direttore sull'apertura del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente.

    Nell'informazione vaticana, i lavori sinodali.
    Nell'informazione internazionale, intervento della Santa Sede, all'Osce, sulla discriminazione contro i cristiani e i membri di altre religioni.

    A piedi nudi in processione: in cultura, il cardinale Angelo Comastri su Leone XII a 250 anni dalla nascita.

    Quattro ponti verso la Cina: l'intervento dell'ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede, Antonio Zanardi Landi, alla presentazione del libro "Chiesa e Stato in Cina. Dalle imprese di Costantini alle svolte attuali".

    Un articolo di Walter Brandmuller dal titolo "Misteri di un viaggio": che cosa vide veramente il giovane Martin Lutero nel suo soggiorno del 1510?

    Un dizionario "fuzzy".

    Il sacro filmato dei vetri di un rosone: la scomparsa dell'artista ungherese Giovanni Hajnal.

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    Oggi in Primo Piano



    Iran, diffusa la notizia dell'arresto del figlio di Sakineh

    ◊   Il figlio di Sakineh, il suo avvocato e due reporter tedeschi sarebbero stati arrestati ieri sera. Lo scrive il sito dell’“International Committee Against Execution”, che sta seguendo la vicenda della donna iraniana condannata a morte per adulterio e concorso in omicidio. La notizia è ancora in corso di verifica. Proprio ieri è stata celebrata la Giornata contro la pena capitale. Nel mondo, la pena di morte è in vigore in 58 Paesi e nel 2009 sono state 5.679 le persone giustiziate. Quali Paesi hanno la maglia nera? Debora Donnini lo ha chiesto a Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International:

    R. – L’Iran purtroppo ha una buona posizione insieme all’Iraq e all’Arabia Saudita. Il primato è sempre della Cina, ormai lo è costantemente. La Cina purtroppo mentre dice che ha ridotto il numero delle esecuzioni ed è anche in fase di riduzione del numero dei reati punibili con la pena di morte non fornisce dati e, quindi, possiamo stimare che siano migliaia ogni anno le esecuzioni, ma il tema della pena di morte rimane ancora - per quanto riguarda le cifre e altre questioni di procedura, i nomi dei detenuti condannati a morte - un segreto di Stato in Cina.

    D. - Anche negli Stati Uniti permane la pena capitale…

    R. – La Giornata mondiale contro la pena di morte che si è svolta ieri, domenica, in realtà è il preludio a 40 giorni di mobilitazione straordinaria che termineranno il 30 novembre con l’iniziativa di Sant’Egidio “Città per la vita” - alla quale Amnesty International aderisce da anni - e che hanno al centro della propria tensione, mobilitazione e appelli da sottoscrivere, gli Stati Uniti. Perché Washington reclama una leadership globale anche nel campo dei diritti umani e la pena di morte rappresenta un elemento di profonda incoerenza in questo. Tutte buone ragioni per dire agli Stati Uniti che è giunto il momento di agganciarsi a questo treno abolizionista, che sta correndo veloce e non si ferma più, e farlo con gesti concreti: sospendendo le esecuzioni, votando almeno in modo non negativo le Nazioni Unite quando a dicembre si presenterà la risoluzione sulla moratoria nei confronti delle esecuzioni.

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    La candidatura Ue della Serbia e la questione Kosovo al centro del tour balcanico della Clinton

    ◊   Inizia oggi in Europa e nei Balcani il tour del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, che a Sarajevo, Belgrado, Pristina e Bruxelles incontrerà, tra gli altri, rappresentanti di governo, leader di organizzazioni e associazioni civili. Tra i temi al centro della visita, l’adesione della Serbia all’Unione Europea e la questione del Kosovo. Sul significato di questo tour si sofferma, al microfono di Amedeo Lomonaco, il direttore della testata on-line dell’Osservatorio Balcani e Caucaso Luca Zanoni:

    R. Senz’altro questo tour è la conferma che gli Stati Uniti hanno un interesse per la regione. Non a caso, Hillary Clinton si recherà in Bosnia, in Kosovo e in Serbia, Paesi dell’area che risultano ancora piuttosto problematici. Il Kosovo ha ancora questo contenzioso con la Serbia. Hillary Clinton cercherà, nonostante la crisi politica che c’è attualmente in Kosovo con le dimissioni dell’ex presidente, Fatmir Sejdiu, di portare comunque a un tavolo negoziale - come era previsto - Serbia e Kosovo. Anche in Bosnia ci sono appena state le elezioni e Hillary Clinton cercherà di spronare il governo per effettuare quelle riforme costituzionali che sono assolutamente necessarie.

    D. - La presenza della Clinton nei Balcani è anche indice di un riavvicinamento di Belgrado alle posizioni di Unione Europea e Stati Uniti?

    R. - Sono rapporti altalenanti: Belgrado in modo alternato ha strizzato l’occhio alla Russia e ha anche un interesse particolare rispetto all’Unione Europea, perché quella è la strada della Serbia. Rientra poi, ovviamente, in questa alternanza anche il rapporto con gli Stati Uniti, uno dei quattro pilastri della politica estera serba.

    D. - Quale peso può avere questa visita nello sviluppo del dialogo tra Belgrado e Pristina?

    R. - Questa è la scommessa. Il tour di Hillary Clinton arriva un anno e mezzo dopo la visita di Joe Biden nei Balcani, nel maggio del 2009. Anche Joe Biden aveva provato a far leva su Belgrado per cercare di influire positivamente sui serbi di Bosnia e per cercare, per esempio, di dar vita ad uno Stato centrale più forte, a riforme costituzionali. Non c’era riuscito e la Clinton adesso, sicuramente, cercherà di rinforzare gli aspetti ideologici delle relazioni, cercando di sbloccare la situazione. Ovviamente, gli Stati Uniti non perdono di vista il percorso di integrazione europea dei Paesi balcanici, che serve anche a pacificare l’intera area.

    D. - A questo punto, il riconoscimento del Kosovo da parte di Belgrado può essere, o diventare, una condizione per il sostegno degli Stati Uniti alla Serbia lungo la strada verso l’Unione Europea?

    R. - Nessuno chiede o sta chiedendo esplicitamente e ufficialmente alla Serbia di riconoscere il Kosovo. Si tratta invece, sulla base di quanto è accaduto all’assemblea generale dell’Onu, di dar corso a quella promessa di dialogo tra Kosovo e Serbia.

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    Progetto dell'Unicef Italia contro l'abbandono scolastico in Libano. Intervista con Vincenzo Spadafora

    ◊   Ridurre i tassi di abbandono scolastico in venti scuole del Libano. E’ questo l’ obiettivo di un nuovo progetto sostenuto dal Comitato italiano per l’Unicef in collaborazione con il comando Unifil guidato dalla Brigata Garibaldi. Oltre allo stanziamento di 290 mila euro, frutto di donazioni raccolte in Italia, il progetto prevede la ristrutturazione degli edifici scolastici fatiscenti e l’acquisto di materiale didattico da destinare ai ragazzi più poveri. Ma come si svilupperà, in concreto, questa iniziativa di solidarietà? Federico Piana lo ha chiesto a Vincenzo Spadafora, presidente di Unicef Italia:

    R. – Innanzitutto, abbiamo selezionato una serie di ragazzi dai 15 ai 21 anni proprio per coinvolgere le comunità locali: li stiamo formando, proprio in queste settimane e saranno loro poi ad aiutarci ad individuare nelle comunità locali tutti i bambini che non vanno a scuola. Il vero problema di questo Paese, infatti, è che non c’è chiaramente un monitoraggio, per cui la percentuale di abbandono è altissima e non si sa come fare a recuperare questa percentuale. E quindi con questi giovani andremo nelle comunità, nei villaggi per individuare nelle singole famiglie tutti i ragazzi che non vengono portati a scuola, e lì, aiutarli a favorire il loro ingresso a scuola. Poi, anche attraverso il gioco, il divertimento: infatti, la Brigata Garibaldi di Caserta donerà all’Unicef alcune attrezzature sportive che serviranno a rendere le scuole ancora più accoglienti e così magari a convincere ancora più facilmente i ragazzi a parteciparvi.

    D. – L’abbandono scolastico per quale motivo è una piaga così grande in Libano?

    R. – Perché il governo, purtroppo, non ha un sistema di monitoraggio. E' un Paese che negli ultimi anni ha subito conflitti molto gravi e non è mai riuscito, dopo questi conflitti, a creare un sistema di monitoraggio. Non dimentichiamo nemmeno che questo è un Paese in cui ci sono molti campi profughi palestinesi e noi stiamo lavorando anche per questi.

    D. – La scuola può essere uno strumento per portare la pace in questo Paese martoriato?

    R. – Assolutamente sì, anche perché la scuola è forse davvero l’unico momento in cui i ragazzi possono recuperare una sorta di normalità, anche se in questa nazione parlare di normalità non è facile. Questo dovrebbe essere davvero in tutto il mondo, quindi speriamo veramente che, sebbene in situazioni diverse, tutti i bambini abbiano la possibilità di avere uguale accesso al diritto all’istruzione.

    D. – Ci può raccontare che Paese ha visto in questo momento?

    R. – Sicuramente, la situazione dal 2008, cioè dagli ultimi conflitti ad oggi, è assolutamente migliorata ed è un Paese che ha grande voglia di riscatto. Ed è anche un Paese – come ci hanno ben spiegato – che ha una quantità di ricchezze per poter essere assolutamente proiettato verso uno sviluppo certo. Però, chiaramente, la situazione è ancora molto difficile, soprattutto per la guerra, che c’è. Quindi, è chiaro che è un Stato che ha tutte le potenzialità per tornare ad essere importante nel Medio Oriente. Però, i conflitti politici sono i conflitti interni e sono sicuramente ancora qualcosa di cui questo Paese non si è liberato definitivamente. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Chiesa e Società



    Sicurezza alimentare: esperti dell’Onu studiano nuove iniziative regionali

    ◊   Al via oggi a Roma la 36.ma sessione del Comitato per la sicurezza alimentare mondiale (Csa) incaricato, per conto delle Nazioni Unite, di monitorare le politiche in materia. Secondo quanto riferisce la Misna, esperti mondiali e rappresentanti dei principali organismi dell’Onu sull’alimentazione, studieranno in particolare l’ultimo rapporto sullo stato dell’insicurezza alimentare mondiale, reso noto il mese scorso, e studieranno iniziative regionali. Scopo della conferenza è anche quello di fare il punto della situazione in vista del raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio, che prevedono la riduzione della fame e della povertà nel mondo entro il 2015. “Questo incontro sarà un test per il Csa, vedremo se il comitato sarà in grado di delineare un consenso internazionale su questioni delicate come l’acquisizione delle terre (‘land grabbing’) o la speculazione finanziaria su prodotti agricoli” sottolinea oggi in un comunicato Olivier de Schutter, relatore Onu per il diritto all’alimentazione, che più volte negli ultimi tempi ha denunciato gli effetti negativi della speculazione e della ricerca del profitto sulla sicurezza alimentare di milioni di persone nel mondo. Il Csa sarà riunito presso la sede dell’Organizzazione dell’Onu per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) fino al 16 Ottobre, con una pausa il 15, Giornata mondiale dell’Alimentazione. (M.G.)

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    L’impegno dell’Africa per aumentare la produttività agricola

    ◊   Aumentare la produttività agricola africana del 70% entro il 2050. E’ l’obiettivo che si sono posti i ministri dell'agricoltura africani, ricercatori, imprenditori, agricoltori e membri del settore privato a margine del secondo Forum dell’ Agribusiness in Africa, che si è tenuto a Kampala, capitale dell’Uganda. “Dobbiamo ammettere che l'Africa ha registrato una diminuzione della produzione agricola che dobbiamo affrontare con urgenza” ha detto all’apertura dei lavori, di cui riferisce l'agenzia Fides, il prof. Pierre Mathijsen, presidente dell’European Marketing Research Centre, che ha collaborato ad organizzare la conferenza. Il prof. Mathijsen ha detto che il Forum, al quale partecipano anche diversi imprenditori, dovrebbe prendere in esame le opportunità di avvalersi degli investitori nel settore agricolo per rendere l'Africa un continente autosufficiente e un fornitore di cibo per l’intero pianeta. Il secondo vice-presidente del Consiglio dell’Uganda, Hajj Kirunda Kivejinja, ha affermato che il suo Paese, ha molte risorse non ancora sfruttate in campo agricolo, che potrebbero attirare gli investitori stranieri: “Se si guarda agli incentivi ed agli investimenti nel settore agricolo offerti dal governo, uniti alle nuove tecnologie sviluppate da parte del National Agricultural Research Organisation, alle risorse idriche locali e alla crescita del mercato agricolo, l’Uganda potrebbe fungere da modello per gli altri Paesi africani”. Il vice presidente Kirunda ha affermato inoltre che è veramente assurdo il fatto che, mentre il numero degli affamati è in calo in Cina, siano in aumento nell'Africa sub-sahariana. Il ministro ugandese dell'Agricoltura, la signora Hope Mwesigye, ha detto che il suo governo è impegnato ad aumentare la produzione alimentare nei prossimi cinque anni per rendere l'Uganda autosufficiente e un fornitore di cibo per l’intera regione. "L'Uganda ha i suoli più produttivi tra i cinque Paesi dell'Africa orientale, che richiedono l’incremento solo dell'1% nell’uso di concime per produrre più cibo” ha affermato il ministro. In Uganda le principali colture alimentari sono manioca, patate dolci, miglio, sorgo, fagioli e arachidi. (M.G.)

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    Ue: la libertà religiosa in Europa al centro dei seminari della Comece

    ◊   Garantire la libertà religiosa nel vicinato europeo. È questo lo spirito della seconda serie dei seminari su “Islam, cristianesimo ed Europa”, promossa dalla Comece (Commissione episcopati Unione europea), che prenderà il via stasera a Bruxelles, presso la sede del Parlamento Europeo, con l’incontro “La libertà religiosa nel Vicinato europeo: quale ruolo per gli attori religiosi e l’azione esterna dell’Ue?”. “Il Trattato di Lisbona prevede che nelle sue relazioni con i Paesi terzi, l’Ue sostenga e promuova i propri valori e contribuisca alla protezione dei diritti umani”, spiega una nota della Comece citata dal Sir. Il diritto alla libertà religiosa non è, quindi, solo un aspetto interno all’Ue, ma anche un tema importante “delle politiche esterne” di quest’ultima, tanto più che esso non è ancora garantito ovunque e “varia considerevolmente il livello di protezione al riguardo”. Nell’attuazione di questa politica “gli attori religiosi possono costituire partner significativi”. Concentrandosi in particolare sui Paesi del Vicinato europeo il seminario discuterà della situazione al loro interno e delle politiche Ue in materia e prenderà in considerazione gli specifici contributi che gli attori religiosi, di religioni di maggioranza o di minoranza, possono offrire per rafforzare la libertà religiosa”. Poiché il Trattato di Lisbona “rafforza le competenze esterne dell’Ue e fornisce una base giuridica al suo dialogo continuo con le Chiese e le comunità religiose”, la questione, conclude la Comece, “è di grande importanza sia per l’Unione europea, sia per le Chiese stesse”. All’incontro di questa sera interverranno il vescovo László Tökés, vicepresidente Parlamento Ue; Andrea Pacini (Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso); l’eurodeputato Othmar Karas; lo sceicco egiziano Salem Abdel Galil; Gerhard Sabathil (Commissione europea - DG relazioni esterne) e un rappresentante della Chiesa ortodossa. A moderare l’incontro il reverendo Patrick R. Schnabel (Chiesa protestante di Germania). (M.G.)

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    Sudan: cattolici e anglicani per il referendum sull’indipendenza del Sud

    ◊   L'arcivescovo Deng e il capo della Comunione anglicana, l'arcivescovo di Canterbury Rowan Williams si sono appellati alla comunità internazionale affinché sostenga il popolo del Sudan in vista del referendum elettorale del 9 gennaio 2011, con cui la popolazione del Sud del Paese deciderà se rimanere un Paese unito o separarsi dal nord. Secondo quanto riferisce L’Osservatore Romano, il Primate della Comunione anglicana ha anche incontrato i funzionari del foreign office del Governo britannico esortandoli a non abbassare la guardia. Gli incontri sono destinati a fornire aggiornamenti sulla situazione nel territorio sudanese e di assicurare che il Governo britannico svolga un ruolo cruciale nel sostenere la pace e la stabilità della nazione più grande dell'Africa. I due arcivescovi hanno spiegato che le questioni critiche relative al referendum riguardano i ritardi nella registrazione degli elettori, le tensioni esistenti nelle regioni di frontiera, e il futuro incerto dei quattro milioni di profughi del sud che vivono attualmente nel nord del Paese. “Il Governo del Sudan meridionale — ha detto mons. Deng — non ha nessuna capacità in questo momento di gestire o di accogliere queste persone”. L'arcivescovo Williams ha spiegato che un voto per la separazione vorrebbe dire che lo status dei rifugiati del sud al nord, sarebbe ancora più vulnerabile di quanto lo sia in questo momento. Ma la minaccia di una guerra aperta durante e dopo il referendum è la cosa più grave poiché vi sono segnali di un ritorno a ciò che sono stati decenni di massacri e di povertà e di instabilità assoluta in un Paese grande e vulnerabile. Il referendum è uno dei punti più importanti dell'accordo di pace globale firmato nel gennaio 2005 dalle due parti in conflitto per porre fine a una guerra civile durata 21 anni e che ha portato alla morte di due milioni di persone e allo sfollamento di altri sette milioni. L'accordo inoltre prevede l'equa distribuzione dei proventi petroliferi, il ridisegno delle linee di frontiera, lo sviluppo della governance democratica in tutto il Paese, e la ricostruzione delle infrastrutture distrutte durante il conflitto. Dall'8 al 15 novembre prossimo si svolgerà a Rumbek, capitale del Lakes State, nel sud Sudan, l'assemblea plenaria straordinaria dei vescovi cattolici del Sudan per discutere il referendum sull'indipendenza del Sudan meridionale. L'incontro si concentrerà sullo svolgimento pacifico del referendum e su altre questioni di interesse per la Chiesa in Sudan. Il segretario generale della Conferenza episcopale ha affermato che “la decisione di tenere due assemblee plenarie nel 2010 (la prima si è già svolta a Juba) è stata determinata dalla situazione attuale del Paese che sta vivendo “un momento storico”, proprio perché si sta preparando al referendum”. Assisteranno all'assemblea plenaria straordinaria dei vescovi sudanesi alcuni rappresentanti del simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar (Secam) e dell'associazione delle Conferenze episcopali dell'Africa orientale (Amecea). (M.G.)

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    Cile: l'attesa della Chiesa per la liberazione dei minatori

    ◊   La tv cattolica cilena “Canal 13C” – storica tv promossa dall’Università cattolica del Cile - dedica questa sera una programma ai 33 minatori intrappolati da oltre due mesi nella miniera di San José, nella regione di Atacama, che dovrebbero essere liberati mercoledì prossimo. Lo annuncia l’arcidiocesi di Santiago del Cile, ricordando che se ne parlerà nell’ambito del programma “Fede e cultura”, che tocca temi che riguardano la società cilena osservati dal punto di vista ecclesiale. Interverranno - riferisce l'agenzia Sir - mons. Fernando Chomali, vescovo ausiliare di Santiago e Mario Duran, direttore del Centro di mineraria ed ingegneria della Università Cattolica del Cile. Il 7 ottobre scorso, ricevendo le credenziali del nuovo ambasciatore del Cile presso la Santa Sede, Benedetto XVI aveva espresso la sua vicinanza ai minatori intrappolati. Lo stesso giorno, durante l’udienza ai partecipanti al Congresso mondiale della stampa cattolica promosso dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, il Papa aveva ricevuto in dono una bandiera con le firme dei 33 minatori. Gli è stata consegnata dal giornalista Jaime Coiro, portavoce della Conferenza episcopale cilena. “Questa bandiera – ha detto Coiro – rappresenta la speranza di milioni di persone in tutto il mondo, perché i minatori siano in salvo e possano presto riabbracciare le loro famiglie”. (R.P.)

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    Indonesia: migliaia in fuga da Wasior, colpita dalle alluvioni

    ◊   Migliaia di persone stanno scappando in queste ore da Wasior, piccolo centro della Papua occidentale a maggioranza cristiana, colpito la scorsa settimana da alluvioni così pesanti da aver provocato dei veri e propri torrenti. Secondo Eka Woysiri, rappresentante locale del governo, le vittime sono salite a 146. Ci sono migliaia di feriti e centinaia di dispersi. Molti sfollati parlano di danni “simili a quelli dello tsunami”. Al momento sono in viaggio verso Manokwari, la capitale provinciale: il ritardo negli aiuti e nell’intervento statale li hanno costretti a scappare a piedi per non morire. La maggior parte degli oltre 4.300 rifugiati - riferisce l'agenzia AsiaNews - è composta da madri con bambini piccoli. Dato che alla base della tragedia c’è la devastante deforestazione in atto nell’area, sono fermamente intenzionate a non tornare più. Il colonnello Edward Sitorius, che coordina l’operazione a sostegno delle vittime, spiega: “Non c’è stato verso di farli rimanere qui. La distruzione è totale, e hanno preferito scappare”. A Wasior, tra l’altro, sta diffondendosi un’atmosfera fetida: alla base del fenomeno ci sono i circa 3 metri di fango stagnante che occupano le strade principale. Oggi Wasior sembra una città fantasma, abitata soltanto dalla mota: non c’è più traccia delle 7mila persone che l’abitavano, e circa l’80 % degli edifici, privati o statali, è stato distrutto. Ovviamente non c’è elettricità e manca acqua corrente. La visita del presidente Susilo, programmata per oggi, è stata rimandata per permettere alle squadre di soccorso di operare senza distrazioni. (R.P.)

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    El Salvador: problema delle carceri e rispetto dei diritti umani fra le preoccupazioni della Chiesa

    ◊   La Chiesa cattolica manifesta la sua preoccupazione per la situazione nelle carceri di El Salvador e richiama l’attenzione sul rapporto elaborato dalla “Commissione per i diritti delle persone private della libertà” (collegata alla Commissione Interamericana dei Diritti Umani, Cidh), che ha rilevato “gravi carenze strutturali” e un sovraffollamento del 300% nel sistema carcerario. “Voglio esprimere la mia preoccupazione per le condizioni critiche nelle carceri del nostro Paese, il sovraffollamento dei prigionieri e la terribile situazione degli isolamenti” ha detto ieri l’arcivescovo di San Salvador, mons. José Luis Escobar Alas, nella sua abituale conferenza stampa della domenica. “Sono lieto che l'Oea sia intervenuta questa volta”, ha sottolineato l'arcivescovo, in riferimento alla valutazione della Commissione Interamericana dei Diritti Umani (Cidh), un'agenzia autonoma della Organizzazione degli Stati Americani (Oea). “Mi auguro che le nostre autorità siano disponibili ad ascoltare questa preoccupazione dell'Oea, che si presenta anche come una opportunità per i Paesi amici dell'America, membri dell'Oea, di aiutarci, in un modo o nell'altro, a risolvere questo problema” ha detto l’arcivescovo. “Ritengo necessario trattare questi prigionieri in modo umano e degno, e credo sia ingiusto che chi ha commesso un crimine debba solo ‘soffrire e soffrire’. Ci sono anziani che non sono più un pericolo per la società e non ha senso che rimangano in carcere”. Questo stesso problema - riferisce l'agenzia Fides - è presente anche in altri Paesi dell’America Latina e non solo in El Salvador. Secondo quanto riferito dalle agenzie, stando alle cifre ufficiali presentate del rapporto, in El Salvador le prigioni per adulti vedono un sovraffollamento che supera il 300%, mentre il 45% dei detenuti nelle strutture destinate ai giovani ha superato i 18 anni. I dati ufficiali indicano che il sistema carcerario conta 23.840 prigionieri in 23 strutture, progettate per una popolazione di 8.110 detenuti al massimo. (R.P.)

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    Argentina: i presuli chiedono politiche di integrazione sociale per i giovani

    ◊   Puntare con decisione sull'educazione dei giovani e su politiche sociali che garantiscano un ampio accesso ai servizi per combattere il fenomeno dell'insicurezza sociale. È quanto ha chiesto alle autorità argentine il vescovo di San Isidro, mons. Alcides Jorge Pedro Casaretto, presidente della commissione per la pastorale sociale dell'episcopato argentino, intervenendo a un convegno promosso dall'Università cattolica di Buenos Aires, che ha radunato esperti di varie discipline per affrontare il problema crescente della mancanza di alloggi. Problema che, come è ben immaginabile, presenta dirette e gravi ricadute anche in ordine alla sicurezza sociale. L'ipoteca sociale in Argentina — ha detto il presule ripreso da L’Osservatore Romano — “è molto forte. Dobbiamo invertire la condizione dei tanti giovani che non studiano e che non hanno un lavoro, garantendo loro l'accesso alla giustizia, alla sanità, alle strutture educative ed etiche, promuovendo la dignità umana”. Purtroppo, ha rilevato, per molti la strada “ha sostituito la casa, il posto ideale per vivere. In un contesto di povertà, i giovani non si contendono una casa, ma un angolo di strada, sinonimo di alcol e droga”. Affermazioni corroborate dai dati forniti nel corso del convegno da Agostino Salvia dell'Osservatorio sul debito sociale dell'Università cattolica, il quale ha evidenziato che nel corso del 2009 il 27% delle famiglie argentine è stata vittima di episodi di criminalità. Dato che, peraltro, contrasta con quello fornito dal ministero della Giustizia, per il quale il tasso di omicidi è sceso del 37% tra il 2004 e il 2009. Quanto all'emergenza abitativa, l'Osservatorio dell'Università cattolica rileva che quasi il 10% della popolazione vive in condizione di grave precarietà e di sovraffollamento. Il 19% non dispone dell'accesso al gas e il 40% dell'allaccio alla rete fognaria. Percentuali che diventano molto più elevate — rispettivamente il 73 e il 75% — se si fa riferimento alle zone di campagna e agli insediamenti extraurbani. Per Casaretto “non c'è alcuna soluzione immediata» al problema dell'insicurezza sociale. Tanto meno questa soluzione può essere individuata in «politiche autoritarie”. C'è al contrario “bisogno di pensare a lungo termine e questo comporta un lavoro sulle politiche di inclusione della gioventù. Dobbiamo creare reali opportunità di crescita attraverso l'istruzione e il lavoro”. In questo contesto — ha ammonito — un “atteggiamento di scontro” tra le forze politiche “rende difficile raggiungere il consenso” necessario per realizzare progetti sociali. Mentre “una democrazia che rafforza le sue istituzioni democratiche è già lavoro per l'inclusione sociale”. (M.G.)

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    La Chiesa in India: meno spese militari, più fondi contro la fame

    ◊   “La Chiesa cattolica in India continuerà a operare senza sosta e a offrire uno specifico contributo per conseguire gli Obiettivi del Millennio, fissati dalle Nazioni Unite”: è quanto dice all’agenzia Fides padre Nithiya Sagayam, Segretario esecutivo della “Commissione Giustizia e Pace” in seno alla Conferenza episcopale dell’India, che ha pubblicato nei giorni scorsi un nuovo libro dal titolo “La Chiesa e gli Obiettivi del Millennio”. Il testo ne parla e descrive la situazione indiana alla luce della dottrina sociale della Chiesa. Alla pubblicazione farà seguito, informa padre Nithiya, una più vasta “Campagna per gli Obiettivi del Millennio”, attraverso incontri di preghiera e liturgie su tutto il territorio, e una petizione che inizierà a circolare nelle parrocchie e fra le istituzioni cristiane, chiedendo al governo indiano la drastica riduzione delle spese militari e l’aumento degli stanziamenti per combattere nel Paese la povertà e la fame. “L’India è una nazione che vive un grande squilibrio: da un lato vi è una crescita economica molto veloce, dall’altro un terzo della sua popolazione è sotto la soglia di povertà. Per questo la Chiesa indiana ha il dovere di essere voce profetica, e di essere sempre accanto ai poveri e agli emarginati. L’opera della Commissione Giustizia e Pace incarna questo spirito”. Infatti la Commissione nei mesi scorsi ha già lanciato in tutta la federazione indiana la “Campagna per il Diritto all’alimentazione”, diffondendo pubblicazioni sul tema in 10 fra le lingue più diffuse in India, nonché materiale foto grafico e video, per sensibilizzare i fedeli, i cristiani e tutti i cittadini sull’urgenza di interventi a favore dei poveri e degli emarginati, che costituiscono una larga parte della stessa popolazione indiana. (R.P.)

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    Il boom delle vocazioni a Timor Est

    ◊   Nel piccolo Paese asiatico a maggioranza cattolica, la Chiesa locale sorride per la crescita esponenziale di seminaristi, che va oltre le più rosee previsioni. Come riferito a Fides dalla Chiesa locale, il Seminario maggiore di San Pietro e Paolo a Dili oggi contiene a fatica i 126 seminaristi che stanno completando il loro corso di studi e già si pensa a dover adeguare le strutture per dare a tutti i giovani spazi adeguati dove poter ascoltare le lezioni, studiare, condividere i pasti, fare ricreazione. Per questo - riferisce l'agenzia Fides - le Pontificie Opere Missionarie, in particolare in Australia, hanno lanciato un progetto di sostegno nel mese missionario, per aiutare la crescita di nuovi sacerdoti, leader ecclesiali e missionari a Timor Est. Con il seminario che viaggia a gonfie vele, anche le ordinazioni sacerdotali sono fiorenti: 36 fra il 2006 e il 2008. La Chiesa a Timor Est è sempre stata un simbolo di coraggio, di forza e di speranza, e ricopre ancora oggi un ruolo fondamentale nella ricostruzione morale, civile e sociale di una nazione sconvolta da un conflitto che ha portato all’indipendenza dopo il referendum del 1999, e che ha dovuto costruire ex novo tutto il sistema e le strutture statali. Per questo la popolazione, composta per il 75% da giovani sotto i 30 anni, continua ad avere nella Chiesa cattolica un solido punto di riferimento e a un “porto sicuro” per la ricerca di identità. Come si vede fra i giovani che “fanno a gara” alla ricerca di pietre per le fondamenta di una nuova chiesa che sorgerà nel villaggio di Ossu, poco a Sud di Baucau. Nella parrocchia di Santa Teresina, che abbraccia un territorio con oltre 20mila fedeli, padre Tiago Soares da Costa, parroco locale da tre anni, ha visto crescere in modo esponenziale la partecipazione alla Santa Messa domenicale e alle attività pastorali: nella chiesetta attualmente esistente, entrano, però, solo 150 persone mentre, in occasione delle celebrazioni liturgiche, migliaia di fedeli si assiepano al di fuori dell’edificio, senza nemmeno che vi sia un adeguato impianto di amplificazione. Per questo padre Tiago ha iniziato la “raccolta di pietre” e di offerte per la costruzione di una nuova chiesa e i fedeli stanno rispondendo con entusiasmo all’iniziativa. Padre Tiago continua la sua raccolta e riceve il sostegno dalle Pontificie Opere Missionarie dell’Australia, che hanno messo i progetti di aiuto a Timor Est fra quelli in evidenza nell’ottobre missionario. (R.P.)

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    Cina: entrati nel vivo i festeggiamenti del mese missionario e del Rosario

    ◊   La comunità cattolica continentale sta vivendo il mese di ottobre, mese del Rosario e mese missionario, con diverse iniziative che esprimono la vita di fede e la spiritalità dei singoli fedeli e delle comunità. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, il 7 ottobre è stata celebrata in tutte le comunità la grande festa della Madonna del Rosario. Soprattutto nella parrocchia di Che Fu Bin della città di Hai Ning, nella diocesi di Hang Zhou, provincia di Zhe Jiang, che è dedicata alla Madonna di Rosario, circa 400 fedeli hanno partecipato alla solenne Santa Messa presieduta dal Parroco. I festeggiamenti si sono conclusi con uno spettacolo di fuochi artifici. La parrocchia di Che Fu Bin gode di una lunga e gloriosa storia missionaria che risale al 1800. Costruita nel 1850, è stata ampliata negli anni seguenti con la residenza dei sacerdoti, il convento delle suore, l’alloggio dei laici, una biblioteca, l’ospedale intitolato alla Madonna del Rosaria. Quindi è stata indicata come “il cuore” della Chiesa di Jia Xing, la zona settentrionale della provincia di Zhe Jiang. La diocesi di Hang Zhou conta oltre 207.000 fedeli, con una ventina di sacerdoti, 30 religiose, 20 seminaristi, 10 parrocchie, e la congregazione diocesana del Sacro Cuore di Gesù. La sua storia risale al 1600, con i missionari gesuiti, domenicani e poi lazzaristi. Qui si trova anche la tomba del famoso missionario gesuita p. Martino Martini. (M.G.)

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    Sud Corea: oltre 600 persone in marcia per il rispetto della vita e l’assistenza medica ai poveri

    ◊   A Seoul, oltre 600 persone hanno marciato sabato scorso per celebrare la conclusione della settimana di campagna a favore del Fondo per il rispetto della vita, organizzata dal Catholic Medical Center (Cmc) di Seoul. In una cultura che vede la medicina concentrata solo sulla scoperta scientifica e non più al valore del malato, il Fondo creato dal Cmc ha lo scopo di diffondere tra la gente - soprattutto tra i medici - la cultura della vita e di sensibilizzare l’attenzione alla salute di anziani e poveri. Nella settimana di campagna per la raccolta fondi, durata dal 4 al 9 ottobre, i volontari del Cmc hanno allestito punti di informazione davanti ai principali ospedali di Seoul e organizzato vari eventi, tra cui mostre fotografiche e incontri di medicina. I soldi raccolti - riferisce l'agenzia AsiaNews - serviranno per finanziare un ospedale per i poveri da oltre 100 posti letto, la ricerca sui metodi di cura delle malattie terminali e la formazione del personale medico. Il Cmc è stato fondato nel 1936 dai cattolici di Seoul, per poter offrire cure gratuite a famiglie povere, anziani ed emarginati. Nei primi anni di attività gestiva solo un ospedale con 15 medici e 24 posti letto. Grazie alle donazioni ricevute dai fedeli di tutto il Paese, esso gestisce oggi: otto ospedali con circa 5200 letti, una università di medicina, un collegio per gli infermieri e in questi anni ha organizzato una delle reti ospedaliere tra le più importanti del Paese. (R.P.)

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    Indonesia: sacerdoti a confronto per una cura pastorale più vicina ai giovani

    ◊   Porre l’attenzione sull’aumento crescente di alcuni fenomeni: il matrimonio interreligioso, l’abuso di droga, il sesso prematrimoniale e la tubercolosi. È lo scopo del seminario sulla cura pastorale della gioventù cattolica, tenutosi dal 4 al 6 ottobre in Indonesia e organizzato dal vescovo di Bandung, mons. Johannes Pujasumarta. L’iniziativa ha visto la partecipazione di tutti i sacerdoti della diocesi e si è rivelata uno strumento efficace per stimolare e incoraggiare i sacerdoti nello sviluppo di un settore – quello della cura spirituale dei giovani – che la Chiesa avrebbe trascurato. Mons. Pujasumarta ha dichiarato ad AsiaNews: “I giovani si aspettano di vedere i lati più personali dei sacerdoti: devono mostrarsi degni di fiducia, amichevoli, umili, ed essere in grado di riconoscere i propri difetti. Queste cose – continua – sono fondamentali. Il sacerdote deve essere una guida per i giovani, coinvolgerli nelle attività della chiesa, e dedicare tempo e attenzioni ai singoli”. Il vescovo ha poi condiviso la sua esperienza personale di educatore con i seminaristi dal 1970 al 1983, e dal 1990 al 1998. “Quando sono diventato maestro dei novizi nella diocesi di Semarang – ha raccontato – ho sentito l’urgenza di condividere la mia missione per formare questi giovani al sacerdozio, e insegnare loro a impegnarsi per i poveri e gli emarginati. I giovani cattolici devono esser incoraggiati a praticare l’amore di Cristo dedicandosi agli altri”. Durante l’incontro, il vescovo ha poi ricordato a tutti i partecipanti che oggi nessuna parrocchia può dirsi “unitaria”: “Migliaia di giovani migranti cattolici, provenienti da tutto il Paese, sono venuti nella nostra diocesi e fanno ora parte della nostra comunità. Cattolici da Java, Sumatra del nord, Borneo, Flores, Papua sono giunti qui a Bandung e hanno bisogno del nostro tocco pastorale”. Mons. Pujasumarta, a conclusione del seminario, ha auspicato una Chiesa “più aperta verso l’esterno, piuttosto che ripiegarsi su se stessa nella realizzazione dell’amore di Cristo tra gli uomini, tenendo conto delle differenze di religione, della cultura e della povertà”. (M.G.)

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    La Chiesa vietnamita istituisce la Commissione giustizia e pace

    ◊   Per la prima volta dal 1975 il Vietnam avrà una Commissione di giustizia e pace. La decisione è stata approvata durante l’XI Assemblea della Conferenza episcopale vietnamita che si è conclusa venerdì scorso a Ho Chi Minh City. Secondo quanto riferisce AsiaNews, la Commissione lavorerà insieme ai vescovi e alle organizzazioni per i diritti umani presenti nelle varie diocesi. Lo scopo è quello di difendere la sacralità e la dignità dell’uomo secondo gli insegnamenti della Dottrina sociale della Chiesa, anche di fronte ai continui soprusi compiuti dal governo contro i cattolici e la Chiesa. Tra il 1954 e il 1975 il regime vietnamita ha confiscato oltre 2.250 edifici di proprietà della Chiesa, tra cui chiese, monasteri, ospedali e scuole. A tutt’oggi i beni non sono stati restituiti e restano in mano del governo. Molte proprietà sono state trasformate negli ultimi anni in centri commerciali, residenze e parchi di divertimento. (M.G.)

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    Australia: mons. Hart mette in guardia dalla campagna pro-eutanasia

    ◊   Mons. Denis Hart, arcivescovo di Melbourne, ha diffuso nei giorni scorsi una dichiarazione in cui mette in guardia i suoi fedeli su una nuova campagna che mira alla legalizzazione dell'eutanasia da parte dell'Assemblea federale in Australia. Il presule - riferisce l'agenzia Zenit - esprime la totale opposizione dei cattolici a questo progetto, ricordando che l'eutanasia “è contraria all'assistenza medica” e “rappresenta l'abbandono delle persone anziane alla morte. I difensori dell'eutanasia e del suicidio assistito stanno montando una nuova campagna per un cambiamento di ampia portata nelle leggi sull'eutanasia e sul suicidio assistito di Victoria”, avverte monsignor Hart, constatando una strategia che ricorda casi precedenti, come la legge sull'aborto. “Nel caso di queste leggi c'erano poco tempo o poche opportunità per la consultazione pubblica, il dibattito o la riflessione, e i provvedimenti sono stati introdotti in Parlamento dal Governo sulla base per cui non sarebbero state permesse modifiche”, spiega. Il presule ricorda che già nel 1996 è stato permesso un “breve esperimento” nel Territorio del Nord, dopo il quale tutte le proposte di legge presentate in Australia sono state respinte. “Quando i parlamentari si prendono del tempo per dibattere il tema completamente e considerarne tutte le conseguenze, si rendono conto che la depenalizzazione dell'eutanasia e del suicidio assistito metterebbe in pericolo la vita di altre persone vulnerabili”, sottolinea monsignor Hart. L'impatto di una legge di questo tipo sarebbe enorme: “persone che saranno particolarmente vulnerabili sentiranno di essere un peso per gli altri. L'esperienza dei Paesi Bassi conferma fino a che punto questa mentalità si possa diffondere con la pressione per aumentare la portata della legge, perché includa non solo le persone con malattie terminali e sofferenze insopportabili, ma anche quelle che soffrono di depressione, quelle che non hanno la capacità di prendere decisioni autonomamente e perfino i bambini”. In questo senso, il presule rivolge un appello ai politici, ai professionisti sanitari e soprattutto ai fedeli cattolici, perché non abbandonino i malati e gli anziani all'eutanasia, ma ne abbiano cura “con amore e attenzione. Ogni generazione ha molto da insegnare a quella successiva. Per questo, dovrebbe considerare la cura degli anziani come il pagamento di un debito di gratitudine, come parte di una cultura d'amore e di assistenza”. “E' un'esperienza ispiratrice ed edificante osservare l'amore e la cura di coloro che lavorano con e a sostegno degli anziani e dei moribondi nei loro ultimi giorni di vita”, conclude. (R.P.)

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    In Australia solo una minima parte dei casi provati di abuso sui minori viene messa a giudizio

    ◊   L'abuso sessuale sui minori costituisce l'emergenza sanitaria più grave che l'Australia stia affrontando, si legge in una dichiarazione di padre Chris Riley, amministratore delegato dell'organizzazione australiana Youth Off The Streets impegnata con i giovani senzatetto, i tossicodipendenti e gli emarginati, rilasciata al periodico australiano The Catholic Weekly. Tutte le responsabilità - riferisce l'agenzia Fides - vengono scaricate agli organi statutari, i quali però sono sotto assedio e questioni come quelle dei giovani lavoratori sfruttati sessualmente vanno ad estinguersi nel giro di sette mesi. "I politici non considerano la questione seriamente, continua padre Riley, la comunità in genere non desidera sentire parlare di abusi sessuali e le vittime non sempre mostrano segni esteriori delle violenze subite. Ma tutti quelli che ne hanno sofferte portano per tutta la vita disagi psicologici ed emotivi; spesso iniziano a drogarsi per vincere la paura di essere ancora vittime di violenza, tentano il suicidio, l'automutilazione e hanno gravi difficoltà a riporre fiducia verso gli altri.” Purtroppo la maggior parte dei casi non vengono perseguiti giuridicamente. Dalle ultime stime dell' Australian Institute of Health and Welfare presso il Victorian Children’s Court, dei 6344 di abusi sessuali su minori provati, ne sono stati messi a giudizio solo 453. (R.P.)

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    Télé Lumière lancia piattaforma plurilingue per promuovere la pace in Medio Oriente

    ◊   Télé Lumière ha varato la prima piattaforma plurilingue che offrirà servizi dal Libano ai cinque continenti. La rete è stata lanciata a una settimana dall'apertura del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente a Roma, e aprirà il suo primo ufficio nel cuore del Vaticano, in collaborazione con l'agenzia di notizie cattolica H2o. Al lancio dell'iniziativa erano presenti mons. Gabriele Caccia, nunzio apostolico in Libano e decano del Corpo Diplomatico nel Paese, il vescovo Roland Abou Jaoude, protosincello patriarcale maronita in Libano e presidente di Télé Lumière, il direttore della National News Agency, Laure Sleiman Saab, e gli ambasciatori di Spagna, Cile, Argentina, Colombia, Uruguay, Danimarca, Romania ed Egitto. Presenti anche più di 100 invitati, tra cui incaricati d'affari, consoli generali e personaggi di spicco del mondo sociale e dei media. Nel suo discorso inaugurale, ripreso dalla agenzia Zenit, il direttore generale Jacques Kallassi ha sottolineato il ruolo di Télé Lumière come messaggero di pace dal Medio Oriente nel mondo, annunciando il lancio del nuovo servizio internazionale in spagnolo, inglese, portoghese, francese e italiano. L’emittente vanta infatti 20 anni di trasmissioni del messaggio di pace, unità e riconciliazione dal Libano al mondo e di promozione dei diritti umani, della famiglia, delle questioni culturali ed educative e di tutti i valori necessari per costruire una società multiculturale armonica. Télé Lumière – ha spiegato direttore Jacques Kallassi – non si limita a predicare e insegnare, ma insiste nel guidare la discussione sugli argomenti principali che attirano l'attenzione della gente, indipendentemente dalla sua confessione. La nuova iniziativa, ha sottolineato, è segno di una nuova era di programmazione internazionale basata su interessi comuni, valori condivisi e scambi reciproci. Mons. Roland Abou Joudeh ha ricordato dal canto suo l'importante ruolo della Chiesa e di Télé Lumière nel mantenere i rapporti tra gli immigrati e i loro Paesi d'origine, riferendosi a questo importante progetto come a un mezzo per una maggiore comunicazione con tutti i Paesi esteri. La direttrice dei programmi, Marie-Therese Kreidy, ha dichiarato che l'obiettivo più importante di questa piattaforma è condividere con il mondo ogni contributo positivo per la pace e una vita migliore in ogni lingua possibile. I programmi trasmessi sono culturali, sociali, educativi, religiosi e familiari, e includono Messe, documentari, concerti, film e serie. La Kreidy ha affermato che il canale offre oggi tre ore di programmazione in spagnolo, tre ore in inglese, due in francese e una in portoghese. Mons. Gabriele Caccia ha ricordato la menzione di Télé Lumière e Noursat nei Lineamenta del Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente: “I nuovi mezzi di comunicazione, uno strumento molto efficace nel testimoniare il Vangelo – Internet (soprattutto per i giovani), la radio e la televisione – sono troppo poco utilizzati da parte nostra”. Il presule ha anche esortato a sostenere questo canale indipendentemente dalla religione o dalla confessione, perché è l'unico canale mediorientale a promuovere i valori umani comuni di base, soprattutto nella regione in cui è nato il cristianesimo. (M.G.)

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    Morto a Roma Giovanni Hajnal, grande esponente dell’arte sacra del ‘900

    ◊   L’arte sacra contemporanea perde uno dei suoi massimi rappresentati: Giovanni Hajnal. L'artista si è spento a Roma venerdì notte; a darne notizia la figlia Giulia. Nato a Budapest, in Ungheria, il 27 agosto del 1913 e arrivato nel 1948 in Italia, Hajnal lascia una delle più importanti produzioni artistiche del XX secolo. Pittore, vetratista e mosaicista, le sue opere impreziosiscono edifici sacri di tutto il mondo: dalle grandi vetrate nel Duomo di Milano a quelle del Duomo di Prato, passando per il rosone della facciata di Santa Maria Maggiore a Roma, la St. Joseph Cathedral di Hartford negli Stati Uniti e il Duomo di San Paolo in Brasile. Ma l’opera che ha dato a Giovanni Hajnal grande fama, è la realizzazione delle vetrate ovali che danno luce all’interno dell'Aula Paolo VI, in Vaticano. Hajnal ha tuttavia iniziato la sua carriera artistica come illustratore di libri, un’attività che ha continuato a coltivare anche in seguito e che lo ha portato a collaborare con giornali e riviste, fra cui Avvenire, Discussione e L’Osservatore Romano. Nella sua lunga carriera si è occupato anche di incisioni: numerose quelle dedicate alla Divina Commedia di Dante, alle Bucoliche di Virgilio, ai Sonetti di Trilussa, e a I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift. Artista poliedrico e aperto alla sperimentazione, Hajnal è anche un grande maestro del mosaico. Le sue opere musive più note si possono ammirare a Roma, nelle Chiese di San Leone Magno e dei SS. Pietro e Paolo all’EUR, nel Collegio Scozzese, nella Chiesa Nazionale Canadese, nella ex sede della direzione dei Monopoli di Stato. La grande produzione portata a termine in Italia gli è valsa la cittadinanza italiana per meriti artistici nel 1958 e nel 2002 è stato nominato Commendatore dal Presidente Ciampi. Nel 1992 gli è stata conferita dal Presidente della Repubblica Ungherese la Croce al Valore Civile, la più alta onorificenza ungherese in campo culturale. (A cura di Marco Guerra)

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    24 Ore nel Mondo



    La moglie del dissidente cinese neo Premio Nobel agli arresti domiciliari

    ◊   Continuano le polemiche in Cina in seguito alla consegna del Premio Nobel per la pace al dissidente, Liu Xiaobo. La moglie del letterato, dopo un incontro in carcere con il marito durante il quale ha comunicato all’uomo la vittoria del premio, è stata messa agli arresti domiciliari. Lo ha comunicato la stessa Liu Xia dal suo portale Twitter, confermando le voci che da giorni comunicavano la notizia: la donna ha chiesto pubblicamente aiuto, dichiarando di non avere più contatti con il mondo esterno. Fonti dell’UE fanno sapere che la polizia cinese ha impedito oggi ad un gruppo di diplomatici dell'Unione Europea di visitare Liu Xia. Critiche al governo di Pechino arrivano oggi dal Dalai Lama, Nobel per la pace nel 1989: ha detto che il governo di Pechino “non apprezza affatto le diversità di opinione” e ha aggiunto che dar vita a una società aperta e trasparente è “l'unico modo per salvare tutte i popoli della Cina”. A Hong Kong, invece, dinanzi la rappresentanza cinese, una ragazza è stata arrestata e poi rilasciata dopo aver festeggiato la notizia del Nobel insieme ad un gruppo di attivisti politici stappando una bottiglia di champagne.

    Secondo giornalista in due settimane arrestato in Somalia
    Ancora un giornalista arrestato dagli Shabaab in Somalia. È il secondo nel giro di due settimane. Le manette nei confronti di Hassan Mohamud Halane, direttore di Radio Mandeeq, sono scattate sabato scorso nella città di Hawo, nella regione sudoccidentale somala di Gedo, mentre il reporter stava rientrando da un seminario ad Hargeisa nel Somaliland, organizzato da un'organizzazione di aiuti internazionali. Al-Shabaab lo accusa di avere partecipato al workshop. Lo rende noto l'Unione nazionale dei giornalisti somali (Nusoj), che ha condannato la misura repressiva. Il 26 settembre scorso, i ribelli legati ad al Qaeda avevano arrestato Mohamed Qani Hussein Kuusow, stringer per due emittenti locali, che stava conducendo un'inchiesta sui movimenti delle truppe del governo transitorio somalo a Doolow. L'uomo è ancora in carcere.

    In Italia le salme degli alpini uccisi in Afghanistan, domani i funerali
    Sono state accolte dalle massime cariche dello Stato italiano le salme dei quattro alpini uccisi sabato scorso in un’imboscata in Afghanistan e giunte stamani all'aeroporto romano di Ciampino. I funerali si svolgeranno domani nella capitale alle 10.30, nella basilica di S. Maria degli Angeli. Oggi, il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, conferma alla stampa l'ipotesi di consegnare al governo di Kabul la provincia di Herat entro il 2011 e ribadisce il principio che l’Italia non andrà in un'altra zona.

    Karzai conferma negoziati non ufficiali con talebani
    Il presidente afgano, Hamid Karzai, ha confermato ieri sera, in un'intervista alla Cnn, l'esistenza “da diverso tempo” di negoziati non ufficiali con i talebani, per cercare di mettere fine alla guerra che da nove anni insanguina il Paese dell'Asia centrale. Intanto, 15 talebani che si erano infiltrati dal Pakistan nella provincia meridionale afghana di Paktika sono stati uccisi in un raid aereo della Nato.

    Il Pakistan riapre le frontiere ai mezzi Nato, violenze e un sisma scuotono il Paese
    Sembra non avere fine la questione dei mezzi Nato di passaggio dall’Afghanistan al Pakistan: nonostante la riapertura dei varchi, un mistero avvolge la scomparsa di 500 autobotti. Proseguono poi le violenze, oggi una forte scossa di terremoto ha fatto tremare un’area nei pressi di Islamabad ma, pare, senza vittime. Il servizio di Marco Onali:

    Rimane tesa la situazione in Pakistan, nonostante la riapertura delle frontiere con l’Afghanistan per i mezzi di rifornimento delle truppe Nato. Dopo la pubblicazione di un rapporto congiunto in cui l'organismo atlantico riconosceva la violazione dello spazio aereo pakistano - pur affermando di aver sparato per legittima difesa, e dopo le scuse per il “terribile incidente”, che aveva provocato la morte di tre militari pakistani, da parte dell'ambasciatrice americana in Pakistan - Islamabad ha ieri annunciato la riapertura dei valichi. Le dogane del Paese hanno tuttavia aperto un'inchiesta, su richiesta della Corte suprema, su 500 autobotti e automezzi con rifornimenti per le truppe Nato che, dopo aver lasciato Karachi per dirigersi verso Kandahar, in Afghanistan, non hanno mai raggiunto il punto di frontiera pakistano-afgano di Chaman. Nella stessa regione, fondamentalisti islamici hanno distrutto due scuole elementari per bambine e una scuola elementare per bambini nella zona tribale di Saafi. Secondo fonti pakistane, nel corso di raid aerei americani lo scorso giovedì è rimasto ucciso il consigliere libico di Osama Bin Laden, Atiyatullah Abdel Rahman, sul quale esisteva una taglia di un milione di dollari.

    La Francia confida in un compromesso sugli insediamenti ebraici
    Il ministro degli Esteri francese, Bertand Kouchner, ha detto che il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, sta cercando di trovare un compromesso sugli insediamenti ebraici in Cisgordania, ma che questo sforzo potrebbe richiedere più tempo del previsto. “Malgrado le diverse posizioni, quanto ha detto Natanyahu è incoraggiante”, ha affermato Kouchner in una conferenza stampa tenuta ieri sera a Gerusalemme dopo un incontro avuto con il capo del governo dello Stato ebraico, assieme al ministro degli Esteri spagnolo, Miguel Angel Moratinos. “È ancora alla ricerca di un compromesso che possa soddisfare sia i palestinesi sia il popolo israeliano, ci ha assicurato che gli sforzi continuano e che tali sforzi però potrebbero prendere più tempo del previsto”, ha affermato. Per proseguire nel negoziato diretto riattivato lo scorso mese a Washington, il presidente palestinese, Abu Mazen, chiede che venga ripristinata la moratoria scaduta il 26 settembre sulla costruzione degli insediamenti nei Territori dell'Anp.

    A Belgrado 141 feriti per gli scontri alla manifestazione anti-gay pride
    Scontri a Belgrado durante una contro-manifestazione in occasione del gay pride, tenutosi nella capitale serba ieri: 141 i feriti, tra cui circa 120 poliziotti che hanno tutelato e difeso la manifestazione dall’attacco di circa 6000 facinorosi, appartenenti all’ala estremista e xenofoba del partito di destra e vicini agli hooligan delle due squadre di calcio della città. Gli scontri, avvenuti al margine della manifestazione principale, hanno visto il lancio di bombe, molotov e irruzioni nella sede del “Partito democratico” e in parlamento al grido di “morte ai gay”. I più facinorosi, circa 150 manifestanti, si sono dispersi dopo il lancio di lacrimogeni, per poi tornare all'azione nelle strade limitrofe, dove sono stati danneggiati due autobus e un veicolo della polizia è stato dato alle fiamme.

    Prove ufficiali per il futuro leader della Corea del Nord
    Continuano le presentazioni ufficiali del probabile futuro leader nordcoreano, Kim Jon Un, terzogenito dell’attuale leader, Kim Jong Il. Ieri, Kim Jon Un ha presenziato ufficialmente alle parate militari svoltesi a Pyongyang, la capitale del Paese, in occasione del 65.mo anniversario del Partito dei lavoratori al potere. La presenza del giovane, che dovrebbe avere 27 o 28 anni ed è diventato il mese scorso generale a quattro stelle, è apparsa un'ulteriore prova che il giovane Kim è destinato a succedere il padre, le cui condizioni di salute non sono buone. Nel corso della parata, una delle più imponenti degli ultimi anni, il giovane ha incontrato il primo esponente di un governo straniero, Zhou Yongkang, uno dei nove membri del comitato permanente del politburo del partito comunista cinese. La Cina è l'unico Paese che ha stretti rapporti con al Corea del Nord e il leader del partito comunista di Pechino, Hu Jintao, ha mandato un messaggio di congratulazione a Pyongyang in occasione della ricorrenza.

    Riunito il Comitato sulla sicurezza alimentare della Fao
    Si è aperta questa mattina nel quartier generale romano la riunione del Comitato sulla sicurezza alimentare, Csa, in occasione della Giornata mondiale dell'Alimentazione 2010, che sarà celebrato il prossimo venerdì. Alla presenza dei rappresentanti governativi, della società civile e dei responsabili delle agenzie Onu si discuterà del dossier pubblicato dalla Fao, secondo cui gli affamati nel mondo sono oggi almeno 925 milioni, con 22 Paesi in “crisi prolungata”. Il tema centrale è quello del land grabbing, la vendita di terreni coltivabili a investitori privati, che ha spesso impatti negativi sulla vita dei contadini poveri: il fenomeno è aumentato di dieci volte rispetto agli anni precedenti e solo l’anno scorso ha visto la vendita di territori pari all’intera superficie della Svezia. Altro tema cruciale, su cui il Csa redigerà un rapporto, è quello della volatilità dei prezzi alimentari, causa e al tempo stesso effetto della recente crisi alimentare globale. Il direttore generale della Fao, Jacques Diouf, aprendo i lavori della XXXVI sessione del Comitato sulla sicurezza alimentare mondiale ha annunciato che "è vitale che siano stabilite partnership e collegamenti a livello nazionale attraverso meccanismi adeguati e riconosciuti come i gruppi tematici e le alleanze nazionali per la sicurezza alimentare”. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Marco Onali)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 284

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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