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Sommario del 01/10/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa ai vescovi europei: promuovere famiglia, vita e libertà dei fedeli da intolleranza e discriminazione
  • Messaggio del Papa per i 50 anni dell’indipendenza nigeriana: lavorate per la pace e la democrazia
  • Aperto a Capaci il raduno di famiglie e giovani in attesa della visita del Papa a Palermo
  • Concerto in onore del Papa offerto dall'Eni
  • Udienze e nomine
  • I Primi Vespri d’Avvento celebrati dal Papa nella cornice di una Veglia per la vita nascente
  • La povertà in Europa e nel mondo al centro dell'incontro del Papa con i vertici della Comunità di Sant'Egidio
  • Il 22 ottobre l’apertura dell’inchiesta diocesana sulla fama di santità del cardinale Van Thuân
  • Musei Vaticani: visite notturne del venerdì abbinate in ottobre a spettacoli di musica, canto e danza
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Fallito golpe in Ecuador: si dimette il capo della Polizia
  • Conferenza stampa della Cei a conclusione del Consiglio permanente
  • Cipro festeggia i 50 anni di indipendenza
  • Ottobre, mese dedicato a Maria. Il Papa: come Lei siamo sempre disponibili a fare la volontà di Dio
  • La Chiesa festeggia Teresa di Lisieux, la Santa della "piccola via" e Patrona delle missioni
  • Chiesa e Società

  • I vescovi dell’Ecuador: aprire subito un dialogo per rafforzare la democrazia
  • Sostegno dei leader religiosi agli sforzi della Casa Bianca per la pace in Medio Oriente
  • Barcellona: presentato il Meeting internazionale per la Pace
  • Unione Europea: documento delle Chiese cristiane per la lotta alla povertà
  • Amnesty-Caritas: “Stabili le domande di asilo nei Paesi Ue”
  • Nella Giornata internazionale per gli Anziani, l'esempio delle donne africane
  • Spagna: Esortazione pastorale dei vescovi per la visita di Benedetto XVI
  • India: dal verdetto di Ayodhya un “campanello di allarme” per le minoranze religiose
  • Filippine: la Chiesa condanna la legge sul controllo delle nascite
  • Filippine: mons. Cruz denuncia il gioco d’azzardo illegale che coinvolge diversi politici
  • Indonesia: dopo 60 anni, inaugurata oggi la chiesa di Santa Teresa in Central Java
  • Venezuela: le conclusioni del Congresso latinoamericano dei Giovani
  • Il cardinale Bertone agli ex allievi salesiani: “Siate testimoni della fede”
  • Czestochowa: oltre 10mila fedeli al pellegrinaggio delle famiglie
  • "Nobel alternativi": tra i premiati, un vescovo che difende gli indios del Brasile e l'Amazzonia
  • Usa: due nuovi siti per conoscere la Parola di Dio e far crescere la missionarietà
  • Fiera del Libro di Francoforte: le novità editoriali della Lev
  • Aperta a Palermo la mensa per i poveri. E' la più grande del Sud Italia
  • Padre Carmine Curci nuovo direttore dell'agenzia Misna
  • 24 Ore nel Mondo

  • Bombe in Nigeria nel 50.mo d'indipendenza. Liberati 15 bambini sequestrati giorni fa
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa ai vescovi europei: promuovere famiglia, vita e libertà dei fedeli da intolleranza e discriminazione

    ◊   “Suscitare nelle comunità ecclesiali il necessario impegno per la libertà dei fedeli dall’intolleranza e la discriminazione” e “per la promozione della famiglia e la difesa della vita umana” : è quanto scrive il Papa in un messaggio - a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone - indirizzato all’Assemblea plenaria del Ccee, il Consiglio delle Conferenze episcopale d’Europa, apertasi ieri a Zagabria. Nel messaggio, il Papa invita inoltre i presuli europei a proseguire “l’importante opera svolta” e ad imprimere “un ulteriore coraggioso impulso per una nuova evangelizzazione del continente”. Nel discorso d’apertura, il cardinale Péter Erdö, arcivescovo di Esztergom-Budapest e presidente del Ccee, ha annunciato la nascita di un Osservatorio sulla discriminazione dei cristiani in Europa. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “L’Europa ha bisogno di Dio”: è quanto sottolineato dal cardinale Péter Erdö all’apertura della Plenaria del Ccee a Zagabria, incentrata sul tema “Demografia e Famiglia in Europa”. Il porporato ha esortato le istituzioni europee ad attuare politiche famigliari adeguate per affrontare il problema della denatalità. “La crisi della famiglia – ha detto il presidente degli episcopati europei – è soprattutto un aspetto della crisi culturale”. Ed ha esortato i presuli a lavorare per difendere il diritto alla vita nascente. Durante la prima giornata dell’assemblea è stata presentata una ricerca dalla quale emerge drammaticamente l’invecchiamento della popolazione europea. La crescita demografica, negli ultimi 10 anni, è stata pari al 3.8%, ma è dovuta soprattutto all’immigrazione. Nel 2008, il 69% dei “nuovi europei” erano infatti immigrati. Alla luce di questi dati, ha osservato stamani mons. Carlos Simón Vázquez, sotto-segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia, si può purtroppo affermare che l’Europa “sta entrando in un periodo di inverno demografico”. Le ricadute di questo fenomeno, ha aggiunto, “sono notevoli” perché “in questo contesto è fortemente indebolita e fragile”. La famiglia, ha constatato con rammarico, “è sempre meno allargata e sempre più nucleare ed isolata”. Per questo, è stata l’esortazione di mons. Vázquez, in Europa c’è bisogno di un impellente cambiamento spirituale.

    La Plenaria della Ccee a Zagabria vede anche la nascita dell’Osservatorio sui casi di discriminazione e di intolleranza verso i cristiani in Europa. Un’iniziativa che viene illustrata dal cardinale Péter Erdö, raggiunto telefonicamente a Zagabria da Alessandro Gisotti:

    R. – Ci sono casi di discriminazione sia a livello di istituzioni che a livello di amministrazione in alcuni Paesi. Naturalmente vi sono anche fenomeni preoccupanti nei mass media, che giustificano il registrare i fenomeni che esprimono una discriminazione contro i cristiani, contro la comunità dei cristiani. Esistono situazioni diversissime nel nostro continente. Abbiamo pure noi il dovere di tenerci informati sulla vita, sui problemi degli altri cattolici, degli altri cristiani del nostro continente.

    D. – L’Osservatorio è, dunque, anche uno strumento di aiuto alle istituzioni...

    R. – Certamente, perché prima di tutto bisogna vedere la situazione, la situazione dell’Europa in cui viviamo, la situazione dei cattolici, dei cristiani nei singoli Paesi. Vi sono anche situazioni di emergenza, dove un intervento molto puntuale può risolvere un problema che sembrava irrisolvibile per i cattolici del Paese in questione.

    D. – Il tema centrale della Plenaria è “Demografia e famiglia”...

    R. – Abbiamo fatto come di solito, ogni anno, per il tema centrale del nostro incontro una ricerca e abbiamo ricevuto un quadro completo, che era impressionante, perché dimostra che quell’equilibrio nel numero della popolazione in Europa è dovuto alla massiccia immigrazione, mentre la cosiddetta fertilità naturale non copre che meno di una terza parte di quello che sarebbe necessario per l’equilibrio.

    D. – Quanto è importante il dialogo ecumenico, la testimonianza comune dei cristiani nell’Europa di oggi?

    R. – E’ importante soprattutto anche per influenzare il comportamento della gente e dei politici. La Chiesa cattolica con tutte le Chiese ortodosse ha una posizione comune in materia di famiglia. Quindi, abbiamo la possibilità di rievangelizzare l’Europa e forse così salvare anche demograficamente questo continente.

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    Messaggio del Papa per i 50 anni dell’indipendenza nigeriana: lavorate per la pace e la democrazia

    ◊   Benedetto XVI ha invitato i nigeriani a lavorare assiduamente per la pace e la prosperità dei loro concittadini, in un messaggio per i 50 anni dell’indipendenza della Nigeria che si celebra oggi, primo ottobre. Il messaggio, firmato dal Papa è stato consegnato ieri al capo di Stato nigeriano Ebele Goodluck Jonathan, dal cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, presso la State House, ad Abuja. Lo riferisce l’agenzia vaticana Fides. Il Pontefice, nel congratularsi con il presidente e la popolazione del Paese per i 50 anni d’indipendenza, ha esortato i nigeriani a continuare ad adoperarsi per la diffusione della democrazia e dei diritti umani. Esprimendo gratitudine a Dio per il progresso civile e politico del Paese effettuato dall'indipendenza nel 1960, il Papa incoraggia il presidente e, attraverso di lui, tutti i nigeriani “a lavorare sempre più assiduamente per la pace e la prosperità dei loro concittadini, per la continua diffusione della democrazia e di autentici diritti umani attraverso una legislazione saggia e giusta e per l'ulteriore sviluppo integrale di tutti, con una attenzione particolare verso i più poveri e più deboli”. Benedetto XVI prega quindi perché Dio benedica il territorio nazionale, assicurando al presidente e al popolo della Nigeria uno speciale ricordo nelle sue preghiere. Dopo aver consegnato il messaggio del Papa, il cardinale Turkson, che rappresenta il Papa durante la celebrazione del giubileo d'oro, ha dichiarato che la Nigeria è molto cara al cuore del Santo Padre e che tiene il Paese in grande considerazione. Il porporato ha infine ricordato che la Santa Sede e la Nigeria intrattengono cordiali relazioni diplomatiche fin dall’indipendenza nazionale.

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    Aperto a Capaci il raduno di famiglie e giovani in attesa della visita del Papa a Palermo

    ◊   Cresce l’attesa a Palermo per l’arrivo di Benedetto XVI, domenica prossima. Un appuntamento a cui il capoluogo siciliano si sta preparando con grande impegno e soprattutto con grande gioia. Ed oggi, a Capaci, è iniziato il raduno ecclesiale regionale delle famiglie e dei giovani siciliani che avrà il suo culmine nell’incontro con il Papa, domenica pomeriggio, in Piazza Politeama. A seguire i lavori dell’incontro il nostro inviato a Palermo, Salvatore Sabatino:

    “Convertitevi! Una volta verrà il giudizio divino”. E’ il grido di Giovanni Paolo II contro la mafia nel famoso discorso pronunciato nella Valle dei Templi ad Agrigento. Parole forti, queste, che ancora oggi provocano emozioni che sono risuonate nel Convegno “Lo sguardo del coraggio... per una educazione della speranza”. Due giorni di incontri, discussioni e confronti, che mettono in primo piano problemi e aspettative di famiglie e giovani siciliani. 1.100 i partecipanti presenti a Capaci: tutti uniti alla fine di un cammino durato quattro anni. L’evento è organizzato dagli uffici per la pastorale giovanile e per la pastorale familiare e si concretizza nella scelta dei contenuti di un percorso concreto, che si coniuga in cinque aree di approfondimento e tutte legate al concetto dell’educazione. Giustizia e legalità, ambiente, lavoro, scuola ed università, cittadinanza attiva: tutti temi, questi, che si basano sulla presenza della fede nella vita quotidiana e che sottolinea l’importanza della Chiesa nel territorio. Chiesa che contribuisce, attraverso la testimonianza di Dio, a tracciare un cammino per giovani e famiglie, attori indiscussi di qualsiasi società. Uno sguardo di speranza e di fiducia per il futuro della Sicilia che parte da qui, da Capaci, in un cammino di fede, che vuol dire rinnovamento anzitutto spirituale, ma anche sociale e culturale. Un percorso complesso che diventa un punto di partenza e che passerà attraverso una tappa importante: l’incontro con Benedetto XVI, domenica, in Piazza Politeama. Appuntamento finale di una giornata intensa, che vedrà il Pontefice presiedere la concelebrazione eucaristica al Foro Italico, durante la quale terrà l’omelia e guiderà la preghiera dell’Angelus, ed incontrare nel primo pomeriggio sacerdoti, religiosi, religiose e seminaristi nella Cattedrale di Palermo. Un appuntamento cui la città di Palermo si sta preparando con grande impegno e soprattutto gioia per accogliere al meglio il successore di Pietro.

    Molto atteso è, dunque, l’incontro che Benedetto XVI avrà in Cattedrale con i sacerdoti, i religiosi e i seminaristi. Il Papa troverà una Chiesa viva, che ogni giorno si spende senza riserve per testimoniare la presenza di Dio in un territorio non certo facile. Il nostro inviato a Palermo, Salvatore Sabatino, ha chiesto al rettore del Seminario arcivescovile maggiore di Palermo, mons. Raffaele Mangano, di tracciare un profilo dei futuri sacerdoti della Chiesa siciliana:

    R. – Il profilo dei futuri sacerdoti è il profilo di chi vive totalmente donato e consegnato. Sappiamo che significa “consegnato”: questo abbandono totale a Dio per "essere per" i fratelli. Io penso che questo profilo, forse, non ha niente di nuovo, è sempre stato lo stesso anche nel passato. Certamente, le situazioni ambientali cambiano perché oggi di fatto viviamo in una società che vive come se Dio non esistesse e, allora, la difficoltà per i futuri sacerdoti è questa: trovare un mondo indifferente e a questo mondo indifferente bisogna portare l’amore, perché penso che anche alle persone più indifferenti, davanti all’annuncio dell’amore, la vita si riesce a cambiarla.

    D. - Mons. Mangano, come si inserisce il Seminario arcivescovile maggiore nel contesto di Palermo?

    R. – E’ come un seminario che si pone a servizio, ovviamente, della realtà diocesana e, quindi, potremmo dire che il seminario di Palermo da sempre, nel passato e anche oggi, tiene l’occhio puntato sulla storia della nostra Chiesa, della nostra diocesi, con i suoi aspetti positivi e, quindi, anche con i suoi limiti.

    D. – Qual è la situazione in Sicilia sul fronte delle vocazioni?

    R. – Possiamo dire che c’è una ripresa. Si è avuta una ripresa in questi ultimi anni, nelle Chiese di Sicilia, nei vari seminari. Per quanto riguarda Palermo, attualmente, i numeri ci dicono che dal primo al sesto anno sono 35 i giovani in formazione e quest’anno 12 giovani hanno fatto richiesta di iniziare il cammino di discernimento nella comunità del propedeutico.

    D. – Ci può spiegare come vi siete preparati all’incontro con il Santo Padre? Quali le emozioni che vivono i ragazzi in queste ore di vigilia?

    R. - Possiamo dire che siamo in questi giorni in ritiro e abbiamo anche guardato ai discorsi fatti dal Papa in questo ultimo periodo, ci siamo soffermati anche a riflettere su questi testi. Certamente – lei si può immaginare – c’è una grande gioia. Per molti di essi sarà la prima volta che avranno l’opportunità di vivere questo grande evento e, soprattutto, viverlo qui nella nostra città di Palermo.

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    Concerto in onore del Papa offerto dall'Eni

    ◊   Un Concerto in onore di Benedetto XVI, offerto dall’Eni, si tiene oggi alle ore 18.00 in Vaticano, nell’Aula Paolo VI. Nella circostanza verrà eseguito un programma che comprende la Sinfonia n. 94 in sol maggiore (“La sorpresa”) di Franz Joseph Haydn, "Cecilia, vergine romana" di Arvo Pärt e la "Fantasia corale in do minore" op.80 di Ludwig van Beethoven; l’interpretazione è affidata all’Orchestra e al Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretti rispettivamente da Neeme Järvi e da Ciro Visco, con Andrea Lucchesini al pianoforte. (M.V.)

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    Udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in Vaticano alcuni presuli della Conferenza episcopale del Brasile (Regione NORTE I - NOROESTE), in visita "ad Limina".

    Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Shrewsbury (Inghilterra), presentata da mons. Brian M. Noble, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Mark Davies, finora vescovo coadiutore della medesima diocesi.

    Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale del vicariato apostolico di Phnom-Penh (Cambogia), presentata da mons. Emile Destombes, della Società per le Missioni Estere di Parigi, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Olivier Schmitthaeusler, anch’egli della Società per le Missioni Estere di Parigi, coadiutore del medesimo vicariato apostolico.

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    I Primi Vespri d’Avvento celebrati dal Papa nella cornice di una Veglia per la vita nascente

    ◊   Il 27 novembre, in occasione dell’inizio dell’Avvento, Benedetto XVI celebrerà come di consueto i Primi Vespri della Prima Domenica d’Avvento nella Basilica di San Pietro. Quest’anno però - informa una nota del direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi - i Vespri saranno inseriti nel quadro di una “Veglia per la vita nascente”, nella prospettiva del tempo di Avvento e della prossima Solennità del Natale del Signore. A tal fine, il prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, cardinale Antonio Canizares Llovera, e il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, cardinale Ennio Antonelli, hanno perciò inviato – tramite i nunzi apostolici – una lettera ai presidenti delle Conferenze Episcopali per invitare i vescovi a promuovere anch’essi nelle Chiese locali analoghe celebrazioni e iniziative di preghiera. Iniziative, conclude la nota, che avverranno “in unione spirituale con il Santo Padre, per promuovere l’impegno e la testimonianza ecclesiale per una cultura della vita e dell’amore”.

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    La povertà in Europa e nel mondo al centro dell'incontro del Papa con i vertici della Comunità di Sant'Egidio

    ◊   La crescente povertà in Europa e nel mondo nonché le maggiori questioni sociali emerse in seguito alla crisi economico-finanziaria di questi anni, sono stati i temi al centro dell’incontro, ieri mattina a Castel Gandolfo, tra il Papa e il prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, il presidente Marco Impagliazzo e mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia. Lo riferisce un comunicato della Comunità. Uno dei temi evocati è stata l’Africa con riferimento ai maggiori programmi di solidarietà della Comunità nel continente. Il programma “Dream”, che cura 90mila malati di Aids in 10 Paesi africani e “Bravo” (Birth registration for all versus oblivion) programma di registrazione allo stato civile dei bambini africani. Un bambino su due in Africa – sottolinea il comunicato - non è registrato alla nascita, è dunque invisibile e non ha alcun diritto, né protezione. Nel corso di quest’anno la Comunità ha proceduto alla registrazione allo stato civile di più di 3 milioni di persone in Burkina Faso. Il programma Bravo è ora attivo anche in altri Paesi africani. L’udienza si è tenuta alla vigilia dell’Incontro interreligioso di preghiera per la pace nello “spirito di Assisi” che si terrà a Barcellona dal 3 al 5 ottobre sul tema “Vivere insieme in un tempo di crisi. Famiglia di Dio, famiglia di popoli”.

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    Il 22 ottobre l’apertura dell’inchiesta diocesana sulla fama di santità del cardinale Van Thuân

    ◊   Il 22 ottobre prossimo, a tre anni dall’annuncio dell’avvio della causa di Beatificazione, si terrà la solenne sessione di apertura dell’inchiesta diocesana sulla vita, sulle virtù e sulla fama di santità del cardinale vietnamita François-Xavier Nguyên Van Thuân. E’ quanto informa una nota del Pontificio Consiglio “Giustizia e Pace” di cui il porporato fu presidente dal 1998 al 2002, anno in cui si spense all’età di 74 anni. Figura luminosa della Chiesa vietnamita, il Servo di Dio Van Thuân trascorse in carcere oltre tredici anni, di cui nove in isolamento. La cerimonia avrà luogo, alle ore 12, presso la Sala della Conciliazione nel Palazzo Lateranense di Roma. Interverranno il cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini, che presiede la sessione e il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio “Giustizia e Pace”.

    In occasione di tale evento, il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, la “Fondazione San Matteo in memoria del cardinale Van Thuan” e la Cardinal François-Xavier Nguyên Van Thuân Foundation, hanno promosso una serie di eventi, volti a sottolineare la fama di santità del pastore vietnamita. Alle ore 8.30, del 22 ottobre, nella Chiesa di Santa Maria della Scala in Roma, il cardinale Turkson presiederà una celebrazione eucaristica, in suffragio del Servo di Dio. Alle 10.30, poi, presso la Pontificia Università Lateranense, si terrà la Cerimonia di consegna dei Premi Van Thuân, giunti alla terza edizione. Quest’anno il riconoscimento andrà al dott. Juan Somavia, direttore generale dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro.

    La Fondazione ha assegnato anche il “Premio Van Thuân-Solidarietà e Sviluppo”. Quest’anno i vincitori sono mons. Giuseppe Molinari, arcivescovo dell’Aquila; il reverendo Marcelo Rossi, giovane sacerdote brasiliano; la Fondazione St. Camille operante in Burundi e le Comunità di Haiti delle Figlie della Carità di San Vincenzo de' Paoli. A conclusione della giornata è stato programmato, presso la Basilica di Sant’Antonio in via Merulana, un concerto-testimonianza dedicato al cardinale Van Thuân.

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    Musei Vaticani: visite notturne del venerdì abbinate in ottobre a spettacoli di musica, canto e danza

    ◊   Musica, canto, danza, recitazione: sono le notti d’ottobre ai Musei Vaticani. Tra i capolavori d’arte ospitati nelle celebri sale si inaugura da questa sera l’iniziativa intitolata “Che c’è di bello?”. In coincidenza con gli ingressi serali del venerdì alle Gallerie Pontificie, tra le 19 e le 23, i visitatori potranno assistere a cinque momenti di spettacolo: quello in programma stasera è incentrato su “L’arte della leggerezza e la leggerezza dell’arte”, affidato al DuoKeira. Gli appuntamenti dei prossimi venerdì andranno da temi di ispirazione mariana – con lo “Spes mea cara. Omaggio a Maria”, basato su letture tratte da Charles Péguy (8 ottobre) – a uno spettacolo di Aborigeni australiani e Isolani delle Stretto di Torres intitolato “Notte Australiana” (15 ottobre), fino a una selezione di musica tradizionale russa nell’esecuzione del Coro della Cattedrale cattolica di Mosca (22 ottobre).

    La scelta degli ingressi in notturna nasce dalla volontà di "restituire i Musei Vaticani ai romani", ribadisce il direttore dei Musei, il prof. Antonio Paolucci, che si sofferma sull’abbinamento tra arte e spettacolo con queste parole: “La musica, la poesia, le arti formano un tutto inscindibile. Chi non ne fosse convinto deve entrare nella Stanza della Segnatura di Raffaello: Apollo Citaredo, il giovane dio che suona la lira, è l'allegoria dei poeti di tutti i tempi: Petrarca, Dante, Sannazzaro”. E' un “tutto inscindibile”, prosegue, e “in nessun altro posto al mondo questo è così evidente come in questi luoghi: c'è Raffaello, Michelangelo, c'è il continuo dialogo con l'architettura, c'è il cielo di Roma. La bellezza è dovunque e pervade tutto”. Un armonioso colloquio tra musica, parola e danza, concludono i Musei, pensato per sorprendere ed allietare “quei visitatori che, durante il consueto percorso museale, decideranno di lasciarsi intrattenere ed educare da un evento fortemente emozionale”. (A cura di Alessandro De Carolis)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In cultura, la presentazione scritta nel 1985 dal cardinale Joseph Ratzinger alla prima edizione (ora è in uscita la seconda) del libro “La Chiesa visibile” di Dario Composta, che ripropone l’analisi delle norme che regolano la vita della comunità cristiana alla luce del Vaticano II. Con un contributo di monsignor Giuseppe Sciacca su “Origine, essenza e fine del diritto canonico”.

    Un articolo di Giulia Galeotti dal titolo “Da sessant’anni in terza elementare”: il 2 ottobre 1950 veniva pubblicata la prima striscia con Charlie Brown e gli altri Peanuts.

    Il “sì” di Rilke e il “no” di Montale: Silvia Guidi su “L’angelo custode” di Cornelio Maria Del Zotto.

    In rilievo nell'informazione internazionale, il Pakistan, dove s’intensifica l’azione destabilizzante della guerriglia.

    Nell’informazione vaticana, Nicola Gori intervista monsignor Mario Pasqualotto, vescovo ausiliare di Manaus e presidente della Conferenza episcopale regionale Norte 1 del Brasile.

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    Oggi in Primo Piano



    Fallito golpe in Ecuador: si dimette il capo della Polizia

    ◊   Ore di tensione in Ecuador per la rivolta della Polizia, che, la notte scorsa, durante una protesta per il taglio dei salari, ha messo in atto un tentativo di colpo di Stato. Il presidente Correa è stato sequestrato per alcune ore in un ospedale di Quito. La sua liberazione è avvenuta dopo un blitz dell’esercito che ha provocato almeno 2 morti e una trentina di feriti. Parlando in televisione il capo dello Stato ha assicurato che la situazione è tornata pienamente sotto controllo, ma ha affermato di aver trascorso il giorno più duro del suo governo. Il capo della Polizia, Freddy Martinez, si è dimesso per non essere riuscito a prevenire la ribellione. Ma cosa ha provocato la protesta degli agenti? Eugenio Bonanata lo ha chiesto a Piero Gorza, docente di Antropologia politica all’Università di Torino.

    R. - Si tratta di un tentativo di un colpo di Stato e si inserisce anche in un atteggiamento generalizzato delle forze armate di sindacalismo costante rispetto al potere politico, per mantenere posizioni di potere. Correa, sicuramente, aveva provveduto a ridurre quelli che erano gli incentivi della Polizia e anche a rallentare la progressione della carriera, qualcosa che in qualche modo indeboliva e colpiva direttamente il potere della Polizia che è forte in Ecuador, ma potremmo dire in qualsiasi Paese latinoamericano. Il problema è che, comunque vada, Correa all’interno del Paese ha ancora un fortissimo consenso; un colpo di Stato sarebbe risultato difficile, difficilmente gestibile all’interno dell’Ecuador.

    D. - Correa, tuttavia, ha puntato il dito contro l’opposizione, accusandola di aver fomentato la rivolta degli agenti …

    R. - In particolare, ha puntato il dito contro Lucio Gutierrez. Lucio Gutierrez è un colonnello, un militare che partecipò al colpo di Stato con Mahuad nel 2000 e poi è restato politicamente attivo dal 2003 al 2005, con l’appoggio della CONAIE, cioè la Confederazione delle Nazioni Indigene dell’Ecuador. Lo rivediamo candidato nel 2009. E’ sicuramente espressione del potere militare, dei poteri corporativi delle Forze armate, però in una posizione debole e avrebbe avuto poca probabilità di poter gestire una situazione di colpo di Stato, tenendo conto che, tra l’altro, il colpo di Stato ha ricevuto risposta negativa e Correa ha ricevuto gli appoggi di tutti i governi latinoamericani.

    D. - E, infatti, tutti i Paesi vicini hanno condannato immediatamente quanto accaduto …

    R. - Sicuramente Venezuela, Cuba e Bolivia hanno condannato in modo chiaro il colpo di Stato, anche perché formano parte di una stessa alleanza politica - che si riconosce nell’alleanza bolivariana dei Paesi latinoamericani e del Caribe, ma questo era abbastanza scontato. Interessante è l’appoggio della Colombia. Dopo i fatti delle FARC e dopo l’alta tensione tra i due Paesi e, tra l’altro, la tensione tra la Colombia e il Venezuela, l’appoggio della Colombia a Correa è estremamente significativo ed è segno anche delle difficoltà di poter portare avanti un colpo di Stato. Teniamo conto anche di un’altra cosa. I colpi di Stato in Sud America, in realtà, oggi sono più difficili o sembrano più difficilmente percorribili. Cioè, insomma, i processi che si sono susseguiti a Pinochet e il fatto che l’immunità non sia più garantita alle Forze armate fa sì che queste siano più titubanti nel procedere “manu militari” alla destabilizzazione e al sovvertimento degli equilibri politici.

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    Conferenza stampa della Cei a conclusione del Consiglio permanente

    ◊   E’ stato presentato stamani presso la sede della nostra emittente il comunicato finale del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana. La riunione si era aperta lunedì con la prolusione del presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, e si è chiusa ieri. Presente oggi alla conferenza stampa presso la sede della nostra emittente, il vescovo Mariano Crociata, segretario generale della Cei. Il servizio di Debora Donnini.

    “Le nostre parrocchie sono simili a cantieri che non chiudono mai”. Le parole del cardinale Bagnasco, nella prolusione di lunedì, vengono riprese per sottolineare l’importanza di “valorizzare le occasioni di incontro ordinario nelle parrocchie”, come la preparazione dei fidanzati. Centrale è raggiungere le nuove generazioni e dunque l’impegno educativo. Sentiamo mons. Crociata:

    “La dimensione missionaria della presenza e dell’azione pastorale della Chiesa oggi si traduce in questo impegno nel campo educativo”.

    Il vero problema dell’Occidente, sottolinea il comunicato, è la questione di Dio, che è legata a quella antropologica cioè al senso della vita. Richiamandosi agli appelli all’evangelizzazione di Benedetto XVI, la Cei sottolinea che “si tratta di passare da una pastorale di conservazione a una di più ampio respiro missionario che nel ripresentare Dio come il garante della nostra felicità, sappia intersecare le dimensioni fondamentali della vita, dal lavoro al tempo libero, dalla mobilità agli affetti”. La condizione indispensabile per la testimonianza è però la conversione a Cristo. Conversione e formazione a tutti i livelli, del clero e dei laici, è il punto centrale. I vescovi condividono poi la sofferenza del cardinale Bagnasco per “quei sacerdoti che si sono macchiati di inqualificabili crimini, con abusi su bambini e ragazzi” e ribadiscono l’impegno a proseguire nella via della purificazione, applicando le puntuali direttive della Santa Sede.

    Il Consiglio permanente della Cei ha dedicato attenzione anche alla situazione sociale e politica dell’Italia, motivo di “angustia”, come ha detto il cardinale Bagnasco nella prolusione, per le discordie personali che sono andate assumendo contrasti apparentemente insanabili. Si evidenzia, quindi, la centralità di cattolici impegnati in politica. “E’ condivisa la coscienza dell’importanza nell’arena politica di cattolici formati e appassionati a questa esigente forma di carità”, si legge nel comunicato finale. Questa consapevolezza ha guidato la preparazione del Messaggio per la 33.ma Giornata nazionale per la vita il cui testo è stato approvato dal Consiglio permanente. In questo senso, si sottolinea anche il contributo della 46.ma Settimana Sociale dei cattolici italiani si terrà a Reggio Calabria dal 14 al 17 ottobre. Ancora mons. Crociata:

    “Le settimane sociali sono l’occasione per una riflessione su alcuni aspetti decisivi della nostra convivenza nel suo insieme sulla base del fondamento irrinunciabile di una autentica e piena socialità. Il cardinale ha richiamato alcuni valori insostituibili e fondamentali: la vita, la famiglia, la libertà religiosa, la libertà educativa”.

    Il testo afferma poi che “il contributo dei cattolici si esprime nel richiamo al federalismo solidale, che esige ‘condizioni morali e culturali indispensabili’” e nel richiedere una riforma fiscale ispirata a criteri di equità “a vantaggio del soggetto che per tutti – aziende, sindacato, scuole - è decisivo, cioè la famiglia”. Riesponendo ad una domanda dei giornalisti sugli impegni in campo bioetico assunti dal premier Berlusconi, mons. Crociata ha detto che tutti gli sforzi in questa direzione sono salutati positivamente e che i propositi manifestati vengono incoraggiati affinché diventino operatività concreta.

    A proposito degli Orientamenti pastorali del decennio 2010-2020, il comunicato sottolinea che il testo “sarà divulgato a fine ottobre” e che “esprime il rinnovato impegno in campo educativo della Chiesa italiana”. Sul progetto “Prestito della speranza”, finalizzato al sostegno delle famiglie numerose in difficoltà lavorativa, si afferma che “se ne agevoleranno le condizioni di accesso e si cercherà di contenere il tasso di interesse”. Il Consiglio permanente della Cei per il secondo anno consecutivo ha anche deciso di non ritoccare il valore monetario del punto in base al quale si calcola la remunerazione del clero, come gesto di solidarietà con quanti soffrono per la crisi economica. Novità per le offerte per il sostentamento del clero: si annuncia che “accanto alle forme tradizionali di raccolta, si intende promuoverne la diffusione nelle parrocchie, ricorrendo anche ai canali di internet e della telefonia mobile”. Approvato anche l’ordine del giorno della prossima Assemblea generale che si riunirà dall’8 all’11 novembre ad Assisi. In vista di questo appuntamento si è disposto l’invio ai vescovi della prima parte dei materiali per la terza edizione del Messale romano.

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    Cipro festeggia i 50 anni di indipendenza

    ◊   Cipro festeggia oggi i 50 anni della propria indipendenza alla presenza di una vasta rappresentanza internazionale. Le celebrazioni si svolgono tuttavia in un momento di difficoltà nei negoziati con la parte turco-cipriota, arenatisi sul capitolo della restituzione delle proprietà confiscate dopo l’occupazione turca del 1974. A novembre è previsto un Rapporto del segretario generale dell’Onu che potrebbe dare un nuovo impulso alla ripresa dei negoziati di pace in ambito internazionale. Sulla situazione dell’isola sentiamo il Sottosegretario agli Esteri del Ministero italiano, Alfredo Mantica, giunto oggi a Cipro e intervistato da Stefano Leszczynski:

    R. - Oggi è una soluzione di stallo. Nemmeno gli sforzi del presidente Christofides sono riusciti a sbloccare una situazione che ancora oggi vede le trattative in corso ma con grande difficoltà. Da una parte si vuole ricomporre quella che era Cipro prima della divisione, prima della guerra civile, prima della tragedia che ha vissuto; dall’altra parte, c’è una realtà così cambiata: oggi la Repubblica di Cipro è una repubblica che vive un suo fortunato sviluppo economico basato sui servizi e sulla finanza, rispetto ad una realtà del Nord che è ancora rimasta agricola e pastorizia.

    D. - Molti sostengono, e hanno sostenuto in passato, che un eventuale ingresso della Turchia nell’Unione Europea sarebbe la chiave per trovare la soluzione al problema di Cipro …

    R. - Io non vedo così semplice l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea, pur essendo uno che sostiene questa posizione di una Turchia europea. La Turchia dovrebbe avviare un processo di unificazione con Cipro prima ancora di entrare in Europa. Tanto più la Turchia sente vicina l’Europa, tanto più fa uno sforzo su Cipro; tanto più vede - come è in questa fase - allontanarsi l’Europa, evidentemente anche le pressioni sulla componente turca a Cipro diminuiscono, in quanto l’interesse si riduce di molto.

    D. - Qual è, secondo lei, l’impulso che Cipro può dare oggi nel Mediterraneo, e poi più in generale in Europa?

    R. - Cipro oggi è così com’è, anche in questa situazione di stallo, un elemento di stabilità in un’area molto delicata. Cipro è alle spalle del Libano, del Medio Oriente, quindi è strategica nella geopolitica dell’area turca; ha legami forti e tradizionali con la Grecia … Quindi, nel momento in cui convive in pace, comunque, in questa realtà, pur con tutte le lacerazioni che abbiamo detto prima, oggi Cipro è un grande elemento di stabilità dell’area. Lo stesso suo sviluppo di servizi e finanza si deve al fatto che oggi è un luogo e un punto d’incontro tra tante realtà che trovano un elemento di fiducia. E poi, è un avamposto dell’Unione Europea nella zona, quindi i risultati ottenuti dalla Repubblica cipriota entrando in Europa sono - come dire - la dimostrazione di cosa significhi entrare nell’Unione Europea accettandone metodi, metodologie e standard di procedure.

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    Ottobre, mese dedicato a Maria. Il Papa: come Lei siamo sempre disponibili a fare la volontà di Dio

    ◊   Con l’inizio del mese di ottobre per la Chiesa comincia un periodo di intensa preghiera. Come ha ricordato il Papa nell’udienza di mercoledì scorso, il mese è dedicato a Maria, da qui il suo invito a mettersi “alla scuola della Vergine di Nazaret” per imparare “da Lei ad essere sempre disponibili a compiere la volontà di Dio”. Detto anche mese del Rosario, ottobre richiama inoltre alle missioni. Al microfono di Tiziana Campisi, padre Alberto Valentini, mariologo monfortano, ce ne ricorda il perché:

    R. – Ci sono spiegazioni diverse. Una prima, per me meno solida, dice che accanto al mese di maggio – mese dei fiori – nell’Ottocento si volle aggiungere un mese dedicato al raccolto, ma anche a Maria. Un’altra spiegazione è invece legata alla figura di San Pio V, che è ritenuto il primo Papa del Rosario, il quale, con la Bolla “Consueverunt Romani Pontifices” del 1569, ha posto delle indicazioni regolarizzando questa preghiera, che era il Salterio della Vergine, e dandole la formula quasi definitiva. Nel 1572 – quindi tre anni dopo –, con un’altra Bolla, “Salvatoris Domini”, occasionata dalla vittoria di Lepanto, attribuita alla preghiera alla Vergine, sempre Pio V, ha istituito una festa liturgica in ricordo di tale vittoria, insistendo sempre sul Rosario. L’anno seguente – nel 1573 – Gregorio XIII istituì la Festa solenne del Rosario, collocandola nella prima domenica di ottobre, fissata poi al 7 ottobre.

    D. – Il mese di ottobre, dunque, come viverlo?

    R. – Anzitutto il mese di ottobre è diventato mese mariano soprattutto come conseguenza di questa Festa del Rosario, pratica che si è estesa a tutto il mese. Il Rosario è una preghiera evangelica, ecclesiale ed anche di annuncio e quindi missionaria. Non è una semplice preghiera devozionale, ma una espressione della fede, fede del popolo di Dio che ha vissuto gli eventi della salvezza proprio insieme a Maria. Questo mese è anche il mese della missione probabilmente anche perché inizia con la memoria liturgica di Santa Teresa di Lisieux, proclamata Patrona delle missioni. Credo che la preghiera del Rosario si intrecci molto con questa dimensione di Teresa di Lisieux. E poi c’è un altro aspetto: la penultima domenica di ottobre è la Giornata Missionaria, che è quasi il raccolto di tutto l’Anno Liturgico. Ci avviciniamo ormai alla conclusione dell’Anno Liturgico e la Chiesa, prima della Festa di Cristo Re, pensa anche all’annuncio del Vangelo e alla necessità di mettere la propria vita a servizio del Vangelo stesso.

    D. – Un mese molto ricco quello di ottobre, quindi, ma a quali riflessioni induce in particolare?

    R. – E’ un tempo di meditazione e di riflessione sull’anno che è passato. Il momento in cui si rinnova l’impegno alle varie attività legate al nuovo anno catechetico che inizia, all’anno ecclesiale, all’anno pastorale. Credo che in questo mese debbano essere sottolineati l’ascolto della Parola e la celebrazione della Liturgia, con una vita di testimonianza, sempre insieme alla Vergine Maria, nostra Sorella e Madre della nostra fede.

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    La Chiesa festeggia Teresa di Lisieux, la Santa della "piccola via" e Patrona delle missioni

    ◊   Una Santa che ha percorso una strada “alla portata di tutti”, quella “della fiducia totale in Dio, che è Amore e mai ci abbandona”. E’ questo uno dei molti pensieri rivolti da Benedetto XVI a Teresa di Lisieux, la mistica francese morta il 30 settembre 1897, e festeggiata liturgicamente ogni primo di ottobre. Un ritratto della Santa e delle principali affermazioni dedicatele dal Papa in questo servizio di Alessandro De Carolis:

    Una delle grandi strade della santità nella Chiesa passa per la “piccola via” disegnata da Santa Teresa di Lisieux. La storia della sua splendida anima è la storia di chi ha saputo costruire il paradiso in poche dozzine di metri quadrati, quelli del monastero del Carmelo dove è entrata prima dei 18 anni, dopo averne chiesto direttamente il permesso a Leone XIII, durante un’udienza nel 1887, lasciando a bocca aperta i presenti. “Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l’amore”, scrive, e le parole di quella religiosa ragazzina sono tutt’altro che una pia dichiarazione d’intenti. Anche perché il monastero di Lisieux non accoglie con benevolenza la “piccola principessa di Dio”. Incomprensioni, striscianti angherie che la colpiscono tra le ombre del chiostro: Teresina osserva, sopporta e ama. “Lo spirito che lei cercava, proprio non c’è, ma, invece di piangerne l’assenza – scrive Domenico Agasso, un suo biografo – Teresa lo fa nascere dentro di sé. E in sé compie la riforma del monastero. Trasforma in stimoli di santificazione maltrattamenti, mediocrità, storture, restituendo gioia in cambio delle offese”. La “piccola via” mostra il cristianesimo per quello che è quando non è vissuto con mediocrità: un’esperienza per uomini e donne dalla schiena dritta. Osservava esattamente un anno fa, Benedetto XVI:

    “La sua testimonianza mostra che solo la Parola di Dio, accolta e compresa nelle sue concrete esigenze, diventa sorgente di vita rinnovata. Alla nostra società, spesso permeata di un cultura razionalistica e di un diffuso materialismo pratico, la piccola Teresa di Lisieux indica, come risposta ai grandi interrogativi dell’esistenza, la ‘piccola via’, che invece guarda all’essenziale delle cose. E’ il sentiero dell’amore, capace di avvolgere e dare senso e valore ad ogni umana vicenda”. (Saluto alla comunità di Castel Gandolfo, 1 ottobre 2009)

    Suor Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo: questo è il nome che Teresina prende in monastero. Le bastano 24 anni e un cuore capace di farvi entrare Dio con la semplicità dei Santi per lasciare un marchio di fuoco, che dalla celletta di Lisieux la farà diventare Patrona delle missioni nel mondo. Nella giovane mistica, affermava il Papa qualche anno fa davanti all’icona del Volto Santo di Manoppello, si riflettono quelle “mani innocenti” e quel “cuore puro” che hanno i veri amici di Cristo:

    “Mani innocenti, cioè esistenze illuminate dalla verità dell’amore che vince l’indifferenza, il dubbio, la menzogna e l’egoismo; ed inoltre sono necessari cuori puri, cuori rapiti dalla bellezza divina, come dice la piccola Teresa di Lisieux nella sua preghiera al Volto Santo, cuori che portano impresso il volto di Cristo”. (Discorso al Santuario del Volto Santo di Manoppello, 1 settembre 2006)

    Quella di Teresa di Lisieux non è la sola storia di un’anima santa, ma anche quella di una ragazza che lo è diventata perché figlia di genitori che lo sono altrettanto. Alla fine dell’udienza generale del 14 gennaio 2009, Benedetto XVI si avvicina a un bambino di 7 anni, Pietro Schilirò. Nato in condizioni disperate all’Ospedale S. Gerardo dei Tintori di Monza il 25 maggio 2002, la sera del 3 giugno il padre e madre decidono di farlo battezzare e contemporaneamente iniziano una novena invocando l’intercessione di Luigi e Zelia Martin, genitori di Teresa di Lisieux. Nel giro di 20 giorni, si passa dalla prognosi infausta a un miglioramento che i medici definiscono “sorprendente”. E quel bambino che il Papa saluta in Aula Paolo VI a metà gennaio 2009 è la prova vivente del miracolo ottenuto dai coniugi Martin, che la Chiesa ha beatificato pochi mesi prima, il 19 ottobre 2008. Quello stesso giorno, all’Angelus pronunciato dal Santuario della Vergine del Rosario di Pompei, Benedetto XVI osservava:

    “Pensando alla Beatificazione dei coniugi Martin, mi è caro richiamare un’altra intenzione, che mi sta tanto a cuore: la famiglia, il cui ruolo è fondamentale nell’educazione dei figli ad uno spirito universale, aperto e responsabile verso il mondo e i suoi problemi, come pure nella formazione delle vocazioni alla vita missionaria”. (Angelus, 19 ottobre 2009)

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    Chiesa e Società



    I vescovi dell’Ecuador: aprire subito un dialogo per rafforzare la democrazia

    ◊   "Occorre aprire subito un autentico processo di dialogo": è questa l'esortazione lanciata in un breve comunicato dai vescovi dell'Ecuador dopo il tentato golpe nel Paese. "Chiediamo al governo e al Parlamento, aggiungono i vescovi, di non imporre le loro decisioni in forma unilaterale, ma di aprire un autentico processo di dialogo che conduca ad una convivenza costruttiva e partecipativa. Chiediamo, altresì, che confermino la loro legittimità ogni giorno, con il rispetto di tutti e al tempo stesso evitando la tentazione di utilizzare il potere a loro conferito al di fuori della cornice dello Stato di diritto". I presuli ricordano che le richieste di diversi settori della società, avanzate negli ultimi mesi, "sono sfociate in una ribellione" e rilevano con angoscia che i fatti di violenza che si sono registrati e che hanno coinvolto la persona del presidente, "seminano grave inquietudine in tutto il Paese". L'episcopato dell'Ecuador, "per raggiungere una soluzione della crisi”, lancia “un appello urgente a tutti gli ecuadoriani affinché mantengano la serenità e scelgano la pace sociale, e non lo scontro, quale atteggiamento fondamentale. Dobbiamo ricordare - scrivono i presuli - che le violenze causano alterazioni molto dannose e durature", e per di più "danno origine a pregiudizi, a volte irreversibili, nei confronti della rispettabilità delle istituzioni democratiche, della vita, dei beni dei cittadini e della solidità dello stesso sistema democratico". Ai settori sociali che si sono sentiti danneggiati dalle recenti decisioni del governo, "in particolare ai fratelli poliziotti e militari", i vescovi chiedono "che si reintegrino nelle loro funzioni come custodi dello Stato di diritto" poiché – rilevano - "è l'unica cornice possibile per la vita democratica. Le loro proteste, lamentele e rivendicazioni - si sottolinea - devono seguire un cammino legale che non può essere abbandonato mai". Infine, i vescovi dell'Ecuador scrivono che "soltanto il dialogo, audace e costruttivo, può condurre verso un Paese migliore", e dopo aver rilevato "l'importanza della libertà di stampa e di espressione" in momento come l'attuale – libertà che "deve essere garantita in modo completo" - concludono implorando "la guida di Dio affinché torni immediatamente la pace sociale" con il contributo di ciascuno. (A cura di Luis Badilla)

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    Sostegno dei leader religiosi agli sforzi della Casa Bianca per la pace in Medio Oriente

    ◊   In visita alla Casa Bianca e al Dipartimento di Stato, i leader religiosi cristiani, ebrei e musulmani hanno espresso il proprio sostegno agli sforzi dell’Amministrazione Obama per la pace in Medio Oriente. Agli incontri con il consigliere per la Sicurezza Nazionale, il generale James Jones, e con il segretario di Stato, Hillary Clinton, hanno preso parte 15 esponenti cristiani, 7 di religione ebraica e sei musulmani. “Uno dei maggiori ostacoli per la pace in Medio Oriente è il cinismo”, ha dichiarato mons. Howard James Hubbard, vescovo di Albany, presidente del Comitato sulla pace e la giustizia internazionale dell’episcopato statunitense. Dal canto suo, il cardinale Theodore Edgar McCarrick, arcivescovo emerito di Washington, ha dichiarato che “bisogna sempre sperare nella pace”, giacché la storia ci insegna che “i cambiamenti possono avvenire quando sono meno previsti e dunque non bisogna mai cadere nella disperazione”. In un comunicato congiunto, i leader religiosi ribadiscono dunque che bisogna rifiutare il cinismo e la disperazione e cogliere i segni di speranza che vengono dalla regione. “Chiediamo ai leader delle nostre religioni – conclude il comunicato – di pregare per la pace a Gerusalemme” e di “supportare” la leadership americana per la pace tra israeliani e palestinesi. (A.G.)


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    Barcellona: presentato il Meeting internazionale per la Pace

    ◊   E' stato presentato questa mattina in una conferenza stampa tenuta a Barcellona, l’Incontro Internazionale per la Pace “Vivere insieme in un tempo di crisi. Famiglia dei popoli, Famiglia di Dio”, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio e dall’arcidiocesi di Barcellona. Il cardinale Sistach, nel dare il benvenuto, ha sottolineato la volontà della città di accogliere tale evento, e ha ringraziato la Comunità di Sant’Egidio per aver portato nuovamente lo spirito d’Assisi nella città catalana dopo il 2001. Il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo ha sottolineato almeno tre focus principali che ricorreranno nell’incontro mondiale: Medio Oriente, l’Africa e l’Europa. La pace in Medio Oriente sará al centro del dibattito dall’inaugurazione dell’incontro, con la presenza del ministro israeliano, Yuli Yoel Edelstein (Ministro delle relazioni diplomatiche e della diaspora) e di quello palestinese Mahamoud Al-Habash (ministro degli affari religiosi dell’Autoritá Nazionale Palestinese). Vi si tornerá poi in conferenze sulle sorti di Gerusalemme. L’Africa è presente al meeting con delegazioni di alto livello di Paesi generalmente ignorati dalle nostre cronache, in cui Sant’Egidio si è molto impegnata negli ultimi anni. Sono arrivate dalla Guinea Conacry, dove Sant’Egidio è impegnato nel delicato passaggio elettorale; dal Malawi, dove esiste una rete di laboratori per la cura dell’Aids che la Comunitá ha impiantato nonostante tutti pensassero fosse inutile (e si curano 90mila persone); dal Burkina Faso, Paese in cui sono stati iscritti all’anagrafe in un anno 3 milioni di bambini, destinati altrimenti alla tratta degli schiavi o dei trapianti; dalla Costa d’Avorio, dove Sant’Egidio si è impegnata negli anni passati contro le lotte di carattere etnico che dilaniavano il paese. L’Europa sará focus decisivo perché è sempre più evidente che c’è necessità di ritrovare le radici di un continente che ha un’anima cristiana. Il presidente di Sant’Egidio ha notato, a tale proposito, che in Europa chi si Unisce come la Germania (e il 3 ottobre saranno 20 anni dalla caduta del muro di Berlino) migliora la propria condizione e diventa motore del continente, al contrario di quei Paesi che hanno scelto la via della divisione e perdono sia in termini economici che di protagonismo.Il meeting di quest’anno, poi, presenta un eccezionale convergenza di confessioni cristiane. Due rappresentanti della Chiesa di Mosca saranno a Barcellona e vivranno fianco a fianco di 9 cardinali. Ci sono rappresentanti di 11 chiese ortodosse, i presidenti delle maggiori associazioni mondiali luterane e protestanti. E tra un mese arriva il Papa: «La relazione tra i due incontri – ha detto il cardinale di Barcellona Sistach – è grande. In questi giorni si riunisce qui una famiglia di popoli, che è la famiglia di Dio, ed è un tema molto caro a Benedetto XVI, come gli è caro il dialogo tra le religioni». (R.P.)

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    Unione Europea: documento delle Chiese cristiane per la lotta alla povertà

    ◊   Negli ultimi dieci anni, in Europa, il numero delle persone a rischio povertà (che vivono cioè con il 60% di uno stipendio medio) è passata da 80 a 84 milioni di persone. In termini percentuali dal 16% al 17% della popolazione europea. Questo dato allarmante si inserisce in un trend di forte crescita della forbice tra ricchi e poveri” che si registra in tutte le società europee, il tutto mentre “i livelli della spesa sociale sono stati ridotti se non addirittura tagliati”. È questa la realtà della povertà in Europa messa a fuoco dal documento “Non negare la giustizia ai nostri poveri”, presentato ieri al Parlamento Europeo a Bruxelles da Caritas Europa, la Commissione Chiesa e società della Conferenza delle chiese europee (Kek), il Segretariato della Commissione degli episcopati della Comunità Europea (Comece) e Eurodiaconia. Nel documento, citato dall'agenzia Sir, le Chiese fanno notare come “l'impatto sociale della crisi economica e finanziaria ha trascinato un gran numero di persone nella povertà, e la situazione per le persone più vulnerabili è peggiorata”. “Milioni di persone – si legge nel Rapporto - hanno perso il lavoro, o hanno dovuto accettare una riduzione del loro stipendio, o occupare posti di lavoro precari”. “Il sovra-indebitamento delle persone e delle famiglie sta diventando un problema diffuso in molti Paesi. La disoccupazione tra i giovani è aumentata drammaticamente e minaccia il futuro di un’intera generazione”. Gli anziani, le famiglie, le donne e i bambini: sono loro i “volti” dei poveri oggi in Europa. Gli anziani sono generalmente le persone più esposte alla povertà a causa dei contributi pensionistici sempre più bassi. Il loro tasso di povertà raggiunge il 25% in alcune nazioni. Nella maggior parte dei Paesi dell'UE, le famiglie con bambini sono a maggior rischio di povertà rispetto alla popolazione generale. E lo sono anche i bambini che vivono in famiglie senza lavoro o con un solo genitore o in una famiglia numerosa. La povertà limita le loro opportunità di vita fin dalla prima infanzia. I fattori invece che rendono le donne più povere rispetto agli uomini sono complessi. Intanto – si legge nel Rapporto - occupazione, lavoro e retribuzione non sono ancora equamente distribuiti in tutti gli Stati membri. In molti casi poi è difficile conciliare le responsabilità familiari con il lavoro. Se poi si verifica una separazione familiare, sono le donne a correre il rischio più elevato di povertà. Il documento si conclude con una serie di 14 raccomandazioni politiche alle istituzioni Ue e agli Stati membri per “combattere la povertà e l’esclusione sociale” nel quadro del Trattato di Lisbona. Il documento chiede anzitutto l’implementazione della nuova clausola sociale nel Trattato dell’Unione europea, e rammenta che “per attuare i principi e i diritti sociali” riconosciuti dall’Ue, quest’ultima deve “garantire ad ogni essere umano le condizioni necessarie ad una vita dignitosa”. Alla Commissione europea le Chiese chiedono poi di inserire al riguardo “uno specifico capitolo nella sua strategia politica annuale”, nonché di istituire un gruppo di esperti per “verificare annualmente l’implementazione della clausola sociale”. Il documento chiede inoltre misure di sostegno alle famiglie a rischio povertà, ma anche l’impegno delle istituzioni Ue per “società più family-friendly”, ad esempio garantendo sussidi per ogni figlio e promuovendo la riduzione dell’Iva sui prodotti per l’infanzia. Le Chiese chiedono all’Ue anche di proteggere la domenica come “giorno collettivo di riposo settimanale”. (M.G.)

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    Amnesty-Caritas: “Stabili le domande di asilo nei Paesi Ue”

    ◊   In Europa le domande d’asilo erano 240.000 nel 2008 e la cifra è rimasta “stabile” anche nel 2009. “Segno che c’è stato un calo di accessi nella frontiera sud del Mediterraneo, a causa dei respingimenti in mare, ma un aumento al Nord”. Lo ha spiegato ieri pomeriggio a Roma Giusy D’Alconzo, di Amnesty International, citando dati della Commissione Ue, nel suo intervento all’incontro periodico del Coordinamento nazionale immigrazione di Caritas italiana – di cui da notizia l'agenzia Sir - che riunisce i delegati delle diverse Caritas di tutta Italia. D’Alconzo ha poi espresso preoccupazione perché la Libia “ha detto chiaramente che non ha nessuna intenzione di firmare la Convenzione di Ginevra e di dotarsi di un sistema per il diritto d’asilo”. La responsabile di Amnesty ha descritto l’attuale dibattito politico e sociale in Europa in materia, “negli ultimi anni purtroppo polarizzato sul tema ‘diritti’ o ‘sicurezza’, come se gli uni escludessero l’altra”. “E’ una chiave interpretativa figlia della paura – ha affermato – che sta orientando le politiche migratorie verso la costruzione di muri invisibili alle frontiere esterne. Ma sappiamo bene, per esperienza, che queste politiche non funzionano – ha sottolineato – mentre servirebbe un sistema giuridico forte che si fidi dei propri strumenti”. D’Alconzo ha quindi citato “i provvedimenti della Corte di Strasburgo, che spesso interviene per evitare le espulsioni” e “porre attenzione a tutte le violazioni flagranti alle direttive europee compiute dagli Stati, come di recente il caso delle espulsioni dei rom in Francia”. Per Amnesty i diritti dei migranti sono una delle sette priorità per i prossimi cinque anni, “perché si vi sono ovunque, nel mondo, dei trend allarmanti: un uso spregiudicato della detenzione dei migranti; la stigmatizzazione e un linguaggio discriminatorio nei confronti dei migranti irregolari; la sottovalutazione del contributo economico degli irregolari alla vita di un Paese”. Nell’Ue, secondo dati forniti da Amnesty, gli immigrati regolari sarebbero circa 19 milioni (il 4% di 500 milioni di abitanti). Gli irregolari sono stimati intorno ai 2/3 milioni. Il Coordinamento nazionale immigrazione di Caritas italiana, che ha organizzato lo scorso mese di giugno a Valderice (Trapani), il Migramed Forum, con responsabili delle Caritas di diversi Paesi del Mediterraneo, “continua a portare avanti questo lavoro in rete”, ha spiegato al SIR Oliviero Forti, responsabile dell’ufficio immigrazione di Caritas italiana: “In primavera presenteremo le nostre istanze in sede europea, per far sentire la voce di tutte le Caritas del Mediterraneo”. (M.G.)

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    Nella Giornata internazionale per gli Anziani, l'esempio delle donne africane

    ◊   Oggi in tutto il mondo si celebra la Giornata internazionale degli anziani, istituita 20 anni fa dalle Nazioni Unite per promuovere l’indipendenza, la partecipazione e la dignità delle persone anziane. "In occidente troppo spesso gli anziani vengono abbandonati, lasciati in balia di se stessi, privati dei diritti elementari come l’assistenza, la salute, la socialità – sottolinea Guido Barbera, presidente di Solidarietà e Cooperazione Cipsi, coordinamento di 48 associazioni di solidarietà e cooperazione internazionale -. In molte civiltà invece, soprattutto in quella africana, gli anziani sono da sempre considerati detentori del sapere e della saggezza, perché più vicini al mondo degli antenati rispetto ai giovani. In particolare le anziane donne d’Africa, con il loro realismo e la loro determinazione, danno a tutti noi un esempio quotidiano del miglior modo di vivere e di intendere la vita”. Barbera - riferisce l'agenzia Sir - ricorda che le donne anziane africane “pongono la vita al centro di tutto, curando la propria famiglia, gestendo le relazioni interpersonali e i rapporti familiari con amore e con forza, lottando ogni giorno contro i conflitti che strappano i figli e i nipoti dalle loro braccia”. Perciò rinnova l’invito ad aderire alla Campagna Noppaw (Nobel peace prize for african women), che propone di assegnare il Premio Nobel per la Pace 2011 alle donne africane nel loro insieme (www.noppaw.org). (R.P.)

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    Spagna: Esortazione pastorale dei vescovi per la visita di Benedetto XVI

    ◊   “Benvenuto, Santo Padre!”, è il titolo dell’Esortazione pastorale pubblicata dalla Commissione permanente della Conferenza episcopale spagnola, a poco più di un mese dalla visita del Papa in Spagna, che si terrà il 6 e il 7 novembre a Santiago de Compostela e Barcellona. Nel documento, presentato ieri a Madrid a margine dei lavori della riunione della Commissione permanente, i vescovi si uniscono ai pastori di Santiago e Barcellona per lanciare un appello comune a tutti i fedeli della Chiesa spagnola. “Tutti dobbiamo approfittare spiritualmente della visita del Santo Padre – si legge nel testo ripreso dal Sir -, al quale già da ora diamo il più cordiale benvenuto. Attendiamo con fede e con gioia la sua visita. Sappiamo bene che dove sta Pietro, lì c’è la Chiesa cattolica, con tutta la sua bellezza e la sua forza di salvezza divina”. Mons. Casimiro López Llorente, presidente de la Commissione episcopale per l’insegnamento e la catechesi, ha presentato alla riunione il piano sul “Coordinamento della parrocchia, la famiglia e la scuola nella trasmissione della fede”, che sarà poi analizzato dall’Assemblea plenaria, che si celebrerà a fine novembre e durante la quale si approfondirà anche il documento “Criteri sulla cooperazione missionaria”, presentato dalla Commissione episcopale delle missioni e cooperazione tra le Chiese. (M.G.)

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    India: dal verdetto di Ayodhya un “campanello di allarme” per le minoranze religiose

    ◊   “La sentenza di Ayodhya, basata sul compromesso politico, potrà avere gravi ripercussioni sulle minoranze religiose in India. I movimenti estremisti indù che distrussero la moschea di Babri Masjid nel 1992 cantano vittoria e, allo stesso modo, rivendicano almeno altri 3.000 siti dove sorgono edifici di culto appartenenti alle altre minoranze religiose”: è quanto dice in un commento rilasciato all’agenzia Fides il cattolico John Dayal, attivista indiano per i diritti umani e Segretario generale dell’All India Christian Council, organismo che riunisce rappresentanti cristiani di tutte le confessioni, molto attivo nella difesa delle minoranze religiose. Dayal spiega che “il verdetto, con la disposizione di dividere l’area contesa fra indù e musulmani, è stato considerato come l’unico modo per ricreare pace fra le due comunità. Ma credo che potrebbe avere l’effetto opposto: la Corte, con tale decisione, ha dato adito e credibilità legale, senza prove storiche o archeologiche, alla mitologia indù del luogo di nascita del Dio Rama, sulle cui rovine sarebbe poi stata costruita la moschea. Per questo i gruppi estremisti indù, che la rasero al suolo nel 1992, considerano il verdetto come una gloriosa vittoria e hanno ripreso entusiasmo. Il capo del Rss (Rashtriya Swayamsevak Sangh, “Corpo nazionale dei volontari”) ha già richiamato tutti i militanti, lanciando una campagna nazionale per costruire un tempio magnificente al Dio Rama, e alcuni politici come Lal Krishna Advani, del partito nazionalista indù Baratiya Janata Party, hanno già espresso parere favorevole”. Dayal segnala, a questo punto, seri pericoli per le minoranze religiose: “Esistono, infatti, molti altri casi simili: territori contesi fra gruppi religiosi, in cui documenti di archivio e prove archeologiche scarseggiano. Solo nelle relazioni fra indù e musulmani sono in corso almeno altre tre grandi dispute. Ma, secondo movimenti estremisti indù come il ‘Sangh Parivar’, sono almeno 3.000 gli edifici di culto, appartenenti a comunità religiose minoritarie, che sarebbero stati costruiti sui resti di templi indù. Oggi, sull’esempio di Ayodhya, tali rivendicazioni potrebbero moltiplicarsi o riprendere vigore, con effetti negativi sui rapporti interreligiosi. Inoltre la sentenza - continua il Segretario - non tiene conto della legge per cui il terreno di un edificio religioso – tempio, moschea o chiesa – è stato riconosciuto e stabilito per sempre a partire dal momento dell’Indipendenza dell’India, il 15 agosto 1947, e nessuno può usurpare il luogo o l’edificio di un’altra comunità religiosa”. Il verdetto di Ayodhya, ribadisce Dayal a Fides, costituisce un “campanello di allarme per le minoranze religiose in India. Quello che più mi preoccupa è vedere che i tribunali non decidono sulla base delle prove o del diritto, ma considerando i sentimenti del popolo. Questo dà alla comunità maggioritaria, quella indù, un potere straordinario in un Paese multiculturale come l’India”. Una nota positiva, secondo Dayal, è stata l’attenzione del governo e della polizia sulla vicenda: il controllo dei militanti, lo schieramento delle forze di sicurezza, il blocco degli Sms collettivi. “Questo significa che le minoranze possono e devono essere protette”, conclude. (R.P.)

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    Filippine: la Chiesa condanna la legge sul controllo delle nascite

    ◊   Continua la lotta tra Chiesa e governo sulla possibile applicazione della Legge sul controllo delle nascite. Oggi, in un comunicato, i vescovi filippini hanno negato la minaccia di scomunica al presidente emersa durante un’intervista rilasciata ieri a Radio Veritas da mons. Nereo Odchimar, presidente della Conferenza episcopale filippina. Nel programma il prelato ha criticato la posizione del presidente – cattolico praticante - che nei giorni scorsi si era detto favorevole alla distribuzione di contraccettivi e pillole abortive gratis ai poveri, utilizzando soldi pubblici. Secondo l’arcivescovo, questo atteggiamento va contro la morale cattolica e quindi è passibile di scomunica, come previsto dal diritto canonico. Egli però non ha fatto alcun riferimento esplicito alla volontà di scomunicare Aquino e accusa i media di aver travisato il reale significato delle dichiarazioni. Nel comunicato, pubblicato oggi sul sito della Conferenza episcopale, mons. Odchimar afferma: "Anche se tra i vescovi prevalgono sgomento e frustrazione per l'atteggiamento del presidente sull'utilizzo di contraccettivi artificiali, nessuna scomunica è stata prevista". Il prelato sottolinea che i vescovi sono sempre stati per il dialogo con le istituzioni e non per lo scontro. “La posizione tradizionale della Chiesa – aggiunge - è che la vita umana inizia dal concepimento e non poco prima del parto. Alcune pillole contraccettive sono di fatto dei sistemi abortivi. Ogni atto compiuto per espellere o uccidere l'ovulo fecondato è considerato un atto di aborto. La Chiesa – continua - interviene sul problema perché questa è una questione morale, che riguarda il diritto alla vita in particolare dei bambini non ancora nati”. Il prelato conferma anche il sostegno dei vescovi alle iniziative dei laici contro l'approvazione della Legge di salute riproduttiva, ma non si esprime su un'eventuale discesa in piazza dei membri della Conferenza episcopale. Il dibattito sulla Reproductive Health è in corso da quattro anni. La legge rifiuta l’aborto clinico, ma promuove un programma di pianificazione familiare, che impedisce alle coppie di avere più di due figli, pena il pagamento di una sanzione e in alcuni casi il carcere. A sostegno del programma essa sponsorizza la diffusione in tutte le scuole e luoghi pubblici di pillole anticoncezionali, finora vietate per legge, preservativi e promuove la sterilizzazione volontaria. Chiesa e associazioni cattoliche pro – life promuovono invece il Natural Family Programme (Nfp), che mira a diffondere tra la popolazione una cultura di responsabilità e amore basata sui valori cristiani. Nonostante le pressioni dell’Onu per una soluzione rapida al “problema” della sovrappopolazione, la legge non ha mai raggiunto in parlamento il quorum di 120 voti necessari per la sua approvazione. Il risultato è dovuto all’opposizione dei parlamentari cattolici e all’appoggio personale della ex presidente Gloria Arroyo, che durante il suo mandato si è sempre detta contraria a politiche di pianificazione familiare e all’aborto. (R.P.)

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    Filippine: mons. Cruz denuncia il gioco d’azzardo illegale che coinvolge diversi politici

    ◊   Si è scatenata un'accesa polemica contro l'arcivescovo emerito di Lingayén-Dagupan, mons. Óscar Cruz, dopo le sue rivelazioni, in un'udienza al Senato filippino, che coinvolgono nel giro d’affari del gioco illegale il governatore della provincia di Pangasinán, nel nord delle Filippine. Sedici membri del governo provinciale hanno firmato una dura dichiarazione a mezzo stampa ripresa dalla Zenit: “Abbiamo deciso che qualsiasi persona che voglia attentare in modo malintenzionato contro la credibilità del governatore e cerchi di sviare l'attenzione dal suo eccellente lavoro di gestione della provincia in materia di progresso e sviluppo dovrebbe essere dichiarata persona non grata nella provincia del Pangasinán”. “Consideriamo abietta – prosegue la nota uscita sui giornali locali il 23 settembre - l'introduzione del nome del governatore Amado Espino nella lista degli organizzatori di jueteng realizzata dall'ex arcivescovo Cruz”. Il jueteng è una lotteria illegale particolarmente diffusa a Luzón, l'isola più grande della parte nord dell'arcipelago. Il 21 settembre, il presule ha presentato al Comitato Blue Ribbon del Senato – incaricato di indagare e punire le frodi dei funzionari – una lista di oltre trenta politici, funzionari statali e membri della Polizia che hanno ricevuto tangenti dalla mafia che controlla il gioco illegale. La lista è stata elaborata dalla People's Crusade Against Jueteng (KBLJ), un gruppo del quale l'arcivescovo è cofondatore. Il presule aveva già parlato in precedenza davanti alla Camera dei rappresentanti, precisando che si trattava dell' “ultima opportunità” che dava al Governo, ma il suo intervento non ha sortito effetti. “E' una prova per il nuovo Governo di Aquino”, ha dichiarato. “Se non si fa nulla, l'elezione di qualcuno sotto la bandiera dell'integrità non sarà stata altro che una grande farsa”. Mons. Cruz è noto per il suo impegno nella lotta contro la corruzione, soprattutto nell'ambito del gioco. In varie occasioni ha cercato di attaccare la potente mafia del jueteng, che accusa di rovinare i poveri e promuovere la corruzione. Dall'arrivo alla Presidenza di Noynoy Aquino III, figlio della nota Corazón Aquino, il presule, sostenuto da altri vescovi filippini, non ha smesso di chiedere al vincitore delle elezioni il rispetto delle sue promesse di sradicare la corruzione all'interno della macchina statale. Il 23 settembre, attraverso le onde della Dzbb di Manila, mons. Cruz ha ribadito la sua determinazione di far sì che il Governo rispetti i suoi impegni, minacciando anche di denunciare altre persone di spicco se la sua indagine esposta al Senato non darà risultati. La lista consegnata da monsignor Cruz includeva alti funzionari statali, alcuni dei quali molto vicini al Presidente Aquino, come Rico Escalona Puno, sottosegretario del Ministero degli Interni, o Jesus Verzosa, ex capo della Polizia nazionale. L'arcivescovo è consapevole dei rischi che corre. Nel febbraio scorso è stato assassinato uno dei testimoni che il presule aveva convinto a testimoniare davanti alla commissione d'inchiesta del Senato. L'ex presidente della Conferenza episcopale delle Filippine, che ha 75 anni, ha confermato di aver ricevuto minacce di morte nei giorni scorsi. Pur ammettendo di temere per la propria vita, mons. Cruz rifiuta per il momento la protezione offertagli dal Senato e dalla Conferenza dei Superiori Maggiori delle Filippine. (M.G.)

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    Indonesia: dopo 60 anni, inaugurata oggi la chiesa di Santa Teresa in Central Java

    ◊   Una comunità cattolica di circa 1000 fedeli ha inaugurato oggi la chiesa dedicata a Santa Teresa di Gesù Bambino a Majenang, diocesi di Purwokerto, nella provincia di Java centrale. La comunità cristiana è presente in questa zona a maggioranza musulmana fin dal 1955, ma solo poco tempo fa ha ottenuto il permesso legale di costruire la chiesa e l’abitazione del sacerdote. La chiesa è stata inaugurata oggi, festa di Santa Teresa, patrona delle missioni, a cui l’edificio è dedicato. Non è ancora l’edificio definitivo. La storia della comunità di Majenang - riferisce l’agenzia AsiaNews - mostra la forza di diffusione del cristianesimo in una zona a predominanza islamica. Nel 1955 cinque famiglie cattoliche e sette giovani insegnanti cattolici di sono trasferiti in quest’area, nella zona più ad ovest della provincia di Central Java. Gli insegnanti si erano appena laureati nel collegio St. Joseph ad Ambarawa – 250 km da Majenang. Agli inizi vi erano solo 15-20 persone che attendevano alla messa e non essendoci alcuna struttura, né sacerdote, la comunità aveva la messa solo una volta la mese. Negli anni la comunità si è ingrossata, grazie alla conversione e al battesimo di diversi nativi. Il vescovo di Purwokerto, mons. Julianus Sunarka, in una dichiarazione pubblicata per l’occasione, afferma: "Dopo 60 anni il seme del cattolicesimo a Majenang è cresciuto fino a 50 volte di più rispetto al 1955”. Il presule conclude affermando che le strutture della chiesa e della casa del parroco sono molto semplici. Nonostante ciò egli spera in una più grande fioritura della fede nella sua diocesi. (R.P.)

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    Venezuela: le conclusioni del Congresso latinoamericano dei Giovani

    ◊   Giovani di tutto il continente Americano e dei Carabi si sono riuniti il mese scorso per il 3° Congresso Latinoamericano dei Giovani, a Los Teques, vicino Caracas, in Venezuela. Nel documento finale, ripreso dall’Agenzia Fides, i partecipanti hanno manifestato la grande esperienza di condividere con altri giovani l’impegno di essere discepoli missionari in un continente pieno di risorse e anche pieno di sfide. Motivati dallo slogan scelto per questo Congresso - “Camminare insieme a Gesù per dare Vita al nostro popolo” - i diversi membri dei gruppi giovanili e della pastorale dei giovani dei diversi Paesi hanno assunto un atteggiamento di preghiera, di ascolto e di fraternità per riflettere sull’impegno rinnovato nella costruzione della nuova Civiltà dell’Amore nel continente Americano. “Crediamo fermamente che i giovani, come forza dinamica del continente, dalla diversità delle culture, sono chiamati a difendere la loro autenticità e identità per combattere i segni della morte che colpiscono il nostro popolo” si legge nel documento, che continua: “Alziamo le nostre voci contro la disuguaglianza sociale, la violenza, l'elevato numero di omicidi di giovani, la discriminazione, le droghe e l’emigrazione. Ci rendiamo conto che la disgregazione della famiglia, unita alla mancanza di azioni dei governi, gravano su questi problemi. “Noi crediamo che noi giovani siamo chiamati a difendere la creazione di Dio, assumendo la nostra missione di discepoli missionari. Gesù ci spinge a trasformare la nostra realtà come operatori di cambiamento e di protagonisti attivi nel campo politico, economico, ecclesiale e sociale, con una coscienza critica.” (R.P.)

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    Il cardinale Bertone agli ex allievi salesiani: “Siate testimoni della fede”

    ◊   La famiglia di Don Bosco è chiamata a “seminare con la parola e la testimonianza di vita il germe della fede nel cuore dei ragazzi e dei giovani, speranza della Chiesa e dell’umanità”. Così il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, si è rivolto ieri mattina nella Basilica di San Pietro alla delegazione di oltre 200 ex allievi salesiani riuniti da mercoledì scorso a Roma per la 4.a assemblea elettiva della loro confederazione mondiale che si concluderà domenica al “Salesianum”. Il cardinale ha poi ricordato l’importanza di “vivere in contatto e in dialogo personale con la parola di Dio”, per poter “svolgere il servizio alle nuove generazioni, carisma principale della famiglia salesiana”. Proprio “in questi tempi di disimpegno – ha aggiunto il porporato – occorre un rinnovato slancio nell’annuncio del Vangelo”. La Chiesa si attende molto da voi - ha concluso il cardinale Bertone – “ricordate che la comunione tra i fratelli è la prima grande predicazione e che l’evangelizzazione inizia dall’amore vicendevole”. Secondo quanto riferisce il quotidiano dei vescovi italiani Avvenire, le elezioni dell’Associazione - costituita un secolo fa ed oggi composta da 100mila aderenti – si svolgono oggi mentre la Messa di chiusura verrà celebrata alle 11.45 del 3 ottobre dal rettore maggiore dei salesiani, don Pascual Chavez. (M.G.)

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    Czestochowa: oltre 10mila fedeli al pellegrinaggio delle famiglie

    ◊   “La Polonia rinnova i voti matrimoniali”, è il tema scelto per il 26.mo pellegrinaggio delle famiglie e dei matrimoni al Santuario della Madonna Nera di Jasna Góra, a Czestochowa, che si è svolto dal 25 a 26 settembre. Sabato 25 settembre il pellegrinaggio si aperto con una Messa, di cui riferisce l'agenzia Zenit, celebrata nella Cappella della Madonna dal vescovo Kazimierz Górny, presidente del Consiglio per la Famiglia della Conferenza episcopale polacca. Alla celebrazione hanno partecipato i sacerdoti incaricati nella pastorale delle famiglie, i consulenti familiari, i membri delle associazioni delle famiglie cattoliche e i movimenti per la famiglia. Durante l’omelia padre Andrzej Rębacz, direttore del Centro nazionale per la Pastorale delle Famiglie, ha criticato la politica del governo polacco in merito alle famiglie, soprattutto per quanto riguarda l’autorizzazione alla fecondazione in vitro. “Nella Polonia di oggi abbiamo bisogno di persone responsabili, persone di coscienza nel Parlamento e nel governo, che rispettino la morale cristiana”, ha sottolineato padre Rębacz. “I primi cristiani non avevano il diritto di famiglia, e c’erano uccisioni e persecuzioni, ma erano così legati a Dio, avevano la fede così forte che il potere dispotico di Roma cadde, i cristiani hanno vinto e hanno costruito una nuova civiltà basata sui valori cristiani”, ha detto padre Rębacz. “Care famiglie e Pastori, dobbiamo fare come i primi cristiani, dobbiamo vivere la fede viva e calda. Vogliamo e dobbiamo essere nella fede e forti in Dio”, ha aggiunto il direttore del Centro nazionale per la pastorale delle Famiglie. Il punto centrale del pellegrinaggio è stata la Messa celebrata al Santuario il 26 settembre. La solenne eucaristia è stata presieduta dal vescovo di Radom, mons. Henryk Tomasik. Durante la Santa Messa, a cui hanno partecipato circa 10 mila persone, si è svolto il rinnovo delle promesse matrimoniali e “l’Atto di Affidamento delle famiglie e dei matrimoni a Maria, la Regina della Polonia e delle famiglie polacche”. “La nostra grande tragedia oggi è quella che non si tratta nel modo giusto e sufficiente la preparazione al sacramento del matrimonio da parte dei giovani”, ha detto nell’omelia mons. Henryk Tomasik. Secondo il presule, “la preparazione al matrimonio è la formazione di una persona come matura in se stessa, è la preparazione dei giovani al fine di prendere una decisione responsabile per la loro vita. Abbiamo bisogno di uno spirito di fede, della pratica della preghiera, dobbiamo approfondire la nostra conoscenza religiosa sul matrimonio e sulla morale cristiana”, ha detto il vescovo di Radom. Monsignor Rębacz ha poi richiamato l'attenzione sul fatto che in Polonia ci sono sempre più divorzi e cresce anche il numero degli aborti: secondo i risultati dell’Ufficio centrale di statistica in Polonia il numero dei divorzi è in continuo aumento: nel 1991 erano oltre 33mila, mentre nel 2006 circa 72 mila. Anche uno dei più diffusi settimanali cattolici in Polonia “Niedziela” con sede a Czestochowa ha pubblicato in questi giorni sul suo sito Internet (www.niedziela.pl) un sondaggio sulla preghiera in famiglia. Secondo i risultati del sondaggio il 50.12% dei lettori di “Niedziela” fa la preghiera del mattino e della sera ogni giorno. Il 19.43% dei lettori non prega in famiglia. Mentre il 30.43% prega qualche volta durante la settimana. (M.G.)

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    "Nobel alternativi": tra i premiati, un vescovo che difende gli indios del Brasile e l'Amazzonia

    ◊   Attivisti del Nepal e della Nigeria un vescovo brasiliano e medici israeliani sono i vincitori del premio 2010 ‘Right livehood’ (per un’esistenza giusta), anche noto come il ‘Nobel alternativo’ per attività svolte a tutelare l'ambiente, contrastare la povertà e riconoscere il diritto alla salute. Secondo quanto riferisce l'agenzia Misna, l’attivista nigeriano Nnimmo Bassey, presidente di ‘Friends of the Earth International’ (Associazione internazionale amici della terra) è stato premiato per essersi opposto “alle pratiche adottate dalle multinazionali nel suo Paese” e per aver rivelato al mondo gli orrori ecologici e umanitari derivanti dall’estrazione petrolifera”. Allo stesso modo Shrikrishna Upadhyay e la sua organizzazione ‘Sappros’ ha dimostrato negli anni “le potenzialità della mobilitazione civile contro le cause delle povertà, pur sotto la minaccia di violenze politiche e instabilità”. Al vescovo austriaco-brasiliano, mons. Erwin Kraeutler, è stato riconosciuto “l’impegno di una vita a favore dei diritti umani e ambientali delle popolazioni indigene” in Brasile e “per salvare la foresta amazzonica dalla distruzione”. Il presule sta svolgendo un ruolo di primo piano nelle proteste contro i piani per costruire il terzo impianto idroelettrico più grande del mondo sul fiume Xingu, in Brasile, che minaccia di distruggere l'habitat naturale di circa 40 mila persone. Infine l’organizzazione israeliana ‘Physicians for human rights’ (Medici per i diritti umani) si è distinta per “lo spirito umanitario a favore del diritto alla salute per tutti in Israele e Palestina”. Creato dal filantropo tedesco-svedese Jakob von Uexkull nel 1980, per riconoscere quelle iniziative e attività ignorate invece dai premi Nobel ufficiali il premio prevede una vincita di 200 mila euro che i vincitori dovranno dividere destinandoli ai progetti che li hanno portati a conseguirlo. (M.G.)

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    Usa: due nuovi siti per conoscere la Parola di Dio e far crescere la missionarietà

    ◊   La direzione nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) degli Stati Uniti ha recentemente lanciato sul web due siti: MissionInScripture.org, offre una riflessione sulle Letture della domenica alla luce della comune vocazione missionaria e dell’impegno a condividere la nostra fede; PreachingMission.org presenta dei suggerimenti omiletici riferiti alle letture della domenica, focalizzando un tema missionario. “Siamo chiamati, con il battesimo, ad essere missionari con la parola e la testimonianza, attraverso la preghiera e il sacrificio”, ha spiegato all’agenzia Fides mons. John E. Kozar, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie degli Stati Uniti. “Chiamati a predicare la Parola di Dio, possiamo aiutare i cattolici, e noi stessi, a giungere ad una maggiore comprensione di questa chiamata. Ci auguriamo che entrambi i siti possano far crescere un cuore missionario in tutti coloro che li visitano”. Il commento per la domenica verrà pubblicato su entrambi i siti il lunedì precedente. Sono anche previsti approfondimenti su entrambi i siti web in occasione di alcune celebrazioni liturgiche e feste particolarmente legate al tema missionario, come ad esempio, per la festa dei Santi Patroni delle Missioni, Santa Teresa di Lisieux (1 ° ottobre) e San Francesco Saverio (3 dicembre 3), così come per il Natale. I siti offrono anche un link diretto, per i passaggi della Scrittura, collegato alla pagina della Conferenza Episcopale (www.usccb.org). (M.G.)

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    Fiera del Libro di Francoforte: le novità editoriali della Lev

    ◊   La Libreria Editrice Vaticana (Lev) sarà presente con un suo stand alla Frankfurt Buchmesse 2010, la 62ma edizione della Fiera del Libro di Francoforte, che si terrà dal 6 al 10 ottobre. Per l’occasione la Lev esporrà le ultime novità librarie, fra cui il primo volume della monumentale storia Biblioteca Apostolica Vaticana e dei Musei Vaticani. Al centro dell’area espositiva di oltre 80 metri quadrati una gigantografia tridimensionale del primo volume dell’Opera Omnia di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI. “L’attenzione degli editori internazionali – si legge in una nota della Lev ripresa dal Sir - sarà certamente centrata sul Gesù di Nazaret per il quale si stanno ultimando le traduzioni e per il nuovo libro intervista a Benedetto XVI del giornalista tedesco Peter Seewald dal titolo ‘La luce del mondo’”. Da segnalare anche il Forum Dialog del 7 ottobre sulla produzione editoriale mondiale dei viaggi di Benedetto XVI. All’incontro “Travelling with the Pope” interverranno don Giuseppe Costa, direttore Lev; Burkhard Menke della casa editrice tedesca Herder; Paul Henderson, della Conferenza episcopale statunitense; Martin Fergal, del Catholic Truth Society e Pierluca Azzaro, dell’Università Cattolica di Milano. (M.G.)

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    Aperta a Palermo la mensa per i poveri. E' la più grande del Sud Italia

    ◊   La mensa della “Cittadella del povero e della speranza” di Palermo con 1.200 pasti al giorno è la più grande del sud d’Italia. Ubicata nel quartiere Oreto della città, si estende su una superficie di 600 metri quadri, ha 250 posti a sedere e offre 400 pasti a colazione, pranzo e cena. Realizzata grazie al sostegno della Onlus Enel Cuore, è stata affidata alla missione “Speranza e Carità” di Biagio Conte, che la gestisce nell’ambito delle sue attività di accoglienza e assistenza, formazione e integrazione a favore delle persone che vivono in condizioni di povertà e disagio. La missione di Biagio Conte opera a Palermo attraverso tre comunità: due destinate all’accoglienza maschile e una all’accoglienza di donne e mamme con bambini. La “Cittadella del povero e della speranza” è stata realizzata in una parte dell'ex caserma dell'Aereonautica Militare di via Decollati. Qui, grazie a importanti lavori di ristrutturazione, sono stati ricavati negli anni, 6 dormitori con 700 posti, un ambulatorio medico, un dormitorio per ammalati, un magazzino vestiario e uno di viveri; e ancora, 4 celle frigo, una cucina, un panificio, una sartoria e lavanderia, un laboratorio per fabbri e saldatori, una piccola falegnameria ed altre attività artigianali. Previste, nei prossimi mesi, le costruzioni di una chiesa, un laboratorio di ceramica e un’aula per l’insegnamento della lingua italiana. Con l'intervento a sostegno della missione “Speranza e Carità”, Enel Cuore, ribadisce, nell'Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale, il suo impegno per contrastare il disagio delle persone che vivono ai margini della società. (Da Palermo, Alessandra Zaffiro)

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    Padre Carmine Curci nuovo direttore dell'agenzia Misna

    ◊   Il padre comboniano Carmine Curci, è da oggi il nuovo direttore responsabile dell'agenzia missionaria Misna. Ordinato sacerdote nel 1984, fino al 1989 è redattore della rivista comboniana "Nigrizia". Nel ’90 va a Londra e per tre anni studia giornalismo e politica internazionale; parte quindi per il Malawi. Nel 1997 è chiamato a Nairobi (Kenya) per dirigere la rivista "New People" ed è responsabile del "New People Media Centre". Nel 2003 ritorna in Italia e viene nominato direttore di "Nigrizia". Nel 2007 parte per il Nicaragua dove esercita il suo ministero pastorale in una parrocchia di pescatori sull’oceano Pacifico. Padre Curci è il terzo direttore responsabile dell'agenzia, fondata a Roma 13 anni fa dal padre comboniano Giulio Albanese, - attuale responsabile delle riviste delle Pontificie Opere Missionarie - e succede a Mariano Benni, già corrispondente dell'Ansa, che ha ricoperto l'incarico per 6 anni. Sotto la sua direzione, alle tre lingue esistenti (italiano, inglese e francese) sono stati aggiunti i notiziari in spagnolo e arabo mentre il notiziario ha assunto fisionomia e caratteristiche nuove, pur restando più che mai fedele alla sua natura missionaria voluta da padre Albanese. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Bombe in Nigeria nel 50.mo d'indipendenza. Liberati 15 bambini sequestrati giorni fa

    ◊   Attentati oggi ad Abuja, capitale della Nigeria, mentre si svolgeva la parata per la Festa dell'indipendenza del Paese. Almeno sette i morti. La violenza arriva dopo il sospiro di sollievo vissuto ieri per la liberazione dei 15 bambini rapiti nei giorni scorsi al confine del delta del Niger. Il rapimento, probabilmente ad opera del Mend, il gruppo ribelle e secessionista del delta del Niger, aveva fatto molto clamore vista la tenera età dei rapiti, tutti compresi tra 3 e i 10 anni. Lo stesso presidente della Repubblica aveva lanciato un appello affinché i piccoli venissero rilasciati definendo l’azione “inumana e crudele”. I bimbi stanno bene e hanno fatto pronto ritorno alle loro famiglie. I ribelli avevano fatto sapere tramite un’email alle autorità di aver posto numerose bombe nel tragitto della parata.

    Il Rwanda accusa le Nazioni Unite di voler riscrivere la storia
    A poche ore dalla pubblicazione del rapporto delle Nazioni Unite sulle stragi commesse nel mondo dal 1993 al 2003, il Rwanda ha pubblicamente manifestato il proprio dissenso. Il documento, che definisce come "genocidio" il massacro perpetrato dall’esercito rwandese verso i rifugiati Hutu nella Repubblica Democratica del Congo, è stato definito dal ministro degli Esteri del Rwanda, Luoise Mushikiwabo, “cattivo, pericoloso e mistificatore”, oltre a costituire un “insulto alla storia”. Il ministro accusa inoltre le Nazioni Unite di voler riscrivere la storia, dividendo inappropriatamente le responsabilità del genocidio che ha avuto luogo in Rwanda e di voler rinfocolare il conflitto sia nel Paese che nell’intera regione.

    Stop alla sciopero, si torna a circolare in Grecia
    Ritorna alla normalità in Grecia la situazione dei trasporti. Dopo un lungo braccio di ferro tra governo e sindacati degli autotrasportatori, nelle prime ore di oggi i camionisti, fermi per uno sciopero che durava ininterrotto da 18 giorni, hanno ripreso lentamente a circolare. Ieri, dopo l’approvazione delle norme antisciopero che prevedono il carcere fino a 5 anni per coloro che non eseguono l’ordine di precettazione, il ministro dello Sviluppo e della Competitività ha promesso misure in sostegno del settore. Il settore degli autotrasporti manifestava contro un progetto di liberalizzazione che avrebbe abbassato i costi delle licenze. Lo sciopero ha causato gravi danni all’economia greca: si parla di 5 miliardi di euro.

    Dopo la fiducia di Camera e Senato, Berlusconi a colloquio con Napolitano
    Archiviata la doppia fiducia di Camera e Senato sul patto programmatico proposto dal premier, Silvio Berlusconi, il governo prova ora ad aprire una stagione riformatrice, secondo le parole del presidente del Consiglio, che questa mattina è salito al Quirinale per un colloquio con il capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Ma il futuro della legislatura resta condizionato dal rapporto con i finiani di Futuro e libertà, ormai decisivi a Montecitorio. Il servizio di Giampiero Guadagni.

    Il governo va avanti, ma l’incertezza rimane. È questa la sintesi che si può trarre da quanto accaduto nelle ultime 48 ore in parlamento con il dibattito e la fiducia sui cinque punti del nuovo patto di programma. Dopo il voto della Camera, che ha certificato il peso dei finiani, ieri in Senato Berlusconi per la prima volta ha sostanzialmente riconosciuto Futuro e libertà come la terza gamba del centrodestra, dicendosi convinto che questo gruppo saprà essere come sempre costruttivo e leale con il governo. E dai finiani è arrivata una conferma in questo senso. Alla fine, il premier ha potuto dire che la maggioranza ora è numericamente anche più forte di prima e in grado di concludere la legislatura con rinnovato slancio riformista. Una lettura contestata dall’opposizione, che parla di ciclo politico ormai finito. E l’Udc ha seccamente respinto l’appello del premier a condividere una strada comune. Un "no" atteso ma che ha comunque deluso Berlusconi il quale, concludendo il suo intervento a Palazzo Madama, ha sottolineato: "A volte lascerei ad altri il sacrificio del governo". Una frase e un tono dai quali è sembrata trasparire una certa preoccupazione per la tenuta della maggioranza, con la Lega insofferente rispetto alle tensioni degli ultimi tempi e che preme per elezioni anticipate, e con Futuro e libertà che sta per costituirsi in partito e d’ora in poi intende contrattare ogni provvedimento. A partire da quelli che riguardano il sempre spinoso tema della giustizia: il prossimo 14 dicembre, la Consulta si esprimerà sulla costituzionalità del legittimo impedimento. Il Pdl intende allora accelerare sul lodo Alfano costituzionale, che nell’ultima versione prevede lo scudo giudiziario solo per capo dello Stato e Presidente del Consiglio. Ma il contrasto vero, in materia, è destinato a riemergere sul processo breve, avversato dai finiani. Mentre torna in primo piano l’ipotesi di una nuova legge elettorale, sollecitata in particolare dall’Udc di Casini. E su questo tema potrebbe nascere un asse tra la stessa Udc e Futuro e libertà, asse che qualche osservatore considera la prova generale del terzo polo.

    Secondo fonti diplomatiche, Netanyahu respinge il piano americano sulle colonie
    Proseguono anche oggi fitti contatti diplomatici per tenere in vita i negoziati di pace israelo-palestinesi, malgrado la crisi maturata nei giorni scorsi con la fine della moratoria israeliana nelle colonie in Cisgiordania. Non fa ben sperare l’ultima presa di posizione di Netanyahu. Il servizio di Marco Onali:

    Il premier israeliano, Netanyahu, sembra abbia respinto la lettera del presidente Usa, Barack Obama, su un accordo per l'estensione della moratoria, deludendo fortemente la Casa Bianca. A riferirlo è stato il quotidiano Haaretz, proprio oggi in cui l’inviato statunitense, George Mitchell, è atteso dal primo ministro israeliano nella sua residenza privata. Nella sua proposta, Obama chiedeva l’estensione di 60 giorni della moratoria sulle colonie. In cambio, offriva un aumento degli aiuti militari, un fermo sostegno all’Onu e l’impegno ad appoggiare in futuro la presenza militare israeliana nella valle del Giordano. Secondo fonti diplomatiche, è dura la reazione di Washington, che avrebbe definito “umiliante la condotta del premier”. Israele fa comunque sapere di voler continuare i colloqui e di proseguire i negoziati.

    Ribelli pakistani bruciano i mezzi per il rifornimento Nato
    Continuano in Pakistan le azioni di violenza contro le forze Nato. Venti ribelli hanno infatti aperto il fuoco e lanciato razzi contro 27 mezzi della coalizione che trasportavano carburante parcheggiati nei pressi di una stazione di rifornimento vicino la città di Shikarpur, nella provincia meridionale del Pakistan. L’attacco, che ha provocato tre morti e tre feriti, non è stato tuttavia rivendicato, anche se si sospetta l’azione talebana. Contemporaneamente, nel nord del Paese un elicottero delle Nazioni Unite, impegnato in azioni umanitarie in aiuto delle vittime delle alluvioni, è precipitato provocando il ferimento di oltre 13 persone.

    Colossi dell’energia abbandonano l’Iran
    Continua la querelle diplomatica tra Stati Uniti e Iran. Dopo che il Congresso statunitense aveva paventato il rischio per quattro grandi multinazionali dell’energia di incorrere nelle sanzioni previste per chi intrattiene alcuni tipi di commercio con l’Iran, i Cda di Royal Dutch Shell, Eni, Total e Statoil hanno comunicato l’intenzione di interrompere gli investimenti nel Paese. Nel caso in cui fossero continuati gli investimenti in Iran, le compagnie sarebbero incorse nella messa al bando di ogni business negli Stati Uniti. Ma le misure del governo americano prevedono anche sanzioni ad personam: il presidente Obama ha infatti firmato un decreto che impone il congelamento dei beni americani di otto membri dell’esecutivo iraniano, rei di aver violato i diritti umani. Tra gli otto, il capo dei Pasdaran, Mohammed Ali Jafari, il ministro dell’Interno, Mostafa Mohammed Najjar, e il ministro del Welfare e dello sviluppo, Sade Mahsouli. Dura la reazione di Teheran, che ha chiesto spiegazioni all’ambasciatore svizzero - che supplisce all'assenza di quello americano per via della mancanza di relazioni bilaterali tra i due Stati - sulla misura, considerata “un atto di intromissione negli affari interni”. E a proposito di Svizzera, la società elvetica sussidiaria di National Iranian Oil Company è incappata nelle sanzioni.

    Tre mesi senza governo: in Nepal nuova fumata nera del parlamento
    Non accenna a sbloccarsi la crisi politica in Nepal. Nella giornata di ieri, il parlamento si è nuovamente riunito per scegliere un primo ministro, ma nuovamente non è stato in grado di eleggere il candidato. La piccola nazione himalayana sta vivendo la più grande impasse politica da quando, nel 2008, è divenuto una Repubblica. Il parlamento, che conta 598 membri, non è infatti in grado di eleggere un primo ministro dallo scorso luglio. Ieri, il candidato di turno, rappresentante del partito del “Congresso nepalese”, ha ottenuto soltanto 105 voti. Attualmente, la fomazione di maggioranza risulta essere il Partito maoista, che ha chiesto nuove candidature. Il presidente dell’Assemblea nazionale ha però convocato un nuovo voto per la prossima settimana.

    Sul prossimo rilascio di Aung San Suu Kyi, lo scetticismo del legale della leader
    La giunta militare birmana ha annunciato ieri la liberazione di Aung San Suu Kyi, leader dell’opposizione interna e da oltre 15 anni agli arresti domiciliari, dopo le elezioni legislative in programma per il 7 novembre prossimo. Lo hanno reso noto fonti governative, specificando che la donna potrebbe essere rilasciata il 13 del mese. Scetticismo è stato espresso dal legale della Premio Nobel per la pace che ha affermato: “Si tratta di un annuncio per placare le pressioni internazionali e le recenti prese di posizione dell’Onu contro il regime”. Per un commento, Cecilia Seppia ha sentito Piero Fassino, inviato speciale dell’Ue per la Birmania:

    R. - È una notizia che era attesa da tempo perché si sapeva che nella seconda parte di novembre sarebbero scaduti i termini della condizione di arresti domiciliari per Aung San Suu Kyi. Ci auguriamo, naturalmente, che effettivamente sia così e la liberazione di Aung San Suu Kyi non può che essere salutata positivamente. Naturalmente, il rammarico è che Aung San Suu Kyi sia liberata una settimana dopo le elezioni e non prima delle elezioni.

    D. - E' possibile leggere la liberazione di Aung San Suu Kyi come un primo passo per una nuova pagina nella vita politica, e non solo, di tutto il Myanmar?

    R. - Se il passaggio elettorale sarà credibile e trasparente, potrà aprirsi una fase nuova. Si eleggerà un parlamento che oggi non c’è, si eleggerà un governo civile e non più militare, si aprirà una fase più dinamica nella quale si tratta di verificare gli spazi per un processo di transizione democratica. Valuteremo l’8 novembre che cosa è successo.

    D. - Secondo notizie ufficiali, il partito di Aung San Suu Kyi, la Lega nazionale per la democrazia, non parteciperà a questa tornata elettorale. L’idea di ripristinare la democrazia si fa ancora più lontana. Come va letto questo dato?

    R. - Alle elezioni parteciperanno 33 partiti, tra cui anche un partito che si chiama National democratic front che è stato costituito da quella parte della Lega nazionale per la democrazia che ha ritenuto di partecipare alle elezioni. La maggioranza della Lega nazionale per la democrazia ha deciso di non registrarsi alle elezioni e per questo è stata esclusa. Io non entro ovviamente nel merito di questa decisione che rispetto, registro però che queste sono le prime elezioni dopo vent’anni. È significativo che settori di opposizione, che presentano candidati che hanno sulle spalle anche molti anni di carcere, abbiano invece deciso di partecipare a queste elezioni, così come hanno deciso di partecipare alle elezioni i partiti delle minoranze etniche: non perché non vedano tutte le insidie, i rischi e le difficoltà, ma perché hanno valutato che questo sia uno spazio che in ogni caso va utilizzato. Per questo, credo che in questo momento l’atteggiamento più giusto sia quello di insistere nel richiedere alle autorità birmane di garantire che il percorso elettorale sia credibile e trasparente. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Marco Onali)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 274

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