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Sommario del 30/11/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa scrive a Bartolomeo I per la Festa di Sant’Andrea: serve una comune testimonianza dei cristiani agli uomini di oggi
  • Nomine
  • L'affetto del Papa nel messaggio per le esequie di Manuela Camagni: ora è stretta fra le braccia di Dio
  • Il cardinale Bertone consegna alla comunità ortodossa del Kazahkstan un frammento delle reliquie dell'Apostolo Andrea
  • Mons. Vegliò al Convegno in Senegal sulla migrazione al femminile: donne sfruttate, i governi difendano i loro diritti
  • Oggi sull'"Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Abusi sui minori, il Consiglio d’Europa chiede ai governi di ratificare la Convenzione per la difesa dell’infanzia
  • Monumenti illuminati in 1300 città contro la pena di morte
  • Cordoglio in Italia per la morte del regista Mario Monicelli. Il ricordo del collega e amico Carlo Lizzani
  • All'Opera di Roma, anteprima benefica del "Moise et Pharaon" diretto da Riccardo Muti
  • La riscoperta dei documenti conciliari nelle riflessioni di padre Kowalczyk: aspetti della riforma liturgica
  • Chiesa e Società

  • Pakistan: conflitto fra presidente e magistratura sul caso di Asia Bibi
  • India: nel Rajasthan estremisti indù attaccano un raduno carismatico cattolico
  • Costa d'Avorio: appello dei capi religiosi ai politici affinché lavorino per il bene del Paese
  • Hong Kong: appello dei leader religiosi per la pace in Corea
  • Usa: i vescovi plaudono la Risoluzione della Camera sui cristiani in Iraq
  • La strage silenziosa dei cristiani in Iraq: tema della tavola rotonda ieri a Roma
  • Venezuela: Messa a Caracas del cardinale Urosa per le vittime di Baghdad
  • Honduras: preoccupazione della Chiesa per il clima di scontro e violenza verbale
  • Amazzonia: nuovo rinvio per la sentenza su padre Bartolini, difensore degli indios
  • Spagna: il cardinale cubano Jaime Ortega incontra a Madrid un gruppo di ex prigionieri politici
  • Haiti. Nuovo allarme Caritas: colera e incertezza politica acuiscono l’emergenza
  • Consiglio d’Europa: preoccupazione per il sì della Svizzera all’espulsione di stranieri criminali
  • Oltre 2000 ragazzi europei chiedono al europarlamento che l’acqua sia un bene per tutti
  • Turchia: la gioia di Bartolomeo I per la restituzione dell’orfanotrofio di Buyukada
  • Fonti ebraiche su Pio XII confermano i giudizi di Benedetto XVI nel suo ultimo libro-intervista
  • Presidenza della Fnsi: i governi garantiscano la sicurezza dei giornalisti iraniani in Europa
  • Paraguay: appello dei comunicatori cattolici in favore delle radio comunitarie
  • Concerto di Natale per l’alfabetizzazione nel mondo
  • 24 Ore nel Mondo

  • Wikileaks annuncia nuovi documenti sul sistema bancario americano. Hillary Clinton parla di attacco alla pace
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa scrive a Bartolomeo I per la Festa di Sant’Andrea: serve una comune testimonianza dei cristiani agli uomini di oggi

    ◊   Progredire sul cammino verso la piena comunione: è l’esortazione espressa da Benedetto XVI in un messaggio al Patriarca ortodosso, Bartolomeo I, in occasione dell’odierna festa di Sant’Andrea Apostolo, patrono del Patriarcato ecumenico. Il documento è stato consegnato a Bartolomeo I dal cardinale Kurt Koch, presidente del dicastero vaticano per l’Unità dei Cristiani, che si trova ad Instanbul assieme ad una delegazione vaticana per la festa di Sant’Andrea. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    La festa di Sant’Andrea, scrive il Papa, rappresenta “un forte invito a rinnovare la propria fedeltà all’insegnamento degli Apostoli e a divenire annunciatori instancabili della fede in Cristo, con la parola e la testimonianza della vita”. In questo nostro tempo, avverte Benedetto XVI, “tale invito è urgente come non mai e interpella tutti i cristiani”. In un mondo segnato da “una crescente interdipendenza e solidarietà”, infatti, “siamo chiamati a proclamare con rinnovata convinzione la verità del Vangelo e a presentare il Signore Risorto come la risposta alle più profonde domande e aspirazioni spirituali degli uomini e delle donne di oggi”. Per poter riuscire in questo “grande compito”, si legge nel messaggio, “dobbiamo continuare a progredire sul cammino verso la piena comunione, mostrando di avere già unito i nostri sforzi per una comune testimonianza al Vangelo di fronte agli uomini del nostro tempo”. Per questa ragione, il Papa esprime la sua sincera gratitudine al Patriarca ecumenico per l’ospitalità offerta lo scorso ottobre a Rodi ai delegati delle Conferenze episcopali d’Europa, che si sono riuniti con i rappresentati delle Chiese Ortodosse d’Europa per il II Forum cattolico-ortodosso sul tema “Rapporti Chiesa – Stato: prospettive teologiche e storiche”. Il Papa assicura infine di seguire “con attenzione” i “saggi sforzi” di Bartolomeo I “per il bene dell’Ortodossia e per la promozione dei valori cristiani in molti contesti internazionali”.

    Il cardinale Kurt Koch è dunque a Istanbul, assieme alla delegazione della Santa Sede per la Festa del Patriarcato Ecumenico. La visita avviene nel quadro dello scambio di delegazioni per le rispettive feste dei Santi Patroni, il 29 giugno a Roma per la celebrazione dei Santi Pietro e Paolo e, appunto, il 30 novembre a Istanbul per la celebrazione di Sant’Andrea. Tra i momenti forti di questa mattina, la solenne Divina Liturgia presieduta da Bartolomeo I nella chiesa patriarcale del Fanar e l’incontro della delegazione vaticana con il Patriarca e con la Commissione sinodale incaricata delle relazioni con la Chiesa cattolica. Nel servizio di Alessandro Gisotti proponiamo alcuni pensieri del Papa sulla figura di Sant’Andrea, tratti dall’udienza generale del 14 giugno 2006:

    “Abbiamo trovato il Messia”: è la notizia straordinaria che Andrea annuncia al fratello maggiore Pietro. Per questo, ricorda Benedetto XVI, Sant’Andrea è definito dalla Chiesa bizantina come il Protoclito ovvero “il primo chiamato”. Il Papa sottolinea che proprio come Pietro e Andrea, anche Roma e Costantinopoli sono legate da un rapporto speciale, sono Chiese sorelle. Incurante dei pericoli, rammenta ancora il Papa, Andrea è un testimone coraggioso della fede, porta agli altri con entusiasmo la Buona Novella. Un esempio che siamo chiamati a seguire anche oggi:

    “L'apostolo Andrea, dunque, ci insegni a seguire Gesù con prontezza, a parlare con entusiasmo di Lui a quanti incontriamo, e soprattutto a coltivare con Lui un rapporto di vera familiarità, ben coscienti che solo in Lui possiamo trovare il senso ultimo della nostra vita e della nostra morte”.

    Andrea, è la riflessione del Papa, è anche l’Apostolo che non teme di porre domande a Gesù. Al Signore chiede per esempio come cinque pani e due pesci possano sfamare una moltitudine di persone e quando avverrà la distruzione del Tempio di Gerusalemme. Anche in questo caso, Andrea ci mostra un modo, un atteggiamento personale per vivere la nostra amicizia con Gesù:

    “Dalla vicenda possiamo dedurre che non dobbiamo temere di porre domande a Gesù, ma al tempo stesso dobbiamo essere pronti ad accogliere gli insegnamenti, anche sorprendenti e difficili, che Egli ci offre”.

    Pietro a Roma, Andrea in Grecia. I due fratelli, avverte il Papa, sono uniti nella testimonianza evangelica e nel martirio. Entrambi, chiamati ad essere pescatori di uomini, moriranno in Croce, proprio come il Signore. Ecco allora, che l’Apostolo Andrea ci indica che la Croce è beata, perché è la via della nostra redenzione:

    “Noi dobbiamo imparare di qui una lezione molto importante: le nostre croci acquistano valore se considerate e accolte come parte della croce di Cristo, se raggiunte dal riverbero della sua luce. Soltanto da quella Croce anche le nostre sofferenze vengono nobilitate e acquistano il loro vero senso”.


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    Nomine

    ◊   Benedetto XVI ha nominato patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta il cardinale Paolo Sardi, finora Pro-Patrono dello stesso Ordine.
    In Papua Nuova Guinea, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi di Madang, presentata per raggiunti limiti di età da mons. William Joseph Kurtz, religioso Verbita. Al suo posto, il Pontefice ha nominato mons. Stephen Reichert, dei Francescani Cappuccini, finora Vescovo di Mendi.

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    L'affetto del Papa nel messaggio per le esequie di Manuela Camagni: ora è stretta fra le braccia di Dio

    ◊   “Ovunque possiamo cadere, cadiamo nelle sue mani. Proprio là, dove nessuno può accompagnarci, ci aspetta Dio: la nostra Vita”. C’è tutta la fede e la tenerezza del Papa nella conclusione del Messaggio scritto per le esequie di Manuela Camagni, la donna 56.enne appartenente alla comunità delle “Memores Domini” a servizio nell’appartamento pontificio, morta il 23 novembre scorso dopo essere stata investita sulla Via Nomentana a Roma. I funerali della consacrata laica sono stati celebrati ieri nel suo Paese natale, San Piero in Bagno, in Romagna, alla presenza del segretario particolare del Papa, mons. Georg Gänswein. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    “Volentieri avrei presieduto le esequie della cara Manuela Camagni, ma – come potete immaginare – non mi è stato possibile”. Inizia così quella che sembra essere una lunga lettera di addio, innervata dalla consolazione che solo la fede in Cristo può dare al cuore di chi ha perso una persona cara. E cara certamente lo era Manuela Camagni per Benedetto XVI che racconta del suo contatto quotidiano, nei suoi cinque anni di Pontificato, con colei che da più tempo era a servizio nell’appartamento pontificio. “La Divina Provvidenza – scrive il Papa – l’ha condotta a un servizio discreto ma prezioso nella casa del Papa. Lei era contenta di questo, e partecipava con gioia ai momenti di famiglia: alla santa Messa del mattino, ai Vespri, ai pasti in comune e alle varie e significative ricorrenze di casa”.

    “Il distacco da lei, così improvviso, e anche il modo in cui ci è stata tolta – ammette Benedetto XVI – ci hanno dato un grande dolore, che solo la fede può consolare”. Molto sostegno, confessa, “trovo nel pensare alle parole che sono il nome della sua comunità: Memores Domini”. “Mi dà pace pensare – afferma – che Manuela è una Memor Domini, una persona che vive nella memoria del Signore. Questa relazione con Lui, prosegue, “è più profonda dell’abisso della morte. E’ un legame che nulla e nessuno può spezzare”. Il Papa gioca quasi con le parole della Comunità di appartenenza della Camagni per svelare un’altra verità profonda. “Noi – dice – siamo Memores Domini” perché Cristo “è Memor nostri, ci ricorda con l’amore di un Genitore, di un Fratello, di un Amico, anche nel momento della morte. Sebbene a volte possa sembrare che in quel momento Lui sia assente, che si dimentichi di noi, in realtà noi siamo sempre presenti a Lui, siamo nel suo cuore. Ovunque possiamo cadere – assicura – cadiamo nelle sue mani. Proprio là, dove nessuno può accompagnarci, ci aspetta Dio: la nostra Vita”.

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    Il cardinale Bertone consegna alla comunità ortodossa del Kazahkstan un frammento delle reliquie dell'Apostolo Andrea

    ◊   Possa questo fraterno incontro “suscitare un rinnovato impulso a congiungere gli sforzi, perché in un futuro non lontano i discepoli di Cristo proclamino con una sola voce e un solo cuore il Vangelo, messaggio di speranza per l’intera umanità”. E’ quanto ha affermato stamani il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, durante la cerimonia liturgica nella cattedrale ortodossa di Astana, capitale del Kazahkstan, per la consegna alla comunità ortodossa di un frammento delle reliquie di Sant’Andrea Apostolo. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Nel giorno in cui, secondo il calendario della Chiesa latina, si celebra la festa di Sant’Andrea, la consegna alla Chiesa ortodossa di un frammento delle reliquie dell’Apostolo assume un profondo significato. Andrea – ha ricordato il cardinale Tarcisio Bertone – “fu il primo degli Apostoli ad essere chiamato a seguire Gesù” e per questo la liturgia bizantina lo onora con l’appellativo di Protóklitos, che significa appunto “il primo chiamato”. “La fede – ha detto il porporato – viene dall’ascolto e ciò che si ascolta è la Parola di Cristo, che anche oggi la Chiesa diffonde fino alle estremità della terra”. “Questa Parola – ha aggiunto – è il cibo indispensabile per l’anima”: “Niente nella vita può avere consistenza, niente può veramente soddisfarci se non è nutrito, penetrato, illuminato, guidato dalla Parola del Signore”.

    Le autorità del Paese asiatico hanno invitato il cardinale Tarcisio Bertone a visitare il Kazahkstan in vista del vertice dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce), che si terrà il 2 ed il 3 dicembre ad Astana. La Santa Sede, che è membro dell’Osce, parteciperà al summit con una delegazione guidata dal cardinale Bertone. Durante l’omelia, il porporato ha spiegato stamani di aver accolto questo invito con gioia, soprattutto per l’opportunità di potersi recare in un Paese nel quale vi sono “ampie possibilità per una serena e proficua convivenza religiosa”. In tale contesto – ha aggiunto il cardinale Tarcisio Bertone – i cristiani sono chiamati “a dare testimonianza a tutti, con le parole e con le opere, che Dio è Amore”. Il segretario di Stato ha incoraggiato a proseguire sulla strada del grande rispetto ed affetto che lega la comunità ortodossa e quella cattolica di Astana.

    Un altro legame – ha ricordato il porporato – risplende nell’icona donata nel 1964 dal Patriarca Atenagora I a Papa Paolo VI, nella quale i Santi Apostoli Pietro e Paolo si abbracciano “in un eloquente linguaggio d’amore, al di sotto del Cristo glorioso”. Andrea è stato “il primo a porsi nella sequela di Cristo, Pietro è stato chiamato a confermare i suoi fratelli nella fede”. Il loro abbraccio – ha osservato il cardinale Tarcisio Bertone – “è un invito a proseguire nel cammino intrapreso” verso il traguardo dell’unità dei cristiani. Prima dell’odierna celebrazione, il porporato ha incontrato il presidente del Kazakhstan, Nursultan Nazarbayev, e il ministro degli Affari Esteri. Il programma della visita del porporato in Kazahkstan prevede, infine, la consegna venerdì prossimo di un frammento delle reliquie di Sant’Andrea anche alla Chiesa cattolica durante la celebrazione eucaristica nella cattedrale di Astana.

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    Mons. Vegliò al Convegno in Senegal sulla migrazione al femminile: donne sfruttate, i governi difendano i loro diritti

    ◊   Due milioni di donne sfruttate, spesso gravemente, solo perché costrette ad emigrare dai loro Paesi di origine. Una massa “invisibile” che invoca qualche forma di tutela. E’ quanto ha chiesto l’arcivescovo Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei migranti e degli itineranti, che oggi si trova a Saly, in Senegal, per parlare in apertura del Convegno sul tema “Il volto femminile delle migrazioni”, organizzato da Caritas Internationalis fino al 2 dicembre. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    L’emigrazione e l’immigrazione non sono fenomeni solo al maschile. Eppure questa considerazione è, nella realtà, meno ovvia di quanto appaia. Mons. Vegliò è stato chiaro: per esempio, ha detto, in nessuna parte del mondo vi sono ancora “leggi al servizio della maternità”, che tengano “nel dovuto conto il fatto che la donna ha un proprio modo di gestire le diverse realtà”. L’esempio portato dal capo del dicastero vaticano è il segno dell’attenzione posta dalla Chiesa alla questione. Se le migrazioni hanno un “volto femminile”, come recita il titolo del Convegno in Senegal, ciò significa che i governi – è questo l’auspicio della Chiesa – “devono rivedere le politiche e le regole che compromettono la tutela” dei loro diritti fondamentali, come “la lotta contro gli abusi sul lavoro e gli abusi sessuali, l’accesso ai servizi sanitari, all’alloggio, alla nazionalità, ai ricongiungimenti familiari e all’assistenza delle giovani madri”. Ci sono Paesi, ha constatato mons. Vegliò, nei quali “l’emigrazione femminile ha oramai superato” quella maschile. Di contro, ha affermato, “solamente 42 Stati” hanno ratificato la “Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie”, ovvero lo strumento internazionale di tutela per queste masse di persone in transito verso una nuova sistemazione.

    Ben noti sono, purtroppo, i drammi che nascono dalle tante situazioni dove la tutela dei diritti è assente o solo sulla carta. Mons. Vegliò ha ricordato che i lavori comunemente assegnati alle donne immigrate sono di tipo domestico, o riguardano l’assistenza agli anziani o ai bambini. Tuttavia, in molti casi vengono “coinvolte nel lavoro sommerso, private dei diritti umani più elementari e a volte abusate nella sfera domestica”. Quattro milioni di donne nel mondo – la metà minorenni – arricchiscono il traffico della prostituzione per un giro d’affari, ha citato il presule, di 12 miliardi di dollari l’anno. Siamo davanti, ha detto, alla “terza attività illegale più redditizia al mondo, dopo il commercio di armi e di droga”. Mons. Vegliò ha riferito anche di “segni positivi” che danno forza alla speranza in un ambito spesso cupo per via, ha sottolineato, di “numerose difficoltà da superare, pregiudizi da vincere, principi e obiettivi da realizzare”. Da questo versante, ha assicurato, la Chiesa continuerà la sua opera di accoglienza dei migranti, mobilitandosi inoltre perché “la legislazione sulla libertà religiosa sia improntata ad uno spirito di correzione e di rispetto reciproco”. “L’insufficiente possibilità concreta di partecipazione sociale, politica e culturale che la società civile garantisce oggi alla donna – ha concluso – si ripercuote anche sulle nostre comunità cristiane, chiamate perciò a valorizzare prima di tutto i valori di riferimento, il vissuto quotidiano e la cultura della donna immigrata”.

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    Oggi sull'"Osservatore Romano"

    ◊   La dura legge del Bund: in prima pagina, Luca M. Possati su Berlino e la moneta unica.

    Dobbiamo progredire nel cammino verso la piena comunione: nell'informazione vaticana, il messaggio del Papa al patriarca ecumenico Bartolomeo per la festa di sant'Andrea.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, il vertice dell'Osce in Kazakhstan.

    Il primo dicembre 1970 veniva approvata in Italia l'introduzione dell'istituto del divorzio: in cultura, un testo di Eliana Versace sulla preveggenza di Paolo VI e un articolo del direttore apparso, con il titolo "Montini e il divorzio trent'anni dopo", nel 2004 sulla rivista "Vita e Pensiero" dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.

    Un articolo di Rossella Fabiani dal titolo "Nella cartografia navale la scienza del potere": al Palazzo della Cancelleria una mostra di mappe ottomane.

    Un'esplosione chiamata metropoli: Gaetano Vallini sulla rivoluzione urbanistica di Istanbul nelle istantanee di Gabriele Basilico.

    I personaggi "piccoli piccoli" che fanno grande la storia: Emilio Ranzato ricorda Mario Monicelli, maestro della commedia cinematografica italiana.

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    Oggi in Primo Piano



    Abusi sui minori, il Consiglio d’Europa chiede ai governi di ratificare la Convenzione per la difesa dell’infanzia

    ◊   In Europa, un bimbo su cinque è vittima di una qualche forma di violenza sessuale. E’ il drammatico dato emerso dalla conferenza promossa oggi a Roma dal Consiglio d’Europa, alla presenza del capo dello Stato italiano, Giorgio Napolitano. A Strasburgo, nel luglio scorso, è stata votata la Convenzione (detta di Lanzarote) sulla protezione dei bambini dallo sfruttamento e dagli abusi sessuali, che attende però di essere ratificata da tutti gli Stati membri. L’Italia ha promesso di farlo entro dicembre. Sugli obiettivi della campagna, Fausta Speranza ha intervistato Maud de Boer-Buquicchio, vicesegretario generale del Consiglio d’Europa:

    R. – Una delle soluzioni per combattere il problema della violenza sessuale è avere dei dati precisi, ma questa precisione, purtroppo, non la avremo fin quando tutti gli Stati membri del Consiglio d’Europa avranno ratificato la nostra Convenzione di Lanzarote. Per ora, ci basiamo solo sulle prospettive dei casi che vengono portati alla luce e proprio su queste basi siamo arrivati alla conclusione che un bambino su cinque subisce abusi e violenze sessuali.

    D. – Il Consiglio d’Europa, dunque, si impegna in una campagna per sensibilizzare le opinioni pubbliche alla prevenzione e anche per fare pressione sui governi perché ratifichino questa Convenzione…

    R. – Sì. E’ assolutamente indispensabile, perché questa Convenzione offre ai governi gli strumenti per prevenire questi abusi sui bambini e anche per proteggere le vittime quando, purtroppo, hanno già subito questi crimini. Offre anche gli strumenti per perseguire penalmente i criminali. L’altro scopo della nostra campagna è la sensibilizzazione dell’opinione pubblica: ho detto che un bambino su cinque è vittima di violenze, ma c’è da aggiungere che nell’80 per cento dei casi gli abusi e le violenze avvengono nell’ambito familiare, proprio ad opera di quelle persone di cui i bambini si fidano. Spesso, sono proprio i familiari a commettere questi atti e reati nei confronti dei bambini. Inoltre, vogliamo offrire ai genitori una sorta di vademecum per il dialogo con i figli, anche quando sono ancora molto piccoli, per prevenire violenze. Abbiamo perciò preparato e messo a disposizione del materiale molto semplice, che permette ai genitori di parlare con i bambini, sin dall’età di quattro anni, di questa tematica che finora è stata un tabù. Abbiamo voluto rompere il silenzio intorno a un fenomeno che è molto frequente e molto grave. L’unica maniera per combatterlo veramente è discuterne apertamente, consentire ai bambini di parlare.

    D. – E’ essenziale, quindi, rendere accorti questi bambini ma senza pesare troppo su di loro…

    R. – Assolutamente sì. Noi non vogliamo che gli adulti trasferiscano tutta la responsabilità sui bambini, perché è in primis nostro dovere proteggerli. Dobbiamo però dar loro la capacità di potersi difendere, far capire che il loro corpo appartiene solo a loro e sono solo loro a stabilire il limite dei contatti fisici. Queste che abbiamo sviluppato sono regole molto semplici, in modo tale da poter spiegare ai più piccoli che quando non vogliono essere toccati devono reagire, devono resistere. Devono sapere che questo tipo di pressione da parte di un adulto è un atto grave: dobbiamo farglielo capire perché spesso è un qualcosa d’insidioso, che si sviluppa pian piano, gradualmente, e che il bambino finisce per accettare perché crede sia normale essere toccato nelle sue parti più intime. Bisogna perciò spiegare loro che queste parti non devono essere toccate.

    D. – Quali sono i Paesi che hanno già ratificato la Convenzione?

    R. – Sono dieci. Sono tutti Paesi sparsi nell’Europa, non c’è una distinzione geografica. Il primo Paese è stato l’Albania, poi a seguire la Grecia, la Francia, la Spagna, la Turchia. L’ultimo Paese in ordine di tempo è stato il Montenegro e per quanto riguarda gli altri parlamenti, il lavoro procede in questo senso. (vv)

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    Monumenti illuminati in 1300 città contro la pena di morte

    ◊   Grande mobilitazione per la nona edizione di "No Justice Without Life”, la Giornata internazionale delle Città per la Vita/Città contro la Pena di Morte, che si celebra oggi in tutto il mondo, in ricordo della prima abolizione delle esecuzioni capitali, avvenuta nel granducato di Toscana nel 1786. Quest’anno oltre 1300 città, hanno aderito all’iniziativa, promossa dalla Comunità di Sant’Egidio, mettendo a disposizione un loro monumento simbolo che sarà illuminato per ribadire l’impegno concreto della società civile per questa battaglia. Alla presentazione dell’evento, ieri presso L’Antonianum di Roma, c’era per noi Cecilia Seppia:

    E’ partita da Roma la mobilitazione internazionale per fermare la pena di morte, che quest’anno vede impegnate oltre 1.300 città, in 85 Paesi diversi. Ieri, alle 19 esatte, nel cuore della capitale, a innescare con un gioco di luci la miccia di questa battaglia per la vita è stato il Colosseo, un tempo luogo di atroci torture e assassini, ora simbolo universale di questa giornata. Ad accendersi poi la cattedrale di Barcellona, il campanile di Tirana, il Damrak di Amsterdam, in un’eco luminosa che ha raggiunto tutti i continenti, confermando la tendenza del mondo verso una soglia più alta di difesa dei diritti umani. Mario Marazziti portavoce della Comunità di Sant’Egidio:

    “Quando nel 2000 abbiamo cominciato questo movimento delle Città per la vita non credevamo di raggiungere 1.300 città del mondo in così pochi anni. Volevamo parlare alle società civili, volevamo che si creasse anche all’interno di Paesi che hanno la pena di morte un movimento che chiedesse una giustizia diversa. In questo modo, noi possiamo creare delle contraddizioni, avviare un dibattito, fare assaggiare un mondo diverso, far circolare notizie e fatti diversi. Io credo che questo sia uno dei fattori che ha cambiato, negli ultimi 10 anni, il movimento mondiale creando anche un’unità”.

    E’ fondamentale costruire una coscienza nuova di rispetto della vita umana, dice ancora Marazziti, ricordando che mentre si allarga il numero degli stati a favore di una moratoria universale dell’Onu contro la pena capitale, i governi che ricorrono al boia per fare giustizia sono ancora 56. Tanti gli ospiti dell’edizione romana, ieri all’Antonianum, personaggi dello spettacolo come Luca Barbarossa e Neri Marcorè, convinto che la pena di morte abbassi la società civile al livello di chi uccide:

    “Per fortuna nel nostro Paese è da tantissimo tempo che si è compreso, mentre in altri Paesi del mondo non è altrettanto ovvio che la vita umana, qualsiasi colpa o reato si commetta, non può essere tolta da altri uomini”.

    Per l’occasione, anche la voce di importanti testimoni, come Derrick Jamison, 20 anni nel braccio della morte, poi rilasciato perché ritenuto innocente. Ecco la sua testimonianza:

    “It’s a pleasure for me…
    Sono molto lieto di essere qui per dire che dobbiamo smetterla con la pena di morte. Mia mamma mi ha sempre insegnato, fin da quando ero piccolo, a essere una persona che timorata di Dio. Io sono una persona che teme il Signore e questo significa anche perdonare”.

    Ancora parenti delle vittime come Ron Carlson, fratello di Deborah, uccisa da Carla Tuker, la cui esecuzione in Texs, dopo un completo percorso di redenzione impressionò e commosse il mondo intero. Ron non si stanca di lottare contro questa pratica barbara, non si stanca di dire che la giustizia appartiene a Dio e che il perdono è possibile. Sentiamo le sue parole:

    “I am here to say to the world…
    Sono qui per dire al mondo quello che ho imparato dalla pena di morte. Sono qui per comunicare al mondo il messaggio di Gesù, che è quello di perdonare, di perdonare 70 volte 7. E’ molto facile odiare; è molto più difficile perdonare! Quando si perdona, ci viene tolto un grande peso, che è il peso di quell’odio che ci portiamo dentro. All’inizio pensavo di farmi giustizia da solo, ma piano piano ho scoperto che quella voglia di vendetta e quell’odio mi stavano uccidendo. Ho cominciato a vivere solamente quando ho perdonato”.(mg)

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    Cordoglio in Italia per la morte del regista Mario Monicelli. Il ricordo del collega e amico Carlo Lizzani

    ◊   Lutto nel mondo della cultura italiana: il regista Mario Monicelli si è suicidato ieri sera, lanciandosi dalla finestra di un ospedale romano, dove era ricoverato per un tumore. Aveva 95 anni. I familiari hanno fatto sapere che non ci saranno funerali per il regista, che riceverà l’estremo saluto di amici ed estimatori nella camera ardente allestita alla Casa del Cinema di Roma. Tra i principali protagonisti del cinema italiano del Novecento, Monicelli è unanimemente considerato tra i maestri della commedia all'italiana. Al microfono di Antonella Palermo, il ricordo del regista e amico Carlo Lizzani:

    R. – Monicelli ha occupato un grande spazio nel cinema italiano del Dopoguerra, ma questo spazio era difficile, perché era lo spazio della commedia, che a sua volta è stata sempre protagonista, nei secoli, della cultura italiana. Quindi, uno spazio dove non è facile farsi largo, dire qualcosa di nuovo. In questo campo così difficile, riuscire ad essere un campione è una cosa che va ricordata. Certamente, lo humour, i personaggi, le deformazioni del reale che Monicelli via via ci ha regalato con i suoi film sono straordinari. Basti pensare alla trasformazione che lui fece di Gassman: Vittorio Gassman aveva un volto, come dire, arrogante e lui lo utilizzò proprio portando all’estremo questa arroganza, che ne fece poi un personaggio indimenticabile.

    D. – C’è un film che ricorda più volentieri?

    R. – Devo dire che, come storico del cinema, “La Grande guerra” resta fermamente nella memoria, per la sua complessità, la sua costruzione, l’ardimento della tematica: è, forse, il film più memorabile. “La Grande guerra” affonda le radici non solo nella storia, rovesciandone certi miti, irridendo certi aspetti retorici, ma tocca da vicino personaggi di origine popolare. Questo è l’elemento portante del cinema di Monicelli: far sorridere, toccando però corde profonde del nostro Paese, della nostra realtà e mettendosi così tra i grandi ormai della storia, della commedia italiana nei secoli.

    D. – Che carattere aveva?

    R. – Un carattere sicuramente difficile. Era molto drastico nei giudizi, anche se erano sempre accompagnati da ironia, da atteggiamenti scherzosi. Un giorno, ad esempio, si divertiva, dicendo a Gillo Pontecorvo: “Ma come? Non eri morto?” Giocava anche su fatti del genere, prendendo le persone in contropiede. Ci si vedeva spesso a cena ed era ancora vivacissimo, mordace come sempre e interessante da ascoltare. (ap)

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    All'Opera di Roma, anteprima benefica del "Moise et Pharaon" diretto da Riccardo Muti

    ◊   Con un’anteprima benefica in favore di Agenda Sant'Egidio e alla presenza del Presidente italiano Giorgio Napoletano, si apre questa sera la stagione del Teatro dell'Opera di Roma con un'opera grandiosa e rara, "Moïse et Pharaon" di Rossini, diretta da Riccardo Muti. L'allestimento di Pier'Alli, un cast di assoluto prestigio e le coreografie del cinese Shen Wei impegnati nello spettacolo in cui centrale è la figura di Mosè e del popolo ebraico con la sua fede e il sua anelito di libertà. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Opera "d'un caractère austère et religieux": così scrivevano in un Avertissement anteposto al libretto del grand-opéra rossiniano, andato in scena a Parigi nel marzo del 1827, i due librettisti Luigi Balocchi e Étienne de Jouy. Penultimo impegno del compositore pesarese in terra francese, Moïse et Pharaon ripercorre i momenti salienti dell'esodo del popolo ebraico dalla terra d'Egitto portando sulla scena momenti grandiosi e spettacolari, danze e ampie pagine corali. Ma parte da un'immagine "oratoriale", seppure fastosa, l'allestimento scenico di Pier'Alli, che dell'opera firma anche regia e costumi. Dove la Bibbia è il Libro sacro di riferimento dal quale lo spettacolo prende vita e senso, come conferma l'artista:

    R - La Bibbia è un tema fondamentale, una sorta di mito che permane nella coscienza del popolo ebraico, nella cultura, a fondamento della loro religiosità e questo è molto presente nel rappresentare questa storia. E' un soggetto e un elemento di riflessione continua del popolo. E questo l'ho evidenziato in alcuni momenti dello spettacolo. Il viaggio e il Mar Rosso è un passaggio iscritto nella cultura profonda ebraica e viene vissuto ogni giorno.

    D - Maestro, la scrittura e il Libro sono i due elementi legati alla cultura e alla religione ebraica che ritroviamo disseminati lungo tutto lo scorrere dello spettacolo...

    R. - Il Libro è un elemento che ricorre frequentissimo nel modo di rappresentare il popolo ebraico. In un grande contenitore estremamente geometrico, in cui prima di tutto devi rimanere fedele al modulo rossiniano, al suo modo di esprimere la musica, questo luogo è come un luogo della memoria in cui sono depositate, in alcune fessure della scena, dei libri: personaggi di una cerimonia ebraica estraggono questi libri e leggono. Questa lettura si riflette poi nella visione totale della scena perché è una scrittura che si innesta nelle tematiche fondamentali: la sabbia, il deserto, il viaggio, il mare. E' un elemento che già viene contenuto nel preludio musicale e che poi ritorna durante lo spettacolo perché nel momento, ad esempio, del balletto del terzo atto la scrittura viene bruciata, è il momento di maggior contrasto tra le culture, una brutalizzazione e una violenza fatta dal popolo egiziano all'ebreo. Il tema della scrittura ritorna frequente fino alla fine, fino al momento in cui il Mar Rosso è un mare-acqua che scorre su una scrittura che racconta l'esodo.(gf)

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    La riscoperta dei documenti conciliari nelle riflessioni di padre Kowalczyk: aspetti della riforma liturgica

    ◊   La regolamentazione della liturgia non è responsabilità che attenga all'iniziativa del singolo sacerdote. E', in sintesi, uno dei principi sanciti dalla Costituzione Sacrosanctum Concilium, che nel 1963 inaugurò la stagione delle riforme conciliari prodotta dal Vaticano II. Nel ciclo che la Radio Vaticana sta dedicando da alcune settimane alla riscoperta del Concilio, il gesuita padre Dariusz Kowalczyk, ritorna con una seconda riflessione su questo fondamentale documento:

    Nella Costituzione conciliare sulla liturgia sono state formulate le norme generali dell’ordinamento liturgico di cui la prima afferma: “Regolare la liturgia compete all'autorità della Chiesa […]. Di conseguenza assolutamente nessun altro, anche se sacerdote, osi, di sua iniziativa, aggiungere, togliere o mutare alcunché in materia liturgica” (SC 22). Dunque, il Concilio – pur aprendo alla possibilità di una certa creatività liturgica – era ben lontano da concepire la liturgia come opera dell’uomo. Infatti, rimane viva l’affermazione di Pio XI: “La liturgia non è la didascalia di tale o tal altro individuo”.

    Il rapporto tra fede e liturgia è espresso dall'antica formula “lex orandi – lex credendi”: l’azione liturgica presuppone la fede dei partecipanti mentre, il giusto modo di pregare scaturisce dal corretto modo di credere. Quando Joseph Ratzinger dice quindi che si deve arginare “la tendenza a mortificare la liturgia con invenzioni personali”, questo ci suggerisce, fra l’altro, che egli scorge il pericolo di passare da una celebrazione fantasiosa ad un non conforme modo di credere.

    Il problema non è nuovo. All’inizio del V secolo, il Papa Innocenzo I scrisse una lettera in cui deplorava: “Ciascuno ritiene opportuno seguire non ciò che è stato tramandato, ma ciò che più gli piace e questo porta scandalo presso il popolo”. E pure oggi, qualcuno pensa che la liturgia sia tutta da fare poiché tutto deve nascere in maniera spontanea. Ma non è così. Allo stesso tempo non è vero che tutto è stato già fatto, una volta per sempre. L'interpretazione dei rubricisti che impone di ripetere soltanto ciò che è stato prescritto nega la dimensione storica della Chiesa rivalutata dal Concilio Vaticano II.

    Speriamo che lo Spirito che ci guida alla verità tutta intera, ci dia la saggezza di seguire la strada giusta tra i due estremi: il “tutto è fatto” e il “tutto è ancora da fare”.


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    Chiesa e Società



    Pakistan: conflitto fra presidente e magistratura sul caso di Asia Bibi

    ◊   Sul caso di Asia Bibi si è acceso in Pakistan un conflitto fra i poteri dello Stato, in particolare fra il presidente e la magistratura. Oggi un portavoce del presidente Asif Ali Zardari ha replicato alla nota dell’Alta Corte di Lahore, rivendicando le prerogative e le competenze del Presidente. La Corte, rispondendo alla petizione di alcuni avvocati, aveva chiesto al presidente di non prendere in considerazione la grazia, prima della conclusione dei tre gradi di giudizio. Zardari ha risposto che l’Alta Corte non ha giurisdizione sulle sue funzioni e, a norma dell’art 45 della Costituzione, il Presidente può decidere in qualsiasi momento di accordare la grazia. La Corte Suprema del Pakistan, con una nota di propria iniziativa ha confermato questa interpretazione, notando che solo la Corte Suprema può dare indicazioni vincolanti all’esecutivo o al presidente. Secondo fonti dell'agenzia Fides, sembra ormai accertato che il processo di appello si farà e che il Presidente Zardari – che pure subisce le pressioni degli estremisti – attenderà di constatarne l’andamento e la durata, prima di intervenire con una eventuale grazia. Intanto continua su toni polemici il dibattito intorno al caso di Asia Bibi: alcuni leader islamici radicali hanno detto apertamente che “ potrebbero dare l’ordine di ucciderla” se sarà liberata o se un tribunale la dichiarasse innocente. “Tale posizione mette in serio pericolo la vita di Asia e della sua famiglia”, commenta a Fides Haroon Barket Masih, cristiano pakistano che vive a Londra, Presidente della “Masih Foundation” che si sta occupando dell’aiuto alla famiglia e dell’assistenza legale ad Asia. “Stiamo provvedendo un’assistenza legale gratuita, di altissimo livello – rimarca – e siamo fiduciosi nell’esito del nuovo processo e in una sentenza di assoluzione, anche se il sistema giuridico è spesso inquinato dalla corruzione. Temiamo invece che, anche durante il processo, Asia possa essere uccisa dai militanti radicali, come è accaduto per altri casi di cristiani processati per blasfemia”. Sul caso di Asia Bibi “vi sono oggi troppe speculazioni, vi sono personaggi che stanno cercando di politicizzarlo per trarne vantaggio personale”, nota Haroon Barket Masih. E ribadisce: “Dato che Asia è divenuta un simbolo, e dunque un obiettivo legittimo per gli estremisti, probabilmente saremo costretti a condurre lei e la sua famiglia all’estero. Abbiamo ricevuto proposte dall’America e dall’Italia”. (R.P.)

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    India: nel Rajasthan estremisti indù attaccano un raduno carismatico cattolico

    ◊   Il Consiglio globale dei cristiani dell’India (Gcic) ha detto che “Il 26 novembre attivisti del Vhp del Rajasthan hanno protestato contro una presunta attività di conversione, e hanno gridato slogan e hanno inventato accuse di conversioni che avrebbero avuto luogo in un raduno carismatico cattolico alla scuola St. Paul di Udaipur. Gli attivisti del Vhp (Vishva Hindu Parishad, gruppo di estremisti indù) avrebbero anche impedito ai partecipanti del raduno di uscire dalla scuola; e hanno impedito di entrare ad altri che avrebbero voluto partecipare”. Al raduno - riferisce l'agenzia AsiaNews - partecipavano circa 1250 cattolici dai villaggi vicini. Un centinaio di attivisti indù si è radunato fuori della scuola, e ha cominciato a gridare slogan contro le presunte conversioni. La folla è cresciuta di numero, bloccando la strada. Le persone nella scuola erano spaventate, ma non potevano uscire. La manifestazione e il blocco sono continuati per più di un’ora. “Non stiamo facendo nulla contro la Costituzione dell’India o contro la libertà di coscienza, eppure i cristiani sono sempre di più presi a bersaglio e attaccati dai gruppi di estrema destra Hindutva” ha detto il vescovo Joseph Pathalil della diocesi di Udaipur. “Ogni volta che ci riuniamo, secondo loro è solo per un motivo: conversioni. Questa è la loro accusa costante, completamente inventata e senza fondamento”. Il vescovo ha anche detto: “Le autorità hanno risposto con prontezza e sono venute in aiuto. Un incontro è stato organizzato fra di noi e i leaders Hindutva. Li ho assicurati che non si stava svolgendo nessuna conversione. La polizia poi ha fatto alcune domande agli organizzatori del raduno carismatico e i partecipanti hanno dichiarato risolutamente e categoricamente che i loro nonni erano cristiani, che loro erano cristiani da generazioni e non neo-convertiti. Solo allora la folla degli estremisti si è dispersa”. (R.P.)

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    Costa d'Avorio: appello dei capi religiosi ai politici affinché lavorino per il bene del Paese

    ◊   “In nome di Dio, a nome della Costa d'Avorio, in nome delle future generazioni, cari leader, fate lo sforzo, voi e i vostri sostenitori, di rispettare il verdetto delle urne”. È l’appello lanciato dal “Collectif des Religieux pour des Elections apaisées en Côte d’Ivoire", in un messaggio inviato all’agenzia Fides. Mentre la Costa d’Avorio segue la pubblicazione progressiva dei risultati del ballottaggio presidenziale di domenica scorsa, cresce la preoccupazione per le tensioni tra i sostenitori dei due candidati: il Presidente uscente Laurent Gbagbo e il leader dell’opposizione Alassane Ouattara. Nel giorno delle elezioni si sono verificati alcuni scontri che hanno provocato morti e feriti. Nel loro messaggio i leader religiosi deplorano che si sia passato “dalle violenze verbali alle violenze fisiche e il peggio sembra essere davanti a noi”. Per questo motivo il messaggio invita i giovani “a non lasciarsi andare ad atti di violenza, e di abbandonare questo terreno che non può che creare un circolo vizioso”. Rivolgendosi ai due candidati i leader religiosi esortano il vincitore e lo sconfitto a lavorare insieme per il bene della nazione: “In questa dinamica, il vincitore deve tendere la mano allo sconfitto che accetterà con umiltà e onestà di collaborare per la costruzione del Paese in una opposizione responsabile”. (R.P.)

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    Hong Kong: appello dei leader religiosi per la pace in Corea

    ◊   Prudenza e saggezza da entrambe le parti, sostituire la forza armata con il negoziato, seguire il principio della pace e dare massima importanza alla vita umana: in questi termini si esprime l’appello lanciato dai leader religiosi delle sei grandi religioni presenti ad Hong Kong durante l’Incontro seguito al conflitto scoppiato in Corea. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese ripreso dall'agenzia Fides), l’incontro di preghiera per la pace dopo il bombardamento dell’isola di Yeonpyeong, nella Corea del sud, del 23 novembre, si è svolto ieri nella sede del Centro Culturale dell’Unione Buddista di Hong Kong. I leader religiosi di Hong Kong hanno auspicato che i leader politici mondiali sappiano salvaguardare e proteggere il mondo e tutta la creazione. Secondo le informazioni emerse durante l’incontro, nell’isola di Yeonpyeong ci sono 452 cattolici locali. Fino ad ora nessuno di loro risulta morto o ferito. Anche la Commissione per la Riconciliazione della Conferenza episcopale della Corea del Sud ha invitato ad abbandonare le armi. (R.P.)

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    Usa: i vescovi plaudono la Risoluzione della Camera sui cristiani in Iraq

    ◊   I vescovi degli Stati Uniti plaudono la Risoluzione 1725 della Camera dei Rappresentanti che condanna i recenti attacchi contro le minoranze cristiane in Iraq e chiede all’amministrazione americana di collaborare con il governo iracheno per proteggere le minoranze nel Paese. “La nostra Conferenza episcopale saluta con favore questa risoluzione bipartisan che servirà a richiamare l’attenzione sulla situazione delle comunità religiose vulnerabili in Iraq”, si legge in una lettera firmata da mons. Howard Hubbard e da Jose H. Gomez, presidenti, rispettivamente, delle Commissioni per la giustizia e la pace internazionale e per i migranti della Usccb. I vescovi appoggiano in particolare l’idea avanzata nella risoluzione di elaborare un piano di ampio respiro per garantire più sicurezza e una maggiore rappresentanza in seno al governo iracheno alle minoranze religiose. A questo proposito, essi rilevano come l’attacco del 31 ottobre contro la chiesa caldea di Nostra Signora della Salvezza a Baghdad abbia lanciato “un terribile avvertimento sulla spaventosa mancanza di sicurezza che ha condannato molti iracheni a vivere nel terrore”. La Conferenza episcopale afferma di condividere anche la richiesta di garantire una nuova sistemazione ai rifugiati iracheni e un loro rientro sicuro in patria. La lettera conclude quindi con l’auspicio che la risoluzione, presentata lo scorso 18 novembre, sia approvata quanto prima: “La nostra speranza è che essa possa contribuire all’obiettivo generale di arrivare a una ‘transizione responsabile’ che permetta di ridurre la perdita di vite umane e affrontare la crisi dei rifugiati in Iraq”. (A cura di Lisa Zengarini)

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    La strage silenziosa dei cristiani in Iraq: tema della tavola rotonda ieri a Roma

    ◊   Nel mondo su 10 persone 7 soffrono di violazione della libertà religiosa. E su 100 morti per motivi religiosi 57 sono cristiani. E’ quanto ha ricordato l’europarlamentare Mario Mauro, Rappresentante personale dell’Ocse per la lotta contro il razzismo e la persecuzione ai cristiani, nella tavola rotonda che si è svolta ieri sera a Roma presso la Sede dell’Università Lumsa. Il Rettore, prof. Dalla Torre, ha letto il messaggio di mons. Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, che non ha potuto essere presente ma ha espresso parole di preghiera per il rispetto ovunque della vita e della libertà religiosa dei cristiani. Tema del dibattito è stato “Guerra ai cristiani”, come il titolo del volume di Mario Mauro che documenta minacce e violenze ai cristiani nel mondo. Hanno partecipato il direttore di Asianews, padre Bernardo Cervellera, e i due giornalisti, Monica Maggioni e Gian Micalessin, che hanno realizzato un reportage sulle intimidazioni e i massacri di cristiani in Iraq. Dunque di Iraq si è parlato in particolare. In ogni caso, è emerso chiaramente che a Baghdad, Mossul o altre città irachene così come in altre parti del mondo, i cristiani vengono presi di mira perché sono la comunità che per il valore profondo di fratellanza che viene dalla loro fede, più si contrappone alla logica violenta del fondamentalismo islamico. Mario Mauro ha ricordato che Giovanni Paolo II definiva la libertà religiosa “cartina tornasole” di tutte le altre libertà perché la libertà religiosa mette a nudo l’approccio che il potere ha con la persona umana, con la sua dimensione spirituale. “Dove potere significa ideologia, teocrazia, l’uomo diventa niente di fronte al potere”, ha spiegato l’europarlamentare aggiungendo che il cristianesimo non potrà mai aderire a questa logica perché al centro di tutto negli insegnamenti di Cristo c’è l’uomo e la sua dignità di essere stato creato a immagine di Dio”. Il prof. Dalla Torre ha sottolineato l’importanza di non trascurare quanto accade non solo per solidarietà umana verso chi soffre ma anche perché in questa epoca in cui “si parla tanto di diritti umani si rischia che i più fondamentali diritti umani vengano violati nell’impotenza e l’indecisione delle istituzioni internazionali”. Va ricordato che il Parlamento dell’Unione Europea ha votato la settimana scorsa una Risoluzione in difesa dei cristiani in Iraq condizionando gli aiuti al rispetto di molte libertà tra cui chiaramente espressa quella della libertà religiosa. Ma è stata fatta notare l’assenza di pronunciamenti significativi da parte dell’Onu. Di indifferenza mediatica ha parlato Monica Maggioni, sottolineando che di Iraq e tantomeno di violenze quotidiane non si parla mai, ad eccezione di frettolose coperture di eventi particolarmente drammatici come la recente strage alla chiesa caldea di Baghdad. L’inviato di guerra Gian Micalessin ha affermato che “nel ritiro delle truppe straniere il ‘grande dimenticato’ è stata la comunità dei cristiani”. (A cura di Fausta Speranza)

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    Venezuela: Messa a Caracas del cardinale Urosa per le vittime di Baghdad

    ◊   “Il rispetto della libertà religiosa, che deve essere mantenuta e promossa in tutto il mondo come un diritto umano fondamentale” è stato chiesto dall’arcivescovo di Caracas, cardinale Jorge Urosa Savino, durante la celebrazione per le 58 vittime siro-cattoliche, fra cui 2 sacerdoti, uccisi nella chiesa caldea di Baghdad il 31 ottobre da parte di estremisti musulmani. Secondo la comunicazione inviata dall'arcidiocesi di Caracas all’agenzia Fides, alla Messa celebrata dall’arcivescovo la sera di domenica scorsa nella Chiesa Maronita di San Charbel a Caracas, hanno partecipato il nunzio apostolico, mons. Pietro Parolin; il Superiore dell'ordine libanese maronita, Agustín Saab; mons. Louis Awad per la Chiesa siro-cattolica; mons. Georges Kahale per la Chiesa greco-melchita; mons. Josept Dib per la Chiesa ortodossa; mons. Orlando Guerrero per la Chiesa anglicana. Hanno anche partecipato al rito membri del corpo diplomatico accreditato in Venezuela, in particolare dai Paesi arabi e del Medio Oriente. Al termine della Messa l'arcivescovo di Caracas ha espresso il suo dolore anche "per la tragedia che vive il Venezuela, soprattutto a Caracas", a causa delle forti piogge che si sono abbattute sul Paese, manifestando la sua "solidarietà con le vittime" e "il cordoglio a chi ha perso i suoi cari". Il cardinale Urosa ha lanciato un appello per risolvere il problema delle case in Venezuela, in quanto la maggior parte delle vittime vivevano in “case precarie e non a norma”. Caritas Venezuela sta raccogliendo beni alimentari non deperibili, articoli per la casa, vestiti, medicine e altri aiuti per il sostegno finanziario e per continuare ad aiutare i venezuelani colpiti dalle piogge nelle diverse comunità. (R.P.)

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    Honduras: preoccupazione della Chiesa per il clima di scontro e violenza verbale

    ◊   Mons. Juan José Pineda, vescovo ausiliare di Tegucigalpa, in Honduras, domenica scorsa durante la Messa celebrata nella cattedrale, ha lanciato un accorato appello, alla società, alle autorità, al popolo e ai mezzi di comunicazione del Paese, affinché ognuno, nel proprio ambito, contribuisca a migliorare il clima sociale della nazione centroamericana fortemente polarizzato. Il presule, in concreto ha chiesto a tutti, senza eccezione, un “maggiore sforzo per abbandonare qualsiasi forma di aggressione”. Ogni azione violenta, fisica o verbale, ha osservato il vescovo “deve essere sradicata subito dai nostri cuori” per creare le condizioni di cui “tutti abbiamo bisogno: pace, fratellanza, comunione, rispetto e cura della dignità della persona umana”. “Ci sono tra noi troppe armi”, ha spiegato mons. Pineda, che però ha precisato: “Esistono diversi modi di aggredire un fratello e ciò non accade solo usando i fucili e il machete, oppure una granata. Anche le parole possono essere violente. E’ triste dover riconoscere che tra noi ci sono troppe forme per aggredire e uccidere”, ha osservato il presule. Il vescovo ausiliare di Tegucigalpa ha ricordato anche che “il silenzio, per complicità o ignoranza, così come uno sguardo malintenzionato o una parola fuori luogo, possono essere modalità di aggressione. Perciò, ha concluso, nei nostri cuori occorre piantare il seme della autocritica e soprattutto imparare ad agire con apertura e amore nei confronti dell’altro”. Mons. Pineda non ha fatto riferimento diretto a quanto è accaduto nella capitale honduregna alcuni giorni fa, e cioè alle aggressioni verbali da parte di un centenario di sostenitori dell’ex presidente Zelaya contro il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, arcivescovo della capitale, in occasione della consacrazione di una nuova chiesa in località “Óscar A. Flores”. Il gesto irresponsabile e scalmanato è stato condannato da tutti, fuori e dentro del Paese, e da più parti si sono levati voci per chiedere di abbassare i toni e riportare la vita del Paese all’interno della convivenza civile, pacifica e rispettosa di tutti. (A cura di Luis Badilla)

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    Amazzonia: nuovo rinvio per la sentenza su padre Bartolini, difensore degli indios

    ◊   In Perù è stata rinviata per la quarta volta la lettura della sentenza del processo che vede coinvolti per ‘istigazione alla ribellione’ padre Mario Bartolini, parroco di Barranquita, il direttore dell’emittente diocesana ‘Radio Oriente’ Geovanni Acate Coronel, il dirigente indigeno Vladimir Tapayauri, l’ex-presidente del ‘Frente de Defensa de Alto Amazonas’ (Fredesaa) Adilia Tapullima ed altri esponenti della società civile di Yurimaguas (nord). Lo riferisce la ‘Coordinadora Nacional de Radio’ (Cnr) ripresa dall'agenzia Misna, precisando che al pubblico ministero e al giudice Julio César Aquino Medina, presidente della prima corte mista di Alto Amazonas, è stato impedito di entrare nella sede del potere giudiziario di Yurimaguas da un picchetto di lavoratori del settore protagonisti dal 25 Ottobre, su scala nazionale, di uno sciopero per chiedere l’aumento del salario inizialmente convocato per 72 ore e poi proseguito a tempo indeterminato. Tapuyuri ha protestato per l’ennesimo rinvio della lettura del verdetto sottolineando che pregiudica tutti gli imputati perché, tra l’altro, ne limita gli spostamenti. (R.P.)

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    Spagna: il cardinale cubano Jaime Ortega incontra a Madrid un gruppo di ex prigionieri politici

    ◊   Da L’Avana ieri, la segreteria del cardinale arcivescovo Jaime Ortega, ha confermato che il porporato, che si trova da alcuni giorni in Spagna, ha incontrato ieri a Madrid una delegazione di ex prigionieri politici, appartenenti al cosiddetto “Gruppo dei 52”. Queste persone, si trovano in Spagna dopo essere state scarcerate a seguito della mediazione della Chiesa cubana con le autorità de L’Avana. “L’incontro - si legge in una nota - si è svolto in un clima franco e cordiale. Diversi ex detenuti hanno trasmesso al cardinale la loro gratitudine per l’opera da lui svolta, e al tempo stesso hanno condiviso con lui le preoccupazioni riguardo al loro futuro immediato in Spagna”. E così anche hanno trasmesso al porporato le medesime angosce per quanto riguarda i loro parenti stretti rimasti a Cuba. Da parte sua l’arcivescovo de L’Avana – conclude la nota – ha ribadito che tutte le persone del Gruppo dei 52 che ancora sono in carcere, saranno liberati prossimamente anche se desiderano restare a vivere in Cuba”. L’arcivescovo de L’Avana, ha rassicurato, infine, i partecipanti all’incontro di Madrid che “trasmetterà le loro preoccupazioni al governo spagnolo”, rinnovando “l’impegno della Chiesa cubana nell’ambito umanitario e pastorale”. (L. B.)

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    Haiti. Nuovo allarme Caritas: colera e incertezza politica acuiscono l’emergenza

    ◊   In un clima di crescente incertezza dovuta ai brogli nelle elezioni presidenziali, mentre è ancora in corso lo scrutinio dei voti, la Caritas moltiplica gli sforzi per l’emergenza colera. Secondo gli ultimi dati forniti dalla Caritas italiana - di cui riferisce l’agenzia Sir - sono già più di 70 mila le persone contagiate. Caritas Italiana, a fronte dell’emergenza colera, ha già impegnato più di 500 mila euro in progetti di sostegno alla popolazione colpita e in programmi di prevenzione che raggiungeranno nei prossimi 3 mesi oltre 100 mila persone. Costruzione di latrine, distribuzione di filtri per la depurazione delle acque e una campagna informativa capillare, sono le attività principali avviate, in accordo con Caritas Haiti, in varie località, in particolar modo il dipartimento di Artibonite e la città di Gonaives, Hinche, comune nel Dipartimento del Centro, e la capitale Port-au-Prince. Sono state già distribuite dalla rete Caritas presente ad Haiti oltre 84 mila pastiglie per la disinfezione delle acque, 600 taniche di acqua depurata e 600 kit igienici a favore di 1633 famiglie. Caritas italiana è presente ad Haiti con operatori espatriati e – dopo il terremoto - ha avviato interventi per quasi 9 milioni di euro, di cui circa 3,5 destinati all’emergenza e 5,5 per progetti negli ambiti della ricostruzione, di attività socioeconomiche e dell’animazione e formazione. (R.G.)

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    Consiglio d’Europa: preoccupazione per il sì della Svizzera all’espulsione di stranieri criminali

    ◊   L'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (Apce) esprime preoccupazione per il sì referendario, domenica scorsa, in Svizzera alla proposta del Partito popolare di espellere gli stranieri condannati in via definitiva per gravi reati. Secondo il presidente dell'Apce, Mevlut Cavusoglu - riferisce l'agenzia Sir - le misure che potrebbero essere introdotte nel Paese "non sarebbero in conformità con quanto previsto dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo" perché “l'espulsione sarebbe automatica e non soggetta ad alcuna procedura d'appello”. Inoltre, aggiunge Cavusoglu, “l'automaticità dell'espulsione comporta il rischio di rinviare persone in Paesi dove potrebbero essere torturate o perseguitate” mentre “ogni espulsione deve rispettare quanto previsto nella Convenzione, in particolare il divieto di tortura”. Secondo il presidente dell’Apce “ogni giorno da qualche parte in Europa vengono messi a dura prova i principi sanciti dalla Convenzione europea per i diritti dell'uomo e in molti Stati membri dell'organizzazione si osservano tendenze contro gli immigrati". "Il ruolo del Consiglio d'Europa - conclude - è essere vigile”, in particolare in tempi in cui il risentimento legato alla crisi economica “viene sfruttato dal discorso populista”, e trasmettere in modo molto chiaro “il messaggio che non verrà tollerata alcuna violazione dei diritti protetti dalla suddetta Convenzione”. (R.G.)

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    Oltre 2000 ragazzi europei chiedono al europarlamento che l’acqua sia un bene per tutti

    ◊   “Acqua per me, acqua per te, acqua per tutti”. Questo il messaggio che oltre 2000 ragazzi provenienti da diversi Paesi europei hanno lanciato nel cielo di Bruxelles, a conclusione degli “International Water Messengers Days”, svoltisi nella città belga dal 24 al 26 novembre. Nella giornata conclusiva – riferisce l’agenzia Sir - i “messaggeri dell’acqua” hanno presentato ai parlamentari europei le richieste elaborate durante laboratori, workshop e scambi di esperienze. “Troppe persone nel mondo – hanno denunciato i giovani – non hanno accesso all’acqua potabile per tanti motivi, come l’inquinamento, la mancanza di diritti, il fatto che l’acqua viene considerata dalle istituzioni un bene economico da vendere sul mercato e che ancora non esistono politiche internazionali efficaci che riconoscano l’acqua diritto umano e bene comune. Per questo affermiamo con forza – hanno sottolineato - che l’acqua è per tutti e non per il profitto”. I parlamentari non sono rimasti insensibili alle richieste dei ragazzi: il rappresentante dell’europarlamentare belga Bart Staes si è impegnato a fare arrivare i messaggi dei ‘portatori d’acqua’ al Parlamento europeo, e ad inserirli in una risoluzione proposta da cinque europarlamentari di diverse nazionalità, tra cui due italiani, che tratterà del riconoscimento del diritto umano all’acqua, la protezione della risorsa idrica e la sua gestione pubblica. (R.G.)

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    Turchia: la gioia di Bartolomeo I per la restituzione dell’orfanotrofio di Buyukada

    ◊   Il Patriarcato ecumenico ortodosso celebra oggi la sua festa più sentita, quella di Sant’Andrea apostolo di Costantinopoli, e soprattutto festeggia la fine di una lunga battaglia giuridica con lo stato turco per ottenere la restituzione dell’orfanotrofio di Buyukada. E il patriarca ecumenico Bartolomeo I, dopo l’incontro con la delegazione della Santa Sede, guidata dal cardinale Kurt Koch, nuovo presidente del Consiglio per l’unità dei cristiani e di recente nomina cardinalizia, ha voluto esprimere la sua emozione in un’intervista all'agenzia AsiaNews. “Oggi è un grande giorno per la nostra Grande Madre Chiesa. Ci è stato restituito l’orfanotrofio dell’isola del Principe (Buyukada). Ci è stato restituito quello che avevamo ereditato dai nostri antenati e non potevamo tollerare l'ingiustizia subita. Ci siamo rivolti prima alla giustizia turca e visto che abbiamo perso tutte le nostre cause ci siamo rivolti alla Corte di Giustizia per i Diritti dell’uomo di Strasburgo, la quale ci ha reso giustizia”. Le implicazioni della restituzione del “Tapu” (atto di proprietà) al Patriarcato sono di grande portata. Bartolomeo I spiega: “Il governo turco dopo la sentenza non ha voluto fare ricorso, iniziando subito le procedure per la restituzione dell’ orfanotrofio. Voglio sottolineare che il tapu rilasciato dalle autorità turche è intestato al nostro Patriarcato come Rum Patrikanesi. Il che significa non solo la restituzione dell’ orfanotrofio, ma che viene anche ufficialmente riconosciuto il nostro Patriarcato come Persona giuridica. Questo atto costituisce un segno positivo”. Il patriarca ecumenico ha concluso: “Queste nostre lotte devono insegnarci che non dobbiamo mai, deporre i nostri strumenti spirituali ed avere fiducia nella Provvidenza Divina, la quale ben conosce i modo e i tempi, superando cosi gli ostacoli e le debolezze umane”. (R.P.)

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    Fonti ebraiche su Pio XII confermano i giudizi di Benedetto XVI nel suo ultimo libro-intervista

    ◊   Le rivelazioni storiche più recenti confermano la posizione espressa da Benedetto XVI nel suo ultimo libro-intervista “Luce del mondo” riguardo a Pio XII e il suo sostegno agli ebrei perseguitati. Il Papa chiarisce che è importante superare le interpretazioni ideologiche su ciò che Pio XII avrebbe potuto fare nella seconda Guerra Mondiale. “L’importante è ciò che ha fatto e cercato di fare, - dichiara - e credo che bisogna riconoscere che è stato uno dei grandi giusti e che, come nessun altro, ha salvato tanti e tanti ebrei”. Nella sua conversazione con il giornalista Peter Seewald, il Pontefice sostiene di aver ordinato per l'iter di beatificazione di Papa Eugenio Pacelli, un'indagine che potesse confermare “tutto il positivo” e smentire “il negativo” addotto nei suoi confronti. Il 17 novembre scorso, il Papa ha ricevuto il fondatore della “Pave the Way Foundation” (Ptw), Gary Krupp, ebreo, che gli ha consegnato nuove rivelazioni storiche a conferma di questa posizione. In alcune dichiarazioni all’agenzia Zenit, Krupp ha affermato che “il libro e i documenti presentati al Papa derivano dagli sforzi della Fondazione per chiarire, e inserire pubblicamente sul suo sito web (www.ptwf.org), documenti originali e testimonianze oculari per incoraggiare lo studio da parte della comunità storica internazionale”. “Si spera che diffondendo questo materiale sul sito web – ha aggiunto lo studioso ebreo – la controversia che dura da 46 anni sul pontificato di Papa Pio XII possa essere risolta. Finora la Ptwf ha inserito oltre 40 mila pagine di documenti, articoli e interviste a testimoni oculari, materiale originale, relativo a questo periodo storico”. Krupp ha presentato al Papa il libro della Ptwf intitolato “Papa Pio XII e la II Guerra Mondiale. La Verità Documentata”, che è stato appena pubblicato in ebraico. Il testo, di agevole lettura, contiene numerosi documenti, articoli e interviste notevoli che permettono al lettore di giungere a una conclusione su quel periodo controverso. E' il primo libro scritto in ebraico su Papa Pio XII basato su documenti originali piuttosto che su teorie speculative. Krupp ha anche presentato al Papa una serie di testimonianze autenticate degli sforzi personali di Papa Pacelli per salvare la vita agli ebrei. E’ stato anche presentato a Benedetto XVI il libro “Hitler, la guerra e il Papa”, scritto dal prof. Ronald Rychlak insieme a Mihai Ion Pacepa, l'agente del Kgb di più alto rango ad aver mai disertato. Il volume descrive le operazioni della rete di disinformazione del Kgb e il piano denominato “Seat 12”, volto ad infangare la reputazione di Papa Pio XII e a scavare un solco tra il mondo cattolico e quello ebraico. Il piano, ordinato da Nikita Kruscev, mirava ad attaccare la Chiesa cattolica e la reputazione di Papa Pio XII. L'operazione voleva inoltre isolare la comunità ebraica dal mondo cattolico. (C.P.)

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    Presidenza della Fnsi: i governi garantiscano la sicurezza dei giornalisti iraniani in Europa

    ◊   “I governi europei garantiscano l’incolumità dei giornalisti iraniani ospiti nelle nostre città”. E’ l’appello lanciato dal presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana (Fnsi), Roberto Natale, incontrando stamane a Firenze Noushabeh Amiri, la presidente dell’Associazione internazionale dei giornalisti iraniani (Aigi), costituitasi a Parigi nella scorsa primavera. Nel corso dell’incontro, tenutosi presso la Giunta Regionale Toscana - il primo pubblico tra la nascente Associazione dei giornalisti iraniani e un sindacato di categoria europeo - Amiri ha denunciato come dalle rivelazioni di Wikileaks risulti che la Repubblica Islamica aveva incaricato un sicario di assassinare il vicepresidente dell’associazione Alireza Nourizadeh, residente a Londra, messo sotto protezione dalle autorità inglesi. “Il Governo di Ahmadinejad – ha detto la presidente dell’Aigi - ha già messo fuorilegge il sindacato iraniano e adesso vuol impedire che nasca un’associazione dei giornalisti all’estero, dove sono rifugiati 700 colleghi fuggiti dalla repressione interna”. Per questo Amiri ha chiesto alla stampa italiana di fare semplicemente il suo lavoro e cioè di informare l’opinione pubblica di quanto avviene in Iran, delle decine di giornalisti arrestati, dei giornali chiusi e della quotidiana offesa ai diritti umani”. Roberto Natale ha garantito il pieno sostegno della Fnsi alla richiesta di ammissione dell’Aigi alla Federazione internazionale dei Giornalisti, che ha sede a Bruxelles. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Paraguay: appello dei comunicatori cattolici in favore delle radio comunitarie

    ◊   L'Associazione dei comunicatori cattolici del Paraguay (Accp) ritiene necessario che il Congresso riesamini gli emendamenti alla legge sulle telecomunicazioni, perché così come è proposta, vieta alle radio comunitarie di trasmettere la pubblicità, cosa che “condanna le radio comunitarie all'estinzione, perché nega loro qualsiasi possibilità di sussidio”. In una dichiarazione pubblica firmata dai professori Ilde Silvero e Jorge Garcia Riart, rispettivamente presidente e segretario della Accp, i comunicatori cattolici ricordano che “le radio comunitarie potrebbero trasmettere le campagne pubblicitarie delle fondazioni, delle Ong, delle agenzie governative, ecc. per garantirne la sostenibilità a condizione che siano non-profit”. Secondo quanto viene detto nel comunicato, “i media influenzano la visione del mondo e della società, incidono sulla formazione e sull'identità culturale dei popoli attraverso l'informazione, l'opinione e la promozione dei valori umani. Ma allo stesso tempo non si può ignorare che i mass media siano fonti di produzione di ricchezza e siano anche strumenti per il potere politico e sociale”. “I cittadini in generale - continua il testo del comunicato inviato all’agenzia Fides -, hanno il legittimo diritto di accesso ai mezzi di comunicazione e di opinione e di promuovere i propri media per dare voce all’opinione pubblica, alle associazioni civili di carattere educativo, culturale, religioso, sindacale, ecc.”, compito assolto dalle radio comunitarie, le quali riescono così a facilitare l'accesso perché i “settori sociali con meno risorse, di solito con un accesso molto limitato ai mezzi di comunicazione di massa, possano far sentire la propria voce ed esercitare il loro diritto alla libertà di espressione”. (R.P.)

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    Concerto di Natale per l’alfabetizzazione nel mondo

    ◊   “Gesù nato tra le genti”: è il titolo di un concerto di Natale promosso dall’Opam, l’Opera di promozione dell’alfabetizzazione nel mondo. L’evento, che unisce musica e solidarietà, si terrà l’8 dicembre prossimo alle ore 16.30 presso la parrocchia romana di San Luigi Gonzaga. Il Concerto sarà eseguito da prestigioso Coro polifonico della Basilica di Sant’Agnese fuori le Mura, diretto dal maestro Roberto Musto e accompagnato dall’organista Simone Temporali. Saranno eseguiti capolavori di Bach, Beethoven e Vivaldi. In occasione dell’evento, verrà organizzata una raccolta fondi per finanziare i progetti per l’alfabetizzazione dell’Opam. L’associazione, fondata 38 anni fa da don Carlo Muratore e oggi presieduta da mons. Aldo Martini, ha realizzato oltre 3500 progetti in Africa, Asia ed America Latina. Grazie al suo impegno, tantissimi giovani, uomini e donne possono vivere liberi dalla schiavitù dell’ignoranza ed essere promotori di sviluppo. (A.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Wikileaks annuncia nuovi documenti sul sistema bancario americano. Hillary Clinton parla di attacco alla pace

    ◊   Dopo la pubblicazione di oltre 250 mila documenti riservati della diplomazia statunitense, il fondatore del sito Wikileaks Julian Assange annuncia, in un’intervista rilasciata alla rivista “Forbes”, che verranno prossimamente resi noti documenti su una delle principali banche americane. Le rivelazioni – avverte Assange – si concentreranno su quello che definisce “l’ecosistema della corruzione”. Dal materiale pubblicato da Wikileaks emergono, intanto, altri rilevanti documenti. In uno in particolare si afferma che la Cina è pronta a non sostenere, come in passato, la Corea del Nord ritenendo che la penisola coreana possa essere riunificata sotto il controllo di Seul. Il segretario di Stato americano Hillary Clinton, commentando la fuga di notizie, ha dichiarato che l’iniziativa di Wikileaks “mette a rischio la pace e la vita delle persone”. Hillary Clinton ha anche annunciato che verranno prese misure aggressive “per punire i responsabili ed assicurare che casi del genere non si ripetano più”.

    Italia: manifestazioni studentesche contro la riforma Gelmini
    Dal nord al sud le principali città italiane sono piene di cortei di studenti che manifestano contro la riforma della scuola del ministro dell’Istruzione Gelmini. In molti casi, il traffico è andato letteralmente in tilt o gli studenti hanno bloccato anche l’autostrada limitrofa. In qualche città, ci sono stati momenti di tensione con le forze dell’ordine o veri e propri tafferugli. A Roma le forze dell’ordine hanno faticato a contenere i manifestanti fuori dall’area intorno a Montecitorio dove era diretto il corteo. Un aggiornamento su intenzioni e movimenti degli studenti che stanno sfilando nella capitale nel servizio di Eugenio Bonanata che ha raggiunto il corteo studentesco:

    Il corteo romano è arrivato in Piazza del Pantheon. Sembra stazionare in questo luogo, in attesa di decidere la direzione da prendere. Hanno provato a forzare il blocco delle forze dell’ordine: c’è stato un lancio di uova e di verdura contro le camionette e i blindati della Polizia e dei Carabinieri, che impediscono l’accesso alla Camera, meta della manifestazione odierna. E’ arrivata la pioggia, il corteo è imponente. Al momento, non ci sono stati altri momenti di disordine: solo slogan contro il governo e contro la riforma Gelmini. Si tratta ora di capire quale sarà la direzione del corteo: si punta alle sedi istituzionali, forse la sede del Senato, Palazzo Madama, o la sede del Ministero della Pubblica Istruzione che si trova in Viale Trastevere.

    In Pakistan scarcerato su cauzione un cristiano accusato di blasfemia
    L'Alta corte di Lahore ha ordinato la scarcerazione su cauzione di un cristiano condannato insieme alla moglie a 25 anni di prigione per aver offeso il Corano. Lo riferisce oggi l'agenzia cattolica Fides sottolineando che si tratta di “un altro clamoroso caso di abuso della legge sulla blasfemia” simile a quello di Asia Bibi, la cristiana condannata a morte perche avrebbe offeso Maometto e che si è appellata alla stessa corte contro la sentenza emessa da un tribunale locale. Secondo Fides, nella stragrande maggioranza dei casi, le istanze giudiziarie di secondo grado respingono le condanne per blasfemia emesse dai tribunali locali che sarebbero più “influenzabili” da pressioni esterne. A questo proposito, è stata presentata al Parlamento di Islamabad dalla deputata Sherry Rehman una proposta di legge per modificare la legge in modo da evitare che diventi strumento di persecuzione delle minoranze religiose.

    Sempre in Pakistan, 5 vittime per un’esplosione nel nord ovest
    Sono salite a cinque le vittime dell'esplosione avvenuta stamattina nel nord ovest del Pakistan. I feriti sono oltre una decina. Lo riferisce il sito on line di "The Express Tribune" precisando che tra i morti c'è anche un bambino, oltre a due poliziotti e due passanti. Secondo una prima ricostruzione degli investigatori, si è trattato di un attacco suicida lanciato contro un veicolo della polizia che pattugliava la residenza di un ex ministro del governo provinciale di Kyber Pakhtunkhwa. L'attentato è avvenuto nel distretto nell'area di Chambeli Chowk, nel distretto di Bannu.

    A Ginevra il 6-7 dicembre, secondo round di colloqui sul nucleare iraniano
    Si terrà il 6-7 dicembre a Ginevra il secondo round di colloqui tra l'Iran e il 5+1 (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia e Germania) sul dossier nucleare di Teheran. Lo afferma la portavoce dell'Alto rappresentante per la politica estera della Ue, Catherine Ashton, precisando di aver ricevuto il via libera dal negoziatore iraniano Saeed Jalili. Il gruppo dei 5+1 sul programma nucleare iraniano torna a riunirsi sotto una cattiva stella. Il summit, infatti, è stato preceduto a Teheran dall’uccisione di uno scienziato nucleare e dall’attacco di un virus informatico contro le centrifughe atomiche iraniane. Immediata la reazione dell’establishment iraniano che ha puntato il dito contro i servizi segreti di Israele e Stati Uniti. Stefano Leszczynski ha intervistato Eric Salerno, giornalista esperto di questioni mediorientali:

    R. – Non c’è dubbio. Israele ha fatto capire che già da un paio di anni stava portando avanti l’idea di fermare il progetto nucleare iraniano con una serie di operazioni clandestine per non dover compiere un attacco massiccio contro l’Iran. Attacco che avrebbe ripercussioni notevoli sulla stabilità regionale e non solo.

    D. – E’ possibile che le vicende legate all’Iraq e all’Afghanistan abbiano insegnato qualcosa all’Occidente e ci sia stato quindi un ritorno alla strategia più vecchia ma considerata, forse, più efficace?

    R. – In qualche modo credo di sì: non dimentichiamo che quella che è accaduta in Iraq è stata una guerra politica. Non c’è dubbio sul fatto che sono anni che degli agenti israeliani operano in Iran. Operano sul terreno, vanno lì per segnare i luoghi dove un domani dovrebbe compiersi un eventuale attacco ma anche altre operazioni - come quelle che abbiamo sentito in queste settimane - di sabotaggio, certamente da lontano, degli impianti nucleari attraverso l’inserimento di virus nei computer delle centrali nucleari iraniani.

    D. – Allo stesso tempo l’Iran, oggi, ha detto “sì” alla ripresa del tavolo negoziale con il gruppo dei 5+1 sul suo programma nucleare…

    R. – Da una parte l’Iran ha sempre cercato un dialogo per arrivare, alle sue condizioni, a rinunciare al nucleare - stiamo parlando qui di nucleare militare -. In questi mesi ha certamente fatto dei passi indietro nel progetto che sta portando avanti, perciò potrebbe dire che questo è il momento adatto per continuare e ripristinare il dialogo che era stato fermato. Dall’altra parte, alcuni servizi segreti sostengono che Ahmadinejad stia cercando soltanto di guadagnare tempo, perché ogni volta che lui è disposto a dialogare si siedono per un po’, si scambiano delle opinioni ma poi, alla fine, salta tutto ed intanto gli iraniani hanno la possibilità di continuare a sviluppare quello che stanno facendo in segreto.

    Emergenza sfollati in Sudan
    In Sudan è emergenza sfollati. “Contiamo almeno 1500 persone che hanno abbandonato le loro case in una regione al confine con il Darfur, spaventati dopo i bombardamenti dell'aviazione di Khartoum agli inizi di novembre”. Lo comunica all'Ansa Giovanni Bosco, responsabile in Sud Sudan dell'ente Onu per l'assistenza umanitaria (Ocha). L'emergenza degli sfollati riguarda la regione di Bahr al-Ghazal settentrionale, uno Stato che confina a nord con il Darfur meridionale. L’esodo è avvenuto una decina di giorni fa, fra il 16 e il 22 novembre per la paura di nuove violenze. Il 25 novembre scorso le autorità del Sud avevano accusato le forze armate del Nord di avere condotto il giorno prima un blitz aereo in una base militare controllata dalle autorità di Giuba, ferendo sei persone, di cui quattro militari. Nei giorni scorsi, aerei da guerra del nord avevano bombardato lo Stato di Northern Bahr el Ghazal con otto civili rimasti feriti. Blitz negati dalle autorità di Khartoum che avevano puntato il dito contro le forze dell'Esercito di Liberazione del Popolo Sudanese (Spla) accusandole di dare sostegno al movimento ribelle sudanese Jem (Movimento Giustizia e Uguaglianza) del Darfur. Il 9 gennaio del 2011 gli abitanti del Sud saranno chiamati a decidere se separarsi dal Sudan o restare uniti al resto del Paese con un referendum.

    Vertice di Tripoli: prospettiva di una zona economica Ue-Africa
    Il presidente della Commissione Europea, Josè Manuel Durao Barroso, intervenuto a Tripoli al terzo Vertice Europa-Africa, ha affermato che la zona economica europea potrà allargarsi all'Africa nel 2050. “Siamo venuti a Tripoli con l'affascinante idea di creare a lungo termine una zona economica euro-africana che possa offrire delle nuove opportunità a 2,5 milioni di abitanti all'alba del 2050”, ha dichiarato Barroso nel suo discorso al Vertice, al quale hanno partecipato rappresentanti di 80 Paesi. “La crisi economica e finanziaria non è ancora finita ma se Africa e Europa lavoreranno insieme potranno accelerare la crescita economica”, ha aggiunto. I lavori del Vertice si chiuderanno oggi dopo aver affrontato altri temi caldi come l'immigrazione, i diritti umani e la creazione di posti di lavoro.

    Regolari le elezioni ad Haiti ma serve un’inchiesta: così gli osservatori internazionali
    Il capo della missione congiunta dell'Organizzazione degli Stati americani (Osa) e dei Paesi della Comunità dei Caraibi (Caricom), Colin Granderson, ha dichiarato ieri che che le elezioni a Haiti sono valide, “malgrado le irregolarita”'. Il segretario generale aggiunto dell'Osa, Albert Ramdin, ha affermato che comunque tali irregolarità “devono essere prese molto seriamente ed essere oggetto di un'inchiesta”.

    Decine di arresti per manifestazioni dell’opposizione in Bangladesh
    Decine di membri del Partito nazionalista del Bangladesh (Bnp, opposizione) sono stati arrestati oggi dalla polizia a Dacca ed in altre località in occasione di uno sciopero generale (dall'alba al tramonto) indetto per “denunciare la miseria della popolazione, salvare la democrazia e difendere l'interesse nazionale”. Secondo i media bengalesi ingenti forze di polizia, fra cui unità antisommossa, sono state dispiegate nei punti strategici della capitale e attorno alla sede centrale del Bnp, nel quartiere di Naya Pattan, dove è avvenuta la maggior parte degli arresti. Vari cortei di protesta spontanei hanno sfilato nel centro cittadino e si sono registrati atti di vandalismo e distruzione di automezzi parcheggiati in strada, con una decisa risposta degli agenti che hanno fatto uso di sfollagente e gas lacrimogeni. Numerosi i feriti, fra cui il figlio del segretario generale del Bnp, Khondker Abdul Hamid Dablu.

    L’Antitrust Ue indagherà su Google, accusato da concorrenti di posizione dominante
    Google finisce nel mirino dell'Antitrust della Ue, che ha deciso di aprire un'inchiesta formale per verificare se il sito Internet più cliccato del mondo abbia violato le regole europee sulla concorrenza. La decisione è stata presa in base ad alcune denunce presentate a Bruxelles, in cui il gruppo di Mountain View viene accusato dai concorrenti di abuso di posizione dominante nel settore dei motori di ricerca. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 334

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