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Sommario del 29/11/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI loda i vescovi filippini per la lotta ad aborto, pena di morte, povertà e corruzione
  • Profondo rammarico del Papa per gli scontri nelle favelas di Rio de Janeiro
  • Altre udienze
  • Il cardinale Bertone in Kazakhstan per il Vertice dell’Osce
  • Delegazione della Santa Sede a Costantinopoli per la Festa di Sant’Andrea
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Tempesta Wikileaks. L'Onu agli Usa: Nazioni Unite inviolabili
  • Alta Corte di Lahore: niente grazia per Asia Bibi mentre è in corso il processo per blasfemia
  • Giornata per la solidarietà al popolo palestinese: abbattere i muri dell'inimicizia
  • Napoli: iniziato il piano straordinario di raccolta dei rifiuti
  • Chiesa e Società

  • Messico: la voce della Chiesa alla Conferenza Onu sui cambiamenti climatici
  • Iraq: non convince i cristiani l'arresto dei "responsabili" dell'attacco alla cattedrale di Baghdad
  • “Cities for life”: oggi e domani 1.289 città in 83 Paesi contro la pena di morte
  • Afghanistan: rischiano la pena di morte due afghani che si sarebbero convertiti al cristianesimo
  • India: in Orissa una mina ha ucciso cinque cristiani
  • Filippine: in corso a Mindanao la settimana per la pace
  • La Svizzera dice sì all’espulsione degli stranieri che delinquono. L'amarezza delle Chiese
  • Centrafrica: fuga di civili a Birao per gli scontri tra esercito e ribelli
  • Congo: anche gli adulti colpiti dalla polio nelle province al confine con l'Angola
  • Algeri: Radio-Tv dell’Unione Africana dibattono il passaggio al sistema digitale
  • Il cardinale Tettamanzi lancia una campagna per dialogare con i fedeli sul web
  • Giornata internazionale della disabilità: coinvolge il 10% della popolazione mondiale
  • La nuova evangelizzazione al centro dell’Assemblea dei vescovi spagnoli
  • Cina: consacrata la cattedrale della diocesi di He Ze dedicata a Cristo Re
  • 30 mila giovani attesi a Rotterdam per il 33.mo incontro europeo di Taizé
  • Perù: ampliata la mensa della parrocchia che offre i pasti ai bambini delle comunità rurali di Cuzco
  • Ospedale Bambino Gesù : due vademecum per i regali di Natale con le tre "S"
  • Circolo del Polo di Roma: Mercatino di solidarietà per il lebbrosario di Bombay
  • 24 Ore nel Mondo

  • Ucciso scienziato nucleare iraniano. Teheran accusa Israele e Usa
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI loda i vescovi filippini per la lotta ad aborto, pena di morte, povertà e corruzione

    ◊   La Chiesa cattolica nelle Filippine è ben viva all’interno del Paese: lo dimostrano i suoi vari interventi nei punti nodali della società: dalla difesa della vita e della famiglia secondo l’ottica cristiana, alla lotta contro la corruzione e la pena di morte. Lo ha constatato Benedetto XVI all’udienza concessa questa mattina al gruppo di presuli filippini, impegnati in questi giorni nella visita ad Limina in Vaticano. Un impegno particolare, il Papa lo ha chiesto ai laici cristiani impegnati nel settore dei media perché contribuiscano a rendere “attraente” il messaggio del Vangelo. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    La Chiesa non fa politica e questo assioma, che viene dal Vaticano II, è diventato specie da allora un fulcro del Magistero dei Papi del Novecento. Ciò detto, ha ribadito Benedetto XVI agli oltre 30 presuli delle Filippine accolti nel Palazzo apostolico, la Chiesa contribuisce soprattutto alla costruzione di un giusto ordine sociale e di carità, e “predicando la verità evangelica – così come scritto nella Gaudium et spes – e illuminando tutti i settori dell'attività umana con la sua dottrina e con la testimonianza resa dai cristiani, rispetta e promuove anche la libertà politica e la responsabilità dei cittadini”. Una premessa, quella del Papa, pienamente calzante con il lavoro svolto dalla Chiesa del Paese che, in tutta l’Asia, vanta il maggior numero di cattolici, circa il 95%, degli oltre 90 milioni di abitanti. A volte, ha affermato il Pontefice, il compito della proclamazione del Vangelo “tocca temi rilevanti per la sfera politica” e il Papa ha detto esplicitamente di apprezzare la Chiesa delle Filippine…

    “...for seeking to play its part…
    per la parte di impegno che ha svolto a sostegno della vita umana dal concepimento fino alla morte naturale, e in difesa dell’integrità del matrimonio e della famiglia. In questi ambiti si stanno promuovendo verità sulla persona umana e sulla società che derivano non solo dalla Rivelazione divina, ma anche dalla legge naturale, un ordine che è accessibile alla ragione umana e quindi fornisce una base per il dialogo e un più profondo discernimento da parte di tutte le persone di buona volontà. Noto anche con apprezzamento il lavoro che svolge la Chiesa per l'abolizione della pena di morte nel suo Paese”.

    Un altro settore specifico in cui la Chiesa “deve sempre trovare una sua voce” riguarda, ha indicato Benedetto XVI, il campo della comunicazione sociale e dei media:

    “A unified and positive voice needs…
    Una voce unificata e positiva deve essere presentata al pubblico attraverso media vecchi e nuovi, in modo che il messaggio del Vangelo possa avere un impatto sempre più forte sul popolo della nazione. E' importante che il laicato cattolico esperto in comunicazioni sociali occupi il posto che gli compete nel proporre il messaggio cristiano in modo convincente e attraente”.

    In modo sintetico, il Papa si è poi soffermato su un terzo e non meno importante aspetto della missione della Chiesa all’interno della società: l’impegno nelle questioni economiche e sociali, in particolare per quanto riguarda i più poveri e i più deboli. “E' incoraggiante – ha riconosciuto – vedere come questo lavoro abbia dato i suoi frutti, con le istituzioni caritative cattoliche impegnate in tutto il Paese”:

    “Many of your fellow citizens…
    Molti dei vostri concittadini restano senza lavoro, o un’adeguata istruzione o servizi base, cosicché le vostre prese di posizione profetiche e la vostra azione caritativa in favore dei poveri continuano a essere molto apprezzate. In aggiunta a questo sforzo, vi siete giustamente preoccupati di avere in corso un’azione di lotta contro la corruzione, poiché la crescita di un'economia giusta e sostenibile sarà possibile solo quando vi sarà una chiara e coerente applicazione dello Stato di diritto in tutto il Paese”.

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    Profondo rammarico del Papa per gli scontri nelle favelas di Rio de Janeiro

    ◊   Benedetto XVI segue “con profondo rammarico” gli scontri violenti di questi giorni a Rio de Janeiro tra forze dell’ordine e narcotrafficanti, in particolare nella favela “Vila Cruzeiro”, che hanno provocato oltre 40 morti. Il Pontefice, in un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone indirizzato all’arcivescovo di Rio, mons. Orani João Tempesta, assicura le sue preghiere per le vittime di questa escalation di violenza. Il Santo Padre chiede inoltre ai responsabili “che pongano fine a questi disordini” e li incoraggia affinché venga ristabilito il "rispetto della legge e del bene comune". Silvonei Protz, del nostro programma brasiliano, ha contattato l’arcivescovo di Rio de Janeiro per una testimonianza su come è stato accolto il messaggio del Papa:

    R. – Qui a Rio de Janeiro il messaggio del Santo Padre è stato ricevuto molto bene. Ringrazio il Santo Padre e tutti quelli che sono con noi in questi giorni.

    D. – Com’è oggi la situazione a Rio de Janeiro?
    R. – In questi giorni le forze dell’ordine hanno occupato due quartieri abbastanza difficili di Rio de Janeiro, che prima erano occupati dal narcotraffico, mentre adesso sono stati occupati dalle forze di Stato, forze militari. Ora la situazione è tranquilla.
    D. – Qual è la situazione della Chiesa presso queste comunità, dove sono state attuate queste misure di sicurezza?
    R. – La Chiesa è loro molto vicina. Ci sono preti e comunità della Chiesa, che lavorano sempre per l’evangelizzazione, che si danno da fare per capire quello che succede. La Chiesa è molto presente ed è molto vicina al popolo.(ap)

    E da oltre 30 anni, vicino al popolo e in particolare ai bambini dimenticati delle favelas di Rio de Janeiro c’è padre Renato Chiera, sacerdote italiano fidei donum, fondatore della Casa do Menor. Raggiunto telefonicamente a Rio da Alessandro Gisotti, padre Renato si sofferma sulle cause profonde di questa violenza che in questi giorni sta sconvolgendo il Brasile:

    R. – Noi viviamo un clima di guerra ed è proprio guerra quella che troviamo nelle strade. Mi piacerebbe si riflettesse in Brasile – e mi pare che non si faccia – su questo: contro chi si fa questa guerra? E’ una guerra contro i giovani e gli adolescenti, che la nostra società, i nostri governi, le nostre famiglie hanno abbandonato, hanno dimenticato da anni. In fondo, i nostri figli – perché sono tutti ragazzi – hanno scelto dei capi e i capi sono i narcotrafficanti, sono più vecchi di loro e hanno tra i 25 e i 30 anni. Noi dovremmo pensare se stiamo facendo la guerra contro i nostri figli – i figli del Brasile, delle nostre favelas - che abbiamo abbandonato totalmente: sono figli senza prospettive, che non sono stati amati e in genere hanno una famiglia spaccata; sono figli che vogliono raggiungere quel benessere che hanno tutti gli altri e che la società spinge ad avere.

    D. – Padre Chiera, come si è arrivati a tutto questo, a questa violenza, a Rio de Janeiro?

    R. – Com’è nato tutto questo? Sono 40 anni che c’è questa situazione. L’abbandono delle famiglie, l’abbandono della società, l’abbandono dei governi ha provocato questa situazione. Essendo profondamente feriti, cosa hanno fatto? Hanno organizzato adesso, in tutto il Brasile, queste sacche di resistenza, queste sacche di violenza. Noi dobbiamo sì difenderci, ma non è sufficiente vincere una guerra qui a Rio, che tra l’altro non abbiamo vinto, perché si tratta solo di due favelas su 1080: dobbiamo riflettere su cosa sta succedendo con la nostra gioventù e con il nostro Brasile. (ap)

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    Altre udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

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    Il cardinale Bertone in Kazakhstan per il Vertice dell’Osce

    ◊   Il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone parteciperà, alla guida di una Delegazione vaticana, al Vertice dell’Osce, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, che si svolgerà l’uno e 2 dicembre prossimi ad Astana, in Kazakhstan. La Santa Sede è membro a pieno titolo di tale Organizzazione, cui aderiscono 56 Stati. Fanno parte della Delegazione vaticana anche mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati; mons. Miguel Maury Buendía, nunzio apostolico in Kazakhstan; mons. Michael W. Banach, rappresentante permanente della Santa Sede presso l’Osce. Subito dopo, nei giorni 3-4 dicembre, il cardinale Bertone effettuerà una visita pastorale in Kazakhstan, nella quale sarà accompagnato da mons. Mamberti.

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    Delegazione della Santa Sede a Costantinopoli per la Festa di Sant’Andrea

    ◊   Nel quadro dello scambio di Delegazioni per le rispettive Feste dei Santi Patroni, il 29 giugno a Roma per la celebrazione dei Santi Pietro e Paolo e il 30 novembre a Istanbul per la celebrazione di Sant’Andrea, il cardinale Kurt Koch guida quest’anno la Delegazione della Santa Sede per la Festa del Patriarcato Ecumenico. Il presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani – rileva un comunicato della Sala Stampa vaticana - è accompagnato dal vescovo Brian Farrell, segretario del Dicastero, e dal reverendo Andrea Palmieri, officiale della Sezione Orientale del medesimo Dicastero. Ad Istanbul, si unirà alla delegazione il nunzio apostolico in Turchia, l’arcivescovo Antonio Lucibello. La Delegazione della Santa Sede prenderà parte alla solenne Divina Liturgia presieduta da Bartolomeo I nella chiesa patriarcale del Fanar, ed avrà un incontro con il Patriarca e conversazioni con la Commissione sinodale incaricata delle relazioni con la Chiesa cattolica.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L’uomo che attende: all’Angelus Benedetto XVI parla del tempo di Avvento.

    Economia giusta e sostenibile in uno Stato di diritto: il Papa ai vescovi della Conferenza episcopale delle Filippine in visita “ad limina”.

    In prima pagina, Stefania Schipani sulla conferenza Onu dedicata al clima, a Cancun.

    In rilievo, nell’informazione internazionale, l’economia: Bruxelles salva Dublino con un piano da 85 miliardi di euro.

    Convegno, a Roma, su “Storie e memorie. Illusioni d’immortalità”: in cultura, la prolusione del vescovo Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano, su documenti d’archivio e nuove tecnologie, e la relazione di Jan Mikrut sulle memorie senza volto del comunismo.

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    Oggi in Primo Piano



    Tempesta Wikileaks. L'Onu agli Usa: Nazioni Unite inviolabili

    ◊   Imbarazzo a Washington per la pubblicazione, da parte del sito internet Wikileaks, di migliaia di documenti riservati, che rivelano i giudizi inconfessati della diplomazia statunitense su molti leader mondiali, e svelano delicati retroscena internazionali. Tra i più sensibili, quello che riguarda il tentativo di spionaggio, da parte delle Cia, della leadership delle Nazioni Unite. Immediata la reazione del Palazzo di Vetro che, in una dichiarazione del portavoce Farhan Haq, ha ricordato agli Usa che le Nazioni Unite devono essere considerate inviolabili. Il portavoce del governo tedesco, invece, ha sottolineato che le relazioni tra Washington e Berlino sono "forti e solide e non sono messe a rischio in nessun modo dalle pubblicazioni" dei documenti di Wikileaks. Da New York, ci riferisce di Elena Molinari:

    Contengono le comunicazioni riservate dalle ambasciate americane al Dipartimento di Stato e viceversa. Come, ad esempio, l’ordine dato da Washington ai diplomatici americani di carpire come spie i segreti e le intenzioni sia del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon che dei diplomatici stranieri al Palazzo di Vetro. Dalla prima tranche di files spicca però una forte preoccupazione internazionale per l’Iran e per il suo presidente. E’ emerso ad esempio un piano americano per spingere i sauditi a offrire una costante fornitura di petrolio alla Cina in modo da liberare Pechino dalla dipendenza energetica nei confronti dell’Iran. Nei documenti compare anche un piano per togliere l’uranio arricchito al Pakistan e per formare una Corea riunita facilitando il collasso del regime del nord. La divulgazione del materiale ha provocato forte imbarazzo per Washington e per molti dei Paesi interessati, ed è stata condannata dalla Casa Bianca e dal Pentagono come un atto irresponsabile che mette a rischio la vita dei diplomatici che lavorano in Paesi dittatoriali e dei loro interlocutori.

    Per un commento sull’importanza strategica dei dati pubblicati da Wikileaks Salvatore Sabatino ha chiesto un commento a Fernando Fasce, docente di Storia degli Stati Uniti all’Università di Genova:

    R. - C’è da considerare che, come notavano il “Guardian” ed anche la stessa “Herald Tribune” questa mattina, sono dati riservati, anche se ci sono almeno tre milioni di americani che questi dati li conoscono e li gestiscono. Il secondo elemento su cui riflettere riguarda il fatto che erano state date delle anticipazioni sui contenuti di queste informazioni e di questi dati. E’ chiaro che si potranno creare degli imbarazzi, però è altrettanto chiaro che questo fatto ribadisce l’importanza di una politica estera ispirata all’apertura; si tratta di un fatto importante. Un fatto al quale la democrazia non può rinunciare.

    D. - Dai file pubblicati emerge che gli Stati Uniti stanno guardando molto all’Asia e poco, invece, all’Europa. Questo conferma che l’asse strategico di Washington, almeno per quanto riguarda la politica internazionale, si è spostato verso Oriente…

    R. - Sì, non c’è nessun dubbio. Abbiamo visto, ancora recentemente, la dichiarazione di Obama relativa alla Nato, all’Europa, al re-insaldamento dei vincoli e delle relazioni con il “vecchio continente”; anche se sono appena tornato dagli Stati Uniti, dopo un mese di studio, ed ho potuto osservare direttamente che lo sguardo dell’amministrazione americana in questo momento si rivolge verso l’Asia. E’ proprio questo l’asse di riferimento: ormai ci sono orientamenti consolidati di riflessione e di studio sotto questo profilo.

    D. - E quell’Asia vuol dire innanzitutto la Cina, con cui c’è stato un riavvicinamento negli ultimi periodi. Questi file possono incrinare dei rapporti che, per anni, sono stati già abbastanza tesi?

    R. - Il problema è la sottile dialettica che c’è nella politica estera fra il segreto e l’ufficialità delle informazioni. Non credo che il tipo di relazioni che si sono costruite nel tempo, la forte interdipendenza economica e le dinamiche geopolitiche che ci sono tra Stati Uniti e Cina possano venire sostanzialmente incrinate da rivelazioni di questo tipo.

    E durissima – come abbiamo sentito – è stata la reazione della Casa Bianca, che ha parlato di “azione sconsiderata”. Ma quali ricadute concrete può avere per Washington la pubblicazione di dati così riservati? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Fulvio Scaglione, vice-direttore di Famiglia Cristiana:

    R. - Per Washington in quanto tale credo che le ricadute non possano essere, alla fine, così drammatiche. Potrebbero essere invece molto più imbarazzanti o, addirittura, pericolose per i Paesi alleati di Washington. Penso, per esempio, a tutti i piccoli Paesi arabi che chiedevano con insistenza a Washington il bombardamento dell’Iran e delle sue strutture nucleari. Per Washington, in sé e per sé, considerata anche l’operazione di ammorbidimento che Hillary Clinton ha condotto nei giorni scorsi, penso che le conseguenze non saranno drammatiche.

    D. - Ora la diplomazia americana dovrà, ovviamente, dare qualche spiegazione…

    R. - Gli Stati Uniti, alla fine, sono sempre gli Stati Uniti. Emerge qua e là qualche verità imbarazzante, qualche tono che certamente non può far piacere a nessuno ma credo che se leggessimo la corrispondenza delle ambasciate di altri Paesi, magari a proposito di Barack Obama, leggeremmo cose altrettanto imbarazzanti. Credo che le diplomazie internazionali siano abituate a queste cose e che tutto finirà in una bolla di sapone. (vv)

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    Alta Corte di Lahore: niente grazia per Asia Bibi mentre è in corso il processo per blasfemia

    ◊   L’Alta Corte di Lahore ha ricevuto la petizione di alcuni avvocati che chiedono che il presidente della Repubblica del Pakistan, Zardari, non conceda la grazia ad Asia Bibi mentre è in corso il processo nei confronti della donna cristiana, madre di 5 figli, condannata a morte con l’accusa di blasfemia. Quindi, l’Alta corte di Lahore ha notificato al governo centrale e al governatore della provincia del Punjab che il processo di appello è in corso. Nei giorni scorsi manifestanti islamici radicali sono scesi in piazza a Lahore e Karachi contro l'eventualità della liberazione di Asia Bibi. Debora Donnini ha intervistato Mobeen Shahidi, pakistano cattolico, professore di mistica islamica alla Pontificia Università Lateranense.

    R. - Gli avvocati pakistani hanno chiesto al presidente di non concedere la grazia ad Asia Bibi:si fa riferimento all’articolo 45 della Costituzione pakistana, secondo il quale il presidente della Repubblica può concedere la grazia o perdonare qualsiasi colpa commessa da una persona. Colpa che può essere considerata tale da qualsiasi Corte, tribunale o altra autorità del Pakistan. Il presidente ha tutti i poteri per farlo, ma gli avvocati ed alcuni gruppi estremisti musulmani vorrebbero che egli non concedesse la grazia per via dei reati compiuti contro il Corano ed il profeta Maometto.

    D. - Quindi cosa si prevede per questa richiesta degli avvocati, peggiora la situazione di Asia Bibi?

    R. - Sicuramente non è un grande aiuto: il processo viene rallentato ed i tempi della presenza della signora in prigione si allungano.

    D. - Qual è la situazione dei cristiani in Pakistan?

    R. - La situazione dei cristiani in Pakistan non è delle migliori, perché non c’è una possibilità di poter vivere la propria fede con massima libertà - come si farebbe nell’Occidente - ed avere anche il proprio pensiero. Di tutti i casi avvenuti negli ultimi due mesi, solo cinque di essi, riguardanti donne che hanno subìto una conversione forzata, hanno ottenuto una certa attenzione a livello nazionale ed internazionale, grazie all’aiuto dei mass-media. Ci sono però tanti altri casi ed infatti le autorità cristiane del Pakistan temono una fuga di massa dei pakistani cristiani dalla nazione. (vv)

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    Giornata per la solidarietà al popolo palestinese: abbattere i muri dell'inimicizia

    ◊   “Facciamo in modo che il prossimo anno sia quello in cui si realizzi, finalmente, una pace giusta e durevole in Medio Oriente”. Così il segretario generale Onu, Ban Ki-moon, nel messaggio per l’odierna Giornata internazionale per la solidarietà al popolo palestinese. All’Autorità nazionale palestinese si chiede di “continuare a sviluppare le istituzioni statali, contrastare gli attacchi terroristici e contenere gli estremismi”; ad Israele di “ridurre le misure di occupazione, in particolare riguardo alla libertà di movimento, all’accesso e alla sicurezza”. Rimane alta - aggiunge Ban Ki-moon - la preoccupazione “per le condizioni di Gaza”, sottolineando come “occorre che Israele consenta di estendere ricostruzione civile, libertà di circolazione delle persone e esportazione di merci e di facilitare la rapida attuazione dei progetti”. Delle condizioni nei Territori palestinesi si è parlato al Convegno organizzato da Pax Christi lo scorso week end a Fiesole, dedicato al documento ‘Kairos Palestina’. Il servizio di Giada Aquilino:

    Pax Christi non ha dubbi: è il momento di accelerare la realizzazione della giustizia, della pace e della riconciliazione in Terra Santa, facendo proprio l’appello delle comunità cristiane locali. Ecco padre Aktham Saba Hijazin, per anni parroco a Ramallah:

    “Noi siamo stati sempre lì, in questo stato di sofferenza. Le condizioni di vita dei palestinesi sono terribili. Ci sono i check-point, c’è mancanza di libertà, di giustizia, di lavoro a Ramallah, Hebron, Jenin, Tulkarem … in tutta la Palestina. A Gaza la gente chiede giustizia, chiede che siano date la libertà e la dignità ad ogni persona che vive su questa terra mediorientale, israeliani e palestinesi”.

    Una testimonianza dell’urgente necessità di cambiamento nei Territori palestinesi è la situazione nel villaggio di At Twani, non lontano da Hebron, come spiega Laura Ciaghi, del Christian Peacemaker Team:

    “Quella di At Twani è una vita legata profondamente al ritmo delle stagioni. L’anno è scandito dai lavori agricoli. I contadini sono anche pastori. E’ una vita semplice in cui ancora si cuoce il pane sulla brace e in cui ci si sposta con l’asino. Questo accade nel 2010, non perché la gente non voglia vivere in un altro modo ma perché esiste un’occupazione militare che ha congelato o ha riportato indietro la vita delle persone. A noi può far tenerezza l’idea che le persone devono andare ancora al pozzo a prendere l’acqua; in realtà, per le donne che devono farlo tutti i giorni è una situazione molto difficile”.

    La via della pacificazione tra israeliani e palestinesi viene anche dall’impegno di associazioni come Rete Eco - Ebrei contro l’occupazione. Ce ne parla la coordinatrice, Paola Canarutto:

    R. - I gruppi pacifisti israeliani sono piccoli e pochi e fanno quel poco che possono. C’è l’Alternative information center, che fa soprattutto informazione ed è l’unico centro in cui israeliani e palestinesi sono a pari livello. Ci sono altri gruppi che si oppongono alla demolizione di case palestinesi e quando possono le ricostruiscono; oppure c’è chi lavora per portare assistenza nei Territori occupati.

    D. - Qual è la situazione oggi?

    R. – La situazione è quella di una Striscia di Gaza sotto assedio, di una Cisgiordania senz’acqua. Questa è la realtà di oggi.

    D. – Qual è il vostro obiettivo?

    R. - Quello che noi cerchiamo di fare nel nostro piccolo è di fare informazione. Secondo me la possibilità che abbiamo è quella di far avere un minimo di contatto fra israeliani e palestinesi.

    L’eco della realtà di Terra Santa è risuonata al recente Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente. Lo ricorda don Nandino Capovilla, coordinatore nazionale di Pax Christi:

    R. - I Padri sinodali ci hanno detto: non dimenticateci. Allora ecco che dobbiamo veramente non dimenticare le sofferenze e le aspirazioni di pace dei popoli in Medio Oriente, in particolare del popolo palestinese. Dobbiamo confessare che la situazione è sempre peggiore, giorno dopo giorno - anche nella città di Gerusalemme - si deteriora la possibilità di vivere la vita quotidiana. Le suore dell’asilo di Betania ci comunicano che l’anno scolastico non è iniziato e per i piccoli, ma anche per gli anziani, per tutti, purtroppo la vita è sempre più difficile in Terra Santa.

    D. – Perché non è iniziato l’anno scolastico?

    R. - Non è iniziato perché il muro che è stato costruito dentro l’asilo delle suore comboniane a Betania ha separato semplicemente la scuola dal villaggio. Quindi, niente da fare per i bambini di Betania.

    D. – Pax Christi collabora con la società civile israeliana e palestinese. Che speranze ci sono?

    R. – La speranza è proprio in questa collaborazione, in questi ponti, i ponti gettati che rafforzano entrambe le sponde: israeliani e palestinesi sempre più uniti. Da questo ritrovarsi, elevano insieme una denuncia sempre più forte: “Kairos”, cioè ora e non domani è il kairos della giustizia.

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    Napoli: iniziato il piano straordinario di raccolta dei rifiuti

    ◊   Al via questa mattina a Napoli e in provincia il piano straordinario di raccolta dei rifiuti a cui partecipano anche 400 militari. L’obiettivo è di arrivare ad azzerare la situazione entro domenica. Ad agevolare le operazioni di raccolta sono stati i dieci autocompattatori inviati dal Comune di Roma mentre domani dovrebbero giungere quelli di supporto da Milano, Bari e Bologna. Già iniziati i conferimenti dei rifiuti in altre province, in particolare nell’Avellinese e nel Casertano. L’emergenza e l’applicazione del piano sarà anche al centro questo pomeriggio dell’incontro tra il ministro Fitto con le Regioni. Sulla situazione Paolo Ondarza ha sentito mons. Raffaele Ponte, parroco di Santa Maria di Costantinopoli a Napoli.

    R. – Stiamo vivendo ancora momenti di grande sofferenza, anche se – debbo dire – nel territorio della mia parrocchia c’è un’attenzione – sia da parte degli abitanti, sia da parte di coloro che vengono a ritirare la spazzatura. Se passo dalla mia parrocchia e giro per alcune strade di Napoli, trovo ancora cumuli di rifiuti; per cui mi sembra che, sia pure a macchia di leopardo, la cosa si vada in qualche modo risolvendo. Secondo me, però, bisogna affrontare il discorso tenendo conto non soltanto della responsabilità delle autorità locali, ma anche della collaborazione che noi dobbiamo offrire.

    D. – Gli occhi di tutta Italia – direi di tutta Europa, vista la recente visita dei commissari Ue – sono puntati su Napoli. Questo come viene vissuto dalla gente?

    R. – Viene vissuto con grande tristezza, perché si corre il rischio di dare di Napoli una immagine che non è quella giusta. Trasmettere immagini che presentano il disagio, la situazione che spesso capita nelle nostre strade – e ripeto, non in tutte le strade – significa anche dare un’immagine in qualche modo deformata.

    D. – Cioè, le immagini che vengono proposte non corrispondono del tutto alla realtà?

    R. – Certo! Corrispondono in parte alla realtà. Ci sono delle zone in cui effettivamente, come noi vediamo in televisione, le strade sono intasate dalla spazzatura, dai cumuli di rifiuti. Questo fa soffrire, anche se certamente sono delle realtà. Però, non è sempre né ovunque così!

    D. – E’ di oggi il coinvolgimento dell’esercito per le strade di Napoli e la riunione del ministro Fitto con le Regioni. Ma, passata questa fase di straordinarietà, ci vorrà una chiamata alla responsabilità da parte della popolazione locale …

    R. – Certamente. Ma questa chiamata alla responsabilità c’è stata sempre, perché tanti di noi hanno aperto le loro parrocchie, lì abbiamo collocato i primi cassonetti per la raccolta differenziata. Abbiamo cominciato a sensibilizzare il territorio e le persone perché torni la legalità, torni la solidarietà, torni la giustizia, tornino i valori …

    D. – La settimana scorsa il cardinale Sepe ha lanciato la proposta di un Giubileo speciale a Napoli, finalizzato a richiamare le coscienze …

    R. – Sì. Indubbiamente, il nostro arcivescovo già nelle sue linee pastorali ha posto il discorso educativo e adesso lo ha rilanciato a 360 gradi, ponendo l’attenzione alla famiglia, alla scuola, ai luoghi nei quali si formano le future generazioni … Vedo che il discorso educativo, specialmente in questo momento, abbia ancora più importanza, perché se ciascuno di noi facesse la sua parte, a partire dalle famiglie, dalla scuola, dagli adulti, insomma, allora penso che tanti problemi si potrebbero affrontare e risolvere in tempi più brevi. (gf)

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    Chiesa e Società



    Messico: la voce della Chiesa alla Conferenza Onu sui cambiamenti climatici

    ◊   Si apre oggi a Cancun, in Messico, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. L’incontro si tiene ogni anno - questa è l'edizione numero 16 -, con l'obiettivo di raggiungere un ampio consenso tra tutti i Paesi, a cominciare dai più sviluppati, per ridurre il consumo energetico di combustibili che influenzano il clima globale. Il riscaldamento globale infatti sta aumentando e si intende raggiungere l'obiettivo di ridurre, entro il 2020, di un grado e mezzo la temperatura, al fine di ottenere migliori prospettive per il futuro del pianeta. “La presenza della Chiesa alla Conferenza di Cancun - riferisce una nota inviata all'agenzia Fides - avviene attraverso la Caritas, un'organizzazione presente in 165 Paesi, che presenterà l'opera sociale della Chiesa cattolica, non solo per quanto riguarda l'aiuto di cui hanno bisogno le persone vittime di catastrofi naturali, ma anche nello sviluppo di migliori abitudini di consumo, per evitare questo problema comune”. "In concreto, nel corso della riunione, la Caritas esorterà i governi di tutto il mondo a impegnarsi in due questioni di vitale importanza: il finanziamento per proteggere le comunità più vulnerabili, vittime del cambiamento climatico e raggiungere un giusto accordo, ambizioso e vincolante costruito sul protocollo di Kyoto, che obbliga i Paesi a ridurre le proprie emissioni”. “Non bisogna dimenticare che la questione ambientale è un problema sociale, e per questo motivo, come ha sottolineato il documento preparato dalla Chiesa per l'occasione, intitolato ‘Cambiamento climatico, alla luce della "Caritas in veritate" e della dottrina sociale della Chiesa’, si deve distinguere la preoccupazione dell'uomo per la natura e la lotta dei movimenti contro il cambiamento climatico, dagli interessi di gruppi politici ed economici”. La nota si conclude sottolineando la partecipazione alla Conferenza di persone o istituzioni che cercano solo la fama e la visibilità internazionale, fondate su impegni che non sono stati mai adempiuti e che non hanno nessun impegno reale per la causa ecologica. (R.P.)

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    Iraq: non convince i cristiani l'arresto dei "responsabili" dell'attacco alla cattedrale di Baghdad

    ◊   “Solo bugie, operazioni di facciata” per far credere ai cittadini e alla comunità internazionale che il nuovo governo iracheno sta lavorando per garantire la sicurezza delle comunità religiose di minoranza, mentre la gente è costretta ancora a emigrare per la mancanza di sicurezza. Da Baghdad a Mosul, è questa la reazione della comunità cristiana alla notizia dell’arresto di una dozzina di terroristi responsabili dell’assalto alla chiesa di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso nella capitale il 31 ottobre. Lo scorso 27 novembre - riferisce l'agenzia AsiaNews - è stata ufficializzata la cattura da parte delle forze di sicurezza irachene di un leader di al-Qaeda e di undici suoi uomini, implicati in diversi attacchi nella capitale. Si tratta di Hudhaifa al-Battawi, comandante militare di al-Qaeda a Mansour, nell'area occidentale di Baghdad. A darne notizia è stata la Tv di Stato Iraqiya, che ha citato il generale Ahmed Abu Rgheif. L’operazione, ha precisato l'emittente, è stata condotta il 24 novembre, anche se è stata rivelata solo dopo tre giorni. I 12 arrestati hanno ammesso la loro responsabilità per una serie di attentati, tra cui la presa di ostaggi nella chiesa di Baghdad, conclusasi con la morte di 57 persone. Tra gli altri attentati imputati al gruppo ci sono quelli dei mesi scorsi contro la Banca Centrale, contro gli uffici della tv satellitare al-Arabiya e contro alcuni negozi di gioielleria. Nell’operazione sono stati scoperti anche quattro edifici in cui si preparavano autobombe, mine e giubbotti esplosivi e sono state sequestrate sei tonnellate di esplosivo e alcuni barili di sostanze tossiche. La notizia dell'arresto però non ha tranquillizzato la comunità cristiana, che da tempo chiede protezione e giustizia al governo centrale. “Si tratta di una messa in scena, avevano detto che i terroristi erano stati tutti uccisi durante il raid per liberare gli ostaggi nella chiesa!”, commentano alcuni cristiani emigrati dalla capitale, dopo l’ultima escalation di violenza contro la comunità di minoranza. Intanto continua a crescere il numero di famiglie che dopo le esplosioni mirate davanti alle loro case nei quartieri abitati dai cristiani, e le minacce di al-Qaeda di eliminare i cristiani dall’Iraq, si rifugiano nel nord del Paese. Ormai sono 85 quelle arrivate dalla capitale a Sulaimaniya, cifra raddoppiata in appena una settimana. (R.P.)

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    “Cities for life”: oggi e domani 1.289 città in 83 Paesi contro la pena di morte

    ◊   Il Colosseo a Roma, il monumento delle Nereidi a Buenos Aires, il Campanile della pace a Tirana, l'Atomium a Bruxelles, la piazza della basilica a Barcellona. Sono alcuni dei monumenti simbolo, che verranno illuminati tra oggi e domani per dire “no” alla pena di morte, in occasione di “Cities for Life”, la Giornata mondiale delle Città per la Vita che anche quest’anno si celebra il 29 e 30 novembre in 83 Paesi. Sono 1289 le città coinvolte – riferisce l’agenzia Sir - tra cui 62 capitali. Slogan dell’iniziativa “No justice without life”. Il 30 novembre 1786 il granduca di Toscana era il primo sovrano ad abolire la pena capitale. Per questo la Comunità di S.Egidio ha scelto la data del 30 novembre per lanciare nel 2002 l’iniziativa che rappresenta – spiegano gli organizzatori - la più grande mobilitazione planetaria per “rinunciare definitivamente alla pena capitale”. Con la Giornata i promotori intendono “stabilire un dialogo con le società civili”, coinvolgere “gli amministratori” e rafforzare “l’iniziativa di attivisti e organizzazioni locali all’interno della rete internazionale”. Questo pomeriggio è in programma a Roma, presso l’Auditorium Antonianum alle 16.30, l’incontro “Voci dal braccio della morte” con Mario Marazziti, Andrea Camilleri, Derrick Jamison, ex-condannato a morte innocente, e Neri Marcorè. Alle 19 la manifestazione conclusiva al Colosseo. (R.G.)

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    Afghanistan: rischiano la pena di morte due afghani che si sarebbero convertiti al cristianesimo

    ◊   Due afghani accusati di essersi convertiti al cristianesimo sono detenuti e rischiano la condanna alla pena di morte. Din Mohammad Quraishi, procuratore per Kabul occidentale, spiega che Musa Sayed e Ahmad Shah sono detenuti a Kabul in attesa del processo, “accusati di conversione a un’altra religione, che per la legge islamica è un reato. Se dimostrato, essi rischiano una condanna a morte o all’ergastolo”. I due sono stati arrestati alla fine di maggio e all’inizio di giugno, dopo che una televisione locale ha mostrato un gruppo di persone recitare preghiere cristiane in lingua parsi e alcune ricevere il battesimo, in una casa privata. La televisione ha anche mostrato alcune persone fare proselitismo, attività vietata nel Paese islamico. Bijan Frederic Farnoudi, portavoce a Kabul della Cri, ha confermato che Sayed lavora dal 1995 per loro e che lo ha potuto visitare in carcere. Anche il governo sta svolgendo indagini, a seguito delle quali ha sospeso due gruppi di aiuti umanitari, il Norwegian Church Aid (di ispirazione ecumenica protestante) e lo statunitense Church World Service (che raccoglie gruppi cristiani protestanti, ortodossi e anglicani). La Costituzione afghana, approvata dopo la cacciata nel 2001 del regime talebano, proibisce la conversione dall’Islam a un’altra religione, punita anche con la condanna a morte. Per simili conversioni non ci sono comunque state esecuzioni negli ultimi anni. Padre Giuseppe Moretti, parroco dell’unica chiesa cattolica in Afghanistan, la cappella interna all’ambasciata italiana a Kabul, dice ad AsiaNews di non essere al corrente della vicenda, ma esclude con certezza che i due arrestati si siano convertiti cattolici. “Nel Paese – spiega – non ci sono afghani islamici battezzati da un sacerdote cattolico, perché il proselitismo è vietato dalle leggi dello Stato. La Chiesa cattolica è presente nel Paese dal 1923 con il mandato di occuparsi della comunità cattolica internazionale qui presente e lo ha sempre rispettato alla lettera”. Padre Moretti non commenta la legge che vieta la conversione, dice solo che la comunità cattolica l'ha sempre rispettata. Ha precisato che nel Paese sono presenti anche le Piccole Sorelle di Gesù di Charles Foucault, le suore di Madre Teresa e le suore della Comunità Interreligiosa, e anche loro rispettano questo divieto. La testimonianza di fede è data da tutti – precisa il sacerdote - con l’impegno encomiabile nella vita di ogni giorno. ( C.P.)

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    India: in Orissa una mina ha ucciso cinque cristiani

    ◊   Cinque cristiani, tra i quali una donna incinta e un bambino, sono stati uccisi sabato notte da una mina in Orissa, in India, nel villaggio di Bamumigam, distretto di Kandhamal, lo stesso dove erano esplose due anni fa le violenze contro i cristiani. Secondo l’agenzia cattolica asiatica Ucanews, ripresa dal Sir, “nessuno ha rivendicato l’esplosione, ma la polizia sospetta i guerriglieri maoisti”, che da anni lottano contro le forze dell’ordine indiane. Gli operatori cattolici hanno condannato il fatto: “L’uccisione di civili innocenti riflette una situazione di illegalità che va fermata”, ha detto padre Nicholas Barla. (R.P.)

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    Filippine: in corso a Mindanao la settimana per la pace

    ◊   Più di 20mila cristiani e musulmani hanno partecipato il 25 novembre alla manifestazione di apertura, a Zamboanga, dell’annuale Settimana per la pace a Mindanao. L’evento – riferisce l’agenzia Ucan - si tiene dal 1998 per rilanciare l’urgenza di lavorare per la pace nelle Filippine Sud, dove da anni imperversa una guerriglia secessionista musulmana. Al corteo il missionario claretiano Angel Calvo, presidente del Movimento interreligioso di solidarietà per la pace, ha spiegato che l'adesione all'iniziativa vuole dimostrare "il comune desiderio di pace e celebrare le diversità". Alla manifestazione è intervenuto per la comunità musulmana il prof. Ali Yacub, che ha esortato i presenti a unire le forze “a partire da ciò che accomuna e che è anche alla base delle nostre fedi: i due comandamenti dell’amore verso Dio e il prossimo”. Padre Giulio Mariani, missionario italiano del Pime, Pontificio Istituto Missioni Estere, ha precisato, da parte sua, la necessità di una “più profonda comprensione delle altre comunità religiose, della loro religiosità e delle loro teologie e un atteggiamento di autentico rispetto e riguardo verso le altre credenze e spiritualità”. Nel corso della settimana sono previsti pellegrinaggi, marce, incontri di preghiera, cortei, seminari di formazione, concerti, rassegne cinematografiche nelle principali città di Mindanao e in numerosi villaggi. Alle iniziative in programma partecipano leader religiosi e politici, intellettuali, operatori sociali di differenti gruppi etnici, religiosi, politici, associazioni, organizzazioni non governative. Fra gli organizzatori della Settimana, in prima linea c’è la Bishop Ulama Conference (Buc), organismo che riunisce i leader religiosi cristiani e musulmani per la riconciliazione e la pace nelle Filippine. All’iniziativa hanno dato la loro adesione, con due messaggi congiunti, anche le Chiese protestanti e le comunità indigene delle Filippine. (C.P.)

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    La Svizzera dice sì all’espulsione degli stranieri che delinquono. L'amarezza delle Chiese

    ◊   Saranno espulsi dalla Svizzera gli stranieri che delinquono, dopo la vittoria, ieri, dei sì alla proposta referendaria che ha raccolto il 52,9 dei consensi, con un tasso di partecipazione al voto del 53% della popolazione. “La Svizzera deve restare un Paese di diritto affidabile, dove i diritti dell’uomo costituiscano il riferimento centrale di ogni atto dello Stato”: hanno reagito la Federazione della Chiese protestanti (Feps) e la Conferenza dei vescovi cattolici della Svizzera, preso atto del voto favorevole alla proposta dell’Unione democratica di centro (Udc/Svp), che pure era stata osteggiata dal Governo e dalla maggioranza del Parlamento elvetico, firmataria di un controprogetto, bocciato alle urne. Il sì - che ha conquistato 17 su 26 cantoni, quelli della Svizzera tedesca più il Ticino e il Vallese - stabilisce la revoca del diritto di soggiorno a tutti gli stranieri condannati con sentenza, passata in giudicato, per gravi delitti quali, omicidio, rapina, stupro, traffico di esseri umani, effrazione e altri reati violenti, oltre che frode alla sicurezza sociale. Il divieto a rientrare nei confini svizzeri varia da 5 a 15 anni, fino a 20 per i recidivi. Spetta ora al Parlamento varare la legge di applicazione. Per questo il neo-ministro svizzero alla Giustizia, la socialista Simonetta Sommaruga, ha annunciato al più presto un gruppo di lavoro, rassicurando che il governo di Berna “s'impegnerà per il rispetto della Costituzione, dei diritti umani e della tradizione legislativa della Svizzera”. Secondo Sommaruga, il sì referendario “riflette paure tra la popolazione che vanno prese sul serio”. Ma “oltre a reprimere si tratta anche di puntare sulla politica d'integrazione”, dato che - ha sottolineato - ''gli stranieri, nella stragrande maggioranza, non sono criminali e sono ben integrati'' ed il loro contributo sociale ed economico è molto importante. “E’ una giornata nera per i diritti umani in Svizzera” ed un “pessimo segnale per i Paesi vicini”: l’amaro commento di Amnesty International. Le Chiese protestanti e la Chiesa cattolica lanciano quindi un appello alle autorità federali e cantonali perché l’applicazione sia conforme ai diritti dell’uomo, al diritto internazionale e alla Costituzione federale. “Ciascun caso individuale – scrivono in una nota - deve essere esaminato con attenzione”; se la persona è infatti minacciata di persecuzione, tortura o altre violazioni dei diritti dell’uomo nel Paese di destinazione non può essere espulsa. (A cura di Roberta Gisotti)


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    Centrafrica: fuga di civili a Birao per gli scontri tra esercito e ribelli

    ◊   Ancora scontri tra esercito e ribelli a Birao, città della Repubblica Centrafricana. “Le uniche informazioni sono quelle della radio nazionale. Quello che appare certo è che la crisi non è ancora finita perché sia il governo sia la guerriglia affermano che detengono il controllo della città”: è quanto riferisce all’agenzia Fides mons. Firmin Gbagoua, vicario generale della diocesi di Bambari, nella cui giurisdizione ricade la prefettura del Vakaga (nel nord-est della Repubblica Centrafricana), il cui capoluogo, Birao, è stato assaltato dai ribelli della Convention des Patriotes pour la Justice et la Paix (Cpjp). Il 24 novembre una colonna di ribelli ha preso il controllo di Birao. Lo scorso fine settimana, i militari governativi, appoggiati dalle forze armate del vicino Ciad, hanno assalito la città impiegando anche l’aviazione e l’artiglieria. A loro volta gli uomini del Cpjp sarebbero appoggiati da alcuni gruppi ribelli ciadiani che hanno trovato rifugio nel confinante Darfur sudanese. Purtroppo la maggior parte degli abitanti sono dovuti scappare e molti si trovano nella foresta. Mons Gbagoua ha avviato dei contatti con alcune organizzazioni umanitarie che operano nella zona per accertare le necessità degli sfollati. Le comunicazioni con l’area sono quasi impossibili perché gli impianti della rete telefonica mobile sono stati distrutti o danneggiati. La Cpjp, a differenza di altri gruppi ribelli centrafricani, non ha firmato alcun accordo di pace con il governo di Bangui. (C.P.)

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    Congo: anche gli adulti colpiti dalla polio nelle province al confine con l'Angola

    ◊   Secondo fonti ufficiali sanitarie, una forma molto virulenta di poliomielite, quella di tipo 1, continua a colpire gravemente la popolazione della Repubblica Democratica del Congo (Rdc). Finora sono stati registrati 63 casi con un aumento negli ultimi due mesi. La provincia occidentale di Kasai, vicino al confine con l'Angola, è quella in cui è stato riscontrato il maggior numero di contagi, con 50 casi di paralisi. Secondo le ultime stime dell’Oms riprese dall'agenzia Fides, nella vicina Repubblica del Congo, la stessa malattia ha ucciso 169 persone e paralizzato 409. Sebbene generalmente la polio colpisca in particolare bambini con meno di cinque anni, in entrambi i Paesi la maggior parte dei contagi riguarda gli adulti. Nella Rdc le campagne di vaccinazione sono state avviate solo a metà degli anni '80, e la maggior parte dei 30enni di adesso non sono stati immunizzati. Secondo quanto riferito dal rappresentante dell'Unicef nel Paese, entro dicembre sono previsti 3.7 milioni di vaccini per le province Bas Congo e Kasai, oltre ai 41.9 milioni che sono già stati somministrati. L'epidemia attuale è allarmante, tuttavia serve mantenere la calma, riferiscono i rappresentanti del Ministero della Sanità locale. I cittadini devono abituarsi ad usare misure igieniche di base adeguate, come lavarsi le mani e mantenere i bagni puliti. Non essendoci stati casi di polio tra il 2001 e il 2005, nella Rdc la malattia era stata considerata sradicata, l'Oms auspica la totale eliminazione entro quest'anno. (R.P.)

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    Algeri: Radio-Tv dell’Unione Africana dibattono il passaggio al sistema digitale

    ◊   I lavori della quarta sessione ordinaria dell’Unione Africana di Radiodiffusione e Televisione (Uar), aperti ieri mattina dal ministro algerino della comunicazione, Nacer Mehal, sono proseguiti oggi su questioni piuttosto tecniche e di ordine interno, come il rapporto sulle finanze per l’esercizio 2009, l’esame del bilancio per l’anno 2011 e le elezioni ai diversi incarichi. Il tema dell’Assemblea è di grandissima attualità: il passaggio dal sistema analogico a quello digitale. Come sottolineato dal Ministro della comunicazione nel discorso di apertura, il passaggio al sistema digitale è una sfida molto importante che gli africani devono raccogliere in uno spirito di scambi di esperienze e di cooperazione multilaterale. Sulla stessa linea il presidente uscente dell’Uar, il beninese Julien-Pierre Akpaki, che ha sottolineato l’urgenza di questa svolta perché diversamente l’Africa corre il rischio di restare indietro. Ed ha aggiunto: il 2015 è già domani, per non dire oggi e domani potrebbe già essere troppo tardi. Le altre sfide che sono state ricordate sono: combattere insieme per l’acquisizione dei diritti sportivi il cui costo diventa ogni giorno più insostenibile per la fragile economia degli Stati e degli organismi africani. Un’altra sfida ancora: il non rispetto degli impegni finanziari da parte della maggioranza degli Stati membri dell’Unione, e poi ancora l’inesistente produzione audiovisiva da e per gli africani in Africa, laddove la materia prima è grandemente disponibile. Infine, la scarsità degli scambi di esperienze tra i membri dell’Uar. “Dal modo in cui queste numerose sfide saranno affrontate dipenderanno la sopravvivenza, l’esistenza e il futuro dell’Unione Africana di Radiodiffusione”, ha ricordato il presidente uscente Akpaki nel discorso di bilancio del suo mandato. (Da Algeri, padre Joseph Ballong)

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    Il cardinale Tettamanzi lancia una campagna per dialogare con i fedeli sul web

    ◊   Una campagna per raccogliere gli indirizzi internet dei fedeli e di tutte le persone che vogliono dialogare con l’arcivescovo di Milano e con la Curia ambrosiana. A lanciare la proposta è stato lo stesso cardinale Dionigi Tettamanzi, sabato scorso, durante il Corso di formazione "Parlare a tutti, incontrare ciascuno", ospitato dall’Università Cattolica, rivolto a 200 operatori pastorali della comunicazione, impegnati nelle 1107 parrocchie della Chiesa ambrosiana. L’obiettivo è di raggiungere a casa propria i destinatari, colloquiare direttamente con loro e trasmettere a scadenza periodica una newsletter con gli appuntamenti più importanti nella vita della Chiesa e gli inviti agli incontri più significativi nella diocesi. Il cardinale Tettamanzi vuole offrire a ciascuno la possibilità di comunicare con lui, rivolgere domande, esprimere dubbi sulle ragioni della fede cristiana e interrogativi sulla vita della Chiesa, chiarimenti sui suoi interventi. E se per il porporato non sarà possibile rispondere direttamente, saranno i suoi collaboratori della Curia arcivescovile - esperti e affidabili - a poterlo fare a nome suo. La campagna di sensibilizzazione si svolgerà domenica 5 giugno 2011, nella Giornata Mondiale per le Comunicazioni Sociali. (R.G.)

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    Giornata internazionale della disabilità: coinvolge il 10% della popolazione mondiale

    ◊   Dal 1998, il 3 dicembre di ogni anno viene celebrata in tutto il mondo la Giornata internazionale delle persone con disabilità, ufficialmente promossa dall'ONU. Circa il 10% della popolazione mondiale, pari a 650 milioni di persone, ha una disabilità. L'80% dei disabili (più di 400 milioni di persone) vive nei Paesi poveri. Il 90% dei bambini con disabilità dei Paesi in via di sviluppo è escluso dalla scuola. Circa 20 milioni di donne sono disabili a causa di complicazioni della gravidanza o del parto. In tutto il mondo le persone con disabilità affrontano ostacoli alla partecipazione sociale, barriere architettoniche, pregiudizi culturali, negazione dei diritti umani e civili. Secondo i dati dell’ultimo Annuario Statistico della Chiesa, nel mondo ci sono 15.985 Case per anziani, malati cronici, handicappati, gestite dalla Chiesa, di cui 8.265 in Europa, 4.143 in America, 2.234 in Asia, 834 in Africa, 509 in Oceania. Disabilità e povertà sono strettamente legate e sono ciascuna la causa dell'altra. I due ambiti che più penalizzano i diritti di queste persone sono l'istruzione e la salute. In Italia l'Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau (Aifo) ha scelto di impegnarsi sul territorio nazionale per diffondere la promozione dei diritti delle persone disabili a tutti i livelli, con particolare attenzione a quelle che vivono nelle aree più disagiate ed economicamente svantaggiate del pianeta. Nel mese di dicembre i Gruppi Aifo si attiveranno con centinaia di volontari per organizzare eventi, dibattiti, spettacoli centrati sui temi della disabilità, dei diritti umani e dello sviluppo. (R.P.)

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    La nuova evangelizzazione al centro dell’Assemblea dei vescovi spagnoli

    ◊   “Conciliare fede e ragione è non soltanto possibile, ma necessario per rispondere ai problemi della modernità”. E’ quanto sottolinea il cardinale Antonio María Rouco Varela, arcivescovo di Madrid e presidente della Conferenza episcopale spagnola (Cee) a conclusione dei lavori della 96º Assemblea plenaria. Le crisi dell'Europa, della Spagna — ha evidenziato il porporato — sono in fondo crisi della modernità che è il problema etico-morale originato dalla rottura con l'evidenza dei principi originari iscritti nella natura dell'uomo: “una frattura tra la soggettività e l'oggettività, tra le persone, la natura e la storia, tra la creatura e Dio, tra la ragione e la fede”. Il presidente della Cee - riferisce L'Osservatore Romano - ha ricordato la recente visita di Benedetto XVI a Santiago de Compostela e a Barcellona, impressa nei cuori di tutti. “Benedetto XVI - osserva il porporato - è venuto per parlare di Dio. La Spagna è un Paese pieno di dinamismo, di forza capace di rispondere alle molte sfide del momento presente. Si tratta, di riscoprire l'originalità del cristianesimo che si basa sull'incontro con una Persona, il Cristo, che dona un nuovo orizzonte alla vita e con questo un orientamento decisivo. Ecco cosa vuole dire nuova evangelizzazione in Spagna e in Europa”. Riprendendo il pensiero di Benedetto XVI, il porporato ha precisato che relegare Dio nell'ambito del privato significa “mettere in pericolo la sopravvivenza dell'Europa, di una società democratica, di uno Stato di diritto”. Il cardinale ha anche ricordato alcuni argomenti fondamentali dei piani di evangelizzazione approvati dai vescovi spagnoli. Infine ha suggerito per i tempi attuali tre obiettivi pastorali: la formazione nella fede per i bambini, i giovani e gli adulti; l'insegnamento del Vangelo del matrimonio e la famiglia; la riscoperta della celebrazione eucaristica domenicale. L’arcivescovo nel riferirsi poi alla pubblicazione dell'esortazione postsinodale Verbum Domini, ha espresso soddisfazione per una felice coincidenza: a breve, uscirà la versione ufficiale delle Sacre Scritture in lingua spagnola, un testo che progressivamente sarà introdotto nei testi liturgici. Numerosi gli argomenti affrontati durante l'assemblea. I presuli hanno approvato un documento sui criteri sulla cooperazione missionaria, presentato dalla Commissione episcopale di missioni e cooperazione tra le Chiese. Un altro documento intitolato “Progetto di coordinamento della parrocchia, della famiglia e della scuola per la trasmissione della fede” è stato promosso da mons. Casimiro López Llorente, vescovo di Segorbe-Castellón de la Plana e presidente della Commissione episcopale per la catechesi. (C.P.)

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    Cina: consacrata la cattedrale della diocesi di He Ze dedicata a Cristo Re

    ◊   “L’apertura della parrocchia dedicata a Cristo Re è segno del rilancio della nostra missione di evangelizzazione”: queste le parole del responsabile della diocesi di He Ze, nella provincia dello Shan Dong, pronunciate durante la consacrazione e l’apertura al culto della nuova chiesa cattedrale dedicata a Cristo Re, che si è svolta il 26 novembre. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, oltre 2.000 fedeli hanno preso parte al solenne rito, preceduto dalla processione con la Croce, che è stato presieduto da mons. Zhang Xian Wang, vescovo ordinario della diocesi di Ji Nan, e concelebrato da 36 sacerdoti. La diocesi di He Ze, missione dei Verbiti, oggi conta oltre 10 mila fedeli, con 4 sacerdoti, un diacono e 8 religiose. Dopo la morte del suo vescovo, mons. Wang Dian Duo, avvenuta nel 2005, è ancora sede vacante. La nuova chiesa, di stile gotico, essendo anche un bellissimo monumento della città, come succede spesso in Cina, cattura l’attenzione delle gente, soprattutto dei giovani, che spinti dalla curiosità si avvicinano alle chiesa e, in molti casi, iniziano un dialogo con i sacerdoti chiedendo informazioni sulla vita cristiana, sulla fede, su Gesù Cristo. L’edificio sacro ha una superficie di 900 mq e consente di ospitare oltre 800 fedeli. La casa dei sacerdoti e il convento delle religiose occupano circa 800 mq. (R.P.)

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    30 mila giovani attesi a Rotterdam per il 33.mo incontro europeo di Taizé

    ◊   Dopo Poznan, Bruxelles, Ginevra, Zagabria, Milano, Lisbona, Amburgo, Budapest, Parigi, quest’anno il 33.mo incontro europeo di giovani organizzato dalla comunità di Taizé avrà luogo dal 28 dicembre 2010 al 1° gennaio 2011 a Rotterdam, in Olanda, dietro l’invito della Conferenza dei vescovi di Paesi Bassi, del Consiglio generale della Chiesa protestante olandese (Pkn) e del Consiglio delle Chiese dell’Olanda. Circa 30 mila giovani da tutti i continenti sono attesi a Rotterdam. L’agenzia Sir rende noto che con questa nuova tappa del pellegrinaggio di fiducia sulla terra, la comunità di Taizè continua il cammino, che il suo fondatore, frerè Roger, ha iniziato, per sostenere i giovani in una ricerca di riconciliazione e di pace, non solo tra i cristiani ma anche tra i popoli. Pertanto l’appuntamento di Rotterdam ruoterà intorno al pensiero di Erasmo, che può essere considerato “precursore dell’Europa attuale”. I giovani saranno accolti dalle comunità e dalle famiglie di tutta la regione, da Breda a L’Aia, da Gouda a Hoek van Holland. Trascorreranno la mattinata nelle 150 chiese di accoglienza e nel pomeriggio si trasferiranno al parco esposizioni della città (Ahoy), per le preghiere comuni. I temi saranno ispirati alla “Lettera dal Cile” che fr.Alois, priore di Taizé, scriverà dopo l’incontro latino americano, animato dalla comunità di Taizé a Santiago del Cile dall’8 al 12 dicembre. (C.P.)

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    Perù: ampliata la mensa della parrocchia che offre i pasti ai bambini delle comunità rurali di Cuzco

    ◊   La mensa per bambini della parrocchia “Patrón Salvador del Mundo”, nella provincia di Calca, a 50 km della città di Cuzco in Perù, è stata ampliata: la notizia è stata comunicata all’agenzia Fides dalla Conferenza episcopale del Perù. La mensa, che è intitolata alla "Mamacha del Rosario” (Madonna del Rosario), offre circa 160 pasti ai bambini provenienti dalle diverse comunità contadine dell’arcidiocesi del Cuzco. Il parroco, padre David Yshuc Pure, ricorda che questo servizio sociale è iniziato dal maggio di questo anno ed è divenuto realtà grazie al sostegno del Comune provinciale di Calca e di un gruppo di persone generose, che riescono a portare in parrocchia prodotti alimentari e donazioni. Il sacerdote ha espresso il desiderio che la mensa parrocchiale possa essere utile ad un numero ancora più grande di persone, per questo intende chiedere aiuto a diverse istituzioni pubbliche e private per potere continuare ad aiutare le tante persone bisognose di quel distretto, sopratutto i bambini. Secondo un rapporto della Caritas di Cuzco, Calca appartiene a una delle zone povere dove intervengono anche i servizi della Caritas. L'arcidiocesi del Cuzco comprende 13 province, di cui 8 sono servite dalla Caritas perché considerate povere o di estrema povertà. (R.P.)

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    Ospedale Bambino Gesù : due vademecum per i regali di Natale con le tre "S"

    ◊   Gli esperti del Bambino Gesù hanno raccolto i consigli utili per i regali di Natale in due vademecum: “tutelare l’incolumità fisica del bambino” e “doni a misura di bambino”, disponibili online sul portale www.ospedalebambinogesu.it. Tra le indicazioni: fare attenzione alla presenza dei marchi di qualità e conformità alle norme, evitare giocattoli che rompendosi possono creare schegge acuminate o taglienti e oggetti con parti che staccandosi possono essere inalate o ingerite. Inoltre, fare attenzione ai materiali che possono essere colorati con sostanze tossiche. Le tre “S” di sicuro, selezionato, sostenibile indicano le caratteristiche che secondo gli esperti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma devono avere i regali di Natale per i più piccoli. Pur rilevando la diminuzione di accessi al Pronto soccorso nel periodo natalizio 2009-2010 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, è importante da parte dei genitori porre attenzione anche nella scelta dei giochi più adatti ai loro bambini e dell’efficacia delle campagne di prevenzione intraprese sul tema. L’agenzia Sir informa sul dato del Dipartimento di emergenza e accettazione dell’Ospedale: gli incidenti domestici rappresentano ancora il 4,2% del totale degli accessi (277 su 6.616). Tra questi le ferite causate da giocattoli ridotti in pezzi, i traumi dovuti a giochi appuntiti o taglienti, le cadute, sovente in casa, da pattini o skate, gli infortuni generati dai trasformatori di trenini, piste elettriche o più in generale congegni elettronici, l’ingestione o l’inalazione di piccoli oggetti come gli occhi dei pupazzi o le pile. Piuttosto frequente la presenza di corpi estranei nel condotto uditivo. (C.P.)

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    Circolo del Polo di Roma: Mercatino di solidarietà per il lebbrosario di Bombay

    ◊   Un mercatino della solidarietà, in vista del prossime festività natalizie: ad ospitarlo oggi e domani la Casina sociale del Circolo del Polo a Roma. L’iniziativa è promossa dall’Associazione “Amici delle Missionarie dell’Immacolata”, sorta nel 1997 con finalità di solidarietà sociale a favore di persone svantaggiate per condizioni fisiche, psichiche, economiche e sociali o familiari. L’associazione ha soci benefattori in tutta Italia, che sostengono le opere già attuate o da realizzare, intraprese dalla Congregazione delle Missionarie dell’Immacolata, in Asia, Africa ed America Latina. I fondi raccolti nel mercatino prenatalizio saranno interamente devoluti all’Ospedale lebbrosario “Vimala” di Bombay, in India, dove le missionarie dell’Immacolata, sono presenti con 50 case. Il mercatino verrà poi riproposto il 6 e 7 dicembre a Ravenna. (R.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Ucciso scienziato nucleare iraniano. Teheran accusa Israele e Usa

    ◊   È uno scienziato nucleare il docente universitario iraniano morto in una delle due esplosioni oggi a Teheran, riferiscono diversi media iraniani. Si tratta del professor Majid Shariari, docente di Fisica presso l'università Shahid Beheshti e membro della Società nucleare dell'Iran, morto dopo che due motociclisti hanno lanciato un ordigno contro la sua auto, questa mattina nel nordest della capitale iraniana, e a bordo della quale era presente anche la moglie che è rimasta ferita. Ed è invece un fisico specializzato in laser, Fereydun Abbassi, l'altro accademico preso di mira oggi in un secondo agguato con simili modalità, davanti all'Università di Shahid Behechti dove insegna anche quest'ultimo. Abbassi non ha perso la vita nell'esplosione ma ha riportato ferite. Per gli attentati, il Ministero dell'interno iraniano ha lanciato accuse i servizi segreti di Israele e Usa (Mossad e Cia).

    Aiuti Ue all'Irlanda: si parla di fusioni bancarie
    Il panorama bancario irlandese è destinato a cambiare. Il piano di aiuti innescherà un'ondata di fusioni e farà sì che i grandi Istituti finiscano nelle mani del governo. Lo afferma il Financial Times, sottolineando come, con il piano, Allied Irish Bank sarà nazionalizzata e lo Stato prenderà una quota di maggioranza nella Bank of Ireland. Ambedue gli Istituti saranno costretti a drastiche "cure dimagranti", mentre le banche più piccole - aggiunge il Financial Times - sono destinate a sparire con fusioni o a finire in organizzazioni più grandi. Le autorità irlandesi si sono dette preoccupate della riduzione della competizione che si verrà a creare nel settore bancario. Intanto, l'accordo tra Dublino e Unione Europea sul piano di salvataggio da 85 miliardi di euro, varato ieri sera, spinge al ribasso il rischio debito dei Paesi "periferici" di Eurolandia, a partire da Irlanda e Grecia. Da parte sua, la Banca centrale europea (Bce) esprime soddisfazione per il “programma economico e finanziario raggiunto dal governo dell'Irlanda dopo la positiva conclusione dei negoziati con la Commissione europea in collegamento con la Bce e il Fondo monetario internazionale”. “Il programma contiene gli elementi necessari per portare una stabilizzazione sostenibile dell'economia irlandese” - afferma la Bce in una nota - e contribuisce a ripristinare la fiducia e a salvaguardare la stabilità finanziaria nell'area dell'euro”.

    Ue: sì a piano di consolidamento conti dell'Italia, ma monito sul pil 2012
    Il piano di consolidamento dei conti dell'Italia va nella giusta direzione, ma “se necessario provvedimenti ulteriori dovranno essere presi” per raggiungere l'obiettivo del deficit sotto il 3% nel 2012. Lo ha detto il Commissario per gli Affari economici e monetari, Olli Rehn, parlando in conferenza stampa. La Commissione Ue - nelle nuove previsioni economiche pubblicate oggi - prevede un deficit italiano al 3,5% nel 2012, contro il 2,7% previsto dal governo.

    Vertice Ue-Africa a Tripoli
    Oggi, l'Africa ha di fronte a sè due opportunità: o "comincia a cooperare con l'Europa, cosa che fino ad ora non è mai avvenuta, oppure non le resta che rivolgersi a America Latina, Cina e Russia". Lo ha sottolineato il colonnello libico, Muhammar Gheddafi, nel discorso di apertura del Vertice Ue-Africa in corso da stamani a Tripoli. Gheddafi torna a chiedere soldi all’Ue. “Per fermare l'immigrazione clandestina - ha detto Gheddafi - occorre fare qualcosa di consistente altrimenti un altro continente si riverserà in Europa. Se l'Europa ci darà 5 miliardi di euro la Libia potra” arginare i flussi, ha detto il colonnello, ribadendo la richiesta avanzata in agosto a Roma.

    Ancora morti in scontri a Mogadiscio
    Almeno 12 persone sono morte e una ventina sono rimaste ferite in combattimenti avvenuti sabato scorso a Mogadiscio in scontri tra i soldati del governo di transizione somalo (Tfg), supportati dai paecekeeper Amisom dell'Unione Africana (Ua), e i ribelli al Shabab legati ad al Qaeda. I combattimenti, secondo quanto conferma all'ANSA una fonte giornalistica locale - che cita testimoni e fonti mediche - sono scoppiati sabato nei quartieri settentrionali della capitale somala a Bondhere, quando gli integralisti hanno attaccato una postazione dei militari del Tfg.

    Uccisi sei militari dell'Isaf in Afghanistan
    Una persona che vestiva un’uniforme della polizia di frontiera afghana ha rivolto oggi la sua arma contro un reparto della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf, sotto comando Nato) nel corso di una missione di addestramento nell'Afghanistan orientale, uccidendo sei militari stranieri. L'individuo protagonista dell'attacco, indica un comunicato dell'Isaf, è stato a sua volta ucciso dalle forze Isaf.

    Elezioni in Egitto: nessun seggio per i "Fratelli musulmani" al primo turno
    I Fratelli musulmani non hanno ottenuto nessun seggio delle elezioni legislative di ieri in Egitto. Lo ha riferito uno dei portavoce dell'organizzazione islamica, che nella scorsa legislatura era la principale forza di opposizione. Una decina di candidati andrà al ballottaggio. Il portavoce ha spiegato che dei 130 candidati presentati dai Fratelli musulmani 91 non sono stati eletti al primo turno, 13 andranno al ballottaggio e 26, della quota rosa, sono ancora in dubbio perchè lo spoglio non è stato completato. Il secondo turno delle legislative in Egitto si terrà il 5 dicembre.

    Netta vittoria dei nazionalisti in Catalogna, dura sconfitta per il premier Zapatero
    Brutto inizio di fine legislatura per il premier socialista spagnolo, Josè Luis Zapatero, che ha perso nelle urne il controllo della Catalogna, una delle due grandi e più ricche regioni del Paese accanto a Madrid (già controllata dal Pp), e tradizionale serbatoio elettorale socialista. Le regionali catalane sono state vinte dai nazionalisti di Convergencia i Unio di Artur Mas. Secondo risultati ancora parziali, avrebbero 62 seggi su 135 nel nuovo parlamento di Barcellona (ne avevano 48 in quello uscente), davanti ai socialisti del Psc (emanazione locale del Psoe di Zapatero) guidati dal governatore uscente Josè Montilla, crollati a 29 deputati (ne avevano 37). Con i socialisti cede il tripartito di sinistra, che negli ultimi sette anni ha governato la regione. Nel 2011, sono previste le elezioni amministrative e le regionali in tutta la Spagna. La pesante sconfitta subita dai socialisti e dai loro alleati di sinistra in Catalogna aggrava le preoccupazioni dei dirigenti del Psoe.

    In Moldova il partito comunista vince a larga maggioranza
    Netta vittoria del partito comunista nelle elezioni politiche di ieri nella Repubblica ex sovietica della Moldova, ma nonostante il risultato positivo il partito non ha ottenuto la maggioranza parlamentare necessaria per eleggere il presidente. Lo riferisce l'Interfax. Lo scrutinio del 95,4% dei voti attribuisce la vittoria ai comunisti con più del 40,5% dei consensi, seguiti dal partito liberaldemocratico con il 28,7%, mentre altri due partiti hanno superato la soglia del 4%: il partito democratico, che ha ottenuto il 12,9%, e il partito liberale, accreditato del 9,3%. I comunisti hanno quindi ottenuto 44 seggi su 101, mentre per eleggere il presidente bisogna averne 61. Per uscire dallo stallo, il partito dovrà a questo punto formare una coalizione con la minoranza. E' la terza volta, in un anno e mezzo, che la Moldova va alle urne per le elezioni legislative. Nell'aprile del 2009, il partito comunista vinse senza però riuscire a raccogliere una maggioranza in parlamento per eleggere il capo dello Stato. Nel luglio dello stesso anno, gli elettori sono andati nuovamente alle urne e quella volta la vittoria fu attribuita alla coalizione filoccidentale che però, anche in questo caso, non riuscì ad eleggere il presidente per mancanza di numero di seggi necessari.

    Ancora scambi di accuse tra Corea del Nord e Corea del Sud
    La Corea del Nord definisce le manovre aeronavali congiunte organizzate da ieri dagli Stati Uniti e dalla Corea del Sud nel Mar Giallo “una provocazione e un crimine”. Le manovre si stanno svolgendo in un clima di forte tensione nella penisola. Sempre oggi interviene anche il presidente sudcoreano, Lee Myung-bak, che definisce “un crimine disumano” l'attacco della Corea del Nord della scorsa settimana, affermando che Seul reagirà a eventuali provocazioni. Lee è sotto pressione per la risposta, giudicata debole e tardiva, al bombardamento che ha provocato la morte di due soldati e due civili sull'isola di Yeonpyeong.

    Bangladesh, un migliaio di arresti in vista dello sciopero generale di domani
    L'opposizione bengalese ha denunciato che negli ultimi due giorni la polizia ha arrestato almeno mille fra i suoi dirigenti e militanti che si preparavano a partecipare allo sciopero generale indetto per domani. Lo riferiscono i media a Dacca. In particolare, nel corso di una conferenza stampa il segretario generale del Partito nazionalista del Bangladesh (Bnp), Khandker Delwar Hossain, ha affermato che si tratta di “arresti indiscriminati” che hanno creato “una situazione da incubo”. “L'azione del governo è simile a quella del Partito nazista di Hitler” ma questo, ha aggiunto, non impedirà alla giornata di protesta di domani di “essere un successo”. Lo sciopero, ha infine ricordato Hossain, è stato indetto per “l'incapacità del governo di far fronte alla crisi e all'aumento del costo della vita, con “migliaia di lavoratori che ricevono salari bassi in fabbriche gestite da padroni che, invece, fanno la bella vita”.

    Haiti, la Commissione elettorale dichiara valide le elezioni di ieri
    Le elezioni presidenziali e legislative tenutesi ieri ad Haiti sono state convalidate nella gran parte del Paese, stando a quanto riferisce la Commissione elettorale haitiana, il cui presidente ha giudicato “riuscita” la consultazione elettorale nonostante le violenze e gli appelli ad annullare il voto. Il voto è stato annullato in soli 56 centri elettorali su 1500. Secondo le accuse, i brogli su vasta scala sarebbero stati messi in atto da sostenitori del presidente uscente, René Preval. E 12 dei 18 candidati hanno chiesto l'annullamento del voto. Per protestare contro le asserite frodi, ieri sera migliaia di persone sono scese in piazza nella capitale Port-au-Prince dove si sono verificati scontri in cui almeno due persone sono morte. Da Port-au-Prince, Sara Milanese:

    “Haiti si risveglia confusa dopo la giornata elettorale di ieri. Il voto doveva essere il gran finale di una missione Onu, la "Minustah", durata oltre sei anni ed era la scommessa di tutta la comunità internazionale, che sull’evento ha investito un milione di dollari. La macchina elettorale, però, è apparsa da subito in difficoltà non solo per l’emergenza colera, ma soprattutto per la disinformazione tra i cittadini. Ed ecco che, il giorno del voto, un’altissima percentuale non risultava iscritta alle liste e non ha votato. Ancor prima della chiusura dei seggi 12 dei 18 candidati presidenziali, in una conferenza congiunta, hanno chiesto l’annullamento del voto, spinti dai brogli colossali del candidato del governo, Jude Celestin. La Commissione elettorale nazionale rinnega tutto: "In queste condizioni, - dice - non si poteva fare meglio. L’Onu ha investito troppi soldi ed energie in questo voto. Annullarlo sarebbe un’ammissione d’incapacità troppo grande e porterebbe solo nuovo caos ed Haiti non può permettersi altri ritardi”. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 333

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