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Sommario del 28/11/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Nella prima Domenica di Avvento il Papa parla dell’attesa, tempo di viva speranza, e del valore della vita nascente
  • Ai Vespri di ieri, l'appello del Papa per una cultura sempre rispettosa della vita
  • Il Papa concluderà il 25.mo Congresso Eucaristico che si svolgerà a settembre 2011 ad Ancona
  • Da oggi ad Algeri l’assemblea dell’Unione Africana di Radiodiffusione e Televisione
  • Oggi in Primo Piano

  • L’Europa discute il piano di salvataggio dell’Irlanda da 85 miliardi di euro
  • In Bolivia la chiesa locale denuncia lo sfruttamento di giovani nel narcotraffico
  • In un format televisivo l’esperienza spirituale di 5 ragazzi in Terra Santa
  • Le Associazioni Pro Vita chiedono di partecipare al programma TV “Vieni via con me”
  • Presentato il Calendario 2011 di “Frate Indovino”, strumento per numerose opere caritative
  • E’ aperta a Roma la mostra 100 presepi, giunta quest’anno alla 35.ma edizione
  • Chiesa e Società

  • “Ridare la Luce 2010”: missione umanitaria in Ghana per combattere la cecità
  • Taiwan: due nuovi Istituti all’Università cattolica Fu Ren per l’Istruzione e la Comunicazione Sociale
  • A Roma X Forum del Progetto culturale della CEI
  • Messaggio dell’Onu per la Giornata Internazionale per la solidarietà al popolo palestinese
  • Rammarico dei vescovi Usa per la chiusura di un seminario statunitense in Belgio
  • “Città per la Vita, Città contro la Pena di morte”: l'iniziativa di Sant’Egidio
  • Giornata mondiale contro l'Aids: il Consiglio nazionale delle Chiese dell'India lancia una campagna di sensibilizzazione
  • Loreto: un Forum europeo di pastorale giovanile
  • 24 Ore nel Mondo

  • Altissima tensione tra le due Coree: Pyongyang punta i missili verso la zona delle esercitazioni Usa-Corea del Sud nel Mar Giallo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Nella prima Domenica di Avvento il Papa parla dell’attesa, tempo di viva speranza, e del valore della vita nascente

    ◊   “La nostra “statura” morale e spirituale si può misurare da ciò che attendiamo, da ciò in cui speriamo”: sono parole di Benedetto XVI che all’Angelus ricorda che oggi, prima domenica di Avvento, la Chiesa inizia un nuovo Anno liturgico, “un nuovo cammino di fede". Poi un pensiero forte al valore della vita nascente. Il servizio di Fausta Speranza:

    Benedetto XVI in questa prima Domenica di Avvento sceglie di parlare del tempo di attesa, momento forte di fede, ma lo fa anche ricordando che si tratta di "un aspetto profondamente umano”, vissuto anche nella quotidianità:

    “L’attesa, l’attendere è una dimensione che attraversa tutta la nostra esistenza personale, familiare e sociale. L’attesa è presente in mille situazioni, da quelle più piccole e banali fino alle più importanti, che ci coinvolgono totalmente e nel profondo. Pensiamo, tra queste, all’attesa di un figlio da parte di due sposi; a quella di un parente o di un amico che viene a visitarci da lontano; pensiamo, per un giovane, all’attesa dell’esito di un esame decisivo, o di un colloquio di lavoro; nelle relazioni affettive, all’attesa dell’incontro con la persona amata, della risposta ad una lettera, o dell’accoglimento di un perdono…”

    “L’uomo è vivo finché attende, finché nel suo cuore è viva la speranza”, dice il Papa che aggiunge: “Si potrebbe dire che dalle sue attese l’uomo si riconosce”. Dunque l’invito a guardarsi dentro:

    “Ognuno di noi, dunque, specialmente in questo Tempo che ci prepara al Natale, può domandarsi: io, che cosa attendo? A che cosa, in questo momento della mia vita, è proteso il mio cuore? E questa stessa domanda si può porre a livello di famiglia, di comunità, di nazione. Che cosa attendiamo, insieme? Che cosa unisce le nostre aspirazioni, che cosa le accomuna?”

    “Nel tempo precedente la nascita di Gesù, era fortissima in Israele l’attesa del Messia, cioè di un Consacrato, discendente del re Davide, che avrebbe finalmente liberato il popolo da ogni schiavitù morale e politica e instaurato il Regno di Dio”. Il Papa lo ricorda per sottolineare quanto sia più importante di ogni umana previsione l’attesa che abbiamo dentro il cuore:

    “Nessuno avrebbe mai immaginato che il Messia potesse nascere da un’umile ragazza quale era Maria, promessa sposa del giusto Giuseppe. Neppure lei lo avrebbe mai pensato, eppure nel suo cuore l’attesa del Salvatore era così grande, la sua fede e la sua speranza erano così ardenti, che Egli poté trovare in lei una degna madre. Del resto, Dio stesso l’aveva preparata, prima dei secoli.”

    Benedetto XVI mette in luce una “misteriosa corrispondenza”:

    C’è una misteriosa corrispondenza tra l’attesa di Dio e quella di Maria, la creatura “piena di grazia”, totalmente trasparente al disegno d’amore dell’Altissimo. Impariamo da Lei, Donna dell’Avvento, a vivere i gesti quotidiani con uno spirito nuovo, con il sentimento di un’attesa profonda, che solo la venuta di Dio può colmare.”

    Dopo la preghiera mariana, i saluti nelle diverse lingue: in diversi torna il riferimento al valore della vita nascente. Il Papa ricorda che “abbiamo iniziato l’Avvento ieri con i Vespri e con la veglia di preghiera per la vita nascente”. Nel tempo di preparazione alla festa del Natale del Signore, in particolare, ricordando l’amore con cui Maria ha atteso la nascita del Divino Bambino, il Papa dice: “perseveriamo nella preghiera, ringraziando Dio per il dono della vita, chiedendoGli protezione su ogni esistenza umana.”

    In italiano un saluto particolare ai ragazzi dell’Unità Pastorale di Lesmo, presso Milano, che si preparano alla Professione di Fede. A tutti l’augurio di “un buon cammino di Avvento”.

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    Ai Vespri di ieri, l'appello del Papa per una cultura sempre rispettosa della vita

    ◊   Di fronte a “tendenze culturali che con motivazioni pretestuose cercano di anestetizzare le coscienze” oggi la Chiesa ribadisce: “la vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura”. Così Benedetto XVI presiedendo ieri sera nella Basilica Vaticana la celebrazione dei primi vespri della prima domenica di Avvento. Dal Papa appello alla politica, all’economia, ai mass media e alla medicina perché sia promossa una cultura sempre rispettosa della vita. La liturgia è stata preceduta da una “veglia per la vita nascente”, promossa dal Papa lo scorso 14 e novembre e alla quale hanno aderito in comunione di preghiera e con analoghe celebrazioni in tutto il mondo parrocchie, comunità, movimenti e associazioni. Il servizio è di Paolo Ondarza.

    “Credere in Gesù Cristo comporta avere uno sguardo nuovo sull’uomo: Dio infatti ci rende partecipi della sua stessa vita divina. Tante coppie di sposi con i loro bambini hanno ascoltato queste parole del Papa partecipando ai primi vespri di Avvento in San Pietro. “L’esperienza e la retta ragione – ha constatato Benedetto XVI – attestano che l’essere umano è un soggetto capace di intendere e volere, autocosciente e libero, irripetibile e insostituibile, vertice di tutte le realtà terrene, che esige di essere riconosciuto come valore in se stesso e merita di essere accolto sempre con rispetto e amore”.

    “Egli ha il diritto di non essere trattato come un oggetto da possedere o come una cosa che si può manipolare a piacimento, di non essere ridotto a puro strumento a vantaggio di altri e dei loro interessi. La persona è un bene in se stessa e occorre cercare sempre il suo sviluppo integrale”.

    “L’amore verso tutti se sincero tende a diventare attenzione preferenziale per i più deboli e i più poveri”, ha detto Benedetto XVI. Ed è su questa linea che si colloca l’attenzione della Chiesa per la vita nascente, la più fragile, la più minacciata dall’egoismo degli uomini e dall’oscuramento delle coscienze. Queste ultime – ha indicato Benedetto XVI - rischiano di essere anestetizzate da tendenze culturali con motivazioni pretestuose.

    “Riguardo all’embrione nel grembo materno, la scienza stessa ne mette in evidenza l’autonomia capace d’interazione con la madre, il coordinamento dei processi biologici, la continuità dello sviluppo, la crescente complessità dell’organismo. Non si tratta di un cumulo di materiale biologico, ma di un nuovo essere vivente, dinamico e meravigliosamente ordinato, un nuovo individuo della specie umana. Così è stato Gesù nel grembo di Maria; così è stato per ognuno di noi, nel grembo della madre”.

    L’incarnazione del Signore e l’inizio della vita umana, infatti - ha constatato il Papa – sono intimamente connessi. La prima rivela che ogni vita umana ha una dignità altissima e incomparabile: vive inscindibilmente nella dimensione spirituale e materiale. E’ parte del mondo, ma aperta ad un orizzonte infinito, capace di dialogare con Dio e accoglierlo in sé.

    “Con commozione e gratitudine prendiamo coscienza del valore, della dignità incomparabile di ogni persona umana e della grande responsabilità che abbiamo verso tutti”.

    Ma purtroppo, anche dopo la nascita – ha rilevato Benedetto XVI – la vita dei bambini continua ad essere esposta all’abbandono, alla fame, alla miseria, alla malattia, agli abusi, alla violenza, allo sfruttamento. Le molteplici violazioni dei loro diritti feriscono dolorosamente la coscienza di ogni uomo di buona volontà.

    Da qui l’esortazione alla politica, all’economia, ai mass media perché promuovano una cultura sempre più rispettosa della vita:

    “Signore Gesù, sorgente e amante della vita Ridesta in noi il rispetto per ogni vita umana nascente”.

    Recitando la preghiera della vita a conclusione della celebrazione il Papa ha invocato la protezione del Creatore sui bambini, gli sposi, su coloro che soffrono dell’impossibilità di avere figli, sugli orfani; ha quindi chiesto la luce dello Spirito sulle scelte delle assemblee legislative e sull’opera di scienziati e medici perché il progresso contribuisca al bene integrale della persona.

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    Il Papa concluderà il 25.mo Congresso Eucaristico che si svolgerà a settembre 2011 ad Ancona

    ◊   Il Papa sarà presente alla giornata conclusiva del 25esimo Congresso eucaristico che raccoglierà la Chiesa italiana ad Ancona a settembre 2011. Lo ha annunciato oggi mons. Edoardo Menichelli, Metropolita di Ancona–Osimo, durante l’Omelia della prima domenica d’Avvento. Mons. Menichelli ha sottolineato che “con il periodo liturgico dell'Avvento, la Chiesa vuole educare a vivere i giorni della storia con un preciso orientamento di cuore e di mente: attendere con affidabile speranza la venuta, l'apparizione del Salvatore”. Riconoscere il Cristo presente – ha aggiunto il metropolita di Ancona – rappresenta “l'avvenimento comunitario e spirituale” che le Chiese si preparano a celebrare e che “da oggi è ufficialmente affidato all'impegno di tutti”. Proprio il “Mistero di Cristo Signore presente, vivo e glorioso nella Santa Eucaristia” – ha ricordato – è al centro del Congresso eucaristico che riunisce le delegazioni di 225 Diocesi, Prelature e Abazie d'Italia. Il prossimo sarà il XXV Congresso Eucaristico Nazionale e si svolgerà ad Ancona da sabato 3 settembre a domenica 11 settembre 2011. Mons. Menichelli ha spiegato che “il Congresso vuole accogliere il grido e lo smarrimento della società contemporanea, l'inquietudine, la solitudine della nostra affaticata generazione e offrire - testimoniandolo - Cristo come via verità e vita". “Vorremmo anche – ha aggiunto - che il Congresso Eucaristico Nazionale fosse porta aperta per ogni uomo e donna di buona volontà, che, seppur lontani dal mistero di Dio, debbono sapere che Dio li ama e li convoca al Suo banchetto d'amore: Dio, svelatosi in Cristo non è il Dio della paura, ma della misericordia.” Resta da dire che tra le preghiere dei fedeli recitate nella celebrazione, c’è stata l’intenzione rivolta al mondo del lavoro: “Per noi che partecipiamo a questa Eucaristia con lo sguardo rivolto al Congresso Eucaristico, perché la tua viva presenza ci rafforzi nella solidarietà verso il mondo del lavoro, con particolare attenzione all'attuale disagio della Fincantieri di Ancona e di tutte le aziende colpite dalla crisi economica. Preghiamo”. (A cura di Fausta Speranza)

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    Da oggi ad Algeri l’assemblea dell’Unione Africana di Radiodiffusione e Televisione

    ◊   “La numerizzazione”: questo è il tema sul quale rifletteranno e del quale dibatteranno, per due giorni ad Algeri, i delegati dell’Unione Africana di Radiodiffusione e Televisione nel corso della quarta sessione ordinaria della loro Assemblea generale che si è aperta questa mattina. La Uar, che ha sostituito quattro anni fa l’Unione delle radio e televisioni nazionali dell’Africa (Urtna), raggruppa emittenti radiofoniche e televisive pubbliche e private del continente. E’ consuetudine che le Unioni sorelle ed altri organismi internazionali d’Europa partecipino a questo incontro annuale. Tra i messaggi letti in occasione della solenne inaugurazione dei lavori, quello di padre Federico Lombardi, direttore generale della Radio Vaticana, membro associato dell’Uar. Nel suo messaggio, padre Lombardi ricorda il recente convegno promosso in Vaticano sul tema “La stampa cattolica nell’era del digitale”, per sottolineare come la Chiesa guardi con attenzione al mondo della comunicazione. P. Lombardi ricorda come Benedetto XVI insegni che l’attenzione ai media e alle nuove tecnologie fa parte del “dialogo costante che la Chiesa ha con il mondo”. P. Lombardi sottolinea che siamo di fronte alla “realtà di un mondo in evoluzione accelerata, che comunica sempre più rapidamente ed efficacemente ma qualche volta più attento alla tecnica che all’umanesimo”. Dunque nel saluto rivolto in particolare a quanti si occupano di media in Africa, padre Lombardi auspica che i media del continente nero siano sempre “strumenti al servizio della più grande coesione in seno alla famiglia umana”. (A cura di Fausta Speranza)

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    Oggi in Primo Piano



    L’Europa discute il piano di salvataggio dell’Irlanda da 85 miliardi di euro

    ◊   L'Europa si appresta a varare il piano da 85 miliardi di aiuti per l'Irlanda: l'accordo fra Unione Europea, Fondo monetario internazionale e autorità irlandesi, secondo quanto riferiscono fonti di Bruxelles, prevede che circa 35 miliardi siano destinati al salvataggio del sistema bancario irlandese. Gli ultimi dettagli sono stati negoziati fino a stamattina, appena prima della convocazione dell'Eurogruppo straordinario che nella giornata di oggi dovrà dare il via libera definitivo al piano. Intanto ieri a Dublino circa 50mila persone sono scese in piazza per protestare contro il pacchetto di austerity annunciato mercoledì dal governo. In ogni caso, oltre alle misure per affrontare la crisi c’è chi raccomanda un’analisi più profonda delle ragioni che l’hanno determinata. Lo fa l’economista Carmine Tabarro nel suo libro “Dalla società del rischio all’economia civile”, di Pardes Edizioni, in cui chiede nuove regole ma soprattutto un ripensamento dei meccanismi profondi dell’economia. Fausta Speranza lo ha intervistato:

    R. – Non è che cambiando le regole avremmo evitato il rischio della crisi finanziaria, che poi è stata crisi economica, e la Grecia e poi l’Irlanda e chissà cosa. E’ un problema che ha una genesi lontana ed è un problema di carattere antropologico e morale.

    D. – Quali sono i presupposti che dovrebbero essere diversi?

    R. – L’affermazione dell’individualismo e dell’utilità fine a se stessa: tutto ciò che non è contratto, tutto ciò che non è mercato e tutto ciò che non è fare i propri interessi in senso totale, in senso irrazionale, viene escluso dal contratto sociale. Questo tipo di esperienza, portata all’ennesima potenza, è chiaro che prima o poi determini delle crisi, come la storia dell’economia, dal ’700 ad oggi, dimostra. Il problema particolare di questa nostra ultima crisi è che l’analisi economica è stata elevata a livello scientifico e ci sono stati anche tre premi Nobel. Si è pensato – ed è lo stesso errore che hanno fatto i marxisti con Marx - che attraverso una combinazione matematica, attraverso dei principi di analisi matematica, il rischio si potesse frazionare in “n” milioni o miliardi di persone. Quindi, frazionando il rischio su miliardi di persone l’economia avrebbe continuato a crescere sulla spinta di questa leva speculativa. Il problema è che l’essere umano non è fatto soltanto di principi matematici o razionali: l’essere umano è fatto anche di una dimensione psicologica, di una dimensione interiore. Quindi, in gergo tecnico noi parliamo di “finanza comportamentale”, e cioè: di fronte ad uno stesso evento ci comportiamo in maniera differente. Questo ha fatto sì che ad un certo momento, con una serie di andamenti alterni dei tassi di interesse, sviluppati dall’amministrazione americana, questo frazionamento del rischio non abbia più retto e abbia determinato la crisi finanziaria che stiamo vivendo.

    D. – Secondo il titolo del suo volume si dovrebbe andare "Dalla società del rischio all’economia civile". ma come dovrebe essere questa economia civile?

    R. – Bisogna veramente ringraziare Benedetto XVI perché è riuscito a indicare un solco in maniera chiara. Benedetto XVI, con la Caritas in veritate, ha messo in evidenza quelle che erano già delle riflessioni degli economisti e filosofi dell’economia cattolici, che poi non sono altro che il frutto della scuola economica francescana: l'equilibrio negli aspetti del contratto e del mercato, con uno sguardo all'uomo. Il contratto è un fatto di civilizzazione. Lei si immagini la fase in cui il principe o il feudatario decideva di prendere qualsiasi cosa, senza rispettare nessun tipo di regola. Con il contratto, invece, noi abbiamo un elemento di civilizzazione e così anche con il mercato, che è frutto di un libero scambio tra domanda e offerta. Ma come le dicevo, quando noi dal punto di vista filosofico escludiamo il principio del bene comune e quindi il principio della fraternità, della gratuità, noi creiamo una società basata soltanto, nella scala del sociale, sulla parte del percentile che riesce ad avere un contratto e riesce ad avere un mercato. Lei immagini tutte quelle persone che oggi sono escluse dal processo produttivo. Cosa ne facciamo di tutte queste persone? Già nel 1300 i frati francescani dicevano che se con la beneficenza si riesce a far sopravvivere una persona, con il lavoro si rende un uomo a immagine e somiglianza di Dio. Se non si chiarisce bene chi è il centro del nostro interesse - l’utilitarismo o l’uomo - le regole servono a poco; se non chiariamo bene chi è il centro del nostro interesse, può essere trovata qualsiasi forma per poter aggirare le regole.(ap)

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    In Bolivia la chiesa locale denuncia lo sfruttamento di giovani nel narcotraffico

    ◊   In Bolivia la Chiesa locale ha espresso la propria solidarietà all’arcivescovo di Cochabamba, mons. Tito Solari Capellari, oggetto di “attacchi ingiusti e falsi” dopo la denuncia del presule, nei giorni scorsi, del crescente coinvolgimento di ragazzi e giovani nel narcotraffico. Il fenomeno nell’area è relativamente nuovo ed è legato anche a profonde trasformazioni che si stanno susseguendo nel Paese, come sottolinea proprio mons. Tito Solari Capellari, intervistato da Alina Tufani:

    R. – Il contesto generale è di un Paese in cambiamento: una Bolivia che va verso una struttura nuova, una visione nuova del Paese, che vuole uscire dal sottosviluppo. E’ un contesto in cui la nuova politica cerca di emarginare la Chiesa, per cui c’è una tensione costante tra la Chiesa e lo Stato. E proprio in questo contesto di tensione, io ho fatto una dichiarazione, la dichiarazione di pastore. Visitando le comunità del Tropico di Cochabamba ho sentito e raccolto la preoccupazione dei genitori, degli educatori, dei sacerdoti, delle suore per il fatto che, purtroppo, il narcotraffico coinvolge anche i giovani: non sono pochi i giovani coinvolti, perché rappresenta un guadagno facile. Ho manifestato questa preoccupazione e ho detto anche che condivido la preoccupazione dello stesso presidente Evo Morales, che aveva espresso pochi giorni prima. Quindi, pensavo che la cosa cadesse in questo terreno di comprensione, che unisse le forze dello Stato, della Chiesa, per salvare e fare il bene della gioventù. Invece, forse per l’uso politico che ne è stato fatto da parte dei mezzi di comunicazione, qui si è scatenata una diatriba tremenda, un conflitto molto forte tra lo Stato e la Chiesa, che dura da nove giorni.

    D. – Di fronte a questa chiara strumentalizzazione di questa denuncia, quale cammino continuerà a percorrere la Chiesa in Bolivia?

    R. – Non so, io spero che si riduca la tensione e ci stimoli tutti. Io sono stimolato fortemente a cercare delle vie d’uscita, ad aprire un dialogo con persone del partito di governo, per poter continuare quel processo di cambiamento che esiste nel Paese e che è necessario e che la Chiesa riconosce, perché chiede a tutte le forze sociali di produrre un’armonica trasformazione. Questo è il nostro desiderio.(ap)

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    In un format televisivo l’esperienza spirituale di 5 ragazzi in Terra Santa

    ◊   Il viaggio fisico e spirituale compiuto in Terra Santa da cinque ragazzi e la loro guida: è il programma televisivo che parte domenica 5 dicembre alle 14.30 sul canale digitale terrestre Boing. “6 in cammino” il nome del format. Non un reality, né un documentario ma un tele-racconto ideato dalla Turner Italia con la produzione esecutiva dell’Antoniano di Bologna. Il servizio di Debora Donnini.

    “(musica e voce): Sono le quattro del mattino, noi siamo in aeroporto e il nostro viaggio incomincia esattamente adesso. Sarà un viaggio …”

    Nazareth, il lago di Tiberiade, Gerusalemme: sono le tappe che hanno percorso i cinque ragazzi fra i 15 e 18 anni assieme alla loro guida di 29 anni, Manolo Martini, volto noto della tv. Dieci puntate per raccontare un viaggio con lo zaino in spalla, non solo fisico ma anche spirituale, attraverso i luoghi dove è vissuto e ha parlato Gesù e tramite incontri con realtà locali: famiglie, persone che vivono nei kibbutz, esponenti di fede cristiana, ebraica e musulmana. Manolo Martini ci racconta qual è stata la loro giornata tipo.

    “Sveglia intorno alle sei, si partiva da una tappa – quindi si smontava la tenda o, se avevamo dormito in orfanotrofio, si rifacevano i letti – si partiva per la tappa successiva. Si camminava sei-sette ore, a volte si facevano brevi tratti in cui non ci si poteva spostare se non con il pulmino; poi, ad un certo punto della giornata, di solito nel pomeriggio, ci fermavamo e leggevamo la pagina del Vangelo relativa al luogo nel quale ci trovavamo. Lì c’era un momento di confronto, quando cercavamo di capire che cosa quella pagina volesse dire per noi, oggi”.

    A scandire le tappe, dunque, la lettura della Bibbia. “6 in cammino” non è solo un format nuovo, è anche l’espressione autentica e coraggiosa di quella tv di qualità troppo spesso evocata e raramente presente nei palinsesti, dice Jaime Ondarza, amministratore delegato di Turner Italia e Francia:

    “E’ un programma che con grande onestà e in modo diretto non nasconde il fatto di essere profondamente incentrato sulla potenza del messaggio evangelico come messaggio per tutti”.

    Il programma vuole trasmettere l’esperienza vera dei ragazzi, con spontaneità, tanto che la telecamera è stata data anche a loro, ma senza entrare morbosamente nell’intimità della loro vita. E dunque, dal 5 dicembre si potrà iniziare a seguire il viaggio …

    (canto)

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    Le Associazioni Pro Vita chiedono di partecipare al programma TV “Vieni via con me”

    ◊   E’ ancora in forte dubbio la partecipazione delle Associazioni Pro Vita al programma televisivo, previsto domani su Rai 3, “Vieni via con me”. Il Consiglio di amministrazione della Rai ha approvato un ordine del giorno nel quale si definisce legittima la richiesta delle Associazioni Pro Vita. Il conduttore Fabio Fazio, lo scrittore Roberto Saviano e gli autori del programma ritengono però inaccettabile tale richiesta. Il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, sottolinea invece che si darebbe voce a chi, pur davanti alla malattia e alla sofferenza, preferisce l’amore per la vita senza staccare la spina. Ascoltiamo proprio il direttore di Avvenire, intervistato da Luca Collodi:

    R. – Infatti, è questo il punto; è quello che abbiamo sollecitato come Avvenire, raccogliendo le voci dei malati e delle loro famiglie. Non è che qui, tra l’altro, si parli impropriamente di gruppi: ci sono certo delle associazioni che mettono in rete tutte queste realtà, che io chiamo “realtà di lotta e di speranza” nei confronti della malattia, ma non è che debbano andare a parlare le associazioni o i sindacati. Quello che è stato detto e che ha colpito terribilmente nella seconda puntata del programma di straordinario successo di Fazio e di Saviano è che sia stata data voce soltanto ad una rappresentazione del confronto con la malattia: la voce di coloro che hanno battagliato per dire “facciamola finita”. Tanti altri, anzi, quasi tutti gli altri, si battono perché ci sia una cura degna di questo nome, un lenimento delle sofferenze, perché i progressi della medicina siano messi a disposizione, perché ci sia una rete che regga al di là del nostro ordinario apporto di volontariato. E questa è la voce che non è stata sentita. Quindi, c’è da ristabilire questa verità: non bisogna bilanciare fra due cose. E’ abnorme che si parli soltanto della richiesta di morire ed è incredibile che non si dia voce a chi semplicemente vive la propria malattia con immensa sofferenza e con la dose di speranza che è propria di noi esseri umani. (ap)

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    Presentato il Calendario 2011 di “Frate Indovino”, strumento per numerose opere caritative

    ◊   I proventi derivanti dalla distribuzione gratuita del calendario di “Frate Indovino”, che spinge molte persone ad impegnarsi in iniziative di solidarietà, sostengono numerose opere sociali e caritative in tutto il mondo. Viene stampato in milioni di copie ed affronta vari temi in modo serio e scherzoso. Anche quest’anno la presentazione di questo almanacco farà da cornice alla trasmissione in programma il 25 dicembre su Rai1 ed intitolata “Buon Natale con Frate Indovino”. Il calendario del 2011 è stato presentato recentemente nella sede della nostra emittente. C’era per noi Amedeo Lomonaco:

    (musica)

    Il calendario di Frate Indovino è uno dei più antichi almanacchi italiani. Sulla storia di questa popolare pubblicazione ascoltiamo il direttore responsabile del calendario fra Mario Collarini:

    “Il calendario nasce nel 1946. Nasce come dono rivolto soprattutto alla gente della campagna, che era la stragrande maggioranza in quegli anni. Questo calendario ebbe un successo enorme. Lo stile era molto francescano, toccava temi validi come i valori in quei tempi. Temi che Frate Indovino intende ancora riproporre, perché i valori di una volta sono valori eterni, di sempre”.

    Da diversi anni il calendario di Frate Indovino è incentrato su uno specifico tema. Quello del 2011 è dedicato a Nostra Signora della Fortuna:

    “E’ la storia della polena di una nave irlandese che naufraga per una violentissima tempesta nel porto di Genova. Si salva soltanto la polena, cioè quella statua che sta sulla prua. Accadono poi delle grazie e dei miracoli e questa polena viene portata in una Chiesa. Diviene quindi Nostra Signora della Fortuna. Fortuna, non in senso della dea bendata, ma nel significato della frase del salmo: ‘Le mie sorti sono nelle tue mani’, cioè nelle mani della Madonna”.

    Il calendario e la trasmissione prevista il 25 dicembre su Rai1 e intitolata “Buon Natale con Frate Indovino” si rivelano anche importanti contributi per opere di solidarietà. Fra Antonio Maria Tofanelli, ministro provinciale dei cappuccini dell’Umbria:

    “Il nostro calendario sta diventando sempre più un mezzo scelto da milioni di persone che gradiscono far veicolare le loro offerte per raggiungere le povertà in tutte le parti del mondo, avvalendosi della garanzia del discernimento del mondo francescano. La televisione - nel giorno di Natale in modo particolare - può essere un mezzo veramente unico per poter dire il nostro ‘grazie’ ed anche per far vedere e far conoscere le opere che facciamo durante l’anno”. (vv)

    (musica)

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    E’ aperta a Roma la mostra 100 presepi, giunta quest’anno alla 35.ma edizione

    ◊   È stata inaugurata sabato nella Chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma, la 35ª edizione della mostra “100 Presepi”, punto di riferimento nel periodo natalizio per i romani e per i turisti che visitano la Capitale. L’esposizione, aperta tutti i giorni fino al 6 gennaio, accoglie, fra gli altri, presepi provenienti da Paesi di cultura cristiana non prevalente. La fantasia dei presepisti colpisce soprattutto per la molteplicità dei materiali usati: dalla pasta di miele ai dischi in vinile, dagli stecchini alle tegole, dalle bustine del tè al granturco, dai cristalli Swaroski alla pasta alimentare. Al microfono di Elisa Scaringi, Mariacarla Menaglia, curatrice della mostra, spiega le peculiarità di questa edizione di “100 Presepi”:

    R. – L’esposizione internazionale “100 Presepi” quest’anno è giunta alla 35.ma edizione. I presepi sono 176 e provengono da varie regioni d’Italia e dai Paesi esteri. Quest’anno abbiamo la Bolivia, il Cile, il Perù, il Madagascar, l’Ucraina e molti altri. Sono presepi molto particolari, perché sia quelli esteri che quelli delle regioni italiane rispecchiano la cultura della regione e del Paese da cui provengono. Quindi, sono di grande interesse. Il 7 gennaio ci sarà la premiazione. I presepi verranno divisi in presepi artistici, in presepi di fantasia, realizzati da enti, scuole e associazioni, e in presepi provenienti dai Paesi esteri. Ad ognuna di queste categorie assegneremo un primo, un secondo e un terzo premio.

    D. – Quali sono, secondo lei, i presepi più significativi di questa 35.ma edizione?

    R. - C’è il classico presepe napoletano, dove tutti i personaggi sono fatti a mano, naturalmente, con il corpo in stoppa, legato dal fil di ferro, le mani e i piedi in legno, i volti in terracotta e gli occhi di cristallo dipinti a mano. Ci sono poi presepi provenienti dall’Abruzzo, dalle Marche, dalla Toscana... C’è una varietà, devo dire, incredibile e, soprattutto, il pubblico ama sì molto quelli tradizionali, ma è attirato anche molto da quelli di fantasia: per esempio, un presepe fatto con le bustine del tè e un altro fatto con i dischi piegati a mano.(ap)

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    Chiesa e Società



    “Ridare la Luce 2010”: missione umanitaria in Ghana per combattere la cecità

    ◊   Al via in Ghana un’importante missione umanitaria, denominata “Ridare Luce 2010”, che ha come obiettivo quello di contrastare il problema della cateratta, vera e propria piaga nel Paese africano che colpisce centinaia di persone ogni anno, riducendole alla cecità. Protagonista dell’iniziativa - come riferisce l'agenzia Zenit- è l’Afmal, Associazione Fatebenefratelli per i malati lontani che grazie ad un’equipe di una ventina di persone, partirà il primo dicembre per raggiungere l’ospedale St. John of God di Asafo, cittadina nel sud del Paese, a un migliaio di chilometri dalla capitale Accra. Qui per quindici giorni, medici oculisti, infermieri, assistenti e volontari, allestiranno un tavolo operatorio per poter effettuare interventi mirati agli occhi e debellare la cosiddetta “malattia del fiume”. Seconda in classifica come causa infettiva di cecità, in alcune zone dell’Africa occidentale questa patologia colpisce un uomo su due con più di 40 anni di età. Inoltre nell’Africa sub-sahariana, la cecità rappresenta una grossa emergenza non solo sanitaria ma anche sociale. Sanitaria, perchè colpisce circa 2 milioni di persone, che non hanno la possibilità di ricorrere alle cure mediche e chirurgiche. Sociale, perchè la malattia obbliga le persone che ne sono colpite ad avere un accompagnatore, che in troppi casi è un “bambino guida” troppo sacrificato. Durante i quindici giorni di permanenza in Ghana, inoltre, i medici italiani formeranno i loro colleghi e gli infermieri africani affinché acquisiscano le conoscenze e le tecniche per curare autonomamente, in futuro, le malattie degli occhi. Finora l’Afmal ha dato vita a ben 21 missioni umanitarie (una in Marocco, sette in Mali, due in Benin, una a Bali, tre in Togo e in Ghana, due in Tanzania e in Ciad), realizzando ad oggi un totale di circa 6.000 interventi chirurgici e oltre 21.000 visite ambulatoriali. (C.S.)

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    Taiwan: due nuovi Istituti all’Università cattolica Fu Ren per l’Istruzione e la Comunicazione Sociale

    ◊   Dopo 40 anni di attesa, l’Università cattolica Fu Ren di Taiwan ha finalmente inaugurato l’Istituto per l’Istruzione e l’Istituto per la Comunicazione Sociale, in concomitanza con gli 85 anni di fondazione di questa che è il primo ateneo cattolico Cinese, trasferita da Pechino a Taiwan nel 1949. Durante la solenne apertura, sia il Card. Paul Shan che mons. Peter Liu, arcivescovo della diocesi di Kaohsiung, hanno sottolineato l’importanza della formazione e della comunicazione sociale per costruire il futuro del Paese e della Chiesa. Hanno anche auspicato che l’Università cattolica, con i suoi 11 Istituti, “conduca la società verso la giusta strada dell’etica”. Fu Ren è una Università cattolica che dipende in maniera diretta dalla Santa Sede. Venne fondata a Pechino nel 1925 da un gruppo di Benedettini statunitensi, poi il trasferimento a Taiwan nel 1961. Fu Ren annovera quasi 120 mila laureati di ogni parte del mondo. Nel corso degli anni l’Università è rimasta sempre fedele alla sua missione di formazione della persona da ogni punto di vista, sulla base dei principi di verità, bontà, bellezza e sreantità, in una comunità accademica di studenti e insegnanti strettamente unita. Inoltre Fu Ren ha portato e continua a portare avanti il dialogo fra la cultura cinese e la fede cristiana, svolgendo attività di ricerca accademica e promuovendo una conoscenza autentica del mondo, contribuendo così sia allo sviluppo della società che al progresso dell’umanità. Lo scopo è di affermare il valore della dignità umana e riconoscere i diritti fondamentali; proseguire la ricerca sul senso della vita; dedicarsi alla ricerca accademica; creare la coscienza di gruppo; stimolare lo scambio culturale; offrire cooperazione religiosa; promuovere lo spirito di servizio nei confronti delle società di tutti i Paesi del mondo. (C.S.)

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    A Roma X Forum del Progetto culturale della CEI

    ◊   “Nei 150 anni dell’Unità d’Italia. Tradizione e progetto”: è questo il titolo del X Forum del progetto culturale della Conferenza episcopale italiana che si terrà a Roma dal 2 al 4 dicembre 2010. L’incontro sarà aperto con il saluto del cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della CEI. Seguirà la presentazione a cura del servizio nazionale per il progetto culturale della CEI dei dieci forum che si sono svolti in passato. Nel pomeriggio lo storico Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio, interverrà su "Identità e missione” mentre il letterato Claudio Scarpati si soffermerà sul “patrimonio culturale”. I “nodi di 150 anni di storia” e “sul presente e il futuro dell’Italia” verranno trattati rispettivamente dallo storico Agostino Giovagnoli e dal rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Lorenzo Ornaghi. Al termine è previsto un dibattito. Nel secondo giorno di lavori, tanti i temi in agenda: la Chiesa e i cattolici in Italia, i cattolici e la cultura, le opere e la tradizione dei cattolici, i cattolici, la politica e le istituzioni. Nel pomeriggio è anche prevista una tavola rotonda con la partecipazione di Giuliano Amato, Dino Boffo, Lucio Caracciolo, Giuliano Ferrara sul tema: “Nei 150 anni dell’Unità d’Italia”. Il Forum si concluderà con l’intervento del cardinale Camillo Ruini, presidente del Comitato per il progetto culturale. “Iniziati nel 1997 con una riflessione introduttiva su fede, libertà intelligenza, i Forum sono state occasioni da un lato per superare quella duplice sindrome di conflittualità e di subalternità che caratterizzò i dibattiti nel mondo cattolico per decenni, dall’altro sono serviti per affrontare i grandi noti del dibattito culturale, a partire dai processi per cui si va non solo ripensando, ma ridefinendo l’umano”. E’ quanto scrive Francesco Bonini, coordinatore scientifico del Servizio nazionale per il progetto culturale della CEI. “Il progetto – prosegue - si vuole configurare come una utilità di sistema della Chiesa nella società italiana. Di qui il tema del X forum, che si colloca nei 150 anni dell’Unità d’Italia, assunti come dato di fatto, punto di partenza per ricostruire e ripensare il futuro”. (C.S.)

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    Messaggio dell’Onu per la Giornata Internazionale per la solidarietà al popolo palestinese

    ◊   “Facciamo in modo che il prossimo anno sia quello in cui si realizzi, finalmente, una pace giusta e durevole in Medio Oriente, fondata sulle Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, sugli accordi precedenti, sul quadro d’azione di Madrid, sulla Roadmap e sull’Iniziativa di pace araba”. E’ questo l’auspicio del Segretario generale dell’Onu, Ban Ki moon, espresso nel messaggio in occasione della Giornata Internazionale, per la solidarietà al popolo palestinese, che si celebra domani. “Il 2011 - scrive Ban Ki moon - segna il punto di arrivo di due scadenze temporali: innanzitutto, il presidente palestinese Abbas e il primo ministro israeliano Netanyahu si sono impegnati a cercare un accordo quadro sullo status permanente entro settembre. In secondo luogo, l’Autorità Palestinese completerà entro agosto l’agenda biennale in preparazione all’acquisizione del carattere di statualità”. D’altra parte proprio in occasione dell’incontro del settembre scorso - come si legge nel testo - il Quartetto ha dichiarato che è possibile giungere a un accordo secondo il calendario fissato dagli stessi leader e che l’Anp, nel caso in cui mantenga i risultati finora raggiunti nel processo di costruzione istituzionale e nell’erogazione di servizi pubblici, è in una buona posizione in vista della creazione di uno Stato nel futuro prossimo. Ma i palestinesi ottimisti sono pochi e osservando la situazione sul terreno, si può comprendere un tale scoramento: poco dopo il loro inizio a settembre, i negoziati diretti sono stati minati dalla scadenza della moratoria sugli insediamenti israeliani e in tutta la Cisgiordania si è ricominciato a costruire case e non solo. “Tale sviluppo - sostiene il segretario generale dell’Onu - rappresenta un serio colpo inferto alla credibilità del processo politico. Resta l’obbligo per Israele di far fede alle proprie responsabilità in base al diritto internazionale e alla Roadmap per congelare l’attività di insediamento”. Per questo Ban ki-moon chiede a tutti gli israeliani di considerare da una nuova prospettiva l’indiscusso emergere sul terreno di un partner con un grado di sicurezza affidabile e il continuo impegno del presidente Abbas in favore del diritto di Israele a vivere in pace e sicurezza, così come il suo rifiuto di violenza e terrorismo. “Inoltre - afferma il numero uno del Palazzo di Vetro - rammento a ognuno la promessa dell’Iniziativa di pace araba secondo cui la soluzione di due Stati e di una pace globale arabo-israeliana dovrebbe essere seguita dall’istituzione di normali relazioni diplomatiche tra Israele e gli Stati arabi”. Quindi l’elogio a tutte le azioni intraprese nel corso dell’ultimo anno per il miglioramento delle condizioni sul terreno, anche se ancora molto resta da fare: “l’Autorità palestinese – si legge nel testo - deve continuare a sviluppare le istituzioni statali, contrastare gli attacchi terroristici e contenere gli estremismi. Al tempo stesso, è interesse e dovere di Israele ridurre le misure di occupazione, in particolare riguardo alla libertà di movimento, all’accesso e alla sicurezza”. Ban Ki moon si dice inoltre molto preoccupato per le condizioni di Gaza e i continui attacchi missilistici e auspica la piena attuazione della risoluzione 1860 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. E ribadisce la necessità che Israele consenta di estendere ricostruzione civile, libertà di circolazione delle persone e esportazione di merci. Altri passi fondamentali per la piena realizzazione della pace sono: scambi di prigionieri, estensione delle condizioni di relativa quiete e progresso sulla riconciliazione palestinese. C’è un preponderante consenso internazionale sulla necessità di terminare un’occupazione iniziata nel 1967, affrontare le fondamentali questioni di sicurezza delle due parti, trovare una soluzione sulla questione dei rifugiati e vedere Gerusalemme emergere dai negoziati come la capitale dei due Stati. “Sfido i due leader - conclude Ban Ki moon - a mostrare capacità di governo e coraggio politico in vista di una pace epocale. Dal canto suo, la comunità internazionale deve essere pronta ad assumersi le proprie responsabilità per la pace”. (C.S.)

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    Rammarico dei vescovi Usa per la chiusura di un seminario statunitense in Belgio

    ◊   Il Collegio Americano dell’Immacolata Concezione che si trova a Lovanio in Belgio chiuderà l'anno prossimo per le scarse iscrizioni e la difficoltà nel trovare formatori. Lo ha reso noto ieri la Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti (USCCB). Il Collegio è uno dei due seminari europei gestiti direttamente dalla USCCB; l'altro è il Pontificio Collegio Nordamericano di Roma. L’istituto è stato fondato nel 1857 dai vescovi statunitensi con il duplice obiettivo di formare gli uomini europei perché servissero come missionari in Nordamerica e di offrire ai seminaristi americani le ricchezze filosofiche e teologiche disponibili nella più antica università cattolica d'Europa, quella di Lovanio. La USCCB, esprimendo rammarico, ha riferito che le iscrizioni al Collegio non sono a un livello sostenibile e si sono avute difficoltà a trovare sacerdoti qualificati per la Facoltà. “Il seminario ha servito la Chiesa degli Stati Uniti e di altre parti del mondo con fedeltà, devozione e zelo in tutta la sua esperienza di 154 anni”, ha affermato il vescovo David Ricken di Green Bay, nel Wisconsin, alla guida del comitato episcopale del Collegio Americano. “E' quindi un momento triste per molti di noi”, ha aggiunto. (C.S.)

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    “Città per la Vita, Città contro la Pena di morte”: l'iniziativa di Sant’Egidio

    ◊   Si celebra ogni anno il 30 novembre la Giornata Internazionale delle “Città per la Vita, Città contro la Pena di morte”, promossa dalla comunità di Sant’Egidio. Una data non scelta a caso, per ricordare l’anniversario della prima abolizione della pena capitale ad opera di uno Stato europeo, il Granducato di Toscana, avvenuta nell’anno 1786. In tutto il mondo più di 1300 città di 83 Paesi scenderanno in piazza per fermare le esecuzioni capitali: si tratta di una straordinaria iniziativa che nel corso degli anni ha riunito numerose amministrazioni locali e società civili, per offrire e promuovere universalmente questa battaglia tanto decisiva per l’umanità intera. L’approvazione, in quattro anni, di tre Risoluzioni per una Moratoria Universale della pena capitale all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, conferma una tendenza del mondo verso una nuova soglia, più alta, di rispetto dei diritti umani. L’ultima votazione, l’11 novembre scorso, ha visto due Stati in più dichiarare formalmente la loro adesione contro la pena di morte, portando a 107 il numero dei Paesi che hanno approvato il testo ONU, che ne auspica l’abolizione definitiva in tutto il mondo. La pena capitale è un drammatico residuo del passato, come a lungo lo sono stati la schiavitù e la tortura, poi rifiutati dalla coscienza universale. Tuttavia, la strada verso la sua eliminazione resta lunga e difficile e necessita di un’azione decisa e a lungo termine, in vista della implementazione della Risoluzione e della sua totale scomparsa quale misura punitiva. In occasione di questa nona edizione della Giornata Internazionale, le città coinvolte daranno vita a iniziative culturali e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sostenute e organizzate in sinergia con la Comunità di Sant’Egidio e associazioni ad essa collegate, in Italia e in altri Paesi.
    A Roma l’appuntamento è il 29 novembre alle 16,30 all’Antonianum di Viale Manzoni 1, per un incontro con, tra gli altri, Andrea Camilleri, Neri Marcorè, Mario Marazziti, nonché importanti testimoni, ex condannati a morte e parenti delle vittime di questa battaglia. Quindi, alle 19.00 al Colosseo, una breve cerimonia per l’illuminazione “speciale” del Colosseo, diventato il simbolo mondiale della Giornata Internazionale di Cities For Life. (C.S.)

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    Giornata mondiale contro l'Aids: il Consiglio nazionale delle Chiese dell'India lancia una campagna di sensibilizzazione

    ◊   In vista della prossima Giornata mondiale contro l’Aids, il 1° dicembre 2010, il Consiglio delle Chiese dell’India (NCCI) ha lanciato una campagna nazionale di sensibilizzazione sul tema “Accesso universale e diritti umani”. Obiettivo dell’iniziativa è di ottenere una grande mobilitazione a favore del riconoscimento del diritto di accesso alla prevenzione, alle cure, all’assistenza e al sostegno di questi malati. Per questo il Consiglio invita tutti i cristiani a celebrare la Giornata partecipando a incontri comunitari di preghiera e accendendo una luce come gesto di solidarietà. “L’Avvento - spiega all’agenzia Ucan il reverendo Christopher Rajkumar, segretario della Commissione per la giustizia della NCCI - è una stagione di speranza e di attesa, ma questa gioia contrasta drammaticamente con le sofferenze di chi è stato infettato dal virus”. Secondo il pastore, riflettere sui diritti delle persone colpite dall’Aids aiuterà i cristiani a vivere un Natale più autentico. “Come cristiani – ha detto - siamo chiamati a dare l’esempio mostrando amore, compassione, solidarietà e sostegno a tutte le persone che ne hanno bisogno”. Un plauso all’iniziativa è venuto dal segretario della Commissione per la salute della Conferenza episcopale indiana (CBCI), padre Mathew Abraham Puthenchirayil, che ha promesso l’adesione della Chiesa cattolica, sottolineando l’importanza di unire le forze contro questo male. “Per ottenere risultati - ha ribadito il sacerdote - dobbiamo metterci tutti in gioco”. Attualmente sono più di 2,5 milioni le persone affette dal virus in India e la Chiesa indiana è da anni impegnata in prima linea, con programmi all’avanguardia, nella prevenzione, nell’assistenza, ma anche contro le discriminazioni nei confronti delle persone colpite. Quasi l’80% dei centri che si occupano di sieropositivi nel Paese è gestito dalla Chiesa cattolica. Insieme ai cinque ospedali universitari, la rete degli istituti cattolici si è sviluppata anche nelle aree più sperdute, per garantire assistenza al maggior numero di persone. Da qualche anno alcuni progetti sono co-finanziati dal Fondo Globale ONU per la lotta contro l'Aids.(C.S.)

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    Loreto: un Forum europeo di pastorale giovanile

    ◊   In occasione dei dieci anni della sua fondazione, il Centro Giovanni Paolo II di Loreto organizza, con il patrocinio del Pontificio Consiglio per i Laici, un Forum europeo di pastorale giovanile che si terrà dal 5 al 10 dicembre. Vi prenderanno parte - come riporta l'agenzia Sir- cinque giovani di ogni nazione europea inviati dai loro vescovi come espressione e rappresentanza della Chiesa locale. La speranza degli organizzatori è che il Forum possa essere “un’opportunità per ragionare, pregare e comunicare le buone prassi di pastorale giovanile, dal momento che l’Europa è ormai per tanti giovani, una casa comune in cui muoversi, vivere e diventare santi”. Il programma prevede, il 6 dicembre, una relazione introduttiva sul tema “Il Desiderio di una casa come desiderio di una vita piena, felice e riuscita” di mons. Domenico Sigalini, assistente generale dell’Azione cattolica italiana. Seguiranno, nei giorni successivi, quelle di mons. Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso, di suor Maria Ko Ha Fong e di padre Giacomo Bini, tutte sul tema della costruzione della “casa” dal punto di vista della missione, dell’accoglienza e dell’ospitalità. La celebrazione conclusiva, il 10 dicembre, sarà presieduta dal card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei. (C.S.)

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    24 Ore nel Mondo



    Altissima tensione tra le due Coree: Pyongyang punta i missili verso la zona delle esercitazioni Usa-Corea del Sud nel Mar Giallo

    ◊   Sono in corso nel Mar Giallo le annunciate manovre congiunte navali ed aree di Stati Uniti e Corea del Sud in risposta all’attacco di Pyongyang di martedì scorso costato la vita a quatto persone. Dal canto suo la Corea del Nord continua a mostrare i muscoli puntando le sue batterie di missili sulla zona dell’esercitazione. Intanto prosegue la mediazione della Cina per evitare un’escalation del confronto. Marco Guerra:

    Tensione ai massimi livelli nelle acque del Mar Giallo dove in queste ore sono ancora in corso le manovre congiunte Usa-Corea del Sud. Le operazioni navali e aree sono cominciate questa mattina e vedono l’impiego della portaerei americana George Washington, che trasporta quasi 6.000 uomini e 75 jet da combattimento. Pyongyang ha minacciato azioni di rappresaglia “spietate” se sarà “violata la sovranità terrestre, marina ed aerea”, e per deterrenza ha puntato le sue batterie di missili sul Mar Giallo. In mattinata colpi di cannone provenienti dalla Corea del Nord sono stati uditi vicino all'isola sudcoreana di Yeonpyeong, già attaccata martedì scorso. Il ministero della Difesa sudcoreano ha quindi invitato i giornalisti che si trovano sull'isola ad abbandonarla. La Cina intanto prosegue la sua mediazione per scongiurare un'escalation dell’instabilità nella regione. Pechino propone per i primi di dicembre una tornata straordinaria dei colloqui a sei, ai quali parteciparono le due Coree, gli Usa, la Cina, il Giappone e la Russia. Ricevendo ieri una delegazione cinese di lato livello, il presidente sudcoreano, Lee Myung-bak, ha affermato che “non è il momento'' di tornare al tavolo delle trattative interrotto due anni fa. Sulla proposta il Giappone esprime cautela dicendo di volerla valutare in “stretto coordinamento” con Stati Uniti e Corea del Sud.

    Pakistan
    Ancora violenze in Pakistan. Un aereo senza pilota (drone) statunitense ha sparato razzi contro un veicolo in movimento nella zona tribale nord-occidentale al confine con l'Afghanistan, causando la morte di tre militanti integralisti.

    Wikileaks
    Cresce l’allarme nella comunità internazionale per la pubblicazione annunciata da Wikileaks di migliaia di documenti che riguardano comunicazioni tra il Dipartimento di Stato Usa e più Paesi con il rischio di creare un forte 'imbarazzo diplomatico'. Da giorni Washington sta avvertendo del pericolo le cancellerie di mezzo mondo per anticipare la notizia della diffusione dei documenti. Intanto, il governo di Londra teme che le rivelazioni potrebbero infiammare gli animi degli islamici nei confronti dei britannici ed ha avvertito i suoi cittadini che vivono in Pakistan, Iraq, Iran e altre parti del mondo islamico.

    Haiti elezioni
    Haiti al voto oggi per eleggere il nuovo presidente della Repubblica che sostituirà René Preval. Oltre 4,7 milioni di persone sono chiamate alle urne, ma si teme un alto tasso di astensionismo, superiore al 50%, per via della grave epidemia di colera che ha già fatto oltre 1600 vittime. Favoriti nei sondaggi la settantenne Mirlande Manigat, moglie di Leslie Manigat primo presidente eletto dopo la dittatura di Duvalier, e il 48enne Jude Celestin, presentato dal presidente uscente. Verranno rinnovati anche 99 deputati della Camera e 30 senatori. I seggi rimarranno aperti fino alle 16 ora locale.

    Egitto elezioni
    Seggi aperti in Egitto, dove 41 milioni di averti diritto al voto sono chiamati a rinnovare l'Assemblea del popolo, la più importante delle due camere del Parlamento egiziano e alla quale i deputati vengono eletti per cinque anni. Secondo i sondaggi il partito di governo del presidente Mubarak dovrebbe uscire rafforzato. Intanto questa mattina alla periferia de Il Cairo il figlio di un candidato è stato ucciso durante scontri con i sostenitori di un candidato rivale. La campagna elettorale è stata segnata dalle forti tensioni con il partito dell’opposizione islamista e in tutto il Paese sono state alzate le misure di sicurezza.

    Costa d’Avorio elezioni
    Secondo turno di elezioni presidenziali oggi in Costa d’Avorio, dove gli elettori dovranno scegliere tra il presidente uscente Laurent Gbagbo e l'ex primo ministro Alassane Ouattara, candidato dell'opposizione. La campagna elettorale è stata accompagnata da fortissime tensioni culminate alla vigilia del voto con la morte di tre manifestanti dell’opposizione in scontri con la polizia. Come misura precauzionale nel Paese africano è scattato da ieri il coprifuoco.

    Catalogna al voto
    Catalogna oggi al voto per le elezioni regionali. Gli ultimi sondaggi assegnano una netta vittoria al partito nazionalista catalano ai danni del partito socialista al potere nella regione dal 2003. Le elezioni catalane rappresentano un test importantissimo per il premier Zapatero, che rischia di segnare una prima seria sconfitta in apertura del lungo ciclo elettorale che porterà alle politiche del marzo 2012 e vedrà nel 2011 elezioni comunali e regionali in tutto il Paese.

    Svizzera referendum
    Stranieri e fisco sono i due temi dei referendum che si tengono oggi in Svizzera. Gli elvetici sono chiamati alle urne per pronunciarsi su una proposta della destra che chiede l'espulsione automatica degli stranieri che commettono determinati reati, su un controprogetto sullo stesso tema sostenuto dal governo e su un'iniziativa socialista per introdurre aliquote nazionali minime per le imposte sui redditi e i patrimoni alti. Il Governo teme che dopo il clamoroso “si” al divieto di costruire minareti, un “sì” all'iniziativa sulle espulsioni possa danneggiare l'immagine della Confederazione all'estero. Ciononostante, secondo l'ultimo sondaggio, l'iniziativa sui criminali stranieri potrebbe ottenere il 54% di “sì”. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 332

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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