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Sommario del 23/11/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Presentato il libro-intervista di Peter Seewald con Benedetto XVI: "Luce del Mondo. Il Papa, la Chiesa, i segni dei tempi”
  • Padre Lombardi: “Luce del Mondo” è un atto di vero coraggio comunicativo di Benedetto XVI
  • Intervista all'autore del libro, Peter Seewald: affascinato dalla brillantezza dell'intellettuale e dall'umiltà dell'uomo
  • Nomina
  • Inaugurato dal cardinale Tarcisio Bertone l’Anno accademico dell'Università Lateranense
  • I lavori della plenaria della Commissione Teologica Internazionale in programma la prossima settimana in Vaticano
  • La rubrica sul Vaticano II dedicata alla "Sacrosanctum Concilium", che nel 1963 avviò la riforma liturgica
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Israele: sarà sottoposto a referendum ogni modifica sulla sovranità territoriale
  • Rapporto sull’Aids: calano le vittime e i nuovi contagi, aumenta la responsabilità nei rapporti sessuali
  • Rete italiana per il disarmo denuncia: il governo vuole cambiare le regole sul commercio delle armi
  • Chiesa e Società

  • Il ministro per le minoranze pakistano: Asia Bibi è innocente. Voci sulla sua liberazione
  • India: in Orissa continuano le persecuzioni e le minacce contro i cristiani
  • Indonesia: le autorità vogliono chiudere una scuola cattolica a Sumatra
  • Terra Santa: la maggioranza dei giovani cristiani palestinesi vuole rimanere
  • Giovane sacerdote ucciso in Brasile
  • Conferenza stampa deI vescovi del Nicaragua con la presidente del Costa Rica
  • Perù: il 29 novembre la sentenza sul difensore degli indios dell'Amazzonia padre Bartolini
  • Giovedì si celebra la Giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne
  • Kenya: il segretario dell'Amecea difende le posizioni della Chiesa sui diritti umani
  • Intensificati gli sforzi per la prevenzione della polio in Uganda e Kenya
  • Mali: migliaia di fedeli al pellegrinaggio al Santuario mariano di Kita
  • Congo: le celebrazioni del centenario dell’evangelizzazione della diocesi di Molegbe
  • Sud Corea: la Settimana biblica riflette sull’annuncio della Vita eterna
  • Cina: gli obiettivi pastorali delle Suore dell’Annunciazione di Maria di Yi Bin
  • Il cardinale Sepe: Napoli, città delle emergenze, deve vincere la sfida educativa
  • “Uscire dai labirinti della violenza”: Corso alla Facoltà Auxilium sulla protezione dei bambini dagli abusi
  • A Roma i risultati del progetto Silos: scuola, innovazione, lavoro, organizzazione, sicurezza
  • Ad Assisi venerdì prossimo il convegno “Le storie di San Francesco”
  • 24 Ore nel Mondo

  • Attacco della Nord Corea alle coste sudcoreane, vittime civili e militari
  • Il Papa e la Santa Sede



    Presentato il libro-intervista di Peter Seewald con Benedetto XVI: "Luce del Mondo. Il Papa, la Chiesa, i segni dei tempi”

    ◊   E’ stato presentato stamani presso la Sala Stampa della Santa Sede il libro "Luce del Mondo. Il Papa, la Chiesa, i segni dei tempi. Una conversazione del Santo Padre Benedetto XVI con Peter Seewald". Il volume, a cura della Libreria Editrice Vaticana, frutto di una settimana di conversazioni tra il Papa e il giornalista tedesco l'estate scorsa a Castel Gandolfo, conta circa 280 pagine. Una sintesi dei contenuti del libro-intervista in questo servizio di Sergio Centofanti.

    Un libro-intervista semplice e profondo sul Papa, sulla Chiesa e sul mondo, che si legge d’un fiato. Benedetto XVI parla della sua vita quotidiana – gli manca di non poter fare una gita o una semplice passeggiata in città – e dei grandi temi dell’attualità. Oggi – dice – occorre riannunciare con “parole nuove” che “Dio è amore” a un’umanità che non comprende più che “il Sangue di Cristo sulla Croce è stato versato in espiazione dei nostri peccati” per la salvezza di tutti. “Sono formule grandi e vere” ma che sono ormai lontane dal nostro ragionare, sempre più intriso di “ateismo pratico”, incapace di alzare lo sguardo verso nuovi orizzonti. La Chiesa esiste per annunciare questa verità nonostante gli scandali che la feriscono e tuttavia ci dimostrano che è proprio Gesù ad averla fondata: “Se dipendesse dagli uomini – nota il Papa – la Chiesa sarebbe già affondata da un pezzo”.

    Ma ci sono tanti segni di speranza, “un fiorire di nuove iniziative” nella Chiesa che non nascono da strutture o burocrazie. “La burocrazia – afferma con forza – è consumata e stanca. Sono iniziative che nascono dal di dentro, dalla gioia dei giovani. Il Cristianesimo forse assumerà un volto nuovo, forse anche un aspetto culturale diverso” perché si trova di fronte ad “una nuova dinamica” ed ha una “forza vitale” che cambia il mondo. E’ una forza piccola perché anche se i cattolici sono un miliardo e 200 milioni – spiega con sant’Agostino – “molti che sembrano stare dentro, sono fuori” in una “sorta di schizofrenia” tra voler appartenere alla comunità ecclesiale ed essere permeati da una mentalità secolarizzata. Anche se è vero pure il contrario: “molti che sembrano stare fuori, stanno dentro”. E in questo contesto guarda “con tristezza” a quei giornalisti cattolici che nei media ecclesiali fanno propri gli slogan della solita critica alla Chiesa. Il Papa, da parte sua, “non ha il potere di imporre nulla”: è solo un uomo che deve “rendere testimonianza a Colui che è stato crocifisso”. E di fronte alle critiche e agli attacchi Benedetto XVI afferma: “Se avessi continuato a ricevere soltanto consensi, avrei dovuto chiedermi se stessi veramente annunciando il Vangelo”.

    Oggi – sottolinea – “la vera minaccia … è che la tolleranza venga abolita in nome della tolleranza stessa”. Si sta affermando una “nuova religione”, quella della “cosiddetta ragione occidentale” che pretende di essere “l’unica e vera” religione “vincolante per tutta l’umanità”. Una nuova fede, astratta e tirannica, che ha una fame di felicità che non riesce mai a saziare e “vuole godere oltre ogni limite” creando menzogna e distruzione e in nome del progresso minaccia l’esistenza stessa dell’umanità. “Il progresso – spiega il Papa – ha aumentato le nostre capacità, ma non la nostra grandezza e potenza morale e umana” e può essere distruttivo mettendo in pericolo il mondo stesso come “oggi è confermato anche da dati scientifici”. La Chiesa – rileva il Papa – esiste perché “la questione di Dio torni ad essere centrale”. Bisogna”rimettere Dio al primo posto, allora tutto cambierà”.

    Tante le tematiche affrontate nell’intervista. La vicenda degli abusi sessuali – afferma - è stata “sconvolgente”. Tra le varie analisi, ricorda il fatto che “a partire dagli anni Sessanta … dominava la convinzione che la Chiesa non dovesse essere una Chiesa di diritto, ma una Chiesa dell’amore; che non dovesse punire. Si spense in tal modo la consapevolezza che la punizione può essere un atto d’amore”. Ora è il tempo della purificazione.

    Sulla piaga dell’Aids Benedetto XVI afferma con forza che “la Chiesa fa più di tutti gli altri … è l’unica istituzione veramente vicina alle persone, molto concretamente … come nessun altro si cura di tanti malati di Aids”. Ribadisce che “non si può risolvere il problema con la distribuzione di profilattici. Bisogna fare molto di più … Vi possono essere singoli casi giustificati” dall’intenzione di “diminuire il pericolo di contagio”. Ma “la Chiesa non considera i profilattici come la soluzione autentica e morale”.

    Nel campo della morale sessuale sottolinea che la Chiesa deve esprimere “in modo nuovo” la positività del corpo e della sessualità, doni di Dio che vanno vissuti nella responsabilità e nella consapevolezza che “i sondaggi … non rappresentano … il criterio del vero e del giusto”.

    Riguardo all’aborto rileva che “la società deruba se stessa delle sue grandi speranze” togliendo la vita ai bambini, che sono “persone umane”. Quanti bambini non nati, inoltre, “sarebbero potuti diventare geni, che avrebbero potuto donare al mondo cose nuove?”. Ribadisce quindi la posizione della Chiesa sul celibato (“Lo scandalo che suscita, sta anche nel fatto che mostra questo: che vi sono persone che vi credono”), sul sacerdozio delle donne (“c’è … una volontà del Signore per noi, alla quale ci atteniamo, anche se questo è faticoso e difficile nella cultura … di oggi”) e sull’omosessualità (“Il rispetto per la persona è assolutamente fondamentale e decisivo” ma non per questo “l’omosessualità diviene moralmente giusta”; inoltre “non è conciliabile con il ministero sacerdotale”).

    Sui cattolici divorziati-risposati il Papa osserva che è un “problema molto difficile” che “deve essere ancora approfondito”. Si ribadisce che “il matrimonio contratto nella fede è indissolubile”; nello stesso tempo occorre “analizzare più a fondo la questione della validità dei matrimoni”, essere vicini a queste persone e invitarle a restare nella Chiesa anche in una situazione irregolare.

    Dialogo con l’Islam. Il discorso di Ratisbona il 12 settembre 2005 – rileva - voleva essere “una lezione strettamente accademica, senza rendermi conto che il discorso di un Papa non viene considerato dal punto di vista accademico, ma da quello politico”. Fu “estrapolato un passo e dato ad esso un significato politico, che in realtà non aveva”. “E tuttavia quell’episodio … ha sortito effetti positivi …da quella controversia è scaturito un dialogo veramente molto intenso”. L’Islam – prosegue il Papa - deve chiarire due questioni: quelle del suo rapporto con la violenza e con la ragione. E poi la questione del diritto di cambiare la religione. “Questo è un aspetto che gli interlocutori islamici riconoscono con difficoltà. Chi è giunto alla verità, si dice, non può più tornare indietro”. “E’ importante restare in contatto intenso con tutte le forze dell’Islam che vogliono e possono dialogare”.

    Per quanto riguarda Pio XII e la decisione di riconoscerne le virtù eroiche il Papa afferma che “è stato uno dei grandi giusti e che, come nessun altro, ha salvato tanti e tanti ebrei”. Non fece “una protesta pubblica” – e ne soffrì molto - perché sapeva “quali sarebbero state le conseguenze”. “Si trattava … di migliaia di vite umane che solo in quel modo poterono essere salvate”.

    Caso Williamson. Non avrebbe revocato la scomunica se avesse saputo che negava l’esistenza delle camere a gas. “Da parte nostra – ha ammesso - è stato un errore non studiare e non esaminare a sufficienza la questione”. “E’ stato un momento critico” che ha mostrato come faccia parte del “Cattolicesimo del nostro tempo che nella Germania cattolica esista un numero considerevole di persone che, per così dire, aspetta solo di poter colpire il Papa”.

    Ecumenismo. Ha ribadito l’urgenza dell’impegno per l’unità dei cristiani, sottolineando il dialogo con gli ortodossi con cui i cattolici hanno più speranza di incontrarsi.

    Sulla Messa tridentina ha detto di aver voluto “rendere più facilmente accessibile la forma antica” per preservare l’ininterrotto legame che sussiste nella storia della Chiesa. “Non possiamo dire: prima tutto era sbagliato, ora invece tutto è giusto”. La modifica alla preghiera del Venerdì Santo è stata fatta perché la vecchia formula “era tale da ferire veramente gli ebrei”. L’ha modificata in modo che non si pregasse direttamente per la conversione degli ebrei ma per ribadire che “Cristo è anche il Salvatore degli ebrei e non solo dei pagani”.

    Ricorda poi la dottrina cattolica sull’infallibilità del Papa (“solo in determinate circostanze e in determinate condizioni” e il Pontefice “ovviamente … può avere opinioni personali sbagliate”) e sulle dimissioni: un Papa “ha il diritto e …anche il dovere di dimettersi” quando “giunge alla consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l’incarico affidatogli”.

    Il Papa affronta anche temi leggeri: gli piacciono film come Don Camillo e Peppone o come la fiction su santa Giuseppina Bakhita. Ricorda le critiche ricevute per aver indossato il camauro, antico copricapo pontificio messo l’ultima volta da Giovanni XXIII. Uno spunto per accusarlo di voler tornare al passato: “Avevo semplicemente freddo - ha spiegato - e la testa per me è un punto sensibile”. Rileva di non vivere isolato “in un mondo artificiale circondato da cortigiani”: “credo che pochi al mondo incontrino tante persone quanto me”: vescovi e religiosi di tutto il mondo, ma anche persone semplici, madri di famiglia, amici. Tante le lettere che riceve da semplici fedeli che lo incoraggiano: “Noi preghiamo per te, non avere paura, ti vogliamo bene”.

    Benedetto XVI ricorda, infine, che l’Eucaristia “è l’avvenimento centrale … della storia del mondo … forza decisiva dalla quale sola possono scaturire dei cambiamenti”. Per questo i Santi, “toccati da Cristo”, sono i veri rivoluzionari, i fautori di “vere rivoluzioni di bene”. E interrogato sulla fine dei tempi invita ad alzare lo sguardo verso le realtà eterne e verso il giudizio finale, quando il male sarà definitivamente sconfitto. Dio “ci prende sul serio”, afferma il Papa – prendiamolo sul serio anche noi. “Non possiamo stabilire quando il mondo finirà” ma Gesù “con invincibile certezza ci ha detto: io tornerò”. Maria ci indica l’essenziale che spesso non riusciamo più a vedere: “fede, speranza, amore, penitenza”. Nell’attesa della vittoria del bene – afferma il Papa – occorre ricordare che “i trionfi di Dio, i trionfi di Maria sono silenziosi e tuttavia reali”.

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    Padre Lombardi: “Luce del Mondo” è un atto di vero coraggio comunicativo di Benedetto XVI

    ◊   La presentazione del libro-intervista di Benedetto XVI è avvenuta stamani alla Sala Stampa Vaticana. All’evento sono intervenuti, oltre al direttore, padre Federico Lombardi, l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione e il vaticanista Luigi Accattoli. Erano presenti inoltre il giornalista tedesco, Peter Seewald, autore dell’intervista con il Papa, e il direttore della Libreria Editrice Vaticana, don Giuseppe Costa. Ci riferisce, Alessandro Gisotti:

    Un libro unico, un dono alla Chiesa e al mondo, che sfida l’uomo del nostro tempo alla conversione del cuore: è stato presentato così il volume “Luce del mondo” in una Sala Stampa vaticana gremita in ogni ordine di posto e alla presenza, tra gli altri, del segretario particolare del Papa, mons. Georg Gänswein. Padre Federico Lombardi ha confidato ai giornalisti di aver chiesto, ieri sera, a Benedetto XVI le ragioni di questo libro-intervista, il perché di una scelta così originale:

    “Perché il Papa ha fatto questa intervista? Perché ha pensato che parlare alla gente di oggi, in un linguaggio anche semplice, colloquiale, sulle tante questioni che la gente si pone, fosse un buon servizio che egli poteva rendere. Nasce da una intenzione pastorale, da una intenzione di comunicazione semplice, di disponibilità a rispondere alle domande del mondo, della gente di oggi”.

    E’ stata dunque la volta dell’intervento di mons. Rino Fisichella, che ha innanzitutto messo l’accento sull’umanità di Benedetto XVI, che si coglie pagina dopo pagina. Un libro-intervista in cui il Papa apre il cuore della sua vita quotidiana:

    “Siamo dinanzi a un Papa che non si sottrae a nessuna domanda, che tutto desidera chiarificare con un linguaggio semplice, ma non per questo meno profondo, e che accetta con benevolenza quelle provocazioni che tante questioni possiedono. Ridurre, tuttavia, l'intera intervista a una frase estrapolata dal suo contesto e dall'insieme del pensiero di Benedetto XVI sarebbe un'offesa all'intelligenza del Papa e una gratuita strumentalizzazione delle sue parole”.

    “Familiarità, confidenze, ironia, in alcuni momenti sarcasmo ma, soprattutto, semplicità e verità – ha detto mons. Fisichella – sono i tratti caratteristici di questo colloquio” in cui Joseph Ratzinger rende “partecipe il grande pubblico del suo pensiero”:

    “L'impressione che si ricava è quella di un Papa ottimista sulla vita della Chiesa, nonostante le difficoltà che l'accompagnano da sempre”.

    Il Papa, ha proseguito, non si lascia impaurire dalle cifre dei sondaggi, perché la verità possiede ben altri criteri. E tuttavia, ha detto l’arcivescovo Fisichella, il libro aiuta a sgomberare il campo da facili e superficiali interpretazioni:

    “Queste pagine, comunque, lasciano trasparire con chiarezza il pensiero del Papa e alcuni dovranno ricredersi per le descrizioni avventate date nel passato come di un uomo oscurantista e nemico della modernità”.

    Dal canto suo, l’autore dell’intervista, Peter Seewald, ha tenuto a sottolineare che dal Papa non c’è stata alcuna censura sulle domande. E che anzi si è mostrato attento a soffermarsi su ogni quesito, mostrando di essere un vero uomo del dialogo. Il giornalista tedesco, che aveva già pubblicato due libri-intervista con l’allora cardinale Ratzinger, ha quindi detto che ha trovato un uomo altrettanto brillante e dotato di una straordinaria forza intellettuale, ma ancora più spirituale, più vicino di Dio. Molte delle domande dei giornalisti, provenienti da tutto il mondo, si sono appuntate sulle anticipazioni relative alla risposta del Pontefice sull’uso del profilattico in relazione alla lotta all’Aids. Mons. Fisichella ha spiegato che non si può decontestualizzare il passaggio del libro, che pure è in forma colloquiale e non è dunque un atto magisteriale:

    “Innanzitutto il Papa, quando parla in questo libro, sta rispondendo a quella che era la domanda riguardo al viaggio in Africa e di come il viaggio in Africa sia stato completamente oscurato da una sola domanda e da una risposta riguardo l’uso del preservativo. Quindi, il Papa sviluppa un ragionamento riguardo il tema della sessualità e della corporeità: è quindi all’interno di questo argomentare che bisogna inserire quanto il Papa afferma”.

    Dal canto suo Seewald, ha definito “ridicolo” se non “penoso” che la gran parte della stampa mondiale si sia solo concentrata su questo tema così specifico. Anche padre Lombardi ha risposto a delle domande sulla vicenda, spiegando innanzitutto che la sua nota esplicativa sulla corretta interpretazione delle parole in questione era stata vista ed approvata dal Papa e che errori nella traduzione dall’originale tedesco dell’esempio fatto dal Pontefice non cambiano la sostanza della risposta. Il direttore della Sala Stampa ha così ribadito che l’umanizzazione della sessualità è il vero obiettivo che si prefigge Benedetto XVI:

    “Il contributo che ha voluto dare il Papa non è quello di una discussione tecnica, con linguaggio scientifico di problemi di morale. Questo non è compito di un libro di questo genere: non vuole togliere il lavoro alle Congregazioni e alla Dottrina della Fede. Per questo non ha usato 'male minore', 'duplice effetto' o altre formule classiche particolari, ma ha voluto usare un linguaggio molto colloquiale e che tutti potessero capire. Ecco, dire un primo passo nella direzione della responsabilità è parlare un linguaggio ampio, che riguarda la condizione e la problematica di tutti e non delle condizioni solo specifiche o interne alla Chiesa”.

    In conclusione, padre Lombardi ha sottolineato che questo libro-intervista mostra un grande coraggio comunicativo di Benedetto XVI:

    “Noi possiamo essere grati al Papa di un atto di vero coraggio comunicativo. Come vi dicevo, ha cercato di parlare con un linguaggio che la gente capisce, un linguaggio accessibile a tutti; ha voluto affrontare tante questioni, anche con il rischio di suscitare delle discussioni o di non essere sempre capito perfettamente. Perché? Perché è responsabile del dire la partecipazione della Chiesa e la sua a tutti i problemi che il mondo oggi incontra”.

    Dal canto suo, il direttore della Libreria Editrice Vaticana, don Giuseppe Costa ha reso noto la prima edizione del libro è già in via di esaurimento e che è già pronta una ristampa per il 2 dicembre.

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    Intervista all'autore del libro, Peter Seewald: affascinato dalla brillantezza dell'intellettuale e dall'umiltà dell'uomo

    ◊   Un libro nato da sei ore complessive di colloquio-intervista con Benedetto XVI. C’è questo dietro la nascita di “Luce del mondo”. A raccontarlo ai microfoni della Radio Vaticana è il suo autore, il giornalista tedesco Peter Seewald, che ammette di non essere riuscito, per mancanza di tempo, a toccare tutti gli argomenti che si era prefissato, fra i quali quello della persecuzione dei cristiani nel mondo. Con quest’ultimo volume, si chiude una trilogia di libri che il giornalista ha realizzato in questi anni a contatto di Joseph Ratzinger e ora di Benedetto XVI. Il responsabile della redazione tedesca, padre Bernd Hagenkord, ha domandato a Peter Seewald cosa sia cambiato nell’approccio al suo illustre interlocutore:

    R. – Na ja, anders ist zunächst dass er Papst geworden ist: Das ist ja ein gewaltiger…
    Beh, intanto di diverso c’è che è diventato Papa. E’ un nimbo imponente, quello che è legato a questo ministero e quindi l’approccio con il partner nel colloquio è ovviamente diverso, un rispetto grandissimo. Poi, è vero anche che sono passati gli anni… In ogni caso, quando inizi a parlare con lui – ed è vero che lui ti facilita molto il compito – allora ti rendi conto che in realtà non c’è grande differenza. Cioè, l’“essenza” di Ratzinger non è cambiata, nemmeno la sua cordialità e tanto meno la sua grande umiltà, e tantomeno la sua forza intellettuale, la sua incredibile capacità di formulare i pensieri. Come dire? In realtà, è diventato ancora più umile, ancora più semplice e questo mi ha affascinato.

    D. – Per il giornalista, non è difficile dimenticare di avere di fronte il Papa per essere soltanto giornalista e autore di un libro, oppure il Papa diventa un interlocutore come gli altri?

    R. – Er ist selbstverständlich kein Interviewpartner wie andere auch…
    Ovviamente, non è un interlocutore come tutti gli altri: è sicuramente una situazione inconsueta per un giornalista. E’ vero anche che si tratta della prima intervista di questo genere con un Papa, il primo colloquio personale e diretto. Non è facile quindi far finta di non avere di fronte il Papa: sai benissimo con chi stai parlando, sai che non è una persona qualsiasi ma sai che stai parlando con il pastore supremo di una delle più grandi comunità religiose del mondo e che quello che dice ha una sua rilevanza e che anche quello che gli si chiede ha il suo peso. E’ importante presentare buoni concetti: non è una storia nella quale ti puoi catapultare senza preparazione, perché sarebbe come sprecare una grandissima occasione. E tutto questo, ovviamente, è anche legato a un’enorme responsabilità.

    D. – Lei ha avuto l’occasione di fare al Papa moltissime domande. Come sono nate? Erano concordate? Ci sono state domande che sono state rifiutate?

    R. – Dieses Gesprächsbuch war meine Idee: Ich habe schon vor fünf Jahren…
    Intanto, questo libro-intervista è stato un’idea mia. Cinque anni fa, ho avanzato per la prima volta questa richiesta e ho detto che mi avrebbe fatto piacere unire ai due precedenti libri-intervista un terzo. Inizialmente, volevamo fare un’intervista sui primi cinque anni di Pontificato, anche alla luce del secondo libro del Papa su Gesù. Poi, la situazione attuale con le sue crisi, in particolare con i terribili casi di abuso sessuale, ha imposto un po’ un’impronta diversa all’idea di fondo. Ciò che mi premeva era di poter affrontare quelle domande che oggi sono di interesse per l’opinione pubblica. Non è un libro sulla fede, come “Il Sale della terra”, ma è un testo che tratta le domande della gente, che non tralascia alcuna domanda. Il Santo Padre non ha rifiutato nemmeno una domanda: è un uomo del dialogo, non ha nessun problema a confrontarsi in modo aperto con domande critiche e quindi questo colloquio è stato assolutamente libero.

    D. – Se volgiamo lo sguardo al fine settimana passato, quando il libro è stato in parte anticipato prima della scadenza dell’embargo, abbiamo visto che è stato detto di tutto. Guardando ai fatti con gli occhi dell’autore, quale effetto le fa vedere la sua “creatura” ridotta a due-tre concetti, come ad esempio il profilattico…

    R. – Na ja, ich bin jetzt schon lange genug in diesem Mediengeschäft dass ich weiß…
    Beh, sono nel campo delle comunicazioni sociali da tempo e so ormai come vanno le cose. So che la situazione si è acuita e non è quasi più possibile volgere uno sguardo differenziato e approfondito su un determinato argomento: c’è un argomento stuzzicante – e “Chiesa e sesso” è sempre un tema intrigante! – e quindi ci sono i fautori ed i denigratori, e i media aizzano le persone le une contro le altre… Ovviamente, è un peccato e non dovrebbe far sì, questo meccanismo, che si dimenticasse quale grande occasione offra questo libro. Ma io non sono preoccupato, perché il lettore può scegliere di leggere e di approfondire. L’aspetto bello, direi, è che in questo libro-intervista abbiamo la possibilità di sperimentare il Santo Padre in maniera diretta: non ci sono i media che lo smembrano o lo aggiustano o lo interpretano a proprio uso e consumo. Il lettore avrà, attraverso questo libro, la possibilità di gettare uno sguardo “pulito” sul Pontificato e sull’uomo che caratterizza questo Pontificato. Da un lato, dispiace vedere che i concetti vengano “ridotti” in questo modo, dall’altro lato, purtroppo, è così: i media hanno bisogno di titoloni e non sempre hanno molto spazio a disposizione… Quello che importa, però, è una cosa: che si comprenda che il Papa, la Chiesa, passano all’offensiva: che non siano sempre i perseguitati, che non sia tutto concentrato sugli abusi sessuali, ma ci sia nuovamente la pienezza degli argomenti e la ricchezza dell’offerta. E che vi sia un tale, enorme interesse a livello mondiale, è veramente una grande gioia. (gf)

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    Nomina

    ◊   In Svizzera, Benedetto XVI ha nominato vescovo di Basel il sacerdote Felix Gmür, finora segretario della Conferenza dei vescovi svizzeri. Il neo presule, 44 anni, ha compiuto gli studi filosofici presso l’Alta Scuola di Filosofia a Monaco di Baviera e presso il “Centre Sèvres” a Parigi ottenendo la licenza in Filosofia. Quindi ha ha proseguito presso le Università di Fribourg e di Monaco di Baviera conseguendo la licenza in Teologia. Ha frequentato anche corsi in storia dell’arte e più tardi ha ottenuto il dottorato in filosofia. Dal 1997 al 1999 ha compiuto il tirocinio pastorale nella diocesi di Basilea, lavorando da prima come assistente pastorale e in seguito come diacono nella parrocchia di Sant'Antonio a Basilea. Ordinato sacerdote, è stato vicario e poi amministratore della parrocchia di Sant'Antonio a Basilea. Alla Pontificia Università Gregoriana di Roma ha studiato Scienze bibliche, quindi è stato vicerettore del Seminario Maggiore di Basilea a Lucerna, collaborando nel contempo nelle parrocchie di Menzingen e Neuheim.

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    Inaugurato dal cardinale Tarcisio Bertone l’Anno accademico dell'Università Lateranense

    ◊   Le istituzioni internazionali concorrono ad elaborare “una cultura che poi si sedimenta nella nostra quotidianità”. Una cultura che la Santa Sede valuta “per cogliere ciò che è coerente al bene comune della famiglia umana”. E’ quanto ha dichiarato stamani il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, inaugurando l’Anno Accademico della Pontificia Università Lateranense. L’apporto della Santa Sede – ha aggiunto – è finalizzato ad orientare anche scelte con spiccato contenuto tecnico, “mediante richiami etici e principi di giustizia e di solidarietà”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    La collocazione della Santa Sede nell’ambito internazionale ha “implicazioni non solo di ordine istituzionale e giuridico, ma anche di carattere politico”, riferite cioè alla “governabilità della Comunità delle nazioni”. La Chiesa - afferma il cardinale Tarcisio Bertone - è ben cosciente che oggi “questioni come la tutela del Creato, la protezione della dignità umana, l’eliminazione della povertà hanno bisogno di unità di intenti e di azione perché i popoli e gli Stati si sentano veramente una famiglia di nazioni”.

    La Santa Sede – aggiunge il porporato – è tra i membri dell’ordinamento internazionale non per la simbolica sovranità del Pontefice sullo Stato della Città del Vaticano, ma perché recepisce “principi, applica norme e concorre con il suo apporto alla loro elaborazione e maturazione”. L’azione della diplomazia pontificia, “pur mostrando da sempre una diversità di fini”, si compie mediante regole proprie della comunità internazionale e tramite un attento discernimento.

    La Santa Sede attribuisce, in particolare, primaria importanza alla tutela dei diritti umani. Rispettare tali diritti – spiega il segretario di Stato – è un modo attraverso cui contrastare “forme di abbandono dei cardini di ordine morale nei rapporti sociali, dalla dimensione interpersonale sino a quella delle relazioni internazionali”. La legge naturale – sottolinea infine il cardinale Tarcisio Bertone – è “l’antitesi di quel degrado che in tante società ha interesse a mettere in discussione l’etica della vita”.

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    I lavori della plenaria della Commissione Teologica Internazionale in programma la prossima settimana in Vaticano

    ◊   La questione dei principi della teologia, con il suo senso e il suo metodo. La questione dell'unico Dio in rapporto alle tre religioni monoteistiche e, infine, l'integrazione della Dottrina sociale della Chiesa nel contesto più ampio della Dottrina cristiana. Sono i tre argomenti attorno ai quali verteranno i lavori della prossima plenaria della Commissione Teologica Internazionale, che il cardinale William Levada presiederà dal 29 novembre al 3 dicembre prossimi, in Vaticano, presso la Domus Sanctae Marthae. La direzione dei lavori sarà affidata a padre Charles Morerod, segretario generale della Commissione.

    Per quanto riguarda il primo tema, la questione dei principi della teologia, un “significativo contributo – precisa una nota ufficiale – è stato già elaborato durante il precedente quinquennio 2004-2008”. Al termine della Plenaria, i membri della Commissione Teologica Internazionale saranno ricevuti in udienza da Benedetto XVI.

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    La rubrica sul Vaticano II dedicata alla "Sacrosanctum Concilium", che nel 1963 avviò la riforma liturgica

    ◊   Il 4 dicembre 1963, Paolo VI promulgava solennemente la Sacrosanctum Concilium, la prima delle quattro Costituzioni ad essere approvate dal Concilio Vaticano II. Il documento ebbe un impatto enorme di tutto il mondo: da quelle norme scaturì una profonda riforma liturgica che trasformò il volto della Chiesa ed è oggi un tema particolarmente caro a Benedetto XVI. In questa terza puntata del ciclo che la Radio Vaticana dedica ogni martedì alla riscoperta dei documenti conciliari, padre Dariusz Kowalczyk si sofferma sui punti più caratteristici della Sacrosanctum Concilium:

    Il primo frutto del Concilio Vaticano II è stata la Costituzione sulla Sacra liturgia. All’inizio del documento si afferma che la Chiesa considera come uguali in diritto e in dignità tutti i riti legittimamente riconosciuti, però desidera che siano riveduti nello spirito della sana tradizione e venga loro dato nuovo vigore. Il “nuovo vigore” liturgico dunque non deve cancellare il passato vissuto da tante generazioni di fedeli. Anzi, deve essere radicato nella tradizione.

    Si può dire che la Costituzione sulla liturgia sia stata fondamentale per il rinnovamento conciliare. Infatti, la maggior parte dei cattolici ha preso coscienza della riforma del Concilio proprio attraverso la riforma liturgica. Non per caso tanti nuovi movimenti cattolici hanno il loro inizio in una rinnovata esperienza liturgica. D’altra parte, proprio la riforma liturgica suscita fino a oggi contese e divisioni. A un estremo, si trovano quelli che negano praticamente tutta la riforma liturgica del Concilio e vedono in essa la causa principale della crisi della Chiesa. All’altro estremo si trovano quelli che sembrano rigettare completamente la liturgia di tanti secoli prima del Concilio Vaticano II.

    Nella prospettiva di questi due estremi, una delle voci più importanti è quella di Joseph Ratzinger che da un lato era un ammiratore del movimento liturgico che aveva preceduto il Vaticano II, e dall’altro si oppone al comprendere “la liturgia come un meccanismo smontabile e rimontabile arbitrariamente”.

    Il Papa Benedetto non vuole tornare a Trento, come suggeriscono i suoi critici, ma cerca di convincere che la vera riforma liturgica non consiste nel disprezzo del passato e nelle invenzioni umane, ma nel risveglio del senso interiore del sacro. E l’espressione “riforma della riforma” liturgica si riferisce proprio a un bisogno di tale risveglio.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nella Sala Stampa della Santa Sede presentazione del libro di Benedetto XVI con Peter Seewald "Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa, i segni dei tempi": nell'informazione vaticana, gli interventi dell'arcivescovo Rino Fisichella e di Luigi Accattoli.

    La corona che plasma il tempo: in prima pagina, un fondo di Inos Biffi sull'inizio dell'anno liturgico.

    In prima pagina, Giuseppe M. Petrone sul nuovo capitolo della crisi nella penisola coreana.

    Un miliardo di persone senza cure mediche: in rilievo, nell'informazione internazionale, un rapporto dell'Organizzazione mondiale della sanità.

    Quel deficit di fraternità che non compare nelle statistiche: in cultura, sulla Santa Sede coscienza della comunità internazionale il discorso del cardinale Tarcisio Bertone per l'inaugurazione dell'anno accademico della Pontificia Università Lateranense, con stralci della prolusione del vescovo Enrico dal Covolo, rettore dell'ateneo.

    Rimase sempre "padre Agostino": l'arcivescovo Pierluigi Celata sul cardinale Casaroli diplomatico e sacerdote.

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    Oggi in Primo Piano



    Israele: sarà sottoposto a referendum ogni modifica sulla sovranità territoriale

    ◊   La Knesset, il Parlamento israeliano, ha adottato la proposta di legge che impone di svolgere un referendum popolare confermativo per eventuali decisioni di ritiro da aree dove è stata estesa la legge israeliana, come Gerusalemme Est e le alture del Golan. Secondo diversi osservatori, il sottoporre decisioni del genere al giudizio della popolazione si potrebbe tradurre in ulteriori ostacoli per il processo di pace con i palestinesi, attualmente in forte difficoltà. Sugli aspetti tecnici e politici della legge, ascoltiamo Giorgio Bernardelli, esperto di Medio Oriente, intervistato da Giancarlo La Vella:

    R. – Dal punto di vista tecnico, la legge approvata parla dei territori ufficialmente annessi a Israele: Gerusalemme Est e le alture del Golan. Il discorso sul referendum non vale per la Cisgiordania. Per cui, qualsiasi aggiustamento sui confini dello Stato palestinese che riguardi la Cisgiordania è fuori da questa legge. Dal punto di vista politico è una scelta che dà l’idea della debolezza della leadership israeliana di oggi. E’ una decisione che va letta all’interno di questo negoziato molto lungo sui rapporti di forza all’interno del governo Netanyahu. Questa proposta del referendum era voluta da tempo dall’ala destra del governo per mettere in qualche modo sotto tutela Netanyahu e, soprattutto, il suo ministro della difesa Barak, rispetto ai negoziati che erano cominciati a Washington e che adesso sono in fase di stallo.

    D. – Quindi, decisivo il riflesso che avrebbe un referendum sul discorso degli insediamenti. A questo punto è importante sapere come è orientata l’opinione pubblica israeliana su questo argomento …

    R. – L’opinione pubblica israeliana, soprattutto su Gerusalemme Est, è fortemente contraria a qualsiasi cessione di sovranità. Sulla questione degli insediamenti più in generale, il discorso è molto più aperto: cioè, dipende molto dal tipo di proposta che verrà presentata. E’ certo che un provvedimento del genere rappresenterebbe una spada di Damocle in qualsiasi negoziato: un premier che dovesse un giorno firmare un accordo di pace con la Siria o con i palestinesi relativo a Gerusalemme, dovrebbe affrontare con un voto - e quindi con un sì o con un no - una questione ovviamente delicata, ma anche abbastanza impopolare all’interno dell’opinione pubblica israeliana.

    D. - Secondo alcuni osservatori questa legge rappresenta una sorta di escamotage da parte dell’attuale governo israeliano per evitare responsabilità dirette in qualsiasi tipo di decisione …

    R. – Questo, sì. E’ l’ennesimo specchio di una situazione in grande movimento all’interno del quadro politico israeliano. Se il processo di pace dovesse andare avanti con la formulazione - su cui Netanyahu sta negoziando con Obama - del prolungamento di tre mesi del blocco degli insediamenti e quindi con una formula che in qualche modo sia accettabile anche per i palestinesi, questo avrà come conseguenza un cambio di maggioranza all’interno del parlamento israeliano. Questo provvedimento va letto anche alla luce di questo processo. Insomma, è un modo che ha usato Netanyahu per cercare di tenere, in qualche modo, attaccata alla sua maggioranza l’ala destra del governo. Ma non è detto che questa scelta basti. (bf)

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    Rapporto sull’Aids: calano le vittime e i nuovi contagi, aumenta la responsabilità nei rapporti sessuali

    ◊   Buone notizie sul fronte della lotta all’Aids, come documenta il Rapporto mondiale pubblicato stamane dall’Unaids, l’agenzia dell’Onu che si occupa di monitorare e contrastare il virus Hiv. Il servizio di Roberta Gisotti.

    L’epidemia è in fase di arresto. Le nuove infezione sono calate di circa il 20 per cento negli ultimi 10 anni, e così anche i morti per Aids di quasi il 20 per cento negli ultimi 5 anni, mentre il numero dei sieropositivi si sta stabilizzando. Calano in particolare di quasi il 25 per cento i neonati contagiati dalle mamme. In totale il bilancio del 2009 ha registrato 33 milioni e 300 mila persone infettate dall’Hiv, 2 milioni e 600 mila nuovi casi, ed 1 milione 800 mila vittime per cause correlate all’Aids, 1 su quattro ammalato di Tbc. Dall’inizio degli anni ’80 ad oggi circa 60 milioni di persone hanno contratto il virus Hiv, di cui quasi la metà, 30 milioni, sono morte. Certo, il numero delle vittime è ancora altissimo ma “stiamo spezzando la traiettoria dell’epidemia dell’Aids con azioni audaci e scelte intelligenti”, commenta Michel Sidibé, direttore esecutivo dell’Unaids. “Gli investimenti nella lotta all’Aids - aggiunge – stanno dando risultati ma le vittorie sono fragili, ora la sfida è come tutti possiamo lavorare per accelerare i progressi”. Il rapporto, che presenta dati raccolti in 182 Paesi, dimostra che gli investimenti nella prevenzione stanno producendo ottimi risultati nei Paesi di maggior diffusione del virus. Dal 2001 al 2009 il numero di nuovi casi si é infatti stabilizzato o è diminuito di oltre il 25 per cento in almeno 56 Paesi di tutto il mondo, tra cui 34 Nazioni dell’Africa sub-sahariana. In questa regione - dove si concentra il 69 per cento di tutte le infezioni al mondo – i cinque Paesi più colpiti, Etiopia, Sud Africa, Zambia e Zimbabwe hanno ridotto le nuove infezioni di oltre un quarto, mentre la Nigeria è stabile. In calo le nuove infezioni tra i giovani nei 15 Paesi con maggioranza di casi, risultato di pratiche sessuali più sicure – osserva il rapporto - e così diminuisce del 25 per cento in 59 Paesi il numero di uomini che dichiara di avere avuto rapporti sessuali con più partner negli ultimi 12 mesi. E lo stesso dichiarano le donne in 84 Paesi. Aumenta la disponibilità e l’uso del preservativo, soprattutto nei rapporti a rischio. Soddisfazione particolare esprime l’Unaids per l’accesso alle cure: il numero degli ammalati in trattamento con farmaci salvavita è cresciuto negli ultimi 5 anni oltre sette volte, 5 milioni e 200 mila nel 2009, rispetto a 700 mila nel 2004. Infine una nota negativa, l’incremento del 25 per cento di nuovi casi in sette Paesi dell’Europa orientale e dell’Asia centrale, dove vivono 1 milione e mezzo di ammalati.

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    Rete italiana per il disarmo denuncia: il governo vuole cambiare le regole sul commercio delle armi

    ◊   L’Italia è il quinto esportatore a livello mondiale di armi. I contratti record li ha con il sud del mondo. In un periodo in cui gli affari per le armi italiane vanno a gonfie vele, il governo italiano ha deciso di mettere mano alla legge 185 del 1990 che finora ha regolato questo settore. Rete italiana per il Disarmo e Tavola della Pace denunciano oggi, con un presidio davanti al Senato, che con il pretesto del recepimento di una direttiva europea, il governo ha deciso di modificare la materia scegliendo la strada della legge-delega, estromettendo quindi il parlamento dal controllo di un punto così delicato. Francesca Sabatinelli ha intervistato Francesco Vignarca, coordinatore Rete Italiana Disarmo:

    R. - Dal 1990, da quando cioè c’è l’attuale legge che regola il commercio di armi, il principio è stato quello di dare in mano al parlamento il controllo e la trasparenza riguardo a questo importante tema. Farlo con un disegno di legge-delega, addirittura messo come emendamento all’interno della legge che ratifica tutto quanto arriva da Bruxelles, ci sembra un modo poco trasparente e soprattutto poco rispettoso del parlamento. In più, questa poteva essere veramente l’occasione per andare a migliorare un legge che è ottima, soprattutto dal punto di vista della trasparenza, ma che ha anche dei buchi.

    D. - Quali miglioramenti avreste voluto?

    R. - E’ da due anni, da quando si sapeva che ci sarebbe stata questa ratifica, che chiediamo la possibilità di collaborare, affinché venga apportata anche la nostra esperienza sul campo per migliorare questo testo. La direttiva europea vuole un miglior coordinamento ed una migliore organizzazione dei trasferimenti di armi all’interno dell’Unione Europea: e questo ci può anche stare. Il problema è: cosa fanno poi con queste armi? Noi sappiamo bene che se in Italia, così come in altri Paesi europei, i controlli ci sono, in altri Paesi dell’Unione Europea - quelli di nuovo accesso o quelli più problematici - magari i controlli sono minori. Quindi, quello che si sarebbe dovuto fare era rapportare a livello europeo questi trasferimenti e tutta quella serie di controlli che la legge 185 impone. Ma non solo. Bisogna soprattutto mantenere alta l’attenzione sulla trasparenza. Infatti, la legge permette - purtroppo - anche di commerciare in armi in Paesi a rischio, ma quantomeno ce lo dice. Invece, in questo disegno di legge, quasi niente è scritto in maniera precisa su quella che dovrà essere la trasparenza: d’ora in poi, non sapremo quali dati ci darà il governo riguardo al commercio di armi. Per cui, davvero, noi potremmo non solo avere armi italiane che girano per il mondo - lo scorso anno, c’è stato il record: quasi cinque miliardi di export - ma non sapremmo neanche dove vanno.

    D. - Un punto sul quale voi spesso tornate è quello delle armi leggere...

    R. - Assolutamente sì. Anche questa è un’occasione mancata: nel disegno di legge non si prevede la possibilità di inserire, sotto un criterio autorizzativo generale, le armi piccole e leggere - per le quali l’Italia è il terzo esportatore mondiale, il secondo se guardiamo solo all’Africa - e che sono delle vere armi di distruzione di massa: quelle che fanno un morto al minuto. Ebbene: le armi leggere sono ancora regolate dalla legge del 1975, che prevede che per l’export sia il prefetto del luogo di produzione a decidere. Ovviamente, il prefetto non può avere gli stessi strumenti decisionali della Presidenza del consiglio e del Ministero degli esteri: quindi, spesso, dipende dal buon cuore o dalla buona volontà della singola persona. Questo non può accadere per un mercato fondamentale, vasto e problematico come quello delle armi piccole o leggere, o almeno cosiddette tali. (mg)

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    Chiesa e Società



    Il ministro per le minoranze pakistano: Asia Bibi è innocente. Voci sulla sua liberazione

    ◊   Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte in Pakistan per blasfemia da un tribunale locale, è innocente. E’ quanto afferma il ministro pachistano per le minoranze, Shahbaz Bhatti, che presenterà il proprio rapporto sul caso di Asia Bibi al presidente del Pakistan Asif Ali Zardari. Il portavoce della presidenza del Pakistan ha inoltre dichiarato all'agenzia AsiaNews che esaminerà la richiesta di clemenza presentata dalla famiglia. Diversi partiti hanno minacciato dimostrazioni di protesta in tutto il Paese se Zardari firmerà il provvedimento di clemenza. Secondo il quotidiano ‘The Christian Post’, il capo di Stato pachistano avrebbe già concesso la grazia. La notizia non ha però trovato riscontri. In Pakistan, poi, una televisione privata ha reso noto che Asia Bibi sarebbe già stata liberata. Dopo l’annuncio, diverse persone si sono recate davanti alla prigione dove la donna è agli arresti. I responsabili del penitenziario hanno invece ribadito che Asia Bibi è tuttora detenuta in carcere. Sulla vicenda si susseguono dunque dichiarazioni e smentite. Secondo l’agenzia del Kwait ‘Kuna’ e International Christian Concern Asia Bibi sarebbe stata liberata e portata in una località segreta per motivi di sicurezza. L’arcivescovo di Lahore mons. Lawrence John Saldanha, contattato dalla nostra emittente, ha però smentito questa notizia. E’ infine certo che la notizia della liberazione di Asia Bibi, se e quando verrà confermata, sarà accompagnata da espressioni di gioia della comunità cristiana e di gran parte della comunità pachistana, ma anche da minacce di morte da parte di gruppi estremisti. (A.L.)

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    India: in Orissa continuano le persecuzioni e le minacce contro i cristiani

    ◊   I cristiani dell’Orissa, a due anni di distanza dai pogrom sanguinosi vivono ancora in uno stato di insicurezza e pericolo. “I cristiani del Kandhamal vivono ancora in una situazione di discriminazione. Talvolta persino i rifornimenti alimentari governativi, e altri beni che dovrebbero essere distribuiti fra tutti i poveri non vengono consegnati ai cristiani. In alcuni villaggi ai bambini cristiani non è consentito l’accesso alle scuole governative. Inoltre alcuni testimoni sono stati minacciati affinché non si presentassero nei tribunali per raccontare di ciò che hanno visto durante i pogrom” hanno detto fonti anonime all'agenzia AsiaNews. Un altro segnale che è stato visto dai cristiani come poco incoraggiante è il fatto che l’alta Corte dell’Orissa ha concesso la libertà su cauzione a Aruna Suresh, un uomo politico del Bjp, il partito nazionalista indù, che era in prigione da settembre, dopo che una corte di primo grado nel distretto di Phulabani l’aveva giudicato colpevole di omicidio nei confronti di un giovane, Bikram Pradham, nelle violenze dell’agosto 2008. Preoccupazione è anche espressa dall’arcivescovo Raphael Cheenath della diocesi di Cuttack-Bhubaneswar. “Tempo fa c’è stato un incontro fra leader cristiani e indù e si è giunti a un accordo, in modo che fosse possibile celebrare feste religiose e liturgie, e perciò da allora in molte parrocchie ci sono state processioni nei villaggi, ed è stato possibile celebrare la festa di Cristo Re. E’ stata la prima volta dal tempo in cui ci sono stati attacchi contro i cristiani in Orissa. Quest’anno, anche se abbiamo chiesto formalmente alle autorità di garantire la sicurezza in tutte le chiese e istituzioni per la celebrazione del Natale, ancora non abbiamo avuto risposta”. L’arcivescovo ha descritto così la situazione nello Stato: “Non c’è violenza, ma non c’è nemmeno pace. Circa 16mila famiglie non hanno casa, e ai cristiani non è permesso tornare in 20 villaggi, a meno che non si riconvertano all’induismo. Così la paura colpisce ancora la nostra gente. In molti villaggi del distretto di Kandhamal i nostri cristiani vivono maltrattamenti e umiliazioni ogni giorno. Non viene loro permesso di prendere acqua dal pozzo del villaggio, raccogliere legna da ardere, comprare cibo dai negozi. Le autorità non fanno nulla per prevenire questi maltrattamenti, anche se abbiamo fatto denunce. Il loro silenzio è inquietante”. L’arcivescovo ha aggiunto: “Stiamo cercando di creare un qualche tipo di rapporto fra i fondamentalisti che ci hanno attaccato, e le comunità cristiane che vivono ancora nella paura”. (R.P.)

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    Indonesia: le autorità vogliono chiudere una scuola cattolica a Sumatra

    ◊   A Sumatra, in Indonesia, nella città di Kampar, oltre 400 ragazzi rischiano di restare senza istruzione. Le autorità cittadine infatti, vogliono chiudere una scuola cattolica gestita dalle suore francescane del Cuore di Gesù e Maria. La decisione è stata comunicata alle suore lo scorso 29 ottobre, ma a tutt’oggi nessuno ha specificato le reali motivazioni della decisione. In questi giorni le suore hanno inviato una petizione al governatore della provincia, al capo della polizia, al comando militare. Le religiose hanno anche scritto una lettera al presidente indonesiano e al Parlamento. Oltre 300 lettere di protesta sono state inviate dai genitori alle autorità locali, che in passato avevano sostenuto l’apertura della scuola. Fonti locali di AsiaNews affermano che il provvedimento non ha fondamento legale e le autorità non possono impedire o sospendere le attività educative nella scuole. La costituzione indonesiana autorizza, infatti, le fondazioni civili a costruire scuole o istituzioni educative che aiutano lo Stato a promuovere l’educazione. La richiesta di fondazione della scuola è stata avviata nel 2007, per rispondere alle esigenze della popolazione del distretto che chiedeva da tempo un istituto in cui far studiare i propri figli. L’istituto è stato inaugurata nell’aprile 2009 con l’autorizzazione della Conferenza episcopale indonesiana, della diocesi e delle autorità locali. La scuola è attualmente frequentata da 465 studenti di cui 60 bambini nella scuola materna, 176 nella primaria e 229 tra medie e superiori. (A.L.)

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    Terra Santa: la maggioranza dei giovani cristiani palestinesi vuole rimanere

    ◊   La grande maggioranza dei giovani cristiani palestinesi con un buon livello di istruzione preferirebbero rimanere nel loro Paese piuttosto che emigrare, ma chiedono aiuti per poterlo fare. È uno dei dati emersi da uno studio commissionato dal “Catholic Aid Coordination Committee”, un consorzio di organizzazioni cattoliche impegnate nell’aiuto alle comunità cristiane in Medio Oriente con sede a Gerusalemme. L’indagine – riferisce l’agenzia Cns - è stata condotta la scorsa primavera e ha interessato tutte le aree con una significativa presenza cristiana, compresa la Striscia di Gaza coinvolgendo persone di tutte le categorie sociali. L’obiettivo era appunto di aiutare le agenzie del Catholic Aid Coordination Committee a coordinare meglio i loro sforzi per venire incontro ai bisogni della popolazione cristiana in Terra Santa. Dalla ricerca è emersa, in generale, l’immagine una comunità che si aspetta molto dalla Chiesa, a volte più di quanto questa sia in grado di offrire: “I cristiani - ha spiegato alla Cns Sami El-Yousef, direttore regionale della Pontificia Missione per la Palestina - vorrebbero che la Chiesa si occupasse della loro vita quotidiana, compresa l’assistenza sanitaria, l’istruzione e la casa e questa è una grande sfida per le organizzazioni cattoliche”. Ma il dato forse più interessante dell’inchiesta riguarda appunto le nuove generazioni, da cui dipende il futuro dei cristiani nella regione. Dall’indagine risulta infatti che i giovani palestinesi, in particolare quelli istruiti, hanno forti legami con la loro terra e un radicato senso di appartenenza alla Chiesa, dalla quale sperano di essere aiutati per trovare lavoro, una casa e istruzione. I risultati della ricerca collimano con quanto emerso dagli interventi al Sinodo Speciale dei vescovi per il Medio Oriente dello scorso ottobre, in cui, tra le altre cose, si era evidenziata anche la necessità di incoraggiare i cristiani ad integrarsi nella loro società. Un intervento utile in questo senso - ha osservato il responsabile dell’agenzia cattolica - sarebbe di aiutarli ad comprare casa in quartieri misti, piuttosto che finanziare la costruzione di quartieri abitati da soli cristiani. (L.Z.)

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    Giovane sacerdote ucciso in Brasile

    ◊   Padre Bernardo Muniz Rabelo Amaral, ordinato sacerdote lo scorso 5 settembre, è morto la notte tra sabato e domenica per le conseguenze causate da una ferita da arma da fuoco. Secondo informazioni diffuse da diverse fonti brasiliane e missionarie, padre Bernardo era diretto verso il villaggio Humberto de Campos, nello Stato nord-orientale del Maranhão, dove doveva partecipare ad una riunione parrocchiale, quando ha dato un passaggio ad un autostoppista. L’uomo lo ha ferito mortalmente con diversi colpi di arma da fuoco. Il malvivente - riferisce l'agenzia Fides - si è poi impossessato del veicolo, di più di 400 dollari brasiliani e del telefono cellulare del sacerdote. Quando è stato soccorso, il sacerdote era ancora cosciente. Portato all'ospedale di Humberto de Campos, è stato poi trasferito a Sao Luis, ma non ha resistito alla gravità delle ferite ed è morto la sera di sabato scorso. Sull’episodio – riferisce la Misna - è stata aperta un’inchiesta. Nato a Morros, nel Maranhão, il 12 gennaio del 1982, quinto di sei fratelli, padre Bernardo era stato nominato vicario parrocchiale del comune di Humberto de Campos la settimana dopo la sua ordinazione sacerdotale. Oltre a padre Bernardo, quest'anno l’arcidiocesi di Sao Luis ha perso anche il seminarista Mario Dayvit, anch’egli vittima di un furto: è stato infatti assassinato davanti alla sua abitazione, nel centro della capitale di Maranhão. (A.L.)

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    Conferenza stampa deI vescovi del Nicaragua con la presidente del Costa Rica

    ◊   I vescovi del Nicaragua sono ad Alajuela, in Costa Rica, dove da ieri al 26 novembre, si tiene la riunione annuale del Segretariato episcopale dell'America Centrale (Sedac) e dove hanno partecipato ad una conferenza stampa a cui ha preso parte anche la Presidente del Costa Rica, Laura Chinchilla dopo le tensioni tra i due Paesi centroamericani. Nella nota inviata all’agenzia Fides dalla Conferenza episcopale del Nicaragua, si apprende che mons. Leopoldo Brenes, arcivescovo di Managua e presidente del Sedac, ha ringraziato la Presidente del suo gesto, accettando di dare il benvenuto a tutti i vescovi centroamericani giunti nel Costa Rica. Mons. Brenes ha sottolineato la necessità di "lavorare sulla demarcazione dei confini, riattivando la Commissione bipartisan che da diversi anni esisteva tra Nicaragua e Costa Rica, e che ha lavorato su questo tema" e che il Costa Rica ha sospeso unilateralmente. Laura Chinchilla, Presidente del Costa Rica, ha ringraziato i vescovi del Nicaragua della visita, e ha ricordato l'omelia di domenica scorsa di Mons. Brenes, tenuta nella cattedrale di Managua. Ha anche osservato che "il Costa Rica ritiene che si possa porre fine a questo conflitto attraverso la negoziazione e il dialogo, liberando la zona dai militari”. E ha indicato chiaramente che "il Costa Rica non ha aspirazioni per il fiume San Juan, che abbiamo sempre detto sia del Nicaragua". Infine ha ricordato ai nicaraguensi che vivono e lavorano in Costa Rica, che essi "possono vivere e lavorare in pace nel nostro Paese". La riunione annuale del Segretariato Episcopale dell'America Centrale (SEDAC) ha una particolare importanza in questi giorni di tensione fra i due Paesi per la presenza di militari in una zona di confine. (R.P.)

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    Perù: il 29 novembre la sentenza sul difensore degli indios dell'Amazzonia padre Bartolini

    ◊   E’ stata fissata al 29 novembre a Yurimaguas, nel dipartimento settentrionale di Loreto, la lettura della sentenza nei confronti di padre Mario Bartolini, missionario passionista italiano, attesa inizialmente per ottobre ma sospesa da un prolungato sciopero dei lavoratori del potere giudiziario al livello nazionale. Padre Mario - riporta l'agenzia Misna - dovrà presentarsi insieme agli altri imputati, esponenti della società civile tra cui il dirigente indigeno Vladimir Tapayauri, l’ex-presidente del ‘Frente de Defensa de Alto Amazonas’ (Fredesaa) Adilia Tapullima, accusati di istigazione alla ribellione e contro l’ordine pubblico in occasione delle massicce mobilitazioni indigene della primavera del 2009. Il religioso, da 35 anni impegnato al fianco dei poveri dell’Amazzonia peruviana, rischia una condanna a 11 anni di carcere o l’espulsione. Parlando con l’Associazione missionaria ‘Aloe Onlus’, che segue da vicino la vicenda di padre Mario, un altro imputato, il direttore di ‘Radio Oriente’ Geovanni Acate Coronel, ha riferito che il giudice starebbe ricevendo forti pressioni da parte del governo per emettere una sentenza di condanna. Secondo il giornalista, buona parte dell’opinione pubblica ha preso posizione a favore degli imputati, così come diverse istituzioni nazionali e internazionali hanno espresso il loro appoggio. L’attesa sentenza riguarda un processo di primo grado e quindi anche in presenza di una condanna, nessuno per ora andrebbe in carcere o verrebbe espulso e tutti gli imputati presenterebbero l’appello; per tutta la durata dei ricorsi nessuno può essere messo in carcere o espulso. Nel frattempo per ora l’azienda ‘Romero Group’, è stata costretta a fermare le sue motoseghe a Barranquita, la comunità di padre Bartolini. (R.P.)

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    Giovedì si celebra la Giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne

    ◊   Una donna su tre, al mondo, è stata picchiata, forzata ad avere rapporti sessuali, o ha comunque subito abusi almeno una volta nella sua vita. Sono alcuni dei dati ricavati da fonti Onu e ricordati dalle Nazioni Unite in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. La Giornata, in programma il prossimo 25 novembre, intende sensibilizzare sulla “portata patologica di questo problema e sulle terribili conseguenze per la salute e il benessere individuali, così come per lo sviluppo sociale ed economico”. Anche quest’anno l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura, l’Unesco, ha organizzato una serie d’eventi, tra cui conferenze, mostre, tavole rotonde e proiezioni di film, tesi a ricordare le tante forme di violenza praticate contro le donne e gli sforzi compiuti in differenti regioni del mondo per prevenirne la diffusione. L’Unesco – sottolinea la direttrice generale Irina Bokova - s’impegna a proteggere e promuovere i diritti e le libertà delle donne. “Per farlo, è necessario garantire la piena ed equa partecipazione delle donne allo sviluppo e ai processi di costruzione della pace, a tutti i livelli”. Particolarmente a rischio di violenze sessuali sono soprattutto donne e ragazze che vivono in Paesi colpiti da conflitti armati. La Giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne è stata istituita dalle Nazioni Unite per commemorare le tre sorelle Mirabal, attiviste politiche della Repubblica Dominicana e brutalmente assassinate il 25 novembre 1960 su ordine del governante dominicano Rafael Trujullo (1930-1961). (A.L.)

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    Kenya: il segretario dell'Amecea difende le posizioni della Chiesa sui diritti umani

    ◊   La posizione della Chiesa keniana sulla giustizia e sui diritti umani è “molto chiara” e non è mai mutata. È quanto ha puntualizzato padre Pius Rutechura, segretario dell’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa orientale (Amecea) intervenendo a un incontro organizzato nei giorni scorsi a Nairobi dal Forum africano per l’insegnamento sociale cattolico (Afcast) sul tema “La giustizia di transizione, il ruolo profetico della Chiesa e la sfida della pace in Kenya”. Padre Rutechura ha risposto così ad alcuni rilievi mossi durante il dibattito secondo cui la Chiesa cattolica, insieme alle altre Chiese cristiane nel Paese, non sarebbe stata coerente su alcune questioni riguardanti la giustizia e i diritti umani. A sollevare il punto – riferisce l’agenzia cattolica africana Cisa - è stato Tom Kagwa, della Commissione keniana per i diritti dell’uomo. A suo giudizio la Chiesa keniana “in alcuni momenti non è riuscita a guidare i suoi fedeli, dando a qualcuno l’impressione di essere scesa a compromessi con il governo del momento, all’insaputa degli stessi fedeli”. L’esponente dei diritti umani ha citato l’esempio del referendum costituzionale dello scorso mese di agosto in cui – ha detto - i cristiani “sono stati più divisi che uniti, nonostante la posizione assunta dai vescovi sulla controversia relativa alla legalizzazione dell’aborto e al riconoscimento dei tribunali islamici”. Padre Rutechura, intervenendo a sua volta, ha replicato che al contrario “l’insegnamento della Chiesa su questi punti è chiarissimo” e resta immutato . Quello che le si può chiedere è semmai di intensificare il suo ruolo su queste questioni”, ha aggiunto il sacerdote. Al termine della loro recente plenaria autunnale a Malindi – lo ricordiamo - i vescovi keniani hanno ribadito la loro contrarietà a quelle parti della nuova Costituzione che pongono una minaccia “alla vita, alla famiglia, al matrimonio, all’uguaglianza o ai valori tradizionali cristiani”, anche se si sono detti disposti a partecipare al processo di attuazione e messa a punto della Carta fondamentale. (L.Z.)

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    Intensificati gli sforzi per la prevenzione della polio in Uganda e Kenya

    ◊   Dopo la conferma di nuovi contagi di polio in Uganda e nei limitrofi distretti del Kenya, è aumentato l'impegno per combattere questa pandemia. Il Ministero della Sanità ugandese ha appena lanciato una campagna di vaccinazioni porta a porta di tre giorni in 48 distretti, rivolta ai bambini con meni di 5 anni di età. Nel distretto ugandese settentrionale di Pader, molto vulnerabile alla polio a causa della sua vicinanza con il Sudan meridionale, gli operatori sanitari organizzati per le vaccinazioni hanno raggiunto nei villaggi le famiglie degli sfollati, vaccinando così i bambini nelle loro abitazioni, senza richiedere spostamenti. Finora ne sono stati vaccinati oltre 43mila. Il caso di polio registrato a fine ottobre a Bugiri, circa 40km da Busia, città di confine con il Kenya, è stato il primo riportato in Uganda dal maggio del 2009. Dalle analisi fatte sul virus è risultato essere geneticamente identico a quello registrato nel Sudan meridionale. La campagna di vaccinazione in 22 distretti del Kenya, al confine con l'Uganda orientale continuerà fino a gennaio prossimo e sta riducendo la diffusione della pandemia. La copertura in Kenya è del 70%. Tuttavia, nella regione di Turkana, al confine con il Sudan meridionale, la copertura è molto più bassa rispetto alla media nazionale. L'ultimo caso registrato in Kenya fu nel 1984, mentre al 2006 risale un caso importato dalla Somalia. Nel 2009 invece i contagi registrati nel Paese sono arrivati dal Sudan del sud. Le campagne di vaccinazione continuano nonostante le numerose denunce di casi registrati a Pointe Noire, nella Repubblica del Congo. Al 9 novembre 2010, sono stati registrati almeno 324 casi di paralisi flaccida acuta e 146 decessi a Pointe Noire, con la conferma di 5 casi di poliovirus del tipo 1. Il virus della polio si trasmette tramite l'acqua e il cibo contaminati, i sintomi includono febbre, stanchezza, emicrania, vomito, rigidità nel collo, e dolore agli arti. In alcuni casi porta alla paralisi permanente. (R.P.)

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    Mali: migliaia di fedeli al pellegrinaggio al Santuario mariano di Kita

    ◊   “Maria, Madre della Chiesa, sale della terra e luce del mondo al servizio della giustizia, della riconciliazione e della pace” è stato il tema del 40° pellegrinaggio mariano nazionale svoltosi sabato e domenica a Kita, in Mali. Al pellegrinaggio – riferisce il quotidiano locale “L’Essor, ripreso dall’agenzia Apic - hanno partecipato diverse migliaia di fedeli maliani e da altri Paesi africani vicini. Presenti anche una delegazione della diocesi francese di Montpellier gemellata alla Chiesa del Mali e diverse autorità, tra le quali il Presidente Toumani Tourè che ha rivolto un caloroso saluto alla comunità cattolica del paese. Il Santuario di Nostra Signora del Mali sorge nella più antica parrocchia del Mali fondata nel 1888 dai Missionari Spiritani e dalla quale partì l’evangelizzazione del territorio, allora colonia francese. A uno di questi, fratel Isaac , si deve la realizzazione della statua in terracotta della Vergine alla quale i vescovi maliani conferirono il titolo di “Nostra Signora del Mali” quando, al termine del Concilio Vaticano II, decisero di fare di Kita un luogo di pellegrinaggio nazionale. Il primo risale al 1966. Il pellegrinaggio, che inizialmente si teneva nel periodo pasquale, è stato successivamente spostato al week-end più vicino al 20 novembre, data dell’anniversario dell’arrivo dei primi missionari. Per accogliere il crescente flusso di pellegrini, nel 1990 i vescovi maliani hanno deciso di erigere un nuovo più grande santuario che è stato inaugurato il 20 novembre 1994 dall’allora decano del Collegio Cardinalizio cardinale Bernardin Gantin, scomparso nel 2008. Paese a netta maggioranza musulmana, il Mali conta circa 330mila cattolici su una popolazione di quasi 15 milioni di abitanti. (L.Z.)

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    Congo: le celebrazioni del centenario dell’evangelizzazione della diocesi di Molegbe

    ◊   Domenica scorsa, nella solennità di Cristo Re dell’universo, la diocesi di Molegbe nella Repubblica Democratica del Congo ha chiuso ufficialmente le celebrazioni per il primo centenario dell’evangelizzazione. Secondo le informazioni dell’agenzia Dia ripresa dalla Fides, nelle parrocchie della diocesi le normali attività pastorali si sono fermate perché le comunità potessero vivere un triduo di preparazione alla celebrazione di chiusura. Per tre giorni, mattino e sera, è stato amministrato il sacramento della confessione. La solennità di Cristo Re è stata contrassegnata da diverse iniziative: un’unica celebrazione eucaristica seguita dalla processione con il Santissimo Sacramento lungo le strade cittadine e un pranzo offerto ai poveri al termine dei tre giorni di digiuno vissuti. Per la circostanza le chiese parrocchiali della diocesi sono state ridipinte e sono stati rinnovati i paramenti e gli oggetti liturgici, mentre i parrocchiani hanno indossato il pareo e il foulard del Centenario, segno della grande festa. Il vescovo di Molegbe, mons. Dominique Bulamatari, ha sottolineato in questa occasione ai suoi fedeli la necessità di entrare nel secondo centenario dell’evangelizzazione della diocesi con un particolare spirito di santità, contando sulla partecipazione piena e attiva di tutti e di ciascuno. La diocesi di Molegbe conta 1.913.000 cattolici su una popolazione di 4.060.000 abitanti, 24 parrocchie e 3 chiese, 36 sacerdoti diocesani e 13 religiosi, 65 suore, 21 seminaristi, 405 scuole e 75 strutture di beneficenza ed accoglienza. (R.P.)

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    Sud Corea: la Settimana biblica riflette sull’annuncio della Vita eterna

    ◊   Nella Settimana Biblica, importante appuntamento che coinvolge tutte le comunità cattoliche, iniziato ieri in Corea del Sud, si riflette sulla Vita Eterna. Come riferisce all'agenzia Fides la Chiesa locale, l’abate benedettino mons. Simon Petro Ri Hyong-u, amministratore apostolico della abbazia territoriale di Tokwon e presidente della Commissione biblica della Conferenza episcopale, ha inviato a tutte le comunità locali un messaggio dal titolo “Le Parole della Vita”, inaugurando l’iniziativa che interessa i fedeli fino alla fine della settimana in corso. Il messaggio incoraggia ogni credente a porsi la domanda “Maestro buono, cosa devo fare per avere la Vita Eterna?” (Gv 6,68). Le Parole di Vita Eterna “ ci aiutano a definire la nostra identità, ci fanno riconciliare con Dio e con il nostro prossimo”, aggiunge il testo, esortando i fedeli a “essere profeti e a predicare il Vangelo”, per proclamare la Vita Eterna a tutte le creature del mondo. La Settimana Biblica, infatti, costituisce un momento di riflessione e di approfondimento per le comunità locali, ma anche un opportunità di evangelizzazione: nelle diocesi e nelle parrocchie fervono iniziative di missione, in cui si invitano persone non credenti a partecipare a conferenze, celebrazioni, incontri di preghiera, per conoscere la Sacra Bibbia. (L.Z.)

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    Cina: gli obiettivi pastorali delle Suore dell’Annunciazione di Maria di Yi Bin

    ◊   Il rapporto tra la congregazione e la diocesi, tra la congregazione e le parrocchie, l’identità delle suore, la spiritualità della vita consacrata: sono stati i temi principali dell’incontro pastorale delle religiose della Congregazione diocesana dell’Annunciazione di Maria della diocesi di Yi Bin, nella provincia del Si Chuan. Secondo quanto Faith dell’He Bei riferisce all’agenzia Fides, l’incontro si è svolto con l’obiettivo di rilanciare ed ottimizzare la missione dell’evangelizzazione e della pastorale della congregazione. Attraverso la preghiera, la condivisione e lo scambio tra le suore, i sacerdoti e i laici della comunità diocesana, è stato riaffermato che la vita consacrata è “una finestra aperta sulla società cinese odierna, attraverso la quale la gente riconosce l’immagine della Chiesa, dei cristiani”. E le suore hanno “il dovere di rendere questa finestra brillante e bella, permettendo alla gente comune di avvicinare la Chiesa e conoscere Cristo”. Infine durante l’incontro è stata fatta anche una revisione dello Statuto della Congregazione, per adeguarsi “alle esigenze pastorali e ai segni dei tempi”. La diocesi di Yi Bin (Suifu) della provincia del Si Chuan oggi conta oltre 35.000 fedeli, 6 sacerdoti, 13 religiose della Congregazione diocesana dell’Annunciazione di Maria, e 7 catechisti. (R.P.)

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    Il cardinale Sepe: Napoli, città delle emergenze, deve vincere la sfida educativa

    ◊   Mancanza di lavoro, illegalità e violenza, degrado ambientale e la complessa gestione dei rifiuti. Sono alcune delle emergenze di Napoli ricordate ieri dall’arcivescovo del capoluogo campano, cardinale Crescenzio Sepe, dando il via al nuovo ciclo di “Dialoghi con la Città” per il periodo di Avvento. Si tratta di criticità – ha detto il cardinale Crescenzio Sepe – che interpellano “la società civile e politica, ma anche la Comunità ecclesiale”. “Guardando la nostra città è i suoi dintorni – ha osservato l’arcivescovo di Napoli – come dimenticare la traballante situazione di tante piccole e grandi aziende, dalle quali dipende il reddito di migliaia e migliaia di famiglie? Nel contempo, è scandalosamente attuale il rinnovarsi dell’emergenza dei rifiuti, che incombe come una maledizione sul nostro territorio”. “La vera sfida – ha aggiunto - è quella educativa”. E’ da un rinnovato, corale, energico e costante lavoro educativo – ha ricordato il porporato le cui parole sono state riprese dal Sir - che può nascere “una persona più cosciente dei propri diritti, una famiglia più sana, una società più giusta, una politica tesa alla ricerca sincera del comune, una Chiesa autenticamente dedita al servizio dell’uomo”. Il cardinale Crescenzio Sepe ha infine sottolineato che il Giubileo speciale per Napoli, che sarà inaugurato il prossimo 16 dicembre, è “un invito pressante a tutti gli uomini di buona volontà” perché “si adoperino per un risveglio” del capoluogo campano. (A.L.)

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    “Uscire dai labirinti della violenza”: Corso alla Facoltà Auxilium sulla protezione dei bambini dagli abusi

    ◊   “Uscire dai labirinti della violenza”. L’iniziativa è promossa dalla Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium. Un corso interdisciplinare in quattro incontri mattutini dedicati alla prevenzione e la protezione dei bambini dal maltrattamento. Primo appuntamento sabato prossimo 27 novembre: conferenza di Andrea Bollini, direttore del Centro studi cociali sull’infanzia e l’adolescenza «Don Silvio De Annuntiis» di Scerne di Pineto, in Abruzzo sul tema “Conoscere la violenza sui bambini e saperla prevenire”. A seguire sabato 11 dicembre: Paola Di Blasio, ordinario di Psicologia dello sviluppo all’Università Cattolica di Milano, parlerà di “Psicologia del bambino maltrattato e della famiglia maltrattante”. Sabato 19 febbraio 2011: Francesco Montecchi, già ordinario di Neuropsichiatria infantile dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma svilupperà il tema “La violenza sessuale sui minori: percorsi diagnostici e terapeutici”. Ultimo incontro, sabato 5 marzo 2011: Claudio Foti psicoterapeuta, direttore scientifico del Centro Studi “Hansel e Gretel”, relazionerà su “La pedofilia, la scuola ed i contesti educativi. L’intelligenza del cuore per essere educatori capaci di ascoltare”. Il Corso rivolto agli studenti della Facoltà Auxilium e di altre Università, è aperto a tutti quanti operano nel campo dell’educazione e della formazione e dei servizi socio-assistenziali, e della pastorale giovanile. (A cura di Roberta Gisotti)

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    A Roma i risultati del progetto Silos: scuola, innovazione, lavoro, organizzazione, sicurezza

    ◊   Disseminare tra i giovani i valori della sicurezza, della salute sul lavoro e della prevenzione, integrandoli nei percorsi scolastici grazie a materiali didattici specifici, senza sottrarre tempo ai normali programmi, anzi, favorendone un apprendimento più duraturo. E’ questo “Silos”, progetto d’avanguardia, voluto da Anmil e Inail, con il sostegno dei Ministeri di Lavoro e Istruzione, sperimentato nell’anno scolastico 2009-2010 in 28 istituti superiori di otto regioni italiane. Oggi, a Roma, la presentazione dei risultati. In dieci anni, gli incidenti sul lavoro sono calati del 23%, ma restano ancora troppi, specie tra i minori di 24 anni: oltre 84 mila nel 2009, di cui 102 mortali. Per questo - ha ribadito il Presidente Inail, Sartori - è indispensabile, oltre a legge e controlli, investire sui comportamenti dei giovani, cui far capire che la conoscenza è sicurezza e sicurezza è un valore e non c’è materia di studio o ambito di vita in cui essa non si possa riscontrare. I giovani presenti oggi a Roma lo hanno sperimentato, capito e raccontato attraverso temi, progettazioni, ricerche, realizzate con i docenti dopo aver studiato materie curriculari, ma risvegliate e arricchite dall’ottica della salute, del diritto, della consapevolezza del proprio corpo. Un’integrazione, hanno testimoniato, che contribuirà a rendere i lavoratori o gli imprenditori di domani più preparati e consapevoli. (A cura di Gabriella Ceraso)

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    Ad Assisi venerdì prossimo il convegno “Le storie di San Francesco”

    ◊   La Basilica di San Francesco si conferma anche luogo di incontro e di dibattito tra sacralità, storia e arte. A questi temi sarà dedicato venerdì prossimo, nella Basilica Superiore, il convegno dal titolo “Le storie di San Francesco”. Parteciperanno all’incontro, promosso dal Sacro Convento di Assisi, il professor Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, il professor Franco Cardini, ordinario di storia medievale all’Università di Firenze, e la professoressa Chiara Frugoni, storica medievista, che presenterà il suo ultimo libro edito da Einaudi, “Le storie di San Francesco”. In questo volume la professoressa rilegge il ciclo giottesco alla luce dei suoi ultimi studi, accompagnando per mano il lettore nell’interpretazione delle scene pittoriche, mostrando che nella Basilica superiore oltre agli affreschi esistono anche miriadi di scritte e graffiti lasciati nei secoli che vengono analizzati e interpretati dalla storica francescana. “Dalle ricerche – spiega la professoressa Frugoni - è potuta emergere una interpretazione delle ‘storie di Francesco’ che non si basa solo sulla comune idea che il ciclo giottesco sia una esaltazione del Santo di Assisi, ma piuttosto una valorizzazione della grandezza dell’intero ordine francescano”. Si tratta di un’occasione unica per conoscere da vicino la complessità di queste immagini che per secoli sono state “la bibbia dei poveri”, simbolo di un passaggio ad una nuova epoca pittorica, e che tutt’ora affascinano. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Attacco della Nord Corea alle coste sudcoreane, vittime civili e militari

    ◊   Venti di guerra tra le due Coree dopo il bombardamento sulle coste dell’isola Yeonpyeong da parte della Nord Corea. Due i marine sudcoreani uccisi dai colpi di artiglieria, mentre altri 15 militari e tre civili sono rimasti feriti. Pyongyang respinge le accuse e parla di autodifesa. Allarme in tutta la regione, mentre da Washington arriva la condanna per la rottura dell’armistizio nel Mar Giallo. Forte anche la preoccupazione della Cina, che finora era riuscita a tenere sotto controllo l’aggressività di Pyongyang. Rosella Ideo, coreanista e docente di storia politica e diplomatica dell’Asia orientale. L’intervista è di Stefano Leszczynski:

    R. – La Cina ha una visione molto diversa della geopolitica nella zona perché ormai la Cina è un Paese assertivo, un Paese che si sta tra l’altro riarmando, un Paese molto forte dal punto di vista economico tanto da poter condizionare l’economia americana e l’economia mondiale, come sappiamo. Quindi, esistono vari fattori per cui la Cina - invece di controllare, come vorrebbero gli americani e la Corea del Nord - appoggia la Corea del Nord; e nella zona c’è un po’ anche una lotta per la leadership. Noi sappiamo che gli Stati Uniti hanno il cosiddetto ‘sistema delle basi’: hanno basi americane sia in Corea del Sud, con 27 mila e 500 soldati, sia in Giappone. La Cina, d’altra parte, vede la possibilità che, in caso di caduta del regime nordcoreano, gli Stati Uniti – che appunto sono presenti in tali forze nell’area – possano essere sulla soglia di casa della Cina e quindi costituire un grave pericolo per la Cina stessa. Quindi, da una parte, la Corea del nord si sente protetta dalla Cina: diciamo che i rapporti tra la Cina e la Corea del Nord non sono mai stati tanto buoni in questi ultimi anni …

    D. – Gli altri grandi protagonisti di questa vicenda sono la Russia, gli Stati Uniti e il Giappone che lei ha citato. In caso di un’escalation militare, quanto potrebbe ampliarsi questo conflitto?

    R. – Io penso e spero che questo conflitto non debordi in questo senso. Non penso che la Corea del Nord arrivi a provocare più di tanto una reazione, e questo è anche nell’interesse degli altri Paesi. Nessuno ha interesse all’escalation del conflitto, e una provocazione, alla fine, porterebbe proprio ad un conflitto, come è stato nella guerra di Corea del ’50–’53 tra Stati Uniti e Cina. Solo che adesso la Cina è un Paese forte, assertivo che si vuol porre ancora una volta al centro dell’area asiatica. Però, direi, che è interesse di tutti, in questo momento, mantenere i nervi saldi – come ha detto la Cina stessa – e quindi evitare qualsiasi conflitto. Un conflitto avrebbe delle conseguenze disastrose, assolutamente disastrose! (bf)

    In Irlanda, attesa per la presentazione del piano di austerity
    Il governo irlandese mette oggi gli ultimi ritocchi al piano di salvataggio dell'economia da 15 miliardi di Euro in tagli e tasse, mentre continuano le proteste di piazza a Dublino e all'interno del partito del primo ministro Brian Cowen, il Fianna Fail, cresce la fronda di chi vuole le sue dimissioni. Il servizio di Fausta Speranza:

    Il piano per il salvataggio in quattro anni dell'economia irlandese sarà presentato domani con un giorno di ritardo sui tempi previsti, ha indicato Cowen, che ha chiesto di restare al potere fino a quando il parlamento non avrà approvato il pacchetto di misure in nome di un preminente “interesse nazionale” che supera quelli della politica. Dopodichè, si scioglieranno le Camere. Il piano quadriennale, 150 pagine all'esame degli esperti della Ue e del Fondo Monetario Internazionale, contiene significative riforme al sistema fiscale con nuove imposte sulle proprietà e sull'acqua e tagli al sistema del welfare. Ma Cowen, dopo che ieri l'opposizione aveva chiesto elezioni subito e gli alleati Verdi un voto a gennaio, é sotto pressione anche dentro il suo partito perché lasci il potere, e c'è chi pensa che il governo non arriverà a Capodanno: oggi un gruppo di deputati del Fianna Fail si e' dato appuntamento per discutere “una strategia in vista di una mozione di sfiducia” del primo ministro dopo che alcuni di loro parlando ai media hanno già chiesto pubblicamente le dimissioni. Se verrà messa a punto una linea comune - scrive oggi l'Irish Times - ci vorrà comunque una settimana prima che la mozione vada all'ordine del giorno del Parlamento. Intanto la Borsa di Dublino perde il 2,12%, con il settore del credito nel panico: Bank of Ireland cede il 22,11%, Allied Irish bank il 18,14%. E sulla scia delle tensioni sull'Irlanda le principali Borse europee segnano un lieve ribasso.

    Ue e Fmi promuovono la Grecia: programma di risanamento “sulla buona strada”
    La delegazione Ue-Fmi ha concluso, oggi, una missione ad Atene affermando che il programma di risanamento greco “si mantiene sulla buona strada”. Durante una conferenza stampa i rappresentanti della Commissione europea, del Fondo monetario internazionale (Fmi) e della Banca centrale europea (Ecb) hanno sottolineato che alla luce della revisione al rialzo dei deficit 2009 e 2010, per raggiungere gli obiettivi posti da Atene, cioè un deficit del 7,5% sul Pil nel 2011 “si è raggiunto un accordo su nuove misure”. Queste serviranno per “ampliare la base impositiva ed eliminare gli sprechi particolarmente nel settore della sanità, delle imprese di stato e nell'amministrazione fiscale”. La delegazione dei creditori della Grecia non ha escluso oggi l'ipotesi di un'estensione del periodo di ripagamento del prestito greco o accordare “un altro prestito” se Atene non fosse in grado di far fronte ai suoi impegni nei tempi previsti.

    Aung San Suu Kyi ha potuto riabbracciare il figlio dopo 10 anni
    Il secondo genito di Aung San Suu Kyi, Kim Aris, dopo aver ottenuto un visto dall'ambasciata birmana in Thailandia, oggi ha finalmente potuto riabbracciare la madre dopo 10 anni di separazione. L'incontro, secondo un giornalista dell'agenzia Afp, è avvenuto all'aeroporto di Rangoon. Kim Aris, 33 anni, era giunto a Bangkok da Londra all'inizio di novembre, presentando richiesta per un visto che in passato gli era stato negato varie volte dalle autorità birmane. Suu Kyi, premio Nobel per la Pace, è stata liberata il 13 novembre scorso dopo sette anni di arresti domiciliari. La leader dell'opposizione democratica birmana ha due figli, Kim e Alexander, avuti dopo il matrimonio celebrato nel 1972 con l'accademico britannico Michael Aris, morto di cancro nel 1999 in Gran Bretagna.

    Truffa a Ue e Stato nel sud Italia
    Soldi pubblici concessi dallo Stato e dall'Unione europea per finanziare innovative e complesse ricerche scientifiche, mai realizzate. È la truffa scoperta dai militari della Guardia di Finanza di Catanzaro, che hanno eseguito in cinque regioni un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari emessa dal Gip del tribunale di Cosenza nei confronti di otto tra imprenditori, commercialisti, consulenti del lavoro e docenti universitari. I militari hanno anche sequestrato beni per un valore di circa 300 milioni tra immobili, aziende, azioni e conti correnti. L'indagine è nata da una serie di controlli effettuati dal nucleo di polizia tributaria di Catanzaro su diverse imprese beneficiarie di soldi pubblici, concessi sia dal ministero dello Sviluppo sia da quello dell'Istruzione per la realizzazione di studi scientifici in Calabria. I militari della Guardia di Finanza hanno così scoperto che questi studi, lautamente finanziati, non sono mai stati svolti o sono stati fatti ma in altre sedi. Così come soltanto sulla carta sarebbe stata formato il personale, tramite falsi corsi di specializzazione anche questi ampiamente finanziati. Ammonta, infatti, a 31 milioni e 227mila euro il contributo ottenuto dagli otto arrestati, di cui 20 milioni e 670mila euro già effettivamente erogati. Secondo quanto accertato dall'inchiesta della procura di Cosenza e dalla Gdf, gli otto erano una vera e propria “squadra perfettamente integrata ed amalgamata nei rispettivi ruoli”. Tutti sono stati posti agli arresti domiciliari con l'accusa, a vario titolo ed in concorso, di truffa, falso e diversi illeciti fiscali. Nel corso dell'operazione sono stati impegnati in cinque regioni - oltre alla Calabria, il Piemonte, la Liguria, il Lazio e la Toscna - un centinaio di militari, che hanno sequestrato opifici industriali, immobili di pregio, quote sociali e disponibilità bancarie e finanziarie per un valore complessivo di oltre 300 milioni.

    Tragedia in Cambogia: oltre 370 morti per la rissa scoppiata alla Festa dell’Acqua
    E' salito a 378 morti e quasi 800 feriti il bilancio della tragedia che ha colpito stanotte Phnom Pen, capitale della Cambogia. Ce ne parla Stefano Vecchia:

    Una tragedia se non annunciata almeno prevedibile, quella che la notte scorsa ha colpito la capitale cambogiana, Phnom Pehn, nelle ore finali della Festa dell’Acqua, la più seguita ricorrenza religiosa del Paese e un momento corale di gioia e di partecipazione per la popolazione. In una calca mortale sul ponte che collega la riva principale del fiume Tonle Sap e l’Isola di Diamante, al centro della corrente, sono morte centinaia di persone, in maggioranza giovani. La tragedia è avvenuta probabilmente per l’impressionante affollamento di persone che cercavano di avanzare nei due sensi, ma - forse - anche per il contatto accidentale di alcuni passanti con cavi dell’alta tensione, che avrebbe poi scatenato il panico. Traumi interni e soffocamento sono la causa della maggior parte dei decessi accertati, il cui numero potrebbe salire ancora: sia perché diverse persone travolte nella ressa mortale sono in condizioni gravissime, sia perché molti dei ricoverati vengono dimessi dopo cure sommarie data la grande affluenza in strutture non in grado di confrontarsi con un’emergenza di queste dimensioni.

    Nove sospetti ribelli maoisti uccisi nello Stato del Chhattisgarh in India
    La polizia indiana ha ucciso oggi nove sospetti ribelli maoisti durante uno scontro nel distretto di Dantewada, nello Stato del Chhattisgarh. Lo riportano i media indiani precisando che la battaglia è avvenuta in una zona remota quando un folto gruppo di guerriglieri ha teso un'imboscata a un convoglio di forze paramilitari. L'area di Dantewada è considerata una delle roccaforti dei ribelli comunisti che controllano parte dell'India centrale e nord occidentale. Sempre in Chattisgarh, nel distretto di Bijapur, due soldati sono stati uccisi oggi a causa dell'esplosione di una mina che ha distrutto il veicolo blindato su cui viaggiavano.

    Ad Haiti, continua l’emergenza colera e non arrivano dall’Onu i soldi previsti
    Le Nazioni Unite hanno ricevuto solo 6,8 milioni dei 164 milioni di dollari richiesti con l'appello urgente lanciato il 12 novembre scorso per finanziare la lotta al colera ad Haiti, dove la malattia ha già provocato oltre 1.344 morti e continua ad estendersi. “È giunta una parte infima della somma richiesta, mentre abbiamo urgentemente bisogno di risorse. È una situazione di estrema urgenza, le vittime non aspettano e la rapidità può salvare vite umane. "I donatori devono rispondere al più presto", ha detto a Ginevra la portavoce dell'Ufficio dell'Onu per gli affari umaitari, Eysabeth Byrs. Per arginare e frenare l'epidemia, che ha colpito Haiti dalla metà del mese scorso, servono materiale e personale, come dottori ed infermiere, pastiglie per purificare l'acqua e sali per la reidratazione, ha aggiunto. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 327

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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