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Sommario del 19/11/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il relativismo, dittatura che rischia di distruggere la libertà: così il Papa in apertura del Concistoro
  • La storia del Concistoro
  • Collegialità: l'editoriale di padre Lombardi
  • Udienze
  • Il Papa in Germania nel 2011: la gioia dell’episcopato tedesco
  • Mons. Filoni incontra i feriti iracheni al Gemelli: il Papa è vicino ai cristiani dell'Iraq
  • Incontro sulle migrazioni a Bogotà: l'omelia di mons. Vegliò
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Afghanistan, rapporti con la Russia, terrorismo e riforma dell'Alleanza al centro del vertice Nato
  • L'ufficio 'Tratta' dell'Usmi compie dieci anni di impegno missionario per salvare le donne sfruttate
  • Giornata mondiale per la prevenzione dell’abuso sull’infanzia
  • Rifiuti: nuove tensioni a Terzigno, roghi a Palermo
  • Il presidente Napolitano consegna i Premi Balzan 2010
  • Pellegrinaggio degli universitari romani a Pompei
  • Chiesa e Società

  • Il nunzio apostolico ad Haiti: servono fondi contro l'epidemia di colera
  • Usa: rapporto del Dipartimento di Stato sulla libertà religiosa nel mondo
  • I cristiani pakistani nel Regno Unito difendono Asia Bibi
  • India: due condanne e 31 assoluzioni per le violenze anticristiane in Orissa del 2008
  • Gli arabi cristiani di Terra Santa chiedono di canonizzare i martiri dell’Iraq
  • Regno Unito: appello dei vescovi al governo britannico per i rifugiati iracheni
  • Popolazione italiana in aumento grazie agli immigrati. In crescita disoccupazione e divorzi
  • Guatemala: i vescovi tornano a chiedere l’abolizione della pena di morte
  • I vescovi del Nicaragua proclamano il 2011 “Anno della preghiera per il Paese”
  • Vescovi di Inghilterra e Galles: date e procedure per l'Ordinariato degli ex anglicani
  • Grave epidemia di poliomielite in Congo Brazzaville
  • Ban-ki-moon sulla Giornata dell’industrializzazione dell’Africa: sostenere il continente
  • Le celebrazioni per la Giornata internazionale della Filosofia
  • L'80% dei bambini indiani delle tribù dei Kol sono malnutriti
  • Francia: messaggio dei vescovi ai musulmani per la Festa del sacrificio
  • Al via a Madrid il Congresso su cattolici e vita pubblica
  • Spagna: la Chiesa fa risparmiare allo Stato quattromila milioni di euro per l'istruzione pubblica
  • Rapporto della Cei sulla scuola cattolica: “Non c’è vera parità”
  • La lettera del Patriarca Scola per la visita del Papa a Venezia
  • Il presidente dell'Albania premia l’impegno di Santa Sede e Italia per i bambini albanesi
  • A 30 anni di distanza la Caritas italiana ricorda il terremoto in Irpinia
  • Chiesa romana di Santa Maria dei Miracoli: preghiera per separati e divorziati
  • 24 Ore nel Mondo

  • Berlino assicura “grande fiducia” a Dublino: con le riforme supererà la crisi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il relativismo, dittatura che rischia di distruggere la libertà: così il Papa in apertura del Concistoro

    ◊   La libertà di annunciare il Vangelo e il relativismo che cerca di distruggerla, imponendo la propria “dittatura”. E’ questo il difficile scenario in cui si muove la Chiesa del Terzo millennio, evocato questa mattina da Benedetto XVI nell’Aula Nuova del Sinodo, in Vaticano, dove si è svolta la Giornata di incontro e riflessione che ha aperto il Concistoro e che vedrà domani il Papa creare 24 nuovi cardinali. Assieme al Pontefice, circa 150 porporati hanno preso parte all’assise, durante la quale alcuni di loro hanno preso la parola per parlare delle persecuzioni subite dai cristiani in alcune parti del mondo, ma anche di libertà religiosa e di rapporti col mondo musulmano, della difesa dei valori fondamentali e della centralità della liturgia nella vita della Chiesa. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Una giornata per fare il riassunto di ciò che la Chiesa universale del primo decennio del 21.mo secolo vive, patisce e spera. Un incontro di scambio e di preghiera al livello più alto: quello del Papa con i suoi primi collaboratori facenti parte del Collegio cardinalizio, che si appresta a rinfoltire i ranghi con la nomina di 24 nuovi cardinali.

    (Inno Ora media)

    Le note dell’Ora media e la sobria cadenza delle antiche formule latine risuonate e recitate da Benedetto XVI e dai cardinali prima degli interventi hanno fatto da cornice alla delicatezza dei temi affrontati dal Papa e dai membri del Collegio delle porpore. Dopo un saluto iniziale del cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio – che ha ringraziato il Pontefice per la Beatificazione del cardinale Newman e per l’avvio della Causa di Beatificazione del cardinale vietnamita, Van Thuan – è stato Benedetto XVI a introdurre la riflessione, toccando – ha informato un comunicato ufficiale della Sala Stampa vaticana – sia il tema del rapporto tra verità e libertà, sia il tema della liturgia nella Chiesa odierna. Riguardo al primo, il Papa ha ricordato che “nel mandato del Signore di annunciare il Vangelo è implicita l’esigenza della libertà di farlo e tuttavia ciò incontra, nella storia, diverse opposizioni”. Il rapporto fra verità e libertà, ha notato, “oggi si trova di fronte alla grande sfida del relativismo, che sembra completare il concetto di libertà ma in realtà rischia di distruggerla proponendosi come una vera ‘dittatura’”.

    Parole che hanno trovato eco, poco dopo, nella relazione del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, il cui intervento “ha tracciato una visione panoramica dei tentativi odierni di limitare la libertà dei cristiani nelle varie regioni del mondo.” Specie nelle nazioni occidentali che pure, ha osservato, “spesso devono al Cristianesimo i tratti profondi della loro identità e cultura”, si assiste oggi a “un processo di secolarizzazione, con tentativi di emarginazione dei valori spirituali dalla vita sociale”. Di qui, il cardinale Bertone ha sintetizzato la situazione della libertà religiosa che oggi si riscontra nei Paesi islamici e che la Santa Sede da sempre promuove in campo internazionale, in particolare in sede Onu. Dopo il segretario di Stato, la parola è passata al cardinale Antonio Cañizares, prefetto della Congregazione per il Culto Divino, che ha ribadito l’importanza della preghiera liturgica nella vita della Chiesa e l’importanza di rimanere fedeli alle norme che oggi la regolano. Prima di lui, Benedetto XVI aveva richiamato l’importanza essenziale della liturgia nella vita della Chiesa come “luogo della presenza di Dio con noi”, ovvero “il luogo in cui la Verità vive con noi”.

    (Ora media)

    Il successivo dibattito ha visto alternarsi al microfono 18 cardinali, con un ventaglio di considerazioni incentrate, informa la nota ufficiale, principalmente sulla “problematica della libertà religiosa” e sulle “difficoltà incontrate dall’attività della Chiesa” nei cinque continenti, specie nei Paesi a maggioranza islamica. Un argomento strettamente connesso con quello, ugualmente affrontato nell’Aula, del dialogo interreligioso in generale e con le comunità musulmane in particolare. Spazio ha trovato pure la trattazione delle difficoltà, definite “gravi”, che oggi la Chiesa incontra nella difesa di valori fondati sul diritto naturale, come il rispetto della vita e della famiglia, e non sono mancati “suggerimenti di linee di impegno per rispondere alle sfide poste alla Chiesa di oggi”. Alcuni interventi, in chiave liturgica, hanno messo in risalto la centralità della celebrazione eucaristica nella vita della Chiesa e il “rispetto dovuto al sacramento dell’Eucaristia”.

    L’interruzione del confronto è avvenuta verso le 13, per consentire al Pontefice di offrire e condividere un pranzo con i presenti. Il confronto proseguirà nel pomeriggio con altri interventi preceduti da due comunicazioni. La prima, del cardinale William Levada, si soffermerà sulle norme date dalla Santa Sede sia per accogliere nella Chiesa cattolica i sacerdoti e fedeli anglicani che ne facciano richiesta e sia in difesa di minori vittime di abusi da parte di membri del clero. Il secondo intervento vedrà l’arcivescovo Angelo Amato riflettere sull’attualità dell’Istruzione “Dominus Iesus”, a 10 anni dalla sua pubblicazione.

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    La storia del Concistoro

    ◊   Quello convocato da Benedetto XVI è il terzo Concistoro ordinario pubblico del suo Pontificato, dopo quelli del 24 marzo 2006 e del 24 novembre 2007. Con la cerimonia di domani entreranno nel Collegio delle porpore 24 nuovi cardinali (20 elettori e 4 ultraottantenni), che porteranno il Collegio a un totale di 203 porporati, di cui 121 elettori e 82 non-elettori. Alessandro De Carolis traccia alcuni passaggi storici di questa antica istituzione, profondamente riformata dai Pontefici lungo i secoli:

    Fu Paolo VI, con il Motu Proprio Ingravescentem aetatem del 1970, a disporre che con il compimento dell’80.mo anno di età, i cardinali perdessero il diritto a entrare in Conclave per eleggere il Romano Pontefice, oltre a cessare ogni loro incarico in seno alla Curia Romana e agli altri organismi della Santa Sede e dello Stato Vaticano. Inoltre, con il Concistoro Segreto del 1973, Papa Montini fissò a 120 il numero massimo dei cardinali elettori. Soglia confermata da Giovanni Paolo II, che pure vi ha derogato un paio di volte, portando i cardinali elettori alla cifra di 135. Benedetto XVI ha ugualmente confermato la norma dei 120, in occasione dei due precedenti Concistori da lui presieduti.

    La storia del Collegio cardinalizio risale al Primo millennio della Chiesa, quando il numero delle porpore oscillava tra i 20 e i 40 effettivi. E antica è pure la suddivisione del Collegio in tre ordini (cardinale-vescovo, cardinale-presbitero e cardinale-diacono), figlia di un’epoca in cui la sua dimensione era essenzialmente “romana” e dunque la triplice distinzione serviva a stabilire se un cardinale fosse preposto alla cura di una delle sette diocesi suburbicarie di Roma, piuttosto che di una delle cinque Basiliche maggiori, o ancora all’amministrazione del Palazzo lateranense e dei sette dipartimenti di Roma, compresa la cura dei poveri che si trovavano in essi. Nei secoli, i Papi aprirono anche all’elezione di cardinali esterni alla Curia Romana e si deve a Giovanni XXIII la decisione che tutti i cardinali siano insigniti, qualora non lo fossero, della dignità episcopale.

    Oggi, i cardinali facenti parte del Collegio – sempre presieduto da un “decano, che per tradizione è il vescovo di Ostia – svolgono principalmente tre funzioni, stabilite dal canone n. 349 del Codice di Diritto Canonico: eleggono in modo collegiale il Papa, consigliano il Pontefice durante il concistoro nelle questioni di maggiore importanza, lo aiutano singolarmente nella cura quotidiana della Chiesa universale, come primi responsabili dei maggiori dicasteri della Curia.

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    Collegialità: l'editoriale di padre Lombardi

    ◊   Annunciando il Concistoro nell’udienza generale del 20 ottobre scorso, il Papa ha ricordato che “i cardinali hanno il compito di aiutare il Successore dell’Apostolo Pietro nell’adempimento della sua missione di principio e fondamento perpetuo e visibile dell’unità della fede e della comunione nella Chiesa”. I nuovi porporati provengono da quattro continenti: 15 gli europei, di cui 10 italiani. Quattro gli africani, 4 gli americani, uno asiatico. Una suddivisione – ha sottolineato il Papa – che ben rappresenta l’universalità della Chiesa. Ma sull’incontro di preghiera e di riflessione in occasione del Concistoro ascoltiamo il nostro direttore, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    La nomina di nuovi cardinali è sempre attesa con una viva curiosità non solo nella Chiesa, ma anche dagli osservatori esterni. Appena il Papa annuncia i nomi dei nuovi cardinali comincia tutta una serie di commenti nelle più varie prospettive, di osservazioni statistiche, di calcoli di pesi relativi di nazionalità, continenti, e così via. In realtà, naturalmente nelle sue nomine il Papa tiene presenti molti diversi criteri, tra cui certamente primeggiano l’importanza dei compiti svolti nel servizio ecclesiale e l’universalità della rappresentanza. In tal modo il Papa costituisce un gruppo di personalità di primo piano, a cui è affidato il compito cruciale dell’elezione del Successore di Pietro, ma che deve anche collaborare e sostenere il Papa nel suo ministero con piena solidarietà spirituale. La giornata di preghiera e riflessione con cui inizia il Concistoro di novembre, nonostante la sua inevitabile brevità, dice due aspetti importanti della funzione e dello spirito con cui opera il collegio cardinalizio e che non vanno dimenticati: appunto la preghiera e la riflessione. Il Papa vuole pregare con coloro che più da vicino devono appoggiare il suo servizio e vuole partecipare alla loro riflessione comune. Possiamo anche osservare che vuole condividere il pasto con loro, particolare certamente secondario, ma non privo di significato. E’ una comunità che si incontra, che condivide responsabilità e preoccupazioni per i problemi principali che la Chiesa affronta nel mondo. Benedetto XVI segue e ascolta con grandissima attenzione ogni contributo, come ha fatto nelle settimane dei Sinodi dei Vescovi, come fa nelle continue visite “ad limina” dei gruppi di Vescovi di tutte le parti del mondo (almeno 20 gruppi diversi in un anno), in innumerevoli colloqui ed udienze. Il suo servizio è profondamente inserito nell’esperienza dell’episcopato mondiale. Ora, i giorni del Concistoro mettono in rilievo un’ulteriore dimensione della “collegialità” del suo stile di governo della Chiesa. La accompagniamo tutti con l’attenzione e la preghiera.

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    Udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto ieri in udienza il cardinale Joachim Meisner, arcivescovo di Colonia (Germania).

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    Il Papa in Germania nel 2011: la gioia dell’episcopato tedesco

    ◊   Il Papa visiterà la Germania l’anno prossimo, probabilmente nel mese di settembre. A dare la notizia, in un comunicato, è stato oggi il presidente della Conferenza episcopale tedesca, mons. Robert Zollitsch. Si tratta del terzo viaggio apostolico di Benedetto XVI nella sua terra natia, dopo la Gmg di Colonia nel 2005 e la visita in Baviera nel 2006. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “La visita del Santo Padre rappresenterà un momento importante nella vita del nostro Paese e della nostra Chiesa”: è quanto sottolinea mons. Zollitsch in un comunicato nel quale esprime la gioia e la riconoscenza dell’episcopato tedesco. “Sono contento - scrive il presule – che il Santo Padre abbia accolto l’invito del presidente della Repubblica, Christian Wulff, e della nostra Conferenza episcopale”. Benedetto XVI sarà ospite delle arcidiocesi di Berlino e Friburgo e della diocesi di Erfurt. “La sua visita – afferma ancora mons. Zollitsch – rafforzerà la Chiesa in Germania e il suo servizio agli uomini e alla società”. Il Papa, si legge ancora nel comunicato, “ha sempre seguito con grande passione il nostro cammino di annuncio della fede e di testimonianza cristiana”. E’ perciò “un onore che ora egli venga tra noi, confermando con questo suo forte impegno personale l’unione con i cattolici e con tutte le persone nella sua Patria”. Prima di Natale, conclude mons. Zollitsch, verranno offerti ulteriori dettagli sulla visita apostolica in terra tedesca. Per l'anno prossimo, Benedetto XVI ha già in programma altri due viaggi internazionali: in Croazia, a giugno, e in Spagna, per la Giornata mondiale della gioventù di Madrid, in agosto.

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    Mons. Filoni incontra i feriti iracheni al Gemelli: il Papa è vicino ai cristiani dell'Iraq

    ◊   Il sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato, mons. Fernando Filoni, si è recato ieri al Policlinico Gemelli di Roma per visitare alcuni feriti nella strage alla Cattedrale siro-cattolica di Baghdad, del 31 ottobre scorso. La visita ha voluto innanzitutto manifestare la vicinanza del Papa alla comunità cristiana irachena. Intervistato da Alessandro Gisotti, l’arcivescovo Filoni, a lungo nunzio a Baghdad, racconta l’emozione di questo incontro e si sofferma sulla difficile situazione dell’Iraq:

    R. - E’ stato un incontro voluto dal Santo Padre, il quale - proprio attraverso la mia persona - ha voluto manifestare la sua vicinanza, la sua presenza, il suo affetto e naturalmente seguire anche personalmente questi casi e ciascuna di queste persone presenti qui a Roma: si tratta di circa 36-37 persone più gli accompagnatori. Quindi, prima di tutto, è un atto di affetto, di solidarietà, di stima e di vicinanza del Santo Padre. L’incontro è stato molto caloroso, affettuoso; la maggior parte di queste persone l’ho salutata personalmente, ho ascoltato le loro storie, le loro difficoltà ed anche le loro comprensibilmente forti emozioni. E’ stato un momento d’incontro emozionante, anche per me. Da parte loro c’era molta gratitudine per il fatto che il Santo Padre si fosse preso cura di loro, anche nella speranza che poi il Papa stesso possa personalmente incontrarli.

    D. - Il Papa ha rivolto numerosi appelli in favore dei cristiani perseguitati in Iraq. Secondo lei c’è sufficiente mobilitazione, a livello internazionale, per proteggere la minoranza cristiana in Iraq?

    R. - E’ sempre difficile dire se sia sufficiente o non sufficiente. Davanti a situazioni come quelle che abbiamo vissuto anche il 31 ottobre a Baghdad, tutto sembra poco, perché di fronte al dramma di queste oltre 50 persone trucidate, il dramma che si portano dietro i parenti delle vittime, lo shock, tutto sembra relativo. La Santa Sede è altamente impegnata con i governi - ai quali ricorda questo dovere -, è impegnata con le organizzazioni caritative che si stanno già mobilitando, è impegnata con le Conferenze episcopali - pensiamo anche alle manifestazioni che sono state fatte in vari luoghi, compresi Bruxelles e Parigi. Noi riceviamo anche aiuti, lettere di solidarietà da parte di Chiese ortodosse; abbiamo ricevuto solidarietà in questo senso anche da parte di autorità diplomatiche e governi. Ci si sta muovendo. Speriamo che questo, naturalmente, porti anche a dei risultati, in una situazione che in questo momento in Iraq è molto delicata e difficile.

    D. - Domenica prossima ci sarà una giornata di preghiera per i cristiani iracheni promossa dalla Conferenza episcopale italiana…

    R. - A volte, di fronte a tanta impotenza, sappiamo che la potenza spirituale, quella di Dio, è un appoggio formidabile. Gli iracheni stessi hanno chiesto: “In questa nostra difficile situazione vogliamo che i nostri fratelli cristiani preghino per noi, ci siano vicini con la preghiera e con questo affetto”. Posso dire anche che, quando io stesso ero a Baghdad e c’era la guerra, mai ho sentito così vicina, così forte, quasi palpabile, la preghiera che da tutta la Chiesa si elevava per la pace. La preghiera, quindi, è una realtà efficace. Non dimentichiamo che, per esempio, il giorno 25, nella Basilica vaticana, il cardinale prefetto della Congregazione per le Chiese orientali ed il procuratore della Chiesa siro-cattolica qui a Roma, celebrano una Santa Messa nella quale sono invitati tutti, in particolare, ovviamente, gli iracheni. Alcune di queste vittime dell’attentato del 31 ottobre mi hanno già detto che anche loro vogliono essere presenti, portando con sé la foto e i ricordi della loro famiglia, delle loro vittime.

    D. - Eccellenza, lei è stato a lungo nunzio in Iraq. Qual è, dunque, la sua speranza per il futuro dei cristiani iracheni, una comunità che sicuramente porta nel cuore?

    R. - Quando ci furono le prime elezioni, io parlai allora di un seme che era stato gettato. E’ un seme di libertà ed anche di convivenza, che trova difficoltà a crescere. Dunque, la mia speranza - e credo non solo la mia - è che l’Iraq possa trovare la sua vera strada verso la convivenza, il rispetto reciproco. E’ l’attesa di tanti iracheni cristiani che, anche se oggi hanno dovuto abbandonare la loro casa, il loro Paese, hanno comunque una speranza. Se questo si attuerà e avverrà, sono convinto che tanti cristiani non mancheranno di pensare che il ritorno al proprio Paese, alle loro origini, vicini ai loro cari e alla loro terra, potrà essere non solo una speranza ma una realtà. (vv)

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    Incontro sulle migrazioni a Bogotà: l'omelia di mons. Vegliò

    ◊   È in corso a Bogotà, in Colombia, l’incontro continentale latinoamericano di Pastorale delle Migrazioni, organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, in collaborazione con la Sezione per la Mobilità umana del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam). Il tema scelto è anche l’obiettivo dell’iniziativa: “Per una migliore Pastorale delle migrazioni economiche e forzate in America Latina e nei Caraibi”. Domani, a conclusione dell’incontro, il presidente del Pontificio Consiglio, mons. Antonio Maria Vegliò, presiederà una concelebrazione eucaristica nel corso della quale pronuncerà un’omelia di cui ha fornito alcune anticipazioni alla stampa. In essa il presule riprende il percorso di riflessione fatto dai partecipanti nei quattro giorni, definendo il fenomeno migratorio “una sfida” del XXI secolo per tutto il mondo, sottolineando, in particolare, la grande ricchezza culturale della quale i migranti sono portatori e che deve essere rispettata dalla comunità internazionale. I tipi di migrazione che esistono oggi, secondo l’arcivescovo, sono due: economica e forzata. Quest’ultima, in particolare, rappresenta un fenomeno diffuso, che va affrontato a livello internazionale sia da un punto di vista etico sia dal punto di vista dei migranti stessi, che spesso cadono nelle mani della criminalità organizzata che si occupa di traffico di esseri umani. Molti, infatti, stanchi delle condizioni di lavoro e di vita in cui versano nel Paese di origine, sono facile vittima dei trafficanti, che promettono loro un futuro migliore da costruire altrove. È così che molti si mettono in viaggio alla volta di destinazioni delle quali ignorano tutto: la lingua, le leggi, e soprattutto la cultura, spesso contraendo con queste organizzazioni, debiti che poi ricadranno sulle loro famiglie. Indispensabile, dunque, per i Paesi di destinazione, non solo il controllo dei flussi migratori in ingresso, ma anche la tutela dei migranti e la lotta contro il crimine organizzato, adottando misure che garantiscano, ad esempio, la protezione fisica dei migranti che denunciano la situazione, senza dover avere paura delle conseguenze del proprio status di irregolare. Il continente latinoamericano è profondamente toccato dal fenomeno delle migrazioni ed è anche particolarmente devoto alla Vergine Maria, che mons. Vegliò celebra come “Madre del cammino”. “Maria ci incoraggia, ci conforta, ci aiuta a spendere le nostre forze al servizio dei migranti – scrive il presule – è il modello e l’ispiratrice di ogni migrante. La moglie, la madre e la discepola alla quale s’ispirano anche tutti coloro che sono impegnati nell’opera Pastorale a favore dei migranti. Maria è la Madre della Chiesa e della famiglia migrante”. Da qui l’invito ai sacerdoti di occuparsi dell’assistenza spirituale dei migranti, attraverso l’invio di missionari capaci e in comune accordo con le Conferenze episcopali locali, anche perché a volte, soprattutto se il Paese di destinazione è particolarmente secolarizzato, molti abbandonano la pratica religiosa. Contemporaneamente, il presule invita i governi a varare politiche che tutelino i diritti fondamentali dei migranti e contrastino gli abusi lavorativi e quelli di natura sessuale nei loro confronti, garantendo al tempo stesso accesso ai servizi di base, alla cittadinanza e al ricongiungimento familiare. (A cura di Roberta Barbi)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La libertà della verità: Benedetto XVI insieme al Collegio dei cardinali apre il Concistoro con una giornata di preghiera e di riflessione.

    Sui passi di Chiara d’Assisi: in prima pagina, Angela Emanuela Scandella sul perché vivere in clausura.

    Il 21 novembre Giornata mondiale di preghiera e di sostegno per le claustrali: nell’informazione religiosa, Anna Maria Canopi e Giovanni Dal Piaz, con i contributi del monastero della Visitazione di Palermo e delle monache del monastero del monte Carmelo di Bihn Trieu.

    Nell’informazione vaticana, la visita, al Gemelli, dell’arcivescovo Fernando Filoni ai feriti nella strage compiuta nella cattedrale siro-cattolica di Baghdad il 31 ottobre.

    In rilievo, nell’informazione internazionale, il vertice Nato a Lisbona: in agenda, la difesa missilistica e l'impegno in Afghanistan.

    In cultura, un articolo di Giuseppe Zecchini dal titolo “Lo scontro che non c’è mai stato”: torna il rapporto fra l’impero romano e quello cinese.

    Non esistono desideri inutili: Francesco Ventorino sul senso religioso nella visione di Luigi Giussani.

    Un articolo di Maria Maggi dal titolo “Il sapere nell'acceleratore”: prodotti atomi di antimateria al Cern di Ginevra per comprendere le origini dell’universo. Con un cammeo di Giuseppe Fiorentino dal titolo “Se l’antimateria sfugge a Dan Brown”.

    La peste di Milano e san Carlo Borromeo: Simona Verrazzo sul volume “Per ragioni di salute”.

    Enrico Garlaschelli recensisce l’ultimo lavoro di Silvano Petrosino “La scena umana. Grazie a Lévinas e Derrida”.

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    Oggi in Primo Piano



    Afghanistan, rapporti con la Russia, terrorismo e riforma dell'Alleanza al centro del vertice Nato

    ◊   Non un vero e proprio calendario di disimpegno dall’Afghanistan ma una nuova linea di azione. Sembra questo l’obiettivo da aspettarsi dal vertice Nato di Lisbona che si apre nel pomeriggio alla presenza anche del presidente Karzai. Peraltro l’appuntamento di oggi e domani è voluto per ripensare tutta la strategia dell’Alleanza atlantica. Il servizio di Fausta Speranza:

    Un nuovo ‘concetto strategico’ di Alleanza: modalità di azione per adeguare capacità e strutture alle nuove sfide della sicurezza. Questo ci si aspetta dal vertice Nato che si sta per aprire. Ma c’è un altro punto centrale: la svolta nelle relazioni con la Russia. L’obiettivo sarebbe una vera e propria partnership per lottare insieme contro il terrorismo internazionale, il narcotraffico e la pirateria. Dopo la tensione seguita al conflitto russo-georgiano, si parlerà del discusso scudo anti-missile e si chiederà la partecipazione di Mosca. Ma pesano le divergenze tra USA e Russia sullo scudo antimissile e i dubbi di Washington sulla ratifica in tempi brevi da parte di Mosca del Trattato Start sul disarmo nucleare. In ogni caso, a ben guardare nell’immediato è sull'Afghanistan che la Nato si gioca il futuro. Dopo nove anni di guerra, alla presenza del presidente afghano Karzai, l'Alleanza e gli altri 20 Paesi che partecipano alla missione Isaf, dovranno proporre da Lisbona una tabella di marcia per la consegna della responsabilità della sicurezza e della costruzione del Paese nelle mani delle autorità locali. Poi il ruolo della Nato cambierà: non più combattente, ma di sostegno. E a questo proposito al suo arrivo poco fa a Lisbona Obama ha assicurato che a transizione conclusa il Paese “non sarà abbandonato a sè stesso”. Resta da dire del fantasma della crisi che aleggia: l’effetto 'domino' sui Paesi più a richio di Eurolandia - Portogallo-Irlanda-Grecia - potrebbe approdare al vertice Nato di Lisbona nel bilaterale tra il presidente Usa e il presidente portoghese.

    Sui motivi di una ridefinizione dei ruoli dell’Alleanza atlantica, fermi restando il principio della difesa collettiva e l’obiettivo di garantire pace e libertà, Giada Aquilino ha intervistato Ennio Di Nolfo, storico delle relazioni internazionali:

    R. – A me pare che la Nato abbia passato tutta la sua esistenza cercando di ridefinire il proprio ruolo. Se ripenso agli anni dal ’49 in avanti, fino a oggi, noto che la Nato ha ridefinito il proprio ruolo almeno tre volte: nel ’75, quando ci sono stati gli accordi di Helsinki e, quindi, i problemi interni all’Europa e ai quali la Nato era destinata in prevalenza sono cessati; nel ’99 con la dichiarazione strategica di Washington, quando la Nato ha accettato di operare al di fuori dei confini stabiliti dal Patto; e adesso, quando il nemico è diventato più evanescente ma più subdolo e più complicato da cogliere.

    D. – Quali sono le questioni che minacciano la sicurezza dei Paesi Nato nel XXI secolo?

    R. – In sé e per sé, nessuna; se non la crisi economica e l’avanzamento crescente di nuovi soggetti nel sistema internazionale. Più in concreto, il compito del vertice Nato di Lisbona sarebbe quello di approvare un documento strategico che muti la natura e la missione della Nato. Questo mutare la missione della Nato vuol dire, praticamente, due cose: dal punto di vista negativo, mascherare in un modo decoroso la sconfitta che la Nato sta subendo in Afghanistan e trovare il modo per ritirarsi entro il 2014 in una maniera diversa da quella accaduta in Vietnam e, quindi, trovare un modo per dire che, in realtà, esiste un potere a Kabul. Dall’altro, emergono soggetti ostili potenzialmente nuovi e conflitti nuovi che sono quelli mediorientali - in effetti da sempre esistenti - rinnovati dalla minaccia iraniana; e poi sospetti verso l’atteggiamento ambiguo che da un lato la Cina, dall’altro la Russia, possono assumere. Io non credo però che per un lungo periodo di tempo la Russia possa assumere di nuovo un indirizzo ostile verso l’Alleanza atlantica. Penso, invece, che qualche elemento di allarme possa venire dai rapporti tra la Cina e i Paesi africani. Se è vero che l’Africa è il nuovo Continente dove si svilupperà una grande crescita futura, se è vero, in altre parole, che l’Africa è la nuova Asia destinata a diventare un soggetto importante della vita internazionale, è qui che la Cina sta sviluppando il suo sforzo di penetrazione più intenso. Se, poi, li chiamano conflitti come “attacchi cibernetici”, se li chiamano “trasformazione della Nato” in un esercito più leggero ma capace di agire in una maniera più efficiente dovunque nel mondo, allora vuol dire che la Nato sceglie di diventare l’esercito delle Nazioni Unite. (bf)

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    L'ufficio 'Tratta' dell'Usmi compie dieci anni di impegno missionario per salvare le donne sfruttate

    ◊   Era il gennaio del 2000 ed iniziava un cammino di concreta esperienza in risposta alla triste realtà delle donne sfruttate e schiavizzate. In dieci anni di servizio missionario l’Ufficio “Tratta donne e minori” dell’Unione delle Superiore Maggiori d’Italia (Usmi) ha sostenuto l’opera di tante religiose a favore di donne immigrate. A questo cammino è dedicato il convegno nazionale dell’Usmi, apertosi oggi a Roma. Per un bilancio su questi dieci anni di generoso impegno, Amedeo Lomonaco ha intervistato suor Eugenia Bonetti, responsabile dell’Ufficio “Tratta donne e minori” dell’Usmi:

    R. - Emerge, molto forte, la creazione di questa vasta rete che siamo riusciti a mettere insieme proprio grazie alla collaborazione di tutti, soprattutto di congregazioni religiose e di tante religiose impegnate nei Paesi di origine, di transito e di destinazione. E’ una situazione di grande sofferenza che noi vorremo si trasformi in una situazione di speranza per queste donne e per il loro futuro.

    D. - Avete dunque creato una grande comunità per risanare le ferite di queste donne, lontane dalle loro terre, senza futuro. La società civile è sempre pronta e preparata per sostenervi?

    R. - No. Gli interventi che sono stati fatti ultimamente non seguono la linea di reintegro di queste persone ma seguono esclusivamente quella della repressione, della criminalizzazione delle vittime. In questo caso, diventano ancora più vittime.

    D. - Durante il convegno è stato anche presentato il suo libro, a cura anche della giornalista Anna Pozzi e intitolato “Schiave”, delle edizioni San Paolo. Quali realtà, quali storie emergono da questo libro?

    R. - Sono le donne stesse che raccontano le loro storie. Siamo tutti chiamati in causa perché bisogna spezzare queste catene che nel 2010 vedono ancora esistere milioni di persone rese schiave dai nostri sistemi di vita. La vita religiosa coglie immediatamente la sofferenza di queste persone. Noi vogliamo essere donne nel vero senso della parola. Vogliamo essere donne che diventano madri per accogliere la vita di queste persone, aiutarle a ritrovare la voglia di vivere e di pensare al loro futuro. (vv)

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    Giornata mondiale per la prevenzione dell’abuso sull’infanzia

    ◊   Si celebra oggi la “Giornata mondiale per la prevenzione dell’abuso sull’infanzia”. In questa occasione l'associazione “Terre des Hommes” ha lanciato due settimane di campagna con il motto “Io proteggo i Bambini”: fino al 21 novembre si possono inviare sms solidali al numero 45509 per iniziative in Colombia, Perù e Mauritania. Francesca Sabatinelli ha intervistato Federica Giannotta, responsabile dei diritti dei minori di “Terre des Hommes”:

    R. - Abbiamo deciso di lanciare questa campagna “Io proteggo i bambini”, perché riteniamo che il problema dell’abuso - inteso come violenza sui bambini in senso lato - sia un problema ancora molto, molto diffuso ed anzi in incremento sia in Italia che nel resto nel mondo. In Italia le cifre parlano chiaro: i dati della Polizia, relativi al 2009, dicono che sono 4.200 i reati aventi come vittime i bambini. Di questi 4.200, ben 1.029 riguardano maltrattamenti subiti in casa e 860 sono le violenze sessuali: si tratta di dati per i quali si è già proceduto penalmente. Quindi, immaginiamoci il sommerso!

    D. - Noi abbiamo parlato della situazione in Italia, ma i dati delle Nazioni Unite, che sono poi a livello mondiale, non danno più respiro!

    R. - Assolutamente no! Si parla, infatti, di 500 milioni fino ad un miliardo e mezzo di bambini che ogni anno sono vittima di una qualsivoglia forma di violenza. Ci sono poi 217 milioni i bambini costretti a lavorare, che svolgono lavori anche molto, molto pericolosi per la propria salute. Abbiamo dei progetti in Perù, ad esempio, che coinvolgono i bambini che lavorano i mattoni artigianali e che sono esposti a rischi per la salute sin dall’età di tre anni.

    D. - Questa necessità di aiutare l’infanzia in difficoltà non è una cosa di oggi: sono 50 anni che la vostra Associazione lavora per questo e come voi tante altre. Ci sono grandi campagne di sensibilizzazione, eppure noi oggi ancora parliamo di questo. Cosa manca?

    R. - Manca anzitutto una coscienza - io credo - collettiva ed un’attenzione collettiva al fatto che ciascuno di noi può farsi portatore di un atteggiamento di prevenzione. Questo vuole dire che se a casa, a scuola, in una comunità, un bambino può essere in ogni momento vittima di un abuso, vuol dire che chi gli sta intorno non sta creando le condizioni per prevenirlo. Per quanto riguarda poi l’Italia, manca un sistema di monitoraggio del fenomeno che sia omogeneo in tutto il Paese. Ci sono stati tanti tentativi di organizzare una raccolta dati, ma - nonostante l’urgenza - questo non è mai stato fatto! Si tentano - a livello territoriale, naturalmente - delle fotografie del problema, ma non c’è un sistema che tutti i comuni a livello italiano adottino per poter poi far confluire i propri dati a livello nazionale. E’ chiaro, quindi, che del nostro Paese non avremo mai una fotografia reale. (mg)

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    Rifiuti: nuove tensioni a Terzigno, roghi a Palermo

    ◊   Lo smaltimento dei rifiuti è l’emergenza del momento in Italia. Il dibattito sull’utilizzo delle discariche o dei termovalorizzatori non sembra per ora trovare soluzione. Lo dimostrano le tensioni che si stanno vivendo in Campania. Tre ordigni sono stati trovati ieri vicino alla discarica di Cava Sari, a Terzigno, dove nelle settimane scorse sono avvenuti scontri tra popolazione e forze dell’ordine e il cui utilizzo è al centro delle polemiche di questi giorni. Notte di roghi a Palermo, dove sono stati incendiati cumuli di immondizie non ancora smaltiti. In questa situazione c’è chi ha già avviato un’attività alternativa all’insegna del recupero e della riutilizzazione di tutto ciò che buttiamo. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Carla Poli, titolare del Centro Riciclo Vedelago, in provincia di Treviso, azienda che sta già intervenendo in alcune province campane:

    R. – Riciclare è un imperativo, oltre che una legge che si dovrebbe rispettare, per ottenere una sostenibilità in questo mondo, ormai ricoperto di materiali di ogni genere. Quindi, se vogliamo puntare alla sostenibilità e al risparmio delle materie prime, dobbiamo assolutamente recuperare i materiali che vengono dismessi, fermo restando che bisogna ridurre il consumo.

    D. – Dalla vostra attività di riciclo, che tipo di materiali ancora utilizzabili possono essere prodotti?

    R. – Noi partiamo con un sistema che inizia dall’educazione dei cittadini, per considerare materiale, e non rifiuto, quello di cui ci disfiamo. Chiediamo che venga fatta una raccolta differenziata, che viene effettuata porta a porta, in modo tale che ognuno sia responsabile di ciò che consegna; poi ci sono gli impianti di selezione, per recuperare i materiali che hanno già un mercato: il 50-60 % si vende subito. Il materiale rimanente viene trattato – questa l’innovazione che abbiamo ideato – e trasformato in una materia cosiddetta “prima di seconda scelta”. Il tutto è fatto a norma di legge, perché le leggi ci sono, ma purtroppo vengono poco applicate.

    D. – Praticamente che cosa viene realizzato?

    R. – Noi lavoriamo molto con le università e gli istituti di ricerca, per trovare soluzioni compatibili, soluzioni corrette e anche economicamente valide. Per esempio, il granulo a matrice prevalente plastica viene utilizzato sia nell’edilizia, per alleggerire i manufatti in cemento, sia per fare arredo urbano, come panchine, gettacarte, pavimentazioni e quant’altro. La gamma di utilizzo è vastissima.

    D. – Alla fine di tutto questo processo, percentualmente quanto finisce in discarica?

    R. – Scartiamo da tutta la massa dei rifiuti solo quei materiali che non sono ben identificati e che potrebbero creare delle problematiche: la percentuale che va in discarica varia dal 3 al 6%.

    D. – L’emergenza rifiuti in Campania è sotto gli occhi di tutti. Avete provato a dire la vostra in questa situazione?

    R. – Noi abbiamo già sottoscritto un protocollo di intesa con la provincia di Benevento, che ha già attivato la raccolta porta a porta, ottenendo dei risultati molto positivi. Si stanno per apprestare due tipologie di impianti: uno per la fase di selezione e una per la fase di estrusione. Fra qualche mese sarà, appunto, in funzione il primo impianto. Quindi, Benevento si avvia a questa nuova fase di recupero materiali e non ho dubbi che anche Napoli possa seguire questa strada.

    D. – Ci sono delle resistenze – secondo lei – ad intraprendere questa strada?

    R. – No, perché i cittadini hanno capito che è meglio recuperare piuttosto che seppellire o bruciare. Le amministrazioni hanno chiesto la nostra collaborazione e verrà sviluppato anche un nuovo sistema professionale: saranno creati molti posti di lavoro, perché l’attività di recupero prevede nuove fabbriche, nuovi laboratori e molto altro. (ma)

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    Il presidente Napolitano consegna i Premi Balzan 2010

    ◊   Il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, ha consegnato stamani al Quirinale i Premi Balzan 2010. Il capo di Stato italiano ha affermato che gli investimenti per la cultura e la ricerca sono da salvaguardare anche nelle congiunture più difficili. Hanno ricevuto il prestigioso riconoscimento il professore tedesco di storia del teatro Manfred Brauneck, lo storico e saggista italiano Carlo Ginzburg, il matematico brasiliano Jacob Palis ed il medico giapponese Shinya Yamanaka. Ciascun vincitore del Premio, distintosi nel proprio campo con ricerche o importanti contributi, riceverà un milione di franchi svizzeri. Sui temi emersi durante la cerimonia di premiazione Amedeo Lomonaco ha intervistato il prof. Salvatore Veca, presidente del Comitato generale Premi della Fondazione Balzan:

    R. – Dal punto di vista della Fondazione Balzan, il tema principale è questo: ritenendo la cultura e la ricerca in tutti gli ambiti un bene pubblico, una caratteristica del Premio Balzan è quella che metà dell’ammontare del Premio di ciascun premiato ogni anno debba essere destinata ad un programma di ricerca che coinvolga prioritariamente giovani ricercatori o ricercatrici. L’altro tema centrale è stato posto da uno dei premiati di quest’anno, il professor Carlo Ginzburg, il quale ha richiamato l’attenzione sull’assoluta importanza per un Paese civile, dell’“educare” e quindi delle istituzioni preposte all’educazione. Ginzburg sostiene che se non si prende sul serio questa pre-condizione, un Paese perde in fatto di civiltà oltre che di competitività.

    D. – Tra i premiati c’è anche il ricercatore giapponese Yamanaka, per la sua scoperta di un metodo che permette di trasformare le cellule già differenziate in cellule che presentino le caratteristiche delle staminali embrionali. Anche questo è un ambito decisivo per il tasso di civiltà di un Paese …

    R. – Il professor Yamanaka ha chiarito che le enormi difficoltà di tipo bioetico legate, come è noto, all’impiego di cellule embrionali sono in qualche modo superate da un metodo che, muovendo dal trattamento genetico di cellule adulte, le differenzia dando loro le caratteristiche di cellule staminali. Questo mi sembra un contributo straordinario che, a mio avviso, può permetterci di vedere orizzonti di ricerca in un quadro di grande civiltà.

    D. – La Fondazione internazionale Balzan è nata nel 1956 per promuovere nel mondo la cultura, le scienze, le più meritevoli iniziative di pace e di fratellanza tra i popoli. Quali i frutti di questo impegno?

    R. – Abbiamo pubblicato proprio ora un piccolo libro che attesta, illustra e documenta tutte le ricerche, o istituzioni coinvolte nel mondo, a partire dal 2001, questa iniziativa della metà del premio devoluta per la ricerca. Speriamo nei prossimi 20 e 30 anni di avere altrettanta messe cospicua di risultati. (gf)

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    Pellegrinaggio degli universitari romani a Pompei

    ◊   Saranno in 4000 i partecipanti all’ottavo Pellegrinaggio degli universitari romani che si svolgerà domani a Pompei. L’evento, organizzato dall’Ufficio della pastorale Universitaria del Vicariato di Roma, ha come tema “ Fate quello che vi dirà”. Sugli obiettivi di questo evento Marina Tomarro ha intervistato padre Mario Oliva, cappellano dell’Università di Roma Tor Vergata:

    R. – Noi abbiamo partecipato, negli anni scorsi, con molto buon frutto a pellegrinaggi che portavano i nostri giovani universitari a sostare in alcuni luoghi di cultura e di culto, quali - appunto – soprattutto Assisi e, l’anno scorso, a San Gabriele dell’Addolorata. Certamente, negli anni scorsi gli esempi di Chiara, Francesco e Gabriele dell’Addolorata sono stati molto importanti. Quest’anno la scelta è stata fatta per un Santuario mariano, dove viene tradizionalmente ricordata la recita del Santo Rosario, che presenta i misteri della vita di Cristo. Dunque è un po’ questo l’obiettivo centrale: aiutare i giovani a mettersi davanti alla figura di Cristo, ricordato e vissuto attraverso la contemplazione e la preghiera dei misteri della sua vita.

    D. – Il tema del pellegrinaggio è: “Fate quello che vi dirà”. Ma in che modo, oggi, i giovani rispondono a questo invito fatto da Maria alle Nozze di Cana?

    R. – L’appello di Maria è un appello che risuona sempre nella Chiesa e per ogni persona che cerca la verità ed il bene. Indubbiamente, davanti a quest’appello di Maria i giovani non devono pensare a qualcosa che sia al di fuori della loro storia personale ma, al contrario, il mistero dell’Incarnazione tocca l’oggi di ognuno di loro. Avranno perciò modo di riflettere esattamente su come il messaggio di Cristo, il suo annuncio, la sua buona novella, la sua presenza possa essere vissuto concretamente nel loro percorso universitario, di studio e di ricerca.

    D. – Questa è l’ottava edizione del pellegrinaggio. Secondo lei, perché tanti giovani continuano a prendere parte a questo tradizionale appuntamento?

    R. – Perché non sono rimasti delusi. Perché nell’esperienza degli anni precedenti hanno sempre portato a casa qualcosa d’importante che li ha sostenuti nel loro percorso universitario e credo sia proprio questa la dimostrazione che quest’iniziativa è un’iniziativa che non terminerà ma, al contrario, potrà avere un percorso in crescendo anche in futuro. (vv)

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    Chiesa e Società



    Il nunzio apostolico ad Haiti: servono fondi contro l'epidemia di colera

    ◊   La popolazione di Haiti protesta contro il governo che non ha fornito misure né strutture adeguate per far fronte all’epidemia di colera in atto. A parlare all’agenzia Sir è mons. Bernardito Auza, nunzio apostolico della Santa Sede a Haiti, confermando le ultime allarmanti notizie sugli scontri tra manifestanti e caschi blu dell'Onu (Minustah è il nome della missione di stabilizzazione) a Cap-Haitien, che hanno causato morti, feriti, saccheggi e il blocco delle operazioni umanitarie. Il colera ha già causato 1110 vittime e si contano 14mila contagi. Le autorità temono che si possa arrivare a diecimila vittime e 200mila casi di contagio, anche oltre i confini del Paese. A proposito degli scontri, il nunzio afferma che secondo le forze delle Nazioni Unite, queste sono "manifestazioni politiche che mirano a ostacolare le elezioni del 28 novembre prossimo". Dal canto loro, i manifestanti protestano contro l’Onu, accusandolo di aver portato il colera ad Haiti, attraverso caschi blu nepalesi (il ceppo del colera è infatti sud-asiatico). Per il presule Auza, "la rabbia della popolazione è causata anche dalla nostra incapacità di migliorare la situazione degli sfollati del terremoto del 12 gennaio. La miseria aumenta anziché diminuire, si spendono somme da capogiro per la campagna elettorale mentre non vi sono fondi per la lotta contro il colera". Cap-Haitien, osserva il nunzio, "era una città bellissima, ma ora è diventata irriconoscibile, una baraccopoli piena di sporcizia ovunque". Per contrastare l'epidemia, le agenzie umanitarie e i centri di salute della Chiesa "fanno quello che possono - dice mons. Auza - fornendo medici, strutture e medicine". “Al momento - precisa - è molto più sicuro stare nei campi che nelle bidonville, perché almeno nei campi vi è acqua potabile e si vive sotto gli occhi vigili delle Ong e della comunità internazionale”. Le baraccopoli, invece (il 67% del territorio di Port-au-Prince), "sono sporche, i cibi sono venduti in mezzo all'immondizia e alle macerie, tra animali che razzolano liberamente e mangiano i rifiuti non raccolti per giorni o settimane. L'acqua potabile, poi, è un problema ovunque”. Dinanzi a questa tragedia, l’arcivescovo di Santo Domingo, cardinale Nicolas de Jesus Lopez Rodrigue, nella vicina Repubblica Dominicana, dove ci sono casi di contagio, ha chiesto alla comunità dei Paesi latinoamericani e a tutta la comunità internazionale, di mantenere le promesse di aiuto alla popolazione haitiana. La Chiesa locale, intanto, ha promosso una colletta domenica prossima per aiutare a combattere il colera. A intervenire da subito è stata l’associazione Medici Senza Frontiere (Msf). Stefano Zannini, il capo della missione di Msf ad Haiti dichiara che sono necessarie più organizzazioni per curare i malati, specialmente adesso che i casi stanno drammaticamente aumentando in tutto il Paese: “Non c’è più tempo da perdere in riunioni e dibattiti. Ora è tempo di agire”. (C.P.)

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    Usa: rapporto del Dipartimento di Stato sulla libertà religiosa nel mondo

    ◊   Preoccupazione per il deterioramento della libertà religiosa in molti Paesi del mondo, comprese alcune nazioni europee dove sono state prese «severe misure» che limitano l'espressione della fede di una precisa comunità: a esprimerla sono gli Stati Uniti nel rapporto annuale sulla libertà religiosa internazionale presentato ieri dal segretario di Stato, Hillary Clinton, assieme al responsabile per la democrazia, i diritti umani e il lavoro del Dipartimento, Michael Posner. «La libertà religiosa — ha detto la Clinton — è allo stesso tempo un diritto umano fondamentale e un elemento essenziale per una società salda, pacifica e prospera». Il dossier ripreso da L'Osservatore Romano, cita la Corea del Nord, l'Iran, il Myanmar, la Cina, il Sudan, l'Eritrea, l'Arabia Saudita e l'Uzbekistan come i Paesi dove con più frequenza si verificano episodi che mettono a serio repentaglio il rispetto della libertà religiosa, quando non la violano in maniera palese. Ma cita anche la Svizzera, che ha vietato la costruzione di nuovi minareti, la Francia, dove una legge proibisce di indossare il velo islamico integrale nei luoghi pubblici, il Belgio e i Paesi Bassi, dove potrebbe essere presto votato un analogo provvedimento. «Diverse nazioni europee hanno messo in atto dure restrizioni della manifestazione religiosa», ha sottolineato Hillary Clinton, secondo la quale «il persistente danno morale provocato dall'intolleranza e dalla diffidenza» potrebbe essere pregiudizievole per la libertà religiosa tanto quanto le azioni di Governi autoritari o gruppi estremistici. Anche Posner ha espresso preoccupazione per le crescenti tensioni in Europa e invitato i governi a proteggere i diritti dei musulmani e delle altre minoranze religiose dal malumore dell'opinione pubblica nei confronti dell'islam. Il rapporto annuale del Dipartimento di Stato statunitense è redatto da giornalisti, accademici, organizzazioni non governative, associazioni per i diritti umani e gruppi religiosi. Oltre alla lista, si espongono nel dettaglio miglioramenti e peggioramenti registrati negli ultimi dodici mesi, soprattutto nelle nazioni «a rischio». Ecco allora che se in Iran e nel Myanmar si segnala un incremento della repressione religiosa, in Indonesia ci sono incoraggianti progressi, nonostante i cristiani restino un facile bersaglio degli estremisti musulmani. Negli otto Paesi citati all'inizio, la violazione della libertà religiosa è comunque la norma, con evidenti resistenze, della classe dirigente, davanti alle richieste dei diplomatici Usa di cambiare indirizzo. La Corea del Nord, che secondo gli Stati Uniti ha tra le 150.000 e le 200.000 persone detenute come prigionieri politici (alcune anche per motivi religiosi), compare nella cosiddetta «lista nera» dal 2001, e negli ultimi tempi il Governo avrebbe incrementato l'investigazione e la persecuzione dei gruppi confessionali non autorizzati. L'Iran e l'Arabia Saudita sono entrambi censurati per l'atteggiamento estremamente discriminatorio nei riguardi dei non musulmani, mentre la Cina è menzionata per le continue repressioni in Tibet nei confronti dei seguaci del Dalai Lama e nella zona occidentale della provincia dello Xinjiang Uygur, dove si è registrata un'ondata di violenza dopo la soppressione delle proteste inscenate dalla comunità musulmana. Il dossier segnala inoltre che nel Myanmar il regime militare ignora garanzie costituzionali legate alla libertà di religione e reprime sistematicamente gli sforzi del clero buddista per la promozione dei diritti umani. In Sudan la Costituzione riconosce la libertà di religione in tutto il Paese, ma in pratica l'islam è favorito nel nord, dominato dai musulmani. L'Uzbekistan «prosegue la campagna contro i membri dei gruppi religiosi non autorizzati, arrestati e condannati a lunghe pene detentive», mentre l'Eritrea non ha ancora reso effettiva la Costituzione del 1997 che prevede la libertà religiosa. Sotto costante osservazione restano Afghanistan, Pakistan, Iraq, ma anche Cuba e Venezuela. (L.Z.)

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    I cristiani pakistani nel Regno Unito difendono Asia Bibi

    ◊   La comunità cristiana pakistana del Regno Unito ha fatto sapere che provvederà all’assistenza legale di Asia Bibi, la donna pakistana accusata di blasfemia. Nonostante l’interessamento di numerose Ong di’ispirazione cristiana con sede in Pakistan , la vicenda di Asia Bibi è gestita dalla “Masih Foundation”, guidata da Haroon Barket Masih, facoltoso cristiano pakistano che risiede nel Regno Unito. La fondazione provvederà anche ad assistere i familiari della donna. Come riferito dall’agenzia Fides, nei prossimi giorni la Fondazione Masih renderà noti particolari sulla vicenda legale e sui colloqui intercorsi con esponenti governativi pakistani, in attesa della prima udienza davanti all’Alta Corte del Paese. La tradizione giuridica anglosassone “rappresenta una garanzia per il caso di Asia”, mentre tutti si attendono che la Corte disponga nuove indagini e nuovi accertamenti sul caso. Oggi Amnesty International, che si è unita alla campagna per Asia Bibi, in un appello al presidente Ali Zardari chiede di “commutare la condanna a morte di Asia Bibi usando i poteri previsti dall’articolo 45 della Costituzione”, e ne reclama il rilascio. Anche la Christian Solidarity Worldwide (Csw), impegnata per la tutela dei cristiani nel mondo, nota “il continuo abuso della legge sulla blasfemia e la evidente debolezza del sistema giudiziario pakistano”. Csw segnala “ l’aumento di casi di false accuse” e denuncia che i tribunali di primo grado sono “suscettibili di manipolazioni e intimidazioni dai gruppi locali”. Nel rapporto sulla libertà religiosa nel mondo, pubblicato ieri dal Dipartimento di Stato americano, si afferma che in Pakistan le aggressioni e la violenza organizzata contro le minoranze religiose sono in aumento. (C.P.)

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    India: due condanne e 31 assoluzioni per le violenze anticristiane in Orissa del 2008

    ◊   Due condanne e 31 assoluzioni per le violenze sui cristiani nel distretto di Kandhamal nello Stato dell’Orissa (India), nel 2008. Il processo riguardava l’uccisione di due persone, il ferimento di otto persone e gli incendi a duecento case di cristiani. Ne dà notizia oggi l’agenzia cattolica asiatica Ucanews, ripresa dal Sir. Due persone sono state condannate a sei anni di lavori forzati e 5.000 rupie (114 dollari) di multa. Gli altri tutti assolti. Secondo padre Dibakar Parichha, un avvocato che sta aiutando le vittime, “la sentenza dimostra il fallimento degli inquirenti e degli avvocati dell’accusa”. Suor Justine Senapati, che lavora in Orissa, teme che il verdetto possa incoraggiare nuovi attacchi contro i cristiani, “con il rischio di maggiore impunità”. Chandrakant Nayak, operatore sociale che ha assistito una delle vittime prima che morisse, è incredulo di fronte alla sentenza: “Non riesco a capire come dei criminali riescano a sfuggire così facilmente alla giustizia, nonostante gli omicidi siano stati ben pianificati e gli incendi sicuramente di natura dolosa”. (R.P.)

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    Gli arabi cristiani di Terra Santa chiedono di canonizzare i martiri dell’Iraq

    ◊   “Chiediamo che i martiri dell’Iraq siano canonizzati, perchè l’esempio della loro vita e il loro sacrificio sia un ispirazione per tutti noi, cristiani, arabi e non, che vivono in Medio Oriente”: è questa la motivazione di una petizione, inviata all’agenzia Fides, lanciata da un gruppo di arabi cristiani in Terra Santa. Nella strage del 31 ottobre nella chiesa di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso a Baghdad sono stati uccisi 44 credenti, fra i quali i due sacerdoti padre Thair Sad-alla Abd-al e padre Waseem Sabeeh Al-kas Butros, morti mentre pregavano con i loro fedeli: “I loro nomi si uniscono alla lista dei cristiani che sono morti a causa della loro fede in Iraq, mentre i cristiani dell’intera regione affrontano una grave minaccia”, recita la petizione. “Come arabi cristiani di Terra Santa vogliamo riaffermare il nostro desiderio di vivere la nostra fede cristiana nella stessa terra dove Cristo è morto e risorto per la nostra salvezza e dove i suoi apostoli hanno annunciato la Buona Novella ai nostri antenati” - prosegue il testo - ricordando che il Medio Oriente, luogo di nascita della cristianità, è stato fecondato dallo Spirito Santo e oggi esprime una pluralità di credenti: greco-cattolici, siro-cattolici, copti, maroniti, armeni, latini, luterani, anglicani e altri. Seguendo la tradizione della chiesa primitiva, gli arabi cristiani chiedono che coloro che muoiono come martiri siano riconosciuti e onorati come santi, in particolare: padre Thair Sad-alla Abd-al e padre Waseem Sabeeh Al-kas Butros e i loro compagni; le suore caldee Fawzeiyah e Margaret Naoum, uccise il 26 marzo 2007; i fedeli caldei padre Raghid Aziz Ganni e il sub-diaconi Yousef Daoud, Wahid Hanna Isho e Gassan Issam Bidawid, uccisi il 3 giugno 2007 a Mosul e mons. Paulos Faraj, arcivescovo caldeo di Mosul, ritrovato morto il 13 marzo 2008. (R.P.)

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    Regno Unito: appello dei vescovi al governo britannico per i rifugiati iracheni

    ◊   Un appello al governo di Sua Maestà perché prenda “tutte le misure in suo potere per aiutare le autorità irachene a migliorare la sicurezza per tutti i cittadini”, perché riveda “il suo trattamento nei confronti dei richiedenti asilo per garantire che a coloro che hanno subito persecuzioni, sia data la protezione che meritano” e infine perché “aumenti la sua assistenza a quegli iracheni che sono fuggiti negli Stati limitrofi”. A lanciarlo oggi sono i vescovi di Inghilterra e Galles al termine della loro Assemblea plenaria. “I vescovi di Inghilterra e Galles – si legge nel comunicato ripreso dall'agenzia Sir - esprimono la loro profonda tristezza per gli attacchi ai cristiani e ad altri iracheni che hanno avuto luogo nel corso delle ultime settimane, in particolare, durante il massacro nella cattedrale di Nostra Signora del Soccorso a Baghdad. Le nostre preghiere e la solidarietà sono con tutti coloro che sono morti o sofferto. Pensiamo anche a quegli iracheni che ora vivono nel Regno Unito e che hanno perso i loro cari o sono separati dalle loro famiglie”. L’arcivescovo di Westminster, Mons. Vincent Nichols, presidente della Conferenza episcopale, celebrerà una Messa nella cattedrale di Westminster venerdì 26 novembre alle 19.00 per tutti coloro che sono stati uccisi. (R.P.)

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    Popolazione italiana in aumento grazie agli immigrati. In crescita disoccupazione e divorzi

    ◊   E’ stato pubblicato oggi l’Annuario statistico italiano. In oltre ottocento pagine, il volume – a cura dell’Istat - offre un ritratto completo e aggiornato del Paese. Gli italiani residenti sono circa 60 milioni e 340 mila, ovvero 291.000 in più rispetto all’anno precedente. Un incremento che si deve tuttavia solo grazie agli immigrati. Gli stranieri sono oltre quattro milioni (4.235.059), il 7% della popolazione totale, e provengono per la maggior parte dall’Unione Europea (29,3%), dall’Europa centro-orientale (24,0%) e dall’Africa settentrionale (15,3%). La fecondità delle donne interrompe il ciclo crescente osservato dopo il 1995, attestandosi nel 2009 a 1,41 (1,42 del 2008). All’interno dell’Ue (dati 2008), Irlanda e Francia sono in cima alla graduatoria con rispettivamente 2,1 e 2,0 figli per donna mentre l’Italia, pur posizionandosi nella parte bassa, è comunque sopra Germania (1,38) e Portogallo (1,37) e alcuni paesi dell’Est europeo (Polonia, Ungheria e Romania). Ancora in calo i matrimoni: 16.000 in meno rispetto al 2008. Il matrimonio religioso resta la scelta più diffusa (62,5%) ma sono in costante aumento le coppie che optano per il rito civile. Aumentano anche divorzi (+7,3%, per un totale di 54.351 nel 2008) e separazioni (+3,4%, pari a 84.165); nell’86,3% dei casi le coppie preferiscono sancire la fine del legame matrimoniale con una separazione consensuale. L’Italia continua ad invecchiare. Un italiano su cinque è ultrassessantacinquenne e gli anziani dagli ottanta anni in su rappresentano ormai il 5,8% della popolazione italiana. Traffico, parcheggio e smog sono i problemi più sentiti anche se il dramma della disoccupazione continua a crescere ( 7,8% nel 2009 rispetto al 6,7% dell’anno precedente). Tre italiani su quattro hanno casa di proprietà. Riguardo al problema dei rifiuti si ricorda che la raccolta differenziata arriva al 45,5% al Nord, al 22,9 al Centro mentre scende al 14,7 nel Mezzogiorno. Trentino-Alto Adige e Veneto sono le regioni in cui la raccolta differenziata ha superato la soglia del 50%. Cresce il fumo tra i giovani. Nel 2010, gli “schiavi” della sigaretta rappresentano il 22,8% della popolazione di 14 anni e più, percentuale che sale al 32,3% fra i 25-34enni. A fumare sono soprattutto gli uomini (29,2%) rispetto alle donne (16,9%). Aumenta dell’11,5% la popolazione carceraria: sono 64.791 i detenuti. Si tratta di tossicodipendenti per un quarto dei casi, mentre appena il 4,2% è costituito da donne. è straniero un detenuto su tre. In leggero calo il tasso di scolarità nelle scuole superiori e l’immatricolazione nelle università. Il cinema resta lo spettacolo fuori casa preferito. Guardare la televisione è un’abitudine consolidata per il 93,5% della popolazione di tre anni e più, mentre il 59,1% ascolta la radio tutti i giorni. Per quanto riguarda i libri, è Boom di giovani lettori: i ragazzi di 11-14 anni sono i lettori più accaniti e continuano ad aumentare. Gli uomini leggono di più i quotidiani (61% contro il 49,3% delle donne) mentre le donne preferiscono i libri (53,1% contro il 40,1% degli uomini). In costante crescita gli utilizzatori del personal computer e di Internet. L’uso del pc tocca il livello massimo tra i 15 e i 19 anni (9 ragazzi su dieci) ma gli utilizzatori aumentano considerevolmente fra i 65-74enni. A livello territoriale, permane uno squilibrio sia nell’uso del pc (Nord e Centro 55% e 53,1%, Mezzogiorno 44,6%) che in quello di Internet (Nord e Centro rispettivamente 52,6% e 51,3%, Mezzogiorno 43%). Risulta stabile la partecipazione dei cittadini ad attività sociali e di volontariato che coinvolgono il 13% dei cittadini over14 al Nord, il 9,2% al Centro e il 6,4% nel Mezzogiorno. (S.C.)

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    Guatemala: i vescovi tornano a chiedere l’abolizione della pena di morte

    ◊   In merito al dibattito sulla pena di morte in Guatemala, riaccesosi in seguito agli efferati delitti che hanno procurato allarme nella popolazione, i vescovi del Guatemala hanno diffuso ieri una dichiarazione con la quale ribadiscono che “oggi, nella pratica, è impossibile giustificare la pena capitale”. Nel ricordare che “le legittime autorità dello Stato hanno l’obbligo di proteggere la società dagli aggressori”, i presuli rilevano: “Non si tratta di rinunciare alla legittima difesa della società di fronte alle aggressioni criminali”. La questione è, piuttosto, un’altra: “Fare uso di mezzi non cruenti per mettere in atto questa difesa. L’opposizione alla pena di morte, dunque, non può essere intesa come un ‘sì’ all’impunità”. Il documento dei vescovi, firmato dal presidente dell’episcopato, mons. Pablo Vizcaíno Prado, vescovo di Suchitepéquez Retalhuleu, definisce “moralmente irresponsabile la promozione della pena capitale come propaganda politica, poiché la disperazione della cittadinanza di fronte all’inefficacia del sistema giudiziario si combatte migliorando l’amministrazione della giustizia e il sistema penitenziario”. I presuli osservano che spesso, dietro alla richiesta della pena di morte, si “nasconde, mascherato da giustizia, un desiderio di vendetta” e poi aggiungono: “ La violenza non si combatte con la violenza, seppure esercitata sotto la protezione dell’autorità dello Stato; anzi, agendo in questo modo si dà alla violenza una parvenza di legittimità”. I vescovi esprimono il proprio totale disaccordo con l’argomento, portato a sostegno da molti, secondo il quale “la pena di morte ridurrà i tassi di criminalità nella nostra società; poiché questa, invece, è dovuta ad altri fattori come la mancanza di accesso all’educazione; la mancanza di opportunità di lavoro e la mancanza d’integrazione familiari”. D’altra parte i presuli del Guatemala ricordano l’azione e la presenza della criminalità organizzata, fenomeno ampiamente diffuso in tutta l’America centrale e non sempre combattuta con efficacia e continuità. “La medicina vera contro la violenza sta nell’applicazione di politiche di sviluppo sociale, fondate sull’etica”, e quindi, “chiediamo di rinforzare il sistema giudiziario affinché diventi imparziale ed efficiente e chiediamo anche – precisa il documento episcopale – un sistema penitenziario dove i colpevoli, nel rispetto della dignità umana, possano esperire le loro colpe “favorendo la loro riabilitazione”. I vescovi del Guatemala, in conclusione, chiedono “al Parlamento della Repubblica che, in base ai poteri che concede l’articolo numero 8 della Costituzione, sia abolita la pena di morte nel Paese”. Infine, i presuli chiamano tutti i guatemaltechi a lavorare per “creare una cultura vera della vita da opporre fermamente all’anticultura della morte, attraverso l’impegno quotidiano in favore della conversione, la riconciliazione e la vera pace”. (A cura di Luis Badilla)

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    I vescovi del Nicaragua proclamano il 2011 “Anno della preghiera per il Paese”

    ◊   A conclusione della loro assemblea plenaria, i vescovi del Nicaragua hanno pubblicato un'ampia lettera pastorale in cui fanno il punto sulla vita ecclesiale e sulla realtà del Paese. La lettera inizia riprendendo la recente esortazione di Benedetto XVI, "Verbum Domini", per ribadire che il proprio magistero, in comunione con il Papa, nasce dalla Parola di Dio, della quale "siamo servitori". I presuli si riallacciano al precedente messaggio episcopale del 23 aprile e riprendono alcune considerazioni sulla Dottrina sociale della Chiesa: "La Chiesa non desidera restare al margine della ricerca e della costruzione della giustizia e della pace, ma illumina e apre l'intelligenza e incoraggia le forze spirituali che portano ad aprire alle questioni sociali e politiche alle esigenze del bene e della Verità. La Chiesa – aggiungono - ha diritto a essere per l'uomo maestra della Verità nella fede; non solo della Verità del dogma, ma anche della verità morale che sgorga dalla natura umana e dal Vangelo". Sulla situazione complessiva del Paese, i presuli si dichiarano allarmati poiché nulla sembra essere migliorato rispetto a quando si espressero, alcuni mesi fa: "La legge – osservano - continua ad essere uno strumento per legittimare abusi e far passar come legale ciò che invece è illegale". Nel frattempo, "lo Stato dà l'impressione di essere un artificio di istituzioni al servizio di interessi particolari e di gruppo. Tutto ciò comporta gravi conseguenze per lo sviluppo economico del Paese, per la soluzione dei grandi problemi sociali e per una governabilità stabile". I presuli nicaraguensi, ancora una volta, ricordano che "il popolo desidera una società nuova, dove si viva senza timori, dove le istituzioni dello Stato siano realmente al servizio del bene comune e dove l'agire politico sia libero dall'ombra della corruzione". In merito alla controversia di confini che in questi mesi ha scatenato polemiche e accuse reciproche tra il Nicaragua e il Costa Rica, i vescovi affermano di ritenere che la sovranità sul fiume San Juan, oggetto della disputa, appartenga alla sovranità nicaraguense e aggiungono: "Desideriamo che questo conflitto si possa risolvere nel tempo più breve possibile attraverso le vie del dialogo, dei canali diplomatici e del rispetto del diritto internazionale. Ciò nonostante, ci preoccupa che questa recente crisi possa distrarre l'attenzione del governo e dei cittadini e ci conduca infine a ignorare, e a non affrontare, i gravi problemi interni della nostra nazione". I vescovi, infine, hanno deciso di proclamare il 2011 "Anno della preghiera per il Nicaragua" e al riguardo anticipano che prossimamente daranno altri dettagli sul calendario e le iniziative in merito. (A cura di Luis Badilla)

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    Vescovi di Inghilterra e Galles: date e procedure per l'Ordinariato degli ex anglicani

    ◊   Nei primi giorni di gennaio 2011, i primi cinque vescovi anglicani che hanno presentato le loro dimissioni dal ministero pastorale nella Chiesa di Inghilterra con effetto dal 31 dicembre, potranno “entrare in piena comunione con la Chiesa cattolica”. L’annuncio è contenuto in un comunicato ufficiale diffuso questa mattina dalla Conferenza episcopale inglese, al termine della loro Assemblea plenaria. Nel comunicato - ripreso dall'agenzia Sir - si presenta nei dettagli il “time table” dell’implementazione in Inghilterra e Galles dell’ordinariato personale previsto dalla Costituzione apostolica “Anglicanorum Coetibus” in risposta alla richiesta di alcuni anglicani di entrare in piena comunione con Roma. Sempre nel mese di gennaio, si prevede che sia rilasciato il decreto che istituisce l'Ordinariato e che venga annunciato il nome dell'Ordinario. Subito dopo i vescovi anglicani non ancora in pensione la cui richiesta è stata accettata dalla Congregazione per la dottrina della fede, saranno ordinati diaconi cattolici e sacerdoti in servizio all'Ordinariato. Prima di Quaresima, è invece prevista l’ordinazione degli ex vescovi anglicani già in pensione, sempre che la loro richiesta sia stata accettata dalla Congregazione vaticana. “Ciò permetterà loro, insieme con l'Ordinario e gli altri ex vescovi anglicani, - si legge nel comunicato – di assistere alla preparazione e alla ricezione di clero anglicano e loro fedeli nella piena comunione con la Chiesa cattolica durante la Settimana Santa”. Prima dell'inizio della Quaresima, per il clero anglicano e i gruppi di fedeli che hanno deciso di entrare dell'Ordinariato, inizierà un periodo di “intensa formazione”. Poi, in una data da concordare tra l'Ordinario e il vescovo diocesano locale, saranno accolti nella Chiesa cattolica e confermati. Questo succederà probabilmente nella Settimana Santa, durante la Santa Messa della Cena del Signore il Giovedì Santo, o durante la Veglia pasquale. Il periodo di formazione alla teologia cattolica e alla pratica pastorale cattolica per i fedeli e pastori continuerà per un periodo di tempo “appropriato”. “I vescovi – si legge nel comunicato – sanno bene che il clero e i fedeli che si sono messi in questo cammino di fede, porteranno con loro un bagaglio spirituale prezioso che sicuramente andrà ad arricchire la vita spirituale della Chiesa cattolica in Inghilterra e Galles. I vescovi faranno tutto ciò che è loro possibile per assicurare che ci sia una effettiva e stretta collaborazione con l’ordinariato, sia a livello diocesano che parrocchiale”. (R.P.)

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    Grave epidemia di poliomielite in Congo Brazzaville

    ◊   Una grave epidemia di poliomielite sta colpendo in questi giorni la Repubblica del Congo, specialmente la città di Pointe Noire, la seconda del Paese, dove si contano già 150 vittime su un totale di 330 casi di contagio accertati. I dati forniti dal ministero della Sanità locale e riportati dalla Misna, sono aggiornati a martedì scorso e riferiscono di 132 decessi su 300 casi a Pointe Noire. Nella terza città del Paese, invece, Dolisie, si contano appena sette casi di cui tre mortali e nella regione di Bouenza, da cui l’epidemia ha avuto inizio, si registrano otto morti su 13 contagi. Nella capitale Brazzaville, invece, si è fermi a cinque morti su otto casi identificati. Intanto l’Organizzazione Mondiale della Sanità sta procedendo con la campagna di vaccinazione che comprenderà altre due fasi oltre a quella già in atto, per concludersi a fine dicembre. L’epidemia di poliomielite in questione, infine, risulta particolarmente preoccupante perché, contrariamente alla norma, non sta colpendo i bambini, bensì gli uomini tra i 15 e i 72 anni e presenta un elevato tasso di mortalità: pari al 45%. (R.B.)

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    Ban-ki-moon sulla Giornata dell’industrializzazione dell’Africa: sostenere il continente

    ◊   “L’Africa non è l’unico continente a essere colpito da condizioni economiche avverse”: con questo riferimento alla crisi globale, che in un mondo talmente interconnesso non può non avere ripercussioni ovunque, il Segretario generale dell’Onu, Ban-ki-moon, ha esordito nel suo messaggio per la celebrazione della Giornata d’industrializzazione dell’Africa, che ricorrerà domani, 20 novembre. “Sappiamo che la lavorazione delle risorse agricole e minerarie dell’Africa porterà a prodotti di maggior valore che potranno contribuire all’integrazione del continente nell’economia globale – ha detto il Segretario delle Nazioni Unite – un approccio sostenibile allo sviluppo africano potrà dare nuovo slancio alle società, tutelare l’ambiente e costruire un mondo migliore per tutti”. Ban-ki-moon, riporta il Sir, ha infine esortato le nazioni a “sostenere maggiormente gli sforzi del continente nella realizzazione di un futuro più verde e prospero”. (R.B.)

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    Le celebrazioni per la Giornata internazionale della Filosofia

    ◊   “La filosofia ci aiuta a definire chi siamo, a capire come relazionarci l’un l’altro e con il mondo in cui viviamo”. Così il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban-ki-moon, nel messaggio per la Giornata internazionale della Filosofia, che si è celebrata ieri, 18 novembre. La Giornata, quest’anno, è ricorsa all’interno dell’Anno della riconciliazione delle culture (un’iniziativa dell’Unesco) e nell’Anno internazionale della gioventù, ideato per promuovere il dialogo e la comprensione reciproca. “La filosofia si occupa delle domande universali – ha proseguito il segretario dell’Onu – sull’esistenza umana, sulle credenze e sui comportamenti. Ci dà un insolito e inaspettato potere che ci aiuta a gettare ponti tra le persone e ad aprire canali di comunicazione tra le culture”. Ban-ki-moon ha poi tenuto a sottolineare che dai sistemi di credenze delle antiche civiltà fino alle nuove frontiere dell’etica e della medicina, l’indagine e l’esplorazione filosofica continuano a dare significativi contributi al progresso dell’umanità”. Il segretario ha concluso il messaggio con l’augurio che le società escano rafforzate dalla ragione e dal dialogo, che sono la linfa vitale del dibattito filosofico. (R.B.)

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    L'80% dei bambini indiani delle tribù dei Kol sono malnutriti

    ◊   Il tasso di malnutrizione infantile tra la tribù dei Kol del distretto di Rewa, Madhya Pradesh, continua ad aumentare. Da un comunicato dell'Asian Human Rights Commission, ripreso dall'agenzia Fides, risulta che ultimamente otto bambini malnutriti tra i 9 e i 18 mesi sono stati rimandati indietro dall'ospedale perchè mancavano i posti letto. Risulta che circa l'80% dei bambini delle tribù dei Kol o Mawasi soffrono di malnutrizione. Si tratta di una zona a rischio vista la persistente grave insicurezza alimentare. Dal 2009 è già successo che a tanti bambini colpiti da forme di malnutrizione acuta (Sam) siano state rifiutate le cure mediche da parte delle istituzioni sanitarie pubbliche, e di conseguente sono morti. Nel villaggio di Dakra la maggior parte dei bambini che soffrono di Sam hanno infezioni respiratorie acute, deperimento muscolare, diarrea e febbre. Le strutture del Nutrition Rehabilitation Centre, presente nel Paese, dispongono solo di 10 letti e sono costrette a mandare via i bambini malnutriti per mancanza di posti e di attrezzature. Circa 60 bambini del villaggio con meno di sei anni di età sono malati e malnutriti. Ad ottobre 2010, solo dopo molte insistenze da parte degli abitanti e delle organizzazioni in difesa dei diritti umani, è stato allestito un centro sub-Anwanwardi che però funziona semplicemente come fornitore supplementare di alimenti nutritivi come razioni da portare a casa, ma non prevede cibi cucinati, vaccinazioni nè istruzione scolastica. Ignorando le disposizioni della Corte Suprema, il centro, tenuto dal Public Food Distribution System, apre solo due volte alla settimana offrendo in tutto solo 15-20 chili di granaglie alimentari al mese. (R.P.)

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    Francia: messaggio dei vescovi ai musulmani per la Festa del sacrificio

    ◊   Un messaggio augurale di mons. Michel Santier, vescovo di Créteil e presidente del Consiglio per le relazioni interreligiose e di padre Christophe Roucou, direttore del Servizio nazionale per le relazioni con l'Islam ai musulmani di Francia che in questi giorni hanno celebrato la Festa del sacrificio, Eid, commemorando il gesto di Abramo, Ibrahim, chiamato da Dio a sacrificare il figlio Ismaele. Abramo - si legge nel messaggio ripreso dall’agenzia Sir - è "un padre nella fede dei credenti ebrei, cristiani e musulmani". "Che in questo giorno di festa e di preghiera per il quale molti nostri fratelli e sorelle sono raccolti in pellegrinaggio alla Mecca, noi possiamo gli uni e gli altri, gli uni per gli altri, chiedere a Dio di aiutarci a vivere in pace, nella giustizia e nel rispetto di tutte le convinzioni. I recenti massacri in Iraq, di sacerdoti e cristiani riuniti in preghiera in una chiesa di Baghdad, sono una tragedia orribile che, purtroppo, rafforza i timori e sembra dar ragione a quelli che credono che le relazioni fraterne tra musulmani e cristiani siano impossibili. Molti leader musulmani francesi - riferisce l'agenzia Sir - hanno fortemente condannato questi atti insensati. Come voi, anche noi risentiamo del male compiuto da coloro che sfruttano l'Islam per scopi terroristici. Non possiamo dimenticare che il terrorismo ha fatto numerose vittime anche tra la popolazione musulmana in Iraq. Con voi, ci appelliamo ai governi che hanno la responsabilità affinché tutti gli iracheni possano finalmente vivere in pace. Preghiamo Dio perché converta i nostri cuori, perché insieme nel nostro Paese, sappiamo promuovere iniziative volte a ridurre la paura, perché ci dia la forza per costruire, la dove viviamo, legami di fratellanza e pace tra i credenti di diverse tradizioni religiose e con tutti i nostri concittadini, che il Suo Spirito ci aiuti a sperare contro ogni speranza". (L.Z.)

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    Al via a Madrid il Congresso su cattolici e vita pubblica

    ◊   A Madrid, la Fondazione universitaria spagnola San Pablo, tiene il XII Congresso su “I cattolici e la vita pubblica” presso la propria sede, da oggi al 21 novembre. Vi prendono parte membri di dicasteri della Santa Sede, esponenti di Movimenti e Associazioni ecclesiali, docenti universitari, sociologi e pedagogisti di diversi Paesi e Continenti. Alla sessione di apertura interverranno il presidente della Fondazione universitaria Ceu San Pablo, Alfredo Dagnino, il nunzio apostolico in Spagna, mons. Renzo Fratini, e il vescovo ausiliare di Madrid, mons. César Franco. Nell'odierna giornata di dibattiti, l’attenzione focalizzerà il significato e l’esercizio della testimonianza cristiana, attraverso alcune tavole rotonde che, partendo dall’incontro personale con Cristo, si soffermeranno sulla fedeltà al messaggio evangelico, l’appartenenza alla Chiesa, l’impegno civico alla luce dell’esperienza cristiana. Si parlerà inoltre di libertà religiosa e di libertà di coscienza e dell’eredità morale spirituale da trasmettere alle giovani generazioni. Nel corso della giornata di domani le relazioni approfondiranno il tema della dimensione sociale della fede, a partire del contributo introduttivo del presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi. Su tale traccia tematica, le tavole rotonde successive esploreranno i diversi versanti e terreni in cui la fede plasma e trasforma il tessuto sociale, mediante la testimonianza della speranza cristiana, la solidarietà e la partecipazione alle urgenze e alle attese della società. A presiedere il tavolo di dialogo dedicato alla “carità sociale” sarà Flaminia Giovanelli, sottosegretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace; vi parteciperanno, tra gli altri, Maciej Giertych, membro dell’Accademia polacca delle Scienze e Domingo Sugranyes, presidente del Consiglio di amministrazione della Fondazione “Centesimus Annus Pro Pontifice”. La discussione proseguirà ponendo l’accento su altri ambiti dell’impegno cristiano quali l’emergenza educativa e culturale e l’immigrazione. Dopo la Santa Messa nella Cappella dell’Università i lavori riprenderanno nella mattinata di domenica prossima con la relazione conclusiva affidata a Joaquín Navarro Valls, presidente del Consiglio Consultivo dell’Università Campus Bio-Medico di Roma intorno al tema “La missione del cristiano nel mondo di oggi”. (A cura di Marina Vitalini)

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    Spagna: la Chiesa fa risparmiare allo Stato quattromila milioni di euro per l'istruzione pubblica

    ◊   "In materia di istruzione la Chiesa consente allo Stato di risparmiare più di 4.000 milioni di euro" ha osservato il prof. Diego Zalbidea, docente alla Facoltà di Diritto Canonico presso l'Università di Navarra, durante il 26° Corso di aggiornamento in Diritto Canonico. Zalbidea - riferisce l'agenzia Fides - ha inoltre sottolineato che in Spagna la Chiesa "è sostenuta dai suoi fedeli e da altri cittadini che apprezzano il suo contributo alla società" e, secondo la Conferenza episcopale spagnola, "ogni euro nella Chiesa vale 2,73 volte quello del mercato". La Chiesa non vuole certo un risarcimento per la sua attività, – ha detto il prof. Zalbidea - ma almeno il sostegno per l'attuazione della sua attività che è a beneficio dell'intera società”. L'esperto ha rilevato che il sistema istituito nel 2007 per finanziare il lavoro della Chiesa "ha fatto capire ai fedeli la necessità del loro contributo" e "questa nuova situazione è stata affrontata con maturità e generosità da cattolici e da molti cittadini che hanno valutato il contributo della Chiesa all'intera società". Ha tuttavia precisato che “il contributo fiscale rappresenta solo il 25% delle entrate delle diocesi e inoltre questa percentuale varia in base a ciascuna di esse. Nel bilancio della diocesi di Pamplona e Tudela, per esempio, il contributo fiscale è inferiore al 16%”. Infine il prof. Diego Zalbidea ha informato che negli ultimi due anni la Caritas ha raddoppiato il numero di persone assistite ed i suoi sostenitori sono aumentati proporzionalmente. Quindi ha citato come esempio la popolazione della Navarra, che ha aumentato il suo aiuto alla Chiesa nel 2009 con quasi 3 milioni di euro in più rispetto all'anno precedente. "Il Papa ha detto pochi giorni fa a Barcellona che i cristiani devono dimostrare con atti concreti che la carità è una caratteristica della nostra condizione di cristiani" ha ricordato infine Zalbidea. (R.P.)

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    Rapporto della Cei sulla scuola cattolica: “Non c’è vera parità”

    ◊   Un obiettivo a medio termine, che deve essere quello di “diffondere la cultura della parità in Italia”, e uno a lungo termine, cioè il passaggio “da una scuola sostanzialmente dello Stato a una scuola della società civile”: sono questi i proponimenti che si prefigge la Conferenza episcopale italiana, nelle parole del suo presidente, mons. Mariano Crociata, riportate dall’agenzia Sir, che ha presentato il XII rapporto sulla scuola cattolica a dieci anni di distanza dalla legge sulla parità. Una parità, quelle delle scuole private cattoliche a quelle statali, che “non interessa soltanto la scuola cattolica – ha detto il presule – ma è patrimonio di tutti i cittadini, perché la libertà di educazione non è una prerogativa confessionale, né il diritto di un gruppo sociale, ma è una libertà fondamentale di tutti e di ciascuno”. I vescovi, nel rapporto, denunciano la mancanza, in Italia, di una “cultura della parità intesa come possibilità di offrire alla famiglia un’effettiva scelta tra scuole di diversa impostazione ideale”. Da qui la necessità, dunque, di “abbandonare la rigida alternativa Stato/mercato e pubblico/privato e il riconoscimento delle dinamiche sociali che evidenziano la presenza di una terza dimensione, quella, cioè, del terzo settore o settore privato”. Da un punto di vista economico, mons. Crociata sottolinea come “la presenza delle scuole paritarie faccia risparmiare allo Stato italiano ogni anno cinque miliardi e mezzo di euro, al fronte di un contributo dell’amministrazione pubblica di poco più di 500 milioni di euro” e ricorda che “in Europa la libertà effettiva di educazione costituisce sostanzialmente la regola”. (R.B.)

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    La lettera del Patriarca Scola per la visita del Papa a Venezia

    ◊   Sarà diffusa domenica 21 novembre attraverso il settimanale 'Gente Veneta', la lettera con cui il Patriarca di Venezia Angelo Scola, annuncia la visita di Benedetto XVI ad Aquileia e Venezia per il 7 e l’8 maggio 2011. Un evento, scrive il presule, che “interpella non solo quanti frequentano le parrocchie, ma anche tutti gli uomini di buona volontà”. La lettera sarà un utile “strumento per i gruppi che si riuniscono in parrocchia, le associazioni e i movimenti in preparazione della visita del Papa”, ed è importante “che raggiunga tutti i cristiani del Patriarcato”, ha sottolineato il vescovo ausiliare, mons. Beniamino Bizziol. Dal 27 novembre, inoltre, e per ogni settimana fino alla visita prevista in maggio, il periodico 'Gente Veneta' curerà un inserto di quattro pagine dedicato ai passaggi salienti del Magistero del Pontefice, oltre ai contenuti, alle preghiere, alle riflessioni e alle informazioni logistiche riguardanti la visita. (R.B.)

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    Il presidente dell'Albania premia l’impegno di Santa Sede e Italia per i bambini albanesi

    ◊   In segno di riconoscenza per l’assistenza prestata a numerosi bambini albanesi, Bamir Topi, Presidente della Repubblica d’Albania, consegnerà domani una onorificenza all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. La cerimonia si svolgerà presso l’aula Salviati dell’Ospedale, a partire dalle 18.00. Grazie a un accordo, firmato lo scorso anno, sono già 23 i bambini, con problemi cardiaci, affetti da leucemie acute e bisognosi di terapie direttamente o indirettamente legate ai trapianti di midollo, che hanno beneficiato di cure presso il Bambino Gesù. Le onorificenze della Repubblica albanese saranno conferite al prof. Giuseppe Profiti, Presidente del Bambino Gesù, a Giuseppe De Simone, responsabile del Coordinamento delle missioni internazionali dell’Ospedale, a Domenico Crupi, direttore generale della Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, a Giovanna Leo, presidente dell’Associazione Peter Pan e al cardiochirurgo Vittorio Vanini. Tutto questo avverrà alla presenza di mons. Luigi Travaglino della Segreteria di Stato Vaticana, delegato ai rapporti con gli Stati; Rrok Logu, ambasciatore albanese presso la Santa Sede; Llesh Kola, Ambasciatore della Repubblica di Albania in Italia e del rappresentante kosovaro in Italia, Albert Prenda. (R.P.)

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    A 30 anni di distanza la Caritas italiana ricorda il terremoto in Irpinia

    ◊   A trent’anni dal devastante terremoto che il 23 novembre 1980 colpì la Basilicata e la Campania, in particolare l’area dell’Irpinia, la Caritas ricorda quei momenti drammatici e l’apporto di tanti volontari. “Ogni grande emergenza – osserva Caritas italiana, secondo quanto riferisce l’agenzia Sir - oltre al carico di morte e dolore, spesso fa emergere anche aspetti più amari, come povertà e situazioni di abbandono del territorio, malfunzionamento delle istituzioni”. La Caritas elenca alcuni dei tanti disastri degli ultimi anni: dalle recenti alluvioni in Veneto, Toscana, Campania, Calabria alle frane nel Messinese, fino al terremoto all’Aquila, nell’aprile dell’anno scorso. Il sisma in Irpinia interessò una vasta area, tra Campania e Basilicata; il bilancio complessivo fu di tremila morti, novemila feriti, 300mila senzatetto, 280 Comuni danneggiati, 36 paesi rasi al suolo. “A trent’anni di distanza – fa notare la Caritas - sono ancora aperte le ferite di quel minuto che ha seminato morte e distruzione, ma che ha anche generato una straordinaria solidarietà”. Per sottolineare l’importanza dei gemellaggi portati avanti tra le diocesi italiane e le parrocchie terremotate, in occasione dell’anniversario, in Campania saranno celebrate diverse Messe e si vivranno momenti commemorativi, con la partecipazione delle comunità. La Basilicata invece, ha ricordato l’evento lo scorso mercoledi, quando vescovi, autorità civili e locali e associazioni di volontariato hanno preso parte all’udienza del Santo Padre in piazza San Pietro a Roma. (C.P)

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    Chiesa romana di Santa Maria dei Miracoli: preghiera per separati e divorziati

    ◊   “Preghiamo con e per i separati e i divorziati”. L’iniziativa pastorale viene promossa nella chiesa di Santa Maria dei Miracoli, in piazza del Popolo, a Roma, dove ogni terzo sabato del mese si celebra una Messa, alle ore 19, con una speciale preghiera per le famiglie separate cristiane. Come spiega una nota d’invito alla celebrazione “nel numero sempre più crescente delle separazioni che ormai si registrano nelle nostre città, c'è un popolo di battezzati che ha bisogno delle nostre preghiere. Desideriamo per questo pregare, con loro e per loro, perché trovino la forza di non perdersi, di allontanare la tentazione del rancore, di coltivare il perdono e la serenità dei propri figli, la propria identità e la speranza di una nuova vita. E' un popolo fatto di uomini e di donne di tutte le età e condizioni sociali, fatto di famiglie divise e figli contesi. C'è chi ha deciso di rompere con una situazione insostenibile e chi invece la separazione o il divorzio li ha pienamente subìti. C'è chi ha ritrovato affetto e solidarietà in una nuova unione stabile, o chi ha scelto la fedeltà al sacramento, oppure chi è ancora alla ricerca della propria strada. C'è chi ha riscoperto Dio nel dolore, c'è chi non riesce a dormire pensando ai figli che non ha più accanto, o pensando a come far quadrare i conti. Ma separazione e divorzio colpiscono anche chi è coinvolto indirettamente: c'è chi vive l'apprensione e i mille problemi di una figlia separata, chi si rattrista per la solitudine di un fratello divorziato e chi non sa che fare di fronte al disgregarsi di una famiglia amica. E' una moltitudine talmente numerosa che solo il grande abbraccio di Dio può ospitare nella sua Chiesa, quella Chiesa a cui tutti apparteniamo grazie al Battesimo e che ci richiama alla solidarietà tra fratelli. Quale momento migliore della Santa Messa – spiega la nota - per unire e offrire al Signore le nostre preghiere?”. La Chiesa è comunque vicina ai separati e ai divorziati. Per il separato che ha scelto la fedeltà, – ricorda ancora la nota - Giovanni Paolo II, nella Familiaris Consortio indica che “La comunità ecclesiale deve più che mai sostenerlo; prodigargli stima, solidarietà, comprensione ed aiuto concreto in modo che gli sia possibile conservare la fedeltà anche nella difficile situazione in cui si trova; aiutarlo a coltivare l'esigenza del perdono propria dell'amore cristiano’. Per i divorziati risposati o conviventi, Benedetto XVI, afferma nella Sacramentum Caritatis che “I divorziati risposati (…) continuano ad appartenere alla Chiesa, che li segue con speciale attenzione”, invitandoli a “coltivare uno stile cristiano di vita attraverso la partecipazione alla Santa Messa, pur senza ricevere la Comunione, l'ascolto della Parola di Dio, l'Adorazione eucaristica, la preghiera, la partecipazione alla vita comunitaria”, incoraggiandoli poi a rafforzare la loro appartenenza alla Chiesa anche attraverso “il dialogo confidente con un sacerdote o un maestro di vita spirituale, la dedizione alla carità vissuta, le opere di penitenza, l'impegno educativo verso i figli.” (A cura di Roberta Gisotti)

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    24 Ore nel Mondo



    Berlino assicura “grande fiducia” a Dublino: con le riforme supererà la crisi

    ◊   Il governo tedesco ha espresso oggi “grande fiducia” nella capacità di Dublino di attuare le previste riforme per superare la crisi. “Il governo tedesco appoggia appieno le politiche del governo irlandese e ha grande fiducia nelle coraggiose politiche di riforma contenute nel piano quadriennale che verrà presentato all'inizio di dicembre”, ha detto il portavoce del governo, Steffen Seibert. Intanto, in un'intervista al quotidiano francese "Le Monde", il direttore del Fondo europeo di stabilità finanziaria (Efsf), Klaus Regling, fa sapere che la missione di Commissione europea, Bce e Fondo monetario internazionale in Irlanda durerà “circa due settimane, per analizzare la situazione, valutare i bisogni finanziari e identificare le riforme strutturali da operare”. L'Efsf, sottolinea Regling, interverrà solo “su mandato unanime dell'Eurogruppo". La situazione irlandese, sottolinea Regling, è “sotto controllo” dal punto di vista del bilancio pubblico, che “ha finanziamenti fino alla metà del 2011”, ma “è il settore bancario che penalizza il Paese, dopo lo scoppio della bolla immobiliare”.

    In Pakistan attentato senza vittime ad una moschea ahmadi
    Un commando armato ha aperto il fuoco vicino ad una moschea della minoranza musulmana ahmadi a Lahore (Pakistan nord-orientale) ma è stato messo in fuga dalla pronta reazione dei servizi di sicurezza senza che vi fossero vittime. Lo riferisce DawnNews Tv. Un portavoce della polizia ha reso noto che un gruppo di quattro o cinque uomini ha attaccato la moschea nel quartiere di Mughalpura con armi di piccolo calibro, impegnandosi in una sparatoria durata alcuni minuti, prima di fuggire. Minoranza all'interno del mondo islamico, gli ahmadi sono stati spesso perseguitati. In Pakistan nel maggio 2010 almeno 93 persone sono state uccise quando furono attaccate contemporaneamente a Lahore due moschee.

    Attentato a un alto ufficiale dei servizi segreti yemeniti
    Un alto ufficiale dei servizi segreti yemeniti è rimasto gravemente ferito oggi dopo essere stato pugnalato da due uomini in un quartiere della capitale Sanaa, non lontano dall'ambasciata americana. Lo hanno reso noto testimoni secondo i quali il colonnello Ibrahim Abbas è stato attaccato all'alba nel quartiere Saawan, nel nord est della città mentre si stava recando in moschea per la preghiera dell'alba. Gli aggressori lo hanno colpito con numerosi colpi del pugnale tradizionale curvo yemenita alla schiena e al collo, e il colonnello è stato ricoverato in uno stato definito “grave”. Al Qaeda, nata nella penisola arabica dalla fusione dei rami sauditi e yemenita della rete terroristica, in questi ultimi mesi ha moltiplicato gli attacchi contro le istituzioni nello Yemen.

    In Cisgiordania i coloni ebrei cercano di evitare la moratoria sugli insediamenti
    Uno sciopero generale è stato indetto per domenica in numerosi insediamenti in Cisgiordania in un primo atto di protesta contro il governo di Benyamin Netanyahu nella eventualità che esso accolga la richiesta statunitense per una nuova moratoria di tre mesi per rilanciare negoziati di pace con i palestinesi. Israele ha già osservato una moratoria di dieci mesi, che si è conclusa alla fine di settembre. Mentre Netanyahu attende ancora dai dirigenti americani alcuni chiarimenti sugli incentivi che Israele riceverebbe se accettasse un ulteriore congelamento dei progetti edili in Cisgiordania, il movimento dei coloni ha deciso di rompere gli indugi. Domenica dunque - secondo quanto ha riferito il presidente del Consiglio degli insediamenti Dany Dayan - nelle colonie cisgiordane resteranno chiusi gli uffici municipali e gli edifici scolastici, mentre a Gerusalemme sarà organizzata una manifestazione di protesta. Ieri Dayan ha partecipato a Tel Aviv ad un dibattito organizzato dal Centro Peres per la pace, in cui ha ribadito che le colonie in Cisgiordania “sono ormai un fatto compiuto”: non solo non saranno sgomberate, ma al contrario sono destinate ad estendersi anche in futuro. Malgrado il suo atteggiamento rigido, Dayan ha rivelato di aver ricevuto minacce anonime - presumibilmente da coloni estremisti - per aver accettato l'invito del Centro Peres, che è favorevole invece al ritiro da numerosi insediamenti per consentire la realizzazione di uno Stato palestinese indipendente.

    Calma in Madagascar dopo il tentato golpe
    Il governo del Madagascar ha chiesto alla popolazione di evacuare la zona del campo militare alla periferia della capitale Antananarivo che da due giorni è la base di un gruppo di ufficiali ammutinati. L'annuncio è stato fatto con un messaggio in televisione e alla radio. Ieri otto milioni di malgasci sono stati chiamati al voto per un referendum costituzionale e oggi malgrado una certa apparente calma la gente continua ad interrogarsi su quello che potrà accadere nelle prossime ore. Sembra che le forze filo-governative tengano sotto controllo la situazione e abbiano confinato i golpisti nella caserma di Bani nella base aero-navale di Ivato. Riguardo al referendum costituzionale di ieri, secondo le fonti contattate dall'Ansa i risultati del test elettorale saranno comunicati nei prossimi giorni, anche se si sta delineando una vittoria del sì, a favore di Andry Rajoelina, l'attuale presidente dell'autorità di transizione.

    Il procuratore capo del Tpi certo che Mladic e Hadzic saranno catturati entro il 2014
    Ratko Mladic e Goran Hadzic, gli ultimi due criminali di guerra serbi richiesti dalla giustizia internazionale, saranno sicuramente catturati entro il 2014, quando cesserà il mandato del Tribunale penale internazionale dell'Aja (Tpi). Di ciò si è detto convinto il procuratore capo del Tpi Serge Brammertz. Esprimendo un giudizio positivo sul lavoro degli inquirenti serbi impegnati nelle ricerche dei due fuggitivi, Brammertz - che nei giorni scorsi è stato in visita a Belgrado – ha tuttavia ribadito che “si deve e si può fare molto di piu”. “L'ipotesi principale è che Mladic sia in Serbia, dove è stato visto l'ultima volta nel 2006, anche se naturalmente non escludiamo altre opzioni”, ha affermato il magistrato, secondo il quale l'ex generale gode di forti appoggi tra i militari. “Dal momento che Mladic è un militare, vi sono ragioni di presumere che venga appoggiato e protetto da ambienti militari, anche se non dispongo di informazioni precise al riguardo”, ha detto. Ratko Mladic ex capo militare dei serbi di Bosnia, è accusato di genocidio e crimini contro l'umanità in primo luogo per l'assedio di Sarajevo e il massacro di 8 mila musulmani nel luglio 1995 a Srebrenica. Goran Hadzic, ex capo politico dei serbi di Croazia, è anch'gli ricercato con l'accusa di genocidio e crimini di guerra.

    In Ucraina le modifiche alla Costituzione cancellano l’ipotesi di elezioni a primavera
    La Corte Costituzionale ucraina ha approvato le modifiche apportate alla Costituzione in base alle quali il mandato del Parlamento è stato esteso di un anno, di fatto consentendo di indire le prossime elezioni nell'ottobre 2012 e non nella primavera del prossimo anno. Con questa decisione, la Corte ha dato ragione alla maggioranza parlamentare filo presidenziale. Il primo ottobre scorso la Corte costituzionale ha cancellato la riforma politica del 2004 che riduceva i poteri del presidente a vantaggio del premier e del Parlamento, riservando a quest'ultimo la nomina del primo ministro e della maggior parte dei ministri.

    In Nuova Zelanda preoccupazione per 33 minatori
    Sono 33 i minatori che risultano dispersi dopo un'esplosione avvenuta in una miniera di carbone in Nuova Zelanda. L'incidente è avvenuto nella miniera di Pike River Coal presso la costa orientale dell'isola del sud, a 50 km dalla cittadina di Greymouth, verso le 16.30 (le 4.30 di stamattina in Italia). I minatori registrati per il turno erano 35. Due sono riusciti a tornare alla luce e vengono ora sentiti da funzionari della compagnia per determinare la portata dell'incidente. La miniera produce carbone di alto grado per la produzione di acciaio, specie per il mercato indiano, ed è situata sul versante opposto della catena di Paparoa, rispetto alla miniera ora chiusa detta Strongman State, dove 19 minatori sono morti in un'esplosione nel 1968. Le operazioni a Pike River Coal sono state travagliate da ritardi, in particolare per il crollo di un pozzo di ventilazione quando stava per avviare la produzione. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 323

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