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Sommario del 14/11/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all'Angelus: la crisi economica si è aggiunta ad altri gravi squilibri. Decisivo il rilancio strategico dell'agricoltura
  • Il cardinale Bertone ai membri delle confraternite d’Italia: “La Chiesa ha bisogno di voi”
  • Il cardinale Péter Erdő al termine della Plenaria della Cultura: Internet diffonde molto del messaggio cristiano ma non può trasmettere tutta la ricchezza della fede
  • Oggi in Primo Piano

  • Primo discorso in pubblico di Aung San Suu Kyi dopo la liberazione: "c'è democrazia quando il popolo controlla il governo"
  • Soddisfazione della Comunità di Sant’Egidio dopo la risoluzione all’Onu per la moratoria delle esecuzioni capitali
  • Economia e relazioni con l'islam al centro del viaggio di Barack Obama in Asia
  • Nel mondo ancora centinaia di vittime per epidemie di colera e poliomelite
  • Oggi in Italia la Giornata del Ringraziamento per i frutti della terra e del lavoro dell’uomo
  • Chiesa e Società

  • A Milano ieri sera la Veglia per la vita nascente in occasione della vigilia dell’Avvento
  • Brasile. Il cardinale Scherer: “Riscoprire la parrocchia come base della Chiesa”
  • I feriti iracheni sono arrivati a Roma. La testimonianza di un sacerdote
  • Il plauso dell’Acnur alla Dichiarazione di Brasilia sugli apolidi: “Un successo per l’America Latina”
  • In Europa una nuova campagna contro lo sfruttamento sessuale dei minori
  • Al via domani l’assemblea provinciale dei Missionari Oblati al Carmelo Sassone di Ciampino
  • Martedì al Policlinico Gemelli il convegno nazionale dell’Aigoc
  • Francia. In uscita tre volumi della collana “Guide al patrimonio cristiano”
  • A Palermo torna il Premio internazionale don Pino Puglisi
  • 24 Ore nel Mondo

  • La famiglia della donna condannata a morte per blasfemia presenta ricorso. Il vescovo di Faisalabad assicura l'impegno della Chiesa
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all'Angelus: la crisi economica si è aggiunta ad altri gravi squilibri. Decisivo il rilancio strategico dell'agricoltura

    ◊   All’Angelus Benedetto XVI si è soffermato sulla crisi economica globale. Tale situazione - ha detto il Santo Padre - è un "sintomo acuto" che si è aggiunto ad altri gravi squilibri. In questo quadro - ha aggiunto il Papa - appare decisivo un rilancio strategico dell’agricoltura. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Il Papa ha ricordato “l’importanza del lavoro per la vita dell’uomo”, aspetto richiamato dalla Giornata del Ringraziamento per i frutti della terra che si celebra oggi in Italia e dalle parole di San Paolo nella seconda lettura dell’odierna liturgia. Al lavoro è strettamente legato lo scenario economico e l’attuale crisi globale in atto – ha osservato il Papa – va presa in tutta la sua serietà:

    “Essa ha numerose cause e manda un forte richiamo ad una revisione profonda del modello di sviluppo economico globale (cfr Enc. Caritas in veritate, 21). E’ un sintomo acuto che si è aggiunto ad altri ben più gravi e già ben conosciuti, quali il perdurare dello squilibrio tra ricchezza e povertà, lo scandalo della fame, l’emergenza ecologica e, ormai anch’esso generale, il problema della disoccupazione”.

    In questo quadro – ha aggiunto Benedetto XVI - appare decisivo un rilancio strategico dell’agricoltura:

    “Infatti, il processo di industrializzazione talvolta ha messo in ombra il settore agricolo, che, pur traendo a sua volta beneficio dalle conoscenze e dalle tecniche moderne, ha comunque perso di importanza, con notevoli conseguenze anche sul piano culturale. Mi pare il momento per un richiamo a rivalutare l’agricoltura non in senso nostalgico, ma come risorsa indispensabile per il futuro”.

    Il modello economico globale – ha quindi spiegato il Santo Pare - è oggi minato da preoccupanti ‘alleanze’:

    “Nell’attuale situazione economica, la tentazione per le economie più dinamiche è quella di rincorrere alleanze vantaggiose che, tuttavia, possono risultare gravose per altri Stati più poveri, prolungando situazioni di povertà estrema di masse di uomini e donne e prosciugando le risorse naturali della Terra, affidata da Dio Creatore all’uomo – come dice la Genesi – affinché la coltivi e la custodisca (cfr 2,15). Inoltre, malgrado la crisi, consta ancora che in Paesi di antica industrializzazione si incentivino stili di vita improntati ad un consumo insostenibile, che risultano anche dannosi per l’ambiente e per i poveri”.

    L’agricoltura tesa al bene comune – ha poi ricordato il Pontefice - può portare alla costruzione di un nuovo modello di sviluppo economico globale:

    “Occorre puntare, allora, in modo veramente concertato, su un nuovo equilibro tra agricoltura, industria e servizi, perché lo sviluppo sia sostenibile, a nessuno manchino il pane e il lavoro, e l’aria, l’acqua e le altre risorse primarie siano preservate come beni universali (cfr Enc. Caritas in veritate, 27)”.

    Il lavoro agricolo – ha quindi affermato il Papa - deve fondarsi su principi etici e su corretti stili di vita:

    “E’ fondamentale per questo coltivare e diffondere una chiara consapevolezza etica, all’altezza delle sfide più complesse del tempo presente; educarsi tutti ad un consumo più saggio e responsabile; promuovere la responsabilità personale insieme con la dimensione sociale delle attività rurali, fondate su valori perenni, quali l’accoglienza, la solidarietà, la condivisione della fatica nel lavoro”.

    E non pochi giovani hanno già scelto la strada del lavoro agricolo:

    "Anche diversi laureati tornano a dedicarsi all’impresa agricola, sentendo di rispondere così non solo ad un bisogno personale e familiare, ma anche ad un segno dei tempi, ad una sensibilità concreta per il bene comune”.

    Dopo l’Angelus il Santo Padre ha rinnovato la propria vicinanza alle popolazioni di Haiti, che, a causa del terribile terremoto del gennaio scorso, soffrono ora per una grave epidemia di colera. Ha quindi rivolto il proprio appello alla Comunità internazionale “affinché aiuti generosamente quelle popolazioni”. Benedetto XVI ha poi sottolineato che la Chiesa in Polonia prega oggi per tutti i fratelli e le sorelle che soffrono a causa del Vangelo. Il Pontefice ha inoltre ricordato che sabato 27 novembre nella Basilica di San Pietro, presiederà i Primi Vespri della Prima Domenica di Avvento e una veglia di preghiera per la vita nascente. Il Papa ha quindi salutato gli iracheni presenti in piazza San Pietro e invocato “il dono della pace per l’Iraq”. Il Pontefice ha infine salutato le numerose Confraternite che hanno partecipato stamani alla Santa Messa presieduta dal segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone.


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    Il cardinale Bertone ai membri delle confraternite d’Italia: “La Chiesa ha bisogno di voi”

    ◊   Un’esortazione a rimanere uniti nella carità di Cristo, “segno distintivo della carità cristiana”: così il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, si è rivolto ai rappresentanti delle confraternite che hanno partecipato questa mattina in San Pietro alla Messa per il 10.mo anniversario della nascita della Confederazione delle Confraternite d’Italia, in occasione del 19.mo cammino di fraternità che si svolge proprio a Roma. Il servizio di Roberta Barbi:

    “La Chiesa in Italia ha bisogno anche di voi, per far giungere l’annuncio del Vangelo della carità a tutti”. Il cardinale Bertone ha ricordato le parole che Benedetto XVI rivolse tre anni fa ai rappresentanti delle Confraternite italiane riuniti anche allora in piazza San Pietro. È un’esortazione rivolta ai laici come ai sacerdoti, che la Chiesa incoraggia nel quotidiano compito di annunciare Cristo, pur nella consapevolezza delle difficoltà che caratterizzano i tempi moderni.

    “L’impegno di vivere il Vangelo oggi è un impegno faticoso e difficile, perché la lotta fra il bene e il male, prima di tutto dentro di noi ed è forte, in un mondo che sembra aver smarrito il senso di Dio e della sua Legge. È per questo occorre alimentare continuamente la nostra fede con la Parola di Dio e i Sacramenti, mettendo al centro della nostra vita e della vita delle nostre famiglie l’Eucaristia”.

    Anche l’esperienza di laici e religiosi all’interno delle Confraternite va dunque rinnovata mediante il cammino spirituale, mediante l’accostamento a Gesù Eucaristia e alla Parola di Dio che è “eterna e fedele”. Lo ricorda oggi il Vangelo di Luca, in cui Gesù invita i discepoli a rendersi conto che tutto, anche il Tempio di Gerusalemme con le sue bellezze, passa, a differenza della Parola di Dio: “una Parola che si è fatta carne, ‘sposando’ la nostra fragilità per rivelare ciò che non passa: l’Amore di Dio”.

    “Il nostro Dio è un Dio d’amore, che vuole la salvezza di tutti gli uomini. Egli, però, non vuole salvare il mondo senza la nostra collaborazione, senza il nostro contributo positivo, e perciò stringe un’alleanza, un patto di fedeltà con il suo popolo. A chi rimane legato a Lui e cammina nella retta via, Dio promette il sorgere del sole della giustizia e della Verità”.

    L’amore di Dio verso gli uomini è esempio di quell’amore di cui gli uomini devono fare dono, nella loro missione, soprattutto agli ammalati, agli anziani e ai più indifesi, come ha evidenziato il Pontefice nell’enciclica Deus Caritas est, una guida per tutti i fedeli e quindi per i membri delle Confraternite, affinché l’amore gratuito e disinteressato trovi continuo spazio nella vita di ognuno. Già Papa Giovanni Paolo II, nell’esortazione post-sinodale Christifideles laici del 1988, aveva individuato “cinque criteri di ecclesialità” utili per riscoprire la propria identità di laici impegnati all’interno della Chiesa: “Il primato della vocazione di ogni cristiano alla Santità in ogni condizione; la confessione di tutta la fede cattolica; la comunione con il vescovo e con tutte le altre realtà ecclesiali; la conformità e la partecipazione al fine apostolico della Chiesa e l’impegno a essere ‘sale’ e ‘lievito’ nella realtà umana”.

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    Il cardinale Péter Erdő al termine della Plenaria della Cultura: Internet diffonde molto del messaggio cristiano ma non può trasmettere tutta la ricchezza della fede

    ◊   Parlare di comunicazione e di linguaggio per i credenti significa “avvicinarsi al mistero stesso di Dio che, nella sua bontà e sapienza, ha voluto rivelarsi e manifestare la sua volontà agli uomini”. Lo ha ricordato Benedetto XVI incontrando ieri i partecipanti all’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura, dedicata proprio al tema ‘Cultura della comunicazione e nuovi linguaggi’. Ma verso quali modalità e strumenti comunicativi, in particolare, è stato posto l’accento dai partecipanti all’Assemblea? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto al cardinale Péter Erdő, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (Ccee) e membro del Pontificio Consiglio della Cultura:

    R. - L’accento è stato posto sull’importanza della molteplicità dei linguaggi e sul nostro dovere di trasmettere il buon messaggio, usando tutte le possibilità che l’umanità ha prodotto, produce o produrrà nella sua storia. E’ stata posta l’attenzione sull’importanza delle diverse forme di comunicazione, dei diversi linguaggi, come il cinema, la musica e molti altri. Ma è sempre emerso Internet, perché la trasformazione fondamentale del linguaggio si riscontra in questo ambito.

    D. – Dunque è stato approfondito il rapporto tra Chiesa e internet. Quali le istruzioni per l’uso di questo mezzo di comunicazione?

    R. – Certamente attraverso Internet, usando le tecniche migliori e le strategie migliori, si può diffondere molto del messaggio del Vangelo. Si può forse correggere anche quel “caos” che si trova nei cervelli riguardo alla religione, alla Bibbia, al rapporto tra scienza e fede … Però dobbiamo sapere anche che tutto il messaggio cristiano non si può trasmettere attraverso Internet, attraverso programmi di tre minuti o attraverso uno spot.

    D. – Quali, in particolare, sono i limiti e i rischi del mondo di Internet?

    R. - Ci sono degli “schemi” diffusi attraverso Internet. Tra questi, la tensione tra scienza e fede oppure le calunnie sulla Chiesa, sulla storia della Chiesa. E’ possibile, però, riuscire a fare chiarezza utilizzando gli stessi metodi, lavorando su Internet. Ma è impossibile trasmettere tutta la ricchezza della nostra fede attraverso Internet. Ed è anche impossibile stabilire contatti personali se usiamo esclusivamente Internet: le corrispondenze interpersonali, che poi non sono veramente personali, non sostituiscono la reale vita comunitaria che appartiene anche all’esistenza cristiana.

    D. – Quali norme e codici di comunicazione deve seguire la Chiesa per trasmettere il messaggio del Vangelo all’uomo contemporaneo?

    R. – La Chiesa, come sempre, deve parlare contemporaneamente diverse lingue, ma deve conservare anche la cultura della parola, della scrittura, dell’argomentazione logica. La Chiesa deve, anzi, approfondire e sviluppare queste forme - come ha fatto sempre nella sua storia - usando con piena convinzione e forza, anche le nuove possibilità. Ma deve sempre tenere presenti, però, i limiti connessi con la natura di questo tipo di comunicazione.(bf)

    Tra i partecipanti all’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura anche Enzo Bianchi, priore della comunità di Bose, che nel suo intervento dedicato alla ‘comunicazione mistagogica’ ha sottolineato il rischio di una separazione tra comunicazione e comunione. Fabio Colagrande lo ha intervistato:

    R. – Se la comunicazione mistagogica - cioè questa comunicazione, come indica il termine, che ci porta al mistero – avviene davvero o ci fa comunicare con Dio e ci fa comunicare con gli uomini, allora ci porta alla comunione. In caso contrario credo sia una contraddizione. Non ci può essere all’interno della Chiesa una relazione che non sia comunicativa e che non porti alla comunione.

    D. – Questo, a volte, si verifica oggi?

    R. – Quando noi trasformiamo, ad esempio, la comunicazione della buona notizia in cattiva comunicazione, quando noi finiamo per impedire di ascoltare davvero ciò che il Signore dice. A volte si verifica che magari finiamo per dire ciò che noi vogliamo dire e non creiamo comunione tra Dio e l’umanità, tra il Signore e il credente, e non la creiamo neanche tra gli uomini.

    D. – Ed un altro rischio che lei ha sottolineato è quello di fare troppa retorica sul concetto di bellezza anche quando, ad esempio, si parla di liturgia...

    R. – Io credo che oggi si parli in maniera troppo retorica della bellezza. Capisco che la parola sia molto evocativa. Forse, oggi, si ha anche la capacità di dirla e si ha meno pudore. Però la bellezza ha uno statuto particolare. Di per sé la bellezza è un enigma ed è anche ambigua. Può essere una bellezza che ci porta all’idolatria o che ci porta a scoprire Dio. Quindi ci vuole una grande educazione, una grande disciplina, una grande ascesi degli uomini, dei credenti, per capire qual è la bellezza che ci rivela Dio.

    D. – Cosa fa bella una liturgia?

    R. – Soprattutto se una liturgia ha la capacità di mostrare che Gesù Cristo è presente e la celebra. (ap)

    Le difficoltà del linguaggio ecclesiale di comunicare il senso profondo e la bellezza dell’esperienza di fede è stata più volte ricordata nel corso della Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura. Durante l’Assemblea è stato anche analizzato, tra i vari linguaggi della modernità, quello cinematografico. Su questa forma di comunicazione ascoltiamo, al microfono di Fabio Colagrande, il regista polacco Krzysztof Zanussi, consultore del dicastero:

    R. – Nella comunicazione sociale, oggi, l’audiovisivo è predominante ed è molto più importante della parola stampata. Ed infatti la laicizzazione del mondo si è compiuta attraverso la parola stampata. Non c’è una ragione sentimentale per lamentare che la parola stampata, la parola scritta adesso passi in secondo piano. Forse è un fatto positivo perché il linguaggio audiovisivo è un linguaggio molto più intuitivo e forse un'intuizione religiosa – l’intuizione del mistero, l’intuizione del sacro – si trasmette tramite audiovisivo in modo più organico che tramite la parola.

    D. – A volte, però, c’è l’impressione che ci sia una certa incapacità da parte del mondo cattolico di saper usare questi mezzi …

    R. – Questo, sicuramente, è un grande difetto. E’ vero che c’è una certa inerzia, che forse è anche positiva - i tempi della Chiesa sono lunghi - ma è necessario anche conoscere e comprendere questo linguaggio perché i credenti lo usano ogni giorno.(ap)

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    Oggi in Primo Piano



    Primo discorso in pubblico di Aung San Suu Kyi dopo la liberazione: "c'è democrazia quando il popolo controlla il governo"

    ◊   Primo discorso in pubblico di Aung San Suu Kyi, la leader dell’opposizione birmana, liberata ieri dalla giunta militare, dopo aver trascorso circa 16 anni agli arresti domiciliari. Un nuovo bagno di folla davanti la sede del suo partito, la Lega nazionale per la democrazia, mentre la premio nobel per la pace, ha esortato la popolazione a non perdere la speranza ricordando che "c'è vera democrazia solo quando il popolo controlla il governo". Il servizio di Cecilia Seppia:

    "Non c’è ragione di perdere la speranza. Non vi smarrite". 16 anni di reclusione tra carcere arresti domiciliari e celle di isolamento non hanno fermato Aung San Suu Kyi che il giorno dopo la sua liberazione, davanti la sede ormai fatiscente del suo partito, alza la voce per dire che non c’è democrazia senza libertà di espressione. Ad attendere le sue parole ancora migliaia di persone, ma anche una trentina di ambasciatori asiatici e occidentali ansiosi di parlare con lei. Di nuovo leader politica, di nuovo in grado di lottare per i diritti umani. “Anche se penso di sapere cosa volete - ha cominciato la Premio Nobel per la pace- vi chiedo di essere voi stessi a dirmelo. Insieme, decideremo quello che vogliamo, e per ottenerlo dobbiamo agire nel modo giusto”. tra i capelli, ha poi esortato la folla a non spegnere il coraggio a non far morire la speranza. "C'è democrazia quando il popolo controlla il governo- ha affermato - e accetterò che il popolo mi controlli". L'icona della dissidenza birmana fa sapere di aver bisogno della sua gente e assicura di non temere le responsabilità, e di essere pronta a lavorare per migliorare il livello di vita in Birmania. Non credo che l'influenza e l'autorità di una sola persona possano far progredire un Paese, né assicurare la democrazia- ha affermato, chiedendo: "Se il mio popolo non è libero, come potete dire che io sono libera? Nessuno di noi lo è”. Una volontà di ferro in questa donna all’apparenza fragile. Ma le sue parole sono senza vendetta, senza rivendicazioni né rabbia per la prigionia degli ultimi 16 anni. Anzi, tranquillizza tutti dicendo che sono stati anni duri, ma gli ufficiali della sicurezza l’hanno trattata bene. Quindi l’appello decisivo alle nazioni occidentali a quelle orientali, perché aiutino il Myanmar: "La lotta per la democrazia-conclude_ deve partire unita, coerente e lucida".

    La notizia della liberazione di Aung San Suu Kyi è stata accolta con gioia in tutto il mondo. Il presidente statunitense, Barack Obama, ha dichiarato che è stata liberata un’eroina e ha rivoto un appello al governo del Paese asiatico affinché siano rilasciati tutti i prigionieri politici. Soddisfazione dal governo di New Dehli che afferma: è un primo importante passo verso la riconciliazione e il cambiamento. Per un commento sulla liberazione di Aung San Suu Kyi, Eugenio Bonanata ha intervistato Anna Violante, coordinatrice in Italia per il Myanmar di Amnesty International:

    R. - Il valore della liberazione di Aung San Suu Kyi è per la popolazione birmana certamente una grande cosa. E' una grande cosa non tanto per la fiducia che possono ora riporre nella mossa del governo. Le autorità politiche del Paese hanno sicuramente fatto una mossa di tipo opportunistico poiché, liberando Aung San Suu Kyi, la comunità internazionale allenta la morsa intorno alla giunta e alle violazioni dei diritti umani. Ci si occupa quindi meno di tutte le violazioni che rimangono. Ma essendo Aung San Suu Kyi - figlia di Aung San, eroe nazionale del Paese - il più grande simbolo della Birmania ed essendo il simbolo di una forza d’animo spaventosa, la sua stessa liberazione ha un valore simbolico molto potente per la popolazione birmana. Aung San Suu Kyi, inoltre, non intende mollare la lotta per la democrazia. E questo, certamente, è molto importante!

    D. - La liberazione di Aung San Suu Kyi non deve far dimenticare che nel Paese vi sono altri prigionieri politici…

    R. - Nel Paese vi sono 2.200 prigionieri politici, che oltretutto nel 99,9 per cento dei casi sono prigionieri di coscienza. Sono in prigione unicamente per aver espresso le proprie idee. Sono, tra l’altro, condannati a pene gravissime che vanno dai 60 ai 90 anni di prigione in base a leggi molto vaghe e interpretabili arbitrariamente. Non dimentichiamoci che in prima istanza sono stati arrestati ingiustamente, come del resto la stessa Aung San Suu Kyi.

    D. - Bisogna quindi continuare con la pressione sulla giunta militare al potere...

    R. - Bisogna sicuramente continuare con la pressione sulla giunta militare al potere. Bisogna anche continuare con la pressione sui Paesi dell’Asean, così come sulla Cina, sull’India e sulla Thailandia che sono gli Stati che, più di tutti gli altri, hanno interessi economici nel Paese.

    D. - Questi Paesi potrebbero fare molto di più rispetto all’Occidente?

    R. - Potrebbero fare molto di più rispetto all’Occidente anche perché le sanzioni dell’Occidente sono sanzioni che riguardano il commercio del legname, delle pietre preziose e non toccano - ad esempio - lo sfruttamento dell’energia. Sappiamo, inoltre, che le compagnie di assicurazioni hanno le loro agenzie in Birmania, e che non sono assolutamente toccate. (mg)

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    Soddisfazione della Comunità di Sant’Egidio dopo la risoluzione all’Onu per la moratoria delle esecuzioni capitali

    ◊   La terza commissione dell’Assemblea Generale dell’Onu ha approvato, nei giorni scorsi, una nuova Risoluzione per una moratoria universale della pena di morte, in vista di una piena abolizione. Ci sono stati passi in avanti rispetto alla Risoluzione precedente e tra i 107 voti favorevoli ci sono anche quelli di Mongolia e Maldive. E’ cresciuto poi il fronte dei Paesi che si sono astenuti, tra cui Thailandia, Tanzania, Vietnam. Hanno invece votato contro il congelamento delle esecuzioni capitali 38 Stati, tra cui Cina, Stati Uniti, Bahamas, Egitto e Singapore. La Comunità di Sant’Egidio, da anni in prima linea contro la pena di morte, sottolinea che si è trattato di un lavoro intenso, svolto non solo al Palazzo di Vetro di New York, sede delle Nazioni Unite. Ascoltiamo Mario Marazziti, portavoce di Sant’Egidio, intervistato da Francesca Sabatinelli:

    R. - La pena di morte sta effettivamente diventando più “piccola”! Abbiamo ora anche Mongolia e Maldive, due Stati in cui interveniamo e in cui siamo intervenuti direttamente. C’è poi l’aumento delle astensioni: la riduzione cioè di voti contrari, che sono diventati astensioni. In questo momento penso alla Guinea Conakry o al Niger che non era in sala. Si tratta di due Paesi che hanno la pena di morte e con i quali abbiamo lavorato intensamente per creare un percorso di pace preventiva, per uscire dalla dittatura e da situazioni di colpi di Stati. Al riguardo, due sono state le iniziative della Comunità di Sant’Egidio, negli ultimi mesi, in questi due Paesi. Io direi che la pena di morta sta diventando veramente più “piccola”!

    D. - Mario Marazziti, voi non dimenticate come l’Europa abbia giocato un grande ruolo. Quale è il suo ruolo?

    R. - L’Europa ha il ruolo stabile, solido del grande motore di questa Risoluzione che, però, fa un passo indietro: ci sono dieci Paesi - due per Continente - che sono stati la task force. L’Europa era dentro la task force senza un ruolo di protagonismo eccessivo, ma in realtà facendo questo lavoro - Paese per Paese - con grande forza e con grande convinzione. Io direi che questa è l’Europa che preferiamo: quella che trova una posizione unitaria, lavora con serietà, crea una politica estera comune e non ha bisogno di tante etichette.

    D. - Le esecuzioni negli Stati Uniti e in Cina, le vicende come quella di Sakineh in Iran o come quella della donna pachistana cristiana condannata a morte per blasfemia sono sotto gli occhi di tutti …

    R. - La pena di morte non è “finita”. C’è una grande battaglia culturale di civiltà e politica: oggi non è più una questione solo di giustizia o di affari interni ai singoli Paesi. E’ una questione di diritti umani. Questo è quello che cambia con la Risoluzione dell’Onu, che la definisce una questione di interesse generale. Noi dobbiamo lavorare affinché si capisca che la libertà religiosa rappresenta un guadagno per tutti. Io non credo che ci sarà l’esecuzione di Asia Bibi in Pakistan per questo presunto reato di blasfemia in un Paese dove non c’è mai stato un’esecuzione per questo reato. Ma il solo fatto che sia stata comminata è un problema grave e noi dobbiamo aiutare il Pakistan ad essere libero da questi estremisti. D’altra parte, il Pakistan ha recentemente commutato 7.000 sentenze capitali e quindi crediamo di trovare ascolto. Per quanto riguarda poi il caso di Sakineh, si tratta di un caso clamoroso di ingiustizia ed anche un caso clamoroso perché tocca quello che fa orrore, la lapidazione… Sakineh e Asia Bibi vanno salvate, ma va anche fermata la pena di morte in tutto il mondo!(mg)

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    Economia e relazioni con l'islam al centro del viaggio di Barack Obama in Asia

    ◊   Si conclude oggi il viaggio in Asia del presidente statunitense Barack Obama, che in 10 giorni ha fatto tappa in India, Indonesia, Sud Corea e Giappone. Una trasferta segnata anche da due importanti vertici: il G20 di Seul in Corea del Sud e il summit Asia-Pacifico di Yokohama, in Giappone. Quale dunque il bilancio di questa missione? Linda Giannattasio lo ha chiesto a Nico Perrone, docente di Storia americana presso l’Università di Bari:

    R. – Le intenzioni di Obama, attraverso questo viaggio in Asia, erano quelle di rimediare, di trovare dei punti di appoggio, di trovare degli aiuti, ma mi sembra che - tutto sommato - abbia riscontrato una certa freddezza o, comunque, una scarsa possibilità di farsi carico di una crisi finanziario-economica, che è tutta americana.

    D. – Centrale anche la tappa in Indonesia. Obama ha visitato la principale moschea di Jakarta e ha dichiarato che gli Stati Uniti sono sulla buona strada per il miglioramento dei loro rapporti con i Paesi musulmani. E’ così?

    R. – Questo è vero, perché la carta dei rapporti con i Paesi musulmani è stata giocata molto bene da Obama, anche se è una carta che presenta dei rischi all’interno degli Stati Uniti. I musulmani in America esistono e sono una forza, ma ci sono anche delle forze che vanno assolutamente in direzione opposta. Pensiamo, per esempio, ai neocon che stanno giocando le loro carte in vista delle nuove elezioni. Quindi sono questi i conti complessi che Obama deve fare. Si tratta di conti interni e internazionali.

    D. – Al centro della missione del presidente americano, anche i rapporti con Pechino. Obama è tornato a ripetere come la Cina, continuando a perseguire il suo sviluppo economico straordinario, debba però seguire le regole...

    R. – Le regole finora le ha fissate l’America. Pretendere che in tutto il mondo continuino a rispettare le regole fissate dall’America è molto problematico, specialmente nel momento in cui l’America si trova in una crisi tremenda e ha anzi bisogno dell’aiuto degli altri.

    D. – Tra le tappe significative anche Mumbai. Quali sono i rapporti tra gli Stati Uniti e questo grande Paese in via di sviluppo che è l’India?

    R. – I rapporti sono di antica data, non soltanto con l’America, ma anche con l’Occidente. Obama, probabilmente, in India riuscirà ad avere un successo considerevole dal punto di vista politico e anche dal punto di vista economico. Ma l’India non basta: l’Asia è molto vasta! Bisogna tenere in considerazione anche altri problemi, che sono assai complessi. In Asia, complessivamente, accordi importanti non ce ne sono stati, passi avanti importanti non ce ne sono stati. Si sono invece registrati dissensi. Dal punto di vista della politica estera, questo viaggio in Asia non mi sembra sia stato un successo!(ap)

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    Nel mondo ancora centinaia di vittime per epidemie di colera e poliomelite

    ◊   Resta forte la preoccupazione ad Haiti, dopo il terremoto del gennaio scorso, per la propagazione di un’epidemia di colera che ha causato, finora, 583 morti e oltre 9000 contagi. Il Papa stamani, dopo l'Angelus, ha rinnovato la propria vicinanza alla popolazione del Paese caraibico e incoraggiato "tutti coloro che si stanno prodigando per questa nuova emergenza". Nel sud del Congo Brazzaville un altra piaga, la poliomielite, ha provocato inoltre la morte di almeno 78 persone. Sui rischi legati alla propagazione nel mondo di queste patologie, che sembravano sotto controllo, Giancarlo La Vella ha intervistato Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università Statale di Milano:

    R. – Ci sono patologie nuove ma patologie emergenti o riemergenti. Le condizioni ambientali, le condizioni sociali, possono essere determinanti nella diffusione di una certa patologia. Ci vuole uno sforzo collegato a livello sia delle istituzioni delle ricerche ma anche dei singoli cittadini nell’ambito di una responsabilità personale. Patologie vecchie come il colera o la polio - semplicemente per condizioni sociali difficili o, per esempio, per una paura rispetto ad una vaccinazione che quindi non viene eseguita – si diffondono nuovamente. Le patologie infettive dopo la prima emergenza e dopo i primi danni, in qualsiasi situazione di disastri ambientali, sono poi ciò che si teme quando il livello di igiene e la possibilità di disporre di acqua potabile vengono a mancare.

    D. – Alla base di ogni prevenzione c’è proprio l’igiene. Questo non fa apparire ancora più stridente nella nostra epoca il diffondersi di queste malattie?

    R. – Spesso e volentieri sappiamo cosa fare ma non lo usiamo o ne riteniamo l’utilizzo - anche nei nostri ambienti - superficiale, inutile e noioso. Frigorifero e acqua potabile devono essere, purtroppo, ancora portate in alcune parti del mondo che ne sono prive o non hanno questa possibilità di usufruirne.

    D. - Appare ancora più strettamente legata la situazione pandemica con la povertà. In questo senso, la comunità internazionale ha dei doveri specifici …

    R. – Sicuramente la povertà e la condizione di ignoranza, di non conoscenza, di non informazione, sono l’elemento determinante. Poi, appunto, la fornitura di alimenti adeguati e di acqua potabile è un elemento tecnologico e una capacità organizzativa essenziale in ogni territorio.(mg)

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    Oggi in Italia la Giornata del Ringraziamento per i frutti della terra e del lavoro dell’uomo

    ◊   Si celebra oggi in Italia la Giornata del Ringraziamento sul tema tratto dal salmo 144 "Tu apri la tua mano e sazi il desiderio di ogni vivente". La Giornata, come ha ricordato stamani anche Benedetto XVI all'Angelus, cade tradizionalmente in Italia in questa seconda domenica di novembre “come azione di grazie a Dio al termine della stagione dei raccolti”. “E’ fondamentale – si legge poi nel messaggio dei vescovi italiani – che anche il lavoro agricolo e rurale si caratterizzi per una rinnovata e chiara consapevolezza etica”, affinché emerga la “dimensione sociale dell’agricoltura, fondata sui valori perenni” dell’accoglienza e della solidarietà. Sulla Giornata, Paolo Ondarza ha intervistato mons. Angelo Casile, direttore dell’Ufficio Nazionale Cei per i problemi sociali e il lavoro:

    R. - Sono già 60 anni che la Chiesa, insieme alle Associazioni, celebra questa Giornata per ringraziare Dio per i frutti della terra e del lavoro dell’uomo. Queste sono le parole che ogni sacerdote eleva a Dio nell’Atto dell’Offertorio: è bello coniugare sempre questa attenzione tra il mondo agricolo rurale e Eucaristia. Il messaggio di quest’anno "Tu apri la tua mano e sazi il desiderio di ogni vivente" ci dice che è da Dio che noi otteniamo la giusta provvidenza per ogni giorno e soprattutto è da Dio che impariamo anche l’arte di essere giusti.

    D. - Quest’anno, in particolare, la Giornata si concentra sui problemi che il mondo rurale sta vivendo, acuiti dal protrarsi della crisi economica…

    R. - Sì, problemi legati anche allo sfruttamento dei terreni, alle eco-mafie, allo sfruttamento del lavoro delle persone immigrate.

    D. - Nel messaggio si sottolinea che in questo tempo di crisi un segnale positivo è rappresentato dal ritorno all’impresa agricola di giovani laureati…

    R. - Sempre più assistiamo a questo fenomeno: giovani laureati lasciano il lavoro che avevano pensato o la professione che avevano pensato per loro e tornano con consapevolezza a coltivare le terre, magari appartenute ai loro familiari. Questo lo fanno anche con una marcia in più, perché gli studi che hanno fatto riescono ad influire positivamente sul loro impegno e sul loro lavoro. Penso, ad esempio, al Progetto Policoro, promosso dalla Conferenza episcopale: tanti giovani, utilizzando anche terreni confiscati magari alla mafia, riescono a mettere in piedi delle cooperative che testimoniano che il cambiamento è possibile.

    D. - Proprio le cooperative agricole - si legge nel messaggio - “rappresentano un segno di speranza e sono un dono grande per la costruzione di un modello economico ispirato ai principi etici” …

    R. - Sempre più si apprende che con il peggiorare della crisi, quelle imprese che hanno basato le proprie scelte sui valori della Chiesa - quindi attenzione al territorio, attenzione alle persone, attenzione ad una economia reale e non fatta di speculazioni - stanno superando la crisi senza avere conseguenze particolari. Questo stile di attenzione alle cose piccole ma essenziali, permette loro di non fare un passo superiore alle loro capacità e quindi non risultano soggetti agli effetti della crisi. (mg)

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    Chiesa e Società



    A Milano ieri sera la Veglia per la vita nascente in occasione della vigilia dell’Avvento

    ◊   Per la vigilia della prima domenica d’Avvento secondo il rito ambrosiano, l’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, ha presieduto ieri sera in Duomo una solenne Eucaristia. Il porporato, raccogliendo l’invito di Papa Benedetto XVI, in occasione dell’inizio del nuovo Anno Liturgico ha guidato una Veglia per la vita nascente per ringraziare il Signore e invocarne la protezione “su ogni essere umano chiamato all’esistenza”. È stata la celebrazione di un nuovo inizio, dunque, e “ogni inizio porta con sé una grazia particolare – ha esordito l’arcivescovo - il mistero grande e affascinante del Dio che si fa uno di noi”. “È proprio l’Incarnazione a rivelarci con luce intensissima e in modo sorprendente che ogni vita ha una dignità altissima, incomparabile, quasi infinita”, ha detto ancora, mettendo in relazione l’inizio dell’Anno Liturgico e la celebrazione, prossima, della nascita di Gesù, con il tema voluto dal Pontefice. “Tutto ciò che è contrario alla vita sarà sconfitto; a esistere e a rimanere per sempre, sarà soltanto la vita”. Il cardinale, arrivando alla gioia della Resurrezione di Cristo, ricorda, quindi, qual è il destino di ogni vita umana, cioè essere chiamata non a morire, ma a risorgere: “Ogni momento della nostra vicenda personale, come pure della storia dell’umanità, può diventare o momento di morte, ossia chiusura egoistica verso gli altri e verso Dio, o momento di vita, se vissuto per amore, come dono di sé a Dio e ai fratelli”. La Resurrezione di Cristo, dunque, non è solo “speranza nel domani meraviglioso” che Dio ha preparato per noi dopo la morte, ma è “presenza, perché nella fede e nella vita stessa vi è anticipazione invisibile, ma reale di quel domani”. La pagina del Vangelo di Marco, poi, ha dato lo spunto al porporato per parlare della seconda venuta di Gesù alla fine dei tempi, sottolineandone il messaggio di speranza: “Il Vangelo ci chiede di guardare oltre le fatiche e le nebbie della storia, oltre il crollare delle nostre fragili certezze, oltre gli insuccessi delle nostre iniziative – ha evidenziato – ci chiede di guardare con decisione a un futuro che è edificato da Dio stesso, l’unico vero e grande protagonista”. Un pensiero che contemporaneamente consola ed esorta “alla vigilanza e alla prontezza”, con la coscienza che “il futuro lo si costruisce pazientemente nella storia”. Tornando alla vita, il cardinale, riferendosi alle minacce contro di essa del mondo di oggi, ne ha parlato in termini di “problema culturale, che può sciogliersi solo con una vera e propria conversione della mente e del cuore”. Se viene meno la cura per la vita, infatti, è perché viene meno anzitutto la fede. Sulla Terra, quindi, la vita ha bisogno di essere “apprezzata con sincerità, ammirata con stupore”, ma anche “accolta dentro uno sguardo di fede e servita in un contesto d’amore”, “onorata e trattata come vita della persona che è unità di corpo e anima, incontro con gli altri e con Dio”. Da qui, un ringraziamento a tutti coloro che si dedicano in modo specifico “ad accogliere e custodire la vita umana nelle diverse situazioni di fragilità, in particolare agli inizi, quando la vita muove i suoi primi passi”. “Siamo il Popolo della vita e per la vita – il cardinale Tettamanzi ha ricordato le parole di Giovanni Paolo II – siamo mandati come popolo: l’impegno a servizio della vita grava su tutti e su ciascuno”. (A cura di Roberta Barbi)

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    Brasile. Il cardinale Scherer: “Riscoprire la parrocchia come base della Chiesa”

    ◊   La parrocchia è “comunità missionaria dei fedeli di Cristo nel mondo”: così l’arcivescovo di San Paolo, in Brasile, cardinale Odilo Scherer, ha scritto in un articolo pubblicato sulla rivista diocesana “O São Paulo”. Il porporato insiste sulla necessità della “conversione missionaria” delle organizzazioni e delle strutture pastorali, riferisce l’agenzia Zenit, e sottolinea l’esigenza che la Chiesa assuma una nuova consapevolezza della realtà della parrocchia in senso teologico e pastorale, al di là di una visione che è solo burocratica o giuridica. Più di una comunità dunque, la parrocchia deve diventare “comunità di comunità, gruppi, associazioni, movimenti e organizzazioni di discepoli missionari, che in essa vivono e si esprimono”. L’assemblea eucaristica che si riunisce all’interno di ogni parrocchia è l’espressione più visibile e sacramentale della Chiesa, perciò, ribadisce l’arcivescovo, la parrocchia è “casa di Dio”, tempio edificato da pietre vive, è il “corpo di Cristo” attraverso il quale Egli continua a esprimersi, e “popolo di Dio” che irradia nel mondo la luce di Cristo. La parrocchia è, infine, la “Chiesa alla base”, in cui la Chiesa intera si esprime e realizza la missione ricevuta da Cristo, si annuncia la Parola di Dio, si testimonia la vita nuova ricevuta nel Battesimo. Nessuna parrocchia, però, basta a se stessa o può realizzare da sola la sua missione, ma lo fa nella comunione con la Chiesa particolare, la diocesi, e con la Chiesa universale. (R.B.)

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    I feriti iracheni sono arrivati a Roma. La testimonianza di un sacerdote

    ◊   “Sono persone ferite nel corpo e nell’anima che non sanno ancora come esprimere il proprio dolore. Eppure, anche se sembra impossibile, mi hanno dato coraggio. Hanno dato coraggio e conforto a tutti noi sacerdoti e seminaristi che oggi li abbiamo incontrati”. Così padre Ameer Gammo, che ieri ha fatto visita ai 26 sopravvissuti alla strage del 31 ottobre nella chiesa siro-cattolica di Baghdad arrivati in Italia e ricoverati al Policlinico Gemelli, ha raccontato al sito Baghdadhope la sua esperienza tra i feriti. “Molti ci hanno detto la stessa cosa: che mentre erano in chiesa, hanno desiderato morire perché ciò che stava capitando era troppo orribile da sopportare, ma anche che i loro cuori hanno visto, proprio in quella circostanza, il bene, l’amore assoluto della fede”. Il trasferimento dei 26 in Italia è avvenuto su invito del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone e segue quello di altri 37 feriti in Francia: un dovuto atto di vicinanza pratica da parte dello Stato italiano, cui si aggiungerà quella morale del 21 novembre, quando, su iniziativa del presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, in tutte le diocesi italiane si pregherà per la sorte degli iracheni perseguitati e per i loro persecutori. L’attacco del 31 ottobre, comunque, non è stato l’unico di questi anni contro i cristiani: già il primo agosto 2004 diverse chiese a Baghdad e a Mosul furono colpite. “Queste persone hanno bisogno di essere rassicurate, ma soprattutto di molta calma – ha concluso padre Gammo parlando dei feriti giunti in Italia, ma sono parole che valgono per tutti gli iracheni – bisogna dar loro il tempo di guarire non solo il corpo, ma soprattutto l’anima”. (R.B.)

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    Il plauso dell’Acnur alla Dichiarazione di Brasilia sugli apolidi: “Un successo per l’America Latina”

    ◊   “Un modello da seguire per molte altre regioni del mondo”: così Antonio Guterres, presidente dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Acnur), ha accolto con favore l’adesione di 18 Paesi alla “Dichiarazione di Brasilia sulla protezione dei rifugiati e degli apolidi nelle Americhe”. Secondo l’agenzia dell’Onu, ciò pone l’America Latina all’avanguardia nell’impegno di migliorare il quadro di protezione globale per le categorie dei rifugiati, degli sfollati e degli apolidi. Risponde ad una richiesta effettuata dalla stessa Acnur il 6 ottobre scorso, in cui esortava un maggior impegno della comunità internazionale sulla questione, in particolare, degli apolidi, che nel mondo sono 12 milioni. Tre sono gli elementi della Dichiarazione di Brasilia che la rendono così innovativa: il rispetto del principio di non-refoulement, compreso il non respingimento alle frontiere e la non penalizzazione dell’ingresso regolare; il sostegno all’inclusione di considerazioni di genere, età e diversità nelle legislazioni nazionali sui rifugiati e gli sfollati; l’incoraggiamento ad adottare meccanismi che affrontino nuovi tipi di movimenti delle popolazioni, non previsti dalla Convenzione per i Rifugiati. (R.B.)

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    In Europa una nuova campagna contro lo sfruttamento sessuale dei minori

    ◊   È partita da Berna, in Svizzera, ma toccherà anche la Germania e l’Austria, la nuova campagna contro lo sfruttamento sessuale dei minori, realizzata in collaborazione con la Seco, con il ministero tedesco dell’Economia e della Famiglia, il ministero federale dell’Economia, della Famiglia e della Gioventù austriaco e le diverse rappresentanze nazionali dell’organizzazione internazionale per la tutela dell’infanzia, Ecpat. Nel concreto, precisa il Sir, si tratta di spot trasmessi su vasta scala e nuove possibilità a disposizione per la segnalazione di casi sospetti su internet: a tal proposito la Svizzera ha già messo on line un modulo elettronico. Attraverso queste misure, i tre Paesi intendono sensibilizzare le popolazioni nei confronti del turismo pedofilo. (R.B.)

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    Al via domani l’assemblea provinciale dei Missionari Oblati al Carmelo Sassone di Ciampino

    ◊   Si aprirà domani per chiudersi venerdì 19 novembre, l’assemblea provinciale dei Missionari Oblati di Maria Immacolata presso il Carmelo Sassone di Ciampino, vicino Roma. A prendervi parte saranno 57 missionari in rappresentanza delle 22 comunità che dipendono dalla provincia d’Italia: oltre a quelle sul territorio nazionale, anche quelle in Senegal, Uruguay e Romania. Attesi anche tre missionari dalla Spagna, due consacrate e una rappresentanza di sette laici e giovani che condividono il carisma missionario degli Oblati. L’assemblea verterà sui seguenti punti: il progetto apostolico dei missionari italiani nei prossimi anni; un aggiornamento sul 35.mo capitolo generale conclusosi l’8 ottobre; il cammino di unificazione della provincia oblata italiana con quella di Spagna. I missionari Oblati sono stati fondati da S. Eugenio de Mazenod in Francia e il motto che li ha sempre ispirati è “Mi hai mandato a evangelizzare i poveri”. Attualmente sono 4100, presenti in 67 nazioni di tutti i continenti. (R.B.)

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    Martedì al Policlinico Gemelli il convegno nazionale dell’Aigoc

    ◊   Non solo “ammirare le grandi conquiste della scienza, ma preoccuparsi anche di come la scienza viene usata, aiutando a riflettere e soppesare le derive anti-umane”: è questo l’obiettivo che si pone il Convegno nazionale dell’Associazione italiana ginecologi e ostetrici cattolici (Aigoc) che si svolgerà martedì 16 novembre presso il Policlinico Gemelli. Come ricorda l'agenzia Zenit, il tema scelto per l’evento patrocinato dal Centro studi per la tutela della salute della madre e del concepito dell’università cattolica del Sacro Cuore, è “La Verità sulla persona umana: etica, scienza e testimonianza a 15 anni dall’Evangelium Vitae”. A introdurre i lavori, sarà il presidente dell’Aigoc, Giuseppe Noia; al termine del convegno, il cardinale Angelo Comastri, arciprete della Basilica papale, presiederà la Messa nella Cappella S. Giuseppe Moscati del Policlinico Gemelli, proprio nel giorno in cui la Chiesa celebra la memoria liturgica del Santo. (R.B.)

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    Francia. In uscita tre volumi della collana “Guide al patrimonio cristiano”

    ◊   Stanno per essere pubblicati tre volumi della collana “Guide al patrimonio cristiano”, editi dalla rivista cattolica francese Pélerin, del Gruppo Bayard Presse, in collaborazione con la rivista di arte sacra Narthex. Il progetto è di natura divulgativa e si rivolge, quindi, al vasto pubblico di credenti e non credenti, ma anche ai semplici curiosi, desiderosi di approfondire il dialogo tra fede e arte e di individuare una chiave di lettura per decodificare le opere ispirate alla Bibbia. “Il pubblico ammira i quadri, ma non sempre ne comprende il senso”, spiega, infatti, il direttore del comitato di redazione, Emmanuel Bellanger. Della stessa collana sono già usciti i volumi “Riconoscere gli Apostoli nell’arte”; “Riconoscere la Vergine Maria nell’arte”; “Riconoscere la Natività nell’arte”. (R.B.)

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    A Palermo torna il Premio internazionale don Pino Puglisi

    ◊   Torna a Palermo il Premio internazionale don Pino Puglisi, organizzato dall’associazione Jus Vitae, da Cisl Palermo e da The Brass Group. Nel corso della serata, che si svolgerà il 29 novembre al Teatro Politeama del capoluogo siciliano, come di consuetudine saranno premiati nove personaggi siciliani e non che si sono distinti in vari campi. Il riconoscimento, che viene consegnato per il sesto anno consecutivo, è intitolato alla memoria di don Pino Puglisi, il sacerdote ucciso dalla mafia nel 1993, simbolo di chi, facendo bene il proprio dovere, promuove la dignità degli uomini. La serata, in particolare, sarà dedicata alle famiglie delle vittime del massacro di Srebrenica, in Bosnia, uno degli episodi più cupi della guerra dei Balcani, in cui furono uccisi migliaia di musulmani bosniaci da parte delle truppe serbo-bosniache nel luglio 1995. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    La famiglia della donna condannata a morte per blasfemia presenta ricorso. Il vescovo di Faisalabad assicura l'impegno della Chiesa

    ◊   La famiglia di Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte per blasfemia in Pakistan, ha presentato ufficialmente il ricorso contro la pena capitale. Intanto si moltiplicano gli appelli per salvarle la vita. Dalle pagine dell’Osservatore Romano il vescovo di Faisalabad, mons. Coutts, assicura l’impegno della Chiesa per sostenere la famiglia di Asia e tutte le altre famiglia colpite da questa legge. Il servizio di Cecilia Seppia:

    Dopo la sentenza di condanna a morte per blasfemia, emessa dal giudice del distretto di Nankana, lo scorso lunedì, la famiglia di Asia Bibi, ha presentato ricorso all'Alta Corte di Lahore. “Siamo disposti a tutto, perché nostra figlia abbia giustizia” dice il padre della donna. Tra le varie accuse contro questa operaia agricola, c’è quella, riportata dalle sue stesse colleghe di lavoro, di aver negato l’autorità di Maometto, ma più volte nelle sue dichiarazioni Asia ha detto che le veniva intimato di convertirsi all’Islam pena la morte. Come ci si puo' aspettare che una donna non musulmana segua il credo dei musulmani?'', dice il legale di questa madre cristiana. L’episodio che ha portato alla condanna risale al giugno del 2009 e Asia Bibi è la prima donna condannata in Pakistan per questa legge controversa spesso usata dagli estremisti come pretesto per colpire vittime innocenti. Intanto da più parti si levano appelli per salvarle la vita. Di oltraggio alla dignità umana e alla verità, parla l’Osservatore Romano riportando le parole di mons. Peter Jacob segretario esecutivo della Commissione giustizia e pace della Conferenza Episcopale del Pakistan che ribadisce: “faremo di tutto perche' il verdetto venga smentito e rovesciato in appello”. A lui fa eco mons. Joseph Coutts, vescovo di Faisalabad che ha annunciato l'impegno della Chiesa "per sostenere la famiglia di Asia e tutte le famiglie ingiustamente colpite da questa legge. Il pericolo - ha sottolineato il presule - viene dall'abuso di questa norma. “Chiedendone l'abrogazione, non vogliamo avallare quanti dissacrano il nome di Maometto, ma deploriamo quanto si verifica nell'applicazione della legge. Ogni scusa e' buona, se si vuole colpire un avversario o un nemico, per accusarlo di blasfemia”.

    Francia: Fillon riconfermato primo ministro
    Il primo ministro francese Francois Fillon, che ieri sera aveva presentato le dimissioni dal governo, è stato reincaricato questa mattina dal presidente Nicolas Sarkozy di formare un nuovo esecutivo. Ne dà notizia un comunicato dell'Eliseo. “Dopo tre anni e mezzo di riforme coraggiose, realizzate nonostante una profonda crisi finanziaria a livello mondiale, mi impegno, con determinazione in una nuova tappa- dice Fillon - che deve permettere al nostro Paese di rafforzare la crescita della sua economia sostenendo l'occupazione”. Intanto è salito a 7 il numero dei morti e 130 i feriti a causa di un incendio divampato in un centro per immigrati stranieri a Digione, nell'est della Francia. La polizia ha aperto un’inchiesta per accertare le cause del rogo.

    Iraq: nuovo attentato a Kirkuk
    E' di otto morti e decine di feriti il bilancio provvisorio di una serie di attacchi in Iraq. Tre delle vittime sono soldati, uccisi nell'area di Kirkuk, dove la tensione interetnica è fortemente aumentata nelle ultime ore.

    Afghanistan
    Ancora violenza in Afghanistan dove i talebani, già da ieri, hanno lanciato una serie di attacchi sanguinosi. Esplosioni si sono registrate questa mattina a Jalalabad e Kandahar: 3 i morti accertati, 20 i feriti. Vittime anche tra i soldati dell’Isaf. Un militare è morto in un attentato nel sud del Paese: è il quarto nelle ultime 24 ore. Sale così a 620 il numero dei soldati uccisi sul terreno dall’inizio dell’anno.

    Somalia: liberate la coppia britannica rapita un anno fa
    Sono stati liberati in Somalia i due coniugi inglesi rapiti un anno fa da pirati somali mentre si trovavano al largo delle Seycelles a bordo della loro barca a vela. Paul e Rachel Chandler, rispettivamente 58 e 55 anni, sono arrivati nella città di Adado al confine con l'Etiopia dove sono stati consegnati alle autorità, dopo il pagamento di un riscatto. I due britannici sono apparsi in buone condizioni di salute.

    Medio Oriente: nuovo congelamento degli insediamenti all’esame del governo.
    E’ oggi al vaglio del governo di Netanyahu il piano americano che prevede tra l'altro un congelamento degli insediamenti ebraici in parte della Cisgiordania, per tre mesi. La proposta, secondo il presidente Usa, Barak Obama, rappresenta la base su cui potrebbero riprendere i negoziati di pace tra israeliani e palestinesi. Per renderlo accettabile è previsto l'impegno a non chiedere poi un ulteriore stop delle costruzioni. Il capo negoziatore palestinese Saeb Erekat ha pero' ribadito stamani che la moratoria includa anche Gerusalemme est ed essere mantenuta per l'intera durata delle trattative. Intanto,secondo il Movimento Peace now, i coloni nelle ultime settimane avrebbero già avviato la costruzione di 1.650 i nuovi alloggi.

    Emergenza rifiuti in Campania: nuovi disordini a Terzigno
    Torna la tensione nella zona vesuviana dopo le proteste delle scorse settimane contro l'apertura di una seconda discarica, a cava Vitiello. All'alba l'autista di un auto compattatore è stato aggredito. In un'altra zona la popolazione ha bloccato un camion impedendone lo sversamento dei rifiuti. Intanto il sindaco di Terzigno, Domenico Auricchio, ha firmato un'ordinanza con la quale vieta agli autocompattatori dei 18 comuni della zona rossa di raggiungere Cava Sari.

    Grecia: ballottaggio amministrative
    Secondo turno per le elezioni amministrative in Grecia, nuovo test per il governo di Giorgio Papandreou e per la sua capacità di condurre in porto il piano di risanamento. Gli elettori sono chiamati a eleggere oltre 200 sindaci e soprattutto 11 dei 13 governatori delle mega-regioni create con la riforma che ha abolito le 57 province e ridotto di due terzi i comuni. Lo scorso 7 novembre, al primo turno, il partito socialista aveva battuto la Nuova Democrazia di centro-destra con uno scarto di due punti percentuali contro i dieci con cui aveva vinto le politiche del 2009 e all'ombra di un astensionismo al 40%.

    Apec: zona libero scambio Asia-Pacifico
    "E' arrivato il momento per l'Apec di trasformare il progetto della zona di libero scambio nell'area Asia-Pacifico, in una visione concreta". E' quanto si legge nel documento firmato dai rappresentanti dei 21 Paesi presenti al Forum economico dell’Asia del Pacifico che si è aperto oggi a Yokohama, in Giappone. Fra i Paesi che hanno aderito anche Usa e Cina. (Panoramica internazionale a cura di Cecilia Seppia)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 318

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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