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Sommario del 11/11/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Pubblicata l’Esortazione apostolica postsinodale “Verbum Domini” di Benedetto XVI
  • La conferenza stampa di presentazione della Verbum Domini
  • Benedetto XVI: i Congressi eucaristici internazionali sostengano il lavoro della nuova evangelizzazione
  • Il Papa al G20: il mondo vi guarda per uscire dalla crisi, non privilegiate alcuni Paesi a scapito di altri
  • Messaggio del Papa al presidente dell’Iran: cristiani del Medio Oriente costruttori di pace anche se soffrono violenze e intolleranza
  • Lettera del Papa al cardinale Farina: la Biblioteca Apostolica conserva tutto ciò che di bello e buono ha prodotto l'umanità
  • Altre udienze e nomine
  • Plenaria della Cultura. Mons. Ravasi: la Chiesa sia sempre più capace di parlare al mondo di oggi
  • Inaugurato l'Anno accademico dell'Università Cattolica di Roma: l'omelia di mons. Filoni
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Vertice del G20 alla ricerca di un compromesso
  • Il Consiglio di Sicurezza Onu condanna gli attacchi anticristiani in Iraq
  • Alluvioni in Veneto e Campania: intervista con il vescovo di Padova
  • Conclusa a Milano la Conferenza nazionale sulla famiglia
  • Cuamm: un impegno per l'Africa lungo 60 anni. L'elogio del presidente Napolitano
  • Chiesa e Società

  • La Cei: domenica 21 novembre Giornata di preghiera in Italia per i cristiani in Iraq
  • Appello del presidente Buzek per fermare le violenze contro i cristiani nel mondo
  • I vescovi africani: salvaguardare la pace in Sudan
  • Bolivia: l'arcivescovo di Cochabamba chiede chiarimenti sulla legge sull’istruzione pubblica
  • Intervento del cardinale Bozanic all'incontro in Costa d’Avorio tra Chiese africane ed europee
  • Rapporto su infanzia e migrazioni internazionali nell’America Latina e caraibica
  • Asia: migliaia di bambini nello Yemen lasciano la scuola per paura di ritorsioni
  • Cresce la pirateria al largo delle coste somale. L’Onu: misure di contrasto non solo militari
  • 24 Ore nel Mondo

  • L’Unione Europea sosterrà l’Irlanda in caso di necessità
  • Il Papa e la Santa Sede



    Pubblicata l’Esortazione apostolica postsinodale “Verbum Domini” di Benedetto XVI

    ◊   “Riscoprire la centralità della Parola di Dio” nella vita personale e della Chiesa e “l’urgenza e la bellezza” di annunciarla per la salvezza dell’umanità come “testimoni convinti e credibili del Risorto”: è questo, in sintesi, il messaggio di Benedetto XVI nell’Esortazione apostolica postsinodale “Verbum Domini”, che raccoglie le riflessioni e le proposte emerse dal Sinodo dei Vescovi svoltosi in Vaticano nell’ottobre 2008 sul tema “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Il documento, lungo quasi 200 pagine, presentato oggi in Sala Stampa vaticana, è un appassionato appello rivolto dal Papa ai pastori, ai membri della vita consacrata e ai laici a “diventare sempre più familiari con le sacre Scritture”, non dimenticando mai “che a fondamento di ogni autentica e viva spiritualità cristiana sta la Parola di Dio annunciata, accolta, celebrata e meditata nella Chiesa” (121).

    “In un mondo che spesso sente Dio come superfluo o estraneo” – afferma il Papa - “non esiste priorità più grande di questa: riaprire all’uomo di oggi l’accesso a Dio, al Dio che parla e ci comunica il suo amore perché abbiamo vita in abbondanza” (2). Benedetto XVI sottolinea con forza che “Dio parla e interviene nella storia a favore dell’uomo”. “La Parola di Dio, infatti non si contrappone all’uomo, non mortifica i suoi desideri autentici, anzi li illumina, purificandoli e portandoli a compimento … Nella nostra epoca purtroppo si è diffusa, soprattutto in Occidente, l’idea che Dio sia estraneo alla vita ed ai problemi dell’uomo e che, anzi, la sua presenza possa essere una minaccia alla sua autonomia”. In realtà, “solo Dio risponde alla sete che sta nel cuore di ogni uomo!”. Per il Papa “è decisivo, dal punto di vista pastorale, presentare la Parola di Dio nella sua capacità di dialogare con i problemi che l’uomo deve affrontare nella vita quotidiana” (22-23). In questo senso è importante educare i fedeli a riconoscere “la radice del peccato nel non ascolto della Parola del Signore” (26).

    Ricordando “il grande impulso” dato dal Concilio Vaticano II per la riscoperta della Parola di Dio nella vita della Chiesa (3), si ribadisce la grande venerazione per le sacre Scritture, “pur non essendo la fede cristiana una ‘religione del Libro’: il cristianesimo è la ‘religione della Parola di Dio’, non di ‘una parola scritta e muta, ma del Verbo incarnato e vivente’” (7) alla cui luce “si chiarisce definitivamente l’enigma della condizione umana” (6). Infatti, Gesù Cristo è la “Parola definitiva di Dio”: per questo “non è da aspettarsi alcun’altra rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore”. In questo contesto occorre “aiutare i fedeli a distinguere bene la Parola di Dio dalle rivelazioni private”, il cui ruolo “non è quello... di ‘completare’ la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica”. La rivelazione privata è “un aiuto, che è offerto, ma del quale non è obbligatorio fare uso” (14).

    Il Papa analizza lo stato attuale degli studi biblici, rilevando l’importante apporto dato “dall’esegesi storico critica” (32) ma segnala il grave rischio di “un dualismo” tra esegesi e teologia: da una parte, una esegesi che si limita al metodo storico-critico, diventando “un’ermeneutica secolarizzata”, dove tutto è ridotto “all’elemento umano”, fino a negare “la storicità degli elementi divini”; dall’altra, una teologia “che si apre alla deriva di una spiritualizzazione del senso delle Scritture che non rispetta il carattere storico della rivelazione”. Il Papa auspica “l’unità dei due livelli” interpretativi, che in definitiva presuppone “una armonia tra la fede e la ragione”, in modo che la fede “non degeneri mai in fideismo”, con la conseguenza di una lettura fondamentalista della Bibbia, e una ragione che “si mostri aperta e non rifiuti aprioristicamente tutto ciò che eccede la propria misura” (33-36). Benedetto XVI esprime, quindi, l’auspicio che nell’ambito dell’interpretazione dei testi sacri “la ricerca … possa progredire” (19) e nello stesso tempo che si possa ampliare il dialogo tra pastori, esegeti e teologi (45) nella consapevolezza che spetta al Magistero “d’interpretare autenticamente la Parola di Dio, scritta o trasmessa” (33).

    Osservando che “la rivelazione dell’Antico Testamento continua a valere per noi cristiani”, il Papa ribadisce che “la radice del Cristianesimo si trova nell’Antico Testamento e il Cristianesimo si nutre sempre a questa radice” (40). Di qui deriva un “legame peculiare … tra cristiani ed ebrei, un legame che non dovrebbe mai essere dimenticato”. “Desidero riaffermare ancora una volta - scrive - quanto prezioso sia per la Chiesa il dialogo con gli ebrei” (43). Il documento sottolinea anche “la centralità degli studi biblici nel dialogo ecumenico” (46).

    Il documento affronta poi il rapporto tra Parola di Dio e liturgia. Il Papa torna a formulare la richiesta di “una maggior cura della proclamazione della Parola di Dio”: i lettori “siano veramente idonei e preparati con impegno” (58). C’è poi un nuovo richiamo a “migliorare la qualità” delle omelie: “si devono evitare omelie generiche ed astratte … come pure inutili divagazioni che rischiano di attirare l’attenzione sul predicatore piuttosto che al cuore del messaggio evangelico” (59). Si ribadisce l’opportunità di un Direttorio omiletico(60). Si sottolinea il valore del silenzio nelle celebrazioni, in un tempo che “non favorisce il raccoglimento e a volte si ha l’impressione che ci sia quasi timore a staccarsi, anche per un momento, dagli strumenti di comunicazione di massa” (66). Ci sono poi alcune esortazioni: “non si trascuri mai l’acustica” per “aiutare i fedeli ad una maggiore attenzione” (68); “le letture tratte dalla sacra Scrittura non siano mai sostituite con altri testi” (69); siano favoriti i canti “di chiara ispirazione biblica”. Viene ricordata l’importanza del canto gregoriano (70); si raccomanda “un’attenzione particolare” a non vedenti e non udenti (71).

    C’è poi la richiesta di incrementare la “pastorale biblica”, che varrà anche a rispondere al fenomeno della “proliferazione di sette, che diffondono una lettura distorta e strumentale della sacra Scrittura”, e di favorire “la diffusione di piccole comunità” per promuovere “la conoscenza della Bibbia secondo la fede della Chiesa” (73). E’ necessaria “un’adeguata formazione dei cristiani e, in particolare, dei catechisti”, riservando attenzione “all’apostolato biblico” (75). “Il Sinodo auspica che ogni casa abbia la sua Bibbia e la custodisca in modo dignitoso, così da poterla leggere e utilizzare per la preghiera”. Viene quindi evidenziato il contributo del “genio femminile” negli studi biblici, nonché il “ruolo indispensabile delle donne nella famiglia, nell’educazione, nella catechesi e nella trasmissione dei valori”. Il documento invita alla pratica della lectio divina (86-87).

    Nel documento c’è l’appello a “rinvigorire nella Chiesa la coscienza missionaria”, nella consapevolezza “che quanto è rivelato in Cristo è realmente la salvezza di tutte le genti”. “Non possiamo tenere per noi le parole di vita eterna … esse sono per tutti ... Ogni persona del nostro tempo, lo sappia oppure no, ha bisogno di questo annuncio … A noi la responsabilità di trasmettere quello che a nostra volta, per grazia, abbiamo ricevuto” (91-92). “Non si tratta di annunciare una parola consolatoria, ma dirompente, che chiama a conversione” (93). Viene ribadito che la missione di annunciare la Parola di Dio è compito di tutti i battezzati. “Questa consapevolezza deve essere ridestata in ogni famiglia, parrocchia, comunità, associazione e movimento ecclesiale”. Il Sinodo riconosce “con gratitudine” l’impegno dei movimenti ecclesiali nell’evangelizzazione (94). “In nessun modo – si afferma - la Chiesa può limitarsi ad una pastorale di ‘mantenimento’, per coloro che già conoscono il Vangelo di Cristo. Lo slancio missionario è un segno chiaro della maturità di una comunità ecclesiale”. E’ necessario un “annuncio esplicito”: “la Chiesa deve andare verso tutti con la forza dello Spirito e continuare profeticamente a difendere il diritto e la libertà delle persone di ascoltare la Parola di Dio, cercando i mezzi più efficaci per proclamarla, anche a rischio della persecuzione”. Il Papa rivolge con commozione il suo pensiero a tutti i perseguitati a causa di Cristo. In particolare – scrive - “ci stringiamo con profondo e solidale affetto ai fedeli di tutte quelle comunità cristiane, in Asia e in Africa … che in questo tempo rischiano la vita o l’emarginazione sociale a causa della fede … Nel contempo non cessiamo di alzare la nostra voce perché i governi delle Nazioni garantiscano a tutti libertà di coscienza e di religione, anche di poter testimoniare la propria fede pubblicamente” (95-98).

    Benedetto XVI ricorda inoltre come l’ascolto della Parola conduca ad un forte impegno a “rendere il mondo più giusto … È la stessa Parola di Dio a denunciare senza ambiguità le ingiustizie e promuovere la solidarietà e l’uguaglianza”. “L’impegno per la giustizia e la trasformazione del mondo è costitutivo dell’evangelizzazione”. “Certo – si ribadisce - non è compito diretto della Chiesa creare una società più giusta, anche se a lei spetta il diritto ed il dovere di intervenire sulle questioni etiche e morali che riguardano il bene delle persone e dei popoli. È soprattutto compito dei fedeli laici … intervenire direttamente nell’azione sociale e politica”. La Parola di Dio è anche “fonte di riconciliazione e di pace”. “Ancora una volta – afferma il Papa - desidero ribadire che la religione non può mai giustificare intolleranza o guerre. Non si può usare la violenza in nome di Dio!” (99-103).

    Si affronta poi la questione dell’annuncio ai giovani, ai migranti, ai sofferenti e ai poveri. L’attenzione al mondo giovanile “implica il coraggio di un annuncio chiaro”. I movimenti migratori “offrono rinnovate possibilità per la diffusione della Parola di Dio”: i migranti “hanno il diritto di ascoltare il kerygma, che viene loro proposto, non imposto”. Si esorta alla vicinanza ai sofferenti. Infine, i poveri: “la diaconia della carità, che non deve mai mancare nelle nostre Chiese, deve essere sempre legata all’annuncio della Parola e alla celebrazione dei santi misteri. La Chiesa non può deludere i poveri: ‘I pastori sono chiamati ad ascoltarli, ad imparare da essi, a guidarli nella loro fede e a motivarli ad essere artefici della propria storia’”. Viene quindi espresso anche il legame tra ascolto della Parola e salvaguardia del Creato (104-108).

    Il documento lancia un appello a un “rinnovato incontro tra Bibbia e culture”: “vorrei ribadire a tutti gli operatori culturali – scrive il Papa - che non hanno nulla da temere dall’aprirsi alla Parola di Dio; essa non distrugge mai la vera cultura, ma costituisce un costante stimolo per la ricerca di espressioni umane sempre più appropriate e significative”. Inoltre, “va pienamente ricuperato il senso della Bibbia come grande codice per le culture”. Si auspica anche la promozione della conoscenza della Bibbia nelle scuole e università, “vincendo antichi e nuovi pregiudizi”. Si esprime apprezzamento, stima e ammirazione di tutta la Chiesa per gli artisti “innamorati della bellezza”, che si sono lasciati ispirare dai testi sacri, aiutando “a rendere in qualche modo percepibile nel tempo e nello spazio le realtà invisibili ed eterne”. Si sollecita “un impegno ancora più ampio e qualificato” nel mondo dei media rilevando il ruolo crescente di internet, “che costituisce un nuovo forum in cui far risuonare il Vangelo, nella consapevolezza, però, che il mondo virtuale non potrà mai sostituire il mondo reale” (109-113).

    Parlando di inculturazione si osserva che “non va scambiata con processi di adattamento superficiale e nemmeno con la confusione sincretista che diluisce l’originalità del Vangelo per renderlo più facilmente accettabile”. “La Parola divina … trasfigura i limiti delle singole culture creando comunione tra popoli diversi” (114-116) .D’altra parte, “la Chiesa riconosce come parte essenziale dell’annuncio della Parola l’incontro, il dialogo e la collaborazione con tutti gli uomini di buona volontà, in particolare con le persone appartenenti alle diverse tradizioni religiose dell’umanità, evitando forme di sincretismo e di relativismo” (117). Ribadendo che la Chiesa vede “con stima” i musulmani, il Sinodo auspica lo sviluppo di un dialogo basato sull’approfondimento di valori come “il rispetto della vita”, “i diritti inalienabili dell’uomo e della donna e la loro pari dignità”, nonché l’apporto delle religioni al bene comune, tenendo conto “della distinzione tra l’ordine socio-politico e l’ordine religioso” (118). Il Papa esprime quindi “il rispetto della Chiesa per le antiche religioni e tradizioni spirituali dei vari continenti” (119). Tuttavia – si sottolinea – “il dialogo non sarebbe fecondo se questo non includesse” il riconoscimento della “libertà di professare la propria religione in privato e in pubblico, nonché la libertà di coscienza” (120).

    La nostra epoca – conclude il Papa – “dev’essere sempre più il tempo di un nuovo ascolto della Parola di Dio e di una nuova evangelizzazione”, perché “ancora oggi Gesù risorto ci dice ‘Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura’”(122).

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    La conferenza stampa di presentazione della Verbum Domini

    ◊   Alla presentazione, nella Sala Stampa vaticana, dell’Esortazione apostolica "Verbum Domini", sono intervenuti, tra gli altri, il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, e mons. Nikola Eterovic, segretario generale del Sinodo dei Vescovi. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    L’Esortazione “Verbum Domini” risponde a ciò di cui la Chiesa ha bisogno in questo inizio di Millennio. E’ quanto sottolineato dal cardinale Marc Ouellet che ha rilevato come nonostante nel secolo scorso “la conoscenza della Parola di Dio” sia progredita “in maniera notevole”, rimane ancora “un deficit da colmare in ciò che riguarda la vita spirituale del popolo di Dio”. Il porporato ha quindi messo l’accento sull’importanza che la "Verbum Domini" attribuisce alla “lettura orante e assidua dei testi sacri”:

    "Se è vero che occorre conoscere le Scritture per conoscere il Cristo, occorre soprattutto pregare con le Sacre Scritture per incontrarvi personalmente il Cristo".

    L’Esortazione, ha detto il cardinale Ouellet, accoglie tutte le 55 proposizioni approvate dai Padri Sinodali, ma alcuni temi devono essere studiati ulteriormente. Si è così riferito in particolare alla Proposizione 17 sul Ministero della Parola e la donna. Il documento ricorda che mentre il Vangelo è proclamato dal sacerdote o dal diacono, la prima e seconda lettura è affidata ad un laico, uomo o donna. Ed ha ribadito l’esortazione dei vescovi a far sì che via sia una particolare cura nella formazione del lettorato, ministero laicale che viene particolarmente incoraggiato:

    “L’auspicio dei Padri sinodali che 'il ministero del lettorato sia aperto anche alle donne' è stato quindi preso in considerazione e il Santo Padre sta studiando attentamente la questione”.

    L’Esortazione, ha concluso il porporato, rilancia dunque la “contemplazione personale ed ecclesiale della Parola di Dio” nella vita personale e comunitaria dei credenti:

    “Essa rilancia altresì l’attività missionaria e l’evangelizzazione, dal momento che rinnova la coscienza della Chiesa d’essere amata e la sua missione di annunciare la Parola di Dio con audacia e confidenza nella forza dello Spirito Santo”.

    Da parte sua, mons. Gianfranco Ravasi ha confidato che moltissime lettere che riceve quotidianamente dai fedeli riguardano la giusta interpretazione delle Sacre Scritture. Domande, ha detto il prossimo cardinale, al quale bisogna rispondere evitando il pericolo di un certo dualismo:

    “E’ necessario evitare il pericolo del dualismo, cioè, di fare semplicemente della Bibbia un testo di letteratura dell’antico Vicino Oriente da analizzare semplicemente secondo i canoni della filologia, oppure di ridurlo soltanto a un testo che è solo 'spirito' e che richiede solo i canoni propri della teologia. E’ contemporaneamente l’una e l’altra cosa, se ne vogliamo salvaguardare l’incarnazione”.

    Mons. Ravasi ha quindi messo l’accento sulla parola gioia che contraddistingue l’inizio e la conclusione della “Verbum Domini”. Una dimensione, ha detto, di cui abbiamo particolarmente bisogno in questo momento:

    “Sono giorni cupi in cui viviamo continuamente o nella polemica o nell’oscurità. La caduta dell’etica comporta la caduta anche dell’estetica, della dignità dello stile. Questo testo è un testo che si apre e si conclude con la gioia, col respiro. Abbiamo bisogno anche di questa dimensione di consolazione, di festa, persino”.

    Nel suo intervento, mons. Nikola Eterovic, segretario generale del Sinodo dei Vescovi ha ripercorso i passaggi e significati salienti del documento. Un’Esortazione, ha osservato, che riconosce il grande impulso offerto dalla Costituzione conciliare “Dei Verbum” per la “riscoperta della Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. Ed ha indicato i tanti frutti del documento che invita innanzitutto i cristiani ad amare la Bibbia e ad essere testimoni del Vangelo nel mondo. Tutti i battezzati, infatti, ha ricordato il presule, “sono responsabili dell’annuncio della Parola di Dio dalla quale proviene la missione della Chiesa”. Rispondendo alle domande dei giornalisti, mons. Eterovic ha spiegato che nel documento sono presenti molte buone indicazioni per migliorare le omelie. Dal canto suo, mons. Ravasi ha messo in guardia da una lettura fondamentalista della Bibbia, così come dal pericolo contrario cioè di un vago allegorismo applicato ai testi biblici. Infine, il cardinale Ouellet ha ribadito che la “Verbum Domini” sottolinea il compito profetico dei laici, nella testimonianza della Parola di Dio. Una Proposizione, ha affermato, che ha ricevuto il 100% dei voti dai Padri Sinodali.

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    Benedetto XVI: i Congressi eucaristici internazionali sostengano il lavoro della nuova evangelizzazione

    ◊   I Congressi eucaristici, nel contesto attuale, sono chiamati a dare un contributo alla nuova evangelizzazione. Lo ha affermato Benedetto XVI nel ricevere questa mattina i partecipanti alla plenaria del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici, presieduto dall’arcivescovo, Piero Marini. Il Papa ha anche invitato a valorizzare le espressioni della devozione popolare dedicate al culto dell’Eucaristia. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    “Una festa di fede attorno al Cristo” del “sacrificio supremo per l’umanità”, una festa che può essere nazionale o mondiale e in questo secondo caso è detta Statio Orbis. Questa è per Benedetto XVI l’essenza di un Congresso eucaristico. Il raduno della Chiesa “che si raccoglie attorno al suo Signore e suo Dio”. Pensieri che il Papa ha condiviso con esperti del tema, i partecipanti all’Assemblea plenaria dell’organismo vaticano che coordina i Congressi eucaristici internazionali. Mentre la galassia di fedeli che hanno particolarmente a cuore il culto dell’Eucaristia lavora per il prossimo Congresso su scala mondiale, in programma a Dublino 2012, Benedetto XVI ha svolto alcune considerazioni sull’importanza spirituale di questi appuntamenti i quali, ha riconosciuto, “hanno ormai una lunga storia nella Chiesa”:

    “Mediante la comunione al Corpo di Cristo la Chiesa diventa sempre più se stessa: mistero di unità ‘verticale’ e ‘orizzontale’ per l’intero genere umano. Ai germi di disgregazione, che l’esperienza quotidiana mostra tanto radicati nell’umanità a causa del peccato, si contrappone la forza generatrice di unità del Corpo di Cristo. L’Eucaristia, formando continuamente la Chiesa, crea anche comunione tra gli uomini”.

    Il Papa ha ricordato alcune “felici circostanze” che hanno reso ancor più significativi i lavori dell’attuale plenaria, in particolare il 50.mo anniversario del Congresso eucaristico di Monaco di Baviera, al quale partecipò anche il giovante teologo, Jospeh ratzinger, e che – ha affermato Benedetto XVI – “segnò una svolta nella comprensione di questi eventi ecclesiali elaborando l’idea di ‘statio orbis’”, poi ripresa da testi specifici del magistero. Inoltre, l'evento di Dublino avrà anche un carattere giubilare, perché cadrà a 50 dall'apertura del Concilio Vaticano II. Quindi, il Pontefice ha messo in luce un obiettivo fondamentale di questi raduni:

    “Compito dei Congressi Eucaristici, soprattutto nel contesto attuale, è anche quello di dare un peculiare contributo alla nuova evangelizzazione, promuovendo l’evangelizzazione mistagogica (cfr Esort. ap. postsinod. Sacramentum caritatis, 64), che si compie alla scuola della Chiesa in preghiera, a partire dalla liturgia e attraverso la liturgia. Ma ogni Congresso porta in sé anche un afflato evangelizzatore in senso più strettamente missionario, tanto che il binomio Eucaristia-missione è entrato a far parte delle linee guida proposte dalla Santa Sede”.

    Da Benedetto XVI è poi arrivata agli esperti una indicazione liturgico-pastorale. Poiché, ha osservato, “la celebrazione eucaristica è il centro e il culmine di tutte le varie manifestazioni e forme di pietà:

    “…è importante che ogni Congresso eucaristico sappia coinvolgere ed integrare, secondo lo spirito della riforma conciliare, tutte le espressioni del culto eucaristico ‘extra missam’ che affondano le loro radici nella devozione popolare, come pure le associazioni di fedeli che a vario titolo dall’Eucaristia traggono ispirazione (…) Anche in questo senso i Congressi eucaristici sono un aiuto al rinnovamento permanente della vita eucaristica della Chiesa”.

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    Il Papa al G20: il mondo vi guarda per uscire dalla crisi, non privilegiate alcuni Paesi a scapito di altri

    ◊   “Il mondo vi guarda ed attende l’adozione di strumenti adeguati per uscire dalla crisi”: così Benedetto XVI in un messaggio rivolto ai capi di Stato e di Governo del G20, riuniti da oggi a Seoul, in Corea del Sud, insieme al segretario generale dell'Onu, alla presidenza dell'Unione Europea, ai delegati di Organizzazioni regionali, e responsabili di Agenzie specializzate. Il servizio di Roberta Gisotti.

    Scrive Benedetto XVI al presidente della Repubblica coreana Lee Myung-bak che la riunione dei leader delle ventidue maggiori economie a Seoul è “un segno eloquente della rilevanza e della responsabilità acquisite dall'Asia nello scenario internazionale all'inizio del secolo XXI” e che la presidenza coreana “è un riconoscimento del significativo livello di sviluppo economico raggiunto” da questo Paese, “il primo”, non appartenente al G8, “ad ospitare il G20 e a guidare le sue decisioni”. Raccomanda il Papa la “collaborazione di tutta la comunità internazionale”, nel riconoscere il “valore primario e centrale della dignità umana, obiettivo finale” di ogni scelta. Sollecita quindi “soluzioni durature, sostenibili e giuste”, nella "consapevolezza che gli strumenti adottati” "funzioneranno solo se destinati” a realizzare “un medesimo fine: il progresso autentico ed integrale dell'uomo”.

    “Il mondo vi guarda” - ammonisce Benedetto XVI i leader – e “attende strumenti adeguati per uscire dalla crisi” ed “accordi comuni che non privilegino alcuni Paesi a scapito di altri”. Benedetto XVI auspica che “anche grazie a questa crisi”, l'uomo esca “maturato al punto da riconoscere che le civiltà e le culture, al pari dei sistemi economici, sociali e politici, possono e devono convergere in una visione condivisa della dignità umana e rispettosa delle leggi e delle esigenze poste” da Dio. “Il G20 risponderà alle attese” “e consegnerà al futuro un vero successo - conclude il messaggio – se, a partire dai problemi diversi e talvolta contrastanti che affliggono i Popoli della terra, saprà delineare i tratti del bene comune universale e dimostrerà la volontà di cooperare per raggiungerlo”.

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    Messaggio del Papa al presidente dell’Iran: cristiani del Medio Oriente costruttori di pace anche se soffrono violenze e intolleranza

    ◊   Il presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, il cardinale Jean-Louis Tauran, in visita a Teheran, ha incontrato martedì scorso il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, consegnandogli un messaggio di Benedetto XVI. Nella lettera, il Papa esprime la sua “profonda convinzione che il rispetto per la dimensione trascendente della persona umana sia una condizione indispensabile per la costruzione di un ordine sociale giusto e una pace stabile”. Da questo punto di vista – ha affermato Benedetto XVI – “i credenti di ogni religione hanno una responsabilità particolare e possono giocare un ruolo decisivo, cooperando ad iniziative comuni. Il dialogo interreligioso e interculturale rappresenta una via fondamentale per la pace”. Il Pontefice si è poi soffermato sulla situazione dei cattolici in Medio Oriente: “in alcuni Paesi – ha sottolineato - queste comunità affrontano difficili circostanze, discriminazione ed anche violenza, e non hanno la libertà di vivere e professare pubblicamente la loro fede”. “I cattolici presenti in Iran e quelli nel resto del mondo – conclude il Papa nel suo messaggio - si sforzano di collaborare con i loro concittadini per contribuire lealmente e onestamente al bene comune delle rispettive società in cui vivono, diventando costruttori di pace e riconciliazione”.

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    Lettera del Papa al cardinale Farina: la Biblioteca Apostolica conserva tutto ciò che di bello e buono ha prodotto l'umanità

    ◊   “Luogo eminente della memoria storica” della Chiesa di ogni tempo e “mezzo prezioso” per lo svolgimento del ministero del Papa. Sono due delle principali caratteristiche della Biblioteca Apostolica Vaticana messe in risalto da Benedetto XVI nella Lettera inviata al cardinale Raffaele Farina, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa. La Biblioteca Apostolica, riaperta da poche settimane, sarà visitata dal Pontefice il prossimo 18 dicembre. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    “Nulla di quanto è veramente umano è estraneo alla Chiesa” e a maggior ragione non lo è lo sterminato patrimonio letterario e umanistico prodotto dagli ingegni di ogni epoca. Ecco perché nel XV secolo, “nel cuore dell’umanesimo”, i Papi del tempo decisero di organizzare una raccolta sistematica di testi e documenti. Questa decisione tuttavia, afferma Benedetto XVI, non fu altro che la “realizzazione istituzionale ‘moderna’ di una realtà ben più antica”. Questo perché, scrive, “la Chiesa di Roma sin dai suoi inizi è legata ai libri”: quelli delle Sacre Scritture, prima, e poi quelli teologici e relativi al governo e alla disciplina. C’è quindi, osserva ancora Benedetto XVI, una “continuità” bimillenaria in questa concezione, che parte da Pietro e arriva fino alla Chiesa del 21.mo secolo. Tale “consapevolezza storica – prosegue il Papa - mi induce a sottolineare come la Biblioteca Apostolica, al pari del vicino Archivio Segreto, faccia parte integrante degli strumenti necessari allo svolgimento del Ministero petrino”. Lungi “dall’essere – dice - semplicemente il frutto della diuturna accumulazione di una bibliofilia raffinata e di un collezionismo dalle molte possibilità, la Biblioteca Vaticana è un mezzo prezioso al quale il Vescovo di Roma non può e non intende rinunciare, per avere, nella considerazione dei problemi, quello sguardo capace di cogliere, in una prospettiva di lunga durata, le radici remote delle situazioni e le loro evoluzioni nel tempo”.

    Inoltre, sottolinea il Pontefice, la Biblioteca Apostolica “conserva, fin dalle sue origini, l’inconfondibile apertura, veramente ‘cattolica’, universale, a tutto ciò che di bello, di buono, di nobile, di degno (cfr Fil 4,8) l’umanità ha prodotto nel corso dei secoli”, non solo quindi a ciò che riguarda la teologia o la religione. “Tale apertura all’umano – precisa Benedetto XVI – non è rivolta solo al passato ma guarda anche al presente” e per questo, ribadisce, nella Biblioteca Vaticana “tutti i ricercatori della verità sono sempre stati accolti con attenzione e riguardo, senza alcuna discriminazione confessionale o ideologica; ad essi è richiesta solo la buona fede di una ricerca seria, disinteressata e qualificata”. “La ricerca di Dio – scrive il Papa – richiede per intrinseca esigenza una cultura della parola”. La Biblioteca Vaticana, come “luogo in cui le più alte parole umane vengono raccolte e conservate” è allora “specchio e riflesso della Parola” di Dio. Che questa consapevolezza, chiosa Benedetto XVI, guidi la Biblioteca Vaticana perché pur “immersa nella pluralità delle lingue, delle scritture e delle parole”, guardi “sempre alla Parola” e “attraverso il provvisorio” cerchi “continuamente il definitivo”.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina alcuni presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione SUL II), in visita "ad Limina", e mons. Gerhard Ludwig Müller, vescovo di Regensburg (Germania).

    Il Papa ha nominato vescovo di Nashik (India) mons. Lourdes Daniel, finora vescovo di Amravati ed amministratore Apostolico di Nashik.

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    Plenaria della Cultura. Mons. Ravasi: la Chiesa sia sempre più capace di parlare al mondo di oggi

    ◊   La plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura è stata aperta ieri pomeriggio con una seduta pubblica in Campidoglio, con la partecipazione del sindaco di Roma Gianni Alemanno. I lavori si svolgono da oggi fino a sabato prossimo in Vaticano sul tema "Cultura della comunicazione e nuovi linguaggi". Luca Collodi ha chiesto a mons. Gianfranco Ravasi, presidente del dicastero per la Cultura e prossimo cardinale, perché la plenaria per la sua apertura abbia scelto di uscire dal Vaticano:

    R. - E’ stata quasi una scelta obbligatoria, perché siamo in presenza di un tema che di sua natura suppone la “polis”, cioè la città; suppone il gioco delle strade che si incrociano; delle persone che comunicano tra di loro, che urlano e che qualche volta - invece - sussurrano soltanto. Per questo motivo abbiamo scelto il Campidoglio che è una sorta di simbolo e dove la comunicazione dovrebbe diramarsi in tutta la città.

    D. - La Chiesa fa della Parola la sua testimonianza, però fatica a parlare il linguaggio dei tempi moderni. Perché?

    R. - Esiste un problema quasi preliminare: da un lato, noi dobbiamo riconoscere che la comunicazione e il linguaggio sono delle espressioni fondamentali dell’essere umano e della stessa religione. Non dimentichiamo che la Bibbia comincia - nell’Antico e nel Nuovo Testamento - con la frase: “Dio disse” e “In principio c’era la Parola”. Quindi come tale, la parola celebra i suoi trionfi, nella cultura, nella religione, nella comunicazione, come avviene ora tra di noi. Dall’altra parte, però, si è riconosciuto che ormai la comunicazione e il linguaggio sono malati: hanno tante diverse malattie degenerative e al capezzale di questo malato ci sono tanti specialisti. Tra questi ci deve essere, indubbiamente, anche la comunità ecclesiale, anche perché tante volte la comunità ecclesiale, forse, questo linguaggio non sa più usarlo.

    D. - Mons. Ravasi è la Chiesa che non sa più usare il linguaggio o sono i contenuti ecclesiali che non interessano più l’opinione pubblica?

    R. - Noi sappiamo il famoso detto, che viene sempre citato, “il mezzo è il messaggio”: contenuto e mezzo di comunicazione si intrecciano ininterrottamente tra di loro e costituiscono quasi come una sorta di realtà inestricabile. Per questo motivo il contenuto è primario. Noi abbiamo un messaggio da comunicare, che è tante volte alternativo rispetto a quello della società contemporanea, ma che riteniamo fondamentale per i valori che custodisce, per la ricchezza che contiene. Dall’altra parte, però, c’è il mezzo e il mezzo purtroppo molte volte è stato perso: si è usato un linguaggio e un modo espressivo, da parte della società contemporanea, che non è stato raccolto dalla Chiesa e che ha continuato con un suo linguaggio. Ecco allora la necessità di entrare non soltanto con in contenuto, ma anche con il mezzo, con la comunicazione.

    D. - C’è la necessità anche di una formazione dei pastori della Chiesa ai nuovi linguaggi…

    R. - E’ questa una delle necessità, forse, fondamentali. E non soltanto per evitare quella critica ironica che faceva Voltaire ai predicatori, dicendo che “l’eloquenza è come la spada di Carlo Magno: lunga e piatta, perché i predicatori quello che non sanno darti in profondità te lo danno in lunghezza!”. La necessità di trovare un linguaggio certamente più capace di entrare in sintonia con la cultura e con l’uomo di oggi è indispensabile. Non dimenticando, però, che esiste un linguaggio fondamentale di riferimento e dal quale non si può prescindere. Ci sono delle parole che devono essere conservate!

    D. - L'apertura della plenaria è avvenuta fuori dal Vaticano: ci dobbiamo aspettare nuove conclusioni dal lavoro dell’assemblea?

    R. - Sicuramente l’originalità dell'apertura fuori dal Vaticano, come sempre si è fatto, è già significativa in sé. L'altra novità è che la plenaria coinvolgerà persone diversissime: ci saranno registi cinematografici, ci saranno artisti ed architetti che interverranno, studiosi di linguaggio e specialisti di Internet …. Questo è già un modo per parlare ad un areopago molto più esteso, ad una piazza molto più espansa. Io penso che, d’altra parte - e qui ritorniamo alle parole di Cristo - non dobbiamo annunciare soltanto nell’interno della penombra aureolata - forse - di incensi, della comunità ecclesiale, delle chiese, ma dobbiamo parlare - come diceva Gesù - anche dalle terrazze e dai tetti: e noi siamo saliti, appunto, sulla terrazza del Campidoglio o - se si vuole - di tutta la società contemporanea. (mg)

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    Inaugurato l'Anno accademico dell'Università Cattolica di Roma: l'omelia di mons. Filoni

    ◊   Stamani, il sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, mons. Fernando Filoni, ha celebrato una Santa Messa all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma in occasione dell’inaugurazione dell’Anno accademico 2010-2011. Nella sua omelia il presule, riferendosi alla memoria odierna di San Martino, vescovo di Tours, ha affermato che “la missione specifica di un’Università è apportare sapere e conoscenza, è essenzialmente ‘missione di carità’, è condividere il proprio mantello a favore dell’uomo e della sua qualità di vita”. “A questa missione – ha sottolineato - l’Università Cattolica del Sacro Cuore partecipa anzitutto con il rigore scientifico con cui si applica alla ricerca del sapere e della verità delle cose, all’elaborazione dei dati e alla condivisione e comunicazione dei risultati raggiunti. L’acquisire una profonda competenza, anzi la più profonda possibile, in particolare per voi che attraverso la scienza medica siete a contatto diretto con problematiche riguardanti la vita delle persone in momenti di difficoltà e di sofferenza, è non solo un impegno, ma un dovere”. “A questa missione, però – ha aggiunto - la vostra Istituzione partecipa anche con le specifiche caratteristiche e finalità date dal suo essere ‘cattolica’” e proprio in forza di questa sua caratteristica l’Università Cattolica “deve saper scendere in profondità alle radici delle cose e dei problemi, con una speciale sensibilità verso le dimensioni etiche e religiose. All’occorrenza essa è chiamata anche a dire verità scomode, che non lusingano l’opinione pubblica, ma che pure sono necessarie per salvaguardare il bene autentico della vita, dal concepimento fino alla morte naturale, e così il bene autentico della società”. “Consapevole che la storia umana è aperta alla Rivelazione e alla trascendenza – ha proseguito mons. Filoni - l’Università Cattolica è luogo privilegiato per un fruttuoso dialogo tra Vangelo e cultura, tra Vangelo e scienza. Se è vero che il Vangelo è nato in un preciso contesto culturale, è altrettanto vero che esso trascende ogni cultura, non si identifica con alcuna di esse, è aperto all’universalità, anzi si pone quale fermento nella molteplicità delle culture. L’Università Cattolica deve rimanere, quindi, sempre attenta alle proprie caratteristiche, sforzandosi di discernere e di valutare bene, anche alla luce dei valori cristiani, le aspirazioni come pure le contraddizioni, che non sempre promuovono lo sviluppo integrale delle persone e dei popoli”. “La vostra benemerita Istituzione – ha concluso il presule - sarà tanto più fedele all’ideale del suo fondatore, Padre Agostino Gemelli, quanto più saprà coniugare serietà e rigore scientifico e identità cattolica, vivendo la propria attività come un chiaro servizio alla Chiesa e all’uomo”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La specificità cristiana: in prima pagina, un editoriale del direttore sull’Esortazione apostolica Verbum Domini e sul messaggio papale al cardinale Farina; in cultura, i contributi degli arcivescovi Nikola Eterovic e Gianfranco Ravasi, di Marc Ouellet e Fortunato Frezza.

    Aperti a tutti i ricercatori della verità: il messaggio di Benedetto XVI al convegno organizzato dalla Biblioteca Apostolica Vaticana.

    La forza che genera unità nella Chiesa e tra gli uomini: il Papa alla plenaria del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali.

    Nell’informazione internazionale, intervento della Santa Sede, a Vientiane, sull’esigenza di promuovere politiche concrete contro il flagello delle munizioni a grappolo.

    Il G20 a Seoul, dove fra Stati Uniti e Corea del Sud è fallita l’intesa sul libero scambio.

    Washington sostiene il processo di pace in Vicino Oriente: il segretario di Stato Hillary Clinton pronto a lanciare una nuova iniziativa diplomatica.

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    Oggi in Primo Piano



    Vertice del G20 alla ricerca di un compromesso

    ◊   A Seoul, in Corea del Sud, dove si svolge il G20, si profila non un accordo ma un semplice compromesso. Il vertice sembra destinato a non registrare passi avanti sui nodi chiave della vigilia. Molte delle parentesi e dei punti in sospeso della bozza del comunicato finale sembrano essere state 'riempite'. Ma sugli squilibri commerciali e la cosiddetta 'guerra dei cambi', al momento, non vi sarebbero - secondo quanto si apprende da fonti che seguono i lavori - significativi progressi rispetto alle divisioni della vigilia. Dopo la cena di apertura dei leader gli sherpa sono tornati al lavoro per un nuovo round di negoziati, ma la sensazione è che alcuni nodi saranno rimandati alla presidenza francese di Nicolas Sarkozy che dopo Seoul assumerà la guida del G20. In definitiva i punti-chiave, sui quali si cerca un compromesso, sono i rapporti valutari e gli squilibri delle bilance commerciali. Ma da questo incontro possono uscire risposte concrete alla crisi mondiale? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Stefano Zamagni, ordinario di Economia Politica all’Università di Bologna.

    R. – Sarebbe veramente un peccato sprecare un’opportunità del genere in questo preciso momento storico. I temi in agenda sono di centrale importanza; pensiamo al concetto di dignità del lavoro, un lavoro cioè che non debba umiliare la persona umana nelle sue fondamentali prerogative. In secondo luogo è necessario affrontare il tema dei beni comuni globali: aria, acqua, foreste, ecc. Si tratta di beni che non sono né privati né pubblici, ma sono di uso comune. Per risolvere problemi di questo tipo è necessaria una strategia di cooperazione. Al contrario, mettere i Paesi ricchi contro i Paesi poveri provocherebbe veramente un disastro.

    D. - Come gli auspici del Papa possono inserirsi nel dibattito in corso al G20 di Seul?

    R. – Giustamente il Papa afferma l’urgenza di arrivare ad una qualche “governance”, cioè un’autorità mondiale – non intesa come gestione globale – che abbia regole condivise, valevoli a livello transnazionale e basate su due principi: i centri di potere devono essere equamente distribuiti e non essere nelle mani di pochi Paesi e l’affermazione del principio di sussidiarietà a livello transnazionale. Ma tutto questo bisogna volerlo! Ecco, perché questo summit del G20 potrebbe costituire – se i capi di Stato e di governo lo volessero – un punto di svolta radicale.

    D. – La crisi economica è ancora una volta al centro di un importante vertice internazionale: se ne sta parlando ormai da oltre un anno senza risultati concreti. Secondo lei, professor Zamagni, questa crisi è stata sottovalutata?

    R. – Non è stata sottovalutata, ma è stata male valutata, perché si continua a pensare che questa crisi sia come quella del ’29, causata dall’errore umano. Questa, invece, è una crisi strutturale, poiché è dovuta al fatto che l’area della finanza speculativa ha finito col sommergere l’area reale dell’economia. Se non si interviene sulla struttura, il rischio è che qualche anno un’altra crisi potrebbe ripetersi. Questa crisi non è figlia di errori umani; è figlia di un’errata concezione dell’economia, e in particolare della finanza, che è stata indirizzata ad un fine malvagio. Direi che l’intervento del Papa va proprio in questa direzione.(bf)

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    Il Consiglio di Sicurezza Onu condanna gli attacchi anticristiani in Iraq

    ◊   Costernazione e ferma condanna per gli attacchi ai cristiani in Iraq sono state espresse ieri dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu, riunitosi a New York. La dura presa di posizione del Palazzo di Vetro giunge a poche ore da una nuova serie di attacchi che ha preso di mira a Baghdad alcune abitazioni di cristiani, causando la morte di 6 persone ed il ferimento di altre 26. Intanto, si apre uno spiraglio nella crisi politica che sta paralizzando il Paese del Golfo da 8 mesi: i principali partiti politici hanno raggiunto un accordo sulla spartizione delle principali cariche. L’Alleanza Nazionale del premier uscente Nouri al Maliki manterrà la guida del nascente governo, mentre ai curdi rimarrà la presidenza del Paese. Secondo il presidente del Kurdistan iracheno, Masoud Barzani, sotto la cui egida si sono svolti i negoziati, ha spiegato che il nuovo governo sarà "un'alleanza nazionale". Barzani si è, inoltre, offerto di accogliere nella regione del Kurdistan i cristiani in fuga dalla capitale irachena. Con il raggiungimento di questo accordo, l’Iraq ha effettivamente superato questa impasse? Salvatore Sabatino lo ha chiesto ad Alessandro Colombo, docente di relazioni internazionali presso l’Università di Milano:

    R. – Ha messo la parola fine al primo pezzo dell’impasse che era quello, per l’appunto, del riallineamento del quadro politico alla luce dei risultati elettorali di otto mesi fa. Restano aperte, invece, tutte le altre questioni: la riorganizzazione amministrativa del Paese e soprattutto il tema centrale della distribuzione delle rendite petrolifere, soprattutto nelle zone contese, come il Kurdistan e certi pezzi nel sud dell’Iraq.

    D. – In questi otto mesi, l’Iraq ha vissuto momenti non certo semplici con la questione sicurezza sempre in primo piano; la stabilità politica avrà comunque conseguenze positive anche su questo fronte?

    R. – E’ chiaro che l’equilibrio è molto precario, per una ragione in questo momento che ha un impatto diretto sulla sicurezza ed è sostanzialmente il modo in cui andranno riorganizzate le forze armate, le forze di polizia, il numero anche della cooptazione di tutte quelle milizie che sono state organizzate nella fase di gestione del generale Petraeus e che a questo punto restano in una sorta di limbo.

    D. – Tra le emergenze che il nuovo esecutivo dovrà affrontare, c’è quella degli attacchi contro la comunità cristiana che continua ad essere una vera e propria piaga...

    R. – Sì, questo è, credo, uno delle conseguenze, per certi versi più prevedibili, inquietanti, della guerra di sei – sette anni fa; il conflitto del 2003 ha sostanzialmente spaccato tutte le condizioni della convivenza tra le diverse comunità in Iraq e in modo particolare ha spaccato le condizioni della lunga convivenza che i cristiani iracheni avevano potuto sperimentare con tutte le altre popolazioni locali. Questo è un capitolo molto complesso anche perché tutto lascia pensare che nella strategia di Al Qaeda o comunque dei gruppi che colpiscono le popolazioni cristiane, ci sia una sorta di razionalità strategica: colpire le popolazioni cristiane significa mettere i Paesi occidentali - e gli Stati Uniti prima di tutto - in una condizione di grande imbarazzo e soprattutto nella condizione di non potersene andare del tutto.

    D. – Tra l’altro il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha condannato gli ultimi attacchi, sottolineando l’importante ruolo che la comunità cristiana svolge nel difficile cammino verso la democratizzazione. Una presa di posizione forte quella del Palazzo di Vetro...

    R. – Sì una presa di posizione forte, anche se con qualche elemento di ritualismo, perché se è naturale che la comunità cristiana svolga un ruolo importante, è altrettanto importante ricordare che questo ruolo l’ha svolto anche in passato e che la convivenza è stata rotta dalla guerra. Prima del conflitto il vice Presidente dell’Iraq era cristiano. Con tutto il male, il malissimo che si può dire di quel regime politico, non c’era un problema di convivenza neanche lontanamente paragonabile a quello che c’è oggi. (ma)

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    Alluvioni in Veneto e Campania: intervista con il vescovo di Padova

    ◊   Emergenza maltempo nel Sud d’Italia: a causa dei fiumi in piena nel Salernitano, in 14 comuni è stata interrotta la fornitura di acqua. Per le riparazioni della rete occorreranno tra i 5 e i 6 milioni di Euro. Allagamenti, frane ed esondazioni anche in molti comuni dell'Avellinese, dove decine di famiglie sono sfollate. Stamani intanto, il presidente Giorgio Napolitano è giunto a Padova per incontrare i sindaci dei comuni veneti colpiti dalle alluvioni dei giorni scorsi. Ieri, il governo aveva annunciato lo stanziamento di 300 milioni di Euro per la zona e la sospensione delle rate dei mutui per la popolazione colpita. Sulla situazione ascoltiamo il vescovo di Padova, mons. Antonio Mattiazzo, al microfono di Fabio Colagrande:

    R. – L’alluvione ha colpito delle zone abbastanza ampie, provocando quindi notevoli sofferenze e disagi, soprattutto per gli sfollati, cioè coloro la cui abitazione è stata invasa dall’acqua, e così anche le aziende. Gli sfollati sono stati accolti in alcune strutture pubbliche, come palestre, centri per anziani, oppure, come nel caso del paese di San Salvaro, in un ex monastero, che è stato restaurato, dove ci sono una quarantina di posti letto. Le famiglie sono state accolte, quindi, in queste strutture e poi aiutate il più possibile.

    D. – Lei ha potuto incontrare alcuni degli alluvionati…

    R. – Io sono andato e ho visitato per due giorni le zone più colpite. Ho incontrato i sindaci e ho visto anche tutto il lavoro encomiabile fatto dai vigili del fuoco, dalla protezione civile, molto presente, dalla Croce Rossa e da molti volontari. Anche le parrocchie, quindi, si sono messe in moto con le loro strutture. Per esempio, Casalserugo ha messo a disposizione il centro parrocchiale, che è diventato base delle operazioni dei vigili del fuoco, provvedendo anche ai pasti di queste persone.

    D. – Quindi, ci sono stati episodi di grande solidarietà…

    R. – Io lo metterei molto in rilievo, perché non mi è parso che i media lo abbiano detto sempre. Io sono rimasto davvero ammirato dalle persone che si sono prodigate giorno e notte: tanti non hanno neanche dormito. C’è stato davvero uno slancio di solidarietà straordinario. Le nostre parrocchie naturalmente sono state in prima linea, anche con tanti giovani volontari, provvedendo ai pasti e ad altri tipi di aiuto.

    D. – Lei ha visto, però, anche da vicino storie di disperazione…

    R. – Io ho visto persone sofferenti, specialmente anziani, ma non userei la parola “disperazione”, per l’accoglienza data e l’aiuto offerto a queste persone. Preoccupazione sì, da parte di quelli che hanno dovuto lasciare la casa e da parte delle aziende o di chi possedeva animali e così via. Naturalmente, la missione della Chiesa e anche mia, mostrandosi vicina, è sempre stata quella di incoraggiarli.

    D. – Le posso chiedere, però, proprio di darci un’immagine delle situazioni più difficili, che ha potuto verificare come pastore di questa diocesi?

    R. – Per quanto riguarda le persone: gli anziani devono passare anche giorni e notti sulla branda, perché non hanno più il loro letto e i loro servizi. Nonostante ci siano i servizi essenziali, il disagio che si crea è enorme. Lei può comprendere che cosa significhi abbandonare la propria casa, dove siamo abituati ad avere tutte le comodità. L’altro aspetto che mi ha molto impressionato, nei luoghi che hanno avuto una forte alluvione, è vedere come il territorio sia stato sconvolto dalle acque. Le chiese fortunatamente non sono state toccate, eccetto qualcuna. Una, in particolare, sta proprio vicino al fiume, dove si è rotto l’argine. Vedere quello che ha lasciato l’alluvione dà un’impressione di desolazione. Bisognerà, poi, fare i conti con i danni che sono stati provocati da questa alluvione inaspettata.

    D. – Uno sconvolgimento del territorio, che richiede ora anche, però, una riflessione sulla protezione del territorio e di chi lo abita...

    R. – Certamente! Non so esattamente cosa sia avvenuto più a nord, a Vicenza e Verona, perché lì si sono combinati vari fattori: una nevicata, la neve sciolta dallo scirocco e l’aggiunta poi delle forti piogge. Almeno qui nel territorio padovano i fiumi non sono tracimati e trasbordati, ma hanno rotto gli argini, prima ancora di debordare. E quindi questo mostra la fragilità degli argini.

    D. – Gli imprenditori locali minacciano ora di non pagare le tasse...

    R. – Perché evidentemente molte aziende sono state messe in ginocchio e se non si riprendono subito ci sarà anche il problema del lavoro di tanti dipendenti. Spero si possa provvedere. Noi, in tutte le chiese, abbiamo fatto una raccolta di aiuti per queste situazioni. Vedremo un po’ come poterli distribuire, anche attraverso la Caritas.

    D. – Lei ci ha descritto, però, una Chiesa molto presente sul territorio...

    R. – Mi pare di sì. Le parrocchie sono state molto attive e in prima linea, e hanno dato anche loro un grande aiuto. (ap)

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    Conclusa a Milano la Conferenza nazionale sulla famiglia

    ◊   La bozza del Piano nazionale della Famiglia è stata arricchita dalla Conferenza di Milano e ora andrà trasmessa al governo e alle parti sociali. Lo ha detto ieri sera, al termine della Conferenza sulla famiglia, il sottosegretario alle Politiche per la famiglia, Carlo Giovanardi. Debora Donnini:

    C’è sostanzialmente accordo: la famiglia in Italia va aiutata e il problema alla Conferenza di Milano è stato affrontato a 360 gradi con associazioni, professori, volontariato, esperienze di amministrazioni locali. Nel chiuderla, Carlo Giovanardi ha specificato che la bozza di Piano ora è fatta, sarà sottoposta a Regioni, sindacati e Governo. La macchina l’abbiamo costruita, ora ci vuole la benzina, ha affermato. Dieci i punti del Piano nazionale della famiglia, affrontati con proposte concrete dai gruppi di lavoro in questi tre giorni: vanno dal fisco ai servizi per la prima infanzia; dalle famiglie con anziani a carico ai problemi di affido e adozione; dall’accoglienza della vita alla conciliazione fra famiglia e lavoro fino al ruolo educativo, media e immigrazione.

    Tanti ieri gli interventi di esponenti del governo. Gli aborti in Italia sono in calo, ha detto il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella. Dal palco della convention, il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, ha annunciato che a breve ci sarà un decreto del governo per il lavoro di giovani con meno di 35 anni. Avranno ciascuno una dota di 5 mila euro da portare alle imprese per essere assunti a tempo indeterminato. Due le condizioni: un figlio sotto i tre anni ed essere disoccupati da sei mesi con contratto atipico. Tanti anche gli esempi virtuosi delle amministrazioni locali. Per citare un caso: in Sicilia c’è il servizio “Anziani in affido” che vede anziani soli e con ridotta autosufficienza presi in carico da famiglie in difficoltà economiche. Centrale, poi, la cooperazione fra enti locali e associazioni.

    Per Andrea Olivero, portavoce del Forum del Terzo Settore, la Conferenza ha messo in luce le buone pratiche sviluppatesi in Italia ma, afferma, manca l'assunzione da parte del governo di impegni precisi in merito alle risorse. E tempi certi e risorse certe per il Piano nazionale di politiche per la famiglia, li chiede anche il presidente del Forum delle Associazioni familiari, Francesco Belletti, secondo cui non si tratta di penalizzare i single, ma di ridistribuire i carichi fiscali più equamente con la proposta, ad esempio, del “fattore famiglia”, molto apprezzata qui a Milano. Tutto questo perché vi sia un Welfare a misura di famiglia.

    Sugli obiettivi raggiunti nei tre giorni di lavori della Conferenza, Debora Donnini ha raccolto il commento di Pierpaolo Donati, sociologo e direttore scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia:

    R. – E’ stata messa veramente a fuoco la tematica della famiglia come soggetto sociale, e anche, come esemplificazione di questo discorso, una proposta di riforma fiscale che sia equa nei confronti di tutte le famiglie, da quelle più povere a quelle più ricche, per favorire quelle in difficoltà e tassare maggiormente quelle che stanno meglio.

    D. – Voi siete d’accordo con la proposta del Forum delle famiglie del “fattore famiglia” per cambiare il fisco?

    R. – Sì, direi che questa sia una delle acquisizioni più chiare della Conferenza, e cioè l’abbandono del quoziente familiare sul modello francese e l’elaborazione di una proposta, che è tutta italiana - denominata “fattore famiglia” - che risponde a criteri completamente diversi rispetto al quoziente: è più semplice, istituisce una fascia di non tassazione, che significa rispettare il principio di sussidiarietà, ossia lasciare alla famiglia le risorse che la famiglia ha, senza tassarle, fino ad un certo livello di reddito, che è il livello di vita minimo decente, e di tassare invece i redditi che vanno al di là di questa fascia minima.

    D. – Questo servirebbe, secondo lei, anche ad incentivare e a fare più figli?

    R. - Noi, oggi, siamo in un sistema totalmente iniquo, per cui le coppie che hanno più figli sono penalizzate, sono tartassate, rispetto alle famiglie che non hanno figli o ne hanno di meno. Qui si tratta semplicemente di giustizia, non di privilegiare le famiglie numerose con figli. Si tratta semplicemente di dire: “Se tu hai un figlio in più, avrai un trattamento adeguato, equo e non sarai penalizzato per questo”.

    D. – Aiutare la famiglia, però, non significa solo aiutarla dal punto di vista fiscale, perché la famiglia è inserita in un sistema complesso...

    R. – Ci sono tanti punti. Certamente, dopo il fisco, la tematica prioritaria è la riconciliazione o conciliazione famiglia-lavoro: i servizi per i bambini, gli aiuti, anche in emergenza, per gli anziani, banche del tempo, flessibilità degli orari, un insieme di politiche. Se riusciremo ad avere una conciliazione vera e propria, potrà crescere il tasso di lavoro femminile, senza detrimento per la famiglia, senza che ci siano delle ricadute negative sulla famiglia, come c’è stato in passato. In passato, più lavoro femminile ha significato meno fecondità, meno natalità, più disastri nell’educazione dei figli per l’assenza dei genitori e così via.

    D. – Il bilancio che esce da questa Conferenza è positivo?

    R. – Abbiamo capito certamente la differenza tra il modello statalista del passato, quello che ha dominato anche la Conferenza di Firenze – la prima Conferenza nazionale sulla famiglia, tre anni fa – e quello che sta emergendo in Italia. In questa Conferenza, la grande novità che credo sia emersa è una grande fioritura di iniziative a livello territoriale e locale nei comuni, nei quartieri, nelle valli: non possiamo più aspettarci un vecchio Stato centralista e assistenziale. Certamente, lo Stato ha le sue responsabilità, deve anche accrescerle, ma sarà la società civile a doversi mobilitare nei prossimi anni.(ap)

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    Cuamm: un impegno per l'Africa lungo 60 anni. L'elogio del presidente Napolitano

    ◊   Un invito a impegnarsi di più nel sostegno all'Africa. Lo ha lanciato questa mattina il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano nel suo intervento all'assemblea del Cuamm, l'associazione dei medici per l'Africa che festeggia oggi il suo sessantesimo anniversario. “Lo sviluppo dell'Africa – ha detto Napolitano - rappresenta un interesse fondamentale per l'Europa e per i Paesi più sviluppati”. Le celebrazioni del Cuamm proseguiranno in questi giorni con la mostra a Padova “Neramadre”, l’uscita di un libro sui 60 anni di attività e il lancio di una raccolta fondi. Maggiori informazioni sul sito . Ma in cosa consiste l’opera del Cuamm? Paolo Ondarza lo ha chiesto a Giovanni Putoto, coordinatore progetti dell’associazione.

    R. – Oggi siamo presenti in sei Paesi con circa 90 operatori sanitari, in gran parte medici, ma anche infermieri, tecnici e amministrativi. Lavoriamo negli ospedali fornendo assistenza tecnica e supporto ai programmi di salute pubblica, dalla lotta alla tubercolosi alla malaria e all’Aids. Nelle maternità sono 265 mila le donne nell’Africa subsahariana che muoiono ogni anno dando alla luce un bambino. Ma lavoriamo moltissimo sulla formazione.

    D. – Quindi lavorate non solo per dare aiuti immediati, ma anche per creare le condizioni per un cambiamento nei Paesi africani?

    R. – Esatto. In quei luoghi dove non arrivano o arrivano con molta difficoltà gli aiuti o i contributi degli Stati locali e gli aiuti internazionali. In quei Paesi, quelle regioni, quelle situazioni, in cui la gente è sola o è sprovvista di qualsiasi possibilità di accedere ai servizi sanitari essenziali.

    D. - La salute è un diritto. Battersi per il suo rispetto è un dovere. E’ il vostro slogan. Quali le principali difficoltà in questa battaglia?

    R. - Ci sono delle difficoltà sul posto che possono essere legate a condizioni difficili di vita e di lavoro per la popolazione ma anche per i nostri operatori. In 60 anni abbiamo attraversato anche delle guerre. Abbiamo fatto i conti con le epidemie che ci hanno portato via anche dei colleghi. Inoltre, ci sono difficoltà legate a contingenze internazionali: non si mantengono gli impegni presi. Poi, ci sono anche fenomeni locali che possono essere legati a situazioni di corruzione.

    D. – Oggi il presidente della Repubblica italiana, Napolitano, ha celebrato i vostri 60 anni di attività in Africa…

    R. – Il capo dello Stato ha ribadito la centralità dell’impegno del Cuamm per il diritto alla salute mettendo insieme due aspetti sostanziali. Uno è il mandato del Vangelo a cui noi ci ispiriamo: “Andando, curate gli infermi”. L’altro è il secondo articolo della costituzione, quello relativo alla solidarietà. Lui ha detto che c’è una specie di linearità, di corrispondenza, tra il mandato evangelico e la sua traduzione laica.

    R. – E’ un po’ quanto ribadito di recente dal Papa, quando ha detto che i progressi della medicina sono importanti ma raggiungono la loro piena efficacia solo se accompagnati anche da progressi morali. La bussola deve essere sempre quella del Vangelo?

    R. – E’ così, la saldezza morale si basa proprio questi grandi principi.

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    Chiesa e Società



    La Cei: domenica 21 novembre Giornata di preghiera in Italia per i cristiani in Iraq

    ◊   Domenica 21 novembre, in tutte le parrocchie e le diocesi italiane si pregherà per i cristiani perseguitati in Iraq e per i loro persecutori. Lo ha annunciato oggi il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, nella conferenza stampa a conclusione della 62.ma assemblea generale dei vescovi italiani, riunita ad Assisi. Il porporato ha rilanciato il concetto di unità “sui valori morali di fondo”, quale “impegno irrinunciabile di tutti i cattolici che si impegnano in politica, per essere presenza critica, di pace e propositiva, là dove si trovano”. Un’unità valoriale - ha puntualizzato - “che non è costitutiva di una parte precisa”, ma base della quale “c’è l’etica della vita, come ceppo vivo e vitale dell’etica sociale”, “valori che riguardano la vita nella sua integrità, la famiglia, la libertà religiosa ed educativa. Tutti valori che a loro volta fanno crescere, alimentano, garantiscono tutti quegli altri valori che costituiscono i valori sociali, come il lavoro, la casa, la salute, l’inclusione”. Interpellato riguardo il “richiamo” lanciato nella prolusione, al saper armonizzare le proprie “pulsioni”, il cardinale ha risposto che la “capacità di orientare le proprie scelte” “vale per tutti”, nello spirito del “bisogno di formazione permanente che sta al cuore degli Orientamenti pastorali: intelletto, cuore, volontà devono crescere in modo integrato ed equilibrato in ciascuno”, perché “nessuno di noi è arrivato mai totalmente, nella formazione di noi stessi”. I politici sono tutti uguali?, hanno domandato i giornalisti. “E’ come dire che gli uomini sono tutti uguali”, ha risposto il cardinale Bagnasco, per il quale “siamo tutti uguali e diversi: l’uguaglianza è nella nostra dignità fondamentale di persone umane, nella nostra vocazione terrena e celeste, ognuno però porta le proprie qualità, i propri orientamenti, le proprie convinzioni. Qui sta la diversità: vale per qualunque comunità, anche per il mondo politico”. Di qui la necessità di “prendere atto di questa sostanziale uguaglianza che ci induce al rispetto per le persone, e nel contempo della diversità che ognuno di noi porta con sé”. Nella nota finale dell’Assemblea consegnata alla stampa si sottolinea “il clima di affetto collegiale” che ne ha caratterizzato i lavori, dedicati ad alcune questioni rilevanti, anticipate nella prolusione del presidente della Cei: “i processi di secolarizzazione in atto e le condizioni per una nuova evangelizzazione, chiave del rinnovamento spirituale e morale; il ruolo della religione in ambito politico-sociale e il contributo dei cattolici; la vicinanza operosa e propositiva delle Chiese alle famiglie provate dalla crisi economica e dalla disoccupazione; la liturgia, incontro tra il volto dell’uomo e quello di Dio in Gesù Cristo”. “Proprio l’ambito liturgico, posto al centro dei lavori, - informa la nota - ha visto l’esame e l’approvazione della prima parte dei testi della terza edizione italiana del Messale Romano”. “Un congruo spazio di riflessione e di confronto è stato dedicato alla raccolta di proposte per l’attuazione degli Orientamenti pastorali recentemente pubblicati e incentrati sull’educazione; al rapporto tra le Chiese e l’Unione Europea; al rilancio delle erogazioni liberali per il sostentamento del clero”. Si è parlato infine della XXVI Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid nell’agosto 2011, del XXV Congresso Eucaristico Nazionale ad Ancona, nel settembre 2011 e del VII Incontro Mondiale delle Famiglie a Milano, nel maggio-giugno 2012. (R.G.)

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    Appello del presidente Buzek per fermare le violenze contro i cristiani nel mondo

    ◊   Stop alle violenze contro i cristiani per rispettare i diritti umani in tutto il mondo: è l’appello, in apertura della sessione del Parlamento europeo a Bruxelles, del presidente, il polacco Jerzy Buzek, in riferimento ai gravi fatti di cronaca degli ultimi giorni. In particolare Buzek – riferisce l’agenzia Sir - ha espresso il proprio sostegno al giornalista russo Oleg Kashin, “selvaggiamente picchiato” da ignoti a Mosca il 6 novembre, sostenendo l’impegno assunto dal presidente russo Dimitry Medvedev “per fare luce sui fatti e trovare i colpevoli”. Il presidente dell’Assemblea di Strasburgo ha quindi condannato gli attacchi del 31 ottobre ai fedeli cristiani nella cattedrale siro-cattolica di Baghdad, deplorando “la violenza commessa per motivi religiosi”. Buzek si è poi soffermato sulle pressioni politiche esercitate da Pechino sugli Stati dell’Unione europea per dissuaderli dal partecipare alla cerimonia di premiazione del Premio Nobel per la pace, che si svolgerà a Oslo il 10 dicembre. A conclusione ha precisato che il Parlamento vuole assicurare il rispetto dei diritti umani ovunque, anche in Cina. (C.P)

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    I vescovi africani: salvaguardare la pace in Sudan

    ◊   I vescovi africani invitano le popolazioni del Sudan a perseverare nell’impegno per la pace in vista del referendum sull’indipendenza della parte meridionale del Paese, del gennaio 2011. L’invito – come riferisce la Fides - è stato rivolto dalla delegazione congiunta del Simposio delle Conferenze Episcopali d’Africa e Madagascar (SECAM/SCEAM) e dell’Associazione dei membri delle Conferenze Episcopali dell’Africa Orientale (AMECEA) che è intervenuta all’Assemblea Plenaria della Conferenza Episcopale del Sudan, che si svolge a Rumbek (sud Sudan) dall’ 8 al 15 novembre. Nel suo intervento alla Plenaria, mons. Tarcisio Ziyayer di Blantyre (Malawi) ha definito il referendum di gennaio “la ricerca di una navigazione pacifica del Paese attraverso l’attuazione delle fasi finali dell’Accordo inclusivo di pace del 2005”. L’arcivescovo di Blantyre ha ribadito l'appello dei vescovi del Sudan perché il referendum si svolga in modo pacifico e trasparente, e nei tempi stabiliti, promuovendo i valori di onestà, integrità, tolleranza, rispetto e compassione in particolare per i deboli e i poveri”. Mons. Ziyayer ha espresso apprezzamento per il lavoro della Chiesa in Sudan, citando la promozione della dignità umana, della pace e dello sviluppo integrale della nazione. Don Martin Maulano, secondo vice segretario generale del SECAM, ha citato il suo Paese, il Mozambico, uscito nel 1992 da una ventennale guerra civile, come un esempio al quale i sudanesi possono guardare per progettare il proprio futuro. Don Maulano ha esortato i sudanesi a evitare il ricorso alle guerre e alla violenza. I vescovi sudanesi non hanno dato un’indicazione di voto sul referendum (pro o contro l’indipendenza del sud Sudan) ma hanno invitato gli elettori a recarsi alle urne, perché dall’esito del referendum dipende il futuro delle nuove generazioni.

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    Bolivia: l'arcivescovo di Cochabamba chiede chiarimenti sulla legge sull’istruzione pubblica

    ◊   L'arcivescovo di Cochabamba, mons. Tito Solari, nel suo messaggio settimanale chiamato “La Voce del Pastore” ha evidenziato la necessità di conoscere dallo Stato i punti principali della legge sull’educazione che sarà sottoposta all’Assemblea Legislativa nel prossimo dicembre. La richiesta dell’arcivescovo è motivata dalla preoccupazione di tante comunità cattoliche circa l’istruzione e la “responsabilità condivisa” fra genitori e stato per l’istruzione dei figli. “Quando i genitori mandano i figli a scuola, affidano la loro responsabilità di educare i figli allo Stato o chiedono l'aiuto dello Stato per integrare l'educazione dei loro figli ?” scrive mons. Solari, nel testo inviato all’Agenzia Fides. “Lo Stato offre alla comunità un servizio educativo che raggiunge tutti, affinché tutti possano godere del diritto a un'istruzione di qualità. Ma i genitori non possono liberarsi della loro responsabilità. Essi sono i primi responsabili per l'educazione dei loro figli” ricorda l’arcivescovo. “Questo diritto viene concretizzato nell’approvazione della legge sull'istruzione. I genitori devono avere una comprensione completa del campo di applicazione della legge. E' necessario che lo Stato faccia conoscere i punti principali della stessa: ciò che viene proposto dallo Stato ai sensi della presente legge, quali sono i suoi obiettivi, le sue caratteristiche principali, quale ruolo avranno i genitori nell'ambito scolastico, quale rapporto esisterà tra genitori e insegnanti, come sarà la situazione delle scuole private e quelle di ‘concordato’, come sarà l'insegnamento della religione, ci sarà insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche?” Questa è anche una preoccupazione della intera Conferenza Episcopale, che ha nella sua agenda questo tema come uno dei punti principali da discutere.

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    Intervento del cardinale Bozanic all'incontro in Costa d’Avorio tra Chiese africane ed europee

    ◊   Ha preso il via ieri, ad Abidjan in Costa d’Avorio, un Seminario promosso dalle Conferenze episcopali d’Africa e Madagascar (Secam) e dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee sul tema: “La nuova situazione della missione ad gentes. Scambio di presbiteri e di agenti pastorali e formazione. Vocazioni”. Circa 40 i partecipanti, tra membri degli Episcopati europei ed africani ed esponenti di Dicasteri vaticani. L’attenzione è data prevalentemente alla dimensione missionaria della Chiesa e al significato della collaborazione tra Chiese particolari. Ampio spazio anche alla nuova realtà della missione ad gentes sulle vocazioni sacerdotali e religiose e sulla formazione di agenti pastorali e seminaristi in Africa e in Europa. Si cercherà di individuare forme di confronto, scambio e sinergie tra Chiese africane ed europee per una nuova evangelizzazione. Dopo il Sinodo speciale per l’Africa nel 2009 - ha osservato nel suo intervento stamane il cardinale Josip Bozanic, arcivescovo di Zagabria e vice presidente della Ccee - “è emersa tutta la vitalità della Chiesa in Africa, ma abbiamo anche sentito il grido di aiuto da parte di un continente ancora ferito da tanti problemi, povertà e guerre. Il Sinodo – ha proseguito il porporato - è stato un segno di speranza proprio da chi riesce a vedere come l’amore di Dio non abbandona i suoi figli”. Ecco perché c’è veramente il desiderio profondo di continuare a sviluppare i legami per portare avanti la missione per il bene delle comunità e di tutto il popolo europeo ed africano. “Trovare Cristo è sempre trovare una persona o una comunità che lo ama e che, per questo, dà testimonianza - ha aggiunto ancora il vicepresidente degli Episcopati europei - non solo noi vescovi, ma tutti sacerdoti, religiosi, laici siamo tutti mandati per annunziare Gesù Cristo a tutti. Tutti siamo responsabili della missione della Chiesa”. Da quanto precisato dal cardinale, emerge più che mai l’urgenza della collaborazione fra le Chiese per organizzare nuove iniziative e coinvolgere tutte le comunità, movimenti ecclesiali e religiosi. “E’ la comunione con Dio – ha concluso il cardinale Bozanic - che ci mette dentro il desiderio di amare, come Lui ama e mettere quindi a disposizione anche la nostra vita e le nostre risorse per potere condividerli con altri. E ‘ solo nell’offrire che possiamo crescere e seguire la volontà si Dio. Questa è stata l’esperienza della Chiesa di tutti i tempi e sarà anche il futuro che ci tocca preparare e forse vivere”. (C.P)

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    Rapporto su infanzia e migrazioni internazionali nell’America Latina e caraibica

    ◊   Interessante studio delle Nazioni Unite sui pericoli d’abuso e di sfruttamento per i bambini migranti, nell’America Latina e caraibica. La ricerca è stata resa nota dall’Unicef e dalla Commissione ONU per l’America Latina e caraibica (Eclac), in occasione del quarto Forum mondiale su migrazioni e sviluppo in corso a Puerto Vallarta, in Messico, a cui parteciperanno circa 150 Paesi. Lo studio rileva che l’emigrazione può creare opportunità di studio e lavoro per i bambini, ma puntualizza che esistono aspetti negativi legati alla migrazione. Questi si verificano, ad esempio, quando i genitori emigrano, affidando i propri bambini alle cure di altre persone, o quando i bambini sono esposti ad abusi e violazioni dei loro diritti, durante la migrazione da un Paese all’altro. Secondo i dati riferiti nello studio, malgrado non si conosca il numero esatto di bambini migranti, circa 1 su 5 è esposto ad abusi di vario genere. La ricerca sottolinea, inoltre, che politiche migratorie particolarmente severe, xenofobia, razzismo e traffico di esseri umani sono solo alcuni dei pericoli a cui i migranti vanno incontro, soprattutto se illegali. Una delle principali sfide per i governi delle regioni interessate dal fenomeno consiste nel garantire il rispetto dei diritti economici, sociali e culturali, specie dei bambini. Tra le raccomandazioni contenute nello studio vi sono il diritto all’identità al momento della nascita, ed il divieto di detenzione per i bambini e gli adolescenti migranti che entrano clandestinamente in un Paese. (C.P)

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    Asia: migliaia di bambini nello Yemen lasciano la scuola per paura di ritorsioni

    ◊   Migliaia di bambini nello Yemen in Asia hanno smesso di frequentare la scuola per il timore di rimanere vittime di uccisione per vendetta. E’ quanto emerge da una dichiarazione dell’Ong internazionale Partners-Yemen (PY), che sta portando avanti una campagna nei governatorati di Al-Jawf, Marib, e Shabwa, tra il nord e il Sud del Paese fino allo Yemen centrale, dove il sistema tribale è di primaria importanza nella vita sociale e politica. L’obiettivo della campagna di PY, che ha per slogan “Mi hai privato dei miei genitori; non privarmi della mia educazione” è di mantenere i bambini nelle scuole anche se molti si sono ritirati. Dai dati riportati dall’agenzia Fides emerge il numero elevatissimo di vittime causate da questi conflitti tribali nelle tre regioni: oltre 4.500 in dieci anni, tra il 1998 e il 2008. Il tasso di analfabeti è molto elevato, il 56% della popolazione maschile e il 70% di quella femminile. A Marib sono state chiuse 20 scuole ed anche in altre zone vicine. Insomma pochi sono gli studenti che si sono spostati verso zone più sicure per completare gli studi; la maggior parte hanno smesso di andare a scuola. Inoltre, nei tre governatorati è diffuso l’uso e l’abitudine di portare pistole. I genitori insegnano ai propri figli come usarle e come uccidere. La campagna della PY vuole garantire un ambiente sicuro per i bambini nelle scuole e finora è riuscito a raggiungere 50 mila donne locali per promuovere l’istruzione di ragazzi e ragazze e proteggere gli studenti. Il ruolo delle istituzioni in queste zone remote, la lotta alla povertà estrema e il rafforzamento delle scarse infrastrutture sono determinanti per far fronte a questa sfida. (C.P)

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    Cresce la pirateria al largo delle coste somale. L’Onu: misure di contrasto non solo militari

    ◊   “La pirateria” è “una minaccia, che cresce più rapidamente degli sforzi compiuti dalla comunità internazionale per combatterla”: la denuncia del vice segretario generale ONU per gli Affari politici, B. Lynn Pascoe, di fronte al Consiglio di Sicurezza, riferendo le cifre di una piaga sociale, che si consuma ogni giorno al largo delle coste somale. Secondo dati dell’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO), dall’inizio di novembre, 438 tra marinai e passeggeri e 20 navi sono stati intercettati dai pirati, vale a dire 100 rapimenti in più in meno di un mese. Pascoe ha affermato che l’utilizzo di navi da guerra non è di per sé sufficiente a risolvere il problema della pirateria. “Bisogna continuare a lottare in una maniera più ampia, che includa la ricerca di deterrenti al fenomeno, la promozione della sicurezza e dello stato di diritto e l’identificazione d’alternative economiche valide per la gioventù somala. Finché la pirateria sarà così lucrativa - ha aggiunto Pascoe - con pagamenti di riscatti che raggiungono milioni di dollari, e finché le altre opzioni economiche non saranno percorribili, la situazione non cambierà. Per questo “lo sviluppo e la riabilitazione della pesca costiera, devono costituire l’aspetto centrale della lotta alla pirateria”. Lo stesso segretario generale Ban Ki-moon, pure esprimendo soddisfazione per gli sforzi compiuti dal Kenya e dalle isole Seychelles, così come da altri Stati, ha sottolineato che resta da fare molto nella lotta alla pirateria, specie per quanto riguarda le indagini e gli arresti. Il direttore dell’agenzia Onu per la Droga e la Criminalità (Unodc), Yuri Fedotov, ha annunciato l’inaugurazione di un programma anti-pirateria per fornire assistenza ai singoli Stati. Il Consiglio di Sicurezza apprezzando la collaborazione da parte di tutti alle operazioni navali per eliminare la pirateria, ha ribadito l’importanza di supportare tali operazioni con un impegno specifico a favore dello sviluppo socio-economico e della sicurezza nei Paesi d’origine dei pirati.(A cura di Roberta Gisotti)

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    24 Ore nel Mondo



    L’Unione Europea sosterrà l’Irlanda in caso di necessità

    ◊   Il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, ha garantito che l'Unione Europea è pronta a intervenire per sostenere l'Irlanda, se ciò si renderà necessario. “Adesso nell'Eurozona abbiamo messo in campo tutti gli strumenti essenziali per poter agire”, ha assicurato Barroso. Intanto, da parte sua il governatore della Banca d'Irlanda, Patrick Honohan, che siede anche nel Consiglio direttivo della Banca centrale europea, fa sapere che il ricorso delle banche irlandesi ai finanziamenti della Banca centrale europea è “eccezionalmente elevato”, ma la Bce non ridurrà le disponibilità agli istituti di credito del Paese.

    La Bce considera insufficienti le proposte di riforma della governance europea
    Le proposte di riforma della governance economica avanzate dal Consiglio Ue “non bastano ad assicurare quel salto di qualità” necessario. A scriverlo è la Banca centrale europea nel suo bollettino mensile: le riforme - si legge - costituiscono un “rafforzamento” del quadro di sorveglianza, ma sollevano dubbi l'assenza di sanzioni automatiche e di una “regola” sulla riduzione del rapporto fra debito e Pil. Le proposte avanzate dal vertice Ue di fine ottobre, che rimettono le sanzioni su deficit e debito alla sorveglianza reciproca fra gli Stati, secondo il consiglio della Bce “non bastano ad assicurare quel salto di qualità” necessario. In particolare, si legge nel bollettino, il consiglio Bce teme “che nell'attuazione della sorveglianza delle finanze pubbliche non vi sia sufficiente automaticità, che la regola sulla riduzione del rapporto debito pubblico/Pil non sia precisata e che le sanzioni finanziarie non siano state espressamente confermate nella procedura di sorveglianza”. Per quanto riguarda le manovre di bilancio 2011, la raccomandazione della Bce è “che i Paesi portino avanti piani di risanamento pluriennali credibili e attuino integralmente le misure di riequilibrio previste”. Nei bilanci 2011 – prosegue la Bce - gli Stati “devono precisare interventi di aggiustamento credibili dei conti, incentrati sul lato della spesa”, e ogni evoluzione positiva delle finanze pubbliche “dovrebbe essere sfruttata per accelerare il riequilibrio dei conti”. A proposito della ripresa economica, la Bce parla di “una dinamica di fondo positiva” dell'area euro, ma segnala che ci sono “rischi” e “preoccupazioni” in merito alle rinnovate tensioni nei mercati finanziari”.

    In Grecia necessarie ulteriori misure per risanare i bilanci
    Il deficit greco nel 2009 ha raggiunto il 15%, in ulteriore rialzo rispetto alle stime del governo, e anche per quest'anno è in arrivo una revisione in peggio al 9,3% che imporrà “ulteriori misure” specie sul fronte della spesa. Lo scrive il Wall Street Journal, citando un funzionario del governo greco. Gli obiettivi di deficit/Pil fissati nel piano di salvataggio concordato con Unione europea e Fondo monetario internazionale erano di un rapporto all'8,1% per il 2010 e al 7,6% per il 2011, ma per raggiungere il target 2010 mancherebbero all'appello circa due miliardi di euro. Le ultime stime per il deficit 2009, quadruplicato rispetto alle previsioni del precedente esecutivo guidato da Costas Karamanlis erano per un 13,8% del Pil.

    Proseguono i colloqui tra Hamas e Fatah sui confini di Gaza
    Si è concluso con un ennesimo nulla di fatto circa il tema principale - il dossier della sicurezza dei confini - la sessione negoziale svoltasi nei giorni scorsi a Damasco fra le due fazioni palestinesi rivali di Fatah e Hamas, al potere rispettivamente in Cisgiordania e a Gaza. Lo confermano all'agenzia Maan fonti di Hamas, secondo la quale la ripresa dei colloqui sarà fissata la settimana prossima. Il controllo dei confini della Striscia di Gaza, passata sotto il pieno controllo di Hamas nel 2007, resta l'ostacolo centrale per la "riconciliazione". Il negoziato - mediato da Egitto e Siria - risente tuttavia anche del clima di sfiducia e delle accuse di repressioni reciproche fra le due fazioni. Fazioni divise dall'ideologia (laico-pragmatica quella di Fatah, islamico-radicale quella di Hamas) e dall'approccio su Israele, che Hamas - in aperta critica rispetto ai negoziati condotti dal presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) e leader attuale di Fatah, Abu Mazen - continua a non riconoscere.

    Hillary Clinton: un accordo per il Medio Oriente è ancora possibile
    Un accordo di pace per il Medio Oriente “è ancora possibile”. Lo ha detto il segretario di Stato Usa, Clinton, che oggi incontrerà il premier israeliano, Netanyahu in visita negli Stati Uniti. Intanto, il leader dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen, ha chiesto al Consiglio di sicurezza dell’Onu di discutere della costruzione dei nuovi insediamenti ebraici a Gerusalemme Est.

    Secondo la Cnn, gli Usa invieranno altri droni in Yemen
    Ancora scontri in Yemen. È di sette feriti, cinque soldati e due civili, il bilancio degli scontri divampati oggi nel sud del Paese, teatro di una rivolta secessionista. A Daleh, migliaia di persone sono scese in strada per chiedere la liberazione del principale capo della rivolta, Hassan Baom, arrestato martedì scorso. I dimostranti hanno tentato di bloccare la strada che collega la capitale Sanaa con il porto di Aden: ne sono seguiti scontri a fuoco con l'esercito, che hanno causato il ferimento di due civili e tre soldati. In un distinto episodio nella provincia di Shabwa, uomini armati hanno preso d'assalto un posto di blocco e ferito due soldati. Le autorità puntano l'indice contro i gruppi estremisti islamici. Intanto, l'Amministrazione Obama si appresta a inviare altri droni Predator in Yemen per dare la caccia ai terroristi di al Qaeda nel Paese. Lo scrive la Cnn, citando funzionari statunitensi anonimi. Gli attacchi con i droni (velivoli senza pilota) contro gli esponenti del ramo yemenita-saudita di al Qaeda, l'Aqpa, si sono interrotti nei mesi scorsi, secondo gli Usa, per carenza di informazioni di intelligence sugli obiettivi, mentre fonti del governo yemenita hanno evidenziato la volontà di non causare danni collaterali, ovvero vittime civili, nei raid.

    Dodici ribelli uccisi in Pakistan
    Almeno sei ribelli e un soldato pakistano sono morti negli scontri tra insorti islamici e esercito nella provincia tribale di Orakzai, nel nordovest del Pakistan. Altri sei sospetti militanti integralisti sono stati uccisi invece da diversi missili lanciati da un aereo drone statunitense nella regione tribale del Nord Waziristan. Dal mese di settembre, sono circa 200 gli insorti uccisi in questo tipo di operazioni.

    Fonti dell’intelligence confermano piani di attacco di al Qaeda in Europa e Usa
    È ancora operativo il piano di al Qaeda per attacchi in "stile Mumbai" in Europa e Stati Uniti, che il network di Osama bin Laden punta a compiere entro l'anno: lo hanno sottolineato funzionari dell'intelligence occidentale alla Cnn. Il piano, che avrebbe avuto il via libera direttamente da bin Laden, è stato reso noto a fine settembre, e i servizi segreti occidentali dissero che era stato sventato, grazie anche ai raid dei droni nelle aree tribali tra Afghanistan e Pakistan dove il progetto è stato ideato. Il piano prevede, secondo quanto si è appreso, attacchi multipli, in particolare in Usa, Francia e Germania, contro i luoghi frequentati dai turisti, come gli alberghi.

    Da domani in Congo campagna anti-poliomelite
    Partirà domani la campagna anti-poliomelite organizzata dal governo del Congo Brazzaville insieme con l'Organizzazione mondiale della sanità, l'Unicef e il Centro statunitense per controllo delle malattie e la prevenzione (Centers for disease control and prevention), per far fronte all'epidemia di polio che recentemente ha colpito il Paese africano causando oltre 80 morti. Lo comunica l'Oms che ha confermato 184 casi di paralisi acuta e 85 decessi nella regione di Pointe Noire, nel sud del Paese. La maggioranza dei casi e dei decessi riguardano persone al di sopra dei 15 anni. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), nel Congo Brazzaville non si registravano casi di poliomelite dal Duemila.

    Diffuse drammatiche foto di un massacro di Tamil nel 2009
    Alcune drammatiche fotografie su un massacro di civili Tamil risollevano nuovi dubbi sulla condotta delle forze armate cingalesi nell'ultima fase dell'offensiva contro i ribelli del Ltte nella primavera del 2009. Le immagini sono state pubblicate dal sito TamilNet, e mandate in onda ieri dall'emittente araba Al Jazira: la veridicità degli scatti deve essere ancora verificata. I fotogrammi, montati in un video, mostrano cadaveri seminudi di uomini, donne e bambini ammucchiati sul terreno e anche su un camion. Alcuni sono bendati e con le mani legate, un particolare che potrebbe significare che sono stati giustiziati. Secondo l'emittente araba, che ha ottenuto le fotografie da fonti Tamil, tra i cadaveri ci sarebbe anche il giovane figlio del capo del movimento separatista Ltte, Prabhakaran, anch'esso ucciso dall'esercito di Colombo.
    Come già avvenuto in passato, le autorità cingalesi hanno sollevato dubbi sull'origine delle foto e hanno sottolineato che è stata creata una Commissione d'inchiesta “indipendente”, da alcuni mesi è al lavoro per verificare eventuali abusi delle forze armate. Tra l'altro, in proposito, la Bbc critica oggi il governo per aver impedito al proprio corrispondente a Colombo di seguire le audizioni in corso nella città settentrionale di Jaffna. “Il Ministero della difesa si è rifiutato di motivare la ragioni del diniego del permesso”, scrive l'emittente britannica sul suo sito on line. A distanza di un anno e mezzo dalla vittoria militare sulle Tigri Tamil, sono ancora in vigore le restrizioni per i giornalisti stranieri che vogliono recarsi nelle ex zone di guerra nel nord e nord est dell'isola, ancora presidiate dall'esercito.

    Italia, vertice tra il presidente della Camera e il leader della Lega
    Nel clima di tensione politica che caratterizza in questi giorni l'Italia, oggi si è svolto per circa un’ora un incontro tra il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ed il leader della Lega Nord, Umberto Bossi. Al vertice, il capo leghista è arrivato accompagnato dai ministri Roberto Calderoli e Roberto Maroni. Ieri sera, c’è stato un altro vertice segnalato con attenzione dalla stampa: l’incontro a tre tra la lo stesso Fini, il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, e il leader dell’Api, Francesco Rutelli. Non vi sono state dichiarazioni al termine di entrambi i vertici. Oggi, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è in Corea del Sud per il vertice G20. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 315

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