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Sommario del 09/11/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI alla plenaria della Cei: riconoscere il "primato educativo" alla famiglia e valorizzare la liturgia come fonte di formazione al bene
  • Il cardinale Bagnasco in apertura della 62.ma Assemblea della Cei: Italia "inceppata", serve "uno scatto in avanti"
  • Il Collegio cardinalizio invitato dal Papa per il 19 novembre a una Giornata di riflessione e preghiera sui temi più attuali della Chiesa
  • Presentati un convegno e una mostra per conoscere da vicino la Biblioteca Apostolica Vaticana
  • Mons. Viganò all'assemblea dell'Interpol a Doha: la promozione dei diritti umani alimenta pace e sicurezza
  • Aperta a Roma l'Assemblea plenaria del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali
  • Nuova rubrica della Radio Vaticana sul Vaticano II per capire la modernità del Concilio
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Disastri in Veneto, il cardinale Scola: vicini a chi soffre, non siamo i padroni della natura
  • Conferenza nazionale della famiglia, siglato il protocollo "Family Audit"
  • Chiesa e Società

  • Emergenza Haiti: dopo terremoto e colera, le devastazioni dell’uragano Tomas
  • Indonesia: la Caritas italiana al fianco di quella locale nella gestione delle emergenze
  • Pakistan: nel Punjiab donna cristiana condannata a morte per blasfemia
  • India: rapporto sui diritti umani denuncia persecuzioni contro i cristiani di Orissa
  • Congo: ucciso il parroco di Kanyabayonga nell’est del Paese
  • I vescovi del Sudan: in vista del referendum, lasciamoci alle spalle il passato
  • Nairobi: prosegue la Conferenza panafricana dei teologi del continente
  • Messico: aperto ieri il Forum internazionale Onu sulle migrazioni
  • Argentina: la Conferenza episcopale indice per il 2011 “l’Anno della Vita”
  • Brasile: prosegue l'incontro della Rete per la lotta contro la tratta degli esseri umani
  • Francia: il cardinale Vingt-Trois chiude l'Assemblea dei vescovi
  • Romania: accolto il ricorso dell’arcidiocesi di Bucarest contro la costruzione di un grattacielo
  • Mons. Trelle al Sinodo della Chiesa evangelica tedesca: “Continuare nel dialogo”
  • Sentenza storica in Turchia: restituito l’orfanotrofio di Buyukada al Patriarcato ortodosso
  • Filippine: la Chiesa chiede la consulenza di esperti per la controversa legge sulla salute riproduttiva
  • Aperto ieri in Laos un incontro della Coalizione contro le bombe a grappolo
  • Msf, appello all’Ue: non bloccate la produzione di farmaci generici in India
  • Polonia: Giornata di solidarietà con la Chiesa perseguitata in Iraq
  • Spagna: TVE, l'emittente più seguita per la visita di Benedetto XVI
  • Presentato ieri a Madrid l’inno ufficiale della Gmg 2011
  • 24 Ore nel Mondo

  • Israele annuncia la costruzione di 1.300 nuovi alloggi a Gerusalemme Est e di 800 nei sobborghi della città di Ariel. Unanime la condanna internazionale
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI alla plenaria della Cei: riconoscere il "primato educativo" alla famiglia e valorizzare la liturgia come fonte di formazione al bene

    ◊   Valorizzare la liturgia, in un’epoca che vede offuscata la dimensione dell’interiorità, e rilanciare la “responsabilità educativa”, riconoscendo alla famiglia il “primato” della formazione delle giovani generazioni. Sono i punti al centro della 62.ma Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana (Cei), messi in risalto da Benedetto XVI nel Messaggio inviato all’assise, riunita da ieri pomeriggio ad Assisi. La sintesi del Messaggio del Papa nel servizio di Alessandro De Carolis:

    I sintomi del malessere il Papa li individua oltre la facciata del progresso. Scienza e tecnica – riconosce – hanno portato a “traguardi indubbiamente significativi e apprezzabili”. Ma questo non ha riempito il cuore dell’essere umano, anche perché – rileva – tale progresso “è avvenuto spesso a scapito dei fondamenti del cristianesimo, nei quali si radica la storia feconda del Continente europeo”. La cultura contemporanea, riflette Benedetto XVI, “conosce l’eclissi del senso di Dio e l’offuscarsi della dimensione dell’interiorità”, ma anche “l’incerta formazione dell’identità personale in un contesto plurale e frammentato” e le “difficoltà di dialogo tra le generazioni, la separazione tra intelligenza e affettività”. Conosce, ripete, il confinamento della sfera morale “nell’ambito soggettivo”, con Dio che, stigmatizza, “quando non viene negato, è comunque escluso dalla coscienza pubblica”. Tutti elementi, prosegue il Pontefice, che “sono il segno di una crisi di fiducia nella vita e influiscono in maniera rilevante sul processo educativo, nel quale i riferimenti affidabili si fanno labili”. Né è sufficiente, “per invertire la rotta”, obietta ancora, “un generico richiamo ai valori, né una proposta educativa che si accontenti di interventi puramente funzionali e frammentari”.

    Per questa ragione, è l’apprezzamento di Benedetto XVI ai vescovi italiani, “è quanto mai opportuna la vostra scelta di chiamare a raccolta intorno alla responsabilità educativa tutti coloro che hanno a cuore la città degli uomini e il bene delle nuove generazioni. Tale indispensabile alleanza – indica – non può che partire da una nuova prossimità alla famiglia, che ne riconosca e sostenga il primato educativo: è al suo interno che si plasma il volto di un popolo”. Inoltre, soggiunge il Papa, come “fonte perenne di educazione alla vita buona del Vangelo vi esorto a valorizzare la liturgia”. Essa, osserva, “introduce all’incontro con Gesù Cristo, che con parole e opere costantemente edifica la Chiesa, formandola alle profondità dell’ascolto, della fraternità e della missione”. “L’autentico credente, in ogni tempo – aveva detto poco prima il Papa – sperimenta nella liturgia la presenza, il primato e l’opera di Dio”. E dal momento che nell’agenda dei lavori dell’assise dei vescovi italiani figura l’esame della traduzione italiana della terza edizione tipica del Messale Romano, Benedetto XVI ha invitato al massimo rispetto di una parola, come quella sacra espressa dalla liturgia, che pur non potendo “prescindere dal tempo”, costituisce – ha asserito – “una finestra che si apre oltre il tempo”. Dare voce “a una realtà perennemente valida – ha proseguito – esige pertanto il sapiente equilibrio di continuità e novità, di tradizione e attualizzazione. Dunque, ha concluso, “ogni vero riformatore è un obbediente della fede: non si muove in maniera arbitraria, né si arroga alcuna discrezionalità sul rito; non è il padrone, ma il custode del tesoro istituito dal Signore e a noi affidato. La Chiesa intera è presente in ogni liturgia: aderire alla sua forma è condizione di autenticità di ciò che si celebra”.

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    Il cardinale Bagnasco in apertura della 62.ma Assemblea della Cei: Italia "inceppata", serve "uno scatto in avanti"

    ◊   “Non è più tempo di galleggiare”. Occorre “cambiare registro, fare tutti uno scatto in avanti concreto verso soluzioni utili al Paese e il più possibile condivise”. È stato invece questo l’invito rivolto dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, nella sua prolusione in apertura della 62.ma Assemblea generale dei vescovi italiani. Tra i temi affrontati anche quello degli abusi sessuali: La Chiesa italiana non era preparata a reagire nel modo dovuto allo scandalo, per il quale - ha spiegato - "ci sono storture della psiche che necessitano di un pronto isolamento e di cure particolari, oltre che di una sanzione commisurata alle ingiustizie". Un fronte, quest’ultimo, sul quale ha ribadito il “solenne impegno” della Chiesa. Linda Giannattasio:

    È un invito alla politica e alla sua dimensione culturale e morale, quello rivolto dal cardinale Angelo Bagnasco, che registra a livello della scena politica italiana una caduta di qualità – da soppesare, dice, – senza sconti né strumentalizzazioni se davvero si hanno a cuore le sorti del Paese e non solamente quelle della propria parte. “Come sacerdoti – ribadisce il porporato – siamo angustiati per l’Italia, che scorgiamo come inceppata nei suoi meccanismi decisionali, mentre il Paese appare attonito e guarda disorientato”. Forte allora l’invito a “cambiare registri”, a “fare tutti uno scatto in avanti concreto e stabile verso soluzioni utili al Paese e il più possibile condivise” perché, sottolinea, “non è più tempo di galleggiare”. Il porporato auspica inoltre un piano emergenziale sull’occupazione e si chiede se sia possibile convocare governo, forze politiche e parti sociali, lasciando “da parte ciò che divide”. La politica deve interessare i cattolici, spiega poi il cardinale Bagnasco, secondo il quale sarà bene interrogarsi su come favorire la maturazione spirituale e culturale richiesta a chi desidera entrare in politica e preparare i giovani a quella leadership che – dice – difficilmente può essere improvvisata.

    Il porporato affronta poi il tema del percorso dei seminaristi verso il sacerdozio e del bisogno di nuovi sacerdoti oggi in un momento in cui – sottolinea – l’uomo cerca rifugio nell’ebbrezza e nella violenza. Dai seminaristi ai giovani, in vista della prossima Giornata mondiale della gioventù di Madrid 2011, poi un richiamo al valore della vita e a tutti quei valori fondamentali come il matrimonio fra un uomo e una donna, la famiglia, la libertà religiosa ed educativa. Di qui, spiega il cardinale Bagnasco, il ruolo della religione nell’ambito politico-sociale, che – afferma – non è quello di “fornire le norme obiettive che regolano il retto agire”, nè quello di “proporre soluzioni politiche concrete”, bensì di “aiutare nel purificare e gettare luce nell’applicazione della ragione, nella scoperta dei valori morali oggettivi”. Il presidente della Cei ricorda poi la missione educativa della Chiesa, al centro degli ultimi Orientamenti pastorali della Cei per il prossimo decennio. Il cardinale Bagnasco invita, infatti, a chiedersi cosa si stia realmente facendo per mantenere il patrimonio spirituale e morale indispensabile anche all’uomo postmoderno e sottolinea che crescere “non è un automatismo legato all’età”, ma richiede capacità di riflessione e coltivazione di sé. Quindi, un pensiero va al recente Sinodo per il Medio Oriente, alla difficile condizione dei cristiani in Iraq, “bersaglio continuo di attentati sanguinosi” - ai caduti in Afghanistan e alle loro famiglie.

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    Il Collegio cardinalizio invitato dal Papa per il 19 novembre a una Giornata di riflessione e preghiera sui temi più attuali della Chiesa

    ◊   Riflettere sugli argomenti più delicati che interessano la Chiesa contemporanea e il ministero del Papa, in un clima di preghiera e di collegialità. E’ con questo intendimento e con questo spirito che Benedetto XVI ha invitato il Collegio cardinalizio a condividere con lui una Giornata di riflessione e preghiera per il prossimo 19 novembre, il giorno precedente la celebrazione del Concistoro ordinario pubblico. Sui temi e lo svolgimento della Giornata, Alessandro De Carolis ha sentito il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi:

    R. – Anzitutto, devo precisare che si tratta di un invito, di una decisione del Papa in prima persona, che è il capo del Collegio cardinalizio, che invita già come primo momento dell’evento del Concistoro, tutti i cardinali che possono intervenire a partecipare a questa riunione, che è una riunione che è stata definita “di riflessione e di preghiera” su temi di attualità e di interesse comune. Il Papa, come sappiamo, ci tiene molto alla collegialità, e questa collegialità si esprime, appunto, in particolare tramite la riunione e la consultazione del Collegio cardinalizio e con il Sinodo dei vescovi, e anche in altre forme. Ma questa del Collegio cardinalizio è una prima forma importante dell’esercizio della collegialità. Questa giornata sarà simile a quanto è già avvenuto alcune volte, in passato, con questo Papa – c’è già stata un’iniziativa simile in occasione del Concistoro del 2007 – e anche con Giovanni Paolo II, che pure aveva invitato i cardinali per giornate di questo genere. Il Papa partecipa, ascolta molto attentamente, sia gli interventi previsti sia quello che i cardinali presenti intenderanno dire o chiedere come spiegazioni.

    D. – Quali saranno, in concreto, i temi che saranno trattati durante questa giornata e, in generale, come si articolerà il tutto?

    R. – I temi sono stati annunciati nella lettera di invito, di indizione di questa giornata. Vi è un tema principale, ed è quello che prevede la relazione del cardinale segretario di Stato, il cardinale Bertone, sul tema della situazione della libertà religiosa nel mondo e le nuove sfide. Questo è certamente il tema che richiederà anche la maggior parte del tempo a disposizione in questa giornata, e su cui quindi ci sarà anche più ampia riflessione e discussione. Poi ci sono altri quattro temi che verranno introdotti da brevi comunicazioni e su cui ci sarà anche un tempo, ma credo molto limitato, di interventi perché i quattro temi sono molto consistenti, ma pure numerosi, per una sola giornata. C’è quello sulla liturgia nella Chiesa di oggi, introdotto dal cardinale Cañizares, prefetto della Congregazione per il culto divino; quello “A dieci anni dalla Dominus Iesus”, che è un documento molto importante della Congregazione per la Dottrina della Fede, e che viene introdotto dall’arcivescovo Angelo Amato, che allora era segretario della Congregazione stessa. Poi ci sono due comunicazioni del cardinale Levada: quella sulla risposta della Chiesa ai casi di abusi sessuali e quella sulla Costituzione “Anglicanorum coetibus”, che sono argomenti di attualità – come sappiamo – nella Chiesa di oggi e li introduce, appunto, il prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede che ha una particolare competenza in questi due argomenti. Pensando al tempo relativamente limitato di una giornata e a questa molteplicità di argomenti, non c’è da aspettarsi la produzione di documenti del Collegio cardinalizio su questi temi; si tratta di una comunicazione-informazione-chiarificazione-riflessione su alcune questioni, ma certo non di un approfondimento particolarmente sviluppato. Alla fine della giornata, quindi, ci si può aspettare un comunicato informativo sintetico da parte della Sala Stampa, ma non certo un documento che affronti tutti questi argomenti.

    D. – Trascorrendo l’intera giornata insieme con il Papa, i cardinali condivideranno con lui anche il momento della pausa del pranzo …

    R. – Sì: questa è una novità; non c’era scritto nella lettera di convocazione del cardinale decano, però posso confermarlo. In occasione dei Concistori c’è stato, tradizionalmente, anche questo momento del pranzo del Papa con i cardinali e in realtà, poi, questa giornata di venerdì si è rivelata quella più adatta anche per vivere questo momento conviviale. Possiamo pensare che parteciperanno a questa giornata forse 150 cardinali, per dare una cifra indicativa: un buon numero per motivi di salute o di età o di impegni già presi non potrà partecipare, anche se evidentemente tutti sono stati invitati. (gf)

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    Presentati un convegno e una mostra per conoscere da vicino la Biblioteca Apostolica Vaticana

    ◊   Una duplice occasione per promuovere la conoscenza della Biblioteca Vaticana dopo i lavori di restauro e la riapertura. La prima è la Mostra “Conoscere la Biblioteca Vaticana: una storia aperta al futuro”, visitabile presso il Braccio di Carlo Magno da domani e fino al 31 gennaio 2011. La seconda occasione per avvicinarsi a questo patrimonio di tesori e scienza è il Convegno, in programma dall’11 al 13 novembre, incentrato sul tema “La Biblioteca apostolica Vaticana come luogo di ricerca e come istituzione al servizio degli studiosi”. I due eventi sono stati presentati stamani presso la Sala Stampa della Santa Sede. Durante la presentazione, è stato dato un importante annuncio. Ce ne parla Amedeo Lomonaco:

    Presentando la mostra e il convegno, il cardinale Raffaele Farina, bibliotecario di Santa Romana Chiesa, ha annunciato che Benedetto XVI visiterà il prossimo 18 dicembre la Biblioteca Apostolica Vaticana, riaperta lo scorso 20 settembre dopo tre anni di chiusura per lavori di restauro. Il porporato ha quindi illustrato le finalità della mostra:

    “La Mostra vuol far conoscere la Biblioteca Vaticana a coloro che non hanno il privilegio di frequentarla. Ma non solo: vuol farla conoscere meglio anche ai suoi utenti abituali. E, soprattutto, vuole avvicinarli all’attività quotidiana, che si svolge fuori dalle sale di consultazione. Il personale stesso della Biblioteca scoprirà, nella mostra e nel suo catalogo, dei tratti sconosciuti della vita quotidiana, alla quale partecipa”.

    La mostra propone opere originali e anche manoscritti che potranno essere sfogliati dai visitatori. Si tratta di facsimili di altissima qualità di alcune delle opere più preziose conservate nella Biblioteca Vaticana. La mostra comprende poi un percorso multimediale che permette di conoscere la Biblioteca attraverso mezzi tecnologici accessibili al grande pubblico. Sono stati inoltre allestiti spazi dedicati al restauro e alla fotografia, come ha ricordato la curatrice della mostra, la dott.ssa Barbara Jatta:

    “Si è deciso di ricreare in Mostra il laboratorio di restauro e quello fotografico. I restauratori saranno presenti e lavoreranno durante il corso della Mostra, soltanto in alcune ore. Nella stessa sala ci sarà il laboratorio restauro e un modernissimo laboratorio fotografico, dove degli scanner di ultima generazione faranno vedere quella che è la nostra attività di tutela e di conservazione attraverso la riproduzione”.

    Mons. Cesare Pasini, prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana, ha infine presentato il convegno che accompagna la mostra:

    “Un convegno che intende ripercorrere, in un periodo che copre gli ultimi 60 anni, sia gli studi, sia le attività che si compiono in Biblioteca. Un periodo di 60 anni perché è il periodo dopo l’ultima guerra mondiale ed è il periodo che segue il Pontificato di Pio XI, il Papa bibliotecario. Quindi, vediamo come da allora ci si è spinti innanzi fino ad oggi”.

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    Mons. Viganò all'assemblea dell'Interpol a Doha: la promozione dei diritti umani alimenta pace e sicurezza

    ◊   L’importanza della cooperazione umanitaria, libertà religiosa in Medio Oriente e il rispetto della dignità della persona. Sono gli argomenti trattati nel discorso del segretario generale del Governatorato dello Stato Città del Vaticano, mons. Carlo Maria Viganò, pronunciato ieri mattina a Doha davanti alla platea della 79.ma Assemblea generale dell’Interpol. Il servizio di Marco Guerra:

    La riflessione offerta alle 188 delegazioni degli Stati Membri dell’Interpol da mons. Carlo Maria Viganò parte dall’assunto che il comportamento criminale è nato con l'uomo stesso – così come il bene e il male per i cristiani fanno parte della storia della salvezza – per poi mettere a fuoco tutti quei fenomeni sociali che, nella loro complessità, fanno da sfondo e a volte alimentano il comportamento criminoso. Primo fra tutti, la globalizzazione che offre occasioni di sviluppo e di arricchimento e allo stesso tempo può causare impoverimento e fame. si tratta di “molle – afferma il presule – che fanno scattare certe reazioni a catena spesso alla base di fenomeni di violenza”. Da non sottovalutare, poi, le forme di disparità create dal diverso accesso alle applicazioni del progresso tecnologico. Il segretario del Governatorato indica, dunque, la promozione dei diritti umani, nel suo complesso, come la strategia più efficace per eliminare le disuguaglianze fra Paesi e gruppi sociali.

    “Le vittime degli stenti e della disperazione – prosegue mons. Viganò – possono diventare in prima persona violatrici della pace”. E dove la dignità umana viene violata “nascono i pericoli delle guerre e del terrorismo”. In questa cornice, il caso più eclatante segnalato dal vescovo “è quello che coinvolge in questo periodo le comunità cristiane del Medio Oriente”. Per questo motivo, la Santa Sede – spiega ancora il presule – da sempre è consapevole “del fatto che il desiderio della pace, la ricerca della giustizia, il rispetto della dignità della persona, la cooperazione umanitaria e l’assistenza costituiscono gli ideali che dovrebbero sottostare alle relazioni internazionali”. Il rappresentate della Santa Sede esorta infine a un impegno comune di tutta la comunità internazionale a fondare la sicurezza e la pace non sull'equilibrio della paura, ma sul pieno rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali degli individui, dei popoli.

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    Aperta a Roma l'Assemblea plenaria del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali

    ◊   Si è aperta stamani a Roma l’Assemblea Plenaria del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali. Dopo il discorso di benvenuto di mons. Piero Marini, presidente del Pontificio Comitato, è intervenuto il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione dei Vescovi, con una relazione sul 49.mo Congresso eucaristico internazionale di Québec, tenutosi dal 15 al 22 giugno del 2008. L’evento, articolato in momenti di catechesi, incontri e cerimonie liturgiche, era incentrato sul tema “L’Eucaristia, dono di Dio per la vita del mondo”. Il programma della Plenaria prevede inoltre, domani, la presentazione del testo base del 50.mo Congresso eucaristico internazionale che si terrà dal 10 al 17 giugno del 2012 a Dublino. Ad illustrare l’evento, incentrato sul tema “L’Eucaristia: Comunione con Cristo e tra di noi”, sarà l’arcivescovo di Dublino, mons. Diarmuid Martin. La formulazione di questo tema – ha ribadito recentemente il presule – nasce dalla felice coincidenza della celebrazione del Congresso con il 50.mo anniversario dell’inaugurazione del Concilio Vaticano II, che “è stato un momento di rinnovamento e di approfondimento dell’insegnamento della Chiesa e della sua auto comprensione come Corpo di Cristo e Popolo di Dio”. Durante l'assise, sarà anche presentato l’itinerario di preparazione al Congresso di Dublino. La riunione si concluderà poi giovedì prossimo, giornata in cui è prevista l’udienza di Benedetto XVI ai partecipanti all’Assemblea Plenaria. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    Nuova rubrica della Radio Vaticana sul Vaticano II per capire la modernità del Concilio

    ◊   Sono trascorsi quasi cinquant’anni dall’apertura del Concilio Vaticano II, da quella memorabile sessione inaugurale presieduta da Giovanni XXIII nella Basilica di San Pietro l’11 ottobre 1962. Quanto profondamente abbiano modificato la vita della Chiesa nel mondo le decisioni assunte dai Padri conciliari è un’evidenza concreta e, insieme, un continuo oggetto di riflessione. Ma cosa è e dove risiede lo spirito del Concilio? E com’è possibile vivere oggi la continuità e la discontinuità della tradizione alla luce del Concilio? A queste domande, la Radio Vaticana vuole offrire un suo contributo inaugurando da oggi una rubrica intitolata “Il Concilio Vaticano II, bussola del terzo millennio”, secondo una definizione di Benedetto XVI. Si tratta di un ciclo di 25 brevi riflessioni settimanali, in programma ogni martedì, curate dal gesuita padre Dariusz Kowalczyk – docente di Teologia dogmatica alla Pontificia Università Gregoriana – e incentrate sui documenti fondamentali del Vaticano II. In questa prima puntata, l’autore si sofferma su una delle domande oggi ricorrenti quando di parla del Concilio:

    Abbiamo bisogno di un Concilio Vaticano Terzo? Chi può saperlo? Quando Angelo Roncalli fu eletto Successore di Pio XII, molti osservatori ritenevano che quel Pontificato sarebbe stato un Pontificato “di transizione”. Roncalli allora aveva 76 anni. Pochi mesi dopo Giovanni XXIII prese delle iniziative per convocare il Concilio che ha cambiato la Chiesa. Molti fra i curiali ritenevano che l’idea di un nuovo Concilio fosse ben spropositata. Nella Chiesa era diffusa l’opinione che in quanto il Vaticano I, nel 1870, aveva sancito l’infallibilità papale, il Pontefice da solo avrebbe potuto affrontare ogni questione. Giovanni XXIII, che pensava esattamente l’opposto, superò le obbiezioni. Ma da dove gli venne la ferma convinzione di lanciarsi in un’impresa così grande come un Concilio ecumenico? Egli stesso disse: “Su quanto tocca la mia umile persona non amo richiamarmi a particolari ispirazioni.

    Mi accontento della retta dottrina la quale insegna che tutto viene da Dio. In tal modo ho considerato come ispirazione anche quest’idea del Concilio”. (Si!) E’ proprio Colui che guida la sua Chiesa “alla verità tutta intera”, cioè lo Spirito Santo, che ispirò Papa Roncalli a convocare il Concilio che sarebbe diventato “una pietra miliare nella storia bimillenaria della Chiesa” come ha detto Giovanni Paolo II. Col passare del tempo, i documenti conciliari non hanno perso la loro attualità. Anzi, sono sempre da attuare. Ma soprattutto rimane da riscoprire lo Spirito che ha ispirato e guidato il Concilio. Joseph Ratzinger notò che al Concilio vero “già durante le sedute, e poi, via via sempre di più nel periodo successivo, si contrappose un sedicente «spirito di Concilio» che in realtà ne è un vero «anti-spirito». Uno dei dogmi di quell’“anti-spirito” sarebbe la tesi che tutto ciò che è nuovo (o presunto tale) è sempre migliore di ciò che è stato o che c’è. Durante le nostre riflessioni cercheremo di distinguere nel presente lo spirito vero del Concilio da quell’anti-spirito che si era palesato già allora e anche oggi persiste.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La responsabilità di educare: il messaggio del Papa all’assemblea generale della Cei.

    In rilievo, nell’informazione internazionale, il gelo tra Netanyahu e la Casa Bianca per i nuovi insediamenti a Gerusalemme est.

    Un futuro di amicizia: in cultura, Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, sulla fiction “Sotto il cielo di Roma”, che ha rilanciato il dibattito tra ebrei e cattolici.

    Johan Ickx, Renata Salvarani e Carla Casagrande al simposio “La penitenza tra il primo e secondo millennio”.

    Leone Magno e gli epitaffi perduti: Carlo Carletti sulle memorie funerarie dei pontefici dal tardoantico all’altomedioevo.

    Nell’informazione religiosa, il saluto del cardinale Leonardo Sandri al termine dell’incontro, a Sofia, dei vescovi orientali cattolici d'Europa, con un articolo di Manuel Nin.

    Gli Stati Uniti e la maggioranza silenziosa: Marco Bellizi sul voto delle comunità religiose nelle elezioni di metà mandato.

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    Oggi in Primo Piano



    Disastri in Veneto, il cardinale Scola: vicini a chi soffre, non siamo i padroni della natura

    ◊   È ancora emergenza in Veneto nelle zone colpite dalle alluvioni di questi giorni. Particolarmente gravi i danni nelle provincie di Padova, Vicenza e Verona, con famiglie evacuate, strutture agricole e industriali disastrate, raccolti distrutti e allevamenti sott’acqua. La Regione ha chiesto il ripristino straordinario del Fondo unico nazionale per le imprese al fine di poter garantire un adeguato sostegno alle aziende venete. Dal canto suo, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, giunto questa mattina nelle zone colpite dal maltempo, ha garantito che l'aiuto dello Stato sarà “sostanzioso e immediato”. Fabio Colagrade ha chiesto al cardinale patriarca di Venezia, Angelo Scola, quali sentimenti abbia suscitato in lui questo dramma:

    R. – La partecipazione nella preghiera e nell’affetto al dolore di quei familiari che hanno perso i loro cari. Poi, la partecipazione alla grande prova – perché non so se risulta chiara a tutto il Paese la misura della devastazione – e anche la partecipazione alla grande prova di tante famiglie, molte delle quali hanno perso tutto, e anche di tante piccole industrie di cui il nostro Veneto è caratterizzato e che sono messe in gravi difficoltà. In terzo luogo, la mia ammirazione per la grande dignità con cui le persone stanno affrontando questo disastro, e la forte solidarietà con cui stanno cercando vie di uscita. Certamente, sarà anche importante che le istituzioni facciano la loro parte e che tutti insieme cerchiamo di imparare anche da questa prova molto dura, un rapporto autenticamente corretto con la natura. Questo vuol dire riscoprirla come Creato e cioè superare due limiti con cui noi normalmente la trattiamo perché noi dimentichiamo che è creatura di Dio. Il primo limite è che l’uomo si pensi come padrone assoluto della terra, considerata come una sorta di miniera da cui cavare sempre tutto; il secondo limite è un concetto astratto di relazione con il Creato stesso che confonde il mantenimento passivo dell’esistente con il rispetto della natura. E speriamo che realmente il maltempo, che è ancora annunciato grave, sia invece clemente.

    D. – Dunque, il concetto teologico di Creato – sostituendosi a quello di Natura – aiuta in qualche misura a prevenire questo tipo di disastro?

    R. – Esattamente. Perché mette in modo un rapporto equilibrato in cui il Creato è vissuto come la nostra dimora che Dio ci ha affidato e noi dobbiamo imparare a farcene carico. Certo, questo comporta una vera e propria rivoluzione mentale e del cuore che non ha il carattere di altre rivoluzioni che vogliono tutto e subito: questa sarà una rivoluzione lenta perché implicherà che miliardi di uomini cambino molti, molti dei loro atteggiamenti: nei confronti dei prodotti della terra, nei confronti del rapporto con le acque, con i corsi d’acqua e con i mari, con i monti … Quindi, è una rivoluzione singolare di ampissima portata ma che in parte è già incominciata e che dobbiamo deciderci di portare avanti non ideologicamente.

    D. – Eminenza, l’imprenditoria locale rischia di trovarsi in ginocchio senza aiuti consistenti. Quali riflessioni fare?

    R. – E’ necessario assolutamente che le istituzioni si facciano carico di questa situazione in maniera chiara costruendo, come sempre, dei tavoli di concertazione, ascoltando le esigenze di tutti e senza mai dimenticare che quando siamo posti di fronte a queste prove sono sempre gli anelli più deboli della società a pagare di più.

    D. – Come lei accennava, ci sono state in Veneto delle testimonianze di carità concreta davvero forti…

    R. – Sì: veramente forti. Di carità esplicita da parte di molti cristiani, ma c’è stata anche una mobilitazione da parte di tutti che ha mostrato una delle forze del nostro Veneto: cioè l’elemento di solidarietà è veramente ancora uno dei fattori più dinamici dell’edificazione della nostra vita sociale. E’ una cosa molto bella che nella prova e nel dolore da consolazione e apre ad una speranza affidabile anche per tutti gli altri aspetti della convivenza nella nostra regione e nel nostro Paese. (gf)

    Per un punto sulla situazione delle zone più colpite, Massimiliano Menichetti ha sentito don Giovanni Sandonà, delegato regionale Caritas per il Triveneto e direttore della Caritas vicentina:

    R. – Per quanto riguarda la città di Vicenza, la realtà rimozione-fango è finita e questo anche pensando alla provincia di Vicenza, alla zona dei comuni limitrofi colpiti. Per quanto riguarda il padovano, siamo nelle stesse condizioni. Certamente, adesso c’è tutta l’emergenza: penso agli anziani, penso ad altre realtà come una famiglia normale che non aveva pensato di tutelarsi assicurativamente. Queste sicuramente sono le prime realtà, e le più deboli. Poi, l’altra realtà – per la quale spero intervengano le istituzioni in modo più robusto di quanto non abbiano promesso di fare – è soprattutto tutto il settore artigianale che da noi ha una rilevanza notevole, se si pensa che la provincia di Vicenza, tra le Associazioni di artigiani provinciali, è la prima in Italia.

    D. – La popolazione come sta reagendo?

    R. – La popolazione ha reagito bene: se lei pensa che solo la città di Vicenza ha avuto oltre 2.000 volontari che si sono presentati per spalare fango… Mi diceva una signora: sono anni che abito in quel condominio e non ci siamo mai parlati. Paradossalmente, l’alluvione ha fatto sì che incominciamo a parlarci e ad aiutarci.

    D. – Come Caritas, come diocesi, vi state coordinando?

    R . – Le Chiese locali si stanno muovendo. La diocesi di Verona ha organizzato domenica scorsa una colletta, la diocesi di Padova e la diocesi di Vicenza la organizzeranno per domenica prossima.

    D. – Le donazioni a chi andranno, soprattutto?

    R. – Penso agli anziani, alle famiglie e in modo particolare ai più deboli. (gf)

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    Conferenza nazionale della famiglia, siglato il protocollo "Family Audit"

    ◊   Ribaditi gli impegni ad intervenire a livello fiscale, con un sistema che tenga conto dei componenti di una famiglia, ed esaurito il dibattito sul concetto di famiglia cui applicare eventuali interventi pubblici, la Conferenza nazionale della Famiglia in corso a Milano analizza il contesto in cui le aggregazioni familiari si trovano a vivere concretamente. Il servizio di Fabio Brenna:

    Con il demografo, Giancarlo Blangiardo, si sono evidenziate le cifre: matrimoni in continuo calo dal 1972, nel 2008 sono stati 246.613, 4 ogni mille abitanti. Parallelamente, sono aumentati i divorzi, +23% dal 2003. Una famiglia che cambia anche dal punto di vista della multi etnicità: i matrimoni con almeno uno sposo straniero sono passati dal 27.500 del 2003 ai 37.000 del 2008, arrivando a costituire il 15% delle nozze celebrate nel 2008. Dopo ulteriori focus sulle politiche familiari in Italia e il welfare familiare alla prova del federalismo, si è cercato di mettere a fuoco quali possano essere gli obiettivi e gli strumenti a breve e medio termine per una effettiva politica a favore della famiglia. Il sottosegretario, Carlo Giovanardi, e Lorenzo Dellai, presidente della Provincia autonoma di Trento, hanno siglato un Protocollo di intesa volto a promuovere su tutto il territorio nazionale il “Family Audit”, un marchio che certifica la natura "family friendly" di organizzazioni private e pubbliche, che intendano impegnarsi per migliorare le proprie politiche di gestione delle risorse umane e l’organizzazione del lavoro, orientandole alle esigenze familiari del personale.

    Un altro nodo da risolvere è infatti quello della conciliazione fra tempi di famiglia e tempi di lavoro. Emerge intanto un’altra Italia a tante velocità per quanto riguarda le risorse comunali destinate alle politiche sociali. Mentre ogni cittadino della Valle D’Aosta può disporre ogni anno di 262,8 euro, quello della Calabria appena di 29,2. In questo contesto, la spesa per famiglia e minori ammonta a 2 miliardi e 700 mila euro. La Conferenza delle Regioni lancerà un allarme proprio nell’appuntamento milanese: la manovra finanziaria del governo prevede uan contrazione del fondo per le politiche della famiglia di quasi il 50% per l’anno 2011 e per il 2012, fino a far diventare l’entità delle risorse previste nel 2013 pari ad un terzo di quelle stanziate nel 2010.

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    Chiesa e Società



    Emergenza Haiti: dopo terremoto e colera, le devastazioni dell’uragano Tomas

    ◊   Si è aggiunto l’uragano Tomas, passato tra venerdì e sabato scorsi sull’isola, al forte terremoto del 12 gennaio e all’epidemia di colera delle scorse settimane: tutti fenomeni che hanno causato morte e devastazione ad Haiti. I dati ufficiali della Protezione civile, citati dalla Misna, riferiscono di 20 morti, 11 dispersi e 36 feriti, oltre a una lunga serie di anni, provocati soprattutto da allagamenti: il mare che ha travolto molte abitazioni sulla costa, ed esondazioni di fiumi nell’interno. Le aree più colpite sono la penisola meridionale del Paese e il dipartimento centroccidentale dell’Artibonite. Intanto, l’ultimo bilancio delle vittime del colera si attesta a quota 544 morti e ottomila contagiati ricoverati. Sempre più difficili, proprio per evitare il propagarsi della malattia, gli scambi e le comunicazioni tra Haiti e l’altra parte dell’isola, la Repubblica Dominicana: nei giorni scorsi alcuni haitiani esasperati dalle sofferenze hanno assaltato un camion di merci provenienti da Santo Domingo, in segno di rappresaglia contro le autorità dominicane che hanno chiuso le frontiere, bloccando così il passaggio dei commercianti di Haiti, per i quali, in questa situazione, l’unica fonte di sostentamento consiste nella vendita delle poche merci reperibili nei mercati della Repubblica Dominicana. In loro sostegno è arrivata anche la voce di padre Regino Martínez, missionario gesuita e direttore della rete ‘Solidaridad fronteriza’, che opera nelle zone di confine e ha lanciato un appello ai governanti dei due Stati affinché s’incontrino per trovare insieme una soluzione. (R.B.)

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    Indonesia: la Caritas italiana al fianco di quella locale nella gestione delle emergenze

    ◊   Prosegue il sostegno materiale di Caritas italiana alla Caritas locale dell’Indonesia, Paese duramente colpito dal terremoto, dallo tsunami e dall’eruzione del vulcano Merapi. L’eruzione, in particolare, riferisce il Sir, ha causato centinaia di migliaia di sfollati, 30mila dei quali sono ospitati presso lo stadio Maguwoharjo, mentre altri si sono diretti verso le aree di Muntilan, Magelang, Klaten e Boyolali. La Caritas locale si sta occupando di 20mila persone circa, concentrate nei territori di sei parrocchie con altrettanti punti di raccolta degli sfollati, a Kalasan, Banteng, Medari, FatimaMagelang e Boyolali. Intanto, nelle isole Mentawai colpite dallo tsunami, le operazioni di soccorso sono coordinate dal parroco di Sikapak, che può contare su un team di 12 persone e due suore, che stanno distribuendo kit di emergenza alle famiglie, composti di riso, tende e vestiti. (R.B.)

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    Pakistan: nel Punjiab donna cristiana condannata a morte per blasfemia

    ◊   In Pakistan una donna cristiana è stata condannata a morte per blasfemia. Asia Bibi, madre di due bambini, operaia agricola di 37 anni, ha ricevuto la sua sentenza da un tribunale del Punjab domenica sera. E’ stata giudicata colpevole di blasfemia, commessa di fronte ad alcuni colleghi di lavoro, in una discussione molto animata avvenuta nel giugno scorso a Ittanwali. Alcune delle donne che lavoravano con lei cercavano di convincerla a rinunciare al cristianesimo e a convertirsi all’islam. Durante la discussione, - riferisce l'agenzia AsiaNews - Bibi ha risposto mettendo a confronto cristianesimo ed islam. Le musulmane si sono offese, e dopo aver picchiato Bibi l’hanno chiusa in una stanza. Secondo quanto raccolto da “Release International” una piccola folla si è radunata e ha cominciato a insultare lei e i bambini. L’organizzazione caritativa, che sostiene i cristiani perseguitati, ha detto che su pressione dei leader musulmani locali è stata sporta denuncia per blasfemia contro la donna. Il direttore di “Release International”, Andy Dipper, ha espresso il suo shock verso la sentenza di domenica. “Il Pakistan ha varcato una linea – ha detto – condannando a morte una donna per blasfemia”. Bibi inoltre è stata multata dell’equivalente di due anni e mezzo del suo stipendio. Un’altra donna cristiana, Martha Bibi (non è parente di Asia), è sotto processo per blasfemia a Lahore. Secondo i dati della Commissione nazionale di giustizia e pace della Chiesa cattolica (Ncjp), dal 1986 all’agosto del 2009 almeno 964 persone sono state incriminate per aver profanato il Corano o diffamato il profeta Maometto. Fra questi 479 erano musulmani, 119 cristiani, 340 ahmadi, 14 indù e altri 10 di altre religioni. La legge sulla blasfemia costituisce anche un pretesto per attacchi, vendette personali o omicidi extra-giudiziali: 33 in tutto, compiuti da singoli o folle inferocite. (R.P.)

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    India: rapporto sui diritti umani denuncia persecuzioni contro i cristiani di Orissa

    ◊   Cristiani perseguitati, cacciati persino dai negozi, lasciati soli a morire se hanno bisogno di essere portati in auto in ospedale. E’ la realtà “quotidiana” nel Kandhamal, regione ormai senza legge e insicura, descritta nel rapporto pubblicato ieri da un gruppo di attivisti indiani. Ma le autorità dello Stato dell’Orissa ripetono che ora tutto è “normale”, dopo le violente persecuzioni degli ultimi anni che hanno ucciso numerosi cristiani e costretto decine di migliaia a fuggire da casa. Il Gruppo per l'Accertamento dei Fatti - che ha stilato il rapporto - è composto da 4 eminenti attivisti per i diritti umani: il leader tribale e avvocato Nicholas Barla, l’avvocato fratello Marcus, l’attivista dalit Jugal Kishore Ranjit e l’attivista Ajay Kumar Singh. Il 5 novembre - riferisce l'agenzia AsiaNews - hanno visitato quattro villaggi (Gadaguda, Bodimunda, Keredi e Gandapadar) del distretto del Kandhamal, ognuno dei quali ha una stazione di polizia, per verificare se è vero che i cristiani subiscono un boicottaggio sociale ed economico. Il rapporto riporta le testimonianze raccolte in questi villaggi dove edifici e case dei cristiani sono state distrutte ed incendiate. Inoltre a molte famiglie cristiane, gruppi nazionalisti indù impongono di esporre immagini di Krishna o di Shiva e controllano se si sono riconvertite al cristianesimo. (R.P.)

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    Congo: ucciso il parroco di Kanyabayonga nell’est del Paese

    ◊   Don Christian Bakulene, parroco di Saint Jean-Baptiste de Kanyabayonga a sud di Butembo, nel territorio di Lubero, nel nord Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, è stato assassinato ieri. Secondo quanto riferisce l'agenzia Fides, il sacerdote stava tornado in motocicletta, insieme ad un amico, nella sua parrocchia quando, all’altezza del villaggio di Mapere, due uomini armati in uniforme militare, lo hanno bloccato. Prima che Don Bakulene avesse il tempo di parcheggiare la motocicletta, uno dei due militari lo ha colpito con numerosi colpi di arma da fuoco. L’amico del parroco è rimasto illeso mentre i due assassini non avrebbero rubato nulla. Secondo la stampa locale si tratterebbe di un omicidio mirato, volto a spaventare i sacerdoti che operano nell’area. (R.P.)

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    I vescovi del Sudan: in vista del referendum, lasciamoci alle spalle il passato

    ◊   Problematiche ecclesiali, una riflessione sui programmi orientati alla crescita della Chiesa sudanese e un occhio attento anche al prossimo referendum in programma nel Paese il 9 gennaio 2011: sono queste le tematiche al centro dell’Assemblea plenaria dei vescovi del Sudan, in corso a Rumbek. Per prepararsi all’evento, domenica scorsa i presuli si sono riuniti nell’Istituto dedicato a San Daniele Comboni per una celebrazione eucaristica presieduta dal presidente del Simposio delle Conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar (Secam), cardinale Polycarp Pengo. I lavori della plenaria - che si sono aperti ufficialmente ieri - vedono la partecipazione anche di esponenti dell’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa orientale (Amecea). Per quanto riguarda l’appuntamento con le urne, i vescovi non vogliono rimanere in silenzio, e i lavori sulla materia prenderanno le mosse dal messaggio pastorale “Un futuro pieno di speranza” diffuso al termine della plenaria di Juba, svoltasi nel luglio scorso. L’episcopato, infatti, intende dare il proprio apporto in direzione delle operazioni di voto e di scrutinio delle schede, affinché entrambe le fasi si svolgano pacificamente. Infine, in materia di giustizia e di buon vicinato, i presuli offrono il proprio contributo al miglioramento delle relazioni umane, e invitano la popolazione a lasciarsi alle spalle gli errori del passato, come i conflitti di natura etnica, l’esclusione sociale e la corruzione, per costruire insieme un futuro migliore. (R.B.)

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    Nairobi: prosegue la Conferenza panafricana dei teologi del continente

    ◊   Seconda giornata per la Conferenza panafricana dei teologi del continente, che sono riuniti a Nairobi, in Kenya, per riflettere sui problemi dell’Africa alla luce del secondo Sinodo africano sui problemi sociali e per fare un bilancio dal punto di vista economico e sociale a distanza di 50 anni dall’indipendenza di molti Paesi. Il primo a intervenire è stato mons. Damiao Franklin, arcivescovo di Luanda, in Angola, che è stato uno dei due segretari speciali al Sinodo. Ha parlato della necessità di “reinvenzione” dell’Africa e ha lanciato un messaggio di speranza: alla fine tutto si risolverà con la riconciliazione e la pratica della giustizia, che porteranno la pace nel continente. Questa riconciliazione, ovviamente, trova origine in Dio. Richard Rwiza, docente all’università cattolica dell’Africa dell’est a Nairobi, ha distinto, invece, tra ingiustizia semplice e la situazione che c’è in Africa, dove l’ingiustizia è istituzionalizzata e in questi 50 anni ha via via assunto le forme della crisi della governance, degli eccidi, delle guerre civili e della povertà etnica, oltre che morale. “Solo quando si ha un’etica che trova il fondamento nella Parola di Dio, si può considerare l’altro come un fratello e lo si può proteggere. È la base della Dottrina sociale della Chiesa”, ha detto. Di fenomeni come la corruzione e l’instabilità dei governi dell’Africa, che è d’impedimento a un’evangelizzazione profonda, ha parlato anche il collega Nicolas Segeja, che ha suggerito in proposito una risposta pastorale: ricostruire il cuore per trovare una medicina vera che possa curare questa situazione; un piano strategico basato sulla conoscenza del Vangelo e sul rispetto della dignità dell’uomo. La Resurrezione di Cristo come guida a un rialzamento dell’Africa è stato il tema dell’intervento di Francisco José Lumba, originario del Congo, ma che vive in Francia: è ora che il continente, disceso agli inferi con la tratta dei neri, la schiavitù, il colonialismo e lo sfruttamento vergognoso delle sue risorse naturali, si risollevi attraverso la conoscenza di Dio, che è conoscenza di Cristo e dell’uomo. Luca Ijezie, esegeta proveniente dalla Nigeria, ha parlato del peso della libertà nell’Africa contemporanea e ha sottolineato metaforicamente il ruolo del deserto, simbolo della marcia verso la libertà, appunto, ma anche d’incontro di Israele con se stesso e con un Dio che lo ama e come inizio di una vita nuova grazie all’ingresso nella terra promessa. Padre Valentin Ntumba del Congo, invece, ha orientato la propria riflessione sull’analisi della prima lettera di San Pietro e ha enunciato i principi per una buona posizione della Chiesa di fronte al potere politico in Africa. Infine, l’ultimo a intervenire è stato l’esegeta padre Albert Mundele, che ha sottolineato l’esigenza di tradurre i testi biblici nelle lingue africane, fondamento essenziale di un’evangelizzazione profonda che nell’Africa postcoloniale è possibile. (Da Nairobi, padre Joseph Ballong)

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    Messico: aperto ieri il Forum internazionale Onu sulle migrazioni

    ◊   Sono i rappresentanti di 150 Paesi e i delegati del Gruppo sulle Migrazioni Globali (Gmg), a dare vita al Forum internazionale sulla migrazione e sviluppo, intitolato “Partenariati per la migrazione e lo sviluppo umano: proprietà condivisa-responsabilità condivisa”, che si è aperto ufficialmente ieri a Puerto Vallarta, in Messico, e che si concluderà giovedì prossimo. L’agenzia Misna specifica i temi che saranno trattati nel corso dell’incontro, tra i quali migrazione e sviluppo, diritti umani di tutti i migranti ed emigrazione irregolare: è noto, infatti, come “le politiche migratorie restrittive non impediscano l’immigrazione illegale, ma abbiano portato a una maggiore vulnerabilità dei migranti in situazioni irregolari, rendendoli ancora più minacciati dai gruppi criminali internazionali che gestiscono questo traffico”, è la testimonianza dell’ambasciatore messicano. Obiettivo del Forum, che è anche obiettivo della Gmg (istituita dall’Onu nel 2006 e composta da 14 agenzie delle Nazioni Unite, dall’Organizzazione internazionale per le Migrazioni e dalla Banca Mondiale), è quello di garantire una maggiore coerenza alla risposta internazionale alla migrazione, oltre a dare più ampia attuazione a tutti gli strumenti legali pertinenti. Il Forum è stato inaugurato dall’Alto commissariato Onu per i Diritti umani, Navi Pillay, che è anche presidente di Gmg, che nel suo discorso introduttivo ha ricordato il 20.mo anniversario della Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie, che attualmente è il principale strumento in uso nel diritto internazionale, rivolto alla tutela dei migranti. (R.B.)

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    Argentina: la Conferenza episcopale indice per il 2011 “l’Anno della Vita”

    ◊   “Il Santo Padre ha invitato a una veglia di preghiera per la vita che nasce, che si terrà il 27 novembre, inizio del tempo di Avvento, per ringraziare Dio che con il dono totale di se stesso, ha dato senso e valore a tutta la vita umana e per invocare la protezione di ogni essere umano chiamato all'esistenza”. Inizia con queste parole la dichiarazione pubblicata dalla Conferenza episcopale argentina ripresa dall'agenzia Fides, con la quale si vuole coinvolgere tutta la comunità cattolica del Paese per celebrare durante tutto il 2011, l’Anno della Vita. I vescovi fanno riferimento al documento sul Bicentenario: “Come indicato nel documento ‘Verso un Bicentenario nella giustizia e nella solidarietà’, quando si parla del dono della vita, ‘intendiamo la vita di ogni persona in ogni sua fase, dal concepimento fino alla morte naturale’, e in tutte le sue dimensioni: fisica, spirituale, familiare, sociale, politica, religiosa, ecc.” La nota spiega come il momento sia propizio per questo impegno: “Come pastori e cittadini, vogliamo riaffermare, in questo Bicentenario e soprattutto durante il 2011, l'imperativo di dare priorità nel nostro Paese al diritto alla vita in tutte le sue manifestazioni, con particolare attenzione ai bambini non ancora nati, come anche ai nostri fratelli che crescono in condizioni di povertà ed emarginazione”. “Siamo convinti - concludono i vescovi - che non possiamo costruire una nazione per tutti, se nel nostro progetto di Paese non prevale il diritto primario di tutti, senza eccezione: il diritto alla vita dal concepimento, proteggendo la vita della madre incinta, fino alla morte naturale. Dobbiamo trovare il modo di vigilare sulla vita della madre e del bambino non ancora nato.” (R.P.)

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    Brasile: prosegue l'incontro della Rete per la lotta contro la tratta degli esseri umani

    ◊   E' in corso a Belo Horizonte, Minas Gerais, il I Incontro nazionale della Rete per la lotta contro la tratta degli esseri umani che riunisce circa 200 persone, compresi i rappresentanti delle organizzazioni governative e non governative, i responsabili di agenzie investigative e altri operatori che lavorano in questo campo, nella lotta alla tratta, nella prevenzione o nella cura delle vittime. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, nel corso dell'incontro di tre giorni saranno condivise le diverse esperienze della zona. L'obiettivo principale è la valutazione del I Piano nazionale per la lotta contro la tratta di esseri umani, sviluppato dal governo federale, con la partecipazione di vari ministeri, e orientato alla preparazione del II Piano nazionale. Il ministro della giustizia brasiliano, Luiz Paulo Barreto, ha partecipato all'apertura dell’Incontro insieme ai rappresentanti di altri 11 ministeri e di oltre 30 organizzazioni non governative, rappresentanti degli enti che agiscono nella lotta contro la tratta e il commercio di vite umane. La metodologia e la dinamica dell'incontro prevede il lavoro di gruppo su temi quali la prevenzione della tratta, l'applicazione delle normative, le responsabilità dei propri incaricati, la cura delle vittime. I risultati di ciascun gruppo saranno presentati alla fine di ogni giorno. Domani, ultimo giorno dei lavori, si terrà la riunione plenaria per preparare il documento di sintesi, che illustrerà i principi, gli orientamenti e le azioni volte a redigere il II Piano nazionale per la lotta contro la tratta di esseri umani. La Chiesa in Brasile considera questa problematica come uno dei suoi compiti principali in diverse diocesi del paese: non mancano iniziative ecclesiali che si affiancano ai programmi del governo, come per esempio suor Claudina Scapini, coordinatrice della Pastorale dei Migranti e responsabile della "Red Un grito por la Vida". (R.P.)

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    Francia: il cardinale Vingt-Trois chiude l'Assemblea dei vescovi

    ◊   Famiglia, legge sulla bioetica, la domenica libera dal lavoro, l’ecologia. Sono i temi che i vescovi francesi hanno trattato durante l’Assemblea plenaria che si è aperta il 4 novembre scorso e si è conclusa oggi a Lourdes. Sono temi – ha detto il card. André Vingt-Trois, presidente della Conferenza episcopale francese – che riguardano “il futuro” della società francese. “Un futuro che supera le due settimane delle speculazioni politiche ma che riguarda piuttosto le generazioni che verranno”. E’ in questa ottica - riporta l'agenzia Sir - che la Chiesa cattolica guarda anche alla revisione della legge sulla bioetica. “La bioetica tocca questioni fondamentali per la felicità dei nostri cittadini, ma anche e soprattutto per il futuro dei bambini già nati e di quelli che nasceranno. La bioetica è un dibattito relativo alla coerenza tra il rispetto della dignità umana e il progresso delle tecnologie biomediche”. “Ci aspettiamo dai nostri rappresentanti politici una riflessione responsabile, seria e preoccupata per il bene comune”. L’arcivescovo ha quindi invocato che anche per questo argomento, la Francia dia prova di saper avviare “un dialogo pacifico e rispettoso”, “non di parte, ma obiettivo e completo”. “I vescovi di Francia – ha assicurato il cardinale Vingt-Trois – continueranno a partecipare al dialogo dando il loro contributo perché la futura legge bioetica sia più rispettosa della dignità dell’essere umano fin dall'inizio della sua vita”. (R.P.)

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    Romania: accolto il ricorso dell’arcidiocesi di Bucarest contro la costruzione di un grattacielo

    ◊   "Una decisione storica", così l’arcivescovo di Bucarest Ioan Robu ha espresso la propria soddisfazione per la sentenza “irrevocabile” della Corte di Appello di Suceava che nei giorni scorsi ha accolto il ricorso dell’arcidiocesi contro la costruzione del discusso grattacielo “Cathedral Plaza” a ridosso della cattedrale latina di San Giuseppe. Una vittoria simbolica per la Chiesa romena che – come ricorda l’agenzia Apic - da quattro anni si batte contro la costruzione del grattacielo destinato ad ospitare un albergo, uffici, negozi e parcheggi, soprattutto perché minaccia la stabilità del tempio cattolico distante appena dieci metri. Forte della sentenza mons. Robu punta ora a rilanciare la mobilitazione dei cattolici e dell’opinione pubblica per ottenere l’abbattimento dell’edificio abusivo, la cui costruzione è ormai completata e che è stata in gran parte già venduta. Per il presule l’obiettivo è chiaro: “Ristabilire intorno alla cattedrale il paesaggio armonioso preesistente”. Il braccio di ferro tra la Chiesa e le autorità romene che hanno permesso lo scempio vanno avanti dal 2006, ma neanche l’intervento della Santa Sede è riuscito a impedire la continuazione dei lavori e questo nonostante il Trattato dell’Unione Europea sulla conservazione del patrimonio culturale, a cui pure la Romania ha aderito. Le autorità municipali di Bucarest hanno deciso di sposare la causa dell’arcidiocesi tardivamente. Un ulteriore motivo di amarezza per mons. Robu che parlando con i giornalisti ha denunciato “l’arroganza, la prevaricazione e il disprezzo” mostrato dai poteri pubblici in tutta la vicenda. “Le autorità municipali hanno fatto credere alla gente che non avremmo mai vinto la causa, ma con la fede ci siamo riusciti”, ha detto il presule. (L.Z.)

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    Mons. Trelle al Sinodo della Chiesa evangelica tedesca: “Continuare nel dialogo”

    ◊   Un intervento mirato a sottolineare la “certezza di restare uniti fraternamente anche in futuro nella collaborazione ecumenica”, è stato tenuto domenica scorsa da mons. Norbert Trelle, vescovo di Hildesheim, incaricato dalla Conferenza episcopale tedesca a partecipare a Hannover all’11.mo Sinodo della Chiesa evangelica di Germania. Al centro dell’incontro dei prelati evangelici, che si chiuderà domani, i temi del diritto ad accedere all’istruzione e a partecipare alla vita della società, ricorda l’agenzia Sir. Il presule ha rivolto un appello a “procedere realisticamente” nel dialogo ecumenico e ha citato “questioni aperte che devono essere ancora trattate con grande costanza, rispetto reciproco e onestà teologica”. “Come cristiani abbiamo il compito di contribuire a mitigare i toni del dibattito e discutere dei problemi sociali del nostro Paese con un linguaggio che non offenda né emargini nessuno”, ha concluso il presule che ha posto l’accento sull’allarmante situazione in cui vivono molti giovani, senza la speranza di una vita autonoma ed economicamente indipendente. (R.B.)

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    Sentenza storica in Turchia: restituito l’orfanotrofio di Buyukada al Patriarcato ortodosso

    ◊   Storica sentenza di una corte di giustizia turca, la prima del genere: il tribunale di Buyukada, sulla scia della sentenza della Corte dei diritti dell uomo di Strasburgo, ha reso al Patriarcato ecumenico di Istanbul l’orfanatrofio di Buyukada. La corte ha comunicato al “Fanar” - riferisce l'agenzia AsiaNews - di aver dato ordine che avvenga la definitiva restituzione al Patriarcato Ecumenico di Costantintinopoli dello stabile, sito sull’ Isola dei Principi. Inoltre ha ordinato la sua trascrizione al pubblico catasto a nome del “Rum Patrikanesi” (Il Patriarcato dei Rum, come sono chiamati i cristiani ortodossi in Turchia), riconoscendo de facto il suo status giuridico. Inoltre va sottolineato che con questa sua sentenza il tribunale di Buyukada rinnega una sua precedente sentenza del 27 giugno 2005, con la quale, e su sollecitazione della Direzione delle Fondazioni Religiose, venivano tolti i diritti di proprietà sull'orfanotrofio al Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli. Con questa sentenza, la prima e davvero storica di un tribunale turco, si conclude cosi la lunga controversia che ha avuto inizio nell’anno 1999 tra il Patriarcato Ecumenico e la Direzione delle fondazioni religiose, espressione quest’ ultima della Turchia Repubblicana che attraverso essa esercitava un attento controllo sulle minoranze. Resta però ancora un ultimo passo da compiere: e cioè sciogliere lo status di “mazbut” dell'orfanotrofio, provvedere al dissequestro e occupazione da parte della Direzione generale delle Fondazioni e concedere la sua gestione a membri eletti dalla comunità cristiano-ortodossa di Istanbul. La sentenza apre la strada al possibile dissequestro di 23 monasteri in Turchia, ancora di proprietà dello Stato attraverso la Direzione generale delle Fondazione. L’ orfanotrofio, come ha detto il Patriarca ecumenico Bartolomeo I, verrà adibito a Centro mondiale interreligioso e a osservatorio per la protezione dell'ambiente . (R.P.)

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    Filippine: la Chiesa chiede la consulenza di esperti per la controversa legge sulla salute riproduttiva

    ◊   La Conferenza episcopale filippina ha deciso di chiedere la consulenza di medici e giuristi per discutere con il governo la controversa legge sulla salute riproduttiva (Reproductive Health Bill -Rh). L’assistenza di esperti in materia - ha spiegato il presidente della Conferenza episcopale mons. Nereo Odchimar– servirà a corroborare le argomentazioni dell’episcopato contro il provvedimento appoggiato dal Presidente Benigno Aquino. Essa consentirà inoltre di dimostrare che questi argomenti non sono solo l’espressione del punto di vista delle gerarchie ecclesiastiche, ma di tutta la Chiesa, ha aggiunto il presule citato dall’agenzia dei vescovi Cbcpnews e ripreso dall’agenzia Ucan. La data dell’incontro, che era stato richiesto dallo stesso Presidente lo scorso mese di ottobre, non è stata ancora fissata. L’auspicio dei vescovi – ha detto mons. Odchimar - è che la questione possa essere esaminata in tutti i suoi aspetti: da quello demografico, a quello economico, legale e medico. Sulla controversia è intanto intervenuto nuovamente il cardinale Ricardo Vidal, arcivescovo emerito di Cebu, che, parlando domenica a Makati City a un convegno internazionale su fede e famiglia, ha denunciato la campagna denigratoria in atto nel Paese tendente a dipingere la Chiesa “come un blocco di potere che vuole imporre la propria volontà sulla nazione e contro la volontà della maggioranza dei filippini. Il problema – ha puntualizzato il porporato – non è la pretesa di imporre la nostra volontà, ma di difendere valori che tengono unita la nostra Nazione. Le questioni possono cambiare – ha aggiunto - ma nei suoi diversi interventi la Chiesa si è sempre appoggiata sugli stessi principi: quelli che il Santo Padre chiama ‘i fondamenti etici del discorso civile’”. Il braccio di ferro sul Reproductive Health Bill – lo ricordiamo - va avanti ormai da diversi anni. Anche se rifiuta l’aborto clinico, il provvedimento promuove un programma di pianificazione familiare che impedisce alle coppie di avere più di due figli e favorisce la sterilizzazione volontaria. Chiesa e associazioni cattoliche sostengono invece il “Programma di pianificazione naturale” (Nfp) che, in linea con gli insegnamenti della Chiesa, mira ha a promuovere una paternità e una maternità responsabile. Tale programma è ritenuto invece inefficace dal governo per ridurre l’alto tasso di natalità nel Paese. (L.Z.)

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    Aperto ieri in Laos un incontro della Coalizione contro le bombe a grappolo

    ◊   È iniziato ieri a Vientiane, capitale del Laos, e si concluderà venerdì 12 novembre, il primo incontro internazionale tra gli Stati membri della Coalizione contro le munizioni cluster (Ccm). Obiettivo della riunione è ottenere risultati concreti nella messa al bando delle bombe a grappolo: a partecipare, infatti, non sono soltanto i rappresentanti di alcuni Stati che hanno già sottoscritto la convenzione contro questo tipo di armi, ma anche rappresentanti di altri Paesi quali Cina, Stati Uniti, Israele e Federazione Russa. Alla sua conclusione, riporta la Misna, si auspica che il vertice produca un piano d’azione in cui saranno contenute le modalità con le quali mettere in pratica la convenzione, che finora è stata adottata da 108 Stati e ratificata da 46. L’Italia ha firmato la convenzione alla fine del 2008, ma finora non ha ancora prodotto alcuna legge di ratifica. Infine, nel programma dell’incontro, sono previste anche alcune toccanti testimonianze di sopravvissuti. (R.B.)

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    Msf, appello all’Ue: non bloccate la produzione di farmaci generici in India

    ◊   Medici Senza Frontiere (Msf), una delle più grandi organizzazioni medico-umanitarie al mondo, in occasione della ripresa dei negoziati a Bruxelles per l’Accordo di libero scambio tra Unione europea e India, chiede ufficialmente all’Ue di abbandonare le azioni che porterebbero a una drastica riduzione dell’accesso agli economici farmaci generici prodotti in India. L’Europa, infatti, si sta orientando verso la cosiddetta politica “dell’esclusività dei dati” che ostacolerebbe la concorrenza sui farmaci generici fino a 10 anni: se questa politica dovesse entrare in vigore in India, i produttori, in pratica, dovrebbero aspettare 10 anni prima di vendere un prodotto, nonostante non sia coperto da brevetto. Ciò, infatti, bloccherebbe la prassi consolidata e raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità di utilizzare studi già esistenti su prodotti identici da parte dei produttori dei farmaci generici, per ottenerne l’approvazione per l’immissione sul mercato. “Senza cure appropriate, la metà dei bambini affetti da Hiv/Aids non raggiungerebbe il secondo anno di vita – è la drammatica testimonianza di Ariane Bauernfeind, coordinatrice dei progetti di Msf in Sudafrica, Malawi, Lesotho e Zimbabwe – non possiamo permettere che l’Ue interrompa la nostra fornitura di medicine nuove e a basso costo”. (R.B.)

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    Polonia: Giornata di solidarietà con la Chiesa perseguitata in Iraq

    ◊   Il 14 novembre prossimo, l’Associazione Aiuto alla Chiesa che Soffre, insieme a tutta la Chiesa di Polonia, intende esprimere, attraverso la preghiera, la sua solidarietà a quanti nel mondo sono oggi perseguitati per la loro fede in Cristo. Per questa occasione, la Chiesa polacca ospiterà l'arcivescovo Luis Sako della diocesi di Kirkuk, testimone della Chiesa dei martiri contemporanei in Iraq. Ogni anno circa 170.000 cristiani danno la vita per la loro fede. Il dono della preghiera è espressione di solidarietà con la Chiesa perseguitata. Il Programma della visita di mons. Sako in Polonia prevede tra l’altro la visita a Poznan, Varsavia, Czestochowa e Cracovia. Nella capitale polacca mons. Sako parteciperà ad una conferenza stampa presso la Segreteria della Conferenza episcopale; domenica celebrerà una Messa trasmessa dalla Radio polacca per tutto il Paese e parteciperà al programma televisivo della Redazione dei Programmi cattolici della TV polacca. A Poznan, terrà una conferenza sulla situazione dei cristiani in Irak e avrà un incontro con i giovani della città. (T.C.)

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    Spagna: TVE, l'emittente più seguita per la visita di Benedetto XVI

    ◊   Il pubblico ha premiato TVE, la televisione pubblica spagnola, per seguire la visita del Papa in Spagna. TVE ha trasmesso un totale di 32 ore di informazioni esclusive sulla visita di Benedetto XVI a Santiago di Compostela e Barcellona negli speciali d’informazione sui canali La 1, La 2 e Canal 24 Horas. Della visita ha dato informazioni puntuali, oltre che in tutti i telegiornali del week-end e nei programmi di notizie. L’audience - riporta l'agenzia Sir - ha sostenuto gli sforzi di TVE per raccontare, minuto per minuto, la visita del Papa in Spagna nell’ultimo fine settimana. Quasi 12,4 milioni di spettatori hanno guardato su TVE alcuni momenti della visita di Benedetto XVI a Santiago di Compostela e Barcellona, con un 28% di share. Una visita trasmessa in diretta su La 1, La 2, Canal 24 Horas. (R.P.)

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    Presentato ieri a Madrid l’inno ufficiale della Gmg 2011

    ◊   Si intitola “Saldi nella fede” e si ispira al testo dell’Apostolo Paolo “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”, scelto dal Papa per l’occasione, l’inno ufficiale della prossima Giornata Mondiale della Gioventù (Gmg), in programma a Madrid nel 2011. E proprio nella capitale spagnola ieri sera, alla vigilia della festa della patrona della città, la Virgen de la Almudena, è stato presentato per la prima volta, eseguito dall’Orchestra giovanile della comunità di Madrid, e dal coro di voci bianche di El Escorial. L’inno, che accompagnerà i giovani nel lavoro di preparazione all’evento, sarà distribuito a partire dal 19 novembre prossimo nelle tre versioni liturgica, strumentale per grandi cori e popolare con accompagnamento di chitarra. La musica è di Enrique Vázquez Castro, compositore e sacerdote di Victoria; le parole di mons. César Franco, coordinatore della Gmg e vescovo ausiliare di Madrid. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Israele annuncia la costruzione di 1.300 nuovi alloggi a Gerusalemme Est e di 800 nei sobborghi della città di Ariel. Unanime la condanna internazionale

    ◊   Ancora una battuta d’arresto per il processo di pace in Medio Oriente dopo l’annuncio ieri, da parte di Israele, della costruzione di 1.300 nuovi alloggi a Gerusalemme Est e di 800 nei sobborghi della città di Ariel. Totale la bocciatura da parte del presidente statunitense, Barack Obama, che nel corso del suo viaggio in Indonesia ha detto che “i nuovi insediamenti non aiutano la pace”. Il capo della diplomazia europea, Cathrine Ashton, da parte sua, ha chiesto alle autorità dello Stato Ebraico di fare marcia indietro. Critica pure la posizione del segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon, che incontrando a New York il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, si è detto ''preoccupato''. Sulle conseguenze negative che questa decisione potrebbe avere sui colloqui israelo-palestinesi, Salvatore Sabatino ha intervistato Maria Grazia Enardu, docente di Storia e Relazioni Internazionali presso l’Università di Firenze:

    R. – L’iniziativa è improvvida, ma anche necessaria, perché la decisione di costruire nuovi appartamenti nei sobborghi di Gerusalemme e nella città di Ariel, viene presa dalle municipalità che procedono con i loro tempi e i loro metodi. E’ chiaro che questo annuncio, in un momento in cui il primo ministro israeliano è a Washington a fare discorsi che devono incoraggiare il processo di pace, capita in modo assolutamente devastante; ma questo nulla toglie alle linee di fondo, cioè che Israele continuerà a costruire. Le chiama costruzioni per “crescita fisiologica” e ha ragione, ma è anche vero che questo avviene su territori contesi.

    D. – L’amministrazione americana ha spinto moltissimo per la ripresa dei negoziati. Il fatto che Obama abbia perso le elezioni di “mid-term” avrà delle conseguenze concrete per il processo di pace?

    R. – Purtroppo sì, perché, per due anni, l’amministrazione americana, salvo fatti imprevedibili, non avrà un ruolo forte nella ripresa vera di un processo di pace. Non ci credono i palestinesi, non ci credono gli israeliani – e infatti anche questi ultimi fatti paiono indicare che gli israeliani sanno di poter procedere su una doppia linea di diplomazia e anche di fatti sul terreno – e non ci credono neanche gli americani, che hanno priorità anche internazionali di maggior livello. Quindi aspetteremo almeno due anni.(ap)

    Giordania-Elezioni
    Urne aperte oggi in Giordania dove circa due milioni e mezzo di elettori sono chiamati alle urne per il rinnovo del Parlamento. I principali partiti islamici di opposizione boicottano la tornata, che, secondo le previsioni, vedrà una netta affermazione dei candidati dei gruppi tribali. Le operazioni di voto, segnate da alcuni momenti di tensione ad Amman, termineranno alle 19 ora locale. I primi risultati saranno diffusi in serata.

    Myanmar-Elezioni
    Sulle elezioni politiche di domenica in Myanmar mancano ancora i dati ufficiali, ma l’opposizione accusa la giunta militare al potere - che rivendica l’80% dei seggi - di aver manipolato le consultazioni. Intanto sono saliti a circa 20.000 i birmani rifugiatisi in Thailandia a seguito dei combattimenti scoppiati subito dopo il voto. “Temiamo una recrudescenza del conflitto, con grave sofferenza dei civili”: è quanto ha riferito all’Agenzia Fides una fonte nella Chiesa del Myanmar, chiedendo l’anonimato. Su questa nuova emergenza e sul flusso di profughi al confine tra i due Paesi, ascoltiamo il collega Stefano Vecchia, raggiunto telefonicamente a Bangkok da Giada Aquilino:

    R. - Fino a poco fa continuava, seppur a rilento. Al momento, c’è anche un flusso contrario, dovuto alle notizie di una cessazione degli scontri nella cittadina di Myawaddy: alcuni profughi hanno iniziato a rientrare, incentivati anche dal governo thailandese, che ha offerto ospitalità, ma condizionata ad un soggiorno breve. Nel contempo, però, altri stanno entrando in Thailandia.

    D. - Perché sono scoppiati gli scontri?

    R. - Una fazione dell’etnia Karen ha impegnato proprio nella cittadina di Myawaddy i reparti dell’esercito birmano, occupando alcuni edifici pubblici. Un atto dimostrativo per far capire che le etnie minoritarie, quelle cioè che non hanno siglato un accordo di pace e di cessate-il-fuoco con la giunta, sono ancora pronte a rivendicare una loro autonomia, nonostante i risultati delle elezioni siano favorevoli alla giunta stessa.

    D. - Proprio il partito vicino ai militari ha già rivendicato l’80 per cento dei seggi…

    R. – Esattamente. Un risultato previsto, data la situazione in cui si è andati alle urne, ma in qualche modo anche sorprendente per la sua entità, perché i dati dell’affluenza erano estremamente bassi e l’opposizione è stata compatta e forte, soprattutto nei grandi centri urbani. L’opposizione, già ieri sera, aveva detto che non avrebbe approvato un risultato favorevole alla giunta e questo per i brogli e per la situazione del voto; ma, allo stesso tempo, ha accettato ed ammesso la propria sconfitta, mettendo sul tavolo le carte in modo assolutamente chiaro: quindi sconfitti, ma non disposti ad accettare il risultato.

    D. - L’Asean e la Cina hanno salutato queste elezioni in Myanmar come un significativo passo in avanti, mentre nelle scorse ore c’era stata la condanna dell’Onu: Ban Ki-moon aveva detto che non sono state elezioni trasparenti. Come leggere queste posizioni?

    R. - Vanno lette nella politica abituale di queste due realtà, appunto la Cina e l’Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico, di cui il Myanmar fa parte: una posizione vicina alla giunta, per rapporti economici e commerciali molto stretti. Non è, però, un appoggio politico esplicito e non lo è mai stato. Certamente il fatto che questi Paesi non applichino sanzioni e non abbiano nemmeno mai condannato la situazione, chiaramente favorisce il mantenimento del potere da parte dei militari. (mg)

    Obama Indonesia
    I tentativi di dialogo con il mondo musulmano “sono stati onesti” ma “molto resta ancora da fare”. Sono parole del presidente statunitense Obama durante la sua visita in Indonesia, seconda tappa del suo tour asiatico. Nell’incontro a Giakarta con il presidente del Paese a maggioranza islamica, Susilo Bambang Yudhoyono, si è discusso anche delle possibilità di cooperazione sul fronte della sicurezza e del commercio. Il capo della Casa Bianca, in vista della prossima riunione del G20, ha anche precisato che gli Usa non vogliono fermare i progressi della Cina in campo finanziario. Il soggiorno di Obama potrebbe essere accorciato a causa della nube di cenere che si sprigiona dal vulcano Merapi.

    Usa-Al qaeda
    Il “cuore” di al Qaeda rimane nelle aree tribali lungo la frontiera tra Afghanistan e Pakistan, anche se il network ha esteso la sua influenza alla penisola arabica e al Nord Africa. Lo ha sottolineato oggi il ministro della Difesa Usa, Robert Gates, nel corso della sua visita in Malaysia per rafforzare i rapporti bilaterali tra i due Paesi.

    Terrorismo-Italia-Grecia
    Cellula terroristica scoperta a Napoli, in Italia. Sedici gli arresti eseguiti dai carabinieri del Ros che hanno localizzato tre persone all’estero chiedendo un mandato europeo. Il gruppo, vicino ad Al Qaeda, produceva documenti d'identità e banconote false, favorendo l'immigrazione clandestina. In Grecia invece falso allarme bomba all’ambasciata ungherese ad Atene dove, dopo il ritrovamento di un pacco sospetto, sono intervenuti gli artificieri.

    Bush confessioni
    L’ex presidente statunitense Bush era contrario all’intervento militare in Iraq, preferendo l’ipotesi diplomatica, ma ha rifiutato di scusarsi con gli americani. In un’intervista alla Nbc in occasione del suo libro, “Decision Points”, ha inoltre difeso l’uso della tortura attraverso la procedura che simula l’annegamento nell’interrogatorio dei terroristi. Questo metodo – ha spiegato – ha permesso di sventare attacchi in Gran Bretagna e Stati Uniti.

    Cameron in Cina
    Al via oggi la breve missione in Cina del premier britannico Cameron, che ha definito il viaggio di “vitale importanza”. In primo piano la cooperazione economica. La Gran Bretagna – ha detto – vuole avere relazioni molto più forti con Pechino.

    G20
    Giovedì a Seoul in Corea del Sud l’apertura del G20 che affronterà i principali temi della finanza internazionale, molti dei quali vedono la Cina come protagonista. La cancelliera tedesca Merkel ha avvertito che il protezionismo rappresenta il pericolo più grande per l’economia globale. La Cina – ha spiegato in un’intervista al Financial Times - dovrà essere persuasa con “fatti e dati” ad adottare un “tasso di cambio equo” per la sua moneta, piuttosto che essere attaccata per la sua politica. Pechino ha risposto che la politica di “denaro facile” degli Usa potrebbe “destabilizzare” l’economia globale creando una “bolla inflattiva”.

    Ocse-disoccupazione
    Stabile la disoccupazione nell’area Ocse a settembre. Il tasso è fermo all’8 e 5 per cento rispetto al mese di agosto. Lo ha riferito la stessa organizzazione precisando che sono 45 milioni e mezzo di senza lavoro, 600 mila in meno in confronto allo stesso periodo dell’anno scorso ma 15,4 milioni in più rispetto a settembre 2007.

    Ue Barroso
    Il presidente della Commisione Ue Barroso ha ribadito la possibilità di piccoli cambiamenti “chirurgici” ai trattati dell'Unione Europea, nel caso fossero necessari per creare un solido meccanismo per la gestione delle crisi dei Paesi membri. Il tema è al centro delle preoccupazione dei leaders del vecchio Continente, con Francia e Germania che premono per un revisione del Trattato di Lisbona.

    Ue Bosnia Albania
    I cittadini di Bosnia-Erzegovina e Albania potranno circolare liberalmente nell’area Schengen senza visto, ma solo con un passaporto valido. La misura è stata approvata ieri dal Consiglio dei ministri europei degli interni e dovrebbe entrare in vigore a partire dalla fine di dicembre. Tuttavia è possibile una revoca in caso di flussi migratori eccessivi.

    Haiti
    Ad Haiti è salito a 21 il numero di morti per il passaggio dell’uragano Tomas di venerdì scorso. Si contano anche una trentina di feriti e 6 mila famiglie sfollate. Le inondazioni rischiano di favorire la diffusione dell’epidemia di colera nell’isola, che, secondo gli ultimi dati, ha già provocato 544 morti e 8 mila contagiati.

    Cuba
    A Cuba il presidente Raul Castro ha convocato per aprile 2011 il sesto Congresso del partito comunista, il primo dopo tredici anni. L’appuntamento sarà dedicato ai problemi economici del Paese. E' stato già annunciato il taglio di 500 mila posti di lavoro nel settore pubblico.

    Onu-Fronte Polisario
    Sotto gli auspici dell’Onu, hanno preso il via ieri a New York i colloqui informali tra Marocco e Fronte Polisario sul futuro del Sahara occidentale. Il servizio è di Luciano Ardesi:

    La riunione si è aperta in un clima di forte tensione: poche ore prima l’esercito marocchino aveva sgombrato militarmente circa 20 mila saharawi, accampati da un mese per protesta fuori da Laayoune, la capitale del Sahara Occidentale, occupata 35 anni fa dal Marocco. L’intervento dell’esercito si è poi esteso alla città, causando centinaia di feriti e almeno cinque morti. Ma il numero delle vittime di entrambe le parti è ancora imprecisato, poiché giornalisti e osservatori stranieri sono stati tutti espulsi. Il Polisario ha accettato di sedersi al tavolo dei negoziati per non dare alla monarchia di Rabat il pretesto di rinviarli nuovamente. Sul tappeto, il futuro dell’ex colonia spagnola. Il Marocco è disposto a concedere una forma di autonomia sotto la propria sovranità, ma respinge l’idea che il popolo saharawi si esprima con un voto. Il Polisario, al contrario, pur rivendicando l’indipendenza, è disposto a sottoporre ad un referendum con la supervisione dell’Onu entrambe le proposte sul tavolo delle trattative.

    Russia
    Secondo giornalista aggredito in Russia, dopo il tentato omicidio del cronista Kashin che versa ancora in gravi condizioni. L’episodio è stato condannato dall’Unione europea e dall’Ocse, mentre il Cremlino, attraverso il presidente Medvedev, ha assicurato che i colpevoli saranno consegnati alla giustizia.(Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 313

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