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Sommario del 07/11/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Mezzo milione di persone per la Messa del Papa alla Sagrada Familia di Barcellona: lo Stato difenda la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna
  • L'architetto capo della Sagrada Familia, Jordi Bonet: seguire il Gaudì, un'eperienza di arte e fede
  • Padre Lombardi sulla cerimonia nella Basilica della Sagrada Familia: il Papa molto colpito dall'arte del Gaudí
  • Da Santiago de Compostela, l'invito di Benedetto XVI: l'Europa si apra a Dio "senza paura"
  • Suor Maria Barbara della Santissima Trinità è Beata: ieri in Brasile la cerimonia
  • Oggi in Primo Piano

  • La riforma del Fondo monetario internazionale: più peso a Cina, India e Brasile
  • Darfur, rischio di pena di morte per alcuni minorenni. L'impegno dell'Italia per salvarli
  • Una mostra e un convegno per la riapertura della Biblioteca Apostolica Vaticana
  • Chiesa e Società

  • Haiti: cresce l’emergenza colera dopo l’uragano, evacuati campi di rifugiati
  • Indonesia. Resta alta l’emergenza per l’eruzione del vulcano Merapi
  • Costa d’Avorio. Chiese africane ed europee unite nella missione "ad gentes"
  • L’Unitalsi in Costa D’Avorio con la campagna missionaria “Cuore di latte”
  • Un convegno di Migrantes sull’integrazione ecclesiale e sociale degli immigrati
  • Malaysia: 100 biblisti di lingua cinese per il IX Congresso biblico
  • Le Acli a Parigi per riflettere su lavoro, giovani, e povertà in Europa
  • 24 Ore nel Mondo

  • Obama critica le elezioni in Birmania e chiede l’immediata liberazione di Aung San Suu Kyi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Mezzo milione di persone per la Messa del Papa alla Sagrada Familia di Barcellona: lo Stato difenda la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna

    ◊   Lo Stato difenda con decisione la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, e tuteli la sacralità e inviolabilità della vita. Così il Papa celebrando questa mattina a Barcellona la Messa di dedicazione della chiesa della Sagrada Familia, da oggi dichiarata basilica minore. “La bellezza è la grande necessità dell’uomo perché rivela Dio” ha detto Benedetto XVI pensando al capolavoro di Antoni Gaudì, magistrale connubio tra arte e liturgia. All’Angelus, pronunciato sul piazzale antistante la Porta della Nascita, il Santo Padre ha ricordato il grande architetto catalano: “un cristiano coerente” sempre attento alle necessità dei più poveri. La celebrazione è stata seguita attraverso maxischermi dislocati per le strade della città da circa 500 mila persone. Presenti in basilica il Re Juan Carlos I e la Regina Sofia che prima della Messa hanno incontrato privatamente il Papa nella sala museale della Sagrada Familia. Il servizio è di Paolo Ondarza:

    (canto)

    L’amore generoso e indissolubile di un uomo e una donna è il quadro efficace e il fondamento della vita umana nella sua gestazione, nella sua nascita, nella sua crescita e nel suo termine naturale. Solo laddove esistono l’amore e la fedeltà, nasce e perdura la vera libertà. Contemplando le imponenti, ma essenziali volte bianche del tempio della Sagrada Familia, opera architettonica concepita 130 anni fa da Antoni Gaudì e oggi in fase di completamento grazie alle più sofisticate tecniche costruttive, Benedetto XVI ha ricordato che non è possibile accontentarsi dei progressi scientifici raggiunti, se questi non sono accompagnati dai progressi morali.

    “Por eso, la Iglesia aboga por adecuadas…
    Perciò - ha detto - la Chiesa invoca adeguate misure economiche e sociali affinché la donna possa trovare la sua piena realizzazione in casa e nel lavoro, affinché l’uomo e la donna che si uniscono in matrimonio e formano una famiglia siano decisamente sostenuti dallo Stato, affinché si difenda come sacra e inviolabile la vita dei figli dal momento del loro concepimento, affinché la natalità sia stimata, valorizzata e sostenuta sul piano giuridico, sociale e legislativo. Per questo, la Chiesa si oppone a qualsiasi forma di negazione della vita umana e sostiene ciò che promuove l’ordine naturale nell’ambito dell’istituzione familiare”.

    Alla Santa Famiglia di Nazaret si ispirò l’Associazione "Amici di San Giuseppe" che nell’ultimo ventennio del XIX secolo prese l’iniziativa di costruire il tempio, e l’affidò a Gaudì, “architetto geniale e cristiano coerente, - ha ricordato il Papa – “la cui fiaccola della fede arse fino al termine della sua vita con dignità e austerità profonda:

    “Me ha conmovido especialmente la seguridad con la que Gaudí …
    Mi ha commosso specialmente la sicurezza con la quale Gaudí, di fronte alle innumerevoli difficoltà che dovette affrontare, esclamava pieno di fiducia nella divina Provvidenza: “San Giuseppe completerà il tempio”. Per questo - ha proseguito Benedetto XVI - ora non è privo di significato il fatto che sia un Papa il cui nome di battesimo è Giuseppe a dedicarlo”.

    (canto)

    Tre i libri dai quali Gaudì traeva ispirazione nel concepire la Sagrada Familia, “lode a Dio fatta di pietra”: il libro della natura, il libro della Sacra Scrittura e il libro della Liturgia. Egli – ha spiegato il Successore di Pietro – introdusse dentro l’edificio sacro pietre, alberi e vita umana, affinché tutta la creazione convergesse nella lode divina, ma, allo stesso tempo portò fuori i “retabli”, per porre davanti agli uomini il mistero di Dio. Realizzò quindi uno dei compiti più importanti: superare la scissione tra coscienza umana e coscienza cristiana, tra esistenza in questo mondo temporale e apertura alla vita eterna, tra bellezza delle cose e Dio come bellezza. Il Papa ha quindi evidenziato il ruolo indispensabile della bellezza nella vita dell’uomo:

    “Y es que la belleza es la gran necesidad del hombre …
    La bellezza – ha detto – è la grande necessità dell’uomo; è la radice dalla quale sorgono il tronco della nostra pace e i frutti della nostra speranza. La bellezza è anche rivelatrice di Dio perché, come Lui, l’opera bella è pura gratuità, invita alla libertà e strappa dall’egoismo”.

    Utilizzando l’immagine delle pietre che sostengono l’intero complesso della Sagrada Familia il Papa ha indicato in Cristo la pietra che sostiene il peso del mondo, che mantiene la coesione della Chiesa, le dà consistenza, e raccoglie in unità tutte le conquiste dell’umanità. Da Cristo – ha detto – la Chiesa riceve la propria vita, egli è la roccia su cui si fonda la nostra fede. Quindi l’esortazione: “Mostriamo al mondo il vero volto di Dio, Dio di pace non di violenza, di libertà non di costrizione.

    (canto)

    Il Papa ha consegnato le chiavi della porta della chiesa al sacerdote responsabile, quindi ha eseguito il significativo e toccante gesto dell’unzione dell’altare e delle pareti delle navate: il Successore di Pietro a mani nude ha cosparso la superficie della mensa con il sacro crisma. In lingua catalana all’Angelus ha commentato con gioia questo atto di dedicazione della Sagrada Familia, dichiarata basilica con una bolla letta dal cardinale Sistach.

    “Aquest matí també ha estat per a Mi motiu de satisfacció...
    Stamattina ho avuto la soddisfazione di dichiarare questa chiesa Basilica minore”.

    Questo giorno – ha detto – è un punto significativo in una lunga storia di aspirazioni, lavoro e generosità, che dura da più di un secolo.

    “Pienso que la dedicación de este templo de la Sagrada Familia…
    Credo che la dedicazione di questa chiesa della Sacra Famiglia, in un’epoca nella quale l’uomo pretende di edificare la sua vita alle spalle di Dio, come se non avesse più niente da dirgli, sia un avvenimento di grande significato. Gaudí, con la sua opera ci mostra che Dio è la vera misura dell’uomo, che il segreto della vera originalità consiste, come egli diceva, nel tornare all’origine che è Dio”.

    Definendo la dedicazione della Sagrada Familia un punto culminante della storia della terra catalana che, soprattutto dalla fine del XIX secolo, diede una moltitudine di Santi e di fondatori, di martiri e di poeti cristiani, Benedetto XVI ha invocato da Dio una nuova generazione di testimoni di Cristo.

    (applausi)

    Anche a Barcellona, come ieri a Santiago de Compostela, nonostante isolate contestazioni, è stata la gioia dei fedeli a colorare le strade e a risuonare per le piazze.

    (coro)

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    L'architetto capo della Sagrada Familia, Jordi Bonet: seguire il Gaudì, un'eperienza di arte e fede

    ◊   Le riprese televisive internazionali della Messa di questa mattina hanno permesso di ammirare in tutta la loro maestosità in particolar modo gli interni della Basilica della Sagrada Familia. Un capolavoro di arte e architettura, universalmente riconosciuto, che Benedetto XVI ha voluto celebrare mettendo a fuoco alcuni tratti della geniale inventiva del creatore della Basilica, Antoni Gaudí. Sulla scia dell'architetto catalano, a proseguire oggi i lavori è l'achitetto Jordi Bonet, che all'inizio della celebrazione ha rivolto un saluto al Papa. Il nostro inviato a Barcellona, Paolo Ondarza, lo ha incontrato e gli ha chiesto come sia stato possibile in questi decenni proseguire la costruzione rimanendo fedeli al progetto originario:

    R. – Gaudí era un uomo molto intelligente. Sapeva che la costruzione di un monumento così grande, pagato dalla gente, poteva durare non solo 20, 40, 50 anni, ma secoli… L’inizio è stato con la prima pietra, posta nel 1882; Gaudí è morto nel 1926. Ha lavorato alla Sagrada Familia per 41 anni ed ha lasciato elementi a sufficienza per la continuazione della sua opera. Tutta l’architettura, nuova, si basava sull’osservazione della natura e in natura sono presenti superfici molto resistenti senza una grande quantità di materiale. Allora, grazie alla geometria – perché l’architettura ha bisogno della geometria – grazie alla modulazione e alle proporzioni che si ripetono, è stato possibile lasciare in eredità al successore non solamente un’idea molto grande ma anche molto esatta, anche perché la geometria è una scienza esatta. Quindi, Gaudí ha usato superfici nuove, superfici rigate con doppia curvatura, iperboloidi, conoidi, elicoidali… ha giocato con queste proporzioni in maniera molto semplice ed ha usato modelli in gesso in scala 1:10. E’ vero che tutto gli studi di Gaudí sono andati distrutti il primo giorno della Guerra civile dai rivoluzionari, ma il gesso era rimasto. E grazie a questi modelli e al suo studio delle proporzioni abbiamo riscoperto regole geometriche che ci hanno dato la possibilità di continuare esattamente l’idea di Gaudí, pur senza la sua presenza.

    D. – D’altronde, Gaudí sapeva che non avrebbe potuto completare quest’opera, tant’è che diceva: “Il mio committente, il mio cliente non ha fretta”…

    R. – Gaudí diceva sempre: la Provvidenza l’abbiamo sempre, alla Sagrada Familia. E la Provvidenza mi ha portato a lavorare per oltre 25 anni per arrivare alla copertura di tutta la chiesa: 4.500 metri quadrati, con una capacità che arriva a 7-8 mila persone all’interno. E’ vero che mi sono trovato a dover tenere in conto la riforma liturgica del Concilio Vaticano II, come pure la volontà del nostro cardinale arcivescovo di fare della basilica la sua sede. Infatti, nel primo progetto di Gaudì la basilica non era sede vescovile, e nel progetto non era previsto l’ambone. Mi sono quindi trovato nella necessità di progettare tutto il presbiterio, e questo implica un processo interpretativo importante, ma ero senza il Gaudí e la continuazione sembrava impossibile. E qui, c’è stato l’importantissimo aiuto dell’informatica, perché – per esempio – là dove si impiegava un mese per tagliare a mano la pietra, il granito in queste forme, con il computer, invece, è stato possibile in una notte. Una cosa che sarebbe stato possibile realizzare in due secoli, ora si potrà compiere in due anni.

    D. – Questo tempio, architettonicamente parlando, non è costruito con cemento armato, ma semplicemente in pietra lavorata e si basa, quindi, su leggi del tutto diverse dai moderni metodi di costruzione…

    R. – Il cemento armato non sappiamo quanto durerà: 100 anni?, 150? Perché il ferro e l’acciaio e l’acqua non sono amici... Tutta la copertura, per desiderio del Gaudí, non porta un solo grammo di acciaio: è stata fatta unicamente con la ceramica e con la pietra, con il granito. E così siamo sicuri di una lunga durata.

    D. – Lei ha raccolto l’eredità nel proseguire i lavori. Però, mi veniva in mente che lei ha raccolto anche l’eredità spirituale di Gaudí, perché Gaudí oltre ad essere artista era anche uomo di fede. L’essere artista non può prescindere dall’essere uomo di fede, lavorando ad un’opera del genere?

    R. – Questo è un mistero, perché la grazia della fede non dipende dalla persona: è un dono. Anche l’arte è un dono: non tutti sono artisti. Le dico una cosa curiosa: la facciata della Passione arriva alla morte e alla sepoltura di Gesù. La resurrezione non si vede. Perché? Perché nessuno ha visto la resurrezione. Bisogna entrare nella Chiesa per credere alla resurrezione: questo era il pensiero del Gaudí … (gf)

    La cerimonia di dedicazione dei una Chiesa è un momento liturgico di particolare cura e complessità per la ricchezza della sua simbologia. Il nostro inviato, Paolo Ondarza, ha chiesto prima della celebrazione a padre Josep Arenas e Sampera, membro del Comitato liturgico per la celebrazione della Sagrada Familia, cosa abbia comportato la preparazione dell'evento di questa mattina, in rapporto a una Basilica così innovativa come quella progettata dal Gaudí:

    R. – E’ un monumento conosciuto in tutta Europa e penso in tutto il mondo, come un’opera di grande valore artistico. Ma il pensiero di Gaudí era per Dio: una grande opera d’arte dedicata al Signore. Gaudí dceva: “Quando si suonerà il “Tantum ergo”, tutta Barcellona dovrà cadere in ginocchio”, perché voleva che le campane, l’organo si sentissero per tutta la città!

    D. – Padre, quali sono stati i punti salienti della liturgia odierna?

    R. – Per la Messa della dedicazione di una chiesa, il rituale è molto ricco. E’ come se fosse il battesimo della chiesa: il simbolo della chiesa-edificio è il simbolo della Chiesa reale che siamo noi: pietre vive. Quindi, si è iniziato con l’aspersione con l’acqua benedetta delle pareti e della gente. Poi, c’è stata la lettura della Parola di Dio, con l’omelia del Papa e quindi la liturgia di dedicazione, e ancora l’unzione dell’altare, l’incenso che come una colonna si eleva, e sono state illuminate tutte le colonne, che hanno una croce: 12 sono le colonne in questa chiesa, simbolo degli Apostoli. Gesù ha detto: “Voi siete la luce del mondo!”.

    D. – Perché è tanto importante riscoprire i simboli, oggi?

    R. – Perché io penso che sia molto umano: quando noi trascuriamo i simboli, la gente ne cerca altri.

    D. – Ritiene che questo connubio tra arte e liturgia, così ben rappresentato nel Tempio della Sagrada Familia possa essere d’esempio anche per la costruzione di nuove chiese, oggi?

    R. – Credo di sì. Gaudí ha vissuto in altri tempi. Alcune cose oggi le faremmo in maniera diversa. Penso che una bella chiesa faccia una degna liturgia … (gf)

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    Padre Lombardi sulla cerimonia nella Basilica della Sagrada Familia: il Papa molto colpito dall'arte del Gaudí

    ◊   Dopo la celebrazione nella Sagrada Familia di Barcellona, il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi, si è intrattenuto con i giornalisti delle testate internazionali che seguono la visita del Papa in Spagna. Padre Lombardi ha espresso la positiva sorpresa del Papa, vissuta ieri di fronte ai tanti fedeli che lo attendevano a Barcellona e che si sono trattenuti tutta la notte sotto al Palazzo arcivescovile con acclamazioni e canti. Inoltre, in riferimento alle parole pronunciate dal Pontefice durante la conferenza stampa in aereo, padre Lombardi ha detto che non c’è contraddizione quando Benedetto XVI da una parte denuncia la secolarizzazione dell’Europa e dall’altra evidenzia la viva realtà della Chiesa nel Vecchio Continente. Il Papa, ha spiegato il direttore della Sala Stampa Vaticana, non ha fatto analisi storiche parlando dell’anticlericalismo e del laicismo degli anni Trenta in Spagna, ma voleva solo ricordare un periodo storico del Paese e spiegare che oggi la Chiesa cerca “l’incontro, non lo scontro”. Prima della conferenza stampa, padre Lombardi ha commentato la solenne di cerimonia di questa mattina al microfono di Alessandro De Carolis:

    R. – Questa celebrazione è stata veramente straordinaria per l’ambiente in cui si è svolta: questo Tempio, molto originale ma anche con una ricchezza di significati e di simboli veramente molto grande. E’ un intero universo della vita cristiana. Il Papa, parlando di Gaudí e della sua visione, ha messo bene in rilievo come egli leggesse il libro della natura, il libro della Scrittura e il libro della liturgia e davvero, entrando in questa chiesa, lo si nota moltissimo. Credo che il Papa, che è anche un grande studioso della liturgia, abbia vissuto questa celebrazione con una intensità particolare, perché è una celebrazione che esprime tante dimensioni: quella della comunità della Chiesa inserita, della natura inserita nella storia della salvezza. Il Papa aveva già fatto, da Papa, una consacrazione di un altare, a Sydney. Ha consacrato anche alcune chiese ma, naturalmente, di dimensioni e di significato molto minori di questo. Attraverso questa celebrazione ha veramente potuto esprimere quelli che mi sembrano i significati principali di questo viaggio, cioè il Primato di Dio.

    D. – Oltre ai temi suggeriti dall’opera di Gaudí e quindi dall’architettura della Sagrada Familia, il Papa ha parlato della Famiglia di Nazareth, cui la basilica è dedicata, per lanciare anche un forte messaggio allo Stato…

    R. – Naturalmente. Questa chiesa è dedicata alla Sacra Famiglia di Nazareth e quindi è spontaneo il riferimento alla famiglia. Questo argomento è di grande attualità ed era logico che il Papa vi facesse riferimento. E' anche questo uno dei grandi temi del suo Pontificato: il ribadire continuamente questa visione cristiana dell’uomo che ha nella famiglia un punto assolutamente fondamentale per la costruzione della società, per il pieno sviluppo della persona umana, per l’accoglienza della vita … ecco, tutte le dimensioni che la vita familiare permette e che spesso non sono sufficientemente tutelate e ricordate nella nostra cultura e nella nostra società attuale. (gf)

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    Da Santiago de Compostela, l'invito di Benedetto XVI: l'Europa si apra a Dio "senza paura"

    ◊   Il nome di Dio torni a “risuonare gioiosamente sotto i cieli dell’Europa”. Da Santiago di Compostela è questo il messaggio che Benedetto XVI ha lanciato alla Spagna e al Vecchio continente nella Messa celebrata ieri pomeriggio nella Plaza del Obradoiro, all’esterno del grande Santuario dedicato all’Apostolo Giacomo. Oltre settemila persone hanno partecipato alla cerimonia, presieduta dal Papa, in occasione dell’Anno giubilare compostelano. La cronaca nel servizio di Alessandro De Carolis:

    L’Europa, cuore di un cristianesimo che non palpita quasi più, torni ad aprirsi a Dio "senza paura”. Sul “camino” di Santiago, Benedetto XVI vive la semplicità interiore dell’essere un pellegrino e la responsabilità pubblica di pastore universale, che da un crocevia dello spirito come Compostela ricorda agli europei, una volta ancora, che la radice della loro civiltà è intessuta fin nelle fibre più profonde di Cristo e del suo Vangelo.

    (musica)

    Davanti ai principi delle Asturie e alle autorità civili nazionali, regionali e locali, salutate in idioma galiziano, oltre che ai vertici della Chiesa locale, il Papa presiede la Messa giubilare dell’Anno compostelano con un’idea ben chiara: rinsaldare nei cuori di chi crede la convinzione che essere discepoli di Cristo significa dare una testimonianza sociale e culturale dove, a differenza di certa mentalità, il servizio ai fratelli “non si misura – dice – in base ai criteri mondani dell’immediato, del materiale e dell’apparente, ma perché rende presente l’amore di Dio per tutti gli uomini”. Un amore manifestato “concretamente” nella storia dalla venuta di Cristo e oggi troppo spesso rinnegato:

    “Es una tragedia qu en Europa...
    È una tragedia che in Europa, soprattutto nel XIX secolo, si affermasse e diffondesse la convinzione che Dio è l’antagonista dell’uomo e il nemico della sua liberà (…) come Dio avrebbe creato tutte le cose se non le avesse amate, Lui che nella sua infinita pienezza non ha bisogno di nulla? Come si sarebbe rivelato agli uomini se non avesse voluto proteggerli?”.

    Dio, incalza, “è l’origine del nostro essere e il fondamento e culmine della nostra libertà, non il suo oppositore”. E, allora, “com’è possibile – si chiede in un crescendo di considerazioni – che si neghi a Dio, sole delle intelligenze, forza delle volontà e calamita dei nostri cuori, il diritto di proporre questa luce che dissipa ogni tenebra?”:

    “Por eso, es necesario que Dios...
    Perciò, è necessario che Dio torni a risuonare gioiosamente sotto i cieli dell’Europa; che questa parola santa non si pronunci mai invano; che non venga stravolta facendola servire a fini che non le sono propri. Occorre che venga proferita santamente. È necessario che la percepiamo così nella vita di ogni giorno, nel silenzio del lavoro, nell’amore fraterno e nelle difficoltà che gli anni portano con sé. L’Europa deve aprirsi a Dio, uscire all’incontro con Lui senza paura”.

    Benedetto XVI – che dopo l’omelia si è chinato come tutti al passaggio del grande botafumeiro, il monumentale incensiere d’argento, pesante 70 chili, che con un sistema di corde e carrucole viene fatto oscillare vorticosamente sulle teste dei fedeli in occasione delle messe solenni e durante l'Anno Santo Compostelano – ha fatto un ulteriore appello alle coscienze degli europei:

    “No se puede dar culto a Dios...
    Non si può dar culto a Dio senza proteggere l’uomo suo figlio e non si serve l’uomo senza chiedersi chi è suo Padre e rispondere alla domanda su di lui. L’Europa della scienza e delle tecnologie, l’Europa della civilizzazione e della cultura, deve essere allo stesso tempo l’Europa aperta alla trascendenza e alla fraternità con altri continenti, al Dio vivo e vero a partire dall’uomo vivo e vero. Questo è ciò che la Chiesa desidera apportare all’Europa: avere cura di Dio e avere cura dell’uomo, a partire dalla comprensione che di entrambi ci viene offerta in Gesù Cristo”.

    Un messaggio già accennato al suo arrivo in Spagna e suggellato da un pensiero sul significato dell’andare in pellegrinaggio, alla ricerca della propria anima, che lungo i sentieri di Santiago conta milioni di adulti, giovani e anziani:

    “El cansancio del andar...
    La stanchezza dell’andare, la varietà dei paesaggi, l’incontro con persone di altra nazionalità, li aprono a ciò che di più profondo e comune ci unisce agli uomini: esseri in ricerca, esseri che hanno bisogno di verità e di bellezza, di un’esperienza di grazia, di carità e di pace, di perdono e di redenzione (...) Chi compie il pellegrinaggio a Santiago, in fondo, lo fa per incontrarsi soprattutto con Dio, che, riflesso nella maestà di Cristo, lo accoglie e benedice nell’arrivare al Portico della Gloria”.

    (musica)

    Dopo la Messa a Santiago, Benedetto XVI ha lasciato la Galizia per la Catalogna atterrando in serata a Barcellona per la seconda tappa di questo 18.mo viaggio apostolico. Il Papa ha trovato al suo arrivo folla e un’atmosfera festosa, che gli hanno fatto ala fino all’arcivescovado, da dove il Papa ha vissuto un fuori programma, affacciandosi da una delle finestre per benedire le persone che continuavano a incitarlo con affetto.

    (saluto del Papa - applausi)

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    Suor Maria Barbara della Santissima Trinità è Beata: ieri in Brasile la cerimonia

    ◊   La Chiesa ha una nuova Beata, Suor Maria Barbara della Santissima Trinità. La cerimonia di Beatificazione si è svolta ieri a Porto Alegre in Brasile dove la missionaria è vissuta e ha fondato la Congregazione delle Figlie del Cuore Immacolato di Maria. Ieri, la Chiesa brasiliana celebrava la solennità di tutti i Santi. Il servizio di Fausta Speranza:

    (canto)

    Alle sue suore diceva: “Siamo cristiane e la Chiesa è nostra Madre. Comportiamoci da legittime figlie della Chiesa in tutte le circostanze. La Santa Chiesa e i suoi Ministri sono i nostri spettatori e osservano come ci comportiamo in questo crogiolo della prova, per vedere se usciamo dalla fornace come oro puro, come rame o come piombo...”. Lo ricorda mons. Amato nell’omelia della cerimonia di Beatificazione della missionaria austriaca, che voleva ad andare in America del Nord ma non trovando al porto di Amburgo navi dirette negli Stati Uniti, dopo trenta giorni di inutile attesa, si imbarcò su una nave diretta in Brasile, ormai convinta che fosse quello il volere della Provvidenza. Dunque - come ricorda mons. Amato - “Madre Barbara si fece brasiliana con i brasiliani”, fondando la Congregazione che sentiva di dover far nascere. “Ha molto amato: ha amato e servito i poveri; ha amato ed educato i piccoli; ha amato e perdonato le sue figlie spirituali. La carità è come l’oro, sottolinea mons. Amato, il tempo non solo non lo corrode, ma ne aumenta lo splendore e il valore”. Da qui, il ricordo vivo della missionaria in Brasile. Certo “Porto Alegre – sottolinea il prefetto della Congregazione per la causa dei santi – non è il paradiso, ma ha avuto la grazia di ammirare lo spettacolo della carità di Madre Barbara, uno spettacolo che è preludio delle gioie del Cielo”.

    Se a Vienna la Beata si era interessata delle domestiche e delle giovani disoccupate, in Brasile apre scuole e istituti per bambini orfani e abbandonati. Si interessa dell’educazione delle giovani e cura anche l’assistenza ai malati durante l’epidemia e i conflitti. “In questo suo operare – dice mons. Amato – si intravedono due virtù in particolare, che lei esercitò in grado eroico: la fiducia in Dio e la bontà materna”. Nella sua missione di carità, Madre Barbara incontrò ostacoli, divisioni, umiliazioni. Anche nei momenti più difficili – ricorda mons. Amato – ripeteva: “Dio troverà strade e mezzi. LasciamoLo fare tranquillamente”. Questa fiducia era alimentata dall’amore a Gesù e da una particolarissima devozione al Cuore di Maria. In una lettera la nostra Beata scriveva: “Facciamo del Cuore di Maria una cassaforte per mettere tutti i dolori, le afflizioni e le fatiche, come elemosina al Santo Padre, giacché non abbiamo denaro da dare”.

    Da questa grande fede, nasceva la comunione con la Chiesa e la devozione al Papa. Nelle Costituzioni del 1852, inserì il precetto dell’adorazione perpetua in comunità, con le suore che si avvicendavano giorno e notte. La sua carità si esprimeva con cordialità e delicatezza. Tratti che tornano nel suo metodo educativo nei confronti dei bambini, non sempre scontato nella sua epoca. Era umile e con umiltà amava la verità: chiamava le accuse e le calunnie “sante medicine”. Pregava moltissimo presso il tabernacolo. Per questo, una consorella la paragonava a un “girasole”, perché il suo sguardo era sempre rivolto verso Dio, verso il Cielo.

    Dopo la sua santa morte - ricorda mons. Amato - la Beata “ha riversato una pioggia di grazie sui fedeli che invocavano la sua intercessione”. Tra queste grazie c’è la guarigione miracolosa di un bambino, Onorino Ecker, di quattro anni, avvenuta nel luglio del 1944, nella diocesi di Porto Alegre. La mamma del piccolo aveva lasciato sul fuoco una pignatta per scaldare l’acqua, sospesa a una catena. Il bambino, giocando, si aggrappò alla catena, rovesciando l’acqua bollente sul suo corpo e cadendo sulla brace. Il piccolo Onorino diventò tutto una piaga. Arrivò in ospedale dopo quattro ore, in stato di coma e in gravissimo pericolo di vita. Si iniziò a pregare e a invocare l’intercessione della Serva di Dio. Dopo sette giorni, improvvisamente, il piccolo si svegliò e dopo circa quindici giorni dal ricovero venne dimesso dall’ospedale completamente guarito, senza vistose cicatrici e senza complicanze infettive. È stato il segno dal cielo che confermava la santità di Madre Barbara Maix.

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    Oggi in Primo Piano



    La riforma del Fondo monetario internazionale: più peso a Cina, India e Brasile

    ◊   I vertici del Fondo monetario internazionale (Fmi) hanno approvato venerdì sera a Washington l’accordo per la riforma dell’istituzione. Previste una ripartizione dei diritti di voto più conforme al peso delle economie emergenti, in particolare per la Cina, che ora diventa il terzo Paese più importante del direttivo, dopo Stati Uniti e Giappone e prima di Germania, Francia e Regno Unito. Il board del Fondo monetario internazionale rimane a 24 posti, con le economie avanzate dell'Unione Europea che perdono due seggi. Sul significato di questa intesa, Marco Guerra ha sentito Riccardo Moro, docente di Politiche dello sviluppo alla Statale di Milano e direttore della Fondazione “Giustizia e Solidarietà” della Conferenza episcopale italiana:

    R. - Da sempre si è contestato al Fondo monetario internazionale e alla Banca mondiale di aver dei meccanismi decisionali interni in cui erano fondamentalmente rappresentati i Paesi del Nord del mondo e sostanzialmente esclusi tutti gli altri. Una riforma interna al Fondo e alla Banca, che si chiama “delle voci e del voto”, è stata avviata diversi anni fa: questo è, forse, il passo più significativo, proprio perché vede un ruolo decisamente più rilevante della Cina ma anche degli altri Paesi emergenti. Da un lato, nulla da stupirsi perché si tratta di una ricomposizione, di un riequilibrio per certi aspetti necessario e dall’altro, va fatto notare che in questo riequilibrio i più poveri rimangono comunque fuori. Le quote dell’Africa non variano significativamente e nella "stanza dei bottoni", sostanzialmente, assieme agli europei e agli occidentali adesso ci saranno un po’ di più la Cina, l’India e il Brasile, ma certamente non quelli che sono gli ultimi del pianeta.

    D. - Che cosa comporterà il maggiore spostamento d’influenza in favore delle economie emergenti?

    R. - Forse un processo più democratico in ambito decisionale. La crisi finanziaria del 2008 ha mostrato una maggiore vulnerabilità di Europa, Giappone e Nord America e, viceversa, una più forte capacità di stabilità in modo particolare dell’America Latina, ma anche di diversi Paesi dell’Asia. Il Fondo monetario internazionale è ora chiamato, maggiormente rispetto al passato, ad un ruolo di governance o quanto meno di monitoraggio e di consiglio. E’ interessante il fatto che questo monitoraggio non sia più soltanto nelle mani dei Paesi occidentali. E’ una sorta di riapertura dei giochi che si sta verificando da qualche anno e che sicuramente l’elezione di Obama da un lato e la crisi del 2008 dall’altro hanno reso più evidente e necessario.

    D. - A proposito di Obama, il peso crescente di Cina e India e le attenzioni del presidente americano rivolte all’Asia sembrano dimostrare che il nuovo asse dell’economia mondiale si sia spostato dall’Atlantico al Pacifico...

    R. - Non vi è dubbio che vi sia una forte attenzione americana, o meglio statunitense, nei confronti dell’Asia e non vi è dubbio che vi sia una forte attenzione nei confronti della Cina. E’ in corso una decisa tensione affinché la Cina promuova il mercato interno, sposti verso il proprio interno una parte della propria produzione e abbia un corso dello yuan che sia più rappresentativo dei poteri di forza in gioco. Per fare tutto questo, gli Stati Uniti si stanno rivolgendo, in modo particolare, al Sudest asiatico non cinese e all’America Latina: fra qualche anno potremmo vedere una crescita consistente, da parte degli Stati Uniti, delle relazioni commerciali nord-sud interamericane e delle relazioni con il Pacifico non cinese. (mg)

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    Darfur, rischio di pena di morte per alcuni minorenni. L'impegno dell'Italia per salvarli

    ◊   Prosegue la campagna del’associazione “Italians for Darfur” per salvare dalla pena capitale 10 persone, fra cui quattro presunti adolescenti del Darfur, in Sudan, accusati di essere implicati in un attacco a un convoglio militare sudanese avvenuto lo scorso maggio. Il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, assicura che attraverso i canali diplomatici farà tutto il possibile per bloccare l’esecuzione dei minori. Sulla vicenda Debora Donnini ha intervistato Antonella Napoli, presidente di “Italians for Darfur”:

    R. – Da quello che abbiamo appreso da fonti dirette, si tratta di un processo sommario dove non c’è una prova certa che tutti gli imputati abbiano preso parte a questi attacchi. La cosa ancora più grave è che per cinque dei presunti minori di questi imputati, soltanto due sono stati sottoposti all’esame che permette di accertare se si tratti di bambini o di adulti. Uno è stato dichiarato non condannabile perché l’esame ha dato un esito certo; l’altro - che è stato sottoposto due volte all’esame, il primo con un esito positivo, il secondo poco chiaro - è stato, invece, dichiarato condannabile. Quindi, sono quattro i presunti minori condannati a morte pur essendo indicati dalla difesa come minori.

    D. – Come associazione “Italians for Darfur” cosa chiedete al governo di Khartoum?

    D. – Chiediamo che la sentenza venga annullata o commutata in un’altra pena e che si faccia di tutto per accertare che si tratti di minori e, quindi, che non vengano condannati a morte.

    D. – Qual è attualmente la situazione nel Darfur?

    R. – Purtroppo la situazione è drammatica. Siamo a cospetto di un conflitto tutt’altro che pacificato in Darfur, dove – ricordiamolo – è dispiegata una missione di pace e dove si continua a combattere perché in alcune aree che sono sotto il controllo del “Sudan Liberation Movement” e del “Justice and Equality Movement” - che sono i principali gruppi ribelli che si contrappongono a Khartoum - il governo continua a bombardare e a fare incursioni per cercare di riprendere il controllo di quelle aree e, quindi, si continua a morire.(bf)

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    Una mostra e un convegno per la riapertura della Biblioteca Apostolica Vaticana

    ◊   Trascorso un mese e mezzo dalla sua riapertura, dopo tre anni di ristrutturazioni, la Biblioteca Apostolica Vaticana celebra l'avvenimento con una Mostra e un Convegno rivolti al grande pubblico. L'obiettivo è quello di facilitare una conoscenza reale e allargata dei misteri della Biblioteca dei Papi. L'esposizione "Conoscere la Biblioteca Vaticana: una storia aperta al futuro" sarà allestita dall'11 novembre al 31 gennaio 2011 nel Braccio di Carlo Magno. Nel Convegno di studi, in programma dall'11 al 13 novembre, si farà il punto sulle ricerche svolte grazie al suo patrimonio di stampati e manoscritti negli ultimi 60 anni e sui servizi che la Biblioteca offre oggi. Fabio Colagrande ha chiesto alcune anticipazioni sulla Mostra alla dott.ssa Barbara Jatta, responsabile del Gabinetto delle Stampe e Disegni della Biblioteca Vaticana, che ne sta curando l’allestimento:

    R. – Il presupposto è che la Biblioteca Vaticana non è una biblioteca aperta a tutti ma a un selezionato nucleo di specialisti internazionali nelle diverse discipline. Si è voluto con questa mostra renderla accessibile al grande pubblico: ma non soltanto al grande pubblico, anche agli studiosi che della Biblioteca spesso non conoscono il settore che sta accanto al loro, dove loro studiano. Si è voluto organizzare una mostra che sia sia tradizionale ma anche moderna, che desse quindi proprio conto di questa apertura al futuro che sta nel sottotitolo della mostra. Accanto alle sezioni tradizionali, che sono sette – la storia della Biblioteca, la sezione dei manoscritti, gli stampati, le stampe e i disegni, le monete e le medaglie, gli altri servizi e i laboratori – si è voluto sviluppare un percorso multimediale, fatto di video, di computer che permettono di far conoscere proprio questo aspetto tecnologico che da decenni è forse proprio tra le priorità della Biblioteca.

    D. – Quindi è una mostra che avrà al suo interno anche delle estensioni – per così dire – “interattive”?

    R. – Assolutamente sì. Si sta prevedendo una visita-percorso attraverso audioguide in multilingua sincrone, quindi in sette lingue, che racconteranno la Biblioteca – la storia ed i suoi tesori – proprio attraverso un percorso emozionale che farà entrare, attraverso dei video, delle interazioni, all’interno della Biblioteca stessa, attraverso i suoi molteplici aspetti. Bisogna dire che tra gli aspetti degni di attenzione – a parte gli straordinari manoscritti, gli incunaboli, libri a stampa, i disegni e le stampe, e così via – vi è la ricostruzione del Salone Sistina della Biblioteca, il grande spazio affrescato alla fine del Cinquecento per volere di Papa Sisto V, e in questa cornice sono stati posti i Codici più preziosi delle nostre collezioni che sono a disposizione dei visitatori, che potranno consultare, quindi sfogliare – anche se in questo caso si tratta di fac-simili, sia pure di altissima fattura – che offrono proprio a tutti i visitatori l’impressione di essere studiosi privilegiati nella Biblioteca del Papa. E proprio per l’attenzione alla conservazione e al restauro, abbiamo pensato di porre alla fine della mostra due laboratori: quello di restauro e quello fotografico.

    D. – I visitatori potranno vedere in diretta come avviene il restauro?

    R. – Sì: ci sarà una sorta di work-in-progress, cioè i restauratori della Biblioteca per tre mesi lavoreranno “in mostra”, quindi al restauro degli antichi Codici, cuciranno le legature preziose, restaureranno i disegni e le stampe di fronte ai visitatori, interagendo con loro, dando spiegazioni e spiegando le metodologie che vengono utilizzate, sia antiche ma anche modernissime, all’avanguardia. Parallelamente, di fronte, nella stessa grande sala, ci sarà il laboratorio fotografico con le sue moderne tecnologie. Gli scanner di ultima generazione che saranno esposti permetteranno di focalizzare l’altro punto sull’aspetto conservativo, che è quello della riproduzione: se noi riproduciamo bene ad alta qualità le opere, non le diamo in consultazione e quindi si rovinano meno. (gf)

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    Chiesa e Società



    Haiti: cresce l’emergenza colera dopo l’uragano, evacuati campi di rifugiati

    ◊   Ad Haiti, supera 500 il bilancio dei morti accertati per l'epidemia di colera acuita in seguito al passaggio dell’uragano Tomas, 7.359 i ricoverati. Secondo i dati ufficiali, il morbo ha ucciso circa 32 persone al giorno da quando è stato individuato per la prima volta il 20 ottobre scorso. Nel timore che l'epidemia si propaghi ancora, le autorità hanno deciso l'evacuazione di 2mila persone dal campo di rifugiati di Corail, che accoglie gli sfollati per il terremoto che ha devastato l'isola a gennaio. Da allora gran parte della popolazione vive in tende, in condizioni igienico sanitarie precarie che favoriscono la diffusione del batterio responsabile del colera. Gli epidemiologi ritengono che il bacillo sia stato portato ad Haiti dall'estero, ma non è ancora stata individuata l'origine del contagio. Da quantificare anche i danni dovuti al passaggio dell’uragano che ha provocato almeno sei morti. (C.D.L.)

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    Indonesia. Resta alta l’emergenza per l’eruzione del vulcano Merapi

    ◊   E’ sempre più critica la situazione sull'isola indonesiana di Java, teatro dell'eruzione del vulcano Merapi, la più forte degli ultimi cento anni secondo gli esperti, che ha costretto alla cancellazione di decine di voli da e per la capitale Giakarta. Il bilancio delle vittime dal 26 ottobre, giorno della prima eruzione, oscilla tra le 122 e le 140 a seconda delle fonti, salendo tragicamente dopo la seconda eruzione di venerdì. Circa 300 i feriti, molti con ustioni sul 95% del corpo e 150 le persone ricoverate negli ospedali, oltre a 200 mila gli sfollati costretti a lasciare le case per l'emissione di gas tossici e ceneri. Gli esperti non fanno previsioni sull'attività futura del vulcano, ancora in fase di eruzione, ma l'area di sicurezza è stata allargata fino a 20 km dalla montagna, mentre la popolosa città di Yogyakarta, di quasi 400 mila abitanti, è in stato di massima allerta. A Giakarta, intanto, è atteso per martedì prossimo l'arrivo del presidente statunitense, Barack Obama, per una visita di Stato di due giorni, più volte rimandata, viaggio contestato da gruppi islamici locali. (C.D.L.)

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    Costa d’Avorio. Chiese africane ed europee unite nella missione "ad gentes"

    ◊   Un’occasione per riflettere sulla “comune responsabilità per l’evangelizzazione e la promozione umana” del continente africano e di quello europeo e sui percorsi di collaborazione pastorale tra Chiese d’Africa e d’Europa. Nasce con questi obiettivi il seminario promosso dal Simposio delle Conferenze episcopali d’Africa e Madagascar (Secam) e dal Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa (Ccee) che si svolgerà ad Abidjan, in Costa d’Avorio, dal 10 al 14 novembre prossimi. Dal titolo “Nuova situazione della missione Ad Gentes. Scambio di preti e operatori pastorali e formazione” l’incontro – secondo un comunicato dei due organismi ripreso dal Sir – approfondirà i temi della presenza di sacerdoti africani in Europa, impegnati come missionari o in assistenza alle locali comunità africane, e dei preti studenti nel vecchio continente e rifletterà sulla formazione degli agenti pastorali e dei seminaristi in Africa e in Europa, e sulla situazione dei missionari europei in Africa. Circa 40 i partecipanti in rappresentanza di episcopati europei ed africani, dicasteri vaticani e organismi di solidarietà. L’iniziativa si inserisce nell’ambito di un progetto quinquennale di collaborazione tra vescovi d’Europa e d’Africa, nato in occasione del Primo Simposio Ccee-Secam che si svolse a Roma in Italia nel novembre 2004. (C.D.L.)

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    L’Unitalsi in Costa D’Avorio con la campagna missionaria “Cuore di latte”

    ◊   Realizzare una scuola per l’infanzia e alcuni laboratori di cucito, per togliere i giovani dalla strada e sottrarli allo sfruttamento e alla violenza. E’ con questi obiettivi che l’Unitalsi prepara la campagna missionaria 2011 “Cuore di Latte”, in favore dei giovani del villaggio di Agou, nella regione meridionale di Agnéby, in Costa d’Avorio. Qui – racconta il Sir – a causa della povertà, i genitori non mandano i figli a scuola, tanti bambini restano privi di istruzione e sono coinvolti nel lavoro nei campi, mentre le ragazze non di rado sono costrette alla prostituzione, restano vittime di abusi sessuali e diventano madri in età giovanissima. Per dare a questi giovani la speranza di un futuro migliore, il progetto intende offrire una formazione integrale, nella convinzione che l’educazione possa contrastare l’avanzare della povertà e lo sfruttamento minorile. Responsabile del progetto è suor Catherine Wetshomba, delle Suore Passioniste presenti in Costa D’Avorio dal 1989. (C.D.L.)

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    Un convegno di Migrantes sull’integrazione ecclesiale e sociale degli immigrati

    ◊   A due anni dall’incontro nazionale dedicato al tema dell’integrazione ecclesiale degli immigrati in Italia, voluto nel 2008 dall’Ufficio nazionale immigrati e profughi della Fondazione Migrantes, un convegno intende rendere noti i risultati del lavoro condotto dal gruppo di studio che in quella occasione fu costituito, grazie alla collaborazione fra professori universitari, rappresentanti di istituzioni e operatori pastorali. Dal titolo “L’integrazione ecclesiale e sociale degli immigrati in Italia”, l’incontro si terrà il prossimo 16 novembre a Roma, presso la sede della Fondazione Migrantes, e approfondirà in particolare sei diverse dimensioni dell’integrazione: da quella ecclesiale e religiosa-ecumenica a quella pastorale e sociale, all’integrazione economica e culturale. Si parlerà inoltre delle sfide poste dall’attuale multi-contesto e del tipo di integrazione auspicabile. (C.D.L.)

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    Malaysia: 100 biblisti di lingua cinese per il IX Congresso biblico

    ◊   Dall’11 al 15 novembre, si svolgerà a Kuala Lumpur, in Malesia, il IX Congresso della United Chinese Catholic Biblical Association (Uccba), un’associazione che riunisce i gruppi biblici cattolici cinesi sparsi nel mondo con lo scopo di promuovere la pastorale biblica nei rispettivi Paesi. “Vivere la Parola per diffondere il Regno di Dio” è il tema scelto per l’’incontro che prende spunto dalle conclusioni del Sinodo Speciale dei vescovi sulla Parola di Dio del 2008. Il Congresso, cui parteciperanno di più di 100 delegati da 15 Paesi asiatici e europei e dall’Australia, si propone di offrire un’occasione di aggiornamento, confronto e scambio di esperienze. Questa nona edizione - ha spiegato all’agenzia Ucan la segretaria della Uccba Cecilia Chui - coincide con il 20.mo anniversario della fondazione dell’Associazione nata nel 1990 a Hong Kong, ma anche con il 45.mo anniversario della promulgazione della Costituzione dogmatica Dei Verbum sulla rivelazione divina e del decreto conciliare Apostolicam Actuositatem sull’apostolato dei laici. I partecipanti ricorderanno anche il 10.mo anniversario della Canonizzazione dei 120 martiri cinesi, avvenuta nel 2000, e pregheranno per la Causa di beatificazione del padre francescano, Gabriel Maria Alegra, fondatore dello Studium Biblicum Franciscanum nel 1945 e pioniere della traduzione della Bibbia in cinese. Tra i relatori previsti, figurano il cardinale Joseph Zen Ze-kiun , arcivescovo emerito di Hong Kong, mons. John Ha, arcivescovo di Kuching in Malesia, e il padre verbita tedesco, Ludger Feldkämper, ex segretario generale della Federazione Biblica Cattolica, di cui la Uccba è membro dal 1993. Il precedente Congresso dell’associazione si è svolto a Macao nel 2007 sul tema “Esperienze di costruzione di comunità cristiane attraverso la Parola di Dio”. (L.Z.)

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    Le Acli a Parigi per riflettere su lavoro, giovani, e povertà in Europa

    ◊   Il lavoro e i giovani, la povertà e l'impoverimento in Europa, la presenza delle Acli nel mondo e le condizioni degli italiani all'estero. Se ne parlerà a Parigi, dal 10 al 13 novembre prossimi, in un convegno promosso dalle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani. Ricco e variegato il programma – reso noto in un comunicato dell’organismo ripreso dal Sir – che prende le mosse con un seminario del Patronato Acli dal titolo "Verso un Progetto lavoro Europa": interverrà Bernadette Foquet, in rappresentanza di Eures, la rete europea della mobilità professionale, che esporrà un progetto sperimentale sul tema del lavoro e della mobilità in Europa, fra problemi e opportunità. Altro intervento, quello di Giulio Alaimo, primo consigliere per gli Affari sociali e l'emigrazione dell'ambasciata d'Italia a Parigi, che approfondirà i bisogni degli italiani che si spostano per lavoro e il possibile ruolo degli enti di patronato; quindi il giornalista, Alberto Romagnoli, corrispondente Rai a Parigi, che racconterà la mobilità degli italiani attraverso la lente del cronista. Giovedì 11, si terrà il terzo congresso della Fai, la Federazione delle Acli internazionali, su questioni di interesse per gli italiani all'estero: la legge elettorale, la riforma della rappresentanza, i tagli ai fondi per l'assistenza, la doppia cittadinanza. Seguirà il seminario internazionale “Povertà e impoverimento in Europa tra crisi economica e soggetti sociali”, promosso da Acli, Enaip e Fai, con il sostegno del Centro europeo per i problemi dei lavoratori (Eza) e della Commissione europea. Un'occasione per riflettere sull'efficacia delle politiche pubbliche e sulla capacità delle reti sociali di rappresentare le istanze dei soggetti più deboli. Tra gli interventi in programma, quello di Jacques Delors, già presidente della Commissione europea. Si terrà infine a Parigi, nei giorni del seminario, anche l'assemblea nazionale dei Giovani delle Acli. (C.D.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Obama critica le elezioni in Birmania e chiede l’immediata liberazione di Aung San Suu Kyi

    ◊   In primo piano le elezioni politiche in Birmania, le prime dopo 20 anni indette dalla giunta militare al potere. I seggi si sono chiusi stamattina senza incidenti. In attesa dei risultati ufficiali, è arrivato il commento del presidente americano, Barack Obama, che da Mumbai, in India, ha definito le consultazioni “tutt’altro che libere o corrette”, lanciando un appello al regime per la liberazione della dissidente Premio Nobel, Aung San Suu Kyi. Il servizio di Eugenio Bonanata:

    L’opinione del capo della Casa Bianca è in linea con il pensiero dell’Occidente che parla di elezioni-farsa. “Il popolo birmano – ha detto Obama – da troppo tempo si vede negare il diritto di decidere del proprio destino”. Il riferimento è alle elezioni del 1990, vinte da Aung San Suu Kyi ma annullate dalla giunta militare che per la tornata odierna ha vietato l’ingresso nel Paese agli osservatori stranieri e ai giornalisti. Numerose le denunce di diffuse irregolarità, come suggerimenti di voto da parte di funzionari ai seggi e urne riempite di schede votate in anticipo. Sembra scontata la vittoria dell’Usdp, il partito espressione del regime. Secondo gli analisti è impopolare tra i 29 milioni di aventi diritto, ma garantirà ai militari la conquista della maggioranza dei futuro parlamento a prescindere dell’esito delle urne. Testimoni oggi hanno riferito di un clima tranquillo e di scarsa euforia alle sezioni elettorali della capitale Rangoon, mentre la stampa di regime parla di partecipazione di massa. Le autorità puntano infatti all’alta affluenza per legittimare il cammino verso la democrazia. In assenza di exit pool, tutto sarà sancito dai risultati ufficiali di cui si ignora la data di pubblicazione. Il conteggio partirà nelle prossime ore ma a sezioni chiuse. Membri dei partiti dell’opposizione hanno chiesto al regime di annullare le schede elettorali irregolari. Dai vertici militari nessun commento. Ieri, il premier, Thein Sein, ha ricordato che “votare è un dovere”, mentre qualcuno guarda già al dopo-elezioni ipotizzando la liberazione di Aung San Suu Kyi, in vista della scadenza della sua prigionia fissata per sabato prossimo. Ad alimentare questa speranza non solo le parole di Obama, ma anche l’arrivo del figlio della dissidente a Bangkok, in Thailandia, con l’obiettivo di ottenere un visto per la Birmania.

    Iraq
    In Iraq, a otto mesi dalle elezioni politiche i partiti hanno raggiunto un accordo per formare un governo di coalizione. Secondo l’intesa – annunciata dal portavoce dell’esecutivo di Bagdad – il premier uscente, al-Maliki, manterrà l’incarico di primo ministro, mentre al partito del suo rivale Allawi andrà la guida del parlamento.

    Obama - India-Pakistan
    I progressi realizzati dal Pakistan nella lotta contro il terrorismo “non sono stati così rapidi come desiderato dagli Stati Uniti”. Lo ha detto il presidente statunitense, Obama, che in mattinata è giunto a New Delhi, dove è stato ricevuto dal premier indiano, Singh. Obama ha precisato che un Pakistan stabile è importante per l’India, ma anche per le sorti del conflitto in Afghanistan.

    Afghanistan
    Nuova giornata di sangue in Afghanistan. Due soldati del contingente Isaf sono stati uccisi in due distinti attacchi degli insorti nella zona orientale del Paese. Sale così a 626 il numero dei militari stranieri che hanno perso la vita sul territorio afghano. Ma la violenza non risparmia neanche i civili. Cinque persone sono morte per lo scoppio di un ordigno al passaggio del minibus sul quale viaggiavano. L’episodio è avvenuto stamattina nella zona meridionale di Helmand.

    Iran nucleare
    Nuovo annuncio dell’Iran sul fronte dei negoziati con la comunità internazionale sul suo controverso programma nucleare. Teheran si è detta pronta a riprendere i colloqui con le grandi potenze mondiali in Turchia. Lo ha detto il ministro degli esteri, Mottaki, precisando di aver già parlato con le autorità turche. Il diplomatico ha anche aggiunto che si sta lavorando per decidere la data e i contenuti dei colloqui.

    Elezioni in Costa d’Avorio
    Si terrà il 21 novembre prossimo il secondo turno delle elezioni presidenziali in Costa d’Avorio, che vedrà di fronte il presidente uscente, Lautrent Gabo, e l’ex premier, Alassane Ouattara. Lo ha deciso il Consiglio costituzionale che ha convalidato il voto del 31 ottobre scorso bocciando la richiesta di un nuovo conteggio delle schede avanzata dallo stesso Ouattara e dall’ex capo di Stato Henry Konan Bediè, non ammesso al ballottaggio.

    Guinea elezioni
    Ballottaggio presidenziale oggi in Guinea, che darà al Paese africano un capo di Stato liberamente eletto dopo oltre 50 anni di dittature civili e militari. A fronteggiarsi sono l’ex primo ministro, Cellou Dalein Diallo, e l’oppositore storico, Alpha Condè, in seguito al primo turno dello scorso 27 giugno. Lo scrutinio odierno ha subito numerosi rinvii per i continui scontri costati la vita a molte persone. Secondo gli analisti, la tornata dovrebbe garantire stabilità al Paese, tra i più poveri del mondo e gravato da un debito estero superiore al prodotto interno lordo, con un’economia bloccata da decenni e con l’inflazione intorno al 30 per cento.

    Somalia-violenze
    Nuovi scontri tra i soldati del governo transitorio (Tfg) e i ribelli al Shabaab la notte scorsa a Mogadiscio, la capitale della Somalia. Il bilancio – secondo testimoni citati da media locali – è di almeno sei morti e sette feriti. I combattimenti sarebbero avvenuti nel quartiere di Hodan, dopo che i miliziani hanno attaccato una postazione dei soldati.

    Somalia-pirati
    Ammonta a oltre 12 milioni di dollari il riscatto record pagato ai pirati somali per la liberazione di due navi, una petroliera sudcoreana e un cargo battente bandiera di Singapore, sequestrate nei mesi scorsi. Lo riferisce la Bbc. Entrambi gli equipaggi sarebbero stati liberati e si troverebbero in buone condizioni.

    Italia-immigrazione-Rosarno
    In Italia, a un anno dagli scontri del gennaio scorso tra gli immigrati e la popolazione locale, si riaccende la polemica sull’immigrazione a Rosarno. Nelle campagne calabresi sono ancora tantissimi i braccianti africani e dell’est europeo che lavorano per paghe inesistenti e in condizioni di estrema indigenza. Giovanni Crocè ha sentito Vincenzo Alampi, responsabile della Caritas di Oppido Mamertina-Palmi, località vicina a Rosarno:

    R. – Abbiamo avuto molte promesse dagli organi pubblici preposti, ma nessuna realizzazione concreta. La promessa maggiore è una cittadella della solidarietà con corsi di qualificazione in agricoltura. Poi, 150 moduli abitativi, che sono pochi, ma sono un segno.

    D. – Cosa si può fare per far cessare questa emergenza a Rosarno?

    R. – Si doveva fare qualcosa per l’accoglienza, ma parlo degli organi preposti della pubblica amministrazione. Mentre sono tantissime le associazioni di volontariato coinvolte, la pubblica amministrazione sta solo facendo dei controlli a tappeto per trovare il lavoro in nero che si può dire sia sparito del tutto. Ma gli immigrati hanno bisogno di un’abitazione civile, hanno bisogno di avere dei contratti ben remunerati, i contributi, l’assicurazione.

    D. – Cosa sta facendo la Caritas per alleviare la situazione?

    R. – Ha sempre fatto tanto. Intanto, denunciando le situazioni abbiamo tenuto desta e viva l’attenzione su Rosarno con convegni, iniziative sui giornali, sulle televisioni locali. E poi, distribuendo centinaia di coperte, giacche, vestiti, buste con gli alimenti.

    D. – Come vengono percepiti gli immigrati dalla popolazione locale?

    R. – Gli immigrati sono stati da sempre bene accolti. Io ho visto anche singolarmente delle persone, specialmente i vicini di casa che gli preparano il pranzo. Certamente, quei momenti del gennaio scorso hanno creato qualche barriera che piano, piano, però è stata eliminata. (bf)

    Politica italiana
    Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha chiesto al premier, Silvio Berlusconi, “di rassegnare le dimissioni, salire al Quirinale e dichiarare che la crisi è aperta di fatto”. Durante la prima convention nazionale del suo partito, "Futuro e libertà per l’Italia", a Perugia, Fini ha anche precisato che il voto non spaventa la sua formazione e che il leader del Pdl deve avere il coraggio di aprire una fase nuova in cui “si ridiscuta l’agenda, il programma e si verifichi la natura della coalizione e della natura del governo”.

    Italia, crollo Pompei
    “Una vergogna per l’Italia”. Così il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha commentato il crollo della Domus dei gladiatori a Pompei, avvenuto ieri mattina. Il ministro per i Beni Culturali, Sandro Bondi, ha lamentato la mancanza di fondi e di professionalità per tutelare il patrimonio culturale del Paese. Al termine del sopralluogo compiuto sul posto in queste ore, il ministro ha detto “se avessi la certezza di avere responsabilità in quanto accaduto mi dimetterei”.

    Grecia, elezioni
    Elezioni municipali e regionali oggi in Grecia. Quasi 10 milioni i cittadini coinvolti nella tornata che si è trasformata in un referendum nazionale sulla politica di austerità del governo Papandreou. Il premier greco ha avvertito che una sconfitta del suo partito Pasok a livello locale lo costringerebbe ad indire elezioni anticipate. I seggi, in mezzo ad accresciute misure di sicurezza dopo la campagna di attentati dei giorni scorsi contro ambasciate straniere, chiuderanno alle 19 ora locale. I grandi network televisivi hanno rinunciato a diffondere gli exit poll per ragioni economiche. Dunque, i risultati dello scrutinio saranno resi noti a cominciare da questa sera. In caso di ballottaggio si tornerà a votare il prossimo 14 novembre. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 311

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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