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Sommario del 01/11/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Accorato appello del Papa per il Medio Oriente dopo l'attentato di ieri a Baghdad: all'Angelus Benedetto XVI parla del dono della santità
  • Oggi in Primo Piano

  • Oltre 50 morti per l'attentato di ieri nella cattedrale di Baghdad: due sacerdoti uccisi subito al momento dell'irruzione nella chiesa
  • In Pakistan continua la difficile ricostruzione dopo le alluvioni dei mesi scorsi
  • La società multiculturale nel XX Dossier Caritas-Migrantes
  • Giornata della Santificazione Universale: iniziativa del Movimento Pro Sanctitate
  • Una rinnovata responsabilità ecclesiale dei laici: emerge dalla 34ª Conferenza Animatori del Rinnovamento nello Spirito Santo
  • Uomini di Dio: in un film la testimonianza d'amore fino al martirio di 7 frati Trappisti in Algeria
  • Chiesa e Società

  • Ieri pomeriggio manifestazione di vittime della pedofilia fra Castel Sant’Angelo e Piazza San Pietro. Al termine ha avuto luogo un incontro fra una Delegazione e il P.Lombardi
  • A Loppiano incontro tra cristiani e musulmani promosso dai Focolari
  • Nel 60.mo della fondazione dell’UE, un volume della LEV sui Padri Fondatori
  • I diritti umani vittima della crisi economica. A Milano un convegno sul tema
  • Spagna. Un incontro per il sostegno alle popolazioni povere di Filippine e Bolivia
  • Nicaragua. A conclusione del Mese Missionario uno slancio rinnovato all’evangelizzazione
  • Taiwan. Evangelizzare attraverso la radio
  • Camerun. L’urgenza di un'educazione civica per lo sviluppo del Paese
  • 24 Ore nel Mondo

  • Dopo l'allarme dei giorni scorsi, lo Yemen vara misure eccezionali di controllo, ma la Germania vieta i voli provenienti dal Paese
  • Il Papa e la Santa Sede



    Accorato appello del Papa per il Medio Oriente dopo l'attentato di ieri a Baghdad: all'Angelus Benedetto XVI parla del dono della santità

    ◊   Nel giorno che la Chiesa dedica a tutti i Santi il Papa ha parlato del dono e della bellezza della santità e della comunione con i defunti che la Chiesa ricorda nella Liturgia di domani. Ha poi lanciato un accorato appello per la pace in Medio Oriente, dopo aver espresso dolore per il gravissimo attentato di ieri nella cattedrale siro-cattolica di Bagdad. Il servizio di Fausta Speranza:

    “La santità, imprimere Cristo in sé stessi, è lo scopo di vita del cristiano”. Così il Papa ricorda che “la solennità di Tutti i Santi ci invita ad innalzare lo sguardo al Cielo e a meditare sulla pienezza della vita divina che ci attende”. Come figli amati, - dice Benedetto XVI - riceviamo anche la grazia per sopportare le prove di questa esistenza terrena. Il Papa denuncia “la fame e sete di giustizia, le incomprensioni, le persecuzioni”, ma poi ricorda che c’è altro:

    “...nel contempo, ereditiamo fin da ora ciò che è promesso nelle beatitudini evangeliche, “nelle quali risplende la nuova immagine del mondo e dell’uomo che Gesù inaugura”.

    “L’eternità – spiega Benedetto XVI - non è “un continuo susseguirsi di giorni del calendario, ma qualcosa come il momento colmo di appagamento, in cui la totalità ci abbraccia e noi abbracciamo la totalità dell’essere, della verità, dell’amore”. Dunque dono e bellezza della santità è anche la comunione con gli spiriti beati perché – sottolinea il Papa – “la vita dei santi non è solo la biografia terrena ma anche l’operare in Dio dopo la morte”.

    E di morte il Papa parla ricordando la Liturgia dei defunti di domani. “La separazione dagli affetti – riconosce il Papa – è dolorosa” ma poi ricorda che “la morte cristiana è parte del cammino di assimilazione a Dio”. Non dobbiamo temerla – raccomanda Benedetto XVI – perché non spezza l’unione in Cristo”. A ricordarlo - dice il Papa - è “la liturgia del 2 novembre e il pio esercizio di visitare i cimiteri”.

    Dopo la preghiera mariana il pensiero del Papa va al “gravissimo attentato di ieri nella cattedrale siro-cattolica di Bagdad:

    “Prego per le vittime di questa assurda violenza, tanto più feroce in quanto ha colpito persone inermi, raccolte nella casa di Dio, che è casa di amore e di riconciliazione. Esprimo inoltre la mia affettuosa vicinanza alla comunità cristiana, nuovamente colpita, e incoraggio pastori e fedeli tutti ad essere forti e saldi nella speranza”.

    Poi il forte appello perché si metta fine alla violenza:

    “Davanti agli efferati episodi di violenza, che continuano a dilaniare le popolazioni del Medio Oriente, vorrei infine rinnovare il mio accorato appello per la pace: essa è dono di Dio, ma è anche il risultato degli sforzi degli uomini di buona volontà, delle istituzioni nazionali e internazionali. Tutti uniscano le loro forze affinché termini ogni violenza!”

    Nei saluti in varie lingue un pensiero alla schiera dei santi: in francese, l’incoraggiamento a guardare “alla folla immensa di coloro che dopo aver posto i loro passi in quelli di Dio contemplano la Sua gloria e intercedono per noi”. In inglese l’invito a ricordare quanti “vivono per sempre in presenza di Dio”. In polacco l’augurio che i cuori siano “saldi e irreprensibili nella santità, davanti a Dio Padre nostro, al momento della venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi”. In italiano, il saluto in particolare ai partecipanti alla manifestazione “La corsa dei Santi”, promossa dai Salesiani per sostenere progetti di solidarietà in situazioni di estremo bisogno, come ad Haiti e in Pakistan”. E poi un pensiero al gruppo di ragazzi di Modena che si stanno preparando al Sacramento della Confermazione. A tutti “l’augurio di pace e serenità nella spirituale compagnia dei Santi”.

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    Oggi in Primo Piano



    Oltre 50 morti per l'attentato di ieri nella cattedrale di Baghdad: due sacerdoti uccisi subito al momento dell'irruzione nella chiesa

    ◊   In Iraq continua a crescere il bilancio del massacro compiuto ieri da terroristi di al Qaeda nella cattedrale siro-cattolica di Nostra Signora delle Salvezza, che si trova nel centro di Baghdad: fonti della sicurezza parlano di oltre 50morti e circa 80 feriti. E’ arrivata la rivendicazione, via internet, da parte dello 'Stato islamico in Iraq', un cartello di gruppi terroristi guidati dal ramo iracheno di al Qaeda. Nel testo si pone anche un ultimatum di 48 ore alla Chiesa copta d’Egitto affinché liberi le mogli di due sacerdoti che secondo i terroristi sarebbero ''detenute nei monasteri'' perché una di loro si sarebbe convertita all'Islam e l'altra starebbe per farlo. E dal Cairo giunge notizia di misure di sicurezza rafforzate nelle chiese e la ferma condanna del ministero degli Esteri. Sembra che i fedeli rimasti uccisi nella chiesa di Bagdad siano almeno 37. Tra di loro anche due preti freddati dai terroristi poco dopo l'irruzione nella chiesa. Nell’intervista di Eugenio Bonanata, mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad dei Caldei, ricorda i due religiosi:

    R. - Erano miei alunni. Erano giovanissimi e lavoravano con gran zelo, seguivano i giovani e i bambini nel catechismo, nella vita pastorale… E’ molto dolorosa, molto triste questa la loro morte. Speriamo - e certamente abbiamo fiducia - che Dio protegga la sua Chiesa e sia con la sua Chiesa. Queste cose, però, sugli uomini influiscono tanto e molto negativamente. Per me non vi è nessuna via di uscita, se non quella della preghiera! Dobbiamo chiedere a Dio, al Dio della pace, di dare la pace alla nostra nazione.

    D. - Lei oggi ha visitato i feriti. Qual è stata la loro reazione alla sua visita…

    R. - La loro reazione è stato molto positiva. Da una parte, erano molto contenti del fatto che il Patriarca ed io fossimo lì a visitarli. Dall’altra parte, però, erano molto addolorati, molto sofferenti. Ci hanno detto che quelle quattro ore in quella Chiesa sono state una tragedia, un’esperienza insopportabile!

    D. - Mons. Warduni, quali saranno - secondo lei - le conseguenze sulla comunità cristiana del Paese?

    R. - Questa è proprio una grande tragedia. Non si era mai sentito e non era mai successo in Iraq che entrassero in una casa di Dio e prendessero ostaggi. Questo - penso - influirà negativamente su tutto l’Iraq, perché dimostra che nessun posto è tranquillo, è in pace. Dalle modalità con cui hanno agito, si vede che era tutto organizzato. Se nella casa di Dio succede questo, cosa potrà succedere altrove? Penso che quest’atto avrà un influsso molto negativo sui cristiani, perché molti di quelli che hanno vissuto questo attacco potrebbero decidere di lasciare il Paese. Speriamo di no …

    D. - La chiesa attaccata a Baghdad è una chiesa molto importante nella città …

    R. – Certo: è la cattedrale dei siro-cattolici! L’arcivescovado è molto vicino, e noi siamo andati come fratelli di una stessa confessione cattolica. Noi dobbiamo essere tutti costruttori di pace, uniti in tutte le difficoltà che verranno, perché Cristo ha detto: “Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amato”. (m.g.)

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    In Pakistan continua la difficile ricostruzione dopo le alluvioni dei mesi scorsi

    ◊   Nel Pakistan, che ancora deve far fronte alle conseguenze delle devastanti alluvioni dei mesi scorsi, eche hanno provocato 1.600 morti e circa 21 milioni di sfollati, continuano gli episodi di violenza. Stamattina un poliziotto è stato ucciso in un fallito attentato avvenuto nella provincia nord occidentale di Khyber-Pakhtunkhwa, mentre in zone tribali del nord-ovest del Pakistan, roccaforte dei talebani e degli alleati di al Qaeda, cinque militanti islamici sono stati uccisi da missili lanciati da un drone americano. In questo contesto, continua senza sosta il lavoro di decine di Ong che, insieme all’Onu e al governo locale, stanno fronteggiando la ricostruzione dopo le alluvioni. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha parlato del peggior disastro naturale che l’Agenzia abbia affrontato nei suoi 65 anni di storia ed ha invocato un aiuto complessivo di circa 2 miliardi di dollari. Massimiliano Menichetti ha intervistato Marco Rotelli, direttore generale di Intersos da poco rientrato dalle zone alluvionate:

    R. - Gran parte dell’acqua è rientrata nell’alveo dei fiumi. I milioni di persone che sono state colpite a vario titolo da questa alluvione hanno cominciato a rientrare nei luoghi di origine, laddove è possibile, trovando case distrutte, campi completamente devastati dall’acqua, che ha prima portato detriti, poi spazzato via tutto quello che ha trovato.

    D. – Voi state lavorando nelle aree più critiche coinvolte dalle alluvioni, concretamente come prosegue la ricostruzione?

    R. – Essenzialmente su due assi principali: la riabilitazione delle case con la fornitura, il kit, soprattutto per ricostruire i tetti e ricominciare da una stanza a ricostruire la propria abitazione; ma anche la riabilitazione - diciamo - del sistema produttivo, che è stato così violentemente colpito. Essenzialmente stiamo distribuendo sementi e attrezzatura agricola per permettere ai contadini di tornare a coltivare i campi devastati dalle acque, così da non essere in necessità di aiuto alimentare il prossimo anno.

    D. – A complicare le cose, gli attentati terroristici che non sono cessati nella zona. Questo compromette gli aiuti - magari - nelle zone più remote del Paese?

    R. – Diciamo che l’alluvione è stata un’aggravante delle problematiche politiche di questo Paese e l’insorgenza talebana, che ovviamente anche in Pakistan è molto attiva - ricordiamoci che queste aree sono molto vicine all’Afghanistan - creano difficoltà agli aiuti. Siamo, però, presenti dal 2001 in quel Paese e abbiamo in qualche modo imparato a gestire Protocolli di sicurezza, affinché i nostri operatori riescano a raggiungere le aree più remote, anche se tra le più pericolose, garantendo sufficienti e accettabili livelli di sicurezza.

    D. – Le Nazioni Unite stanno provvedendo al coordinamento degli aiuti internazionali, come sta agendo il governo locale?

    R. – E’ stato molto attivo nelle prime fasi, soprattutto mettendo a disposizione l’apparato logistico e militare; ora è chiaramente coinvolto il governo pakistano nel definire assieme a noi le priorità e decidere dove intervenire e come distribuire al meglio l’aiuto, evitando sprechi e andando soprattutto a servire persone più vulnerabili, i più poveri, coloro che hanno avuto meno accesso all’aiuto e coloro che sono in maggiore difficoltà.

    D. – Oltre 21 milioni gli sfollati, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ci sono stati circa 100 casi di colera: c’è il rischio concreto di un’epidemia?

    R. – Per il momento si è trattato di focolai, però le organizzazioni, come Intersos ed altre, sono molto attente a monitorare la situazione, affinché qualora ci fosse un dilagare dell’epidemia, si possa rispondere rapidamente. In questo momento le forze sono concentrate a far sì che l’epidemia non dilaghi, quindi fornendo acqua potabile sicura, sistemi per mantenere l’igiene.

    D. – I morti sono stati 1600, più di 21 milioni gli sfollati, una tragedia che fortunatamente ha contenuto il numero delle vittime, ma l’emergenza rimane alta eppure i media internazionali non ne parlano…

    R. – Sebbene non se ne parli più ed anche mediaticamente non sia più coperta questa tragedia, non è assolutamente finita. Le conseguenze continuano e continueranno per molti mesi e probabilmente per qualche anno. Aiutare le persone superstiti di una tragedia del genere è molto più difficile ed anche costoso che contare - purtroppo - i morti. Oggi quello che serve è mettere in condizioni le organizzazioni operative nel terreno di fornire l’aiuto. Le Nazioni Unite hanno avuto il compito di fare una mappatura generale di quanto è necessario fare. E’ stato stabilito un ammontare totale generale di necessità ed è stato lanciato un appello. Ora, la comunità internazionale e i governi donatori hanno risposto soltanto per un quarto di questa necessità. E’ fondamentale in questo momento continuare a sostenere questo Paese: lasciarlo da solo, abbandonarlo in questo momento, significherebbe trovarsi con una situazione ben più critica fra qualche mese, fra qualche anno. (m.a)

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    La società multiculturale nel XX Dossier Caritas-Migrantes

    ◊   La società multiculturale non è un’ipotesi che si può accettare o contestare, ma un dato di fatto di fronte al quale la comunità cristiana è chiamata a promuovere l’inclusione e l’accoglienza, aggiornando l’impegno personale e quello delle istituzioni. E’ un concetto ribadito recentemente a Roma in occasione della presentazione del XX Dossier immigrazione Caritas-Migrantes. Il servizio di Fabio Colagrande:

    Ne abbiamo bisogno ma non li vogliamo. In questo paradosso si riassumono le conclusioni del XX Dossier immigrazione 2010, che inquadra con poche esplicite cifre i cinque milioni di immigrati regolari presenti in Italia come una risorsa positiva, come apporto di mano d’opera, contributi pensionistici e posti di lavoro creati nelle 213 mila aziende di imprenditori stranieri. Dati spesso ignorati e oscurati da ‘falsi miti’, come quello che gli immigrati sottraggano lavoro agli italiani. Radwan Khawatmi è un imprenditore immigrato di successo, da 30 anni in Italia:

    R. - Molti lavori sono stati abbandonati dai nostri fratelli italiani. Se lei per esempio visita le concerie, l’80 per cento dei lavoratori sono nuovi italiani; nelle acciaierie hanno raggiunto circa il 60 per cento. Oggi praticamente noi lavoriamo a fianco dei nostri fratelli italiani, ma occupiamo i posti che sono stati abbandonati. Le faccio un esempio: quello dei badanti, non era un mestiere svolto dagli italiani, oggi ci sono 500 mila badanti che si occupano dei nostri vecchi, che anziché finire negli ospizi, rimangono nelle loro case e con un piccolo intervento riescono praticamente a sostenerci.

    D. – Qual è il contributo positivo che invece l’immigrazione sta dando all’economia italiana?

    R. – Il primo dato che posso citare è l’11 per cento del Pil: abbiamo prodotto circa 130 miliardi di euro, pari a 250 mila miliardi delle vecchie lire. Questo è un dato di fatto, che è al di fuori di ogni discussione. Questo dimostra che siamo una colonna portante dell’economia italiana.

    Di fronte all’ignoranza e alla diffidenza bisogna, dunque, promuovere una ‘cultura dell’altro’, ma servono risorse per alloggi, trasporti e per l’educazione degli immigrati, perché una politica d’integrazione non è possibile senza investimenti. Un modello virtuoso è quello della Germania, dove a ogni nuovo venuto è offerto un corso gratuito di 900 ore di insegnamento del tedesco. Insomma – come scriveva venti anni fa don Luigi Di Liegro, inventore del Dossier immigrazione – serve una ‘rivoluzione culturale’ che consenta di accettare il diverso. Mons. Guerino Di Tora è vescovo ausiliare di Roma e presidente della Commissione migrazioni dei vescovi laziali.

    R. - Volenti o nolenti, la società è globalizzata oggi; volenti o nolenti, non c’è solo lo scambio delle merci ma le persone oggi si muovono con estrema facilità e semplicità e si tende a dei modelli nuovi di società. Ecco su questo penso si possa costruire. Certamente, il timore, la paura della novità è sempre forte, ma ci vuole questo slancio per poter costruire qualcosa.

    D. – Fa parte dell’impegno di ogni cristiano lavorare in questa direzione?

    R. – Io ritengo che sia l’impegno del cristiano saper vedere in ogni persona un’immagine di Dio, non semplicemente una diversità. Papa Giovanni ci insegnava a partire dalle cose che ci uniscono e non da quelle che ci dividono.(m.a.)

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    Giornata della Santificazione Universale: iniziativa del Movimento Pro Sanctitate

    ◊   Nel giorno in cui la Chiesa celebra tutti i santi, il Movimento Pro Sanctitate, fondato a Roma nel 1947 da don Guglielmo Giaquinta, poi vescovo di Tivoli, propone, ormai da alcuni anni, una giornata di ricordo, di annuncio, di presa di coscienza, di preghiera e di impegno, perché tutti conoscano, accolgano e vivano il Vangelo della santità. Giornata della Santificazione Universale, così il movimento l’ha voluta chiamare associandole ogni anno un tema. Quello di quest’anno è: “Il Santo: uomo vero”; ne spiega il significato, al microfono di Tiziana Campisi, Teresa Carboni, responsabile della sezione romana del Movimento Pro Sanctitate:

    R. – Viviamo in un tempo in cui la Chiesa si sta interrogando sull’emergenza educativa e su quel processo in cui l’uomo entra in gioco con tutta la sua esistenza: quindi la relazionalità, il bisogno di amore, la conoscenza, il desiderio di capire, la libertà. Ed è proprio in questo contesto che la proposta del tema “Il Santo: uomo vero” vuole sollecitare una riflessione e - perché no? - anche una preghiera. Questa tematica è una tematica antropologica e cristologica. D’altra parte, Cristo è l’uomo nuovo, è l’uomo totalmente uomo, è l’uomo che ci indica la via delle Beatitudini per la piena realizzazione della nostra vita.

    D. – Ma nella realtà di oggi, l’umanità come incontra la santità, come la raggiunge?

    R. – Il primo luogo dove siamo chiamati a incontrarci è la nostra stessa vita. Non dobbiamo cercare la santità fuori di noi: c’è una scintilla di Dio dentro il cuore di ogni uomo, per questo la chiamata alla santità è universale. L’uomo è chiamato a incontrare se stesso, a riconoscersi, a conoscersi, ad amarsi, a scoprirsi realtà buona uscita dal cuore di Dio, chiamato a portare a compimento la bontà che ha dentro. Quindi, direi che è proprio la vita dell’uomo il luogo in cui la santità si può pienamente realizzare, concretamente, nella vita di tutti i giorni. Credo che bisogna guardare se stessi e guardare l’altro con gli occhi di Dio, scoprendo ciò che c’è di buono e intessere quindi relazioni di fraternità. D’altronde, il volto concreto della santità è la fraternità. Per questo la fraternità è chiamata "universale": tutti siamo figli di Dio e, quindi, tutti siamo fratelli. Certo, nella vita di tutti i giorni non è tanto semplice intessere relazioni di fraternità: spesso sono altri i valori che vanno avanti - l’arrivismo, l’opportunismo ... Ma queste cose non ci portano la felicità, la serenità, la pace del cuore. Siamo invece chiamati a ricercare ciò che davvero ci fa felici, e non solo per un momento. Per questo credo che entrare in se stessi e scoprire la verità di sé sia il vero cammino della santità. Non dobbiamo nemmeno sottovalutare il valore della preghiera, perché è nella preghiera che noi chiediamo al Signore - come dice il salmista - di completare in noi la sua opera.

    D. – Quale sforzo compiere per accostarsi alla santità?

    R. – Io direi che in primo luogo si tratta di una disponibilità. Per poter fare un cammino di santità bisogna essere disponibili, cioè bisogna coltivare nel cuore l’aspetto della disponibilità, chiedere a Dio che sia Lui a guidarci in questo cammino e poi, sotto la sua guida - certamente - compiere piccoli passi. Credo che poi, al dunque, lo sforzo - se così lo vogliamo chiamare - sia quello di contemplare Gesù e imitarlo, perché Gesù è l’uomo perfetto, Gesù è l’uomo pienamente realizzato. Noi, come Movimento Pro Sanctitate, proponiamo anche un piccolo cammino di un mese: ogni settimana una sua parola, a piccoli passi. Nella prima ascoltare, nella seconda accogliere, nella terza imitare e nella quarta settimana, diffondere.

    D. – Ma quali difficoltà possono sorgere nel mondo in questo cammino verso la santità?

    R. – Certamente, noi viviamo una grande contraddizione. Prima di tutto, dentro di noi: le prime difficoltà le troviamo dentro di noi, perché certamente vivere un cammino d’amore - parlare di santità, infatti, significa parlare di amore - ci chiede di lasciare da parte noi stessi, di smettere di pensare a noi stessi. Poi, certo, siamo circondati da difficoltà, da una cultura che nega Dio, e di conseguenza nega l’uomo e i valori fondamentali: la vita, la famiglia. C’è anche un contesto educativo che non ci consente poi di crescere nella verità dei valori. Io mi permetto di dire che, per quanto difficile, il cammino della santità è un cammino entusiasmante e vale la pena di viverlo.(b.f.)

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    Una rinnovata responsabilità ecclesiale dei laici: emerge dalla 34ª Conferenza Animatori del Rinnovamento nello Spirito Santo

    ◊   Si conclude oggi al Palacongressi di Rimini, la 34.ma Conferenza nazionale Animatori del Rinnovamento nello Spirito Santo, tradizionale occasione di formazione, revisione e programmazione del Movimento, svoltosi sul tema “Io sono servo con te e con i tuoi fratelli”. Oltre 4 mila i partecipanti, tra animatori e responsabili, provenienti da tutta Italia. Quali sono stati gli obiettivi di questo appuntamento? Federico Piana lo ha chiesto al presidente del Rinnovamento nello Spirito, Salvatore Martinez:

    R. – Di bilancio e di rilancio della nostra specifica esperienza. Di bilancio, perché chiude un quadriennio di servizio: da gennaio ci sarà il rinnovo di tutti gli organi pastorali. Di rilancio, perché abbiamo appena ricevuto dai nostri vescovi gli orientamenti pastorali per un decennio e sentiamo viva la coscienza e il bisogno di riaffermare la nostra identità cristiana. L’espressione “farsi servi”, e non in ordine sparso o isolato, ma riconoscendo i fratelli, - quindi con una cultura della prossimità -credo che sia una sfida da lanciare a quanti uomini di buona volontà oggi decidono di rimettere in auge il Vangelo.

    D. – Quali sono, presidente, gli obiettivi che vi porrete per il futuro in questa Conferenza?

    R. – Intanto, all’indomani della Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, restano le parole del Santo Padre Benedetto XVI e del cardinale Bagnasco affermano il bisogno di una rinnovata responsabilità ecclesiale. Dovremmo dire corresponsabilità, perché il protagonismo dei laici, la dimensione carismatica del laicato, è sempre più attesa, in un tempo che privilegia la cultura del potere e l’amore del potere. Bisogna invece rimettere in auge il potere dell’amore. In primo luogo, quindi, noi rilanciamo la dimensione di un servizio all’uomo, a partire dalla famiglia: l’uomo, nella sua integralità, come continua a ricordarci Benedetto XVI, cioè “l’uomo corpo”, “l’uomo affetti”, “l’uomo sentimenti”. Ci prepariamo anche con progetti che guardano alla nostra realtà, al nostro Paese. Spesso si lamenta che gli uomini spirituali possano sembrare disincarnati. Non è vero. Sono uomini che invece ritrovano forza dalla preghiera, dalla Parola di Dio e si impegnano personalmente. Questa visione, che è sottesa al nostro cammino da sempre, si esplicita, credo, oggi con maggiore maturità, soprattutto nel servizio agli uomini e alle povertà del nostro tempo.

    D. – Per quale motivo sono importanti, in questo momento storico, gli animatori, i formatori?

    R. – Il decennio che ci siamo messi alle spalle annunciava il bisogno di comunicare il Vangelo in un mondo che cambia: ma il Vangelo non cambia, sono gli uomini che sembrano vivere una profonda involuzione. La madre di tutte le crisi, lo sappiamo, è crisi spirituale e, pertanto, bisogna tornare a formare alla vita cristiana, secondo lo Spirito Santo, secondo le virtù, i doni, i carismi dello Spirito Santo. E’ decisiva, è ineludibile oggi la risposta a questa sfida educativa. Il disorientamento, il ripiegamento su se stessi, si vince proprio impegnando la propria vita a servizio degli altri. Educare alla vita, educare alla prossimità, educare all’impegno, al servizio è decisivo. Nel tempo in cui sembrano eclissarsi le figure paterne, le autorità, noi dobbiamo invece riaffermare il valore di una formazione, che è in primo luogo alla fede. La fede poi è generatrice di cultura, di stili di vita. Bisogna tornare alla scuola di Gesù, alla scuola del Vangelo e vivere in comunità la bellezza, la forza che il Vangelo continua ad irradiare. (a.p.)

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    Uomini di Dio: in un film la testimonianza d'amore fino al martirio di 7 frati Trappisti in Algeria

    ◊   La scelta consapevole di chi ha posto l’amore per Dio al di sopra di tutto, di chi ha vissuto seguendo Cristo fino al martirio. È la storia dei 7 frati Trappisti rapiti e assassinati a Tibhirine, in Algeria, sulle montagne del Maghreb nel 1996, raccontata nel film “Uomini di Dio”. La pellicola, del regista Xavier Beauvois, da pochi giorni nelle sale italiane, sottolinea inoltre l’importanza dell’amore verso il prossimo e tratteggia con serietà la quotidianità della vita monastica di questi frati, come sottolinea al microfono di Antonella Palermo, Enzo Bianchi, priore del Monastero di Bose:

    R. – E’ un film che racconta cos’è la vita monastica, senza mitizzarla, nella sua quotidianità fatta di preghiera, di lavoro, di servizio agli uomini e di servizio reciproco. E’ davvero straordinario che un regista abbia così ben compreso la vita monastica e l’abbia saputa narrare. Mostra, soprattutto, che dove ci sono uomini che trovano ragioni per dare la vita, questi uomini hanno anche una ragione per vivere. E questo è un grande insegnamento di cui credo che noi oggi abbiamo bisogno.

    D. – Tutto il film narra il percorso di discernimento che porterà i monaci a restare. La maturazione di una scelta davvero libera e consapevole non è così automatica e scontata: vuol dire che nessuna vocazione è al riparo dal dubbio e dalla paura?

    R. – Indubbiamente! Nel film si mostra come ci sia un’opera di discernimento comunitaria che passa attraverso le debolezze, qualche volta anche le viltà che gli uomini hanno dentro di sé, pur avendo la fede. Allo stesso tempo, si vede come la fede chieda loro di continuare questa ricerca e poi come le ragioni, che li inducono a restare, siano proprio quella parola di fedeltà data a Gesù.

    D. – Quali peculiarità acquista o può acquistare la testimonianza cristiana in un territorio dove si è in minoranza?

    R. – Lì c’è un processo di lievitazione: quella presenza cristiana è come il seme caduto sotto terra. Darà frutto quando meno ce l’aspettiamo, in forme inedite; ma laddove ci sono dei cristiani, c’è davvero il Corpo di Cristo, e se è un Corpo di Cristo nella sua povertà, nella sua debolezza, financo nel suo martirio, quello è un Corpo di Cristo che trasfigura la storia, che trasforma questo mondo in Regno di Dio. (g.f.)

    Tra le tematiche affrontate nel film, anche la volontà di un dialogo e di un incontro umano e spirituale tra cristiani e musulmani. Ascoltiamo il commento su questa pellicola del regista algerino Rashid Ben Hadji, raccolto da Antonella Palermo:

    R. – Penso che non sia un film che parla dell’Algeria: l’Algeria è un pretesto per parlare della fede …

    D. – E’ stato tradotto correttamente, secondo voi, il titolo del film che in italiano è, appunto, “Uomini di Dio” e in francese è “Des hommes et des dieux”?

    R. – Preferisco il titolo francese, perché sono esseri umani: questa è la bellezza del film e la sua forza. Sono esseri umani messi alla prova davanti ad una problematica esterna molto forte, molto violenta. E poi, sulla morte c’è anche una bellissima frase anche di padre Christian, che dice: “In fondo, la nostra vita l’abbiamo già data: quando uno sceglie di fare il monaco, il missionario ha già offerto la sua vita”.

    D. – Lo stesso regista del film dice: la storia di questi monaci ai miei occhi appare come quella di esploratori dell’intelligenza, della fede e dell’amore. Leggere dentro le pieghe della storia, ai cuori, anche dietro ai volti delle persone con un Credo diverso dal proprio …

    R. – Certo; va al di là dell’essere musulmano o cristiano o qualsiasi cosa; prima di tutto, diventiamo esseri umani, che cercano di comunicare e di capirsi. C’è anche una bellissima immagine, quando padre Christian sta scrivendo e finisce con “Inshallah”, scritto in arabo, anche. E’ bello questo passaggio tra la sua fede e la fede musulmana: non c’è una barriera, perché nella realtà non c’è. (g.f.)

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    Chiesa e Società



    Ieri pomeriggio manifestazione di vittime della pedofilia fra Castel Sant’Angelo e Piazza San Pietro. Al termine ha avuto luogo un incontro fra una Delegazione e il P.Lombardi

    ◊   Ieri pomeriggio ha avuto luogo la annunciata manifestazione organizzata dal gruppo “Survivor’s Voice” di rappresentanti di vittime degli abusi sessuali da parte di membri del clero, provenienti da diversi Paesi. Erano presenti alcune decine di persone, fra 60 e 100, che si sono radunate presso Castel Sant’Angelo e poi hanno compiuto una fiaccolata verso la Piazza di San Pietro. Alcuni rappresentanti hanno poi consegnato alcune lettere al Portone di Bronzo. Dopo la manifestazione il Padre Federico Lombardi ha incontrato una delegazione di 8 persone fra cui gli organizzatori. Padre Lombardi ha parlato con loro per circa un’ora, ricevendoli presso la sede della Radio Vaticana. Ha ascoltato le loro parole e ha espresso loro il dolore e la preoccupazione della Chiesa, spiegando anche l’impegno preso dalla Chiesa per quanto le concerne nella lotta contro la piaga della pedofilia e degli abusi sessuali e a protezione dei giovani. Padre Lombardi ha consegnato anche un testo scritto in cui si legge tra l’altro che nel prestare attenzione alla manifestazione il portavoce vaticano si sente “incoraggiato dalle scelte fatte da Papa Benedetto XVI di ascoltare in molte occasioni alcune vittime di abusi e di manifestare la volontà di fare tutto il possibile perché gli orribili crimini degli abusi sessuali non avvengano mai più”. Prima di ricevere la delegazione, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede si era avvicinato al gruppo dei manifestanti. In quel momento alcune espressioni di contrarietà sono state espresse da parte di singoli. I manifestanti hanno detto di voler "chiedere al Papa di agire seriamente e di ordinare ai vescovi di denunciare i preti pedofili".

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    A Loppiano incontro tra cristiani e musulmani promosso dai Focolari

    ◊   Oltre 600 partecipanti, fra cristiani e musulmani provenienti da tutta la penisola, e circa venti tra presidenti, rappresentanti e Imam di altrettante comunità islamiche in Italia. Sono i numeri della giornata promossa ieri a Loppiano, nei pressi di Firenze, dal Movimento dei Focolari, dedicata al dialogo fra cristiani e musulmani. Dal titolo “Percorsi comuni per la fraternità”, l’incontro ha inteso proporre “corresponsabilità sociale, cittadinanza attiva e lavoro in rete” quali “antidoti alla paura del diverso” e ribadire che il dialogo interreligioso, capace di nutrirsi della ricchezza insita nella diversità, “non è un optional ma è la religione vissuta”. “Attendevamo questo giorno da anni: il giorno in cui noi, musulmani e cristiani in Italia, potessimo incontrarci per costruire insieme il presente e il futuro del Paese - ha detto la teologa musulmana dell’Iran Shahrzad Houshmand che ha aperto la giornata – L’Italia ha bisogno di luce e speranza. Vogliamo contribuire ad alimentarla”. Nel susseguirsi degli interventi l’incontro – si legge in un comunicato dei Focolari – “ha ripercorso le tappe di vent’anni di conoscenza, scambio e accoglienza reciproca con l’alternarsi di riflessioni spirituali tratte sia dal Corano che dalla Bibbia, e brani musicali della tradizione Sufi”, ed ha riproposto ai presenti l’intervento video di Chiara Lubich, fondatrice del movimento, alla convention interreligiosa di Washington, nel 2000: “Continuare tutti insieme questa pacifica marcia verso l’unità – era l’esortazione della Lubich – che serva a fare del terzo millennio non un’interminabile sequenza di guerre, come è accaduto in passato, ma a comporre in unità le genti”. Diversi i messaggi pervenuti dalle autorità civili e religiose, fra cui il saluto di Maria Voce, presidente dei Focolari, che ha auspicato che la testimonianza offerta durante la giornata possa servire al bene del Paese. Un incoraggiamento a proseguire sulla strada del dialogo è giunto da mons. Mansueto Bianchi, delegato Cei per il dialogo interreligioso, che ha invitato a contrastare “l’idea falsa che si sta facendo strada nella cultura dell’occidente, secondo cui l'esperienza religiosa fomenterebbe divisioni e intolleranze”. (C.D.L.)

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    Nel 60.mo della fondazione dell’UE, un volume della LEV sui Padri Fondatori

    ◊   Traccia il profilo di quattro fra i maggiori artefici della nascita dell’Unione Europea il volume edito dalla Libreria Editrice Vaticana, e curato dal prof. Don Cosimo Semeraro, che sarà presentato il prossimo 3 novembre, a Roma, presso la nostra emittente. Pubblicato "in occasione del 60.mo anniversario dell’atto fondativo dell’UE, il 9 maggio del 1950, da parte di Robert Schuman, allora ministro degli Esteri del governo francese, - si legge in un comunicato del Pontificio Comitato di Scienze Storiche - il libro 'Padri dell’Europa. Alle radici dell’Unione europea' rende omaggio alle figure di Konrad Adenauer, Alcide De Gasperi, Jean Monnet e, per l’appunto, Robert Schuman, i quali sono stati, ognuno con i propri talenti e limiti, dei profeti ‘civili’ in quanto hanno insegnato con l’esempio della loro vita e con la condotta delle attività svolte, ciò che significa essere pienamente uomo, non soltanto nel contesto particolare dell’Europa, ma anche nella realtà dell’unico genere umano”. A presiedere l’incontro sarà il cardinale Paul Poupard, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura. Interverranno Yves Gazzo, ambasciatore e capo delegazione della Commissione dell'Unione Europea presso la Santa Sede, e Walter Jürgen Schmid, ambasciatore della Repubblica Federale Tedesca presso la Santa Sede. (C.D.L.)

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    I diritti umani vittima della crisi economica. A Milano un convegno sul tema

    ◊   L’impatto della crisi economica sui diritti umani sarà indagato nel convegno promosso dalla Fondazione Culturale San Fedele e dall’Istituto Internazionale Jacques Maritain il 6 novembre a Milano. Muovendo dalla considerazione che “la persona non può essere concepita solo come risorsa umana, alla stregua delle risorse finanziarie o delle risorse naturali, come le considera lo 'scientific managment' i promotori – in un comunicato – sottolineano la necessità di una riflessione approfondita sulla crisi anche dal punto di vista dei diritti violati. "La crisi che stiamo vivendo si ripercuote pesantemente sui diritti politici, sociali, culturali e ambientali dell’umanità – si legge nella nota – Non è più messa in causa solo l’architettura finanziaria (o meglio il disordine) affermatasi negli ultimi decenni ma anche il modello di economia dominante, a cominciare dal ruolo dell’impresa, divenuta ormai puro strumento intercambiabile di produzione di reddito, ma è anche la povertà che cresce nei Paesi sviluppati e in quelli in via di sviluppo. E' tutto il sistema politico-economico globale che si sta ridisegnando velocemente sotto i nostri occhi”. Un contributo alla suddetta analisi – fanno notare infine - può giungere dalla filosofia dei diritti e dei doveri: la sfida è quella di “trasformare la crisi in una ragione di riscatto per i popoli del mondo globale in cui viviamo”. (C.D.L.)

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    Spagna. Un incontro per il sostegno alle popolazioni povere di Filippine e Bolivia

    ◊   L’impegno concreto a favore dei popoli svantaggiati dimostra che “Un altro mondo è possibile”. E’ questo il file rouge dell’incontro che si terrà il prossimo 4 novembre a Madrid, in Spagna, organizzato dall'Associazione Cattolica Manos Unidas, per gli aiuti, la promozione e lo sviluppo nei Paesi più svantaggiati, e l'Agenzia spagnola di Cooperazione Internazionale AECID. Fra i contributi all’incontro – riferisce Fides - quello dei responsabili dei programmi che le due organizzazioni portano avanti nel sud delle Filippine e nelle zone rurali della Bolivia. Si tratta di progetti educativi, sanitari, agricoli, sociali e di promozione della donna tesi a sradicare la fame e la povertà e migliorare le condizioni di vita delle comunità locali attraverso il coinvolgimento diretto di coloro che ne fanno parte. Tra le testimonianze previste dalle Filippine quella del missionario claretiano p. Angelo Calvo, impegnato per il dialogo tra le comunità cristiane e musulmane; dalla Bolivia invece una finestra sui progetti a favore delle popolazioni indigene, dei contadini e dei villaggi urbani ai margini. (C.D.L.)

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    Nicaragua. A conclusione del Mese Missionario uno slancio rinnovato all’evangelizzazione

    ◊   Circa tremila giovani si sono riuniti il 30 novembre nei pressi di Granada, in Nicaragua, per celebrare la chiusura del Mese Missionario. Con loro – si legge su Fides - anche il vescovo di Matagalpa, mons. Jorge Solórzano; il Nunzio Apostolico, mons. Henryk Józef Nowacki; il clero di Granada, di Rivas e di Boaco. Dall’incontro l’esortazione a rinnovare l'impegno nell’annuncio del Vangelo: “La Chiesa deve essere missionaria per portare la parola di incoraggiamento e speranza a tutte le persone, insieme ai laici. Benché facciamo anche del lavoro sociale, la nostra missione principale è quella di evangelizzare”, ha detto mons. Solorzano sottolineando poi come “il primo missionario che deve andare a bussare porta a porta” sia proprio il Vescovo, insieme a tutti i sacerdoti della sua parrocchia. Il presule ha quindi ricordato il documento di Aparecida, pubblicato al termine dell’incontro dei vescovi Latino-americani, dove si afferma che “l'incontro con Cristo dovrebbe dare la gioia di essere discepoli del Signore e di essere stati inviati con il tesoro del Vangelo. Essere cristiano non è un peso ma un dono: Dio Padre ci ha benedetti in Gesù Cristo, suo Figlio, Salvatore del mondo”. (C.D.L.)

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    Taiwan. Evangelizzare attraverso la radio

    ◊   Si intitola “La vita è bella” ed ha festeggiato il traguardo delle 500 puntate proprio in coincidenza con la Giornata Missionaria, lo scorso 24 ottobre: il programma radiofonico di catechesi trasmesso a Taiwan è il simbolo dell’evangelizzazione attraverso i mass media nel Paese asiatico. “Continueremo per altre 500 puntate o ancora di più”: è l'incoraggiamento per i volontari che lavorano al programma di mons. Peter Liu Cheng-chung, arcivescovo della diocesi di Kao Hsiung – secondo una nota diffusa dall’agenzia Fides - che ha aggiunto: “l’evangelizzazione attraverso i mass media è una via obbligatoria che dobbiamo tenere nella massima considerazione”. (C.D.L.)

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    Camerun. L’urgenza di un'educazione civica per lo sviluppo del Paese

    ◊   “Il gesto meccanico di andare alle urne non basta più. Al di là delle prossime scadenze elettorali i cittadini vanno sensibilizzati, informati e formati circa i propri diritti che devono conoscere per poterli difendere al meglio”. E’ la preoccupazione di mons. Antoine Ntalou, arcivescovo in Camerun della diocesi settentrionale di Garoua e presidente della locale Commissione Giustizia e Pace. In un colloquio con l’agenzia Misna sulle sfide che attendono il Paese, anche nella prospettiva delle elezioni presidenziali del prossimo anno e delle legislative e comunali del 2012, il presule ha osservato che le consultazioni elettorali richiamano alla “necessità di organizzare elezioni trasparenti, serie e in linea con i criteri democratici internazionalmente riconosciuti” e insieme di fronteggiare quella “crisi di fiducia nella classe dirigente” che – secondo il presule – è alimentata dalla “diffusa corruzione di cui tutti si lamentano”. Proprio la corruzione dilagante – continua mons. Ntalou - spiega perché in un Paese così ricco in risorse petrolifere e minerarie, che ha siglato accordi miliardari con multinazionali, sviluppo e servizi sociali rimangono un miraggio per la stragrande maggioranza della popolazione”. Le prossime elezioni – è l’auspicio del presule - potrebbero consegnare al Paese nuovi dirigenti “in grado di difendere meglio gli interessi della nazione”, ad esempio destinando i proventi delle vendite di petrolio, gas naturale, oro, bauxite e cacao “ai giovani, alla lotta alla disoccupazione, all'istruzione e la sanità”. Per riavvicinare la popolazione alla vita politica e democratica, la Commissione Giustizia e Pace ha scritto un “Manuale di educazione civica” che sviluppa i temi della legge, la democrazia, gli elettori e il bene comune. L'iniziativa sarà presentata nelle cinque provincie ecclesiastiche del Paese: Bamenda, Yaoundé, Maroua, Bertoua e Douala. (C.D.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Dopo l'allarme dei giorni scorsi, lo Yemen vara misure eccezionali di controllo, ma la Germania vieta i voli provenienti dal Paese

    ◊   Nello Yemen la Commissione nazionale di sicurezza dell’aviazione civile ha decretato misure “eccezionali” di controllo su tutti i carichi in partenza dagli aeroporti del Paese. La decisione è stata presa per far fronte alla minaccia terroristica, dopo la scoperta nei giorni scorsi di due pacchi bomba destinati agli Stati Uniti. Intanto le autorità di Sanaa hanno concesso la libertà vigilata alla giovane studentessa yemenita arrestata due giorni fa perché sospettata di aver inviato materialmente i pacchi diretti negli USA. E l’attenzione resta elevata anche sul versante europeo. Dopo lo stop agli aerei cargo provenienti dallo Yemen, la Germania ha deciso di bloccare anche i voli passeggeri.

    Turchia
    In Turchia ancora nessuna rivendicazione per l’attentato kamikaze di ieri contro un posto di polizia nel cuore di Istanbul, che ha provocato 32 feriti. Leader dei separatisti curdi hanno negato ogni responsabilità ricordando che il gruppo ha decretato l’estensione della tregua fino alle prossime elezioni parlamentari fissate ai primi di giugno. A poche ore dall’attacco sono stati fermati 16 presunti appartenenti ad un gruppo clandestino di estrema sinistra, ma non è chiaro il loro coinvolgimento nell’episodio. Il premier turco Erdogan ha promesso la linea dura contro i terroristi. Dagli Stati Uniti è arrivata la condanna da parte del segretario di Stato Clinton che ha rinnovato il sostegno del Paese al governo turco.

    Usa Elezioni
    Il presidente statunitense Obama ha chiuso a Cleveland, in Ohio, la campagna elettorale per il partito democratico in vista delle elezioni di Medio-termine di domani. Il capo della Casa Bianca, impegnato a convincere gli elettori indecisi, si è detto fiducioso della vittoria. I sondaggi, però, danno in vantaggio il partito Repubblicano.

    Brasile
    Dilma Russef è la prima donna presidente del Brasile. La candidata del partito dei lavoratori è stata eletta al ballottaggio di ieri conquistando circa il 56 per cento dei consensi – oltre 50 milioni di voti – a fronte del 44 per cento realizzato dal suo rivale, il social democratico Jose Serra. Nel suo primo discorso pubblico subito dopo la vittoria, Russef ha ringraziato l’ex presidente Lula da Silva per il sostegno e si è impegnata a combattere la povertà nel Paese. “Porterò avanti l’era di nuova prosperità inaugurata da Lula", ha detto, precisando chel’obiettivo è anche quello di costruire “una società con eguali opportunità per uomini e donne”.

    Costa d’Avorio
    Partecipazione di massa alle elezioni presidenziali in Costa d’Avorio, che si sono svolte ieri dopo anni di rinvii in un clima di sostanziale calma e alla presenza di migliaia di militari e peacekeeper delle Nazioni Unite. Secondo la legge elettorale, i risultati provvisori saranno noti il 3 novembre e quelli definitivi dovrebbero essere diffusi entro il 10. Dei 14 candidati in lizza, tre sono i favoriti: il presidente uscente Laurent Gbagbo, l’ex presidente Henri Konan Bediè e l’ex primo ministro Alassane Dramane Ouattara.

    Somalia
    Mohamed Abdullahi Mohamed è il nuovo primo ministro somalo dopo avere ottenuto il voto di fiducia del Parlamento del governo di transizione somalo (Tfg). Lo rendono noto oggi le emittenti somale. Il voto era stato rimandato diverse volte per una serie di dispute interne tra lo speaker Sharif Hassan Sheik Aden e il presidente somalo Sheik Sharif Sheik Ahmed. Il rappresentante speciale dell'Onu per il Corno d'Africa, Augustine Mahiga, ha espresso viva soddisfazione per la sua elezione.

    Birmania
    In Birmania la giunta militare ha minacciato di rimanere al potere se gli elettori decideranno di astenersi dal voto nelle elezioni legislative di domenica prossima. I leader di Yangon, attraverso un comunicato diffuso da tutti gli organi di stampa del Paese, hanno accusato i media stranieri di aver tentato di far slittare la tornata.

    Russia-Giappone
    Tensione diplomatica tra Russia e Giappone dopo la breve visita nell'isola di Kunashiri, una delle quattro che compongono le Curili del Sud, rivendicate dal Giappone col nome di Territori del Nord. Si tratta della prima visita ufficiale di un leader di Mosca dal 1945 che ha provocato immediate reazioni polemiche da parte nipponica. Il ministro degli Esteri giapponese ha convocato l’ambasciatore russo nel Paese per una protesta formale. Mosca parla di una reazione “inaccettabile”.

    Grecia
    Attentato terroristico ad Atene, la capitale della Grecia. Un pacchetto esplosivo di piccola potenza, diretto all’ambasciata messicana, è saltato in aria nella sede di un corriere espresso ferendo leggermente un’impiegata. Secondo le prime informazioni un altro pacchetto, diretto all'ambasciata d'Olanda, è stato individuato prima che esplodesse presso la sede di un altro corriere. Almeno due persone armate, infine, sono state fermate e trovate in possesso di un terzo plico esplosivo.

    Romania
    Il Fondo monetario internazionale ha sbloccato un’altra tranche di aiuti alla Romania. Si tratta del sesto versamento, di circa 900 milioni di euro, che arriverà a Bucarest non appena il governo romeno avrà attuato le condizioni richieste sul fronte del risanamento dei conti pubblici. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 305

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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