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Sommario del 30/07/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • La Chiesa è giovane e gioiosa nonostante le sofferenze: così il Papa al termine del film sui cinque anni del suo pontificato
  • Il Papa chiede di pregare per i disoccupati e i senzatetto
  • Rinuncia
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • India: aumentano le vocazioni nonostante le violenze. Mons. Machado: è il potere del Vangelo
  • Omaggio ai due alpini morti in Afghanistan. Mons. Pelvi: testimoni di pace nel mondo
  • Il cardinale Pengo: soddisfatti per i progressi del Secam, ma occorre fare di più per l'unità
  • Boscimani a rischio sopravvivenza: il Botswana li priva delle risorse idriche
  • In vigore in Italia il nuovo codice della strada
  • Presentata la 67.ma Mostra del Cinema di Venezia
  • Chiesa e Società

  • Cile: Chiesa preoccupata per lo sciopero della fame di 31 indios “mapuches”
  • Kenya: confessioni cristiane unite per dire no al referendum costituzionale
  • Il cardinale Rodríguez Maradiaga: la Caritas non è una Ong, è per fede che serviamo il prossimo
  • Bomba in una chiesa ortodossa in Ucraina: muore una suora ottantenne
  • Thailandia: il movimento pro-vita contro la legalizzazione della maternità surrogata
  • Mauritius: il Consiglio delle Religioni istituisce una sezione femminile per rilanciare il dialogo
  • Internet aiuta lo sviluppo dell’Uganda
  • L’associazione Rondine chiude il “Viaggio di Amicizia” incontrando il Patriarca di Costantinopoli
  • Assisi si prepara per le celebrazioni della Festa del Perdono
  • 24 Ore nel Mondo

  • Italia: dopo la rottura Fini-Berlusconi, l'opposizione chiede al premier di riferire in Parlamento
  • Il Papa e la Santa Sede



    La Chiesa è giovane e gioiosa nonostante le sofferenze: così il Papa al termine del film sui cinque anni del suo pontificato

    ◊   La Chiesa, benché soffra tanto, è una Chiesa gioiosa ed è una Chiesa giovane: è quanto ha detto ieri pomeriggio il Papa al termine del film “Cinque anni di Papa Benedetto XVI”, proiettato nella Sala degli Svizzeri del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo e prodotto dalla Bayerischer Rundfunk. Autore e regista dell’opera è Michael Mandlik, il produttore esecutivo il prof. Gerhard Fuchs. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    (Inno alla Gioia di Beethoven)

    Il Papa ha avuto parole di ringraziamento per quanti hanno collaborato alla realizzazione di “questo viaggio spirituale straordinario” che ha permesso di rivivere momenti significativi di questi cinque anni del suo servizio petrino e della vita della Chiesa stessa:

    “È stato per me personalmente molto commovente vedere alcuni momenti, soprattutto quello nel quale il Signore impose sulle mie spalle il servizio petrino. Un peso che nessuno potrebbe portare da sé con le sue sole forze, ma lo può portare soltanto perché il Signore ci porta e mi porta”.

    Quindi, ha così commentato la sintesi operata nel film dei tanti eventi vissuti nel suo pontificato:

    “Abbiamo visto in questo filmato, mi sembra, la ricchezza della vita della Chiesa, la molteplicità delle culture, dei carismi, dei doni diversi che vivono nella Chiesa e come in questa molteplicità e grande diversità vive sempre la stessa, unica, Chiesa. E il primato petrino ha questo mandato di rendere visibile e concreta l'unità, nella molteplicità storica, concreta, nell'unità di presente, passato, futuro e dell'eterno”.

    Il Papa, infine, esprimendo il suo apprezzamento per l’opera filmica, ha fatto una riflessione sulla situazione attuale della Chiesa:

    “Abbiamo visto che la Chiesa anche oggi benché soffra tanto, come sappiamo, tuttavia è una Chiesa gioiosa, non è una Chiesa invecchiata, ma abbiamo visto che la Chiesa è giovane e che la fede crea gioia. Perciò ho trovato molto interessante, un'idea bella, quella di inserire tutto nella cornice della nona sinfonia di Beethoven, dell'«Inno alla gioia», che esprime come dietro tutta la storia ci sia la gioia della nostra redenzione. Ho trovato anche bello che il film finisca con la visita presso la Madre di Dio, che ci insegna l'umiltà, l'obbedienza e la gioia che Dio è con noi”.

    (Inno alla Gioia di Beethoven)

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    Il Papa chiede di pregare per i disoccupati e i senzatetto

    ◊   “Perché i disoccupati, i senzatetto e quanti vivono in gravi situazioni di necessità trovino comprensione ed accoglienza e siano aiutati in modo concreto a superare le loro difficoltà”: è l’intenzione di preghiera generale di Benedetto XVI per il mese di agosto. In un periodo segnato dalla crisi economica, il Papa torna dunque a chiedere una testimonianza fattiva di carità verso quanti sono in difficoltà. Sulle parole del Papa, Alessandro Gisotti ha intervistato Paola Vacchina, vicepresidente nazionale delle Acli:

    R. – Credo che le parole comprensione e accoglienza chiamino in causa le persone che hanno funzioni di responsabilità, quindi, chi può determinare, in qualche modo, a livello pubblico, sociale e politico, ma anche ecclesiale condizioni, progetti ed iniziative che possano tendere una mano, aprire un dialogo con le persone e le famiglie che vivono in situazioni di difficoltà. Poi, “concreta accoglienza”: c’è proprio la parola “concreto” in quest’intenzione di preghiera e credo che ciò sia significativo, perché questo è un tempo particolarmente difficile e addirittura, per tanti, drammatico. Non basta, perciò, il dialogo, l’attenzione e la comprensione, ma occorre davvero un’accoglienza fattiva, che risponda ai bisogni delle persone e delle famiglie.

    D. – Il Papa, pensiamo alla “Caritas in veritate”, esorta costantemente la società, le istituzioni – e quindi la politica – a mettere la persona al centro delle dinamiche economiche…

    R. – E’ proprio difficile rendersi conto di quanto sia concreta quest’espressione. A volte sembrano affermazioni teoriche o generali, invece mettere al centro la persona, in questo caso, vuol dire la dignità della vita della persona in tutte le fasi del suo svolgimento. Pensiamo ad esempio a quanto siano colpite dall’impoverimento, dalle condizioni precarie di abitazione e di vita le famiglie con minori, quindi con bambini, che sappiamo essere le più esposte ed in particolare le famiglie numerose.

    D. – Come promuovere lo spirito di fraternità, pensando soprattutto ai popoli dei Paesi in via di sviluppo?

    R. – Questa crisi globale in qualche modo rischia di farci diventare più insensibili e meno attenti alle condizioni di popolazioni che, nonostante tutte le nostre difficoltà, si trovano complessivamente in condizioni di povertà e sottosviluppo che non hanno paragoni rispetto alle nostre. E’ certamente fondamentale riscoprire lo spirito di fraternità che ci deve unire e non vedere l’altro – in particolare l’altro povero, l’altro appartenente a Paesi poveri – come una minaccia. Di fronte alla difficoltà, anche economica, che tocca pure noi in questi anni difficili, la prima cosa da fare è non pensare che chiudendosi nell’egoismo, pensando a sé e solo alla propria famiglia o al proprio Paese, si faccia il bene proprio e dei propri cari. Non è assolutamente così!

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    Rinuncia

    ◊   Benedetto XVI ha accettato la rinuncia presentata da mons. Felipe Tejeda García, vescovo titolare di Castabala e ausiliare di México (Messico), per raggiunti limiti di età.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il Signore ci porta e mi porta: il discorso del Pontefice dopo la proiezione del film "Cinque anni di Papa Benedetto XVI" a Castel Gandolfo.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, il Vicino Oriente: sì della Lega Araba ai negoziati diretti tra israeliani e palestinesi.

    Tisserant l'americano: in cultura, Paolo Vian traccia un profilo dell'ecclesiastico francese che fu protagonista della modernizzazione della Biblioteca Vaticana ed eruditissimo cardinale prefetto della Congregazione per le Chiese orientali.

    Meraviglie e segreti di una pianta viva: Giovanni Farris sulla "Commedia" di Dante secondo Fausto Montanari.

    Anticipazione dell'articolo di Virgilio Fantuzzi - dal numero in uscita de "La Civiltà Cattolica" - sul film "Copia conforme" di Abbas Kiarostami.

    La vendetta dei film invisibili: l'inviato Gaetano Vallini, al Fiuggi Family Festival, su pellicole ignorate o sottovalutate.

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    Oggi in Primo Piano



    India: aumentano le vocazioni nonostante le violenze. Mons. Machado: è il potere del Vangelo

    ◊   In varie zone dell’India, e in particolare nelle regioni settentrionali, aumentano le vocazioni alla vita religiosa e al sacerdozio. Le vocazioni continuano a fiorire nonostante discriminazioni e violenze nei confronti dei cristiani. Per una riflessione su questa tendenza positiva ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco il vescovo di Nashik, mons. Felix Anthony Machado:

    R. – Questa è una buona notizia. La mia preghiera è che la qualità delle vocazioni sia sempre alta nella Chiesa. Questa è la mia grande preghiera. Sempre, ogni giorno, io prego: Dio, dacci le vocazioni, ma dacci vocazioni di persone motivate veramente con l’amore e la grazia di Gesù.

    D. – L'aumento delle vocazioni è la migliore risposta contro le violenze, contro le discriminazioni...

    R. – La Chiesa non reagisce a queste violenze, ma vive col potere del Vangelo. Questa è la vitalità della Chiesa in India, soprattutto nelle zone delle nuove missioni perché tanta gente ha sete del Vangelo di Gesù. E anche se la Chiesa è perseguitata, i martiri sono il seme di nuovi cristiani. La nostra è una Chiesa che vive con grande entusiasmo. La vocazione alla vita religiosa rappresenta un modo di vivere pienamente la chiamata del Vangelo di Gesù.

    D. – Cosa significa essere sacerdoti in India?

    R. – La chiamata non è dire 'sì' un giorno ma vivere questo 'sì' ogni giorno. Dobbiamo vivere questa santità, vivere il sacerdozio come Gesù, come uomini pienamente di Dio, pienamente impegnati al servizio dei fratelli.

    D. – Tra le varie responsabilità della Chiesa, c’è anche l’impegno importantissimo per la formazione anche dei giovani poveri...

    R. – La Chiesa fa sempre attenzione a questi ragazzi per quanto riguarda la loro formazione e per riconoscere i talenti che Dio ha dato loro. Così anche i giovani che rimangono laici sono anche loro missionari. C’è molto da fare ancora per motivare i nostri giovani ma alla Chiesa non mancano occasioni e opportunità.

    D. - Questo impegno della Chiesa serve anche a scrivere una nuova pagina in India dopo le violenze in Orissa...

    R. – Gesù non ci ha insegnato occhio per occhio, dente per dente. Così i nostri fratelli, che sono rimasti pieni di odio contro di noi, capiscono anche che noi cristiani veramente non vogliamo fare male a nessuno. Anzi noi vogliamo arricchire la vita della gente, soprattutto attraverso la testimonianza della nostra vita.

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    Omaggio ai due alpini morti in Afghanistan. Mons. Pelvi: testimoni di pace nel mondo

    ◊   Ancora violenze in Afghanistan. Altri tre militari della Forza internazionale hanno perso la vita oggi in due diversi attentati avvenuti nella zona meridionale del Paese, mentre i talebani hanno accusato la Nato per la loro strategia basata – hanno affermato – sull’uccisione di massa di civili. Intanto, stamattina momenti di commozione all’aeroporto romano di Ciampino per l’arrivo delle salme di Mauro Gigli e Pierdavide De Cillis, i due soldati italiani morti due giorni fa ad Herat. Ad attenderli c’erano i familiari e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Intorno alle 15, dopo l’autopsia, l’apertura della camera ardente all’ospedale militare del Celio. Alle 18 i funerali solenni nella Basilica di Santa Maria degli Angeli. Per una riflessione sull’accaduto Luca Collodi ha sentito l’ordinario militare per l’Italia, mons. Vincenzo Pelvi che ricorda i due alpini come testimoni di pace nel mondo:

    R. – Mauro e Pierdavide, due giovani alpini. Angeli, dicono di loro i ragazzi alpini. Dinanzi a questa drammatica prova, viene spontanea la voglia di chiedersi se abbia senso che i nostri militari restino in quelle terre lontane. Giustifico queste domande. E’ forte la tentazione, in ciascuno, di considerare le missioni internazionali di sicurezza troppo rischiose, ma non possiamo ascoltare la sensibilità del momento. Le missioni di pace sono indispensabili perché cresca la dignità dell’uomo e della famiglia umana.

    D. – Le missioni internazionali di pace sono a servizio dei diritti umani in Paesi dove questi diritti sono spesso calpestati. Per il mantenimento dei diritti umani, vale la pena sacrificare la propria vita?

    R. – Certo, perché gli uomini della Terra hanno tutti una storia comune: non importa che ci siano incomprensioni, tempi di discordia; dobbiamo puntare alla virtù sociale fondamentale che, per me, è la solidarietà. E allora queste missioni, il servizio internazionale dei militari alla sicurezza e alla democrazia è veramente la via per offrire un futuro sereno all’umanità. Pensiamo allora in termini di mondialità e la nostra storia non sarà destinata al declino.

    D. – La gente comune, l’opinione pubblica, riesce a capire il sacrificio che i giovani militari fanno per il mantenimento della pace?

    R. – Capiscono nella misura in cui non sono chiusi sul proprio io. Bisogna capire che oggi la storia è fatta di relazioni e se cresce il riconoscimento dell’altro, cresce veramente la serenità per tutti. Il riconoscimento dell’altro non è cioè un sacrificio di sé, non é un annullamento della mia persona, ma è la forma più compiuta di realizzazione di se stessi.

    D. – Cresce la consapevolezza di appartenere tutti alla medesima famiglia umana?

    R. – Sta crescendo tantissimo il bisogno di riconoscersi in una sola famiglia umana, legata non tanto da obblighi e doveri ma da quella solidarietà che ha come fondamento il donarsi. Quindi la pace, la mondialità, è un edificio indivisibile. Ciascuno, o con il dono di sé oppure con l’egoismo, può rafforzare o distruggere per la sua parte di responsabilità quest’edificio indivisibile. Direi che la comunità cristiana é stata profetica, ha fatto da ‘apristrada’ nel portare la serenità, l’aiuto, il rispetto e la dignità umana in tante realtà lontane. E allora guardiamo i nostri militari anche come dei credenti. Chissà se, a volte, il Signore non prepari la strada per le missioni internazionali attraverso la carità che viene seminata nelle famiglie credenti e nelle nostre comunità parrocchiali.

    D. – Lei, questa sera, celebrerà i funerali di questi due giovani militari italiani morti in Afghanistan. Che concetto lascerà, come ricordo, alla comunità che seguirà questa celebrazione ma soprattutto ai familiari?

    R. – La fede e la preghiera non risolvono i problemi, ma vorrei dire stasera che è proprio la presenza di Dio – e quindi il nostro credo, il nostro mettersi in umiltà davanti al Signore – che permette di affrontare i problemi con una luce ed una forza nuova inspiegabili, ma che fanno scoppiare dentro di noi il mistero della consolazione e della gioia. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Il cardinale Pengo: soddisfatti per i progressi del Secam, ma occorre fare di più per l'unità

    ◊   Quarta giornata oggi ad Accra, in Ghana, dell’Assemblea plenaria del Secam, il Simposio delle Conferenze episcopali d’Africa e Madagascar. L’assemblea festeggia i 40 anni di attività con una settimana di incontri sulle prospettive per la Chiesa in Africa. E’ stato ribadito, in particolare, che l’unità è il fattore indispensabile perché il Secam possa perseguire i propri obiettivi. E’ quanto sottolinea anche il cardinale Polycarp Pengo, arcivescovo di Dar-es-Salaam e presidente del Secam, intervistato da padre Joseph Ballong, responsabile del programma Francese-Africa della Radio Vaticana:

    “C’è ancora qualche problema su questo punto dell’unità, perché c’è sempre qualcuno che non vuole partecipare al Secam. Penso ad esempio all’Egitto, che vuole appartenere al Medio Oriente più che all’Africa, anche se non c’è una contraddizione in questo caso. Posso dire che, in generale, tutto è andato bene. Siamo quindi tutti lieti dei progressi del Secam, ma certamente c’è ancora molto da fare. I progressi, comunque, sono soddisfacenti”.

    La prima fase dei lavori del Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar è stata caratterizzata da relazioni di esperti che hanno aiutato a riflettere su come favorire l’autosufficienza della Chiesa in Africa. Tra gli esperti è intervenuto anche Giambenedetto Colombo che tre anni fa ha fondato l’Onlus “Efrem” (Energy Freedom) per far crescere in Africa la cultura sulle energie rinnovabili. Proprio il fondatore di “Efrem” ha illustrato un progetto legato alle energie rinnovabili:

    “Ho proposto - a mio avviso - un'importante posizione di ricerca di energia alternativa, in particolare solare o fotovoltaica, con la quale la Chiesa africana possa iniziare a produrre appunto energie, a produrre, quindi, attività economiche artigianali e non, destinate a dare e produrre risorse e occupazione, perché il vero problema dell’Africa e quindi anche della Chiesa africana è la drammatica mancanza di occupazione che esiste soprattutto nei villaggi remoti. Con la nostra associazione abbiamo concepito un sistema di produzione di energia alternativa che nei villaggi permetta l’ottenimento di risultati molto qualificati a livello sociale e a livello economico quali la produzione di acqua bollente e bollita che impediranno la deforestazione e le malattie derivanti dalla mancanza di potabilità dell’acqua stessa e poi, in subordine, la possibilità di creare una serie di attività artigianali. Ultima, ma non meno importante, la possibilità di diffondere l’evangelizzazione con i mezzi di comunicazione di massa quali DVD, internet, messaggi di natura radiofonica e televisiva. Tutto questo è possibile soltanto a condizione di avere energia e l’energia l’Africa la possiede. Il sole africano non ha bisogno della mia presentazione per essere conosciuto!”. (Montaggi a cura di Maria Brigini)

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    Boscimani a rischio sopravvivenza: il Botswana li priva delle risorse idriche

    ◊   I Boscimani non potranno più accedere alle risorse idriche dei loro territori, nel deserto del Kalahari. Il divieto è stato sancito in questi giorni dall’Alta Corte del Botswana. I Boscimani, tra le popolazioni nomadi più antiche del pianeta, sono una minoranza in Botswana e vivono in costante tensione col governo. Autorizzazioni a scavare nuovi pozzi sono invece concesse a complessi turistici e a società minerarie. Michele Raviart ha intervistato a riguardo Francesca Casella, di Survival International, che si occupa da anni del sostegno ai popoli tribali di ogni continente:

    R. - Questa sentenza è incomprensibile. Il processo intentato dai Boscimani si basava sul “Water Act”, una legge che in Botswana consente a tutti i cittadini proprietari di un territorio o che lo utilizzano, di aver accesso alle risorse idriche della loro terra. Non si capiscono, quindi, quali siano le ragioni per le quali sia stato negato ai Boscimani il diritto all’acqua.

    D. - Il divieto di accesso al loro pozzo storico che ripercussioni avrà sulla vita quotidiana di questo popolo?

    R. - Senza acqua per i Boscimani non c’è alcuna possibilità di poter continuare a vivere in sicurezza, perché devono compiere dei lunghi, difficilissimi ed anche molto rischiosi viaggi lontano dai loro villaggi per procurarsi l’acqua, soprattutto nei momenti di siccità. Per raggiungere le fonti d’acqua più vicine, a volte devono camminare a piedi per 480 chilometri. Una situazione, questa, insostenibile ovviamente!

    D. - Come si è arrivati a questa situazione?

    R. - I boscimani sono stati sfrattati dal governo del Botswana dalle loro terre che si trovano all’interno del Central Kalahari Reserve nel 2002. Quando il governo effettuò questi sfratti, li confinò in campi di reinsediamento, dove le autorità pretendevano di poter dare a questo popolo sviluppo, progresso, assistenza medica e quindi una vita sostanzialmente migliore. In realtà, i Boscimani hanno da sempre definito questi luoghi come dei campi di morte. Il governo sigillò in quell’occasione il pozzo dell’acqua da cui dipendeva la sopravvivenza dei Boscimani nelle terre natali durante la stagione secca.

    D. - Quest’anno è stato inaugurato in Botswana un centro di ricerca universitaria sulla storia e la cultura dei Boscimani cui ora viene sbarrato l’accesso all’acqua. Come convivono questi due aspetti?

    R. - Non è assolutamente raro vedere dei governi, da un lato, calpestare completamente i diritti umani e territoriali fondamentali dei loro popoli nativi e, dall’altra, promuovere la loro cultura e la loro stessa esistenza nei territori nazionali soprattutto per motivi turistici. Riteniamo che la vera ragione di questo accanimento siano gli immensi giacimenti di diamanti trovati sotto le terre abitate dai Boscimani.

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    In vigore in Italia il nuovo codice della strada

    ◊   E' entrato in vigore in Italia il nuovo codice della strada. Il documento prevede tolleranza zero per chi si mette alla guida dopo aver assunto alcol ed introduce la possibilità dei 150 km orari in autostrada purché a 3 corsie e con sistema di controllo elettronico della velocità “Tutor”. I conducenti delle cosiddette “micro-car” dovranno indossare le cinture di sicurezza e tenere i fari accesi, decuplicate le sanzioni per chi modifica le prestazioni di queste vetture e dei motorini. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Enrico Gelpi, presidente dell'Automobile Club d'Italia:

    R. – Credo che sia veramente una buona base di partenza. Davvero incide sulle abitudini degli automobilisti italiani e li rende sicuramente più consapevoli e, soprattutto, prevede dei limiti rigidi per lo stato psicofisico del conducente che si mette alla guida.

    D. - Uno degli aspetti principali è la tolleranza zero nei confronti dell’alcol. I giovani nei primi tre anni di patente non devono assumerne. Aumentano per tutti le sanzioni. Viene introdotta la possibilità della giusta causa di licenziamento per chi lavora con il volante, per chi è sulle strade, e subisce la sospensione della patente per guida in stato di ebbrezza...

    R. - Credo che sia una norma giusta perché, insomma, chi guida per gli altri ha una responsabilità in più.

    D. – I locali notturni non potranno vendere più alcol dopo le tre di notte, gli autogrill subiranno lo stop dalle 10 della sera...

    R. – Non sarà forse molto efficace, proprio perché l’approvvigionamento di alcolici è possibile comunque in altro modo, però credo che sia un segnale, uno stimolo in più per prendere tutti consapevoli che quando si guida non si deve bere.

    D. – Il Parlamento ha ribadito una norma che c’era già, ovvero la possibilità per le autostrade a tre corsie e dotate di sistema di rilevamento della velocità-tutor di consentire una velocità di 150 chilometri orari...

    R. - Sembrerebbe andare in controtendenza rispetto alla politica sulla sicurezza stradale, però bisogna tener conto che ci sono tratti autostradali a tre corsie, con la corsia di emergenza, col tutor, dove la fluidità della circolazione consente anche entro i 150 km all’ora di avere un’assicurazione fluida e sicura.

    D. – Altro punto i giovani a 17 anni già potranno guidare l’auto...

    R. – Sì, ovviamente accompagnati da un genitore o da un tutor, quindi non da soli. E’ stata anche una nostra proposta perché un periodo più lungo di formazione del neoconducente consente poi al neopatentato, quando si troverà a guidare da solo a 18 anni, quando conseguirà la patente, di avere avuto un’esperienza più lunga e, quindi, di essere più consapevole delle criticità che può trovare sulle strade di tutti i giorni.

    D. – Domani, venerdì, è giornata a bollino nero, di alta intensità di traffico, entra in vigore il codice. Qual è quindi il suo auspicio?

    R. – Il consiglio è sempre lo stesso: massima prudenza, rispetto delle regole, soprattutto dei limiti e delle distanze di sicurezza. Si va in vacanza, bisogna andare in vacanza sicuri e tranquilli.

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    Presentata la 67.ma Mostra del Cinema di Venezia

    ◊   E’ stata presentata ieri la 67.ma Mostra del Cinema di Venezia, che si aprirà il prossimo 31 agosto. Tra fiction e documentari, gli italiani in concorso, molto attesi, sono Saverio Costanzo con “La solitudine dei numeri primi” tratto dall’omonimo bestseller di Paolo Giordano, Mario Martone con il suo film sul Risorgimento, Carlo Mazzacurati alle prese con l’allestimento di una Sacra rappresentazione. E tra registi del sud-america e dell’oriente, ancora una volta ha del prodigioso la presenza di Manoel de Oliveira: arriverà, a 101 anni, con un suo nuovo film. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Una Mostra del Cinema che fa i conti con la crisi, si inerpica lungo un percorso di contenimento delle strutture e degli spazi, ma non cede nei confronti del cinema, dei titoli, degli autori. Il presidente della Biennale Paolo Baratta, nel presentare la prossima 67.ma edizione, affronta i problemi con disciplina e rigore: la linea di sobrietà intrapresa non scalfisce le ragioni dell’utilità della Mostra per il mondo della cultura, dell’arte e del cinema. “Questa manifestazione – precisa – non vuole sopravvivere a se stessa per inerzia, ma rinnovarsi per diventare anche quest’anno un luogo di attenzione per tutto il cinema”. Anche quello cosiddetto “corto”, dunque, anche quello digitale, comprendendo una pluralità di generi, mezzi espressivi e mezzi tecnici. Marco Muller, il direttore della Mostra del Cinema, a questo proposito, chiarisce che quella del 2010 è una Mostra capace di captare lo spirito del tempo. Gli chiediamo in quale modo.

    “Noi confidiamo nella possibilità che si vada a nascondere nelle pieghe anche dei modi di produzione, meno frequentate di solito dai festival. Un cinema che ha una potenza vera, soprattutto nella spesa infinita di energia creativa al di là ogni considerazione di ordine finanziario, al di là delle dimensioni del budget dei film. Sono delle volte i film che meglio ci portano notizie del mondo ma non perché lo fissino in un’istantanea, non perché rivendichino un’essenza documentaria del cinema che ci permette di ricostruire chi siamo e dove siamo ma, invece, perché in qualche modo lavorano le cuciture e le pieghe. Soltanto così dall’esterno poi il cinema può finalmente tornare verso l’interno”.

    Una Mostra, tiene a precisare, particolarmente giovane: la media dell’età dei registi in concorso è di appena 46 anni. Rinnovamento in quale senso?

    “Soprattutto è un segnale di tonicità, tonicità dell’attività intellettuale. Perché a questo punto non considerare che in fondo anche la mente va trattata come un muscolo e che, quindi, se fa sempre gli stessi movimenti finisce per atrofizzarsi? Per fortuna sono questi i registi che quel loro muscolo particolarissimo se lo tengono in allenamento. Poi, naturalmente, accanto al cervello come muscolo devo rivendicare il muscolo più potente: il muscolo cuore. Perché, poi, sta sempre tutto lì; come fare per partire dalla testa e arrivare al cuore ed è anche così che abbiamo lavorato”.

    Ci sono tanti spunti interessanti, nel programma, alcune conferme e sorprese. Molti gli autori che arrivano dall’Oriente, apertura al 3D, 79 film in prima mondiale, la Repubblica Dominicana che esplora la tragedia di Haiti con gli occhi di una regista attenta, Laura Amelia Guzmán, un omaggio al cinema comico italiano dal 1937 ai nostri giorni e il Leone d’Oro alla Carriera a John Woo.

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    Chiesa e Società



    Cile: Chiesa preoccupata per lo sciopero della fame di 31 indios “mapuches”

    ◊   Mons. Camilo Vial Risopatrón, vescovo di Temuco, la regione del Cile dove è più alta la concentrazione di popolazione “mapuche”, la storica minoranza etnica aborigena del sud del Paese, ha espresso “preoccupazione e angoscia” per il protrarsi dello sciopero della fame di 31 contadini “mapuches” in cinque carceri cilene. La protesta dei detenuti, che ormai è entrata alla quarta settimana, è molto articolata e perciò il presule cileno ha chiesto di trovare un modo di “semplificare le numerose e svariate richieste” per poter aprire uno spiraglio ad una negoziazione ragionevole. Gli scioperanti sono in attesa di giudizio per aver violato norme della legge antiterrorismo nel corso di alcune proteste e occupazione di terre, e tra le molte richieste chiedono proprio la deroga di questa legge. Chiedono inoltre la fine del meccanismo che li costringe a subire due processi, uno in sede civile e un altro davanti a tribunali militari, e il non utilizzo da parte della pubblica accusa di testimoni “protetti” (senza identificazione pubblica per motivi di sicurezza) che sarebbero la base principale dell’imputazione per la quale sono sotto processo. Mons. Vial, in dichiarazioni alla Radio Cooperativa, ha osservato che ritiene “inopportuno l’utilizzo dello sciopero della fame per fare pressione” spiegando che tutta la Chiesa cilena, capisce e comprende "la disperazione di queste persone poiché la giustizia è troppo lenta” e i processi così prolungati nel tempo “portano all’esasperazione delle persone coinvolte”. Questi scioperi della fame, ha aggiunto, pongono delle rivendicazioni in parte molto vaghe e includono troppi argomenti bloccando così ogni via di uscita. A questo punto ha precisato il presule “occorre entrare in dialogo” aperto ed efficace. Nella ricerca di uno sbocco oltre alla Chiesa, e in particolare all'opera del vescovo di Temuco, lavorano in molti, sia nel governo che nell’opposizione. Si teme, come di fatto accade da diversi giorni, che la protesta si possa allargare. Solo nelle ultime 48 ore si sono aggiunti ai primi scioperanti altri due detenuti. La “questione mapuche” in Cile è un problema molto delicato che si protrae da moltissimi anni, anche se negli ultimi decenni, si sono fatti grandi passi sia legali che amministrativi per andare incontro ai molti problemi irrisolti nell’ambito della proprietà della terra e dell’integrazione. Alcuni anni fa fu riformata la legge al riguardo e ciò è servito per migliorare la situazione di questa popolazione storicamente emarginata e inascoltata. Resta sempre la questione di fondo, comune a molti Paesi latinoamericani, delle terre che gli aborigeni ritengono proprie e delle quali si sentono espropriati ingiustamente e che dunque oggi vorrebbero riavere indietro almeno in parte. (A cura di Luis Badilla)

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    Kenya: confessioni cristiane unite per dire no al referendum costituzionale

    ◊   Le principali Chiese cristiane del Kenya hanno organizzato oggi una preghiera ecumenica comune in vista del referendum sulla nuova Costituzione, che si terrà il 4 agosto. Circa 10mila fedeli hanno affollato la “Holy Family Basilica” di Nairobi. Il testo della nuova Costituzione, che i keniani sono chiamati ad approvare con il referendum del 4 agosto, ha suscitato forti critiche da parte delle comunità cristiane. Sono due le obiezioni che la Chiesa cattolica, insieme alle altre confessioni cristiane, muove al progetto costituzionale. La prima concerne la clausola che sposta l’inizio della vita dal concepimento alla nascita. Questa proposta viene vista dalle Chiese come propedeutica alla legalizzazione dell’aborto. La seconda obiezione riguarda il riconoscimento delle corti civili musulmane, le cosiddette “Kadhi courts”. Il progetto costituzionale dovrà essere approvato da un referendum. La posizione della Chiesa cattolica è stata ribadita dal cardinale John Njue, arcivescovo di Nairobi durante una conferenza stampa per presentare la preghiera ecumenica. “Questa effervescenza sulla questione se si debba votare sì o no, non è molto importante per noi. Al contrario impartire le giuste informazioni in merito alla questione, con lo scopo di aiutare il nostro popolo a prendere la giusta decisione in merito alla questione è di fondamentale importanza per noi” ha detto il cardinale. Facendo eco alla nota dei vescovi dell’11 maggio, il cardinale Njue ha aggiunto che “vi sono stati dei miglioramenti della bozza costituzionale, ma il buono è stato mischiato con alcuni paragrafi cattivi che incidono sulla vita morale e i diritti. Vi sono persone che pensano che solo una piccola percentuale della bozza costituzionale sia cattiva. Sfortunatamente non è così. Il male per quanto piccolo è come un lievito cattivo, e trasforma e corrompe tutta la massa da dentro”. (E.C.)

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    Il cardinale Rodríguez Maradiaga: la Caritas non è una Ong, è per fede che serviamo il prossimo

    ◊   Funzione sociale dell’amore, la carità fondata sulla fede, il ruolo del volontariato e la tutela del creato, sono solo alcune delle tematiche affrontate dal cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa e presidente di Caritas Internationalis, in una lunga intervista rilasciata alla Zenit in cui il porporato fa il punto sull’istituzione di aiuto cattolico che presiede e sulla missione continentale lanciata nel 2007 ad Aparecida, in Brasile. Fin dalle prime battute il presidente di Caritas Internationalis sgombra subito il campo da ogni equivoco affermando che non si tratta di fornire semplici “aiuti umanitari” perché “la prima cosa che ci ha detto Benedetto XVI è che “Dio è amore” e non dobbiamo avere complessi di inferiorità a chiamare le cose con il loro nome: la carità è il vertice del cristiano, è la cosa più grande”. “Già di per sé il Vangelo è solidarietà – spiega ancora il cardinale - è la Parola fatta carne che viene a farsi uno di noi e diventa Buona Novella, diventa Vangelo”. Alla luce di questa verità, il cardinale Oscar Rodríguez Maradiaga sostiene che “la comunità cristiana deve essere formata in ciò che significa la dimensione sociale della carità. Questa formazione è necessaria perché le ideologie che dominano nel mondo vanno nel senso opposto”. “Lo stesso Santo Padre - aggiunge il cardinale Maradiaga - ci ha parlato dell'individualismo, tendenza contraria al Piano di Dio, che è salvarci in comunità, in popolo di Dio. Ciò ha implicazioni sociali molto profonde. Non si può dire che si ama Dio che non vediamo se non amiamo il prossimo che invece vediamo. Per questo la Chiesa ci ha dato il Compendio della Dottrina Sociale”. Il rischio di perdere lo spirito d’amore in favore della mera professionalizzazione è un altro tema al centro delle riflessioni del presule: “Il nostro compito è dare loro la teologia della carità perché si comprenda che non siamo solo un'altra Ong, ma un'organizzazione di fede, ed è per fede che serviamo il prossimo con amore”. Per questo motivo la Caritas “non potrebbe vivere senza volontariato”. (M.G.)

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    Bomba in una chiesa ortodossa in Ucraina: muore una suora ottantenne

    ◊   Non c’è l'ha fatta suor Ludmila, 80 anni. La religiosa ortodossa è morta, dopo il trasporto in ospedale, per le ferite riportate nello scoppio di un ordigno artigianale che ha devastato una chiesa a Zaporija, nel sud est dell’Ucraina. L'incidente, ha inoltre causato nove feriti, di cui alcuni ancora in gravi condizioni. ."Tutte le ipotesi - ha detto un portavoce del ministero degli Interni di Kiev, Andreiev - sono sotto esame, a cominciare da questioni personali fino all'attentato terroristico mirato a intimidire i fedeli della cattedrale". Il governatore della regione di Zaporijia, Boris Petrov, ha precisato che l'esplosione è stata provocata dall'equivalente di 500 grammi di Tnt. E' stata aperta un'indagine per omicidio, affermano i media locali, che sottolineano come episodi di questo genere siano molti rari nel Paese. L'edificio colpito appartiene alla Chiesa ortodossa locale emanazione del Patriarcato di Mosca. (M.G.)

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    Thailandia: il movimento pro-vita contro la legalizzazione della maternità surrogata

    ◊   In Thailandia è in dirittura di arrivo una legge sulla maternità surrogata. Il testo nella stesura finale è stato approvato dal Parlamento thailandese lo scorso mese di maggio e attende la promulgazione del re. Contro la legalizzazione è pronto a dare battaglia il Movimento per la vita. Il direttore aggiunto della sezione locale dell’organizzazione, padre Siranon Sanpetch, ha annunciato a Eglises d’Asie l’intenzione di lanciare una vasta campagna di sensibilizzazione e informazione per mobilitare le coscienze. Nelle intenzioni del legislatore, il provvedimento vuole colmare un vuoto legislativo e dare un’inquadratura legale a questa pratica in Thailandia, dove la domanda di “uteri in affitto” è in rapida crescita, come mostra il proliferare nel Paese di agenzie di maternità surrogata. Nell’ordinamento thailandese, infatti, essa non è né vietata, né permessa. In pratica la nuova legge non consentirà il “commercio” degli uteri, permettendo solo le donazioni spontanee. Queste saranno autorizzate solo a due condizioni: che l’embrione impiantato nell’utero della madre surrogata sia il frutto della fecondazione interna a una coppia sposata, o che esso sia il frutto della fecondazione tra un gamete di uno dei due coniugi e quello di una persona terza. Secondo padre Sanpetch, questi limiti sono del tutto insufficienti. Se una donna vuole avere un bambino senza portare avanti la gravidanza per una qualsiasi ragione, anche la più banale, d'ora in poi potrà farlo: “La gestazione surrogata diventerà così un lavoro come un altro”, rileva il sacerdote. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Mauritius: il Consiglio delle Religioni istituisce una sezione femminile per rilanciare il dialogo

    ◊   Il Consiglio delle Religioni dell’Isola di Mauritius (Cdr) che riunisce le cinque comunità religiose riconosciute dallo Stato (cattolici, musulmani, indù, buddisti e bahai), si è dotato di una sezione femminile. La decisione – riferisce il quotidiano mauriziano “L’Express” ripreso dall’agenzia Apic - è scaturita da un seminario svoltosi nei giorni scorsi nella capitale Port-Louis, al quale hanno partecipato una quarantina di attiviste che entreranno a fare parte della nuova sezione. Con questa iniziativa - la prima del genere nel continente africano - esse si propongono di contribuire “alla costruzione di una società più giusta, armoniosa e pacifica capace di andare oltre la tolleranza, incoraggiando il dialogo tra credenti delle diverse confessioni di Maurizio”. “È importante - ha sottolineato la coordinatrice del Cdr, Homa Mungapen - potere contare su donne dinamiche, entusiaste e attivamente impegnate in attività sociali all’interno delle loro rispettive comunità religiose”. La nuova sezione organizzerà forum e dibattiti sui temi della famiglia e proporrà ogni mese un valore da promuovere nella società mauriziana, insieme ad altre iniziative per dare impulso alla coesione sociale e al dialogo interreligioso nel Paese. Previsti anche altri progetti, ad esempio, nel campo della lotta all’Aids. (L.Z.)

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    Internet aiuta lo sviluppo dell’Uganda

    ◊   Nel nord dell’Uganda l’arcidiocesi di Gulu insieme alla Caritas, dal 2005 ha avviato il Progetto Bosco (Battery Operated Systems for Community), l’ambizioso progetto di alfabetizzazione attraverso Internet, che ha anche l’obiettivo di far accrescere lo sviluppo e la tutela dei diritti umani della popolazione. I beneficiari dell’iniziativa, appartengono alle aree rurali del Nord. Molti di loro non hanno accesso all’elettricità. I computer funzionano con piccoli pannelli solari che possono fornire facilmente l’energia necessaria nel clima assolato dell’Uganda del Nord. Con la metà di un giorno di sole, vengono fornite sei o sette ore di energia per il computer. “La gente ora - afferma John Bosco KomaKech Aludi, direttore della Caritas Gulu - può entrare in contatto con comunità vicine e anche con parenti o Ong all’estero. In caso di violazione dei diritti umani, come stupro o sequestro, da parte dei funzionari governativi o dei ribelli, le comunità possono avvertirci e allora possiamo agire molto prima; Internet è anche un mezzo per risvegliare su questi problemi la comunità internzionale e migliorare l’istruzione”. “Gli adolescenti usano questa tecnologia per organizzare partite di calcio e altre attività tra le comunità - continua Komakech - come qualsiasi giovane, amano giocare, ascoltare la musica più recente e comunicare attraverso le reti sociali. E questo in zone in cui la maggioranza delle persone, anche gli adolescenti, è ancora analfabeta”. “Quando vedono ciò che Internet può offrire loro, molti compiono uno sforzo per migliorare le proprie capacità di lettura. Questo progetto promuove l’idea che l’istruzione sia utile”. La Caritas ha sostenuto l’iniziativa Bosco mediante un lavoro di gruppi di pressione, aiutando il suo direttore Joseph Okumu a recarsi in Australia per raccogliere fondi o fornendo spazi all’interno delle strutture di Caritas Gulu e docenti per istruire le persone. “Incontriamo – afferma Komakech - i sacerdoti i lavoratori sociali locali, ma è sempre complicato riuscire a far sì che la gente venga nei nostri uffici. Con Internet, le cose sono più rapide”. Alcuni villaggi si trovano a 50 km dalla città più vicina e i trasporti possono essere difficili. Con Internet, l’equipe della Caritas non ha sempre bisogno di andare nei villaggi e può pianificare le proprie visite per tempo, permettendo un’organizzazione più efficiente. “L’impatto visibile è grande, ma credo che ci siano conseguenze indirette più positive- aggiunge Komakech – condividere idee, le migliori pratiche e storie di successo, soprattutto a livello locale; la comunicazione è un importante fattore di sviluppo”. Attualmente, Bosco Uganda fornisce la connessione wireless ad alta velocità a 22 siti web nei distretti di Amaru e Gulu. Bosco sta pensando di estendere il progetto anche ad altre regione dell’Uganda e del Sudan. “Anche il governo dell’Uganda - conclude Komakech- si è interessato al progetto, si vuole copiare il sistema per migliorare la comunicazione dei Governi locali. Mancano però molti fondi per far sì che questa iniziativa abbia davvero successo. Sarebbero necessari più progetti di educazione per gli analfabeti. Bisogna fare molto di più per offrire questa tecnologia a tutti i capifamiglia dell’Uganda rurale”. (E.C.)

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    L’associazione Rondine chiude il “Viaggio di Amicizia” incontrando il Patriarca di Costantinopoli

    ◊   “Occorre eliminare ogni forma di fanatismo religioso che purtroppo esiste ancora oggi, così come bisogna eliminare la guerra nel nome delle religioni”. Suona così l’accorato appello lanciato dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, in occasione dell’incontro di ieri con la delegazione di Rondine – Cittadella della Pace, giunta a Istanbul a conclusione del “Viaggio di Amicizia” nel Caucaso del Sud e in Turchia. Nei colloqui con gli esponenti dell’associazione, di cui riferisce la Zenit, Bartolomeo I ha espresso tutto il suo apprezzamento per l’esperienza di convivenza e di dialogo che Rondine vive ogni giorno grazie allo Studentato Internazionale, accogliendo studenti provenienti da diverse aree di conflitto. “Siamo felici che gli ideali di Rondine della convivenza e del dialogo siano nel vostro cuore – ha detto il Patriarca - e che vivete e lavorate insieme per preparare le nuove generazioni. Speriamo e preghiamo che il mondo di domani sia migliore di quello di oggi. Il mondo nuovo ha bisogno di questi giovani”. Il Patriarca ha apprezzato lo spirito della Cittadella della Pace: “l’esperienza di Rondine è molto interessante ed è più preziosa di quella dell’Università e dei libri. Perché secondo il Vangelo occorre amarsi, amarsi gli uni gli altri. E il mondo di oggi ha bisogno di amore, comprensione e rispetto reciproco”. Il capo della Chiesa ortodossa ha poi tracciato un bilancio della situazione del dialogo con gli ortodossi: “Il nostro Patriarcato sente questa responsabilità di servire il dialogo tra cristiani ma prestiamo particolare attenzione anche al dialogo interreligioso e interculturale. Il nostro Patriarcato – ha ribadito - è sempre un ponte di dialogo per servire la causa dell’unità tra cristiani”. Bartolomeo I ha infine ricordato la visita di Papa Benedetto XVI in Turchia nel 2006: “La memoria della presenza di Benedetto XVI in Turchia è sempre viva qui da noi”. Nella delegazione di Rondine erano presenti anche studenti ortodossi e musulmani. A questi ultimi, Bartolomeo I ha voluto augurare un buon Ramadam. A Magomed, un giovane proveniente dalla Cecenia, il Patriarca ha illustrato un prezioso esemplare del corano in greco e arabo. Al termine dell’incontro, Bartolomeo I ha avuto un breve colloquio privato con il presidente dell’Associazione Rondine, Franco Vaccari, assicurando la collaborazione del Patriarcato per poter far arrivare presto un giovane studente dalla Turchia alla Cittadella della Pace di Arezzo. Una giovane ha consegnato al Patriarca ortodosso una rondine d’argento e Bartolomeo I, indossandola, ha assicurato: “Rondine ha un nuovo amico”. (M.G.)

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    Assisi si prepara per le celebrazioni della Festa del Perdono

    ◊   Celebrazioni eucaristiche, veglie di preghiera, una “Marcia Francescana” e il “Concerto del Perdono”. È quanto propone il ricco calendario di eventi che accompagnerà i fedeli che si recheranno alla “Porziuncola”, nella Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli di Assisi per il Perdono del 2 agosto. Le celebrazioni si apriranno la sera del 31 luglio con il Triduo di preparazione alla Solennità del Perdono. Domenica 1 agosto si proseguirà con la Solenne Celebrazione eucaristica, il S. Rosario e Liturgia penitenziale dei pellegrini d’Abruzzo e il Pellegrinaggio della Diocesi di Assisi e Primi Vespri della solennità. Oltre ai numerosi appuntamenti religiosi in programma lunedì 2 agosto sarà segnato dall’arrivo della “Marcia Francescana” - un’esperienza che coinvolge migliaia di giovani provenienti da tutta Italia – e dal “Concerto del Perdono” sulla piazza della Basilica, con l’Orchestra Italiana di Fiati “Accademia L’Aquila”. Il Perdono di Assisi nasce nel 1216, quando Papa Onorio III concede a Francesco l’Indulgenza plenaria per tutti coloro che avrebbero visitato la Porziuncola nel giorno del 2 agosto. E la Festa del Perdono di Assisi- come verrà poi chiamata -, diventerà una manifestazione della misericordia infinita di Dio e un segno della passione apostolica del Poverello, che vedrà milioni di uomini e donne varcare nei secoli questa "porta di vita eterna" nel desiderio di ritrovare la pace e vivere una profonda esperienza di fede. (M.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Italia: dopo la rottura Fini-Berlusconi, l'opposizione chiede al premier di riferire in Parlamento

    ◊   “Non darò le dimissioni da presidente della Camera”: è quanto affermato da Gianfranco Fini, in conferenza stampa a Roma, oggi pomeriggio. Fini ha aggiunto che “Berlusconi ha una concezione non propriamente liberale della democrazia”. Per il presidente della Camera, la sua espulsione dal Pdl rappresenta una “brutta pagina” per il centrodestra e per la politica italiana. Annunciata, inoltre, la costituzione di nuovi gruppi parlamentari alla Camera e al Senato. Le opposizioni, intanto, hanno chiesto che il presidente del Consiglio riferisca in Parlamento, mentre diversi esponenti del governo hanno ribadito che la maggioranza è salda. Il servizio è di Eugenio Bonanata:

    Sono tanti i temi da definire all’indomani del documento varato dall’ufficio politico del Pdl, che ha sancito l’incompatibilità con i valori del partito da parte di Fini. L’ex leader di An ha chiarito subito che non lascerà la guida di Montecitorio nonostante per il partito sia venuta meno “la fiducia per il suo ruolo di garante”. “La presidenza della Camera – ha detto - non è nelle disponibilità del presidente del Consiglio”, che dunque non può decidere nulla a riguardo. Le attenzioni si concentrano sulla sorte dei parlamentari fedeli a Fini, oltre una trentina di deputati e una dozzina di senatori che stanno lavorando alla costituzione di nuovi gruppi in Parlamento. Al momento si starebbero completando le formalità di rito, in mattinata sono peraltro circolati diversi nomi ma dovrebbero chiamarsi ‘Futuro e Libertà’. Quel che è certo - secondo fonti d'agenzia - è che non c’è alcuna volontà di mettere in discussione la stabilità dell’esecutivo. Del resto, anche il premier Berlusconi già ieri sera aveva fatto sapere che non c’è difficoltà personale a continuare la collaborazione con i “validi ministri” finiani. Dunque “la squadra di governo non si cambia”, ha riferito il ministro Andrea Ronchi riportando le intenzioni ribadite anche oggi dal premier. Dalla Lega, Maroni ha garantito che il governo porterà a termine la legislatura, mentre Bossi ha rifiutato a suo modo l’ipotesi di elezioni anticipata prospettatagli dai giornalisti in "Transatlantico". Intanto, le opposizioni chiedono compatte che Berlusconi riferisca urgentemente in Parlamento, su quella che i capigruppo di Pd, Idv e Udc in Senato definiscono - in una lettera al presidente Schifani - la “crisi politica e istituzionale” che si è aperta. Di diverso avviso l’esponente del Pdl, Cicchitto, secondo il quale non è necessario che il premier riferisca sulla maggioranza di governo “che è salda e che nessuno ha messo in discussione”.

    Italia - Csm
    Il Parlamento italiano, ieri, ha eletto in seduta comune gli 8 membri laici del Consiglio Superiore della Magistratura. Vivo apprezzamento per “lo sforzo convergente e responsabile dei gruppi parlamentari di maggioranza e di opposizione” è stato espresso dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il Quirinale aveva sollecitato nei giorni scorsi il Parlamento a superare le divisioni e a giungere all’elezione.

    Libano
    Storico incontro in programma oggi in Libano tra il presidente libanese Suleiman, il re saudita Abdallah e il presidente siriano al-Assad. Obbiettivo del vertice stemperare le tensioni tra Damasco e Beirut, dopo un lungo periodo di forti tensioni in seguito all’assassinio del premier Hariri nel 2005.

    Medio Oriente
    Ripreso il lancio di razzi dalla Striscia di Gaza verso il territorio Israeliano. Un ordigno ha colpito la città di Ashqelon, senza tuttavia provocare vittime. Il premier dello Stato ebraico Netanyahu ha parlato di un “episodio molto grave”. E a livello politico tiene banco il via libera della Lega Araba alla ripresa dei colloqui diretti tra israeliani e palestinesi, anche se resta il nodo delle condizioni preliminari. Oggi peraltro è in programma l’incontro tra il ministro della Difesa israeliano Ehud Barak e il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon.

    Iraq
    Una serie di attentati ha sconvolto oggi la capitale irachena Baghdad. Almeno 15 le vittime, nove tra agenti e soldati. Decine i feriti. Tre gli attentati con ordigni artigianali piazzati ai bordi delle strade messi a segno dalla guerriglia nel giro di un quarto d’ora, dopo una sparatoria ad un posto di blocco. Tutti gli episodi si sono verificati nel quartiere sunnita di Azamiya, che si trova nella zona nord della città.

    Pakistan - inondazioni
    Emergenza in Pakistan per l’ondata di maltempo che ha colpito in questi giorni la provincia di Khyber Pakhtoonkhwa. Sono almeno 230 i morti e decine i dispersi a causa delle inondazioni provocate dalle forti piogge. Migliaia le persone che hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni sommerse dall’acqua. Gravissimi i danni alle infrastrutture. Numerose cittadine sono tuttora bloccate. Il presidente Zardari, che è in contatto con le autorità locali, ha chiesto di predisporre gli aiuti necessari.

    Iran
    L’Iran è pronto a fissare negoziati immediati con la comunità internazionale sullo scambio di combustibile nucleare con l’estero. Lo ha dichiarato Ali Akbar Salehi il capo dell’organizzazione iraniana dell’energia atomica. Intanto, la Cina ha “disapprovato le sanzioni unilaterali” adottate dall’Unione Europea nei confronti di Teheran proprio per spingere la Repubblica islamica a tornare ai colloqui.

    Francia - intossicazione
    Tre dipendenti dell'ambasciata americana a Parigi sono stati ricoverati per intossicazione dopo aver aperto una busta nella sede diplomatica. Lo rendono noto fonti della polizia francese. Nessun commento da parte statunitense.

    Disoccupazione
    Aumenta ancora la disoccupazione in Spagna. A giugno toccato il record dal 1997: il dato si è attestato al 20 per cento. Nel Paese, le persone senza oltre 4 milioni e 600 mila, 32 mila in più rispetto a marzo e 508 mila in più rispetto all’anno scorso. In Italia invece il tasso è calato all’8,5 per cento, dopo essere rimasto stabile all’8,6% da marzo a maggio. Stabile, infine, l’andamento della disoccupazione nella zona Euro come previsto dagli analisti. Secondo Eurostat il dato è rimasto fermo al 10 per cento, lo stesso di maggio.

    Fmi-Usa
    Il Fondo Monetario Internazionale ha invitato gli Stati Uniti a prevedere nuove misure a sostegno dell’economia nazionale, con un’azione di supporto da parte del governo federale. Intanto la Cina ha autorizzato lo stesso Fmi a pubblicare, per la prima volta dal 2006, un rapporto sulla politica economica di Pechino. Il documento mette in evidenza le divergenze tra il Fondo Monetario e il governo cinese in materia di cambi monetari e di tassi d’interesse.

    Messico
    Si aggrava la situazione in Messico per la guerra causata dal narcotraffico. L’esercito federale a Guadalajara ha ucciso Ignacio 'Nacho' Coronel, signore della droga che controllava tutta la produzione e lo spaccio di metanfetamine verso gli Stati Uniti. Tensioni anche a Ciudad Juarez, località considerata tra le più pericolose al mondo, dove è stato chiuso a tempo indeterminato il consolato statunitense, per ''un riesame della sicurezza''. La guerra dei cartelli della droga ha già provocato oltre 7.000 morti dall'inizio dell'anno: nelle ultime ore, i corpi senza vita di 15 persone, molti dei quali con evidenti segni di tortura, sono stati ritrovati nei pressi del confine con gli Stati Uniti, in una zona spesso teatro di regolamenti di conti tra bande rivali. Ma perché in quest’area è così imponente e sanguinoso il traffico di stupefacenti? Risponde l’economista Riccardo Moro, intervistato da Giada Aquilino:

    R. - E’ uno dei valichi di frontiera del mercato della droga. I mercati di destinazione più importanti sono chiaramente gli Stati Uniti e l’Europa. Ci sono alcuni passaggi per portare la droga che sono più valicabili di altri e che sono particolarmente strategici per i trafficanti di droga e analogamente per chi cerca di combatterli. Alcuni sono noti, come appunto il confine del Messico, e per certi aspetti sono obbligati; altri invece sono meno noti e ignorati, non dico con connivenze ma forse con un po’ di responsabilità. Mi riferisco, ad esempio, a ciò che era la Guinea fino a qualche mese fa: ci sono alcuni Paesi africani o comunque sparsi nel mondo dove situazioni di dittatura o di non rigorosa certezza del diritto consentono illegalità diffuse, che vengono sfruttate dai narcotrafficanti per trasferire i loro prodotti. La Guinea era proprio uno di quei ponti per far arrivare dal Sud America la droga nel mercato europeo via area; per raggiungere gli Stati Uniti si preferiva e si preferisce fondamentalmente il trasferimento via terra.

    D. – Sono ormai meccanismi consolidati o si possono in qualche maniera interrompere?

    R. - Penso che ci siano delle dinamiche che sono in qualche modo conosciute e sulle quali occorre un senso di responsabilità maggiore: un consenso internazionale più rigoroso, forse, permetterebbe un’azione più efficace.

    D. - Di fronte a settemila morti dall’inizio del 2010 ad oggi in Messico, la comunità internazionale quanto può collaborare per migliorare la situazione?

    R. - Può agire su queste dimensioni macro. Non credo che sia risolvibile esclusivamente con strumenti di ordine pubblico. Penso che sia assolutamente necessario un intervento atto ad impedire gli spazi internazionali - prima di tutto finanziari e poi quelli logistici, che si gestiscono con l’illegalità consentita in alcuni Stati - per rendere poi efficace un’azione di ordine pubblico. Il semplice ordine pubblico o la semplice militarizzazione del confine magari interromperebbe la striscia di sangue che c’è in questo momento, ma ne costruirebbe un’altra a 500 o a 2.000 chilometri di distanza.

    Bangladesh
    Sciopero degli operai del settore tessile a Dacca, la capitale del Bangladesh, per chiedere aumenti salariali maggiori rispetto a quelli decisi dal governo che entreranno in vigore a partire dal prossimo 11 novembre e che non sono ritenuti sufficienti a garantire il sostentamento familiare. I manifestanti – riferiscono media locali - hanno bloccato l’autostrada che collega l’aeroporto col centro della città e le principali vie di comunicazione urbane. La polizia è entrata in azione con gli idranti per ripristinare la circolazione.

    India-attentato
    Quattro agenti della polizia paramilitare indiana sono morti oggi in un attentato con esplosivo a Holmari, distretto di Goalpara, nello Stato settentrionale di Assam. Lo scrive l’agenzia di stampa Ians. In assenza di una rivendicazione, le autorità sospettano che dietro l'attentato vi siano militanti del movimento clandestino Fronte nazionale democratico del Bodoland (Ndfb).

    Repubblica Centrafricana - elezioni
    Si terranno il 23 gennaio 2011 le elezioni presidenziali e legislative nella Repubblica Centrafricana. La data è stata fissata con decreto firmato dal presidente François Bozizé. La tornata elettorale era stata rimandata per ben due volte. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 211

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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