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Sommario del 29/07/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Lettera del cardinale Dias ai vescovi e ai sacerdoti nella Cina continentale
  • Il Papa assiste alla proiezione di un film sui cinque anni del suo Pontificato
  • Santa Marta nelle catechesi del Papa: l'ascolto della Parola di Dio è prioritario e ispira il servizio della carità
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Carestia in Niger e alluvioni in Burkina Faso: appello della Caritas Internationalis
  • Arizona: bloccate le norme più controverse della legge sull'immigrazione. Soddisfazione della Chiesa
  • Cordoglio in Italia per la morte di due soldati del genio in Afghanistan
  • Giornata del Secam: per rilanciare l'autonomia della Chiesa in Africa
  • Il Centro Astalli inaugura nuovi locali per l'accoglienza dei rifugiati
  • Dedicato a Matteo Ricci l'edizione 2010 dello Sferisterio Opera Festival di Macerata
  • Chiesa e Società

  • Costernazione in Messico per l'assassinio di un sacerdote ottantenne
  • Suora violentata in India: la comunità cristiana chiede giustizia e verità
  • Iniziative della comunità cattolica in Ungheria a favore della popolazione rom
  • Congo: il cardinale Malula proclamato “eroe nazionale”
  • India: i Salesiani lanciano un piano per la formazione professionale di due milioni di giovani poveri
  • Primo Incontro bolivariano della Santa Infanzia in Colombia
  • Celebrazioni per il centenario dello scautismo nautico europeo
  • “Girovoliamo 2010”: l'Avis nei cieli d’Italia per promuovere la donazione di sangue
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Italia la manovra anticrisi diventa legge: oggi il via libera definitivo della Camera
  • Il Papa e la Santa Sede



    Lettera del cardinale Dias ai vescovi e ai sacerdoti nella Cina continentale

    ◊   Nonostante difficoltà e sofferenze, bisogna proseguire con coraggio sul cammino dell’unità in seno alla Chiesa: è quanto si legge in una lettera del cardinale Ivan Dias ai vescovi e sacerdoti della Cina continentale, a conclusione dell’Anno Sacerdotale. Il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli rassicura i presuli cinesi che il Papa li incoraggia a proseguire gli sforzi per l’unità dei Pastori tra di loro e con i fedeli loro affidati. Il documento è stato pubblicato oggi in cinese e italiano sul sito Internet dell’agenzia Fides. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Nel documento viene sottolineato che “l’esemplare fedeltà e l’ammirevole coraggio, dimostrati dai cattolici in Cina verso la Sede di Pietro sono un dono prezioso del Signore”. Il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli si sofferma sul tema della comunione. “Sappiamo bene – scrive il porporato – quanto alcuni di voi hanno dovuto soffrire nel recente passato a causa della loro fedeltà alla Santa Sede”. E si dice certo, “come afferma Benedetto XVI” che “la comunione con Pietro e i suoi Successori è garanzia di libertà per i Pastori della Chiesa e per le stesse comunità loro affidate”.

    Al tempo stesso, si legge nella lettera, “l’altra dimensione dell’unità dei cristiani è l’unione tra i membri della comunità ecclesiale”. E’ questa, prosegue, “l’importante sfida che state già affrontando, cercando di rafforzare l’unità in seno alla Chiesa medesima”. Rivolgendosi ai vescovi e sacerdoti cinesi, il cardinale Dias confida che avrebbe tanto desiderato dire “queste cose personalmente” e ascoltare le loro gioie, i dolori “nonché le speranze che nutrite e le sfide che affrontate ogni giorno”. Le “vostre testimonianze e i vostri messaggi”, soggiunge, “ci danno molta consolazione e ci spingono ad innalzare fervide preghiere affinché il Signore vi renda sempre più forti nella fede e vi sostenga nei vostri sforzi” per annunciare il Vangelo in Cina. E loda il Signore “per gli sforzi già compiuti o in atto a riguardo dell’unità in seno alla Chiesa”, auspicando che “l’unità dei Pastori tra di loro e tra i loro greggi sia sempre più salda in Cristo e nella Chiesa”. In tale occasione, scrive il cardinale Dias, vi assicuro che il Papa vi benedice e “vi invita a proseguire intrepidi sul cammino della santità, dell’unità e della comunione, come hanno fatto le generazioni che vi hanno preceduto”.

    Ricordando poi la figura di San Giovanni Maria Vianney, il cardinale Dias ribadisce che il sacerdote deve essere “un uomo di Dio e uomo per gli altri”. Deve pertanto “distinguersi come uomo di preghiera e di vita austera”. Un ecclesiastico, avverte, dovrà dunque “resistere a ogni desiderio di arricchirsi di beni materiali o di cercare favori per la propria famiglia o etnia”. Ancora, non nutrirà “una malsana ambizione di fare carriera nella società o nella politica”. Tutto questo, infatti, “è estraneo alla sua vocazione sacerdotale e lo distrae gravemente dalla sua missione”. Nell’annuncio del Vangelo, conclude il cardinale Dias, i vescovi e i sacerdoti potranno trovare aiuto nel “luminoso esempio” di padre Matteo Ricci, indimenticabile missionario in Cina.

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    Il Papa assiste alla proiezione di un film sui cinque anni del suo Pontificato

    ◊   Questo pomeriggio alle 17.30, nella Sala degli Svizzeri del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Papa assisterà alla proiezione del film “Cinque anni di Papa Benedetto XVI”: si tratta di una selezione di momenti significativi del Pontificato del Santo Padre dalla sua elezione ad oggi, realizzata dalla Bayerischer Rundfunk. L’autore e regista è Michael Mandlik, il produttore esecutivo è il prof. Gerhard Fuchs.

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    Santa Marta nelle catechesi del Papa: l'ascolto della Parola di Dio è prioritario e ispira il servizio della carità

    ◊   Domenica scorsa, all’Angelus, Benedetto XVI si era soffermato, nel commento che precede la preghiera mariana, sull’episodio evangelico di Marta e Maria, al centro della liturgia del giorno. Nel brano – che ritorna anche nella liturgia di oggi – risaltano le parole con le quali Gesù rimprovera bonariamente Marta per non aver saputo scegliere la “parte migliore”, quella dell’ascolto della Parola di Dio. Una condizione, questa, fondamentale per ogni cristiano e alla quale Benedetto XVI ha più volte fatto riferimento nei suoi discorsi. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Un giorno, un uomo entra nella casa di un villaggio. Ha camminato a lungo, è stanco, ha bisogno di una pausa. Peraltro, è un personaggio noto, di cui stanno parlano tutti, e la padrona di casa – che lo ha in grandissima stima – gli riserva la migliore ospitalità. Quell’uomo è Gesù, il villaggio è Betania di Giudea, la donna che lo accoglie con tutte le più belle attenzioni è Marta e la situazione è una delle più famose e stimolanti del Vangelo di Luca. Eppure, quello che sembrerebbe un perfetto, quasi didascalico esempio di generosità e dedizione presenta un insospettabile punto debole: Marta si fa trascinare dalla sua solerzia trascurando di fermarsi davanti a Cristo che parla, come invece fa sua sorella Maria. La situazione si capovolge, perché il Vangelo non è mai banale, e ciò che è scontato diventa sorprendente, come quelle parole che Gesù rivolge a Marta nelle quali, ha spiegato Benedetto XVI domenica scorsa, non c’è...

    “…nessun disprezzo per la vita attiva, né tanto meno per la generosa ospitalità; ma un richiamo netto al fatto che l’unica cosa veramente necessaria è un’altra: ascoltare la Parola del Signore; e il Signore in quel momento è lì, presente nella Persona di Gesù! Tutto il resto passerà e ci sarà tolto, ma la Parola di Dio è eterna e dà senso al nostro agire quotidiano”. (Angelus, 18 luglio 2010)

    Visitando nel dicembre 2005 il Dispensario di Santa Marta in Vaticano, organismo che fa della solidarietà il senso del suo esistere, Benedetto XVI aveva detto ai suoi membri: voi vi prendete cura dei bisognosi come Marta fece con Gesù, “che essendo uomo aveva necessità umane: aveva fame e sete (…) aveva bisogno (…) di stare un po' ritirato dalle folle e dalla città di Gerusalemme”. Tuttavia, anche per un cristiano impegnato, l’esercizio della carità può presentare un rischio. Quello, ha scritto il Papa nella Deus Caritas est, di trasformarsi in “un attivismo sociale e caritativo senza anima”:

    “Il semplice attivismo può essere persino eroico. Ma l'agire esterno, in fin dei conti, resta senza frutto e perde efficacia, se non nasce dalla profonda intima comunione con Cristo. (…) Il mondo nel suo attivismo frenetico perde spesso l'orientamento. Il suo agire e le sue capacità diventano distruttive, se vengono meno le forze della preghiera, dalle quali scaturiscono le acque della vita capaci di fecondare la terra arida”. (Messa crismale, 13 aprile 2006)

    Nella prospettiva cristiana, ha detto una volta il Papa, “l’ascolto è prioritario (…) Anzi, a Marta preoccupata per tante cose, Egli dice che ‘una sola è la cosa di cui c’è bisogno’”:

    “La Chiesa non fa se stessa e non vive di se stessa, ma della Parola che viene dalla bocca di Dio. Ascoltare insieme la Parola di Dio; praticare la lectio divina della Bibbia, cioè la lettura legata alla preghiera; lasciarsi sorprendere dalla novità, che mai invecchia e mai si esaurisce, della Parola di Dio (…) tutto ciò costituisce un cammino da percorrere per raggiungere l’unità nella fede, come risposta all’ascolto della Parola”. (Secondi Vespri della Conversione di S. Paolo, 25 gennaio 2007)

    Detto questo, ha sottolineato Benedetto XVI in un’altra circostanza, non solo per la Chiesa è un imperativo ma pure “l’esperienza dimostra” che “la caritas resta necessaria" anche “nelle società più evolute dal punto di vista sociale”:

    “Il servizio dell’amore non diventa mai superfluo, non solo perché l'anima umana ha sempre bisogno, oltre che delle cose materiali, dell'amore, ma anche perché permangono situazioni di sofferenza, di solitudine, di necessità, che richiedono dedizione personale ed aiuti concreti”. (Udienza al Pontificio Consiglio Cor Unum, 13 novembre 2009)

    E questo, ribadisce il Papa, deve essere il principale obiettivo di chi “presta il suo servizio all’interno degli organismi ecclesiali che gestiscono iniziative e opere di carità”:

    “La motivazione principale dell’agire dev’essere sempre l’amore di Cristo; che la carità è più che semplice attività, e implica il dono di sé; che questo dono dev’essere umile, scevro da ogni superiorità, e che la sua forza proviene dalla preghiera, come dimostra l’esempio dei Santi”. (Udienza al Circolo di S. Pietro, 25 febbraio 2006)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un articolo di Pierluigi Natalia dal titolo "Il cibo e la giustizia in Africa".

    In cultura, stralci dalla postfazione del vescovo emerito di Pavia Giovanni Volta al volume "Mons. Carlo Ferrari 'padre del Concilio'". Con la cronaca, minuto per minuto, delle ultime ore del concilio (7 dicembre 1965) e la risposta del patriarca Atenagora al saluto dell'allora vescovo di Monopoli, dopo il loro incontro, 31 agosto 1965, a Istanbul.

    Immobile sulla soglia: Arturo Colombo sul tormentato rapporto di Simone Weil con la trascendenza.

    Un articolo di Claudia Di Giovanni dal titolo "Padre Damiano e l'isola maledetta": la Filmoteca Vaticana ha digitalizzato la pellicola del 1959 sulla vita del santo.

    Quant'è concreta la teoria: sulle numerose applicazioni pratiche dei modelli matematici intervista di Maria Maggi ad Alfio Quarteroni.

    Il rischio dell'abitudine nel praticare l'aborto: nell'informazione vaticana, intervista di Mario Ponzi a monsignor Ignacio Carrasco de Paula, presidente della Pontificia Accademia per la Vita.


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    Oggi in Primo Piano



    Carestia in Niger e alluvioni in Burkina Faso: appello della Caritas Internationalis

    ◊   La Caritas internationalis ha lanciato un accorato appello per sostenere le popolazioni del Sahel, in particolare quelle del Burkina Faso, colpite da devastanti inondazioni, e quelle del Niger, dove 7 milioni di persone vivono in condizioni di malnutrizione acuta. In Burkina, la Caritas ha inviato una squadra di esperti per valutare le necessità degli oltre 26 mila senzatetto. Drammatica la situazione in Niger dove metà della popolazione è ridotta a nutrirsi con mangimi per il bestiame. Sulla situazione della regione del Sahel ascoltiamo padre Luigi Maccalli, missionario della Società Missioni Africane, raggiunto telefonicamente a Bomoanga, in Niger, da Elisa Castellucci:

    R. - Nel Sahel in genere e nel Niger in particolare, viviamo una situazione di penuria alimentare. Da noi il periodo si fa acuto nei mesi di giugno, luglio e agosto. In questi tre mesi i granai sono generalmente vuoti. Questa è un po’ la nostra situazione normale che si ripresenta tutti gli anni. Il mese scorso ero in Italia ed ho letto con attenzione quanto si scrive del Niger. La Comunità internazionale sembra scoprire soltanto ora questa situazione. Il fatto nuovo è che le autorità del Niger oggi hanno avuto il coraggio della verità. Ci sono delle zone più toccate di altre, ma tutti i dipartimenti sono più o meno provati e questo perché piove in modo irregolare: lo scorso anno, il raccolto nei diversi villaggi di Bomoanga, dove vivo da diversi anni, è stato sufficiente. Ma nel villaggio di Hipari, che si trova a quattro chilometri soltanto da Bomoanga, non è stato raccolto praticamente nulla ed è dal marzo scorso che gli abitanti soffrono la fame.

    D. - Quali sono gli interventi e i progetti necessari da parte della Comunità internazionale per affrontare siccità e carestia?

    R. - Attualmente si fanno degli interventi di urgenza, ma bisognerebbe cercare di andare oltre l’urgenza, perché da noi la povertà è strutturale. I problemi di salute sono veramente enormi e la mancanza di vie di comunicazione rendono le nostre zone un po’ dimenticate. Serve una volontà politica improntata allo sviluppo. E’ necessario pensare a come trattenere l’acqua che è un qualcosa che va ovviamente al di là dei nostri mezzi. Ci vuole una volontà più grande. C’è poi il problema degli alberi: vengono tagliati alberi in modo selvaggio e soprattutto legno verde. Dalla nostra zona partano decine di camion ogni giorno per portare legno in città. E’ un degrado ambientale immenso, il deserto avanza e poi ci si lamenta che le piogge sono sempre più rare e irregolari.

    D. - Come la Chiesa cerca di aiutare la popolazione?

    R. - La Chiesa ha immediatamente elaborato un piano di azione per intervenire e questo soprattutto nelle zone più colpite. Il mese scorso si è fatta, per esempio, la distribuzione di sementi per la nuova semina ed attualmente la gente svolge delle attività socialmente utili: si rifanno le piste, ovviamente a mano; si fanno le mezzelune sui terreni dove c’è poca erba per tentare di fermare il più a lungo possibile l’acqua. Questo è un sistema antierosivo del terreno che aiuta a far crescere l’erba, laddove l’erba è sparita ormai da tempo, e, quindi, del foraggio per gli animali. E’ una missione di prossimità. Si tratta di stare accanto alla gente, condividere, camminare insieme e poi, laddove sia possibile, trovare soluzioni seppur piccole, ma che possono aiutare a dare speranza.

    D. - Si è recentemente tenuto il 15.mo vertice dei capi degli Stati dell’Unione Africana, nel corso del quale il presidente dell’Unione ha denunciato l’ancora elevata mortalità infantile e materna…

    R. - Purtroppo qui è una realtà, una realtà che viviamo. Ci sono dei centri di salute integrata ai quali far riferimento ed anche a me è capitato più volte di dover prendere una donna in travaglio e portarla all’ospedale o ad un centro di salute dove fosse presente un’ostetrica. L’ultima volta è stato il mese di maggio scorso: la donna è riuscita a sopravvivere, ma il suo bambino è morto poco dopo la nascita. Di questi casi ce ne sono stati anche l’anno scorso: una mamma, ad esempio, ha partorito due gemelline, ma è morta tre giorni dopo il parto. Queste sono situazioni che, purtroppo, viviamo. Situazioni alle quali si cerca di far fronte con quell’aiuto anche concreto di attenzione, di latte in polvere o di cose di questo genere. Tutte le missioni sono organizzate in questo senso.

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    Arizona: bloccate le norme più controverse della legge sull'immigrazione. Soddisfazione della Chiesa

    ◊   Entra in vigore oggi in Arizona la nuova legge sull’immigrazione firmata ad aprile dalla governatrice Jean Brewer: sulla normativa si è però espressa ieri un giudice distrettuale statunitense, la signora Susan Bolton, bloccando i punti chiave del testo che avevano innescato la protesta degli immigrati e della Chiesa nonché l’opposizione sul fronte legale della Casa Bianca. Secondo la signora Bolton, alcune disposizioni contenute nella legge sono in contrasto con la legge federale e dunque non possono essere applicate. Il servizio di Luis Badilla.

    In concreto, disposizioni come quelle che autorizzavano la polizia a chiedere i documenti d'identità a chiunque e senza motivo giustificabile, anche solo per il colore della pelle, così come procedere addirittura agli arresti in determinati casi, non sono entrate in vigore la scorsa mezzanotte. La minima parte della legge che è entrata in vigore poche ore fa non riguarda dunque diritti civili e costituzionali e si riferisce solo a procedure amministrative riguardo al soggiorno degli stranieri nello Stato. La stampa statunitense interpreta questa decisione come l’inizio della cancellazione totale della legge quando sarà esaminato, nel prossimo mese di novembre, il ricorso presentato dal presidente Barak Obama contro lo Stato dell'Arizona, affermando che la materia migratoria è una competenza federale. Ieri sera, gioia e soddisfazione si potevano leggere sul volto di migliaia e migliaia di immigrati residenti nello Stato ma anche in altri luoghi del Paese. Numerosi gruppi di ispanici si erano riuniti nelle parrocchie delle diocesi, in particolare Tucson e Phoenix, per aspettare insieme, pregando, la decisione del giudice. Da molti mesi questa popolazione vive nella paura dell'arresto e della deportazione, come avevano denunciato i vescovi dello Stato, Gerald F. Kicanas, J. Olmsted, Eduardo Nevares e James Gallup, e che sono stati i primi a esprimere soddisfazione per il verdetto giudicato "sensato, equilibrato e umano". Molti di questi immigrati nelle settimane scorse erano fuggiti dallo Stato temendo brutte conseguenze. In alcune parrocchie di Phoenix è andato via il 25% dei parrocchiani. L'arcivescovo di Los Angeles, cardinale Roger Mahony, in un breve comunicato pubblicato sul sito dell'arcivescovado, “ringrazia il giudice della Corte distrettuale (...) poiché ha bloccato una legge contenente norme inaccettabili dal punto di vista del diritto federale”. Il porporato, come aveva già fatto in passato, è tornato a osservare che queste leggi regionali sono il frutto del non volere affrontare la riforma migratoria globalmente e con urgenza. “Così - ha aggiunto il porporato - vedremo proporre misure tampone che alla fine impediscono di affrontare nel suo insieme la politica migratoria”. Nello Stato dell'Arizona si stima che gli immigrati senza permessi legali per risiedere e lavorare siano fra i 450 e i 500 mila, quasi il 10% della popolazione totale. Fra questi, i gruppi nazionali più numerosi sono messicani, ecuadoriani e salvadoregni.

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    Cordoglio in Italia per la morte di due soldati del genio in Afghanistan

    ◊   In Afghanistan, il presidente Karzai ha chiesto alla Nato di colpire le postazioni talebane nel Pakistan che – ha precisato – “rappresentano la fonte del terrorismo”. Intanto, dopo le rassicurazioni fornite da Kabul, a Lashkar-gah oggi ha riaperto l’ospedale di "Emergency" chiuso lo scorso mese di aprile in seguito al fermo di alcuni operatori sospettati di detenere armi nella struttura. In Italia, invece, è unanime il cordoglio del mondo politico e istituzionale per la morte dei due soldati del genio, Mauro Gigli e Pierdavide De Cillis, avvenuta ieri ad Herat. Domani mattina, all’aeroporto romano di Ciampino è previsto l’arrivo delle salme. Poi, probabilmente, nel pomeriggio, si svolgeranno i funerali nella Basilica di Santa Maria degli Angeli. Nelle prossime ore il ministro della Difesa, La Russa, riferirà in Senato sull’accaduto, mentre il premier Berlusconi ha ribadito che la missione in Afghanistan non è in discussione. Sull’argomento è intervenuto anche l’ordinario militare per l’Italia, mons. Vincenzo Pelvi. “Il servizio internazionale alla sicurezza e alla democrazia dei nostri militari – ha affermato - richiama quell'aiuto e quella collaborazione tra popoli, unica via per offrire un futuro sereno all’umanità. Ma qual è il ruolo dei soldati italiani nel Paese? Massimiliano Menichetti lo ha chiesto ad Alessandro Politi, analista politico e strategico:

    R. – Il mestiere che facevano, il mestiere del geniere, è un mestiere poco conosciuto. Uno pensa al fante, l’artigliere, il carrista, ma invece questo è un mestiere altamente pericoloso e importante. Quando si tratta di fare un ponte è il genio che entra in azione, quando si tratta di dare un assalto a una fortificazione è il genio e quando si tratta di sminare, purtroppo, è sempre il genio. Persone più difficilmente "rimpiazzabili".

    D. – Qual è la situazione oggi in Afghanistan? Giornalmente abbiamo un bollettino di vittime militari e civili nonostante una situazione che viene definita di transizione, in via di stabilizzazione...

    R. – Si sta cercando di arrivare a un governo che funzioni. Questo è il senso dell’ultimo comunicato della conferenza di Kabul. Però ancora non si riesce a capire se le forze Nato, le forze della coalizione, sono in grado di ottenere questo risultato con una situazione così degradata.

    D. – Questo interrogativo genera non solo in Italia la domanda: è giusto o meno continuare a rimanere con le forze militari in Afghanistan?

    R. – Questo dibattito ormai è vecchio di quattro anni e in realtà i dati di fondo sono rimasti sempre gli stessi. L’approccio di Obama di aumentare la componente civile, perché si tratta di vincere delle elezioni che si combattono a colpi di fucile, è quella corretta ed è quella che va nel senso anche delle modalità operative italiane nel loro complesso. Quindi non siamo più alla militarizzazione a prescindere, anche alla luce di quanto è stato pubblicato su Wikileaks.

    D. – In Italia, comunque la questione rimane aperta: cosa succederebbe se ci fosse un ritiro?

    R. – Questo sarebbe un colpo duro allo sforzo Isaf, un colpo duro al governo aghano ed un colpo duro alla credibilità del nostro Paese, perché queste cose purtroppo sono di lungo termine.

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    Giornata del Secam: per rilanciare l'autonomia della Chiesa in Africa

    ◊   Proseguono ad Accra, in Ghana, i lavori della 15.ma assemblea plenaria del Secam, il Simposio delle Conferenze episcopali d’Africa e Madagascar. L’evento vive oggi un momento particolarmente significativo: si celebra infatti la Giornata del Secam. Una ricorrenza nata già 40 anni fa, come spiega l’arcivescovo di Accra, mons. Charles Palmer Buckle, intervistato dalla nostra inviata in Ghana, Maria Dulce Araujo:

    R. - Pensate che già nel 1969-1970 i vescovi avevano scelto il 29 luglio come la Giornata del Secam, ma in tanti ancora oggi non ne sanno nulla. Speriamo, quindi, di cogliere questa occasione per rilanciare questa Giornata come il giorno in cui si parla delle attività del Secam, dei successi e delle sfide del Secam.

    D. – Quali sono queste sfide?

    R. - Una delle sfide del Secam è rappresentata proprio da questo sentirsi appartenenti ad una Chiesa continentale e quindi non soltanto ad una Chiesa universale o nazionale. Questo rappresenta certamente una sfida grande, poiché molti pensano ancora alle proprie diocesi o magari alla Conferenza episcopale nazionale, mentre dovrebbero riuscire ad andare al di là e pensare quindi a livello continentale. Solo in questo modo il Secam potrà portare avanti i propri obiettivi, primi fra tutti quelli dell’evangelizzazione, della formazione dei nostri agenti pastorali, dello sviluppo umano, dell’ecumenismo e quindi l’obiettivo del dialogo interreligioso.

    D. – Al Simposio si sta parlando dell’autosufficienza della Chiesa in Africa…

    R. - Si parla di autosufficienza perché finora siamo stati molto dipendenti dalla beneficienza dell’Europa e dell’America, dai loro aiuti per quanto riguarda i missionari, i sostegni finanziari, la formazione del personale dei nostri centri; ora, invece, dobbiamo prendere nelle nostre mani il destino del nostro continente.

    D. – Di cosa ha bisogno il Secam?

    R. - I padri fondatori del Secam avevano una visione, ma questa visione dei padri fondatori nel tempo si è un po’ affievolita. Dobbiamo rinnovarci e rifare nostra la visione di una Chiesa che parla come famiglia di Dio e che agisce come famiglia di Dio e una Chiesa che possa aiutarsi vicendevolmente. L’occasione per rinnovarci è proprio questa Giornata del Secam, il 29 luglio di ogni anno: invito tutti gli africani a partecipare a questa Giornata, in tutte le parrocchie, ovunque essi siano e quindi anche gli africani che si trovano in diaspora. Credo poi che, essendo la Chiesa una, santa, apostolica e universale, anche i cattolici degli altri continenti vorranno partecipare e pregare per il Secam.

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    Il Centro Astalli inaugura nuovi locali per l'accoglienza dei rifugiati

    ◊   1500 richiedenti asilo ospitati negli ultimi 10 anni, 150 solo negli ultimi dodici mesi. Sono i numeri della casa d’accoglienza per famiglie rifugiate “Pedro Arrupe” a Roma. Questa mattina la presentazione alla stampa dei nuovi locali della struttura, data in comodato d’uso al Centro Astalli dalle Ferrovie dello Stato e ristrutturata grazie al contributo della fondazione Peppino Vismara. Li ha visitati per noi Paolo Ondarza:

    Un vociare allegro di bambini accoglie chi varca il cancello di via di Villa Spada 161 a Roma, sede della Casa "Pedro Arrupe": piccoli, di varie nazionalità, giocano nel giardino antistante la struttura del Centro Astalli. Sono i figli delle famiglie di rifugiati provenienti da vari Paesi dell’est Europa, Africa e Medio Oriente. Negli occhi luminosi di questi bimbi non c’è traccia del dramma della fuga, che i loro genitori hanno dovuto affrontare. Un dolore disegnato, invece, nelle espressioni degli adulti ospiti del Centro. Qui ognuno ha un compito da svolgere, in modo tale che la struttura, anche se per un periodo limitato, possa essere considerata una casa. Sulle pareti gialle, ancora fresche di vernice, campeggiano le foto dei tanti inquilini che si sono avvicendati negli anni: quasi un ricordo di chi in questo luogo ha trovato il coraggio di ripartire. Il presidente del Centro Astalli, padre Giovanni La Manna spiega lo scopo del Centro:

    R. - Migliorare l’accoglienza progettuale per i nuclei familiari di richiedenti asilo e rifugiati, persone costrette a scappare dal loro Paese, che fanno anche esperienza di persecuzioni e torture. Sacrificare tutta la famiglia in un viaggio, in una fuga, richiede energie, richiede molto coraggio!

    D. - Cosa intendente per “accoglienza progettuale”?

    R. - Questo vuol dire che rifiutiamo l’assistenza fine a se stessa. Fin dall’inizio, insieme, si guarda alle criticità per rimettersi in piedi, raggiungere l’autonomia e integrarsi.

    D. - Sulle tematiche legate all’immigrazione, le polemiche non sono mancate nell’ultimo periodo - che cosa si può dire oggi?

    R. - Alcuni festeggiano i "successi" raggiunti a Lampedusa, che rappresentano una vergogna per noi europei. L’unica risposta che abbiamo saputo mettere a punto per chi scappa e ci viene a chiedere aiuto è stata quella di respingerli. Questo non ci fa certo onore e passeremo alla storia come quelli che si sono macchiati di un crimine del genere. La soluzione di tutto non è attraverso il respingimento, ma cercare di risolvere i conflitti nei Paesi laddove sono in corso dei conflitti. Ci vorrebbe una volontà onesta, non fatta di parole e dove si vanno effettivamente a colpire i traffici di armi e tutte quelle convenienze economiche che ancora ci sono, che ci vedono protagonisti e che creano conflitti in molti Paesi africani.

    Ma cosa vuol dire per un cristiano farsi prossimo a queste persone? Risponde il vescovo ausiliare della diocesi di Roma, mons. Ernesto Mandara:

    R. - Penso che il compito della Chiesa non sia quello di risolvere a livello politico i problemi, anche se questi problemi hanno una ricaduta politica. Il nostro compito è testimoniare quell’accoglienza che è fondamentale nello spirito del Vangelo.

    “Nonostante resti sempre il desiderio di rivedere la mia terra – racconta Benkadi, rifugiato algerino – grazie all’accoglienza ricevuta sono tornato a sperare in un futuro che prima vedevo impossibile”.

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    Dedicato a Matteo Ricci l'edizione 2010 dello Sferisterio Opera Festival di Macerata

    ◊   “A maggior gloria di Dio” è il tema dell’edizione 2010 dello Sferisterio Opera Festival di Macerata, una stagione dedicata a Padre Matteo Ricci, maceratese e di cui si celebrano i 400 anni della morte. Si inaugura oggi all’Auditorium San Paolo con il “Vespro della Beata Vergine” di Monteverdi, a seguire allo Sferisterio “Faust” di Gounod, “La forza del destino” e “I Lombardi alla prima crociata” di Verdi, mentre al Teatro Lauro Rossi “Juditha triumphans” di Vivaldi e ancora di Verdi “Attila”. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Quando la lirica incontra il sacro. Binomio affatto comune, una sfida anche culturale che fa del festival lirico maceratese, ospitato in uno dei palcoscenici più difficili e sorprendenti del mondo, l’Arena Sferisterio, uno degli appuntamenti più interessanti e originali dell’estate. Tutto nasce da alcune singolari coincidenze, che anche il vescovo di Macerata, mons. Claudio Giuliodori, ha tenuto a mettere in luce: nel maggio del 1610 moriva a Pechino padre Matteo Ricci, missionario maceratese e cinese, e dunque a lui e “alla maggior gloria di Dio” il festival è dedicato. Ma in quello stesso anno Claudio Monteverdi pubblicava il suo meraviglioso “Vespro della Beata Vergine” e proprio con questo titolo la manifestazione si inaugura in quella Macerata che la tradizione cristiana conosce come Civitas Mariae. Ma poi ci sono i grandi titoli lirici, e qui è il direttore artistico del festival e regista e scenografo tra i più conosciuti e stimati al mondo, Pier Luigi Pizzi, ad aver tessuto un programma che, appunto, alla gloria di Dio in qualche modo si riferisce. Con quale criterio ha scelto i titoli del Festival?

    R. – L’attività dello Sferisterio si snoda su tre melodrammi dell’Ottocento legati da temi comuni. Certo è che sono tre melodrammi assolutamente straordinari che segnano un’epoca e, per quanto riguarda Verdi, sono due titoli dei quali uno non è mai stato rappresentato allo Sferisterio, “I Lombardi”, e l’altro è stato rappresentato molti anni fa e, quindi, secondo me meritava di essere riproposto. Per quanto riguarda “Faust”, questa è un’opera molto conosciuta e molto apprezzata e anche qui ha trovato un cast all’altezza.

    D. - Maestro, lo spazio scenico dello Sferisterio, lunghissimo e quasi senza profondità, impone delle scelte particolari e vincolanti nell’ideare gli allestimenti scenici. Per i tre titoli dei quali firma regia e scene, a quale idea particolare si è ispirato per simboleggiare questo scontro tra il bene e il male che libretto e musica raccontano con diversissime drammaturgie?

    R. – Questo spazio vuoto, da solo, è una vera magia: uno spazio nel quale si può inserire qualsiasi cosa. Lo stile che io ho cercato di instaurare in questi anni è uno stile basato su un’estrema austerità e che tende a cogliere di ogni opera l’essenziale pur utilizzando un dispositivo scenico base. Per ogni opera noi troviamo delle peculiarità che sono poi quelle che caratterizzano ciascuna delle opere messe in scena. Sono limitate a pochi segni, però molto significativi. La luce poi fa il resto perché, evidentemente, anche la luce assume qui un importanza determinante e, quindi, noi cerchiamo di dare cura all’illuminazione proprio come si fa in pittura.

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    Chiesa e Società



    Costernazione in Messico per l'assassinio di un sacerdote ottantenne

    ◊   Cordoglio e costernazione nella comunità cattolica di Oaxaca, in Messico, per l'omicidio di padre Carlos Salvador Wotto, sacerdote ottantenne e parroco della chiesa di Nostra Signora della Neve, ritrovato morto ieri sera negli uffici adiacenti al luogo di culto. Secondo le dichiarazioni rilasciate dal parrocchiano che ha trovato il corpo, il religioso è stato imbavagliato e pugnalato. Nella chiesa del XVIII secolo, situata nel centro storico della città, sono immediatamente arrivati gli esperti della procura generale che hanno stabilito l’ora del decesso (intorno alle sette di sera), confermando l’ipotesi dell’assalto all’interno degli edifici parrocchiali. Al momento non è esclusa nessuna pista riguardo al movente dell’omicidio, ma si ricorda che la città di Oaxaca è uno dei principali teatri della guerra tra i cartelli del narcotraffico e le autorità statali che sta scuotendo il Messico. (M.G.)

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    Suora violentata in India: la comunità cristiana chiede giustizia e verità

    ◊   Sete di giustizia e volontà di perdono. Così la comunità cattolica dell’Orissa vive la vigilia dell’apertura del processo contro gli stupratori di suor Meena, religiosa attaccata durante i pogrom anti-cristiani avvenuti nello Stato dell’india orientale l’agosto di due anni fa. E a pochi giorni dall’apertura del procedimento giudiziario, lo zio della vittima nonché vescovo di Rourkela, mons. John Barwa, spiega ad AsiaNews che la religiosa è diventata il simbolo di un’intera comunità e della sua lotta per la verità: “Per me, per la nostra gente e per la Chiesa dell’Orissa, lei è la testimonianza della vittoria della Luce sull’oscurità”. All’epoca delle violenze, suor Meena Barwa, dell’ordine religioso delle Servitrici, era impegnata al Centro pastorale del distretto di Kandhamal, insieme a padre Thomas Chellan. Il 25 agosto del 2008 è stata presa, picchiata, denudata e fatta girare per il villaggio con il sacerdote. Infine l’hanno violentata prima che venisse liberata dalla polizia. Il caso è arrivato alla corte locale e ora la comunità cristiana accusa le autorità di collusione con gli estremisti indù e il processo è visto come la giusta opportunità per dimostrare la voglia di giustizia della popolazione. Intanto, riferisce ancora il presule, suor Meena sta portando avanti gli studi e la sua carriera accademica usando un nome diverso per motivi di sicurezza. Per quanto riguarda l’approccio al processo, mons. Barwa racconta, infine, che la religiosa cerca giustizia per il suo popolo senza rancore e spavento ma chiedendo “l’illuminazione di Dio per affrontare l’identificazione dei colpevoli”. (A cura di Marco Guerra)

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    Iniziative della comunità cattolica in Ungheria a favore della popolazione rom

    ◊   Una preghiera “per la riconciliazione tra popolazione ungherese e popolazione rom”. È quanto proposto per domenica prossima dalla Comunità di Sant’Egidio di Budapest. “Preghiamo affinché il Signore disarmi nel nostro Paese le emozioni, le parole e le mani violente, e ci insegni a convivere con i popoli d’Europa e di tutto il mondo” viene spiegato in una nota citata dal Sir. Per l’occasione verranno commemorati due anniversari: l'uccisione, nell’agosto 2009 nel villaggio di Kisléta, di una donna zingara, Maria Balog, sesta vittima degli attentati compiuti in Ungheria negli ultimi due anni contro i rom, e il 65.mo dell’olocausto degli zingari sterminati nelle camere a gas ad Auschwitz-Birkenau. Sarà mons. Janos Szekely, vescovo ausiliare di Esztergom-Budapest e responsabile della pastorale dei rom della Conferenza episcopale ungherese, a pronunciare l’omelia della Messa. Il 4 agosto il presule parteciperà anche ad un altro evento dedicato ai rom nella capitale magiara: un concerto di Eucharist, gruppo di musica leggera ecclesiale. Da molti anni la Chiesa cattolica ungherese è in prima linea per l’integrazione degli zingari nel tessuto sociale, in particolare per mantenere aperte le scuole nelle campagne, in molti casi frequentate solo da bambini rom. Si stima che in Ungheria sui poco più di 10 milioni di abitanti ci siano dai 600 agli 800mila zingari suddivisi in quattro gruppi linguistici con 17 dialetti. (M.G.)

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    Congo: il cardinale Malula proclamato “eroe nazionale”

    ◊   Il presidente della Repubblica Democratica del Congo, Joseph Kabila, ha proclamato “eroe nazionale” il cardinale Joseph-Albert Malula (1917-1989). L’importante nomina è avvenuta all’interno delle celebrazioni che si sono tenute alcune settimane fa per i venti anni dalla sua morte. Nell’ambito della cerimonia sono stati organizzati una serie di convegni che hanno messo in luce diversi aspetti della personalità. Dall’11 al 13 luglio si è tenuta la seconda tornata di convegni dopo quella di marzo sul tema “ Il cardinale Malula, uomo di cultura”. I relatori e l’arcivescovo di Kinshasa mons. Laurent Monsengwo Pasinya, hanno sottolineato come la figura del cardinale Joseph-Albert Malula possa rappresentare un esempio per le future generazioni, per la cultura, per la politica, per la nazione e per la Chiesa. “Il cardinale Malula - ricorda mons. Monsengwo in una nota riportata dall’Agenzia Fides - è stato uno dei primi teologi africani a parlare d'inculturazione dei valori cristiani. Egli è stato un eccellente scrittore, un uomo fortemente impegnato nel dibattito politico, un avido lettore, un grande compositore di musica (ha composto la maggior parte dei canti del rito congolese), amante delle arti e un ammiratore di valori culturali africani come il matrimonio”. “Il cardinale Malula – aggiunge infine il presule - ha lasciato un patrimonio incommensurabile alla Chiesa del Congo e del mondo”.(E.C)

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    India: i Salesiani lanciano un piano per la formazione professionale di due milioni di giovani poveri

    ◊   E’ stato lanciato in India dai Salesiani di don Bosco, il piano di formazione professionale e di occupazione, denominato Base (Bosco Academy for Skills & Employment) rivolto ad oltre due milioni di giovani poveri delle aree rurali e dalit, i fuori casta. Un’iniziativa gestita su tutto il territorio nazionale dai Salesiani del network “Don Bosco Technical Institute”, in cooperazione con il Ministero dello sviluppo rurale. “Entro il 2020 avremo raggiunto e creato occupazione per oltre un milione di giovani”, dice a Fides il Salesiano padre A.M.Jose, coordinatore nazionale del “DB Tech”, network. Il piano di formazione dovrà facilitare l’inserimento lavorativo dei giovani attraverso l’istruzione gratuita nel campo dell’informatica, del management, delle tecniche agricole. Il “Don Bosco Tech” con i suoi 125 centri Salesiani sparsi in 25 Stati indiani, è la più grande organizzazione non governativa operante sul territorio indiano nel settore della formazione professionale. I centri accolgono e forniscono istruzione a giovani di aree marginalizzate economicamente e socialmente e a famiglie che vivono al di sotto della soglia di povertà. La Ong lavora concretamente per lo sviluppo umano, sociale ed economico delle fasce più povere della popolazione indiana, quelle tagliate fuori dal grande sviluppo urbano e industriale. (E.C)

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    Primo Incontro bolivariano della Santa Infanzia in Colombia

    ◊   Entra nel vivo dei lavori il primo Incontro bolivariano dei responsabili della Santa Infanzia in corso a Bogotà in Colombia. "I bambini sono la speranza della Chiesa rinnovata" è il tema scelto per l’iniziativa, che si è aperta martedì 27 luglio e proseguirà fino a domani. I Paesi “Bolivariani” presenti all’incontro sono Bolivia, Colombia, Ecuador, Panama, Perù e Venezuela. Secondo una nota degli organizzatori inviata alla Fides, partecipano all’evento mons. Eugenio Scarpellini, direttore Nazionale delle Pom della Bolivia e suor Cilenia Rojas, coordinatrice delle Pontificie Opere Missionarie. Per l’occasione la religiosa ha espresso la sua gioia perché la Chiesa boliviana continua con il piano della Missione Continentale, in modo da esprimere la comunione che esiste nel continente nello sforzo di continuare ad incoraggiare ed aiutare a compiere la missione permanente. “In Colombia, come prima cosa faremo una presentazione della realtà sociale, culturale ed ecclesiale – ha detto suor Cilenia alla vigilia dei lavori - , in particolare la realtà dei bambini e dei giovani in ogni Paese, poi ci sarà una presentazione delle Pom della Bolivia e del lavoro che abbiamo sviluppato attraverso il nostro servizio. In seguito analizzeremo in che modo i media possono contribuire nell’opera di evangelizzazione della Chiesa”. L'incontro servirà anche per cercare linee comuni e lavorare a un piano per entrare in comunione e rispondere al lavoro missionario. Infine, come priorità “si cercherà di soddisfare le esigenze dei bambini, degli adolescenti e dei giovani nel dare loro sostegno, vicinanza, formazione e supporto in modo che essi rappresentino il presente e il futuro di una Chiesa missionaria rinnovata”, ha concluso suor Cilenia Rojas. (M.G.)

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    Celebrazioni per il centenario dello scautismo nautico europeo

    ◊   Al via a Barrea, in Abruzzo, la quattro giorni di celebrazioni organizzata dall’Agesci (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani) in occasione del centenario dello scautismo nautico europeo. L’evento, che si chiuderà domenica 1 agosto, vedrà la presenza di circa 1400 persone provenienti da tutta Italia, che svolgeranno le loro attività a terra nello splendido scenario naturale del Parco nazionale d’Abruzzo e, quelle in acqua, nel lago artificiale di Barrea. Fra i promotori dell’iniziativa meritano una menzione speciale la Branca Esploratori e Guide e il settore nautico dell’Agesci. Lo scautismo nautico inglese ha celebrato il centenario già nel 2009, riconoscendo la data d’origine coincidente con quella del campo di Beaulieu, dove Baden Powell ha realizzato il suo terzo campo sperimentale con una nuova intuizione: mettere lo scautismo in acqua. Tutte le altre associazioni del movimento scout europeo, hanno scelto di celebrare quest’anno la ricorrenza, prendendo ufficialmente come momento d’inizio il documento, dell’associazione inglese, che nel 1910 riconosceva ufficialmente l’apertura del loro primo gruppo nautico. L'Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (Agesci), che conta più di 177mila soci, è un'associazione giovanile educativa che si propone di contribuire, nel tempo libero e nelle attività extra-scolastiche, alla formazione della persona secondo i principi ed il metodo dello scautismo, adattato ai ragazzi e alle ragazze nella realtà sociale italiana di oggi. L'Agesci è nata nel 1974, come iniziativa educativa liberamente promossa da credenti, dall'unificazione di due preesistenti associazioni, l'Asci (Associazione Scout Cattolici Italiani), maschile, e l'Agi (Associazione Guide Italiane), femminile. (M.G.)

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    “Girovoliamo 2010”: l'Avis nei cieli d’Italia per promuovere la donazione di sangue

    ◊   Sulla scia del successo della prima edizione, l'Avis - Associazione Volontari Italiani del Sangue - propone “Girovoliamo 2010”, il giro d’Italia in paramotore che partirà il 31 luglio da Jesolo, per la sensibilizzazione al dono gratuito e volontario del sangue. Fino al 15 agosto, un gruppo di 18 piloti sorvolerà 3.850 Km di coste in 16 giorni, per un pubblico stimato di oltre dieci milioni di persone. Parteciperanno, fornendo un supporto logistico ai piloti e allo staff organizzativo, numerose associazioni Avis di varie regioni d’Italia (Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Sicilia, Toscana e Veneto). (E.C)

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    24 Ore nel Mondo



    In Italia la manovra anticrisi diventa legge: oggi il via libera definitivo della Camera

    ◊   Italia, è arrivato via libera definitivo della Camera alla manovra anticrisi da 25 miliardi, che ora diventa legge. Il testo, su cui ieri il governo aveva incassato la fiducia, ha ricevuto 321 voti favorevoli, 270 contrari e 4 astenuti. Nelle intenzioni dell’esecutivo, il provvedimento consentirà di riportare il deficit sotto la soglia del 3 per cento entro la fine del 2012. Intanto, anche Palazzo Madama ha adottato i tagli agli stipendi dei senatori e la riduzione nel numero dei dipendenti, una mossa che porterà ad un risparmio di circa 35 milioni di euro nei prossimi tre anni.

    Italia-intercettazioni
    Il governo italiano pensa di ritirare il ddl sulle intercettazioni telefoniche. Lo ha affermato il premier, Silvio Berlusconi, che ieri ha annunciato una grande riforma della giustizia penale. Oggi, inizia l’iter del provvedimento alla Camera. La maggioranza sarebbe orientata a far slittare il voto sulle pregiudiziali di costituzionalità a settembre. La decisione dovrebbe essere formulata nel pomeriggio, durante la riunione dei capigruppo di Montecitorio, chiamata a calendarizzare i prossimi lavori d’Aula. In questo quadro, resta alta la tensione all’interno del Pdl sulla questione morale. L’Ufficio di presidenza del partito, convocato per stasera, discuterà il documento di censura politica nei confronti di Fini, la cui richiesta di tregua è stata giudicata tardiva.

    Grecia
    In Grecia, la polizia ha utilizzato gas lacrimogeni nei confronti di circa 500 camionisti riuniti davanti al Ministero dei trasporti di Atene per protestare contro la precettazione imposta dal governo alla categoria, entrata in sciopero lunedì scorso per la privatizzazione del settore proposta dall’esecutivo. Ieri, il premier, Papandreou, aveva deciso la precettazione a causa della mancanza di rifornimenti di carburante, che sta mettendo in ginocchio il Paese.

    Serbia
    La Serbia ha depositato una proposta di risoluzione all'Assemblea generale dell'Onu nella quale, a proposito delle ''questioni aperte'' riguardanti il Kosovo, sollecita una soluzione ''accettabile'' per entrambe le parti. Il testo del Ministero degli esteri serbo non fa però riferimento all’indipendenza del Kosovo, a pochi giorni dal pronunciamento della Corte internazionale di giustizia dell’Aja, secondo cui la proclamazione unilaterale di Pristina del 2008 non violò il diritto internazionale. Alla luce del testo presentato al Palazzo di vetro, quale potrebbe essere una soluzione “accettabile” per Belgrado? Giada Aquilino lo ha chiesto a Roberto Morozzo della Rocca, docente di Storia dell’Europa orientale all’Università Roma Tre:

    R. – Per Belgrado, in questo momento è quella di una larga, larghissima autonomia, ma non indipendenza. Belgrado non sa forse bene cosa vuole, magari una spartizione, ma in ogni caso non vuole l’indipendenza.

    D. – Per il Kosovo, che ribadisce come l’indipendenza non sia in discussione, una soluzione possibile quale potrebbe essere?

    R. – Nessun’altra al di fuori dell’indipendenza. Gli albanesi, sicuramente, rifiuteranno una simile proposta serba alle Nazioni Unite e anche i loro alleati principali, gli Stati Uniti, la rifiuteranno. Certo, sarebbe stato auspicabile fin dall’inizio che si fosse raggiunto un compromesso. Poco più di un terzo degli Stati del mondo ha riconosciuto l’indipendenza del Kosovo, quindi quasi due terzi non l’hanno riconosciuta. Comunque, gli albanesi non tengono conto di questo e sperano che mano a mano più Stati li riconosceranno.

    D. – Come si possono leggere gli ultimi avvenimenti, a pochi giorni dal pronunciamento della Corte internazionale di giustizia?

    R. – Belgrado non dà per perduta la partita del Kosovo. Nei Balcani, non si dà mai per scontata quella che è la situazione del presente. Credo che sia interesse anche degli albanesi avere un accordo con i serbi, fare un compromesso, magari a loro molto favorevole. Forse Belgrado alla fine sarà disposta a ciò. Il Kosovo è un Paese che ha grandi difficoltà economiche: vive di lavoro nero, c’è tanta disoccupazione, c’è immigrazione, ha un’economia molto precaria, è un Paese molto difficile dal punto di vista della situazione interna ma anche, ancora, della collocazione internazionale.

    D. - Il futuro di Pristina e Belgrado allora per dove passa?

    R. – Passa per un’intesa, per un buon vicinato, che potrebbe aiutare entrambi, sia i serbi sia gli albanesi.

    Russia
    Il presidente russo, Dmitri Medvedev, ha firmato oggi la legge che assegna maggiori poteri ai Servizi segreti interni, con l’obiettivo di rafforzare la lotta contro il terrorismo. Il provvedimento è stato duramente contestato nelle settimane scorse dai gruppi per la difesa dei diritti civili e dai partiti dell’opposizione, che temono una stretta dei controlli sui cittadini.

    Marea Nera
    La Bp potrebbe bloccare definitivamente la fuoriuscita di greggio nel Golfo del Messico a partire da lunedì o martedì prossimi. Lo ha affermato il neoamministratore delegato, Bob Dudly. Intanto, la compagnia petrolifera inizia oggi ad affrontare la lunga serie di udienze per le migliaia di richieste di risarcimenti, mentre la Guardia costiera Usa ha aperto un’inchiesta sull’operato dei Vigili del fuoco.

    Pakistan
    In Pakistan, identificati 67 corpi delle 152 vittime della tragedia aerea di ieri alle porte di Islamabad, dove un velivolo si è schiantato al suolo per cause ancora da stabilire. Il maltempo sta ostacolando il lavoro di recupero degli altri corpi e dei rottami che potrebbero fornire elementi utili all’indagine, avviata per chiarire la dinamica dell’incidente.

    Iraq
    Le forze di sicurezza irachene sono pronte ad assumere la gestione della sicurezza nel Paese dopo il ritiro delle forze americane. Lo ha assicurato il ministro della Difesa a Bagdad, ricevendo il capo di Stato maggiore statunitense, Mullen. Intanto, gli attacchi della guerriglia nel nord e nel centro del Paese hanno provocato la morte di quattro soldati e il ferimento di altri 22. Al Qaeda ha rivendicato l'attentato compiuto di lunediì scorso nella capitale contro l'emittente televisiva araba Al Arabiya, che ha causato la morte di quattro persone, mentre altre 20 sono rimaste ferite.

    Iran
    L’Iran è pronto ad abbandonare il programma di arricchimento dell’uranio al 20 per cento se la comunità internazionale accetterà la proposta dello scambio di combustibile nucleare avanzata da Turchia e Brasile lo scorso mese di maggio. Lo ha affermato il ministro degli Esteri turco, mentre dopo l’Unione Europea e il Canada anche l’Australia ha rafforzato le sue sanzioni economiche contro Teheran. In questo quadro, gli Stati Uniti auspicano una prossima riunione tra la Repubblica Islamica e le sei grandi potenze mondiali, Usa, Gran Bretagna, Francia, Germania, Russia, e Cina.

    Siria-Arabia
    Visita ufficiale a Damasco in Siria per re saudita, Abdullah ben Abdelaziz, dove oggi incontrerà il presidente siriano, Bashar al-Assad. In cima all’agenda, la situazione politica in Libano. La stampa locale ritiene che i due domani si recheranno assieme proprio a Beirut per discutere con il presidente Suleiman.

    Siria
    Scarcerati in Siria 11 dissidenti arrestati nel 2008 per aver firmato la cosiddetta “Dichiarazione di Damasco”, un manifesto in cui si chiedevano riforme democratiche. Tra loro, c’è anche l’ex deputato, Seif, finito in manette con l'accusa di “attentato al sentimento nazionale” e “diffusione di informazioni menzognere”. Lo ha riferito l’Organizzazione nazionale per i diritti umani in Siria.

    Somalia
    I pirati somali hanno rilasciato un mercantile turco sequestrato quattro mesi fa. Intanto, nel Paese la situazione resta drammatica per la ripresa degli scontri tra esercito regolare e milizie islamiche del gruppo Shabaab, legato ad Al Qaeda. Il bilancio del solo mese di luglio è di almeno 174 vittime e circa 800 feriti. A diffonderlo, fonti missionarie citate dall’agenzia Misna.

    Burundi
    Burundi alle urne, ieri, per le elezioni senatoriali, penultimo test politico di una lunga maratona elettorale che si concluderà in settembre, ma iniziata in maggio con le elezioni comunali, seguite in giugno dalle presidenziali, che hanno visto la riconferma di Pierre Nkurunziza alla guida del Paese. Anche l'appuntamento di ieri è stato boicottato dalla maggioranza delle opposizioni.

    Corea del Nord
    Al via domani il nuovo incontro tra i vertici militari Onu a Seul e quelli della Corea del Nord sull’affondamento della nave da guerra sudcoreana, avvenuto a fine marzo attribuito a Pyongyang. L’incontro, originariamente previsto per oggi, si terrà nel villaggio di Panmunjon, nella zona di confine tra le due Coree. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 210

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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