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Sommario del 28/07/2010
◊ La “perla preziosa” e il “tesoro nascosto nel campo” sono due celebri immagini delle parabole di Gesù. Il Vangelo della liturgia di oggi le ripropone alla meditazione dei fedeli e lo stesso Benedetto XVI, durante il suo Pontificato, le ha utilizzate in diversi discorsi per mettere in luce l’importanza del lasciare tutto per Cristo. Alcune riflessioni del Papa ritornano in questo servizio di Alessandro De Carolis:
Capire dove sta il vantaggio economico di una certa operazione è una valutazione che l’uomo di ogni epoca ha sempre eseguito con grande disinvoltura. Nella sua perfetta conoscenza della natura umana, Gesù non esita a paragonare il divino al denaro per colpire l’immaginazione di chi lo ascolta e così spiegare in cosa consista, diremmo oggi, il “business” del Vangelo, quale sia la ricchezza del Regno che Lui è venuto ad annunciare sulla terra. “Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo…” o è simile a “una perla preziosa”: in entrambi i casi, i due che si imbattono in queste ricchezze vendono tutto ciò che hanno per assicurarsele. Scene chiare, dirette, di comprensione immediata: la ricchezza dell’amore di Dio è così esorbitante da essere, per ogni uomo, un irrinunciabile “affare”. E certamente come quel mercante della parabola, ha spiegato il Papa, si comportò duemila anni fa San Paolo, che ebbe della ricchezza del Vangelo una rivelazione folgorante:
“Egli aveva compreso che quanto fino ad allora gli era parso un guadagno in realtà di fronte a Dio era una perdita e aveva deciso perciò di scommettere tutta la sua esistenza su Gesù Cristo. Il tesoro nascosto nel campo e la perla preziosa nel cui acquisto investire tutto il resto non erano più le opere della Legge, ma Gesù Cristo, il suo Signore”. (Udienza generale 19 novembre 2008)
I Santi e le Sante sono stati i mercanti che lungo la storia della Chiesa sono andati di fretta a cedere i loro averi, ovvero le proprie aspirazioni e ambizioni, per darsi tutti e tutte a Cristo. E chi oggi si consacra nel sacerdozio o nella vita religiosa contribuisce a rendere carne viva quelle antiche parabole con la misura, ha notato una volta Benedetto XVI, che chiede “tutto il cuore”, “tutta l’anima” e “tutte le forze”:
“Cercate in ogni modo di manifestare la vostra appartenenza a Cristo, il tesoro nascosto per il quale avete lasciato tutto. Fate vostro il ben noto motto programmatico di San Benedetto: 'Niente sia anteposto all'amore di Cristo'”. (Discorso ai religiosi della Diocesi di Roma, 10 dicembre 2005)
Un invito, quello del Papa, che vale altrettanto per la vita di coppia e di famiglia. Anche un matrimonio cristiano è come un campo che custodisce una ricchezza nascosta, che alimenta il rapporto tra i coniugi, aiutandoli a superare – se in confidano in Dio – errori, stanchezza, difficoltà:
“Questo può farlo solo Dio (…) per accostare le coppie, ascoltarle, aiutarle a riscoprire il tesoro nascosto del matrimonio, il fuoco rimasto sepolto sotto la cenere. E’ Lui che ravviva e torna a far ardere la fiamma; non certo allo stesso modo dell’innamoramento, bensì in maniera diversa, più intensa e profonda: sempre però la stessa fiamma”. (Discorso all’associazione Retrouvaille, 26 settembre 2008)
Nei racconti di Gesù c’è una persona che non ha lo stesso “fiuto” per gli affari mostrato dall’uomo del campo o dal mercante della perla. E’ il giovane ricco del Vangelo, che preferisce tenersi i propri beni sonanti a quelli dello spirito promessigli dal Maestro. Ai giovani di Sulmona, qualche settimana fa, Benedetto XVI ha detto invece:
“Per voi Gesù Cristo vale molto, anche se è impegnativo seguirlo, vale più di qualunque altra cosa. Avete creduto che Dio è la perla preziosa che dà valore a tutto il resto: alla famiglia, allo studio, al lavoro, all’amore umano… alla vita stessa. Avete capito che Dio non vi toglie nulla, ma vi dà il 'centuplo' e rende eterna la vostra vita, perché Dio è Amore infinito: l’unico che sazia il nostro cuore. (Sulmona, discorso ai giovani, 4 luglio 2010)
Questa pagina del Vangelo, oltre alla sua carica ideale, si presta anche a una riflessione sul valore della ricchezza in sé. Fa porre una domanda: quale deve essere il nostro rapporto con i beni materiali? Questo è il pensiero del Papa:
“La ricchezza, pur essendo in se un bene, non va considerata un bene assoluto. Soprattutto non assicura la salvezza, anzi potrebbe persino comprometterla seriamente. E’ saggezza e virtù non attaccare il cuore ai beni di questo mondo, perché tutto passa, tutto può finire bruscamente. Il tesoro vero che dobbiamo ricercare senza sosta per noi cristiani sta nelle ‘cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra del Padre’”. (Angelus, 5 agosto 2007)
Le vacanze del Papa a Castel Gandolfo: intervista con mons. Semeraro
◊ Il Papa si trova dal 7 luglio scorso nella residenza estiva di Castel Gandolfo, dove sta trascorrendo un periodo di riposo. Ad eccezione degli Angelus domenicali, l’agenda pontificia resta libera da impegni fino al prossimo 4 agosto, quando riprenderà le udienze generali del mercoledì. Sulla sua permanenza nella cittadina, laziale Luca Collodi ha sentito il vescovo di Albano Marcello Semeraro:
R. – Ho visto il Papa disteso, contento, anche perché il momento dell’incontro con i fedeli a Castel Gandolfo è sicuramente uno di quelli che lo rallegra e lo conforta perché sente le voci, vede i volti e i saluti che i fedeli e i pellegrini gli rivolgono.
D. – Mons. Semeraro, un elemento che personalmente mi ha colpito in questi Angelus domenicali del Papa a Castel Gandolfo è la grande, enorme, presenza di popolo per questi momenti di preghiera mariana...
R. – Una folla che si attende ma in alcune circostanze anche sorprende, tanto è vero che appena domenica scorsa il Santo Padre ha voluto affacciarsi dall’altra parte, sulla piazza, perché i pellegrini erano davvero tanti e il cortile interno era affollato. Ci sono fedeli che vengono da tutto il mondo che si fanno sentire con i loro canti, con i loro saluti e auguri al Papa e, davvero, la domenica, in questi giorni di festa, la cittadina di Castel Gandolfo è tutta ravvivata. Ovviamente, anche nella nostra parrocchia pontificia, dobbiamo aggiungere delle celebrazioni di Sante Messe in più per permettere a questi fedeli di partecipare serenamente all'Eucaristia domenicale.
◊ Benedetto XVI ha nominato ordinario per i fedeli cattolici di rito orientale, residenti in Brasile e sprovvisti di ordinario del proprio rito, mons. Walmor Oliveira de Azevedo, arcivescovo di Belo Horizonte, in sostituzione del cardinale Eusebio Oscar Scheid, arcivescovo emerito di São Sebastião do Rio de Janeiro. Mons. Walmor Oliveira de Azevedo è nato il 26 aprile 1954 nella località di Cocos, diocesi di Bom Jesus da Lapa, nello Stato di Bahia. Dopo aver completato gli studi primari a Caetité ha frequentato i corsi di filosofia e teologia nel Seminario Sant'Antonio dell'arcidiocesi di Juiz de Fora. A Roma, come alunno del Pontificio Collegio Pio Brasiliano, ha conseguito la licenza in Scienze Bibliche presso il Pontificio Istituto Biblico (1977-1980) e la laurea in Teologia biblica presso la Pontificia Università Gregoriana (1985). Il 9 settembre 1977 è stato ordinato sacerdote e incardinato nel clero di Juiz de Fora. Il 21 gennaio 1998 è stato nominato vescovo titolare di Caliabria e ausiliare di São Salvador da Bahia, ed ha ricevuto l'ordinazione episcopale il 10 maggio successivo. Il 28 gennaio 2004 è stato promosso arcivescovo di Belo Horizonte.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ In rilievo, nell'informazione internazionale, la questione nucleare: la Russia critica verso le nuove sanzioni imposte all'Iran da Stati Uniti, Unione Europea e Canada.
In cultura, un articolo di Sandro Barbagallo dal titolo "L'arte sacra deve vivere il proprio tempo": nella storia della Chiesa tradizione e audacia vanno di pari passo.
Le lapidi hanno sempre buona memoria: Carlo Carletti sulle iscrizioni cristiane d'Italia dalle origini al settimo secolo.
Cara Europa ti scrivo: Umberto Broccoli sulle radici cristiane del continente.
Non posso vivere senza libri: Giulia Galeotti a colloquio, impossibile, con Thomas Jefferson.
Enea a Chiusaforte: Elena Buia Rutt recensisce "Mandate a dire all'imperatore", raccolta di versi del giovane poeta friulano Pierluigi Cappello.
Insegnamento della teologia al passo con i tempi: nell'informazione vaticana, intervista di Nicola Gori a don Enrico dal Covolo, rettore magnifico della Pontificia Università Lateranense.
Venezuela. Il cardinale Urosa: dialogo Chiesa-Stato nel rispetto della Costituzione
◊ E' stato un confronto "rispettoso e sereno": così il cardinale Jorge Urosa, arcivescovo di Caracas, in Venezuela, ha definito l'incontro di ieri con il Comitato di Coordinamento dell'Assemblea Nazionale, composto da 15 parlamentari. Il porporato aveva chiesto che l’evento fosse trasmesso in diretta ma la presidenza non ha accolto tale richiesta assicurando, però, che la registrazione del colloquio sarebbe stata proposta in differita. Il servizio di Luis Badilla:
L’incontro si è svolto in due parti. Nella prima, l’arcivescovo Jorge Urosa ha letto un suo documento di sette cartelle e in seguito ha risposto alle domande e osservazioni dei membri della Commissione. Per ora la stampa latinoamericana, che ha seguito con enorme interesse l’evento - abbastanza sorprendente e inedito nella storia recente della regione - informa sull’incontro basandosi sul testo del promemoria del cardinale Urosa. Il porporato, ha auspicato l’inizio di un vero dialogo e quindi ricordato che la Costituzione garantisce i diritti ad ogni cittadino, quindi anche ai vescovi, “per quanto riguarda la partecipazione libera” nella vita nazionale, nelle “responsabilità sociali” e nella “promozione del bene comune”. La Chiesa - ha osservato il cardinale Jorge Urosa – promuove questi diritti da sempre, sotto governi diversi e con ispirazioni politiche ed ideologiche differenti. Lo fa perché la sua sollecitudine “per la convivenza sociale, per la libertà e per la giustizia” così come per “la pace, la fratellanza e la riconciliazione” è parte essenziale della propria missione evangelizzatrice. Al riguardo, l’arcivescovo di Caracas ha citato numerosi documenti episcopali, dal 1958 sino ai nostri giorni, in cui i vescovi esprimono, come pastori e guide spirituali, diverse preoccupazioni sulla vita economica, sociale, politica e istituzionale della nazione, senza che perciò la Chiesa e la sua gerarchia fosse ritenuta un attore politico e un “partito” dell’opposizione. Dopo aver difeso con cortesia, ma con fermezza, il diritto della Chiesa a parlare ogni qualvolta ritiene importante e necessario, il cardinale ha illustrato ancora una volta alcune delle sue dichiarazioni recenti. “Io non ho lanciato accuse o denunce; ho espresso opinioni, protetto dai diritti costituzionali, e l’ho fatto con serietà, rischiando di sbagliare, ma senza dire menzogne”. In sostanza, ha osservato il porporato, sono due le priorità indicate. La prima è che “il presidente Chàvez vuole condurre il Paese per il sentiero del socialismo marxista” (…) e non è stato detto nulla di nuovo poiché lo stesso presidente, come ad esempio lo scorso 15 gennaio, ha detto di essere marxista”. Il porporato ha quindi ricordato che “lo Stato socialista-marxista è uno Stato totalitario”. La seconda questione che il cardinale ha voluto precisare riguarda le più alte istituzioni del Paese. “Non mi sono mai espresso negativamente su queste realtà istituzionali e certamente non sono mai state attaccate da me”. Le mie opinioni – ha affermato - non sono contro le istituzioni. Si riferiscono ad alcuni comportamenti: “Se dico – ha detto il cardinale - che a mio avviso alcune leggi non sono costituzionali non sto attaccando l’Assemblea nazionale”. L’arcivescovo di Caracas, soffermandosi su questo punto, discusso e controverso nel dibattito nazionale, ha poi elencato 7 leggi e un progetto di legge che lui, e non solo lui, ritiene che non siano costituzionali. “In generale, queste leggi colpiscono il pluralismo politico, essenziale per la vita democratica, poiché incorporano la concezione socialista per impiantare poi una patria socialista”; questo finirà per consacrare nei fatti “una sola ideologia obbligatoria per tutti i venezuelani (…), cosa aliena allo spirito e alla lettera della nostra Costituzione”. Infine, così come aveva già sottolineato all’inizio, il cardinale Urosa conclude il suo documento ribadendo la totale disponibilità della Chiesa e dei suoi pastori al dialogo, al confronto e alla ricerca di soluzioni condivise per i problemi del Paese.
Indonesia: in aumento gli attacchi contro i cristiani
◊ I primi sette mesi del 2010 sono stati segnati in Indonesia da un triste record, quello del più alto numero di attacchi contro i cristiani. E’ quanto emerge dal rapporto stilato dal ‘Setara Institute for Peace and Democracy’. Da gennaio a luglio gli attacchi contro comunità cristiane sono stati almeno 28. Nel 2009 invece erano stati 18. Su questi dati si sofferma mons. Yohanes Subagyo, vicario generale dell’arcidiocesi di Jakarta, intervistato da Amedeo Lomonaco:
R. – Si devono vedere bene gli aspetti di ogni caso. Penso che il problema non si possa semplificare, non è un problema soltanto religioso, ma soprattutto si tratta della conoscenza tra i fedeli perché se non ci conosciamo bene gli uni gli altri, non possiamo vivere come fratelli e sorelle. Io vedo che la via di uscita, la speranza, è che vediamo più la luce che il buio del problema. Vedo più lo spirito di fratellanza. Vedo più risurrezione che il peso della croce.
D. - Dunque, la luce del Vangelo prevale sempre sull’oscurità anche quando gli ostacoli sono apparentemente insormontabili...
R. - Posso dire che nella nostra arcidiocesi, ad esempio, c’è stata qualche difficoltà nell’edificare chiese. Noi non vogliamo risolvere il problema soltanto legalmente. Impariamo che dobbiamo essere umili. I cattolici devono diventare una benedizione per quelli che vivono intorno. Dunque la nostra presenza deve essere accettata nello spirito di fratellanza.
D. – Fratellanza che alcune sette cristiane non perseguono...
R. – Ci sono alcune sette cristiane che non vogliono vivere in armonia, nello spirito di fratellanza. Queste sette aggravano il problema.
D. - La comunità cristiana, quella segnata da un autentico spirito di comunione, dà un contributo significativo per l’intero Paese...
R. – Noi cerchiamo di essere una minoranza creativa, come luci che fanno parte di tutto il Paese. Dobbiamo diventare parte di questa gente.
D. – I cristiani in Indonesia sono una minoranza che talvolta diventa bersaglio degli estremisti islamici...
R. - Dobbiamo essere loro fratelli: penso che alcuni diventano estremisti perché non conoscono bene la nostra fede. Ma quando ci possiamo conoscere gli uni gli altri personalmente, il problema si può risolvere.
Crisi in Somalia. Mons. Bertin: urge un maggiore impegno della comunità internazionale
◊ La drammatica crisi somala: il debole governo di transizione, la minaccia delle milizie armate, milioni di persone bisognose di assistenza umanitaria. Una realtà che ha dominato il vertice dell’Unione Africana appena concluso a Kampala in Uganda. Al centro dei lavori soprattutto la lotta al terrorismo, ma anche i progetti di sostegno alla salute e allo sviluppo, sui quali secondo gli analisti poco è stato fatto. La decisione principale dei leader africani ha riguardato infatti l’aumento di circa 4.000 unità della missione di pace a Mogadiscio, mentre restano incerte le modifiche alle regole di ingaggio. Un’opzione sulla cui efficacia l’Onu ha espresso perplessità, condivisa dall’amministratore apostolico in Somalia mons. Giorgio Bertin, intervistato da Gabriella Ceraso.
R. – In effetti, le dichiarazioni ufficiali del summit mi hanno lasciato almeno con la bocca amara, nel senso che l’aumento di altre truppe non dovrebbe cambiare di molto la situazione. Questo aumento deve andare di pari passo con un cambiamento anche della missione affidata ai soldati dell’Unione africana e, allo stesso tempo, a un appoggio politico ed economico più chiaro e più impegnativo da parte della comunità internazionale. Non ci si può fidare semplicemente, per esempio, di dare denaro per essere amministrati dal governo di transizione.
D. – Quindi, lei dice che questo aspetto, comunque, non è stato chiarito?
R. – Esatto. Rimango abbastanza perplesso. Però, appunto, dico che è probabile che al di là delle dichiarazioni ufficiali forse qualche altra decisione sia stata presa, perché proprio immediatamente prima del summit dell’Unione Africana c’era stato un summit dei capi di Stato dei Paesi dell’Africa dell’est e, probabilmente, forse in quella sede hanno preso qualche altro impegno. Ma questo non è stato reso pubblico.
D. - Riguardo la cronaca in Somalia, le notizie anche delle ultime ore sono di continue violenze, di combattimenti, non solo nel territorio somalo ma anche in tutta la regione. Un territorio che sembra allo sbando: è così?
R. – La realtà è proprio così come lei dice. Un governo di transizione che controlla solo qualche punto a Mogadiscio e il resto del territorio è in balia di diverse truppe islamiche. La gente si trova in ostaggio, i combattimenti sono continui e c’è la difficoltà di far arrivare i generi di prima necessità.
D. – A questo proposito, la Commissione europea ha annunciato proprio in questa sede un finanziamento di 35 milioni di euro a sostegno delle attività umanitarie in Somalia...
R. - L’urgenza c’è, è tutto da ricostruire: piccoli ospedali, ambulatori, scuole. Mi sembra che una parte di questi soldi se non mi sbaglio vada per ricostruire centri di militari somali in Uganda. Bisogna vedere se in questi 35 milioni c’è questa parte perché allora è una parte molto sostanziale.
Arizona: entra in vigore la controversa legge sull'immigrazione irregolare
◊ E’ in programma per domani in Arizona l’entrata in vigore della cosiddetta "legge anticlandestini". Sulla controversa normativa, che è stata firmata ad aprile dalla governatrice Jean Brewer, è atteso per queste ore il pronunciamento del giudice distrettuale Susan Bolton di Phoenix, che potrebbe accogliere la richiesta dell’Amministrazione Obama e dichiarare la legge incostituzionale. La Casa Bianca - che sottolinea come il testo possa aprire la porta a possibili violazioni dei diritti civili - sostiene infatti che la legge si pronuncia su una tematica, quella del controllo dei flussi migratori, di competenza esclusiva delle autorità federali. Gruppi e organizzazioni in difesa dei diritti civili sono pronti a scendere in piazza per protestare contro il nuovo ordinamento. Ma perché questa legge ha suscitato tante polemiche? Giada Aquilino ha intervistato Stefano Femminis, direttore di Popoli, il mensile internazionale dei Gesuiti che proprio nel numero di agosto-settembre dedica un reportage fotografico sulla questione:
R. - Perché è una legge di particolare rudezza, con alcuni aspetti che sono stati considerati al limite della costituzionalità e, anzi, si attendono ancora alcuni responsi in questo senso. La norma più contestata, in generale, è la possibilità per le forze di Polizia di fermare, senza necessità di un ordine o di un mandato di arresto, chiunque sia in qualche modo sospettabile di essere un immigrato irregolare, anche soltanto - ad esempio - per i tratti somatici del suo viso. Si tratta, quindi, di norme al limite quasi del razzismo, secondo alcuni giudizi.
D. - Il presidente Obama ha contestato la legge: secondo la Casa Bianca aprirebbe la porta a possibili violazioni dei diritti civili ed un pronunciamento sui flussi migratori - sempre secondo la Casa Bianca - è di competenza delle autorità federali e non dei singoli Stati. Quindi l’iter della legge si annuncia, comunque, lungo e complicato?
R. - Ci sono due questioni che Obama ha sottolineato molto bene in un discorso che ha fatto il 1° luglio scorso: una è appunto questa del conflitto di competenze, per cui sull’immigrazione sarebbe competente il governo federale. C’è attesa per una legge apposita - se ne parlava già nel periodo di Bush - e adesso Obama, dopo il grande impegno legato alla riforma sanitaria, probabilmente ha questo dell’immigrazione come suo prossimo obiettivo. Sono, però, tempi lunghi e pare che per quest’anno non si riuscirà ad affrontare il tema al Congresso. C’è, quindi, quest’aspetto più legislativo ed anche di conflitto di competenze. C’è poi un aspetto che - secondo me - è importante sottolineare del discorso di Obama, in cui sostanzialmente ha detto come la questione dell’immigrazione e della riforma della legge dell’immigrazione sia una questione, prima ancora che politica ed economica, morale. Obama ha detto - cito testualmente - che “è impossibile pensare di rimandare a casa 11 milioni di persone”, cioè gli irregolari. Ha sottolineato anche come gli Stati Uniti per secoli siano stati una terra di opportunità e che non possono ora tradire i loro valori fondanti. Certamente - ha anche aggiunto Obama - ogni Paese ha il diritto-dovere di controllare i propri confini, ma di fatto in questo discorso che citavo così come in altre occasioni ha condannato abbastanza nettamente questa legge e in realtà non è stato l’unico.
D. - Anche i vescovi dell’Arizona, statunitensi e latinoamericani, si sono pronunciati contro il testo che, per esempio, “porterebbe alla separazione dei membri di una stessa famiglia”…
R. – Ci sono stati diversi pronunciamenti e il più recente risale al 14-15 luglio: il vescovo di Tucson, che è un’altra città dell’Arizona, ha ripetuto le sue critiche alla legge, invocando una riforma complessiva dell’immigrazione. C’è poi stato un pronunciamento anche dei Gesuiti: il provinciale della California è stato molto critico con questa legge.
D. - Intanto è già cominciato l’esodo degli immigrati che, fin qui, in Arizona avevano svolto i mestieri più umili. Che ricadute ci saranno su queste persone, ma anche sul tessuto produttivo dello Stato?
R. - Le conseguenze sul tessuto produttivo sono difficili da valutare adesso. Certamente c’è da dire che la legge è anche molto dura non solo con gli immigrati, ma anche con i cittadini locali che ‘coprono’ o danno lavoro agli irregolari. Ma non è soltanto in questo modo e con queste misure che si può risolvere un problema. Evidentemente se c’è questa immigrazione così forte, così sotterranea rispetto alla legge, è perché ci sono una domanda ed una richiesta di lavoro, c’è bisogno di un certo tipo di manodopera. Il problema va, quindi, risolto in modo un po’ più complessivo.
Violenze sulle donne in Italia: cresce lo stalking
◊ La metà delle violenze subite e denunciate dalle donne italiane nel 2009 rientra nel reato di stalking. Emerge dalla ricerca “Le voci segrete della violenza”, presentata oggi a Roma dall’Osservatorio del Telefono Rosa. L'Associazione ha preso in esame 1.782 casi nello scorso anno. L’80% di questi riguarda relazioni sentimentali: in calo del 9% le violenze da parte dei mariti, aumentano invece quelle perpetrate da ex compagni. Al primo posto l’abuso psicologico, seguono maltrattamento fisico, minacce e ricatti di natura economica. Paolo Ondarza ha parlato della ricerca con Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, presidente di Telefono Rosa:
R. - La violenza sulle donne non è certamente diminuita. Sicuramente la violenza all’interno delle mura domestiche è la più pesante. La legge sullo stalking, che è uscita un anno fa, ci ha permesso di far emergere un fenomeno che covava sotto, di cui avevamo la percezione, ma che adesso sta venendo effettivamente a galla in tutta la sua potenza.
D. - Comincia ad esserci una maggiore consapevolezza da parte delle donne nel denunciare il fenomeno?
R. - Sicuramente, c’è una maggiore consapevolezza. Ma siamo ancora lontani dal dire che ci sia un’inversione di tendenza.
D. - Oltre ad accompagnare le donne vittime di violenza, avete inaugurato il progetto dell’accompagnamento del violento. In rari casi, c’è che si presenta ai vostri sportelli anche in coppia per affrontare il problema…
R. - La sfida è pesante, perché l’uomo rifiuta il trattamento a prescindere. Cosa dobbiamo fare? Dobbiamo lavorare proprio sul fatto che venire a parlare con una psicologa non toglie nulla alla virilità di un uomo, alla sua personalità: non lo diminuisce di fronte a nulla, anzi fornisce gli strumenti per vivere sereno ed affrontare i problemi nei modi dovuti.
D. - E’ ancora scarso, ma inizia ad esserci un maggiore coinvolgimento da parte degli uomini nei confronti di certe tematiche. Come evitare un antagonismo uomo-donna affrontando certi argomenti: tanti sono gli uomini violenti, ma non certamente la maggioranza…
R. - Assolutamente. Chi ne fa le spese non è soltanto la compagna. Ne fanno le spese il marito, ne fa le spese anche la famiglia di origine. Se due coniugi sono violenti, è evidente che anche la famiglia ha uno scompenso così come - naturalmente - i figli. Io dico che questo problema lo dovremmo vedere come un problema sociale: come tale va affrontato da uomini e da donne. Allora, forse, riusciremo a comporre la società in maniera diversa. L’uomo non si deve sentire né al di sopra né al di fuori di questo problema, si deve sentire all’interno. Questo è quello che noi tentiamo di fare da anni.
D. - Si sta muovendo qualcosa?
R. - Si, sicuramente.
Don Ciotti a 25 anni dall'uccisione del commissario Montana: la mafia si vince insieme
◊ Lotta alla mafia attraverso la cultura, l’impegno civile e la riutilizzazione dei beni confiscati. Queste le sfide lanciate nel venticinquesimo anniversario della morte del commissario di polizia Beppe Montana, ucciso dalla mafia a Porticello, vicino Palermo. La sua morte diede inizio a una serie di omicidi che decapitarono i vertici della polizia palermitana. Oggi al Palazzo della Cultura di Catania si svolge una giornata di incontri per ricordare la figura di Beppe Montana e il suo impegno contro la criminalità. Michele Raviart ha sentito don Luigi Ciotti, presidente di Libera e promotore dell’iniziativa:
R. – Noi vogliamo fare in modo che la memoria sia sempre di più un impegno. C’è bisogno anche di una grande sfida culturale perché la cultura sveglia le coscienze, attraverso momenti di dibattito, di incontro con le testimonianze di testimoni di giustizia e di familiari delle vittime delle mafie.
D. – La cultura e l’incontro: ma sta anche partendo un progetto importante a Catania...
R. – Sta partendo in modo molto concreto una cooperativa di lavoro sui beni confiscati ai grandi boss della mafia nel nome proprio di Beppe Montana. Tremila giovani in tutta Italia a lavorare grazie ai beni confiscati, campi di volontariato, per dare una mano alle cooperative che sono nate con bando pubblico e oggi credo che il grande evento è proprio la concretezza: la cooperativa Beppe Montana.
D. - Beppe Montana: coraggioso uomo della Polizia di Stato che ha lottato contro la mafia, molto attento anche ai giovani...
R. – Non posso mai dimenticare un suo intervento nel quale lui sottolineava con forza queste parole: dobbiamo spiegare ai giovani chi sono e come vivono i mafiosi. Dobbiamo convincerli perché da soli non ce la possiamo fare e poi ancora continuava a dire: i nostri successi sono il frutto non solo delle investigazioni ma anche del progresso culturale. Quindi, la consapevolezza che bisogna lavorare insieme, che è il “noi” che vince, che la lotta contro la mafia non è per navigatori solitari; quindi per noi diventa un impegno. E’ il “noi” che è fondamentale! Il cambiamento ha bisogno di ciascuno di noi.
D. – La mafia non è più un fenomeno solamente locale ma si sta ulteriormente evolvendo?
R. – Questa quinta mafia che cresce, dei colletti bianchi, più borghese, più imprenditoriale, ci deve porre una grande riflessione nel nostro Paese dove, ripeto, si stanno facendo delle grandi cose nel mondo della scuola, dell’università, associazioni gruppi, movimenti, magistratura, forze di polizia. Ma dall’altra parte ci vuole più coerenza, più radicalità, più determinazione, più coraggio, anche della politica, a non fare assolutamente sconti.
Plenaria del Secam in Ghana. Il cardinale Arinze: fare di più per l'Africa
◊ Seconda giornata oggi ad Accra, in Ghana, della plenaria del Simposio delle Conferenze episcopali d’Africa e Madagascar, il Secam. L’assemblea festeggia i 40 anni di attività con una settimana di riflessione sulle prospettive per la Chiesa in Africa. All’incontro prendono parte oltre 200 delegati tra cardinali, vescovi, presbiteri, religiosi e laici. Per un bilancio di questi 40 anni del Secam ascoltiamo il cardinale nigeriano Francis Arinze, presente ad Accra, al microfono del nostro inviato, padre Joseph Ballong, responsabile del programma Francese-Africa della Radio Vaticana:
R. - E’ veramente bello ed edificante vedere il progresso del Secam, in questi 40 anni, da quando Papa Paolo VI lo ha inaugurato a Kampala. E’ edificante vedere i circa duecento partecipanti, tra vescovi, sacerdoti, religiosi ed esperti laici che sono qui, amici della Chiesa d’Africa, tutti in preghiera e in riflessione, chiedendosi cosa la Chiesa possa ancora fare per generare delle nuove iniziative per l’Africa, come possa questa organizzazione del Secam riuscire ad incoraggiare nuovi metodi pastorali nelle Conferenze episcopali a livello regionale e nazionale. Questo evento rappresenta certamente un avvenimento di grande importanza per la Chiesa di oggi. E' edificante vedere un panorama così variegato, caratterizzato da vescovi di età diverse, vescovi più anziani e più giovani, tutti uniti qui ad Accra. Tutto questo per la Chiesa è certamente positivo. Partecipare a questo Simposio rappresenta per tutti noi una grazia in sé e quando i vescovi faranno ritorno nei loro Paesi, porteranno con loro questa esperienza, cercando di vedere cosa sia possibile fare ancora per l'Africa, incoraggiando non solo gli agenti pastorali ma anche altri protagonisti della vita civile ed economica, come gli industriali, a fare di più per questo nostro continente.
Pellegrinaggio di giornalisti cattolici da Pistoia a Santiago de Compostela
◊ Da Pistoia a Santiago de Compostela, è il cammino che un gruppo di giornalisti di media cattolici nazionali inizierà questa sera per giungere il 5 agosto nella città spagnola, dove secondo la tradizione riposano le spoglie dell’Apostolo Giacomo. L’iniziativa, promossa dall’associazione per la salvaguardia del creato Greenaccord e dalla diocesi di Pistoia, si va ad inserire tra gli avvenimenti di questo Anno Santo Giacobeo. Marina Tomarro ha intervistato sul tema Alfonso Cauteruccio, di Greenaccord:
R. - Poche settimane fa Greenaccord ha tenuto un forum per i giornalisti della stampa cattolica a Pistoia, sul tema “L’umanità in cammino nel Creato”. Il 2010 è l’Anno Compostelano e Pistoia è spiritualmente molto legata a Santiago de Compostela, proprio perché in questa città è conservata una reliquia di San Giacomo. Quindi, data la ricorrenza, la diocesi di Pistoia ha organizzato un pellegrinaggio dei giovani a Santiago de Compostela. Ci siamo allora chiesti, come conclusione logica di questo incontro, perché non mandare un gruppo di giornalisti a condividere l’esperienza del cammino insieme ai giovani? E questo per capirne le motivazioni, per interiorizzare anche questo tipo di esperienze e per parlarne poi alla gente comune attraverso i mezzi di comunicazione.
D. - Greenaccord promuove la salvaguardia del creato, ma in che modo l’ambiente incontra il Cammino di Santiago?
R. - Direi che c’è un legame fortissimo e questo anzitutto perché quando si è soli, sulla strada, immersi nella natura, il primo impatto è proprio quello di sentirsi immersi nel creato. Così facendo riusciamo ad immergerci in noi stessi e a capire la dimensione più interiore del nostro essere e a saper soprattutto leggere nella natura, nei segni che ci vengono dal creato, l’immagine di Dio, la sua impronta, quello che ci vuole comunicare.
D. - Quali sono gli obiettivi di questo viaggio?
R. - Puntiamo anzitutto a documentare la crescita dei giovani durante il cammino: con quale spirito partono, come vivono il cammino e cosa riportano poi nelle loro case. Sarà bello sentire anche la crescita umana dei giornalisti stessi, che vivranno con noi questa esperienza. Noi diciamo ai giornalisti: “Siate viandanti e non sedentari; non accontentavi di stare solo al vostro tavolo di lavoro”. E’ certamente una esperienza da “inviati” e questa è proprio l’esperienza che vorremmo far compiere anche ai giornalisti. Ci sembra un’esperienza molto ricca e soprattutto un qualcosa che documenta la vita vera e la bellezza di stare insieme agli altri ed immersi nella natura. Tutto questo, a mio avviso, rappresenta una tale ricchezza che vorremmo far comprendere anche alla gente che ci accompagnerà attraverso i giornali e la televisione in questo nostro viaggio fino a Santiago.
Il commento dei vescovi filippini al primo discorso del presidente Aquino sullo stato del Paese
◊ I vescovi filippini giudicano il primo discorso sullo stato del Paese pronunciato dal presidente Aquino “realistico”, ma ancora carente su questioni calde quali libertà d’informazione, la riforma agraria, l’occupazione, l’ambiente e il controllo delle nascite. Nel suo discorso pronunciato ieri davanti al Congresso, riferisce AsiaNews, Beniño Aquino ha imputato l’attuale crisi del Paese al suo predecessore Gloria Arroyo, accusata di aver creato tra il 2009 e il 2010 un buco finanziario superiore ai tre miliardi di euro. Annunciando il varo di una speciale Commissione contro la corruzione e di una campagna per fermare i crimini sommari, il presidente si è detto pronto a traghettare il Paese verso il cambiamento. Egli ha invitato il popolo filippino ad avere fiducia in Dio, assicurando che il suo governo non cadrà negli stessi errori delle passate amministrazioni. Aquino ha inoltre elencato tra le sue priorità la conclusione del processo di pace con i ribelli islamici nel Mindanao, la riforma del sistema sanitario e, soprattutto, di voler mantenere stabile la pressione fiscale. Mons. Oscar Cruz, arcivescovo emerito di Lingayen-Dagupan, afferma: “Mi è sembrato un discorso prudente e realistico, basato sui valori di verità, giustizia e pace”. Il presule concorda con il presidente sulla drammatica situazione economica del Paese, da anni oggetto delle critiche e degli sforzi della Chiesa. Dello stesso parere anche mons. Martin Jumoad, vescovo di Isabela, nel Mindanao, una delle aree più povere del Paese. Il prelato applaude la decisione del governo di portare la copertura sanitaria a carico dello Stato e spera che il nuovo presidente possa concludere il processo di pace a Mindanao. Critico, invece, mons. Jose Colin Bagaforo, vescovo ausiliare di Cotabato, che invita Aquino a rivelare la sua futura posizione rispetto alla discussa legge sulla salute riproduttiva. In passato il neopresidente ha appoggiato la discussa legge che prevede il controllo delle nascite e la libera distribuzione di contraccettivi in scuole pubbliche e private, da sempre ostacolata dalla Chiesa e dall’amministrazione Arroyo. Mons. Broderick Pabillo, vescovo ausiliare di Manila e responsabile dell’Azione sociale della Chiesa per la Conferenza episcopale filippina, spera che le affermazioni fatte da Aquino rappresentino solo l'inizio del cambiamento e possano offrire alla popolazione il reale quadro del Paese. Il presule sottolinea che prima delle elezioni Aquino ha presentato una vasta gamma di argomenti ed ha vinto senza presentare programmi concreti. Secondo mons. Pabillo, sono molte le questioni rimaste fuori dal discorso del presidente. Tra tutte, la legge sulla libertà d’informazione, la riforma agraria, la creazione di nuovi posti di lavoro e il disegno di legge sulla salute riproduttiva. (L.Z.)
I vescovi del Perù chiedono al governo un intervento in favore dei poveri
◊ “La situazione dei più poveri non dovrebbe lasciare indifferente l’intera nazione”: così scrivono i vescovi peruviani in un messaggio dal titolo “La nostra patria, il Perù, è un dono”, inviato all’agenzia Fides in occasione dei 189 anni di vita democratica come repubblica libera dalla dominazione spagnola, che ricorrono oggi. “È il momento di dare priorità alla promulgazione di leggi che rispondano alle esigenze reali del nostro popolo e tengano conto della natura della persona umana, della famiglia e della società”, scrive la Conferenza episcopale che ha ricordato le parole del Santo Padre sul rispetto della vita come centro dello sviluppo. “I poteri dello Stato, secondo loro natura, devono continuare a rispettare la legittima autonomia – aggiungono – e completarsi mutuamente nel servizio al bene comune, considerando che la qualità istituzionale è il modo più sicuro per realizzare l’inclusione di tutti nella comunità nazionale”. Stando a quanto scritto nel testo, però, i vescovi individuano alcuni ostacoli e chiedono dialogo e riconciliazione per realizzare la nuova vita che porta a Gesù: “Ci sono situazioni di tensione che creano sfiducia, sospetto e la paura ad esprimere le proprie idee liberamente. La Chiesa che difende i diritti della persona e del bene comune non può rimanere indifferente a questi fatti”. Il messaggio si conclude con l’invocazione al Signore dei Miracoli, patrono del Perù: “Possa benedire il nostro popolo e dargli il coraggio di superare le paure per dare una testimonianza cristiana e umanitaria, facendo grande questo Perù: dono prezioso che Dio ha posto nelle nostre mani”. (R.B.)
Bangladesh: la Chiesa in aiuto alle donne oggetto di violenza a causa della dote
◊ La Chiesa del Bangladesh, attraverso la Caritas locale, è impegnata in prima linea nella lotta contro la violenza sulle donne, in particolare nella regione nord-occidentale del Paese, al confine con lo Stato indiano del Bengala. Parrocchie e Caritas, dunque, sono attive sul fronte della sensibilizzazione: “Cerchiamo di spiegare alla gente quanto sia negativo questo sistema”, dice all'agenzia Zenit padre Anthony Sen, parroco di Thakurgaum. Nell’area è attivo anche un progetto della Caritas che attraverso spettacoli di Gambhira, rappresentazioni teatrali tradizionali a base di musica e danze, è riuscito ad estirpare la violenza in circa mille villaggi: “In passato avevamo provato con seminari e riunioni, ma non aveva funzionato”, ha raccontato il responsabile locale del progetto Caritas, Suklesh George Costa. Il fenomeno della violenza sulle donne, qui, è connesso alla pratica della dote che ognuna deve avere al momento del matrimonio: accade così, nonostante sia illegale dal 1980, che molte famiglie povere o che non possono permettersi di pagarla, si macchino di infanticidio, mentre è in aumento il numero degli aborti selettivi nei confronti delle femmine. Non meno drammatica, comunque, è la sorte che accompagna le donne con doti ritenute insufficienti: spesso sono maltrattate dai mariti, torturate, sfigurate con l’acido e addirittura uccise. (R.B.)
Burkina Faso: il governo contro la discriminazione delle donne accusate di stregoneria
◊ Esiste dal 2001, il centro di Bokin, in Burkina Faso, aperto dalla Chiesa cattolica per accogliere donne anziane accusate di stregoneria e quindi profondamente discriminate, una pratica molto diffusa nel Paese africano. Il centro, riferisce l'agenzia Misna, nei giorni scorsi ha ricevuto la visita del ministro per la Promozione dei diritti umani, Salamata Sawadogo, inserita nel programma di governo per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione femminile. “Il dramma di queste donne è una delle sfide che devono essere vinte per il bene dell’umanità”, è stata la dichiarazione di padre Georges Godo, parroco della chiesa locale e responsabile del centro, che attualmente ospita una trentina di donne costrette a lasciare le loro case e i loro luoghi d’origine perché accusate di stregoneria e per questo escluse dalla vita sociale. Il ministro, durante la visita, ha ribadito che chiunque si macchi di queste colpe è passibile di sanzioni e ha invitato il governo e la società civile a unirsi nell’impegno in favore della popolazione femminile. (R.B.)
Egitto: nuova chiesa per i cattolici copti costruita a tempo di record
◊ Sarà costruita a tempo di record in una città a nord del Cairo, la nuova chiesa per la comunità cattolica copta d’Egitto residente nell’area: circa 250mila persone in un Paese a maggioranza musulmana e in cui la Chiesa cristiana maggioritaria è quella ortodossa-copta, con 8-10 milioni di fedeli. “La nostra gente è molto forte nella sua fede e sarà molto facile costruire questa chiesa”, ha detto a Zenit il vescovo di Guizeh, mons. Antonios Aziz Mina, spiegando che, se normalmente in Egitto i permessi per costruire una struttura destinata a diventare luogo di culto richiedono 30 anni di attesa e la firma del presidente, fanno eccezione le chiese proposte in nuove aree urbane, come questa. Alla futura chiesa, infatti, il governo ha assegnato 300 metri quadri di terreno in cui dovrà essere edificata anche una scuola, per un costo complessivo di 250mila sterline, il cui reperimento è affidato all’associazione Aiuto alla Chiesa che soffre e ad altri organismi. Il vescovo di Guizeh ha anche in progetto l’apertura di due centri pastorali per la propria diocesi, che già offre servizi caritativi in asili, centri sociali e dispensari medici, e in quella vicina. Creata nel 2003, infatti, la diocesi di Guizeh ha meno di seimila cattolici e cinque seminaristi maggiori, e organizza campi estivi per giovani, durante i quali essi ricevono un’educazione cristiana. (R.B.)
I ministri Ue preoccupati per la situazione umanitaria in Sudan
◊ “Forti preoccupazioni sulla violazione dei diritti umani e civili in Sudan” è stata espressa dai ministri degli Esteri dei 27 Paesi membri dell’Unione europea riuniti a Bruxelles per una seduta del Consiglio europeo. I ministri hanno ricordato le persistenti crisi sudanesi: quella in Darfur, la regione occidentale dove il conflitto civile si protrae dal 2003, e quella in sud Sudan, che sono le maggiori emergenze umanitarie in atto nel mondo. Nei giorni scorsi anche la Conferenza episcopale del Sudan aveva inviato un messaggio pubblico di speranza ed esortazione alla concordia nazionale al termine di una sessione plenaria a Juba e dopo le elezioni dell’aprile scorso, che hanno riconfermato al potere il presidente Omar el Bashir, presidente del governo autonomo del sud Sudan. L’Osservatore Romano riferisce le stime dell’Onu, secondo le quali il conflitto mai risolto ha causato finora 300mila vittime, due milioni di sfollati interni e migliaia di rifugiati nei Paesi limitrofi, soprattutto Ciad e Repubblica Centrafricana. “Proteggere i civili e consentire gli aiuti umanitari – sono le priorità da affrontare secondo i ministri Ue – e rimuovere ogni ostacolo all’attività dell’Unamid”, la missione congiunta nell’area di Nazioni Unite e Unione Africana. A complicare la già difficile situazione è sopraggiunta l’incriminazione da parte della Corte penale internazionale dell’Aja del presidente sudanese Omar Hassam el Bashir, con l’accusa di genocidio. Il governo di Khartoum ha reagito definendo questo provvedimento una decisione politica volta a minare l’integrità del Sudan. Solidarietà al presidente è stata espressa dalla Comunità di sviluppo del Sahel e del Sahara, che riunisce 28 Paesi africani, e contro la decisione della Corte si è sollevata anche la XV assemblea ordinaria dei capi di Stato e di governo dell’Unione Africana iconclusa in Uganda. L’Unione europea, inoltre, si dice preoccupata del ritardo accumulato dalle autorità sudanesi sull’applicazione degli accordi di pace siglati nel 2005 con l’esercito di liberazione, che prevedevano, tra l’altro, l’organizzazione di un referendum sull’autodeterminazione del Sudan da tenersi sei anni dopo. A tale proposito i vescovi, nel loro messaggio, avevano voluto incoraggiare tutti i votanti a "scegliere il tipo di futuro di cui essi, i loro figli e le prossime generazioni vorranno godere". Infine, visti i disordini e le irregolarità verificatesi durante le ultime elezioni, l’Ue si è resa disponibile a inviare una missione di osservatori elettorali nel sud Sudan per seguire il processo referendario. (R.B.)
Kirghizistan: Acnur e Unicef in prima linea per far fronte all’emergenza umanitaria
◊ È emergenza umanitaria in Kighizistan: l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Acnur) e l’Unicef lanciano l’allarme per richiamare l’attenzione del mondo sulla situazione. L’Acnur, in particolare, chiede alla comunità internazionale 23 milioni di dollari da stanziare come fondi urgenti per costruire rifugi d’emergenza per tutti coloro che hanno perduto la casa, prima che arrivi l’inverno, che in questa regione è molto rigido e fa arrivare le temperature anche a 25 sotto zero. La costruzione di rifugi d’emergenza, però, non sostituirà in alcun modo la prevista operazione di ristrutturazione e ricostruzione degli alloggi. Nell’area gli sfollati interni ammontano a circa 75mila e vengono quotidianamente assistiti dall’Acnur a Osh e Jalalabad. I nuovi fondi, inoltre, permetterebbero l’estensione sino alla fine dell’anno delle operazioni di tutela, assistenza legale e umanitaria della popolazione, nonché il ripristino di importanti documenti di identità, dello stato civile e dei documenti di proprietà, oltre alla consulenza legale. L’Acnur ha poi istituito team mobili per visitare le famiglie colpite e far fronte alla difficoltà di accesso di queste ai servizi sanitari di base, ma anche alla diffusa mancanza di energia elettrica e alla complicata questione della gestione dei rifiuti. L’Unicef, da parte sua, denuncia le precarie condizioni in cui versano circa 400mila bambini che rischiano di non poter tornare a scuola a settembre perché molte strutture sono state distrutte. Tramite un ponte aereo l’agenzia Onu, che finora ha ottenuto il 40 per cento dei fondi richiesti, circa 9 milioni di euro, ha distribuito nell’area 200 tonnellate di aiuti, garantito acqua potabile e servizi igienici, nonché beni di prima necessità. Inoltre ha installato diversi “spazi a misura di bambino” in cui i più piccoli possono ricevere assistenza medica e psicologica e in cui si lavora a livello educativo per ripristinare la fiducia tra le comunità kirghiza e uzbeka. (R.B.)
Sudafrica: 47 bambini su 100 non arrivano a compiere un anno a causa di aids e altre malattie
◊ Preoccupa la situazione dei bambini in Sudafrica, dove, secondo il rapporto Countdown to 2015, elaborato dal gruppo internazionale che si occupa del monitoraggio sanitario materno e infantile, negli ultimi dieci anni non sono stati fatti significativi progressi. Riporta l’agenzia Fides, infatti, che sebbene le morti infantili siano diminuite del 20 per cento nel Paese dal 2001 ad oggi, ancora 47 bimbi su 100 non raggiungono il primo anno d’età e il 46 per cento di questi decessi sono connessi a malattie correlate alla diffusione dell’Aids. Appare molto lontano, dunque, l’obiettivo del Millennium development Goals, da raggiungere entro il 2015, che consiste nel ridurre sensibilmente le morti infantili al di sotto dei 5 anni. Secondo le ultime statistiche diffuse dall’agenzia governativa Statistics South Africa, infine, il 18 per cento di sudafricani risulta sieropositivo e si stima che entro la fine del 2010 nel Paese ci saranno altri 410mila contagiati, il 10 per cento di essi saranno minori. (R.B.)
Cile: prevista a Natale la riapertura della cattedrale di Concepción
◊ La Cattedrale di Concepción, in Cile, riaprirà probabilmente Natale. La notizia è stata data dall'arcivescovo, mons. Ricardo Ezzati Andrello, durante l’omelia di una Messa in cui ha ringraziato tutti coloro che hanno contribuito economicamente e ha invitato i residenti a partecipare attivamente alle attività di ricostruzione. La cattedrale, precisa Fides, aveva riportato seri danni il 27 febbraio scorso in seguito al terremoto. Nei prossimi giorni sarà costituito un comitato che seguirà i lavori e si occuperà di reperire le risorse mancanti: finora, grazie al denaro di alcuni benefattori della capitale Santiago, è stato possibile rimuovere le macerie dalla navata centrale della chiesa, così da potervi celebrare la Messa. “Spero davvero che dal cuore dei figli della Chiesa di Concepción possa sorgere l’impegno a recuperare la bellezza architettonica della nostra cattedrale e la bellezza di ciò che rappresenta”, ha detto il presule incoraggiando i partecipanti. La data di fine lavori è prevista per Natale. (R.B.)
La Commissione europea dà il via libera a 6 mais transgenici
◊ La Commissione europea ha dato il via libera definitivo, oggi a Bruxelles, all’importazione di sei mais Ogm a fini alimentari e per la produzione di mangimi animali. Si tratta di cinque nuovi mais transgenici e del rinnovo, per altri dieci anni, del permesso di utilizzo del Bt11. Per tutti e sei l’Agenzia europea per la Sicurezza alimentare ha espresso parere positivo. La decisione è stata presa dopo che a Lussemburgo, lo scorso 29 giugno, il Consiglio dei ministri dell’Ue non era riuscito a raggiungere una posizione univoca nel merito. Dopo la pausa estiva, inoltre, i 27 saranno chiamati ad affrontare il dibattito sul futuro dell’Ogm in Europa alla luce della nuova strategia elaborata nei giorni scorsi dal commissario alla Salute, John Dalli, che lascia liberi i singoli governi di scegliere se coltivare o meno Ogm autorizzati dall’Unione sul proprio territorio. (R.B.)
Disponibile on line il nuovo tour virtuale della Basilica di San Pietro
◊ Dopo le bellezze artistiche di San Giovanni in Laterano e di San Paolo fuori le Mura, dopo la maestosità della Cappella Sistina, “sbarca” su Internet anche la grandiosità della Basilica di San Pietro, che da qualche giorno può essere visitata virtualmente attraverso Internet, con l’accesso dal consueto sito www.vatican.va. Certo, nulla può sostituire una visita reale, ma questo nuovo servizio on line sulla pagina web della Santa Sede, sta riscuotendo un notevole successo. Il tour virtuale del principale tempio cattolico, che custodisce i resti dell’Apostolo Pietro, riferisce l'agenzia Zenit, è stato reso possibile grazie alla composizione digitale di migliaia di fotografie scattate nella Basilica e unite a formare un panorama virtuale in una proiezione tridimensionale: il visitatore ha, così, la sensazione di trovarsi immerso in una realtà sacra e può utilizzare a proprio piacimento lo zoom grazie anche all’alta risoluzione. L’opera è firmata da alcuni studenti della Villanova University della Pennsylvania, negli Stati Uniti, che l’hanno realizzata dopo due anni di lavoro: “È probabilmente la cosa più simile alla simulazione di questa esperienza alla quale si sia mai giunti sinora”, la presenta l’esperto in Comunicazioni digitali dell’ateneo, Chad Fahs. “Una delle esplorazioni più innovative di un’opera d’arte – gli fa eco Paul Wilson, tra i leader del progetto – cambierà per sempre il modo in cui artisti e storici possono guardare alla straordinarietà del lavoro e della mente di Michelangelo, la sua attenzione ai dettagli, i suoi commenti sociali e il senso dell’umorismo”. (R.B.)
Il viaggio delle reliquie di San Giovanni Bosco in 130 Paesi
◊ Dal Nicaragua all’Honduras fino a El Salvador: dal giugno scorso le reliquie di San Giovanni Bosco stanno affrontando un viaggio all’interno dei Paesi del Centroamerica in cui c’è la presenza della comunità salesiana fondata dal Santo nel 1854. Il viaggio toccherà in tutto 130 Paesi ed è stato organizzato in occasione del bicentenario dalla nascita di Don Bosco. Il corpo del Santo è custodito nella Basilica di Santa Maria Ausiliatrice a Torino, mentre a partire, dopo la benedizione del 25 aprile ad opera del Superiore generale dei Salesiani di Don Bosco nel mondo, padre Pascual Chàvez Villanueva, sono state alcune reliquie, tra cui la mano destra, molto importante perché con essa “benediceva, scriveva le costituzioni, le lettere cattoliche, assolveva i peccati”, racconta il sacerdote salesiano Tadeusz Rozmus alla Zenit. I fedeli che pregheranno davanti alle reliquie di Don Bosco potranno ottenere l’indulgenza plenaria alle consuete condizioni: Confessione, Comunione, preghiere secondo le intenzioni del Papa e distacco da qualsiasi peccato, anche veniale. Dal 4 agosto all’11 settembre prossimi, inoltre, le reliquie saranno in Messico, dove si svolgerà “l’incontro” senza precedenti tra il fondatore dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice e il popolo messicano, prima di raggiungere gli Stati Uniti. (R.B.)
Sciagura aerea in Pakistan: morte 152 persone
◊ Sciagura aerea stamattina in Pakistan. Un Airbus della compagna AirBlue - la seconda per importanza del Paese – si è schiantato alla periferia di Islamabad poco prima di atterrare. Le 152 persone che erano a bordo hanno perso la vita. Il servizio è di Eugenio Bonanata:
Nessun sopravvissuto. Tutti i corpi sono stati recuperati dalle squadre di soccorso che hanno lavorato per ore tra i rottami. La conferma è arrivata sia dal ministro dell’Interno sia dai vertici della polizia. Sono dunque state smentite le notizie del recupero di alcuni feriti diffusa inizialmente da media locali. Fra le vittime vi sarebbero anche due cittadini americani. Restano da chiarire le cause della tragedia. Si parla delle avverse condizioni meteo. Proprio in quel momento sulla capitale pakistana imperversava un violento temporale. L’aereo si accingeva ad atterrare quando la torre di controllo ha chiesto al pilota di mettersi in posizione di attesa perché la pista era occupata. Poi si è perso il contatto con il velivolo, che subito dopo si è schiantato al suolo. Il governo, che ha categoricamente smentito l’ipotesi di un attentato, ha avviato un’inchiesta. Sullo sfondo la peggiore sciagura aerea nella storia del Paese, con l’esecutivo che ha rinviato la riunione odierna proclamando un giorno di lutto nazionale. Il premier Gilani ha espresso “dolore e estremo cordoglio” per quanto accaduto. L’azienda che produce gli Airbus, a Parigi, ha fatto sapere che il velivolo aveva 10 anni, un’età relativamente bassa per quel tipo di aerei.
Golfo Persico
Una petroliera giapponese è stata danneggiata da un'esplosione, nello stretto di Hormuz nelle acque fra l'Omàn e l'Iran. La società proprietaria ha riferito al governo nipponico che l’episodio potrebbe essere stato causato da un attacco esterno. Membri dell’equipaggio avrebbero visto un “forte bagliore” all'orizzonte poco prima dell'esplosione. Si registra un solo ferito tra i 31 marinai a bordo. Dal cargo non c’è stata fuoriuscita di greggio.
Afghanistan
Almeno 25 le vittime e decine i feriti per l’esplosione di una bomba stamattina al passaggio di un autobus nel sud-ovest dell'Afghanistan. Le autorità locali ritengono che l’ordigno era destinato ad un convoglio della coalizione internazionale il cui passaggio era atteso lungo la stessa strada. Intanto il Pentagono ha avviato un'inchiesta penale per risalire all’enorme fuga di notizie riservate ottenute da Wikileak. Il presidente statunitense Obama si è detto preoccupato ma convinto che nessun segreto sia stato rivelato.
Iraq
Attentato stamattina nel cuore di Baghdad. Almeno 5 le vittime e una decina i feriti. E’ successo nel distretto di Sadr, davanti ad una banca. Intanto, nella città santa di Kerbala, a sud, un elicottero militare iracheno è precipitato forse per una tempesta di sabbia. Morti i 6 membri dell’equipaggio.
UE-Iran
“Tornare al tavolo delle trattative” con l’Iran “il più presto possibile”. Lo ha sottolineato l’Alto commissario per la Politica estera Ue, Catherine Ashton, riferendosi al dossier nucleare di Teheran. In merito alle sanzioni contro la Repubblica Islamica adottate da Bruxelles nei giorni scorsi ha detto che “sono solo un modo per riprendere il dialogo”.
Duisburg
Si aggrava il bilancio della tragedia alla love parade di sabato scorso a Duisburg, in Germania. Stamattina è morta una ragazza tedesca di 25 anni per le ferite riportate nella calca. Sale così a 21 il numero complessivo delle vittime. Sono state oltre 500 le persone rimaste ferite durante il raduno musicale.
Spagna
In Spagna il Parlamento catalano ha approvato questa mattina l'abolizione della corrida nella regione con 68 voti a favore, 55 contrari e 9 astensioni. Si tratta della seconda regione del Paese a vietare questo tipo di manifestazioni, dopo l'arcipelago delle Canarie che l'ha fatto nel 1991. Il provvedimento entrerà in vigore a partire dal primo gennaio 2012.
Italia-Fiat
“Il trasferimento in Serbia non danneggia Mirafiori”. Parole dell'amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne, questa mattina al tavolo tra governo, sindacati, enti locali e azienda sul futuro dello stabilimento dopo l'annuncio del Lingotto di produrre la nuova monovolume in Serbia. Marchionne ha anche confermato il piano "Fabbrica Italia", primo passo per una NewCo per Pomigliano e ha sottolineato che l’azienda è pronta a disdire il contratto dei metalmeccanici alla scadenza, nel 2012. “La produzione resti in Italia”, è l’appello dei sindacati. Ma come leggere questa delocalizzazione? Linda Giannattasio lo ha chiesto a Gianfranco Viesti, docente di politica economica presso l’università di Bari:
R. - E’ normale che una grande azienda multinazionale come la Fiat riorganizzi la propria produzione in più Paesi per essere efficiente al massimo, anche perché se non si organizza in maniera efficiente un'azienda chiude. Questo è certamente il risultato peggiore per tutti. Quello che bisognerebbe avere è, da parte dell’azienda, un quadro almeno a medio termine di quello che intende fare. Negli ultimi mesi abbiamo avuto troppi annunci contrastanti e questo non va bene, perché sono scelte che hanno impatti molto forti sul lavoro e sulla vita di migliaia e migliaia di persone. E quindi è bene che siano meditate. L’azienda fa le sue scelte e dopo di ché se ne discute, tenendo in conto tutte le variabili.
D. - Marchionne ha confermato anche il piano fabbrica Italia, un primo passo per la costituzione di una nuova Newco per quanto riguarda anche Pomigliano. Quali ipotesi si possono aprire?
R. - Bisogna portare quell’investimento a regime e cioè accettare dalla parte dei lavoratori queste condizioni che tra l’altro sono durissime, e da parte dell’azienda riammettere la propria trattativa e tutte le componenti che non hanno siglato l’accordo, in modo da arrivare ad avere un clima sociale nello stabilimento il più positivo possibile.
D. - La Fiat, inoltre, si è detta pronta a disdire il contratto dei metalmeccanici…
R. - Una disdetta unilaterale di un contratto collettivo rappresenterebbe un cambiamento profondo nel nostro mondo delle relazioni industriali. Marchionne ha ragione a dire che per poter essere competitivi bisogna lavorare in un certo modo, ma deve anche accettare che i lavoratori abbiano regole collettive, che stabiliscano la cornice anche dei diritti dei lavoratori.
Italia codice della strada
Via libera del Senato italiano al ddl con modifiche al codice della strada. L’aula ha approvato la legge all’unanimità. Previsto, tra l’altro, a partire dal 30 luglio il ritiro della patente dopo tre infrazioni gravi e il divieto assoluto di vendita di alcolici dopo le 22 negli Autogrill. Diventa obbligatorio l’alcol-test, che dovrà essere eseguito all’interno dei locali che dunque dovranno essere muniti di etilometro. Molte misure sono dirette ai neo patentati, che non potranno guidare auto potenti. Infine ogni auto dovrà essere dotata di scatola nera per registrare le manovre eseguite. Per il premier Berlusconi la riforma farà diminuire “ulteriormente il numero degli incidenti e la mortalità sulle strade”.
India-Cameron
Tappa in India per il neo premier britannico Cameron che oggi è arrivato nella città meridionale di Bangalore, proveniente dalla Turchia. Senza precedenti la delegazione al suo seguito: una sessantina di imprenditori britannici e 5 ministri del governo per una visita che ha come obiettivo quello di rilanciare le relazioni politiche ma soprattutto economiche e commerciali con il Paese. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 209
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