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Sommario del 27/07/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Lord Patten alla Radio Vaticana: dal viaggio del Papa nel Regno Unito un beneficio per tutta la società, non solo per i credenti
  • Rinuncia e nomina
  • Messaggio del Papa per la solennità dei Santi Gioacchino e Anna: i nonni preservino nella fede tutti i momenti della vita
  • A Mosca, le lettere credenziali di mons. Mennini, primo nunzio nella Federazione Russa
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Cameron in India insieme con 60 imprenditori britannici per cercare nuovi orizzonti commerciali
  • Il cardinale di Caracas, Urosa, incontra i membri della Commissione coordinatrice dell’Assemblea nazionale
  • Arrivata a Roma una bimba palestinese che in Italia riceverà cure necesessarie per sconfiggere il cancro
  • Aperta in Ghana l'Assemblea plenaria del Simposio delle Conferenze episcopali d’Africa e Madagascar
  • Haiti, organizzazioni umanitarie ancora al lavoro dopo il terremoto di gennaio
  • La rettifica degli esperti d'arte: la tela nella Chiesa del Gesù non è del Caravaggio ma di un seguace
  • Chiesa e Società

  • Iraq: è morto mons. Andraos Abouna, vescovo ausiliare di Baghdad
  • Indonesia: nel 2010 escalation di attacchi contro i cristiani
  • India: più vocazioni in Madhya Pradesh nonostante le persecuzioni
  • Israele: padre Neuhaus in difesa dei figli degli immigrati a rischio espulsione
  • Mons. Twal si congratula col neopresidente della Federazione Luterana Mondiale
  • Tanzania: la Chiesa smentisce sue presunte manovre politiche per condizionare le elezioni
  • Nigeria: costituta una "task force" per combattere la diffusione delle armi illegali
  • Maggiore cooperazione tra i Paesi africani per combattere l’insicurezza alimentare
  • Congo: a causa di povertà e ignoranza molte minorenni costrette alla prostituzione
  • Camerun: vittime e sfollati per le forti piogge. Si aggrava l'epidemia di colera
  • Cina: nel sud ancora piogge torrenziali. A rischio la diga delle Tre Gole
  • Colombia. Msf: “Gravi conseguenze psicologiche sulla popolazione colpita dal conflitto”
  • Perù: campagna di solidarietà per i più poveri colpiti dal freddo
  • Eurostat: la popolazione dell'Unione Europea supera quota 500 milioni
  • Kenya: da oggi al 10 agosto il 13.mo "World Scout Moot"
  • L’assistenza ai moribondi al centro della Giornata per la vita indetta dalla Chiesa britannica
  • Attesi a Roma 53 mila ministranti per il pellegrinaggio internazionale del Cim
  • Bibbia del Fanciullo: stampate otto nuove versioni in altrettante lingue africane
  • Giovani e famiglie italiane in missione in Messico per un’estate al servizio degli altri
  • 24 Ore nel Mondo

  • Ahmadinejead: l'Iran continua il programma nucleare. A settembre colloqui con la comunità internazionale
  • Il Papa e la Santa Sede



    Lord Patten alla Radio Vaticana: dal viaggio del Papa nel Regno Unito un beneficio per tutta la società, non solo per i credenti

    ◊   In Scozia e Inghilterra, fervono i preparativi per il viaggio apostolico di Benedetto XVI, in programma dal 16 al 19 settembre prossimo. Si tratta della prima visita di Stato di un Papa nel Regno Unito, giacché il viaggio di Giovanni Paolo II del 1982 aveva avuto una dimensione esclusivamente pastorale. Il 16 settembre, a caratterizzare la rilevanza di questa visita, Benedetto XVI sarà ricevuto dalla Regina Elisabetta nel Palazzo di Holyrood House ad Edimburgo. Sullo stato dell’organizzazione e le attese per questo evento, Philippa Hitchen ha intervistato l’incaricato del primo ministro britannico per il viaggio papale, Lord Christopher Patten, in visita alla Radio Vaticana:

    R. – I’m absolutely confident that all the arrangements put in place by local…
    Sono assolutamente certo che tutti i preparativi avviati dal governo, dai governi locali, dalle Conferenze episcopali di Scozia e Inghilterra faranno della visita del Papa un successo incredibile.

    D. – Quale è, secondo lei, la sfida maggiore per le settimane a venire?

    R. – People that perhaps underestimated the complexity involved in fitting together…
    Il fatto che la gente forse ha sottovalutato la complessità insita nel far combaciare gli aspetti tipici di una visita di Stato e quelli relativi ad una visita pastorale. Il presidente Obama stesso non si può permettere di uscire ed incontrare così, semplicemente, centomila persone in un incontro all’aperto. Forse sono state un po’ sottovalutate le difficoltà nel mettere insieme tutto questo. Ma ora siamo a buon punto; mi sembra che il programma di massima sia veramente interessante. Esso farà in modo – almeno lo spero – che non solo la comunità cattolica, la comunità dei credenti, sia in grado di rapportarsi molto da vicino con il Papa nel corso di avvenimenti di tipo pastorale, ma penso che fornisca anche l’occasione di dimostrare che il governo di un Paese a larga maggioranza non cattolica abbia un’agenda incredibilmente vasta di possibilità di collaborazione con la Chiesa cattolica: l’equità globale, cambiamenti climatici, la sostenibilità con l’ambiente… Nel momento in cui andiamo a spiegare l’importanza di questo evento, potremmo stupire quelli che inizialmente sono stati critici nei riguardi di questa visita.

    D. – In effetti, ci sono state delle critiche contro questa visita. Ciò rappresenta una preoccupazione seria per lei?

    R. – No. We live in a free society; I think it’s recognized that if people want to protest…
    No. Viviamo in una società libera. Mi sembra che sia riconosciuto che se la gente vuole protestare pacificamente, essa abbia ogni diritto di farlo. Penso che rappresentino una piccola minoranza della comunità. Quello che invece ci preoccupa molto è garantire non soltanto la sicurezza del Santo Padre, ma anche che gli avvenimenti pastorali non siano guastati, perché penso che questo arrecherebbe una grave offesa.

    D. – Alcune delle critiche riguardano i costi, in costante aumento, di questa visita papale…

    R. – The costs for the tax-payers being in the range of 10-12 million, but when you …
    Il costo della visita che ricade sui contribuenti è pari a 10-12 milioni; ma se consideriamo che l’anno scorso abbiamo ospitato un vertice del G20, durato un solo giorno e costato tra 19 e 20 milioni, penso che questo dovrebbe far riflettere sul fatto che tutto deve essere mantenuto nel quadro del proprio contesto…

    D. – Recentemente, lei ha detto che la Gran Bretagna è il Paese più secolarizzato che il Papa abbia visitato…

    R. – I’m talking about issues like church attendance and the extent to which I think …
    Mi riferisco ad aspetti come la frequenza della partecipazione alla Messa e la misura in cui – così mi sembra – il desiderio di visibilità insieme all’agnosticismo e all’ateismo intellettuale hanno acquistato ampio spazio nell’agenda pubblica e dei media. C’è una frase in un libro molto bello di Julian Barnes sulla morte (“Nothing to be Afraid of”). Barnes inizia proprio il libro con questa frase, in cui dice al fratello: “Non credo in Dio, ma mi manca!”. Credo che sia proprio questo il senso in cui molta gente, oggi, vive nel nostro Paese.

    D. – Lei ha parlato anche di intolleranza nei riguardi del credo religioso: è rivolta in particolare alla Chiesa cattolica, secondo lei?

    R. – I think it’s particularly directed to the Catholic Church because of the Catholic …
    Credo sia rivolta in particolare alla Chiesa cattolica, proprio a causa dell’importanza preminente della Chiesa cattolica, della sua longevità e della sicurezza con cui essa asserisce alcune verità fondamentali. Ma questo non mi preoccupa eccessivamente. Penso che dobbiamo essere coerenti e, quando facciamo certe affermazioni, riconoscere che spesso siamo stati intolleranti a nostra volta in passato.

    D. – In questo contesto, quanto potrà essere difficile far giungere il messaggio del Papa alla gente?

    R. – I think it should be easier to get across, that many of the issues that are raised …
    Penso che dovrebbe essere più facile farlo passare, in considerazione dai molti temi affrontati dalla Chiesa, soprattutto considerando l’interesse delle generazioni più giovani per gli aspetti della giustizia sociale a livello globale: probabilmente, non si sa che il 25% dell’istruzione scolastica nell’Africa subsahariana è fornita dalla Chiesa, o che il 25% dell’assistenza sanitaria nell’Africa subsahariana è a carico della Chiesa e da gruppi legati alla Chiesa… Questi messaggi passeranno chiaramente, proprio grazie alla presenza del Santo Padre nel Regno Unito ed ai tanti importanti incontri che avrà. Non sono per niente pessimista, in questo senso.

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    Rinuncia e nomina

    ◊   In Francia, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Orléans, presentata per raggiunti limiti di età da mons. André Fort. Al suo posto, il Papa ha nominato mons. Jacques Blaquart, finora ausiliare di Bordeaux. Mons. Blaquart, 58 anni, ha compiuto gli studi di Filosofia nel Seminario interdiocesano di Poitiers e quelli di Teologia presso il Seminario di Bordeaux. Ordinato sacerdote, ha ricoperto gli incarichi di parroco, vicario generale e incaricato della formazione dei seminaristi della diocesi. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 17 settembre 2006 per l’imposizione delle mani del cardinale Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux.

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    Messaggio del Papa per la solennità dei Santi Gioacchino e Anna: i nonni preservino nella fede tutti i momenti della vita

    ◊   Benedetto XVI ha inviato un messaggio incentrato sulla figura dei nonni in occasione, ieri, della memoria liturgica dei Santi Gioacchino e Anna, genitori di Maria madre di Gesù. Il messaggio del Santo Padre è stato letto nell'ambito della Giornata dei nonni, organizzata per il 12.mo anno consecutivo in Spagna dall’Associazione Età d’Oro – Messaggeri della Pace. Il testo è stato letto dopo la Santa Messa presieduta a Jaén da mons. Ramón del Hoyo López, vescovo della città spagnola. Nel messaggio, indirizzato al presidente dell’Associazione padre Ángel García, il Papa “apprezzando la ricchezza religiosa, spirituale, umana e sociale dei nonni li esorta a preservare nella fede, dando senso con la luce di Cristo Signore, tutti i momenti della vita”. Nel messaggio, Benedetto XVI chiede poi al Signore di assistere i nonni “con la sua provvidenza e misericordia” e implora “la protezione dei Santi nonni Gioacchino e Anna e della loro Figlia, la gloriosa Vergine Maria, madre di Gesù Cristo Nostro Signore”. L’Associazione Messaggeri della Pace, fondata nel 1962 da padre Ángel García Rodríguez, ha come obiettivo prioritario il sostegno dei nuclei più disagiati della società. L’Associazione promuove programmi sociali, di cooperazione allo sviluppo o di aiuto umanitario, in 40 Paesi del mondo.

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    A Mosca, le lettere credenziali di mons. Mennini, primo nunzio nella Federazione Russa

    ◊   Il 15 luglio, nel salone d'onore del ministero degli Affari Esteri a Mosca, l’arcivescovo Antonio Mennini ha presentato le Lettere credenziali di primo nunzio apostolico nella Federazione Russa al ministro degli Affari Esteri, Sergej Lavrov. Il 26 giugno scorso l'arcivescovo Dominique Mamberti, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, aveva ricevuto le Lettere che accreditavano Nikolaj Sadchikov come primo ambasciatore della Federazione Russa presso la Santa Sede.

    La cerimonia a Mosca è stata seguita da un cordiale incontro, al quale era presente tra gli altri, il viceministro degli Esteri Alexandr Krusko. Per sottolineare la portata storica dell'avvenimento, riferisce “L’Osservatore Romano”, Krusko ha voluto “tratteggiare lo sviluppo dei rapporti bilaterali fra la Federazione Russa e la Santa Sede che, negli ultimi anni, è stato caratterizzato da una crescente sintonia di spirito e di cooperazione”. Il viceministro si è fatto quindi latore degli auguri del presidente Dimitrj Medvedev al primo nunzio apostolico nella Federazione Russa, ed ha auspicato un'ancora più “fruttuosa collaborazione sulle grandi sfide morali ed etiche che si pongono all'uomo d'oggi”.

    Dal canto suo, mons. Mennini ha ricordato come la Federazione Russa e la Santa Sede abbiano "spesso trovato nei vari fori internazionali una valida sintonia nella salvaguardia dei valori morali oltre che nella promozione della pace”. Il nunzio si è quindi fatto interprete del cordiale saluto del Papa al capo dello Stato russo, assicurando la sua “collaborazione per un ulteriore rafforzamento delle relazioni con il governo, nonché per la crescita morale e spirituale del popolo russo”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nuove discriminazioni: nell’informazione internazionale, Emanuele Rizzardi su una direttiva europea per la parità di trattamento che invece restringe i diritti civili.

    Pierluigi Natalia illustra la via faticosa della democrazia in Guinea.

    C’è un volto per ogni istante: in cultura, Alberto Viganò sulla carità divina nella pittura del Beato Angelico.

    Che libertà non avere nulla!: Roberto Lambertini su povertà e denaro nel francescanesimo delle origini.

    Un articolo di Emilio Ranzato dal titolo “1960 d’autore”: cinquant’anni fa “La dolce vita”, “L’avventura” e “Rocco e i suoi fratelli” segnarono lo zenit del cinema italiano.

    Alla ricerca della normalità perduta: sulle commedie non moralistiche un articolo di Gaetano Vallini, inviato al Fiuggi Family Festival.

    Nell’informazione vaticana, intervista di Nicola Gori a Sua Beatitudine Baselios Cleemis Thottunkal, arcivescovo maggiore di Trivandrum dei Siro-Malankaresi (India).

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    Oggi in Primo Piano



    Cameron in India insieme con 60 imprenditori britannici per cercare nuovi orizzonti commerciali

    ◊   Una delegazione senza precedenti in numeri e ambizioni accompagna la visita del premier inglese David Cameron da oggi in India, dopo la sosta in Turchia. Oltre 60 imprenditori delle migliori compagnie britanniche e cinque ministri del governo per una tre giorni di incontri programmati con amministratori locali, responsabili commerciali e potenziali investitori. Fonti governative inglesi confermano: in tempo di crisi, la priorità della politica estera di Londra è l’economia. Gabriella Ceraso ne ha parlato con Antonio Varsori, ordinario di Storia delle relazioni internazionali all’Università di Padova:

    R. – Non dobbiamo dimenticare che l’India è uno dei Paesi emergenti, con un tasso di crescita molto alto: è una nazione con circa un miliardo di abitanti e quindi indubbiamente è un attore che nessuno può trascurare. Dal punto di vista inglese, esistono poi alcuni elementi che possono giocare a favore: c’è una tradizione di rapporti e di conoscenza reciproca, c'è l'attenzione che, devo dire, gli ambienti economici indiani hanno sempre mostrato nei confronti di Londra come ad un grande centro finanziario internazionale. E poi non dimentichiamo che in Gran Bretagna esistono colonie di indiani e pakistani molto consistenti, e naturalmente anche questo facilita i rapporti.

    D. – Quindi, India partner ideale tra quelli emergenti, per un sostegno ad un’economia che rischia la recessione, ma anche ponte per arrivare all’Oriente, al colosso cinese?

    R. – Questo certamente sì. L’Inghilterra è stato uno dei Paesi maggiormente colpiti dalla crisi finanziaria. Io, però, vedrei anche il punto di vista inverso: per l'India, la Gran Bretagna può essere una testa di ponte nei confronti dell’area più ampia dell’Unione Europea.

    D. – Comunque, guardarsi intorno e andare oltre gli scenari della sola guerra nella politica estera di Cameron sembra un tratto nuovo rispetto alle priorità dell’ex premier, Gordon Brown. Significa dunque anche spostare l’asse da Washington verso l’Oriente?

    R. – Guardarsi intorno in un mondo che è cambiato mi sembra quasi una scelta obbligata! Questo non significa, naturalmente, che vengano meno i legami con gli Stati Uniti: io lo escluderei. Esistono legami, soprattutto sul piano politico e in qualche modo tuttora sul piano militare, che non possono essere trascurati.

    D. – Cameron arriva in India dalla Turchia, altro Paese strategico per l’accesso all’Oriente, e lì ha ribadito l’appoggio di Londra all’ingresso di Ankara nell’Unione Europea: un’Unione dalla quale comunque Londra rimane parzialmente fuori?

    R. – L’Inghilterra è fuori dall’euro, però all’interno dell’Unione Europea la Gran Bretagna, che si voglia o no, una funzione abbastanza importante la svolge. In questo caso, ha la possibilità di entrare effettivamente, avendone poi la voglia e la capacità, in un ruolo di ponte: noi sappiamo che sulla questione della Turchia, invece, altri due Paesi importanti – la Francia e la Germania – sono molto scettici se non contrari.

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    Il cardinale di Caracas, Urosa, incontra i membri della Commissione coordinatrice dell’Assemblea nazionale

    ◊   L’arcivescovo di Caracas, il cardinale Jorge Urosa, dopo che la presidenza dell’Assemblea nazionale del Venezuela ha ribadito l’invito per un incontro riguardo la situazione del Paese, prenderà parte oggi alla riunione con i parlamentari. Il primo invito, per martedì scorso, era stato rifiutato da parte del porporato perché non esistevano le condizioni minime che potessero garantire la sua utilità. Il servizio di Luis Badilla:

    L’incontro con i membri della Commissione coordinatrice dell’Assemblea nazionale, secondo quanto hanno garantito gli organizzatori, si dovrebbe svolgere “in sicurezza e con il dovuto rispetto”, sia per la “dignità del cardinale” sia per la sua condizione di cittadino. Il comunicato dell’arcivescovado, a firma del cancelliere segretario, mons. Adán Ramírez Ortiz, rileva che il cardinale Urosa ha accettato l’invito con lo scopo di “spiegare il contenuto di alcune sue dichiarazioni” di giorni fa in risposta agli attacchi ricevuti a più riprese da parte del presidente della Repubblica. L’arcivescovo di Caracas, si osserva, ha “preso questa decisione nella speranza che esista un ambiente nel quale si possa svolgere un dialogo sereno e fruttifero”, cosa che è stata assicurata da parte della presidente dell’Assemblea nazionale, signora Cilia Flores.

    Una settimana fa, quando il cardinale aveva rifiutato cortesemente il primo invito aveva proposto un dialogo “sereno e rispettoso”, che sia “a beneficio degli interessi supremi del popolo venezuelano”. Nella sua dichiarazione, l'arcivescovo di Caracas aggiungeva: “Ritengo che questo incontro si potrebbe tenere in uno spazio istituzionale fissato consensualmente, in un clima sereno affinché sia un dialogo fruttifero. Penso che l’incontro si potrà svolgere già il 26 o 27 luglio”. Le condizoni fondamentali poste dal porporato sono state accolte e dunque oggi, è la speranza della stragrande maggioranza del popolo venezuelano, potrebbe avviarsi questo meccanismo destinato a discutere con sincerità e spirito costruttivo sia sulle molte cose in comune, ma anche sulle importanti differenze riguardo il futuro modello di Paese e i suoi metodi per consolidare la democrazia, il rispetto della costituzione e dei diritti inalienabili dei cittadini.

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    Arrivata a Roma una bimba palestinese che in Italia riceverà cure necesessarie per sconfiggere il cancro

    ◊   Una bambina palestinese di appena cinque anni, gravemente malata di cancro, è arrivata ieri sera all’aeroporto di Fiumicino accompagnata dal padre. Grazie all’interessamento dell’associazione umanitaria Angels e del Consolato Italiano a Gerusalemme, Intisar Almshalah potrà ricevere le cure necessarie in Italia per sconfiggere una gravissima forma di tumore al fegato. Elisa Castellucci ha chiesto alla portavoce di Angels, Benedetta Paravia, quale sia la realtà delle strutture sanitarie presenti a Gaza:

    R. – Per quanto riguarda la cura di patologie invasive o comunque un po’ più complicate, dove ci vogliono adeguate strutture ospedaliere e adeguato personale medico, tutti i bambini di Gaza sono costretti ad andare in Israele per le cure. Questo comporta dei disagi notevoli anche per le famiglie poiché un solo genitore è ammesso all’accompagnamento e quando per esempio, nel caso di tumori infantili, devono fare dei cicli di chemioterapia, hanno bisogno di stare parecchio tempo lontani da casa.

    D. – Come vive un bambino a Gaza?

    R. - Un giorno ci può essere una condizione di normalità e il giorno seguente, invece, ci può essere una grande tensione, una grande preoccupazione a livello delle famiglie e, soprattutto, per quanto riguarda le famiglie con bambini malati, un perenne stato di angoscia poiché spesso non sanno proprio a chi appellarsi. Fortunatamente le famiglie, con il passaparola, sono riuscite a sapere che esistiamo e così stiamo ricevendo gradualmente delle richieste e stiamo dando la priorità alle situazioni più gravi.

    D. – Quanto è importante l’opera e il lavoro svolto dalle numerose associazioni e Ong presenti sul territorio?

    R. – Sicuramente è importante dare la possibilità ai cittadini di Gaza di vivere una vita dignitosa. E' importante costruire, investire sul territorio, non soltanto una beneficienza ma creare le condizioni per una loro autonomia. E’ questa la cosa più importante.

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    Aperta in Ghana l'Assemblea plenaria del Simposio delle Conferenze episcopali d’Africa e Madagascar

    ◊   Si è aperta stamani ad Accra, in Ghana, la 15.ma Assemblea plenaria del Simposio delle Conferenze episcopali d’Africa e Madagascar (Secam). La riunione festeggia il 40.mo di attività con una settimana di riflessione incentrata sul tema “Secam, quarant’anni dopo: autonomia e prospettive per la Chiesa in Africa”. All’incontro prendono parte oltre 200 delegati tra cardinali, vescovi, presbiteri, religiosi, religiose e laici. Sull’Assemblea del Secam ascoltiamo il servizio del nostro inviato ad Accra, padre Josef Ballong, responsabile del programma francese africa della nostra emittente:

    Il Simposio delle Conferenze episcopali dell’Africa e Madagascar (Secam) celebra il 40.mo anniversario della sua fondazione e la sua 15.ma Assemblea plenaria ad Accra, in Ghana. Le manifestazioni di questi due avvenimenti hanno avuto inizio ad Accra con una solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal presidente del Secam, il cardinale Polycarp Pengo, arcivescovo di Dar-es-Salaam, in Tanzania. Nella sua omelia il cardinale Pengo, parlando del tema dell’incontro “Autonomia e prospettive della Chiesa in Africa”, ha sottolineato che “l’autonomia non può essere raggiunta andando contro Dio. L’autonomia non deve essere confusa con i progetti per la nostra auto-glorificazione e non per la gloria di Dio e della Chiesa”.

    Dopo la Messa, è seguita la cerimonia ufficiale di apertura, presieduta dal vicepresidente della Repubblica, John Dramani Mahama. I discorsi hanno soprattutto posto l’attenzione sulla situazione di crisi in cui si trova l’Africa. E' stato chiesto di trovare dei mezzi e delle vie per aiutare l’Africa a svilupparsi.

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    Haiti, organizzazioni umanitarie ancora al lavoro dopo il terremoto di gennaio

    ◊   Sono diverse le organizzazioni non governative presenti ad Haiti per aiutare la popolazione del Paese caraibico, colpita dal sisma dello scorso 12 gennaio. Tra queste c’è la Fondazione Avsi, ad Haiti dal 1999 con numerosi progetti in ambito socio-educativo e nella sicurezza alimentare. Sul lavoro della Fondazione ascoltiamo al microfono di Fabio Colagrande, Alberto Piatti, segretario generale della Fondazione Avsi:

    R. - Sicuramente, quello che noi stiamo cercando di fare è rendere le condizioni di vita delle persone le meno disagiate possibili. L’ambasciatrice di Haiti in Italia, Benoit, ha citato la frase di Giovanni Paolo II del marzo 1983: “Qualcosa deve cambiare!”. Io penso che, oltre a soccorrere per le necessità emergenti e presenti gravi, noi dobbiamo riuscire a ridare e a far riscoprire l’innata dignità, così come si è espresso Papa Benedetto XVI nel Messaggio della Pace 2009. Certamente, dobbiamo soccorrere il bisogno che emerge, ma è anche necessario ritornare al cuore dell’uomo perché diventi protagonista del proprio sviluppo e, quindi, possa avere una speranza praticabile.

    D. - Sui mezzi di comunicazione in Italia si parla dell’emergenza bambini: in migliaia rischiano di ammalarsi a causa delle pessime condizioni in cui vivono nei campi degli sfollati. Voi dell’Apsi cosa dite?

    R. - Abbiamo approntato delle scuole, sì di fortuna, ma delle scuole, in modo tale che una vita quasi normale possa continuare. Attraverso queste scuole poi stiamo approntando e seguendo quasi quattromila bambini. E questo ci è stato possibile proprio perché avendoli radunati nelle scuole, possiamo ora meglio monitorare la loro condizione di salute. Ci sono situazioni difficili, situazioni con condizioni igieniche e sanitarie veramente drammatiche. In certe situazioni paradossalmente le tendopoli hanno servizi igienici e sanitari migliori delle baraccopoli di prima del terremoto. Indubbiamente, però, questo è un pericolo grave.

    Dall’inizio di maggio, sono dislocati ad Haiti anche 115 carabinieri sotto la guida del tenente colonnello, Nicola Mangiavalori, comandante e portavoce della Formed Police United dei carabinieri. Su questa missione, si sofferma sempre al microfono di Fabio Colagrande proprio il tenente colonnello Mangialavori:

    R. - Essenzialmente, abbiamo un compito di supporto nei confronti della Polizia haitiana e quindi svolgiamo giornalmente - h24 - servizi insieme a loro. Non abbiamo un mandato esecutivo, ma siamo di supporto alla Polizia haitiana che è pienamente capace e responsabile nella propria terra. Noi siamo a loro supporto, soprattutto nelle aree più sensibili della città e quelle che poi, in realtà, costituiscono la nostra area di competenza, che è quella vicino al porto. Ci sono molte baraccopoli, tendopoli e molti degli sfollati dopo il terremoto si sono addensati là e che vivono in condizioni inimmaginabili e precarie.

    D. - Tenendo conto proprio delle condizioni particolari della popolazione, in quale tipo di operazioni siete coinvolti giornalmente?

    R. - La presenza sul territori con check-point e pattugliamento, sia in macchina che a piedi. Da Carabinieri applichiamo poi quei canoni di servizio che sono tipici anche dell’Italia e quindi il contatto col pubblico, la preferenza a svolgere servizio a piedi piuttosto che in macchina: tutto questo ci permette di avvicinarci alla gente, che apprezza molto questo nostro atteggiamento. (Montaggi a cura di Maria Brigini)

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    La rettifica degli esperti d'arte: la tela nella Chiesa del Gesù non è del Caravaggio ma di un seguace

    ◊   Il "Martirio di San Lorenzo", la tela da poco restaurata nella chiesa del Gesù a Roma, "non è di Caravaggio". Dopo la smentita sull’Osservatore Romano del direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci, anche altri esperti, convocati questa mattina a Roma dalla soprintendente al polo museale, Rossella Vodret, concordano nel ritenere il quadro opera non di Michelangelo Merisi, ma piuttosto di un seguace, un cosiddetto "caravaggesco", con tutta probabilità meridionale, forse dell'area tra la Sicilia e Malta. A seguire l’incontro nella chiesa del Gesù c’era per noi Paolo Ondarza:

    Proviene da una casa della Compagnia di Gesù, il quadro al centro dell’attenzione mediatica negli ultimi giorni perché erroneamente attribuito a Caravaggio. Soggetto della tela ad olio, restaurata e ripulita dai segni del tempo, un’inedita raffigurazione del martirio di San Lorenzo segnata dai contrasti cromatici che ricordano lo stile del maestro lombardo: il martire è prono sulla graticola rovente col viso chino; tre i carnefici, uno dei quali si tura il naso con la mano destra. La luce irrompe dall’alto a sinistra dell’astante. Gli esperti convocati oggi nella chiesa del Gesù concordano: la firma non è quella di Michelangelo Merisi. Mina Gregori è fra le maggiori studiose a livello internazionale di Caravaggio:

    R. - Non è di Caravaggio, perché io non trovo quelle caratteristiche specifiche di Caravaggio che esprime nei tipi: perché anche lui, per quanto realista, i suoi tipi ce li aveva. Invece, ci sono elementi che corrispondono: la luce, il modo realistico, la violenza dell’azione. Queste cose sono di ispirazione certamente caravaggesca, però Caravaggio chiuderebbe in modo più composto, perché in fondo faceva sempre delle cose anche violente ma eleganti, quasi ancora cinquecentesche. Questo, invece, è un pittore probabilmente già più seicentesco.

    D. – L’impostazione, la posizione del Santo, del martire, è una novità?

    R. – Sì, però non mi sorprende troppo. Adesso devo guardare, francamente. Sì, perché di solito i Santi guardano in alto, però potrebbe esserci qualche altro esempio.

    D. - Forse quest’opera ha avuto la sfortuna di essere attribuita a Caravaggio troppo frettolosamente e adesso rischia di essere svalutata: ma un valore ce l’ha?

    R. – Io dico che l’ha un valore, anche perché è di grande interesse vedere come Caravaggio veniva interpretato da tante personalità che hanno girato intorno a lui nelle varie tappe che lui ha fatto perché non c’è solo Roma, poi c’è Napoli, c’è la Sicilia. E’ ancora tutto un mondo che noi dobbiamo, in parte, scoprire.

    L’opera esposta per la sola giornata di oggi in una cappella laterale della chiesa romana, sarà sottoposta ai necessari studi allo scopo di formulare un’attribuzione più precisa, quindi si penserà ad un luogo in cui renderla fruibile ai visitatori. Padre Daniele Libanori, rettore del Gesù:

    “Stiamo cercando di preparare un piccolo museo della chiesa. Magari potrebbe essere quello il suo posto. Tra l’altro, deve essere ancora verificata quale sia l’importanza di questa tela nel contesto dei caravaggeschi. Lasciamo che siano gli esperti a parlare”.

    Le indagini diagnostiche – fa sapere Rossella Vodret – partiranno a settembre.

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    Chiesa e Società



    Iraq: è morto mons. Andraos Abouna, vescovo ausiliare di Baghdad

    ◊   È morto questa mattina ad Ankawa mons. Andraos Abouna, vescovo ausiliare di Baghdad dei Caldei. A dare la notizia al Sir è stato il nunzio apostolico in Iraq e Giordania, mons. Francis A. Chullikat. Secondo quanto riferito all'agenzia Sir dal vicario patriarcale di Baghdad, mons. Shlemon Warduni, mons. Abouna “aveva subito, circa due mesi fa, un intervento ai reni dal quale sembrava essersi ripreso. Una settimana fa la ricaduta. Ieri pomeriggio, sono andato ad Ankawa a trovarlo con padre Bashar Warda, arcivescovo di Arbil. Non vedendolo in buone condizioni lo abbiamo portato in ospedale dove stamattina è morto. La sua morte è una grande perdita per la Chiesa irachena. Mons. Abouna era incaricato per la pastorale giovanile. Ora preghiamo - afferma mons. Warduni - perché il Signore ci doni un nuovo pastore”. I funerali si terranno oggi ad Ankawa dove verrà tumulata la salma e dove in queste ore stanno arrivando fedeli, sacerdoti e i vescovi del Paese. Mons. Andraos Abouna era nato nel villaggio di Bedare/Zakho nel 1943. Entrato nel seminario a Mosul nel 1975, è stato ordinato sacerdote a Baghdad il 5 giugno 1966. È stato parroco a Basrah dal 1967 al 1971 e a Baghdad dal 1971 al 1991. Dal 1989 al 1991 è stato il segretario dell’allora patriarca Raphael I Bidawid e dal novembre 1991 Capo missione per i fedeli caldei a Londra. Il 6 gennaio del 2003 è stato consacrato vescovo da Giovanni Paolo II. Era diplomato in giornalismo. (R.P.)

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    Indonesia: nel 2010 escalation di attacchi contro i cristiani

    ◊   Violenza anticristiana fuori controllo in Indonesia. Nei primi sette mesi del 2010 si è registrato il più alto numero di attacchi contro la comunità cristiana. Secondo il rapporto stilato dall’indonesiano Setara Institute for Peace and Democracy, si sono verificate da gennaio a luglio 28 violazioni della libertà religiosa a danno di diverse chiese cristiane. In tutto il 2009 erano stati 18 gli attacchi, 17 nel 2008. Bekasi è la città dove sono avvenuti più incidenti, sette, seguita dai sei della capitale Jakarta. Se il trend dovesse continuare, alla fine dell’anno si avrebbe il triplo di incidenti rispetto al 2009. Diminuiscono invece i casi di violenze contro gli ahmadi, considerati eretici dai musulmani, perchè venerano Mirza Ghulam Ahmad come ultimo profeta dopo Maometto: 33 nel 2009, solo quattro nel 2010. Ismail Hasani, ricercatore del Setara, spiega ad AsiaNews che i numeri riportati dal rapporto in realtà sono inferiori rispetto a quelli reali: “Noi facciamo affidamento sulla nostra rete per registrare gli incidenti, ma di certo ne avvengono altri al di fuori dell’area che copriamo”. Secondo Bonar Tigor Naipospos, vice-presidente del Setara, la polizia gioca un ruolo importante nelle violazioni della libertà religiosa in Indonesia: “Quest’anno ci sono stati dodici incidenti che riguardano il divieto di costruire chiese o la chiusura di luoghi di culto per ordine dei capi-distretto. La motivazione addotta è sempre pressione pubblica”. “Sembra che la gente e il governo - continua Naipospos - non si rendano conto che il diritto a professare la propria religione, come sancito dalla Costituzione, va insieme al diritto ad avere un luogo di culto. La colpa è di Jakarta, perché monitora l’armonia religiosa in modo unilaterale”. Il governo però si difende e allontana le critiche. Ahmad Syafi’i Mufid, presidente del Forum per la tolleranza religiosa e ricercatore capo del Ministero degli affari religiosi, ha dichiarato che al Ministero ci sono “le uniche persone che provano a prevenire lo scatenarsi di conflitti”. Difende anche le amministrazioni locali: “Penso che i governi regionali siano confusi. Ricevono così tante informazioni che non riescono a capire chi ha ragione e chi ha torto”. (M.G.)

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    India: più vocazioni in Madhya Pradesh nonostante le persecuzioni

    ◊   Nel Madhya Pradesh, Stato dell'India centrale, le vocazioni sono in crescita nonostante le persecuzioni contro i cristiani siano aumentate negli ultimi anni. Ad affermarlo è il vescovo di Sagar dei Siro-Malabaresi, Anthony Chirayath, che in un'intervista rilasciata ad «Aiuto alla Chiesa che Soffre» - ripresa da L'Osservatore Romano - ricorda che il numero dei futuri sacerdoti è salito nell'ultimo decennio e attualmente è di quarantuno unità. «Quando, nel 1968, la diocesi iniziò come esarcato apostolico, c'erano solo seicento cattolici e tre preti, mentre adesso siamo trentacinque sacerdoti e anche il numero dei fedeli può dirsi aumentato», ha spiegato monsignor Chirayath. In Madhya Pradesh — dato del ministero per gli Affari internazionali dell'India — nel 2009 si sono verificati ben 654 fra attentati, aggressioni e incidenti legati all'odio religioso. Non ci sono stati morti ma la tensione è restata per molto tempo altissima. «Ci vuole coraggio qui per cominciare e proseguire il servizio nella Chiesa — sottolinea il presule — poiché i giovani sanno cosa è successo in Orissa, sono a conoscenza delle persecuzioni contro i cristiani, dell'uccisione di sacerdoti e suore; ciononostante, continuano il loro cammino per diventare presbiteri e suore». Quello del vescovo di Sagar è un omaggio a chi ha scelto la vita religiosa, nonostante il crescente clima di violenza che la Chiesa in India è costretta ad affrontare: «Ci vuole coraggio per annunciare Gesù al mondo non cristiano. È una sfida. Molte suore sono state aggredite, seviziate, uccise, ma troviamo sempre giovani donne che desiderano diventare suore in posti dove ci sono persecuzioni. C'è sempre abbondanza di vocazioni. Dio ci ha benedetto», conclude. Molte vocazioni giungono dallo Stato del Kerala, dove la comunità siro-malabarese è nata ed è particolarmente forte. In Madhya Pradesh i «cristiani di san Tommaso» o «figli di san Tommaso» (come sono noti in India i fedeli di questa Chiesa di rito orientale fondata dall'apostolo duemila anni fa) hanno tra i loro punti di riferimento il seminario minore di Bararu, a quattro chilometri dalla residenza vescovile. La formazione dura tre anni e comprende corsi intensivi di hindi, inglese e teologia di base, oltre a studi per ottenere le qualifiche necessarie per accedere all'università. Un quarto anno, di pura formazione spirituale, viene compiuto in altri centri delle diocesi vicine. «Quando, quattro anni fa, sono stato chiamato alla guida della diocesi — racconta monsignor Chirayath — il seminario non c'era e gli studenti vivevano in quattro parrocchie. Ora comprende due dormitori, che possono ospitare complessivamente trenta persone, quattro aule scolastiche, una biblioteca e piccoli uffici per gli insegnanti». Attualmente vi vivono venticinque studenti ma il seminario è ancora privo di strutture fondamentali come una cappella e una sala mensa. La messa e la liturgia delle ore, celebrate secondo il rito siro-malabarese, si tengono infatti in un'aula scolastica. «In una cappella vera e propria, dove ci sono il santissimo sacramento, un crocifisso e tutto il resto, potremmo dare agli studenti un'adeguata formazione liturgica», ha detto il vescovo di Sagar, poiché «disporre di un appropriato luogo di preghiera è molto importante, è centrale per la formazione liturgica». Proprio per questo, «Aiuto alla Chiesa che Soffre» sosterrà i futuri sacerdoti con un finanziamento per la costruzione della cappella del seminario minore che potrà accogliere una sessantina di persone. (R.P.)

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    Israele: padre Neuhaus in difesa dei figli degli immigrati a rischio espulsione

    ◊   Una “soluzione giusta e rispettosa dei diritti” dei figli degli immigrati a rischio espulsione. È quanto chiesto a gran voce dal vicario patriarcale delle comunità cattoliche di espressione ebraica, il gesuita David Neuhaus. “Sono bambini – spiega all'agenzia Sir il vicario – che frequentano le scuole israeliane, parlano ebraico e sono perfettamente integrati nella nostra società. Per loro un ritorno nella patria dei genitori, che non hanno mai visitato, potrebbe risultare uno shock. Questi piccoli conoscono solo Israele”. Per il religioso, quindi, è quanto mai “urgente stabilire dei criteri che salvaguardino i diritti di questi bambini e quelli delle loro famiglie”. Anche la Chiesa di Gerusalemme è in prima linea nell’aiutare i lavoratori immigrati, tra loro molti cristiani e cattolici. “La maggioranza di questi bambini è cristiana – prosegue il gesuita - ma ha un senso piuttosto vago di cosa significa essere cristiani. Come vicariato ebreofono, abbiamo cominciato il catechismo e dato il via a tutta una serie di iniziative volte a dare loro i fondamenti cristiani”. “Se rimarranno in Israele questi bambini rappresenteranno una grande sfida per la Chiesa locale – aggiunge ancora padre David Neuhaus - educarli alla fede cristiana in ebraico, la loro lingua, e far conoscere loro che esiste una chiesa israeliana ebreofona. Lo sforzo deve continuare con un’apertura sempre maggiore verso i migranti”. Il governo israeliano ha cominciato il 25 luglio a discutere dello status legale dei figli di lavoratori stranieri, minacciati di espulsione dal Paese. Si tratta, in particolare, di 1.200 bambini tagliati fuori da una sanatoria governativa del 2006 che ha garantito lo status giuridico ad oltre 600 figli di lavoratori immigrati. Nel corso della riunione del 25 luglio la commissione creata ad hoc per la soluzione del problema ha proposto al premier Netanyahu di concedere il permesso di residenza a tutti i bambini che sono giunti in Israele quando avevano meno di tredici anni e ai loro fratelli e sorelle più giovani e che hanno vissuto nel Paese almeno cinque anni e risultano iscritti a una delle scuole statali. Il governo ha deciso di continuare la discussione nella sua prossima seduta prima di adottare una decisione. (M.G.)

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    Mons. Twal si congratula col neopresidente della Federazione Luterana Mondiale

    ◊   “Gioia profonda e fervente preghiera affinché il Signore Gesù Cristo, Figlio di questa Terra Benedetta, sia sempre con lui per il bene di questa terra, per l'unità dei cristiani, per il dialogo tra le religioni e per la causa del popolo palestinese”, così mons. Fouad Twal, Patriarca Latino di Gerusalemme e i suoi ausiliari hanno salutato l’elezione di mons. Younan, palestinese, vescovo della Chiesa Evangelica Luterana in Terra Santa e Giordania, a presidente della Federazione Luterana Mondiale per i prossimi 6 anni. L'elezione del vescovo Munib Younan ha avuto luogo durante l’undicesima Assemblea della Federazione Luterana Mondiale, che si chiude oggi a Stoccarda, in Germania, e a cui hanno partecipato circa mille persone tra cui 418 delegati in rappresentanza di 140 chiese luterane in 78 Paesi del mondo. Il tema dell'Assemblea era "Dacci oggi il nostro pane quotidiano". La quarta supplica della preghiera del Signore ha spinto l'Assemblea della Federazione Luterana Mondiale a fornire risposte profetiche alle ingiustizie che minacciano grandemente la vita. Questo incontro è considerato come il più alto organismo decisionale della Chiesa luterana. La Federazione Luterana Mondiale, fondata nel 1947, comprende 70 milioni di fedeli luterani in 145 chiese distribuite in 79 Paesi. (M.G.)

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    Tanzania: la Chiesa smentisce sue presunte manovre politiche per condizionare le elezioni

    ◊   “Un tentativo deliberato di alcuni media di macchiare la buona immagine della Chiesa che da anni si batte per elezioni libere e giuste”. Con queste parole mons. Jude Thaddeus Ruwaichi, presidente della Conferenza episcopale della Tanzania ha respinto le insinuazioni di un quotidiano locale su presunte manovre politiche della Chiesa per condizionare le elezioni presidenziali e parlamentari del prossimo 31 ottobre. Il riferimento è alla candidatura di Willibrod Slaa nel partito “Chama cha Demokrasia na Maendeleo” (Chadema). Secondo il giornale, Slaa sarebbe il candidato scelto dalla Chiesa “per equilibrare i voti tra cristiani e musulmani”. Secca la smentita di mons. Ruwaichi che in una conferenza stampa a Dar es Salaam ha parlato di una “maldicenza infondata e irriverente verso la Chiesa”, annunciando un’azione legale contro il quotidiano e invitando gli altri media a prendere le distanze da questo modo scorretto di fare informazione. Il presule, accompagnato da padre Edgar Mbegu, vice-segretario generale della Tec, dall’addetto stampa dei vescovi padre Arbogast Mushi e da padre Anatory Salawa, coordinatore dei programmi religiosi della Tec, ha quindi puntualizzato che l’episcopato non ha un proprio candidato e che non ha alcuna intenzione di condurre una campagna elettorale: “Vogliamo mettere in chiaro che la Chiesa non è tenuta a partecipare alla nomina di aspiranti politici e che tuttavia essa continuerà a predicare la pace, l’amore la giustizia , la riconciliazione e la solidarietà e coopererà con tutti i contendenti per assicurare un voto libero e giusto”, ha detto. In vista della tornata elettorale i vescovi tanzaniani hanno diffuso recentemente una dichiarazione invitando i connazionali a vagliare attentamente i candidati e a controllare il corretto svolgimento del voto. Nel documento i presuli esortano altresì i media e altri leader religiosi “ad essere la voce dei senza voce”, a non alimentare la confusione della gente per indurli a scelte sbagliate, garantendo così la pace nel Paese. (L.Z.)

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    Nigeria: costituta una "task force" per combattere la diffusione delle armi illegali

    ◊   Secondo le Nazioni Unite vi sono circa otto milioni di armi illegali in circolazione in Africa occidentale e una percentuale consistente è in Nigeria. Lo ha affermato il gen. Aliyu Gusau, Consigliere per la Sicurezza nazionale del Presidente della Nigeria Goodluck Jonathan. “Le armi di piccolo calibro e leggere rappresentano una grave sfida alla sicurezza” ha affermato l’alto ufficiale nigeriano. Il Consigliere per la Sicurezza nazionale - riferisce l'agenzia Fides - ha sottolineato che la proliferazione delle armi illegali alimenta i conflitti violenti come dimostrato da quel che accade nel Delta del Niger e della diffusione della violenza religiosa causate da sette come quelle di Boko Haram, che nel 2009 aveva provocato gravi incidenti nella città di Maiduguri, nel nord-est della Nigeria. Il gen. Gusau, ha di recente presieduta la cerimonia di attivazione della National Task Force incaricata di combattere l'importazione clandestina e il contrabbando di merci, di armi leggere e munizioni nel Paese. Il Consigliere per la Sicurezza nazionale ha affermato che “da tempo alcuni Paesi in Africa occidentale sono stati identificati come depositi di armi per tutta la regione. In particolare in Guinea Bissau sono stoccate giacenze di armi di provenienza sovietica. Il bacino del fiume Mano era stato un deposito di armi. Il Gabon e il Camerun hanno acquistato queste armi dall'Europa orientale e dall’Asia”. "Le armi provenienti da questi Paesi sono state trasferite nell’area del Delta del Niger. Tra queste vi sono fucili semi-automatici, fucili a pompa, mitragliatrici e lanciarazzi portatili “ha dichiarato il gen. Gusau. Una volta giunte in Nigeria queste armi sono state usate in scontri comunitari e per commettere rapine a mano armata e sequestri di persona. (R.P.)

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    Maggiore cooperazione tra i Paesi africani per combattere l’insicurezza alimentare

    ◊   Intensificare e diversificare le produzioni agricole, destinare maggiori finanziamenti a istituti di ricerca, coinvolgere donne e giovani nelle attività di produzione e trasformazione dei prodotti agricoli africani. È quanto si propone l’assemblea generale del Forum africano per la ricerca agricola (Fara), riunitasi nei giorni scorsi a Ouagadougou, in Burkina Faso, in occasione della V Settimana africana delle scienze agricole. Le diverse delegazioni africane hanno posto l’accento, in particolare, sulla necessità di “instaurare partenariati per una cooperazione reciproca proficua”, come ha detto alla Misna il ministro dell’Agricoltura burkinabé, Laurent Sédogo. Eletto alla presidenza del Fara, anche l’ivoriano Tiémoko Yo si è detto certo che “la collaborazione tra paesi consentirà di far fronte alle numerose sfide cui è chiamata l’agricoltura africana”, prima tra tutte l’insicurezza alimentare. “L’Africa è l’unico continente dove negli ultimi decenni la produzione pro-capite è diminuita invece di aumentare. Rimane il continente che produce quello che non consuma e consuma quello che non produce” ha detto il neo-dirigente del Forum, riassumendo un paradosso. Tra le priorità di azione, l’affermazione di un’agricoltura più moderna, più produttiva, in grado di rispondere a una domanda crescente, rispettosa dell’ambiente e che si adatti ai cambiamenti climatici. Come strumento per sfruttare al meglio le potenzialità agricole continentali è stato definito un ‘Quadro di dialogo tra esponenti africani e partner allo sviluppo’ (Caadp) per “fare dell’agricoltura un potente motore di crescita economica e di lotta alla povertà” ha spiegato Yo. Infine, in un appello rivolto ai ricercatori, il neo-presidente del Fara ha chiesto loro di “dare prova ogni giorno che la ricerca non è solo uno strumento di innovazione ma anche una base essenziale per creare prosperità e benessere umano”, sollecitando una più stretta collaborazione tra istituti di ricerca nazionali e regionali. I partecipanti all’incontro si sono dati appuntamento al 2013 per celebrare la VI edizione della Settimana africana delle scienze agricole e tenere la triennale assemblea generale in un paese del Nord Africa. (M.G.)

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    Congo: a causa di povertà e ignoranza molte minorenni costrette alla prostituzione

    ◊   Un quadro drammatico e preoccupante quello che emerge da una ricerca compiuta dall’Equipe mobile dell’Opera don Guanella, effettuata su 315 giovani ragazze che vivono in strada nel distretto di Tshangu, territorio che parte dalla periferia di Kinshasa e si addentra nella savana. Le domande sono state poste da un’equipe di tre educatori, due donne ed un uomo. La gravità del fenomeno che si legge nei dati emersi - riferisce l'agenzia Fides - ne ha fatto scaturire un nuovo progetto di Carità, insieme a War Child e Comic Relife, per rispondere ai numerosi bisogni di tanti “enfants de la rue”, in particolare di queste giovani ragazze costrette alla prostituzione e alla violenza. ”Il 79% delle ragazze intervistate, si legge in una nota di Fr. Mauro Cecchinato, direttore delle attività di città e dell’Equipe mobile, ha un età tra i 12 e i 18 anni, il 70% è nato a Kinshasa (la maggior parte nel distretto di Tshangu), il 62% può contare ancora su un familiare in vita. La ragione che spinge le ragazze a raggiungere la strada è una combinazione di fattori”: abuso o difficoltà a vivere nel nucleo familiare (65%), influenza da parte di amiche (45%), povertà (44%) e accusa di stregoneria (41%). Il 70% non ha terminato la scuola primaria, il 57% dice di non essere in grado di trovare una sufficiente alimentazione per sopravvivere sulla strada (motivo per cui si ricorre alla prostituzione). La totalità delle intervistate (eccetto una) hanno affermato d’aver scelto la strada della prostituzione come unica opzione per avere una sussistenza economica; il 45% delle ragazze ha detto di utilizzare un sistema contraccettivo, ma l’ 80% ha ammesso di non obbligare il cliente ad utilizzare il preservativo. I 2/3 non si sono ancora sottoposte ad un controllo per l’Aids. Il 32% incontra in media 5 clienti per notte. Il 42% sono già rimaste incinta almeno una volta, il 15% ha portato a termine la gravidanza e il 20% vive ancora sulla strada con il proprio bambino. Il 57% delle intervistate hanno ammesso di aver subito violenza, per lo più da parte di ragazzi che vivono sulla strada, ma il 28 % di queste aggressioni sessuali sono state commesse da militari o Forze dell’ordine. Nel 68% dei casi di violenza, le vittime non hanno ricevuto nessuna cura, nessun sostegno psicosociale o legislativo. Solo il 9% dei casi ha trovato il coraggio e la possibilità di denunciare. L’86% vive sulla strada da più di un anno e il 65% delle 315 intervistate hanno espresso l’augurio di poter lasciare presto questo genere di vita. (R.P.)

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    Camerun: vittime e sfollati per le forti piogge. Si aggrava l'epidemia di colera

    ◊   Sono almeno otto le persone morte e migliaia quelle rimaste senza un tetto per le forti piogge che nei giorni scorsi hanno colpito le zone settentrionali del Camerun e soprattutto l’area di Pouss. Secondo il bilancio preliminare diffuso dal governo, citato dal ‘Cameroon Tribune’ e ripreso dall'agenzia Misna, otto persone sono morte, nove sono rimaste gravemente ferite e almeno 4000 hanno perso tutto dopo che tra giovedì e domenica piogge, accompagnate da forti venti e da una tromba d’aria, hanno colpito la regione dell’Estremo nord, spazzando via migliaia di modeste abitazioni costruite con materiali provvisori. Ma, secondo gli esperti, le abbondanti precipitazioni di questa stagione stanno rischiano di aggravare la diffusione del l’epidemia di colera iniziata ai primi di giugno. Secondo l’ultimo bilancio reso pubblico ieri dal governo, almeno 77 persone sono morte finora nel nord del Camerun per un’epidemia che preoccupa sempre di più le autorità locali e che sembra essere la peggiore dal 2004 ad oggi. Il ministro della Sanità ha invitato la popolazione della regione settentrionale a migliori pratiche igieniche, mentre il Comitato internazionale della Croce Rossa ha avvisato che, se non contenuta rapidamente, l’epidemia in corso rischia di diventare una vera emergenza sanitaria e di diffondersi anche nei paesi vicini Nigeria e Ciad. (R.P.)

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    Cina: nel sud ancora piogge torrenziali. A rischio la diga delle Tre Gole

    ◊   Le piogge torrenziali del fine settimana mettono a rischio la diga delle Tre gole sul fiume Yagntze. Il governo cinese oggi ha annunciato che le acque a monte della diga raggiungeranno il livello massimo nelle prossime 24 ore e da due giorni le autorità fanno defluire quanto più acqua possibile dal bacino in vista della piena. Secondo gli esperti, piogge ancora più forti colpiranno il sud della Cina nei prossimi giorni. Intanto - riferisce l'agenzia AsiaNews - migliaia di soldati sono stati dislocati nelle zone alluvionate per portare soccorso alla popolazione e tamponare con sabbia e pietre gli argini dei fiumi a rischio. Questo mese oltre 700mila persone sono state evacuate nelle zone di sicurezza nella sola regione dello Shaanxi . Nel Sichuan, 21 persone sono al momento disperse a causa di una frana che nella notte ha spazzato alcuni villaggi nel distretto di Hanyuan. Sempre oggi, nell’ Henan la piena di un fiume ha fatto crollare un ponte, uccidendo almeno 37 persone. Nella regione del Luanchan in tre giorni le piogge hanno fatto 52 morti e 21 dispersi, mentre oltre 200mila persone sono state evacuate. Nel fine settimana il premier Wen Jiabao ha visitato le aree alluvionate delle province di Hubei e Anhui, dove ha dichiarato lo stato di emergenza ed esortato i funzionari locali a prepararsi alle nuove piogge torrenziali previste in questi giorni. Secondo il governo cinese dall’inizio dell’anno le piogge hanno provocato oltre 1250 tra morti e dispersi. A tutt’oggi i danni ammontano a oltre 14 miliardi di euro. (R.P.)

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    Colombia. Msf: “Gravi conseguenze psicologiche sulla popolazione colpita dal conflitto”

    ◊   “Tre volte vittime”, è titolo del rapporto pubblicato oggi dall’organizzazione umanitaria Medici Senza Frontiere (Msf), in cui viene denunciato l’impatto della tripla violenza di cui sono vittima i civili del dipartimento di Caquetá, nel sud della Colombia. Nel rapporto, Msf chiede che i servizi di salute mentale disponibili vengano adattati a questa popolazione particolarmente vulnerabile. “I nostri operatori umanitari sono testimoni della sconvolgente realtà sopportata dalla maggior parte della gente del Caquetá”, dice Teresa Sancristóval, responsabile dei progetti di Msf in Colombia. “Da un lato i civili sono esposti alla violenza perpetrata dai diversi gruppi armati e dall’altro le autorità e la società non garantiscono loro l’assistenza di cui hanno una reale necessità. Questa situazione ha gravi conseguenze sulla salute mentale delle persone che vivono terribili sofferenze psicologiche alle quali le autorità dovrebbero dare una risposta”. Una nota della stessa organizzazione fa sapere che tra marzo del 2005 e settembre del 2009, Msf ha visitato 5.064 persone all’interno del progetto di salute mentale nel Caquetá. Il 49,2% di questi pazienti ha vissuto il conflitto direttamente sulla propria pelle: intrappolati negli scontri fra i gruppi armati, vittime di violenze con minacce, ferite, reclutamento forzato, sfollamento, restrizioni della possibilità di movimento e uccisione di membri della propria famiglia. Oltre a sopportare le conseguenze dirette del conflitto, i civili devono affrontare l’emarginazione da parte della società. “Lo stigma sociale e la marginalizzazione che circondano la popolazione colpita dal conflitto in Colombia, costringono le persone a restare in silenzio e a non parlare della propria sofferenza e ciò impedisce la loro inclusione sociale e il loro senso di appartenenza alla comunità”, dice María Cristóbal, esperta di Msf in salute mentale. Tutto ciò ostacola il loro accesso a lavoro, casa, educazione e salute. In particolare, le vittime del conflitto sono spesso escluse dai servizi sociali erogati dallo Stato. L’abbandono da parte delle istituzioni è evidenziato dal fatto che il fenomeno dello “sfollamento forzato” non è riconosciuto a sufficienza in Colombia. “La popolazione colombiana dovrebbe assumersi le proprie responsabilità e rispondere ai bisogni di questa gente”, aggiunge Teresa Sancristóval. “La nostra esperienza nel Caquetá ci dice che è possibile offrire assistenza mentale con poche risorse, anche in contesti di conflitto, e che tale assistenza migliora le condizioni dei pazienti”. Msf lavora in Colombia dal 1985 e garantisce assistenza medica e psicologica a migliaia di persone colpite dal conflitto. Dal 1999 Msf lavora nel dipartimento del Caquetá, dove realizza attività di salute mentale dal 2005. Attualmente le equipe dell'Organizzazione visitano regolarmente le aree di Cartagena del Chairá e San Vicente del Caguán dove sono stati aperti progetti di promozione della salute mentale e attività di prevenzione e dove sono state allestiti ambulatori all’interno degli ospedali municipali. (M.G.)

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    Perù: campagna di solidarietà per i più poveri colpiti dal freddo

    ◊   Temperature insolitamente basse stanno colpendo quasi tutta la parte meridionale dell’America Latina. In Perù è stato dichiarato lo stato di emergenza in 16 delle 25 regioni nelle quali è suddiviso il territorio peruviano. Il freddo ha causato diversi morti e gravi danni materiali. L’ondata di gelo è caratterizzata da temperature che raggiungono i 23 gradi sotto lo zero in alcune aree della regione meridionale di Puno, confinante con la Bolivia. L’arcivescovo di Lima, il cardinale Juan Luis Cipriani, ha lanciato una campagna di solidarietà con i fratelli più bisognosi della zona andina del sud peruviano. A questo proposito, si legge nella nota arrivata all'agenzia Fides, l’arcivescovo ha invitato tutti i sacerdoti, religiosi e fedeli nelle parrocchie di Lima a raccogliere vestiti e coperte, e in coordinamento con la Caritas di Lima e il Vicariato della Carità, a organizzare la distribuzione degli aiuti dalla prima settimana di agosto. “Con questa campagna chiedo di coinvolgere le famiglie per aiutare i fratelli che soffrono a causa del freddo che sta causando gravi danni in diverse aree del nostro Paese”, ha detto l'arcivescovo. Il Vicariato della Carità (che lavora insieme alla Caritas) è l'istituzione dell'arcidiocesi di Lima che ha il compito di migliorare la qualità della vita della popolazione in estrema povertà e assiste le vittime dei disastri naturali. Il Vicariato della Carità è presente nelle 118 parrocchie che comprendono l'arcidiocesi di Lima. Secondo l'ultimo rapporto della Direzione generale di epidemiologia del Ministero peruviano della sanità, quest’anno 409 persone sono morte a causa di polmonite associata al freddo, la maggior parte sono bambini al sotto dei 5 anni e anziani sopra i 60 anni. Quest’ anno oltre al tradizionale gelo negli altopiani del Paese (fenomeno chiamato "friaje"), si sono verificate basse temperature in diverse regioni della foresta peruviana, dove la popolazione non è abituata al freddo. (R.P.)

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    Eurostat: la popolazione dell'Unione Europea supera quota 500 milioni

    ◊   La popolazione dei 27 Paesi dell'Unione Europea supera quota 500 milioni. Lo registra Eurostat che diffonde oggi le statistiche demografiche relative al 2009 e all’inizio del 2010. “Al primo gennaio di quest’anno – si legge nel rapporto – la popolazione comunitaria ammontava a 501,1 milioni di abitanti, contro i 499,7 del gennaio precedente”. La popolazione - riferisce l'agenzia Sir - è complessivamente cresciuta di 1,4 milioni di persone: la gran parte dell’aumento si deve alle migrazioni (+900mila), mentre il saldo naturale è positivo, con una prevalenza dei nati sui morti di 500mila persone. Lo scorso anno sono nati 5,4 milioni di bambini nell’Europa comunitaria: il tasso di natalità più elevato si verifica in Irlanda (16,8 per mille), seguita da Regno Unito, Francia, Cipro e Svezia. Meno culle, invece, in Germania, Austria, Portogallo, Italia, Lettonia e Ungheria. “La crescita naturale più elevata – spiegano gli esperti statistici – si riscontra dunque in Irlanda (+10,2 per mille), Cipro (5,5), Francia (4,3), Lussemburgo (4,0) e Regno Unito (3,7). Dieci Stati membri hanno avuto un saldo naturale negativo, fra cui Bulgaria e Lettonia (-3,6 per mille), Ungheria (-3,4) e Germania (-2,3)”. (R.P.)

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    Kenya: da oggi al 10 agosto il 13.mo "World Scout Moot"

    ◊   Da oggi al 10 agosto si tiene in Kenya il 13° World Scout Moot. Si tratta di un campo internazionale promosso dall'Organizzazione mondiale del movimento scout (Wosm) ed è rivolto a soci di età compresa tra i 18 e i 26 anni. Il World Moot si tiene ogni quattro anni ed è la prima volta che viene ospitato da un Paese africano. Il motto del campo è “It's time!”, “Il momento è giunto”. Il campo si tiene a Nairobi, al Rowallan Scout Camp. Il programma prevede 4 giorni in uno degli Expedition Centre del Kenya, con attività nelle aree di ambiente, sviluppo sostenibile, salute ed educazione interculturale; un safari; 4 giorni di attività al campo base, per condividere progetti, fare lavoretti, partecipare alle attività del Global Development Village, tenere incontri con rappresentanti del mondo economico, politico, religioso e con esponenti della società civile e delle ong; una serie di eventi volti a promuovere lo Scout of the World Award, riconoscimento conferito dal Wosm. In più - riferisce l'agenzia Sir - la Fis (Federazione italiana dello scautismo) propone a tutti i partecipanti di prendere parte a un campo di servizio della durata di ulteriori 3 giorni, per conoscere la realtà in cui vive la popolazione locale; visitare progetti di cooperazione internazionale che operano per lo sviluppo locale; incontrare le guide dell’associazione keniota. (R.P.)

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    L’assistenza ai moribondi al centro della Giornata per la vita indetta dalla Chiesa britannica

    ◊   “Signore, per i tuoi fedeli la vita si trasforma, non termina” è il tema della Giornata della vita celebrata domenica scorsa in Inghilterra e Galles. Per l’occasione la Chiesa locale ha posto l’accento sui moribondi. In una nota, citata da Zenit, si sottolinea “l'importanza del sacramento dell'unzione dei malati, della preghiera per i defunti e dell'accompagnamento dei moribondi nel loro viaggio verso Dio, così come della presenza consolatrice e del sostegno della comunità di fede e di tutti coloro che ci hanno preceduti nel segno della fede”. Le Conferenze episcopali di Inghilterra, Irlanda, Scozia e Galles hanno lavorato insieme per preparare questa Giornata, che in Scozia si è celebrata il 31 maggio e in Irlanda si svolgerà il 3 ottobre. Avviata da Giovanni Paolo II, celebra la dignità della vita umana dal concepimento alla morte naturale. Nelle parrocchie, l'ultima domenica del mese di luglio si svolge ogni anno una colletta per attività collegate alla vita sostenute dalla Chiesa. Il denaro raccolto serve per finanziare, tra le altre iniziative, il centro di assistenza e psicoterapia City Pregnancy Counselling Psychotherapy, l'assistenza all'infertilità, la ricerca etica sulle cellule staminali adulte, la distribuzione nelle parrocchie di un Dvd sulla spiritualità e la demenza e il centro Anscombe Bioethics. Nel Regno Unito la difesa della vita è tornata al centro del dibattito pubblico alle luce di due casi distinti e opposti sul modo in cui affrontare l'incapacità fisica e la morte. Richard Rudd, un paziente di 43 anni che soffre di sindrome da incarceramento dall'ottobre scorso, quando ha subito un incidente di moto, è riuscito a far capire con un movimento degli occhi che non voleva che la macchina che lo tiene in vita venisse staccata. Prima dell'incidente, aveva detto che non avrebbe voluto vivere in una situazione come quella in cui si trova ora, per cui la sua famiglia aveva chiesto di staccare la spina. Per i suoi genitori, il caso mette in discussione la validità dei testamenti biologici, che vengono firmati quando si gode di buone condizioni di salute. Può accadere che si cambi idea ma che non lo si riesca a comunicare. Un caso molto diverso è quello di Tony Nicklinson, 54 anni, che ha subito un'emorragia cerebrale e ora ha fatto ricorso al tribunale perché sua moglie possa applicargli l'eutanasia legalmente. Per il gruppo contrario all'eutanasia No Less Human, gli sforzi di una persona di legalizzare l'eutanasia minano la sicurezza di tutti. Una rappresentante di questa associazione pro-vita, Janet Thomas, ha dichiarato all'agenzia Independent Catholic News che “l'assassinio di persone vulnerabili, innocenti, non è mai corretto, anche quando queste persone chiedono di essere uccise”. Per la Thomas, “il signor Nicklinson sente di voler morire a causa dei suoi handicap, come se il valore umano si misurasse dall'abilità fisica”. “Il signor Nicklinson dice di essere stanco della sua vita e che non vede alcuna prospettiva, ma questo lo dicono anche molte persone senza handicap, spesso adolescenti o giovani che si buttano da un ponte, si impiccano o si gettano sotto un treno”, ha continuato. “Molte persone a No Less Human hanno scoperto che il loro atteggiamento di fronte alle proprie condizioni di handicap può migliorare”, ad esempio con “l'aiuto e il sostegno della famiglia, degli amici e della comunità”. “La società, attraverso le sue leggi contro l'omicidio e il suicidio assistito, agisce a favore della vita”, ha concluso l’esponente di No Less Human. (M.G.)

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    Attesi a Roma 53 mila ministranti per il pellegrinaggio internazionale del Cim

    ◊   “Bere alla vera fonte” è il motto che anima il pellegrinaggio internazionale dei ministranti d'Europa, che porterà a Roma il 3 e il 4 agosto oltre 53 mila giovani provenienti da 17 paesi diversi. L’invito al pellegrinaggio internazionale viene emanato dall’Associazione mondiale dei ministranti, il “Coetus Internationalis Ministrantium Cim”. Si tratta di un'associazione europea di soggetti volontari e professionali della pastorale dei ministranti, che quest'anno festeggia il cinquantesimo anniversario. Il programma della due giorni a Roma prevede una preghiera serale in Piazza San Pietro che si terrà il 3 agosto, dalle 17.00 alle 20.30, e la partecipazione all’Udienza generale di Papa Benedetto XVI, mercoledì, 4 agosto, dalle 8.30 alle 12.00. In occasione del pellegrinaggio in Piazza San Pietro troverà collocazione la statua di San Tarcisio, partita due anni fa dalla Svizzera per un viaggio durante il quale ha fatto tappa in molte località del vecchio continente, dove ha incontrato numerosi ministranti. La grande scultura vuole sottolineare, con assoluta evidenza, il “piccolo grande” servizio che i giovani prestano, esprimendo al contempo un grande ringraziamento. Tarcisio è un messaggero dei ministranti e invita a servire Dio e gli uomini nella Chiesa e sulle strade del mondo. Dopo l'esposizione in Piazza San Pietro, per il Tarcisio bronzeo è stato predisposto uno spazio, proprio là dove si suppone si trovi il sepolcro del patrono dei ministranti, nell'idillica area vicino alla Via Appia Antica, presso le Catacombe di S. Callisto. Qui verrà creato dalla chiesa il primo posto dedicato a tutti i ministranti. (M.G.)

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    Bibbia del Fanciullo: stampate otto nuove versioni in altrettante lingue africane

    ◊   In tutto il continente africano cresce la richiesta di Bibbie del Fanciullo per diffondere la Buona Novella tra i piccoli. L'associazione cattolica internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs), nel 2009, 30.mo anniversario del libro, ha ricevuto richieste per più di 1,2 milioni di copie da parte dei vescovi di tutto il mondo. Di recente l'associazione ha prodotto otto nuove versioni: nelle lingue Lunda e Luvale per lo Zambia, in Konkomba per il Ghana, in Chindau e Maconde per il Mozambico, in Luo per il Kenya, in Boko per il Benin e in Bari per il Sudan. “Questo libro è un grande aiuto per la nostra opera pastorale”, ha spiegato all'agenzia Zenit mons. Rudolf Deng Majak, presidente della Conferenza episcopale del Sudan. “I nostri bambini hanno un'autentica sete della parola di salvezza di Dio, soprattutto in questo periodo di oppressione”, ha aggiunto il presule, la cui Diocesi è Wau, nel Sud Sudan. Attualmente disponibile in 67 lingue africane – molte delle quali hanno pochi altri libri pubblicati, o perfino nessuno –, la Bibbia del Fanciullo è stata distribuita nel continente in 15 milioni di copie. Il testo viene usato non solo per insegnare la fede e preparare ai sacramenti, ma anche per aiutare i bambini a imparare a leggere. Il vescovo Marc Benjamin di Faranfangana, in Madagascar, consegna la Bibbia del Fanciullo a tutti i battezzati, adulti inclusi. “Attraverso la nostra campagna della Bibbia, come la chiamiamo, vogliamo anche ridurre il numero degli analfabeti – ha confessato il presule –. In altre parole, insegniamo alla gente a leggere e a scrivere e allo stesso tempo portiamo la parola di Dio, e a chi ha imparato a leggere viene consegnata una copia della Bibbia”. Di recente Acs ha realizzato anche una serie di poster basati sulle 55 illustrazioni della Bibbia del Fanciullo, che possono essere usati come aiuto visivo nella catechesi. Padre Miguel, che lavora con il popolo Nivaclé in Paraguay, ha usato i poster per decorare la parrocchia fino a quando la Bibbia del Fanciullo non verrà stampata nella lingua dei bambini che segue. La Bibbia del Fanciullo è stata un'idea del fondatore di Acs, padre Werenfried van Straaten, che ha voluto rispondere all'invito di Papa Giovanni Paolo II a portare la Parola di Dio ai più poveri. Il testo originale è stato scritto in tedesco dalla teologa Eleonore Beck, mentre le illustrazioni sono della suora spagnola Miren Sorne. Da quando è stata pubblicata per la prima volta, nel 1979, ne sono stati stampati circa 48 milioni di copie in 162 lingue diverse, distribuiti in 140 Paesi del mondo. (M.G.)

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    Giovani e famiglie italiane in missione in Messico per un’estate al servizio degli altri

    ◊   Gioventù e Famiglia Missionaria è un’organizzazione internazionale promossa dal Movimento Regnum Christi, presente in più di 20 Paesi. Ogni anno, nei mesi di luglio e agosto, organizza missioni umanitarie, mediche e di evangelizzazione in varie parti del mondo, radunando centinaia di giovani e famiglie in un grande sforzo al servizio degli altri. Un gruppo di volontari italiani si recherà, come tradizione, in Messico. Svolgerà la sua missione da domani al 20 agosto negli Stati di Querétaro, Quintana Roo e Estado de Mexico. Quest’anno circa cinquanta persone, tra famiglie e giovani tra i 17 e i 28 anni, dedicheranno la propria estate al servizio delle persone più bisognose. Le missioni si svolgeranno presso alcuni villaggi rurali che presentano situazioni di grande disagio e povertà. I missionari agiranno su più fronti: donando cibo, vestiti, beni di prima necessità, costruendo case e piccole infrastrutture ed offrendo attività di formazione umana e cristiana per i giovani, le famiglie, gli anziani e giochi per i bambini. Un’equipe di medici, infermieri e studenti di medicina allestiranno ambulatori in cui offriranno visite, interventi e assistenza sanitaria gratuita. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Ahmadinejead: l'Iran continua il programma nucleare. A settembre colloqui con la comunità internazionale

    ◊   Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad ha confermato che Teheran proseguirà nel suo programma nucleare, ma intende nello stesso tempo riprendere i negoziati ''in settembre'', aggiungendo che al tavolo dovranno sedersi anche il Brasile e la Turchia. I due Paesi avevano controfirmato il 17 maggio scorso una dichiarazione con cui Teheran si impegnava ad accettare uno scambio di uranio arricchito con l'estero. Salvatore Sabatino ne ha parlato con il collega iraniano, Ahmad Rafat:

    R. - Le dichiarazioni di Ahmadinejad sono tutte mirate ad acquisire tempo per proseguire il programma nucleare della Repubblica Islamica. La proposta di includere nei negoziati Brasile e Turchia - proposta già bocciata a suo tempo dagli Stati Uniti e dall’Europa - non include pertanto nulla di nuovo. Già all’epoca, Ahmadinejad aveva detto che non si sarebbe seduto fino a settembre al tavolo dei negoziati con gli europei e questo come forma di "punizione".

    D. - Ahmadinejad ha anche avvertito la Russia che “deve evitare di giocare nelle mani degli Stati Uniti”: si tratta di un nuovo round in uno scambio di colpi verbali senza precedenti tra Teheran e Mosca. Si può dire che l’alleanza si sia rotta definitivamente?

    R. - L’alleanza rotta forse no. Certamente si è incrinata quando la Russia ha deciso di non opporsi al quarto documento di sanzioni approvato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Le preoccupazioni espresse da varie autorità russe e dallo stesso Medvedev durante il suo recente incontro con il premier Berlusconi, hanno scatenato la rabbia del governo iraniano che considerava la Russia un partner strategico. Questo dimostra certamente che questa alleanza tra la Russia e la Repubblica Islamica è piuttosto tattica e non strategica.

    D. - Queste ultime dichiarazioni di Ahmadinejad giungono a meno di 24 ore dalle durissime sanzioni imposte dall’Unione Europea contro la Repubblica Islamica. Può essere questo un segnale di debolezza di Ahmadinejad nei confronti di una Comunità internazionale che sta isolando sempre di più Teheran?

    R. - Certamente sì. Teheran è molto preoccupato per le nuove sanzioni - sia quelle approvate dal Congresso americano, sia i due pacchetti approvati dall’Unione Europea nelle ultime settimane e alle quali aderisce anche il Canada che non fa parte dell’Unione Europea - vista anche la possibilità che altri Paesi approvino unilateralmente queste sanzioni. Si tratta, pertanto, di una reazione, poiché le conseguenze sull’economia iraniana cominciano già a farsi sentire.

    Iraq
    In Iraq, nuova battuta d’arresto nella crisi politica del Paese dopo le elezioni dello scorso mese di marzo. Il nuovo parlamento di Baghdad ha rinviato a tempo indeterminato la sessione che doveva portare all'elezione del suo presidente e dei suoi due vice, a causa dell'impossibilità di raggiungere un accordo tra i vari schieramenti politici. Sul terreno ci sono almeno 28 vittime in seguito a tre distinti attentanti nelle ultime 24 ore. L’episodio più sanguinoso nei pressi della città santa meridionale di Kerbala, dove pellegrini sciiti raccolti in preghiera sono stati colpiti da due autobomba.

    Afghanistan
    In Afghanistan. le forze della Nato hanno recuperato in mattinata il corpo di uno dei due soldati americani dispersi da venerdì nell'est del Paese, mentre proseguono le ricerche dell’altro militare. Un soldato britannico morto ieri per le ferite riportate in un’esplosione avvenuta nel sud ha portato a 400 il numero di vittime straniere nel Paese dall’inizio del conflitto nel 2001. Intanto il Consiglio di sicurezza afgano che si è riunito oggi a Kabul ha chiesto ai propri partner internazionali politiche di sicurezza chiare per combattere le basi del terrorismo che si trovano anche all’estero.

    Yemen
    Sempre delicata la situazione nello Yemen. I ribelli sciiti hanno catturato circa 200 soldati al termine di aspri combattimenti che hanno portato alla conquista di una postazione strategica dell’esercito nella zona nord del Paese. Nel sud invece quattro soldati sono stati uccisi durante un’imboscata tesa da uomini armati.

    Arabia Saudita
    Un aereo cargo della compagnia tedesca Lufthansa si è schiantato oggi in fase di atterraggio all’aeroporto di Riad, in Arabia Saudita, senza provocare vittime. Secondo media locali, il pilota e il copilota sono stati ricoverati in ospedale. Il velivolo toccando la pista si è spezzato in due tronconi. Testimoni hanno riferito di una lunga scia di fumo che si sprigionava dal cargo durante la fase di avvicinamento. Ancora da chiarire le esatte cause dell’incidente.

    Vertice Ua
    Ultimo giorno oggi a Kampala in Uganda per i lavori del 15mo vertice dell’Unione africana. Oltre alla questione del Darfur, tema centrale della plenaria il rafforzamento della missione di pace dispiegata in Somalia. Deciso l’invio di altri 2 mila soldati, in aggiunta agli oltre sei mila già impegnati nel Paese. Resta ancora aperto però il nodo sulle regole d’ingaggio e in particolare sulla possibilità di impiegare i militari anche in combattimenti contro le milizie islamiche. In queste ore, intanto, scontri tra l’esercito regolare e i ribelli di al Shebab hanno provocato una decina di vittime.

    Italia - manovra
    In Italia, come annunciato, il governo ha posto la questione di fiducia alla Camera sulla manovra economica, dpopo il respingimento delle questioni di costituzionalità avanzate dall’opposizione. In giornata è previsto il voto finale. Già deciso il taglio di mille euro netti al mese sulla retribuzione dei deputati. Stessa misura anche per i senatori e per gli addetti di Montecitorio. Intanto, oggi, contro i tagli sciopero dei diplomatici.

    Italia - Fiat
    Dopo l’annuncio della Fiat di voler spostare la produzione della nuova monovolume dallo stabilimento piemontese di Mirafiori in Serbia, oggi il ministro italiano del Lavoro, Maurizio Sacconi, è intervenuto sull’altra vicenda riguardante lo stabilimento di Pomigliano d’Arco, per il quale l’azienda torinese pensa di costituire una nuova società nella quale riassumere gli attuali dipendenti dello stabilimento napoletano. Dovranno essere le parti che hanno sottoscritto l'impegno per Pomigliano – ha affermato il ministro Sacconi – “a definire i modi con cui regolare questo percorso. Credo che le soluzioni debbano comunque essere condivise, che non ci possano essere scelte unilaterali”. Un auspicio, quello del dialogo, condiviso anche dal vescovo di Nola, mons. Beniamino De Palma, intervistato da Luca Collodi:

    R. - Credo che i problemi di cui la Fiat debba tener conto siano tre. Il primo è che su Pomigliano non si può più discutere, che l’impegno assunto deve essere ora portato avanti, perché ne va del futuro di tutta una regione, giacché coinvolge 15 mila operai. Il secondo problema che bisogna tener presente è che fra sindacato e azienda va ripreso il dialogo, ma va ripreso con tutti i sindacati e questo per non lasciare nessuno lontano dal tavolo delle trattative. Infine, i sindacati devono ritrovare l’unità al loro interno, perché il futuro del lavoro a Pomigliano dipende anche dall’unità sindacale. Dialogare è sempre un bene, poiché col dialogo si raggiungono tutte le soluzioni: solo con il dialogo, senza alcun sospetto e senza alcun pregiudizio. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

    Grecia
    Prosegue in Grecia, l’ispezione del Fondo Monetario Internazionale, dell’Unione Europea e della Banca Centrale Europea partita ieri con l’obiettivo di verificare l’attuazione del Piano di austerità deciso da Atene. All’esame, che terminerà il prossimo sei agosto, è legata l’assegnazione della seconda tranche di aiuti internazionali da 9 miliardi di Euro. Nel Paese intanto rischia di avere gravi conseguenze lo sciopero permanente dei camionisti, scattato ieri contro la liberalizzazione del settore.

    Romania
    Gli esperti del Fondo Monetario Internazionale sono giunti, ieri, in Romania per colloqui sulle recenti misure anticrisi adottate dal governo di Bucarest in cambio di un prestito internazionale di circa 20 miliardi. Anche in questo caso, si tratta di verificare lo stato dei conti per dare il via libera all’erogazione di una parte del fondo.

    Serbia- Kosovo
    Il parlamento serbo ha adottato una risoluzione per continuare le attività in difesa della sovranità e dell’integrità nazionale del Paese, dopo il pronunciamento della Corte internazionale dell’Aja sulla legittimità dell’indipendenza del Kosovo. Il documento preme per avviare trattative pacifiche in vista di una soluzione “reciprocamente accettabile” che permetterebbe “una riconciliazione storica fra il popolo serbo e quello albanese” nella regione.

    Francia
    Al via la missione in Sahel del ministro degli Esteri francese Kouchner, che discuterà con le autorità locali le misure da prendere per garantire maggiore sicurezza ai concittadini presenti nell’area. La decisione all’indomani della conferma dell’uccisione del cittadino francese rapito ad aprile in Niger. Un atto barbaro – ha detto ieri il presidente Sarkozy – che non resterà impunito.

    Cambogia
    In Cambogia, ricorrerà in appello il leader dei "khmer rossi" Kaing Guek Eav, meglio noto come "compagno Duch", condannato ieri a 35 anni per l’uccisione di migliaia di persone. Lo ha fatto sapere il suo avvocato senza fornire altri particolari. Duch, 67 anni, dirigeva la prigione di Tuol Sleng a Phnom Penh, dove furono torturate e uccise 14 mila persone.

    Cuba
    Toni pacati e nessun annuncio di riforme ieri a Cuba nel giorno del 57.mo anniversario dell’assalto fallito contro la caserma Moncada, capeggiato da Fidel Castro nel 1953, azione considerata l'inizio della rivoluzione. Tace Raul Castro, appare a sorpresa invece Fidel, che punta il dito sugli Stati Uniti per la recente rottura dei rapporti diplomatici tra Venezuela e Colombia. Il servizio è di Francesca Ambrogetti:

    La cerimonia con la quale nella città di Santa Clara è stato celebrato l’inizio della rivoluzione ha deluso le aspettative. Molti a Cuba erano convinti che sarebbe stata l’occasione giusta per annunciare provvedimenti concreti sia nel campo economico che in quello politico e sociale. Una svolta che si attende da tempo. La premessa c’era: la recente apertura di un dialogo con la Chiesa, che ha portato alla liberazione dei prigionieri politici. A Santa Clara il tempo si è fermato di nuovo. Il discorso è stato pronunciato dal vicepresidente José Machado, un "immobilista" secondo gli oppositori. “Procederemo passo a passo - ha detto - al nostro ritmo e senza pressioni esterne”. Altro grande assente Ugo Chavez che all’ultimo momento ha sospeso il viaggio a Cuba per il timore, ha detto, di un attacco militare della Colombia con la quale da giovedì scorso si sono interrotti i rapporti diplomatici, istigato dagli Stati Uniti. Quanto a Fidel Castro, ha sorpreso ancora una volta i cubani, invece di apparire a Santa Clara dove era atteso, lo ha fatto ieri sera a L’Avana in una cerimonia militare. Prossimo appuntamento domenica: si riunisce il Parlamento, altra possibile occasione per l’atteso annuncio di riforme, oggetto probabilmente di contrasti all’interno del governo.

    Marea Nera
    La Bp dovrà “cambiare cultura” dopo la Marea Nera nel Golfo del Messico. Lo ha affermato il nuovo amministratore delegato del colosso petrolifero l’americano Bob Dudley, chiamato a sostituire Tony Hayward proprio in seguito alle polemiche legate alla gestione dell’emergenza ambientale. Il cambio al vertice avverrà entro ottobre. Ieri, la Casa Bianca aveva ribadito che la priorità è ripulire il mare e pagare i danni. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 208

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