Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 26/07/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • I Santi Anna e Gioacchino nel pensiero del Papa: i nonni tornino ad essere presenza viva nella famiglia e nella società
  • Il cardinale Comastri celebra la Messa nella parrocchia di Sant'Anna in Vaticano
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il Secam celebra i 40 anni di attività. L’arcivescovo Palmer Buckle: l’Africa ha molto da dare alla Chiesa e al mondo
  • Cile: il cardinale Errázuriz spiega la proposta della Chiesa di un gesto di clemenza per i carcerati
  • Cambogia: tribunale Onu condanna il "compagno Duch" per crimini contro l'umanità
  • Pubblicati documenti segreti Usa sulla guerra in Afghanistan: imbarazzo della Casa Bianca
  • Maree nere: si moltiplicano i disastri petroliferi nel mondo
  • Chiesa e Società

  • Solidarietà dei presidenti degli episcopati latinoamericani alla Chiesa e al popolo di Haiti
  • Colombia-Venezuela: l'impegno degli episcopati per la pace tra i due Paesi
  • Il Consiglio Mondiale delle Chiese chiede di abrogare la legge sulla blasfemia in Pakistan
  • Pakistan: chieste le dimissioni del ministro cattolico che ha condannato l’omicidio di due cristiani
  • Coree: l’impegno della Chiesa sulla via della riconciliazione
  • Mons. Gjergji: "prima finiranno le contese e prima vi sarà pace in Kosovo"
  • Cina: la diocesi di Nan Chong in soccorso della popolazione colpita dall’alluvione
  • Cile: 'Hogar de Cristo' impegnata nella ricostruzione dopo il terremoto
  • La Chiesa del Salvador: la legge sull'immigrazione in Arizona è assolutamente ingiusta
  • Camerun: la Comunità di Sant’Egidio ha 'salvato' dal carcere 23 bambini di strada
  • Mons. Zollitsch: il dialogo tra cattolici e luterani prosegua in modo costruttivo
  • Myanmar: fioriscono le vocazioni sacerdotali, in calo quelle religiose
  • Laos: collaborazione con la Chiesa thailandese per la formazione dei seminaristi
  • Striscia di Gaza: cooperazione internazionale per salvare una bambina palestinese
  • Polonia: pellegrinaggio dell’Opera del Nuovo Millennio a Częstochowa
  • Iniziata ieri a Chianciano la 47.ma sessione del Sae sulla speranza ecumenica
  • Gmg 2011: oltre 10 mila i giovani disabili partecipanti
  • 24 Ore nel Mondo

  • Francia: confermata l'uccisione dell'ostaggio rapito da Al Qaeda in Niger
  • Il Papa e la Santa Sede



    I Santi Anna e Gioacchino nel pensiero del Papa: i nonni tornino ad essere presenza viva nella famiglia e nella società

    ◊   La Chiesa celebra oggi la festa dei genitori della Vergine, i Santi Anna e Gioacchino, i nonni di Gesù. Negli anni passati, questa loro straordinaria esperienza di maternità e paternità ha suggerito a Benedetto XVI una serie di riflessioni sulla condizione dei nonni oggi, in un’epoca culturale che tende ad emarginare la terza età, vendendola nell’ottica del declino piuttosto che di una maturità preziosa da spendere per la famiglia e la società. Nel suo servizio, Alessandro De Carolis ricorda alcune delle affermazioni del Papa su questo tema:

    Vecchi, cioè un peso. Tranne qualche eccezione, improduttivi. Per la loro salute malferma, troppo costosi per le casse pubbliche. Quasi tutti vittime inermi del gap tecnologico tra loro e un progresso che si aggiorna ormai di ora in ora e dunque tagliati fuori dal modo in cui il mondo oggi si muove, parla, comprende. Sono queste alcune delle immagini – espresse peraltro in modo benevolo – con le quali un attuale e diffuso sentire comune etichetta gli anziani: un sentimento impietoso e molto più radicato e umiliante delle piccole oasi di rispetto verso la terza età che talvolta trapelano da qualche isolata intervista o qualche pubblica presa di posizione. Non così la Chiesa che invece, affermò in particolare due anni fa Benedetto XVI, “ha sempre avuto nei riguardi dei nonni un’attenzione particolare, riconoscendo loro una grande ricchezza sotto il profilo umano e sociale, come pure sotto quello religioso e spirituale”.

    “In passato i nonni avevano un ruolo importante nella vita e nella crescita della famiglia. Anche quando l’età avanzava, essi continuavano ad essere presenti con i loro figli, con i nipoti e magari i pronipoti, dando viva testimonianza di premura, di sacrificio e di un quotidiano donarsi senza riserve. Erano testimoni di una storia personale e comunitaria che continuava a vivere nei loro ricordi e nella loro saggezza”. (Discorso alla plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, 5 aprile 2008)

    Quell’epoca è purtroppo tramontata, osservò ancora il Papa, perché “l’evoluzione economica e sociale ha portato profonde trasformazioni nella vita delle famiglie”. Da più parti, “sembra purtroppo avanzare la ‘cultura della morte’, che insidia anche la stagione della terza età”, e con insistenza si giunge persino a proporre l’eutanasia come soluzione per risolvere certe situazioni difficili. In questo scenario fatto di squarci desolanti:

    “Gli anziani, tra cui molti nonni, si sono trovati in una sorta di ‘zona di parcheggio’: alcuni si accorgono di essere un peso in famiglia e preferiscono vivere soli o in case di riposo, con tutte le conseguenze che queste scelte comportano”. (Discorso alla plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, 5 aprile 2008)

    E qui, prepotente almeno per i cristiani, risplende o lo dovrebbe l’icona per eccellenza: quella di Anna e Gioacchino che, in qualsiasi interpretazioni artistica li ritragga, appaiono mentre circondano amorevolmente la loro piccola Maria. Non è difficile allora immaginarli circondare con lo stesso amore il “nipotino” Gesù, svolgendo quel ruolo in parte dimenticato da una società ubriacata dal mito dell’eterna efficienza, che con leggerezza lascia che un bambino preferisca la compagnia di un pc a quella di un nonno:

    “Il compito educativo dei nonni è sempre molto importante, e ancora di più lo diventa quando, per diverse ragioni, i genitori non sono in grado di assicurare un’adeguata presenza accanto ai figli, nell’età della crescita”. (Angelus, 26 luglio 2009)

    I nonni che sono nella stanza principale di una casa e non in quella dimenticata di un ospizio sono il segno di una società che non si è ancora disumanizzata. "Mai, per nessuna ragione – ha affermato Benedetto XVI – i nonni siano esclusi dall’ambito familiare. Essi sono un tesoro che non possiamo strappare alle nuove generazioni, soprattutto quando danno testimonianza di fede”:

    “Ritornino i nonni ad essere presenza viva nella famiglia, nella Chiesa e nella società. Per quanto riguarda la famiglia, i nonni continuino ad essere testimoni di unità, di valori fondati sulla fedeltà ad un unico amore che genera la fede e la gioia di vivere (…) Di fronte alla crisi della famiglia non si potrebbe forse proprio ripartire dalla presenza e dalla testimonianza di coloro – i nonni – che hanno una maggiore robustezza di valori e di progetti? Non si può, infatti, progettare il futuro senza rifarsi ad un passato carico di esperienze significative e di punti di riferimento spirituale e morale.”. (Discorso alla plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, 5 aprile 2008)

    L’anno scorso, il 26 luglio era domenica e il Papa si trovava a Les Combes, in Valle d’Aosta. Questo fu il saluto con il quale concluse l’Angelus davanti ai valligiani:

    “Affido alla protezione di Sant’Anna e San Gioacchino tutti i nonni del mondo, indirizzando ad essi una speciale benedizione. La Vergine Maria, che – secondo una bella iconografia – imparò a leggere le Sacre Scritture sulle ginocchia della madre Anna, li aiuti ad alimentare sempre la fede e la speranza alle fonti della Parola di Dio”. (Angelus, 26 luglio 2009)

    inizio pagina

    Il cardinale Comastri celebra la Messa nella parrocchia di Sant'Anna in Vaticano

    ◊   Stamani, nella memoria dei genitori di Maria, il cardinale Angelo Comastri, vicario del Papa per la Città del Vaticano, ha celebrato una Messa solenne nella parrocchia di Sant'Anna in Vaticano. Alle 18.30 sarà il prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il cardinale Antonio Cañizares, a presiedere una liturgia eucaristica che sarà animata dalla Congregazione delle Suore di Sant’Anna. Ma ascoltiamo, al microfono di Tiziana Campisi, padre Bruno Silvestrini, parroco di Sant’Anna in Vaticano:

    R. - Sant'Anna è la protettrice della nostra parrocchia e di tutte le mamme che vengono numerose a chiedere il dono della vita, nel silenzio e a volte nel dolore, che vengono a chiedere l’assistenza nel momento del parto. Quest'anno il cardinale Comastri ha scritto una nuova preghiera - che chi viene può prendere - in cui si presenta la figura di Sant'Anna come madre e nonna ma che può essere fatta propria da tutti, anche dai giovani che si aprono alla vita.

    D. - Cosa dice la figura di Sant’Anna alla donna di oggi?

    R. - Per le mamme di oggi, la figura di Sant’Anna rappresenta la donna che non ha avuto paura di nulla e che ha saputo sempre andare avanti nonostante i problemi e le difficoltà, che ha saputo sacrificarsi nonostante la vita fosse difficile e dura e che ha saputo tramandare - con le parole e con l’esempio - i valori cristiani, i valori della fede. Qui nella chiesa abbiamo l'immagine di Sant’Anna seduta, mentre la piccola Vergine Maria è vicino alle sue ginocchia e sta leggendo i Salmi nel rotolo che le viene aperto. E’, quindi, la Sant’Anna che educa la Madonna alla lettura. E’ una donna che sa trovare - nonostante le molte difficoltà e i molti lavori che una donna deve affrontare - il tempo per tramandare i valori di Dio, i valori che permangono, che non finiscono.

    D. - Quanto è vivo il culto alla Madre di Maria nella parrocchia di Sant’Anna in Vaticano?

    R. - Il culto nella nostra chiesa è antichissimo. Si tratta di una chiesa aperta dai palafrenieri, i sediari del Papa: ogni giorno veniva celebrata l’Eucaristia e ogni giorno veniva presentata la possibilità dell’Adorazione Eucaristica alle tante mamme che venivano a supplicare il dono della vita; ai nonni che venivano a chiedere la grazia di una santa vita nell’anzianità, per pregare per i nipoti, per la loro realizzazione e per la loro santità; ma anche si veniva a pregare per i mariti, le mogli e per le situazioni della vita di ogni giorno. Anche i nonni non devono sentirsi mai in pensione spiritualmente: i nonni devono essere sempre in prima linea e soprattutto con la loro vita, con i loro figli, con i lori nipoti e con tutti quelli che li circondano, per saper raccontare l’amore del Signore.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Chi prega non è mai solo: all'Angelus Benedetto XVI riflette sul "Padre Nostro" e saluta i pellegrini accorsi a Santiago de Compostela.

    Il dolore del Papa per la tragedia avvenuta a Duisburg.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, la crisi diplomatica tra Venezuela e Colombia.

    Perché il rinascimento va d'accordo col the e l'ikebana: in cultura, Irene Iarocci su Alessandro Valignano, maestro e pioniere delle missioni gesuite in Estremo Oriente.

    Come rinnovare la teologia: Inos Biffi illustra un metodo infallibile.

    Un articolo di Antonio Paolucci dal titolo "Un nuovo Caravaggio? Non proprio": il "Martirio di san Lorenzo", conservato al Gesù, è copia modesta di un pittore di qualità, forse il caravaggesco napoletano Battistello Caracciolo.

    Confronto a viso aperto col mistero del dolore: Marco Beck su Mario Pomilio e Alessandro Manzoni.

    Nell'informazione religiosa, a due mesi dalla morte di padre Segundo Galilea, ricorda il sacerdote e teologo cileno un articolo di madre Maria Barbagallo, già superiora generale delle missionarie del Sacro Cuore di Gesù fondate da madre Cabrini.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Il Secam celebra i 40 anni di attività. L’arcivescovo Palmer Buckle: l’Africa ha molto da dare alla Chiesa e al mondo

    ◊   Si apre domani ad Accra, in Ghana, la 15.ma assemblea plenaria del Secam, il Simposio delle Conferenze episcopali d’Africa e Madagascar. L’evento festeggia il 40.mo di attività con una settimana di riflessione sul tema “Secam, quarant’anni dopo: autonomia e prospettive per la Chiesa in Africa”. Prendono parte all’incontro circa 200 delegati, tra cardinali, vescovi, presbiteri, religiosi, religiose e laici. L’assemblea sarà aperta dall’arcivescovo di Accra, mons. Gabriel Charles Palmer Buckle, che al microfono di Alessandro Gisotti si sofferma sul tema dell’autosufficienza, scelto dal Secam per il suo quarantennale:

    R. - Autosufficienza vuol dire che abbiamo da dare: abbiamo ricevuto ed ora abbiamo da dare: ad esempio, abbiamo vocazioni in abbondanza. Dobbiamo, allora, anche noi stendere la mano alla missione della Chiesa universale. E non solo quello, perché possiamo dare anche la nostra spiritualità: tutti sanno che gli africani sono molto religiosi. Questa nostra religiosità, venendo “purificata” dal cristianesimo, porta una spiritualità anche culturale che dovrebbe arricchire la Chiesa cattolica. Quando si parla di autosufficienza significa che prima noi abbiamo ricevuto, che abbiamo avuto da Dio e quindi ora anche noi dobbiamo dare.

    D. - Questo chiaramente comporta anche un ragionamento sul rapporto con il resto del mondo: su come, in fondo, anche gli altri popoli soprattutto dei Paesi potenti possono aiutare l’Africa e cosa, invece, non dovrebbero fare, magari ripetendo errori del passato...

    R. - Certamente l’Africa non può isolarsi dal resto del mondo. Finora, diciamo per 500 anni, l’Africa ha dato materie prime: ora, però, l’Africa dà non soltanto manodopera, ma va al di là di questo avendo da offrire persone molto ben preparate e questo anche a livello della Chiesa. La prima cosa quindi è che l’Africa sta già dando, ma dovrebbe essere conscia del fatto che ha molto da dare. Seconda cosa: l’Africa vuole essere trattata come un continente maturo e che quindi ci si possa sedere insieme a tutti gli altri continenti intorno ad un tavolo, portando anche noi il nostro contributo per lo sviluppo del mondo. Ma anche quando ci sono cose che non vanno - come ad esempio nel commercio - dobbiamo poter dire che questo o quello non va bene per l’Africa.

    D. - Quali sono le sfide pastorali più significative per la Chiesa africana, per gli episcopati nel prossimo futuro?

    R. - Dobbiamo costruire dei seminari, dobbiamo costruire delle scuole e delle università cattoliche per la formazione di questi giovani che vengono con delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa, ma anche con delle vocazioni alla vita politica, sociale e culturale. Dobbiamo cercare di formare veramente questi giovani, affinché possano offrire - anche loro - il loro apporto allo sviluppo dell’Africa. La seconda sfida è rappresentata certamente dalla riconciliazione: ci sono delle zone dove non vi è pace e, quindi, dobbiamo cercare di fare tutto il possibile per portarla: dobbiamo formare alla riconciliazione, formare alla pace e alla giustizia.

    inizio pagina

    Cile: il cardinale Errázuriz spiega la proposta della Chiesa di un gesto di clemenza per i carcerati

    ◊   Polemiche in Cile per la proposta della Chiesa locale circa un possibile gesto di clemenza, da tradurre in un indulto, in occasione del Bicentenario dell'indipendenza del Paese. L’arcivescovo di Santiago del Cile, cardinale Francisco Javier Errázuriz, insieme con il vescovo di Rancagua, mons. Alejandro Goic, presidente dell’Episcopato, ha rivolto la proposta al presidente della Repubblica e alle massime autorità del Parlamento. Quindi ha spiegato il significato del gesto della Chiesa. Ce ne parla in questo servizio Luis Badilla:

    In un’intervista rilasciata al quotidiano “El Mercurio”, il porporato torna a ribadire che per la Chiesa il motto “Né perdono né oblio” non è “compatibile con un popolo che ha profonde radici cristiane”. E’ certo - osserva il cardinale, con riferimento all’idea di includere nell’indulto persone condannate per violazione dei diritti umani - che “non può esistere l’oblio”, ma è altrettanto certo “che una società riconciliata deve sapere collocare il perdono accanto alla verità e alla giustizia”. Offrendo chiarimenti di fronte alle critiche, spesso senza fondamento, indirizzate alla proposta della Chiesa, il cardinale cileno spiega che è stato chiesto un gesto di clemenza in occasione del Bicentenario.

    L’arcivescovo di Santiago del Cile poi precisa: “La decisione su quale sia la misura adeguata non ci appartiene, non è una nostra responsabilità (…) Ciò che ci preme è la situazione di tante donne e tanti uomini, che oltre ad essere privati dalla loro libertà, patiscono tante altre pene come la promiscuità, le violenze, la mancanza di mezzi per la riabilitazione, malattie, a volte in fase terminale”. Riflettendo su argomenti utilizzati contro la proposta, prima che fosse conosciuta e pubblicata integralmente, l’arcivescovo cileno non accetta che si dica che la Chiesa favorisce l’impunità. E’ stata proprio la comunità ecclesiale e i suoi pastori – ribadisce il porporato - a battersi contro la violazione dei diritti umani. Riconoscendo il medesimo contributo e la medesima lotta da parte di numerose altre associazioni e gruppi, il cardinale ricorda però che “nulla ostacola che ci sia sempre giustizia con clemenza” anche perché “perdonare non significa essere deboli o volere l’impunità”. Nel caso specifico di chi sconta condanne per violazione dei diritti umani, il cardinale Francisco Javier Errázuriz, così come si legge nel documento consegnato alle più alte autorità del Paese, spiega che la Chiesa ha proposto quattro criteri concreti: il grado di responsabilità avuto dal condannato nei fatti contestati, il grado di libertà e autonomia che ha avuto per eseguire gli ordini, i gesti di umanità avuti nei confronti delle persone sotto il suo controllo (nelle carceri, campi di reclusioni, luoghi segreti per la tortura ..) e, infine, le espressioni di pentimento e ravvedimento palesate lungo il percorso processuale. Inoltre, ribadisce il porporato, “la nostra richiesta propone all’autorità di escludere dall’indulto i fatti di sangue”.

    Sulle critiche secondo cui la Chiesa con questa proposta cancella il suo limpido passato in difesa dei diritti umani, l’arcivescovo di Santiago del Cile conclude: “E’ impossibile cancellare tutto il bene che si è fatto. Ciò ormai fa parte della storia” e, soprattutto, è nel cuore di migliaia e migliaia di cileni che hanno conosciuto e apprezzato “l’opera della Chiesa cilena, dei suoi vescovi, dei suoi organismi umanitari”. In Cile i militari o funzionari delle Forze armate che attualmente scontano in carcere condanne per violazione dei diritti umani non sono più di 60. Alla domanda su quanti possano beneficiare di un possibile indulto il cardinale infine risponde: “Noi, che studiamo questa idea da quasi due anni, non abbiamo fatto calcoli. Il numero dipenderà dai criteri che adotta il governo. Non è possibile un indulto generalizzato, ma neanche il rifiuto di quest’indulto in casi particolari”. Va sempre studiato il singolo caso con dei criteri precisi “e noi abbiamo alcune proposte”.

    inizio pagina

    Cambogia: tribunale Onu condanna il "compagno Duch" per crimini contro l'umanità

    ◊   Il tribunale misto istituito dall’Onu in Cambogia per i crimini commessi dai Khmer Rossi di Pol Pot ha emesso la prima condanna contro uno dei leader di quel regime, il “compagno Duch”: 35 anni di prigione per crimini di guerra e contro l'umanità. L’uomo fu responsabile del carcere di Tuol Sleng, nei pressi di Phnom Penh, dove morirono tra le 12 mila e le 16 mila persone. Durante il processo, iniziato a marzo, Duch ha riconosciuto di essere a capo della prigione, ma ha negato di aver commesso omicidi, sostenendo di aver obbedito ad ordini superiori. La pena comminata oggi potrebbe essere ridotta di 11 anni – già scontati – e di altri 5, per una precedente detenzione illegale rispetto alle leggi cambogiane. Il verdetto ha suscitato polemiche tra i familiari delle vittime, che chiedevano per lui l’ergastolo. Al microfono di Giada Aquilino, ce ne parla Emilio Asti, docente di Culture orientali all’Università Cattolica, che per anni ha partecipato a progetti di cooperazione in Cambogia:

    R. – Il terribile ricordo degli anni dei Khmer Rossi pesa ancora sul Paese: riappaiono i fantasmi del passato in una nazione che non è ancora riuscita a superare quest’enorme trauma collettivo. Risulta quindi doloroso fare i conti con il passato; antiche ferite vengono riaperte: moltissimi hanno visto i loro familiari uccisi.

    D. – Duch, che negli ultimi anni ha detto di essersi convertito al cristianesimo, ha sempre sostenuto di non aver avuto altra scelta che eseguire gli ordini. Ora è possibile uno sconto di pena. Come vengono accolti, in Cambogia, i lavori e le sentenze di questo tribunale istituito dall’Onu?

    R. – C’è molta perplessità in tutto il Paese. Dobbiamo ricordarci che la storia della Cambogia è stata un susseguirsi di vicende molto cruente. Le lotte intestine c’erano anche prima dell’avvento al potere dei Khmer Rossi e la società cambogiana era traumatizzata da diversi anni di guerra e da interventi stranieri. Occorrerebbe una ricostruzione soprattutto psicologica del tessuto sociale e chiaramente questo è un processo che richiede tempo.

    D. – Il fatto che alcuni leader ex Khmer Rossi facciano parte dell’attuale governo o abbiano ricoperto importanti incarichi può frenare il lavoro del tribunale sui crimini commessi negli anni Settanta?

    R. – In un certo qual modo sì. La Cambogia è un Paese che, pur affermando di aver voltato pagina, rimane ancora profondamente legata a questo passato fatto di lotte, massacri. E’ un Paese che non riesce ancora a trovare una propria stabilità ed inoltre emergono, sempre più chiaramente, le profonde contraddizioni della situazione attuale: un libero mercato quasi senza regole, una corruzione generalizzata a tutti i livelli, profondi squilibri sociali, soprattutto degrado ambientale, deforestazione, mancanza di punti di riferimento ed un alto tasso di violenza. La situazione generale è tutt’ora molto instabile.

    D. – Ci sono invece degli aspetti positivi da citare?

    R. – Direi di sì. Soprattutto gli interventi attuati dal Pime e dalla Cei. La Cei ha aperto una scuola tecnica nei pressi della capitale per fornire un’istruzione di base ai giovani appartenenti ai ceti più poveri ed ha anche avviato dei programmi di alfabetizzazione. E’ un progetto che cerca di coinvolgere la popolazione locale per dare un segnale di speranza per i ragazzi; questo programma è stato citato in un volume pubblicato dalla Conferenza Episcopale Italiana: “L’otto per mille, la Chiesa italiana e il Terzo mondo”.

    inizio pagina

    Pubblicati documenti segreti Usa sulla guerra in Afghanistan: imbarazzo della Casa Bianca

    ◊   La Casa Bianca ha condannato con fermezza la pubblicazione di documenti segreti militari americani sulla guerra in Afghanistan: secondo questi rapporti Usa il conflitto afghano sarebbe fallimentare mentre ci sarebbero legami tra i servizi segreti del Pakistan e al Qaeda. Inizialmente diffuso su un sito web di analisi politica, il dossier sulle operazioni militari in Afghanistan è apparso poi su alcuni importanti quotidiani internazionali. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Riccardo Redaelli, docente di Geopolitica presso l’Università Cattolica di Milano:

    R. - E’ ben noto che i servizi segreti pachistani abbiano una pluralità di azione e una pluralità di intenti. Del resto, negli anni Novanta, sono stati i servizi segreti pachistani, con l’appoggio saudita, a creare i talebani, che sono un fenomeno artificiale. Sono, quindi, relazioni non solo legate all’islamismo radicale, anche se questo è certamente il collante principale. Sono legami tribali, sono legami di potere, anche economici. Molte di queste operazioni dei servizi segreti pachistani sono finanziate in modo oscuro, legate ai traffici illeciti e ai traffici di droga. Nonostante, quindi, i cambiamenti seguiti al 2001 - al crollo dei talebani, alla cacciata di Osama Bin Laden - questi legami permangono. Comunque, si sapeva già da tempo di questa incapacità del governo di Islamabad di riuscire a controllare al meglio i propri servizi segreti militari.

    D. - Si può pensare ad una revisione dei rapporti tra Washington ed Islamabad, secondo lei?

    R. - A Washington c’è una insoddisfazione molto alta nei confronti del Pakistan. In realtà l’appoggio al Pakistan è una questione di disperazione: con tutti i limiti del governo civile, con tutte le ambiguità dei militari, non ne può fare a meno. Certo non si può immaginare di aprire un altro fronte, accentuando le pressioni e le ostilità su di un Paese di cui si ha bisogno. Quanto si può fare è il tentativo - che stanno già facendo gli americani, la Nato e la Comunità internazionale - di migliorare l’efficienza del governo pachistano nel controllare le derive islamiste dei propri servizi segreti, cercando in qualche modo di convincere i servizi segreti che appoggiando maggiormente e più seriamente lo sforzo internazionale in Afghanistan va anche a vantaggio del Pakistan.

    D. - Intanto uno studio condotto dal servizio ricerche del Parlamento evidenzia che gli Stati Uniti hanno speso tra Iraq ed Afghanistan 1.021 miliardi di dollari. Una prova, questa, durissima per Washington…

    R. - Queste guerre hanno non soltanto "svenato" economicamente Washington, ma hanno anche portato ad un forte grado di pressione e di usura delle forze armate statunitensi. Soprattutto questi conflitti non hanno portato a quel miglioramento della situazione internazionale e alla stabilizzazione dell’arco di crisi mediorientale, la cui drammatica instabilità è stata proprio uno dei motivi di questa guerra, anche se fra Iraq ed Afghanistan ci sono grandi differenze: l’Iraq è stata una scelta unilaterale, l’Afghanistan è stata una scelta condivisa dalla Comunità internazionale.

    inizio pagina

    Maree nere: si moltiplicano i disastri petroliferi nel mondo

    ◊   Tra due settimane la Bp cercherà di chiudere definitivamente la falla della piattaforma petrolifera del Golfo del Messico causa della marea nera, mentre la compagnia britannica annuncia altre 5 nuove perforazioni al largo della Libia, a soli 500 km dalla Sicilia. Intanto, un nuovo disastro ecologico in Cina, dopo le esplosioni di due oleodotti. Cautela dalle autorità cinesi, secondo cui l'operazione di pulizia sarà completata entro la settimana. Colpita dai disastri ambientali di questo tipo anche l'Africa. Linda Giannattasio:

    Fuoriuscite di greggio, disastri ecologici senza precedenti. Dopo infruttuosi tentativi di salvataggio del Golfo del Messico tra due settimane una nuova operazione proverà a chiudere la falla. Intanto un nuovo disastro ecologico in Cina, dove 1.500 tonnellate di greggio si sono riversate nel Mar Giallo. Quali sono le responsabilità sul fronte delle operazioni di sicurezza messe in atto in queste strutture? Giovanni Mastino, della direzione nazionale dell’associazione ambientalista Amici della terra:

    R. – Il problema è che le società petrolifere, in questo periodo, si trovano in una situazione abbastanza complessa, perché le risorse più facilmente estraibili sono in declino e devono andare a prendere il petrolio e trasportarlo in condizioni ambientali complesse e difficili, prima impensabili. Queste perforazioni in mare aperto avvengono su fondali che stanno ad una profondità di 1300, 1500, 2000 metri, e poi sotto il fondale altri 1000-1500 metri. Sono quindi condizioni abbastanza complesse, dove le misure di sicurezza dovrebbero essere molto più stringenti, dovrebbero prevenire incidenti del genere o perlomeno, anche quando c’è un incidente, prevenire le fuoriuscite.

    D. - Però queste misure esistono...

    R. – Spesso capita che queste misure vengano trascurate per velocizzare il lavoro e portare subito la produzione alla resa economica. Nel campo petrolifero – come in quasi tutti i campi produttivi – il tempo è denaro, il denaro comanda e quindi la sicurezza passa in secondo piano.

    Il disastro cinese, intanto, appare sventato, almeno secondo le autorità cinesi. Ancora Mastino:

    “Occorre dire che il contesto tecnologico cinese, dal punto di vista della sicurezza, è molto più lassista del mondo occidentale. L’incidente è stato molto grave, tant’è vero il fatto che loro, dopo pochi giorni, dicevano che tutto sarebbe tornato come prima”.

    Non va dimenticato che ci sono zone del mondo, come l’Africa, dove questo tipo di disastri ambientali sono continui, all’ordine del giorno. Ancora il dott. Mastino:

    “In Africa, in Nigeria, nel Golfo del Niger, dove c’è un’area petrolifera che va dall’entroterra fino al mare profondo, ci sono sversamenti petroliferi continui, sia di petrolio in terra ferma, sia di petrolio in mare, sia di gas. Il Delta del Niger è in una condizione di degrado pazzesca, però non ne parla nessuno.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Solidarietà dei presidenti degli episcopati latinoamericani alla Chiesa e al popolo di Haiti

    ◊   Nella cornice conclusiva della riunione annuale di coordinamento del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam) che si è conclusa sabato, i presidenti di 21 Conferenze episcopali si sono riuniti con mons. Louis Kébreau, arcivescovo di Cap-Haitien e presidente del’Episcopato haitiano. E’ stato fatto il punto degli aiuti rivolti al popolo e alla Chiesa dell’isola e, soprattutto, per programmare i diversi progetti a sostegno della ricostruzione del Paese, colpito poco più di sei mesi fa da un terremoto che ha provocato almeno 200mila morti. Per i presuli latinoamericani, così come per le autorità dello stesso Celam, secondo quanto si legge in una dichiarazione finale, è arrivato “il momento di agire per progettare il futuro immediato di questo popolo”. Passata l’emergenza, nel corso della quale le Chiese di tutto il mondo e tanti governi e associazioni hanno espresso grande solidarietà, è arrivata l’ora di intervenire. Le Chiese sorelle dell’America Latina, che si sentono responsabili dirette di questo futuro insieme con tutti gli haitiani, “con la speranza della comunione nella carità”, hanno deciso di assegnare allo stesso Celam “il ruolo di interlocutore unico con l’episcopato di Haiti, e in particolare con il suo presidente mons. Louis Kébreau”. Fra i compiti di questo coordinamento i presuli elencano quattro priorità di importanza rilevante: lo scambio aggiornato d’informazione con particolare riferimento all’aiuto umanitario; lo stabilimento di iniziative che favoriscano e facilitino la formazione di agenti di pastorale; concessioni di borse di studio per la formazione permanente dei sacerdoti haitiani così come per i seminaristi, buona parte dei quali vivono e studiano tuttora in condizioni di estrema precarietà; definire le priorità degli interventi più urgenti, tenendo conto della necessità di destinare ricorse per la ricostruzione dei seminari, Chiese, centri pastorali per la promozione umana (salute, famiglia, giovani) e formazione dei laici capaci di servire il loro popolo e la loro Chiesa con un forte impegno sociale. Le Chiese dell’America Latina, sotto il coordinamento ecclesiale del Celam, si sono impegnate a prendere parte attiva nella “seconda tappa che ora affronta Haiti”, dopo il terribile terremoto del 12 gennaio 2010. Si tratta di una tappa che deve servire per progettare il futuro del popolo e della sua comunità ecclesiale oltre “i bisogni immediati per gettare le basi di uno sviluppo autentico, integrale e sostenibile”, trasformando possibilmente il dolore e la sofferenza di un’immane tragedia collettiva in una speranza concreta di riscatto. I vescovi latinoamericani nella loro dichiarazione ancora una volta rinnovano il loro dolore e la loro solidarietà alla chiesa haitiana per la perdita, a causa del terremoto, dell’arcivescovo della capitale mons. Serge Miot, del suo vicario generale mons. Charles Benoit e del cancelliere padre Chery e di numerosi sacerdoti, religiose, religiosi e seminaristi oltre a decine di migliaia di laici cattolici. (A cura di Luis Badilla)

    inizio pagina

    Colombia-Venezuela: l'impegno degli episcopati per la pace tra i due Paesi

    ◊   La Chiesa cattolica in Colombia e in Venezuela opererà per la pace e per contribuire a migliorare le relazioni tra i due Paesi. Dopo la decisione, presa giovedì scorso, dal presidente venezuelano Hugo Chávez di rompere le relazioni diplomatiche con la Colombia, la tensione tra i governi di Caracas e Bogotá è infatti molto alta, con le forze armate venezuelane in stato d'allerta e dispiegate lungo gli oltre duemila chilometri di confine tra i due Paesi. Al centro della contesa, come noto, l'accusa rivolta a Caracas di dare ricovero a 1.500 guerriglieri colombiani. Venerdì — a margine di un incontro promosso a Bogotá dal Consiglio episcopale latinoamericano sulla ricostruzione post-sisma ad Haiti — i presidenti delle conferenze episcopali di Colombia e Venezuela hanno espresso l'auspicio che la Chiesa possa contribuire a migliorare le relazioni tra i due Paesi. L'arcivescovo di Barranquilla, Rubén Salazar Gómez, presidente dell'episcopato colombiano, ha chiesto che si tenga conto della sofferenza delle persone colpite dalla decisione venezuelana e si è augurato che si trovi presto la strada per superare le difficoltà. E, soprattutto, che relazioni tra i due Paesi siano già nell'immediato improntate all'insegna della «pace e della fraternità». È incredibile — ha detto il presule — che non si trovino delle soluzioni ai problemi politici tra Colombia e Venezuela, anche perché «i nostri popoli meritano di vivere in pace». L'importante — ha concluso — è contribuire a superare il «clima di sfiducia reciproca». Ricordando anche come il nuovo presidente colombiano, Juán Manuel Santos, il cui insediamento è previsto per il 7 agosto, abbia espresso l'importanza di mantenere buone relazioni con i Paesi confinanti. Sulla stessa lunghezza d'onda - riferisce L'Osservatore Romano - il presidente dei presuli del Venezuela, l'arcivescovo di Maracaibo, Ubaldo Ramón Santana Sequera, il quale, sottolineando come la situazione sia «preoccupante», si augura anche che gli episcopati di Colombia e Venezuela possano «continuare a lavorare insieme dando testimonianza di fraternità». E soprattutto, che «si eviti il conflitto tra le due nazioni. Dobbiamo cercare insieme percorsi diversi dalla guerra». (L.Z.)

    inizio pagina

    Il Consiglio Mondiale delle Chiese chiede di abrogare la legge sulla blasfemia in Pakistan

    ◊   Il Consiglio Mondiale delle Chiese ha inviato una lettera aperta al presidente del Pakistan, Asif Ali Zardari, e al primo ministro Syed Yousaf Raza Gilani, dopo il duplice omicidio di due fratelli cristiani, arrestati con l’accusa di blasfemia e uccisi lo scorso 19 luglio da estremisti islamici. L’organismo ecumenico sottolinea in una nota, ripresa dall’agenzia Fides, che è urgente “abrogare la legge sulla blasfemia”, la maggiore “fonte di persecuzione delle minoranze religiose in Pakistan”. Nel Paese asiatico tale norma, che prevede l’ergastolo per chi offende il Corano e la pena di morte in caso di offesa a Maometto, secondo diversi osservatori “viene spesso strumentalizzata da gruppi fondamentalisti per commettere violenze contro minoranze religiose”. “La legge sulla blasfemia – sottolinea il Consiglio Mondiale delle Chiese – è distruttiva dell’armonia e del benessere della gente che vive insieme in una società contraddistinta dal pluralismo religioso. L’abuso della norma – si sottolinea inoltre nella nota – ha prodotto violenza fisica e psicologica, fino alla perdita della vita di persone innocenti”. Si tratta di una violazione dei diritti fondamentali garantiti dall’articolo 36 della Costituzione del Pakistan che riconosce i “diritti legittimi e gli interessi delle minoranze”. Per questo, si chiedono “urgenti misure” per l’abrogazione in Pakistan della legge sulla blasfemia e “per la tutela dei diritti e della dignità di tutti gli individui nella società pakistana”. Il Consiglio Mondiale delle Chiese ha sede a Ginevra e riunisce oltre 349 Chiese cristiane di tutte le confessioni, in rappresentanza di 560 milioni di cristiani in 110 Paesi del mondo. (A.L.)

    inizio pagina

    Pakistan: chieste le dimissioni del ministro cattolico che ha condannato l’omicidio di due cristiani

    ◊   In Pakistan intellettuali islamici hanno chiesto le dimissioni del ministro per le minoranze Shahbaz Bhatti, di fede cattolica, dopo le sue parole pronunciate sul drammatico assassinio di due cristiani. Le vittime, un pastore protestante e suo fratello, sono stati uccisi lo scorso 19 luglio da estremisti islamici. Secondo fonti locali i due cristiani, arrestati dopo il ritrovamento di volantini ritenuti blasfemi, sarebbero stati scagionati da ogni accusa. Ma nei loro confronti era già stata emessa un’altra sentenza, la condanna a morte pronunciata da un mullah di Faisalabad. Sono stati assassinati mentre si trovavano all’esterno del tribunale di Faisalabad al termine di un’udienza. I due fratelli erano ammanettati e costituivano un facile bersaglio per i fondamentalisti. Nell’agguato - ricorda AsiaNews - è rimasto ferito anche un poliziotto. Il ministro Shabbaz Bhatti ha condannato il duplice omicidio e dichiarato che false accuse sono state mosse contro i due cristiani da persone che nutrivano rancori personali. Il ministro ha anche aggiunto che il tragico episodio è conseguenza di un abuso della legge sulla blasfemia, che in Pakistan prevede l’ergastolo per chi offende il Corano e la pena di morte in caso di offesa a Maometto. Ambienti islamici e in particolare lo studioso musulmano Allama Ahmed Mian Hammadi hanno criticato il ministro per queste dichiarazioni e hanno chiesto le sue dimissioni. Lo studioso islamico ha affermato in un articolo pubblicato dal quotidiano pachistano 'Daily Jasaratche' che “uccidere chi è blasfemo non è crudele”. Sul versante delle indagini, intanto, il capo dell’Alta Corte di giustizia di Lahore ha ordinato l’apertura di un’inchiesta penale sull’’omicidio dei due fratelli cristiani. Fonti di stampa sottolineano l’insufficiente protezione dei due detenuti nonostante le gravi minacce ricevute. Ambienti di polizia hanno reso noto, infine, che è stata arrestata una persona ritenuta coinvolta nel duplice assassinio. (A.L.)

    inizio pagina

    Coree: l’impegno della Chiesa sulla via della riconciliazione

    ◊   Nonostante la situazione di tensione tra la Corea del Sud e la Corea del Nord, i fedeli non perdono la speranza nella riconciliazione. Si è fatto portavoce di questa posizione mons. Francis Xavier Ahn Myong-ok, vescovo di Masan e presidente di Caritas Corea. Il presule, che ha ribadito all'agenzia Fides la propria fiducia nella possibilità di ricucire i rapporti, ha sottolineato che “con un po’ di lungimiranza” si potrà comprendere che questa situazione “è solo un problema temporaneo”. “Possiamo e dobbiamo coltivare le speranze di riconciliazione”, ha dichiarato mons. Francis Xavier Ahn Myong-ok aggiungendo che “la speranza non è più piccola oggi rispetto al passato”. La Chiesa cattolica prega perché la situazione possa migliorare “al più presto”. “La nostra speranza di riconciliazione si basa sulla certezza che quanto sembra impossibile all’uomo non è impossibile a Dio”. Perché si possa davvero realizzare un cammino di riconciliazione, il vescovo di Masan ha sottolineato in primo luogo la necessità di “ricostruire la fiducia reciproca fra Nord e Sud”. “Attraverso una rinnovata fiducia, dovremmo far crescere la volontà di una reciproca simbiosi e di una coesistenza pacifica”. In questo quadro, l’aiuto umanitario “dovrebbe avere la priorità, come dimostrazione di amore verso i nostri vicini”. “Non è solo un atto di carità dei ricchi verso i poveri ma il frutto di uno spirito di sincera benevolenza, che nasce dal riconoscere la reciproca dignità”. Come passo successivo, mons. Francis Xavier Ahn Myong-ok si è detto convinto che “Nord e Sud possano cooperare per la pace nella penisola coreana e per lo sviluppo dell’economia e della società nordocoreana”, obiettivo per il cui conseguimento “servono una costante comunicazione e una mutua comprensione. Siamo tutti consapevoli che, per costruire una coesistenza pacifica, occorre colmare gradualmente il divario esistente, a tutti i livelli, fra Nord e Sud”. Una volta raggiunti questi scopi, “si potrà prendere in considerazione, insieme, il compito della riunificazione, che deve essere basata sulla pace e non essere, certo, una riunificazione unilaterale”, ma “frutto di un piano a largo raggio, che prevede la partecipazione attiva di tutto il popolo coreano, dunque basato su una preparazione concreta e sistematica”. (A.L.)

    inizio pagina

    Mons. Gjergji: "prima finiranno le contese e prima vi sarà pace in Kosovo"

    ◊   “La valutazione ed il parere del Tribunale Internazionale di Giustizia all’Aia è una testimonianza che il diritto del nostro popolo di essere libero e di poter vivere indipendente nello Stato del Kosovo, è legittimo. Questo diritto non minaccia il diritto universale della famiglia dei popoli del mondo”. Sono queste le parole con cui mons. Dode Gjergji, amministratore apostolico di Prizren e unico vescovo cattolico del Kosovo, commenta in una nota inviata all'agenzia Sir, il parere della Corte Internazionale di Giustizia. La Corte lo scorso 22 luglio ha dichiarato che la secessione unilaterale del Kosovo dalla Serbia non viola il diritto internazionale. Mons. Dode Gjergji esorta in particolare tutti cittadini del Kosovo “a continuare a vivere nella pace, impegnandosi sempre per la convivenza pacifica, per poter costruire insieme un futuro migliore basato sul diritto e sulla giustizia”. L’amministratore apostolico di Prizren ha ricordato l’impegno dei “vescovi del Kosovo da diverse generazioni ad appoggiare sempre il proposito del popolo. Nello stesso tempo – continua - ci siamo impegnati, insieme ad altri attori rilevanti esterni ed interni, a conservare valori umani universali, come ci siamo impegnati a difendere il diritto e la nostra libertà, senza mai minacciare quella degli altri. Come Chiesa cattolica nel Kosovo siamo felici di essere stati e di essere parte di questi processi grandi ed importanti, sopratutto tramite la preghiera quotidiana, l’impegno senza riserva per la pace, il perdono, la giustizia per ogni nostro cittadino”. Ad oggi sono oltre sessanta i Paesi, sui 192 aderenti alle Nazioni Unite, ad aver riconosciuto l’indipendenza. Tra questi vi sono i principali Stati occidentali tra cui gli Stati Uniti e 22 dei 27 Paesi dell’Ue. Mons. Gjergji ha infine espresso il proprio auspicio: “Prego il Signore che gli Stati che non hanno ancora riconosciuto lo Stato del Kosovo, lo facciano al più presto possibile, perché quanto prima finiranno le contese in questi spazi d’Europa, tanto meglio si creeranno presupposti per la pace duratura, per la riconciliazione tra popoli e la loro unione nella famiglia europea”. (A.L.)

    inizio pagina

    Cina: la diocesi di Nan Chong in soccorso della popolazione colpita dall’alluvione

    ◊   Una popolazione di circa 125 mila persone sommersa dall’acqua. Diverse chiese immerse nell’acqua alta dai 3,5 ai 4,5 metri, 3.000 fedeli locali colpiti: è la situazione drammatica in cui si trova il distretto di Qu Xian della diocesi di Nan Chong, nella provincia del Si Chuang. L’alluvione causata dalla pioggia torrenziale caduta tra il 18 e il 20 luglio scorsi ha messo in ginocchio la comunità. La diocesi di Nan Chong si è subito mobilitata per soccorrere la popolazione, non solo i cattolici. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, la squadra dei soccorritori guidata dal responsabile diocesano, insieme con religiose e laici, ha raggiunto la zona colpita il 21 luglio, appena la strada è stata di nuovo praticabile. In precedenza, avevano anche telefonato a tutte le comunità ecclesiali di base per avvisare dell’arrivo dell’alluvione. Hanno anche aiutato la popolazione ad abbandonare la zona disastrata. Nella zona più colpita, i soccorritori hanno visitato insieme al parroco tutte le famiglie, per consegnare i primi aiuti e raccogliere le loro richieste, annotando le urgenze. Ad alcuni fedeli che, con gli occhi lucidi, si trovavano nella loro chiesa piena di fango, con l’altare e le mura distrutte dall’acqua, i soccorritori diocesani hanno portato una parola di consolazione, garantendo la ricostruzione della casa di Dio al più presto possibile. Il distretto di Qu Xian è la zona con il maggior numero di cattolici, soprannominata il distretto dei “10 mila cattolici”. È la zona dove ha svolto la sua opera di evangelizzazione il famoso missionario martire francese Matteo Liu. Grazie alla sua fama di santità e ai miracoli compiuti, anche i non cattolici lo venerano e lo invocano, e molti si sono convertiti anche per le grazie ricevute tramite la sua intercessione. (A.L)

    inizio pagina

    Cile: 'Hogar de Cristo' impegnata nella ricostruzione dopo il terremoto

    ◊   Il terremoto che ha colpito il Cile alla fine dello scorso febbraio, si è abbattuto in particolare in una delle aree più povere del Paese. Tra gli edifici distrutti figurano anche una ventina di centri dell’ 'Hogar de Cristo', l’organizzazione no profit più grande del Cile, fondata dal gesuita padre Alberto Hurtado nel 1944 e gestita dalla Compagnia di Gesù. “Trovandoci già sul posto - ha detto il direttore, padre Agustín Moreira - ci siamo subito attivati per raccogliere cibo, vestiario e coperte”. Con circa 4.000 impiegati, 8.000 volontari e 60.000 persone assistite ogni giorno, 'Hogar de Cristo' – sottolinea la Fides - ha potuto usare la sua vasta rete di contatti per la distribuzione del materiale. Passata l'emergenza e con il governo che ha preso in carico la gestione della situazione, l'organizzazione ha lanciato la seconda fase della campagna per ricostruire gli edifici e ampliare la sua attività in zona. Campagna che costerà circa 20 milioni di dollari. "Offriamo dei microcrediti in modo che le persone possano organizzarsi in gruppi di 8/10 persone. Se restituiscono il denaro possono ricevere un altro credito e un altro ancora. Così gradualmente si affrancano dalla povertà. Siamo l'unica organizzazione su grande scala - ha spiegato padre Moreira - che presta denaro ai poveri". Come tutti gli anni, nel mese di agosto si celebra il Mese della Solidarietà in memoria di Sant’Alberto Hurtado, che morì il 18 agosto 1952. Proprio in tale giorno sarà celebrata la “Giornata nazionale della Solidarietà”. 'Hogar de Cristo', insieme con altre organizzazioni ecclesiali, invita la comunità a promuovere azioni di solidarietà nei confronti dei più poveri ed esclusi della società. Le necessità più urgenti riguardano l’area dell’educazione iniziale, le persone che vivono in strada e i centri comunitari delle zone danneggiate dal terremoto. Nel mese della solidarietà sono in programma seminari di studio, concerti, iniziative per la sensibilizzazione verso gli emarginati. (A.L.)

    inizio pagina

    La Chiesa del Salvador: la legge sull'immigrazione in Arizona è assolutamente ingiusta

    ◊   La Chiesa cattolica di El Salvador spera che venga abrogata la normativa sull'immigrazione in Arizona negli Stati Uniti, altrimenti l'immagine di quel Paese conosciuto come il più democratico del mondo sarebbe compromessa. “Siamo tutti contro quella legge. Speriamo che il giudice incaricato della questione scelga l'abrogazione, perché questa non è solo una norma anti-immigrati, ma assolutamente ingiusta per i diritti delle persone”, ha detto l'arcivescovo di San Salvador, mons. José Luis Escobar. Il vescovo - riferisce l'agenzia Fides - ha affermato che la normativa proposta in Arizona “criminalizza le persone innocenti e questo non è possibile in un Paese come gli Stati Uniti, una nazione democratica. Imporre una legge di questo tipo mette in cattiva luce tutto il Paese.” L'arcivescovo di San Salvador ha parlato anche della proposta rivolta al governo degli Stati Uniti dalla Chiesa cattolica Usa per realizzare una riforma integrale della legge sugli immigrati, al fine di trovare una soluzione per gli 11 milioni di immigrati irregolari. (R.P.)

    inizio pagina

    Camerun: la Comunità di Sant’Egidio ha 'salvato' dal carcere 23 bambini di strada

    ◊   A Yaoundé sono già 23 i bambini di strada 'salvati' dalla Comunità di Sant’Egidio. Ne dà notizia la stessa Comunità osservando che, secondo una sua prima inchiesta, il fenomeno dei bambini di strada è in continua crescita nella capitale africana. Solo nel centro della città ve ne sono circa 150. La maggior parte – rende noto il Sir - non ha alcun certificato di nascita né documento. Da qualche tempo la Comunità di Sant'Egidio di Yaoundé ha iniziato a incontrare regolarmente questi bambini. Ogni settimana gli operatori preparano un pasto che condividono con loro. Nelle ultime settimane, le autorità della capitale - nel quadro di una nuova regolamentazione - hanno iniziato a dare loro la caccia, arrestandone decine per accattonaggio. Senza famiglia né documenti, chi entra in carcere rischia di rimanervi a lungo senza processo. La Comunità di Yaoundé ha quindi assunto un’iniziativa in loro difesa presso le autorità di polizia e giudiziarie. Grazie a questo intervento, 23 bambini di strada hanno potuto ritrovare la libertà e alcuni di loro sono stati rimessi in contatto con le proprie famiglie. (A.L.)

    inizio pagina

    Mons. Zollitsch: il dialogo tra cattolici e luterani prosegua in modo costruttivo

    ◊   Mons. Robert Zollitsch, arcivescovo di Friburgo presidente della Conferenza episcopale tedesca, si è congratulato con il neopresidente della Federazione mondiale luterana, il vescovo Munib Younan, eletto il 24 luglio a Stoccarda durante l’assemblea plenaria della federazione. In una lettera inviata per l’occasione e ripresa dal Sir, mons. Zollitsch ha espresso l’auspicio che il dialogo tra Chiesa cattolica e Federazione “prosegua anche in futuro in modo costruttivo”. Il presidente della Conferenza episcopale tedesca ha ricordato la Dichiarazione comune sulla dottrina della giustificazione quale “importante tappa” dei rapporti tra le Chiese”: “Rappresenta un incoraggiamento e un impegno a proseguire la strada imboccata”. Mons. Zollitsch ha poi sottolineato che la Commissione per l'ecumenismo della Dbk e il suo presidente, mons. Gerhard Ludwig Müller, sono “interlocutori affidabili per la Federazione mondiale luterana e le sue Chiese in Germania”. L’arcivescovo di Friburgo ha infine invocato la benedizione di Dio per mons. Younan, "anche e soprattutto” per la sua attività di vescovo evangelico-luterano per i cristiani palestinesi in Terra Santa e in Giordania. (A.L.)

    inizio pagina

    Myanmar: fioriscono le vocazioni sacerdotali, in calo quelle religiose

    ◊   La Chiesa in Myanmar è soddisfatta della situazione delle vocazioni sacerdotali, mentre ha bisogno di più vocazioni religiose. Quelle alla vita consacrata non hanno, infatti, conosciuto la fioritura registrata in questi ultimi anni da quelle al sacerdozio. Uno dei motivi – spiega all’agenzia Ucan padre Cyprian Aung Win, vice-rettore del Seminario maggiore di San Giuseppe di Yangon - è che molti religiosi hanno perso il ruolo e quindi anche lo status che avevano in passato. È il caso dei Fratelli delle Scuole Cristiane o Lasalliani: dopo la nazionalizzazione delle scuole cattoliche, nel 1962, il loro numero è diminuito nel Paese, racconta il Superiore Provinciale dei Lasalliani fratel Lawrence. Dovendo scegliere tra sacerdozio e vita consacrata, i giovani infatti preferiscono la prima: “Molta gente pensa che diventare sacerdote offra maggiori garanzie a un giovane”, conferma fratel Mg Mg Tin, Superiore generale dei Piccoli Fratelli di San Francesco Saverio, che sottolinea il ruolo centrale della famiglia per promuovere le vocazioni tra i giovani. Attualmente sono 150 i religiosi che svolgono il loro apostolato nel Paese, mentre al seminario di San Giuseppe sono iscritti 170 aspiranti sacerdoti. (L.Z.)

    inizio pagina

    Laos: collaborazione con la Chiesa thailandese per la formazione dei seminaristi

    ◊   L’invio di nuovi insegnanti per la formazione dei seminaristi nel Laos e il processo di beatificazione di 17 martiri laotiani uccisi nel Paese tra il 1954 e il 1970 sono stati al centro di un ritiro spirituale svoltosi la settimana scorsa a Pakxan. Al ritiro, ospitato dalla locale Chiesa di Nostra Signora di Lourdes, hanno partecipato quattro vescovi e sette sacerdoti laotiani e thailandesi. I partecipanti hanno infatti discusso di un progetto di collaborazione con la Chiesa thailandese per l’invio di insegnanti al Seminario maggiore di San Giovanni Vianney a Thakhek, l’unico del Paese. Il personale docente nel seminario, frequentato attualmente da 18 studenti, è infatti insufficiente. Tra le ipotesi avanzate anche quella di corsi on-line. Il rettore, mons. Jean Marie Prida Inthirath conta di coinvolgere nel progetto sacerdoti laotiani. Attualmente nel Paese si contano solo una dozzina di preti autoctoni. Un altro tema in discussione durante il ritiro è stata la causa di beatificazione di 17 martiri laotiani uccisi tra il 1954 e il 1970. Si tratta di sei Oblati, cinque missionari delle Missioni Estere di Parigi (MEP), un sacerdote e quattro laici laotiani e un catechista thailandese. Della causa ha parlato il postulatore l’Oblato padre Roland Jacques, vice-rettore della St. Paul University di Ottawa, in Canada. (L.Z.)

    inizio pagina

    Striscia di Gaza: cooperazione internazionale per salvare una bambina palestinese

    ◊   L’Italia in prima linea per salvare la vita ad una bambina di Gaza di soli cinque anni gravemente malata di cancro. Dopo aver varcato Erez con suo padre, la piccola Intisar Almshalah arriverà questa sera, alle ore 20, all’aeroporto di Fiumicino presso il Cerimoniale di Stato. La bambina, grazie all’associazione umanitaria Angels Onlus e al Consolato Italiano in Gerusalemme, potrà ricevere qui in Italia le cure necessarie a sconfiggere una forma gravissima di tumore al fegato. Sarà trasferita presso il Policlinico Umberto I di Roma e curata nel reparto di Oncologia Pediatrica diretto dalla prof.ssa Anna Clerico. “La richiesta d'aiuto ci è pervenuta da un nostro volontario che vive a Gaza e che conosce le difficoltà nel ricevere cure adeguate all’interno della Striscia. Grazie all’intervento della Farnesina, al Consolato di Gerusalemme e alle Autorità israeliane, siamo riusciti ad ottenere – ha dichiarato la portavoce di Angels, Benedetta Paravia – tutte le autorizzazioni necessarie al trasporto della piccola presso il nostro Paese. Le condizioni della bambina sono purtroppo gravi e con molta probabilità sarà sottoposta a un trapianto”. Dopo un primo ciclo di chemioterapia, Intisar era riuscita a sconfiggere il cancro che però, dopo qualche mese, si è ripresentato ancora più invasivo. L’Italia rappresenta per lei l’ultima possibilità di vita. “Sconfiggere la malattia e le sofferenze della piccola è una meravigliosa vittoria di tutti: vince la Onlus Angels, vince Israele, vince Gaza, vince l’Italia con la sua ospitalità”, ha dichiarato il senatore Enrico Pianeta, presidente dell’associazione ‘Amici Italia-Israele’. (A.L.)

    inizio pagina

    Polonia: pellegrinaggio dell’Opera del Nuovo Millennio a Częstochowa

    ◊   “Del nuovo millennio fate un'era di uomini santi!”: queste parole di Giovanni Paolo II sono state il tema del primo pellegrinaggio degli assistiti e dei soci della Fondazione “Opera del Nuovo Millennio” della Conferenza episcopale polacca. Il pellegrinaggio si è svolto a Częstochowa, dal 19 al 22 luglio scorsi. L’incontro, cui hanno partecipato circa 2500 persone, si è svolto in occasione del decimo anniversario della Fondazione. “L'Opera del Nuovo Millennio' è il monumento vivo del Pontificato di Giovanni Paolo II”, ha detto all’agenzia Zenit don Jan Drob, presidente del Consiglio della Fondazione. Durante il pellegrinaggio i partecipanti hanno assistito alla Santa Messa presieduta nella cattedrale della Sacra Famiglia da mons. Stanisław Nowak, arcivescovo metropolita di Czestochowa. Un altro incontro è avvenuto al Santuario nazionale della Madonna Nera di Jasna Góra e nella chiesa di Sant'Adalberto a Czestochowa. Tra gli organizzatori del pellegrinaggio, anche il settimanale cattolico “Niedziela”. Mons. Ireneusz Skubiś, caporedattore di “Niedziela”, ha spiegato: “Con gioia abbiamo partecipato a questo grande evento dedicato ai giovani e alla memoria di Giovanni Paolo II. Dobbiamo ricordare le parole del Servo di Dio Giovanni Paolo II secondo cui i giovani sono la speranza della Chiesa e del mondo odierno”. La Fondazione “Opera del Nuovo Millennio” della Conferenza episcopale polacca, è nata nel 2000 e fornisce un sussidio a quei giovani che vogliono studiare e non hanno possibilità economiche. Fino ad oggi sono circa 2.500 gli studenti che hanno usufruito dell’aiuto della Fondazione nelle scuole primarie, nei ginnasi, nelle scuole medie e negli studi universitari. Ogni anno la Fondazione organizza anche “la Giornata del Papa”, dedicata a Giovanni Paolo II. (A.L.)

    inizio pagina

    Iniziata ieri a Chianciano la 47.ma sessione del Sae sulla speranza ecumenica

    ◊   E’ iniziata ieri a Chianciano (Siena) la 47.ma sessione di formazione del Segretariato Attività Ecumeniche (Sae), un’iniziativa annuale che nel 2010 ha scelto di riflettere sul tema “Sognare la comunione, costruire il dialogo. Cento anni di speranza ecumenica”. L’appuntamento, che si protrarrà fino al 31 luglio, guarda alla Conferenza missionaria mondiale di Edimburgo del 1910, considerata l’inizio del movimento ecumenico e commemorata quest’anno nella stessa città scozzese da un incontro di leader di tutte le confessioni cristiane, con l’obiettivo di rilanciare la visione e la spiritualità della missione alla luce delle nuove sfide globali. Nel corso dei lavori la sessione del Segretariato richiamerà le “pietre miliari” del movimento ecumenico negli ultimi cento anni, dalla Conferenza di Edimburgo alla fondazione del Consiglio ecumenico delle Chiese, dal Vaticano II all’attività ecumenica della Chiesa cattolica, dai documenti del Patriarcato di Costantinopoli all’azione del Patriarca Atenagora. Verranno inoltre evidenziati i principali ambiti di impegno: teologico, etico e missionario. Non mancherà una riflessione sulle “resistenze” al progresso dell’ecumenismo manifestatesi all’interno delle Chiese e un approfondimento sui rapporti con l’ebraismo. Sono attesi, fra gli altri, all’incontro mons. Piergiorgio Debernardi, vescovo di Pinerolo, membro della Commissione per l’ecumenismo della Cei, Paolo Ricca, docente emerito alla Facoltà Teologica Valdese, l’arciprete ortodosso romeno Traian Valdman, il teologo cattolico Giovanni Cereti e Amos Luzzatto, saggista ed ex presidente dell’Unione Comunità Ebraiche Italiane (Ucei). (M.V.)

    inizio pagina

    Gmg 2011: oltre 10 mila i giovani disabili partecipanti

    ◊   Saranno oltre 10 mila i giovani diversamente abili che parteciperanno alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù che si svolgerà a Madrid dal 16 al 21 agosto 2011. Per loro il Comitato organizzatore ha siglato nei giorni scorsi un accordo con la Fondazione Alares che dovrà formare i volontari che li assisteranno. Javier Benavente, presidente della Fondazione, ha sottolineato che questo accordo “rappresenta uno dei compiti di più alta responsabilità mai ricevuti dalla Fondazione e dunque si tratta di una sfida di grande spessore”. Tra le competenze abituali di Alares – ricorda l'agenzia Sir - vi è l’inserimento e l’integrazione delle persone disabili nel campo del lavoro. L’accordo con il Comitato organizzatore prevede una formazione a vari livelli: generale per tutti i volontari, e più specifica per quei volontari che si occuperanno direttamente dei disabili e per i loro coordinatori. Durante la Gmg, la Fondazione Alares metterà anche a disposizione, 24 ore su 24, un numero di telefono per trovare soluzioni ad eventuali problemi o richieste nel campo dell’assistenza. Da parte sua, il Comitato spagnolo della Gmg sta mettendo in campo ogni sforzo per garantire ai giovani disabili le condizioni migliori di trasporto, alloggio e spazi riservati nei grandi eventi in programma. (A.L.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Francia: confermata l'uccisione dell'ostaggio rapito da Al Qaeda in Niger

    ◊   L’Eliseo ha confermato la morte dell’ostaggio francese rapito in Niger ad aprile, all’indomani dell’annuncio della sua esecuzione da parte del gruppo islamico Al Qaeda per il Maghreb. L’annuncio di Parigi è arrivato al termine della riunione del Consiglio di difesa e sicurezza convocato dal presidente, Nicolas Sarkozy, in cui si è decisa anche la partenza questa sera del ministro degli Esteri, Kouchner, per il Mali, il Niger e la Mauritania per garantire protezione ai cittadini francesi. Il servizio è di Gabriella Ceraso:

    Un atto barbaro che ha fatto una vittima innocente, ma che non resterà impunito. Sono le prime parole del presidente francese Sarkozy nel corso di un intervento televisivo, a conferma, dopo ore di attesa, che l’esecuzione del settantottenne, Michel Germaneau, ex ingegnere minerario, è accaduta veramente. Lo ribadiscono stamani anche altre fonti autorevoli dal Mali: gli autori sarebbero gli stessi che hanno giustiziato, l’anno scorso, il britannico Edwin Dyer. Il 19 aprile, Germaneau era stato rapito nel deserto del nordovest del Niger, durante una missione umanitaria cui si dedicava dopo la pensione. All'emittente satellitare Al Jazeera, ieri, la prima rivendicazione da parte del capo di Al Qaeda per il Maghreb islamico, la cellula più oltranzista del gruppo terroristico, che aveva dettato le sue condizioni a maggio. L’esecuzione sarebbe stata una vendetta per la morte di sette mujaheddin nel raid congiunto dei giorni scorsi tra Francia e Mauritania, proprio nel tentativo di salvare l’ostaggio. Un raid-condanna a morte per l’anziano Germaneau, ma che si doveva fare, conferma tutt’oggi Sarkozy. “Avevamo il dovere di tentare di salvarlo”, dice. “Non c'era il minimo dialogo con i terroristi e il luogo colpito sarebbe potuto essere quello di detenzione”.

    Afghanistan-Pakistan
    In Afghanistan, sarebbero almeno una quarantina i civili che hanno perso la vita in un attacco missilistico condotto dalle forze internazionali venerdì scorso contro un villaggio nel sud del Paese. Lo ha reso noto il portavoce del presidente afghano Karzai, che ha ordinato l’apertura di un’inchiesta. Nessun commento da parte dell’Isaf. Intanto, la violenza continua ad essere protagonista anche in Pakistan, dove sono almeno sette le vittime di un attentato kamikaze avvenuto stamattina nel nordovest davanti all’abitazione di un ministro provinciale.

    Iraq
    Ancora violenza in Iraq. Questa mattina, la sede della tv satellitare “al-Arabiya” di Baghdad è stata colpita da un attacco kamikaze, che ha provocato la morte di tre guardie della sicurezza. Secondo il portavoce della sicurezza di Baghdad, il generale Qassim al-Mussawi, il kamikaze è riuscito ad aggirare i normali controlli di sicurezza con 120 chili di tritolo a bordo dell’auto che conduceva. Gli inquirenti si dicono convinti che l’attentato porti la firma dell’organizzazione terroristica di al Qaeda.

    Yemen
    Nello Yemen, tre membri al Qaeda sono morti durante scontri con le forze di sicurezza nella provincia di Shabwa, considerata la roccaforte dei ribelli. Tra di loro, ci sarebbe anche un importante dirigente locale del gruppo legato a Osama Bin Laden. Nel nord del Paese – teatro di violenze tra tribù da oltre una settimana – i ribelli sciiti hanno assunto il controllo di una postazione militare strategica catturando un numero imprecisato di soldati.

    M.O.
    Presto riprenderà la costruzione all’interno degli insediamenti israeliani in Cisgiordania. Lo ha detto il ministro israeliano degli Esteri, Lieberman, visitando un piccolo villaggio della regione. Il premier Netanyahu ha invece ribadito di essere pronto per passare ai negoziati diretti con i palestinesi, “anche all'inizio della prossima settimana''. Tuttavia – ha precisato – dal presidente Abu Mazen non è giunto ancora nessun segnale. Intanto, la notte scorsa aerei israeliani hanno colpito alcuni tunnel nella Striscia di Gaza senza provocare vittime.

    Ue-Iran
    L’Unione Europea - nell'odierna seduta del Condiglio dei Ministri - ha adottato un nuovo pacchetto di sanzioni economiche nei confronti dell’Iran, in relazione al suo programma nucleare, che si aggiungono a quelle già decise dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Le misure restritive, che colpiscono in particolare il settore energetico, quello finanziario e dei trasporti, sono state definite senza precedenti. L'obiettivo è quello di spingere Teheran ai colloqui per trovare una soluzione diplomatica al processo di arricchimento dell'uranio. Ieri, il capo della diplomazia iraniana, Mottaki, aveva dichiarato che il suo paese è pronto a confrontarsi sull’ipotesi di compromesso elaborata in maggio tra Iran, Brasile e Turchia.

    Iran-Diritti Umani
    In Iran, l’avvocato di una donna condannata alla lapidazione per adulterio è scomparso da ieri per evitare l’arresto. Mentre un giornalista - noto difensore dei diritti umani - è stato condannato a un anno di reclusione e cinque anni di sospensione da ogni attività giornalistica e politica, perché riconosciuto colpevole di ''propaganda contro il sistema e rivelazione di documenti segreti relativi a detenuti".

    Coree
    Proseguono le esercitazioni militari congiunte di Stati Uniti e Corea del Sud, nel Mar del Giappone. La stampa cinese è tornata ad attaccare la politica degli Stati Uniti nel Pacifico, denunciando le “interferenze” di Washington in un'area che Pechino considera parte dei suoi “interessi strategici”. La Corea del Nord ha invece minacciato nuovamente di ricorrere al suo “forte deterrente”, basato sulle politiche di autodifesa, mentre nei giorni scorsi aveva agitato lo spettro dell’arma nucleare e di una guerra di rappresaglia.

    Duisburg
    Solidarietà è stata espressa dai vescovi tedeschi per la tragedia di Duisburg, dove sabato pomeriggio 19 giovani hanno perso la vita durante la "Love parade". Molti presuli si sono detti addolorati per quanto avvenuto, mentre in Germania non si placano le polemiche sugli interventi che avrebbero potuto evitare l’accaduto. Berlino ha sollecitato chiarezza in tempi rapidi. La magistratura tedesca, che ha avviato un’inchiesta, ha sequestrato tutto il materiale relativo all’evento. Antonella Palermo ne ha parlato con Domenico Secondulfo, ordinario di Sociologia all’Università di Verona:

    R. - E’ un commento molto amaro. Queste situazioni dovrebbero essere situazioni di condivisione e di gioia, ma diventano poi situazioni di lutto e di panico. La responsabilità degli organizzatori è assolutamente enorme, addirittura paradossale. Come si possa creare una situazione di questo genere, un evento così importante, che attrae migliaia e migliaia di persone in una condizione senza alcuna libertà di movimento. Questo è un paradosso incredibile.

    D. - C’è chi commenta: “Quei giovani convinti di essere invulnerabili”. L’invulnerabilità è un tratto distintivo dei giovani, che molto spesso diventa letale, fonte di un elevatissimo rischio per la vita?

    R. - Purtroppo sì. L’età giovanile è bella anche per questo in qualche modo, proprio per questo senso di onnipotenza e di invulnerabilità. Questi eventi oltretutto, essendo estremamente pregnanti sotto l’aspetto della partecipazione ad un qualcosa in cui si crede - come per esempio possiamo pensare ai concerti pop, possiamo pensare ai vecchi comizi - sono fatti in modo tale da far calare moltissimo il senso di pericolo e il senso di attenzione, perché si partecipa ad una sorta di chiamata per un evento di fortissimo peso - direi quasi - "magico" e sacrale e si è portati a non pensare più al resto. Nella nostra società, questo è ulteriormente aggravato dal fatto che purtroppo riteniamo sempre che chi organizzi questi eventi abbia la testa sulle spalle. Questo molto spesso non è vero! (Montaggio a cura di Maria Brigini)

    Italia
    In Italia, il coordinatore del Pdl, Denis Verdini, si è dimesso dalla presidenza del Credito cooperativo fiorentino e dal Consiglio di amministrazione della banca, in seguito all’inchiesta sulla cosiddetta P3 in cui risulta indagato. Proprio oggi Verdini sarà ascoltato dai magistrati. Domani, sarà la volta del senatore Marcello dell'Utri. Intanto, ancora tensione nel Pdl, dopo le critiche al governo sul fronte della lotta alla criminalità organizzata da parte di Fabio Granata, vicepresidente dell'Antimafia. Per il Ministro Bossi, il Carroccio e la componente del Pdl fedele a Berlusconi sono autosufficienti per l'approvazione del federalismo fiscale.

    Grecia
    Al via in Grecia l’ispezione del Fondo monetario internazionale per verificare lo stato di attuazione del piano di austerity. Nel Paese, intanto, si temono le conseguenze dello sciopero ad oltranza dei camionisti scattato oggi contro il provvedimento di liberalizzazione del settore, contenuto nelle nuove misure varate da Atene per affrontare la crisi. In questo quadro, prosegue anche l’agitazione dei controllori di volo che ieri ha mandato il tilt il traffico aereo.

    Turchia
    Sei militari turchi sono rimasti feriti nell’esplosione di una mina posta sul ciglio di una strada in una località della Turchia sudorientale. Lo riferisce l’agenzia Anadolu. Lo scoppio dell’ordigno, collocato sul posto dai militanti separatisti del Partito dei lavoratori del Kurdistan, si è verificato al passaggio di un veicolo di pattuglia nei pressi della località di Lice presso la città di Diyarbakir.

    Somalia
    In Somalia, almeno due vittime e diversi feriti a Mogadiscio per combattimenti avvenuti questa mattina fra i ribelli Shabaab e le truppe del governo transitorio, sostenute dai peacekeeper dell'Unione Africana (Ua). Intanto, le forze di sicurezza del Puntalnd - la regione del nord autoproclamatasi indipendente - ha denunciato la morte di tre soldati durante un raid contro una cellula legata agli insorti, composta da un centinaio di uomini.

    Vertice Ua
    Prosegue il 15.mo vertice dell’Unione Africana che si è aperto ieri a Kampala, in Uganda. Al centro del summit, la situazione somala e la lotta al terrorismo, con l’appello lanciato dal presidente ugandese, Museveni, che ha chiesto di “cacciare i terroristi dall’Africa”. In evidenza anche la situazione in Darfur, alla luce del nuovo mandato d’arresto emesso dalla Corte penale internazionale dell’Aja (Cpi) nei confronti del presidente sudanese, Al Bashir. I leader africani, sfidando la comunità internazionale, hanno criticato le misure lamentando conseguenze negative per la pace nella regione. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata ed Elisa Castellucci)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 207

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina