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Sommario del 25/07/2010
All’Angelus, il profondo dolore del Papa per la strage di giovani a Duisburg
◊ All’Angelus a Castel Gandolfo, Benedetto XVI esprime profondo cordoglio per la tragedia di Duisburg, in Germania, dove ieri 19 giovani hanno perso la vita durante un raduno musicale. Il Papa non ha poi mancato di ricordare l’odierna festa di San Giacomo Apostolo, rammentando che a novembre si recherà a Santiago de Compostela, in occasione dell’Anno Santo Giacobeo. Soffermandosi sul Vangelo della Domenica, incentrato sulla preghiera del “Padre Nostro”, il Papa ha quindi sottolineato che “chi prega non è mai solo”, perché la sua voce si intreccia con quella della Chiesa. Il servizio di Alessandro Gisotti:
All’Angelus, Benedetto XVI ha espresso profondo cordoglio per i tanti giovani rimasti uccisi a Duisburg, durante un raduno musicale. Una notizia, sottolinea, appresa con grande dolore:
“Cari fratelli e sorelle, ho appreso con profondo dolore della tragedia avvenuta a Duisburg in Germania in cui sono rimaste vittime numerosi giovani. Ricordo al Signore nella preghiera, i defunti , i feriti e i loro familiari”.
Quindi, parlando in tedesco, ha chiesto per i parenti e gli amici delle vittime il conforto e la vicinanza dello Spirito Santo. Prima delle parole sulla strage di Duisburg, il Papa si era soffermato sul Vangelo della Domenica, nel quale Gesù insegna ai discepoli la preghiera del “Padre Nostro”. Sono queste, ha osservato, le “prime parole della Sacra Scrittura che apprendiamo fin da bambini:
“Esse si imprimono nella memoria, plasmano la nostra vita, ci accompagnano fino all'ultimo respiro. Esse svelano che ‘noi non siamo già in modo compiuto figli di Dio, ma dobbiamo diventarlo ed esserlo sempre di più mediante una nostra sempre più profonda comunione con Gesù. Essere figli diventa l’equivalente di seguire Cristo’”.
Ha così ribadito che quando recitiamo il Padre Nostro, la nostra voce s’intreccia con quella della Chiesa, “perché chi prega non è mai solo”:
“Ogni fedele dovrà cercare e potrà trovare nella verità e ricchezza della preghiera cristiana, insegnata dalla Chiesa, la propria via, il proprio modo di preghiera… si lascerà quindi condurre… dallo Spirito Santo, il quale lo guida, attraverso Cristo, al Padre”.
La preghiera del Padre Nostro, ha detto ancora, accoglie ed esprime anche le umane necessità materiali e spirituali. Proprio a causa dei bisogni e delle difficoltà di ogni giorno, ha ricordato il Papa, Gesù ci esorta a chiedere, a cercare, a bussare affinché ci sia aperto:
“Non è un domandare per soddisfare le proprie voglie, quanto piuttosto per tenere desta l’amicizia con Dio, il quale – dice sempre il Vangelo – “darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!”.
Del resto, ha aggiunto, lo hanno sperimentato gli antichi “padri del deserto” e i contemplativi di tutti i tempi, divenuti a motivo della preghiera, “amici di Dio”. Il Papa ha quindi ricordato l’odierna festa dell’Apostolo San Giacomo il Maggiore ed ha rivolto uno speciale pensiero ai pellegrini accorsi numerosi a Santiago de Compostela. Poi, parlando in lingua spagnola, ha rammentato che anche lui, in autunno, si recherà pellegrino presso la Tomba di San Giacomo:
“En este Año Santo Compostelano…”
“In questo Anno Santo Compostelano – ha detto il Papa – spero di unirmi ai numerosi pellegrini il prossimo novembre, in un viaggio che mi porterà anche a visitare Barcellona”. Il Pontefice ha espresso l’auspicio che seguendo il cammino dell’Apostolo si possa dare una “testimonianza costante di fede, speranza e carità”.
Salutando i pellegrini di lingua italiana ha infine ricordato che oggi ricorre a Castel Gandolfo la “Sagra delle Pesche”. Un’occasione, ha detto il Papa, per rendere grazie a Dio “per i frutti della terra e del lavoro umano”.
◊ Tra due mesi, il 20 settembre, dopo tre anni di lavori di ristrutturazione e restauro, la Biblioteca Apostolica Vaticana riapre finalmente i battenti. Manoscritti, carte d'archivio, libri, stampe, disegni, monete e medaglie, di una delle raccolte più preziose del mondo, torneranno così a disposizione di studiosi e ricercatori. La tessera elettronica, la consultazione dei cataloghi on-line sulla rete interna wi-fi e le nuove procedure di sicurezza, sono alcune delle principali innovazioni informatiche. Il 13 settembre prossimo, una conferenza stampa nel Salone Sistino racconterà tutte le principali novità e gli eventi connessi con la riapertura, come spiega - al microfono di Fabio Colagrande - il prefetto della Biblioteca, mons. Cesare Pasini:
R. – Sarà una conferenza in cui vorremo mostrare ai giornalisti che parteciperanno e, quindi, a tutte le persone che poi troveranno questa notizia, che cosa abbiamo fatto all’interno di questo ampio progetto. Parlerà il cardinale Farina, Bibliotecario di Santa Romana Chiesa, che appunto illustrerà il progetto nel suo insieme, che riguarda la Biblioteca e che non coinvolge soltanto i lavori di questi tre anni ma altre imprese precedenti e successive. Per esempio, l’impresa successiva sarà la riapertura del Salone Sistino che diventerà sala di lettura della Biblioteca, tra qualche anno, accanto alle altre sale di consultazione. Si descriveranno poi i lavori fatti; inviteremo anche i nostri sponsor, in particolare la ditta Italcementi che ci ha sovvenzionato l’uno e l’altro ascensore nuovo che abbiamo installato; parleranno, ovviamente, anche le maestranze degli uffici tecnici del Governatorato per descrivere questi aspetti dei lavori.
D. – Aspetti che hanno un’importanza strutturale. Ma si tratta anche di un restauro che ha avuto un’attenzione alla funzionalità e all’estetica, vero?
R. – Sì! Il fatto di avere avuto la Biblioteca chiusa per tre anni ha consentito di fare tanti lavori che poi vengono a frutto degli studiosi, perché si possano muovere meglio o perché abbiano dei servizi informatizzati più raffinati. Tutto l’insieme è stato ridipinto, riabbellito, ristrutturato, rinnovato…
D. – Poco fa, parlavamo di questo Salone Sistino che recentemente è stato riannesso alla Biblioteca Vaticana e che tra qualche anno sarà nuovamente a disposizione degli studiosi…
R. – Sì: questo Salone lungo i secoli – dal 1590 circa fino al Pontificato di Leone XIII, quindi per tre secoli – è stata la sala che conservava i manoscritti della Biblioteca; noi ora non potremmo rimettervi i manoscritti perché è bene che questi siano in un deposito climatizzato, adeguato, come si trovano ormai da decenni. Tuttavia, potremmo permettere agli studiosi di venire in questo magnifico tempio della cultura, pieno di storia, che è la Biblioteca, e anche qui studiare come nelle altre sale di consultazione.
D. – Mons. Pasini, ci eravamo sentiti qualche tempo fa per parlare di un lavoro importante che fa parte dell’attività propria della Biblioteca, e cioè il progetto di digitalizzazione del patrimonio dei manoscritti della Biblioteca Vaticana. Stavate lavorando al cosiddetto “testbed”, cioè alla fase che precede l’avvio della digitalizzazione. A che punto siamo, adesso?
R. – Il “testbed” è concluso, direi felicemente concluso. E’ servito a riappuntare alcuni aspetti, proprio perché il “testbed” è un banco di prova che permette queste verifiche. Ora siamo pronti a partire. Di fatto, partiremo in tono minore per i prossimi mesi, perché siamo ancora alla ricerca dei fondi. Siamo non solo speranzosi, ma convinti di arrivare al “dunque”, che probabilmente potrà essere il 2011, in cui ci muoveremo in ampiezza su questo progetto. Ma assicuro che già da settembre, pur a ranghi ridotti e a poco personale per questo progetto, partiremo!
◊ Il Sinodo per il Medio Oriente che si terrà in Vaticano nel mese di ottobre sarà l’occasione per far luce sulla situazione della Chiesa d’Oriente. Nella sua molteplice realtà – armena, greco ortodossa, greco cattolica – questa Chiesa vive in diversi Stati della regione numerose difficoltà. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, mons. Rafael Minassian, esarca patriarcale della Chiesa armena cattolica di Gerusalemme:
R. – E’ vero che questi Paesi sono definiti democratici – c’è la libertà di espressione, di culto e così via – ma in realtà ci sono tante difficoltà. Tra un Paese e l’altro c’è sempre una difficoltà di convivenza, di espressione della cristianità. Noi soffriamo drammaticamente quest’esodo che continua e non cessa a causa della mancanza di libertà di espressione e di culto. In Turchia specialmente – come in tutti gli altri Paesi musulmani – c’è sempre questa difficoltà: non siamo sempre bene accettati sia dalla parte politica-sociale e sia dalla parte religiosa.
D. – Cosa può dare la Chiesa d’Oriente alla Chiesa universale?
R. – Questo Sinodo della Chiesa orientale – Sinodo che nasce per iniziativa del Papa – è importante per la vita della Chiesa universale nell'area orientale. Ci sono alcuni temi molto importanti. Il primo è: come si può vivere questa fede cristiana in questa terra dove c’è un’oppressione sociale e politica? Secondo: come possiamo convincere i nostri fedeli a rimanere in Oriente? Lavorando sull’emigrazione, cercheremo in questo Sinodo una soluzione per rassicurare i fedeli, malgrado tutte le difficoltà sociali e politiche. Bisogna fare in modo che possiamo essere sicuri nell’esprimere qualsiasi modalità di crescita della fede cristiana. Così possiamo dare anche una testimonianza a tutti coloro che non sono cristiani. Questa è la nostra missione. Inoltre – e questo è ancora più importante – cerchiamo di trovare cooperazione, collaborazione ed unità anche nella diversità, come è stato scritto nell’Instrumentum Laboris. Se potessimo realizzare questo primo passo d’unità, rispettandoci l’un l’altro, cooperando insieme in questi Paesi del Medio Oriente, penso che, a priori, potrebbe essere già un 50 per cento di successo per questo Sinodo.
◊ Come sottolineato dal Papa all'Angelus, oggi è un giorno di grande gioia a Santiago de Compostela per la solennità di San Giacomo Apostolo, Patrono della Spagna, la cui tomba è custodita, secondo la tradizione, nella Cattedrale compostelana. Il rito, particolarmente solenne poichè si tiene nell'Anno Santo giacobeo, è iniziato alle ore 10 con la processione del Capitolo cattedralizio nella Piazza dell’Obradoiro antistante la Cattedrale ed è proseguito con la Santa Messa presieduta dall’arcivescovo di Santiago de Compostela, mons. Julián Barrio Barrio. Nell'omelia, il presule ha sottolineato che tale ricorrenza esorta i fedeli a rivitalizzare la propria identità cristiana, specie di fronte alle difficoltà che sta attraversando la società spagnola. Nel corso della Messa, dopo la professione di fede, il Re Juan Carlos I ha rivolto l'“ofrenda”, la tradizionale supplica all’Apostolo. Al microfono di Rafael Alvarez Taberner, mons. Barrio si sofferma sulla celebrazione odierna, corredata dall’attesa per la visita del Papa a Santiago, il prossimo novembre:
R. – Celebrare la festa di San Giacomo è fare memoria dell’Apostolo che fu scelto dal Signore, che ascoltò il Signore, che ha percorso le vie della Galilea con il Signore, che ha sentito il Signore annunciare il Regno di Dio. E’ fare memoria anche del messaggio che l’Apostolo ci ha trasmesso – un messaggio di evangelizzazione – e verificare se noi siamo fedeli a questa realtà per mantenere la nostra identità cristiana. La festa si celebra con grande gioia. Speriamo di avere il sostegno dell’Apostolo San Giacomo nel nostro impegno di annunciare il Regno del Signore nelle circostanze attuali che stiamo vivendo.
D. – Ci racconta i momenti salienti della celebrazione di questa mattina?
R. – Prima di celebrare la Messa, sono andato incontro al Re e alla Regina: sono loro, infatti, che in quest’Anno Santo pronunciano l’invocazione all’Apostolo. Io ho risposto cercando di tenere davanti agli occhi il momento particolare che stiamo vivendo. Mi è sembrato molto opportuno fare un richiamo al senso della nostra vita. Penso che sia importante fare riferimento alla necessità che l’uomo ha di Dio, e anche di comprendere la vita in un atteggiamento di servizio, di essere coscienti della nostra natura di cristiani per trasformare la realtà nella quale viviamo attraverso l’amore di Dio, che ci è stato dato, con la forza dello Spirito Santo.
D. – Per questo Anno Santo Compostelano avrete un pellegrino speciale: Benedetto XVI. Con quali sentimenti lo aspettate?
R. – Per noi è una grande gioia che il Santo Padre venga come pellegrino nella fede e testimone di Cristo Risorto. Stiamo facendo del nostro meglio per offrire al Santo Padre la nostra ospitalità, e lo vogliamo ringraziare perché viene a venerare la tomba dell’Apostolo San Giacomo. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
Il mondo cattolico italiano chiede un rinnovato impegno per lo sviluppo del Mezzogiorno
◊ In Italia, una famiglia meridionale su cinque non ha i soldi per andare dal medico e non si può permettere di pagare il riscaldamento. E’ quanto rivela il rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno 2010, pubblicato in questi giorni. Secondo la ricerca, nel 2008, al 30% delle famiglie del Sud sono mancati i soldi per i vestiti e nel 16,7% dei casi si sono pagate in ritardo le bollette. Otto famiglie su 100, inoltrem hanno dovuto rinunciare ad alimentari necessari. Per una riflessione sulla situazione nel Mezzogiorno, Federico Piana ha intervistato l’economista Alberto Quadrio Curzio, preside della Facoltà di Scienze Politiche dell'Università Cattolica di Milano:
R. – La questione meridionale è chiaramente molto complessa e io non credo che oggi la cosa più importante sia recriminare sul passato. Semmai il passato ci può e ci deve insegnare cosa di meglio possiamo fare nel futuro e sul futuro io vedo tre grandi direttrici per il Sud.
D. – Quali dovrebbero essere secondo lei queste direttrici?
R. – Premesso che le risorse finanziarie sono veramente molto poche nel nostro Paese, il sottofondo di queste direttrici è comunque ciò che lo Stato deve riportare: la legalità in quelle aree. Questa è una condizione essenziale per sviluppare le aree stesse. La condizione economica essenziale è il rilancio delle infrastrutture, ma non tanto le infrastrutture genericamente intese, ma quelle che possano costituire dei punti di approdo del Mediterraneo perché non dimentichiamolo: l’Italia è veramente un ponte nel Mediterraneo! La seconda grande filiera, a mio avviso, rimane quella del turismo. Qualcuno pensa a un turismo genericamente inteso: il mare, i bagni... No, non è solo questo. Il Mezzogiorno è il più formidabile giacimento anche di risorse archeologiche, uno dei più grandi del Mediterraneo. La terza grande direttrice è quella di catalizzare le forze imprenditoriali e a tal fine si possono trovare degli incentivi. Particolarmente apprezzato da parte mia è quello della “burocrazia zero”. Non vuol dire “Stato zero”, vuol dire intermediazione politico-burocratica azzerata. Stato forte, regioni forti, ma non intermediazione burocratica che scoraggi cittadini e imprese.
D. – Riferendosi alle crisi che stiamo vivendo si parla spesso di ammortizzatori sociali e indennità. Professore, a suo parere bastano questi due strumenti per fare ritornare il Sud in carreggiata?
R. – Io sono un grande sostenitore del principio di sussidiarietà coniugato con la solidarietà e lo sviluppo. Ebbene, il principio di sussidiarietà ci suggerisce di valorizzare a pieno quei corpi intermedi, quei soggetti sociali - il primo dei quali è certamente la famiglia, che è ben di più di un soggetto sociale ma è comunque anche un soggetto sociale - spostando a mio avviso il finanziamento attraverso questi soggetti sociali rispetto alla mera attivazione di forme di sussidi erogati dallo Stato. Ecco, io credo che si debba fare questo, cioè enfatizzare molto di più gli interventi dei corpi intermedi, naturalmente dando agli stessi gli strumenti adeguati per poter erogare quelli che sono servizi più vicini alla persona al territorio, a ciò che serve per davvero. Purtroppo, talvolta, le erogazioni burocratiche ci tranquillizzano la coscienza ma non raggiungono il fine.
In aumento anche il preoccupante fenomeno delle “nuove povertà”. Una realtà su cui si sofferma padre Valerio Di Trapani, direttore della Caritas diocesana di Catania, sempre al microfono di Federico Piana:
R. – Diciamo che alla povertà tradizionale, cioè fatta di famiglie con basso grado di istruzione, direi quella tradizionale, di persone che “si arrangiano”, di persone che fanno piccoli lavori o che sono disoccupati e che quindi vivono in case popolari o in situazioni anche abitative molto fragili, accanto a queste realtà si stanno affacciando anche dei professionisti, persone che hanno iniziato dei percorsi lavorativi anche di successo e che invece oggi si ritrovano in situazioni di grande difficoltà economica.
D. - I cosiddetti “nuovi poveri”…
R. – I cosiddetti “nuovi poveri”, cioè persone - che tra l’altro provengono da una situazione in cui erano loro ad aiutare gli altri, persone che lavoravano anche nella pastorale a livello diocesano - che oggi si ritrovano in una condizione che non avrebbero mai pensato. Ci sono tante situazioni: una donna che aveva lasciato il lavoro per occuparsi di più della famiglia perché il marito comunque aveva un lavoro sicuro presso un’azienda affermata. Ora si ritrova lei a dover cercare lavoro visto che il marito l’ha perso perché l’azienda ha chiuso. Quindi, situazioni di grande difficoltà, di grande sofferenza e direi anche di disperazione.
Sulle cause della perdurante situazione di difficoltà nel Sud Italia, Luca Collodi ha raccolto la riflessione di mons. Antonio Riboldi, vescovo emerito di Acerra:
R. – Per me, due sono le cose. La prima mi pare una certa trascuratezza da parte delle autorità che non hanno la stessa attenzione che hanno verso il Nord. Vi è una differenza di servizi tra il Nord e il Sud. Secondo, e per me è l’elemento essenziale, è il protagonismo della gente. Deve svegliarsi, la gente! Deve diventare protagonista! Oltre questo protagonismo, occorre anche un intervento, un occhio di giustizia. Può chiamarsi giusta questa Italia divisa in due?
D. – Secondo lei, come si può rilanciare lo sviluppo del Mezzogiorno? C’è una ricetta?
R. – Sensibilizzando la gente a non accettare questa forma di passività. Muoversi, far sentire la propria voce e quindi con loro, la politica; che la politica si svegli e che, a un bel momento, dica: “Il Mezzogiorno è Italia, e quindi ha i diritti di tutti gli italiani!”. Vi sono segni di speranza: bisogna farli emergere.(Montaggi a cura di Maria Brigini)
Nel quartiere romano di Trastevere, la tradizionale processione della “Madonna fiumarola”
◊ “Madonna fiumarola” o “Madonna de noantri”: così, i romani chiamano, affettuosamente, la Vergine del Carmine di Trastevere. Si tratta di una grande statua in legno raffigurante Maria e ripescata dalle acque del Tevere nel 1535. Questa sera, alle 19.00, l’icona della Vergine verrà portata in processione sul fiume da Trastevere a Ponte Garibaldi. Domattina alle 6.30, una seconda processione – questa volta sulla terra ferma – la ricondurrà nella Chiesa di Sant’Agata dove è abitualmente custodita. Isabella Piro ne ha parlato con don Matteo Zuppi, parroco di Santa Maria in Trastevere e commissario dell’Arciconfraternita di Maria Santissima del Carmine in Trastevere:
R. – È un’immagine classica, non porta con sé il bambino. Poi vengono messi gli scapolari, come nella tradizione carmelitana. C'è una devozione particolarmente forte, nel rione, ma non solo: io vedo che vengono un po’ da tutta Roma durante l’Ottavario, a pregare nella piccola chiesa di Sant’Agata, con la “Madonna de noantri”, come è stata chiamata di recente. Poi, questi “noialtri”, in realtà, credo che siamo un po’ tutti noi e forse ci aiuta a ri-interrogarci su chi sono i “nostri”. E per il Signore e per Maria, i “nostri” sono principalmente quelli che hanno bisogno, quelli che stanno male e coloro che ascoltano e mettono in pratica il Vangelo d’amore che il Signore ci ha annunciato.
D. – Legata a questa Madonna c’è la Confraternita, appunto, della Madonna del Carmelo. Quale operato svolge la Confraternita?
R. – La Confraternita del Carmelo custodisce la devozione a Maria. Negli ultimi anni si è cercato di esprimere questo anche con alcune scelte di solidarietà. Faccio un esempio: subito dopo il terremoto dell’Aquila sono state organizzate alcune raccolte, perché la Confraternita diventi anche uno strumento pratico di vicinanza a coloro che sono più feriti dalla vita o che hanno maggiori difficoltà…
D. – Quali speranze, quali auspici i fedeli affidano alla “Madonna fiumarola”?
R. – Soprattutto, direi, nella sofferenza: la presenza di Maria suscita sempre una profondissima commozione perché manifesta la vicinanza del Signore nelle difficoltà. È sempre impressionante vedere la commozione, l’affidamento, il senso di protezione che suscita l’immagine mariana. Che poi, cosa vuol dire? Vuol dire la vicinanza della maternità della Chiesa nella nostra vita, e questo soprattutto nella sofferenza. Questo è importante e decisivo in una generazione come la nostra che tante volte vive nella solitudine, e quindi ancor più amaramente, l’incontro con il dolore.
D. – Per Lei, personalmente, cosa rappresenta questa “Madonna fiumarola”?
R. – La devozione di tanti, la fede di tanti che va nutrita con il Vangelo; questo senso di fiducia nell’amore del Signore che ascolta, capisce, è partecipe della mia vita.
Un'iniziativa editoriale-musicale lega il compositore Haendel e il filosofo Pascal
◊ E’ appena uscito nelle librerie, nell’ambito di un interessante progetto editoriale di “Classica”, il canale televisivo interamente dedicato alla musica classica su Sky, Messiah, un elegante cofanetto che propone il dvd del capolavoro di Haendel diretto da Jean-Christophe Spinosi e, in un provocatorio allestimento tedesco, corredato da uno degli scritti meno noti di Blaise Pascal, “Il compendio della vita di Gesù Cristo”: una doppia esperienza artistica e letteraria per approfondire il mistero della vita e della morte del Salvatore. Il servizio di Luca Pellegrini:
Il Vangelo secondo Blaise Pascal e la storia salvifica di Gesù nelle note di Georg Frederich Haendel: leggere e ascoltare, due attività dell’intelletto insieme per un inconsueto approfondimento del mistero di Cristo, vero Dio e vero uomo, così come il noto filosofo lo affronta in un’opera ancora poco conosciuta e datata 1655, “Il compendio della vita di Gesù Cristo” e il compositore alla corte inglese lo dispiega, con assoluta fedeltà ai testi biblici, creando nel 1741 uno dei capolavori assoluti della musica, il "Messiah". Proprio l’umanità di Cristo e la sua divinità sono al centro di questa doppia, interessante, originalissima lettura audio-visiva. Pascal segue fedelmente la cronologia della vita di Gesù scandendola dettagliatamente in sequenze numeriche con un intento per lo più didattico, mentre Haendel è sormontato dal mistero che emerge dalla storia d’Israele e s’incarna nella figura del Figlio di Davide il quale, assecondando il disegno del Padre, si lascia crocifiggere per redimere l’umanità. La lettura di Pascal solo all’apparenza è scientifica e monotona, mentre l’allestimento del regista tedesco Claus Guth dell’oratorio handeliano è particolarmente provocatorio. Don Luigi Garbini, autore anche di un approfondito saggio sulla musica sacra, presenta questo allestimento scenico del "Messiah". A lui chiediamo come, nella sua modernità scarna e conturbante e nell’apparente totale spoliazione del sacro, riesce pur tuttavia a parlare al cuore dello spettatore:
R. - Sembra che ci si allontani dallo spirito di Haendel e quindi dallo spirito di quest’opera, ma in realtà l’ascoltatore ha l’ausilio delle immagini e soprattutto questa introspezione dentro il testo, oltre che nella musica, avvicina molto ad una idea quasi contemporanea. In realtà diventa ancora più biblica, perché attua in profondità i sentimenti che ci sono nei testi stessi e, quindi, è come se fosse una ulteriore esegesi - diciamo - al testo biblico.
D. – Non vediamo raccontata la storia di Gesù, ma di uomini che nell’amare, soffrire, morire e pregare ne riflettono il Mistero e la speranza, con atteggiamenti però e situazioni che potrebbero apparire quasi dissacranti...
R. - C’è il limite certamente di appiattire o di ridurre ad un unico sentimento, mentre la musica non ha una unica identificazione ad una immagine. La musica, in realtà, è molto più ricca. Questo impianto permette di entrare in più profondità in alcuni testi, in alcuni momenti. Non è, quindi, assolutamente dissacrante. Anzi, direi che in fondo entra nei meandri più profondi ed anche inesplorati proprio della spiritualità.
I vescovi del Sudan: il governo si adoperi per la pacifica convivenza tra le varie etnie
◊ “Un messaggio di speranza e di esortazione alla concordia nazionale”, riferisce L’Osservatore Romano, è stato pubblicato al termine di una sessione plenaria straordinaria della Conferenza episcopale in Sudan, svoltasi a Juba. Le prime consultazioni elettorali multipartitiche si sono svolte, nel Paese africano, dopo un conflitto durato 20 anni e conclusosi nel gennaio del 2005, grazie ad un accordo di pace (Comprehensive Peace Agreement-Cpa) tra il governo centrale e l'Esercito popolare di liberazione del Sudan (Spla), che ha riconosciuto il governo autonomo del Sudan meridionale. Le elezioni dello scorso aprile hanno visto la riconferma al potere del presidente del Sudan, Omar el Bashir e del presidente del governo autonomo del Sud Sudan, Salva Kiir. Le attenzioni sono ora tutte rivolte al referendum previsto per il gennaio 2011, che consentirebbe alla regione autonoma del Sud Sudan di ottenere l'indipendenza. Si tratterebbe di un altro passaggio fondamentale verso la democratizzazione. Se il referendum si concludesse con esito contrario all'indipendenza, i vescovi hanno invitato "tutte le persone al potere a cambiare i loro cuori e a garantire un'unità che abbracci tutti, in una giusta, libera e aperta società, dove la dignità umana di ciascun cittadino sia salvaguardata e rispettata". “Al contrario, in caso di esito favorevole all'indipendenza, riteniamo che sia doveroso per le persone al potere assicurare amichevoli relazioni con il nord del Paese e una agevole e pacifica transizione". Benedetto XVI, nel discorso del 13 marzo 2010 ai vescovi del Sudan, in visita ad Limina apostolorum, aveva già posto in rilievo che "se la pace significa mettere radici profonde, bisogna compiere sforzi comuni per diminuire i fattori che contribuiscono ai conflitti, in particolare la corruzione, le tensioni etniche, l'indifferenza e l'egoismo". (C.F.)
Fervono i preparativi in Venezuela per il Congresso missionario nazionale dell'infanzia
◊ In Venezuela, si svolgerà presso la diocesi di san Carlos de Venezuela-Cojedes, dall’11 al 15 agosto prossimo, il IV Congresso missionario nazionale dell’infanzia e adolescenza missionaria (Coniam) che avrà per tema “Santità: la gioia di essere discepoli missionari”. “Sulla scia del IV Congresso missionario americano (Cam 4) e della missione continentale – riporta l’agenzia Fides – i giovani e gli adolescenti missionari del Venezuela del Terzo millennio sono convocati per andare in tutti gli angoli della nazione a dare testimonianza fedele dell’amore di Dio Padre, come apporto alla missione continentale”. Nel documento di Aparecida i vescovi latinoamericani ricordano che la fanciullezza e l’adolescenza costituiscono un’occasione meravigliosa per la trasmissione della fede, quindi “anche noi – esortano i presuli – come Gesù dobbiamo accogliere i bambini come prediletti del Regno, e valorizzare la capacità missionaria di bambini e adolescenti, non solo perché evangelizzino i propri coetanei, ma siano anche evangelizzatori dei propri genitori, delle famiglie e delle comunità”. “È urgente nel Venezuela di oggi, formare nuove generazioni di discepoli missionari fin dalla più tenera età, perché è durante la fanciullezza e l’adolescenza che s’inizia a formare la coscienza e si fanno propri quei valori che guideranno la persona durante tutta la sua vita”. L’obiettivo generale del Congresso sarà di promuovere l’impegno, assunto nel Battesimo dai bambini e dagli adolescenti del Venezuela, di essere discepoli missionari per vivere con Gesù la gioia della santità ed annunciare il Vangelo al mondo intero. Al Congresso sono stati invitati a partecipare tutti i bambini e i ragazzi dai 9 ai 15 anni che sono membri attivi della Pontificia opera dell’infanzia missionaria. (C.F.)
Portogallo: il Patriarcato di Lisbona lancia un forum pastorale online
◊ “Olhar Público” è il nome del nuovo forum online creato dal Patriarcato di Lisbona per “consentire a laici, sacerdoti, vescovi, religiosi, membri di altre confessioni e non credenti, di gettare uno sguardo quotidiano e sempre rinnovato sull’azione cristiana in Portogallo”. L’iniziativa – riferisce l’agenzia Sir – è il risultato dello sforzo dei diversi servizi di comunicazione del Patriarcato per “rispondere fattivamente alla sfida della Conferenza episcopale portoghese (Cep) di creare nuove forme di dialogo con la società”. “L’importanza del ricorso alle nuove tecnologie, come metodo d’intervento e di vicinanza della Chiesa alle comunità, è stata ribadita nell’ultimo incontro delle Commissioni episcopali per le Comunicazioni sociali di Spagna e Portogallo, tenutosi recentemente a Malaga”. Per una maggiore e rapida divulgazione delle notizie della Chiesa, il Patriarcato di Lisbona ha avviato un processo di rinnovamento che ha modificato l’immagine e i contenuti del giornale diocesano “La voce della Verità”, triplicandone la tiratura settimanale e aprendo un canale sul portale You Tube e su pagine online su Twitter e Facebook. (C.F.)
Libano: nasce un’associazione per la promozione del turismo religioso
◊ È nata in Libano un’associazione per lo sviluppo dei pellegrinaggi e del turismo religioso. Lo rende noto l’agenzia "Asianews". La prima riunione dell’associazione si è svolta nei giorni scorsi presso l’ostello di Bethania, ed è stata presieduta da padre Khalil Alwan, rettore del santuario di Harissa. Già nel 2007 il Sinodo patriarcale maronita aveva raccomandato la creazione di una struttura associativa che potesse colmare il vuoto esistente in tale campo. “Aperta a tutti, musulmani e cristiani, l’associazione deve servire da referente autorizzato per tutti gli enti – Ong, sindacati, associazioni e compagnie – interessate allo sviluppo del turismo religioso”. “Tra gli obiettivi della nuova associazione figurano la promozione della pastorale dei pellegrinaggi e l’organizzazione di incontri regolari tra i rettori dei santuari, allo scopo di migliorare l’accoglienza dei pellegrini”. La nuova associazione sta, tra l’altro, preparando insieme con il Ministero del turismo, una banca dati dei santuari e dei “mazars” del Libano e una guida turistica, così da iscrivere il Paese nella mappa turistica regionale. (C.F.)
In Togo, l'impegno dei Fatebenefratelli per la pediatria e la neonatologia
◊ Saranno conclusi per la fine di quest'anno i lavori di costruzione dei nuovi reparti di pediatria e neonatologia dell’ospedale Saint-Jean de Dieu Fatebenefratelli di Afagnan in Togo. Si tratta di un nosocomio che ha recentemente ottenuto il riconoscimento da parte dell’ambasciatore della salute dell’Organizzazione mondiale della sanità. Attualmente – riporta l’agenzia Fides – il settore pediatrico e neonatale assiste oltre 200 bambini e neonati e segue oltre 2000 parti l’anno. I nuovi reparti dovranno consentire un servizio più efficiente alla popolazione di Afagnan, una delle aree più povere del Togo. Si prevede che circa 6.000 bambini avranno bisogno di cure nei nuovi reparti. L’ospedale di Afagnan è situato a circa 90 km dalla capitale, Lomè. Fu creato nel 1961 per volontà della Provincia religiosa lombardo-veneta dei Fatebenefratelli, in una zona di 100 mila abitanti. Gravi patologie, come l’Hiv e la malaria, infestano l’area del Paese. L’ospedale può contare sulla presenza di 202 laici e 17 tra religiosi e religiose che vi prestano servizio. Unico sostegno economico, loro riconosciuto, proviene dalla Curia generale, dalla Provincia lombardo-veneta dell’ordine religioso e dal contributo delle associazioni. Il costo delle cure per un malato ricoverato in ospedale è di circa 3 euro al giorno per cure mediche, pasti ed altre prestazioni. Per i malati è difficile farsi carico di tale somma, essendo totalmente privi di mezzi, e di conseguenza oltre il 15% di loro viene curato gratuitamente. (C.F.)
Attività ludico-educative per l’estate giovane dei guanelliani in missione in India
◊ Tante le iniziative previste in Italia e all’estero per l’estate giovane dei guanelliani. Tra le mete, l’India, dove l’estate coincide con i mesi di aprile e maggio, in cui si fermano le lezioni in quanto la soglia di calore raggiunge oltre i 45 gradi. Nella missione in Andhra Pradesh, nel Sud dell’India, temperature così elevate hanno creato complicazioni di salute, che in taluni casi si sono rivelate fatali, soprattutto per gli anziani poveri. “Negli orfanotrofi guanelliani – spiega padre Luigi De Giambattista, superiore della Provincia della Divina Provvidenza – si cerca durante l’estate di ricollegare i nostri bambini con parenti o chi è rimasto della famiglia nei loro villaggi. C’è sempre però un gruppo di orfani per i quali la famiglia guanelliana rappresenta l’unica loro casa”. Tutte le domeniche a Bangalore l’oratorio organizza attività ricreative, intervallate da momenti di preghiera e formativi, per circa 130 bambini, che sono prevalentemente indù e musulmani, mentre i cristiani sono circa una ventina. “Si organizzano – si legge sul sito web della congregazione religiosa – brevi corsi di formazione alla missione guanelliana e esperienze di immersione pratica nella vita tra i poveri”. Obiettivo è stimolare il coinvolgimento attivo di tutti i cristiani nel coniugare la loro fede con l’azione di promozione umana e di solidarietà aperta a tutti. L’estate offre inoltre occasione per “campi di promozione vocazionale” per il discernimento di chi manifesta desiderio di seguire il Signore nella famiglia di don Guanella. (C.F.)
L’arcivescovo anglicano Desmond Tutu annuncia il ritiro dalla vita pubblica
◊ L’arcivescovo emerito anglicano di Città del Capo, Desmond Tutu, ha annunciato la decisione di ritirarsi progressivamente dalla vita pubblica. Il premio Nobel per la pace nel 1984 si è distinto per la lotta contro il regime di apartheid e fino a pochi giorni fa è stato testimone illustre dei Mondiali di calcio in Sudafrica. “È ora di rallentare”, ha detto Tutu e di dedicarsi come membro al gruppo dei “saggi”, creato da Mandela per aiutare a risolvere le crisi mondiali. La decisione è stata annunciata durante una conferenza stampa a Città del Capo, in cui il presule anglicano ha ricordato, tra l’altro, alcuni suoi momenti principali, dal Premio Nobel per la lotta contro la segregazione razziale alla nomina, nel 1994, alla guida della Commissione verità e riconciliazione istituita da Mandela. Tutu – riferisce l’agenzia Misna – si è poi soffermato sulla sensazione provata dopo l’elezione di “Madiba” come presidente del Sudafrica democratico: “Ho pensato: Dio mio, se muoio adesso non m’importa”. (C.F.)
◊ È salito a 19 il bilancio delle vittime della tragedia alla "Love Parade" di Duisburg, in Germania, mentre i feriti sono oltre 300. Intanto, crescono le polemiche sulla sicurezza. Ce ne parla Alessandra De Gaetano:
All’indomani della tragedia di Duisburg, la strage di ragazzi schiacciati nella calca sotto il tunnel di accesso all'area che ospitava la festa a tutto decibel della "Love Parade 2010", la Germania si interroga sulle misure di sicurezza. Intanto, si leva un coro di accuse nei confronti della polizia, che si sarebbe rifiutata – secondo quanto riferito da un portavoce della municipalità di Duisburg - di far evacuare l’area, temendo ulteriori ondate di panico. I media puntano il dito anche contro il deficit nella logistica, come conferma il fondatore della "Love parade", che ha definito l’organizzazione: “scandalosa, con un solo ingresso, un errore tremendo” e ha chiesto l’apertura di un’inchiesta. Sconvolgenti le testimonianze sull’accaduto: “C’era un muro di gente – hanno detto i sopravvissuti – abbiamo avuto paura di non farcela”. E mentre si coprivano i primi cadaveri, la folla lontana dall’accaduto ha continuato, ignara, a ballare. Dopo le condoglianze espresse ieri dalla cancelliera Angela Merkel alle famiglie delle vittime, il responsabile organizzativo della "Love Parade", ha annunciato oggi che l’evento non si svolgerà mai più.
Corea del nord: tensione per le manovre navali congiunte di Washington e Seul
Sale ulteriormente la tensione nella Penisola coreana per le manovre navali congiunte di Stati Uniti e Corea del Sud, iniziate oggi, e in corso fino a mercoledì. Una manovra in grande stile, dal nome in codice "Invincible Spirit" quella scelta da Washington e Seul per dare una dimostrazione di forza alla Corea del Nord, ritenuta responsabile dell’affondamento della corvetta della Marina militare sud-coreana "Cheonàn" nel marzo scorso, costato la vita a 46 marinai. Una flotta di venti navi da guerra, tra cui la portaerei a propulsione nucleare "George Washington" e tre cacciatorpedinieri, 8.000 militari e 200 aerei da combattimento, sono i mezzi a disposizione per le esercitazioni. Tra questi, anche i caccia F-22 Raptor, che volano in missione di addestramento per la prima volta nello spazio aereo coreano. Intanto, Pyongyang nega ogni accusa dopo che una commissione d’inchiesta ha stabilito la responsabilità dei nord-coreani per l’affondamento della nave. La Corea del Nord continua ad alzare il tono delle minacce contro le esercitazioni navali di Washington e Seul, dicendosi pronta ad usare la propria deterrenza nucleare per fermarle. Per gli Stati Uniti le esercitazioni navali rappresentano anche l’occasione per ribadire ai sud-coreani il proprio impegno a tutela della loro sicurezza.
Afghanistan: soldato Usa morto
Un soldato americano è stato fatto prigioniero e un altro è rimasto ucciso durante uno scontro a fuoco in Afghanistan. Dei due soldati americani era stata denunciata ieri la scomparsa. Lo ha detto oggi un portavoce dei talebani secondo il quale i militari sono stati attaccati nella provincia del Logar. “Renderemo noti in seguito - ha aggiunto la fonte dei combattenti afghani - l'identità dei due militari e maggiori particolari sulla vicenda”.
Pakistan - drone
Un drone statunitense ha attaccato oggi in Pakistan una presunta base di militanti fondamentalisti in un villaggio nel Waziristan meridionale, causando almeno cinque morti. Secondo fonti locali, il drone ha sparato quattro razzi che hanno distrutto un edificio causando, oltre alle vittime, anche numerosi feriti. Già ieri - in coincidenza della presenza del capo degli Stati maggiori americani, che oggi si trova in Afghanistan - due droni hanno colpito basi attribuite ai talebani, causando 18 morti.
Iran: incontro sul nucleare tra Turchia, Iran e Brasile
Si sono incontrati, oggi a Istanbul, i ministri degli Esteri di Turchia, Iran e Brasile per discutere della proposta di scambio di combustibile nucleare, annunciata lo scorso 17 maggio. Lo hanno reso noto fonti locali. Intanto, il presidente iraniano Ahmadinejad ha annunciato una reazione immediata a qualunque Paese sottoponesse le sue navi ad ispezione, secondo quanto stabilito da una risoluzione approvata dal Consiglio di sicurezza dell’Onu il 9 giugno scorso. Inoltre, tre operai sono morti e uno risulta disperso in un'esplosione avvenuta, per cause ancora sconosciute, in un impianto petrolchimico nel sud dell'Iran.
Thailandia: elezioni suppletive
Nel primo test politico dopo la protesta delle ''camicie rosse'' e la repressione dell'esercito - un'elezione suppletiva alla periferia di Bangkok - il Partito Democratico del premier tailandese Abhisit Vejjajiva ha conquistato oggi un seggio parlamentare vacante sconfiggendo il partito di opposizione Pheua Thai, il cui candidato - uno tra i leader dei ''rossi'' - è stato impossibilitato a svolgere campagna elettorale in quanto tuttora in carcere con l'accusa di terrorismo. Sempre oggi, otto persone sono rimaste ferite - di cui due in modo grave - in un'esplosione verificatasi nel centro di Bangkok, nella stessa piazza che per due mesi ha costituito il campo base della protesta delle ''camicie rosse'' antigovernative.
Russia: incontro Putin – agenti espulsi dagli Usa
Il premier russo Vladimir Putin ha incontrato a Faros, in Ucraina gli agenti segreti russi recentemente espulsi dagli Usa. Putin, che è stato un agente del Kgb, non ha rivelato dove sia avvenuto l'incontro ma ha osservato che tutti gli agenti "hanno avuto una vita difficile" e che sono stati "traditi". Il premier ha anche detto che “hanno lavorato senza copertura diplomatica". Putin ha rivelato di aver cantato canzoni patriottiche dell'era sovietica con gli agenti e ha anche dichiarato che "hanno un futuro". E' stato lo stesso Putin a rendere noto l'incontro, avvenuto all'inizio di luglio.
Russia - Inguscezia
Due presunti ribelli sono rimasti uccisi in scontri con le forze dell'ordine in Inguscezia, al confine con la Cecenia. Secondo un portavoce dei servizi di sicurezza, alcuni ribelli hanno aperto il fuoco contro alcuni poliziotti che avevano fermato per un controllo il veicolo sul quale viaggiavano. L'incidente è avvenuto su un'autostrada nella regione di Nazran.
Croazia: Peres in visita a Jasenovac, l'"Auschwitz croata"
Il presidente israeliano, Shimon Peres, ha visitato oggi il sito del campo di concentramento croato a Jasenovac (un centinaio di km a sud est di Zagabria) dove durante la Seconda Guerra Mondiale migliaia di serbi e di ebrei vittime del regine filo nazista croato. Accompagnato dal suo omologo croato, Ivo Josipovic, Peres visiterà anche il museo del campo, definito l''Auschwitz croata' e deporrà una corona al monumento alla memoria delle vittime. Sul sito sarà pronunciata anche una preghiera ebraica. Peres è il secondo capo di stato israeliano a visitare Jasenovac dopo Moshe Katsav che vi si recò nel 2003. Il numero delle vittime del campo sotto il regime filonazista, che ha sempre suscitato polemiche, varia da molte decine di migliaia a 700 mila. Nel lager morirono serbi, ebrei, rom e antifascisti croati.
Giappone: si schianta elicottero soccorso con 7 persone a bordo
Un elicottero di soccorso, con sette persone a bordo, si è schiantato non lontano da Tokyo: due i sopravvissuti. L'elicottero era diretto in una località dove si erano dispersi 10 alpinisti. A bordo, due piloti, due vigili del fuoco e tre membri dell'aeronautica giapponese. (Panoramica internazionale a cura di Alessandra De Gaetano)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 206
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