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Sommario del 22/07/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Memoria di Santa Maria Maddalena. Il Papa: c’invita a non smettere di cercare Gesù
  • La carità del Papa per le vittime di guerre e catastrofi naturali
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Italia: divorzi raddoppiati dal '95. Forum delle Famiglie: dramma banalizzato
  • Ridare speranza ai giovani della Sicilia: l'appello di un parroco di Palermo
  • Conferenza di Vienna: in calo i fondi per la lotta all'Aids
  • Ecuador: una nuova radio cattolica on line per promuovere l'evangelizzazione
  • I Francescani promuovono la prima rivista cattolica in formato braille
  • Chiesa e Società

  • Cile: per il Bicentenario i vescovi chiedono al governo un gesto di clemenza
  • Germania: mons. Zollitsch scagionato dall'accusa di aver coperto un religioso accusato di pedofilia
  • Pakistan: la società civile chiede di aprire un tavolo per abrogare la legge sulla blasfemia
  • Orissa: ancora grave la situazione delle vittime dei pogrom anticristiani
  • Haiti: il Fmi cancella il debito. Il sindaco di Port-au-Prince: ricostruzione disordinata
  • Australia: appello delle Chiese australiane per la solidarietà con i cattolici palestinesi
  • Il cardinale Tettamanzi in Libano: “Sempre aperti al mondo orientale”
  • Il Patriarca di Mosca Kirill in Ucraina per superare le divisioni tra ortodossi
  • Usa: la Chiesa e la sfida dei nuovi media in una conferenza a Milwaukee
  • Regno Unito: oltre 500mila sterline raccolte nelle Giornate per la vita
  • Spagna: i vescovi valenciani denunciano gravi carenze nell'educazione sessuale
  • Mongolia: cresce la speranza della comunità cattolica
  • Kyrgyzstan: per Msf l'accesso alle cure mediche è ancora un problema
  • Nepal: conferenza sul perdono e la riconciliazione a Kathmandu
  • Cina: l’evangelizzazione dei ragazzi anche in estate
  • La delegazione di Rondine incontra i presuli georgiani durante il “Viaggio dell’Amicizia”
  • Incontro di vescovi spagnoli e francesi sul Cammino di Santiago
  • Terra Santa: anche ebrei laici attratti dalla mostra sulla Sacra Sindone a Gerusalemme
  • L’associazione Angels consegna medicinali pediatrici in Libano
  • 24 Ore nel Mondo

  • Stati Uniti: parte la riforma finanziaria voluta da Obama
  • Il Papa e la Santa Sede



    Memoria di Santa Maria Maddalena. Il Papa: c’invita a non smettere di cercare Gesù

    ◊   La Chiesa celebra oggi la memoria liturgica di Santa Maria Maddalena, discepola del Signore e prima testimone del Risorto: definita “apostola degli apostoli” è stata lei per prima ad annunziare a San Pietro e agli altri discepoli la Risurrezione di Gesù. Ma riascoltiamo in questo servizio di Sergio Centofanti le parole di Benedetto XVI su questa Santa:

    Maria di Magdala è una donna che cerca la verità. Diceva Edith Stein: “chi cerca la verità, cerca Dio senza saperlo”. Benedetto XVI ricorda questo tratto della Maddalena. Una donna che non si ferma nell’amore. Così, durante la Passione, mentre gli apostoli, tranne Giovanni, fuggono, lei continua a seguire il Signore fin sotto la Croce. Poi, quando tutti i discepoli lasciano il sepolcro, lei continua a piangere accanto alla tomba vuota. Cerca Gesù. Non lo trova. Ma continua a cercarlo. La sua perseveranza è premiata:

    “Lo ritrova e lo riconosce quando viene da Lui chiamata per nome (cfr Gv 20,11-18). Anche noi, se cerchiamo il Signore con animo semplice e sincero, lo incontreremo, anzi sarà Lui stesso a venirci incontro; si farà riconoscere, ci chiamerà per nome, ci farà cioè entrare nell’intimità del suo amore”. (Udienza generale dell’11 aprile 2007)

    La gioia della Maddalena nel ritrovare il Maestro è grande. Ma Gesù le dice: “Non trattenermi, perché non sono ancora salito al Padre”:

    “Maria Maddalena vorrebbe riavere il suo Maestro come prima, ritenendo la croce un drammatico ricordo da dimenticare. Ormai però non c’è più posto per un rapporto con il Risorto che sia meramente umano. Per incontrarlo non bisogna tornare indietro, ma porsi in modo nuovo in relazione con Lui: bisogna andare avanti! Lo sottolinea San Bernardo: Gesù ci invita tutti a questa vita nuova, a questo passaggio… Noi non vedremo il Cristo voltandoci indietro". (Udienza generale dell’11 aprile 2007)

    La fede – spiega il Papa – non è un’ideologia, una morale o una filosofia: è l’esperienza dell’incontro col Cristo risorto. Un incontro che trasforma totalmente la vita, com’è accaduto per Maria Maddalena che corre dagli Apostoli per annunziare il grande evento: "Ho visto il Signore":

    “Ecco: chi incontra Gesù risuscitato viene interiormente trasformato; non si può ‘vedere’ il Risorto senza ‘credere’ in lui. Preghiamolo affinché chiami ognuno di noi per nome e così ci converta, aprendoci alla ‘visione’ della fede. La fede nasce dall’incontro personale con Cristo risorto, e diventa slancio di coraggio e di libertà che fa gridare al mondo: Gesù è risorto e vive per sempre. E’ questa la missione dei discepoli del Signore di ogni epoca e anche di questo nostro tempo”. (Udienza generale del 19 aprile 2006)

    La Maddalena è stata dunque la prima testimone della Risurrezione di Gesù. Eppure i Vangeli la ricordano come la donna da cui "erano usciti sette demoni" (Lc 8,2):

    “La storia di Maria di Màgdala richiama a tutti una verità fondamentale: discepolo di Cristo è chi, nell’esperienza dell’umana debolezza, ha avuto l’umiltà di chiedergli aiuto, è stato da Lui guarito e si è messo a seguirLo da vicino, diventando testimone della potenza del suo amore misericordioso, più forte del peccato e della morte”. (Angelus del 23 luglio 2006)

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    La carità del Papa per le vittime di guerre e catastrofi naturali

    ◊   Oggi una delegazione del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, il dicastero vaticano incaricato di distribuire gli aiuti del Santo Padre, si recherà ad Haiti - a circa sei mesi dal sisma - per consegnare 250.000 dollari statunitensi come prima tranche per la ricostruzione della scuola Saint François de Sales di Port-au-Prince. Non si tratta solo di un contributo economico, ma soprattutto di un gesto di vicinanza di Benedetto XVI nei confronti delle vittime del terremoto, che ancora soffrono molto. La delegazione visiterà anche i campi di rifugiati gestiti dalla Chiesa cattolica e celebrerà un'Eucaristia insieme alla Chiesa locale in uno di questi.

    Il Papa può compiere questo gesto di carità e vicinanza alle vittime di disastri naturali, conflitti, povertà e fame grazie alle donazioni dei cattolici del mondo, che poi vengono distribuite dal Pontificio Consiglio “Cor Unum” in base alle indicazioni ricevute dal Papa. In questo modo, come spiegano fonti di “Cor Unum”, il Papa “esprime la Sua sollecitudine per le vittime di catastrofi naturali, conflitti, povertà, fame, e mostra la spirituale e paterna vicinanza della Chiesa Universale alle popolazioni dei Paesi in via di sviluppo, incoraggiandone la promozione integrale, contribuendo a progetti in favore dell'infanzia, delle donne, degli anziani, dei disabili, dei più bisognosi”.

    Nel 2009 il Pontefice ha potuto distribuire 1.869.000 dollari statunitensi in 25 Paesi che hanno affrontato emergenze (calamità naturali o provocate dall'uomo). Nel 2008 gli aiuti sono stati di 1.763.320 dollari, nel 2007 di 1.486.273. Benedetto XVI sostiene anche lo sviluppo umano integrale, motivo per il quale ha destinato nel 2009, 2.304.000 dollari a progetti in 45 Paesi. Nei due anni precedenti, le somme apportate erano state di 2.372.938 e 2.009.250 dollari.

    Il Papa svolge quest'opera anche attraverso due Fondazioni. La prima è la Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel, impegnata nella lotta contro la desertificazione e nella promozione dello sviluppo nei Paesi africani della regione, che nell'ultimo anno ha offerto aiuti per un valore di 2.300.000 dollari. L'altra è la Fondazione “Populorum Progressio”, riunita in questi giorni nella Repubblica Dominicana per valutare il finanziamento di 230 progetti in 20 Paesi. Nell'ultimo anno questa istituzione, creata da Giovanni Paolo II, ha destinato aiuti per un valore di 2.128.500 dollari.

    Nell'ultimo anno, quindi, gli aiuti sono stati di 8.601.500 dollari, ma non sono completi, visto che il Papa offre anche aiuti attraverso altri canali, come la proposta “Cento progetti del Santo Padre”, con cui nel contesto dell'anno 2000, le Chiese particolari dei Paesi più ricchi sono state invitate ad aiutare le Chiese di quelli più poveri, nella realizzazione di 100 progetti nell'ambito delle sette opere di misericordia corporale e spirituale. In realtà i progetti presentati sono stati più di 200, per un importo totale di 20.000.000 dollari, e alla loro realizzazione hanno contribuito anche alcune agenzie cattoliche di aiuto ai Paesi in via di sviluppo. Uno degli effetti più rilevanti e duraturi dell'iniziativa è stata l'istituzione di gemellaggi tra le Diocesi, attività che continua. Qualsiasi persona può collaborare direttamente alla carità del Papa. Per farlo può consultare il sito del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, entrando in www.vatican.va, alla voce Curia Romana-Pontifici Consigli-Cor Unum.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   A cinquant’anni dalla morte del teologo tedesco Erik Peterson, pubblicati i manoscritti sui fondamenti della Chiesa: in cultura, i contributi del cardinale Karl Lehmann, Giancarlo Caronello, Barbara Nichtweiβ e Hans-Ulrich Weidemann.

    Pyongyang passa al contrattacco: in rilievo, nell’informazione internazionale, la reazione della Corea del Nord alle sanzioni militari unilaterali annunciate dagli Stati Uniti.

    Obama firma la riforma finanziaria.

    Il ruolo degli studenti stranieri in un mondo globalizzato: nell’informazione vaticana, intervento dell’arcivescovo Agostino Marchetto a un seminario sull’istruzione superiore.

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    Oggi in Primo Piano



    Italia: divorzi raddoppiati dal '95. Forum delle Famiglie: dramma banalizzato

    ◊   Dal 1995, in Italia, sono più che raddoppiati i divorzi: è il preoccupante dato emerso da un rapporto dell’Istat su separazioni e divorzi. Il destino incerto dei figli e la povertà dei separati sono tra le ferite aperte di questo fenomeno che mette alla prova la famiglia e con essa il tessuto sociale italiano. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Nel 1995 si verificavano 158 separazioni e 80 divorzi ogni 1000 matrimoni, nel 2008 si arriva a 286 separazioni e 179 divorzi. È il dato allarmante che emerge dai dati Istat nel rapporto su “Separazioni e divorzi in Italia” relativo al 2008. Anno in cui si sono verificate oltre 84 mila separazioni e 54 mila divorzi. La durata media del matrimonio al momento dell’iscrizione a ruolo del procedimento di separazione – informa il rapporto Istat – risulta pari a 15 anni, 18 anni in media per i divorzi. L’età media alla separazione è di circa 45 anni per i mariti e 41 per le mogli, mentre in caso di divorzio raggiunge rispettivamente 46 e 43 anni. Il 70 % delle separazioni e il 62% dei divorzi hanno riguardato coppie con figli avuti durante la loro unione. Oltre il 78% di separazioni con figli è stata con affido condiviso contro il 19% con affido esclusivo alla madre. Casa, povertà e assistenza tra le piaghe che seguono una separazione. L’associazione dei matrimonialisti rivela che il 25% di chi si rivolge alle mense dei poveri è composto da padri separati che dopo il divorzio vivono in condizioni di indigenza. In molti casi, inoltre, alla separazione si aggiunge la perdita del lavoro. Il 5% delle donne separate con figli a carico si rivolgono ai Centri d’ascolto Caritas.

    Per una riflessione sui dati Istat e sulle conseguenze dell’aumento dei divorzi per la società italiana, Alessandro Gisotti ha intervistato Francesco Belletti, presidente del Forum delle Associazioni Familiari:

    R. – Il dato va preso molto seriamente. La situazione è oggettivamente grave. La fragilità del legame di coppia, la difficoltà dei giovani – e anche dei meno giovani – di restare insieme per tutta la vita, rimane molto preoccupante. Devo dire, prima ancora che per i figli, credo che dobbiamo rifare un ragionamento su quanto sia una fatica, un dolore, una sofferenza e una ferita per gli adulti che si separano, perché si interrompe un progetto di vita in cui avevano creduto.

    D. – C’è, comunque, anche un clima culturale che spinge le coppie quasi a “mollare” alle prime difficoltà …

    R. – Sì: la cosa impressionante è la banalizzazione della rottura del legame di coppia, come se non fosse successo niente. L’alta frequenza lo sta rendendo normale, ma è normale soltanto dal punto di vista statistico, mentre invece per la storia di vita delle persone bisognerebbe ridire seriamente che si tratta di una scelta impegnativa: sia la promessa del “per sempre” e, a maggior ragione, la decisione di non restare in questa alleanza.

    D. – Chiaramente, poi, separazioni e divorzi hanno ricadute negative su tutto il tessuto sociale italiano …

    R. – Incominciano a vedersi, sul fronte internazionale, molti studi sui costi della non-famiglia e sui costi della famiglia che si rompe. Sono costi umani, sono costi economici e anche nel nostro Paese, una delle tipologie di famiglie a rischio di povertà sono proprio le famiglie di separati: da un lato, la madre che resta con i figli, perché gli alimenti vengono pagati in modo irregolare; dall’altro, il marito solo che spesso finisce a mangiare alle mense della Caritas. E’ un allarme sociale, oltre che un problema di percorso di vita e una scelta di valori.

    D. – Che cosa si può fare e che cosa propone il Forum delle Famiglie?

    R. – Io credo che ci siano due punti fondamentali: il primo, è la preparazione al matrimonio. Prepararsi al matrimonio in modo forte e serio. La Chiesa cattolica ha percorsi di preparazione al matrimonio, quindi dobbiamo inventare dei percorsi che aiutino i giovani a prendere maturità e consapevolezza rispetto a questa scelta di vita. E l’altra è aiutare a risolvere le crisi non scappando, ma restando dentro perché non tutte le fatiche della vita di coppia sono destinate alla rottura. Chi ha un matrimonio che resiste sa benissimo che ha attraversato moltissime crisi, moltissime discussioni, moltissime difficoltà. Ma le difficoltà si attraversano dentro ad un’alleanza e dentro ad una promessa fatta all’inizio di un “per sempre”. Se uno alla prima fatica getta la spugna, ovviamente questo genera la rottura della coppia. Forse i consultori e la mediazione familiare servirebbero prima della separazione, non solamente per aiutare a separarsi: ecco, su questo sia la Chiesa, sia il sociale, i servizi possono fare molto.

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    Ridare speranza ai giovani della Sicilia: l'appello di un parroco di Palermo

    ◊   Il recente rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno sottolinea i gravi disagi sociali del Sud Italia dove aumenta la disoccupazione e il Pil è tornato ai livelli di dieci anni fa. Si tratta di dati economici legati anche alla presenza sul territorio della criminalità organizzata che richiedono una reazione da parte delle istituzioni e della società civile. Fabio Colagrande ne ha parlato con don Antonio Garau, parroco della chiesa di Maria Santissima ai Decollati - una delle parrocchie ‘a rischio’ di Palermo - e presidente e fondatore dell’Associazione Jus Vitae:

    R. – Oggi, si va sempre più affermando che la mafia non esiste perché non è più la mafia che colpisce come una volta, una mafia che colpisce in maniera sotterranea; io dico ai giovani che non hanno memoria, che non hanno vissuto il passato: “Voi oggi potete vivere e uscire e stare fuori fino a tarda notte, non vi avviene nulla. Ma prima non era così!”. Ma loro, generalmente, questo non lo possono capire perché non hanno memoria. Lo capiranno quando si laureano, perché non c’è lavoro: un ragazzo che ha avuto 13 anni di formazione conosce poi lo Stato che non gli dà il lavoro perché il diploma che riceve non serve a niente; farà altri tre anni di laurea e poi altri due e anche quello non servirà a nulla perché non c’è lavoro. E pensi che l’80 per cento dei miei giovani vanno fuori dalla Sicilia a cercare lavoro o a laurearsi. Perché c’è una realtà drammatica e bisogna gridarla. Non ci sono gesti di profezia! Cioè, ci dovrebbe essere una risposta forte ad un mondo che distrugge la vita, ad un mondo che vuole morte e violenza. La gente di buona volontà dovrebbe opporsi con una mentalità completamente diversa, una mentalità di amore, una mentalità che faccia uscire dal proprio egoismo e guardi agli altri! Ma purtroppo non c’è, questo. In questo momento nella Sicilia non c’è questo. Però, intanto, ci sono milioni e milioni di euro inutilizzati perché non vengono spesi nelle varie progettualità: sono progetti che non vengono portati avanti. Ci sono beni confiscati alla mafia che rimangono lì e sono malridotti, non vengono assegnati. Ci sono i bambini a Palermo che non hanno avuto i finanziamenti per le attività estive e sono in mezzo ad una strada. La realtà di Palermo è questa, la realtà della Sicilia è questa, oggi!

    D. – E questo nonostante una lotta abbastanza concreta che lo Stato sta conducendo contro la mafia, con l’arresto di molti latitanti …

    R. – Non è solo una lotta repressiva, quella che serve! Lo stesso Borsellino, lo stesso Falcone, tutti quanti hanno sempre detto che non ci può essere solo la lotta repressiva! Occorre anche la lotta preventiva!

    D. – Una lotta culturale?

    R. – Una lotta culturale! Lo stesso Borsellino diceva: “Occorre un cambiamento culturale”. Ma il cambiamento culturale chi lo fa? Oggi, purtroppo, manca questo: questi input culturali ma che non siano soltanto “teoria”, “filosofia”, ma che si concretizzino nella vita quotidiana! E tu, ad un giovane di 18 anni che ti chiede: “E adesso, cosa faccio, dopo il liceo?”, e tu gli dici: “Boh! Non si sa!”, “E dopo la laurea?”, “Boh! Non si sa!”. Mettiamoci nei panni di questi giovani! Se continuiamo così, veramente non c’è futuro per i nostri giovani! Noi stiamo lavorando; io stesso sto lavorando a Cermenate, in provincia di Como, grazie a un bene confiscato alla mafia e dato alla mia associazione, per creare una scuola di alta formazione antimafia nel sociale, mettendo insieme il sindacato, le associazioni di volontariato, l’università, la magistratura … E quindi, questa sorta di pool antimafia sociale dovrebbe cercare di ridare anche una smossa a tutto quanto; una scuola che garantisca il lavoro e il diritto! Nonostante tante cose negative, veramente non ci possiamo fermare! Cerchiamo di lottare, di portare avanti con grande entusiasmo ogni iniziativa; però è difficile, è dura: è dura! Alcune volte si è soli! Questo dobbiamo dirlo e con grande forza! Oggi occorrono uomini coraggiosi, occorrono uomini di profezia nell'industria che si facciano avanti, persone che smettano di guardare ai soldi e guardino all’uomo. Occorre che si venga ad investire, in Sicilia! Occorre ridare ai giovani la speranza!

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    Conferenza di Vienna: in calo i fondi per la lotta all'Aids

    ◊   Si chiude domani a Vienna la Conferenza sull’Aids, da dove emergono preoccupazioni e timori per il calo dei finanziamenti internazionali nella lotta contro l’Hiv. Attualmente le persone affette dal virus nel mondo sono circa 33 milioni. Ma perché di questa malattia, nonostante questi dati, non si parla praticamente più? Salvatore Sabatino lo chiesto a Giuseppina Liuzzi, infettivologia dell’Istituto Spallanzani di Roma, raggiunta telefonicamente nella capitale austriaca.

    R. - Non si parla più della malattia, non si parla più di prevenzione. La cosa assolutamente più importante che sta emergendo qui a Vienna è la non disponibilità dei fondi e questo specialmente per i Paesi in via di sviluppo. Sorge, quindi, il problema della trasmissione del virus, della propagazione del virus anche in altri Paesi.

    D. - Quali sono le ricadute pratiche di questa mancanza di fondi?
    R. - Sicuramente la non disponibilità di farmaci, specialmente nei Paesi in via di sviluppo; la non disponibilità di fondi per la ricerca e quindi il non progredire della ricerca; e il non trovare nuovi modi per sconfiggere la malattia. La cosa sicuramente più importante è la mancanza di risorse nei Paesi in via di sviluppo.

    D. - Oltre all’Africa, altre zone del mondo sono colpite da questa malattia e soprattutto l’Est europeo ed anche l’Asia…

    R. - Infatti la scelta del Congresso mondiale a Vienna nasce proprio dal voler attirare l’attenzione proprio sulle problematiche dei Paesi dell’Est. Sappiamo pochissimo su queste problematiche in quei Paesi: non conosciamo bene i numeri da un punto di vista epidemiologico; sappiamo che non c’è accesso e non c’è disponibilità delle terapie antiretrovirali. Molto si deve fare ora anche per quel tipo di Paesi e quindi non soltanto per l’Africa, ma anche per i Paesi dell’Est così come per la Russia.

    D. - Quali le ultime novità in fatto di cura di questa malattia?

    R. - Da un punto di vista di terapie di nuovi farmaci grandi novità non emergono, se non farmaci che già conosciamo e quindi l’ampliamento delle sperimentazioni di alcuni farmaci. Forse la cosa più interessante e che ha destato molta attenzione ed anche molta curiosità nel mondo scientifico è stata l’utilizzazione di un gel vaginale, a base di un farmaco antiretrovirale, che ha la capacità di proteggere dall'infezione la donna durante un rapporto sessuale.

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    Ecuador: una nuova radio cattolica on line per promuovere l'evangelizzazione

    ◊   Accompagnare gli ascoltatori con il messaggio evangelico: è l’obiettivo della nuova radio on line dell’arcidiocesi di Quito, in Ecuador. L’emittente è ascoltabile direttamente dal sito Internet dell’arcidiocesi (www.arquidiocesisdequito.ec) ed è stata presentata nei giorni scorsi da mons. Raúl Eduardo Vela Chiriboga, primate dell’Ecuador. Ce ne parla Isabella Piro:

    “Una radio di accompagnamento per i lavoratori e che, nei diversi momenti della giornata, presenta il messaggio di Gesù attraverso l’Angelus, il Santo Rosario, le riflessioni dei vescovi”: così mons. Vela Chiriboga ha presentato la nuova radio dell’arcidiocesi di Quito, ascoltabile on line. La sua programmazione, ha aggiunto, include anche “la musica classica, che rilassa l’ascoltatore e gli permette di continuare le sue attività”. Un’emittente, quindi, “al servizio della Chiesa e che rende possibile evangelizzare il mondo”. In questo modo, l’arcidiocesi di Quito si allinea alle tante emittenti cattoliche presenti in tutta l’area latinoamericana, come ci spiega padre Guillermo Ortiz, responsabile per la nostra emittente della Promozione in America Latina:

    “In America Latina ci sono tante emittenti cattoliche, diverse a seconda della legge del Paese; ci sono Paesi in cui la Chiesa non può avere un’emittente. In Argentina, ad esempio, le emittenti sono oltre 130; ogni diocesi può avere sei emittenti. Ci sono Paesi come il Brasile, ad esempio, che è molto ben organizzato: tutte le diocesi hanno emittenti, ma ci sono problemi poiché in genere queste emittenti sono molto piccole e hanno anche problemi economici. Credo che una sfida molto grande sia la formazione professionale delle persone che gestiscono queste emittenti, sapere parlare delle cose della Chiesa, del Catechismo, e pensare ai contenuti dei programmi”.

    Dall’Argentina al Venezuela, dalla Bolivia all’Uruguay, passando per il Cile e l’Honduras, sono 20 i Paesi che compongono l’America Latina. Le distanze sono spesso enormi ed è proprio qui che la radio compie la sua missione più importante:

    “La radio è molto importante perché raggiunge tanta gente che non può andare in chiesa, che non può essere vicina alla comunità della diocesi e della parrocchia. Ci sono i malati, i carcerati, i "lontani" dalla Chiesa perché ci sono anche zone deserte … Quindi, la trasmissione deve far compagnia alla gente nelle sue preghiere e nel suo lavoro!”.

    Molte emittenti latinoamericane riprendono le trasmissioni della Radio Vaticana e circa 600 tra loro ricevono una newsletter settimanale di informazione sull’America Latina:

    “In America Latina, bisogna dirlo, a causa della corruzione non c’è un’informazione vera su quello che accade nella Chiesa locale e anche nella Chiesa universale. Quindi tentiamo di offrire noi, soprattutto, un’informazione di quello che succede non soltanto al Papa e qui, in Vaticano, ma anche in ogni Paese. E la gente che ascolta la trasmissione della Radio Vaticana, può ascoltare quello che succede in Venezuela, in Argentina, in Colombia, in Messico perché forse nello stesso posto non sanno cosa sta accadendo perché i mezzi di informazione non danno questo tipo di informazione …”.

    “Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola” è il tema che il Papa ha scelto per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali di quest’anno. La nuova radio dell’arcidiocesi di Quito lo ha trasformato subito in realtà.

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    I Francescani promuovono la prima rivista cattolica in formato braille

    ◊   Trasmettere il messaggio di San Francesco anche in formato braille. E’ questo l’obiettivo della rivista per non vedenti “San Francesco Patrono d’Italia”, mensile della Custodia generale del Sacro Convento di Assisi. Il mensile, presentato ieri nella sala stampa di Palazzo Chigi, è realizzato in collaborazione con l’Unione italiana ciechi e il ministero italiano delle Pari Opportunità. Sull'iniziativa legata alla rivista, la prima cattolica anche in formato braille, si sofferma il custode del Sacro Convento ad Assisi, padre Giuseppe Piemontese, intervistato da Amedeo Lomonaco:

    R. – Abbiamo voluto allargare la cerchia dei fruitori di questo grande dono di San Francesco - di cui siamo i custodi – anche ai non vedenti. Da ciò l’idea di stampare almeno una parte della rivista in braille, perché i non vedenti possano avere la possibilità di conoscere San Francesco, di approfondirne il messaggio e, in questo modo, di stargli vicino.

    D. – E avere così anche l’opportunità di 'vedere' la bellezza delle cose, come ha fatto anche San Francesco che era diventato quasi cieco a causa di una malattia. San Francesco continuava comunque a vedere la luce del Signore...

    R. – Verso la fine della sua vita San Francesco era diventato quasi cieco. Questa condizione non gli ha però impedito non solo di sperimentare la presenza del Signore, ma anche di cantarne la bellezza. Il “Cantico delle creature” fu composto da San Francesco negli ultimi anni della sua vita, proprio mentre era cieco. Una visione fatta di cuore e di mente lo ha portato poi ad esplodere in questo canto di lode, di ringraziamento al Signore.

    D. – Allora possiamo dire anche “Laudato sii mi Signore per fratello braille”...

    R. – Tutte le opere del Creato, per Francesco, erano fratelli e sorelle e tutto ciò che oggi abbiamo a disposizione e che Francesco non conosceva diventano - interpretando il suo pensiero per ogni creatura – fratello e sorella. In questo caso, fratello braille. “Laudato sii mi Signore per fratello braille” perché molti nostri fratelli possano accostarsi non solo a San Francesco ma, attraverso di lui, al Signore.

    Ma attraverso quali contenuti si snoda il mensile "San Francesco patrono d’Italia"? Ascoltiamo il direttore della rivista, padre Enzo Fortunato:

    R. – E' la prima rivista in braille per i non vedenti che vogliono conoscere maggiormente il carisma di San Francesco ed approfondirlo. E’ evidente che il cuore della rivista è il messaggio di Francesco, quindi l’approfondimento della sua spiritualità a livello storico, spirituale ed artistico. Poi, l’attualità attraverso molte firme ed anche la parte interattiva, attraverso le lettere che ci permettono di rispondere e stare su quello che i lettori ci fanno notare. Per chi lo desidera, è possibile informarsi attraverso il sito, www.sanfrancescopatronoditalia.it . Abbiamo messo anche a disposizione un numero verde: 800 333 733. Si possono chiedere informazioni sulla rivista, un mensile che ha lo scopo di raggiungere non solo i non vedenti e gli ipovedenti, ma anche tutte le famiglie italiane, anche quelle che si trovano all’estero.

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    Chiesa e Società



    Cile: per il Bicentenario i vescovi chiedono al governo un gesto di clemenza

    ◊   Ieri, nel corso di un’udienza speciale con Sebastián Piñera, Presidente del Cile, l’arcivescovo di Santiago, cardinale Francisco Javier Errázuriz Ossa e il vescovo di Rancagua, mons. Alejandro Goic, presidente dell’episcopato, hanno consegnato al governo e alle due Camere del Parlamento, un documento in cui la Conferenza episcopale chiede un provvedimento “di indulto per le persone attualmente private della loro libertà”. I presuli dichiarano di voler seguire la tradizione millenaria del Cristianesimo, che alla vigilia dei grandi eventi storici, come nel caso del Bicentenario dell’indipendenza, “invoca gesti di clemenza”. Consapevoli delle polemiche che l’idea ha provocato, e delle legittime posizioni di tutti gli attori sociali, garantite da uno Stato laico, i vescovi cileni precisano di non voler riaprire vecchie ferite, ma neanche di volerle chiudere per decreto. “Vogliamo far presente alle autorità della nazione la realtà di dolore che vivono le persone private dalla libertà – scrivono - che già sono state giudicate e hanno anche compiuto buona parte delle loro condanne, e che sono parte del ‘Tavolo per tutti’ che aspiriamo a fare della nostra patria”. Nel documento, intitolato “Cile, un tavolo per tutti in occasione del Bicentenario”, i presuli ricordano che, da un anno a questa parte, sulla questione hanno già trasmesso al governo diverse riflessioni improntate al profondo senso di clemenza sul quale, Giovanni Paolo II scrisse: “Come la misericordia di Dio, sempre nuova nelle sue forme, apre nuove possibilità di crescita nel bene, così celebrare il Giubileo significa adoperarsi per creare occasioni nuove di riscatto per ogni situazione personale e sociale, anche se apparentemente pregiudicata”. Nel terzo paragrafo del documento, la Conferenza episcopale, consapevole di quanto siano delicate e complesse le singole storie delle persone oggi in carcere, senza entrare in aspetti tecnici, esorta a tenere in considerazione le situazioni di chi ha già scontato gran parte della pena; dei carcerati che hanno superato i 70 anni; delle donne con uno o più figli minori; dei detenuti colpiti da malattie gravi, invalidi o in condizioni di salute non compatibili con la reclusione. I vescovi ricordano anche, ancora una volta, il bisogno di risolvere molti nodi del sistema penitenziario per rendere le carceri non solo un luogo umano, ma anche un luogo adatto alla riabilitazione civica, sociale e spirituale. Infine, questo ‘tavolo per tutti’ “non sarebbe completo se in questa nostra richiesta non fossero considerate le persone che scontano pene perché colpevoli di reati contro i diritti umani durante il regime militare”. I vescovi chiedono che questa realtà sia oggetto di approfondite analisi da parte del Parlamento e dopo aver ricordato che tra queste persone “non tutte hanno avuto il medesimo grado di responsabilità nei crimini commessi”, concludono: “A nostro avviso non si tratta di un indulto generalizzato, ma neanche di un rifiuto dell’indulto”, ugualmente generalizzato, perché si tratta di “ex militari condannati. La riflessione deve saper distinguere, ad esempio, il grado di responsabilità che ciascuno ha veramente avuto, il grado di autonomia e libertà con cui ha potuto agire all’epoca dei fatti e i gesti di umanità avuti, nonché il pentimento espresso per i delitti commessi”. (A cura di Luis Badilla)

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    Germania: mons. Zollitsch scagionato dall'accusa di aver coperto un religioso accusato di pedofilia

    ◊   La terribile accusa alla fine si è dimostrata infondata. L’arcivescovo di Friburgo, Robert Zollitsch, presidente dei vescovi tedeschi, non si è reso complice del sacerdote che negli anni Sessanta avrebbe abusato sessualmente di un minore. Ad affermarlo, chiedendo l’archiviazione dell’inchiesta. è stata la Procura di Costanza, città meridionale della Germania. Nei fatti, la Procura non ritiene che mons. Zollitsch abbia mai coperto o in qualche modo agevolato il religioso cistercense del monastero di Birnau, oggi 69.enne, accusato di pedofilia nei riguardi di un chierichetto che negli anni Sessanta viveva in quella stessa città dell’arcidiocesi di Friburgo. Secondo la presunta vittima degli abusi, mons. Zollitsch – che all’epoca era responsabile del personale della Chiesa friburghese – sarebbe stato a conoscenza degli abusi e nonostante ciò avrebbe confermato al suo posto il religioso cistercense, rendendosi di fatto complice degli abusi commessi tra il 1987 e il 1992. La Procura, tuttavia, ha concluso che in quello stesso lasso di tempo non si era a conoscenza degli abusi e che dunque ciò fa decadere qualsiasi responsabilità da parte dell’attuale presidente dei vescovi tedeschi. Sull’estraneità ai fatti contestati al presule si era subito espressa con chiarezza l’arcidiocesi di Friburgo, quando lo scorso 2 giugno la Procura aveva avviato l’indagine ora archiviata. Con un comunicato pubblicato sul suo sito Internet della Curia, l’incriminazione del presule era stata rigettata, ricordando che a suo tempo uno dei punti cruciali era stato già chiarito: e cioè che pur responsabile negli anni '80 del personale della Chiesa di Friburgo, mons. Zollitsch “non era responsabile per lo spostamento e l'assegnazione a nuovi incarichi” del monaco cistercense, dei cui abusi “l'arcidiocesi di Friburgo – si affermava – è venuta a conoscenza soltanto nel 2006”. Lo stesso mons. Zollitsch si è detto nei giorni scorsi “riconoscente” per le modifiche apportate al Documento “Delicta graviora” pubblicate dalla Congregazione per la dottrina della fede. “In particolare – aveva osservato – condivido il fatto che, sullo sfondo dei casi di abuso sessuale nei confronti di bambini e giovani, con cui anche la Chiesa in Germania si trova a confrontarsi, la Congregazione dia un segnale chiaro per un'informazione senza riserve e la punizione di simili delitti”. In questo senso, aggiungeva, “il nuovo documento della Congregazione rappresenta una testimonianza univoca a favore delle vittime di mancanze e crimini in ambito ecclesiastico”. (A cura di Alessandro De Carolis)

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    Pakistan: la società civile chiede di aprire un tavolo per abrogare la legge sulla blasfemia

    ◊   “Come società civile, in rappresentanza di associazioni per la tutela dei diritti umani e della legalità, siamo ancora una volta scioccati e oltraggiati per la morte dei due cristiani a Faisalabad, accusati dall’infamante legge sulla blasfemia. Condanniamo con forza l’assenza della legalità e l’impunità concessa ai fanatici assassini”: è quanto affermano, in una nota inviata all’agenzia Fides, Francis Mehboob Sada, cattolico, direttore del Christian Study Center di Rawalpindi, e Tahira Abdullah, musulmana, attivista per i diritti umani, in rappresentanza di un Forum di oltre 90 persone appartenenti a differenti organizzazioni della società civile. Il Forum chiede con urgenza che il Ministro per gli Affari religiosi e le minoranze religiose del Pakistan, Shahbaz Bhatti, apra un tavolo ufficiale di discussione in Parlamento, presentando un documento per l’abrogazione della legge sulla blasfemia, radice delle recenti violenze. I due cristiani, si legge nella nota, “sono stati uccisi dall’intolleranza religiosa nel fiore della loro gioventù. La loro unica colpa è quella di essere nati cristiani in uno Stato dove vige una teocrazia islamica e dove il governo, che si professa progressista, è incapace o non ha la volontà di dare ai cittadini non musulmani la protezione che la Costituzione garantisce loro”. E’ uno Stato, si afferma, “in cui i legislatori non mostrano nessun impegno e nessuna volontà politica di abrogare la Legge sulla blasfemia imposta dal dittatore Zia”. Enumerando episodi di violenza e casi di cittadini accusati ingiustamente o uccisi, il Forum della società civile si chiede: “Quanti Shanti Nagar, Gojra, Ayub Masih, Akhtar Hameed Khan dovranno ancora soffrire o morire prima che i campanelli d’allarme suonino nei corridoi del potere?” Dopo il tragico incidente dei giorni scorsi, la società civile pakistana invita con forza il governo dei Punjab ad “aumentare immediatamente la sicurezza nei tribunali, nelle carceri, nei luoghi di culto, soprattutto per proteggere i cittadini pakistani non musulmani” e ad “arrestare i killer dei fratelli Emmanuel, portandoli davanti alla giustizia, senza esitazioni o mitigazione di pena”. (R.P.)

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    Orissa: ancora grave la situazione delle vittime dei pogrom anticristiani

    ◊   Ben 93 morti, oltre 6500 case bruciate, 350 chiese e 45 strutture educative distrutte e più di 50mila persone rimaste senza casa: è questo il bilancio, a due anni di distanza, delle violenze e dei pogrom anticristiani nello Stato indiano dell’Orissa. La denuncia ad Asianews arriva dal sacerdote cattolico Sisirkanta Sabhanayak, che nei giorni scorsi ha partecipato a un incontro con oltre cento pastori protestanti, missionari e capi comunità a K.Nuagam, nel distretto di Kandhamal. “Siamo vicini ai nostri fratelli cristiani perseguitati per proteggerli e servirli – ha detto il prete, sottolineando come molti cristiani, per il terzo anno consecutivo, siano costretti a dormire all’addiaccio durante la stagione dei monsoni – stiamo cercando di ricostruire il distretto insieme, stiamo spendendo tutte le nostre energie per confortare, rinnovare e ricostruire la Chiesa”. Anche i tribunali indiani sembrano molto lontani, ancora, dal fare giustizia, per il timore delle ripercussioni degli estremisti indù: su 12 casi di omicidio schedati presso la corte di Phulbani, la più importante del distretto, solo tre si sono concretizzati in condanne. Nonostante tutto, è la testimonianza di padre Sabhanayak, la fede cristiana nell’area è ancora forte. (R.B.)

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    Haiti: il Fmi cancella il debito. Il sindaco di Port-au-Prince: ricostruzione disordinata

    ◊   A circa sei mesi dal terremoto del 12 gennaio, il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) ha cancellato il debito di Haiti, equivalente a 209 milioni di euro. Il peso del debito internazionale schiacciava il già povero Paese caraibico da anni e il suo annullamento era chiesto a gran voce da società civile e organizzazioni umanitarie. Nello stesso tempo, l’Fmi ha concesso un altro prestito, a quanto pare agevolato, per aiutare la ricostruzione. Nella capitale Port-au-Prince e nelle zone limitrofe distrutte dal sisma, - riferisce l'agenzia Misna - si moltiplicano intanto le critiche sulla gestione del dopo-emergenza. In un’intervista ad ‘Alterpresse’, Jean-Yves Json, sindaco di Port-au-Prince, lamenta la mancanza di comunicazione e di organizzazione tra il potere centrale e le collettività locali, nonché una generale assenza di coordinamento tra entità territoriali, governo e grandi organizzazioni non governative. “Dal giorno del terremoto, ho incontrato il presidente René Préval solo due volte e il comune di Port-au-Prince non è stato coinvolto in alcuna delle iniziative in atto per la ricostruzione, nonostante le nostre richieste di essere integrati. Per quanto riguarda le Ong – sostiene Jason – un centinaio lavorano qui ma sono sempre reticenti nel dare informazioni sulle loro azioni e nel farsi accompagnare dal Comune. Riusciamo a collaborare in maniera sostenuta con una ventina di esse” ha precisato il sindaco. Sotto le piogge caratteristiche della stagione estiva centinaia di migliaia di persone sopravvivono in condizioni precarie sotto tende offerte da alcuni Paesi amici o ripari di fortuna in mezzo alla città. Quello dell’alloggio per i terremotati è un problema molto serio che finora non ha trovato soluzioni. “Riceviamo quotidianamente decine di organizzazioni interessate a fornire alloggi, ma alcune sono solo in cerca di una firma per poter chiedere fondi – ha detto ancora nell’intervista il sindaco della capitale -. Ho firmato un protocollo con una Ong, ‘Village du monde’, il denaro è disponibile, ma abbiamo un problema catastale: i terreni appartengono già allo Stato, o sono da comprare per metterli a disposizione delle collettività? E siamo ancora in attesa di chiarimenti sulla dichiarazione di utilità pubblica di un perimetro del centro da parte del governo, senza che il Comune sia stato consultato”. (R.P.)

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    Australia: appello delle Chiese australiane per la solidarietà con i cattolici palestinesi

    ◊   Per solidarietà con i cattolici palestinesi, i vertici delle Chiese australiane hanno invitato la popolazione a considerare l'idea di boicottare le merci prodotte da insediamenti israeliani nei Territori occupati della Palestina. Il National Council of Churches Australia (Ncca) ha da poco tenuto un incontro per il settimo Forum Triennale, nel corso del quale è stato lanciato un appello per la fine dell'occupazione israeliana della Palestina oltre che una condanna di tutti gli atti di terrorismo. "Invitiamo i membri delle Chiese del Ncca a considerare di boicottare merci particolari prodotte in Israele nei Territori Occupati Palestinesi, con la speranza che in questo modo la gente sia libera da ingiustizie e raggiunga una giusta e definitiva pace" si legge in una nota del rev. Tara Curlewis, Segretario Generale del Ncca, ripresa dall'agenzia Fides. In una mozione presentata dalla Uniting Church e approvata dalla Chiesa Anglicana, è stato affermato il diritto di Israele e dei Palestinesi di esistere entro confini riconosciuti internazionalmente. La mozione evidenzia la necessità di giungere ad una fine rapida dell'occupazione attraverso soluzioni negoziate in modo libero e pacifico, in accordo con le leggi internazionali e le risoluzioni delle Nazioni Unite. L'agenzia di aiuti del Ncca, Act for Peace, continuerà ad incoraggiare le chiese australiane ad assistere le azioni in corso sul boicottaggio e a sostenere iniziative a favore della pace. (R.P.)

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    Il cardinale Tettamanzi in Libano: “Sempre aperti al mondo orientale”

    ◊   Quale avvenire per i cristiani in Medio Oriente? Se lo è chiesto l’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, nella conferenza che ha tenuto ieri a Dekwaneh, in Libano, organizzata in vista del prossimo Sinodo dei vescovi, assemblea speciale per il Medio Oriente, in programma dal 10 al 24 ottobre. “Siamo chiamati a una maggiore conoscenza della situazione non solo sociale, economica, culturale e politica – ha esordito il cardinale partendo dall’Instrumentum laboris del Sinodo – ma anzitutto religiosa ed ecclesiale”. Il porporato ha messo poi in guardia dal rischio che il localismo si trasformi in isolazionismo e ha evidenziato come la natura universalistica della Chiesa spinge a “essere più attenti e più curiosi delle vicende difficili e promettenti dei nostri popoli e delle nostre comunità religiose”. Uno degli strumenti più efficaci di conoscenza, secondo il cardinale, sono proprio i pellegrinaggi, come quelli, numerosi, effettuati in Turchia in occasione dell’Anno Paolino: il porporato stesso è ospite del nunzio apostolico emerito di Turchia, Edmond Farath nel monastero maronita di Mar Roukoz, in Libano. L’arcivescovo di Milano, riporta Avvenire, ha concluso evidenziando i numerosi legami tra la città di Milano e il Medio Oriente: dai duemila manoscritti yemeniti conservati nella Biblioteca Ambrosiana alla citazione di Maometto esposta all’ingresso della sala di lettura: “Quando entri in un tesoro, fa’ attenzione a non uscirne finché non hai compreso ciò che contiene”, fino all’esposizione verso est del Duomo di Milano all’epoca della sua edificazione, nel 1386. (R.B.)

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    Il Patriarca di Mosca Kirill in Ucraina per superare le divisioni tra ortodossi

    ◊   “La forza della fede, la forza del sentimento religioso, la purezza e la naturalezza dell’espressione di questo sentimento” sono le ragioni principali della visita, iniziata l’altra sera con l’arrivo a Odessa, del Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill, in Ucraina, la seconda dalla sua elezione a capo della Chiesa ortodossa. Alla vigilia della partenza, il Patriarca aveva spiegato così i motivi del viaggio, con la preghiera a Dio di fare in modo che “la gente conservi questa fede e, con essa, la notevole tradizione spirituale della Russia kieviana”. Una visita “religiosa”, dunque, e non “politica”, l’ha definita l’arciprete Vsevolod Chaplin, responsabile del dipartimento sinodale per le relazioni tra Chiesa e società del Patriarcato di Mosca, anzi, una “venuta” più che una “visita”, perché “per il Patriarca Kirill è un tornare a casa tra la sua gente”. L’Osservatore Romano ha riportato anche il pensiero dell’arcivescovo Mitrofan, rappresentante della Chiesa ortodossa ucraina legata al Patriarcato di Mosca, il quale ha sottolineato l’attesa dei fedeli per l’incontro con Kirill. Questa visita, infatti, come già la precedente, riveste un’importanza particolare per l’Ucraina, dove gli ortodossi sono divisi in tre entità ecclesiali distinte: la Chiesa legata al Patriarcato di Mosca, il Patriarcato di Kiev e una piccola Chiesa autocefala in perenne contrasto con Mosca. Inoltre, in Ucraina è da poco cambiato anche lo scenario politico, con l’elezione alla Presidenza della Repubblica del filorusso Viktor Janukovic. Questo il programma della visita che si concluderà il 28 luglio: il 26 sinodo ordinario della Chiesa ortodossa russa per affrontare questioni interne e legate alla vita sociale; il 28, in occasione dell’anniversario del battesimo del principe Vladimiro, celebrato nel 988, solenne liturgia presso il Monastero delle Grotte. Oltre a Odessa, dove ha consacrato la cattedrale della Trasfigurazione, il Patriarca Kirill andrà a Kiev e Dnipropetrovs’k. (R.B.)

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    Usa: la Chiesa e la sfida dei nuovi media in una conferenza a Milwaukee

    ◊   Si è svolta a Milwaukee, nello Stato americano del Winsconsin, presso la Marquette University, la conferenza internazionale “Il potere di trasformare il mondo”, sul rapporto della Chiesa con i nuovi media. Alla tre giorni di contributi hanno preso parte 85 docenti di diversi atenei cattolici. Come riferisce il quotidiano Avvenire, molti sono stati gli interventi di personalità illustri come il gesuita Paul Soukup, docente alla Santa Clara University in California: “I nuovi media richiedono una nuova etica”, ha detto, sottolineando come le nuove forme di comunicazione aumentino la responsabilità dei comunicatori stessi. L’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio per le Comuncazioni sociali, durante l’omelia della Messa d’apertura ha posto l’accento sulle nuove possibilità di evangelizzazione che l’uso dei nuovi media apre. Mons. Paul Tighe, sottosegretario del Pontificio Consiglio per la Comunicazione sociali, inoltre, è intervenuto sulla necessità di una formazione accademica ben strutturata e “sapiente”, indispensabile per fornire un “contributo di alto livello” alla formazione umana dei giovani per renderli “consapevoli del loro essere parte della Chiesa e della società in cui operano, in modo da contribuire a migliorare entrambe”. Condivisa con i partecipanti, infine, anche la pioneristica esperienza della Pontificia Università salesiana di Roma, che per prima ha avviato una facoltà di Comunicazione sociale: lo ha raccontato il docente Tadeusz Lewizki, evidenziando come ciò abbia contribuito alla formazione di due generazioni di comunicatori all’interno della Chiesa. (R.B.)

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    Regno Unito: oltre 500mila sterline raccolte nelle Giornate per la vita

    ◊   Più di 500 mila sterline: è quanto sono riusciti a distribuire in due anni, grazie alla generosità dei parrocchiani del Regno Unito, gli arcivescovi di Inghilterra e Galles, mons. Peter Smith e mons. Bernard Longley. Alla vigilia dell’annuale Giornata nazionale per la vita, che in Inghilterra e Galles si celebra il 25 luglio, i due arcivescovi fanno sapere che le oltre 500mila sterline raccolte nelle parrocchie inglesi nel 2008 e 2009 in occasione della Giornata sono destinate a finanziare progetti e iniziative pro-vita nel Paese. Tra i destinatari - riferisce l'agenzia Sir - l’”Anscombe Bioethics Centre”, già “Linacre Centre for Healthcare Ethics”, che ha ricevuto 100mila sterline; il “City Pregnancy Counselling Psychotherapy” di Londra, istituto cattolico impegnato nell’assistenza psicologica a donne, uomini e coppie alle prese con gravidanze difficili, la perdita di un bambino o problemi di infertilità (10mila sterline), un progetto di ricerca sulle cellule staminali adulte (50mila sterline) e la produzione di un Dvd su “Demenza e spiritualità” (35 mila sterline). “La generosità dei fedeli – ha detto mons. Longley – ci consente di sostenere tanti progetti validi e organizzazioni impegnate in vario modo nella promozione della dignità della vita dal concepimento fino alla morte naturale”. (R.P.)

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    Spagna: i vescovi valenciani denunciano gravi carenze nell'educazione sessuale

    ◊   “Gravi carenze formative nell’educazione alla sessualità per bambini e giovani nelle scuole e nelle parrocchie”. È quello che ha denunciato mons. Salvador Giménez, vescovo di Minorca e segretario della Provincia ecclesiastica di Valencia, che comprende le diocesi della Comunità valenciana e le isole Baleari, al termine della riunione dei vescovi di tale Provincia ecclesiastica. Di fronte a questa situazione, i presuli hanno studiato un ampio programma integrale rivolto ai genitori, agli educatori, professori e catechisti che vuole mostrare a bambini e giovani “l’educazione alla sessualità come educazione per la vita”, presentando le sue basi antropologiche cristiane e morali. I vescovi - riferisce l'agenzia Sir - hanno evidenziato la necessità che questo programma “serva non solo come arricchimento alle responsabilità che impone la nuova normativa scolastica nell’insegnamento, ma che vada oltre e offra e illumini tutta la profondità che la sessualità ha come cammino dell’amore umano, superando tutte le visioni riduzioniste”, ha sottolineato mons. Giménez. Raccogliendo il sentire delle associazioni cattoliche di genitori, i presuli hanno constatato che “le scuole dispongono, nell’educazione alla sessualità, di materiali con una visione riduzionista dell’essere umano, che non servono per formare adeguatamente i bambini e i giovani”. (R.P.)

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    Mongolia: cresce la speranza della comunità cattolica

    ◊   Le speranze, la gioia, l’ottimismo della piccola comunità cattolica in Mongolia crescono: in particolare, grazie a un gruppo di Missionari della Consolata (religiosi e religiose) ha preso vita una comunità nella cittadina di Arvaiheer, capoluogo della regione di Uvurhangai, nella zona meridionale della Mongolia. Il giorno di Pentecoste, il 23 maggio scorso, è stato “un giorno di festa tutta speciale per la missione di Arvaiheer”, racconta padre Daniele Giolitti. Sei donne mongole hanno infatti ricevuto il battesimo. “Dal nostro arrivo in Mongolia nel 2003, sono questi i primi frutti visibili della nostra presenza di evangelizzazione in questo Paese. Desideriamo ringraziare il Signore – prosegue il missionario – per queste scelte di vita sulle quali si costruisce la comunità cristiana". Dal 19 settembre 2006 un piccolo gruppo di missionarie e missionari della Consolata risiede permanentemente ad Arvaiheer. Il cammino per ottenere il necessario riconoscimento legale in una regione dove la Chiesa non era presente, è cominciato formalmente nell’estate del 2005. All’inizio del 2007 il governo locale ha dato il permesso per svolgere liberamente attività religiose nella regione di Uvurkhangai. E’ nata così la nuova missione che inizia a portare i primi frutti. La Chiesa cattolica in Mongolia - riferisce l'agenzia Fides - ha un vescovo e tre parrocchie con quasi 200 battezzati mongoli, un consistente numero di catecumeni, numerosi gruppi e opere di apostolato, strutture pastorali assai frequentate e molto attive, come asili, un collegio politecnico, centri per i bambini di strada, un istituto per disabili, una casa per ragazze madri. L’opera missionaria, iniziata solo 10 anni fa, è portata avanti da 50 tra missionari e religiosi. (R.P.)

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    Kyrgyzstan: per Msf l'accesso alle cure mediche è ancora un problema

    ◊   Cinque settimane dopo i violenti scontri nel sud del Kyrgyzstan e nonostante un apparente ritorno alla normalità, medici, psicologi e infermieri di Medici senza frontiere (Msf) continuano ogni giorno a far fronte a nuovi casi di violenza. “Ogni giorno, nelle nostre cliniche mobili e nelle strutture sanitarie con cui collaboriamo - dichiara Andrei Slavuckij, responsabile dei progetti di Msf in Kyrgyzstan -, il nostro personale medico assiste pazienti che hanno recentemente subito violenze o che mostrano addirittura segni di tortura. Molte persone, soprattutto della comunità uzbeca di Osh, affermano di non volersi rivolgere a strutture mediche pubbliche per paura di essere arrestate”. In un “clima di paura e sfiducia tra le comunità uzbeka e kyrgyza”, si legge nella nota dell’organizzazione ripresa dall'agenzia Sir, “l’accesso alle cure mediche è ancora un problema, a causa della presenza delle forze armate nei dintorni di alcune strutture mediche di Osh” e “la paura di non ricevere un’assistenza adeguata impedisce a molte persone, che necessiterebbero di cure mediche urgenti, di rivolgersi alle strutture”. Dall’inizio dell’attuale crisi, Msf ha effettuato più di 1.400 visite mediche attraverso il personale delle cliniche mobili all’interno e nei dintorni di Osh e Jalal-Abad. (R.P.)

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    Nepal: conferenza sul perdono e la riconciliazione a Kathmandu

    ◊   Il perdono fonte di pace e di riconciliazione. Se n’è parlato a una conferenza di tre giorni a Kathmandu organizzata da Christian Groups United in Mission to Nepal, un’associazione di movimenti cristiani locali. Alla tre giorni – riferisce l’agenzia Ucan – ha portato la sua testimonianza Balan Joseph un fedele che ha raccontato la sua dolorosa esperienza personale segnata dalla perdita della moglie e della famiglia nell’attentato di un anno fa contro la Chiesa dell’Assunzione di Kathmandu. Balan ha detto di avere perdonato e pregato per gli assassini e di averli successivamente incontrati: “Ho provato un profondo senso di pace dopo che ho incontrato e mi sono riconciliato con gli attentatori”, ha detto . “Il capo degli attentatori si sarebbe addirittura convertito al cristianesimo. Quanto a me ho affidato al Signore il futuro dei miei bambini e mi sento libero”. Balan ha detto di avere avuto un importante sostegno dai sacerdoti e dalle religiose della sua parrocchia che lo hanno aiutato a non perdere la speranza e di essere stato ispirato dall’esempio di San Paolo. (G.C.)

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    Cina: l’evangelizzazione dei ragazzi anche in estate

    ◊   Con l’arrivo delle vacanze scolastiche estive, le comunità cattoliche cinesi proseguono il loro impegno per l’evangelizzazione e il catechismo dei ragazzi attraverso il campeggio estivo, il catechismo estivo e tante altre iniziative grazie alla generosità di animatori e catechisti ben preparati. Secondo le informazioni arrivate all’agenzia Fides dalle singole parrocchie e dalle comunità ecclesiali di base, tutti sono mobilitati per rafforzare la pastorale dei ragazzi in questo periodo. Tra le diverse iniziative, ricordiamo quella della diocesi di Hai Men, guidata dal nuovo vescovo mons. Shen Bin, consacrato il 22 aprile con l’approvazione della Santa Sede, che ha organizzato un corso di formazione per i catechisti del campeggio estivo che si è svolto dal 12 al 16 luglio. Le suore della Congregazione del Sacro Cuore di Gesù di Taiwan, invitate per l’occasione, hanno aiutato le suore e i laici locali impegnati ad approfondire l’argomento: come aiutare i bambini ad avvicinarsi al Signore. Mons. Shen ha celebrato la solenne Eucaristia di chiusura del corso. “Ci troviamo nel Signore!” è il tema del campeggio della parrocchia di Liu Lin della diocesi di Han Dan. Una cinquantina di ragazzi guidati da sacerdoti, seminaristi e religiose della Congregazione dello Spirito Santo Consolatore hanno vissuto dall’11 al 15 luglio alcuni giorni di intensa vita di fede partendo dalla conoscenza della Sacra Scritura. La parrocchia di Xiao Han Cun della diocesi di Tian Jin, ha invitato le suore della Congregazione del Sacro Cuore di Gesù della diocesi di Fu Shun a guidare il corso di catechismo dei bambini a partire dal 17 luglio. Inoltre le suore aiutano i bambini a fare i compiti, dando così un grande aiuto alle famiglie e ai genitori che non possono occuparsi dei figli rimasti a casa da soli. Dal 6 al 15 luglio, 157 ragazzi della scuola media e superiore hanno partecipato a 10 giorni di catechismo e campeggio estivo organizzato dalla parrocchia di Fan Ga, della diocesi di Cang Zhou. “Missione dei giovani cristiani nella nuova era” è stato il tema principale, arricchito da riflessioni sui dieci comandamenti e dal pellegrinaggio alle tombe dei missionari esteri e dei sacerdoti locali che hanno dedicato la vita alla missione diocesana. I ragazzi hanno anche visitato la cattedrale e altre parrocchie, ricevendo ovunque una calorosa accoglienza. Dall’11 luglio si è aperto il catechismo estivo della parrocchia di Liu He della diocesi di Tai Yuan. Una ventina di catechisti ed animatori sono impegnati nelle 27 classi con oltre mille bambini e ragazzi. Tutti i giorni la santa Messa dà inizio alla giornata, quindi la preghiera, il catechismo e i compiti scolastici sono le principali attività. Secondo il sacerdote responsabile, “i bambini sono il futuro della nostra fede, quindi dobbiamo intensificare la loro formazione fin da piccoli”. Una quarantina di ragazzi della parrocchia di Jin Jia Xiang della diocesi di Shang Hai sta infine partecipando al catechismo estivo iniziato il 13 luglio. (R.P.)

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    La delegazione di Rondine incontra i presuli georgiani durante il “Viaggio dell’Amicizia”

    ◊   Prosegue il “Viaggio dell’Amicizia” nel Caucaso dell’associazione Rondine-Cittadella della Pace per diffondere il documento sui “14 punti” per raggiungere questo obiettivo nella regione. Il viaggio è ampiamente documentato dal reportage dell’inviato dell’agenzia Sir. Nella mattinata di ieri la delegazione ha incontrato mons. Giuseppe Pasotto, amministratore apostolico del Caucaso per i Latini, che ha raccontato la sua testimonianza pastorale nell’area a maggioranza ortodossa, in cui vivono 50mila fedeli di tre riti: latino, assiro-caldeo e armeno. Le comunità in totale sono 25, con 20 sacerdoti, quattro seminaristi e religiosi, nove diaconi sposati. “La presenza della Chiesa cattolica in Georgia è stata salvata dal Rosario – afferma il presule – la chiesa di San Pietro e Paolo a Tbilisi è una delle poche chiese cattoliche rimaste aperte in tutta la Russia”. “Passaggio epocale è stato il sinodo del 2006 – aggiunge – nel corso del quale abbiamo scelto tre direzioni: il coraggio della comunione, della formazione, dell’attività e dell’impegno”. La Chiesa cattolica, però, non è riconosciuta dallo Stato, nonostante, anche in seguito al conflitto del 2008 tra Russia e Georgia, la Caritas abbia fatto tanto per la popolazione locale, avviando progetti nell’unica parrocchia cattolica che si trova in Abkhazia. Domani, inoltre, la Caritas italiana, guidata dal responsabile nazionale, mons. Vittorio Nozza, inaugurerà a Tbilisi una scuola ristrutturata con i fondi raccolti in Italia. “L’intervento militare non risolve i problemi – conclude mons. Pasotto – se non si accetta il vicino e non si cercano punti di collaborazione, non si uscirà mai da questa situazione. Come Chiesa siamo impegnati sul fronte dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso. Le difficoltà ci sono, ma la comunione è il sogno che Gesù ha per questa umanità”. Nel pomeriggio di ieri, inoltre, la delegazione di Rondine ha incontrato anche il vescovo Gherasme, responsabile delle Relazioni estere e il vescovo Daniele, pastore della diocesi dell’Abkhazia, che hanno ricordato come oggi, non essendoci rapporti diplomatici tra Russia e Georgia, gli unici rapporti che funzionano siano quelli tra le Chiese, tanto che anche il Patriarcato di Mosca ha riconosciuto che la Chiesa ortodossa dell’Abkhazia fa parte della Chiesa ortodossa georgiana. “La Chiesa non riuscirà da sola a far tornare la pace – ammoniscono – perché i veri passi avanti vanno fatti dai politici”. (R.B.)

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    Incontro di vescovi spagnoli e francesi sul Cammino di Santiago

    ◊   Si è svolto nel seminario maggiore di Santiago de Compostela il II incontro tra vescovi spagnoli e francesi per parlare del Cammino di Santiago in occasione dell’Anno compostelano in corso. L’incontro, promosso dall’arcivescovo della città galiziana, mons. Julián Barrio, in accordo con il vescovo di Le-Puy-en-Vélay, Henri Brincard, che è anche presidente del gruppo di lavoro sui Cammini all'interno della Conferenza episcopale francese, si pone in soluzione di continuità con il I incontro che ebbe luogo a Roncisvalle l’anno scorso. L’obiettivo di questi appuntamenti, chiarisce l’agenzia Sir, è definire una pastorale comune per i Cammini di Santiago, valorizzare la dimensione spirituale di queste vie di pellegrinaggio in cui affondano le radici l’Europa stessa. Nel corso di questo incontro si è cercato di tradurre in realtà le riflessioni e si sono trattati temi come il sentimento del pellegrinare, la preparazione e l’assistenza spirituale, i temi di meditazione da proporre durante il cammino e il patrimonio religioso e culturale degli itinerari. (R.B.)

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    Terra Santa: anche ebrei laici attratti dalla mostra sulla Sacra Sindone a Gerusalemme

    ◊   Sono soprattutto ebrei laici a visitare la mostra permanente sulla Sacra Sindone allestita nel cuore di Gerusalemme presso l’Istituto pontificio Notre Dame. La mostra è stata inaugurata il 22 luglio 2006 ed è gratuita. Una copia digitalizzata del lino che Giovanni Paolo II ha definito come “specchio dei Vangeli”, insieme a dei pannelli che descrivono le ricerche storiche e scientifiche fatte nel corso degli anni, attrae migliaia di visitatori. “La Sindone è per tutti” spiega padre Eamon Kelly, guida della mostra. “È significativa soprattutto per i cristiani, - riferisce l'agenzia AsiaNews - ma attira in particolar modo gli ebrei laici che mostrano un grande interesse e organizzano molte visite durante lo Shabbat. Ho accompagnato ogni tipo di credente e non credente lungo il percorso della mostra - continua - e non ce n’è neanche uno che non trovi questa esperienza arricchente. Come ha detto Giovanni Paolo II, la Sindone è davvero una sfida alla nostra intelligenza”. (R.P.)

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    L’associazione Angels consegna medicinali pediatrici in Libano

    ◊   I volontari della onlus Angels, associazione nazionale giovani energie latrici di solidarietà, hanno consegnato ieri ai militari italiani della missione Leonte, di stanza in Libano, un carico straordinario di farmaci destinati ai bambini, soprattutto per la cura del diabete infantile, molto diffuso nel Paese. “Le medicine – ha specificato la portavoce di Angels, Benedetta Paravia – verranno distribuite in quattro basi mediche militari e in un ospedale civile”. Questo viaggio è stato solo il primo di una serie di spedizioni che la onlus intraprenderà, grazie alla partnership con il gruppo Farmacrimi che, da parte sua, ha assicurato piena collaborazione alle operazioni e nel tentativo di coinvolgere altri gruppi farmaceutici. Da anni l’associazione Angels è impegnata nella garanzia di cure mediche salvavita in Italia a bambini provenienti da Paesi in guerra: uno degli ultimi casi è stato quello del piccolo Muath, bimbo palestinese di 17 mesi, affetto da tumore, che nel febbraio scorso è stato finalmente portato in Italia e operato. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Stati Uniti: parte la riforma finanziaria voluta da Obama

    ◊   Negli Stati Uniti, è scattata a tutti gli effetti la riforma della finanza firmata ieri dal presidente, Barack Obama, mentre il numero uno della Federal Reserve, Ben Bernanke, avverte che le prospettive dell'economia americana restano incerte: la Banca centrale, comunque, è pronta a garantire ulteriori misure di stimolo. Da New York, Elena Molinari:

    “La riforma finanziaria fornirà certezze a banchieri, uomini d’affari e consumatori”. Così ha detto ieri Barack Obama, firmando la legge di riforma del sistema finanziario americano, la più ampia approvata dagli anni Trenta, con la promessa che gli americani non dovranno più pagare per gli errori di Wall Street. Alla cerimonia, il presidente degli Usa ha infatti ribadito che non ci saranno più salvataggi finanziari dai contribuenti e che se una grossa istituzione finanziaria dovesse crollare, la nuova legge consentirà di liquidarla senza minacciare l’economia. Obama ha però riconosciuto che ci vorranno alcuni aggiustamenti per adattare il sistema finanziario ai cambiamenti. La norma rende più severe le regole per concedere mutui e prestiti, costringe le istituzioni finanziarie a più trasparenza e crea un’agenzia per la protezione dei consumatori. Wall Street l’aveva fortemente osteggiata e i democratici la considerano una vittoria politica.

    Usa, Marea Nera
    Bp ha espresso ottimismo oggi circa la possibilità di arrivare ''presto'' a una soluzione definitiva per fermare la marea nera, alla luce delle risposte positive che continuano ad arrivare dal test sulla chiusura della falla sottomarina. Intanto, quattro colossi petroliferi americani hanno annunciato la decisione di stanziare 250 milioni di dollari, pari a 195 milioni di euro per rispondere a future emergenze come quella della marea nera. L’obiettivo è creare un'organizzazione senza scopo di lucro pronta a intervenire in caso di fuoriuscite di greggio da pozzi sottomarini.

    Cina, marea nera
    E' stato completamente riparato l'oleodotto del porto cinese di Dalian, che ha causato la più grande fuoriuscita di petrolio mai registrata in Cina. Le autorità locali hanno deciso di riaprire parzialmente alle operazioni navali del porto. Secondo i media cinesi, si devono ancora pulire 430 chilometri quadrati di mare inquinati, che minacciano l'ecosistema. La pesca nell'acqua intorno a Dalian è stata vietata fino alla fine di agosto, mentre militari, pompieri e volontari, oltre ai pescatori locali, continuano a partecipare alle operazioni di raccolta del greggio.

    Corea del Nord
    All’indomani dell’annuncio delle nuove sanzioni unilaterali alla Corea del Nord da parte del segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, il regime di Pyongyang passa al contrattacco parlando di “una grande minaccia per la pace e la sicurezza della penisola”. Il servizio di Marco Guerra:

    Dopo l’annuncio delle nuove sanzioni e delle manovre militari congiunte di Stati Uniti e Corea del Sud nel Mar del Giappone, non si è fatta attendere la risposta del regime di Pyongyang che, attraverso il suo portavoce al vertice dell’Asean in corso ad Hanoi, ha definito l’esercitazione in programma per domenica “una grande minaccia non solo per la pace e la sicurezza della penisola coreana, ma anche per la pace e la sicurezza globali”. Dalla capitale vietnamita, il portavoce ha inoltre affermato che le nuove sanzioni decise per l'affondamento di una corvetta sudcoreana, in cui morirono 46 marinai, “violano” la dichiarazione del 9 luglio del Consiglio di sicurezza dell'Onu. In quel documento, si chiedevano “azioni appropriate e pacifiche” contro i responsabili, ma non s’indicava un colpevole. Per la Corea del nord, ha proseguito l’esponente del governo comunista, “le sanzioni sono la chiara espressione dell'estensione di una politica ostile”. Il portavoce sembra tuttavia lasciare ancora qualche margine per il ritorno al tavolo delle trattative: “Se gli Stati Uniti sono davvero interessati alla denuclearizzazione della penisola coreana - ha detto in conclusione - devono essere i primi a creare un'atmosfera di dialogo”. Prima però bisognerà superare anche le resistenze di Seul, secondo cui nessun nuovo incontro sarà possibile senza le scuse ufficiali per l’affondamento dell’imbarcazione della sua Marina militare.

    Cina, in arrivo il tifone Chantu
    Sulla costa meridionale della Cina è atteso "Chantu", il terzo tifone della regione che colpirà la città costiera di Wuchuan, nel sud della provincia di Guangdon. Secondo cifre fornite dall’esecutivo di Pechino, le piogge torrenziali e le alluvioni verificatesi quest’anno hanno sinora provocato la morte di 700 persone, mentre 347 sono ancora disperse. Il nuovo tifone colpirà con venti fino 126 km/h e forti precipitazioni anche la provincia dell’isola di Hainan e la regione Guangxi. “La situazione è grave”, ha dichiarato il governo cinese, che sta chiedendo alle autorità locali di incrementare gli sforzi per arginare le alluvioni. Il ministro degli Affari cinesi ha fatto sapere che tre milioni di persone sono state evacuate e che sono stati cancellati 16 voli dall’aeroporto di Haiko.

    Afghanistan
    Ancora violenza in Afghanistan. Ieri, tre soldati del contingente internazionale sono morti in due distinti attacchi. Si tratta di due britannici uccisi in un agguato degli insorti e di un danese investito dallo scoppio di un ordigno al passaggio del convoglio sul quale viaggiava. Solo due giorni fa, i Paesi donatori, riuniti a Kabul per Conferenza internazionale sull’Afghanistan, hanno fissato per il 2014 il passaggio della responsabilità della sicurezza alle autorità di Kabul. Intanto, il presidente del parlamento iraniano, Ali Larijani, ha detto che l’Afghanistan sarà il nuovo Vietnam degli Stati Uniti, tornando inoltre a criticare le nuove sanzioni imposte a Teheran dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

    Libano
    Il Libano presenterà un reclamo al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite contro Israele per le reti di spionaggio scoperte nell'ultimo anno all'interno del proprio Paese a favore dello Stato ebraico. Lo ha annunciato il ministro dell'Informazione libanese, Tarèq Mitri, sottolineando che le reti di spionaggio costituiscono una violazione della risoluzione Onu 1701, che nell'estate del 2006 ha posto fine ai 34 giorni di guerra in Libano tra i miliziani sciiti di Hezbollah e Israele.

    Raid israeliano a Gaza: due morti
    Due palestinesi sono stati uccisi e altri nove rimasti feriti in un attacco israeliano vicino a Beit Hanoun, nel nord della Striscia di Gaza. Tra i feriti ci sono due bambini. L’esercito israeliano ha affermato di aver sparato contro un gruppo di miliziani che stava per lanciare razzi contro il territorio dello Stato ebraico. Hamas ha intanto identificato fra i morti almeno un membro del suo gruppo armato.

    Elezioni in BurundiElezioni legislative, domani in Burundi, boicottate dai principali partiti dell’opposizione. Favorita la formazione del presidente, Pierre Nkurunziza. L’opposizione burundese da tempo denuncia una forte repressione da parte delle autorità di Bujimbura con arresti indiscriminati. Per il governo, si tratta di persone coinvolte nell’organizzazione di sabotaggi. Il Paese è uscito nel 2006 da una decennale guerra civile.

    Somalia In Somalia, è salito a 50 il numero delle vittime e oltre un centinaio sono i feriti provocati dai pesanti combattimenti avvenuti a Mogadiscio negli ultimi giorni tra forze governative e l’Unione di pace africana (Amisom), da una parte, e i ribelli Shabaab, dall'altra. Particolarmente critica la situazione nei quartieri settentrionali della capitale somala, dove si sono verificati gli scontri più sanguinosi delle ultime settimane. Ma anche nella zona meridionale della città infuriano i combattimenti. Secondo fonti on-line (Mareeg.com), l'esplosione di una mina ha causato la morte di un soldato delle truppe governative e il ferimento di cinque civili.

    Sudan
    Il presidente sudanese, Omar el-Bashir, è tornato a sfidare la comunità internazionale con una visita da ieri in Ciad. Il viaggio giunge a pochi giorni dal secondo mandato di cattura a suo carico da parte della Corte penale internazionale, che lo ha formalmente accusato di genocidio in relazione a crimini commessi durante la guerra civile in Darfur.

    Yemen
    Nello Yemen non accenna a placarsi il livello dello scontro tra i ribelli integralisti e le truppe governative. Almeno cinque soldati sono stati uccisi stamani in un agguato nel sud del Paese. Secondo fonti della sicurezza yemenita, i militanti di Al Qaida hanno attaccato un veicolo di pattuglia. Iniziata la caccia all’uomo contro gli assalitori, fuggiti nelle montagne vicine.

    Pakistan
    In Pakistan, decine di persone sono state uccise dalle piogge monsoniche. Da ieri, il maltempo ha distrutto case e strade e inondato interi quartieri cittadini. L'Ufficio metereologico ha registrato a Lahore un record di quasi un metro di pioggia nelle ultime 24 ore e prevede una continuazione del maltempo per i prossimi giorni.

    Il Brasile ha approvato lo Statuto di eguaglianza razziale
    Dopo sette anni di dibattiti al congresso di Brasilia, il presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula, ha dato ieri la sanzione definitiva all’approvazione dello Statuto di eguaglianza razziale. Nel Paese latinoamericano, sono considerati di colore 90 milioni dei 170 milioni di abitanti. Alla luce di questo dato, lo Statuto concede garanzie ai neri brasiliani e instaura una serie di politiche pubbliche per valorizzare i brasiliani di origine africana e la loro cultura. Tra le iniziative promosse dalla normativa, l’insegnamento della storia e della cultura dell’Africa e quelle della popolazione nera brasiliana nelle scuole pubbliche e private del Paese.

    Kosovo
    C’è grande attesa per il parere che sarà reso pubblico oggi pomeriggio dalla Corte di giustizia dell’Aja, sulla conformità al diritto internazionale della proclamazione unilaterale di indipendenza del Kosovo nei confronti della Serbia, risalente al 2008. Belgrado, che assieme a Russia, Cina e cinque a paesi dell’Ue rifiuta il riconoscimento, si dice disponibile ad un progetto di risoluzione equilibrato concordato con l’Onu. Sull’altro fronte Pristina, che spera in una decisione in armonia con gli interessi del popolo. Ma, visto che il parere de l’Aja non sarà vincolante, gli analisti temono un pronunciamento ambiguo che eviti scomodi precedenti.

    Il parlamento turco approva la legge che riduce le pene per i minori
    Questa mattina, il parlamento turco ha approvato una legge che riduce le pene per i minori accusati di reati connessi ad attività terroristiche e di fatto riforma una legislazione che non era conforme agli standard dell’Unione europea. In base alla nuova normativa, i minori che prendono parte a manifestazioni di protesta a favore del separatista Partito dei lavoratori del Kurdistan, tirando pietre contro le forze dell’ordine, non saranno più incriminati “per attività terroristiche” e saranno giudicati da appositi tribunali per minori e non da tribunali penali. Nei giorni scorsi, l’Ue aveva sollecitato Ankara a riformare il proprio sistema di giustizia minorile. In base a recenti dati Unicef, nel corso degli ultimi anni, oltre 340 minori sono stati condannati a pesanti pene carcerarie e nel 2006 sono stati arrestati circa 304 minori. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Elisa Castelucci)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 203

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