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Sommario del 21/07/2010
Una Parola di speranza tra le difficoltà del nostro tempo: riflessioni del Papa sul Vangelo
◊ La liturgia odierna, con la parabola del seminatore, ci ripropone l’invito ad ascoltare la Parola di Dio e a metterla in pratica. E’ anche una esortazione a conservare e diffondere la speranza in un mondo pervaso da tante parole di male. Benedetto XVI, nel corso del suo pontificato, ha potuto spiegare questo passo del Vangelo in numerose occasioni. Ce ne parla Sergio Centofanti:
“Con abbondanza e gratuità – sottolinea il Papa - il Signore getta il seme della Parola di Dio, pur sapendo che esso potrà incontrare un terreno inadeguato, che non gli permetterà di maturare a motivo dell’aridità, o che ne spegnerà la forza vitale soffocandolo tra cespugli spinosi”:
“Tuttavia, il seminatore non si scoraggia, perché sa che una parte di questo seme è destinata a trovare il ‘terreno buono’, cioè cuori ardenti e capaci di accogliere la Parola con disponibilità, per farla maturare nella perseveranza e ridonarne con generosità il frutto a beneficio di molti”. (Discorso sulla pastorale vocazionale, 4 luglio 2009)
Il seme è piccolo, trascurabile, e così appare la Parola di Dio:
“Tuttavia, nel seme è presente il futuro perché il seme porta in sé il pane di domani, la vita di domani. Il seme appare quasi niente, tuttavia il seme è la presenza del futuro, è promessa già presente oggi. E così con questa parabola dice: siamo nel tempo della seminagione, la Parola di Dio sembra solo parola, quasi niente. Ma abbiate coraggio, questa Parola porta in sé la vita! E porta frutto!” (Incontro con il clero di Aosta, 25 luglio 2005)
La parabola – afferma il Papa - ci fa capire, dunque, che “dobbiamo essere coraggiosi, anche se la Parola di Dio … sembra senza importanza” nel mondo. Il seme, come il chicco di grano, porta frutto morendo. Gesù stesso è il seme che muore. Nella crocifissione tutto sembra fallito, ma proprio attraverso questo apparente fallimento il seme trasforma le miserie del mondo generando la vera vita:
“Senza sofferenza non si trasforma niente … Dobbiamo prendere a cuore queste difficoltà del nostro tempo e trasformarle soffrendo con Cristo e così trasformare noi stessi. E nella misura nella quale noi stessi siamo trasformati, possiamo anche vedere la presenza del Regno di Dio e farla vedere agli altri”. (Incontro con il clero di Aosta, 25 luglio 2005)
Il Papa chiama ad essere testimoni della Parola di Dio in un mondo spesso smarrito, che talvolta siamo portati a condannare più che a salvare:
“Cari amici, siate seminatori di fiducia e di speranza … questa può essere l’ora di Dio … La Parola di Dio può diventare veramente luce e forza, sorgente di speranza, può tracciare un cammino che passa attraverso Gesù, ‘via’ e ‘porta’; attraverso la sua Croce, che è pienezza d’amore”. (Discorso sulla pastorale vocazionale, 4 luglio 2009)
◊ Benedetto XVI ha eretto la Diocesi di Karonga (Malawi), con territorio dismembrato dalla Diocesi di Mzuzu, rendendola suffraganea della Sede Metropolitana di Blantyre, e ha nominato primo vescovo di Karonga il rev. Martin Anwel Mtumbuka, del clero di Mzuzu, vice-cancelliere dell’Università Cattolica del Malawi. Il rev. Martin Anwel Mtumbuka è nato il 5 agosto 1957 a Majimbula Village, Distretto di Rumpi, nella Diocesi di Mzuzu. Dopo le scuole primarie a Chilulu, è entrato nel Seminario Minore di Mzuzu, dove ha frequentato le scuole superiori. Ha quindi seguito l’iter normale di preparazione al sacerdozio nel Seminario Filosofico di Kachebere e in quello Teologico a Zomba. È stato ordinato sacerdote il 31 luglio 1988, incardinato nella Diocesi di Mzuzu. La nuova diocesi di Karonga conta circa 61 mila cattolici su una popolazione di 400 mila abitanti. La chiesa parrocchiale St. Mary di Karonga diviene la Chiesa Cattedrale della neo-eretta diocesi.
E' Benedetto XVI il settimo Papa della storia per anagrafe dal 1400 in poi
◊ Benedetto XVI è divenuto il 19 luglio scorso il settimo Pontefice nella storia per anzianità, tra i Papi degli ultimi 600 anni. La notizia, diffusa due giorni fa dal blog “Popes-and-papacy.com”, è stata ripresa da diversi siti web e agenzie, che hanno messo in risalto con commenti e servizi questa particolare curiosità statistica. Il servizio di Alessandro De Carolis:
E’ un esperto di sistemi informatici Ibm e da decenni consulente delle maggiori aziende internazionali del settore tecnologico, nonché autore ed editore del mensile "i-BigBlue Professionals", l’ideatore della singolare graduatoria che da due giorni sta rimbalzando sui principali siti Internet più attenti alle notizie vaticane. Con una passione dichiarata per la storia dei Papi e delle cattedrali, Anura Gurugé – questo il nome dell’esperto – ha notato che lo scorso 19 luglio Benedetto XVI è divenuto, per anagrafe, il settimo Papa della storia, in una graduatoria che vede al primo posto Leone XIII, che si spense il 20 luglio 1903 all’età di 93 anni. In realtà, per ammissione dello stesso autore, questo rilievo statistico ha un valore relativo, poiché nel computo che ha portato a stilare la curiosa classifica figurano solo i Papi dal 1400 ai giorni nostri, essendo le date antecedenti – dichiara Gurugé – “troppo inaffidabili” per consentire “confronti significativi”.
Accanto a dati indiscutibili e verificabili – come le date di inizio e fine Pontificato, gli anni complessivi di regno e, per l’appunto, l’età dei Papi al momento della loro scomparsa – la graduatoria preparata da Gurugé offre anche nell’ultima colonna sulla sinistra una stima davvero insolita: la percentuale di vita trascorsa nelle vesti e nel ministero di Pontefice da parte degli undici Papi presi in considerazione, dalla quale si evince che coi suoi oltre 31 anni di regno, dal 1846 al 1878, Pio IX ha vissuto come Papa ben un terzo di tutta la sua esistenza. Un dato curioso, “leggero”, certo. Che pure suggerisce una riflessione più profonda, se lo si guarda a un livello diverso dalla mera curiosità “estiva”. Suggerisce una caratteristica spirituale propria del ministero petrino, che si coniuga al valore relativo della longevità, come ebbe a osservare nel novembre del 2008 Benedetto XVI:
“Vera anzianità veneranda non è solo la lunga età, ma la saggezza e un’esistenza pura, senza malizia (…) Il mondo reputa fortunato chi vive a lungo, ma Dio, più che all’età, guarda alla rettitudine del cuore. Il mondo dà credito ai ‘sapienti’ e ai ‘dotti’, mentre Dio predilige i ‘piccoli’”.
“Dio – affermò ancora il Papa – è la vera sapienza che non invecchia, è la ricchezza autentica che non marcisce, è la felicità a cui aspira in profondità il cuore di ogni uomo”.
◊ Presi “per mano” dal Papa e accompagnati alla scoperta dei primi compagni di Gesù, gli Apostoli. Sceglie di presentare così, don Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, il volumetto di 48 pagine intitolato “Gli amici di Gesù”, pubblicato dalla Piccola casa editrice. Destinato soprattutto ai bambini e ai ragazzi, il libro riprende la descrizione che Benedetto XVI fece degli Apostoli e di San Paolo nelle udienze generali del mercoledì che il Papa dedicò gli anni scorsi a queste grandi figure della prima ora della Chiesa. “C’è un piccolo gruppo di uomini che un giorno, duemila anni fa, incontrò un giovane che camminava per le strade della Galilea”, scrive don Carrón nella sua introduzione al libro, pubblicata dall’Osservatore Romano. Protagoniste, le strade della Galilea lungo le quali Benedetto XVI accompagna i giovani per far rivivere quasi in presa diretta in che modo i primi discepoli entrarono a contatto con Cristo e, afferma, “come furono conquistati da Lui fino a decidere di non abbandonarlo mai più”. Le parole del Papa, nota don Carrón, ci fanno diventare testimoni “di ciò che Gesù disse e fece con quegli uomini: ci fa trovare sulla riva del fiume Giordano insieme a Giovanni il Battista che battezza Gesù, quando Andrea e Giovanni gli chiedono dove sta di casa e si sentono rispondere: ‘Venite a vedere’. Oppure ci trasporta in un mattino di primavera, sulle sponde del lago di Tiberiade, dove Gesù domanda a Pietro: ‘Mi ami tu?’, e ci fa ascoltare la sua risposta, ripetuta per più volte: 'Signore, tu sai tutto, tu sai che ti voglio bene’”. Il volume si avvale dalle illustrazioni del pittore Franco Vignazia. (A.D.C.)
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ In prima pagina, un articolo di Grégor Puppinck, direttore dell’European Centre for Law and Justice, dal titolo “L’Europa e il Crocifisso: un’alleanza contro il secolarismo”.
Le famiglie, una risorsa per la società: la visita del cardinale Ennio Antonelli ad Alençon e Lisieux.
Nel servizio internazionale, in rilievo l’annuncio del Segretario di Stato americano, Hillary Clinton, di nuove sanzioni contro il regime comunista della Corea del Nord.
Scienza e umanità: Giulia Galeotti sulle sperimentazioni di certe case farmaceutiche.
La rivoluzione antropologica contemporanea: la prefazione di Lucetta Scaraffia all’ultimo libro di Marcel Gauchet “Il figlio del desiderio”.
Il cammino di Santiago e la cultura compostellana: stralci del saggio di Adeline Rucquoi tratto dal catalogo della mostra “Compostela e l’Europa. La storia di Diego Gelmírez”.
La preghiera nell’arte: Timothy Verdon sui modi di raffigurare la fede nella storia della Chiesa.
Un rinnovato impegno per l’emancipazione della donna: Nicola Gori intervista Flaminia Giovanelli, prima donna laica sotto-segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace.
Venezuela. Il cardinale Urosa: avviare con lo Stato un dialogo rispettoso
◊ Un dialogo “sereno e rispettoso fra le autorità della Chiesa e quella dello Stato” venezuelano. E' quello che si augura l’arcivescovo di Caracas, cardinale Jorge Urosa, che in una lettera ha spiegato le ragioni che lo hanno spinto a non incontrare l’assemblea nazionale. Davanti all'Assemblea avrebbe dovuto motivare i suoi recenti attacchi al presidente della Repubblica. Il porporato, intanto, ha ricevuto la solidarietà dei laici del Paese. Ce lo racconta il servizio di Luis Badilla:
Un dialogo “sereno e rispettoso”, che sia “a beneficio degli interessi supremi del popolo venezuelano”. Questo è il sogno del cardinale Jorge Urosa, arcivescovo di Caracas, nei rapporti tra Chiesa e Stato. Un dialogo che si potrebbe estendere anche alle autorità della Conferenza episcopale con i deputati. “Ritengo che questo incontro si potrebbe avere in uno spazio istituzionale – scrive il porporato - fissato consensualmente, in un clima sereno affinché sia un dialogo fruttifero. Penso che l’incontro si potrà svolgere già il 26 o 27 luglio”. Intanto, ieri, il Consiglio nazionale dei laici del Venezuela e i Consigli diocesani dei laici, alla fine di una riunione congiunta, hanno rinnovato al cardinale Urosa il loro affetto e la totale solidarietà, dopo le vicende dei giorni scorsi. Vicende che hanno visto coinvolto, suo malgrado, il porporato in una campagna mediatica di attacchi e offese gratuite e ingiustificate. I firmatari estendono questi sentimenti a tutti i vescovi del Paese e alla Conferenza episcopale, nel mirino “perché indicano problemi e dicono delle verità (…) che fanno parte del sentimento della maggioranza dei venezuelani”. I laici, nel rinnovare anche la propria solidarietà e il proprio sostegno al magistero dei vescovi, in particolare alla Lettera pastorale in occasione del Bicentenario, difendono “il diritto costituzionale che garantisce a tutti i venezuelani la libera espressione del proprio pensiero”. “Il nostro anelito è che in questo nostro Paese, al di là del clima di divisione, violenza e a volte odio” (…) sia possibile “respirare aria nuova d’intesa e riconciliazione” e dunque sia reso possibile “il dialogo, la fiducia, la sicurezza e la pace”. Per i laici si tratta della sfida più importante che la nazione ha davanti a sé, che potrà essere vinta “soltanto se costruiamo insieme, nel rispetto reciproco, nella sincerità, nella verità e nella ricerca del bene comune” il futuro di tutti. I laici venezuelani ricordano, inoltre, la prossima consultazione elettorale del 26 settembre ed esortano tutti “a superare lo scoraggiamento e l’apatia” e chiamano al “voto, diritto da difendere e da esercitare, tenendo presente le proposte dei candidati” e il contenuto dei programmi e delle piattaforme politiche. “Oggi più che mai - conclude il documento - abbiamo bisogno di creare e rinforzare legami di fratellanza, di unità (…) condividendo le gioie e i dolori nonché le tristezze e speranze, i timori e le illusioni dei nostri fratelli, in particolare dei più poveri, per poter tutti insieme trovare le migliori soluzioni ai problemi che colpiscono il Paese. (…) Affidiamo alla nostra Madre, la Madonna del Coromoto, patrona del Venezuela, le nostre preoccupazioni e le nostre speranze e chiediamo la sua intercessione per avere il dono del discernimento, del vigore della fede e della pace”.
Terra Santa: in aumento i pellegrinaggi da tutto il mondo
◊ Nei primi sei mesi del 2010 sono stati oltre un milione e 600 mila pellegrini e turisti che hanno visitato la Terra Santa. Provengono soprattutto da Stati Uniti, Russia, Francia, Gran Bretagna, Germania e Italia. Come spiegare questo dato che fa segnare un aumento del 39% rispetto al 2009? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto a padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa:
R. – C’è una serie di fattori. Innanzitutto, si parla meno dei problemi della Terra Santa, a parte – forse – qualche crisi episodica. Non si parla più di Terra Santa come luogo di violenza. Poi, c’è stata una grande attività da parte delle Conferenze episcopali, delle diocesi, dei parroci. C'è stato un grande impegno da parte di coloro che lavorano nell’ambito ecclesiale per la promozione del pellegrinaggio in Terra Santa. C’è stata anche un’attività molto ben organizzata da parte delle autorità governative e degli operatori del settore per creare “pacchetti” economicamente accessibili. Tutte queste cose messe insieme hanno fatto sì che ci sia un ritorno di interesse per la Terra Santa. Va detto anche che c’è interesse non solo dall’Europa ma molto - e questa è una novità - anche dall’Asia.
D. – Quindi, oltre a questi minori riflessi negativi dal punto di vista mediatico – si parla meno di Terra Santa in riferimento a notizie negative – c’è anche, però, un miglioramento della situazione politica che comunque rende più facile e agevole l’afflusso di pellegrini, di turisti...
R. – Nella vita di tutti i giorni la situazione è sicuramente migliorata. Non c’è violenza nei Territori palestinesi. Forse si parla un po’ di Gaza che però è molto lontana, è molto fuori dall’ambito dei pellegrinaggi. Nella vita normale, qui non si percepisce molto la tensione che rimane più soprattutto a livello di incomunicabilità tra le parti, e meno nei Territori dove invece la situazione non è così problematica come lo era qualche anno fa.
D. – E in questo aumento dei pellegrinaggi, quale peso possiamo attribuire alla visita del Papa nel 2009 in Terra Santa?
R. – Il Papa sicuramente ha portato un contributo molto importante. Ha dato una grande visibilità positiva alla Terra Santa. E poi anche un richiamo indiretto, ma non poi così indiretto, a tutte le Chiese nel mondo di fare anch’esse il loro pellegrinaggio in Terra Santa.
D. – E poi, non dimentichiamo che questo importante incremento di pellegrini ha un grande significato soprattutto per le famiglie cristiane dei luoghi santi, famiglie custodi di una terra che è la culla del cristianesimo...
R. – Gran parte dei cristiani di Terra Santa vivono proprio nell’ambito del pellegrinaggio e un ritorno così massiccio di pellegrini porta anche molta serenità in tante famiglie che in questi ultimi anni hanno sofferto della mancanza di pellegrini. Quindi, c’è molto lavoro, non solo in Israele, anche nei Territori. Sono in costruzione nuovi alberghi. C’è tutto un giro, un indotto che mi auguro possa rafforzare la stabilità e la serenità in tante famiglie cristiane, ma non solo.
D. – Augurandosi che i pellegrini aumentino sempre più, perché più pellegrini arrivano in Terra Santa, maggiori sono le possibilità di costruire realmente la pace…
R. – La pace non passa soltanto attraverso gli accordi dei Grandi: passa, soprattutto, attraverso le realtà della vita nel territorio. Quando la gente lavora, quando le famiglie vivono una condizione di serenità si crea quell’ambiente, quell’humus, quella base che è necessaria anche per creare, poi, una mentalità ed una cultura di pace per il futuro.
Cattolici in politica: presentato il documento preparatorio delle Settimane Sociali
◊ “Vogliamo che la prossima settimana sociale sia un segno di concreto impegno per crescere nella speranza”. Così mons. Arrigo Miglio, vescovo di Ivrea e presidente del Comitato scientifico e organizzatore della Settimane Sociali dei cattolici italiani, presentando ieri a Palazzo Giustiniani, a Roma, il Documento preparatorio della prossima edizione in programma a Reggio Calabria dal 14 al 17 ottobre. L’incontro organizzato dal presidente del Senato Schifani ha visto la partecipazione del segretario del Pd Bersani, del leader dell’Udc Casini, del presidente dell’Api Rutelli e del senatore del Pdl Quagliarello. Presenti anche vari parlamentari cattolici dei due schieramenti. Ha coordinato la tavola rotonda Edoardo Patriarca, segretario del comitato organizzatore. Paolo Ondarza lo ha intervistato.
R. – Certamente il documento che noi presentiamo a Reggio Calabria è un documento fatto di concretezza, fedele alla Dottrina sociale della Chiesa. E’ un segnale di novità per la politica: questo sì. Non abbiamo parlato soltanto di questioni generali, ma abbiamo provato ad individuare cinque ambiti che riteniamo urgenti e prioritari perché questo Paese – come ricorda spesso il cardinale Bagnasco – torni a crescere. Quindi, la vita, che è continuamente citata; il diritto e la dignità della persona, la famiglia, come pure la questione educativa: la libertà di scelta, la questione della scuola, il pluralismo delle istituzioni scolastiche in questo Paese…
D. – E’ insistente nelle parole del Papa l’auspicio affinché nasca una nuova generazione di cattolici impegnati in politica; uomini e donne che vivano l’impegno politico come vocazione, come servizio. Ma oggi non è così?
R. – Oggi – ahimé! – incontrando tanti giovani, parlando con loro di politica, c’è tanta delusione! Io però devo anche dire che, girando il nostro Paese in questo anno, insieme ad altri amici, abbiamo scoperto tanti giovani impegnati nelle pubbliche amministrazioni, tanti assessori, tanti consiglieri comunali, tanti sindaci … Credo che lì stiano crescendo e maturando nuove vocazioni alla politica.
D. – Va anche evidenziato il contributo che da sempre i cattolici hanno dato alla storia dell’Italia e anche alla stesura della Costituzione. Oggi lo stesso impegno viene chiesto nell’attuazione delle riforme – penso al federalismo…
R. – Certo! Io credo che sia urgentissima una chiamata alla responsabilità dei cattolici, del laicato cattolico, in questo momento difficile del nostro Paese. Volutamente, noi abbiamo scelto di mettere questa Settimana sociale sotto il segno di don Sturzo, perché ci è parso che quell’appello libero e forte di quasi 90 anni fa mantenesse la sua freschezza. Credo che i cattolici abbiano ancora tanto, tanto da dare e non darlo sarebbe un grave peccato di omissione.
D. – La presenza trasversale dei cattolici in politica è una formula vincente? O forse, al contrario, questa fa sì che la voce dei cattolici resti bassa, ininfluente, perché divisa?
R. – E’ una domanda complessa a cui forse non saprei rispondere. Credo però che questa presenza, ormai plurale, all’interno dei vari schieramenti politici, mostri una sua debolezza e quindi che la presenza dei cristiani, dei cattolici nei vari schieramenti si debba rendere ancora più significativa. Noi speriamo davvero di poter trovare momenti di convergenza sulle grandi questioni che riguardano il Paese, tra i parlamentari, tra i politici cattolici al di là dello schieramento. Non nascondo la fatica che abbiamo fatto a riabituare i politici di ispirazione cristiana, coloro che si dichiarano cattolici, a ritrovare nella dottrina sociale della Chiesa un filo conduttore che li impegni in egual modo nei vari schieramenti. Credo che questo percorso sia ancora tutto da sostenere e da rafforzare. Vedo ancora, purtroppo, troppa debolezza e questo non fa il bene al Paese…
Sovraffollamento e caldo: emergenza carceri in Italia
◊ E’ di nuovo emergenza carceri in Italia. Sovraffollamento e ondata di caldo stanno rendendo sempre più drammatica la situazione di migliaia di detenuti negli istituti di pena del Paese. Luca Collodi ne ha parlato con l’avvocato Riccardo Polidoro, penalista, presidente dell’Associazione “Il carcere possibile Onlus”:
R. – Il problema è che ci sono 70 mila detenuti a fronte di 44 mila posti tollerabili. Quindi, la situazione è sicuramente gravissima e bisogna intervenire immediatamente, soprattutto con l’estate. Vorrei ricordare che la cifra è ben superiore a quella che costrinse il Parlamento qualche anno fa ad emanare l’indulto. Tenga presente che la nostra associazione è contraria a provvedimenti di clemenza, perché crediamo che la pena vada scontata e vada scontata per intero. Però, dev’essere scontata in maniera legale. Le soluzioni, a mio avviso, non sono l’indulto; sono incidere immediatamente su una depenalizzazione per consentire ai giudici di occuparsi di processi seri e non di fattispecie che di penalmente rilevante non hanno assolutamente nulla! Vorrei ricordare che il 50 per cento dei detenuti sono in custodia cautelare, cioè sono presunti innocenti. Quindi bisogna intervenire sul processo, bisogna dare più spazio alle misure alternative al carcere che statisticamente danno una recidiva minore: cioè, è statisticamente provato che chi sconta la pena in carcere torna a delinquere il 70 per cento delle volte, mentre per chi la sconta in misura alternativa c’è una percentuale di recidiva molto più bassa, addirittura intorno al 2-3 per cento.
D. - Voi sicuramente avete ascoltato tante storie di carcerati. Io le faccio una domanda che potrà essere banale: come si vive con 35° all’ombra in un carcere?
R. – Eh, io inviterei tutte le persone che oggi soffrono, dicendo “Che caldo, oggi! Non ce l’ho fatta! Si soffriva, in ufficio …” e nello stesso tribunale, a pensare, invece, con questo caldo, 12-13 persone nella stessa cella, in spazi angusti, dove c’è una sola finestra, dove bisogna fare i propri bisogni corporali e si cucina nello stesso posto … E’ una situazione che definirla da Terzo Mondo è un’offesa per il Terzo Mondo!
Ma quali sono i diritti dei detenuti? Luca Collodi lo ha chiesto a don Francesco Esposito, direttore della pastorale carceraria dell’arcidiocesi di Napoli e cappellano del carcere di Poggioreale:
R. – Chiaramente, i diritti dei detenuti sono soprattutto quelli della rieducazione e del reinserimento. Per la realtà in cui oggi sono la gran parte delle carceri – non solo quello di Poggioreale – purtroppo più che ‘rieducati’ e ‘reinseriti’ si esce arrabbiati, si esce con un problema serio: quello di essere entrati colpevoli di reati commessi, per poi uscirne arrabbiati, vittime purtroppo di situazioni che si è costretti a subire! Perché non è tanto la mancanza della libertà, quello che pesa, quanto proprio l’impossibilità di compiere qualsiasi tipo di cammino. D’estate, ad esempio, chiusi nelle celle per 22 ore insieme a 10, 12, 15 persone, in situazioni come quelle di oggi, significa realmente subire più che una pena, un reato contro la dignità umana. Le nostre carceri sono carceri anti-umane e di conseguenza carceri anti-cristiane.
D. – La Chiesa cosa può fare in questa difficile realtà carceraria italiana?
R. – Credo che l’impegno che noi, come Chiesa, come comunità cristiana, possiamo assumere è quello di incominciare a pensare a queste realtà di carcere che oggi ci sono, anzitutto non come isole – anche se, per esempio, il carcere di Poggioreale si trova proprio nel cuore della città, a stretto contatto con tutta la realtà del territorio, ma chiaramente ha tutta una vita a sé e la città ne ignora totalmente tutto quello che accade al suo interno, se non per quanto riguarda i familiari che sono costretti, a loro volta, a pagare delle pene insieme con i detenuti. Questa realtà di pena, in realtà, è una realtà che pagano anche tanti altri innocenti, che sono i figli, le mogli, costretti a fare lunghe file già dalla notte per avere un colloquio di un’ora con un proprio familiare, oltretutto in condizioni veramente disumane.
D. – Don Francesco, la società chiede la certezza della pena: come si può coniugare questo con il rispetto dei diritti del carcerato?
R. – Io credo che sia proprio il rispetto di questa esigenza della società, che non è tanto la certezza della pena quanto la certezza della sicurezza: è questo che bisogna che chi governa deve chiedersi! Cioè: questo carcere risponde alla domanda di sicurezza della società? E la risposta è chiaramente “no!”.
“Ero carcerato e mi avete visitato”, questo il monito di Gesù. Ma come rapportarsi con i detenuti? Sempre al microfono di Luca Collodi, ascoltiamo il cardinale Silvano Piovanelli, arcivescovo emerito di Firenze, sempre attento alla situazione dei carcerati:
R. – Una capacità di collocarsi di fronte a queste persone non come di fronte a dei numeri, ma come ad esseri umani, quali sono. A me sembra che risvegliare anche in loro, nei carcerati, e anche nei carcerati più duri, una speranza perché c’è qualcuno che vuol loro bene, perché c’è qualcuno che ha un po’ di fiducia in loro, questo mi sembra fondamentale. E questo lo può fare la Chiesa, appunto, perché lo fa nel nome del Signore, lo fa con il Codice del Vangelo. Quando c’è questo, il resto viene di conseguenza…
D. – C’è la possibilità di ripensare, anche secondo la sua esperienza pastorale, il carcere?
R. – Io penso di sì! Accentuando maggiormente quell’aspetto necessario per il carcere, da un punto di vista umano e cristiano, che è il recupero. In carcere si sta, sì, perché in questa maniera si difende la società dalla violenza, ma in carcere si sta anche perché la persona deve essere recuperata. E io credo che questo impegno dovrebbe essere maggiormente accentuato affinché il carcere sia proprio un luogo di recupero: quindi lavoro, scuola, sport … quante cose ci possono essere perché la situazione in carcere possa andare meglio! (Montaggi a cura di Maria Brigini)
Alla Corte di giustizia Onu la questione dell'indipendenza del Kosovo
◊ Il tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia ha ordinato oggi un nuovo processo per Ramush Haradinaj, ex primo ministro kosovaro assolto in primo grado nel 2008 dall'accusa di crimini di guerra e contro l'umanità durante la guerra in Kosovo. Con lui, anche altri membri dell'esercito di liberazione. Il pronunciamento arriva alla vigilia del parere non vincolante della Corte di giustizia Onu dell'Aja sulla proclamazione unilaterale di indipendenza del Kosovo dalla Serbia, risalente a due anni fa. Belgrado, da sempre contraria al riconoscimento, si dice disponibile ad un progetto di risoluzione equilibrato concordato con l’Onu. Sull’altro fronte Pristina, che spera in una decisione in armonia con gli interessi del popolo. Ma che Paese è oggi la provincia autonoma indipendentista del Kosovo? Gabriella Ceraso ne ha parlato con Paolo Quercia, analista del Centro militare studi strategici (CEMISS):
R. - E’ uno "Stato" che ha dichiarato la propria indipendenza e che si è inserito nella Comunità internazionale con un riconoscimento parziale: sono circa 70 i Paesi che hanno dato il riconoscimento come Stato indipendente. Al di là di questo, però, probabilmente si tratta di un processo irreversibile e mantiene comunque aperte una serie di questioni di sicurezza nella regione e nei rapporti con la Serbia, ma anche una serie di problematiche interne sulla sostenibilità del Kosovo. Ricordiamo che si tratta di un Paese che ha circa il 60 per cento di disoccupazione interna, un'economia grigia, con forti infiltrazioni criminali, notevoli problemi interetnici. E’ tuttavia sotto tutela ancora da parte della Nato ed anche dell’Unione Europea, che è presente con la missione Eulex di assistenza.
D. - Questo parere, atteso e chiesto dalla Serbia nel 2008, resta comunque non vincolante. Pur dovendo avere una sua validità, per molti analisti non potrà che essere molto ambiguo per non creare scomodi precedenti. E’ d’accordo?
R. - E’ corretto! Il parere non sarà definitivo ma sarà “pilatesco”. Dovrà comunque essere bilanciato o in favore della legalità o della non legalità dell’indipendenza. Questo ovviamente ha conseguenze importanti quando attualmente ci sono una serie di Paesi che potrebbero procedere all’ulteriore riconoscimento del Kosovo. Il numero potrebbe superare anche i cento ed avvicinarsi quindi al fatidico due terzi, che rappresenta poi la maggioranza necessaria affinché vi possa esserci l’ingresso nell’assemblea generale delle Nazioni Unite. Contrariamente, un parere che mantenesse dei buchi di legalità spingerebbe ovviamente la Serbia ad una rinegoziazione dello status. Da questo punto di vista il ministero degli Esteri serbo si è già pronunciato.
D. - Dunque mi sembra di capire che in qualunque caso il parere non chiuderà una complessa vicenda politica e diplomatica che contraddistingue questa terra…
R. - Sicuramente aprirà una nuova fase e, in particolare, se spingerà ad una maggiore compattezza dei Paesi dell’Unione Europea nel porre il riconoscimento del Kosovo come condizione all’ingresso nell’Unione Europea. Qualora l’Unione Europea rimanesse divisa su questo punto, ovviamente sarebbe difficile per Bruxelles condizionare il percorso di adesione di Belgrado all’Unione Europea al riconoscimento del Kosovo. Contribuisce, quindi, a mantenere aperto il contenzioso.
La Caritas alla Conferenza sull'Aids : preoccupazione per la riduzione dei fondi internazionali
◊ Dalla Conferenza sull’Aids, in corso a Vienna, emergono preoccupazioni e timori per il calo dei finanziamenti internazionali nella lotta contro l’Hiv. Attualmente le persone affette dall’Hiv nel mondo sono circa 33 milioni. Due terzi di queste vivono nell’Africa sub-sahariana ed ogni anno si registrano circa 2,7 milioni di nuovi casi. Secondo l’Onu sono necessari almeno 27 milioni di dollari per arginare il diffondersi della malattia. Ma la possibile riduzione dei finanziamenti rischia di compromettere la lotta contro l’Aids soprattutto nei Paesi poveri. E’ quanto sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco il consigliere speciale per l’Aids della Caritas Internationalis, mons. Robert Vitillo, presente a Vienna:
R. – C’è molta preoccupazione alla Conferenza per quanto riguarda il finanziamento dei programmi, perché molti dei donatori – per esempio il fondo globale o il programma governativo americano – sembra stiano riducendo i loro finanziamenti. C’è dunque un messaggio nei confronti dei programmi nazionali che porta a ridurre i programmi o a non ammettere nuovi pazienti per ricevere trattamenti necessari. Senza i medicamenti anti-retrovirali la gente inizierà di nuovo a morire, ad avere malattie legate all’Aids.
D. – Dunque, l’accesso universale ai trattamenti anti-retrovirali è purtroppo un obiettivo ancora lontano. Quali sono, in particolare, i Paesi verso cui c’è più preoccupazione?
R. – Sicuramente l’Africa sub-sahariana e l’Africa australe. Ma non è solamente l’Africa a destare preoccupazione. Ci sono altri Paesi – come quelli dell’Europa dell’Est e dell’Asia centrale – dove c’è un incremento delle infezioni. Se la comunità internazionale ridurrà l’appoggio ci sarà veramente un disastro in questi Paesi.
D. – E' stato presentato uno studio particolarmente interessante alla Conferenza di Vienna sull’Aids...
R. – Questa mattina c’era un rapporto che parlava di uno studio scientifico che ha dimostrato che il trattamento antiretrovirale è più efficiente rispetto all’uso del preservativo. Il trattamento antiretrovirale abbassa infatti il livello del virus nel corpo umano. Questo è molto interessante, perché, in un certo senso, gli scienziati ora parlano lo stesso linguaggio che parla la Chiesa.
D. – Alla Conferenza si è parlato di un gel vaginale che sarebbe capace di ridurre il rischio di contagio del virus Hiv. Qual è la posizione della Chiesa?
R. – Credo che questa sia davvero una novità scientifica. Non c’è ancora alcuna dichiarazione della Chiesa su questo tema. Dunque, secondo me, bisognerà studiare bene questa nuova ricerca, perché si tratta di uno studio effettuato su un numero di persone significativo, ma bisognerà vedere se altri studi produrranno gli stessi risultati.
D. – Si è vicini allo sviluppo di un vaccino?
R. – Un medico statunitense ha presentato un rapporto che dimostra meglio il processo naturale del virus all’interno del corpo umano. In questo ambito, più capiranno e più sarà possibile, eventualmente, sviluppare un vaccino.
Nuova area informativa sull'Africa sul sito web della Radio Vaticana
◊ Dall’esperienza informativa svolta in occasione del Sinodo per l’Africa 2009, nasce sul sito web della Radio Vaticana un’area informativa specifica, che raggruppa in un’unica home page tutta l’informazione pubblicata quotidianamente sul continente.
Come per il Sinodo, la nuova home page sarà presto multilingue e si avvale di una Mappa grafica per poter accedere, secondo un riferimento geografico, all’informazione pubblicata su ciascun singolo Paese.
La nuova area informativa sull'Africa è rivolta in particolare a quanti seguono l'attualità del continente: a loro speriamo di poter offrire uno sguardo obiettivo sui problemi e le potenzialità dell'Africa, soprattutto attraverso la voce dei suoi protagonisti.
Tra i servizi a disposizione troverete una newsletter di collegamento tra la Radio, le Conferenze episcopali e le radio cattoliche africane, e il link alla trasmissione 'Afrofonia', settimanale di approfondimento in italiano, curato dalle redazioni africane della Radio Vaticana sulle realtà del continente.
In più, rubriche dedicate alle visite a Roma delle diverse Conferenze episcopali e alla presentazione delle credenziali dei nuovi ambasciatori dei Paesi africani presso la Santa Sede. Sono occasioni durante le quali, nei colloqui con il Papa, emergono aspetti interessanti della vita sociale e politica, nonché della presenza della Chiesa delle diverse nazioni.
Pakistan: sette giorni di lutto per i due cristiani uccisi a Faisalabad
◊ I cristiani di Faisalabad, accanto a organizzazioni politiche, sociali e religiose, hanno annunciato che osserveranno sette giorni di lutto per commemorare i due fratelli uccisi due giorni fa, “vittime innocenti dell’odio anti cristiano”. Vi saranno anche in tutte le chiese, “speciali preghiere per la pace e incontri per riattivare il dialogo interreligioso”, dice all’agenzia Fides padre Aftab James Paul, a capo della Commissione per il Dialogo interreligioso della diocesi di Faisalabad, notando che nella comunità “resta la paura, accanto a dolore, rabbia e disappunto”. Padre Aftab afferma che “stiamo rafforzando i tentativi di dialogo con i leader religiosi musulmani. Il dialogo interreligioso, prima di questa tragica vicenda, era molto sviluppato a Faisalabad. Credo che gruppi di estremisti, diffondendo materiale blasfemo da attribuire ai cristiani e uccidendo i due fratelli, abbiano agito con il preciso intento di minare le basi del dialogo e dell’armonia. Oggi ci conforta vedere che molti musulmani vengono nelle nostre chiese per manifestarci dolore e solidarietà. Chiediamo al governo un attento lavoro di indagine che trovi i colpevoli e i mandanti. La polizia – rimarca il sacerdote – è stata almeno negligente in questo caso, non avendo saputo garantire la protezione dei detenuti cristiani”. Francis Mehboob Sada, direttore del “Christian Study Center” di Rawalpindi, nota che “nemmeno un folle avrebbe messo il proprio nome, indirizzo e telefono in calce a un volantino con tali parole blasfeme. C’è una macchinazione di provocatori. Purtroppo sono sparsi nel Paese molti gruppi estremisti che vogliono soffiare sul conflitto interreligioso, che vogliono distruggere la pace e l’armonia. Bisogna smascherarli e fermarli”. (R.P.)
I vescovi pakistani denunciano l’ambiguità di governo e polizia nel rispetto dei diritti umani
◊ Oltre 60 militanti islamici arrestati, indagini e ricerche ancora in corso, altri arresti alle porte: questa la reazione del governo e della polizia locale di Faisalabad, dopo il barbaro assassinio dei due fratelli cristiani. L’episodio ha sollevato reazioni sdegnate nella società civile che, attraverso diverse organizzazioni, denuncia “l’ambiguità del governo e della polizia sul rispetto dei diritti umani nel Paese”. La Commissione “Giustizia e Pace” dei vescovi pakistani, in un rapporto inviato all’agenzia Fides, afferma: “Per quanto concerne il rispetto dei diritti umani delle minoranze religiose, in molti casi, come quello clamoroso di Gojra dello scorso anno, vi sono prove schiaccianti di carenze della polizia e dell’amministrazione civile, soprattutto nel compito di prevenire gli attacchi contro i cristiani, nonostante le informazioni ricevute e il pericolo imminente”. Numerose Ong hanno condannato i fatti di Faisalabad, notando negligenze nelle forze di polizia e nelle autorità civili. Secondo l’Asian Human Rights Commission (Ahrc), la radice del problema va rintracciata a livello politico: “Il governo del Puinjab, in mano alla Pakistan Muslim League, è noto per atteggiamenti conciliativi verso organizzazioni islamiche militanti anche bandite dalla legalità. In vista delle elezioni provinciali del 2009 ha rilasciato diversi leader estremisti dalle prigioni. E il fratello del Primo Ministro del Punjab è membro di una organizzazione militante che promuove e diffonde violenza”. La Ahrc nota, inoltre, che una denuncia di “blasfemia”, per essere valida, deve essere registrata da un sovrintendente di polizia, e non da semplici agenti, come è avvenuto nel caso dei fratelli Emanuel. Dunque vi è stato, fin dall’inizio, un errore della polizia, che ha ceduto alle pressioni degli estremisti. In un comunicato giunto all'agenzia Fides, un’altra Ong, la Human Rights Commission of Pakistan chiede al governo di “porre fine all’impunità di quanti commettono violenze ai danni delle minoranze”, rimarcando “come gli assassini siano riusciti a fuggire è scandaloso. Inoltre i fatti accaduti non erano affatto imprevedibili o inevitabili”, e “non è stata adottata alcuna misura efficace per fermare predicatori di odio che dalle moschee di Waris pura – come da quelle di Gojra lo scorso anno – hanno incitato gli animi alla violenza”. Le pressioni della società civile hanno smosso i vertici dello Stato: il presidente del Pakistan Ali Zardari ha chiesto ufficialmente alle autorità civili del Punjab di “prendere azioni decise per assicurare al più presto l’arresto dei colpevoli”, esprimendo solidarietà alla famiglia dei due fratelli morti ed invitando il governo provinciale a dare un adeguato indennizzo alla famiglia. Anche il presidente dell’Alta Corte di Giustizia di Lahore, Khwaja Muhammad Sharif, di sua iniziativa ha convocato per domani il Capo della polizia di Faisalabad per avere un rapporto dettagliato sul caso. (R.P.)
India: 5mila Dalit cristiani e musulmani contro la discriminazione
◊ Oltre 5mila dalit cristiani e musulmani, provenienti da tutta l’India, hanno manifestato oggi nei giardini Jantar Mantar a New Delhi per chiedere parità di diritti con i fuori casta indù e buddisti. Il sit-in è stato promosso dalla Conferenza episcopale indiana (Cbci), il National Council of Dalit Christians (Ncdc) e il National Council of Churches in India (Ncci). Lo scopo è chiedere la cancellazione del paragrafo 3 del Constitution Scheduled Castes Order che dal 1950 concede lo status e i diritti previsti per i fuori casta solo a indù e buddisti. Secondo la legge i Dalit che si convertono al cristianesimo o all’islam perdono ogni diritto goduto in precedenza, tra cui quello alla rappresentanza politica. Il 18 dicembre 2009 la Commissione nazionale sulle minoranze religiose e linguistiche (Ncrlm) ha presentato al Lok Sabha (Parlamento) la proposta di modificare la legge. A tutt’oggi le autorità non hanno ancora dato una risposta. Padre Cosmon Arokiaraj, segretario della Commissione episcopale indiana per i Dalit cristiani, accusa il principale partito di governo, la United Progressive Alliance (Upa) di bloccare la revisione della legge. “Condanniamo l’ostruzione del partito di governo – afferma – La Commissione nazionale del programma per le caste (Ncsc) ha chiarito da tempo le azioni necessarie per estendere la parità dei diritti anche alle nostre due comunità”. Secondo il sacerdote l’Upa attua una discriminazione religiosa nei confronti di cristiani e musulmani, andando contro i valori di laicità e democrazia sbandierati durante la campagna elettorale dello scorso anno. Mons. A. Neethinathan, vescovo di Chingleput (Tamil Nadu) e membro della Commissione episcopale per il programma sulle caste e i tribali, afferma: “Come pastore della Chiesa cattolica dell’India è molto doloroso vedere la nostra gente appartenente ai fuori casta subire la doppia discriminazione sociale e religiosa. Per questa ragione – continua – sono qui a New Delhi per partecipare alla lotta in favore dei Dalit cristiani e fare un appello al governo affinché attui i cambiamenti raccomandati dall’Ncrlm e dare un’immagine dell’India come Paese democratico e laico, dove anche i più deboli godono di privilegi e diritti”. (R.P.)
Indonesia: a Bekasi, insulti e minacce di estremisti islamici a un raduno protestante
◊ Un gruppo di più di 500 estremisti islamici ha bloccato i cristiani della Chiesa protestante Huria (Hkbp) in un campo dove stava avvenendo il servizio domenicale. Il fatto è avvenuto il 18 luglio scorso nella città di Pondok Timur, nel sottodistretto di Mustika Jaya, distretto di Bekasi (West Java). I musulmani hanno bloccato tutte le vie per impedire ai cristiani di uscire dal campo e hanno cominciato a insultarli, terrorizzandoli. Il gruppo di fedeli protestanti recita il servizio all’aperto perché il loro locale adibito alle funzioni è stato chiuso con l’accusa di essere illegale. La situazione è migliorata quando un rappresentante dell’Ufficio per gli affari religiosi di Bekasi, insieme a 200 poliziotti, si è recato sul posto. Non è la prima volta che la chiesa Hkbp viene presa di mira dagli estremisti islamici. Per Theopilus Bella, attivista per il dialogo interreligioso, l’incidente di domenica scorsa è stato premeditato. “Molti fedeli - spiega ad AsiaNews - hanno ricevuto degli Sms da parte degli estremisti islamici dove li avvisavano di ciò che avrebbero fatto” e che è avvenuto. Nonostante le minacce da parte degli islamici, il pastore Simanjutak ha dichiarato che la sua comunità continuerà a recitare la messa nello stesso luogo. Sono anni che i cristiani di Bekasi sono presi di mira dai fondamentalisti islamici. Solo nei primi mesi del 2010, gruppi di radicali hanno bloccato funzioni religiose, impedito ai cristiani l’accesso alle chiese esistenti e interrotto lavori di costruzione di nuove chiese. Dal 2009, più di 17 chiese sono state colpite da estremisti islamici. La chiesa Hkbp, oltre a dover chiudere più volte i suoi locali perché “illegali” nel 2010, ha subito la distruzione di una chiesa nel 2004, dopo aver ricevuto il permesso di costruirla. (R.P.)
Cina: le inondazioni continuano a uccidere. Oltre 700 i morti
◊ Le inondazioni che hanno colpito nel corso di luglio la Cina hanno causato la morte di oltre 700 persone e la sparizione di altre 300: una cifra che fa di quella in corso la peggiore stagione delle piogge dal 1998. Il bilancio è stato fornito dal governo stesso nel corso nella prima conferenza stampa ad alto livello organizzata dalle autorità dall'inizio delle emergenza. Le piogge torrenziali cadute su gran parte della parte meridionale del Paese hanno interessato 27 provincie, 117 milioni di persone e costretto 8 milioni di residenti a lasciare le terre. Un disastro - riferisce l'agenzia AsiaNews - che finora ha creato danni per 142 milioni di yuan (oltre 16 milioni di euro) e distrutto 645mila case. Liu Ning, responsabile dell’Autorità di controllo nazionale per le inondazioni, ha ammesso che la situazione “rimane critica, anche perché ancora non è arrivato il periodo dell’anno che tradizionalmente porta più piogge sul Paese, tra la fine di luglio e l'inizio di agosto. Nel sud della Cina le piogge sono del 30% superiori alle registrazioni storiche medie”. Il funzionario ha poi spiegato che 230 fiumi del Paese hanno un livello di acque superiori al normale e sono ormai al livello di guardia (25 di essi sono a livelli record). Le previsioni dunque non sono rosee: le piogge potrebbe estendersi anche più a nord e ci si aspetta che fiumi anche importanti - come l’Huai, il fiume Giallo e il Songhua - possano provocare altri allagamenti. In questo senso, Liu ha dato gli ultimi aggiornamenti sulla Diga delle Tre Gole. Il maggior progetto idraulico del mondo - costruito sul corso del fiume Yangtze - è al momento su livelli record ma sembra riuscire a tenere: ieri nel bacino idrico sono entrati 70mila metri cubici di acqua al secondo e attualmente il livello è a 154 metri di altezza. La diga è però progettata per sopportare un massimo di 175 metri. A peggiorare la situazione il prossimo arrivo dei tifoni dall'Oceano Pacifico, tipici in estate e in agosto in Cina. E adesso il timore è che si ripeta la situazione vissuta dodici anni fa, quando le inondazioni causate dallo Yangtze (il più lungo del Paese) provocarono la morte di 4150 persone e lo sgombero di altre 18 milioni. All’epoca, ha fatto notare Liu, “non c’era la diga delle Tre Gole, che però adesso sarà sottoposta alla prova più impotante da quando è stata inaugurata”. (R.P.)
La Chiesa messicana accanto alle popolazioni colpite dall’uragano Alex
◊ La Chiesa cattolica messicana in prima linea nell’aiuto alle popolazioni colpite dall’uragano Alex, che ha devastato alcune zone nel nord del Paese, soprattutto fra Monterrey, Tamaulipas e Coahuila. Il presidente della Conferenza episcopale locale e arcivescovo di Tlanepantla, mons. Carlos Aguiar Retes, si sta occupando di coordinare gli aiuti provenienti dalle diocesi: a causa della difficoltà del trasporto di materiali, è stato deciso di inviare solo denaro da depositare su un apposito conto della Caritas, riferisce la Zenit. Molti, inoltre, i giovani impegnati ad aiutare la Caritas nella catalogazione dei beni: a loro come a tutti i volontari, è giunto il messaggio di ringraziamento del cardinale Robles Ortega, arcivescovo di Monterrey: “Che il Signore ci conceda di non stancarci – ha scritto – ma di continuare finché non si risolva questa emergenza che affligge molti fratelli”. (R.B.)
Argentina: i cattolici invocano un referendum contro la legge sulle unioni gay
◊ La Chiesa cattolica argentina, appoggiata da molte associazioni laiche, torna a ribadire la propria posizione in materia di unioni omosessuali dopo la recente approvazione da parte del Senato della legge che disciplina la materia. Alcuni esponenti di area cattolica, riferisce L’Osservatore Romano, stanno avanzando la richiesta di un referendum nazionale per abolire la legge. Già il 17 novembre 2009 l’arcivescovo di Buenos Aires e primate d’Argentina, cardinale Jorge Mario Bergoglio, aveva pubblicato un documento in cui si riaffermava chiaramente la posizione della Chiesa: “La parola ‘matrimonio’ – scriveva il porporato – si riferisce alla qualità legittima di ‘madre’ che la donna ha acquisito attraverso esso”. Meno di un mese fa, inoltre, la Chiesa si è unita a una dichiarazione dei vescovi della regione Patagonia-Comahue, in cui si sostiene che la legge sia stata in qualche modo imposta alla popolazione “senza adeguata attenzione al suo substrato più genuino e profondo”. Il documento affronta anche la tematica dell’adozione di minori da parte delle coppie omossessuali: “Noi crediamo che nessuno abbia il diritto di adottare. Tutt’altro: è il bambino che ha diritto a una famiglia, come riconosciuto dalla Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo”. La legge appena approvata fa dell’Argentina il decimo Paese al mondo e il primo latinoamericano in cui alle unioni omosessuali vengono riconosciuti gli stessi diritti dei matrimoni tra uomo e donna. “Mentre si discutono queste leggi che disordinano il concetto di famiglia – ha osservato l’arcivescovo di San Juan de Cuyo, mons. Alfonso Rogelio Delgado Evers – non si curano altri aspetti importanti del Paese: la povertà, l’esclusione, l’istruzione per tutti, la sicurezza e la trasparenza”. (R.B.)
Unione Africana: vertice sulla salute materna, neonatale e infantile per lo sviluppo del continente
◊ E’ in corso a Kampala, in Uganda, dal 19 al 27 luglio, il 15.mo vertice dell’Unione Africana, che ha scelto di porre al centro dei lavori l’incidenza della salute materna, neonatale ed infantile sullo sviluppo nel Continente africano, un tema che si colloca tra gli ambiti di attenzione del “2010, Anno per la pace e la sicurezza in Africa”. Durante le giornate della consultazione verrà lanciata una mostra fotografica dal titolo “Contribuire all’avvento della pace: impedire la violenza contro le donne e le ragazze”, un’iniziativa tesa ad accrescere la consapevolezza della violenza sulle donne nei conflitti armati, le ripercussioni di tali attacchi sulle vite di donne e ragazze e le ricadute sull’intera comunità; al tempo stesso la rassegna consegna un forte messaggio ai leader africani, quello di includere la fine degli abusi sulle donne nell’agenda dei processi di pace e mostra inoltre le strategie messe in atto per affrontare tali situazioni, a partire dalle misure di autodifesa adottate dalle potenziali vittime. La mostra - che sarà aperta al pubblico il 28 e il 29 luglio - nasce dalla collaborazione tra Unione Africana, Alto Commissariato per i Rifugiati e Fondo di Sviluppo delle Nazioni Unite per le Donne e si colloca nell’agenda su pace e sicurezza dell’Unione Africana, particolarmente impegnata nell’ Anno dedicato a tali tematiche ad affrontare le sfide attuali e a coinvolgere nella costruzione della pace l’intera società civile e i partner internazionali. (M.V.)
Niger: per l'emergenza alimentare aiuti ai bambini, prime vittime della carestia
◊ Sono ulteriormente aumentati gli aiuti del Programma Alimentare Mondiale (Pam) destinati alla popolazione del Niger interessata da una grave emergenza alimentare dovuta a un lungo periodo di carestia. Secondo informazioni diffuse dallo stesso Pam e riprese dall'agenzia Misna, prodotti alimentari speciali saranno distribuiti a un milione circa di bambini di età inferiore ai due anni per evitare che la malnutrizione acuta possa determinare danni permanenti sia fisici che mentali. Alle famiglie dei bambini saranno distribuite razioni alimentari standard. In base a uno studio del governo diffuso a giugno la percentuale di minori di cinque anni di età malnutriti è salita ben oltre le previsioni passando dal 12,3% dello scorso anno all’attuale 16,7% con tassi più alti nelle regioni meridionali del Paese dove la siccità si è fatta sentire di più. Secondo alcune stime la siccità ha determinato un calo del 30% della produzione di cereali, nell’ultimo biennio quella di foraggio è calata di oltre il 60% con gravi conseguenze per gli allevatori di bestiame. Attualmente sono almeno 4 milioni e 700 mila le persone che riescono a sopravvivere solo grazie agli aiuti. (R.P.)
Congo: sale il bilancio delle vittime dell’esplosione a Sange
◊ Sale a 271 morti il bilancio delle vittime dell’esplosione di un’autocisterna nel villaggio di Sange, Repubblica Democratica del Congo, avvenuta il 3 luglio scorso. Il coordinatore della cellula locale di crisi e ministro provinciale dei Lavori pubblici e delle infrastrutture, Géronce Balegamire, stando a quanto riferisce Misna, ha parlato anche di oltre 90 persone rimaste ferite nell’incidente che sono ancora ricoverate con ustioni su tutto il corpo. Non mancano le critiche sull’operato insufficiente dell’unità di crisi appositamente istituita dalle istituzioni locali e le testimonianze di fonti sanitarie a Sange, Uvira e Bukavu denunciano uno scarso approvvigionamento di medicinali e l’inadeguatezza delle strutture per le cure. Si temono, inoltre, nuovi incidenti ed eventuali conseguenze umane e ambientali. “Il senso di responsabilità individuale e la riparazione giudiziaria per gli errori commessi – ha detto l’arcivescovo di Kinshasa, mons. Laurent Monsengwo Pasinya durante una Messa in suffragio delle vittime – deve evitare al Paese nuove catastrofi incommensurabili”. (R.B.)
Camerun: progetto formativo per i “giovani talenti” delle famiglie povere
◊ A studenti brillanti delle ultime classi delle superiori che vivono in zone rurali isolate, ma anche provenienti da famiglie povere delle zone urbane, sarà offerta la possibilità di cambiare il loro futuro con il progetto triennale (2010-2012) "Giovani Talenti", promosso dalla Facoltà di Scienze Sociali e Gestione (Fssg) dell'Università Cattolica dell'Africa Centrale (Ucac), affidata ai Gesuiti, e dal Magis (l'organizzazione non governativa dei Gesuiti italiani), e finanziato dalla Cei. La notizia è stata inviata all'agenzia Fides dalla Curia generalizia dei Gesuiti. “Non conosciamo mezzo più efficace per spezzare il circolo vizioso della povertà da cui spesso le famiglie povere non riescono ad uscire. È provato come sia sufficiente che un solo membro della famiglia possa emergere, perché questi apra la strada a molti altri”, spiega Padre Ludovic Lado, vice decano della Fssg. Saranno circa 200 gli studenti selezionati nel primo anno. “Accerteremo la solidità delle motivazioni di ciascuno di loro per ridurre al minimo il rischio di abbandoni, eventualità comunque piuttosto remota per via della durezza della selezione e dei sacrifici richiesti alle famiglie” aggiunge il sacerdote. Dopodiché cominceranno i corsi di formazione per prepararli a sostenere i concorsi per l'accesso alle Scuole di Alta Formazione e all'Università. Una volta superate le prove di ammissione, gli studenti continueranno ad essere seguiti; potranno infatti beneficiare di un fondo che consentirà loro un parziale sostegno durante gli anni futuri di studio. (R.P.)
Uganda: concluso con successo il primo Forum dei giovani africani
◊ Ratificare la Carta dei giovani africani, sostenere con misure concrete la partecipazione giovanile alla vita politica e sociale sia a livello nazionale sia dando spazio all’interno delle istituzioni regionali e continentali: sono queste le richieste che i giovani africani fanno ai governanti dei loro Stati. Tali richieste, riunite in un documento stilato al termine del I Forum dei giovani del continente, appena concluso nella cittadina di Entebbe, in Uganda, saranno consegnate domenica ai capi di Stato riuniti a Kampala per il XV Vertice dell’Unione africana. Durante il Forum, precisa l'agenzia Misna, i giovani hanno avuto la possibilità di confrontarsi su temi importanti come gli obiettivi del Millennio contro la povertà, le politiche di cooperazione economica e lo sviluppo del continente. (R.B.)
Il pellegrinaggio della diocesi di Macerata in Cina sulle orme di Matteo Ricci
◊ “Abbiamo sentito vicino e presente padre Matteo Ricci nel momento in cui ringraziavamo quel Signore del Cielo per il quale lo stesso missionario ha speso tutta la sua vita e si è fatto cinese tra i cinesi”: così il vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia, Claudio Giuliodori, a capo della delegazione diocesana di 200 persone, scrive nell’editoriale pubblicato sul prossimo numero del settimanale diocesano “Emmaus” riguardo al pellegrinaggio effettuato in Cina dal 4 al 14 luglio scorsi, sulle orme del missionario gesuita Matteo Ricci, che era di origine marchigiana. Il culmine dell’itinerario, riporta il quotidiano Avvenire, è stato proprio la visita a Pechino alla tomba del religioso, primo occidentale a ottenere il privilegio di essere sepolto nella capitale cinese, e dove è stata celebrata una Messa: “Un fremito di commozione profonda”, così il presule descrive il momento più importante dei dieci giorni in cui i fedeli hanno potuto ripercorrere le tappe del missionario nel "Celeste Impero". In collaborazione con l’Opera romana pellegrinaggi, infatti, i pellegrini hanno viaggiato dalla modernità di Hong Kong all’ex colonia portoghese di Macao dove sono le rovine della cattedrale di San Paolo, per poi spostarsi a Canton e a Shanghai, sede dell’Expo, e a Xi’An, partenza dell’antica Via della Seta. Infine, l’arrivo a Pechino, dove Matteo Ricci fu accolto alla corte dell'imperatore Wanlì della dinastia Ming e dove morì l’11 maggio 1610. Il viaggio si è concluso con una visita alla Grande Muraglia. (R.B.)
Nepal: i cristiani pronti a impegnarsi in politica per il bene del Paese
◊ “È giunto il momento per i cristiani del Nepal di impegnarsi in modo attivo nella politica, per far sentire la nostra voce e le nostre preoccupazioni”: così mons. Anthony Sharma, vescovo di Kathmandu, capitale del Nepal, esorta la popolazione a mettersi in gioco all’interno delle istituzioni per mettere fine alla situazione di stallo economico e politico che affligge il Paese dal 30 giugno scorso, quando il Primo ministro Madhav Kumar Nepal ha dato le dimissioni. Da allora il Nepal è senza un governo. Sharma è il primo prelato cattolico a risiedere in Nepal: è stato nominato vescovo nel 2007, dopo la caduta della monarchia indù e la proclamazione dello Stato laico nel 2006, seguita a dieci anni di guerra civile tra maoisti ed esercito. Il presule racconta ad Asianews come, all’epoca, il governo non permettesse ai cattolici di operare come missionari e riferisce di aver dovuto addirittura cambiare il proprio nome di battesimo cristiano nella traslitterazione nepalese “Amulya”. Oggi la libertà religiosa conquistata è minacciata, però, dall’estremismo indù: “Continueremo il nostro servizio sia in uno Stato secolare che in un nuovo Stato indù – ha dichiarato – non abbiamo mai tentato di convertire nessuno con l’indottrinamento nelle scuole o con altri metodi. La nostra missione è quella di servire i bisogni delle persone, perché la conversione è frutto della grazia di Dio”. La Chiesa cattolica nepalese è molto attiva nel campo dell’educazione: gestisce 31 istituti scolastici attraverso 65 sacerdoti, 17 religiosi e 160 suore. (R.B.)
Hong Kong: inaugurata l’area cattolica della Fiera internazionale del libro
◊ Questa mattina mons. Michael Yeung Ming Cheung, vicario diocesano di Hong Kong, ha presieduto la solenne benedizione ed inaugurazione dell’area cattolica allestita nell’ambito dell’appuntamento annuale costituito dalla Fiera internazionale del libro di Hong Kong (“Hong Kong Book Fair 2010”). Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese ripreso dall'agenzia Fides), la Fiera del libro 2010 è intitolata “Leggere il mondo da Hong Kong – Preoccuparsi della societа, interessarsi della Terra”, e si svolge da oggi fino a martedì 27 luglio. La comunità cattolica diocesana ha preparato appuntamenti ed iniziative per lanciare la missione dell’evangelizzazione attraverso la lettura. Dal 22 fino al 26 luglio tutti i giorni si terrà “I-Talk”, un incontro con sacerdoti e religiose per condividere ed approfondire il senso della vita, rispondendo a dubbi e domande. Come ogni anno, le istituzioni e le realtà cattoliche di comunicazione e cultura sono presenti alla Fiera: l’Associazione Cattolica dei Laici, il Kong Ko Bao, il Centro diocesano Audiovisivi, l’Ufficio Comunicazioni Sociali, il Centro Cattolico di Hong Kong, la Catholic Truth Society, la Commissione pastorale per il matrimonio e la famiglia. Inoltre i sacerdoti diocesani sono impegnati a suggerire i titoli dei dieci libri migliori ai lettori, soprattutto giovani. Tra questi: “Perché ci si deve confessare”, “Essere un cristiano con un mondo interiore libero”, “Fantastico Paolo”, “Gesù della vita: le lettere ai giovani”. (R.P.)
Cambogia: la Chiesa di Battambang, tra catechismo e sistema educativo
◊ “Direi che in tutte le nostre attività siamo al 50%, ma dobbiamo fare di più e la nostra priorità resta l’educazione”. Questo il bilancio che mons. Enrique Figaredo Alvargonzales, vescovo gesuita spagnolo da dieci anni a capo della prefettura apostolica di Battambang, fa dal sito della Chiesa cambogiana, ripreso dall'agenzia Asianews. Battambang è uno dei tre distretti in cui è diviso il Paese, oltre al vicariato di Phnom Penh e alla prefettura di Kompong Cham, per un totale di 19mila fedeli. Dall’inizio del 2010 a Battambang sono state battezzate già 200 persone, ma urge la formazione di catechisti e si sente la mancanza di fondi: “In questi anni ci siamo occupati dell’educazione dei bambini poveri dall’asilo alla scuola primaria – ha proseguito il presule – ma finanziamo alcuni giovani per permettere loro di frequentare la scuola secondaria e l’università. Promuoviamo la cultura tradizionale, come le danze tradizionali khmer”. La Chiesa di Battambang, dunque è una realtà fiorente in Cambogia, dove, durante il regime di Pol Pot, tra il 1975 e il 1979, la presenza cattolica fu letteralmente azzerata, ma c’è bisogno dell’aiuto di tutti: “Voglio che i cattolici sposati siano più coinvolti nella vita della Chiesa come lo sono i giovani”, ha concluso il vescovo. (R.B.)
Cile: i giovani missionari celebrano la Giornata nazionale sull’esempio di Pauline Jaricot
◊ La preghiera continua e la devozione all’Eucarestia e alla Vergine con la recita del Rosario; la solidarietà economica in favore della Propagazione della Fede con la colletta della Giornata Missionaria Mondiale; la laicità cristiana di un cammino spirituale aperto a tutti pur rimanendo nel mondo: sono queste le tre eredità fondamentali lasciate come esempio ai giovani dalla fondatrice dell’Opera per la Propagazione della Fede, Pauline Jaricot. Domani, infatti, i giovani missionari del Cile celebreranno la loro Giornata nazionale, incentrata sul tema “la Chiesa missionaria, insieme a Pauline, senza confini, senza frontiere”. Fanno parte delle Pontificie Opere Missionarie (Pom), presenti in molte diocesi del Paese, i giovani che sentono un particolare desiderio di adempiere al mandato missionario “di andare e annunciare il Vangelo fino agli estremi confini della Terra”, riferisce la direzione delle Pom all'agenzia Fides. Nell’anno dedicato a Pauline Jaricot, donna di grande “zelo e ardore missionario”, si chiede ai giovani di essere testimoni visibili e credibili della presenza del Signore Gesù nelle loro comunità e di rendere la nostra Chiesa, oggi, una Chiesa profonda e veramente missionaria. La Pontificia Opera della Propagazione della Fede, fondata nel 1822, si occupa di formare la coscienza e l’impegno missionario nel popolo di Dio, coopera nella formazione degli animatori missionari nella dimensione universale, lavora con gli infermieri missionari e con i giovani, promuove la cooperazione missionaria attraverso la preghiera e l’aiuto materiale. (R.B.)
Gmg Madrid 2011: arcivescovado e Comune collaborano ai preparativi
◊ Grande fermento a Madrid in vista della Giornata Mondiale della Gioventù del 2011. L’agenzia Sir riferisce di una stretta collaborazione tra Comune e arcivescovado che a tale scopo hanno firmato un accordo per i preparativi. “Madrid si riconoscerà per la qualità umana dei giovani che verranno e conquisteranno il cuore dei madrileni”, ha assicurato l’arcivescovo della capitale, il cardinale Antonio Maria Rouco Varela; mentre il sindaco della città, Alberto Ruiz Gallardón, ha definito l’evento “un avvenimento di importanza eccezionale per la città, il cui successo richiede uno sforzo ugualmente straordinario da parte di tutti”. Il Comune offrirà spazi di sua proprietà per ospitare i giovani e per lo svolgimento di alcune attività, inoltre metterà a disposizione la Polizia municipale che si coordinerà con la Protezione civile e la sicurezza della Comunità di Madrid e la Delegazione del governo. In attesa dell’appuntamento, in città sarà collocato un orologio con il conto alla rovescia, un luogo simbolico per “toccare con mano” i giorni che mancano alla Gmg. (R.B.)
La delegazione di Rondine ricevuta in Georgia durante il “Viaggio dell’Amicizia”
◊ Nel corso del suo “Viaggio dell’Amicizia” per portare nel Caucaso il documento “14 punti di pace” approvato a La Verna nel maggio 2009, la delegazione di Rondine-Cittadella della Pace ha incontrato a Tbilisi il viceministro degli Esteri della Georgia, Aleqsandre Nalbandov. Le tappe del viaggio sono documentate dal reportage di un inviato dell’agenzia Sir. “La diplomazia migliore è quella della cultura e dell’istruzione”, ha detto il politico commentando le attività dello Studentato internazionale di Rondine e ricordando come, dopo la guerra del 2008, non intercorrano più relazioni diplomatiche tra Russia e Georgia e come molti georgiani dell’Abkhazia siano fuggiti dal territorio proclamando l’indipendenza della regione. Molte le testimonianze di ospiti dello Studentato, che ha riunito sotto lo stesso tetto russi, abcasi e georgiani: “All’inizio era difficile per me pensare di vivere con un abcaso”, ha ricordato lo studente georgiano Karlo Gakhokici, tornato a Tbilisi dopo l’esperienza a Rondine. “La tolleranza è un valore che va fatto crescere fin da piccoli, per questo voglio creare un centro educativo nel Caucaso”, ha raccontato Anna Gorokhovatskaya, giovane russa che a Rondine ha incontrato molti amici ceceni e un fidanzato di origine georgiana. (R.B.)
In calo in Italia gli incidenti sul lavoro e le morti bianche
◊ In Italia diminuiscono gli incidenti sul lavoro e le morti bianche, che nel 2009 hanno toccato il minimo storico dal 1951, anno in cui si cominciarono le rilevazioni: è la fotografia confortante che fa del mondo del lavoro italiano l’Inail, l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli incidenti sul lavoro, che ieri ha presentato il suo rapporto annuale. Sono state 1050 le vittime del lavoro nel 2009, in diminuzione del 6.3%, mentre scende a quota 790mila il numero degli infortuni, un calo pari al 9,7, il più alto dal 1993. Il calo maggiore, in particolare, riguarda gli incidenti in “occasione di lavoro”, cioè quelli avvenuti sul posto e non lungo il tragitto casa-lavoro, mentre alto (circa un terzo del totale) resta il numero degli infortuni mortali su strada per categorie come rappresentanti e autotrasportatori. La decrescita, nel dettaglio, coinvolge di più gli uomini, i lavoratori del nord Italia e quelli nel settore dell’industria. Soddisfazione è stata espressa da tutto il mondo politico: “Andiamo nella giusta direzione, ma non ci accontentiamo”, dice il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, commentando i dati più che positivi rispetto alla media europea. Compiaciuta anche la Cisl, il cui segretario generale, Fulvio Giacomassi, ha dichiarato: “Il dato positivo ci conforta sull’azione costante che si sta svolgendo nelle diverse realtà lavorative del nostro panorama produttivo”. Più cauta, invece la Cgil che teme che il dato nasconda, in realtà, un’ampia fetta di non denunce: “È l’altra faccia della crisi e della precarietà – dichiara Paola Agnello Modica, responsabile Salute e sicurezza nei luoghi di lavoro del sindacato confederato – e può riguardare soprattutto i lavoratori e le lavoratrici più ‘ricattabili’, come precari e immigrati. (R.B.)
Hillary Clinton annuncia nuove sanzioni contro la Corea del Nord
◊ Il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton è giunta a Seul. In agenda, colloqui con i vertici sudcoreani per discutere di alleanze ma anche della tensione con la Corea del Nord. Intanto, la Cina esprime preoccupazione per le manovre militari congiunte Stati Uniti-Corea del Sud in programma per domenica nel Mar del Giappone. Il servizio di Marco Guerra:
Mostrare pieno sostegno agli alleati della Corea del Sud, lanciando un monito al regime comunista di Pyongyang. Muove da queste ragioni la visita del segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, e del segretario alla Difesa, Robert Gates, giunti oggi a Seul. Il viaggio diplomatico arriva a quattro mesi dall’affondamento della nave militare sudcoreana da parte della Marina del nord e in piena fase di stallo nei colloqui a sei sul programma nucleare di Pyongyang. Non sorprende quindi l’annuncio da parte della Clinton di nuove sanzioni Contro la Corea del Nord. Il capo della diplomazia americana ha spiegato che si tratta di misure che non toccheranno la popolazione civile, ma che “hanno lo scopo di destabilizzare” le politiche del governo. Previsto, in particolare, il congelamento di “asset individuali” e la "moral suasion" verso gli altri Paesi perché non “comprino i beni proibiti dalla Corea del Nord”. Il segretario di stato americano si è però detta pronta a tornare al tavolo delle trattative “in presenza di segnali sinceri e positivi che finora non si sono visti”. In mattinata, i due esponenti dell’amministrazione Usa hanno visitato la zona smilitarizzata tra le due Coree, l'area-cuscinetto larga 2,5 miglia, mentre da domenica prossima inizieranno le manovre congiunte di Stati Uniti e Corea del Sud nel Mar del Giappone. "Un forte segnale a Pyongyang and Kim Jong Il", ha affermato l'ammiraglio Willard, comandante delle forze americane nel Pacifico.
Colloqui Obama-Cameron
La data del 2014 è realistica, la conferenza di Kabul ha segnato un netto passo in avanti. E’ il parere comune espresso ieri a Washington dal presidente Usa, Barack Obama, e dal premier britannico, David Cameron, durante il loro incontro alla Casa bianca. Ribadite le buone relazioni bilaterali nonostante la delicatezza dei temi affrontati: il disastro della Bp e la sua presunta responsabilità nel caso Lockerbie. Ci riferisce Elena Molinari:
Il conservatore Cameron si è mosso con cautela durante la sua prima visita alla Casa Bianca del democratico Obama, sottolineando la forte agenda comune: avere successo in Afghanistan, garantire crescite economiche e sconfiggere il protezionismo. Il premier britannico ha anche cercato di dissipare la nube allungata sui colloqui dalle perdite di un pozzo della Bp. Cameron ha definito la marea nera una “catastrofe” e ha assicurato che è compito della Bp chiudere la falla, ripulire, e pagare i risarcimenti. Ha ribadito, però, che la British Petrolium è un’importante azienda per l’economia britannica e americana. E’ stato affrontato anche il sospetto emergente in America che gli interessi economici della Bp in Libia siano stati la reale motivazione dietro la liberazione di Al Megrahi, uno dei terroristi di Lockerbie. Il premier britannico si è detto convinto che rilasciare il terrorista fu assolutamente sbagliato, ma che è stata una decisione del governo scozzese e non della Bp.
Yemen
E’ salito ad almeno 40 vittime il bilancio degli scontri in corso da quattro giorni in Yemen tra ribelli sciiti e una tribù filogovernativa sostenuta dall’esercito. Le violenze rientrano nel quadro di una lunga faida che va avanti dal 2004, costata la vita a centinaia di persone, mentre almeno 350 mila abitanti della zona hanno dovuto lasciare le proprie abitazioni.
Violenza nel Caucaso
Un gruppo di terroristi ha fatto irruzione all'alba di oggi in una centrale idroelettrica della Kabardino-Balcaria, Repubblica del Caucaso settentrionale russo, uccidendo due agenti di sicurezza e provocando alcune esplosioni che hanno fermato l’impianto. Dopo l’attentato, il presidente russo, Dimitri Medvedev, ha chiesto al capo dei Servizi segreti, Aleksandr Bornikov, di rafforzare la sicurezza delle centrali. Sempre nel Caucaso russo, un altro attacco terroristico si è verificato nella capitale della Cecenia, Grozny, dove un agente è morto e un altro è rimasto ferito a seguito di un’esplosione.
Maree nere
Mente nel golfo del Messico prosegue il test di tenuta del tappo sulla falla del pozzo della Bp, nel Mar della Cina si allarga la chiazza di petrolio fuoriuscita dai due oleodotti scoppiati nei pressi del porto di Dalin. Le autorità cinesi stanno cercando di contenere con ogni mezzo l'onda nera che sta per lambire le acque internazionali. Nel corso delle operazioni di pulizia, ieri è morto un giovane pompiere mentre cercava di rimettere in funzione una pompa sottomarina che era stata danneggiata. La stampa di Hong Kong sostiene che ieri si è avuta la prima vittima della lotta contro l'onda nera: un giovane vigile del fuoco anengato mentre cercava di rimettere in funzione una pompa sottomarina che era stata danneggiata.
Turchia-Pkk
Importante apertura del leader del Partito dei lavoratori del Kurdistan, dopo l’attacco di ieri nella provincia di Hakkari tra l’esercito turco e separatisti del Pkk. In un’intervista alla Bbc, Ocalan ha annunciato la disponibilità a deporre le armi sotto la supervisione dell’Onu se la Turchia accetterà la tregua e alcune rivendicazioni. Nessun commento da parte di Ankara, che considera il Pkk un movimento terroristico. Nel frattempo questa notte, nel est del Paese, si è verificata un’esplosione su un oleodotto che trasporta gas naturale iraniano. All’inizio del mese era già avvenuta un’esplosione analoga su un oleodotto che trasportava petrolio iracheno verso la Turchia. Della deflagrazione erano stati accusati i ribelli separatisti curdi del Pkk.
Iran: Khamenei accusa Usa e Regno Unito
La Guida suprema iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei, ha detto oggi che Teheran fermerà le azioni terroristiche sponsorizzate nel Paese da “Stati Uniti, Gran Bretagna e regime sionista”, riferendosi al duplice attentato suicida avvenuto giovedì scorso nel sudest del Paese, con un bilancio di 27 morti. L'attacco, avvenuto davanti a una moschea sciita, è stato rivendicato dai “Soldati di Dio”, un gruppo estremista sunnita da un decennio attivo con attentati e rapimenti di poliziotti nel sudest dell'Iran, Paese dove oltre il 90 per cento della popolazione è sciita. “La Repubblica islamica dell'Iran - ha aggiunto Khamenei - non permetterà ai mercenari delle potenze arroganti di raggiungere i loro scopi. A tutte le autorità è ordinato di affrontare con forza i nemici dell'unità del Paese e punirli”.
Romania
Sono stati riesumati a Bucarest, in Romania, i corpi del dittatore comunista, Nicolae Ceausescu, e di sua moglie Elena per accertarne l’identità tramite l'esame del dna. Serviranno diverse settimane per conoscere i risultati delle indagini. Dopo i prelievi, i corpi verranno nuovamente inumati. Ceausescu fu al potere in Romania dal 1965 al 1989. Esautorato dalle manifestazioni di piazza seguite al crollo del Muro di Berlino, cercò di fuggire, ma fu arrestato, processato e giustiziato.
Fiat: Cda approva scorporo gruppo
Il Consiglio di amministrazione Fiat ha approvato la scissione parziale, a partire dal 1° gennaio 2011, con cui l’azienda torinese intende trasferire ad una società di nuova costituzione, la Fiat Industrial S.p.A., alcune partecipazioni nel settore dei veicoli industriali, della nautica, delle macchine agricole e per le costruzioni, oltre a debiti finanziari. Da gennaio 2011 Fiat e Fiat Industrial saranno quotate separatamente. Intanto, nel secondo trimestre 2010, il gruppo è tornato all’utile netto con 113 milioni. I ricavi sono aumentati del 12,5%.
Messico
Nuove intimidazioni dai trafficanti di droga in Messico, quando ormai è guerra aperta tra le diverse bande di narcos. Uno dei cartelli di Ciudad Juarez, dove giovedì scorso un’autobomba ha provocato tre morti, ha minacciato di farne esplodere un'altra, da 100 chili. Nonostante il rafforzamento delle truppe ordinato dai governi di Messico e Stati Uniti, alle frontiere tra i due Paesi gli attacchi armati sono continuati. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Elisa Castellucci)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 202
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