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Sommario del 20/07/2010
Pensieri di Benedetto XVI sulla liturgia odierna: compiere la volontà di Dio non limita la libertà ma la realizza
◊ “Chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre”. La frase che chiude il brano del Vangelo di Matteo della liturgia di oggi mette in risalto quella qualità, umana e divina insieme, che la Madonna e i Santi hanno fatto brillare con grande intensità: la docilità alla volontà di Dio. Su questo tema, Benedetto ha riflettuto in numerosi discorsi ed omelie del suo Pontificato, come ricorda in questo servizio Alessandro De Carolis:
E’ in una notte di Nazareth che una semplice parola fa piovere la grazia di Dio sulle miserie degli uomini. Una giovane donna apre il cuore e china il capo dicendo un “sì” e da quel momento la piega degli eventi sulla terra cambia per sempre, perché l’onda lunga di quell’accettazione senza obiezioni né dubbi – osservava Benedetto XVI alcuni anni fa – consente ancora oggi a Dio “di visitare l’umanità con la sua misericordia”. L’“eccomi” assoluto di Maria al cospetto di Dio è una delle immagini più potenti nel percorso di crescita nella fede cristiana. E a più di venti secoli da quella notte di Nazareth, è anche una delle più provocatorie. Perché nell’epoca attuale della rivendicazione ad oltranza di libertà dai contorni poco definiti e di diritti non sempre agganciati ai doveri, in un’epoca in cui la celebrazione dell’individualità ha ferito a morte il fascino della modestia e dell’umiltà, l’idea di una persona che annulli la propria volontà nella volontà di un altro risulta poco comprensibile e per molti intollerabile:
“L'uomo non si fida di Dio. Egli cova il sospetto che Dio, in fin dei conti, gli tolga qualcosa della sua vita, che Dio sia un concorrente che limita la nostra libertà e che noi saremo pienamente esseri umani soltanto quando l'avremo accantonato; insomma, che solo in questo modo possiamo realizzare in pienezza la nostra libertà. L'uomo vive nel sospetto che l'amore di Dio crei una dipendenza e che gli sia necessario sbarazzarsi di questa dipendenza per essere pienamente se stesso (…) Piuttosto che sull'amore punta sul potere col quale vuole prendere in mano in modo autonomo la propria vita”. (8 dicembre 2005)
In questo scenario di esistenze vissute tra potere e sapere, ma soprattutto come se Dio non ci fosse, Maria di Nazareth – ha ripetuto molte volte il Papa – diventa la personificazione della potenza e della sapienza di un Dio che c’è e che trasforma meravigliosamente l’essere umano disposto a dirgli un “sì”:
“L'uomo che si abbandona totalmente nelle mani di Dio non diventa un burattino di Dio, una noiosa persona consenziente; egli non perde la sua libertà (...) L'uomo che si volge verso Dio non diventa più piccolo, ma più grande, perché grazie a Dio e insieme con Lui diventa grande, diventa divino, diventa veramente se stesso. L'uomo che si mette nelle mani di Dio non si allontana dagli altri, ritirandosi nella sua salvezza privata; al contrario, solo allora il suo cuore si desta veramente ed egli diventa una persona sensibile e perciò benevola ed aperta”. (8 dicembre 2005)
Benevola e aperta diventa una persona che si conforma a Dio. Ma anche forte e prudente, come lo stesso Gesù dimostra nel suo confronto solitario con Satana nel deserto:
“Gesù antepone ai criteri umani l’unico criterio autentico: l’obbedienza alla volontà di Dio. Anche questo è un insegnamento fondamentale per noi: se portiamo nella mente e nel cuore la Parola di Dio, se questa entra nella nostra vita, possiamo respingere ogni genere di inganno del Tentatore”. (21 febbraio 2010)
Da Nazareth a Betlemme, i primi protagonisti del Vangelo si muovono tra varie circostanze e una comune convinzione: capire e compiere la volontà di Dio in qualsiasi momento. Un valore che lo stesso Gesù, ha osservato una volta Benedetto XVI, impara dai suoi genitori:
“Nella vita trascorsa a Nazaret, Gesù ha onorato la Vergine Maria e il giusto Giuseppe, rimanendo sottomesso alla loro autorità per tutto il tempo della sua infanzia e adolescenza. In tal modo ha messo in luce il valore primario della famiglia nell’educazione della persona”. (31 dicembre 2006)
Ancor più chiaro il Papa quando mette in rapporto la vocazione al sacerdozio col rispetto della volontà di Dio. Un sacerdote che non intenda in questi termini il proprio ministero, ha stigmatizzato, “non ama veramente Dio e gli altri, ma solo se stesso e, paradossalmente, finisce per perdere se stesso”:
“Il sacerdozio - ricordiamolo sempre - si fonda sul coraggio di dire sì ad un’altra volontà, nella consapevolezza, da far crescere ogni giorno, che proprio conformandoci alla volontà di Dio, ‘immersi’ in questa volontà, non solo non sarà cancellata la nostra originalità, ma, al contrario, entreremo sempre di più nella verità del nostro essere e del nostro ministero”. (20 giugno 2010)
Dunque, ripete Benedetto XVI, la vita di un uomo senza il faro della volontà di Dio è un insistere ostinatamente in un vicolo cieco. Il modello è e resta invece quella piccola donna di Nazareth, la cui disponibilità al cielo gli ha suggerito questa intensa preghiera al termine della prima omelia da Pontefice nella festa dell’Immacolata:
"Abbi il coraggio di osare con Dio! Provaci! Non aver paura di Lui! Abbi il coraggio di rischiare con la fede! Abbi il coraggio di rischiare con la bontà! Abbi il coraggio di rischiare con il cuore puro! Compromettiti con Dio, allora vedrai che proprio con ciò la tua vita diventa ampia ed illuminata, non noiosa, ma piena di infinite sorprese, perché la bontà infinita di Dio non si esaurisce mai!". (8 dicembre 2005)
Nomina
◊ Benedetto XVI ha nominato vescovo di Teruel y Albarracín (Spagna) il rev. Carlos Manuel Escribano Subías, finora parroco e vicario episcopale a Zaragoza. Il rev. Carlos Manuel Escribano Subías è nato a Carballo (La Coruña) il 15 agosto 1964, è entrato nel Seminario Maggiore di Lérida ed è stato ordinato sacerdote per l’archidiocesi di Zaragoza il 14 luglio 1996. Si è Laureato in Teologia Morale (specializzazione in Morale economica) presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma. Ha svolto vari incarichi pastorali a Zaragoza: vicario parrocchiale di Santa Engracia (1996-2000), parroco di El Sagrado Corazón (2000-2008), patrono della Fondazione del’Università San Jorge (2006-2000), consigliere del Movimento Familiar cristiano (2003-2010), vicario episcopale del Settore Centro (dal 2005), professore del Centro Regionale di Studi Teologici di Aragona (dal 2005), consigliere della Delegazione Episcopale di Familia y Vida (dal 2006), consigliere dell’Asociación Católica de Propagandistas (dal 2007), patrono della Fondazione San Valero (dal 2008) e parroco di Santa Engracia (dal 2008).
Crisi in Europa. Il cardinale Erdő: combattere la povertà, non i poveri
◊ Occorre “combattere la povertà, non i poveri”: è quanto ha detto il cardinale Péter Erdő, presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, intervenuto al vertice delle istituzioni europee con i leader religiosi svoltosi ieri a Bruxelles sul tema dell’Anno Europeo 2010 dedicato alla lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Durante l’incontro, i rappresentanti cattolici hanno rilevato la crescente povertà dei cittadini europei: 85 milioni di persone nell’Ue vivono sotto la soglia della povertà, mentre aumentano in modo preoccupante disoccupazione e disuguaglianze sociali. Ascoltiamo la riflessione del cardinale Erdő al microfono di Viktoria Somogyi:
R. – Bisogna lavorare insieme contro la povertà, non contro i poveri! Bisogna difendere e rafforzare la dignità della persona umana che è costretta a vivere in circostanze di povertà. Certamente questo tema provoca in un cristiano un’altra domanda: di che cosa ha bisogno la persona umana? Perché la povertà sicuramente non può essere un concetto collegato solamente al possesso di beni materiali, non si può definire semplicemente in base ai soldi.
D. – Di cosa ha bisogno la persona umana?
R. - La persona umana ha bisogno di molte cose! Ha bisogno di aria pulita, di ambiente vivibile, di acqua potabile, di una casa, di rapporti umani, di non essere isolata … Cioè, la povertà riguarda la questione antropologica complessiva ed è legata alla dignità dell'uomo: perciò la definizione o la visione dell’essere umano non è una cosa puramente relativa, soggettiva, che ciascuno decide secondo il proprio gusto o opinione: ma siamo legati alla realtà. Per questo dobbiamo capire chi è l’uomo e rispondendo a questa domanda troveremo molti valori comuni e le condizioni necessarie per il vero benessere della persona umana. E tutto ciò è necessario per combattere la povertà.
D. – C’è qualche altra cosa di cui avete parlato per quanto riguarda la povertà?
R. - Abbiamo parlato anche della necessità di un’attenzione personale nei riguardi dei poveri e dei bisognosi: cioè, non bastano i grandi sistemi di assistenza sociale, soprattutto oggi quando questi sistemi cominciano a funzionare sempre di meno. Ci vuole soprattutto una vicinanza personale ai bisognosi. E questo atteggiamento deve provenire, in quanti aiutano, dalla consapevolezza che il volto di Dio si rispecchia sul volto di ogni uomo.
D. – Durante questo incontro avete affrontato qualche altro tema importante?
R. - Quello della difesa della domenica: una giornata libera per il riposo, non soltanto fisico ma anche spirituale. Il giorno del Signore non è una questione puramente privata, perché ha bisogno di realizzarsi anche a livello comunitario. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
Il cardinale Re in Perù per i 400 anni dell'arcidiocesi di Arequipa
◊ “Il mondo che ci circonda è sempre meno cristiano. Ogni giorno abbandona i fondamenti della dottrina cattolica e si getta nelle sabbie mobili del relativismo”. Di fronte alle molteplici sfide, la comunità cristiana può e deve rispondere riscoprendo l’armonia tra religiosità popolare e cultura moderna restando fedele alla partecipazione alla Messa domenicale e promuovendo la famiglia come bene dell’umanità. E’ quanto sottolinea il cardinale Giovanni Battista Re, inviato speciale del Papa alle celebrazioni del IV centenario dell’arcidiocesi di Arequipa in Perù, a conclusione del Congresso storico–teologico celebrativo svoltosi dal 14 al 16 luglio scorsi proprio ad Arequipa. La comunità cristiana – spiega il porporato - deve fare propria la missione permanente auspicata ad Aparecida come programma e stile di vita. “Il vero problema da affrontare oggi – aggiunge il cardinale Giovanni Battista Re – non è tanto o non solo come conservare il patrimonio culturale del popolo cristiano, ma piuttosto come farlo penetrare nella società contemporanea affinché sia più giusta, più umana, più pacifica”. A questo – fa notare – risponde senza dubbio la religiosità popolare. Esemplare in questo senso il popolo peruviano, fedele interprete di una tradizionale religiosità popolare, molto ricca, basata su alcuni elementi caratteristici: “L’amore a Cristo sofferente e al Cristo presente nell’Eucaristia – afferma il cardinale – al Dio Padre dei poveri e di quanti soffrono; la devozione filiale alla Vergine di Guadalupe, di Aparecida e di Chapi, la devozione ai santi, l’amore al Papa e ai pastori, l’amore alla Chiesa universale come grande famiglia di Dio”. “E’ l’immagine di una religiosità – conclude il porporato le cui parole sono state riprese dall’Osservatore Romano – “che impregna l’esistenza del popolo latinoamericano dandogli colorito e sapore cristiano in ogni momento significativo della sua esistenza personale, familiare e comunitaria”.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Chi paga il debito pubblico: in prima pagina, Ettore Gotti Tedeschi sulla riforma di Wall Street e le attese in Europa.
In rilievo, nell’informazione internazionale, la conferenza di Kabul: entro il 2014 la responsabilità della sicurezza passerà alle autorità afghane.
In cultura, un articolo di Giuseppe Buffon dal titolo “Il cantico di frate Sole nel buio di Buchenwald”: il 14 settembre 1943 dodici francescani salirono sul treno che li portò nei campi di lavoro tedeschi.
Paolo VI e l’arte contemporanea: Sandro Barbagallo sulla nuova sede, a Concesio, della collezione intitolata a Papa Montini.
Il giovane Toaff e le roschette: in anteprima un articolo di Adam Smulevich - nel prossimo numero di “Pagine Ebraiche” - sul rabbino cultore del bagitto, il gergo degli ebrei livornesi.
Quando Montalembert scrisse su “La Civiltà Cattolica”: su Pio IX e l’unità d’Italia l’editoriale di padre Giovanni Sale nell’ultimo numero della rivista dei gesuiti.
Vascelli veloci sui mari d’inchiostro: Antonio Spadaro sulla lettura come strumento di viaggio virtuale.
Nell’informazione vaticana, interviste di Mario Ponzi al patriarca di Cilicia degli Armeni, Sua Beatitudine Nerses Bedros XIX, in vista dell’assise sinodale per la Chiesa in Medio Oriente, e di Nicola Gori alla badessa e alla priora del monastero cistercense di Santa Susanna al Quirinale, le madri Assunta Cappiotti e Roberta Cappiotti.
Pakistan: uccisi due cristiani arrestati per blasfemia. Stavano per essere scagionati
◊ In Pakistan si sono tenuti stamani i funerali di due fratelli cristiani, uccisi da fondamentalisti islamici domenica scorsa all’uscita del tribunale di Faisalabad. Si era da poco conclusa l’udienza e i due uomini, arrestati il mese scorso dopo il ritrovamento di volantini ritenuti blasfemi, stavano per rientrare in carcere. Secondo fonti locali, nei prossimi giorni i due fratelli - Rashid Emmanuel e Sajid Masih Emmanuel - sarebbero stati scagionati da ogni accusa. Ma nei loro confronti era già stata emessa un’altra sentenza, la condanna a morte pronunciata da un mullah di Faisalabad. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Le voci di un’imminente scarcerazione sono state messe a tacere dalla violenza. I due cristiani, un pastore protestante e suo fratello, sono stati uccisi mentre si trovavano all’esterno del tribunale. Erano ammanettati, un facile bersaglio per i fondamentalisti. Nell’agguato, compiuto domenica scorsa da estremisti musulmani, è rimasto ferito anche un poliziotto. Secondo il ministro per le minoranze Shahbaz Batti, di fede cattolica, false accuse sono state mosse contro i due fratelli cristiani da persone che nutrivano rancori personali. Chiesa e governo sono attualmente impegnati nell’arginare odio e violenza, come sottolinea al microfono di Lydia O Kane un sacerdote della diocesi di Faisalabad, padre Anjum Nazir:
“Our bishop, mons. Joseph Coutts, is handling all this situation. …
Il nostro vescovo, mons. Coutts, si sta impegnando personalmente. Il governo e i ministri sono molto collaborativi e sono impegnati in questa cooperazione per evitare che la situazione possa ulteriormente peggiorare”.
Si è arrivati all’uccisione dei due cristiani dopo giorni segnati da forti tensioni. La scorsa settimana il lancio di sassi contro la Chiesa del Santo Rosario a Faisalabad aveva spinto molte famiglie cristiane ad abbandonare la città nel timore di nuove violenze. In questo preoccupante scenario prosegue comunque l’impegno della Chiesa per promuovere la pace:
“Our Catholic Church is always in front. ...
La Chiesa cattolica è sempre in prima linea. Anche quando c’è stata questa accusa nei confronti dei due cristiani, ha seguito tutto il caso. Siamo sempre presenti con il nostro sostegno”.
La Commissione Giustizia e Pace della Chiesa cattolica in Pakistan ha condannato l’assassinio dei due fratelli cristiani, rinnovando l’appello perché venga abrogata dal governo la legge sulla blasfemia che prevede l’ergastolo per chi offende il Corano e la pena di morte in caso di offesa a Maometto. Ancora padre Anjum Nazir:
“Not only the Christians, but even the Muslims, the good people, …
Non solo i cristiani, anche i musulmani, le persone buone, condannano questa legge. Anche nel caso dei due fratelli uccisi, il governo ha cercato di fare il possibile per tenere la situazione sotto controllo, ma i fondamentalisti hanno ucciso questi nostri due fratelli proprio davanti al tribunale”.
Nel suo ultimo rapporto sulla libertà di religione nel Paese asiatico, il Dipartimento di Stato americano sottolinea che la legge è spesso utilizzata per discriminare le minoranze religiose. Il vescovo di Faisalabad mons. Joseph Coutts, che stamani ha presieduto i funerali dei due fratelli cristiani, ha ribadito che la legge sulla blasfemia è “alla radice di questa tragica situazione”. E’ frutto di un atteggiamento culturale. “Occorre lavorare molto nel dialogo interreligioso - conclude il presule - per cambiare questa mentalità”.
Conferenza sull'Afghanistan: passaggio dei poteri a Kabul nel 2014
◊ Transizione, ricostruzione e lotta alla corruzione. Questi i temi chiave della Conferenza internazionale tra i 60 Paesi donatori che si svolge oggi a Kabul. Il servizio di Marco Guerra:
La gestione della sicurezza dell'Afghanistan passerà dalle mani della Nato a quelle del governo afghano entro il 2014, ma l’Alleanza atlantica resterà come forza di sostegno: il via libera alla transizione voluta da Karzai è stato ufficialmente approvato dalla Conferenza dei donatori a Kabul. Le delegazioni di oltre 60 Paesi danno l’ok anche a far transitare il 50% degli aiuti internazionali attraverso il bilancio statale entro due anni. La comunità internazionale ha inoltre dato pieno appoggio alle iniziative di pace e al piano afghano volto a convincere gli insorti ad abbandonare le armi. Dal canto suo il segretario di stato Usa Clinton ha insistito sulla necessità di coinvolgere le donne nel processo di pace e di non abbandonare il Paese, confermando nel luglio 2011 la data già fissata per l'avvio del ritiro delle truppe americane. Intanto nella capitale, benché blindata dalle forze di sicurezza, non sono mancate le violenze nella notte e prima dell'avvio dei lavori. Almeno tre i feriti. Nel nord del Paese un soldato afghano ha ucciso due civili Usa e un altro suo commilitone prima di essere ucciso.
Sulle novità emerse dalla Conferenza, Gabriella Ceraso ha sentito il parere di Alberto Negri, inviato del Sole 24 ore a Kabul:
R. - Novità assolute non ci sono. La data più importante che viene citata è quella del 2014, ma se andiamo a leggere il documento la formula dice che “entro il 2014 le forze afghane dovrebbero essere in grado di condurre operazioni in tutte le province”. Ma questo non vuol dire esattamente “assumere il controllo” di tutto il Paese.
D. - Quindi, un obiettivo improbabile?
R. - Più che improbabile si tratta di un obiettivo incerto, nel senso che bisognerà far arrivare quel periodo per capire se questo sarà fattibile. Questo è il punto principale. Vengono poi trattati tutti gli altri temi che conoscevamo anche alla vigilia della Conferenza di sfuggita e senza mai entrare nello specifico. Si parla, ad esempio, di un piano per la reintegrazione dei talebani, ma non viene citato lo stanziamento di una cifra particolare o di un fondo specifico come era stato fatto, invece, a Londra lo scorso inverno; si parla perfino delle elezioni, ma non viene neppure precisata la data del 18 settembre, in cui dovrebbero appunto svolgersi le politiche in Afghanistan. Allora la domanda è: a cosa serviva una Conferenza di questo genere? E la risposta forse è molto semplice: per tentare di tenere la Comunità internazionale in qualche modo coinvolta nella situazione afghana in un momento di difficoltà del governo afghano, ma soprattutto degli Stati Uniti. Gli americani hanno bisogno che gli alleati riconfermino il loro impegno per l’Afghanistan, perché altrimenti per loro sarebbe un disastro.
D. - Per la ricostruzione è previsto il passaggio di circa il 50 per cento della gestione dei fondi proprio a Karzai…
R. - Questo è un punto su cui gli afghani naturalmente insistono con grande forza, poiché gestendo direttamente i soldi, il governo afghano può acquisire una maggiore stabilità nei confronti della popolazione civile.
D. - La parola “pace” che spazio ha nella programmazione del futuro di un Paese costantemente in guerra?
R. - La parola “pace” non viene citata neppure nel titolo della Conferenza, proprio perché forse potrebbe suscitare eccessivo ottimismo, in una situazione in cui - nella capitale superblindata ci sono stati lanci di razzi - la parola “transizione” è la parola veramente chiave di questa Conferenza. Nelle mie previsioni, credo che ci vorrà molto, molto più tempo perché l’Afghanistan possa reggersi in piedi da solo.
Sud d'Italia sempre più povero. Mons. Bregantini: non si vuole risolvere la questione meridionale
◊ Dal Mezzogiorno continuano ad arrivare pessimi segnali sul fronte dell’economia. Secondo il Rapporto Svimez, l’Associazione per lo Sviluppo del Mezzogiorno, presentato oggi, una famiglia meridionale su cinque non ha i soldi per andare dal medico. Forte preoccupazione anche per l’aumento dei senza lavoro. Per il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, serve una ''profonda modifica'' delle politiche di sviluppo per il Sud. Alessandro Guarasci:
Un Mezzogiorno in recessione, colpito duramente dalla crisi nel settore industriale, che da otto anni consecutivi cresce meno del Centro-Nord. Cosa, questa, mai avvenuta dal dopoguerra a oggi. Lo Svimez dice che il Pil nel 2009 “è tornato ai livelli di dieci anni fa”. Basta pensare che nel 2008, nel 30% delle famiglie al Sud sono mancati i soldi per i vestiti, e 8 su 100 hanno rinunciato a beni alimentari essenziali. Un meridionale su tre è a rischio povertà. Due le cause principali di questa recessione: investimenti che rallentano e famiglie che non consumano. Queste ultime, infatti, hanno ridotto al Sud la spesa del 2,6% contro l'1,6% del Centro-Nord. Mentre gli investimenti industriali sono crollati del 9,6% nel 2009, dopo una già marcata flessione nel 2008. Ne consegue che il tasso di disoccupazione effettivo è del 24%, e in 20 anni sono state 2 milioni e 400 mila le persone che sono state costrette a emigrare. Il Sud, quindi, per lo Svimez, diventa una vera frontiera, che rende più che mai urgente la realizzazione di grandi infrastrutture dei trasporti, altrimenti l’economia non decollerà mai. Ma i costi sono salati: 49 miliardi di euro, di cui 11 miliardi già disponibili e quasi 38 da reperire, da dedicare al potenziamento dell'Autostrada Salerno-Reggio Calabria e della Statale "Jonica"; la realizzazione di nuove tratte interne alla Sicilia; l'estensione della 'Alta Capacita' ferroviaria; il ponte sullo stretto. Anche i servizi sono carenti: meno banche, meno sportelli, grandi problemi per l'accesso al credito. Poi, il progetto della Banca del Sud, per lo Svimez, va rivisto perché rischia di essere poco efficace.
Per un commento sul Rapporto Svimez, ascoltiamo mons. Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso - Boiano e presidente della Commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace. L’intervista è di Sergio Centofanti.
R. – Il primo sentimento che si prova davanti a questi dati è la tragica conferma che i numeri danno ragione al cuore, perché tutti i giorni – anche oggi, in questo momento – le sale di attesa dei vescovi sono gremite di persone che chiedono lavoro o che comunque domandano un aiuto, un’assistenza … Intrecciando questi dati con quanto fanno le Caritas e le parrocchie, la situazione è sempre più allarmante. E questi dati confermano che il cuore, purtroppo, ha ragione: e cioè che il mondo del Sud è sempre più impoverito, …
D. – Perché non si riesce a risolvere la questione meridionale?
R. – Per due grandi ragioni: la prima è che non si vuole. Cioè, la questione meridionale la si rimuove ormai da tanti decenni, e non la si vuole affrontare perché affrontarla vuol dire rendere la questione meridionale questione ‘nazionale’, e questo non lo si vuole fare; perché è più comodo pensarla problema ‘settoriale’. In realtà, ha ragione don Sturzo: la questione meridionale sarà risolta solo quando essa diventerà questione ‘nazionale’, che è poi il grande appello che già nel 1989 e tre mesi fa i vescovi hanno ribadito: “Il Paese non crescerà se non insieme”. E la seconda causa è purtroppo legata anche ad alcune disfunzioni culturali e anche religiose e spirituali che la gente del Sud si porta dietro, per cui il peggior nemico del Sud non è la mafia, ma è non credere al proprio futuro, il non essere forti nella propria identità … In fondo, quello che la Lega, in positivo, ha compiuto a Nord, è stato dare identità alle regioni del Nord. Però, la Lega ha poi compiuto un errore, che è quello di isolare il Nord dal Sud. Al Sud occorrerebbe una ripresa di dignità e di coraggio, in modo che possa prendere in mano la propria storia per renderla il più possibile affrontabile e risolvibile. Perciò, il mondo politico deve sentire il Sud come una questione dell’Italia, non del Sud; d'altra parte, la gente del Sud deve sentire la propria storia come propria, prendendola in mano fino in fondo.
D. – Una delle grandi piaghe del Sud - denunciata dai vescovi - è il "cancro" della mafia. Tuttavia, ammonisce la Cei, la mafia sta rialzando la testa, mentre l’attenzione si abbassa e anche la società civile fa fatica a scuotersi …
R. – E’ tristemente vero e tragicamente confermato dagli arresti di cinque-sei giorni fa, a proposito della ‘Ndrangheta, dove l’aver arrestato 300 persone, molte di loro a Nord, ha confermato che ciò che si era pensato fosse un problema del Sud in realtà è un problema di tutti. E poiché è mancato, da parte del Nord e anche dello Stato, la coscienza che il problema della lotta alla mafia è un problema di tutti e lo si è delegato o affidato – tristemente – alle regioni meridionali, non averlo affrontato insieme, in alleanza, ha permesso alla mafia di estendersi, non solo: ma di capire che gli investimenti migliori per loro sono a Nord. La mafia pensa al Sud ma investe al Nord.
D. – Quali le speranze per il Sud?
R. – Le speranze del Sud sono tante, perché da credente si vede che laddove il Signore mette alla prova, dà anche la risposta. Mentre il Sud ha i suoi drammi, ha anche laici coraggiosi, preti che hanno dimensione vitale, vescovi che sanno alzare la voce, Chiese che sanno rendersi belle per tante vocazioni … Non tutto ciò che è fatica è abbandonato, ma la prova, alla fine, fa vedere di più l’oro, come dice San Pietro. Ecco: questo è il punto di riferimento. E poi, in questo momento credo che sia importante anche che tutti ci rendiamo consapevoli che non ci sono problemi localizzati, ma proprio per l’ottica della globalizzazione, ormai i problemi di un luogo diventano i problemi nostri. E quindi insieme, e soltanto insieme, è possibile risolverli.
La guerra dei narcotrafficanti contro il Messico
◊ I governi di Messico e Stati Uniti hanno annunciato un rafforzamento delle rispettive truppe che operano alle frontiere tra i due Paesi, dopo l’ennesima strage nella guerra in corso tra i narcotrafficanti messicani. Nel fine settimana un commando armato ha infatti ucciso almeno 17 persone a Torreon. Soltanto qualche giorno prima a Ciudad Juarez, ritenuta una delle località più pericolose del mondo, un'auto-bomba aveva provocato 4 vittime. Un’escalation di violenze che ha causato oltre 7000mila vittime dall'inizio dell'anno. Ma cosa sta succedendo in Messico e in particolare nelle regioni confinanti con gli Stati Uniti? Marco Guerra lo ha chiesto a Luis Badilla, giornalista della nostra emittente esperto di questioni latinoamericane:
R. – In questi giorni si è detto molto che in Messico sia in corso una guerra tra bande di narcotrafficanti. In questa affermazione c’è del vero, ma non è del tutto così, perché in realtà questa guerra tra bande di narcotrafficanti in Messico ormai è finita da un bel pezzo: almeno da due anni a questa parte. Si è conclusa con la vittoria di un grande cartello che si autodenomina “la famiglia di Michoacán”, che è il più grande cartello di narcotrafficanti mai esistito in America Latina, inedito per molti aspetti. Quindi, quella che è in corso adesso è la guerra di questo cartello contro lo Stato. E’ in atto una guerra lanciata contro il potere legittimo da questo cartello - costituito da diverse bande - per far transitare la droga verso gli Stati Uniti che sono il maggiore consumatore di cocaina.
D. – Queste bande riunite sotto il cartello di Michoacán sono più o meno come quelle della Colombia?
R. – Sono francamente diverse, perché sono molto spietate, feroci; molto più di quanto non lo siano stati, in passato, quelli che dominavano il narcotraffico colombiano. E poi, hanno un grande senso degli affari e controllano ingenti quantità di denaro, miliardi di dollari, con i quali coprono anche tutta la parte dell’intelligence: quindi hanno i loro servizi segreti, hanno mezzi quasi militari, se non addirittura militari … Sono una vera industria, mai vista al mondo, per quanto riguarda il traffico di cocaina!
D. – Sembra proprio un contropotere, tanto da mandare messaggi ufficiali al governo americano?
R. – Adesso il cartello della famiglia di Michoacán si permette addirittura di porsi come interlocutore degli organismi statunitensi che lottano contro la droga, interlocutori dello stesso governo messicano, delle autorità regionali e fa periodicamente proposte mescolate ad elementi di corruzione con elementi di una presunta lotta in favore della trasparenza e della democrazia. Questa, infatti, è un’altra caratteristica di questi cartelli: cioè, un contenuto ideologico fortemente demagogico …
D. – Si parla spesso dell’uso del fattore religioso da parte di queste bande. Puoi spiegarci perché?
R. – Questa famiglia di Michoacán si ispira in gran parte ad un best-seller di un tele-predicatore americano, John Eldredge (il libro si chiama “Cuore selvaggio”) che - a totale insaputa dell'autore e contro la sua volontà - viene utilizzato un po’ come la “Bibbia” dei narcotrafficanti: questo libro viene infatti proposto ai membri del cartello perché ne traggano ispirazione per vivere come eroi, in un'avventura permanente. Ed è una strategia per reclutare la manovalanza. Questo libro è una lettura obbligatoria; vengono eseguiti degli pseudo-riti religiosi e pseudo-eucaristie … La religione viene strumentalizzata a servizio del crimine.
D. – Cosa fa il governo del Messico, e cosa fa la comunità internazionale?
R. – Il governo del Messico fa molto: tutto quello che può. Basti pensare che in questo momento ci sono, in questa regione, oltre 45 mila militari effettivi, 81 aeromobili, quasi 130 imbarcazioni o navi da guerra … Eppure, non riesce a contrastare il cartello, perché non ne ha la capacità. Dobbiamo dire, in realtà, che queste famiglie sono più potenti dello Stato messicano: basti pensare che ormai lo Stato ha perso decine e decine di poliziotti e di soldati. Tra l’altro, sono stati uccisi 59 giornalisti, nostri colleghi … Occorre che la comunità internazionale prenda coscienza di tutto ciò, si mobiliti in difesa dello Stato messicano e del popolo messicano. Il presidente Obama ha fatto capire che questo è possibile, perché – tra l’altro – ritiene, giustamente, che ciò che sta accadendo al Sud, al suo confine, mette a repentaglio la sicurezza strategica degli Stati Uniti!
Dipinto murale bizantino ritrovato nella Basilica romana di Santa Sabina
◊ Nella Basilica romana di Santa Sabina, sull’Aventino, è stato scoperto uno straordinario dipinto murale bizantino del VII secolo. L’individuazione dell’affresco, presente sotto l’intonaco dell’atrio porticato della chiesa, ha avuto luogo nel corso dei lavori di restauro che i Padri domenicani stanno portando avanti all’intero complesso monumentale paleocristiano e al convento. Sul prezioso rinvenimento Antonella Palermo ha intervistato Manuela Giannandrea, docente di Storia dell’Arte Medievale all’Università La Sapienza, che ha partecipato ieri alla presentazione del dipinto:
R. - L’affresco è un grande pannello votivo, poiché si trova a circa quattro metri da terra, alla destra della famosa porta lignea di Santa Sabina, ed ha delle dimensioni piuttosto ampie: si tratta di circa quattro metri per tre metri e quindi è un vero e proprio pannello votivo molto ampio. Il pannello raffigura al centro la Vergine con il Bambino, racchiuso all’interno di una mandorla; alla sua destra e alla sua sinistra Pietro e Paolo, seguono poi due sante e probabilmente - visto che siamo nella Basilica di Santa Sabina - una è la titolare della Basilica e l’altra Serafia, l’ancella che, secondo la Passio, convertita da Sabina al cristianesimo, sarebbe stata martirizzata prima di lei; compaiono poi queste figure interessantissima che sono tre personaggi maschili con il nimbo quadrato e quindi viventi, secondo quello che ci insegna l’iconografia medievale. Due di questi, alla sinistra della Vergine, sono identificati da una iscrizione “L’arcipresbitero Teodoro e il presbitero Giorgio”, che realizzano questo pannello votivo, dopo essere stati al Concilio di Costantinopoli del 680.
D. – E’ stata messa in evidenza la straordinarietà del linguaggio stilistico di questo dipinto. Pare che esso sia naturalistico e monumentale allo stesso tempo: cosa vuol dire?
R. - Noi siamo un po’ abituati, anche se banalmente, a definire la pittura altomedievale e quella bizantina con gli stereotipi di piatta, di bidimensionale, di ieratica. In realtà la pittura medievale orientale ed occidentale è molto più ricca di sfaccettature e questo dipinto ce lo dimostra: se guardiamo Pietro e Paolo, hanno una immagine volumetrica, piena e i corpi si riconoscono, sono saldi sotto i vestiti; il volto della Vergine è estremamente dolce, morbido in queste lumeggiature. Sono dei personaggi realmente vivi e in questo senso possiamo dire che sono classici, monumentali, solenni, naturalistici e imitano la realtà nelle loro forme fisiche.
D. - E’ stata ripetuta da più parti che l’importanza di questo affresco sta anche nella sua databilità. Perché professoressa?
R. - Perché nel panorama artistico medievale - sia orientale che occidentale - noi possediamo pochissime testimonianze pittoriche: trovarne quindi una altomedievale e poterla datare, come siamo riusciti a fare, tra la fine del VII secolo dopo Cristo e il principio dell’VIII è naturalmente qualcosa di straordinario. E’ veramente esiguo il panorama pittorico di questo periodo.
Sulla rilevanza di questo ritrovamento ascoltiamo il rettore della Basilica di Santa Sabina, il padre domenicano Francesco Ricci:
R. - Certamente la scoperta di questo affresco altomedievale, ritrovato nel nartece della Basilica, ha una rilevanza che non ci attendevamo. E questo sia per gli storici dell’arte, sia per i professori di storia dell’arte che stanno facendo notare come questo affresco sia importante proprio per la sua databilità, perché ci sono dei personaggi riconoscibili, ci sono dei personaggi riportati nelle storie ecclesiastiche; così come dal punto di vista iconografico pare sia importante, perché segna il passaggio dell’aureola da quadrata a tonda. Naturalmente ci sono poi tante versioni che non è mio compito spiegare. Per noi è solo una grande gioia vedere come questo complesso monumentale ritrovi il suo antico splendore. Noi domenicani siamo qui ormai da circa 800 anni e, quindi, la vita dei domenicani si fonde con la vita di questo complesso monumentale, qui a Santa Sabina. (Montaggi a cura di Maria Brigini)
Il Patriarca di Mosca Kirill ribadisce la sua sintonia con Benedetto XVI su molti temi morali
◊ Il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill ribadisce la sua sintonia con le posizioni di Benedetto XVI su molti temi morali e la disponibilità della Chiesa ortodossa russa a collaborare con quella cattolica su questo fronte. “La linea dell’attuale Pontefice dà motivo di ottimismo”, ha dichiarato il successore di Alessio II in un’intervista ripresa dall’agenzia Interfax. “Il Papa – ha detto prima di partire per una visita in Ucraina – viene spesso criticato dai teologi liberali e dai media occidentali e tuttavia su molte questioni di rilevanza pubblica e morale la sua linea coincide con quella della Chiesa ortodossa russa. Questo - ha aggiunto - ci offre l’opportunità di difendere i valori cristiani insieme alla Chiesa cattolica , in particolare nelle organizzazioni internazionali e nell’arena mondiale”. Riferendosi agli orientamenti oggi prevalenti in alcune correnti liberali del protestantesimo contemporaneo, il Patriarca russo ha parlato di “un fenomeno molto pericoloso”, in quanto portano a giustificare anche nella Chiesa comportamenti contrari ai valori religiosi proposti da una società secolarizzata. Il risultato è che “le parole d’ordine della filosofia liberale laica sono ripetute nelle Chiese protestanti e si radicano nel pensiero religioso”. Ne è un esempio la questione del sacerdozio femminile che è emersa nel mondo occidentale “quando la concezione secolare dei diritti umani è stata incorporata nella teologia e nelle pratiche ecclesiali”. Un altro caso è quello dell’omosessualità in cui, ha detto, “la Parola di Dio viene distorta per adeguarsi agli standard del pensiero liberal”. (L.Z.)
Il presidente del Portogallo consegna Alta onorificenza al cardinale do Nascimento
◊ Il presidente del Portogallo, Aníbal Cavaco Silva, è giunto domenica scorsa in Angola per una visita ufficiale nell’ex colonia portoghese. La stampa locale e le stesse autorità del Paese hanno definito l’evento di "portata storica", sia per il sincero omaggio che ha reso al padre dell'indipendenza angolana, Agostinho Neto, sia per l’incontro, presso la sede dell'ambasciata del Portogallo a Luanda, con l'arcivescovo emerito della capitale, cardinale Alexandre do Nascimento, al quale ha consegnato l'Alta onorificenza “Grande Croce di Cristo". Nel corso della cerimonia, alla presenza dell'ambasciatore portoghese Francisco Ribeiro Telles e di numerosi ministri e autorità dell'Angola, tra cui i capi dei dicasteri della Pubblica istruzione e delle Comunicazioni, il presidente ha osservato: "Tutti ricordiamo le sofferenze e le distruzioni che si sono abbattute sull'Angola durante gli anni della guerra civile. Io, oggi, vorrei essere testimone, qui, dell'impegno di don Alexandre do Nascimento, che ho conosciuto, in favore della ricerca della pace e della riconciliazione" e anche "in favore dei più poveri e svantaggiati". Secondo le parole del presidente, sono questi i "motivi per cui il mio Paese consegna a don Alexandre questa importante e significativa onorificenza" che sigilla ancora una volta, "la felice intuizione del cardinale per il quale non esiste un altro Paese più legato all'Angola del Portogallo". In merito alle dichiarazioni del presidente Cavaco Silva, prima della sua partenza, sulle conversazioni con le autorità dell'Angola in tema di rispetto dei diritti umani, da più parti si è voluta ricordare la situazione della radio emittente della Chiesa locale, "Ecclesia", alla quale da alcuni anni viene impedito di trasmettere su scala nazionale, e chiedere al governante un impegno per sbloccare la situazione. Fonti vicine alla delegazione presidenziale hanno risposto che certamente il presidente si "occuperà di tutti gli aspetti che riguardano i diritti della persona fra cui quelli sul'informazione". D'altra parte il tema della libertà di stampa, come quella di culto, saranno nell’agenda del XXIII Vertice dei capi di Stato e di governo della comunità dei Paesi di lingua portoghese (Cplp) che si terrà a Luanda il 23 luglio. In Angola, l’8 dicembre 1954, giorno della chiusura dell’Anno mariano indetto da Papa Pio XII, cominciarono le trasmissioni di “Ecclesia”. Il 24 gennaio 1978, la radio fu nazionalizzata per volere del governo dell’Mpla. Nel marzo 1997 però, dopo quasi 20 anni di trattative, l’emittente fu reinaugurata alla presenza dell’allora arcivescovo di Luanda, cardinale Alexandre do Nascimento e di numerose autorità, tra cui il ministro per le Comunicazioni. Nel suo oltre mezzo secolo di vita, che fa di lei una delle più antiche emittenti dell’Africa, questa radio ha vissuto spesso momenti difficilissimi: durante il periodo coloniale, durante la lotta per l’indipendenza e, successivamente, durante le diverse fasi della guerra civile e anche dopo la pacificazione del Paese. Le strutture della radio si trovano nel quartiere São Paulo, nella sede della Conferenza episcopale dell’Angola e São Tomé e Príncipe. (A cura di Luis Badilla)
India: la Chiesa appoggia la decisione del governo di non ostacolare la crescita demografica
◊ La Chiesa indiana, attraverso il presidente della Commissione episcopale per la Famiglia, mons. Angelo Gracias, plaude alla decisione del governo federale di non seguire il modello della Cina e di non adottare, dunque, alcun metodo coercitivo per il controllo delle nascite. In India, specifica l'agenzia Asianews, la crescita demografica avanza al ritmo dell’1,5% l’anno, come in Cina negli anni Settanta, quando il governo maoista promulgò la famigerata legge che obbliga le coppie ad avere un solo figlio, due nelle zone rurali. A 30 anni di distanza gli effetti sono terribili: i maschi, tradizionalmente preferiti alle femmine, sono cento milioni in più e fanno fatica a sposarsi, mentre la popolazione invecchia. In India la popolazione attuale si aggira su 1.2 miliardi di persone e si stima che entro il 2050 supererà quella cinese. Nonostante l’annuncio del ministro della Salute, Ghulam Nabi Azad, contro l’uso della forza, da tempo nel Paese si pratica una serie di misure per evitare aborti selettivi e interruzioni di gravidanza. “La Chiesa è sempre accanto a quei genitori che decidono di tenere i figli che arrivano – ricorda mons. Gracias – lo Stato può fissare le linee-guida, ma non il numero giusto di figli per famiglia”. Il presule, inoltre, suggerisce alcune riflessioni: innanzitutto come la teoria apocalittica lanciata nel 1798 da Thomas Malthus sull’imminente fine del cibo in un mondo sempre più popoloso, dalla quale derivano le politiche contrarie alla famiglia, sia stata smentita dalla storia; poi si domanda quand’è che un Paese può definirsi sovrappopolato. “È difficile rispondere”, ha detto sottolineando la correlazione tra crescita economica e crescita della popolazione: negli Stati più sviluppati, infatti, il tasso di natalità è molto basso, ma per evitare questo “inverno demografico” bisogna rilanciare lo sviluppo, non tagliare la popolazione. (R.B.)
Bangladesh: l’impegno della Chiesa contro la pratica della dote e le violenze sulle donne
◊ La Chiesa in Bangladesh è da anni impegnata per sradicare la pratica della dote e contro le violenze sulle donne ad essa associate. Nonostante sia illegale dal 1980, questa tradizione è ancora diffusa in particolare nella parte nord-occidentale del Paese, come in diverse altre regioni della sub-continente indiano. Il fenomeno, come è noto, è all’origine del drammatico numero di infanticidi di neonate femmine in questi Paesi, e dell’impennata, negli ultimi anni, degli aborti selettivi femminili favorita dai nuovi strumenti della diagnostica prenatale. Avere una figlia femmina è, infatti, spesso un costo insostenibile per le famiglie che per pagare la dote si indebitano e non di rado si riducono al lastrico. Non meno drammatica è la sorte che tocca alle donne la cui dote è ritenuta insufficiente o i cui genitori non riescono a saldare il debito: uxoricidi, violenze domestiche, torture e attacchi all’acido che se non uccidono sfigurano a vita queste donne sono all’ordine del giorno nel Paese, anche se solo adesso i media locali cominciano a parlarne. Di fronte a una pratica così dura a morire – riferisce l’agenzia Eglises d’Asie, ripresa dall’Apic – le parrocchie e le organizzazioni cattoliche del Bangladesh sono impegnate soprattutto sul fronte della sensibilizzazione. “Cerchiamo di spiegare alla gente quanto sia cattivo questo sistema e che devono abbandonarlo per sempre”, spiega don Anthony Sen, parroco della parrocchia di Thakurgaum. La Caritas Bangladesh organizza spettacoli di Gambhira, rappresentazioni teatrali tradizionali a base di musica e danze ancora molto popolari nella parte occidentale del Paese al confine con il Bengala indiano. Un modo per fare arrivare il messaggio alle fasce meno istruite della popolazione. “In passato abbiamo provato con seminari e riunioni, ma non ha funzionato” racconta il responsabile locale del progetto della Caritas, Suklesh George Costa. Questa nuova iniziativa sembra avere funzionato: nei villaggi coinvolti nel progetto (circa un migliaio) la pratica della dote è scomparsa. (L.Z.)
Al via oggi a Stoccarda l'Assemblea della Federazione Luterana mondiale
◊ Si apre oggi a Stoccarda, in Germania, l’11.ma Assemblea della Federazione Luterana mondiale, su invito della Chiesa Evangelica Luterana del Württemberg. “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” è il tema proposto alla riflessione dei circa mille partecipanti, tra i quali i 418 delegati delle 140 Chiese riunite nella Federazione. A tenere la relazione di fondo, il 22 luglio, sarà l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, Primate della Comunione Anglicana. Contributi sul lavoro della Federazione - a partire dalla 10.ma Assemblea di Winnipeg nel 2003 - saranno presentati dal reverendo Mark Hanson, vescovo presidente della Chiesa Evangelica Luterana in America, dal Segretario generale Ishmael Noko e dal Tesoriere Peter Stoll. Tra i punti salienti dell’agenda figura l’adozione di una dichiarazione con la richiesta di perdono rivolta ai Mennoniti per la persecuzione degli Anabattisti da parte dei Luterani nel XVI secolo e per il persistere della condanna contro di loro fino al momento attuale. L’atto solenne avrà luogo nel pomeriggio del 22 luglio alla presenza di una delegazione della Conferenza Mennonita Mondiale guidata dal presidente, il vescovo Danisa Ndlovu dello Zimbabwe. Il pentimento per le violenze del passato verrà poi espresso in una liturgia con testimonianze di Mennoniti e Luterani sulle persecuzioni subite e sull’attuale anelito di riconciliazione e di speranza. Nel corso dei lavori sono previste tre riunioni a porte aperte che declineranno la richiesta del “pane quotidiano” in tre diversi contesti: sicurezza alimentare e cambiamenti climatici, debito illegittimo e Aids. L’Assemblea, massimo organo decisionale della Federazione, dovrà inoltre eleggere un nuovo presidente e i membri del Consiglio, l’istituzione responsabile dell’attività nei periodi che intercorrono tra le Assemblee. A conclusione dei lavori, il 27 luglio, sarà diffuso un messaggio finale con l’indicazione delle linee programmatiche per il prossimo sessennio. (A cura di Marina Vitalini)
Brasile: i vescovi invitano a votare per chi difende la vita e la famiglia
◊ Scegliere un candidato che difenda la dignità della persona umana e della vita in tutte le sue manifestazioni; respingere con forza ogni forma di violenza e ogni tipo di aborto, lo sfruttamento e la tratta dei minori, qualsiasi forma di eutanasia e manipolazioni genetiche; tutelare la famiglia: sono questi i criteri di voto individuati dai vescovi brasiliani della regione Leste 1 nella lettera alla popolazione in vista delle elezioni politiche di ottobre. “Il Brasile sta vivendo un momento particolare della sua storia – scrivono i presuli, ripresi dall’Osservatore Romano – da un lato per la sua crescita interna e per la sua posizione sullo scenario internazionale, dall’altra per il persistere delle disuguaglianze sociali e per la corruzione. La Chiesa – prosegue l’episcopato – è impegnata per il bene comune e per la difesa incondizionata della dignità e dei diritti umani, sostiene iniziative che contribuiscono a denunciare distorsioni inaccettabili presenti nei diversi programmi che ledono i principi della dottrina sociale cristiana”. La comunità ecclesiale, infatti, per la sua chiamata universale, non può identificarsi con nessun interesse particolare, ma deve fornire criteri di selezione e discernimento ai cittadini responsabili e alle persone di buona volontà. “L’impegno politico cui siamo chiamati – concludono i vescovi – è un modo per mostrare l’impatto del Vangelo sulla vita concreta, con l’obiettivo di costruire una società equa, giusta e fraterna”. (R.B.)
Perù: i vescovi in difesa dell’ambiente e del dialogo con le comunità indigene
◊ “Il compito essenziale dell’evangelizzazione include l’opzione preferenziale per i poveri, la promozione umana integrale e l’autentica liberazione cristiana”: così il presidente della Conferenza episcopale del Perù, mons. Miguel Cabrejos Vidarte, ha scritto in un messaggio pubblicato on line sul sito dell’episcopato, in seguito alla decisione del governo di revocare, dopo 20 anni, il permesso di residenza a fratel Paul Mc Auley, missionario inglese appartenente all’Istituto dei Fratelli delle scuole cristiane di Giovanni Battista de La Salle, accusato di incitamento al disordine pubblico per aver partecipato ad alcune marce in difesa dell’ambiente e dei diritti delle popolazioni indigene. Lo riferisce l’agenzia Misna. “Tra evangelizzazione e promozione umana esistono legami molto forti”, ricorda ancora mons. Vidarte citando la Costituzione pastorale Gaudium et Spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, promulgata da Paolo VI nel 1965. Mons. Vidarte, che è anche arcivescovo di Trujillo, ha sottolineato, come già fatto da Benedetto XVI e prima ancora da Giovanni Paolo II, che “la Chiesa è nel mondo per costruire la pace, proteggendo la creazione”. La coscienza della missione universale della Chiesa “ha mobilitato, nel corso della storia numerosi missionari e missionarie. Sono molti i motivi per apprezzare il contributo che hanno dato e continuano a dare nei diversi campi dell’azione evangelizzatrice, specialmente nel campo della difesa della vita e dell’ambiente”. Il presule, infine, ha ricordato che la Chiesa è presente in Amazzonia da cinque secoli e, citando il documento di Aparecida, ha evidenziato come “non predominino gli interessi di gruppi economici che sfruttano irrazionalmente le fonti di vita in pregiudizio di nazioni intere e della stessa umanità”. Inoltre ha fatto risaltare il ruolo di spicco della Chiesa nel dialogo tra lo Stato e le comunità indigene e, allo stesso tempo, l’impegno dei vicari apostolici per la ricerca di soluzioni pacifiche ai conflitti ambientali. (R.B.)
Zambia: vaccinazione contro il morbillo per la peggiore epidemia degli ultimi anni
◊ È iniziata ieri e proseguirà fino al 24 luglio la massiccia campagna di vaccinazione contro il morbillo lanciata dal governo dello Zambia in collaborazione con le Nazioni Unite per contrastare la peggiore epidemia di questa malattia registrata nel Paese negli ultimi anni. L’obiettivo dell’operazione di immunizzazione, ha spiegato il ministro della Sanità Kapembwa Simbao, è quello di vaccinare contro il morbillo oltre un milione e mezzo di bambini tra i quattro mesi e i cinque anni, contro la polio altri 1,2 milioni di minori e somministrare a tutti un supplemento di vitamina A. La campagna di vaccinazione partita ieri - riferisce l'agenzia Misna - interesserà tutto lo Zambia ad eccezione della capitale Lusaka, dove l’immunizzazione contro il morbillo è già stata effettuata. Anche gli ultimi dati diffusi dal ministero, infatti, confermano la capitale zambiana come l’epicentro della nuova epidemia di morbillo, contando 3242 casi di contagio sui 4255 rilevati a livello nazionale. Delle 88 persone morte in tutto il Paese per la diffusione del morbillo, 85 risiedevano nell’area di Lusaka. La situazione dello Zambia non è isolata e non è neanche la più grave. Già nei mesi scorsi l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) aveva espresso preoccupazione per l'espandersi in Africa orientale e australe di un'epidemia di morbillo che a metà giugno aveva già contagiato 47.907 bambini in 14 Paesi e causato almeno 731 decessi, sulla base dei dati Onu. E se in Zimbabwe si è registrato il maggior numero di morti (517) il Sudafrica guida la classifica dei contagi con 15.520 casi. Oltre allo Zambia, preoccupano poi le situazioni in corso in Malawi ed Etiopia. Il moltiplicarsi dei contagi, ricollegabile secondo gli esperti a una riduzione delle campagne di vaccinazioni del 20% dovuta a problemi finanziari, sta seriamente ipotecando i passi avanti compiuti nella recente riduzione della mortalità da morbillo. (R.P.)
Namibia: dopo i Mondiali di calcio denunciato un aumento della tratta di esseri umani
◊ La tratta di donne e ragazze namibiane e sudafricane destinate all’industria del sesso ha subito un deciso aumento dopo la fine dei recenti mondiali di calcio in Sudafrica. La denuncia è del Movimento delle donne cattoliche della Namibia (Ncwm) e conferma i timori e gli allarmi lanciati alla vigila della Coppa del mondo dalle Chiese cristiane sudafricane e da altre organizzazioni. In una dichiarazione pubblicata sul quotidiano locale “New Era” e ripresa dall’agenzia Apic, l’organizzazione femminile cattolica afferma che queste giovani donne sono state destinate al mercato della prostituzione. Molti casi non sono stati denunciati e il Ncwm invita le famiglie a segnalare casi sospetti alla polizia. Essa esorta altresì il Ministero namibiano delle Pari opportunità e dell’infanzia, a prendere sul serio il problema e il governo ad adottare una legislazione ad hoc contro la tratta di esseri umani. Nel Paese, infatti, manca a tutt’oggi una legge in materia. Il rischio che i Mondiali di Calcio potessero alimentare il già fiorente mercato di esseri umani in Sudafrica è stato più volte segnalato dalla Conferenza episcopale sudafricana che negli ultimi due anni ha lavorato per proteggere le potenziali vittime della tratta, in particolare attraverso programmi di sensibilizzazione. (L.Z.)
In Uganda il primo Forum dei giovani africani
◊ Si è aperto domenica scorsa a Entebbe, in Uganda, il primo Forum dei giovani africani, cui hanno partecipato, afferma l’agenzia Misna, 140 delegati provenienti da 37 Paesi africani. L’evento è stato organizzato in vista del XV Vertice di capi di Stato e di governo dell’Unione africana, che prenderà il via domenica 25 luglio nella capitale Kampala, per indicare il contributo che i giovani del continente possono dare per lo sviluppo. “Ci deve essere una trasformazione sociale – ha esordito il presidente ugandese Yoweri Museveni – l’Africa deve marciare dal terzo al primo mondo e il motore devono essere i giovani”. Secondo le stime dell’Onu, infatti, in Africa il 62% della popolazione ha meno di 25 anni. (R.B.)
Ghana: l’educazione cristiana come “arma” per superare i conflitti tribali
◊ L’educazione e l’istruzione nella fede cattolica possono essere “l’arma” più efficace per superare i conflitti tribali che devastano il nord est del Ghana. Ne è convinto mons. Vincent Sowah Boi-Nai, vescovo di Yendi, che ha già creato diverse scuole primarie ed ha deciso di offrire corsi di alfabetizzazione nelle parrocchie del posto. Il nord est del Ghana non ha vita facile: regione arida e spoglia, divisa tra le tribù dei Dagomba, Gonja, Nanumba e Konkomba, nel corso degli anni è stata al centro di scontri cruenti. In questo contesto, dice mons. Sowah Boi-Nai, “un’educazione cristiana può dare un maggiore contributo allo sviluppo generale”. Per portare avanti il suo progetto, il presule si è rivolto ad “Aiuto alla Chiesa che soffre” (Acs) perché contribuisse alla missione attraverso la distribuzione gratuita della “Bibbia del fanciullo”. Si tratta di un piccolo libro di 100 pagine, pubblicato da Acs per la prima volta nel 1979 e contenente una selezione di brani della Bibbia, riscritti in modo facilmente accessibile per i bambini. Il testo originale è della teologa tedesca Eleonore Beck. “La mancanza di materiali educativi, come ad esempio una Bibbia che sia facilmente comprensibile dai bambini – sottolinea il vescovo di Yendi - rappresenta un ostacolo alla diffusione del cristianesimo”. A questo scopo, padre Joseph Mazur, coordinatore del Centro Biblico del Buon Pastore di Yendi, ha pensato ad una traduzione in lingua Konkomba del volume. “I Konkomba sono molto aperti verso la fede cristiana” dice il religioso, aggiungendo che “educarli è quindi un compito importante. Il messaggio di Cristo – continua padre Mazur - aiuta a creare una consapevolezza che va oltre i confini tribali. Quando la gente capirà che abbiamo un destino comune, che siamo tutti figli di Dio, allora diventerà possibile immaginare un nuovo modo di stare insieme e potremo anche progettare dei piani comuni di sviluppo nei villaggi”. Nel 2009 Acs aveva promesso di finanziare la stampa e l’invio di 10.000 copie della Bibbia del Fanciullo nella lingua Konkomba. Adesso i libri sono in viaggio per il Ghana. (I.P.)
Congo: siglato un protocollo di cooperazione tra le diocesi di Terni e di Kananga
◊ Un protocollo di cooperazione è stato siglato tra la diocesi di Terni e quella di Kananga, nella Repubblica Democratica del Congo. L’accordo è stato siglato dai due titolari delle diocesi, mons. Vicenzo Paglia e mons. Marcel Madila, nel corso di una visita di tre giorni compiuta dal presule italiano nel Paese africano. Dal 16 al 19 luglio, informa una nota, mons. Paglia ha visitato la circoscrizione ecclesiastica di Kananga, incontrando i responsabili religiosi locali, la classe dirigente, i malati ed i bisognosi. A tutti, il presule ha portato un messaggio di speranza “per la costruzione di una comunità di solidarietà, di pace e di fraternità, con un’attenzione particolare verso i più poveri”. “Viviamo un tempo forte – ha detto il vescovo di Terni, nonché presidente della Commissione per l’ecumenismo ed il dialogo interreligioso della Cei – in cui è necessario sempre più vivere e trasmettere gli atteggiamenti di ‘globalizzazione dell’amore’ per rompere le catene della globalizzazione selvaggia, basata solo sul commercio ed il denaro”. Il protocollo di cooperazione firmato recentemente rappresenta un ulteriore passo avanti nel partenariato avviato dalle due diocesi oltre vent’anni fa. Ed è quindi in questo quadro che mons. Paglia e mons. Madila si sono accordati “per portare avanti lo stesso operato di solidarietà e di fraternità tra i due popoli”. “Abbattiamo le barriere che ci dividono in base alle nostre singole identità – ha ribadito il vescovo di Terni – Non ci sono né bianchi, né neri, né africani, né europei: siamo tutti fratelli per condividere l’amore e costruire un nuovo mondo, fatto di pace e di solidarietà”. Quindi, il presule ha concluso: “Questo mio soggiorno a Kananga è l’occasione per consolidare i rapporti tra l’Africa e l’Italia. Io stesso sono l’esempio della possibilità di un partenariato solidale all’interno di una globalizzazione dal volto umano”. (I.P.)
Cina: ordinati tre nuovi diaconi nella diocesi di Xiamen
◊ È festa grande per la Chiesa cinese: il 17 luglio scorso, infatti, a Xiamen, sono stati ordinati tre nuovi diaconi provenienti dalle diocesi di Mindong e Minbei. I tre, precisa l’agenzia Fides, hanno studiato, rispettivamente, presso il Seminario di She Shan nella diocesi di Shang Hai e nel seminario di Xian. La celebrazione è stata officiata dal vescovo di Xiamen, mons. Giuseppe Cai Bing Rui, consacrato l’8 maggio scorso con approvazione della Santa Sede, e concelebrata da 15 sacerdoti appositamente venuti dalle diocesi di Xiamen, Mindong e Minbei. “Con la grazia dello Spirito Santo dovete assistere il vescovo e tutti i sacerdoti nell’impegno della predicazione – li ha esortati il presule nell’omelia – nell’impegno dell’amministrazione dei Sacramenti e delle opere di carità, per servire il popolo di Dio”. Intanto, lo scorso fine settimana, nella diocesi di Xiamen è stata organizzata un’asta per raccogliere fondi da destinare alla popolazione duramente colpita dall’alluvione: il bilancio della due giorni è stato di 2500 euro. Anche la stampa locale ha lodato l’iniziativa, descrivendo la Chiesa cattolica locale come una forza indispensabile nella costruzione di una società armoniosa per la crescita interiore delle persone. (R.B.)
Messaggio dell’episcopato tedesco per i 60 anni del Consiglio centrale degli ebrei
◊ Un messaggio dedicato a “non dimenticare il passato e a trasmetterlo alle nuove generazioni”, è quello inviato ieri dal presidente della Conferenza episcopale tedesca, mons. Robert Zollitsch, in occasione del 60.mo anniversario dalla fondazione del Consiglio centrale degli ebrei in Germania. Il Consiglio, con il quale la Chiesa cattolica ha buoni rapporti, si occupa di coordinare, ricorda il Sir, le 108 comunità ebraiche tedesche che contano circa 105mila membri. Ieri, in un’intervista all’agenzia Kna, il presidente del Consiglio, Stephen Kramer, dopo aver ripercorso la storia dell’organismo, ne ha sottolineato l’importanza a livello politico “non solo per rappresentare interessi di minoranze”, ma anche per “contribuire a influire attivamente sulla società”. Ricordando, infine, le migliaia di ebrei tedeschi ritornati in Germania dall’ex Urss, ha detto: “Il Consiglio deve affrontare anche una sfida nel settore della politica per l’integrazione”. (R.B.)
Vescovi francesi e spagnoli in pellegrinaggio a Santiago de Compostela
◊ A poco meno di quattro mesi dall’arrivo del Papa a Santiago de Compostela, dove sarà il 6 novembre per raggiungere, il giorno dopo, Barcellona, 15 vescovi francesi delle diocesi che il “camino francés” attraversa, stanno effettuando un pellegrinaggio di due giorni alla volta della tomba di San Giacomo, nell’omonima città galiziana. In testa alla delegazione francese il cardinale Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux. Il 2010, ricorda L'Osservatore Romano, è un Anno Santo Compostelano, che ricorre ogni qual volta il 25 luglio, festa di San Giacomo, capita di domenica (l’ultima volta fu nel 2004, la prossima nel 2021): il 31 dicembre 2009, infatti, nella cattedrale è stata aperta la Porta Santa per inaugurarlo. Un cammino di evangelizzazione, di riflessione sulla fede e di preghiera, cui partecipano anche alcuni vescovi spagnoli, guidati dall’arcivescovo di Santiago, Juliàn Barrio Barrio. Nel corso dei due giorni i presuli stanno mettendo a punto alcune linee comuni di pastorale, approfondendo la dimensione cristiana del pellegrinaggio, la promozione dell’accoglienza e l’incremento dell’aspetto spirituale con le celebrazioni liturgiche. Esistono diversi itinerari di pellegrinaggio per giungere a Santiago de Compostela: oltra a quello “classico” da Roncisvalle, c’è la “via turonese” che partiva da Parigi attraverso Tours e Bordeaux, la “via lemovicense” dall’abbazia di Madeleine di Vezelay a Limoges e Perigueux, la “via podense” da Notre Dame du Puy a Conques e Moissac e la “via tolosana” da Arles a Tolosa per i fedeli provenienti dall’Europa dell’est. (R.B.)
Regno Unito: resi noti i beneficiari della colletta per la Giornata nazionale della Vita
◊ Più di 500mila sterline in due anni: a tanto ammonta la cifra raccolta dalle parrocchie del Regno Unito nel 2008 e 2009 in occasione dell’annuale Giornata nazionale per la vita (celebrata Inghilterra e Galles e in Scozia e in Irlanda in diverse date). La colletta – riferisce l’agenzia dei vescovi Ccn - è destinata a finanziare vari progetti e iniziative pro-vita nel Paese. Nella rosa dei destinatari quest’anno figurano l’”Anscombe Bioethics Centre” (già “Linacre Centre for Healthcare Ethics”) che ha ricevuto la sostanziosa somma di 100mila sterline; il “City Pregnancy Counselling Psychotherapy” di Londra, un istituto cattolico impegnato nell’assistenza psicologica a donne, uomini e coppie alle prese con gravidanze non volute, la perdita di un bambino o problemi di infertilità e un progetto di ricerca sulle cellule staminali adulte e la produzione di un Dvd su “Demenza e spiritualità”. Tra i beneficiari anche il professor Neil Scolding dell’Istituto di Neuro-Scienze dell’Università di Bristol che ha ricevuto una borsa di studio di 25mila sterline per un promettente programma di ricerca sulle cellule staminali dal midollo spinale. Con il denaro raccolto è stato anche possibile istituire una speciale figura di operatore di salute mentale per promuovere nelle parrocchie strutture di sostegno spirituale e pastorale alle famiglie alle prese con problemi di salute mentale. Nell’assegnare i finanziamenti mons. Bernard Longley, responsabile del comitato organizzatore della Giornata per la Vita, ha espresso un caloroso ringraziamento ai fedeli che tanto generosamente hanno contribuito alla colletta: “La vostra generosità – ha detto – ci consente di sostenere tanti progetti validi e organizzazioni impegnate in vario modo nella promozione della dignità della vita dal concepimento fino alla morte naturale”. (L.Z.)
L’icona della Santa Madre di Dio di Gerusalemme in visita tre giorni in Bulgaria
◊ È durata tre giorni la visita ufficiale dell’icona miracolosa della Santa Madre di Dio di Gerusalemme a Plovdiv, la seconda città della Bulgaria. L’icona è giunta nel Paese insieme con il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, portata da una delegazione del Patriarcato di Gerusalemme, guidata dall’arcivescovo Yopia Damasceno e dall’archimandrita Modest. Il Patriarca Bartolomeo è stato invitato dal Patriarca ortodosso di Bulgaria, il 95enne Maxim, che quest’anno celebra i 39 anni dall’intronizzazione, e durante la visita è stato insignito della cittadinanza onoraria di Plovdiv e della laurea ad honorem in medicina da parte dell’università locale. La visita si è svolta nei giorni intorno al 17 luglio, quando si celebra la festa di Santa Margherita di Antiochia, patrona di Plovdiv, venerata dalla Chiesa ortodossa con il nome di Marina: con l’occasione l’icona è stata esposta nella piazza centrale della città per la celebrazione del moleben, la liturgia di intercessione e di supplica presieduta dal metropolita Nikolay e dal Patriarca Bartolomeo, alla presenza di 40 tra arcivescovi e metropoliti ortodossi provenienti da tutta la Bulgaria, ma anche dalla Romania, dalla Grecia e dalla Chiesa di Gerusalemme. Nel giorno della festa, inoltre, il Patriarca Bartolomeo I ha officiato una solenne celebrazione in lingua bulgara e greca, concludendo con la sua benedizione patriarcale. Lo stesso giorno anche il vescovo cattolico di Sofia-Plovdiv, mons. Gheorghi Jovčev, ha celebrato una Messa in cattedrale, in cui ha espresso la gioia per una festa condivisa con i “fratelli ortodossi, perché Santa Marina è martire di tutta la Chiesa cristiana” e ha invitato a pregare “per la Santa unità della Chiesa, come alle sue origini, e che essa sia ricostituita secondo la volontà di Nostro Signore Gesù: che tutti siano una cosa sola”. (R.B.)
Georgia: laurea honoris causa al presidente di Rondine-Cittadella della Pace
◊ Il presidente di Rondine-Cittadella della Pace, Franco Vaccari, ha ricevuto ieri presso la David Guramishvili Georgian International University di Tbilisi, la laurea honoris causa per il suo impegno in favore della pace e della convivenza tra i popoli. La cerimonia, documentata dall’inviato del Sir, si è svolta nel corso del “Viaggio dell’Amicizia” che una delegazione di Rondine sta effettuando nel Caucaso. “Per la pace dei popoli non serve la bontà, ma l’intelligenza – ha commentato a caldo Vaccari – bisogna dare dignità culturale e scientifica all’impegno in azioni di pace, che dovrebbe diventare un argomento interdisciplinare con cui tutte le scienze si devono confrontare. In questo senso la nostra esperienza dello Studentato internazionale, che accoglie giovani provenienti dalle zone di conflitto, si propone sempre più come un laboratorio di ricerca”. (R.B.)
Italia: quest’anno "l'evangelizzazione da spiaggia” è sulle coste pescaresi
◊ Torna da domani e fino al 25 luglio l’iniziativa dell’evangelizzazione “da spiaggia” che quest’anno si svolgerà lungo la costa pescarese. Oltre cento giovani provenienti da tutta Italia, ma anche dalla Slovenia, vestiti di nero, bianco e fuxia, precisa la Zenit, animeranno i lidi con balli latinoamericani, buona musica d’ascolto e con una chiesa gonfiabile di 35 metri per 15, anch’essa fuxia e nera, posizionata davanti al mare, dove potranno essere ospitati ogni sera un migliaio di giovani interessati a parlare delle proprie esperienze di fede. Il 24 luglio dalle 22, inoltre, tornerà l’iniziativa di evangelizzazione notturna “Una luce nella notte” che da più di dieci anni si svolge in 50 città italiane ed estere. Quest’anno la “luce” farà il bis l’8 agosto a Milano Marittima. Per l’occasione, e per illustrare le iniziative di quest’estate, anche il sito www.sentinelledelmattino.org si è colorato di fuxia e di nero. (R.B.)
Arriva l’edizione in braille del periodico “San Francesco Patrono d’Italia”
◊ D’ora in poi la rivista “San Francesco Patrono d’Italia” del Sacro Convento di Assisi sarà disponibile anche in braille, in un’edizione tutta dedicata ai fedeli non vedenti. “Prende avvio un’altra scommessa – cita la nota informativa diffusa dal periodico e riportata dall'agenzia Sir – nel desiderio di raggiungere con il messaggio evangelico di Francesco il maggior numero di persone”. Il mensile francescano di stampo religioso, pubblicazione ufficiale del Convento, è la prima d’ispirazione cattolica, in Italia, a intraprendere questa iniziativa, che sarà presentata domani in una conferenza stampa a Palazzo Chigi alla presenza del ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna; del custode del sacro Convento, padre Giuseppe Piemontese; del presidente dell’Unione italiana ciechi, Tommaso Daniele e del direttore della rivista, padre Enzo Fortunato. (R.B.)
Marea nera: prorogato di altre 24 ore il test sul tappo di contenimento
◊ Il governo degli Stati Uniti ha dato il via libera alla Bp per prorogare di ulteriori 24 ore i test sul tappo di contenimento del flusso di petrolio nel Golfo del Messico. Ieri, era salito l’allarme per il rilevamento di infiltrazioni vicino alla falla ma secondo il coordinatore delle operazioni, l'ammiraglio Thad Allen, “nessuna nuova perdita è tale da fermare la chiusura del pozzo, ora giunti al quinto giorno”. Nonostante l'ottimismo, Allen ha ordinato alla Bp di predisporre un piano di contenimento della fuoriuscita con una flotta di navi di superficie, qualora il tappo dovesse essere nuovamente riaperto. L'argomento sarà anche al centro dei colloqui di oggi tra il premier britannico, David Cameron, per la prima volta in visita alla Casa Bianca, e il presidente Usa, Barack Obama.
Economia Usa
Gli Stati Uniti devono agire per rilanciare la crescita occupazionale, così da assicurare un aiuto alla ripresa economica. Lo ha detto il presidente Obama, quando il tasso di disoccupazione negli Usa ha toccato quota 9,5% a giugno. Intanto, è attesa per domani la firma di Obama sulla riforma di Wall Street licenziata dal Congresso. Con la firma del presidente la riforma diventa legge.
Medio Oriente
Duro attacco del numero due di Al Qaeda, Al Zawahri, che in un messaggio sul web ha preso di mira alcuni leader arabi filo-occidentali, colpevoli a suo giudizio di sostenere Israele nel mantenere il blocco a Gaza. Intanto, nell’area mediorientale si è conclusa la visita del capo della diplomazia europea, Catherine Ashton, che ha incontrato i genitori del soldato israeliano Shalit. Infine, Israele ha completato alcuni test missilistici, il nuovo sistema di difesa entrerà a pieno regime in novembre.
Corea del Nord: in vista nuove sanzioni
Stati Uniti pronti a nuove sanzioni nei confronti della Corea del Nord, in risposta all'attacco del marzo scorso contro la corvetta sudcoreana nel quale 46 persone persero la vita. A renderlo noto il ministro degli Esteri di Seul, in vista dell'arrivo nel Paese del segretario di Stato americano, Hillary Clinton.
Cina: la Diga delle Tre gole supera nuovo flusso record del fiume Yangtze
E’ ancora emergenza piogge in Cina: l’imponente Diga delle Tre gole nello Hubei ha superato oggi la sua prova più grande dalla sua costruzione. Lo hanno annunciato i funzionari cinesi, spiegando che il flusso idrico ha raggiunto i 70 mila metri cubi d’acqua al secondo sopra la diga, un numero di gran lunga superiore a quello registrato nel 1998, quando le inondazioni dello Yangtze causarono la morte di 4.150 persone. “Un picco del flusso elevato che però non ha superato la capacità prevista di 100 mila metri cubi d’acqua”, ha spiegato Guangjing Cao, presidente della società della diga. I funzionari locali stanno pensando all’attuazione di un piano di evacuazione per i 16 mila residenti dello stretto di Hechuan. In tutta la regione, inondazioni e frane hanno causato, in questi ultimi tre giorni, almeno 26 morti e oltre 40 dispersi.
Turchia: sei i militari uccisi da ribelli curdi
Sei i militari rimasti uccisi oggi in un attacco di separatisti curdi presso la città di Cucurka, nella provincia orientale turca di Hakkari, al confine con l’Iraq. Secondo fonti militari, i ribelli del Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan) hanno assaltato l’unità dell’esercito nei pressi della città, dove era stata rafforzata la presenza di soldati di Ankara. Le truppe turche, con l’appoggio di elicotteri, hanno lanciato una controffensiva. Lunedì scorso, undici soldati sono rimasti feriti nella stessa zona per l’esplosione di una bomba. L’escalation di violenza è iniziata nel maggio scorso, da quando il leader del Pkk, Abdullah Ocalan, ha annunciato dal carcere la volontà di abbandonare il tentativo di un dialogo con le autorità turche. Il Pkk, considerato un’organizzazione terroristica da Ankara e da gran parte della comunità internazionale, dal 1984 combatte per l’indipendenza del Kurdistan curdo. Finora, il conflitto ha provocato oltre 45 mila morti.
Grecia
Torna la pista della guerriglia anarco-insurrezionalista all’origine dell’omicidio ieri ad Atene di Socrate Giolias, giornalista alla direzione di Radio Thema. La polizia, che inizialmente aveva privilegiato l’ipotesi del crimine organizzato, si è infatti arresa all’evidenza: i 16 proiettili che hanno ucciso Giolias sono gli stessi utilizzati in altri assalti a tv locali e forze dell’ordine da parte di uno dei più violenti gruppi armati greci, la Setta dei Rivoluzionari .”Non ci lasceremo minacciare”, ha affermato il governo in un momento già di grande tensione a causa della crisi economica.
Italia: arrestati a Lecce due scafisti turchi
A largo delle coste pugliesi, è stato individuata questa notte, dalla guardia di Finanza del Comando provinciale di Lecce, una barca a vela di oltre 16 metri contenente un gruppo di sessanta immigrati afgani e iraniani. Il naviglio su cui viaggiavano stipati - sottocoperta c'erano anche 14 bambini piccolissimi e 15 giovani donne - è stato bloccato ad un miglio della costa di Porto Badisco. I militari, insospettiti dal basso livello della linea di galleggiamento del natante, hanno effettuato un controllo a bordo, scoprendo che il mezzo era impiegato per il traffico di esseri umani. I finanzieri hanno arrestato due cittadini turchi di 37 e 27 anni sospettati di essere scafisti. Ai migranti sono stati subito prestati soccorsi di sostegno sanitario. Sono al momento in corso ulteriori accertamenti per la ricostruzione del viaggio che, dai primi elementi, sarebbe durato cinque giorni con partenza da una località turca. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra ed Elisa Castellucci)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 201
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