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Sommario del 18/07/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all’Angelus: l’estate è un tempo propizio per ascoltare la Parola di Dio
  • Oggi in Primo Piano

  • Ancora violenze in Nigeria, almeno 8 morti per un attacco in un villaggio cristiano da parte di fondamentalisti islamici
  • Ad Haiti, ad oltre sei mesi dal sisma, ancora drammatica la situazione di migliaia di bambini
  • Aids, a Vienna la Conferenza mondiale 2010
  • Si celebra oggi la Giornata internazionale dedicata a Nelson Mandela
  • Il Movimento per la Vita chiede di estendere in tutta Italia le culle per la vita
  • I monasteri tra le mete scelte durante l’estate
  • A Fiuggi grande attesa per il Family Festival
  • Chiesa e Società

  • Il cardinale Bertone: "dalla Croce una forza per l'umanità"
  • Corea del Sud: nuova cattedrale per il 100.mo anniversario di un’arcidiocesi
  • Haiti: incentivare il settore agricolo a sei mesi dal terremoto
  • Scoperta un'opera attribuibile a Caravaggio nel quarto centenario dalla morte dell'artista
  • Spagna: inaugurato a Valencia un eremo dedicato alla Vergine gitana
  • Gmg Madrid 2011: da ottobre quattro concerti per promuovere la giornata
  • Omaggio editoriale cinese per i cento anni dalla nascita della Beata Teresa di Calcutta
  • Dal Portogallo un francobollo ricorda il pellegrinaggio del Papa a Fatima
  • Salesiani per il sociale: servizio civile all’estero per i giovani
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nuova fiammata di violenze in Iraq: almeno 46 morti in due attacchi kamikaze
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all’Angelus: l’estate è un tempo propizio per ascoltare la Parola di Dio

    ◊   L’estate è un momento propizio per dare il primo posto all’ascolto della Parola di Dio. E’ quanto ha affermato stamani il Papa all’Angelus dal balcone del cortile del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo. Il Santo Padre, trasferitosi nella residenza pontificia della cittadina laziale per un periodo di riposo e preghiera, ha sottolineato che l’uomo ha bisogno prima di tutto di Dio. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
     
    L’estate è un tempo in cui sono chiuse le scuole e in cui si concentra la maggior parte delle ferie. Anche le attività pastorali delle parrocchie sono ridotte ma è un periodo propizio – ricorda il Papa – per rinsaldare l’incontro con la Parola di Dio:

    “E’ dunque un momento favorevole per dare il primo posto a ciò che effettivamente è più importante nella vita, vale a dire l’ascolto della Parola del Signore. Ce lo ricorda anche il Vangelo di questa domenica, con il celebre episodio della visita di Gesù a casa di Marta e Maria, narrato da San Luca”.

    Nel passo evangelico Marta è indaffarata e impegnata nel riordinare la casa. Maria, rapita dalla presenza di Gesù, si mette invece ai suoi piedi e lo ascolta. Marta si lamenta per l’atteggiamento della sorella che non la aiuta. Ma Gesù le risponde:

    “Marta, Marta – e questo nome ripetuto esprime l’affetto –, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta” (10,41-42)”.

    La parola di Cristo – spiega il Papa - è chiarissima:

    “Nessun disprezzo per la vita attiva, né tanto meno per la generosa ospitalità; ma un richiamo netto al fatto che l’unica cosa veramente necessaria è un’altra: ascoltare la Parola del Signore; e il Signore in quel momento è lì, presente nella Persona di Gesù! Tutto il resto passerà e ci sarà tolto, ma la Parola di Dio è eterna e dà senso al nostro agire quotidiano”.
     
    La pagina evangelica della visita di Gesù a casa di Marta e Maria – aggiunge il Santo Padre – è particolarmente intonata al tempo delle ferie:

    “… Perché richiama il fatto che la persona umana deve sì lavorare, impegnarsi nelle occupazioni domestiche e professionali, ma ha bisogno prima di tutto di Dio, che è luce interiore di Amore e di Verità”.

    L’agire umano deve essere dotato di senso altrimenti ogni attività viene svuotata del suo autentico significato:

    “Senza un significato profondo, tutto il nostro fare si riduce ad attivismo sterile e disordinato. E chi ci dà l’Amore e la Verità, se non Gesù Cristo? Impariamo dunque, fratelli, ad aiutarci gli uni gli altri, a collaborare, ma prima ancora a scegliere insieme la parte migliore, che è e sarà sempre il nostro bene più grande”.

    Rivolgendosi infine ai fedeli di lingua tedesca il Papa sottolinea che “chi ospita Dio e lo farà entrare nella sua vita, riceverà ricchi doni”. “Il Signore vuole venire da noi ed offrirci la sua Parola viva, la sua presenza e la sua amicizia”. “Non chiudiamoci – conclude il Santo Padre – all’offerta dell’amore di Dio, ma lasciamo che lui ci trasformi per poter collaborare al suo Regno della pace e della giustizia”.

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    Oggi in Primo Piano



    Ancora violenze in Nigeria, almeno 8 morti per un attacco in un villaggio cristiano da parte di fondamentalisti islamici

    ◊   Non c’è tregua alle violenze in Nigeria, dove stamani nel villaggio di Mazzah, vicino a Jos, abitato in prevalenza da cristiani, un gruppo di fondamentalisti islamici ha ucciso almeno 8 persone e incendiato sette case e una chiesa. Fra le vittime anche donne e bambini uccisi a colpi di macete. Da mesi la regione è attraversata da scontri e violenze sanguinarie: solo pochi giorni fa, nelle province orientali, in un conflitto a fuoco sono state uccise 8 persone e ferite altre 40, e chiese e moschee sono state date alle fiamme. A marzo, poi, oltre 300 persone hanno perso la vita in scontri nel nord del Paese. Una lunga scia di sangue, dove secondo gli esperti, a ragioni di natura economica e territoriale si uniscono anche tensioni fra gruppi etnici. E’ quanto sottolinea, al microfono di Claudia Di Lorenzi, anche padre Giulio Albanese, missionario comboniano e fondatore dell’agenzia Misna:
     
    R. – La questione sociale è molto forte, in Nigeria. Vi è una costante, iniqua sperequazione tra ricchi e poveri. I ricchi rappresentano l’1 per cento della popolazione: sta di fatto che detengono oltre il 75, qualcuno dice addirittura l’80 per cento della ricchezza nazionale. Dunque, questo episodio di violenza tra gruppi etnici – perché qui non si tratta semplicemente di un contrasto tra cristiani e musulmani, ma di persone che appartengono ad etnie diverse – rappresenta una guerra tra poveri per il controllo della terra … E poi, come al solito, come succede in Nigeria, ci sono poteri più o meno occulti, legati soprattutto alla politica, che gettano benzina sul fuoco. Il dato inquietante è la debolezza del governo centrale di Abuja. Con la morte prematura dell’ex presidente Umaru Yar’adua, adesso c’è una fase di transizione. Attualmente, chi governa è il suo vice, Jonathan Goodluck. La verità è che le prossime presidenziali si svolgeranno nel gennaio 2011 e dunque questo è un momento in cui, purtroppo, la debolezza del governo di Abuja fa sì che vi sia una recrudescenza delle tensioni, delle violenze … Certamente, la questione del denaro, del potere sono tutti elementi che hanno a che fare innanzitutto e soprattutto con questa diatriba.

     
    D. – Quali sono i rapporti tra cristiani e musulmani nella regione?

     
    R. – Non sono sempre stati facili, anche se bisogna stare molto attenti, perché innanzitutto va ricordato che la Nigeria non è una repubblica islamica, ma è una repubblica federale e quindi vi è una confederazione di Stati. L’elemento destabilizzante è legato da una parte a questi fenomeni di jihadismo, di estremismo religioso che non ha a che fare solo con certe frange del musulmanesimo ma anche, purtroppo, con le cosiddette “Independent Churches”. In Nigeria ne contiamo duemila, qualcuno dice addirittura tremila. Chiese cristiane indipendenti, vere e proprie sette che purtroppo, in molti casi, assumono atteggiamenti estremisti, violenti … I vescovi cattolici in questi anni hanno molto insistito sulla formazione, sulla promozione della dottrina sociale, ma certamente è una sfida non facile, non foss’altro perché riuscire a promuovere la dimensione del bene comune in una nazione in cui l’1 per cento della popolazione detiene la stragrande maggioranza della ricchezza nazionale, fa sì che il cammino sia tutto in salita.

     
    D. – Cosa fa la Chiesa locale per favorire la pace e il dialogo?

     
    R. – C’è un impegno soprattutto nella promozione della conoscenza della Dottrina sociale della Chiesa. In questi anni, vi sono state coraggiose prese di posizione nei confronti delle autorità politiche proprio perché rispetto al tema del bene comune e del dialogo interreligioso si facesse il possibile. Anche perché i cristiani – e questo i vescovi l’hanno scritto in più circostanze – “non sono contro nessuno”. Il valore della pace è un valore fondamentalmente evangelico.

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    Ad Haiti, ad oltre sei mesi dal sisma, ancora drammatica la situazione di migliaia di bambini

    ◊   Ad oltre sei mesi dal sisma, che lo scorso 12 gennaio ad Haiti ha provocato almeno 230.000 morti, le macerie ancora imprigionano diverse aree del Paese. Ma le ferite più profonde non sono quelle della mancata ricostruzione. Sono quelle impresse negli sguardi tristi di molti bambini, rimasti orfani e in diversi casi coinvolti in drammatiche forme di schiavitù e nello sfruttamento sessuale. Si tratta di una situazione tragica, come sottolinea, al microfono di Fabio Colagrande, Giori Ferrazzi, responsabile dei progetti ad Haiti di Terre des Hommes:
     
    R. - Assolutamente drammatica. Non ci sono stati molti mutamenti rispetto all’immediato post-terremoto. Allora c’erano i bambini in mezzo alla strada, alla ricerca del ricongiungimento familiare e proprio verso questa direzione si è indirizzato il primo lavoro umanitario fatto dalle organizzazioni in difesa dei diritti dell’infanzia. Immediatamente ci si rese conto, però, che non bastava questo sforzo poiché la maggior parte di questi bambini si trovavano in situazioni di reale abbandono: a volte per la mancanza di un genitore per morte, a volte perché non hanno mai conosciuto uno o tutte e due i genitori. Quindi erano affidati a famiglie nell'ambito di quello strumento culturale in base al quale i bambini rimangono in casa di altre famiglie che li “adottano”. In realtà spesso li usano come “piccoli schiavi domestici”. Ecco quindi che il passaggio è stato immediato, perché era necessario non soltanto denunciare questo abbandono di centinaia di bambini e quindi passare dal momento della denuncia al poter fare qualcosa insieme a loro.

     
    D. - Voi siete molto attivi, come Terre des Hommes, anche per quanto riguarda la protezione dal traffico ed abusi. Quale è la situazione da questo punto di vista?

     
    R. - La definirei molto grave, nel senso che non si è mai interrotto questo traffico neanche nei primissimi giorni dopo il terremoto. Alcuni casi sono finiti sulla stampa e sono ben conosciuti: bambini che venivano trasportati in pullman o in aereo fuori dal Paese senza alcuna autorizzazione e senza alcun permesso. Il tema delicato adesso è quello relativo al fatto che questi bambini vengono dati dagli stessi genitori a quanti promettono loro di offrire un futuro migliore. E questo avviene senza nessuno controllo. Questo vuol dire che questi bambini possono davvero finire in mano a chiunque. La prostituzione infantile nella Repubblica Dominicana è ben conosciuta, ma abbiamo purtroppo potuto trovare anche casi di situazioni ancora più perverse, in cui famiglie adottavano questi bambini per avere degli “oggettini sessuali” direttamente in casa loro. La situazione è molto delicata. Noi collaboriamo direttamente con l’Istituto del benessere sociale qui ad Haiti e con l’Unicef. Soprattutto lavoriamo con quelle strutture haitiane - congregazione religiose nazionali - che hanno creato delle piccole case di accoglienza, degli spazi dove i bambini possono crescere. Pensiamo che siano delle strutture che debbono essere appoggiate e non perché siano dirette all’adozione internazionale, quanto piuttosto perché sono dirette alla protezione di questi bambini in situazione di abbandono. Per questo, per esempio, le Missionarie del Sacro Cuore organizzano tutti i mesi attività di formazione con le famiglie di questi bambini, che accolgono. Li fanno studiare, li alimentano e li proteggono, senza mai abbandonare il legame con la loro famiglia. Crediamo che questa attenzione possa far sì che diminuisca questo traffico, perché il traffico esiste per un’incapacità di gestire i bimbi. Credo, pertanto, che dovremmo fare uno sforzo non soltanto contro i trafficanti, ma anche e soprattutto per una crescita di tutta una cultura haitiana che abbia come centro e come attenzione prioritaria la difesa dei bambini. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Aids, a Vienna la Conferenza mondiale 2010

    ◊   Si è aperta a Vienna la Conferenza mondiale sull’Aids, giunta alla 18.ma edizione. All’incontro partecipano oltre 20 mila delegati per fare il punto sugli aggiornamenti scientifici nel campo della ricerca e sul tema dei diritti umani delle persone affette dal virus. Prende parte alla riunione anche mons. Robert Vitillo, consigliere speciale per l’Aids della Caritas. Sul tema della conferenza ascoltiamo proprio mons. Vitillo intervistato da Amedeo Lomonaco:
     
    R. - Il tema principale della Conferenza di quest’anno è "Rights here, right now" (“Diritti umani e ora”). Si è voluto focalizzare questo appuntamento sui diritti delle persone che vivono con l’Hiv, ma anche dei loro cari, di vedove e vedovi e degli orfani.

     
    D. - A proposito di questo flagello, nell’Europa dell’Est e in Asia centrale si registra un aumento di infezioni da Hiv. Come spiegare questi dati?

     
    R. - Ci sono diverse spiegazioni. Questa è una pandemia complicata: all’inizio della diffusione dell’Aids, i Paesi dell’Europa dell’Est erano isolati, erano sotto il regime comunista. Adesso la situazione è cambiata e c’è molto più interscambio tra i Paesi dell’Est e gli Stati del resto del mondo. C’è poi un altro fattore relativo alla situazione dell’Europa dell’Est, che è quello dell’uso della droga: ci sono molti tossicodipendenti che condividono fra di loro l’uso delle siringhe, quindi con la possibilità di trasmettere l’infezione attraverso questo mezzo.

     
    D. - La Chiesa è in prima linea nell’affrontare la piaga dell’Aids. Questo impegno della Chiesa a quali risultati concreti ha portato?

     
    R. - Ci sono risultati molto positivi. Il Vaticano stima che la Chiesa sia responsabile di circa il 25-26 per cento delle risposte dei servizi, dei programmi per combattere l’Aids. Ci sono risultati molto positivi perché la Chiesa è presente in tutte le parti del mondo e questo, quindi, le permette di aiutare tutte quelle persone che sono isolate, emarginate. Molti governi hanno i loro programmi di risposta all’Aids, ma non riescono ad arrivare nelle zone più lontane ed isolate, mentre la Chiesa è presente e sta rispondendo con i suoi programmi.

     
    D. - E poi la Chiesa indica la strada di un’autentica educazione alla sessualità, una formazione che non prevede costi. A questa gratuità si contrappone l’interesse economico quando si parla di Aids, interessi anche delle case farmaceutiche…

     
    R. – Sì, le case farmaceutiche sono molto importanti proprio perché abbiamo bisogno di questi farmaci antiretrovirali per migliorare le condizioni di vita di questa gente e per prolungare la vita stessa. Dobbiamo però impegnarci - e la Chiesa lo sta facendo - ad incoraggiare le case farmaceutiche ad abbassare i prezzi per consentirne l’uso anche nei Paesi poveri. Per questi Stati non è possibile mantenere o aumentare i prezzi! La Chiesa sta nuovamente incoraggiando le case farmaceutiche e gli stessi governi per arrivare ad abbassare i prezzi e per mantenere i programmi di distribuzione dei medicinali nei Paesi poveri.

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    Si celebra oggi la Giornata internazionale dedicata a Nelson Mandela

    ◊   Si celebra oggi, novantaduesimo compleanno di Nelson Mandela, il “Mandela Day” voluto dall’Onu nel novembre scorso con l’obbiettivo di riaffermare la priorità della lotta al razzismo nell’agenda delle Nazioni Unite. “Non c’è nessuna strada facile per la libertà”, ha scritto il premio Nobel per la pace e primo presidente nero del Sudafrica post-apartheid. Attivista per i diritti umani, condannato all’ergastolo negli anni Sessanta, Mandela rifiutò la scarcerazione in cambio della rinuncia alla lotta armata e fu infine rilasciato nel 1990, sotto la spinta delle pressioni della comunità internazionale. Sul valore di quest’uomo, nominato dall’Onu “eroe del nostro tempo”, Paolo Ondarza ha sentito Giampaolo Calchi Novati, docente di Storia contemporanea dell’Africa all’Università di Pavia.
     
    R. – Sicuramente, il ruolo che ha avuto Nelson Mandela nella fase critica dell’uscita dall’apartheid ne ha fatto veramente un protagonista assoluto. C’è qualcuno che addirittura gli rimprovera di non aver sfruttato fino in fondo l’enorme popolarità che lo circondava per dare qualche spallata in più alla demolizione di un sistema che, al di là del predominio razzista dei bianchi, presentava – e ahimé!, presenta ancora – molte ingiustizie, molte disparità.

     
    D. – La libertà, valore ispiratore della vita di Mandela …

     
    R. – Mandela sapeva che la libertà era stato anche un valore dei boeri, cioè il gruppo bianco maggiormente responsabile della politica razzista in Sudafrica. Tant’è vero che nei primi colloqui che ebbe con i dirigenti bianchi sudafricani, prima della sua liberazione ufficiale, Mandela diceva: “Perché voi boeri, che avete lottato contro l’imperialismo britannico, non capite che questo stesso principio vale nei rapporti tra i bianchi e i neri?”.

     
    D. – Professore, il cristianesimo può in qualche modo avere influenzato il suo impegno per la libertà?

     
    R. – Sì. D’altra parte, molte Chiese sono state durante l’apartheid dei punti di riferimento dei movimenti anti-razzisti e naturalmente in questo contesto si è mosso anche Mandela.

     
    D. – Altro gesto eloquente che dice tanto della statura di Nelson Mandela fu il rifiuto che egli oppose – da carcerato – all’offerta di libertà condizionata, da parte del governo, in cambio della rinuncia alla lotta …

     
    R. – Se si può interpretare politicamente questo gesto di Mandela, è di sfruttare la sua liberazione, che incominciò ad apparire inevitabile anche per la grande eco mediatica che aveva Mandela all’epoca, negli anni Novanta, per farne una chiave di volta per la liberazione del Sudafrica.

     
    D. – Professore, un aspetto che forse apparentemente stride con l’immagine di uomo di pace, fu l’appello di Nelson Mandela alla lotta armata, pur di annientare l’apartheid …

     
    R. – Non dimentichiamo che Gandhi ha lavorato a lungo in Sudafrica. Per molti anni, il Movimento antirazzista si basava sulla non violenza. Quando a Sharpeville ci fu un massacro dei manifestanti totalmente inermi, si ebbe la prova che la polizia era stata addestrata per uccidere, non per disperdere la folla. Fu fatta questa scelta della lotta armata che fu anche applicata, per qualche anno, in territorio Sudafricano; tendenzialmente, il movimento diceva di non voler colpire i civili, di voler colpire soltanto obiettivi militari …

     
    D. – Oggi Mandela ha 92 anni ed ha potuto assistere all’elezione del primo presidente nero degli Stati Uniti. Si può dire che il suo sogno sia stato realizzato?

     
    R. – Certamente, il riferimento ad Obama può essere interessante perché la diaspora afro-americana ha avuto un grande ruolo nella storia africana in generale. Ma il sogno di Mandela sicuramente non riguardava gli Stati Uniti: riguardava il Sudafrica. Da questo punto di vista, la fine dell’apartheid, la fine del razzismo, la fine di una società divisa lungo linee razziali e la creazione di uno Stato unitario, questo obiettivo è stato raggiunto. Nessuno può dire che siano stati risolti i problemi di ingiustizia. Da questo punto di vista, forse la comunità internazionale farebbe bene a fare un po’ di autocritica e vedere come un certo sistema dominante, anche oggi, non tenga molto in considerazione l’elemento universale del messaggio di Mandela: l’elemento di dominazione o di usurpazione finisce per essere pagato dai più deboli.

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    Il Movimento per la Vita chiede di estendere in tutta Italia le culle per la vita

    ◊   Estendere in tutta Italia le culle per la vita che consentono di evitare il dramma dei bambini abbandonati permettendo ad una madre di lasciare il neonato in un luogo sicuro e in totale anonimato. Con questo intento una delegazione del Movimento per la Vita italiano ha incontrato nei giorni scorsi in Senato la commissione Affari Istituzionali e quella per l’Igiene e la Sanità. Ma perché le culle per la vita sono ancora utili oggi? Federico Chiapolino lo ha chiesto a Paola Mancini, segretaria generale del Movimento.
     
    R. – Possono avere una doppia valenza: possono essere strutturalmente un mezzo per impedire a donne disperate di commettere gesti insulsi, come può essere quello di buttare un neonato dalla finestra o nel cassonetto; possono essere quasi un monumento alla vita, ricordando come la vita dell’essere umano sia sacra. Quindi, per questa loro duplice valenza, penso che abbiano un enorme valore. Ma oggi forse la vita dell’uomo non viene valutata come quel meraviglioso dono di Dio.

     
    D. – Recentemente anche il Comune di Roma ha annunciato l’intenzione di aprire culle per la vita. Ma quante sono in Italia e quanto vengono utilizzate?

     
    R. – Quelle che appartengono al Movimento per la vita sono 20, le altre appartengono ad altri organismi sensibili a questa realtà della vita. In effetti, l’uso specifico della culla in sé e per sé, non è ancora una realtà molto diffusa. Non è diffusa sia perché non c’è ancora una conoscenza molto specifica di questa possibilità, sia per la paura di incorrere nel reato di abbandono di minore cui si sta ipotizzando anche di mettere mano. Abbiamo avuto modo in questi ultimi giorni di parlarne nelle commissioni del Senato che ci hanno convocato, proprio perché questa ipotesi potrebbe diventare una soluzione per tante donne disperate. Donne che non conoscendo le possibilità di aiuto loro offerte dal Movimento per la vita, a volte si trovano molto sole e totalmente abbandonate in un momento molto grave della loro esistenza.

     
    D. – Nello specifico, in che consiste il servizio che offrite?

     
    R. – Esistono già dei numeri specifici, come "Sos vita" che è un numero funzionante 24 ore su 24. Poi, in modo quasi capillare nel territorio italiano, ci sono i nostri centri di aiuto alla vita. Si sta proprio ipotizzando l’istituzione di un numero verde nazionale, funzionante costantemente, per dare ad una donna la possibilità, dopo il parto anonimo, di lasciare il proprio bambino.

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    I monasteri tra le mete scelte durante l’estate

    ◊   I monasteri di Vallombrosa, Vitorchiano, Valserena. Sono alcuni dei luoghi dove, specialmente durante il periodo estivo, molti italiani si recano per alcuni giorni in cerca di pace, silenzio e fede. Sono persone adulte o anche giovani che si interrogano sulla propria vocazione. Cosa trovano in questi luoghi? Debora Donnini lo ha chiesto a suor Maria Francesca, trappista del monastero di Valserena, in Toscana.
     
    R. – Quello che trovano è la possibilità di partecipare alla nostra preghiera e di entrare nella liturgia monastica. Questo vuol dire essere a diretto contatto con la Parola di Dio. Altra cosa che trovano è uno spazio di silenzio dentro il quale la persona è posta davanti a se stessa e quindi può, più tranquillamente, lasciar emergere le domande che porta dentro senza magari nemmeno saperlo.

     
    D. – Il desiderio di felicità, che c’è nel cuore di ogni uomo, a volte si cerca nelle cose materiali: nelle vacanze, eccetera … Quello che voi proponete è un amore che ha un volto umano, quello di Gesù Cristo …

     
    R. – Sì, questa, alla fine, è la Persona che viene incontrata. Questo Volto, che è quello del Signore, che è quello che si incontra, tante persone non sanno ancora effettivamente conoscerlo. Tante volte uno viene, incontra una realtà viva dove persone vive hanno vissuto questo incontro e hanno costruito la loro vita su questo; lì uno incontra veramente chi è il Signore. E loro stessi si sentono interpellati in tutta l'umanità. Sono interpellati attraverso la concretezza di una compagnia umana, attraverso la concretezza di un’esperienza fisica di lavoro, perché a volte chi si ferma qui può chiedere anche di poter partecipare al nostro lavoro. Un lavoro estremamente semplice, a volte a contatto con la natura.

     
    D. – Le persone che vengono da voi, quando poi partono trovano questa pienezza, trovano una risposta?

     
    R. – Direi senz’altro di sì. Le persone che vengono da noi incontrano davvero il Signore dentro e nonostante la nostra povertà umana di persone uguali a loro. E proprio realmente fanno l’esperienza – se posso dire – di un miracolo. Credo che sia dovuto tantissimo alla fede di tante persone che vengono qui, magari con esperienze di dolore, croci pesanti, o anche semplicemente la fede di deporre davanti al Signore domande, problemi e dolori, la sofferenza umana … C’è, come sempre, l’esperienza di una risposta, di un venire incontro, di uno spazio nuovo, uno spazio diverso che si apre.

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    A Fiuggi grande attesa per il Family Festival

    ◊   C'è grande attesa per la terza edizione del Fiuggi Family Festival, l’unico festival dedicato alle famiglie italiane, che si aprirà nella cittadina laziale il prossimo 24 luglio: otto giorni per riflettere sul tema “Progetto famiglia: dal sogno alla realtà”attraverso una ricca selezione di pellicole internazionali che illuminano i tanti aspetti dell’essere e del fare famiglia. Di contorno, una serie di attività nelle quali la famiglia è la vera protagonista. Il servizio di Luca Pellegrini:
     
    Non aver paura del cinema, della televisione e, non ultimo, dei videogiochi: il mondo della comunicazione e del divertimento avvicinato con atteggiamento positivo, formativo, responsabile e la famiglia al centro delle attenzioni sia come soggetto sul quale declinare sceneggiature e visioni, sia, ancor più, come referente che utilizza questi incomparabili strumenti e forme artistiche. Il Festival che Fiuggi dedica alla famiglia costituisce per questi motivi un momento unico nel panorama degli eventi internazionali, occasione speciale in cui le famiglie, incontrandosi e riconoscendosi come tali, possono riflettere su come cinema e televisione le raccontano nei loro aspetti, dolorosi e felici che siano, ma anche su come la famiglia stessa fruisca e accolga con senso critico quanto le viene quotidianamente offerto. Un concorso, dunque, alcune anteprime, decine di film sulla e per la famiglia, tra cui il mai uscito in Italia Blindeside – storia vera di un ragazzo afroamericano pieno di problemi adottato da una famiglia bianca che lo asseconda e lo aiuta, portandolo a diventare un campione di football - un laboratorio di videogiochi per insegnare ai piccoli come questo strumento debba diventare passatempo e non padrone del tempo, un convegno su “Internet in famiglia”, mementi di aggregazione e di svago. Ma parlare di cinema per le famiglie potrebbe risultare riduttivo? Lo abbiamo chiesto al direttore artistico del Festival, Alessandro Zaccuri.

     
    R. - Lo sarebbe, se non fosse che in realtà i grandi successi sono tutti film che vanno a richiamare il mercato delle famiglie. Il cinema parla sempre di più di famiglia, anche la stagione del cinema italiano che si sta concludendo è stata una stagione in cui tanti film hanno affrontato il tema della famiglia. Forse il cinema ha perso un po’ la capacità di parlare alla famiglia, di riconoscere cioè nella famiglia il proprio interlocutore. E’ così, nei fatti, ed un po’ meno nelle intenzioni. Un festival come il Fiuggi Family Festival vuole essere un richiamo non soltanto al pubblico per segnalare che esistono buoni film, interessanti, di valore e di valori sulla famiglia, ma vuole essere un richiamo anche per chi il cinema lo fa, lo pensa e lo produce. Questa non è una nicchia ma il mercato.

     
    D. - Direttore, questo è davvero un Festival trasgenerazionale: si rivolge ai bambini e agli adulti…

     
    R. - Il programma cerca di tener presente il pubblico dei giovanissimi e quindi con cartoni e con film adatti a loro. Ma anche il pubblico degli adulti e quindi con retrospettive e con anteprime per tutta la famiglia. E poi anche - e a questo ci teniamo molto - con un concorso internazionale che va a pescare, specialmente in quello che si produce all’estero, film che non soltanto parlano di famiglia, ma lo fanno anche con un linguaggio accessibile davvero a gran parte del pubblico familiare.

     
    D. - Potrebbe essere una provocazione possibile quella di far riflettere sui valori, avvicinandosi criticamente a quel cinema che di valori ne dimostra ben pochi?

     
    R. - Questo potrebbe essere un'evoluzione e secondo me un'evoluzione alla quale bisognerà arrivare. Nel momento in cui il cinema in Italia e all’estero parla così tanto della famiglia e presenta così tanto delle famiglie anche di tipo problematico - questo è un trucco narrativo ben conosciuto, se c’è un problema è più difficile raccontare una storia - è forse necessario confrontarsi, anche attraverso la forma del dibattito e dell’approfondimento. Con questa forma di racconto può essere interessante perché - secondo me - la famiglia deve avere il coraggio di riconoscere che dentro le mura di casa possono nascere i problemi, ma deve anche avere la forza e il coraggio di riconoscere che se un problema nasce in famiglia, la famiglia il più delle volte ha gli strumenti per risolverlo. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Chiesa e Società



    Il cardinale Bertone: "dalla Croce una forza per l'umanità"

    ◊   “Dalla Croce, una forza perenne per l'umanità”. Questo l’invito rivolto ai fedeli dal segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone, durante l’omelia celebrata ieri a Sordevolo in provincia di Biella, in occasione dell’edizione 2010 della sacra rappresentazione della Passione di Cristo. Uno spettacolo unico, che si ripete dal 1816 con cadenza quinquennale, organizzato dall'Associazione Teatro Popolare di Sordevolo. Circa quattrocento dei complessivi mille e trecento abitanti del paesino del biellese, si cimentano in rappresentazioni teatrali e ripropongono la Passione di Cristo nella forma dell'antico teatro popolare. Nella sua omelia, ieri, il porporato ha contestualizzato i due eventi: “la sacra Rappresentazione della Passione trova il suo spirituale compimento nell'Eucaristia che stiamo celebrando, dove Cristo, nel suo mistero di amore, si rende presente”. Il porporato ha inoltre citato l’importanza di due eventi che rendono ancor più significativa l’edizione di quest’anno: l'ostensione della Sacra Sindone a Torino e la visita di Benedetto XVI. E ha riportato le parole del Papa, quando dinanzi alla Sindone esclamò “Passio Christi, passio hominis”, sottolineando che “l'essere umano vive per il fatto che è amato e può amare”. Noi - ha proseguito il cardinale – “esistiamo e possiamo gioire solo perché è un atto di amore assoluto, quello che Cristo ha compiuto per noi, ci ha preceduto e ci accompagna in ogni istante”. “L'invito ad accogliere il Signore — prosegue — che sceglie di venire a noi è proprio il tema della liturgia di questa 16.ma domenica del Tempo per annum. In una tipica scena dell'Antico Testamento, Dio visita Abramo alle Querce di Mamre, nell'ora più calda della giornata. Abramo alza gli occhi, vede tre persone che gli stanno davanti e conversa con loro. Riconosce subito in quei misteriosi personaggi la presenza e la visita di Dio e si rende disponibile, affinché la loro sosta possa essere riposante e dia forza al loro cammino”. L'atteggiamento di Abramo è “un ulteriore richiamo per la nostra vita – ha detto il porporato - non avere paura di accogliere e di servire il Signore quando, anche in modo inaspettato e sorprendente, ci passa accanto”. E seguendo ancora l'itinerario dalle letture della messa il porporato ha sottolineato l'atteggiamento diverso di Marta e di Maria, che accolgono Gesù in cammino verso Gerusalemme. L'una preoccupata di accoglierlo nel modo più degno possibile e l'altra, ai piedi di Gesù per ascoltarlo. Maria, ha sottolineato il cardinale, ha lasciato tutto e si è messa in condizione di ascoltare; Marta si preoccupa solo di accoglierlo. Entrambi atteggiamenti sono positivi ed esprimono, ha detto il porporato, due elementi che si compenetrano: la contemplazione di Maria e l'azione di Marta. “Dal Vangelo — aggiunge — possiamo allora comprendere che la persona umanamente e spiritualmente matura è quella che sa coniugare questi due atteggiamenti, li sa vivere insieme e sa dare il giusto tempo, la giusta misura, il giusto equilibrio a queste due dimensioni, affinché l'una possa arricchire l'altra”. “Se vogliamo vivere fino in fondo, assaporando la vita con quanto ci riserva — ha concluso il cardinale — dobbiamo coniugare questi due atteggiamenti. “Stare ai piedi” di Gesù, il contemplarlo mentre ci spiega il segreto di ogni cosa, da una parte, e dall'altra la degna accoglienza riservata a un ospite di riguardo. (A.D.G.)

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    Corea del Sud: nuova cattedrale per il 100.mo anniversario di un’arcidiocesi

    ◊   Costruire una nuova cattedrale e celebrare un sinodo sull’evangelizzazione tra i giovani e nella società attuale. È l’obiettivo dell’arcidiocesi di Daegu, nella Corea del Sud, che si propone di costruire una chiesa per le celebrazioni del suo primo centenario, che si svolgerà il prossimo anno. Per questo, ha indetto un concorso invitando gli architetti a proporre i loro progetti per il nuovo tempio entro il 17 settembre. Lo ha reso noto l’agenzia Ucanews. Il vescovo ausiliare dell’arcidiocesi, attualmente sede vacante, mons. Thaddeus Cho Hwan-kil, ha spiegato che oltre all’uso religioso, la chiesa svolgerà anche una funzione culturale. L’arcidiocesi spera di completare i lavori della sua seconda cattedrale nel 2014, con un budget di circa 26 milioni di dollari. La nuova cattedrale di Beomeo sostituirà quella attuale, la chiesa di Kyesan di Daegu. Per celebrare il suo 100.mo anniversario, l’arcidiocesi prevede anche di realizzare un sinodo sull’evangelizzazione tra i giovani. Tra l’altro, in occasione del centenario, sarà pubblicato un libro sulla storia dell’arcidiocesi di Daegu, istituita nel 1962, decenni dopo che l’allora vicariato apostolico della Corea era stato diviso nei vicariati apostolici di Seul e Daegu nel 1911. Secondo alcune statistiche, l’arcidiocesi ha 154 parrocchie, 461 sacerdoti e 450.825 fedeli. (A.D.G.)

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    Haiti: incentivare il settore agricolo a sei mesi dal terremoto

    ◊   Promuovere la produzione agricola locale e il suo commercio nelle aree rurali è la priorità di Haiti a sei mesi dal devastante terremoto. L'insufficienza di investimenti nel settore non garantisce la sicurezza alimentare, l'aumento della produzione alimentare locale e le opportunità per generare redditi nelle aree rurali. "Gli interventi in risposta al terremoto sono stati quasi interamente concentrati sull'aspetto urbano della crisi – si legge in una dichiarazione del Coordinatore Capo delle attività di Emergenza e Riabilitazione della Fao ad Haiti – ma la comunità internazionale non deve dimenticare le aree rurali e creare nuove opportunità di lavoro, se si vuole davvero superare gli effetti devastanti che il terremoto ha avuto sul paese". La Fao e il Ministero dell'Agricoltura - riferisce l'Agenzia Fides - hanno distribuito input agricoli a 72 mila famiglie di contadini nelle zone colpite e nelle aree rurali che ospitano i rifugiati in fuga da Port-au-Prince, in tempo per la cruciale stagione primaverile della semina, che conta per il 60% della produzione agricola di Haiti. Questa assistenza ha permesso a 360 mila persone di produrre e consumare il cibo da loro stessi prodotto, vendendo la produzione in eccesso per coprire le spese mediche e per l'istruzione. La Fao e il Ministero dell'Agricoltura sono a capo del gruppo di lavoro per l'agricoltura, un meccanismo di coordinamento dell'Onu che porta avanti le attività di ricostruzione del settore agricolo ad Haiti. Questo gruppo, che comprende oltre 170 organizzazioni non-governative ed internazionali, prevede di fornire ad altre 80 mila famiglie contadine, per la stagione estiva della semina, strumenti agricoli, fertilizzanti, pompe idriche e sementi di alta qualità, che dovrebbero aumentare la produzione agricola locale. L'obiettivo generale del lavoro di ricostruzione effettuato dal gruppo di coordinamento agricolo ad Haiti è di incentivare l'agricoltura urbana e le attività di rimboschimento e di riduzione del rischio di disastri, al fine di creare lavoro nelle zone rurali. (A.D.G.)

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    Scoperta un'opera attribuibile a Caravaggio nel quarto centenario dalla morte dell'artista

    ◊   Un giovane uomo prono su una tavola avvolta dalle fiamme, la bocca aperta in un muto grido, la mano tesa in un gesto estremo: è un’immagine del “Martirio di San Lorenzo”, dipinto impeccabile rinvenuto a Roma, che annuncia la possibile attribuzione a Caravaggio, proprio in occasione dei festeggiamenti del quarto centenario dalla sua morte (18 luglio 1610). Ancora in attesa della garanzia di ufficialità – come si legge sull’Osservatore Romano – l’opera rappresenta l’occasione per analizzare il rapporto dell’artista con i Gesuiti, proprietari del quadro rimasto inedito fino ad oggi, che aprirebbe un nuovo filone di studi su Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio. Il Martirio di San Lorenzo costituisce un chiaro riferimento ai dettami iconografici di matrice gesuita, come il marcato realismo, voluto espressamente dalla compagnia di Gesù per facilitare nei novizi, destinati alle terre di missione, la comprensione del momento del martirio. Intanto, più di ventimila persone hanno partecipato a “La notte di Caravaggio”, conclusasi stamani. La rassegna ha ripercorso idealmente la maturazione artistica del genio di Michelangelo Merisi, con opere esposte in chiese e nei maggiori poli museali romani, tra cui la Galleria Borghese che ha ospitato la “Giugitta” e “Oloferne” e Palazzo Barberini che ha messo in mostra il “Narciso”. (A cura di Alessandra De Gaetano)

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    Spagna: inaugurato a Valencia un eremo dedicato alla Vergine gitana

    ◊   È stato inaugurato ieri il primo eremo dedicato alla patrona dei gitani, la Majarí Calí, costruito nell’impianto della Scuola Madre Petra del Vedat, su iniziativa della sua direttrice, madre Gertrudis Rol, religiosa della congregazione San José della Montagna Madre Abbandonata. La Messa è stata celebrata dall'arcivescovo di Valencia, mons. Carlos Osoro Sierra, nella spianata del centro educativo, e a seguire i devoti della Vergine gitana hanno condotto in processione la sua immagine, copia dell’originale, che è stata installata nella nuova cappella. L’iniziativa - rende noto il Sir - è stata promossa da madre Rol per promuovere il culto della “Majarí Calí”. Madre Rol ha ricordato il suo arrivo 40 anni fa a Torrent, circoscrizione in cui ha sede l’eremo: fu presa a sassate dai gitani quando cercò di insegnare loro a fare la somma sotto un albero. “Vedendo che rispondevamo alle pietre ricambiando affetto, hanno cambiato atteggiamento e ci hanno accolto molto bene”, ha concluso la religiosa. Oggi più di tremila bambini gitani hanno frequentato la scuola "Madre Petra", alla cui costruzione collaborò con un’offerta personale Giovanni Paolo II. Oggi la scuola conta più di duecento alunni e offre anche laboratori ad oltre a 50 giovani tra i 16 e i 30 anni, nei quali imparano diversi mestieri: dal taglio e cucito, a parrucchiere, giardinaggio e meccanica. (A.D.G)

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    Gmg Madrid 2011: da ottobre quattro concerti per promuovere la giornata

    ◊   Far conoscere all’opinione pubblica la Giornata mondiale della Gioventù di Madrid, in programma dal 16 al 21 agosto 2011. È l’obiettivo della convenzione siglata tra il Comitato organizzatore spagnolo e la Fondazione “Excelentia”, che hanno organizzato la rappresentazione di quattro concerti, in programma da ottobre a giugno 2011. È una delle iniziative per promuovere la Gmg e sensibilizzare sulla raccolta di parte del ricavato dalle esibizioni, che sarà devoluto al Fondo di solidarietà, costituito per finanziare la partecipazione di giovani dei Paesi più svantaggiati. I concerti, secondo quanto riferito dal Comitato spagnolo, si terranno nell’auditorium nazionale di Madrid. Nella rosa delle orchestre scelte dal Comitato, quella di Santa Cecilia, la European Royal Ensemble e la Filarmonica Excelentia. La direzione sarà affidata a direttori stranieri come Janos Kovacs, Stephen Layton, Darrell Ang e Cristóbal Soler. Le opere - ricorda il Sir - che saranno suonate provengono dal repertorio classico, come la V sinfonia di Beethoven, il concerto per pianoforte n. 21 di Mozart, e pezzi di Rachmaninov e Handel. Primo appuntamento della kermesse, il 6 ottobre con l’orchestra di Santa Cecilia; a seguire il 9 febbraio, il 29 aprile e infine il 23 giugno. (A.D.G.)

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    Omaggio editoriale cinese per i cento anni dalla nascita della Beata Teresa di Calcutta

    ◊   Pubblicata la versione cinese dell’opera della Beata di Calcutta, “La gioia di amare: una guida per vivere il quotidiano con madre Teresa”. Un omaggio delle edizioni Paoline di Taiwan, che hanno stampato 2.000 copie dell'opera, in vista delle celebrazioni dei cento anni dalla sua nascita, che cadranno il 26 agosto 2010. Huang Su Ling, capo redattrice della casa editrice delle Paoline, la Sapienza spiega: “Vogliamo rilanciare tutte le belle parole di Madre Teresa sulla rete globale perché, come dice la Beata madre Teresa, la migliore evangelizzazione è far sperimentare la gioia dell’amore”. Negli ultimi anni le Paoline hanno pubblicato diverse opere di Madre Teresa in lingua cinese, tra cui: “Come Be My Light - The Private Writings of the ‘Saint of Calcutta’”; “Finding Calcutta”; “Raccolta delle parole di Madre Teresa”. Agnes Ganxhe Bejaxhiu nacque il 26 agosto 1910 a Skopje, in Macedonia (ex-Iugoslavia), da genitori albanesi. Dopo un lungo periodo trascorso nella Congregazione delle Suore di Loreto come insegnante, a Calcutta avvertì una forte chiamata di Dio a lavorare al servizio dei più poveri tra i poveri. Nel 1948 Madre Teresa lasciò le Suore di Loreto e vestì un sari bianco con il bordo azzurro. Nel 1950 - ricorda l'agenzia Fides - venne approvata la Congregazione delle Missionarie della Carità, successivamente, nel 1962, nacque l’ordine dei Fratelli Missionari della Carità; nel 1969 l’Associazione Internazionale dei Collaboratori di Madre Teresa. Nel 1976 Madre Teresa fondò il ramo contemplativo delle Missionarie della Carità, mentre nel 1979 le venne conferito il Premio Nobel per la Pace. Il 5 settembre 1997 Madre Teresa morì all’età di 87 anni. Papa Giovanni Paolo II la proclamò Beata il 19 ottobre 2003. (A.D.G.)

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    Dal Portogallo un francobollo ricorda il pellegrinaggio del Papa a Fatima

    ◊   Commemorare il recente pellegrinaggio a Fatima di Papa Benedetto XVI, durante la sua visita in Portogallo svoltasi dall'11 al 14 maggio scorso. È il senso dell’iniziativa promossa dal Santuario di Fatima, realizzata con la diffusione di una busta con francobollo stampato, frutto del lavoro grafico delle Poste Portoghesi. A spiccare è l'immagine del Pontefice, ritratto in una fotografia ufficiale a braccia aperte, con dietro un’immagine notturna della chiesa della Santissima Trinità. Quest’ultima è stata inaugurata il 12 ottobre 2007 dal Cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, inviato da Benedetto XVI per presiedere le celebrazioni di chiusura dei 90 anni delle apparizioni di Fatima. Il 14 ottobre 2007, attraverso schermi collocati in questo nuovo spazio del Santuario, dopo la celebrazione dell'Eucaristia presieduta dal cardinale Bertone, il Papa aveva salutato da Piazza San Pietro tutti i presenti nel Santuario di Fatima. Il 12 maggio scorso, il Pontefice aveva celebrato nella chiesa della Santissima Trinità i Vespri insieme a sacerdoti, diaconi e seminaristi. Il giorno dopo nello stesso luogo - ricorda l'agenzia Zenit - aveva incontrato le organizzazioni della pastorale sociale. La busta riporta anche un disegno dell'architetto Tombazis, autore della chiesa della Santissima Trinità, in cui sono illustrati, oltre alla nuova chiesa, la Cappellina delle Apparizioni, la Basilica, il Recinto di Preghiera e le case di alloggio del Santuario. La busta sarà anche un mezzo con il quale il Santuario di Fatima farà giungere al Paese e al mondo il ricordo di un pellegrinaggio che, secondo il Rettore del Santuario, padre Virgílio Antunes, si è rivelato di "una bellezza e una commozione estreme", e in cui il messaggio di Fatima ha trovato "un grande araldo, in quanto profezia per la Chiesa e per il mondo della nostra epoca". (A.D.G.)

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    Salesiani per il sociale: servizio civile all’estero per i giovani

    ◊   Un’iniziativa formativa per tutti i ragazzi interessati a svolgere un anno di volontariato oltre confine. La proposta è della Federazione Scs/Cnos – Salesiani per il sociale, che hanno organizzato un’esperienza di servizio civile all’estero: 12 mesi lontano da casa per un’occasione di “crescita significativa, che mette alla prova e arricchisce”, spiegano i responsabili, invitando a “guardare la vita in maniera diversa, rendendola piena di senso e contenuti grazie all’incontro con l’altro”. La Federazione ha progetti in Spagna e nei Paesi in via di sviluppo. I volontari presteranno servizio in centri educativi, scuole, case famiglia e in tutte quelle strutture che operano “salesianamente” per il sostegno ai minori. Si svolgeranno attività di educazione, formazione e animazione e sostegno di ragazzi e giovani in difficoltà. Al volontario viene offerto: vitto e alloggio nel Paese prescelto; una formazione di alcuni giorni in Italia; il rimborso di due viaggi (andata e ritorno); un contributo mensile di 433 euro; un’indennità estero di 15 euro per ogni giorno di servizio prestato. Inoltre, a chi farà il servizio civile all’estero con i Salesiani, sarà regalata la “CartaGiovani”, che offre sconti e vantaggi anche fuori dall’Italia. Per info: www.federazionescs.org. (A.D.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Nuova fiammata di violenze in Iraq: almeno 46 morti in due attacchi kamikaze

    ◊   Nuova ondata di violenze in Iraq, dove si contano almeno 46 morti a seguito di due distinti attacchi kamikaze. Nel mirino delle milizie vicine ad Al Qaeda i paramilitari sunniti che combattono a fianco delle truppe governative. Per saperne di più ascoltiamo il servizio di Marco Guerra:
     
    L’attentatore si è avvicinato in bicicletta è si è fatto esplodere in mezzo al gruppo di miliziani Sahwa, combattenti sunniti filogovernativi, in fila per riscuotere la paga davanti alla base di Balasim a sud est di Baghdad. Il bilancio è una carneficina: almeno 43 morti e 40 feriti. Poche ore dopo un altro attentatore suicida è entrato in azione nella città di Qaim: le tre vittime, anche in questo caso, erano paramilitari sunniti. Sahwa, detta anche Figli dell'Iraq, è una milizia araba sunnita che dalla fine del 2006 combatte Al Qaeda con il sostegno degli Stati Uniti. Dall'ottobre 2008 è sotto controllo iracheno e gli stipendi vengono pagati dal governo a maggioranza sciita. Negli ultime mesi si verificata una preoccupate escalation di attacchi contro questi guerriglieri, che arriva in un momento in cui il numero delle truppe Usa è in costante calo. Dalle elezioni parlamentari del marzo scorso, il Paese sconta anche una fase d’impasse dovuta al vuoto di potere creatosi per la mancanza di un accordo, tra le varie forze politiche, per la formazione di un governo.
     
    Afghanistan
    Ancora violenze in Afghanistan. Un kamikaze in bicicletta si è fatto esplodere nel centro di Kabul uccidendo quattro civili. Vittime anche tra le truppe del contingente internazionale: nelle ultime 48 ore quattro britannici e due americani sono morti in una serie di attacchi in tutto il territorio afghano. Intanto l’Isaf ha reso noto un messaggio del Mullah Omar' “inviato dal Pakistan”. Il leader dei Talebani ordina fra l'altro di ''catturare e di uccidere qualunque donna afghana che collabori con le forze della coalizione''. La nuova fiammata di violenze arriva a due gironi dalla Conferenza internazionale sull’Afghanistan in programma a Kabul, cui prenderanno parte il presidente afghano Hamid Karzai, il segretario di Stato Usa Hillary Clinton, il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon e i ministri degli Esteri di oltre 70 Paesi.
     
    Medio Oriente
    Prosegue la vista in Medio Oriente dell’Alta responsabile della politica estera dell'Unione europea Catherine Ashton. Questa mattina la Ashton ha visitato la Striscia di Gaza mentre ieri ha parlato con i dirigenti dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) in Cisgiordania. In serata parlerà con il premier Benyamin Netanyahu a Gerusalemme. L’esponente dell’Unione Europea non ha in programma alcun incontro con esponenti di Hamas ed ha spiegato di essere interessata a verificare in che modo le nuove misure adottate dal governo israeliano di facilitazione per l'ingresso di merci a Gaza abbiano avuto effetto sulle necessità della popolazione locale. Sul piano politico la Ashton ha auspicato che le divisioni fra i palestinesi possano essere superate e che l'Anp di Abu Mazen riprenda il controllo della Striscia di Gaza.
     
    Marea Nera
    America con il fiato sospeso mentre continuano ad arrivare segnali positivi sul test del nuovo tappo per contenere la fuoriuscita di petrolio dal fondo del Golfo del Messico. La nuova struttura di contenimento sembra tenere ma i tecnici prima di dichiarare il test “riuscito” vogliono essere certi che le modificate condizioni di pressione all'interno del pozzo non provochino altre perdite. Per questo motivo gli gli ingegneri della Bp, dopo un consulto con la squadra di scienziati della Casa Bianca, hanno convenuto di estendere la durata del test di altre 24 ore, che si aggiungono alle oltre 48 conclusesi positivamente.
     
    Cina incidente miniera
    Ennesima strage di lavoratori in una miniera Cinese. Almeno 28 minatori sono morti a seguito di un incendio divampato in una miniera di carbone nella provincia nord-occidentale dello Shaanxi. La polizia ha arrestato il proprietario dell’attività estrattiva. In Cina la mancanza di sicurezza nelle miniere rappresenta un'autentica emergenza nazionale: solo nel 2009 sono morti 2.631 minatori.
     
    Cuba, rilascio prigionieri politici
    Il ministro degli Esteri spagnolo ha annunciato l’arrivo in Spagna per martedì di altri nove prigionieri politici cubani che raggiungeranno gli 11 rilasciati nei giorni scorsi. La liberazione dei due gruppi di dissidenti rientra nell’accordo tra il governo di l’Avana, quello di Madrid e la Chiesa cattolica cubana, che prevede in tutto il rilascio di 52 persone.
     
    Grecia incendi
    I vigili del fuoco sono riusciti a circoscrivere il grande incendio boschivo che da ieri divampa a nordest di Atene, nella regione di Maratona. Finora il fuoco ha devastato migliaia di ettari di bosco e la minaccia delle fiamme non è del tutto scongiurata: centinaia di pompieri restano sul posto coadiuvati dal supporto dei canadair. Allarme incendi anche nel resto Grecia, dove ieri sono stati segnalati circa 80 roghi. Il caldo e le temperature torride stanno facendo rivivere gli spettri del 2007 quando 70 persone morirono a causa di un'ondata di incendi in tutto il Paese.
     
    Spagna, incidente al Tibitabo
    Tragedia al parco divertimenti “Tibitabo” di Barcellona. Una quindicenne è morta e altre due coetanee hanno riportato lesioni gravi per un incidente, per cause ancora da accertare, accaduto nella serata di ieri all’attrazione 'El Pendulo', alta 38 metri. Secondo i media spagnoli che citano la presidente del Tibidabo, Sara Jaurrieta, la struttura inaugurata nel 2006 aveva superato la completa revisione effettuata lo scorso 9 giugno da una impresa esterna. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 199

     E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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