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Sommario del 16/07/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il cardinale Cordes porta ad Haiti gli aiuti del Papa per i terremotati
  • La Chiesa festeggia la Beata Vergine del Carmelo
  • Nomine
  • Soddisfazione nella Chiesa per le modifiche alle "Norme sui delitti più gravi"
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Argentina: Paese più diviso dopo la legge che introduce le unioni gay
  • Congo: migliaia di persone in fuga per i combattimenti nel Nord Kivu
  • Cina-Germania: Angela Merkel rilancia i rapporti con Pechino
  • Presentato a Roma “Il diario di Bobby Sands. Storia di un ragazzo irlandese”
  • Otto milioni di poveri in Italia. Le Acli: aiutare di più la famiglia
  • Notte di Caravaggio a Roma per ricordare i 400 anni dalla morte del grande artista
  • Chiesa e Società

  • Pakistan: a Faisalabad, cristiani in fuga dalle violenze degli estremisti islamici
  • Iraq: a Kirkuk ordinati due sacerdoti e quattro diaconi
  • Associazione Rondine: primo risultato in Azerbaijan per il "viaggio di amicizia" nel Caucaso
  • Uganda: domenica, in tutte le chiese, speciali preghiere per le vittime degli attentati dell’11 luglio
  • Haiti: a causa della fame, in aumento la prostituzione dei minorenni
  • All’Onu la questione del riconoscimento dell’acqua come diritto fondamentale
  • Messaggio di Ban Ki-moon per il primo "Nelson Mandela Day"
  • Sudafrica: dopo i Mondiali il cardinale Napier invoca la trasformazione del Paese
  • "Africa-Italia: scenari migratori": è il titolo del nuovo rapporto di Caritas-Migrantes
  • Terra Santa: avanzano i lavori per gli alloggi che ospiteranno le famiglie arabe cristiane
  • Nuovo appello dei vescovi statunitensi sulla questione immigratoria
  • Messico: emergenza per i bambini della comunità di Monte Albán
  • Cristiani espulsi dal Marocco: l’europarlamentare Mauro chiede l'intervento dell’Ue
  • Francia: al via i preparativi per il 40.mo Congresso ecumenico internazionale
  • Italia: a Sordevolo la sacra rappresentazione della "Passione", presente il cardinale Bertone
  • Camaldoli: dal 25 luglio al 7 agosto le Settimane teologiche della Fuci
  • 24 Ore nel Mondo

  • Una trentina di morti nell’incendio in un albergo nel nord dell’Iraq
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il cardinale Cordes porta ad Haiti gli aiuti del Papa per i terremotati

    ◊   Il presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum e della Fondazione Populorum Progressio, il cardinale Paul Josef Cordes, si recherà il prossimo 22 luglio ad Haiti, dove, a nome del Santo Padre, consegnerà un primo dono di 250.000 dollari per dare inizio al progetto di ricostruzione della scuola Saint François de Sales di Port-au-Prince, distrutta dal sisma del 12 gennaio scorso. Lo riferisce un comunicato di Cor Unum. Il porporato porterà inoltre un’offerta, sempre a nome del Santo Padre, destinata a Caritas Haiti. La visita avviene nel contesto della riunione annuale del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Populorum Progressio che avrà luogo dal 20 al 23 luglio a Santo Domingo, nella Repubblica Dominicana, presso la Casa arcidiocesana “María de la Altagracia” al fine di deliberare il finanziamento di progetti in favore delle comunità indigene, meticcie ed afroamericane contadine dell'America Latina e dei Caraibi. Si tratta della prima occasione in cui il Consiglio di Amministrazione tiene la propria riunione annuale in un Paese dei Caraibi, zona geografica ove vi sono importanti nuclei di popolazioni afroamericane e contadine. La tradizione di celebrare tali riunioni nei vari Paesi dell’America Latina – riferisce il comunicato - consente di venire in diretto contatto con la realtà concreta delle varie aree del continente e, nel contempo, di far conoscere le attività della Fondazione presso le Chiese particolari. Il 20 luglio si terrà una solenne celebrazione nella Cattedrale di Santo Domingo, presieduta dal cardinale Nicolás de Jesús López, arcivescovo di Santo Domingo e il 21 una celebrazione eucaristica presieduta da mons. Taveira, nella Parrocchia di Santa Mónica dei Padri Agostiniani. Nel corso della riunione, si svolgerà inoltre una conferenza stampa con i rappresentanti dei mezzi di comunicazione, allo scopo di illustrare l’impegno della Fondazione. Giovedì 22 luglio avrà quindi luogo la visita ad Haiti dove la Fondazione finanzia ogni anno un grande numero di progetti, che era già in programma prima del terremoto che ha colpito il Paese nel mese di gennaio scorso. La delegazione visiterà i campi degli sfollati, gestiti dalla Chiesa cattolica e in uno di essi avrà luogo una celebrazione eucaristica, insieme alla Chiesa in Haiti. Nel pomeriggio, presso la sede della nunziatura apostolica, è prevista una riunione con i rappresentanti delle organizzazioni umanitarie presenti nel Paese, insieme ad una visita alla sede della Caritas nazionale. Quest’anno – ricorda infine il comunicato di Cor Unum - sono stati presentati 230 progetti, dislocati in 20 diversi Paesi, volti a rispondere alle necessità di vari settori: produzione (agricoltura e allevamento, artigianato, microimprese); infrastrutture comunitarie (acqua potabile, latrine, saloni comunitari); educazione (formazione, attrezzature scolastiche, pubblicazioni); sanità (campagne di prevenzione, attrezzature mediche per dispensari); edilizia (centri educativi e sanitari). Il numero dei progetti presentati per Paese è il seguente: Brasile (57), Colombia (41), Perù (21), Haiti (20), Ecuador (19), El Salvador (13), Bolivia (8), Guatemala (8), Cile (7), Argentina (6), Repubblica Dominicana (6), Costa Rica (4), Messico (4), Paraguay (4), Uruguay (3), Venezuela (3), Cuba (2), Panama (2), Antille (1) e Nicaragua (1).

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    La Chiesa festeggia la Beata Vergine del Carmelo

    ◊   Il 16 luglio di 759 anni fa, il primo priore generale dell’Ordine carmelitano, il beato Simone Stock, ebbe la visione della Vergine che, sostenendo Gesù in braccio, gli porgeva lo “scapolare”. Da allora, questa data e quel simbolo sono celebrati con intensa partecipazione da tutti i consacrati e i laici appartenenti all’antica famiglia del Carmelo. Parlando in passato del carisma carmelitano, Benedetto XVI ha riflettuto sulle virtù mariane che gli appartenenti all’Ordine hanno sempre preso a modello, a partire da colui che venerano come loro Patriarca, il profeta Elia. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    (canto "Tota Pulchra")
     
    La visione di un fondatore religioso, e prima ancora la venerazione di un gruppo di eremiti, e ancor prima la visione di un grande profeta d’Israele. Corrono più di duemila e cento anni – nove secoli prima di Cristo e dodici dopo – tra il primo e l’ultimo evento soprannaturale che hanno fatto la storia del vincolo che lega gli uomini alla Vergine del Monte Carmelo. Dalle pendici di quella che in realtà è una verde catena montuosa, tra il golfo di Haifa e la pianura di Esdrelon, alta meno di 600 metri, il profeta Elia colse nella nube che portava dalla terra al monte la pioggia, e con essa la promessa della fine della siccità per Israele, la venuta della Vergine. Poi, dopo l’affermazione del cristianesimo, furono gli eremiti che su quella collina e sulle orme di Elia continuavano la tradizione dell’ascesi e della preghiera a definirsi “Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo”, cui dedicarono una cappella. Infine, costituitisi in forma di Ordine religioso approvato dal Papa, i monaci Carmelitani vivono con il prodigio del 16 luglio 1251 il loro straordinario contatto col cielo: quel giorno, attorniata dagli angeli, la Vergine appare al primo priore dell’Ordine, il Beato Simone Stock, e gli consegna lo “scapolare”. Per secoli, dunque, ha spiegato Benedetto XVI il 16 luglio di quattro anni fa:
     
    “I Carmelitani hanno diffuso nel popolo cristiano la devozione alla Beata Vergine del Monte Carmelo, additandola come modello di preghiera, di contemplazione e di dedizione a Dio. Maria, infatti, per prima e in modo insuperabile, ha creduto e sperimentato che Gesù, Verbo incarnato, è il culmine, la vetta dell'incontro dell'uomo con Dio. Accogliendone pienamente la Parola, è ‘giunta felicemente alla santa montagna’, e vive per sempre, in anima e corpo, con il Signore”.

     
    Nel Prologo della Regola si legge che i Carmelitani vogliono "seguire e servire il Signore Gesù con fedeltà e purezza”. Purezza che i religiosi videro perfettamente incarnata, e quindi imitabile, nella Madre di Gesù:
     
    "Maria ancora una volta ci stupisce; il suo cuore è limpido, totalmente aperto alla luce di Dio; la sua anima è senza peccato, non appesantita dall’orgoglio e dall’egoismo (...) Maria riconosce la grandezza di Dio. Questo è il primo indispensabile sentimento della fede; il sentimento che dà sicurezza all’umana creatura e la libera dalla paura, pur in mezzo alle bufere della storia". (1 giugno 2008)
     
    Ma questo “sentimento di sicurezza” è sempre a rischio a causa della fragilità umana. Per questo, la spiritualità carmelitana costruisce la propria strada verso il cielo nel quale fu rapito il suo Patriarca Elia dando risalto all’altra virtù mariana della fedeltà:
     
    “Maria vive la sua costante ascesa (…) aderendo pienamente, anche nel momento dell’oscurità e della sofferenza, al progetto d’amore di Dio e alimentando nel cuore l’abbandono totale nelle mani del Signore, così da essere paradigma per la fede della Chiesa. Tutta la vita è un'ascensione, tutta la vita è meditazione, obbedienza, fiducia e speranza anche nell'oscurità”. (15 agosto 2009)
     
    Fianchi cinti “col cingolo della castità”, petto reso forte da “pensieri santi” e rivestito con la “corazza della giustizia”. E davanti, sempre proteso, lo “scudo della fede”. Le metafore medievali che cadenzano la Regola carmelitana accompagnano da centinaia d’anni i figli del Carmelo di tutto il mondo. Benedetto XVI lo sottolineò quando, nel 2007, scrisse ai membri dell’Ordine che celebravano gli otto secoli della “Formula vitae”. Un augurio che, ripetutamente e in ogni circostanza, il Papa rivolge ai fedeli di tutto il mondo quando li sollecita a conformarsi alla vita della Madonna:
     
    "Portiamo in noi i medesimi sentimenti di lode e di ringraziamento di Maria verso il Signore, la sua fede e la sua speranza, il suo docile abbandono nelle mani della Provvidenza divina. Imitiamo il suo esempio di disponibilità e generosità nel servire i fratelli. Solo, infatti, accogliendo l’amore di Dio e facendo della nostra esistenza un servizio disinteressato e generoso al prossimo, potremo elevare con gioia un canto di lode al Signore". (1 giugno 2008)

    (canto "Tota Pulchra")

    In questa giornata di festa e di preghiera per l’Ordine del Carmelo, Tiziana Campisi ha chiesto a padre Giuseppe Midili, religioso carmelitano e parroco di Santa Maria del Carmelo di Roma, in che modo la spiritualità carmelitana ha sviluppato la devozione alla Vergine:
     
    R. - I carmelitani si ispirano al profeta Elia come modello biblico dell’orante, che si mette in ascolto di Dio, che è capace di ritirarsi sull’Oreb, sul monte; si mettono alla sequela di Cristo, così come ha fatto Maria. In qualche modo, quindi, creano un ponte tra quella che è la tradizione dell’Antico Testamento - ad imitazione, appunto, de profeta Elia - e quella che è la tradizione del Nuovo Testamento, con Maria come prima discepola del Cristo. L’immagine di Maria è l’immagine della prima discepola: è Colei che per prima ha seguito il Cristo e ha insegnato agli altri a fare altrettanto. Pensiamo all’episodio della Pentecoste, in cui si dice che lo Spirito scende sugli apostoli e, insieme a loro, su Maria.

     
    D. - Dunque un titolo molto ricco quello del Carmelo. Come sintetizzarlo oggi e come viverlo?

     
    R. - La sintesi è certamente questa esperienza di contemplazione del Volto di Dio e, quindi, un cammino di preghiera, un cammino biblico di preghiera e una lettura della Scrittura come fonte cui attingere per la propria vita spirituale, secondo proprio quella che era la tradizione sul Monte Carmelo: una preghiera, quindi, che ha come modello Maria, imitazione di Maria, imitazione delle sue virtù. C’è poi la capacità di essere accanto alle persone; la capacità di leggere i segni che la società pian piano ci manda e, quindi, leggere i segni dei tempi, ed essere poi in grado di rispondere a quella che è la richiesta dell’oggi.

     
    D. - Non si può non parlare dei carmelitani e della Madonna del Carmelo senza citare lo “scapolare”…

     
    R. - Lo scapolare è la sintesi - diciamo - dell’abito che i carmelitani indossano: per rendere partecipi tutti i battezzati di quei benefici che la Chiesa ha concesso all’Ordine Carmelitano si indossano due pezzettini di stoffa marrone, tenuti insieme da due cordicelle, si porta una parte sul petto ed una parte sulle spalle, poggiando sulle scapole i due nastri che tengono i due pezzettini di stoffa e da qui il nome di “scapolare”. Lo scapolare significa consacrazione a Maria, alla luce del Battesimo. La prima consacrazione del cristiano è la consacrazione battesimale e lo scapolare è un richiamo continuo a quell’esperienza di salvezza che arriva attraverso il battesimo. Un modo, quindi, per ricordarci continuamente che siamo stati salvati attraverso il Battesimo, siamo stati immersi nella morte e nella resurrezione del Cristo e Maria, Madre del Salvatore, ci è accanto mentre noi ci impegniamo quotidianamente a vivere il Vangelo.

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    Nomine

    ◊   Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Eparchia di Rajkot dei Siro-malabaresi (India) presentata da mons. Gregory Karotemprel, della Congregazione Carmelites of Mary Immaculate, per raggiunti limiti di età. Il Papa ha nominato vescovo eparchiale di Rajkot dei Siro-malabaresi padre José Chittooparambil, anch’egli della Congregazione Carmelites of Mary Immaculate, finora superiore della St. Xavier’s Province di Rajkot. Padre José Chittooparambil è nato il 10 dicembre 1954 a Neeleswaram presso Ernakulam (Kerala-India). Ha emesso i primi voti nella Congregazione Carmelites of Mary Immaculate (C.M.I.) il 5 giugno 1977 ed è stato ordinato sacerdote l’8 maggio 1985. Ha compiuto gli studi di filosofia e teologia al Dharamaram Vidya Kshetram, Bangalore. Ha conseguito un Masters in Social Works all’Università "Mahama Gandhi" del Kerala. Dopo l’ordinazione, è stato nominato responsabile dei centri missionari nella Eparchia di Rajkot. Dal 1992 al 1994 è stato amministratore del Centro di Formazione a Poornodaya in Bhopal. Ha lavorato nel Centro di Dialogo inter-religioso a Naikattechi in Gujarat. È stato responsabile del Dipartimento per le Opere Sociali della Eparchia di Rajkot. Dal 1994 al 2008 ha ricoperto i seguenti incarichi nel Nord dell’India: membro del Comitato di selezione dei progetti della Caritas India in Nuova Delhi; procuratore del Western Region Social Service Forum in Mumbai; caporedattore della rivista Third Millennium; consultore eparchiale di Rajkot. Dal 2008 è superiore della St. Xavier’s Province di Rajkot. Conosce Malayalam Inglese, Hindi e Gujarati.

    Benedetto XVI ha accettato la rinuncia all'ufficio di ausiliare della Diocesi di Pyay (Myanmar), presentata da mons. Gregory Taik Maung, vescovo titolare di Bocconia, in conformità ai canoni 411 e 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

    Il Papa ha nominato vescovo della Diocesi di Ikot Ekpene (Nigeria) il rev.do Camillus Raymond Umoh, professore al Catholic Institute of West Africa a Port Harcourt. Il rev. Camillus Raymond Umoh, è nato il 18 luglio 1956 in Nto Iblam, Okon Clan, Essien Udim L.G.A., AKWA Ibon State, Diocesi di Ikot Ekpene. Dopo le scuole primarie (St. Mary’s School a Ikot Utim e St. Michael School a Midim-Abak), dal 1971 al 1975 ha frequentato il Seminario Minore Queen of Apostles. Ha completato gli studi di Filosofia al Seminario Maggiore St. Joseph di Ikot Ekpene (1976-1980) e quelli di Teologia al Bigard Memorial Seminary, Enugu (1980-1984). È stato ordinato sacerdote il 7 luglio 1984, incardinato nella Diocesi di Ikot Ekpene. Dopo la sua Ordinazione ha svolto i seguenti Uffici: 1984 - 1986: vicario parrocchiale presso la St. John’s Parish, Abak; 1986-1988: parroco a St. Alban’s, Inen; 1988-1991:Master in Teologia Biblica al Catholic Institute of West Africa (C.I.W.A.); 1991-1993: segretario del vescovo a Ikot Ekpene; 1993-1999: studi per il Dottorato in Sacra Scrittura presso l’Institute for Philosophy and Theology dell’Hochschule Sankt Georgen Frankfurt, in Germania; dal 2000: professore di Sacra Scrittura al Catholic Institute of West Africa, a Port Harcourt.

    Il Santo Padre ha nominato ordinario militare in Corea, il padre francescano Francis Xavier Yu Soo-il, vicario nella casa di formazione dell’Ordinje dei Frati Minori a Seoul. Padre Francis Xavier Yu Soo-il è nato a Nonsan, Diocesi di Daejon, il 23 marzo 1945. Ha frequentato l’Università civile di Seoul, conseguendo la laurea in Educazione, ed un "Master" in Teologia Spirituale presso la St. Bonaventure University, U.S.A. Nel 1973 è entrato nell’Ordine dei Frati Minori; ha compiuto gli studi di preparazione al sacerdozio nel Seminario Maggiore di Seoul e, dopo aver emesso i voti perpetui nel 1979, il 25 febbraio del 1980 è stato ordinato sacerdote. È stato vicario parrocchiale a Syryundong, Diocesi di Suwon, parroco di Chilam-dong, Diocesi di Masan, ministro provinciale dell’Ordine (1991-1997), presidente dell’Unione dei Superiori Maggiori di Corea (1993-1995), consigliere generale dell’Ordine a Roma (1997-2003). Assistente spirituale e guardiano della Comunità O.F.M. a Seoul (dal 2006).

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    Soddisfazione nella Chiesa per le modifiche alle "Norme sui delitti più gravi"

    ◊   Commenti molto positivi sono giunti dalle Conferenze episcopali di tutto il mondo in seguito alla pubblicazione, ieri, delle modifiche alle "Norme sui delitti più gravi" compiuti contro i Sacramenti dell’Eucaristia e della Penitenza e nei casi di abusi sessuali commessi da esponenti del clero, la cui competenza è riservata alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Ce ne parla Sergio Centofanti:
     
    I vescovi degli Stati Uniti salutano con soddisfazione l’aggiornamento delle “Norme sui delitti più gravi” riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Il presidente della Commissione episcopale per la protezione dei bambini, mons. Blaise Cupich, vescovo di Spokane, parla di un positivo “passo avanti” nella lotta contro il "terribile crimine" degli abusi sui minori. Si tratta di una modifica "incoraggiante”, scrive il presule, ricordando il sostegno dato dalla Santa Sede ai vescovi americani quando approvarono nel 2002 le Norme essenziali sulle denunce degli abusi. Particolare apprezzamento viene espresso per il giro di vite contro gli abusi commessi su persone disabili. “L’adozione di queste modifiche – conclude mons. Cupich - rafforza la nostra determinazione a fare il possibile per assicurare la protezione e la sicurezza dei bambini soprattutto nella Chiesa”.

     
    Un segnale forte, un segnale chiaro: questo è il commento di mons. Robert Zollitsch, presidente della Conferenza episcopale tedesca. Il presule si è detto “riconoscente” per l’aggiornamento della precedente normativa che prevede procedure più rapide, l’aumento a 20 anni dei termini di prescrizione per i reati di pedofilia, con possibili ulteriori deroghe, l’introduzione del delitto di pedopornografia. “In particolare”, ha osservato mons. Zollitsch, citato dal Sir, “condivido il fatto che, sullo sfondo dei casi di abuso sessuale nei confronti di bambini e giovani, con cui anche la Chiesa in Germania si trova a confrontarsi, la Congregazione dia un segnale chiaro per un'informazione senza riserve e la punizione di simili delitti”. Le nuove norme – ha affermato - rappresentano “una testimonianza univoca a favore delle vittime”.

     
    Esprime soddisfazione anche mons. Felix Gmür, segretario generale della Conferenza episcopale svizzera: con queste modifiche – ha rilevato – ci sentiamo sostenuti nei nostri sforzi “per combattere in modo deciso tutte le forme di aggressione sessuale”. “In particolare – ha aggiunto - i vescovi svizzeri valutano positivamente la proroga dei termini di prescrizione da dieci a venti anni in caso di violenza sessuale nei confronti di bambini e la condanna coerente della pedopornografia”. Il presule ricorda quindi che anche la Conferenza episcopale svizzera nella plenaria dello scorso giugno, ha inasprito le direttive su questa materia. "La violenza sessuale – ha concluso - è un delitto e la violenza sessuale contro i bambini è un delitto particolarmente esecrabile”.

     
    Un commento molto positivo è stato espresso anche da mons. Donald Wuerl, arcivescovo di Washington e presidente della Commissione episcopale per la Dottrina. In una nota, il presule si sofferma in particolare sull’attentata ordinazione delle donne, inserita nell’elenco dei delitti più gravi riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede.“Il chiarimento vaticano circa la gravità dei delitti contro il Sacramento dell’Ordine è benvenuto”, afferma il presule, ricordando che “la Chiesa cattolica ha sempre insegnato, sin dalle sue origini, che l’ordinazione sacerdotale è riservata ai soli uomini, un fatto che non può cambiare nonostante il cambiamento dei tempi”. Questo - puntualizza mons. Wuerl - non toglie nulla al “ruolo fondamentale da sempre svolto dalle donne nella vita della Chiesa” e alla loro “straordinaria generosità”. “Oggi le donne svolgono il loro servizio ecclesiale in posizioni di responsabilità a tutti i livelli” e “la gratitudine della Chiesa verso di esse non può essere mai sottolineata abbastanza. La loro attività e partecipazione – conclude l’arcivescovo di Washington - fa della Chiesa cattolica la potente forza per il bene e per la santità che è oggi”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La missione della scuola cattolica: nell’informazione vaticana, il discorso inedito pronunciato il 12 febbraio 1955 dall'arcivescovo Giovanni Battista Montini, al termine della visita al Collegio San Carlo di Milano, ora pubblicato nel volumetto “L’estasi e il terrore di essere eletto” a cura di padre Leonardo Sapienza.

    Nell’informazione religiosa, l’allarme della Chiesa in Argentina dopo il sì del Senato ai matrimoni omosessuali.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, l’economia: il Congresso statunitense approva la riforma di Wall Street.

    In cultura, stralci dal libro di Ernesto Galli della Loggia “Tre giorni nella storia d'Italia”, in cui sono analizzati il 22 ottobre 1922, il 18 aprile 1948 e il 27 marzo 1994.

    Marcello Celestini sul segno di Babinski nelle raffigurazioni del Bambino Gesù.

    Sui mondiali di calcio in Sud Africa appena conclusi, articoli di Sandro Mazzola ed Enrico Reggiani.

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    Oggi in Primo Piano



    Argentina: Paese più diviso dopo la legge che introduce le unioni gay

    ◊   In Argentina, il voto di mercoledì scorso con cui il Senato ha sancito la legalità delle unioni gay, parificate in tutto e per tutto nei doveri e nei diritti al matrimonio, ha fatto salire la tensione politica. Nei giorni scorsi migliaia di persone erano scese in piazza in tutto il Paese a difesa della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Ce ne parla Luis Badilla.
     
    Dopo il voto che ha dato il via libera alle unioni omosessuali, primo Paese dell’America del Sud, l’Argentina appare più spaccata di prima e tutto fra presagire una lunga battaglia legale sulla costituzionalità della nuova normativa. Guillermo Cartasso, consulente laico dell'Episcopato argentino, ha osservato che questa legge "oltre a colpire gravemente i rapporti di filiazione, nega ai bambini il proprio diritto all'identità e nega loro di avere una madre e un padre". Cartasso ha affermato che "Il Senato ha dato il medesimo trattamento a realtà sostanzialmente differenti e che sono diverse non per volere dell'uomo o della cultura bensì della natura e della volontà di Dio". "Questa decisione, formalmente democratica – ha aggiunto - calpesta delle verità naturali che non dipendono da maggioranze o minoranze”. Il consulente della Conferenza episcopale ha quindi concluso: "Ora siamo davanti ad una frattura sociale che non risolve nessun problema; anzi, ne aggiunge di nuovi, tra cui dubbi di carattere costituzionale oltre a quelli riguardanti i diritti e la protezione dell'infanzia". Intanto l'arcivescovo di San Juan, mons. Alfonso Delgado, osserva che "questa legge non ha la legittimità sociale necessaria"(...) "e provoca un grave danno al bene sociale". A suo avviso i legislatori hanno preferito "rispettare il volere della minoranza e non quello della maggioranza". Mons. Alfonso Delgado ritiene che alla fine la famiglia "è più forte e saprà difendersi da maggioranze transitorie, raggiunte a volte, con delle coscienze sottomesse". Per la cronaca è da registrare che il "sì" è passato con uno scarto di 6 voti su un totale di 63 votanti dei 72 membri del Senato. Tre senatori, tra cui due ex presidenti della Repubblica, si sono assentati al momento del voto e altri due, che avevano annunciato il voto contrario alle unioni gay, erano in viaggio in Cina quali membri di una delegazione presidenziale. Il presidente del Senato, che era apertamente contrario alla legge, non ha potuto votare perché svolgeva le funzioni di capo di Stato ad interim in assenza della signora Cristina Fernández de Kirchner, che si trova a Pechino. Da notare, inoltre, il rifiuto di due proposte: la prima, quella di consentire di votare secondo coscienza e non per ordine di Partito. Il diritto all’obiezione di coscienza, proposta della senatrice Liliana Negre, è stata definita da un collega degna di uno “Stato totalitario”. Seconda proposta, rifiutata subito senza nessuna discussione, quella di approvare unioni civili senza diritto alla fecondazione assistita e alle adozioni di bambini. Da ricordare infine, come si legge sulla stampa argentina, che due dei tre senatori che poi si sono astenuti avevano annunciato inizialmente un voto contrario alla legge. Altri senatori, contrari alle unioni gay, ritenendo ininfluente il loro voto, hanno preferito andare al bar durante l’importante votazione. E’ chiaro, dunque, che se non si fossero registrate tutte queste singolari coincidenze il progetto di legge avrebbe avuto un altro destino.

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    Congo: migliaia di persone in fuga per i combattimenti nel Nord Kivu

    ◊   Migliaia le persone in fuga dal cuore della Repubblica Democratica del Congo. Una tragedia legata agli scontri che devastano il Paese africano. All’inizio della settimana è stato l’Onu a segnalare 70mila persone costrette ad abbandonare la regione del Nord Kivu a causa dei combattimenti tra le truppe governative e i ribelli dell’Esercito nazionale di liberazione dell’Uganda, gli stessi entrati in azione anche ieri nella parte orientale del Congo. Una ventina i morti. “Troppi gli interessi in gioco, bisognerebbe creare una nuova mentalità nella classe dirigente”. E’ quanto testimonia un padre missionario di Kinshasa che per ragioni di sicurezza ha chiesto di rimanere anonimo. L’intervista è di Gabriella Ceraso:
     
    R. – Ci sono dei momenti di speranza, però ci sono tantissimi altri momenti lunghi di disperazione, perché le cose si complicano. L’Est del Paese, pacificato diverse volte attraverso riunioni, interventi – c’è l’Onu! – per noi è un nido di guerre che non finiranno mai, perché c’è tanta ricchezza. E queste ricchezze fanno gola a tutti, anche con mezzi poco leciti. Noi speravamo che il Congo si sarebbe rimesso in ordine dopo le elezioni, ma dopo tre anni, con il presidente che fa del suo meglio, il problema non è risolto. I congolesi sono talmente sfiduciati che non hanno neanche più la speranza!

     
    D. – Lei diceva che il problema è un problema economico: c’è tanta ricchezza in questo Paese però la popolazione non la vede, nonostante gli sforzi internazionali...

     
    R. – Io credo che i discorsi internazionali, nonostante tutto quello che si possa dire, non sono cose – a mio avviso – serie. Ci sono commerci illeciti in Congo che sono conosciuti, ma che sono l’unico modo per accontentare gli uni e gli altri, ad eccezione del popolo che sta soffrendo e che non ha i mezzi per dire: “No, basta!”. Nelle periferie come la nostra, il 40 per cento dei ragazzi non va più a scuola e all’età di 15-16 anni entrano in questi piccoli gruppi di piccoli ribelli che sono feroci! Di notte escono con i machete per rubare … Le possibilità di lavoro non ce ne sono più! Le fabbriche sono rarissime e i cinesi che hanno incominciato a lavorare nei grandi cantieri dello Stato, usano pochissimo personale africano …

     
    D. – Come lavorare per il futuro, in una realtà così complessa?

     
    R. – Bisogna aiutare il governo a prendere coscienza che la politica dev’essere al servizio del popolo e non soltanto al servizio delle proprie tasche. Poi, bisogna cambiare stile di vita. per la gente bisognerebbe creare posti di lavoro: qui anche il più povero se va all’ospedale deve pagarsi tutte le medicine per il suo bambino. E quindi, spesso aspettano finché il bambino non è morto e poi vanno a seppellirlo: costa meno che andare all’ospedale.

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    Cina-Germania: Angela Merkel rilancia i rapporti con Pechino

    ◊   “Facilitare l’accesso delle industrie tedesche in Cina”. E' l'obiettivo indicato dal cancelliere tedesco, Angela Merkel, in occasione dell'incontro oggi a Pechino con il premier cinese Wen Jiabao. L’incontro è destinato a concludersi con la firma di diversi accordi bilaterali, che potrebbero portare alla nascita di un’ampia partnership strategica tra i due Paesi. Salvatore Sabatino ha chiesto a Mario Deaglio, docente di Economia Internazionale presso l’Università di Torino, se si possa parlare di un’ulteriore conferma dello spostamento dell’asse economico mondiale verso oriente. Ascoltiamo:
     
    R. – Direi di sì. Bisogna tener conto che questo incontro avviene pochi mesi dopo che la Cina ha superato la Germania come principale esportatore mondiale. Quindi abbiamo i due primi esportatori mondiali che si metteranno d’accordo su una serie di brevetti settoriali importanti, i quali da soli direi che fanno almeno un quarto del commercio mondiale. Questa è una novità rispetto agli ultimi anni. L’ascesa della Cina è stata assolutamente meteorica: ancora nel 2005 – quindi, cinque anni fa – le esportazioni cinesi erano circa la metà di quelle attuali.

     
    D. – Questi accordi che tipo di conseguenze avranno sugli equilibri interni europei?

     
    R. – Penso rafforzeranno ancora la Germania, come polo di eccellenza tecnologica in alcuni settori, soprattutto i settori della meccanica montata, della meccanica elettrica, del materiale ferroviario e di altre cose del genere. Quindi potrebbero rafforzare l’idea dei tedeschi di fare un’Unione Europea – per così dire – a loro immagine e somiglianza, cioè di imporre o di convincere pesantemente gli alleati ad accettare il modello tedesco. Questo vuol dire uno Stato sociale molto forte ma anche un'estrema severità fiscale.

     
    D. – Insomma, la Germania si rafforza, mentre Grecia, Spagna e Portogallo stanno vivendo proprio in questi giorni un momento difficilissimo. Il rischio concreto, dunque, è quello di creare un ulteriore scalino tutto interno all’Europa …

     
    R. – Il rischio concreto è che l’Europa a due velocità, che si era sempre prefigurata ma mai realizzata, adesso faccia un passo avanti, quindi diventi molto più probabile.

     
    D. – Fanno impressione i dati sull’economia cinese che, pur rallentando nel secondo trimestre, segna comunque una crescita del 10,3 per cento contro l’11,9 per cento dei primi tre mesi del 2010. La crisi sta colpendo anche il gigante asiatico?

     
    R. – No! Intanto un aumento di questo genere è fantascientifico per noi: la Cina aumenta in un anno più di quanto l’Italia aumenti in dieci anni! Questo rallentamento è stato ampiamente voluto dalle autorità cinesi le quali hanno messo in atto dei freni monetari di una certa importanza, preoccupate soprattutto per il boom edilizio che potrebbe tradursi poi in una bolla che scoppia. Quindi per evitare questo hanno messo un freno, limitando soprattutto la quantità di credito che le banche possono dare, non tanto alzando gli interessi ma limitando la quantità. Questo freno tende a funzionare …

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    Presentato a Roma “Il diario di Bobby Sands. Storia di un ragazzo irlandese”

    ◊   A pochi giorni dai disordini che hanno riportato Belfast nelle cronache giornalistiche, è stato presentato ieri a Roma il libro di Silvia Calamati intitolato “Il diario di Bobby Sands. Storia di un ragazzo irlandese”, pubblicato da Castelvecchi Editore. Bobby Sands, detenuto per quattro anni nel carcere di Long kesh, vi morì nel 1981 a soli 27 anni, dopo 66 giorni di sciopero della fame. E’ divenuto il simbolo della lotta per l’indipendenza dell’Irlanda del Nord. Fausta Speranza ha intervistato l’autrice Silvia Calamati:
     
    R. – Questi ragazzi vanno tutti sotto i 30 anni, per cui alcuni hanno anche 16, 17 anni. Vivere in condizioni disumane, trattati come animali, nudi con solo una coperta per coprirsi, con pestaggi e maltrattamenti quotidiani, è stato veramente un inferno. Non è un caso che persone che hanno fatto questa esperienza e che adesso ormai cominciano ad avere più di 50 anni, stanno morendo prematuramente, proprio perché il fisico ha avuto uno shock. E’ stata un’esperienza così incredibile, quasi un campo di concentramento. E una delle cose che trovo molto difficile da capire è perché ci sia stata la decisione del governo britannico di abbattere questo luogo che, da un certo punto di vista, dovrebbe essere lasciato ai posteri non come condanna, ma per ricordare. Non si può abbattere Mauthausen, non si può abbattere il campo di concentramento di Auschwitz, serve per le nuove generazioni, perché è una dimensione in cui sono avvenute delle cose terribili, ma che permette loro di capire che queste cose non si devono ripetere. Se noi cancelliamo questi segni del tempo, segni della storia, non rendiamo giustizia anche a coloro che così tanto hanno sofferto all’interno delle mura del carcere di Long Kesh.

     
    D. – Che cosa è successo nell’Irlanda del Nord dagli accordi di pace del Venerdì Santo di 12 anni fa?

     
    R. – Tantissime cose sono cambiate: non abbiamo più i soldati per le strade, la gente ha girato pagina, da un certo punto di vista, nel considerare la guerra una cosa che non può più tornare. Sicuramente la società è tanto cambiata in questi 12 anni, però io non mi sento ancora di dire che ci sia pace in Irlanda del Nord. Pace per me vuol dire giustizia, pace vuol dire fare i conti con il passato, non avere la paura di portare i responsabili che hanno commesso uccisioni, che hanno commesso maltrattamenti, che hanno represso la popolazione davanti alla giustizia. Pace per me vuol dire creare una società diversa. Ricordo che dalla firma dell’accordo del Venerdì Santo si sono acuiti moltissimo dei problemi sociali. La piccola criminalità è aumentata. Nel luglio dell’anno scorso, in un solo mese, ci sono stati 30 suicidi. I suicidi tra i giovani, soprattutto i giovanissimi, stanno diventando proprio un fenomeno endemico e l’assenza di guerra - anche se ci sono, come è stato dimostrato da recentissimi avvenimenti, casi di violenza in questi giorni - non vuol dire automaticamente la creazione di una società nuova. Una società nuova vuol dire creare delle strutture, delle istituzioni, dare un futuro ai giovani, insegnare che democrazia vuol dire partecipazione alla politica, vuol dire la possibilità di vivere una società normale, soprattutto dare delle opportunità, opportunità lavorative, ad entrambe le comunità - ricordo che le comunità, nazionalista e cattolica, sono ancora discriminate, nell’assegnazione dei lavori, anche se non come ai tempi del conflitto – soprattutto una società in cui le persone si sentano parte di uno Stato che le rappresenta. Questo non è ancora avvenuto nell’Irlanda del Nord. E questa è la grossa sfida che il governo britannico si trova ad affrontare nei prossimi anni.

    Il libro è stato presentato ieri pomeriggio nella sede di Roma del Parlamento Europeo alla presenza della vicepresidente Roberta Angelli. Fausta Speranza le ha chiesto il significato di questa scelta:
     
    R. – Perché questo libro parla della storia di un ragazzo che si è lasciato morire di fame, pur di difendere i diritti umani fondamentali. Il suo esempio poi fu seguito da altri ragazzi. Parliamo di ragazzi giovanissimi, che erano animati da un forte senso della nazione, da un forte senso dell’identità nazionale, da un forte senso di mettersi a disposizione proprio del popolo, del loro popolo. Quindi, io credo che questo pezzo della storia europea non debba essere dimenticato e anzi debba ancora far parte della memoria collettiva, soprattutto delle giovani generazioni. Perché c’è stato tanto sacrificio e questi ragazzi, dobbiamo ricordarlo, erano cattolici e ghettizzati in quanto cattolici. Quindi, era una ghettizzazione, un’esclusione anche sociale, anche scolastica, ma che partiva dal fatto che la loro prima colpa era quella di essere cattolici.

     
    D. – La discriminazione, dunque, è al centro di queste storie, e oggi può insegnare molto, perché ancora oggi c’è discriminazione: anche nei Paesi europei?

     
    R. – C’è discriminazione anche nei Paesi europei. E nei confronti dei cristiani, dei cattolici, c’è ancora una forte discriminazione nel mondo. Ci sono ancora delle persecuzioni in molti Stati e in molte regioni del mondo e quindi mantenere la memoria su questi temi e mantenere alta la vigilanza proprio sulla tutela dei diritti umani e la libertà anche di professare la propria fede religiosa, credo sia un impegno che in Europa debba, possa essere una priorità.

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    Otto milioni di poveri in Italia. Le Acli: aiutare di più la famiglia

    ◊   In Italia le famiglie povere sono 2 milioni e 657 mila, il 10,8% del totale. Complessivamente, sono 7 milioni e 810 mila le persone indigenti, il 13,1% dell'intera popolazione. Sono alcuni dei dati diffusi ieri dall'Istat sulla povertà in Italia. Nella ricerca si sottolinea che il fenomeno della povertà, maggiormente diffuso nelle regioni meridionali, è fortemente associato a bassi livelli di istruzione, a modesti profili professionali e all'esclusione dal mercato del lavoro. Ma dallo studio emerge anche un altro dato interessante: la famiglia, con il suo insostituibile sostegno, si rivela in molti casi un fondamentale strumento per arginare gli effetti della crisi economica. Su questo aspetto si sofferma al microfono di Luca Collodi il presidente delle Acli, Andrea Olivero:
     
    R. – Ancora una volta a supplire la situazione drammatica sono le famiglie che vanno ancora incontro a tutte le esigenze dei propri componenti, andando a mettere a disposizione il reddito, distribuendo reddito all’interno del nucleo familiare e, soprattutto, consumando i propri risparmi in questo momento di grave crisi. Insieme a questo, quella riforma degli ammortizzatori sociali, che è avvenuta sostanzialmente senza che venisse discussa nelle aule parlamentari, perché in molte regioni d’Italia gli enti locali, il governo, e anche le forze sindacali e sociali, hanno trovato delle intese per estendere alcuni benefici anche a categorie che fino ad oggi erano escluse, ma che in realtà sono state quelle più colpite dalla crisi, a partire dai lavoratori con contratti a tempo determinato, precari, che comunque hanno visto in questa situazione qualche aiuto a fronte dell’ambiente che c’era in precedenza. Tutto questo ha aiutato, però ... attenzione! ... perché i dati ci dicono che soprattutto l’estrema povertà rimane stabile su livelli altissimi.

     
    D. – Ora il problema è come combattere questa povertà che interessa il 13 per cento della popolazione italiana. Il problema è che sulla famiglia non ci sono mai state politiche di aiuto concrete...

     
    R. – Noi crediamo che si potrebbe ad esempio andare a riformare la social card, facendola diventare un vero strumento universalistico. Se da un lato si può fare questo, per quanto riguarda appunto l’estrema povertà, dall’altro lato noi crediamo sia necessario invece, per quanto riguarda le forme di impoverimento in questi ultimi mesi, in particolare con la recrudescenza della crisi, che si debba agire andando a mettere in campo delle politiche di sostegno alla famiglia. Se la famiglia, come anche questa volta è stato rilevato, è il vero soggetto che tiene va messo nella posizione di poter esercitare meglio la sua funzione.

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    Notte di Caravaggio a Roma per ricordare i 400 anni dalla morte del grande artista

    ◊   Il 18 luglio del 1610 sulla spiaggia di Porto Ercole moriva Michelangelo Merisi detto il Caravaggio. Per ricordare i 400 anni dalla sua morte Roma, dove l’artista visse 14 anni, gli renderà omaggio con l’apertura straordinaria e gratuita, dalle ore19.00 di domani fino alle ore 9.00 di domenica, della Galleria Borghese, di Sant’Agostino che custodisce la Madonna dei Pellegrini, di San Luigi dei Francesi, dove si potrà vedere la cappella Contarelli da lui affrescata. Santa Maria del Popolo, dove si fronteggiano la Conversione di San Paolo e la Crocifissione di San Pietro, chiuderà all’una di notte. Durante “La Notte di Caravaggio” le chiese e i musei saranno raccordati da una linea continua di bus-navetta, non saranno necessarie prenotazioni e si andrà avanti fino ad esaurimento della capienza. La Soprintendenza organizzerà visite guidate. Al microfono di Antonella Palermo, il pittore e storico dell’arte Rodolfo Papa, docente all’Università Urbaniana, esperto di Caravaggio:
     
    R. – Caravaggio è in questo momento l’artista vincente. L’artista vincente su tutto il patrimonio “storico”: abbiamo visto in questi mesi a Roma il mondo intero passare alle Scuderie del Quirinale, per venire a vedere le opere di Caravaggio. Questo è accaduto, dagli anni Cinquanta in poi, ogni volta che le opere sono state esposte, ma questa volta credo che l’elemento mediatico lo abbia veicolato talmente tanto che ormai è l’artista-campione.

     
    D. – Si può parlare di una riscoperta?

     
    R. – Riscoperto, sì. Riscoperto perché per almeno due secoli, fino agli anni Quaranta-Cinquanta, Caravaggio era stato assolutamente sconosciuto, sia ai critici – non veniva studiato – ignoto ai teorici, agli storici dell’arte, ma soprattutto al grande pubblico. E lì, Roberto Longhi, Bernard Berenson hanno avuto un’importanza straordinaria per la sua riscoperta e poi, pian piano, per la sua promozione che è arrivata fino ai confini della terra. I miei testi sul Caravaggio li hanno tradotti anche in coreano …

     
    D. – Perché non è stato sufficientemente studiato?

     
    R. – C’è sempre il problema delle mode teoretiche del momento, e Caravaggio non coincideva con i parametri tardo-ottocenteschi o d’inizio secolo. Invece, è stato più apprezzato perché veicolato attraverso una cultura più bohémienne e quindi dell’artista “pazzo e scellerato” che ha fatto tanta storia. Quindi, questa leggenda nera lo ha veicolato moltissimo. Ma oggi si è arrivati a comprendere – almeno in ambito storiografico, sul grande pubblico sarà un po’ più lunga e un po’ più complessa – che questa leggenda nera è un po’ meno nera di quanto uno la immagini, perché in realtà è simile a tante altre vite …

     
    D. – Caravaggio è stato rivoluzionario dal punto di vista artistico?

     
    R. – Caravaggio non è un artista rivoluzionario, come non lo è Michelangelo. Gli artisti rivoluzionari sono quelli che cambiano le regole, che demoliscono completamente il passato e inventano qualcosa di completamente nuovo che non ha nulla a che fare con la tradizione. Caravaggio è un artista che conosce tutte le teorie artistiche del suo tempo e le applica, semmai applicandole talmente bene che potremmo dire che è il miglior manierista del suo tempo: avversato dai manieristi, ma con una cultura totalmente manierista. Quindi, semmai è un artista “innovativo” … (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Chiesa e Società



    Pakistan: a Faisalabad, cristiani in fuga dalle violenze degli estremisti islamici

    ◊   Un “numero cospicuo” di cristiani è fuggito da Waris Pura nel timore di violenze. I musulmani hanno lanciato una manifestazione di protesta – partita dalla locale moschea, al termine dell'odierna preghiera del venerdì – ed è elevato il pericolo di attacchi contro beni e proprietà dei fedeli. È quanto afferma all'agenzia AsiaNews una fonte cristiana a Faisalabad, che chiede l’anonimato per motivi di sicurezza. Ieri centinaia di militanti islamici hanno aderito a un corteo di protesta, per chiedere la condanna a morte di due fratelli cristiani accusati di blasfemia; la folla ha lanciato sassi contro una chiesa cattolica. All’origine della tensione, vi sarebbe un libretto con frasi ingiuriose verso il profeta Maometto scritto dai due cristiani. I leader islamici hanno chiamato a raccolta la comunità musulmana, invitandola ad aderire in massa alla manifestazione di oggi. Fonti locali spiegano che “sono stati distribuiti sia in moschea, sia alle famiglie musulmane con consegna casa per casa” dei volantini contenenti “minacce contro i cristiani”. A Waris Pura, sobborgo di Faisalabad (Punjab) ed ex ghetto cristiano che oggi ospita 100mila fedeli, la tensione rimane elevata. Per questo, continua la fonte, “un cospicuo numero di cristiani è fuggito”. Tuttavia, oltre agli incidenti di ieri, già nei giorni scorsi si erano registrati attacchi contro il quartiere a maggioranza cristiana. La fuga dei cristiani è causata dal timore di attacchi mirati compiuti da folle di musulmani, aizzati da leader religiosi o capi tribù locali, e giustificati in nome della legge sulla blasfemia. Tra fine luglio e il primo agosto del 2009 sono stati assaltati e incendiati due villaggi cristiani nel Punjab. Le violenze a Korian e Gojra hanno causato la morte di sette cristiani, fra cui donne e bambini, oltre alla distruzione di centinaia di case e alcune chiese. (R.P.)

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    Iraq: a Kirkuk ordinati due sacerdoti e quattro diaconi

    ◊   “Un segno di vitalità e speranza”. Così l’arcivescovo caldeo di Kirkuk, mons. Louis Sako, commenta l’ordinazione di due nuovi sacerdoti avvenuta oggi, nella cattedrale della sua diocesi. E si può dire che luglio - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha visto una vera e propria fioritura di ordinazioni sacerdotali, che hanno infuso nuova linfa vitale alla comunità cristiana, prostrata dal perdurare delle violenze settarie e dell’instabilità politica che affligge l’Iraq. Insieme ai due sacerdoti infatti, oggi sono stati ordinati anche quattro diaconi permanenti. Prima di loro, il 9 luglio, era stata la volta di un altro sacerdote consacrato a Dohok, nel nord; mentre un quarto sacerdote sarà ordinato il 23 luglio a Karamless, nella diocesi di Mosul. Anche la Chiesa siro-cattolica di Bartella e Karakosh ha avuto nuovi sacerdoti in questo mese. “E’ un segno di vitalità e speranza veder questi giovani consacrati al Signore e al servizio dei loro fratelli che vivono in una grande sofferenza, in questo tempo di tribolazione e di buio”, ha dichiarato mons. Sako. Oggi, alla funzione celebrata dal presule, hanno partecipato numerosi fedeli uniti nella preghiera e nella gioia, “perché questi nuovi preti possano portare il messaggio di Dio, che è l'amore e la pace, a tutti senza distinzione” afferma mons. Sako. Nella sua omelia l’arcivescovo ha ricordato ai nuovi sacerdoti di vivere il dono di Dio come lo ha vissuto Maria, come un rapporto personale che cambia la vita: “Come Lei, dobbiamo ‘conservare queste cose nel cuore e meditarle’. La preghiera è un vero e proprio scudo di protezione, a condizione che sia nell’umiltà. Maria ha detto ‘sono la serva di Dio’, anche noi siamo servi del Signore. La preghiera è il carattere distintivo che fa vedere alla gente Cristo nel nostro apostolato”. (R.P.)

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    Associazione Rondine: primo risultato in Azerbaijan per il "viaggio di amicizia" nel Caucaso

    ◊   Incassa subito il primo risultato il “viaggio di amicizia”, organizzato dall’associazione "Rondine Cittadella della pace" nel Caucaso del sud (Azerbaijan, Georgia, Armenia) e in Turchia, iniziato ieri con l’arrivo a Baku (Azerbaijan). Questa mattina – riferisce l'agenzia Sir - il viceministro degli esteri dell’Azerbaijan, Araz Azimov, ha assicurato il suo “appoggio” all’ipotesi di far accogliere nello Studentato internazionale dell’associazione, un giovane armeno e uno azero, provenienti dal Nagorno Karabakh, regione situata nel Caucaso meridionale, al centro negli anni Novanta di una guerra tra Azerbaijan e Armenia. Per Azimov, la convivenza dei due studenti “è una cosa importante che può aiutare a risolvere questo conflitto, non dal punto di vista politico ma da quello della società civile”. “Accogliamo dei giovani provenienti da zone di conflitto – ha spiegato Franco Vaccari, presidente di Rondine – per svelenire i loro cuori e farli ricominciare a sognare. La loro esperienza di convivenza e il costruire un’amicizia, pur provenendo da Paesi in conflitto, sono già una proposta concreta di pace”. Il conflitto in questione è una di quelle ferite “aperte” nel Caucaso che hanno portato l’associazione a impegnarsi per la redazione di un documento, i “14 punti di pace per il Caucaso”, che sarà diffuso proprio nel corso del “viaggio di amicizia”. Il testo è stato approvato nel maggio dello scorso anno a La Verna da 150 rappresentanti dei popoli caucasici e consegnato a varie personalità, a cominciare da Benedetto XVI. “Rondine, Cittadella della pace” promuove da anni la cultura del dialogo attraverso l’esperienza concreta dello Studentato Internazionale, situato a Rondine in provincia di Arezzo. (M.G.)

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    Uganda: domenica, in tutte le chiese, speciali preghiere per le vittime degli attentati dell’11 luglio

    ◊   “Facciamo appello a tutte le parti lese all’interno della nostra società perché rinuncino alla violenza come mezzo per risolvere i conflitti e perché, in qualsiasi momento si verifichino incomprensioni, facciano sì che la popolazione abbracci il dialogo per la risoluzione dei conflitti”. Lo afferma mons. Cyprian Kizto Lwanga, arcivescovo di Kampala, in un comunicato inviato anche all’agenzia Fides, in seguito alle esplosioni avvenute domenica sera, 11 luglio, nella capitale, Kampala, nel Kyadondo Rugby Club e nel ristorante Ethipian Village, dove la gente seguiva la diretta della finale dei Mondiali di calcio. Gli attentati hanno provocato 73 morti e altrettanti feriti. L’arcivescovo assicura la preghiere per le vittime, implorando da Dio “il dono del coraggio e della forza” per quanti sono stati feriti, e annuncia che in tutte le parrocchie e le chiese domenica prossima, è stato chiesto ai parroci di promuovere “speciali preghiere per le vittime di questo tragico evento”. A nome della Chiesa cattolica in Uganda, l’arcivescovo di Kampala presenta le più sincere condoglianze alle famiglie delle vittime: “noi tutti siamo profondamente addolorati per questo atto di violenza senza senso e condanniamo fermamente l’atto che ha indiscriminatamente ucciso e ferito persone innocenti”. Infine mons. Kizto Lwanga cita la solidarietà espressa dal Santo Padre, che ricevuta la triste notizia si è mostrato profondamente addolorato per la perdita di vite umane: “il Papa porge le sue sentite condoglianze alle autorità civili e a quanti sono stati colpiti dagli attentati. Egli prega per le vittime, per i feriti e per le famiglie coinvolte”. (R.P.)

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    Haiti: a causa della fame, in aumento la prostituzione dei minorenni

    ◊   A poco più di sei mesi dal sisma, che lo scorso 12 febbraio ha provocato 230.000 morti 300.000 feriti e un milione e mezzo di sfollati, Haiti fatica nella sua ricostruzione non ancora cominciata a causa dei mancati permessi da parte del governo. A denunciare questa difficile situazione, sono Anna e Davide Cotta, due operatori della Caritas italiana a Pourt-au-Prince, in un’intervista all'agenzia Sir. Anna e Davide sono andati ad Haiti come famiglia, portando con sé due figli piccoli. Tra le emergenze più gravi riscontrate c’è quella dei bambini in difficoltà. “I bisogni ancora più urgenti – spiegano i Dotta - sembrano la sicurezza e la salute; l’accesso all’istruzione è un problema endemico e strutturale”. “Durante un incontro informale avvenuto nei giorni scorsi - affermano i Dotta - un’ organizzazione ha denunciato che non è ancora censito il numero degli orfanotrofi, non esiste alcun monitoraggio sulla condizione dei bambini accolti e spesso ricevono denunce di abusi proprio all’interno di queste strutture. Grave sembra essere - sottolineano i due operatori della Caritas - anche il tasso di prostituzione tra i minorenni, soprattutto nella fascia 11-15 anni, alimentato sia dal bisogno alimentare sia dalla massiccia presenza internazionale”. Riguardo la ricostruzione, gli operatori della Caritas ricordano che servono “almeno 7 anni, ma guardandosi intorno si percepisce una grave stato di paralisi. Il Governo non da permessi per l’edificazione in città, in attesa di un Piano regolatore auspicato ma quanto mai improbabile. Da due mesi, per decreto non si può costruire nelle ampie spianate fuori città, a meno che non si compri la terra i cui prezzi però sono aumentati tre volte”. In questo quadro drammatico si stima che oltre mille Ong continuino ad offrire aiuti umanitari. “Certamente l’impiego profuso ha coperto un’ampia fascia di bisogni esistenti- sostengono ancora i Dotta - nonostante il permanere di una situazione drammatica e di un pesante senso di immobilismo”. A loro avviso è però “poco diffuso” il “coinvolgimento della società civile haitiana” che sarebbe dovuto avvenire attraverso la partecipazione delle associazionismo e dei comitati presenti sul territorio. (E.C)

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    All’Onu la questione del riconoscimento dell’acqua come diritto fondamentale

    ◊   Sale l’attesa per il voto sulla risoluzione presentata alle Nazioni Unite che mira a far riconosce l’acqua come diritto fondamentale dell’umanità. I 192 delegati, di altrettanti Paesi dell’Onu, dovranno esprimersi entro luglio ma l’esito della votazione risulta tutt’altro che scontato. Nel corso della discussione della risoluzione è emersa l’opposizione di Paesi occidentali e si profila un duro contrasto nord-sud del mondo. Il Canada si oppone al riconoscimento di questo diritto, come pure l’Australia e altri Stati occidentali come Stati Uniti e Gran Bretagna, al punto che la controversia “inizia a porsi” come un contrasto tra nord e sud del mondo. Secondo quanto riferisce l'agenzia AsiaNews, in molti ripongono fiducia nel ruolo dell’Unione Europea che ha già riconosciuto l’acqua come un diritto umano e i sostenitori della mozione sperano che i Paesi Ue si battano per approvarla. Ma nessuno si aspetta un immediato riconoscimento di questo diritto, vista l’opposizione di vari Paesi e la necessità di raggiungere un consenso globale. Esperti ritengono che molte opposizioni sono motivate dalla ricerca di guadagno economico: per mantenere il diritto a vendere l’acqua a prezzo alto. Maude Barlow, sostenitrice della risoluzione ed ex consigliere  Onu per l’Acqua nel 2008-2009, spiega che circa 2 miliardi di persone vivono in regioni povere di acqua e almeno 3 miliardi non hanno acqua corrente entro un chilometro dall’abitazione. La Barlow ha mandato una lettera a tutti i 192 delegati Onu per chiedere che il diritto all’acqua sia inserito tra i diritti umani fondamentali, sottolineando che ciò è necessario per una vita degna e che quando nel 1948 è stata approvata la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani non si poteva pensare che un giorno il diritto all’acqua sarebbe stato contestato. “Nel 2010 – sottolinea infine la Barlow- non è esagerato dire che la mancanza di un accesso all’acqua potabile sia la maggiore violazione mondiale dei diritti umani”. Ann-Mari Karlsson dell’Istituto internazione di Stoccolma per l’acqua (Siwi) è d’accordo che “il diritto all’acqua e alla sanità sono componenti del diritto a un adeguato standard di vita e che questi diritti rientrano nell’art. 11 della Convenzione internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali”. I dati riportati dal Siwi sono gravissimi: 884 milioni di persone attingono ancora l’acqua potabile da fonti come laghi, canali di irrigazioni, pozzi non protetti; oltre il 50% dei bambini malnutriti dipendono da diarrea e infezioni intestinali conseguenze della mancanza di acqua pulita e dello scarso igiene, ogni anno ci sono 1,8 milioni di morti per infezioni intestinali e il 90% sono bambini con meno di 5 anni, quasi tutti in Paesi in via di sviluppo; nei Paesi in via di sviluppo metà dei letti in ospedale sono occupati da pazienti vittime di malattie collegate con la scarsità d’acqua; almeno i due terzi delle persone che mancano d’acqua hanno meno di 2 dollari al giorno per vivere. Tra i 10 Paesi maggiori utilizzatori d’acqua ci sono India, Cina, Pakistan, Giappone, Thailandia, Indonesia, Bangladesh e Russia, oltre a Usa e Messico, ma nelle grandi città i poveri abitanti in baraccopoli pagano un litro d’acqua da 5 a 10 volte di più di chi vive nei quartieri ricchi. Un bambino nato nei Paesi sviluppati consuma da 30 a 50 volte più acqua di uno nato in un Paese in via di sviluppo. (M.G.)

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    Messaggio di Ban Ki-moon per il primo "Nelson Mandela Day"

    ◊   Domenica prossima, 18 luglio, sarà celebrato il primo Nelson Mandela Day. La giornata è stata istituita lo scorso novembre dalle Nazioni Unite per ricordare il contributo dato dall’ex presidente sudafricano alla cultura della pace e della libertà. In particolare, la risoluzione dell’Assemblea generale dell’Onu riconosce i valori di Nelson Mandela e il suo impegno a servizio dell’umanità nei campi della risoluzione dei conflitti, delle relazioni tra diverse razze, della promozione e difesa dei diritti umani, della pacificazione, della parità di genere e dei diritti dei bambini e di altre categorie deboli, così come il suo aiuto a favore delle popolazioni povere e sottosviluppate. In occasione della ricorrenza, il segretario Generale dell'ONU, Ban Ki-moon, ha diffuso un messaggio per omaggiare i valori di umanità del leader sudafricano: “La sua vita, la sua forza e la sua modestia costituiscono un esempio per tutti noi. Sono abbastanza fortunato da avere incontrato Nelson Mandela – si legge nella nota del segretario delle Nazioni Unite -. Come molti altri, sono rimasto colpito dal suo carisma e dal suo fascino. Ma la sua umiltà è ciò che maggiormente mi ha impressionato. Quando ho provato a ringraziarlo per il suo lavoro, ha preferito parlare piuttosto di ciò che altre persone hanno fatto nella lotta per i diritti e la dignità umani. Questa - prosegue Ban Ki-moon - è una delle ragioni per cui Nelson Mandela è fonte d’ispirazione per milioni di persone. Dietro di sé non ha mai avuto potere o denaro. Egli non smette di ricordarci che è un uomo ordinario, che però è riuscito a realizzare cose straordinari. Il suo sacrificio non è servito solo alla causa del suo Paese – aggiunge ancora il numero uno dell’Onu - ma ha reso il mondo un luogo migliore per tutte le persone, dovunque. Oggi, in questo primo anniversario della Giornata Internazionale per Nelson Mandela, lo ringraziamo per tutto ciò che ha fatto per la libertà, la giustizia e la democrazia. Egli ci ha mostrato la strada e ha cambiato il mondo. Gliene siamo profondamente grati”, conclude il messaggio di Ban Ki-moon. (M.G.)

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    Sudafrica: dopo i Mondiali il cardinale Napier invoca la trasformazione del Paese

    ◊   I Mondiali di calcio si sono conclusi, ma il Sudafrica deve andare avanti nella sua trasformazione. Questa, in sintesi, l’esortazione del cardinale Wilfried Napier, arcivescovo di Durban, in una nota diffusa ieri. “Il Sudafrica è una nazione in trasformazione – si legge nel testo – I Mondiali di calcio, che si sono svolti nel Paese dall’11 giugno all’11 luglio, ci hanno dato l’opportunità di lavorare insieme e di dimostrare che siamo una nazione ricca di persone capaci”. Il porporato, quindi, esprime le sue congratulazioni ed i suoi ringraziamenti a tutti coloro che hanno collaborato alla buona riuscita della World Cup, compresi i volontari ed i servizi di sicurezza. “Il Sudafrica – continua il cardinale Napier – ha mostrato la sua capacità di lavorare, costruire, coordinare, gestire e proteggere. Ma ora dobbiamo mettere a frutto il nostro considerevole talento ed imparare ad affrontare i temi più urgenti per la nostra nazione, ovvero l’educazione, la sanità, la criminalità e la fornitura di servizi”. “Ke Nako! – conclude il porporato nella lingua locale – Ovvero, è giunto il momento di fare tutto questo. Ed abbiamo dimostrato di saperlo fare!”. (I.P.)

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    "Africa-Italia: scenari migratori": è il titolo del nuovo rapporto di Caritas-Migrantes

    ◊   In Italia vivono un milione di africani, dislocati soprattutto in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto e Piemonte. 7 su 10 provengono dall’Africa Orientale: Tunisia, Egitto, Senegal, Nigeriea e Ghana sono le comunità più numerose. La metà di loro ha un lavoro dipendente e circa 61 mila sono titolari di imprese. Sono alcuni dati contenuti nel rapporto “Africa-Italia. Scenari migratori” di Caritas Migrantes, presentato stamattina a Roma. Una sessantina gli autori che hanno partecipato alla stesura del volume in seguito ad un viaggio-studio a Capo Verde compiuto lo scorso mese di febbraio. Diversi gli aspetti messi in evidenza sulla scia delle riflessioni proposte dal II Sinodo dei vescovi africani, che si è svolto l’anno scorso. Così l’obiettivo della pubblicazione – si legge nell’introduzione – è quello di promuovere la conoscenza del fenomeno e di far sì “che la mobilità degli africani si trasformi in occasione di promozione umana anziché di sfruttamento”. Le migrazioni degli africani sono soprattutto interne al continente. Spesso si scappa da un paese in conflitto a un altro in grado di offrire aiuto: in Africa vi sono oltre 6 milioni e 300 mila sfollati interni, cioè quasi la metà degli sfollati di tutto il mondo, mentre i rifugiati e richiedenti asilo sono più di 2 milioni e mezzo. Fra i Paesi africani che hanno offerto accoglienza nel 2008 si annoverano il Ciad, la Tanzania, il Kenya e il Sudafrica. Particolarmente intense sono anche le migrazioni economiche, che vedono persone spostarsi alla ricerca di migliori condizioni occupazionali, generalmente i Paesi arabi del Nord e il Sudafrica. “I migranti che ogni anno si trasferiscono dalla fascia subsahariana nel Maghreb – si legge - sono tra i 65 mila e i 120 mila: non sempre si tratta di un insediamento definitivo, perché l’intenzione è solitamente di passare in Europa e una quota stimata tra il 20 il 30% tenta la traversata del Mediterraneo”. Il 52% degli africani in Italia ha raggiunto il Paese per motivi familiari. I minori sono almeno 200 mila di cui 151 mila frequentano le scuole. Nel 2008 sono nati in Italia 25mila bambini africani, un terzo dei nati stranieri. Inoltre, aumenta il numero di coppie miste: nel 2008 i matrimoni sono stati più di 6 mila. Ad ostacolare l’integrazione c’è soprattutto lo sfruttamento lavorativo che priva gli africani di un lavoro regolare e quindi del diritto di soggiorno. Un aspetto problematico è il coinvolgimento dei nordafricani nel traffico di stupefacenti e dei nigeriani nella tratta a scopo di sfruttamento sessuale, che coinvolge almeno 8 mila ragazze. (A cura di Eugenio Bonanata)

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    Terra Santa: avanzano i lavori per gli alloggi che ospiteranno le famiglie arabe cristiane

    ◊   Procede a ritmo serrato la costruzione dei 72 alloggi a Beit Safafa, sobborgo arabo a ridosso di Betlemme, voluti dal Patriarcato latino di Gerusalemme e destinati a famiglie arabe cristiane. Due giorni fa, secondo quanto riferisce una nota del Patriarcato, si sono incontrati nel cantiere i principali referenti del progetto, iniziato nel 2005 per iniziativa dell’attuale vescovo ausiliare di Gerusalemme, mons. William Shomali. Tra loro Adnan Al-Husseini, governatore palestinese di Gerusalemme, Sami Al-Yousef, direttore regionale della Pontificia missione per il Medio Oriente, Luciano Pezzotti, Console generale di Italia a Gerusalemme. Scopo della riunione è stato mostrare lo stato di avanzamento dei lavori la cui fine è prevista per l’agosto del 2011 e ribadire l’importanza di tali progetti per rafforzare le relazioni tra musulmani e cristiani alla luce di quanto avviene invece nel municipio di Gerusalemme dove sono riprese le demolizioni delle case arabe nella zona Est della città. Nel suo saluto, mons. Shomali ha ricordato “la necessità di dare ai cristiani di Gerusalemme una casa stabile per motivarli a restare in Terra Santa ed evitare così l’emigrazione causata dalla critica situazione sociale, economica e politica”. Un concetto espresso al Sir anche dal patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, che in un sopralluogo al cantiere, ad inizio anno, esortò le diocesi del mondo ad adottare, per almeno un anno, la costruzione di una delle case facenti parte del progetto. I 72 appartamenti in costruzione nella zona di Beit Safafa sono già tutti assegnati. Nel concreto accade che le famiglie acquisteranno a prezzo vantaggioso le abitazioni ed il Patriarcato si farà garante per loro nei confronti delle banche. L’esborso totale per la costruzione a carico del Patriarcato si aggira sui 10 milioni di dollari, due dei quali sono serviti per pagare il rilascio dei permessi da parte israeliana. I soldi che rientreranno dalla vendita verranno reinvestiti per nuove costruzioni. (M.G.)

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    Nuovo appello dei vescovi statunitensi sulla questione immigratoria

    ◊   I vescovi degli Stati Uniti ribadiscono l’importanza e l’urgenza di garantire una regolamentazione in materia di immigrazione a livello federale che assicuri il rispetto della dignità delle persone. Nel Paese, intanto, è ancora acceso il dibattito sull’approvazione, nello Stato dell’Arizona, della legge che prevede misure restrittive fortemente repressive nei confronti degli immigrati irregolari. Il vice presidente della Conferenza episcopale cattolica degli Stati Uniti, mons. Gerald Frederick Kicanas, vescovo di Tucson, riferendosi proprio alla situazione dell’Arizona ha sottolineato “di essere testimone ogni giorno delle conseguenze del fallimentare sistema immigratorio”. Il presule ha ribadito che “la riforma della legge sull’immigrazione deve essere affrontata in maniera umanitaria e comprensiva”. Negli Stati Uniti – ricorda l’Osservatore Romano – sono circa 11 milioni gli immigrati irregolari. Nel solo 2008 sono state rimpatriate in Messico almeno 559 mila persone, l’8,7% in più rispetto all’anno precedente. Questa realtà – ha spiegato mons. Kicanas – ha implicazioni giuridiche e morali. I vescovi – ha ricordato il presule – ritengono che “lo stato di diritto sia fondamentale: tutti coloro che infrangono la legge dovrebbero essere puniti”. Una riforma comprensiva della legge sull’immigrazione – ha precisato mons. Kicanas – dovrebbe onorare il ruolo della legge e aiutare a ripristinarla, chiedendo agli undici milioni di immigrati irregolari di pagare una multa e le tasse, di imparare la lingua inglese e quindi di mettersi in regola. Noi crediamo che questa sia una pena proporzionata per aver infranto le regole”. Riferendosi all’aspetto morale il vescovo di Tucson ha poi aggiunto: “Non possiamo accettare il duro lavoro e il pagamento delle tasse da parte degli immigrati” senza prevedere per loro “una protezione giuridica”. La riforma della legge sull’immigrazione – ha concluso mons. Kicanas – renderà la nazione più sicura, “risparmiando tempo e risorse per concentrare l’attenzione su coloro che invece entrano clandestinamente negli Stati Uniti per compiere attività contrarie alla legge”. (A.L.)

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    Messico: emergenza per i bambini della comunità di Monte Albán

    ◊   Dopo il terremoto che ha colpito il Messico lo scorso 30 giugno, si aggrava la situazione della mensa per i bambini di Monte Albán dove, in seguito ad un'ultima scossa c’é stata una nuova frana: i massi caduti dalla collina adiacente all’edificio sono arrivati a danneggiare le tubature dell’acqua della cucina. Fortunatamente il crollo è avvenuto di notte, quando nell’edificio non c’era nessuno. Siamo in Messico, nella periferia di Oaxaca, a soli 2 km dai famosi siti archeologici di Monte Albán, il quartiere dove l'Associazione Volontari per il Servizio Internazionale (Avsi) lavora dal 2003 per la campagna 'Tende' con il suo partner locale Dijo (Desarrollo Integral de la Juventud Oaxaquena) e anche con Cesal, Ong spagnola partner del network. Per dare continuità al lavoro in corso a favore dei bambini e delle mamme della comunità di Monte Alban, l'Avsi attualmente è impegnata per la costruzione del nuovo edificio che potrá ospitare il Centro educativo di Sviluppo comunitario che possa accogliere così la mensa e le attività nutrizionali, l’asilo, il doposcuola e tutte le attività con le mamme. Oggi Monte Albán è uno degli insediamenti urbani più problematici: qui 6 mila persone vivono in condizioni di grande povertà. Le case sono fatiscenti, hanno pavimenti di terra, muri di cartone e tetti di lamiera. I servizi alla persona sono inesistenti e le condizioni igieniche evidenziano gravi disagi sociali. Oltre a essere denutriti, i bambini hanno i pidocchi, parassiti e altre malattie della pelle. La maggior parte delle famiglie - riferisce l'agenzia Fides - è formata da ragazze madri, che hanno il compito di mantenere l’economia familiare; i loro figli sono lasciati soli e molti, già dai 3 anni, iniziano a lavorare. L’abbandono scolastico è alto come l’analfabetismo degli adulti. Gli atti di nascita non sono previsti e così i figli non possono essere iscritti a scuola. In mancanza di una proposta per un futuro migliore, l’area è caratterizzata dalla violenza, anche armata, di bande sempre più giovani. (R.P.)

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    Cristiani espulsi dal Marocco: l’europarlamentare Mauro chiede l'intervento dell’Ue

    ◊   Il caso dei cristiani espulsi dal Marocco approda al Parlamento europeo dopo l’interrogazione del parlamentare italiano Mario Mauro (Ppe) che ha chiesto un intervento incisivo da parte delle Istituzioni di Bruxelles. L’europarlamentare del gruppo dei Popolari - già vice-presidente dell'Europarlamento - nello specifico ha chiesto alla Commissione europea di intervenire sui casi degli "oltre 50 cristiani provenienti dagli Stati Uniti, dall'Olanda e dalla Corea del Sud espulsi dalle autorità marocchine perché accusati di proselitismo; sui cristiani da lungo tempo residenti in Marocco i quali non hanno potuto fare ritorno alle proprie case e - il caso piu' grave - sui 16 cristiani che gestivano l'orfanotrofio "Village of Hope", costretti dalle autorità a lasciare la struttura e il Marocco entro due ore, abbandonando i numerosi bambini di cui si occupavano quotidianamente". Stefan Fule, Commissario all'Allargamento e alla politica di vicinato, ha risposto all’interrogazione confermando che “la Commissione verifica costantemente che siano rispettati i diritti dell'uomo in Marocco, in particolare la libertà di religione e che in occasione del suo periodico dialogo con il Marocco l'Ue farà presente la situazione della comunità cristiana ed in particolare il caso presentato nell'interrogazione”. Dal canto suo, Mario Mauro ha dichiarato di aver preso atto della risposta del Commissario Fule al riguardo e "dell'impegno della Commissione a sollevare la questione nei bilaterali Ue-Marocco”, ma nello stesso tempo ha chiesto un'iniziativa specifica sulla questione delle violazioni della libertà di religione nei diversi Paesi del mondo, “in particolare se riguardano le sponde del Mediterraneo e Paesi che hanno accordi di associazione con l'Ue”. (M.G.)

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    Francia: al via i preparativi per il 40.mo Congresso ecumenico internazionale

    ◊   450 partecipanti provenienti da 10 diversi Paesi europei, 8 giorni di lavori, un unico obiettivo: portare avanti il cammino ecumenico. Il 40.mo Congresso ecumenico internazionale, in programma a Lione, in Francia, dal 19 al 26 luglio, si presenta con questi numeri. L’evento è organizzato dall’International Ecumenical Fellowship (Ife), l’associazione nata nel 1967 e che raduna esponenti religiosi e laici impegnati nell’ecumenismo. Il tema del congresso è “Scambio di doni: verso quale unità?”. Come spiega una nota informativa, “le differenti confessioni cristiane sono portatrici di culture complementari. Esse hanno bisogno le une delle altre per esprimere, tutte insieme, la pienezza del mistero di Cristo”. “Durante i lavori – si legge ancora – analizzeremo quei ‘ponti’ che ci permettono di camminare insieme verso la verità nella sua interezza”. A questo proposito, si ricorda che “tenendo conto di una società in piena trasformazione ed attenta alle esperienze e alle testimonianze attuali, cercheremo quell’unità da costruire gli uni con gli altri”. Al congresso saranno presenti i rappresentanti ecumenici di Francia, Gran Bretagna, Germania, Belgio, Spagna, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria e Romania. Il convegno si articolerà in conferenze, momenti di preghiera e seminari di approfondimento. (I.P.)

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    Italia: a Sordevolo la sacra rappresentazione della "Passione", presente il cardinale Bertone

    ◊   Il cardinale Segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone è in visita a Sordevolo (Biella) oggi e domani, per presenziare questa sera alla sacra rappresentazione della “Passione” nell’anfiteatro locale. Domani pomeriggio il porporato benedirà la lapide che intitola l’anfiteatro a Giovanni Paolo II e concelebrerà l’Eucaristia con il vescovo diocesano, mons. Gabriele Mana. Il Segretario di Stato ha assistito in forma privata a precedenti edizioni di uno spettacolo che impegna quest’anno circa 400 attori di età compresa tra i 5 e gli 80 anni e prevede 31 repliche tra il 13 giugno e il 19 settembre, tre delle quali interamente recitate da bambini. Per la manifestazione, che vanta una tradizione di oltre due secoli e ha cadenza quinquennale, si mobilita per tutta l’estate l’intera cittadinanza, con le sue diverse competenze e a titolo gratuito; nella fase dell’allestimento, particolare attenzione viene rivolta alla scenografia, che riproduce uno scorcio della Gerusalemme dell’anno 33: la reggia di Erode, il Sinedrio, il Pretorio di Pilato, il Getsemani., il monte Calvario. La sacra rappresentazione di Sordevolo si inserisce tra le manifestazioni di spiritualità dei santuari biellesi, offrendo al fedele l’opportunità di meditare sul mistero salvifico della Passione e contribuendo ad arricchire l’eredità religiosa e culturale lasciata dai pellegrini diretti a Roma lungo la via Francigena. (M.V.)

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    Camaldoli: dal 25 luglio al 7 agosto le Settimane teologiche della Fuci

    ◊   “Un tempo forte durante le vacanze, un tempo privilegiato per assaporare il gusto della fraternità, uno spazio di preghiera e di studio, un’occasione per trovare quiete e al tempo stesso slancio per la propria vita”. Così i presidenti della Federazione Universitaria Cattolica (Fuci), Sara Martini e Alberto Ratti, delineano in sintesi l’esperienza delle Settimane teologiche che si svolgeranno dal 25 luglio al 7 agosto nella cornice del monastero benedettino di Camaldoli. Per questo periodo di preghiera e riflessione è previsto l’arrivo di oltre 100 universitari. Il legame tra la Fuci e Camaldoli è segnato da una profonda tradizione: “Era il 1934 quando, per la prima volta, un gruppo di studenti universitari e laureati, sotto la guida di Giovanni Battista Montini, decise di recarsi a Camaldoli per vivere un’esperienza di studio, preghiera e riflessione”. A partire da questa felice intuizione – sottolineano Sara Martini e Alberto Ratti – “il luogo divenne una vera e propria fucina culturale”. Risale poi al 1956 la prima vera e propria Settimana teologica della Fuci. La prima Settimana Teologica di quest'anno si svolge dal 25 al 31 luglio ed ha per tema “La liturgia, tempo dell’ascolto, spazio del gratuito”. In un tempo in cui prevalgono le logiche della velocità e dell’utile, verrà approfondita la conoscenza della liturgia. La seconda Settimana, dal 1° al 7 agosto, ha per tema “C’è ancora spazio per un’etica nell’economia? In ascolto della sapienza biblica”. Partendo dall’ascolto dei testi biblici si cercherà di riscoprire la nervatura che ispirano sul rapporto tra etica ed economia”. Partendo poi dalla Sacra Scrittura ci si addentrerà in un’analisi della vita socio-economica attuale. Nel monastero di Camaldoli – ricorda infine l’agenzia Zenit – le giornate saranno scandite dai ritmi della preghiera con i monaci, da momenti di svago a contatto con la natura. Per maggiori informazioni si può visitare il sito www.fuci.net (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Una trentina di morti nell’incendio in un albergo nel nord dell’Iraq

    ◊   Quattro americani figurano tra i 29 morti nell'incendio che ha distrutto ieri sera un albergo di Sulaimaniya, nel nord dell'Iraq. Lo hanno detto fonti ospedaliere, secondo le quali tra le vittime vi sono anche tre ingegneri originari delle Filippine, della Cambogia e dello Sri Lanka, dell'operatore di telefonia mobile Asiacell. Ventidue è il bilancio dei feriti. Gli investigatori locali, in una zona a maggioranza curda e relativamente tranquilla da mesi, hanno detto che l'incendio non è stato causato da un atto terroristico. L'albergo è il Soma Hotel, nel centro della città. Almeno tre persone sono morte gettandosi dalle finestre del terzo piano, ma la maggior parte è deceduta per soffocamento a causa del fumo. Tra le vittime, hanno confermato le fonti, ci sono donne e bambini.
     
    Afghanistan
    Tre militari italiani sono rimasti feriti in uno scontro a fuoco avvenuto oggi nell'ovest dell'Afghanistan. Non sembra ci sia rischio per la vita. Ieri, sera quattro automezzi pesanti che provenivano da Karachi ed erano diretti in Afghanistan con carburante e vettovaglie per le truppe Nato sono stati attaccati ed incendiati da un commando armato su una statale non lontano dalla frontiera pakistano-afghana.
     
    Dieci morti e 20 feriti per un’esplosione in Pakistan al confine con l'Afghanistan
    Una bomba è esplosa in un bazar della Tirah Valley, nella zona tribale pakistana alla frontiera con l'Afghanistan denominata "Khyber Agency", causando la morte di 10 persone e il ferimento di 20. Oltre alle vittime del mercato, che si tiene settimanalmente, vi sono anche 15 feriti che sono stati trasferiti all'ospedale di Peshawar. Ieri, cinque persone sono morte in un attentato a Mingora, la città più importante della valle dello Swat.
     
    Aumenta a 26 morti e oltre 300 feriti il bilancio del doppio attentato di ieri in Iran
    È salito a 26 morti e oltre 300 feriti il bilancio di un doppio attentato suicida avvenuto ieri sera presso una moschea sciita nel sudest dell'Iran. Il gruppo estremista sunnita Jundullah, il cui capo, Abdolmalek Righi, è stato impiccato il mese scorso a Teheran, ha rivendicato gli attentati, compiuti nella Grande moschea di Zahedan, capoluogo della provincia del Sistan-Baluchistan. Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha condannato gli attentati. “Questo attacco - ha detto - insieme con altri avvenuti recentemente in Uganda, Pakistan, Afghanistan, Iraq e Algeria, mette in evidenza la necessità che la comunità globale lavori insieme per combattere le organizzazioni terroristiche che minacciano le vite di civili innocenti in tutto il mondo”.
     
    Nuova missione di Mitchell in Medio Oriente
    L'emissario statunitense in Medio Oriente, George Mitchell, è impegnato oggi in una nuova spola fra Gerusalemme e Ramallah nel tentativo di favorire il passaggio da negoziati indiretti (proximity talks) a trattative dirette fra israeliani e palestinesi. In mattinata, l'emissario del presidente Obama ha incontrato il premier israeliano, Netanyahu, e il ministro della Difesa, Barak, mentre nel pomeriggio incontrerà a Ramallah il premier palestinese, Fayad. Negli ultimi giorni, dirigenti dell'Anp e di al-Fatah hanno ribadito che i tempi non sono maturi per il passaggio a trattative dirette, come auspicato invece da Israele e Usa. Secondo la radio di Stato israeliana, Mitchell spera che negoziati diretti israelo-palestinesi possano essere lanciati prima del mese di settembre, quando terminerà la moratoria israeliana relativa alla costruzione di nuovi progetti edili nelle colonie in Cisgiordania. Per raggiungere il suo obiettivo, secondo l'emittente ebraica, Mitchell dovrà ottenere l'assenso della Lega araba che ha assunto un ruolo di monitoraggio sui contatti fra Anp ed Israele.
     
    Imminente visita a Gaza della responsabile della politica estera dell'Ue
    In prossimità della visita in Israele e a Gaza di Catherine Ashton, responsabile della politica estera dell'Unione Europea, il quotidiano Yediot Ahronot anticipa che il ministro degli Esteri, Liberman, ha messo a punto un piano che prevede un forte coinvolgimento nella Striscia da parte dell'Unione. E ciò nella fiducia che in prospettiva esso serva ad Israele a “distaccarsi” definitivamente dalla sorte di Gaza, a cinque anni dal ritiro unilaterale voluto dal premier Ariel Sharon.
     
    Usa - via libera del Senato alla riforma della finanza
    La riforma di Wall Street, la maggiore dalla Grande Depressione, prosegue il suo cammino. Il Senato ha dato il via libera al progetto di legge con 60 voti a favore e 39 contrari. La prossima settimana lo firmerà il presidente USA Obama. Il progetto, contenuto in oltre 2.300 pagine, è identificato come la "Legge Dodd-Frank per la riforma di Wall Street e la tutela dei consumatori", in nome dei due principali autori. Tra i punti fondamentali, il progetto afferma che ai consumatori non potrà essere più chiesto di salvare istituzioni finanziarie in difficoltà o pagarne i costi di smantellamento. E all'interno della Fed verrà creata un'agenzia con l'autorità di esaminare e rafforzare le regole che proteggono i consumatori dalle pratiche delle società finanziarie. Ai singoli Stati americani viene consentito di imporre norme più stringenti per la tutela dei consumatori.
     
    Il “tappo” contro la marea nera al momento funziona
    La fuoriuscita di petrolio dalla falla nel pozzo in fondo al Golfo del Messico si è arrestata: il “tappo” installato dalla Bp a 1.500 metri di profondità per ora regge, ma si aspettano con il fiato sospeso le prossime ore per capire se potrà reggere in futuro. I test in corso sulla struttura di contenimento, che per la prima volta assorbe l'intera fuoriuscita, daranno i loro risultati in un lasso di tempo che il colosso petrolifero britannico stima fra le sei e le 48 ore. Lo stesso vicepresidente di Bp, Kent Wells, afferma che “è cosa buona vedere che il petrolio non sgorga più ma è presto per dire se sia stata definitivamente bloccata la marea nera fuoriuscita dal 20 aprile, quando esplose la piattaforma Deepwater Horizon”. Finora si sono riversati in mare fra i 2,3 e i 4,5 milioni di greggio, secondo le stime dell'Agenzia internazionale per l'Energia (Aie).(Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 197

     
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