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Sommario del 15/07/2010
Pubblicate le modifiche alle "Norme sui delitti più gravi". Le riflessioni di padre Lombardi e mons. Scicluna
◊ La Congregazione per la Dottrina della Fede ha pubblicato oggi l’aggiornamento delle cosiddette “Norme sui delitti più gravi”, approvati da Benedetto XVI lo scorso 21 maggio e relative all’insieme dei provvedimenti che consentono al dicastero vaticano di intervenire nei casi di delitti commessi contro i Sacramenti dell’Eucaristia e della Penitenza e nei casi di abuso sessuale perpetrati dal clero contro minori. Riguardo a quest’ultimo aspetto, si tratta – ha affermato questa mattina il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, illustrando le Norme ai giornalisti – “di un grande contributo alla chiarezza e alla certezza del diritto in un campo in cui la Chiesa è fortemente impegnata oggi a procedere con rigore e con trasparenza”. Le novità delle Norme nel servizio di Alessandro De Carolis:
Le nuove Norme hanno alle spalle nove anni di prassi, di correzioni dettate dall’esperienza, da quando cioè Giovanni Paolo II promulgò nel 2001 il Motu Proprio Sacramentorum sanctitatis tutela, corredandolo di una serie di Norme applicative e procedurali note come Normae de gravioribus delictis, “Norme sui delitti più gravi”. Questa legislazione, ha ricordato padre Lombardi in Sala Stampa, è andata arricchendosi negli anni, pur in modo non sistematico, grazie ad alcune “facoltà” concesse nel 2003 dal Papa alla Congregazione per la Dottrina della Fede, che attribuivano al dicastero vaticano competenze via via più specifiche per trattare e giudicare nell’ambito dell’ordinamento canonico una serie di delitti particolarmente gravi, per i quali la competenza veniva in precedenza attribuita “anche ad altri dicasteri o non era del tutto chiara”. Il campo d’azione delle Norme riguardava e riguarda i Sacramenti dell’Eucaristia e della Penitenza e i casi di abuso sessuale “commessi da un chierico con un minore al di sotto dei 18 anni di età”.
Considerata la “vasta risonanza pubblica” suscitata negli ultimi anni specie dai casi di abuso sessuale commessi dal clero, padre Lombardi ha messo in luce soprattutto i punti salienti della nuova legislazione che ad essi fanno riferimento. Le Norme, ha affermato, sono state integrate e aggiornate per sveltire e semplificare le procedure e “renderle più efficaci”, tenendo conto anche delle “nuove problematiche” insorte nel frattempo. Nel caso di una maggiore velocità delle procedure, le nuove Norme introducono, ha indicato padre Lombardi...
“...la possibilità di non seguire la ‘via processuale giudiziale’ ma di procedere ‘per decreto extragiudiziale’, o quella di presentare al Santo Padre in circostanze particolari i casi più gravi in vista della dimissione dallo stato clericale. Un’altra norma intesa a semplificare problemi precedenti e a tener conto dell’evoluzione della situazione nella Chiesa, riguarda la possibilità di avere come membri del personale dei tribunali, o come avvocati o procuratori, non solo più sacerdoti, ma anche laici”.
Né sarà più “strettamente necessaria”, ha soggiunto nel merito, la laurea in diritto canonico, ma basterà una competenza comprovata, ad esempio, da un titolo di licenza.
Nell’attuale revisione normativa, cambia pure il termine della prescrizione per questo tipo di delitti, che sale da dieci a venti anni e può ulteriormente essere derogato anche oltre tale limite. E “significativa”, ha rilevato padre Lombardi, è l’equiparazione ai minori che le Norme prevedono per le persone “con limitato uso di ragione” che restano vittime di abusi, nonché l’introduzione tra i delitti della pedopornografia, intesa come “l’acquisizione, la detenzione o la divulgazione” compiuta da un membro del clero “in qualsiasi modo e con qualsiasi mezzo, di immagini pornografiche aventi ad oggetto minori di anni 14”.
Le Norme non trattano – e ciò, ha riconosciuto padre Lombardi, è invece “oggetto di discussione” di questi tempi – della collaborazione con le autorità civili. Questo perché, ha ricordato, il nuovo testo normativo fa parte dell’ordinamento penale canonico, che è “distinto da quello degli Stati”. Tuttavia, rispetto al passato in cui l’adempimento alle leggi civili avveniva durante o dopo il procedimento canonico, ora la prassi proposta dalla Congregazione per la Dottrina della Fede richiede di ottemperare in via preliminare “alle disposizioni di legge vigenti nei diversi Paesi”.
Ricordando, infine, che le Norme ribadiscono il principio “della confidenzialità dei processi, a tutela della dignità di tutte le persone coinvolte”, padre Lombardi ha riferito che il dicastero vaticano...
“...sta attualmente studiando come aiutare gli Episcopati del mondo a formulare e sviluppare in modo coerente ed efficace le indicazioni e direttive necessarie ad affrontare la problematica degli abusi sessuali di minori da parte di membri del clero o nell’ambito di attività o istituzioni connesse alla Chiesa, con riguardo alla situazione e ai problemi della società in cui operano”.
Sarà questo, ha chiosato, “un altro passo cruciale nel cammino perché la Chiesa traduca in prassi permanente e in consapevolezza continua i frutti degli insegnamenti e delle riflessioni” maturati nel corso di questa “dolorosa” crisi.
Quindi, padre Lombardi ha passato in rassegna ciò che le Norme aggiornate stabiliscono riguardo a delitti “di altra natura”. In realtà, ha riconosciuto, le novità non riguardano tanto delle affermazioni di principio o di procedura, quanto piuttosto il fatto che le disposizioni già vigenti siano state inserite in una “normativa complessiva più ordinata e organica”. Nello specifico, ha precisato il direttore della Sala Stampa vaticana, sono stati inseriti i delitti contro la fede (cioè eresia, apostasia e scisma), “per i quali sono normalmente competenti gli ordinari”, ma dove ora “la Congregazione diventa competente in caso di appello”, come pure “la registrazione e divulgazione compiute maliziosamente delle confessioni sacramentali” (già oggetto di un decreto di condanna nel 1988), e infine “l’attentata ordinazione delle donne, sulla quale pure – ha concluso – esisteva già un decreto del 2007”.
Nelle domande poste successivamente dai giornalisti, sono stati approfonditi alcuni aspetti relativi alle nuove Norme. In particolare, il promotore di giustizia della Congregazione, mons. Charles Scicluna, presente al briefing con i media, ha spiegato che i 10 anni intercorsi tra la prima promulgazione delle norme e il loro attuale aggiornamento ha comunque visto, nella prassi, l’applicazione di quelle che erano state inizialmente concesse come “facoltà”, ma che ora sono state stabilizzate in un quadro normativo più organico:
“Questo è un segnale forte, perché le facoltà hanno una vita un po’ effimera: dipendono molto dalla volontà dei Sommi Pontefici. Invece, Papa Benedetto XVI – appena eletto nel 2005 – ha espresso il desiderio che le facoltà di cui godeva la Dottrina della Fede fossero stabilizzate nella normativa”.
Parlando dell’innalzamento della soglia di prescrizione da 10 a 20 anni, mons. Scicluna ha detto che ora la “facoltà di derogare diventa diritto” per la Congregazione per la Dottrina della Fede, mentre una cancellazione della prescrizione non è concepibile in quanto essa riguarda tutti i casi gravi, non solo quelli di abuso sessuale. E al giornalista che chiedeva come mai il caso di tentata ordinazione di una donna sia stato inserita in un complesso normativo che parla anche di abusi sessuali, il promotore di giustizia vaticano ha spiegato:
“La gravità dipende dal fatto che viene capovolto il pensiero della Chiesa e la fede della Chiesa nel Sacramento dell’Ordine. E’ una gravità di tipo diverso dalla gravità, che colpisce, dell’abuso sessuale di minori: non sono sullo stesso livello. Ma evidentemente si trovano in un documento che cerca di sistemare tutta la competenza sui delitti che sono riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede”.
Molto ha interessato i giornalisti della facoltà concessa ai vescovi di inserire laici competenti nei tribunali diocesani nei casi di processo canonico. Mons. Scicluna ne ha spiegato così il motivo:
“A livello diocesano, l’input dei laici è essenziale. L’input dei laici è essenziale quando il vescovo ha bisogno di un parere sulla valutazione di un caso, perché ha bisogno della competenza degli psicologi, dei sociologi, degli esperti di psicologia del bambino, dell’influsso che l’abuso ha sulla vittima… E qui, non possiamo trovare tutto questo tipo di competenza nel clero. Sappiamo di vescovi che si sono serviti della competenza di ex poliziotti per le loro indagini e questo perché volevano arrivare alla verità. E questo per noi è molto importante”.
Lettera del Papa a mons. Twal: i cattolici di Terra Santa siano esempi luminosi di unione nella carità
◊ Il sito del Patriarcato Latino di Gerusalemme ha pubblicato la Lettera inviata dal Papa il 7 giugno scorso al patriarca Fouad Twal in occasione del viaggio apostolico nella Repubblica di Cipro compiuto dal 4 al 6 giugno. Benedetto XVI ringrazia mons. Twal “per la calorosa accoglienza” riservatagli durante la visita. “Sono stato molto felice di aver potuto constatare personalmente – scrive il Papa - come molti cattolici ciprioti d’antica tradizione latina siano rimasti, grazie alla Sua attenta cura pastorale, fedeli al loro ricco patrimonio. La prego di voler trasmettere loro l’assicurazione della mia paterna unione di preghiera e l’espressione dei miei migliori auguri di santità e di prosperità. Allo stesso tempo – ha proseguito il Pontefice - mi ha fatto molto piacere vedere come la comunità cattolica continui ad arricchirsi di fedeli latini del luogo e così pure di immigrati venuti da altri continenti, in particolare dall’Europa, dall’Africa e dall’Asia. La mia preghiera fervente – conclude Benedetto XVI - è che tutti i cattolici latini di Terra Santa, con le loro lingue, i loro costumi e le loro rispettive tradizioni, si impegnino a collaborare gioiosamente come fratelli e sorelle per diventare esempio luminoso di unione indissolubile nella carità, segno distintivo della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica”.
Nomine
◊ Benedetto XVI ha nominato vescovo di Comodoro-Rivadavia (Argentina) mons. Joaquín Gimeno Lahoz, finora vicario generale della medesima diocesi. Mons. Joaquín Gimeno Lahoz è nato il 6 ottobre 1948 a La Mata de Olmos, Teruel (Spagna) ed è stato ordinato sacerdote nel Paese natale il 29 giugno 1973. Incardinato nella diocesi di Teruel y Albarracín lì ha svolto per un anno l’ufficio di vice-parroco ad Utrilles (Teruel). Sacerdote fidei donum, nel novembre del 1974 arriva in Argentina per lavorare nella diocesi di Azul. Dopo avere svolto l’incarico di vice-parroco a Tandil (1974-1977) e a Las Flores (1977- 1984), è nominato prima parroco di N. S. de Lourdes ad Azul, (1984-1992) e poi parroco della Cattedrale di Azul (1992-1996). Nel 1996 si trasferisce nella diocesi di Comodoro Rivadavia per prestare servizio a El Maitén, con popolazione prevalentemente indigena. Dal 2006 ha esercitato a Comodoro-Rivadavia gli uffici di vicario generale, direttore del Seminario Catechistico, vice-presidente della Caritas ed assistente di alcuni gruppi delle Equipos de Nuestra Señora.
Il Papa ha nominato ausiliari della diocesi di ‘s-Hertogenbosch (Paesi Bassi): il rev. Johannes Wilhelmus Maria Liesen, del clero di Roermond, professore di Esegesi e Teologia Biblica presso il Seminario Maggiore di Roermond a Rolduc e membro della Commissione Teologica Internazionale, assegnandogli la sede titolare vescovile di Tunnuna; e il rev. Robertus Gerardus Leonia Maria Mutsaerts, del clero di ‘s-Hertogenbosch, parroco di Heeze e presidente della Commissione per le nomine della medesima diocesi, assegnandogli la sede titolare vescovile di Uccula. Il rev. Johannes Wilhelmus Maria Liesen è nato a Oosterhout (diocesi di Breda) il 17 settembre 1960. E’ stato ordinato sacerdote il 16 giugno 1984 per la diocesi di Roermond. Il rev. Robertus Gerardus Leonia Maria Mutsaerts è nato il 22 maggio 1958 a Tilburg (diocesi di ‘s-Hertogenbosch). E’ stato ordinato sacerdote il 5 giugno 1993 per la diocesi di ‘s-Hertogenbosch.
Il Santo Padre ha nominato vescovi ausiliari di El Alto (Bolivia) il rev. Fernando Bascopé Müller, maestro dei novizi della Ispettoria salesiana di Bolivia e direttore della medesima comunità formativa, assegnandogli la sede titolare vescovile di Naratcata; ed il rev. Eugenio Scarpellini, del clero della diocesi di Bergamo (Italia) e segretario generale aggiunto della Conferenza Episcopale Boliviana, assegnandogli la sede titolare vescovile di Bida. Il rev. Fernando Bascopé Müller è nato a Santa Cruz de la Sierra (Bolivia) il 4 aprile 1962. Il 22 agosto 1987 ha emesso la sua professione solenne come religioso salesiano ed è stato ordinato sacerdote il 23 settembre 1991. Il rev. Eugenio Scarpellini è nato l’8 gennaio 1954 a Verdellino (Bergamo, Italia). È stato ordinato sacerdote il 17 giugno 1978 ed incardinato nella diocesi di Bergamo. L’11 gennaio 1988 è stato inviato in Bolivia come sacerdote fidei donum.
Il Papa ha nominato vescovo ausiliare della diocesi di Banja Luka (Bosnia ed Erzegovina) padre Marko Semren, dell’Ordine dei Frati Minori, finora guardiano del Convento francescano di Gorica-Livno e docente all’Istituto Teologico francescano di Sarajevo, assegnandogli la sede titolare vescovile di Abaradira. Padre Marko Semren è nato il 19 aprile 1954 a Bila, in Bosnia ed Erzegovina. E’ stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1981.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Congregazione per la Dottrina della fede: il documento con le modifiche introdotte nelle "Norme de gravioribus delictis", la lettera ai vescovi della Chiesa cattolica e agli altri Ordinari e Gerarchi, e l'introduzione storica alle norme del Motu proprio "Sacramentorum sanctitatis tutela".
In rilievo, nell'informazione internazionale, l'Irlanda del Nord, dove sono divampate nuove violenze tra lealisti e nazionalisti.
La prospettiva autenticamente laica dei cattolici: in cultura, Roberto Colombo sui vent'anni del Comitato nazionale per la bioetica italiano.
L'istante presente è una miniatura dell'eterno: Cristiana Dobner ripercorre, a cent'anni dalla nascita, il pensiero della filosofa ginevrina Jeanne Hersch.
Voglia di libertà (usando la ragione): Mario Pangallo su san Tommaso e il pensiero contemporaneo.
Sì ai matrimoni gay in Argentina: inascoltata la voce della gente
◊ Dopo 15 ore di dibattito trasmesso in diretta TV, il Senato argentino ha legalizzato ieri, con 33 “sì”, 27 “no” e 3 astensioni, le unioni matrimoniali tra persone dello sesso e ha concesso a questo nuovi tipo di unioni i medesimi diritti dei matrimoni eterosessuali. Il servizio di Luis Badilla.
E' chiaro che, nonostante lo scarto fra sostenitori e oppositori sia stato molto risicato, è rimasta inascoltata l'opinione della stragrande maggioranza del Paese, tra cui quella delle Chiese cristiane che due giorni fa in decine di piazza dell'Argentina avevano chiesto che la proposta fosse rifiutata. Ora l'Argentina si somma ad altri Paesi e regioni del continente, dove questo tipo di unione è legale: il Canada, diversi Stati degli Stati Uniti e il Distretto federale del Messico. Alcuni ritengono che questa decisione faciliterà provvedimenti simili allo studio in Cile e Uruguay. Ad ogni modo è certo anche che in Argentina si apre un lungo e travagliato periodo di riflessione e forse una lunga battaglia legale.
Si anticipa così un tema che influenzerà fortemente la politica latinoamericana ponendo ai cattolici della regione, e non solo a loro, delle sfide impegnative. I vescovi argentini avevano ricordato giorni fa: una legge e una convinzione culturale, come questa delle unioni gay, seppure ipoteticamente maggioritaria o legale, non cambiano la verità biologica e naturale secondo la quale un autentico matrimonio è fra un uomo e una donna. D'altra parte si aprono altre questioni non meno delicate come per esempio tutto ciò che riguarda l'adozione dei bambini. Restano in piedi tutte le argomentazioni che i vescovi argentini hanno proposto al Paese e ai politici in questi mesi. “Siamo davanti – hanno detto i vescovi - non a un fatto privato o a un'opzione religiosa, ma a una realtà che ha la propria radice nella natura stessa dell'uomo, creato maschio e femmina. Affermare l'eterosessualità come requisito per il matrimonio non è discriminare, ma partire da un dato oggettivo che è il suo presupposto. Il contrario sarebbe disconoscere la sua essenza, cioè quello che è”.
L’arcivescovo di Buenos Aires, il cardinale Jorge Mario Bergoglio, ha detto che “è in gioco l’identità e la sopravvivenza della famiglia: padre, madre e figli. E’ in gioco la vita di molti bambini che saranno discriminati in anticipo e privati della loro crescita umana che Dio ha voluto dare con un padre e una madre. E’ in gioco il rifiuto totale della legge di Dio, incisa nostri cuori. Non dobbiamo essere ingenui – conclude il porporato - questa non è semplicemente una lotta politica, ma è un tentativo distruttivo del disegno di Dio”.
Amnesty: sanità ‘in ginocchio’ nella Corea del Nord, a rischio milioni di vite
◊ “Lo stato disastrato del sistema sanitario in Nord Corea”: al centro di un rapporto di Amnesty International, pubblicato oggi sul sito dell’organizzazione, per denunciare una condizione di vera emergenza nel Paese asiatico, retto da un regime comunista dinastico. Il servizio di Roberta Gisotti:
Il governo della Corea del Nord sostiene ancora che il suo sistema sanitario sia gratuito per tutti. Ma Amnesty International ha condotto un’approfondita indagine sul campo attraverso interviste a nordcoreani, che hanno dichiarato di aver pagato dal 1990 - anno della terribile carestia che ha colpito il Paese asiatico - tutti i servizi di assistenza con soldi o regalie (alcol, sigarette, cibo) al personale sanitario. Del resto, gli ultimi dati dell’Organizzazione mondiale della sanità indicano che la Corea del Nord spende nel settore della salute meno di ogni altro Paese al mondo: meno di un dollaro l’anno per ogni cittadino! Cosicché, denuncia il rapporto di Amnesty, negli ospedali si opera ed anche si amputano arti senza anestesia. Inoltre molti nord coreani si curano da sé, senza consultare i medici, e comprano i farmaci nei negozi magari su indicazione dei venditori, tanto che il governo ha dovuto bandire un antidolorifico altamente narcotico che la popolazione usava per guarire da ogni male. I coreani hanno dunque disperato bisogno di aiuti medici e alimentari. Ma aiutare questo Paese non è facile per la comunità internazionale. Riccardo Noury, portavoce di Amnesty-Italia:
R. - E' vero, è vero! Questo Paese ci mette del suo per condizionare gli aiuti e spesso è responsabile di aggravare la tensione con la comunità internazionale. Quest'ultima, però, dovrebbe tener conto del fatto che a pagare il prezzo più duro della tensione con la Corea del Nord sono milioni e milioni di persone cui è negato un diritto fondamentale, cioè quello alla salute. Come dimostra questo Rapporto, le condizioni sono agghiaccianti: totale assenza di servizi sanitari in condizioni non solo di gratuità, ma anche di sicurezza dal punto di vista igienico, assenza di anestetici e di medicinali ... Una medicina fai-da-te che rende, veramente, la salute in questo Paese un autentico azzardo.
D. - Quindi, il fatto che il governo della Corea del Nord non chieda aiuto per questa situazione di emergenza non può diventare un alibi per non intervenire da parte dei Paesi donatori ...
R. - Esattamente questo! Noi abbiamo chiesto ai Paesi donatori di non subordinare gli aiuti indispensabili - letteralmente "salvavita" - a considerazioni di natura politica. Il governo della Corea del Nord, dal canto suo, dovrebbe accettare questa politica di autorizzazione a singhiozzo agli aiuti, perché anche quando ha dichiarato di poterne fare a meno per via di una presunta autosufficienza alimentare, che quindi avrebbe migliorato le condizioni economiche, ha mostrato che questa era una bugia. Pertanto, quello che è in gioco è la salute e la vita di milioni di persone ed è auspicabile che entrambe le parti - il governo di Pyongyang e la comunità internazionale - non giochino sulla pelle di queste persone.
Nave libica in Egitto: gli aiuti saranno portati a Gaza
◊ Sono sbarcate stamani nel porto egiziano di Al Arish le circa 2000 tonnellate di aiuti umanitari e di medicinali destinati ai palestinesi della Striscia di Gaza, portati dalla nave libica Amalthea su iniziativa della Fondazione Gheddafi. Il cargo, che intendeva inizialmente forzare l’embargo imposto da Israele, ieri ha cambiato la rotta per approdare nel nord del Sinai evitando scontri, probabilmente anche grazie ad una serrata attività diplomatica. Ancora viva, intanto, resta l'eco del sanguinoso arrembaggio israeliano alla nave turca Mari Marmara, il 31 maggio scorso, nel corso del quale furono uccisi nove attivisti turchi filopalestinesi. Da allora diversi sono stati i tentativi internazionali di portare aiuti diretti alla popolazione della Striscia. Quali gli effetti di questa attività e quali oggi ancora le esigenze principali della popolazione dell’area? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Tommaso Saltini, direttore progetti della Ong Associazione di Terrasanta:
R. – Le persone a Gaza hanno certamente bisogno di un aiuto materiale, ma non chiedono quello: la cosa che chiedono a gran voce è la libertà, di poter progettare il loro futuro, muoversi, viaggiare, visitare i parenti che sono sempre in Terra Santa … Questo è il vero dramma che vivono! Alimenti e risorse entrano, in vario modo. Per come la vedo io, per come la vediamo noi, il fatto di non poter approdare con gli aiuti umanitari a Gaza, comunque necessari, comunque utili, conferisce a questo dramma la dimensione di un problema grave, politico, non risolto.
D. – Oltre questo, a livello pratico, c’è qualche cambiamento? Ci sono effetti di questa mobilitazione internazionale sulle persone?
R. – Per quanto riguarda gli ultimi mesi e per le informazioni che abbiamo noi, no. La situazione è rimasta uguale, anzi: sono proprio questi non-cambiamenti e queste non-soluzioni che portano a vedere sempre nero. Non c’è una grande leadership esterna, ed è difficile che i soggetti “litiganti” da soli possano ipotizzare soluzioni. C’è rigidità su entrambi i fronti.
D. – Lei è in contatto costante anche con il parroco e la comunità cristiane di Gaza: che cosa stanno facendo loro in questo preciso momento, per venire incontro anche ai bisogni che non sono solo quelli del cibo, ma è l’assenza di libertà, la mancanza di lavoro …
R. – Concretamente, noi stiamo cercando di fare fronte soprattutto ai bisogno degli ultimi, dei bambini, in particolare dei bambini con problemi di disabilità. I religiosi, in particolare il parroco e il vice-parroco, stanno vicini alla loro gente, vivono con loro i loro bisogni, non solo spirituali ma anche materiali, quindi il tema più grande – il tema del lavoro – più che dare degli aiuti, cercano di capire come fare per trovare lavoro e ad offrire un lavoro ai tanti che lo hanno perso. Si fa fatica ad entrare nei lavori più istituzionali in quanto cristiani; nuove attività commerciali è molto faticoso aprirne, avere viveri sufficienti per alimentarli. L’unica idea concreta che era venuta, e nel caso di qualche persona siamo riusciti ad aiutarli a realizzarla, è quella di acquistare una licenza per fare il taxi driver, essendo un’attività autonoma; anche se fa un po’ sorridere perché comunque fare il taxi driver nella Striscia di Gaza vuol dire comunque muoversi avanti e indietro in una striscia che è lunga pochi chilometri e larga ancora meno. Però, l’obiettivo è cercare insieme di pensare a possibili soluzioni. Non è facile …
Scontri a Belfast per la marcia orangista
◊ Sono proseguite anche nelle ultime ore le violenze a Belfast, in Irlanda del Nord, tra gruppi unionisti e repubblicani. E’ intervenuta la polizia, in allerta da giorni per le manifestazioni della notte tra l'11 e il 12 luglio, quando la comunità unionista del Paese commemora la battaglia del Boyne, che nel 1690 sancì la vittoria di Guglielmo d'Orange sul re Giacomo II. Perché dunque proprio ora sono riscoppiate le tensioni? Giada Aquilino lo ha chiesto ad Andrea Malaguti, corrispondente da Londra del quotidiano La Stampa, che negli ultimi giorni ha seguito da Belfast le vicende nordirlandesi:
R. - Ovviamente ci sono le indagini di polizia in corso e soprattutto gli scontri non sono ancora finiti. L’innesco è stato - come spesso succede in questi anni - la parata orangista del 12 luglio, anche se questa volta gli scontri sono stati molto più forti e molto più duri rispetto a quelli accaduti negli anni precedenti. Secondo la polizia, in realtà, qui c’è un misto di vicende che vanno a fondersi: intanto il fatto che i tagli del governo Cameron colpiscono in maniera particolare le zone più povere del Paese e certamente l’Irlanda del Nord è una di queste; in più, rimane questa distanza tra i nazionalisti e i lealisti. La marcia, quindi, diventa sempre un momento di grande tensione e questa volta qualcuno - dice la polizia, che sta appunto cercando il “grande burattinaio” - ha organizzato questi scontri in maniera più larga del solito.
D. - Nella zona-epicentro degli scontri addirittura è stato scritto e detto che bambini di otto-dieci anni sarebbero stati coinvolti in queste violenze. C’è chi dice che siano stati impiegati come scudi umani, chi dice che abbiano tirato sassi alla polizia…
R. - E’ vero. In questi giorni anche i bambini erano in strada. Sembrava realmente una forma di Intifada nord-irlandese. Ora, la polizia sostiene che in realtà questi ragazzini non sono stati usati come scudi umani ma erano lì, come veri e propri piccoli soldati. Erano cioè lì a lanciare anche loro bombe incendiarie, mattoni e tutto quello che trovavano. Comunque sia, si tratta certamente di uno degli aspetti più drammatici di tutta questa vicenda; non a caso la polizia si è rivolta direttamente alle famiglie, perché è ovvio che se ci sono ragazzini in strada, durante la notte, di otto o dieci anni, i genitori in qualche modo devono esserne a conoscenza.
D. - Nonostante gli accordi di pace del 1998, ogni anno il 12 luglio gli unionisti commemorano la battaglia del 1690 e, inevitabili, scattano le tensioni coi repubblicani. Com’è possibile uscire da questa impasse?
R. - Gli orangisti sostengono che oramai questo, per loro, è banalmente un fatto di tipo culturale, è una parata di tipo storico e non ha nessun genere di risvolto politico. Il problema è che pretendono di rifare la parata attraverso i percorsi tradizionali, che sono percorsi che passano anche in mezzo a quartieri repubblicani, che ovviamente vivono questo tipo di vicenda come un provocazione. Per cui, per quanto tutti dicano - sia i rappresentanti dello Sinn Fein sia la parte orangista - “no, non c’è assolutamente alcun genere di provocazione politica”, in realtà lo sfondo è assolutamente questo. Quindi, le possibilità sul tappeto al momento sono due: o si cambia il percorso della parata, ma gli orangisti dicono che non è giusto, che è un loro diritto passare per le strade che credono, oppure si continua ad andare incontro a questo genere di tensioni.
Viaggio di amicizia in Caucaso promosso dall'Associazione Rondine-Cittadella della Pace
◊ E’ iniziato il pellegrinaggio di amicizia organizzato dall’Associazione “Rondine, Cittadella della pace” nel Caucaso del sud e in Turchia. L’Associazione promuove da anni la cultura del dialogo attraverso l’esperienza concreta dello Studentato Internazionale, situato a Rondine in provincia di Arezzo: giovani provenienti dai Balcani, Caucaso meridionale, Russia, Africa e Medio Oriente, una volta completato qui il ciclo di studi (corso di laurea o master), rientrano nel Paese di origine per testimoniare la concreta possibilità della pacifica convivenza. Il viaggio di amicizia è volto a diffondere un Documento in 14 punti per la pace in Caucaso, un testo redatto presso il Santuario de La Verna da 150 rappresentanti dei popoli caucasici e consegnato a varie personalità, a cominciare da Benedetto XVI. Il presidente dell’Associazione, Franco Vaccari, al microfono di Carla Ferraro, ci spiega come, nell’esperienza dello Studentato Internazionale, la diversità possa diventare dialogo e ricchezza:
R. – La diversità può far paura all’inizio, perché è l’altro, è l’ignoto, è il diverso da sé, quindi c’è sempre un momento in cui si crea uno scatto e uno scarto. Bisogna sapersi inserire lì e questo elemento di scarto, invece di farlo diventare motivo di conflitto, di allontanamento, di negazione, di distruzione dell’altro, farlo diventare invece un punto di dialogo, di ascolto, di conoscenza, e quindi dopo sperimentare compiutamente che diventa la grande opportunità, la ricchezza. Con i giovani di Rondine lo si fa 365 giorni l’anno. I giovani che vengono dai luoghi di guerra, di conflitto, sperimentano come l’esperienza umana tenda naturalmente all’incontro con l’altro, faticoso, non certamente ricoperto di quella retorica che vuol far sembrare tutto facile, ma il punto che si raggiunge è altissimo.
D. – Come pensa che sia possibile impegnare tutte le parti coinvolte nei conflitti della regione del Caucaso, se a volte basta ben poco per accendere la tensione e riaprire le ferite del conflitto dell’agosto 2008?
R. – In Caucaso, nel sud, sono aperte tre grandi ferite. Con i giovani di Rondine, quelli che sono già tornati nel luogo, le Rondini d’oro, e quelli che sono in formazione a Rondine qua da noi, insegneremo e testimonieremo a tutti che le nuove generazioni stanno sognando un Caucaso in pace e che la concreta relazione tra di loro è davvero una "rondine", cioè un annuncio di primavera. Rondine è lì per favorire questo: togliere il veleno che arriva dalle ferite antiche e incoraggiare i giovani che sognano il futuro, che è il loro futuro.
D. – I partecipanti alla Conferenza internazionale sulla pace nel Caucaso hanno elaborato un documento in 14 punti che sta riscuotendo un sempre maggiore interesse nei tavoli della diplomazia internazionale. Quali i primi riscontri?
R. – Tutte le autorità dei governi che sono in gioco dentro questo scacchiere hanno conosciuto i 14 punti, li hanno ricevuti e alcuni li hanno anche molto apprezzati. Ci saranno anche delle consegne ufficiali ai massimi livelli civili, religiosi e accademici.
Gli Arazzi di Raffaello in mostra ai Musei Vaticani
◊ Evento straordinario ieri ai Musei Vaticani: a Cinquecento anni dalla loro prima stupefacente esposizione nella Cappella Sistina, sei dei dieci Arazzi disegnati per Papa Leone X da Raffaello, con le storie dei Santi Pietro e Paolo, sono tornati al loro posto per una sera. I manufatti voleranno a Londra in occasione di una grande mostra che sarà allestita al Victoria and Albert Museum dall’8 settembre al 17 ottobre 2010. La rassegna dal titolo “Cartoni e Arazzi dalla Cappella Sistina” avverrà in occasione della visita di Benedetto XVI nel Regno Unito. Numerosi i visitatori accorsi ieri in Vaticano per un’esposizione che non si ripeteva dal 1982. Il servizio è di Paolo Ondarza.
(musica)
“Talmente ben fatti che paiono non tessuti ma fatti col pennello”. L’ammirato commento di Giorgio Vasari, autore cinquecentesco delle Vite degli artisti, pronunciato di fronte ai dieci arazzi fatti realizzare da Leone X su disegno di Raffaello dalla bottega belga di Pieter van Aelst, esprime l’alto livello qualitativo e il pregio di quelle straordinarie opere di tessitura eseguite per la Cappella Sistina. L’attento lavoro della bottega fiamminga tiene testa nelle espressioni dei volti, nelle trasparenze delle aureole o nelle sfumature dei colori al pennello del pittore delle Stanze. Anna Maria De Strobel, responsabile degli Arazzi dei Musei Vaticani:
“La tessitura del tessuto era considerata un’arte minore rispetto alle arti maggiori, cioè la pittura, la scultura, l’architettura … Quindi, essere paragonato ad un’arte maggiore è un successo enorme!”.
Esposti per la prima volta nella solennità di Santo Stefano del 1519 e tessuti in seta e fili d’argento dorato, questi manufatti testimoniano la fortuna che gli arazzi conobbero nel XVI secolo. Ancora la De Strobel:
“Venivano molto richiesti. Direi che dall’inizio del Quattrocento si può dire che tutte le casate d’Europa cercano di avere collezioni di arazzi, perché ne scoprono la praticità. Ovviamente, se io prendo un dipinto di quelle dimensioni, non mi passa per le porte, non faccio nulla! Invece, l’arazzo permette di essere ripiegato, portato e poi rimesso su …”.
Quattro di questi straordinari capolavori – “Il sacrificio di Listra”, “La pesca miracolosa”, “La consegna delle chiavi” e “La guarigione dello storpio” – voleranno a Londra a settembre, in occasione del viaggio del Papa nel Regno Unito, quando per la prima volta nella storia si potranno ammirare a confronto con i cartoni del Maestro rinascimentale conservati nella capitale britannica. “Neanche Raffaello li vide mai insieme”, ricorda il direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci:
“E’ qualcosa che finora si sarebbe potuto soltanto sognare! Ma vedere insieme il momento germinale, il momento creativo di Raffaello – Raffaello che disegna l’idea – e poi la sua realizzazione dalla più grande arazzeria di quell’epoca, l’arazzeria di Pieter van Aelst, un grande fiammingo … ci voleva un viaggio delicato, importante come quello di Benedetto XVI nel Regno Unito, per riuscire a realizzare poi una impresa come questa!”.
La suggestiva ipotetica ricostruzione dell’originaria posizione degli Arazzi, ai piedi degli affreschi dei pittori del Quattrocento e sotto la volta michelangiolesca, offerta ieri ai visitatori dai Musei Vaticani, ha consentito di ammirare nella sua completezza quello straordinario scrigno dell’arte rinascimentale che fu ed è ancora la Sistina.
(musica)
Celebrate a Roma le esequie del vaticanista Giuseppe De Carli
◊ Celebrati questa mattina nella chiesa Santa Maria in Traspontina a Roma i funerali di Giuseppe De Carli, lodigiano, vaticanista, scrittore e direttore di Rai Vaticano. A lui si deve la cronaca in diretta per la Rai dei momenti più significativi dei Pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI che ha seguito in numerosi viaggi. Nel 2008, come ha ricordato nell’omelia il suo concittadino e amico d’infanzia, l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione, De Carli “ha voluto soprattutto dare voce alla Parola di Dio” con la lettura ininterrotta in diretta televisiva della Bibbia che riunì nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme cattolici, protestanti, ebrei e non credenti. Federico Chiapolino ha chiesto un ricordo del giornalista ai colleghi Saverio Gaeta e Fabio Zavattaro. Ascoltiamo Saverio Gaeta:
R. - Senza dubbio è stato uno dei nostri amici vaticanisti che ha saputo meglio rappresentare proprio tutto il percorso da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI, sia dal punto di vista del magistero sia dal punto di vista della testimonianza di fede. Quindi, avendo seguito così a lungo Giovanni Paolo II ha potuto riassumere, attraverso quello che ha seguito con Benedetto XVI nei suoi viaggi, nei suoi messaggi e nelle sue testimonianze, quello che è il senso proprio del darsi il testimone l’un con l’altro, sempre per testimoniare Gesù Cristo.
D. - Fabio Zavattaro, un ricordo di Giuseppe De Carli, colui che ha saputo dare voce alla Parola di Dio, come ha detto mons. Fisichella…
R. - Sì, non soltanto ha saputo dar voce alla Parola di Dio ma direi che, attraverso i suoi servizi e le sue analisi ha dato voce ad una realtà variegata: ovviamente prima Giovanni Paolo II e oggi Benedetto XVI, e anche ad una realtà fatta di tanti sacerdoti, di tanta gente comune che magari non sempre sale agli onori delle cronache. Credo che in questo modo quella Parola di Dio si è incarnata in tante realtà e lui le ha sapute sempre rappresentare con grande rispetto e con grande attenzione.
Turkmenistan: la Chiesa cattolica riconosciuta ufficialmente dal governo
◊ “Siamo ufficialmente riconosciuti come ‘Chiesa cattolica in Turkmenistan’. E’ una grande gioia e una grande speranza”: è quanto ha comunicato all’agenzia Fides padre Andrzej Madej, Superiore della Missio sui iuris del Turkmenistan. Per la piccola comunità cattolica dello stato centroasiatico (100 cattolici) è “un passo decisivo per la storia della Chiesa nel Paese”. Il Superiore ha ricevuto nel marzo scorso una comunicazione dal Ministero della Giustizia turkmeno nonchè dal “Consiglio per le Religioni”, organismo governativo esistente nella Repubblica. D’ora in poi la Chiesa è autorizzata ad avere una ufficiale “presenza pubblica”, con tutti i benefici che questo implica, a livello giuridico e a livello pastorale. Nei prossimi giorni, a partire dal 17 luglio, sarà il nunzio apostolico in Turchia e Turkmenistan, mons. Antonio Lucibello, a visitare il Paese per incontrare i rappresentanti del Ministero degli Esteri e del Ministero della Giustizia, ratificando i passi avanti compiuti ed esprimendo la soddisfazione della Santa Sede. Il nunzio presiederà anche una cerimonia per salutare Fr. Tomasz Kostinski, missionario che parte per l’Irlanda, che sarà sostituito nella Missio sui iurs da un altro giovane missionario spagnolo degli Oblati di Maria Immacolata. Inoltre dalla Polonia si unisce alla comunità il diacono Raphael, che l’anno prossimo diventerà sacerdote. Nella repubblica ex sovietica dell’Asia Centrale, che conta 5 milioni di abitanti, al 90% musulmani, vivono 100 cattolici battezzati, circa 30 catecumeni e un gruppo di “simpatizzanti della fede cristiana”. Il Turkmenistan, come gli altri Paesi dell'Asia centrale, è una terra di “prima evangelizzazione”: nel Paese non vi sono chiese cattoliche, distrutte dai rivoluzionari sovietici a partire dal 1920. Le comunità religiose ammesse finora erano la islamica sunnita e la Chiesa ortodossa russa. Da circa 13 anni la Chiesa cattolica aveva presentato richiesta di registrazione ufficiale. Il ministero della Giustizia, fino ad oggi, aveva obiettato che alla guida della comunità religiosa dovesse esserci un cittadino turkmeno. Questa impasse è stata superata. “Oggi pensiamo anche di chiedere al governo la costruzione della prima chiesa cattolica nella nostra missione. Finora abbiamo costruito la chiesa di ‘pietre vive’, ora vorremmo anche edificare un tempio”, rimarca padre Andrej. La comunità cristiana chiede di riavere l’unica chiesa armena sopravvissuta al periodo sovietico, che si trova a Turkmenbasy, nell’ovest del Paese, in stato di quasi completa decadenza, e un’altra chiesetta localizzata a Serdar, oggi trasformata in un bar. I cattolici turkmeni sono per la maggior parte di etnia polacca e tedesca. I fedeli cattolici, fino ad ora, celebravano la Santa Messa nel territorio diplomatico della nunziatura di Ashgabat e si incontravano in abitazioni private. Nel Paese lavorano due sacerdoti cattolici e un diacono (missionari Oblati di Maria Immacolata, come padre Madej) e non c’è nessuna religiosa. (R.P.)
Per Tarek Aziz consegnato alle autorità irachene, mons. Warduni invoca "misericordia e giustizia”
◊ Un appello ai giudici iracheni affinché operino con giustizia e misericordia è stato lanciato dal vicario patriarcale di Baghdad, mons. Shlemon Warduni, dopo la consegna, da parte delle forze americane, del numero due di Saddam Hussein, Tarek Aziz, alle autorità irachene. Le parole del vescovo - riprese dal Sir - seguono quelle dell’avvocato di Aziz, Badie Aref, secondo il quale la vita del suo assistito “ora corre un grave pericolo. Egli teme che possa venire ucciso o che gli siano vietate le necessarie cure mediche”. Aziz, di fede cristiana, si consegnò agli Usa nel 2003, subito dopo la deposizione di Saddam Hussein. Processato per il coinvolgimento con il regime, è stato condannato dal tribunale speciale iracheno a sette anni di prigione. “La giustizia deve fare il suo corso ma senza dimenticare la misericordia – aggiunge il presule caldeo – va, infatti, tenuta presente la condizione particolare in cui si era costretti ad agire sotto il passato regime, quando non era concesso dissentire o esprimere pareri diversi. Personalmente credo che non avrebbe voluto la guerra. Era molto rispettato dai governi di quel tempo”. Nel 2003 Aziz fu ricevuto da Giovanni Paolo II che si adoperò a lungo per scongiurare la guerra. (M.G.)
Pakistan: a Faisalabad militanti islamici attaccano la comunità cristiana
◊ “Un corteo di protesta di centinaia di militanti islamici ha chiesto la morte di due cristiani accusati di blasfemia. Una chiesa cattolica è stata colpita da una sassaiola. Siamo in stato di massima all’erta anche se ora è tornata la calma e la situazione è sotto controllo”: è la testimonianza resa all’agenzia Fides dal padre domenicano Pascal Paulus, parroco della chiesa del Santo Rosario a Waris Pura, uno dei più grandi sobborghi di Faisalabad. Nei giorni scorsi un corteo di dimostranti ha portato scompiglio nel quartiere, dove vive una folta comunità cristiana di circa 100mila persone. Secondo quanto riporta l’organizzazione “Minorities Concern of Pakistan”, la protesta musulmana riguardava due fratelli cristiani protestanti, il Pastore Rashid Emmanuel e suo fratello Sajid Emmanuel. I due sono stati arrestati il 2 luglio con l’accusa di aver scritto un libretto contenente frasi blasfeme sul Profeta Maometto. I militanti islamici dicevano di voler “dare una lezione alla comunità cristiana” e di volersi “fare giustizia da soli”. “Siamo preoccupati e la comunità cristiana vive ancora in tensione. Alcuni fedeli sono scappati temendo maggiori violenze. Chiediamo la protezione delle autorità. La protesta degli estremisti era immotivata, in quanto basata su false accuse verso due cristiani che erano già stati arrestati, e per i quali si chiedeva la pena di morte”, spiega a Fides il religioso. “La nostra chiesa del Santo Rosario, l’unica chiesa cattolica di Waris Pura, è stata colpita da una sassaiola. Ce la siamo vista brutta, anche se ora il peggio è passato”, rimarca. La situazione è tornata sotto controllo grazie al pronto intervento di mons Joseph Coutts, vescovo di Faisalabad, che ha attivato contatti con le autorità civili e di polizia e con i leader musulmani locali. A Waris Pura è stato costituito d’urgenza un Comitato congiunto civile-religioso, presieduto dal vescovo, per riportare la calma, restaurare un clima di civile convivenza e scongiurare ogni ulteriore violenza. “Va detto che la folla si è attivata dopo che alcuni leader religiosi musulmani hanno incitato all’odio e alla protesta. Purtroppo il Paese è attraversato da fermenti di estremismo che a volte poi dilagano nel terrorismo. L’episodio è uno dei tanti, dovuti alla iniqua legge sulla blasfemia, che colpisce specialmente le minoranze religiose ed è uno dei nostri principali problemi”, dice all’agenzia Fides padre Khalid Rashid Asi, vicario generale della diocesi di Faisalabad e presidente della Commissione diocesana per l’ecumenismo e il dialogo. “Il nostro lavoro per restaurare un clima di dialogo e di armonia prosegue. Continueremo a credere nel dialogo interreligioso e nella buona volontà di tutti gli uomini”, sottolinea il vicario. (R.P.)
India: nuova fiammata di violenze nei confronti dei missionari cristiani
◊ In India non accenna a placarsi l’attività dei fondamentalisti indù e musulmani contro i missionari cristiani. La denuncia, lanciata attraverso le pagine dell’Osservatore Romano, arriva dal vescovo di Indore, Chacko Thottumarickal. Il presule punta il dito, in particolare, contro lo stato di impunità di cui godono gli estremisti: “Nell'India centrale, in Stati come l'Orissa, il Madhya Pradesh e il Chhattisgarh, le minoranze cristiane soffrono per l'azione dei gruppi estremisti indù, anche perché, a livello politico, questi hanno la copertura dei partiti nazionalisti, che li proteggono e ne garantiscono l'impunità”. L'evangelizzazione, ha sottolineato monsignor Thottumarickal, “è davvero una grande sfida, per tali evidenti ostacoli e difficoltà”. Nonostante questo, ha aggiunto il presule, “cerchiamo di promuovere buone relazioni con i leader religiosi indù e di unire tutte le forze positive”. Nei giorni scorsi, fra gli altri, minacce sono giunte da alcuni estremisti indù nei confronti del portavoce della Chiesa cattolica nello Stato del Madhya Pradesh, padre Anand Muttungal; mentre un altro sacerdote, padre Jim Borst, che dirige un gruppo di scuole nello Stato di Jammu e Kashmir, è stato espulso dal territorio dietro la pressione sul Governo dei fondamentalisti musulmani. La Chiesa, puntualizza ancora monsignor Thottumarickal, conta comunque anche sulle buone relazioni con i mass media e le autorità statali per far emergere la verità: “Abbiamo l'opportunità di far sentire la nostra voce e la nostra versione dei fatti e promuoviamo un'opera di sensibilizzazione delle coscienze sul tema dei diritti, a tutti i livelli”. Le minacce rivolte al portavoce della Chiesa cattolica nel Madhya Pradesh, padre Anand Muttungal, non hanno intimorito la comunità, ma anzi hanno fatto emergere la volontà di dare un nuovo slancio all'attività missionaria. In questo contesto, ha dunque precisato il presule, “occorre risvegliare lo spirito missionario nei fedeli, attraverso una formazione permanente”. Padre Muttungal è impegnato da anni nel favorire il dialogo tra le diverse comunità, nonostante la difficile situazione in cui operano i missionari, accusati di fare proselitismo. Nello Stato del Madhya Pradesh è infatti in vigore fin dal 1968, la Madhya Pradesh Dharma Swantanntrya Adhiniyam, la cosiddetta legge anticonversione. Padre Muttungal ne ha spesso rilevato i pericoli: “Il modo in cui i fondamentalisti indù rigirano la legge nelle loro mani per colpire le minoranze, deve aprire gli occhi a tutta la nazione. La legge anticonversione è lo strumento con il quale l'amministrazione ci incrimina: accusano i cristiani di essere fuorilegge e l'aumento delle violenze contro la nostra comunità è allarmante”. (M.G.)
Traffico di esseri umani: l'India considerato il più grande centro al mondo
◊ L’India è il più grande centro al mondo per il traffico di esseri umani legato a prostituzione e lavoro coatto. È quanto emerge dal recente Rapporto sul traffico umano del Dipartimento di stato americano. Secondo lo studio, ogni anno oltre 1,2 milioni di bambini sono coinvolti nel racket della prostituzione, mentre sarebbero circa 100 milioni le persone costrette a lavorare in condizioni di schiavitù. Il 90% del traffico è interno al Paese e riguarda in modo particolare gli Stati più poveri dell’India come Orissa, Jharkhand, Madhya Pradesh e Chhattisgarh. Madhu Chandra, attivista cristiano per i diritti umani e segretario dell’All India Christian Council (Aicc), afferma: “Il traffico di uomini e la discriminazione tra i sessi sta crescendo in India e deve essere sotto controllo. Esso include uomini, donne e bambini, che sono vittime - riferisce l'agenzia AsiaNews - di abusi sessuali, matrimoni forzati, lavoro coatto, espianti di organi, accattonaggio e traffico di droga”. Secondo l’attivista il fenomeno coinvolge soprattutto donne e bambini delle caste più basse o dalit, che subiscono violenze e discriminazioni nei loro stessi villaggi. Il turismo sessuale resta la principale fonte di profitto, con un giro d’affari che nel 2009 ha raggiunto il miliardo di dollari, il 30% in più rispetto agli anni precedenti. Il principale centro per la prostituzione è Mumbai, dove il prezzo per una bambina tra gli otto e nove anni di pelle chiara è di circa 2.500 dollari a notte, mentre un bambino dalla pelle scura è venduto per circa 2.000 dollari. I trafficanti negano alle vittime cibo e acqua, se non eseguono tutte le richieste del cliente. Padre Gregory Monterio, sacerdote e operatore sociale di Calcutta, dice che queste violazioni dei diritti umani mostrano che l’India è un Paese fragile. “La società civile e le autorità – afferma – deve porsi delle domande e rispondere in modo adeguato a questo problema”. (R.P.)
La tempesta “Conson”: dopo le Filippine in arrivo in Cina, Giappone e nord Vietnam
◊ È di 26 morti e 57 dispersi e 12 feriti il bilancio provvisorio delle vittime dalla tempesta tropicale “Conson”, che nei giorni scorsi ha provocato gravi danni nelle Filippine. Il Centro provinciale di prevenzione catastrofi ambientali - come riportato dall’agenzia Asianews - ha decretato l’allerta rossa, invitando le imbarcazioni di pescatori a rimanere nei porti in attesa che Conson raggiunga domani la stazione balneare di Sayan prima di spostarsi verso l’interno. Intanto il funzionamento dei trasporti è ritornato alla normalità e la rete elettrica è stata riparata, ma almeno 8000 persone rimangono in alloggi di fortuna in cinque città e 47 piccoli centri di Luzon, la principale isola dell’arcipelago delle Filippine. Il primo tifone della stagione dei monsoni si sta ora avvicinando al sud della Cina, già provata dalle pesanti piogge torrenziali ed esondazioni che negli ultimi giorni hanno provocato la morte di almeno 107 persone in dieci province per lo più lungo il fiume Yangtze. Secondo le autorità di Pechino, 29 milioni di persone sono interessate all’attuale ondata di intemperie e circa un milione sono state evacuate dopo lo straripamento di corsi d’acqua e bacini idrici. E’ allarme anche nel nord del Vietnam e in Giappone, secondo l’agenzia “Kyoto”, dove il governo ha raccomandato l’evacuazione preventiva di 300.000 persone. Infine in Bangladesh oltre 600.000 persone sono rimaste isolate e migliaia di ettari di raccolti sono andati distrutti a causa delle inondazioni monsoniche. (E.C)
I vescovi chiedono di rilanciare il processo di pace nelle regioni dell’est del Congo
◊ “Senza la pace non si può prevedere niente di buono”. Le lapidarie parole di mons. Richard Domba, vescovo di Uvira, sono risuonate nel corso del Congresso diocesano sulla pace nella turbolenta regione dell’est della Repubblica Democratica del Congo, dove la guerra imperversa da oltre sette anni. L’incontro, tenutosi dal 12 al 14 luglio ad Uvira, è stato organizzato dalla Commissione diocesana Giustizia e Pace in collaborazione con l’Ong “Conciliation Ressources”. Secondo quanto riferisce l’agenzia Fides, alle giornate ha partecipato anche mons. John Baptist Odama, arcivescovo di Gulu, di recente eletto presidente della Conferenza episcopale dell’Uganda, ed alcuni sacerdoti delle diocesi congolesi di Doruma-Dungu e Isiro-Niangara, e di quella sudanese di Yei. Nel suo discorso mons. Domba ha definito come “drammatica” la situazione della sicurezza nella sua diocesi, dove la popolazione è alla mercé dei gruppi armati, di cui il più temibile resta l’Lra (Lord Resistance Army). Anche don Benoît Kinalegu, Presidente della Commissione diocesana Giustizia e Pace, nel suo intervento ha ribadito la desolazione seminata dall’Lra nel territorio di Dungu e in altri luoghi. Il religioso ha quindi sottolineato il ruolo ricoperto dall’Ong “Conciliation Ressources”, nel mondo e in Africa in particolare, per la riconciliazione e la prevenzione dei conflitti, mettendo in evidenza la necessità di riflettere su come indurre i combattenti dell’Lra ad uscire dalla foresta, per individuare prospettive di pace per l’avvenire. Il tema di un'amnistia per la pace nella regione è ancora al centro del dibattito, considerando la delicatezza della materia. I leader delle comunità Wando, Ndolomo e Boso hanno auspicato di vedere presto tornare a regnare la pace, hanno espresso la loro fiducia nel sostegno della comunità internazionale sul destino riservato all’Lra, raccomandando al governo congolese di rafforzare la sua azione deterrente. Infine il Congresso ha espresso il desiderio che siano rinforzate le forze armate congolesi, con uomini e con equipaggiamento, e che lo stato avvii un dialogo con l’Lra, con la mediazione della comunità internazionale, per arrivare ad una pace durevole. (M.G.)
Congo: delegazione Shalom, guidata dal cardinale Angelini, partita per il Nord Kivu
◊ È partita oggi alla volta di Butembo, nel Nord Kivu nella Repubblica Democratica del Congo, una delegazione del Movimento Shalom guidata dal cardinale Fiorenzo Angelini, al fine di far visita alla sezione locale Shalom e al luogo dove sta nascendo la “Cittadella della carità”, con lo scopo di visionare lo stato di avanzamento dei lavori. Il progetto - in parte già realizzato dalla Congregazione Benedettina delle Suore Riparatrici del Santo Volto di Nostro Signore Gesù Cristo con l'istituzione della “Maison de la Sainte Face”, una casa di formazione con dispensario sanitario - prevede la realizzazione di una scuola, di una casa di riposo, di ambulatori e di un centro di accoglienza per i rifugiati. In questo particolare momento per la regione africana dei Grandi Laghi, con le bande armate che seminano il terrore nelle regioni del Nord Kivu, Sud Kivu, Ituri e le elezioni ruandesi che si avvicinano, il gruppo che accompagna il cardinale Angelini – formato da mons. Andrea Pio Cristiani e da alcuni illustri cattedratici che metteranno a disposizione le loro competenze mediche a sostegno di ammalati e per la formazione di giovani medici locali – attraverserà le zone più a rischio, quelle vicine ai confini orientali del Congo, ossia le vie di fuga per trafficanti d'oro, diamanti, wolframite, cassiterite e coltan, il minerale strategico per l'industria militare e delle telecomunicazioni. Il duplice obiettivo della missione, che resterà in Congo fino al 23 luglio, è quello sia di rafforzare gli ideali del movimento, ma anche di seminare la speranza per uno sviluppo autosostenibile della popolazione locale, spesso dimenticata e abbandonata a se stessa. Gli aiuti della comunità internazionale infatti arrivano con il contagocce a causa delle mille difficoltà logistiche unite ai continui saccheggi ad opera dei gruppi paramilitari e quasi sempre sono destinati ai campi profughi, quasi mai ai locali. (R.P.)
Congo: accordo vescovi-Ministero delle Finanze in materia fiscale
◊ Collaborare per sensibilizzare i cittadini sui doveri fiscali: con questo obiettivo la Conferenza episcopale nazionale del Congo (Cenco) ed il Ministero delle Finanze locale hanno siglato un protocollo d’intesa. A firmare l’accordo sono stati il presidente della Cenco, mons. Nicolas Djomo, ed il ministro delle Finanze, Augustin Matata Mponyo. L’intesa rientra nella campagna di sensibilizzazione al senso civico lanciata dallo Stato della Repubblica democratica del Congo il 4 luglio scorso. “La Cenco si impegna a promuovere la cultura fiscale - ha detto mons. Djomo – La Chiesa ha sempre denunciato la corruzione che domina nella società congolese”. “Ci auguriamo – ha continuato il presule - di vedere i parlamentari ed i governanti dare il buon esempio alla popolazione, compiendo il loro dovere. Affidiamo al Signore questa iniziativa, per il bene comune del popolo congolese”. Dal canto suo, il ministro delle Finanze ha ricordato l’impegno della Chiesa nel sensibilizzare la popolazione all’obbligo fiscale. “Al di là di una semplice campagna – ha detto Matata Mponyo – l’operato della Chiesa cattolica è essenzialmente rivolto alla formazione della coscienza nei cittadini. Ringraziamo, quindi, la Cenco per il suo impegno”. Alla cerimonia erano presenti anche i segretari aggiunti della Cenco, i rappresentanti della Commissione episcopale Giustizia e Pace ed altri esponenti del Ministero delle Finanze. (I.P.)
Sudafrica: dopo i Mondiali di calcio la strada per i diritti torna ad essere in salita
◊ “Vogliamo il Sudafrica che abbiamo visto dall’11 giugno all’11 luglio”, è l’auspicio espresso da Zwelinzima Vavi il segretario generale di Cosatu, la Confederazione dei sindacati sudafricani. Gran parte dell’opinione pubblica internazionale ha considerato il torneo come un successo sia psicologico che d’immagine. Un momento importante per l’Africa intera, un continente improvvisamente innamorato del pallone che non aveva mai ospitato la Coppa del mondo. Adesso però le serate di goal e “vuvuzelas”, la trombetta rumorosa, simbolo indiscusso del Campionato, rappresentano già il passato. Le istanze avanzate a pochi giorni dalla fine del mondiale dalla Confederazione dei sindacati sono state sottoscritte anche da Sbu Zikode, presidente di “Abahlali baseMjondolo”, un movimento che si batte per il diritto alla casa e alla dignità dei sudafricani delle baraccopoli, che parlando alla Misna ha sottolineato che “i Mondiali sono stati un fatto positivo ma ora bisogna guardare avanti e lottare per i diritti sociali”. Nelle settimane del torneo sono stati tenuti “standard molto alti – spiega Zikode - ma ora i sudafricani non si aspettano nulla di meno”. Il riferimento è ai nuovi snodi autostradali, alle linee veloci del trasporto pubblico o alle possibilità di impiego garantite nei cantieri delle 10 città “mondiali.” “Bisogna rimboccarsi le maniche – continua Zikode – sperando che il governo si impegni davvero per i poveri”. I problemi da affrontare sono complessi, dal lavoro alla casa, tanto che per risolverli non sono bastati 16 anni di democrazia e società “arcobaleno”. Il presidente di “Abahlali baseMjondolo” pensa anche agli sfrattati di Hillary, sobborgo povero di Durban, o agli accampati di Blikkiesdorp, in lingua afrikaans “la città di latta”: 1500 tetti di lamiera sorti dal nulla fuori Città del Capo, dove in una stanza vivono anche in otto. Ieri un portavoce del governo ha sostenuto che i Mondiali hanno portato un milione e 400.000 turisti e 93 miliardi di rand, oltre nove miliardi di euro. “Una buona notizia – commenta infine Zikode - il Sudafrica aspetta”. (E.C)
Senegal: appello del cardinale Sarr al dialogo interreligioso tra cristiani e musulmani
◊ Consolidare e rafforzare i rapporti tra i cristiani e i musulmani del Senegal: questo l’appello lanciato dall’arcivescovo di Dakar, cardinale Théodore Adrien Sarr. Nei giorni scorsi, il porporato si è recato a Touba, città sacra dei muridi, ovvero della confraternita musulmana sufista nata in Senegal nel 1800. Incontrando alcuni dignitari musulmani, il porporato ha presentato le sue condoglianze per la morte, il 30 giugno scorso, di Sérigne Mouhamadou Lamine Bara Mbacké, califfo generale dei muridi. Ricordando la “volontà di collaborazione” manifestata per molti anni dal defunto califfo, il cardinale Sarr ha aggiunto: “Ci aspettiamo molto dal nuovo califfo, Sérigne Modou Maty Lèye, e da tutti i suoi collaboratori perché le relazioni di apertura, di riconoscimento reciproco e di volontà di collaborazione proseguano e si consolidino”. “La comunità murida – ha concluso il porporato – ha bisogno di questa apertura. E questo è ciò che anche noi cristiani vogliamo vivere, insieme a tutti i credenti”. Insieme al cardinale Sarr, si sono recati a Touba il nunzio apostolico nel Paese, mons. Mariano Montemayor, il vescovo di Thiès, mons. Jacques Sarr ed un rappresentante della Chiesa protestante. (I.P.)
Accordo tra Australia, Indonesia e Fondo Globale per la lotta alla tubercolosi
◊ Australia, Indonesia e Fondo Globale hanno appena raggiundo un accordo storico che aumenterà il supporto ai programmi sanitari per la tubercolosi in Indonesia. Il 'Debt2Health agreement' è stato annunciato dai ministri degli Esteri australiano e indonesiano. Stando al 'Debt2Health arrangement', l'Australia cancellerebbe 75 milioni di dollari australiani dal debito indonesiano. In cambio l'Indonesia investirà metà del suo importo nei programmi nazionali contro la tubercolosi attraverso il Fondo Globale per la lotta contro Aids, Tubercolosi e Malaria. Nonostante la tubercolosi sia una malattia prevenibile e curabile, - riferisce l'agenzia Fides - è in aumento in Indonesia e in molti altri Paesi in via di sviluppo. Nel Paese asiatico si registra il terzo tasso più alto al mondo di contagi, ogni anno muoiono oltre 90 mila persone a causa di questa malattia. L'Indonesia rientra nel più grande programma australiano di aiuti per lo sviluppo. L'Australia lavora con l'Indonesia per migliorare l'istruzione, rafforzare il sistema sanitario, le infrastrutture e il governo, oltre che per proteggere l'ambiente. Attraverso questa partnership, entrambi i Paesi sono impegnati a ridurre la povertà e promuovere la pace, la stabilità e la prosperità della regione. Nel campo sanitario, l'Australia sta aiutando l' Indonesia a migliorare la salute di donne e bambini, fermare la diffusione dell'HIV, di malattie infettive e pandemie compresa la tubercolosi. (R.P.)
Russia: Amnesty chiede giustizia per le uccisioni dei difensori dei diritti umani
◊ Ricorre oggi l'anniversario dell'uccisione di Natalia Estemirova, attivista per i diritti umani che lavorava nella regione del Caucaso del Nord. La donna era una delle esponenti più note dell'organizzazione non governativa “Memorial”, con sede a Grozny in Cecenia; fu rapita la mattina del 15 luglio 2009 per poi essere trascinata e uccisa in una macchina bianca. Dall'inizio della seconda guerra in Cecenia nel 2000, - riferisce l'agenzia Sir - il lavoro di Natalia Estemirova è stato fondamentale nel documentare e denunciare le principali violazioni dei diritti umani compiute nella regione da parte delle autorità cecene, quali torture e altri maltrattamenti, uccisioni illegali e sparizioni forzate. Durante il suo percorso da attivista in Caucaso, si era dedicata in particolar modo all'assistenza degli sfollati e di altri gruppi svantaggiati. Il suo lavoro è stato apprezzato sia a livello nazionale che internazionale attraverso il conferimento di numerosi riconoscimenti, quali la "Medaglia Robert Schuman" del parlamento europeo (2005), il premio "Right Livelihood" del parlamento svedese Nobel alternativo assegnato dal parlamento svedese, 2004) e il premio "Anna Politkovskaya", di cui è stata la prima vincitrice (2007). Un anno dopo l’assassinio dell’attivista per i diritti umani, Amnesty International rivolge un appello alle autorità russe e cecene affinché portino davanti alla giustizia, in un processo pubblico ed equo i responsabili del suo omicidio e pongano fine alle impunità per le uccisioni di difensori per i diritti umani come giornalisti e avvocati in Russia. L’assassinio della Esterminova, esponente dell’Ong russa per i diritti umani Memorial, “ mette in luce – sostiene Nicola Duckworth, direttrice del programma Europa e Asia centrale di Amnesty - le consistenti e reali minacce che i difensori dei diritti umani affrontano nello svolgimento della propria legittima attività all’interno nella Federazione russa.” “Le autorità - aggiunge Duckworth - devono ancora assicurare che l’indagine su questo omicidio sia tempestiva, effettiva, imparziale e in grado di stabilire la verità.” Come Natalia Estermirova, ci sono ancora molti attivisti nel Caucaso del Nord che continuano a fornire un essenziale supporto legale e un forte aiuto umanitario a tutti coloro i cui diritti sono stati violati. L’uccisione della Estermirova ha seguito quelle dell’avvocato Stanislav Markelov e della giornalista Anastasia Baburova (gennaio 2009), e della giornalista Anna Politkovskaya (ottobre 2006). Quattro mesi dopo sono stati assassinati l’attivista per i diritti umani Zarema Sadulayeya e suo marito Alik Dzhabrailov.(E.C)
Afghanistan: la condizione delle donne raccontata in rete dalle giovani giornaliste di Herat
◊ Giovani giornaliste afgane che attraverso reportage poi messi in rete, documentano la condizione della donna nel loro Paese, per sensibilizzare la popolazione locale e l’opinione pubblica internazionale: è quanto realizzato dall’iniziativa sostenuta dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, grazie al contributo della Fondazione Fondiaria Sai, in collaborazione con l’Università di Herat, di cui dà notizia un comunicato stampa dell’ateneo. Il corso intensivo di reportage giornalistico, terminato lo scorso giugno, ha visto la partecipazione di 25 studenti, di cui 15 donne, del dipartimento di giornalismo che hanno ricevuto una macchina digitale e due computer dotati di software per l’elaborazione di immagini e video. Il progetto si inserisce nel percorso di collaborazione che l’Università Cattolica del Sacro Cuore ha avviato con la Herat University per migliorare la condizione della donna in Afghanistan con particolare attenzione alle attività nell’ambito della comunicazione e dei media. L’ateneo cattolico è infatti presente da un anno in Afghanistan con diverse attività promosse dal Cesi (Centro di Ateneo per la solidarietà internazionale), avviate con la collaborazione di istituzioni quali, tra le altre, Regione Lombardia e Ministero degli Affari esteri. L’ultimo progetto realizzato è – appunto – il corso di giornalismo e reportage ad Herat, rivolto prevalentemente alle donne afghane con l’obiettivo di raccontare il Paese dal punto di vista femminile. I primi materiali prodotti dai giovani giornalisti hanno dato presto vita a un web magazine intitolato Women to be, da oggi on line, “in cui le donne afghane raccontano le donne afghane, affacciandosi sul mondo globale per affermare la dignità e la speranza di un Paese insieme alla volontà determinata delle sue cittadine di essere protagoniste riconosciute di un importante processo di rinascita”. Il web magazine www.womentobe.com, ideato e fortemente voluto dal presidente della Fondazione Fondiaria Sai, Giulia Ligresti, ospiterà i reportage realizzati ad Herat. Il progetto prevede un anno di pubblicazioni assistite per poi affidare il magazine alle giornaliste afghane. Inoltre è allo studio la realizzazione di un corso di formazione dell’Università Cattolica, per alcune giornaliste selezionate, con stage presso alcuni media italiani per fine 2010. (M.G.)
Vescovi del Giappone: il Paese riconosca le colpe per la guerra in Corea
◊ In vista delle tradizionali celebrazioni commemorative dei bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki, il prossimo agosto, mons. Leo Jun Ikenaga, presidente della Conferenza episcopale giapponese, invita i connazionali a riflettere con onestà su tutte le colpe del passato coloniale del Giappone. La ricorrenza, infatti, coincide quest’anno con il primo centenario dell’occupazione giapponese della Corea nel 1910. A un secolo esatto da quell’evento “è essenziale rivedere tutta la storia del colonialismo giapponese, comprese le responsabilità della Chiesa cattolica in Giappone e chiedersi cosa è successo e il male che ha arrecato agli altri”, scrive il vescovo di Osaka in un messaggio che riprende l’ ”Appello per la pace” pubblicato dai vescovi nipponici nel 2005 per il 60° anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale. “Riconoscere con coraggio i nostri peccati dinnanzi a Dio e cercare il Suo perdono – sottolinea il testo ripreso dall’agenzia Ucan - non è un atto di auto-umiliazione, ma piuttosto un modo per diventare autenticamente umani come ci richiede Cristo”. Mons. Ikenaga elogia quindi le numerose iniziative promosse in questi ultimi tempi per il disarmo nucleare: “Quest’anno – scrive - le voci che chiedono la pace in Giappone e nel mondo sono diventate un urlo”. Egli ricorda in particolare il recente pellegrinaggio della pace promosso dall’arcivescovo di Nagasaki Joseph Mitsuaki Takami della “Madonna bombardata”, l’ormai famosa statua danneggiata all’interno della cattedrale di Urakami durante il bombardamento del 9 agosto del 1945. Il messaggio conclude quindi con un invito a guardare al futuro: “Abbiamo tutti una responsabilità per il futuro e il nostro primo dovere è di ascoltare il grido delle vittime”. (L.Z.)
Spagna: messaggio dell’Apostolato del mare per la festa della Vergine del Carmelo
◊ “Animare la fede della gente del mare”: si intitola così il messaggio diffuso dall’Apostolato del mare della Conferenza episcopale spagnola, in vista della festa della Vergine del Carmelo, Patrona dei marinai, che la Chiesa celebra domani, 16 luglio. Il documento, a firma di mons. Luis Quinteiro Fiuza, promotore dell’Apostolato, si rivolge direttamente alle famiglie dei marinai: “La Chiesa – si legge – anima sempre la vostra fede per arricchire la vita degli uomini del mare. È questa stessa fede che dà forza alla vostra vita e vi rende protagonisti di gesti eroici, come è successo nel corso della storia”. “Questa cultura della solidarietà e della misericordia umana – continua mons. Quinteiro – contrasta con l’abbandono, in porti lontani, degli equipaggi della Marina mercantile e con le attività criminali della pirateria che cerca ostaggi a scopo di lucro”. “Questi orrori –si legge ancora nel messaggio - così come la crisi di valori della nostra società attuale, ci mostrano quello che succede quando l’uomo si allontana dalla verità di fede. Sentiamo la necessità di denunciare questi episodi e ci facciamo portavoci della sofferenza delle vittime e delle loro famiglie.”. Quindi, mons. Quinteiro ricorda l’omelia di Benedetto XVI pronunciata a Malta il 18 aprile scorso: “Più di ogni carico che possiamo portare con noi, nel senso delle nostre realizzazioni umane, delle nostre proprietà, della nostra tecnologia – affermava il Papa - è la nostra relazione con il Signore che fornisce la chiave della nostra felicità e della nostra realizzazione umana. Ed egli ci chiama ad una relazione di amore”. Il messaggio si conclude, poi, con una poesia dedicata alla Vergine del Carmelo e con una preghiera affinché la Madonna “rafforzi la speranza, rendendoci capaci di affrontare la crisi economica e morale che ci travolge”. (I.P.)
Il cordoglio nella Chiesa per la morte dell’autore spirituale padre André Louf
◊ Padre André Louf, monaco trappista e autore spirituale tra i più noti al mondo, è morto lunedì scorso nel monastero di Mont-des-Cats, in Francia. Il monachesimo occidentale ha perso una delle sue voci più autorevoli: le sue opere sono state pubblicate in diverse lingue e nel 2004, su invito di Papa Giovanni Paolo II, aveva composto le meditazioni per la Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo. Nato a Lovanio (Belgio) nel 1929, era entrato in monastero nel 1947, poco dopo la II Guerra Mondiale. Nel 1963 era stato eletto abate di Mont-des-Cats, ministero che ha svolto per 34 anni, guidando la sua comunità con sapienza e discernimento negli anni del Concilio Vaticano II e del successivo "aggiornamento" in vista di una rinnovata fedeltà del monachesimo alle istanze evangeliche. Nel 1997, lasciata la carica abbaziale, si era ritirato a vivere da eremita presso le suore benedettine di Santa Lioba, in Provenza (Francia), e da lì non mancava di far udire la sua voce discreta e sapiente con la parola e gli scritti. In questi giorni, padre André Louf è stato ricordato con particolare commozione dalla Comunità di Bose, dove si recava quasi ogni anno in occasione dei convegni internazionali di spiritualità ortodossa. "Uomo senza confini e tenace ricercatore della Bellezza e dei suoi riverberi nella realtà, ci hanno sempre colpito in lui una straordinaria capacità di ascolto - nella cui qualità terapeutica credeva fermamente -, la potente forza di intercessione e la fedeltà alla preghiera di ogni giorno, il suo incessante ministero di consolazione, il discernimento penetrante sempre pronto a stendere il mantello del perdono sul male, il primato assoluto della misericordia e della condiscendenza nei rapporti fraterni e verso i fatti della vita", così viene descritto in una nota diffusa dalla Comunità e ripresa dall’agenzia Zenit. “Rispetto a questi ultimi – prosegue il comunicato -, ha sempre messo in guardia dallo sconfinare nell'amarezza, ammetteva la possibilità di momenti di tristezza che vanno ospitati con magnanimità e sorriso, e tuttavia, progressivamente di più, si affermava in lui la ricerca sempre più acuta della Luce, che egli trovava nei piccoli fatti quotidiani e nelle persone che incontrava, quali tracce della Luce increata, della Luce divina di cui ora è finalmente avvolto. L'ora della sua morte - conclude la nota della Comunità - è anche il momento dello svelamento e della verità”. (M.G.)
Ue: disoccupazione record. Italia: via libera del Senato alla manovra correttiva
◊ Disoccupazione record nella zona euro a maggio. Con il tasso pari al 10 per cento, ha toccato il livello più elevato dall’agosto del 1998. Lo afferma la Banca Centrale Europea nel suo bollettino di luglio, prevedendo una stabilizzazione della tendenza nei prossimi mesi. Il documento segnala inoltre una ripresa “moderata” e “discontinua” nel prossimo futuro a causa delle manovre correttive in corso in diversi Paesi. Ed è proprio questo il tema centrale della politica italiana. Infatti il Senato ha approvato la fiducia, chiesta dal governo sulla manovra. I 170 sì sono arrivati dalla maggioranza, mentre i senatori delle opposizioni – 136 in totale - hanno votato contro. Il servizio è di Eugenio Bonanata:
Il testo, che dovrà essere approvato entro la fine di luglio, passa ora all’esame della Camera dove l’aula si troverà di fronte un provvedimento 'blindato' visto che il governo ha già annunciato che porrà nuovamente la fiducia. Una mossa criticata dalle opposizioni, concordi nel definire “iniquo” un provvedimento che secondo il centro-destra aprirà invece le porte alla crescita e allo sviluppo. Il maxiemendamento prevede, tra l’altro, il dilazionamento delle tasse per le popolazioni colpite dal terremoto in Abruzzo, il blocco degli stipendi per i dipendenti pubblici e il taglio dei budget a disposizione dei Ministeri. Entreranno in vigore anche le nuove norme per la libertà d'impresa, i rincari dei pedaggi autostradali e la sanatoria per le case non accatastate. Un intervento da circa 25 miliardi, ritenuto necessario dal governatore della Banca d'Italia Mario Draghi che proprio oggi ha insistito sulla necessità di far presto in nome della stabilità chiesta da Bruxelles. Ma i tagli previsti sono stati contestati da molte categorie. In prima fila gli Enti locali e soprattutto le Regioni che però in queste ore hanno confermato che non riconsegneranno le deleghe allo Stato. In un documento approvato all’unanimità i presidenti regionali si dicono fiduciosi nel confronto avviato col governo ma chiedono l’apertura immediata del tavolo sul federalismo fiscale proprio per riequilibrare la ricaduta dei tagli. Intanto è sempre preoccupante la condizione delle famiglie italiane: secondo gli ultimi dati dall’Istituto nazionale di statistica (ISTAT), diffusi stamattina e relativi al 2009, più del 10 per cento dei nuclei familiari del Paese vive uno stato di povertà relativa, che riguarda più di 8 milioni e mezzo di persone, collocate soprattutto al Sud dove peggiorano nettamente le condizioni di vita degli operai.
Italia-P3
Sempre in primo piano l’inchiesta sulla cosiddetta loggia P3. All’indomani delle dimissioni del sottosegretario all’economia Nicola Cosentino, il Consiglio Superiore della Magistratura ha avviato il trasferimento del presidente della Corte d'Appello di Milano, Alfonso Marra, che risulta coinvolto nell’indagine. Intanto dai documenti della Procura di Roma emergono, tra gli altri, anche i nomi del sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, del capo degli ispettori dello stesso Discastero, Aricibaldo Miller, e di Antonio Martone, presidente della Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle Amministrazioni pubbliche.
Economia: Grecia, Spagna, Portogallo
In Grecia le misure anticrisi adottate dal governo tornano al centro delle proteste. Oggi il Paese è nuovamente paralizzato - in piena stagione turistica - dallo stop di 4 ore del traffico aereo per lo sciopero dei controllori di volo contro la riforma delle pensioni. Il tema è al centro del dibattito anche in Spagna, nell’intervento del premier socialista Zapatero durante l’atteso discorso di ieri sullo Stato della Nazione. Il 2010, secondo Madrid, è finora un anno nero ma si spera nell’ultimo trimestre per una ripresa. Laura Serassio:
Ha insistito sulle riforme strutturali per il consolidamento delle finanze pubbliche, in particolare sull’innalzamento dell’età pensionistica, che dovrà passare da 65 a 67 anni. Il premier spagnolo José Luis Zapatero, nell’atteso appuntamento sullo stato del Paese di fronte al Congresso dei deputati, ha riconosciuto che il 2010 è stato finora un anno nero ed ha ammesso le difficoltà della Spagna ad uscire dalla recessione, ma si è anche detto ottimista che l’ultimo trimestre dell’anno possa registrare un trend positivo in quanto a crescita e occupazione. Sempre ieri si é conclusa positivamente una vendita di titoli di Stato portoghesi: un segno decisamente positivo, all’indomani del declassamento del rating del Paese da parte di Moody’s e proprio mentre la stessa agenzia di rating declassava anche otto istituti di credito portoghesi. Ben due aste di bond hanno registrato una domanda addirittura doppia rispetto all’offerta, superando le aspettative della stessa Agenzia nazionale per la gestione del debito.
India-Pakistan
Al via oggi i colloqui fra Pakistan e India. I ministri degli Esteri dei due Paesi si stanno incontrando in queste ore ad Islamabad nel tentativo di allentare la storica tensione diplomatica salita dopo le stragi di Mumbai del 2009. Intanto è di almeno 5 morti e 40 feriti il bilancio provvisorio di un attentato compiuto stamani nella Valle pachistana dello Swat. Ce ne parla Maria Grazia Coggiola:
Un altro attentato ha seminato morte e distruzione nella città di Mingora, nella valle di Swat, teatro l’anno scorso di una massiccia offensiva contro i talebani. Una bomba probabilmente innescata da un kamikaze è esplosa in una stazione di autobus, dove in quel momento passava una pattuglia della polizia. Di recente la violenza è aumentata in Pakistan di pari passo con l’offensiva delle truppe governative contro le roccaforti talebane del nord-ovest. Durante la notte, nelle turbolente zone di confine, precisamente nella Khyber Agency, un’esplosione ha distrutto una moschea risalente al secolo scorso. Non ci sono state vittime. L’escalation degli attacchi coincide con la ripresa proprio oggi ad Islamabad dei negoziati di pace tra India e Pakistan. Nella capitale è arrivato ieri il ministro degli Esteri indiano Krishna, che si trova ora a colloquio con il suo omologo pakistano. Al centro dell’agenda c’è il terrorismo islamico: New Delhi avrebbe le prove che dietro l’attentato di Mumbai ci sarebbero i servizi segreti pakistani e vuole da Islamabad assicurazioni che prenderà misure concrete per combattere la jihad.
Iraq
Sempre difficile la situazione in Iraq almeno otto persone hanno perso la vita nel corso di tre diversi attacchi nei pressi della città di Tikrit, e altre 14 sono rimaste ferite. Lo hanno riferito fonti della polizia locale. Fra le vittime ci sono quattro agenti.
Iran-nucleare
Rientro a Teheran per Shahram Amiri, lo scienziato nucleare iraniano scomparso nel giugno del 2009 durante un pellegrinaggio in Arabia Saudita. L’uomo ha accusato i servizi segreti americani e sauditi di averlo rapito e torturato. Fonti della Casa Bianca affermano però che Amiri è arrivato di sua iniziativa nel Paese pur ammettendo di aver ricevuto da lui informazioni “utili” sulla costruzione dei due siti iraniani per l’arricchimento dell’uranio. L’uomo però ha negato più volte di lavorare al programma nucleare del suo Paese, affermando inoltre di aver ricevuto offerte di denaro da parte della Cia. Intanto la Russia, dopo la presa di posizione di questi giorni contro il nucleare iraniano, ha chiesto chiarimenti a Teheran in merito al suo programma atomico.
Medvedev
Il presidente Medvedev ha annunciato che è stato identificato l’assassino della giornalista e militante per i diritti umani Natalia Estemirova, avvenuto un anno fa. Proprio in queste ore durante il summit russo-tedesco, in corso in Russia, la cancelliera Merkel aveva lanciato un appello per far luce sulla vicenda.
Marea nera
Nel Golfo del Messico una perdita in una condotta ad alta pressione ha nuovamente ritardato l'avvio del test del nuovo tappo posizionato sulla falla lunedì dalla Bp. Lo ha reso noto la stessa compagnia, che in questo modo spera di fermare del tutto la perdita che ha originato la gigantesca Marea Nera.
Scontri in Nigeria
Violenti scontri martedì scorso in Nigeria nello Stato di Taràba, tra giovani cristiani e musulmani. Il fondamento è di matrice etnica. Almeno 4 le vittime e una quarantina i feriti, alcuni in gravi condizioni. La scintilla dei disordini sarebbe stata la costruzione di una moschea. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 196
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