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Sommario del 14/07/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Dopo gli attentati in Uganda, promossa una giornata di preghiera. Il cordoglio del Papa
  • Verso la Giornata mondiale della pace 2011: libertà religiosa, cuore di tutte le libertà
  • Nomine
  • Prima Messa del delegato pontificio con la comunità dei Legionari di Cristo: sono qui perché “il Papa vi ama”
  • Il Vangelo rivelato ai piccoli nel magistero del Papa
  • Perizia su nesso onde elettromagnetiche e leucemie: nota di padre Lombardi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Argentina: in 200 mila a Buenos Aires in difesa di matrimonio e famiglia
  • India: almeno 3 morti e oltre 90 persone intossicate per una nube di gas
  • Rapporti ecumenici in salita dopo il via libera della Chiesa d'Inghilterra alle donne vescovo
  • Confcooperative: capaci nella crisi di creare nuovi posti di lavoro
  • La Chiesa celebra la memoria liturgica di San Camillo de Lellis
  • Chiesa e Società

  • Il cardinale Gracias: fondamentalismo e leggi anti-conversioni sono contro la libertà religiosa
  • L’arcivescovo di Giacarta: “Il messaggio del Papa sulla libertà religiosa aiuterà il dialogo”
  • Cina: la consacrazione del vescovo di Linhai
  • Nomine Onu: all’Agenzia su droga e crimine il russo Fedotof. Agli aiuti umanitari l'inglese Amos
  • India: Chiesa cattolica e governo insieme per aiutare i giovani poveri
  • Brasile. L'attenzione ai rifugiati e ai migranti più vulnerabili: donne, bambini e anziani
  • Bangladesh: 600 mila persone bloccate dalle alluvioni monsoniche
  • Incontro a Vienna della Rete cattolica contro l’Aids, in vista della Conferenza internazionale
  • A Bruxelles seminario su “Islam, cristianesimo ed Europa” promosso dagli Episcopati europei
  • Il cardinale Bagnasco: "i cattolici siano testimoni credibili in una società in crisi"
  • Turchia: attesa per conoscere la verità sull’assassinio di mons. Padovese
  • Perù: l'arrivo del cardinale Re per i 400 anni dell'arcidiocesi di Arequipa
  • Zimbabwe: la Chiesa attivamente impegnata nella riconciliazione nazionale
  • São Tomé e Príncipe: le preoccupazioni dei vescovi delle Chiese lusofone
  • Belgio: tutto pronto per il “BelgoJam”, l’incontro degli scouts d’Europa
  • Rwanda: l'Università cattolica inaugura una nuova sede
  • Angola: la “Comunità di Gesù del Rinnovamento Carismatico” nella diocesi di Uige
  • Madagascar: dopo il restauro, riaperta la cattedrale di Andohalo
  • Australia: nasce “C-radio”, nuova emittente radiofonica cattolica
  • 24 Ore nel Mondo

  • Cinque morti nello Yemen: attacco di al Qaeda
  • Il Papa e la Santa Sede



    Dopo gli attentati in Uganda, promossa una giornata di preghiera. Il cordoglio del Papa

    ◊   Il Papa ha espresso il proprio cordoglio per la perdita di vite umane negli attentati in Uganda di domenica scorsa. Lo riferisce l’arcivescovo di Kampala che, in un comunicato diffuso ieri, sottolinea che il Papa prega per le vittime, sono 76 i morti, per i feriti e per le famiglie coinvolte nei sanguinosi attentati nel villaggio etiope in Kabalagala e nel Kyadondo Rugby Club in Lugogo. Mons. Cyprian Kizto Lwanga annuncia che in tutte le parrocchie dell’Uganda domenica prossima, 18 luglio, si terranno speciali preghiere per le vittime degli attentati. E poi esprime “tutta la condanna per gli atti di violenza senza senso” che hanno colpito “indiscriminatamente persone innocenti” e che dimostrano che chi li ha compiuti “non tiene in nessun conto la santità della vita umana”. Dunque un forte appello “a tutte le parti lese all’interno della società perché rinuncino alla violenza come mezzo per risolvere i conflitti e perché, in qualunque momento ci siano incomprensioni, facciano sì che la popolazione abbracci il dialogo nella risoluzione dei conflitti”. E mons. Cyprian Kizto Lwanga conclude l’appello assicurando “preghiere per le vittime e per quanti sono stati feriti e addolorati perché ricevino da Dio il dono del coraggio e della forza”. (A cura di Fausta Speranza)

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    Verso la Giornata mondiale della pace 2011: libertà religiosa, cuore di tutte le libertà

    ◊   La libertà di esprimere la propria fede è un diritto inalienabile di ogni essere umano e il suo rispetto è “via della pace”. Su questi concetti si sviluppa il tema che Benedetto XVI metterà al centro del suo Messaggio per la Giornata mondiale della pace 2011. Nell’illustrarlo ieri con una nota, il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace ha ribadito anzitutto che la libertà religiosa è una “libertà delle libertà”, che si contrappone ai tentativi di discriminazione, più o meno elaborati, con i quali si cerca oggi, in molte parti, di impedire l’espressione di un credo religioso. Alessandro De Carolis ne ha parlato con don Andrea Pacini, docente di Teologia alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale ed esperto di dialogo interreligioso:
     
    R. - Io credo che il Papa intenda sottolineare come, in fondo, la dimensione religiosa sia quella dimensione che esprima le aspettative più profonde dell’uomo. In questo senso, è "la libertà delle libertà", perché è quella dimensione così fondamentale in rapporto alla quale anche tutte le altre libertà di espressione, di associazione trovano garanzia di una corretta e anche reale possibilità di espressione. Dunque, ritengo che il Papa voglia in fondo dire come la libertà religiosa e di coscienza siano il cuore di tutte le altre libertà: che attraverso la coscienza, e non senza passare attraverso la coscienza, possano esprimersi.

     
    D. - La nota esplicativa del tema per la prossima Giornata mondiale della pace distingue tra una religione professata in condizioni di minoranza, e quindi vittima di discriminazioni rispetto ad una che non è in condizioni di minoranza ma che deve comunque fronteggiare - si legge – “forme più sofisticate di marginalizzazione”. Quali sono queste “forme sofisticate”?

     
    R. - Io penso che le forme sofisticate di marginalizzazione possano assumere fondamentalmente due aspetti: uno, a parer mio, può racchiudersi attraverso una malintesa comprensione del pluralismo culturale. Ad esempio oggi, in nome del rispetto - cosiddetto - del pluralismo culturale, si cerca di mettere a tacere, quindi di marginalizzare - penso agli ambiti scolastici ma anche ad altri ambiti pubblici - l’espressione di una particolare appartenenza religiosa: basti pensare alle famose controversie che ogni tanto appaiono sul presepio, nelle scuole in cui sono presenti studenti non di tradizione cattolica. Ebbene, è abbastanza interessante vedere come queste polemiche non sono praticamente mai innescate da questi studenti stessi o dalle loro famiglie, ma spesso dagli stessi insegnanti o da persone che tendono fondamentalmente a mettere a tacere le espressioni religiose di maggioranza o di minoranza, in nome di valori molto più astratti, molto meno aderenti, anche, alla vita delle persone, alle loro effettive appartenenze. Più in generale, si può pensare anche ad altre forme che in nome - anche qui - di una malintesa comprensione della laicità tendono un po’ a marginalizzare il ruolo della Chiesa o di altre religioni.

     
    D. - Due anni fa, all’Onu, Benedetto XVI affermò: “Non dovrebbe mai essere necessario rinnegare Dio per godere dei propri diritti”. Secondo lei, come si sconfigge questa tendenza persecutoria?

     
    R. - Questo penso sia una grande sfida che la Chiesa ha di fronte. Io credo la si possa sconfiggere con una ferma mitezza. Mitezza vuol dire mantenersi su un profilo evangelico, non cedere a tentazioni di altre logiche. Fermezza però vuol anche dire non venire meno nell’affermare la propria scelta di fede, nel cercare anche il più possibile di farla rispettare, e in questo stimolare una solidarietà internazionale delle Chiese, delle società civili e - perché no? - anche degli Stati, quando questo sia possibile e necessario.

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    Nomine

    ◊   Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Amparo (Brasile), presentata da mons. Francisco José Zugliani per raggiunti limiti di età. Gli succede il rev. can. Pedro Carlos Cipolini, del clero dell’arcidiocesi di Campinas, finora parroco della Basilica Cattedrale "Nossa Senhora do Carmo", vicario episcopale e professore di Teologia presso la Pontificia Università Cattolica. Il rev. can. Pedro Carlos Cipolini è nato il 4 maggio 1952 nella città di Caconde, diocesi di São João da Boa Vista. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 25 febbraio 1978.

    Il Santo Padre ha eretto l’Esarcato apostolico per i fedeli siro-malankaresi degli Stati Uniti d’America ed ha nominato primo esarca apostolico il rev.do Thomas Naickamparampil, assegnandogli la sede titolare vescovile di Lares. Il nuovo esarca è stato nominato nel contempo visitatore apostolico per i fedeli siro-malankaresi in Canada e in Europa. Il rev. Thomas Naickamparampil è nato a Mylapra, nell’arcieparchia di Trivandrum, il 6 giugno del 1961. È stato ordinato sacerdote il 29 dicembre 1986. Nel Nord America i cattolici siro-malankaresi sono presenti nei seguenti Stati: Illinois, Texas, Michigan, Florida, New York, District of Columbia (DC), Ontario (Canada). Nel Board of Missions risultano al riguardo 6000 membri e 800 famiglie, ma si stima la presenza di altri 4000 membri e 200 famiglie. Le chiese sono 16. I sacerdoti impegnati nel ministero pastorale sono 15. Due Congregazioni religiose sono operanti sul territorio: le Sisters of the Imitation of Christ negli Stati di New York e Illinois; le Daughters of Mary negli Stati di New York, Pennsylvania, California e Michigan. Le religiose sono in totale 35. È progettata l’apertura di nuovi conventi a Houston, Dallas, Philadelphia e a Washington. La sede del nuovo Esarcato è stabilita presso il Mar Baselios Pastoral Centre, e la residenza del primo esarca presso il Mar Ivanios Malankara Catholic Centre, situato al n. 950 di Hill Side Avenue, New Hyde Park, New York. Pro-cattedrale dell’Esarcato Apostolico sarà la St. John Chrysostom Malankara Catholic Church of New York.

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    Prima Messa del delegato pontificio con la comunità dei Legionari di Cristo: sono qui perché “il Papa vi ama”

    ◊   Sono qui perché il Papa vi ama e vi sta vicino: così mons. Velasio De Paolis, delegato del Santo Padre per i Legionari di Cristo, incontrando a Roma i vertici della Congregazione: il direttore generale padre Alvaro Corcuera e i membri Consiglio generale. L’intera comunità si è poi raccolta, sabato scorso, nella cappella del Centro di Studi Superiori per la prima Messa celebrata dal delegato pontificio. Il servizio di Roberta Gisotti.
     
    “Sono parecchie settimane che io vivo in uno stato di agitazione” per “un compito difficile”, “che con la grazia del Signore si può e si deve realizzare”, ha esordito con emozione mons. De Paolis nell’omelia, dichiarandosi subito dopo “più pacificato” con se stesso e con la missione da assolvere di fronte allo “spettacolo” di tutti quei sacerdoti e studenti che riempivano la chiesa. Ha informato poi di aver consegnato alla direzione della Congregazione due lettere, quella di nomina del Papa ed una sua personale per spiegare gli aspetti salienti dell’incarico ricevuto. Benedetto XVI “manda un suo delegato – ha sottolineato – per dire che egli vi ama e che vi sta vicino”, constatando il grande “zelo” e “fervore” che animano un gran numero dei Legionari di Cristo. “E’ allora il momento – ha sollecitato il delegato pontificio – dell’avvio di un esame di coscienza”, non tanto per guardare al passato ma al presente e compiere “un’opera di ricostruzione, di ristrutturazione”. Ha ammonito quindi dal fare scelte accelerate e inconsulte nel momento dell’oscurità, annebbiati da tanti pensieri che attraversano la mente e si depositano nel cuore nei momenti critici, riscoprendo invece la presenza di Dio e riprendendo il cammino di fedeltà al Signore. “Superiamo le tenebre che alle volte possono opprimerci - ha quindi incoraggiato mons. De Paolis - superiamo le difficoltà anche nella nostra fragilità e debolezza umana, perché il mistero di Dio e più grande di ogni debolezza umana, e il mistero di Dio, quando entra nella nostra vita, ci rende capaci dell’impossibile”. Nessun riferimento diretto del delegato pontificio alla controversa figura del fondatore dei Legionari di Cristo, padre Marcial Maciel, scomparso nel 2008, e ai gravi fatti emersi nella sua vita oggetto di un’indagine dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, conclusasi nel maggio del 2006, con l’invito ad una vita riservata di preghiera e di penitenza, rinunciando ad ogni ministero pubblico. Indagine cui ha fatto poi seguito lo scorso anno una visita apostolica alla Congregazione di un’équipe di prelati per conto del Papa e la nomina il 9 luglio scorso del delegato pontificio.

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    Il Vangelo rivelato ai piccoli nel magistero del Papa

    ◊   Il Vangelo di oggi ci riferisce dell’esultanza di Gesù che dà lode al Padre perché ha nascosto i segreti del regno ai sapienti e ai dotti e le ha rivelate ai piccoli. Il Papa nel suo magistero ha sottolineato più volte la differenza tra la sapienza di questo mondo e la sapienza di Dio. Ce ne parla in questo servizio Sergio Centofanti:
     
    Gesù esulta perché sono i piccoli della Terra ad accogliere le verità divine: “La sapienza di questo mondo – afferma il Papa – è un modo di vivere e di vedere le cose prescindendo da Dio e seguendo le opinioni dominanti, secondo i criteri del successo e del potere. La sapienza divina consiste nel seguire la mente di Cristo – è Cristo che ci apre gli occhi del cuore per seguire la strada della verità e dell’amore”. Non si tratta perciò di un "atteggiamento anti-intellettuale" né di “sottovalutare l’impegno umano necessario per la conoscenza”:
     
    "Non è la conoscenza in sé che può far male, ma la presunzione, il 'vantarsi' di ciò che si è arrivati – o si presume di essere arrivati – a conoscere. E proprio da qui derivano le fazioni e le discordie nella Chiesa e, analogamente, nella società". (Discorso agli Atenei Pontifici, 30 ottobre 2008)

     
    Dio non si rivela “ai sottili ragionatori di questo mondo”, ma ai piccoli, a quanti sono disponibili a lasciarsi sorprendere dalla novità dell’agire divino:
     
    “È questo che a Dio interessa. Dio ama tutti perché tutti sono creature sue. Ma alcune persone hanno chiuso la loro anima; il suo amore non trova presso di loro nessun accesso. Essi credono di non aver bisogno di Dio; non lo vogliono. Altri che forse moralmente sono ugualmente miseri e peccatori, almeno soffrono di questo. Essi attendono Dio. Sanno di aver bisogno della sua bontà, anche se non ne hanno un’idea precisa. Nel loro animo aperto all’attesa la luce di Dio può entrare, e con essa la sua pace”. (Messa della Notte di Natale, 24 dicembre 2005)

     
    La sapienza di Dio – afferma il Papa – si rivela nel mistero della Croce, che per i Giudei è scandalo, per i greci è stoltezza:
     
    “Lo ‘scandalo’ e la ‘stoltezza’ della Croce stanno proprio nel fatto che laddove sembra esserci solo fallimento, dolore, sconfitta, proprio lì c'è tutta la potenza dell'Amore sconfinato di Dio, perché la Croce è espressione di amore e l’amore è la vera potenza che si rivela proprio in questa apparente debolezza”. (Udienza generale, 29 ottobre 2008)

     
    Solo i piccoli comprendono che nella storia ha vinto la Croce e non la saggezza che si oppone alla Croce. I piccoli vanno oltre la superficie delle cose, vedono con gli occhi della fede l’opera di Dio nella storia: come Maria che nel Magnificat riconosce la grandezza di Dio:
     
    "Per questo è Beata, perché ha creduto: per la fede, infatti, ha accolto la Parola del Signore e ha concepito il Verbo incarnato. La sua fede Le ha fatto vedere che i troni dei potenti di questo mondo sono tutti provvisori, mentre il trono di Dio è l’unica roccia che non muta e non cade. E il suo Magnificat, a distanza di secoli e millenni, resta la più vera e profonda interpretazione della storia, mentre le letture fatte da tanti sapienti di questo mondo sono state smentite dai fatti nel corso dei secoli". (Conclusione del mese mariano, 31 maggio 2008)

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    Perizia su nesso onde elettromagnetiche e leucemie: nota di padre Lombardi

    ◊   Sono stati anticipati dagli organi di stampa i risultati della perizia tecnica disposta nell’ambito del processo per omicidio colposo a carico della Radio Vaticana. La perizia riguarda lo studio delle conseguenze - sulla popolazione romana residente nelle zone di Cesano – che avrebbero avuto le onde elettromagnetiche provenienti dalle antenne del Centro trasmittente di Santa Maria di Galeria e dal Centro radar della Marina Militare, che si trovano entrambi nella zona della Storta. Secondo il perito incaricato cinque anni fa dal Giudice delle indagini preliminari, Zaira Secchi, esisterebbe una correlazione tra l'esposizione a tali onde elettromagnetiche e l'aumento di leucemie e linfomi nella popolazione circostante, in particolare bambini e ragazzi fino ai quattordici anni. Su tali anticipazioni di stampa, e sui presunti rischi per la salute della popolazione circostante al Centro di Santa Maria di Galeria, ascoltiamo la nota del direttore generale della Radio Vaticana, padre Federico Lombardi:
     
    La Radio Vaticana apprende con stupore notizie circa le risultanze della perizia disposta dal GIP del Tribunale di Roma in sede di incidente probatorio nell’ambito del procedimento a suo carico per presunti danni alla salute della popolazione circostante il Centro Trasmittente di Santa Maria di Galeria e a carico della Marina Militare relativamente al vicino Centro Maritele. La perizia infatti non è stata ancora resa pubblica dal Tribunale.

     
    La Radio Vaticana presenterà al più presto le proprie considerazioni e le controdeduzioni dei propri consulenti tecnici, il prof. Umberto Veronesi e la dott.ssa Susanna Lagorio. E’ bene ricordare che secondo la letteratura scientifica internazionale in materia non è stata mai dimostrata l’esistenza di un nesso di causalità come quello ipotizzato – a quanto sembra – dalle conclusioni della perizia, che non vanno quindi ritenute assodate.

     
    In tale occasione occorre tuttavia ribadire ancora una volta che la Radio Vaticana ha sempre osservato le indicazioni internazionali sulle emissioni elettromagnetiche e, dal 2001, in seguito ad accordo con le competenti autorità italiane, ha osservato i più restrittivi limiti stabiliti dalla sopravvenuta normativa italiana in materia, in modo tale da rispondere attentamente, come dovuto, ad ogni eventuale preoccupazione della popolazione circostante.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Tensione in Medio Oriente: nell’informazione internazionale, in primo piano la decisione delle autorità israeliane di demolire alcune case palestinesi a Gerusalemme est

    Dai grattacieli agli slum: nell’India della ripresa economica vivono più poveri che in Africa

    La moralità della conoscenza: in occasione della memoria liturgica di San Bonaventura, ampi stralci dalla relazione di Luciano Malusa all’ultimo convegno di studi bonaventuriani tenutosi a Bagnoregio

    Urusalim è davvero Gerusalemme: Lorenzo Nigro sulla più antica iscrizione mai rivenuta nella Città Santa, fondamentale tassello nella ricostruzione della storia di quest’ultima

    Le frontiere della nuova medicina: Giulia Galeotti sul rapporto tra etica e linguaggio nella cura del malato

    Il potere delle statue: Victor Stoichita sulla propaganda e sui simboli nei regimi totalitari

    La sfida educativa delle università ecclesiastiche: nel servizio vaticano, Gianluca Biccini intervista il gesuita Franco Imoda, presidente di Avepro

    Nel servizio religioso, in rilievo l’Argentina: migliaia di persone in piazza per dire no alle unioni omosessuali

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    Oggi in Primo Piano



    Argentina: in 200 mila a Buenos Aires in difesa di matrimonio e famiglia

    ◊   In Argentina oltre 200 mila persone si sono riunite ieri davanti alla sede del Congresso, a Buenos Aires, per difendere la famiglia e il matrimonio tra un uomo e una donna, di fronte ai tentativi legislativi, per ora falliti, di legalizzare le unioni tra persone dello stesso sesso. Manifestazioni simili si sono svolte nelle piazze di altre città del Paese. Il servizio di Luis Badilla:

    Alla manifestazione, convocata da numerose associazioni di famiglie e genitori con il sostegno del Dipartimento per il laicato dell’episcopato, hanno aderito i vescovi del Paese. L’arcivescovo della capitale, cardinale Jorge Mario Bergoglio, ha fatto arrivare la sua solidarietà e adesione così come l’Alleanza cristiana evangelica e la Federazione della Confraternita evangelica pentecostale. Per gli organizzatori della Marcia, l’intenzione principale era quella di dare “un sostegno attivo e visibile alla famiglia e al matrimonio, fondamenta insostituibili di ogni società, non solo cristiana, ordinata secondo regole naturali”. E’ stato letto il Manifesto “Salviamo la famiglia”, firmato da membri della Chiesa cattolica e delle Chiese protestanti, per ribadire “che il matrimonio è un’istituzione essenziale per la nostra società.” E’ stato chiesto ai legislatori che si dovranno pronunciare prossimamente sulla proposta per le legalizzazioni di unioni tra persone dello stesso sesso “di assumersi la responsabilità di sostenere e proteggere” la famiglia, cellula vitale della società. “E’ loro dovere - è stato detto - preservare il matrimonio per ciò che è autenticamente: l’unione tra un uomo e una donna chiamati all’amore reciproco, alla procreazione, alla realizzazione della felicità dei suoi membri”.

    Il Manifesto ricorda poi che “l’essere di sesso maschile e femminile è una realtà biologica” e precisa che questa realtà naturale è all’origine della vita umana. Vita che Dio dona tramite l’amore e il corpo di persone sessualmente diverse. “Nessun movimento culturale dunque può ignorare” o ritenere di poter superare “questa verità fondamentale”. Si tratta di una realtà naturale e morale, ma anche giuridica poiché le leggi argentine, è stato ribadito, sanciscono che il “matrimonio è l’unione fra un uomo e una donna”. D’altra parte, ugualmente importante, è l’affermazione che “ogni bambino ha diritto a una mamma e a un papà e la differenza di sesso tra i genitori non è una questione arbitraria che determina la legge”.

    Si è inoltre messo in evidenza l’importante processo di discussione democratica che la questione ha suscitato in tutto il Paese. Sono state rivolte parole di gratitudine alla Commissione senatoriale, che in sede tecnica ha rifiutato il progetto e ha ascoltato le opinioni di tutti, in particolare dei semplici cittadini. In questa materia, hanno infine osservato alcuni organizzatori, nessun politico può immaginare che il solo fatto di essere eletto democraticamente lo autorizzi ad imporre al Paese un’idea che la stragrande maggioranza non condivide. “La preservazione dell’istituzione familiare e del matrimonio è compito dell’intera società e nessun politico, partito o governo può ritenere che in questa materia si possano mettere le mani occultando le proprie azioni al Paese”, ha detto Justo Carbajales, direttore esecutivo del Dipartimento di Laici.

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    India: almeno 3 morti e oltre 90 persone intossicate per una nube di gas

    ◊   Almeno 3 persone sono morte stamani in India a causa di una nube di gas fuoriuscita da un deposito di vecchie bombole al porto di Mumbai. Altre novanta persone, tra cui molti studenti, sono rimaste intossicate. L’incidente giunge mentre non diminuisce l’allarme per il disastro ambientale nel Golfo del Messico, inquinato dal 20 aprile scorso dalla perdita di un pozzo della Bp. Il colosso petrolifero spera di chiudere la falla a breve: dipenderà dai test che verranno effettuati nelle prossime ore sulla nuova struttura di contenimento della fuoriuscita. Ce ne parla Matteo Mascia, coordinatore del progetto Etica e Politica Ambientali della Fondazione Lanza di Padova, intervistato da Giada Aquilino:
     
    R. – Teniamo conto che ci troviamo in situazioni abbastanza estreme. Il pozzo si trova a qualche migliaio di chilometri sotto il livello del mare per cui la situazione ambientale è davvero complessa. Anche mettere un tappo in quel contesto, ovviamente, pone una serie di problemi tecnici. Tra l’altro non era mai avvenuto un incidente di queste proporzioni a tali profondità. E’ chiaro che è stata una sfida anche nella risposta all’emergenza.

     
    D. – In India, invece, una nube di gas fuoriuscita da un deposito di vecchie bombole nel porto di Mumbay ha intossicato, nelle ultime ore, decine e decine di persone. Come possono essere prevenuti questi rischi, anche in un Paese in ascesa come l’India?

     
    R. – Esistono normative di carattere ambientale a livello internazionale e nazionale che si vanno espandendo anche in Paesi emergenti come la Cina e l’India. In tali zone, però, l’attenzione dal punto di vista della sicurezza, della salute, della salubrità nel posto di lavoro è in una fase nascente. Il problema di fondo è che abbiamo anche sistemi di produzione che ancora si caratterizzano per una procedura – potremmo dire – del secolo scorso. Quindi ci sono rischi molto elevati dal punto di vista ambientale. Sono i tipi di produzione che comportano questi rischi. Il mondo è in cammino verso un sistema economico, un sistema di evoluzione che è diverso, molto meno inquinante, molto più sostenibile, molto meno pericoloso. Allo stesso tempo, però, questo cammino è appena iniziato.

     
    D. – Si può pensare oggi ad una politica ambientale che vada a coniugarsi con un’etica ambientale?

     
    R. – Questa è la grande sfida che abbiamo di fronte. Nel senso di un’etica in cui al centro ci siano la persona, la salute delle persone, il futuro della gente. Allo stesso tempo, siamo a conoscenza del fatto che l’ambiente non è estraneo alla vita delle persone, per cui la protezione dell’ambiente è la protezione delle persone. Quindi un’etica ambientale applicata al mondo imprenditoriale comporta tutta una serie di attenzioni per la sicurezza e la salubrità nel posto di lavoro, per la sicurezza e la salubrità delle produzioni che vengono realizzate. Ma poi anche in un’ottica più ampia di sostenibilità, tutta una serie di iniziative che riguardino il rapporto dell’impresa con il territorio, in un’ottica di responsabilità sociale in cui l’impresa non è dedicata solamente al profitto, ma abbia anche come obiettivo principale quello di fare crescere una comunità.

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    Rapporti ecumenici in salita dopo il via libera della Chiesa d'Inghilterra alle donne vescovo

    ◊   Primo via libera all'ordinazione episcopale delle donne vescovo nella Chiesa d'Inghilterra. E’ quanto ha deciso il Sinodo anglicano che si è chiuso ieri a York, nel Regno Unito. Il Sinodo è stato chiamato ad esprimersi sul tema dall’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams. Su questa decisione si sofferma, al microfono di Philippa Hitchen, l’arcidiacono anglicano di Italia e Malta, reverendo Jonathan Boardman:
     
    R. - Dobbiamo dire che questa decisione rappresenta un passo importantissimo nel cammino dichiarato di accogliere le donne vescovo nella Chiesa di Inghilterra.

     
    D. - E’ anche vero che esistono già delle donne vescovo nelle Chiese anglicane degli Stati Uniti o in Australia…

     
    R. - Sicuramente sì. Da circa 25 anni ad oggi ci sono state delle donne vescovo in varie Chiese della Comunione anglicana dell’America, della Nuova Zelanda, dell’Australia, di Cuba e del Canada.

     
    D. - Che tipo di reazione prevede da chi non accetterà questa nuova decisione?

     
    R. - In questo momento la situazione è molto difficile, perché certo nessuno vuole che qualcuno possa avere la sensazione di sentirsi “buttato fuori” dalla propria casa. Per adesso coloro che non sono d’accordo con questo sviluppo si sentono in certo modo esclusi. Le normative che abbiamo preparato, e che verranno ulteriormente discusse nei prossimi due anni, danno però la possibilità di avere una obiezione di coscienza.

     
    D. - E’ anche vero che questa decisione avrà un impatto molto significativo e molto problematico riguardo ai rapporti ecumenici con i cattolici e con gli ortodossi…

     
    R. - Sicuramente ci sarà un nuovo problema sul piano ecumenico in vista di una unità organica.

    Ma come è stata accolta questa decisione da parte della Chiesa cattolica del Regno Unito? Philippa Hitchen lo ha chiesto a mons. Andrew Faley, responsabile per l’ecumenismo della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles e presente a York come osservatore cattolico:
     
    R. – I think the reaction will be very measured...
    Penso che la reazione sarà molto misurata in Inghilterra e Galles. I vescovi qui sono generosamente impegnati nei rapporti ecumenici con tutte le tradizioni delle Chiese all’interno dei due Paesi. E continueranno in questo impegno. Questo sarà dimostrato con evidenza durante la visita di Papa Benedetto XVI nel Regno Unito, a settembre, quando i nostri vescovi si incontreranno con i vescovi della Chiesa anglicana, nel Palazzo di Lambeth. Ma certamente questo passo costituisce una nuvola all’orizzonte, e direi addirittura che questa nuvola è più vicina a noi che non all’orizzonte! Nel senso che il modo in cui la Chiesa d’Inghilterra sta discutendo e costituendo la propria legislazione per trovare un posto alle donne in seno all’episcopato, trovo stia cambiando il modo in cui la Chiesa d’Inghilterra si intende come Chiesa. Questo, per noi cattolici, è un problema e una preoccupazione maggiore nel rapportarci agli anglicani su un piano ecumenico. Penso, tuttavia, che dobbiamo aspettare per vedere come tutto questo si evolverà nella discussione all’interno della Chiesa d’Inghilterra. Ma tutto ciò mi sembra una nuvola ben distinta all’orizzonte ... 

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    Confcooperative: capaci nella crisi di creare nuovi posti di lavoro

    ◊   Nel culmine della crisi le cooperative hanno continuato a creare posti di lavoro. Lo scorso anno, infatti, l’occupazione è crescita del 2%. La vitalità di questo settore è stata sottolineata dal presidente di Confcooperative Luigi Marino nell’assemblea nazionale stamani a Roma. Per il ministro dell’Economia Giulio Tremonti bisogna continuare sul cammino dell’austerità. Il segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata, ha rimarcato come “il movimento cooperativo rappresenti un patrimonio indiscutibile per l’Italia”. Alessandro Guarasci:
     
    Oltre tre milioni di soci, 20.300 imprese, 517 mila occupati che hanno come punto di riferimento la mutualità e la dottrina sociale della Chiesa. E’ il ritratto della galassia Confcooperative. Lo stesso ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha riconosciuto che, in quadro di austerità dettata dalla crisi, queste aziende hanno un valore sociale elevatissimo.
     
    “Ha senso la competizione, ma ha ugualmente senso anche la cooperazione, questa tra le persone, questa nelle organizzazioni come voi rappresentate. Quindi, finché ci sono le cooperative, le società sono vive”.
     
    Per il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata, il ruolo essenziale delle cooperative è stato valido in passato, soprattutto nel periodo tra le due guerre mondiali, e lo è ancor più oggi:
     
    “Anche in questi ultimi due anni, il sistema cooperativistico ha tenuto più di altri, ha magari sacrificato gli utili pur di non perdere posti di lavoro e in molti casi è arrivato addirittura a crearne di nuovi. Tutto ciò giustifica l’ampio riconoscimento per il ruolo alternativo e per i valori espressi dalla cooperazione. Oggi è più facile trovare, anche in ambienti tradizionalmente lontani dal vostro, una sintonia con le parole di Benedetto XVI”.
     
    Il presidente della Confcooperative Luigi Marino è convinto che chi propone politiche di spesa pubblica in disavanzo si illude di lavorare per i poveri. In realtà lavora per gli speculatori:
     
    “In questa ottica valutiamo una medicina necessaria, anche se amara, la manovra all’esame del Parlamento. Il problema è conciliare, in un equilibrio difficile, l’azione terapeutica con l’impulso alla crescita. Noi dobbiamo vivacizzare lo sviluppo, senza il confortante rimedio della spesa pubblica”.
     
    Marino ha messo in luce come le cooperative vogliano essere artefici di sviluppo. Un impegno che viene dal legame con la dottrina sociale della Chiesa.

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    La Chiesa celebra la memoria liturgica di San Camillo de Lellis

    ◊   Ricorre oggi la memoria liturgica di San Camillo de Lellis, sacerdote, fondatore dei Ministri degli Infermi, conosciuti comunemente col nome di "Camilliani”. Ieri sera nella cappella dell’ospedale romano “Madre Giuseppina Vannini”, gestito dalle Figlie di San Camillo, è stata celebrata la Messa con i malati e gli operatori sanitari che prestano servizio nel nosocomio. Ce ne parla Davide Dionisi:
     
    La malattia più pericolosa è l’abitudine. Questo vale sia per i religiosi sia per i laici che svolgono ogni giorno il proprio lavoro. Guai se il sacerdote si abituasse a dire Messa o le suore e i medici si abituassero al letto della sofferenza. Camillo non si è mai abituato al malato che era la causa del suo amore e della sua stessa esistenza. Così ieri sera mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, ha ricordato il fondatore dei Ministri degli infermi nella cappella dell’Ospedale Madre Giuseppina Vannini di Roma. Al presule abbiamo chiesto di parlare dell’attualità del messaggio dell’Apostolo di Bucchianico:

     
    R. - La capacità di dare senso alla sofferenza e soprattutto quello di vedere nell’ammalato e nella persona più debole, la persona stessa di Gesù.

     
    D. - Lei durante l’omelia ha invitato a non “abituarsi”...

     
    R. - Certo, io temo che stiamo andando ormai verso una cultura che vede nel malato e nella malattia in genere qualcosa che deve essere emarginato. Penso che questo, invece, debba essere nuovamente posto al centro, perché è la condizione umana e davanti a questa condizione umana siamo tutti chiamati a dover dare senso. Nessuno di noi - né dal punto di vista professionale, né tantomeno dal punto di vista religioso - potrà mai pensare di abituarsi a stare accanto al malato. E’ sempre un qualcosa di nuovo che ci spinge a dare senso e valore alla vita.

     
    D. - Ha definito San Camillo de Lellis un santo dei nostri giorni…

     
    R. - Certo ed è vero, perché il santo - qualsiasi santo - è un nostro contemporaneo. Camillo de Lellis ci insegna ancora oggi a mettere in primo piano la persona di Gesù nel volto del sofferente. Oggi ci sono non soltanto le sofferenze del passato, ma a queste si sono aggiunte nuove sofferenze. Ecco perché dobbiamo essere capaci sempre e dovunque, e soprattutto noi credenti, a non allontanarci mai da questo obiettivo primario della nostra esistenza.

     
    A fare gli onori di casa la superiora generale delle Figlie di San Camillo, madre Laura Biondo, alla quale abbiamo chiesto qual è il ruolo della religiosa lungo le corsie di un ospedale...

     
    R. - Noi abbiamo un ruolo importante accanto al malato, che è quello di stargli vicino. Il malato deve sentire la nostra vicinanza per poter superare, per quanto sia possibile, il momento difficile della malattia. Il momento della malattia ci chiama ad essere accanto a questo infermo e ad esserlo con il cuore materno, così come San Camillo chiedeva ai suoi ministri degli infermi.

     
    D. - Le Figlie di San Camillo attuano ogni giorno quella vocazione e spirito di dedizione totale all’ammalato che è consacrata nella pronuncia del quarto voto, ossia la dedizione all’infermo a costo della propria vita. Ma come è possibile porre in essere tale missione in un contesto che privilegia modelli esclusivamente legati al benessere e alla salute?

     
    R. - Il quarto voto per noi è fondamentale, perché San Camillo ha voluto, in questo modo, far sì che noi diventassimo persone che in qualsiasi momento danno la vita per il malato. Una volta c’era la peste, c’erano altre malattie che mettevano a repentaglio la vita. Oggi non ci sono più le malattie di un tempo, ma ci sono le nuove malattie che tutti conosciamo, in particolare quella che fa molta paura alle persone: l’Aids. Ma noi dobbiamo essere accanto al malato, dobbiamo essere disposte a morire in qualsiasi momento.

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    Chiesa e Società



    Il cardinale Gracias: fondamentalismo e leggi anti-conversioni sono contro la libertà religiosa

    ◊   “La libertà religiosa è la vera e la sola via per la pace. E’ un tema importantissimo per l’India e per tutto il mondo. E’ una riflessione decisiva nel mondo di oggi e nella difesa dei diritti fondamentali dell’uomo”. Con queste parole il cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay e presidente della Conferenza episcopale dell’India commenta all’agenzia Fides il tema “Libertà religiosa, via per la pace” scelto da Benedetto XVI per la celebrazione della Giornata Mondiale per la Pace del primo gennaio 2011. Il porporato declina il tema nel contesto indiano, toccando due problemi spinosi che agitano la società: il fondamentalismo religioso di matrice indù e la questione delle “leggi anti-conversioni”, in vigore in diversi Stati della federazione. “In India, in un contesto multireligioso e multiculturale – sottolinea il porporato – vi sono gruppi che male interpretano la religione, la strumentalizzano per altri fini e la fanno diventare motivo di conflitto o disturbo dell’armonia della società. Come Chiesa cattolica – aggiunge l’arcivescovo di Bombay - cerchiamo di intessere buone relazioni con tutti e di costruire il dialogo, nel rispetto della libertà: questa è una via efficace per la pace, bene supremo. In tal modo, in quanto cristiani, diamo il nostro contributo alla costruzione della famiglia umana”. Il tema scelto dal Santo Padre richiama anche la suprema libertà di coscienza di ogni uomo, e in essa la libertà di conversione, che nessuno può intaccare: “Rispettare la libertà religiosa – spiega il cardinale Oswald Gracias – significa che nessun governo e nessuna autorità civile ha il diritto di interferire con l’essenza e la libertà più profonda del cuore e dell’anima di un essere umano. Questo è uno dei diritti umani fondamentali che come Chiesa difenderemo sempre. Se si va contro questo diritto – conclude il porporato - si va contro la pace e la fratellanza”. (A.L.)

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    L’arcivescovo di Giacarta: “Il messaggio del Papa sulla libertà religiosa aiuterà il dialogo”

    ◊   “La libertà religiosa è uno dei diritti fondamentali della persona. Siamo felici che Benedetto XVI abbia scelto di donarci una sua riflessione su questo tema, che sarà molto utile all’Indonesia”: così, in un’intervista all'agenzia Fides, mons. Ignatius Suharyo, arcivescovo di Giacarta, accoglie il tema scelto dal Papa per la celebrazione della Giornata Mondiale per la Pace del primo gennaio 2011 “Libertà religiosa, via per la pace”. “Per noi in Indonesia – spiega l’arcivescovo - fa sempre bene discutere di un tema così importante e delicato, e farne oggetto di riflessione, in un contesto dove a volte è difficile vivere e realizzare pienamente il diritto alla libertà religiosa”. La Chiesa indonesiana è molto attiva nel campo del dialogo interreligioso e agisce nel rispetto e nella tutela garantita dal Pancasila, le cinque leggi fondamentali dello Stato, che disegnano un Paese laico, anche se la popolazione è all’85% musulmana. “Va detto che il tema della libertà religiosa – aggiunge mons. Ignatius Suharyo - è sempre al centro di discussioni, convegni, confronti fra leader religiosi, nella società civile e anche a livello politico. E’ bene che se ne parli e che sia un tema che susciti interrogativi e confronti, che sia oggetto e centro del dialogo. Nonostante tutto, in Indonesia esistono della difficoltà che affondano radici in cause storiche, sociali e politiche. Sono certo – conclude l’arcivescovo di Giacarta - che la riflessione del Santo Padre, che cercheremo di approfondire, nel dialogo con altre comunità e tramite la massima diffusione, potrà esserci di aiuto nelle relazioni con altri leader e comunità religiose”. (A.L.)

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    Cina: la consacrazione del vescovo di Linhai

    ◊   Sabato scorso è stato consacrato vescovo di Taizhou, nella provincia cinese di Zhejiang, mons. Antonio Xu Jiwei, di 75 anni di età e 25 di sacerdozio. Dal 1999 guidava la diocesi come amministratore diocesano ed era stato approvato dalla Santa Sede per l’ufficio di vescovo di Linhai. Le autorità governative hanno approvato la sua ordinazione episcopale. La celebrazione liturgica è stata presieduta da mons. Giuseppe Li Mingsu, vescovo di Qingdao, coadiuvato da mons. Giuseppe Zhao Fengchang di Liaocheng, da mons. Giuseppe Xu Honggen di Suzhou e da mons. Giuseppe Han Yingjin di Sanyuan; tutti presuli in comunione con la Santa Sede e riconosciuti dal governo. Mons. Xu è nato a Shanghai il 2 aprile 1935. Entrato nel seminario di Ningbo nel 1948, è passato successivamente a quello di Shanghai fino al 1958. Dal 1960 al 1985, a causa delle note vicende politiche, fu condannato a cinque anni di prigione e poi a lunghi anni di lavori forzati, compreso un periodo di sei anni come insegnante in una scuola superiore. Il presule ricorda quel periodo come un tempo difficile, ma anche come un tempo di grazia, che ha rafforzato la sua fede e durante il quale nella preghiera egli ha sperimentato che Dio lo ama profondamente ed è con lui tutti i giorni. Nel 1985, ritornato nel seminario di Shanghai, è stato ordinato sacerdote per la diocesi di Ningbo, dove ha lavorato come parroco. Nel 1999 è stato trasferito a Taizhou, dove è diventato amministratore della diocesi, lavorando nella parrocchia di Jiaojiang. Mons. Xu ha potuto studiare per qualche anno all’estero, prima in Corea e poi in Europa. Un migliaio di fedeli, provenienti anche da Shanghai e da Ningbo, hanno partecipato alla consacrazione del nuovo vescovo, che è il secondo Ordinario della diocesi, rimasta vacante dal 1962 con la morte di mons. Giuseppe Hou Joshan. La circoscrizione ecclesiastica conta, ora, circa 6.000 fedeli, una quindicina di sacerdoti, una decina di suore della Congregazione di Santa Teresa Serve della Carità, con circa 25 chiese e diversi luoghi di culto. Mons. Xu ha fatto rilevare che diverse sfide attendono la piccola diocesi di Taizhou, ma egli si dice ottimista per una ripresa dell’evangelizzazione e per una crescita della comunità cattolica. (R.P.)

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    Nomine Onu: all’Agenzia su droga e crimine il russo Fedotof. Agli aiuti umanitari l'inglese Amos

    ◊   Tornata di nomine in casa Onu. Il segretario generale Ban Ki-moon ha nominato Yuri Fedotov, attuale ambasciatore della Federazione Russa presso il Regno Unito, nuovo direttore esecutivo dell’Ufficio delle Nazioni Unite su Droga e Crimine (Unodc), al posto dell’italiano Antonio Maria Costa, che ricopriva l’incarico dal 2002. Fedotov, già vice ministro per gli Affari esteri, esperto di stato di diritto, politica e analisi delle tendenze, prevenzione, trattamento e reinserimento e sviluppo alternativo, ricoprirà anche il ruolo di direttore generale dell’Ufficio delle Nazioni Unite di Vienna (Unov). Passaggio di consegne anche alla guida dell'Ufficio per il coordinamento degli Affari Umanitari (Ocha), dove il segretario generale dell’Onu ha nominato l’inglese Valerie Amos in sostituzione del connazionale John Holmes. Ban Ki-moon ha nominato inoltre l’africano Ndolamb Ngokwey, della Repubblica Democratica del Congo, nuovo vice rappresentante speciale dell’Operazione delle Nazioni Unite in Costa d’Avorio (Unoci), dove ricoprirà anche il ruolo di coordinatore residente e coordinatore umanitario. Ngokwey sostituirà Georg Charpentier, a sua volta nominato per le stesse funzioni in Sudan. Il segretario Generale ha nominato quindi il giapponese Shigeru Mochida nuovo vice rappresentante speciale per il sostegno alla sicurezza e allo stato di diritto della Missione delle Nazioni Unite Integrata a Timor Este (Unmit). Mochida sostituisce il giapponese Takahisa Kawakami, deceduto lo scorso marzo. Ban Ki-moon ha infine nominato il generale indiano Chander Prakash comandante delle Forze della Missione di stabilizzazione delle Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo (Monusco). Prakash, attuale responsabile per l’India delle operazioni di pace ONU presso il Ministero della Difesa, succederà al Generale senegale Babacar Gaye. (R.G.)

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    India: Chiesa cattolica e governo insieme per aiutare i giovani poveri

    ◊   I salesiani dell’ispettoria “San Giovanni Bosco” di India-Calcutta hanno avviato nello Stato del Bengala occidentale, in collaborazione con il ministero indiano per l’Agricoltura e lo sviluppo, un progetto per la formazione e l’avviamento al lavoro dei giovani più poveri. A darne notizia è l’Ans, l’agenzia di informazione salesiana, cha fa sapere che nei prossimi due anni l’iniziativa verrà estesa ad altri Stati del Paese. Il progetto è articolato in tre mesi di formazione gratuita in: gestione alberghiera, ingegneria, costruzione di automobili, sartoria e artigianato. “Questa iniziativa – spiega l’Ans - costituisce il più importante programma intrapreso dal governo in collaborazione con la Chiesa cattolica indiana”. Alle lezioni partecipano attualmente diverse centinaia di studenti tra i 18 e i 30 anni, suddivisi in classi di 60 alunni. “Negli ultimi tre anni abbiamo discusso con il ministero su come educare i giovani al di sotto della soglia di povertà – spiega don Robin Leonard Gomes, missionario salesiano dell’opera “Auxilium Parish” di Calcutta -, e abbiamo visto la possibilità di realizzare corsi di formazione sfruttando gli oltre 100 istituti tecnici salesiani presenti in India. Spero – conclude - che questa collaborazione tra Chiesa e governo possa continuare anche in futuro”. (R.P.)

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    Brasile. L'attenzione ai rifugiati e ai migranti più vulnerabili: donne, bambini e anziani

    ◊   Si è aperto ieri a Brasilia il 6° Incontro nazionale delle Reti di Protezione, promosso dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Acnur) e dall'Istituto di Migrazione e diritti umani. L'incontro, che si concluderà domani, riunisce diverse istituzioni della società civile coinvolte nell’accoglienza e nell’assistenza a migranti e rifugiati in Brasile. Anche il Comitato nazionale per i rifugiati (Conare) partecipa all'Incontro il cui tema è: “L'attenzione ai rifugiati e ai migranti in casi di vulnerabilità: donne, bambini e anziani”. Dalla nota che la Conferenza episcopale del Brasile (Cnbb) ha inviato all’agenzia Fides, si apprende che la cerimonia di apertura ha visto la presenza del rappresentante dell’Acnur in Brasile, Andres Ramirez, e del presidente del Consiglio nazionale per l'Immigrazione, Paulo Sérgio Almeida. I relatori hanno affrontato i problemi dell’integrazione dei rifugiati in Brasile e la politica nazionale sull'immigrazione. Per Andres Ramirez è importante che le politiche di protezione siano, in qualche modo, di inclusione: “Purtroppo in molte situazioni i gruppi più vulnerabili come donne, bambini e anziani, sono emarginati o dimenticati dagli agenti della protezione. Dobbiamo garantire, anche con azioni molto determinate, che essi possano esprimere le loro necessità e le principali difficoltà”. Secondo la responsabile del Settore di pastorale della mobilità umana della Cnbb, nonché direttrice dell'Istituto di migrazioni e diritti umani, suor Rosita Milesi, il fatto di riunire organizzazioni provenienti da diverse regioni del Paese consente di migliorare le condizioni di lavoro degli operatori della rete di protezione, e consente lo scambio di esperienze a favore della popolazione dei rifugiati. “Il Brasile è disponibile, sempre di più, a ricevere i rifugiati e fornire loro una nuova patria, una nuova casa. Le istituzioni della società civile che formano le reti di protezione e integrazione nel Paese, sentono la necessità di una maggiore formazione dei loro operatori e collaboratori in questa azione umanitaria” ha affermato suor Rosita. (R.P.)

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    Bangladesh: 600 mila persone bloccate dalle alluvioni monsoniche

    ◊   Oltre 600 mila persone sono rimaste isolate e migliaia di ettari di raccolti sono andati distrutti a causa delle pesanti inondazioni monsoniche che hanno colpito il Bangladesh. Le gravi piogge che hanno attraversato la regione himalayana - scrive l'agenzia Fides - tendono a portare lo scorrimento dei fiumi verso sud e a straripare in Bangladesh. La situazione non sembra al momento migliorare. Nel corso della stagione delle inondazioni monsoniche, che colpiscono ogni anno il paese dalla seconda settimana di giugno a metà agosto, il fiume, soggetto a erosione e straripamento e alle dinamiche idromorfologiche, viene periodicamente sommerso. Secondo le autorità locali, l'accesso alle zone limitrove al fiume Brahmaputra, il principale fiume che divide il paese nella zona orientale e in quella occidentale prima di andare a sfociare nel Golfo del Bengala, resta ancora problematico. (R.P.)

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    Incontro a Vienna della Rete cattolica contro l’Aids, in vista della Conferenza internazionale

    ◊   Dal 18 al 23 luglio a Vienna si terrà la Conferenza internazionale sull’Aids, cui parteciperanno un centinaio di delegati di 23 Paesi. All’incontro - di cui riferisce l'agenzia Sir - prenderanno parte anche un rappresentante della Caritas internationalis e numerosi esponenti delle Chiese locali e dell’associazionismo cattolico, che da domani sino al 18 luglio si riuniranno nella capitale austriaca in preparazione all’evento, per confrontare esperienze e scambiare buone pratiche. La pre-conferenza, organizzata dalla rete Chan (Catholic Hiv and Aids network), è finanziata da numerose organizzazioni cattoliche, tra le quali Caritas Austria, Cafod, Trocaire, Catholic relief service, Mission Aachen e renovabis. La Conferenza di Vienna costituirà un momento importante di discussione sul tema dell’Hiv/Aids, che ancora oggi colpisce oltre 33 milioni di persone, secondo l’ultimo rapporto 2009/2010 dell’Organizzazione mondiale della sanità e del programma Onu sull’Hiv/Aids. Sei i temi al centro del dibattito che si articolerà in diverse sessioni: “Dalla cura del fine-vita alla promozione di una vita positiva con Hiv e Aids”; “Spiritualità/cura pastorale”; “Dipendenze e Hiv/Aids”; “Temi etici”; “Sostenibilità”. (E.C.)

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    A Bruxelles seminario su “Islam, cristianesimo ed Europa” promosso dagli Episcopati europei

    ◊   “Il ruolo degli attori religiosi nella lotta contro la discriminazione e la diffamazione per motivi religiosi” è il tema del Seminario promosso dalla Conferenza degli episcopati della Comunità europea (Comece), in collaborazione con l’Ufficio di Bruxells della Chiesa evangelica in Germania (Ekd) e la Fondazione Konrad Adenauer. L’incontro avrà luogo oggi nella capitale belga, nell’ambito del secondo ciclo di Seminari “Islam, cristianesimo ed Europa”. “Da alcuni anni - spiega una nota della Comece riportata nell’agenzia Zenit - la discriminazione e la diffamazione per motivi religiosi costituiscono un serio problema in Europa e nel vicinato europeo. A dimostrarlo - aggiunge la Comece - “è la crescente popolarità della retorica anti-islamica manifestatasi attraverso il successo dei partiti xenofobi in occasione delle recenti elezioni a livello europeo, nazionale e locale.” Di qui, sottolinea la Comece, nasce “l’importanza d’interrogarsi sul ruolo cruciale che possono giocare tutte le comunità religiose nella lotta ai pregiudizi e alle false convinzioni che sono all’origine di queste discriminazioni”. Tra gli interrogativi posti dal seminario: Che cosa possono insegnarci le esperienze di domani in materia di diffamazione religiosa in Europa? Quale il ruolo di Chiese e comunità religiose per rafforzare la comprensione reciproca? All’incontro, interverranno il rev. Martin Affolderbach (Ekd), consigliere teologico presso la “Tavola rotonda delle religioni”; Ali Ozgur Ozdil, direttore Islamic Institute of Science & Education di Amburgo; Albert Giugui, gran rabbino della Grande Sinagoga d’Europa di Bruxells; Sean Oliver-Dee, rappresentante della Chiesa di Inghilterra presso l’Ue. A moderare il confronto sarà Peter R. Weilmann, direttore dell’Ufficio Europa della Fondazione Adenauer, mentre la sintesi dei lavori è affidata alla rev. Margrete Auken, parlamentare europea. (E.C.)

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    Il cardinale Bagnasco: "i cattolici siano testimoni credibili in una società in crisi"

    ◊   Il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, affronta diversi temi in una lunga intervista rilasciata all’Osservatore Romano. Ribadendo la necessità di una purificazione della Chiesa indicata da Benedetto XVI, il porporato sottolinea che il senso di questo tempo, segnato da “attacchi anche virulenti”, consiste nel tornare “con umiltà alle sorgenti del Vangelo”. In una stagione in cui “tendenzialmente tutti cercano di difendere se stessi”, il Papa invita a non guardare alle colpe altrui, ma a far brillare la verità attraverso “un lineare riconoscimento dei fatti” senza ritardi o attenuanti. Un’altra questione affrontata dal cardinale Angelo Bagnasco è quella sollevata dalla controversa sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo a Strasburgo che vieta l’esposizione del Crocifisso nelle scuole pubbliche italiane. Ipotizzare che il Crocifisso – osserva il porporato – leda la laicità dello Stato “significa dimenticare che prima dello Stato vi è la gente”. Voler eliminare le caratteristiche tradizioni culturali e religiose di un Paese significa rinunciare proprio “a quella ricchezza delle culture che si vorrebbe per altri versi tutelare e difendere”. “Dietro la libertà religiosa – aggiunge il porporato – si cela la più decisiva esperienza della libertà umana, senza la quale è a rischio non solo la fede, ma ancor prima la democrazia”. La libertà è anche una delle sfide prioritarie per i giovani. “Come ricorda di frequente Benedetto XVI, ogni generazione è chiamata a imparare sempre di nuovo, cosa significhi essere liberi”. Certamente ai nostri giorni – fa notare il presidente della Cei – vari elementi “hanno reso più difficile l’esercizio di questa libertà, a fronte di un’aspirazione diffusa che la vede come un diritto e non anche come una responsabilità”. Nell’intervista il cardinale Angelo Bagnasco, soffermandosi proprio sulla necessità di un rinnovato senso di responsabilità, ribadisce poi l’esigenza di una nuova generazione di politici cattolici. “L’affezione per la cosa pubblica – fa notare il porporato – sta scemando e sempre più rarefatto è il consenso intorno al bene comune”. Occorre una nuova generazione di italiani e cattolici che, “pur nel travaglio della cultura odierna”, sentano la cosa pubblica come “importante e alta, in quanto capace di segnare il destino di tutti”. Un destino che nella società attuale trova varie insidie, tra cui quella legata alla crisi economica. Su questo aspetto l’arcivescovo di Genova esprime la propria preoccupazione per “tanta sofferenza e insicurezza”. Secondo il porporato il criterio da seguire è quello dell’equità economica. Chi ha la responsabilità politica deve affrontare in concreto la situazione, declinando l’equità economica in una cornice di libertà politica e di coesione sociale. “Solo così i tre valori in gioco – la libertà politica, la giustizia economica, la coesione sociale – si salvaguardano insieme”. Il porporato apprezza inoltre lo sforzo di quanti, anzitutto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, invitano continuamente “a ritrovare la coesione e la convergenza, al di là delle legittime differenze”. Il federalismo – sottolinea – non è una ricetta magica, ma rappresenta “un’intuizione ben presente nella dottrina sociale della Chiesa, che sin dai tempi di Pio XI chiama in causa il principio di sussidiarietà”. (A.L.)

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    Turchia: attesa per conoscere la verità sull’assassinio di mons. Padovese

    ◊   In Turchia è ancora avvolta dal silenzio la tragica morte di mons. Luigi Padovese, ucciso lo scorso 3 giugno dal suo autista Murat Altun a Iskenderun. E’ quanto sottolinea all'agenzia Sir mons. Ruggero Franceschini, arcivescovo di Smirne. “Da fonti locali – afferma mons. Franceschini - ho saputo che Murat Altun è stato ricoverato ad Adana, per questa ‘pretesa’ malattia mentale; si prospetta una facile guarigione in quanto non sarebbe stato riscontrato nulla di grave”. Mons. Franceschini, che ha assunto per mandato della Santa Sede anche la responsabilità del vicariato apostolico di Anatolia, si sofferma poi sulla situazione della Chiesa. “Dopo le prime burrasche - sottolinea il presule - ho trovato una Chiesa forte, non ho visto animosità; il perdono è stato concesso senza problemi. Sappiamo che la Chiesa per andare avanti in questi luoghi dovrà soffrire ancora, ma nessuno ha avuto l'idea, dopo lo scoraggiamento iniziale, di lasciare, di partire. Oggi più che mai – afferma l’arcivescovo di Smirne - sono desiderosi di restare e di dare una mano”. Sulle varie ipotesi formulate sulla morte di mons. Padovese, il presule non ha dubbi: “Mi dispiace che la gente sia imbottita di falsità. Mi dispiacerebbe che per mons. Padovese, persona limpida, prevalesse il motivo passionale, assolutamente da escludere anche per le prove scientifiche. Sarebbe piuttosto utile indagare perché si usano spesso persone labili, che da sole non sarebbero capaci di gesti come questo. Di concreto c'è che aspettiamo di conoscere la verità su questa morte. Mi fa soffrire questa attesa nel silenzio". (A.L.)

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    Perù: l'arrivo del cardinale Re per i 400 anni dell'arcidiocesi di Arequipa

    ◊   Il cardinale Giovanni Battista Re, Inviato speciale di Benedetto XVI per le celebrazioni del 400° anniversario della creazione della diocesi di Arequipa, è arrivato ieri all'aeroporto Rodriguez Ballon di Lima. Il porporato, che è stato ricevuto dalle autorità ecclesiali della diocesi, guidate da mons. Javier Del Río Alba, presiederà le manifestazioni di chiusura di questo Anno giubilare che si svolgeranno da oggi a domenica 18 luglio. Secondo le informazioni inviate all’agenzia Fides dall’ufficio stampa dell’arcidiocesi, il cardinale Re incontrerà oggi, i seminaristi, i religiosi e i sacerdoti nel seminario arcivescovile "San Jeronimo" di Arequipa. Nel pomeriggio, inaugurerà il Congresso internazionale storico-teologico pastorale, che si terrà - fino a venerdì 16 - presso il Centro Convenciones del Colegio de Abogados. Il tema principale degli interventi dei relatori sarà: “Identità cattolica di Arequipa”. Questa iniziativa mira a rafforzare l'identità cattolica forgiata in questi quattrocento anni di storia come diocesi, con la partecipazione di illustri relatori di livello internazionale, nazionale e locale. Tra i relatori saranno presenti padre Luca Mazzinghi (del Pontificio Istituto Biblico di Roma), padre Silverio Nieto Núñez (direttore del servizio giuridico della Conferenza episcopale spagnola). Un altro relatore sarà il cardinale Juan Luis Cipriani Thorne, arcivescovo di Lima e Primate del Perù. (R.P.)

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    Zimbabwe: la Chiesa attivamente impegnata nella riconciliazione nazionale

    ◊   La Chiesa nello Zimbabwe vuole fare la sua parte per promuovere la riconciliazione e la democratizzazione del Paese. Per questo si sta già mobilitando con diverse iniziative per sanare le profonde ferite tuttora aperte dopo anni di violenze in vista delle elezioni politiche del 2011. La convocazione della nuova tornata elettorale è uno dei punti chiave dell’accordo raggiunto nel 2009 tra il Presidente Robert Mugabe e il rivale Morgan Tsvangirai, oggi primo ministro nell’attuale governo di coalizione, dopo le violenze seguite alle contestate elezioni del marzo 2008. Il problema è che il Paese è lontano da una vera riconciliazione nazionale. "Per avere elezioni libere e giuste, dobbiamo porre fine alla violenza e ripristinare lo Stato di diritto”, spiega in un’intervista all’agenzia Cns Alouis Chaumba, responsabile della Commissione Giustizia e Pace dei vescovi, che ha già avviato una serie di iniziative in questo senso. Tra queste l’aiuto psicologico alle vittime delle violenze, in collaborazione con altre organizzazioni non governative. Un altro fronte è quello della promozione della partecipazione e della coscienza politica dei cittadini attraverso seminari nelle parrocchie, forum e incontri con leader politici. Diversi gruppi parrocchiali della capitale Harare e di Chinhoyl hanno visitato il parlamento per capire come funziona, cosa fanno i rappresentanti eletti e come interagire con loro. L’idea, spiega ancora Chaumba, è di “creare fiducia nel processo elettorale per convincere le persone che il loro voto conta davvero”. Uno dei nodi critici è rappresentato peraltro dall’approvazione della nuova Costituzione prima della scadenza elettorale dell’anno prossimo. Il processo di riforma costituzionale è infatti molto indietro sulla tabella di marcia a causa delle continue schermaglie tra i vari partiti politici. Lo Zimbabwe resta un Paese “molto polarizzato”, dice il responsabile di Giustizia e Pace , osservando che se l’attuale governo di coalizione ha fatto sforzi per riconciliare la gente “il legame tra riconciliazione e giustizia è stato dimenticato o ignorato”. (L.Z.)

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    São Tomé e Príncipe: le preoccupazioni dei vescovi delle Chiese lusofone

    ◊   Riuniti in São Tomé e Príncipe per il loro IX Incontro, i rappresentanti delle Conferenze episcopali delle Chiese lusofone, hanno cercato di analizzare i principali problemi legati alla povertà e all'esclusione sociale dei Paesi da loro rappresentati. I vescovi presenti hanno inteso denunciare anzitutto "l'appropriazione indebita di beni comuni da parte di oligarchie di potere politico ed economico che, senza alcuno scrupolo, si arricchiscono a danno delle persone più povere". A tale aspetto si legano "nuove e sofisticate forme di corruzione che, al di là dell'importante aspetto etico, determinano materialmente gravissime conseguenze nelle amministrazioni pubbliche, dalle quali, invece, sarebbe dovuta e legittima la difesa dei cittadini". La denuncia dei vescovi - riferisce l'agenzia Sir - è completata dalla "condanna sociale che meritano i fenomeni fortemente diffusi della commercializzazione della droga, del traffico di persone, ed infine, da una generale mancanza di rispetto per la vita". Quali proposte attuative, i rappresentanti delle Chiese lusofone ritengono che sia "prioritario investire maggiormente nel cambiamento strutturale, soprattutto mediante la preparazione tecnica ed etica di nuovi quadri amministrativi, e verso un'istruzione che aiuti individui e comunità a trasformare la mentalità abituale e assistenziale di meri destinatari di politiche sociali e sovvenzioni statali". Il comunicato finale dell'incontro chiede espressamente "ai dirigenti dell'Ue che rispettino la promessa di rendere disponibile lo 0,7% dei redditi nazionali come pubblico aiuto allo sviluppo". Inoltre, approfittando del fatto che molti Paesi lusofoni si trovano a celebrare il 35° anniversario della loro indipendenza, i vescovi hanno altresì sottolineato l'importanza di "una partecipazione più attiva e responsabile di tutti i cattolici, in vista della costruzione di un società più giusta e fraterna". "È auspicabile promuovere una puntuale monitorizzazione delle politiche di bilancio dei diversi governi locali, mediante l'adeguata formazione di tecnici che collaborino con le organizzazioni internazionali finanziatrici, in modo da garantire che le somme riservate allo sviluppo sociale siano effettivamente utilizzate per i fini indicati a bilancio" - conclude il documento. (R.P.)

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    Belgio: tutto pronto per il “BelgoJam”, l’incontro degli scouts d’Europa

    ◊   Tre giorni di preghiera, momenti di riflessione, giochi, attività sportive e, soprattutto, di incontro con l’altro: tutto questo sarà “BelgoJam”, l’evento organizzato dalle guide e dagli scouts d’Europa e che avrà luogo a Marche-en-Famenne, in Belgio, dal 16 al 18 luglio. A chiudere l’avvenimento, domenica a mezzogiorno, sarà la Messa presieduta da mons. André Joseph Léonard, arcivescovo di Malines-Bruxelles. Il “BelgoJam – che prende il nome dal Belgio e dal Jamboree, ovvero l’assemblea degli scouts – è rivolto ai bambini ed ai ragazzi dagli 8 ai 18 anni. “L’obiettivo principale – si legge sul sito Internet dell’evento, www.scouts-europe.be/belgojam2010 - è di permettere l’incontro tra tutti i membri di uno stesso movimento per conoscersi meglio e per condividere un momento forte, tutti insieme. È importante che un giovane possa incontrare i coetanei che vivono lo stesso ideale scout”. Per l’evento, che arriva a dieci anni di distanza dalla precedente edizione, sono attesi oltre 1.200 ragazzi. Il motto dell’incontro sarà “Tendi la mano”: “Si tratta – spiega ancora il sito – di dimostrare che, al di là delle frontiere e delle differenze, presenti in Belgio come in tutta Europa, nei nostri ambiti quotidiani siamo chiamati a tendere la mano verso l’altro. Perché la differenza è una ricchezza e, quando è vissuta veramente, fa crescere gli uomini”. Il tema della mano tesa ritorna anche nel logo scelto per l’evento, ovvero la sagoma del Belgio circondata da dodici stelle e sorretta, appunto, dal palmo di una mano: “Le dodici stelle – informa il sito Internet – ci ricordano che tutti noi siamo chiamati al servizio oltre i nostri confini. Gli astri simboleggiano la bandiera europea, ma anche le dodici stelle della corona della Beata Vergine, così come il fondo blu. Con questo, vogliamo dire a tutti che poniamo questo BelgoJam sotto la protezione e la benevolenza di Maria. Infine, la mano che sostiene ed offre il Belgio, richiama il motto ‘Tendi la mano’, ma anche le radici del nostro movimento, ovvero ‘L’unione fa la forza’’. Tra i temi che verranno affrontati durante l’evento, ci saranno l’ecologia, lo sviluppo sostenibile, il dialogo ecumenico e quello interreligioso, poiché sono invitati non solo gli scouts cattolici, ma anche quelli ortodossi, protestanti e musulmani, membri dell’associazione “Amicizia e fraternità scout”. (I.P.)

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    Rwanda: l'Università cattolica inaugura una nuova sede

    ◊   L’Università cattolica del Rwanda ha inaugurato una nuova sede nei distretti di Huye e Gisagara, a sud del Paese. Lo rende noto mons. Jean Marie Gahizi, vice-rettore dell’ateneo, specificando che la nuova sede porterà avanti l’operato di due istituti superiori già esistenti, ovvero quello di Pedagogia e Catechismo e quello di Scienze Religiose, entrambi situati ad Huye. “Il nostro principale obiettivo – spiega mons. Gahizi – è quello di far conseguire la laurea a studenti qualificati e competitivi. Per questo, speriamo di avere docenti con vasta esperienza”. L’ateneo opererà in due campus diversi: quello di Taba, che ospiterà le Facoltà di Psico-pedagogia, Catechismo e Scienze religiose, mentre il campus “Alexis Kagame”, situato a Gisagara, offrirà i corsi di Scienza e tecnologia, Salute pubblica ed alimentazione, Lavoro sociale, Commercio ed Educazione. Infine, è in programma l’accorpamento della nuova sede universitaria con gli Istituti di Filosofia e di Teologia, attualmente situati a Nyakibanda e a Kabgayi. (I.P.)

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    Angola: la “Comunità di Gesù del Rinnovamento Carismatico” nella diocesi di Uige

    ◊   Con una Messa solenne celebrata nella cattedrale di Uige, in Angola, e presieduta dal vescovo della diocesi, mons. Emilio Sumbelelo, la “Comunità di Gesù del Rinnovamento Carismatico” si è insediata ufficialmente nella città. Fondata dall’italiano Matteo Calisi a Bari nel 1983, la “Comunità di Gesù” appartiene alla fioritura delle Nuove Comunità sorte in seno al Rinnovamento Carismatico Cattolico. La sua missione si articola in tre punti: l'adorazione perpetua del Santissimo di Gesù, da cui prende il nome; l'evangelizzazione attraverso la proclamazione della Parola di Dio ai non credenti e la rievangelizzazione dei cristiani non praticanti; l'ecumenismo, vissuto nella preghiera e nel dialogo con altre chiese e comunità cristiane. Della Comunità possono fare parte laici, sposati o singoli, uomini e donne impegnate nel celibato per il Regno di Dio, diaconi permanenti, sacerdoti e seminaristi, religiosi e religiose. Al centro dell’omelia pronunciato da mons. Sumbelelo, la necessità di servire il prossimo con umiltà, sull’esempio di Cristo, modello perfetto per tutti i cristiani. Il presule ha quindi ribadito che “i membri di una comunità carismatica al servizio del prossimo devono manifestare, innanzitutto, un sentimento di compassione”, poiché “il prossimo è una persona creata ad immagine e somiglianza di Dio, qualunque sia la sua condizione o la sua origine”. “Il nostro prossimo – ha sottolineato ancora mons. Sumbelelo – è ogni uomo, donna, bambino o ragazzo che abbia bisogno del nostro sostegno, del nostro aiuto, della nostra attenzione”. “Il buon samaritano – ha continuato – è colui che prova un sentimento di compassione nei confronti dell’altro”. Alla celebrazione hanno assistito circa mille membri della Comunità, provenienti dalle province di Benguela, Malanje, Caxito, Lugana, Negage e Kimbele. Da ricordare, infine, che il 24 aprile 2008 Benedetto XVI ha nominato Matteo Calisi membro del Pontificio Consiglio per i Laici per i successivi cinque anni. (I.P.)

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    Madagascar: dopo il restauro, riaperta la cattedrale di Andohalo

    ◊   Con una solenne celebrazione, domenica scorsa è stata riaperta al culto la cattedrale dell’Immacolata Concezione di Andohalo, in Madagascar. La Santa Messa, presieduta dall’arcivescovo di Antananarivo, Odon Razanakolona, ha segnato così la fine dei lavori di restauro dell’edificio, durati diversi mesi. “Questa cattedrale appartiene a tutti i malgasci, non solo ai cattolici”, ha detto l’arcivescovo nel corso della sua omelia, ricordando poi che la cattedrale, sorta 150 anni fa, è un vero patrimonio culturale per tutto il Paese. Come ha spiegato padre Julie, parroco della comunità, “i restauri sono stati compiuti sia per evitare il degrado artistico dell’edificio, sia per rafforzare la sicurezza dei fedeli”, che sfiorano la quota di 2.700 battezzati. I lavori hanno interessato sia l’esterno che l’interno della cattedrale: in particolare, è stata ridipinta la facciata, sono state ripulite le statue e i lumi ornamentali e sono stati aggiunti nuovi altoparlanti, per migliorare la sonorizzazione. Da segnalare che per la fine del 2010 è in calendario un evento speciale per celebrare i 150 anni di fondazione della Chiesa. (I.P.)

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    Australia: nasce “C-radio”, nuova emittente radiofonica cattolica

    ◊   E' stata appena aperta una nuova stazione radiofonica cattolica a Sydney. Si chiama “C- radio” (che signiifica Radio cattolica) e trasmetterà informazioni e attualità, podcasts di preghiera e spiritualità, letture registrate e un programma per i giovani. Come l'agenzia Fides apprende dalla Chiesa di Sydney, una delle punte di diamante della nuova emittente sarà un programma di “dialogo in diretta” con Mons. Julian Porteous, vescovo ausiliare di Sydney, che si sottoporrà al “fuoco di domande” dei radioascoltatori, affrontando le tematiche più disparate. Fra i primi programmi con cui la nuova radio si è presentata, vi è uno speciale titolato “Fede, vita e giovani”; un programma dedicato alla “testimonianza intercontinentale e interculturale” di fra John Lawani, nigeriano, novizio nella congregazione dei Missionari dell’Amore di Dio; e la simpatica storia raccontata dal frate capuccino padre Robert Stewart che spiega agli ascoltatori le connessioni fra il suo ordine religioso e la bevanda mattutina di caffè e latte preferita da molti australiani. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Cinque morti nello Yemen: attacco di al Qaeda

    ◊   Cinque morti, di cui tre poliziotti, e oltre 10 feriti: è il bilancio non ancora ufficiale del duplice attacco sferrato stamani nel sud dello Yemen contro le sedi dei Servizi di sicurezza governativi. Il servizio di Fausta Speranza:
     
    Un attacco coordinato che le autorità hanno già attribuito alla rete di al Qaeda. A Zinjibar, capoluogo costiero della provincia meridionale di Abyan. Una ventina di uomini armati, incappucciati e a bordo di moto, hanno preso d'assalto la sede locale della Sicurezza generale e quella della Sicurezza politica, due delle quattro agenzie di controllo del regime yemenita filoccidentale. Oltre ai tre poliziotti, due miliziani sarebbero rimasti a terra senza vita. Gli altri sono riusciti a fuggire in direzione di un villaggio a una quindicina di km dalla città considerata una roccaforte della ribellione jihadista nel sud del Paese. Secondo recenti rapporti dell'intelligence americana, al Qaeda ha in Yemen due importanti roccaforti: una a ovest del Paese e l’altra proprio nella provincia meridionale di Abyan, tormentata anche dalla lotta dei separatisti del sud. Domenica scorsa, il braccio yemenita di al Qaeda aveva rivendicato il sanguinoso assalto, compiuto a giugno contro gli uffici della Sicurezza politica nel porto di Aden, nel quale erano rimaste uccise 11 persone. Dalle scuole di addestramento di Al Qaeda nello Yemen proveniva inoltre il terrorista che nel dicembre scorso aveva tentato di farsi saltare in aria nel volo di linea Delta Airlines diretto a Detroit, negli Stati Uniti.
     
    Emergenza in Congo: 70 mila sfollati
    L'Ufficio di coordinamento delle questioni umanitarie dell'Onu (Ocha) a Ginevra ha denunciato oggi che altre 70 mila persone in Congo (Rdc, ex Zaire) sono state recentemente costrette ad abbandonare la regione del Nord Kivu a causa di nuovi e continui combattimenti, violenze, saccheggi e stupri. "Abbandonano le loro case - ha riferito l'Ufficio Onu - in seguito alle ultime operazioni militari compiute dall'esercito governativo assieme alle forze armate ugandesi contro i ribelli dell'Esercito nazionale di liberazione dell'Uganda". Gli sfollati sono in gran parte donne, bambini e uomini anziani. È difficilissimo portare loro anche i più elementari soccorsi, in quanto i convogli delle organizzazioni umanitarie vengono continuamente attaccati da bande armate.
     
    Attacco dei talebani a Kandahar e attentato a Helmand: 12 morti
    Almeno nove civili, fra cui tre bambini, sono morti nella provincia meridionale afghana di Helmand quando il veicolo su cui viaggiavano è saltato su un rudimentale ordigno esplosivo (ied). Inoltre, cinque militari della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) sono morti oggi in due diversi episodi nell'Afghanistan meridionale. Sono 12 i militari stranieri morti fra ieri e oggi in Afghanistan meridionale e orientale.
     
    Almeno 100 militanti estremisti uccisi nel nord ovest del Pakistan
    Almeno 100 militanti estremisti islamici sono stati uccisi in attacchi e bombardamenti nella regione tribale di Orakzai, nel nordest del Pakistan. Lo riferisce oggi il Daily Times che cita come fonte alcuni funzionari della sicurezza. Da alcuni giorni, l'aviazione pakistana ha intensificato i bombardamenti contro le basi talebane in diverse parti della regione appartenente ai Territori tribali in amministrazione federale (Fata), confinanti con l'Afghanistan. Diversi covi degli estremisti sono stati distrutti, ma rimangono ancora alcune ''sacche di resistenza'', come ha ammesso il portavoce dell'esercito, il generale Athar Abbas. Lo scorso mese, l'esercito aveva dichiarato di aver ripreso il controllo della Orakzai Agency. Secondo fonti militari, nell'area avrebbero trovato rifugio molti militanti fuggiti dal sud del Waziristan, in seguito alla massiccia offensiva lanciata lo scorso anno.
     
    Tareq Aziz consegnato alle autorità irachene
    L'anziano e malato ex premier iracheno, il 74.enne Tareq Aziz, è stato liberato dalle forze militari americane e consegnato alle autorità di Baghdad. Lo ha riferito oggi all'Ansa l'avvocato dello stesso Aziz, Badia Aref, che al contempo teme che il suo assistito non possa più ricevere la necessaria assistenza medica e che rischi addirittura di esser ucciso. "La vita di Aziz è in grave pericolo. Lui teme che le autorità irachene lo possano uccidere o possano vietargli di ricevere assistenza medica'', ha detto l'avvocato interpellato ad Amman, dove vive gran parte della famiglia dell'ex premier, che lo scorso gennaio era stato colpito da una grave crisi cardiaca.
     
    Rapito dagli Usa: lo conferma lo scienziato nucleare iraniano, Shahram Amiri
    Lo scienziato nucleare iraniano, Shahram Amiri, ha ribadito oggi in un'intervista di essere stato rapito oltre un anno fa in Arabia Saudita e portato contro la sua volontà negli Stati Uniti, aggiungendo che il sequestro è avvenuto a Medina ad opera di “tre persone, tra cui una donna, che parlavano persiano”. In uno spezzone dell'intervista, realizzata apparentemente nella sezione d'interessi iraniana a Washington prima della partenza dello scienziato per Teheran, Amiri afferma che i tre sconosciuti gli si sono avvicinati in auto, mentre lui era a piedi, e gli hanno offerto un passaggio. “Mi sembravano normali pellegrini - ha detto ancora - ma quando sono salito in auto mi hanno tenuto sotto controllo con la minaccia di un'arma e mi hanno fatto un'iniezione che mi ha fatto perdere conoscenza”. Amiri aggiunge di essersi risvegliato solo sull'aereo che lo portava negli Usa. Lo scienziato iraniano afferma che i Servizi segreti di Israele hanno proposto a Washington di consegnarlo a loro, dicendo che avrebbero potuto “farlo parlare con la forza” e “spargere notizie false sotto suo nome”, ma non spiega come sia venuto a conoscenza di tutto ciò.
     
    In Libano, condanna a morte per una spia che avrebbe favorito Israele
    A quattro anni dallo scoppio della guerra tra Israele e il movimento sciita libanese Hezbollah, è stata condannata alla pena di morte una spia libanese cher lavorava per Israele, il quale avrebbe sfruttato le informazioni ottenute durante i bombardamenti del conflitto del 2006. Il tribunale militare di Beirut ha condannato ieri alla pena capitale Ali Mantash, macellaio arrestato nel 2009, perchè riconosciuto colpevole di “collaborazionismo col nemico” e di avergli fornito “informazioni sensibili sugli obiettivi militari e civili”. Si tratta della seconda condanna a morte decisa dalle autorità giudiziarie libanesi nei confronti di spie in favore di Israele. La prima risale al febbraio scorso, quando il Tribunale militare di Beirut aveva riconosciuto colpevole l'ex ufficiale di polizia, Mahmud Rafeh. Nonostante la condanna a morte sia in vigore in Libano, non viene eseguita da molti anni.
     
    Primo via libera in Francia al bando del velo integrale islamico
    Via libera dell'Assemblea nazionale al progetto di legge per mettere al bando il velo integrale islamico su tutto il territorio della Francia, incluse strade e piazze, nonostante il parere negativo del Consiglio di Stato e il disagio espresso dalle comunità musulmane. Il testo, fortemente voluto dal presidente, Nicolas Sarkozy, è stato approvato ieri in prima lettura dalla schiacciante maggioranza dei deputati, con 355 favorevoli e uno solo contrario. Ora, sullo stesso testo si pronuncerà il Senato a settembre. Il voto odierno traduce in progetto di legge i contenuti di una risoluzione solenne del parlamento francese (non giuridicamente vincolante) votata in maggio, secondo la quale “le pratiche radicali che oltraggiano la dignità e l'eguaglianza tra persone, tra cui il velo integrale, sono contrarie ai valori della Repubblica”. Chi viola la legge incorrerà in una multa di 150 euro e/o in un corso di educazione civica. Sanzioni che entreranno vigore solo dopo sei mesi dalla promulgazione della norma, dopo un periodo “pedagogico”. Colui che obbliga una donna a coprirsi integralmente rischia invece un anno di carcere e una multa da 30 mila euro. Pene raddoppiate se la donna è minorenne. Dopo il Belgio, la Francia - che conta la prima comunità musulmana d'Europa (tra i 5 e i 6 milioni di persone, di cui solo 2.000 donne indossano il burqa o il niqab) - si appresta a diventare il secondo Paese del Vecchio continente a censurare il velo integrale nell'insieme del suo territorio.
     
    Storica stretta di mano tra i presidenti di Italia, Slovenia e Croazia
    Storica stretta di mano, ieri a Trieste, fra i Presidenti di Italia, Slovenia e Croazia. Giorgio Napolitano, Danilo Turk e Ivo Josipovic si sono incontrati nella Prefettura del capoluogo giuliano, si sono stretti le mani e le hanno alzate poi in alto tutti insieme davanti ai fotografi. Subito dopo si sono ritirati per colloqui e poi si sono recati insieme all'ex Hotel Balkan, sede del "Narodni dom", la Casa del popolo, incendiata dai fascisti proprio il 13 luglio di 90 anni fa, e al Monumento all'esodo, eretto nel 2004 in piazza Libertà, di fronte alla stazione ferroviaria, “in ricordo dei 350 mila esuli italiani dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmazia”. In serata, nella storica piazza dell'Unità d'Italia, la più grande d'Europa affacciata sul mare, i tre presidenti hanno assistito al concerto di Riccardo Muti “Le vie dell'amicizia”. Il capo di Stato italiano ha sottolineato che con questi gesti, “che parlano da soli”, sono stati superati malintesi che andavano superati. Nel passato ci sono difficili momenti storici tra i tre Paesi ma oggi – ha ricordato Napolitano – l’Italia e la Slovenia fanno parte dell’UE e la Croazia è candidata a diventare Paese membro.
     
    Diecimila persone evacuate nel sud della Cina per il maltempo
    Più di diecimila persone sono state evacuate dalla provincia del Jiangxi, nella Cina meridionale, a causa delle inondazioni provocate dalle violente piogge degli ultimi giorni. Lo afferma l'agenzia Nuova Cina. Nella regione, tre laghi artificiali minacciano di straripare. Ieri, frane provocate dalle piogge hanno causato la morte di 17 persone nelle vicine province dello Yunnan e del Sichuan. L'ondata di maltempo che ha investito la Cina meridionale ha già portyato alla morte 43 persone nelle ultime due settimane. Per i prossimi giorni, i meteorologi prevedono un perdurare delle piogge torrenziali, mentre giovedì o venerdì prossimi dovrebbe arrivare sulla Cina meridionale il tifone Conson, che sta viaggiando verso le coste cinesi ad una velocità di 119 chilometri all'ora, secondo l'Ufficio meteorologico del Guangdong.
     
    La stampa in Corea del Nord annuncia “eventi di portata storica” per i prossimi mesi
    La riunione in programma a settembre dell'Ufficio politico del Partito dei lavoratori nordcoreano, la prima in 44 anni, sarà un evento di portata “storica”. È quanto proclama il quotidiano Rodong Sinmun, l'organo di stampa ufficiale del Partito dei lavoratori di Pyongyang, che in un editoriale citato oggi dall'agenzia sudcoreana Yonhap chiama i nuovi delegati del partito a “seguire” il 'caro leader' Kim Jong-il, elogiando al tempo stesso i funzionari “morti fedeli al fondatore”. L'editoriale del Rodong Sinmun è l'ultimo di una serie di riferimenti indiretti da parte della stampa di regime a imminenti e importanti cambiamenti nel Paese comunista, tutti indizi che vanno a rafforzare l'ipotesi di prossima investitura ufficiale alla successione per Kim Jong-un, terzogenito di Kim Jong-il. Secondo gli osservatori, la riunione dell'Ufficio politico servirà per completare un rimpasto finalizzato a organizzare e consolidare la posizione di Kim Jong-un nel ruolo di erede designato, oltre a costituire l'occasione per commemorare i 65 anni della fondazione del partito. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 195

     
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