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Sommario del 13/07/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • "Libertà religiosa, via per la pace" è il tema scelto dal Papa per la 44.ma Giornata mondiale della pace
  • L'appello di Gesù alla conversione nel Vangelo odierno: alcune riflessioni di Benedetto XVI
  • Il cardinale Antonelli: sostenere e valorizzare la famiglia, non privatizzarla
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Nucleare: Mosca ammonisce Teheran
  • Rapporto Cnel sull'immigrazione in Italia: l'integrazione cresce nei piccoli centri
  • Emergenza sangue: campagna estiva dell'Avis per le donazioni
  • Aperto il Capitolo generale delle Suore della Sacra Famiglia di Nazareth
  • Chiesa e Società

  • Messaggio del cardinale Dias al vescovo cinese Jia Zhiguo liberato il 7 luglio scorso
  • Thailandia: il cardinale Tauran partecipa ad un incontro interreligioso
  • I dati sui poveri nel mondo: in Asia sono 840 milioni, 480 milioni in Africa
  • Venezuela: appello dei vescovi per "un Paese accogliente, tollerante, pacifico e fraterno"
  • Argentina: marcia a difesa della famiglia, per contrastare la legalizzazione dei matrimoni gay
  • El Salvador: la Chiesa sostiene la proposta di legge per contrastare le bande giovanili
  • Honduras: il cardinale Rodríguez Maradiaga preoccupato per l’epidemia ‘dengue’
  • Panama: dopo gli scontri tra polizia ed operai è tornata la calma nel Paese
  • Brasile: i vescovi dell'Amazzonia vicini al missionario che rischia l'espulsione
  • Filippine: i vescovi invitano il presidente Aquino a promuovere la vita
  • Lettera sull'aborto dei vescovi di Saragozza: “Non possiamo tacere, dobbiamo agire”
  • Massachusetts: vescovi Usa contestano la sentenza di un tribunale sul matrimonio
  • Cina. Frane, alluvioni e piogge: crescono le vittime nel Sichuan e nello Yunnan
  • Uganda: occorrono fondi per curare i bambini feriti nei conflitti
  • Swaziland: le carenze nella sanità ostacolano la riduzione dell'Aids
  • Terra Santa: record di pellegrini nella prima metà del 2010
  • Altrimondiali: il 'calcio di strada' diventa strumento di coesione in 9 Paesi africani
  • Gmg Madrid 2011: l'ostensorio monumentale di Toledo per la Veglia del 20 agosto
  • Italia: le perplessità dell’ordinario militare sulla diffusione della cremazione
  • Cordoglio per la morte a Roma del vaticanista e scrittore Giuseppe De Carli
  • 24 Ore nel Mondo

  • Italia: maxi-operazione contro la 'ndrangheta
  • Il Papa e la Santa Sede



    "Libertà religiosa, via per la pace" è il tema scelto dal Papa per la 44.ma Giornata mondiale della pace

    ◊   “Libertà religiosa, via per la pace”. Si intitola così il Messaggio scritto da Benedetto XVI per la 44.ma Giornata mondiale della pace, che verrà celebrata il primo gennaio 2011. Il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace lo ha comunicato oggi, accompagnando il tema della Giornata con alcune note esplicative. Il servizio di Alessandro De Carolis:
     
    Nei Paesi in cui gode di libertà di espressione, la fede è spesso messa all’angolo, resa il più possibile invisibile e ininfluente rispetto alla sfera pubblica. E nei Paesi in cui è in minoranza, non è solo il credo ma anche chi lo professa ad essere frequentemente perseguitato e colpito. Questa è la realtà attuale, eppure – obietta il dicastero vaticano, citando spesso Benedetto XVI – la libertà religiosa si presenta come “libertà delle libertà”. Essendo “radicata nella stessa dignità dell’uomo, ed orientata alla ricerca della ‘immutabile verità’”, si legge nel comunicato ufficiale di presentazione del tema, la libertà religiosa “è autenticamente tale quando è coerente alla ricerca della verità e alla verità dell’uomo”. Ciò, si afferma, consente “di escludere la ‘religiosità’ del fondamentalismo, della manipolazione e della strumentalizzazione della verità e della verità dell’uomo. Poiché tutto ciò che si oppone alla dignità dell’uomo si oppone alla ricerca della verità, e non può essere considerato come libertà religiosa”.

     
    Ricordando come dal 1968 il primo di ogni anno sia il giorno dedicato dai Papi alla riflessione sulla pace nel mondo, la nota stigmatizza le “diverse forme di limitazione o negazione della libertà religiosa, di discriminazione e marginalizzazione basate sulla religione, fino alla persecuzione e alla violenza contro le minoranze”. Oggi, prosegue il comunicato, “sono molte le aree del mondo in cui persistono forme di limitazione alla libertà religiosa, e ciò sia dove le comunità di credenti sono una minoranza, sia dove le comunità di credenti non sono una minoranza, eppure subiscono forme più sofisticate di discriminazione e di marginalizzazione, sul piano culturale e della partecipazione alla vita pubblica, civile e politica”. E qui, viene riportata una delle affermazioni che il 18 aprile 2008 risuonarono per bocca di Benedetto XVI nell’emiciclo delle Nazioni Unite a New York. “È inconcepibile – affermò allora il Papa – che dei credenti debbano sopprimere una parte di se stessi – la loro fede – per essere cittadini attivi; non dovrebbe mai essere necessario rinnegare Dio per poter godere dei propri diritti. I diritti collegati con la religione – asserì con forza – sono quanto mai bisognosi di essere protetti se vengono considerati in conflitto con l’ideologia secolare prevalente o con posizioni di una maggioranza religiosa di natura esclusiva”.

     
    “L’uomo – indicò ancora Benedetto XVI in quell’occasione – non può essere frammentato, diviso da ciò che crede, perché quello in cui crede ha un impatto sulla sua vita e sulla sua persona”. Dunque, “il rifiuto di riconoscere il contributo alla società che è radicato nella dimensione religiosa e nella ricerca dell’Assoluto (…) privilegerebbe indubbiamente un approccio individualistico e frammenterebbe l’unità della persona”.

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    L'appello di Gesù alla conversione nel Vangelo odierno: alcune riflessioni di Benedetto XVI

    ◊   “Non indurite il vostro cuore, ma ascoltate la voce del Signore”: è l’invito che lancia la liturgia odierna che propone un Vangelo dai toni forti, in cui Gesù rivolge parole molto dure a chi, pur vedendo i suoi segni, non si converte. Su questa pagina evangelica riascoltiamo alcune riflessioni di Benedetto XVI. Il servizio di Sergio Centofanti:
     
    Le parole di Gesù sono molto severe: rimprovera molto duramente le città di Corazin, Betsaida e Cafarnao perché nonostante i prodigi compiuti in mezzo a loro non si sono convertite. Il Papa spiega la severità di Gesù nel suo appello alla conversione:
     
    “Gesù ci rivolge questo appello non con una severità fine a se stessa, ma proprio perché è preoccupato del nostro bene, della nostra felicità, della nostra salvezza. Da parte nostra, dobbiamo rispondergli con un sincero sforzo interiore, chiedendogli di farci capire in quali punti in particolare dobbiamo convertirci”. (Omelia, 7 marzo 2010)

     
    Ma cosa vuol dire convertirsi?
     
    “Convertirsi significa cambiare direzione nel cammino della vita: non, però, con un piccolo aggiustamento, ma con una vera e propria inversione di marcia. Conversione è andare controcorrente, dove la ‘corrente’ è lo stile di vita superficiale, incoerente ed illusorio, che spesso ci trascina, ci domina e ci rende schiavi del male o comunque prigionieri della mediocrità morale. Con la conversione, invece, si punta alla misura alta della vita cristiana, ci si affida al Vangelo vivente e personale, che è Cristo Gesù”. (Udienza generale, 17 febbraio 2010)

     
    Dunque è la persona stessa di Gesù “la meta finale e il senso profondo della conversione”. “In tal modo – spiega il Papa - la conversione manifesta il suo volto più splendido e affascinante”:
     
    “Non è una semplice decisione morale, che rettifica la nostra condotta di vita, ma è una scelta di fede, che ci coinvolge interamente nella comunione intima con la persona viva e concreta di Gesù … La conversione è il ‘sì’ totale di chi consegna la propria esistenza al Vangelo, rispondendo liberamente a Cristo che per primo si offre all’uomo come via, verità e vita, come colui che solo lo libera e lo salva. (Udienza generale, 17 febbraio 2010)

     
    Gesù ammonisce quanti lo hanno conosciuto e non vogliono convertirsi, pensando solo a se stessi, e ricorda il giorno del giudizio: saranno trattati molto duramente. Il giudizio finale – sottolinea il Papa – sarà sull’amore: “Dio ci domanderà se abbiamo amato non in modo astratto, ma concretamente, con i fatti:
     
    “Al Signore sta a cuore il nostro bene, cioè che ogni uomo abbia la vita, e che specialmente i suoi figli più ‘piccoli’ possano accedere al banchetto che lui ha preparato per tutti. Perciò, non sa che farsene di quelle forme ipocrite di chi dice ‘Signore, Signore’ e poi trascura i suoi comandamenti (cfr Mt 7,21). Nel suo regno eterno, Dio accoglie quanti si sforzano giorno per giorno di mettere in pratica la sua parola”. (Angelus, 23 novembre 2008)

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    Il cardinale Antonelli: sostenere e valorizzare la famiglia, non privatizzarla

    ◊   “La famiglia è una risorsa fondamentale per la società”: è quanto ha detto, nei giorni scorsi, il cardinale Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Il porporato si è recato ad Alençon, in Francia, per ricordare i Beati coniugi Louis e Zélie Martin, genitori di Santa Teresa del Bambino Gesù, in occasione dell’anniversario delle loro nozze, celebrate il 12 luglio 1858. Dopo aver celebrato una Messa, il cardinale Antonelli ha tenuto una conferenza sul tema “Famiglia ed evangelizzazione”. Ce ne parla Isabella Piro:
     
    “Un fattore insostituibile di umanizzazione e risorsa fondamentale della società”: così il cardinale Antonelli ha definito la famiglia. E famiglia esemplare fu quella Martin, della quale il porporato ha sottolineato quattro caratteristiche principali: “l’amore coniugale e l’armonia di coppia; la gioia di essere genitori malgrado i sacrifici; l’impegno educativo, manifestato nell’abitudine alla preghiera, nella solidarietà con i poveri e nell’opera di apostolato; e, infine, la responsabilità professionale e sociale”. Entrambi i coniugi, infatti, “lavoravano con impegno ed intelligenza, equilibrando le esigenze professionali e familiari, rispettando scrupolosamente i diritti degli operai, osservando il riposo domenicale”. “La famiglia Martin – ha ribadito il cardinale Antonelli – incarna un modello familiare di cui si sente il bisogno oggi più che mai”, poiché “nella cultura dominante si va affermando un processo di privatizzazione della famiglia, intesa soprattutto come un luogo di gratificazione affettiva, sentimentale e sessuale per gli adulti”. “Non si tiene conto dell’importanza della stabilità della coppia – ha affermato il porporato – di quel bene primario che i figli rappresentano. La famiglia non viene percepita come una piccola comunità, soggetto di diritti e doveri, ma come una somma di individui che convivono temporaneamente sotto lo stesso tetto; non è più una risorsa per la società da valorizzare, ma è un insieme di bisogni e di desideri individuali da soddisfare”. Una visione, ha continuato il cardinale Antonelli, che provoca una crisi su tre fronti: matrimonio, natalità ed educazione, tanto che nell’Unione Europea il numero dei divorzi corrisponde alla metà dei matrimoni. E non solo: i giovani, sempre più soli, cedono al vandalismo, alla tossicodipendenza, alla violenza e la società entra in crisi, poiché “mancano gli ideali, le speranze, i progetti comuni, la fiducia nel futuro”. Mettendo in guardia dall’invecchiamento progressivo della popolazione che provoca “gravi problemi economici”, il cardinale Antonelli ha ricordato che “la famiglia è un’istituzione della gratuità”, “il risultato dell’amore-carità”, grazie al quale le persone “non devono mai essere ridotte a dei semplici strumenti”, poiché “in una famiglia autentica, ciascuno considera l’altro come un bene in sé, insostituibile ed impagabile”. Il porporato ha quindi sottolineato come “le famiglie fondate sul matrimonio offrano alla società dei beni essenziali per la generazione di nuovi cittadini e la crescita delle virtù sociali” e come esse abbiano “il diritto ad un giusto riconoscimento culturale, giuridico ed economico”. Per questo, il presidente del Dicastero vaticano ha invitato le associazioni familiari ad un’attività “vigorosa” nelle scuole, nelle parrocchie, nelle diocesi, nei mass media, promuovendo incontri di riflessione e favorendo la formazione dei politici e dei responsabili della cultura e della comunicazione. Certo, ha affermato il porporato, “la dottrina sociale della Chiesa approva i valori autentici della modernità”, come la parità delle donne, la libertà di pensiero e quella religiosa, la laicità intesa come rispetto del pluralismo religioso e culturale. Ma la Chiesa “non confonde i diritti degli individui con quelli della famiglia, gli interessi privati con l’interesse generale”. Per questo, ha ribadito, “le associazioni familiari di ispirazione cristiana chiedono che la famiglia non sia vista come la somma di individui e di bisogni individuali, ma come una risorsa necessaria e preziosa per la società, da sostenere e valorizzare”. Di qui, l’invito a rivalutare il ruolo genitoriale “come funzione importante per la maturità e la realizzazione dell’uomo e della donna, per il bene dei bambini e della società”. Fondamentale, allora, rivendicare quelle misure capaci di “incoraggiare le coppie alla stabilità, alla responsabilità educativa, per incrementare la natalità”. Misure riassumibili così: maggiore flessibilità professionale per i coniugi che lavorano; sicurezza economica anche per i contratti a termine; servizi per l’infanzia, gli anziani e i disabili; deduzioni fiscali per le famiglie numerose; pensionamento anticipato per i lavoratori con figli; alternative concrete per evitare l’aborto; diritto, per i genitori, di scegliere come educare i propri figli; ricongiungimento familiare per i migranti. Citando, infine, l’Esortazione apostolica “Familiaris Consortio”, siglata da Giovanni Paolo II nel 1981, il cardinale Antonelli ha lanciato un appello a “costruire una società amica della famiglia”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   “Libertà religiosa, via per la pace”: scelto il tema della prossima Giornata mondiale.

    Testimoni credibili in una società in crisi: nell’informazione religiosa, intervista di Marco Bellizi al cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana.

    Un articolo di mons. Stefano Sanchirico, cerimoniere pontificio, sulle origini dell’uso della mozzetta e della stola pontificia.

    L’Iran è vicino a creare armi atomiche: in rilievo, nell’informazione internazionale, le dichiarazioni del presidente russo Dmitri Medvedev.

    In cultura, anticipazione degli interventi di Arnold Nesselrath, delegato per i dipartimenti scientifici e i laboratori dei Musei Vaticani, e del direttore Antonio Paolucci, alla presentazione, domani, della mostra “Raphael cartoons and tapestries for the Sistine Chapel”, che sarà allestita al Victoria and Albert Museum di Londra, dall’8 settembre al 17 ottobre, in occasione della visita di Benedetto XVI in Gran Bretagna.

    Silvia Guidi a colloquio con Cees Nooteboom, autore de “Le volpi vengono di notte”. Con una recensione di Sabino Caronia.

    Il ricordo del vaticanista Giuseppe De Carli, morto questa mattina.

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    Oggi in Primo Piano



    Nucleare: Mosca ammonisce Teheran

    ◊   L’Iran è vicino a possedere i mezzi necessari per creare armi atomiche. Ad affermarlo, ieri, il presidente russo Dmitri Medvedev con una dichiarazione che conferma, di fatto, l'inasprimento della posizione del Cremlino, fino a qualche mese fa considerato uno tra i migliori alleati di Teheran. Allo stesso modo il Cremlino ha sottolineato l’importanza di più forti legami politici e economici con Stati Uniti e Ue. Su questa nuova strategia adottata dal Cremlino, Stefano Leszczynski ha sentito Fabrizio Dragosei, corrispondente da Mosca per il Corriere della Sera:
     
    R. – C’è sicuramente un cambiamento profondo di relazioni, soprattutto tra il Cremlino e la Casa Bianca, e questo, come sappiamo, è iniziato con l’avvicendamento a Washington, quando Barack Obama ha preso il posto di George W. Bush. Un ultimo elemento che potrebbe sembrare minore, ma alla fine poi non lo è tanto, è stata la visita, ad esempio, di Medvedev a Silicon Valley: altro elemento che spinge la dirigenza russa, soprattutto Medvedev, a capire che senza una collaborazione con il mondo occidentale la Russia è condannata a rimanere nel passato, è condannata ad un’esistenza assieme a Paesi come l’Iran, la Corea del Nord, Paesi legati a storie passate, morte e sepolte.

     
    D. – Insomma la Russia cerca di svincolarsi da un ruolo di secondo piano nella politica internazionale. A questo punto l’Iran si ritrova isolato e anche costretto, forse, a tornare sui propri passi...

     
    R. – L’Iran è sicuramente molto più isolato di qualche giorno fa. Ricordiamo che c’è stata l’approvazione della risoluzione delle Nazioni Unite, votata sia da Russia che da Cina, i due tradizionali amici di Teheran, che finora avevano sempre un po’ frenato. Non andiamo troppo avanti, però, perché sappiamo che poi queste risoluzioni, queste sanzioni sono abbastanza relative. Sappiamo che l’Iran alla fine ha rapporti molto, molto grossi, rapporti economici con Cina e Russia, e qui in realtà le sanzioni saranno molto poche. Per cui anche le difficoltà, l’isolamento internazionale, potrebbero benissimo alla fine non far cambiare strada ad Ahmadinejad.

     
    D. – Per quanto riguarda l’Unione Europea, sembra esserci più un interesse economico...

     
    R. – Certo, tra Russia ed Europa c’è un rapporto imprescindibile e dato da un elemento fisico, che è costituito dai tubi, cioè dai gasdotti che portano il gas della Siberia ed anche del Caspio in Europa. Detto questo, la Russia poi è un grandissimo acquirente di tecnologia europea, di macchine, di beni di consumo di ogni genere. La Russia – e questo è uno dei suoi grandi problemi – produce pochissimo, produce solo quasi unicamente materie prime. Quindi, con l’Europa c’è un rapporto economico molto saldo, sempre più stretto. Credo che la strada della Russia verso l’integrazione con l’Europa sia una strada a senso unico e una strada sulla quale non è possibile pensare ad un ritorno agli anni passati.

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    Rapporto Cnel sull'immigrazione in Italia: l'integrazione cresce nei piccoli centri

    ◊   Quali sono le regioni italiane dove gli immigrati si inseriscono meglio? Lo rileva il VII Rapporto Cnel sugli indici di integrazione degli immigrati, presentato oggi a Roma, che fa un’analisi del dato sia occupazionale che sociale. Francesca Sabatinelli:
     
    E’ l’Emilia Romagna la regione italiana ad offrire agli immigrati il migliore inserimento sociale. Nello specifico Parma, il che conferma l’analisi del Rapporto Cnel: l’integrazione riesce meglio nei piccoli centri. Il maggiore inserimento occupazionale lo garantisce la Lombardia, seguita da Toscana, Lazio e Friuli Venezia Giulia. In Sicilia è dove si riduce la differenza tra immigrati e autoctoni, mentre la comunità straniera meglio inserita a livello lavorativo è quella degli indiani. Il Cnel sottolinea poi come sia falso affermare che l’aumento degli immigrati sia da tradurre in un aumento di criminalità. Il messaggio del VII Rapporto manda è chiaro: l’unica politica dell’immigrazione è quella dell’integrazione, che in Italia va sicuramente esercitata di più. Antonio Marzano, presidente del Cnel:

     
    R. – L’Italia ha molto da fare. Si è fatto però molto: in questi anni i progressi sono stati fatti. Tra l’altro, i ricongiungimenti familiari sono molto alti, in Italia, anche rispetto ad altri Paesi. Cioè, c’è stata una politica migratoria che non ha scoraggiato i ricongiungimenti, e questo significa immigrazione stabile. L’immigrazione di passaggio non si associa al ricongiungimento familiare.

     
    D. – Si sta parlando moltissimo della questione cittadinanza. Voi l’avete in qualche modo analizzato, questo aspetto? L’importanza – ad esempio – della cittadinanza ai bambini che nascono qui …

     
    R. – Noi siamo favorevoli, naturalmente. In linea di massima, salve le regolamentazioni, le leggi che devono in qualche modo ovviamente normare in materia. Quello che però fa il Cnel è analizzare; le scelte politiche spettano al parlamento e al governo. Il ruolo del Cnel è questo: noi consigliamo e ammoniamo. Consigliamo dicendo le cose come emergono dalla realtà, dall’analisi della realtà. E ammoniamo quando abbiamo il sospetto che il governo e il parlamento non si accorgano che le cose stanno cambiando. Il Cnel, forse a differenza della classe politica – ma mi riferisco in generale a tutta la classe politica – guarda il lungo periodo, mentre i politici sono più portati al breve. Il problema dell’immigrazione dev’essere visto nel suo cuore; la politica dell’immigrazione – per il Cnel – è la politica della integrazione.

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    Emergenza sangue: campagna estiva dell'Avis per le donazioni

    ◊   L'Avis ha lanciato la campagna estiva per la raccolta di sangue. Con lo slogan "Tutti dovremmo farlo" l'associazione di volontariato lancia un accorato appello. In estate si assiste ad un forte calo di donazioni. La partenza per le vacanze contribuisce infatti a interrompere i consueti flussi di raccolta, mentre il bisogno di sangue non si arresta e anzi si fa sempre più urgente, come conferma al microfono di Linda Giannattasio, il dottor Vincenzo Saturni, presidente nazionale Avis:
     
    R. – Quando noi parliamo di terapia trasfusionale intendiamo una terapia molto importante, che ha visto negli ultimi anni una necessità aumentata. Questa necessità che riguarda sia i pazienti che hanno condizioni di emergenza, ma anche tutti i pazienti con anemie croniche, chiaramente non diminuisce anche nel periodo estivo. Dall’altro lato è chiaro che il periodo estivo è il momento in cui i nostri donatori pensano alle proprie vacanze. Risulta importante ricordare a tutti i donatori, prima di partire per le vacanze, di recarsi per donare il proprio sangue. Chi ancora non lo avesse pensato pensi a fare questo gesto, innocuo per ognuno di noi. Può essere significativo per salvare delle vite e per migliorare la qualità di vita di molti ammalati che, quotidianamente, hanno bisogno di trasfusioni.

     
    D. – In estate aumentano inoltre anche le richieste improvvise?

     
    R. – Sì, possibili incidenti possono far aumentare l’emergenza ed anche i fabbisogni trasfusionali. Quindi è chiaro che avere adeguate scorte di sangue disponibili, è un ulteriore passaggio importante per garantire che anche in queste situazioni il paziente non si trovi sprovvisto di una terapia che può rivelarsi salvavita.

     
    D. – Come è possibile donare e chi può donare? Quali sono le regole più importanti?

     
    R. – Tutti i servizi trasfusionali d’Italia sono disponibili e pronti per recuperare le richieste per diventare nuovi donatori. Bisogna avere almeno 18 anni compiuti, pesare almeno più di 50 kg, essere in buone condizioni di salute, cioè non avere malattie croniche, non avere cure croniche e stare attenti a fenomeni recenti, come viaggi in alcuni Paesi del mondo, interventi chirurgici, esami endoscopici, tatuaggi, forature orecchie, assunzioni di farmaci, che vengono valutati dal medico responsabile della selezione del donatore, che ha soprattutto due obiettivi: salvaguardare la salute di chi dona e salvaguardare la salute di chi poi riceve il sangue.

     
    D. – Quale è dunque l’appello che vi sentite di lanciare?

     
    R. - Diventate donatori di sangue perché è un gesto altruistico molto semplice, ma è significativo per la vita di tante persone.

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    Aperto il Capitolo generale delle Suore della Sacra Famiglia di Nazareth

    ◊   Si è aperto ieri a Roma il Capitolo generale delle Suore della Sacra Famiglia di Nazareth. Il Capitolo, che si chiuderà il prossimo primo agosto, sarà l’occasione per una riflessione articolata, alimentata da momenti quotidiani di preghiera e ispirata al versetto dell’Apocalisse “Sto alla porta e busso, dice il Signore”. Ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco, suor Maria Teresa Jasionowicz, già superiora generale dell’Istituto:
     
    R. - Le sfide principali riguardano anzitutto la mancanza di vocazioni, perché ora abbiamo meno vocazioni religiose e ci sono dei grandi, grandi edifici, che non possono essere più utilizzati. C’è bisogno di tanto, tanto lavoro ed è necessario discutere su cosa fare per il bene della Chiesa e degli uomini. Lo scopo è quello di estendere il Regno di Dio soprattutto nelle famiglie. Durante il Capitolo questo tema sarà affrontato in modo molto approfondito, proprio perché noi viviamo con la Chiesa e per la Chiesa. Vogliamo studiare e riflettere su quali mezzi scegliere per aiutare la famiglia, che oggi vive un periodo di grande crisi. A Nazareth, Gesù viveva in una famiglia stupenda: ispiriamoci a questa famiglia e vediamo cosa possiamo fare oggi.

     
    D. - Come sostenere la famiglia in questo tempo, nonostante la crisi di valori, l’emergenza educativa e le varie minacce che insidiano l’istituto familiare?

     
    R. - Noi dobbiamo, attraverso i metodi e gli strumenti della carità, avvinarci alle famiglie e quindi, individualmente, parlare con loro, parlare della loro dignità, parlare del loro scopo, aiutandole con le parole e con l’esempio. Abbiamo dei gruppi, molto diffusi, della Società della Sacra Famiglia di Nazareth, e queste famiglie ci aiutano proprio a sviluppare e ad estendere la volontà di far entrare Dio nelle nostre case e nelle loro.

     
    D. - Dunque un aiuto reciproco: voi aiutate le famiglie e le famiglie aiutano la Congregazione…

     
    R. - Noi come suore non possiamo raggiungere tutte le persone e tutti gli ambienti dove si possono incontrare difficoltà e problemi. Essendo collegate al carisma, queste persone ci aiutano, quindi, ad estendere questo Regno di Dio.

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    Chiesa e Società



    Messaggio del cardinale Dias al vescovo cinese Jia Zhiguo liberato il 7 luglio scorso

    ◊   Il cardinale Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ha inviato oggi un suo messaggio a mons. Giulio Jia Zhiguo, vescovo legittimo non ufficiale della diocesi di Zhengding, nella provincia dell’He Bei della Cina continentale, liberato il 7 luglio scorso. “Reverendissimo Monsignore, - scrive il porporato nel suo messaggio ripreso dall'agenzia Fides - ho ricevuto con grande piacere la notizia che Vostra Eccellenza è ritornata in Sede. La notizia mi rallegra molto. Il Santo Padre invia la sua particolare Benedizione Apostolica a Lei e a tutti i suoi fedeli. Presento i miei migliori auguri per il suo Ministero pastorale con l’assicurazione delle mie preghiere. Profitto dell’occasione per confermarmi, con sentimenti di cordiale ossequio, dell’Eccellenza Vostra Reverendissima, devotissimo in Corde Mariae, Ivan cardinale Dias”. Il 75enne mons. Giulio Jia Zhiguo è molto conosciuto ed è una figura-chiave della Chiesa cinese per la sua fermezza dottrinale e per la sua chiara posizione riguardo alla vita di fede e alla politica. Il suo sequestro era avvenuto il 31 marzo 2009, in concomitanza con l’incontro che si teneva in Vaticano della Commissione plenaria sulla Chiesa in Cina. Mons. Giulio Jia Zhiguo - nato il 1° maggio 1935 e ordinato sacerdote il 7 giugno 1980 - è stato consacrato vescovo della diocesi di Zhengding l’8 febbraio 1981.(R.P.)

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    Thailandia: il cardinale Tauran partecipa ad un incontro interreligioso

    ◊   Il dialogo fra le comunità religiose a servizio delle comunità civili, come strumento utile per stemperare i conflitti e promuovere la riconciliazione a tutti i livelli: è questo uno degli argomenti dell’incontro organizzato dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso al Baan Phu Waan Pastoral Center di Sampran, nei pressi di Bangkok. All’incontro – che, iniziato ieri durerà una settimana – partecipano membri e consultori del dicastero e diversi presidenti delle Commissioni episcopali per il Dialogo interreligioso di paesi dell’Asia. Sono presenti il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio, mons. Pier Luigi Celata e mons. Andrew Thanya-anan, rispettivamente segretario e sottosegretario dello stesso dicastero vaticano, insieme a vescovi da Bangladesh, India, Indonesia, Giappone, Corea, Laos, Malaysia, Myanmar, Nepal, Pakistan, Filippine, Taiwan, Thailandia, Sri Lanka e Vietnam, per oltre 30 partecipanti. Le macro-aree di dialogo che verranno esaminate sono tre: il dialogo cristiano con buddisti, taoisti, confuciani e shintoisti; il dialogo cristiano con indù, sikh e jainisti; il dialogo con i musulmani. La declinazione particolare di tale incontro, quella che intende vedere il dialogo interreligioso in relazione alla sua funzione all’interno delle comunità civili, “sarà sicuramente utile e preziosa per la situazione della Thailandia”, commenta una fonte di Fides in Thailandia. Già nei mesi scorsi, la Chiesa aveva sottolineato che un intervento dei leader religiosi poteva servire a esplorare nuove vie di dialogo e di mediazione, e a offrire una soluzione pacifica alla crisi. I leader delle diverse comunità religiose in Thailandia (buddisti, cristiani e musulmani), che godono di fiducia, credibilità e stima della popolazione, si sono incontrati in diverse occasioni, esprimendo pubblicamente il comune sostegno a iniziative di dialogo e di riconciliazione per la società e la politica thailandese. (R.P.)

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    I dati sui poveri nel mondo: in Asia sono 840 milioni, 480 milioni in Africa

    ◊   È l’Asia il continente con il maggior numero di poveri ed emarginati, e l’India da sola raccoglie 420 milioni di poveri in appena otto dei suoi 28 Stati, una cifra che supera quella nei 26 Stati più economicamente arretrati dell’Africa, dove i poveri sarebbero 410 milioni. I dati sono stati diffusi da un istituto dell’Università di Oxford che collabora con il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp) e che, in linea con l’orientamento dell’organismo dell’Onu, ha elaborato un nuovo indice multidimensionale per misurare la “povertà”. Secondo lo strumento statistico messo a punto dai demografi dell’ ‘Oxford poverty and human development initiative’ (Ophi) i fattori da tenere in considerazione per considerare “povero” un essere umano non si devono limitare ai criteri economici. Similmente a quanto già sperimentato dall’Undp, l’indice di povertà deve valutare anche altri elementi come gli standard abitativi, la qualità del lavoro, l’accesso alla sanità, ma in più l’istituto universitario inglese aggiunge fattori sociali e psicologici, come la vulnerabilità fisica, la possibilità di far rispettare i propri diritti, la rete di relazioni sociali e l’esperienza di umiliazione ed emarginazione nella società. In base a questo sistema di misurazione in Asia vivono 840 milioni di “poveri” (in grande maggioranza in Asia meridionale) mentre in Africa sono 480 milioni. Le cifre, che come sempre in questi casi sono un’astrazione, vanno valutate anche in relazione alla popolazione complessiva, che in Africa si attesta tra i 920 e 950 milioni di persone, molto meno che in Asia. Rimane comunque significativo il paragone con l’India, che con circa 1,2 miliardi di abitanti è la seconda nazione più popolosa del mondo dopo la Cina (oltre 1,3 miliardi) ma su un territorio che è un terzo di quello cinese e un decimo del continente africano. Lo studio inglese rientra in quegli strumenti scientifici e culturali cui è sottesa una più ampia visione del benessere umano, in particolare in merito alle relazioni umane e sociali, rispetto all’unidimensionale fattore economico. (R.P.)

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    Venezuela: appello dei vescovi per "un Paese accogliente, tollerante, pacifico e fraterno"

    ◊   Con un’esortazione a far del Venezuela “la casa comune di tutti ampia, accogliente, tollerante, pacifica e fraterna” si sono conclusi ieri i lavori della 94.ma. Assemblea plenaria dell’episcopato venezuelano. Mons. Diego Padrón, arcivescovo di Cumaná, che ha presieduto la conferenza stampa sul documento finale dell’Assemblea, ha rilevato che la Chiesa, "così come già detto dal cardinale Jorge Urosa al suo rientro da Roma, non ritiene opportuno né necessario accrescere le polemiche, anche perché i pastori desiderano adempiere il loro ruolo di seminatori di pace e dialogo". Per questo desideriamo - ha osservato mons. Padron - “un Paese che si costruisce sui valori della pace, della giustizia e della verità”, quale patrimonio “da lasciare alle nuove generazioni”. Il documento dei vescovi ricorda con forza che il popolo venezuelano vuole e lavora in favore di un “clima d’intesa e riconciliazione poiché ha bisogno di vivere in un ambiente di armonia, fiducia, sicurezza e speranza”. Occorre, dunque - ribadiscono i presuli - “un dialogo sereno quale mezzo necessario per un’autentica convivenza democratica”. Citando il Compendio della dottrina sociale della Chiesa, osservano poi che una vera democrazia non è solo il risultato di un rispetto formale di regole, “ma è il frutto della convinta accettazione dei valori che ispirano le procedure democratiche: la dignità di ogni persona umana, il rispetto dei diritti dell'uomo, l'assunzione del ‘bene comune’ come fine e criterio regolativo della vita politica”. D’altra parte i vescovi venezuelani rifiutano le polarizzazioni ideologiche e politiche e ricordano che da governanti e uomini pubblici si “attendono dichiarazioni che diano esempio di rispetto. Rifiutiamo - si legge nel documento - le ripetute e ingiuste aggressioni da parte del presidente della Repubblica nei confronti di persone e istituzioni” e dunque, in “unione con tutto il popolo cristiano esprimiamo la nostra solidarietà al cardinale Jorge Urosa, arcivescovo di Caracas”. Sulle elezioni legislative del prossimo 26 settembre - appuntamento che spesso avvelena la convivenza cittadina - i vescovi chiedono candidati capaci di servire il bene comune e al tempo stesso di far funzionare il Parlamento come “un organo di reale ed effettivo controllo dell’Amministrazione pubblica”. L’Assemblea nazionale che uscirà dalle urne fra poco più di due mesi dovrà rappresentare l’intera composita diversità politica del Paese - secondo gli auspici dei vescovi - e al tempo stesso rappresentare “una garanzia dello stato di diritto”, nel rispetto integrale dell’articolo 2 della Costituzione, che definisce la natura dello Stato come un’entità “democratica e sociale” e come un’istanza “di diritto e giustizia” al servizio della promozione di “valori superiori, di vita, libertà, responsabilità sociale” nel rispetto dei “diritti umani, dell’etica e del pluralismo politico”. I presuli ricordano infine che “votare è un grave dovere della coscienza del cittadino e del cristiano” ed esortano il Paese “alla speranza e alla fiducia”. ”Se gli ostacoli da superare sono grandi, maggiori devono essere quindi gli sforzi di tutti in favore della riconciliazione, della pace e della solidarietà, in particolare con i più poveri”, conclude il documento che invoca la protezione sul popolo venezuelano del Signore della pace e della Vergine del Coromoto, patrona del Venezuela. (A cura di Luis Badilla)

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    Argentina: marcia a difesa della famiglia, per contrastare la legalizzazione dei matrimoni gay

    ◊   Marcia oggi in Argentina promossa dalla Chiesa cattolica e organizzata dal Dipartimento per i laici (Deplai) con il motto: “Vogliamo mamma e papà per i nostri figli”. L'iniziativa - riferisce L’Osservatore Romano - s’inserisce nel contesto dell'approvazione da parte della Camera dei deputati, del progetto di riforma del Codice civile, che prevede la legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso e l'adozione di bambini da parte di coppie omosessuali. Il progetto verrà sottoposto al Senato nei prossimi giorni. Pressante invito alla partecipazione aveva rivolto nei giorni scorsi il cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires e primate d'Argentina, sottolineando l'importanza della presenza alla manifestazione di vari sindacati, organizzazioni sociali, movimenti della Chiesa e organismi laici diocesani. Su suggerimento del porporato, domenica scorsa, è stata letta nelle chiese la dichiarazione della Conferenza episcopale argentina intitolata “Sul bene inalterabile del matrimonio e della famiglia”. Nel documento l'episcopato argentino sottolinea che “il matrimonio come relazione stabile tra l'uomo e la donna, che nella loro diversità sono complementari per la trasmissione e la cura della vita, è un bene sia per lo sviluppo delle persone che per quello della società. Siamo davanti - continuano i vescovi - non a un fatto privato o a un'opzione religiosa, ma a una realtà che ha la propria radice nella natura stessa dell'uomo, che è il maschio e la femmina. Affermare l'eterosessualità come requisito per il matrimonio non è discriminare, ma partire da una nota oggettiva che è il suo presupposto. Il contrario sarebbe disconoscere la sua essenza, cioè quello che è”. (R.G.)

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    El Salvador: la Chiesa sostiene la proposta di legge per contrastare le bande giovanili

    ◊   “Una risposta positiva” che merita “il sostegno del Paese”: questo il commento di mons. José Luis Escobar Alas, arcivescovo di San Salvador sulla proposta di legge del presidente, Mauricio Funes, per arginare con severe misure legali il devastante fenomeno delle “maras”, le bande giovanili violente e spesso dedite ad ogni tipo di atto delinquenziale. Nel corso della sua campagna elettorale il presidente Funes aveva trattato ampiamente la questione ed aveva promesso di agire per mettere fine ad un fenomeno gravissimo che, in questi primi mesi dell’anno, ha registrato un media di 13 morti violente al giorno tra le bande giovanile nate a metà degli anni ’80 negli Stati Uniti. ”E’ vero che non bastano dei provvedimenti legislativi” per bloccare questa situazione ha precisato l’arcivescovo Escobar Alas, “comunque è fondamentale la cornice giuridica per indagare e punire questo tipo di crimini”. Giorni fa, il governo ha presentato all’Assemblea nazionale un progetto di legge “che vieta l’esistenza, legalizzazione, finanziamento e sostegno a aggregazioni, associazioni illecite chiamate ‘pandillas o maras’ e a gruppi di sterminio che si fanno chiamare ‘Mara Salvatrucha o MS-trece, la Pandilla Dieciocho, la Mara Máquina, la Mara Mao Mao, la Sombra Negra y el XGN". Secondo il presule, si tratta di una “formulazione molto ampia che consente, giustamente, di indagare a fondo il fenomeno” e dunque di procedere all’adozione di norme giuridiche adeguate, come per esempio - cosa inclusa nella proposta di legge - di modificare il Codice penale salvadoregno. L’arcivescovo di San Salvador si complimenta con il presidente Funes per la sua coraggiosa iniziativa, già annunciata negli anni scorsi ma mai trasformata in una proposta di legge, anche perché “la violenza nel Paese ha raggiunto limiti insostenibili come dimostrano i lutti di ogni giorno e gli stessi dati statistici”. Le “maras” nacquero in alcuni quartieri di Los Angeles, in particolare per difendere il proprio territorio d’azione per furti, traffici di droga ed estorsioni, ma dopo l’espulsione dagli Usa di numerosi membri di questi gruppi, si sono diffuse a macchia d’olio prima nel Salvador, poi in quasi tutta l’America centrale e infine in Europa, in particolare in Spagna, Italia, Germania, Francia e Belgio. Queste bande spesso sono formate da giovani salvadoregni, honduregni e guatemaltechi e in misura minore, messicani. Tra i membri si creano forti legami di amicizia e complicità al punto tale che nel Salvador si è potuto dimostrare che ricevono denaro dalle bande operanti negli Stati Uniti e in Europa e più recentemente l’Fbi ha potuto registrare legami con il narcotraffico colombiano. (L.B.)

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    Honduras: il cardinale Rodríguez Maradiaga preoccupato per l’epidemia ‘dengue’

    ◊   Un appello alla popolazione dell’Honduras affinché si attivi per combattere quella che è considerata la più grave epidemia di febbre ‘dengue’ degli ultimi anni, è stato rivolto dal cardinale di Tegucigalpa, Oscar Rodríguez Maradiaga, nell’omelia della Messa di domenica scorsa. “Non bisogna attendere che le autorità vengano ad effettuare le fumigazioni, restando indifferenti; la responsabilità non è delle autorità, è di ogni honduregno”, ha ammonito il porporato. Grave il bilancio dell’epidemia, di cui riferisce l’agenzia Misna: 19 i morti, 15mila i contagiati dalla forma ‘classica’ e circa 500 da quella emorragica, che può essere fatale. Il cardinale Mariadiaga ha invitato gli honduregni che vivono in zone risparmiate dalla zanzara ‘Aede Aegypti’, vettore della malattia, ad adoperarsi per aiutare chi ne ha bisogno. “Nessuno – ha detto – deve restare indifferente”. Secondo i dati ufficiali del ministero della Sanità, l’area della capitale Tegucigalpa è la più colpita dalla ‘dengue’ con 16 vittime e quasi la metà dei contagi registrati finora; i rimanenti si distribuiscono tra San Pedro Sula, Yoro e El Paraíso. Gli ospedali pubblici sono al collasso a causa della massiccia affluenza di persone che vi accorrono presentando forti dolori e febbre alta; per arginare la mancanza di posti letto sufficienti sono stati allestiti ospedali militari nei cortili dei nosocomi. Da quando il governo ha decretato l’emergenza nazionale, il 22 giugno, le operazioni di fumigazione per distruggere le larve della zanzara responsabile hanno coinvolto almeno 5000 operatori ma sono state rallentate dalle persistenti piogge. (R.G.)

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    Panama: dopo gli scontri tra polizia ed operai è tornata la calma nel Paese

    ◊   Dopo diversi giorni di agitazioni fra operai e rappresentanti del governo, sembra che finalmente sia tornata la calma a Panama, ed abbia ottenuto esito l’appello giunto da più parti - tra cui la Chiesa - per il dialogo fra le parti in conflitto. Il giorno 8 luglio infatti, si erano verificati scontri fra la polizia e gruppi di lavoratori che avevano provocato 105 feriti e un morto tra gli operai, oltre ad un centinaio di arresti. Le proteste dei lavoratori delle banane - riferisce l'agenzia Fides - si inseriscono in una escalation di azioni contro la recente Legge 30, conosciuta popolarmente come "legge del gambero" oppure "legge golazo", perché ha introdotto alcune riforme nel Codice del lavoro che tra le altre cose restringono il diritto di sciopero dei lavoratori. I manifestanti hanno bloccato le strade con alberi e oggetti di grandi dimensioni, per impedire l'accesso di residenti e turisti a Changuinola. L'attività economica e commerciale è stata quindi completamente paralizzata: il blocco stradale ha impedito l'arrivo di cibo e di altre forniture di generi di prima necessità, come anche del carburante. Il fermo della provincia ha causato perdite per il commercio nell'ordine di un milione di dollari. Dopo giorni di tensione ed agitazione, è infine arrivato il segretario generale del Ministero del Lavoro, Hernan Garcia, per dialogare con gli operai. Sulla necessità di un dialogo si era espressa anche Maribel Jaén, della Commissione Giustizia e Pace della Chiesa cattolica: “è necessario un dialogo rispettoso, - ha detto - proponendo come prima cosa il bene comune della popolazione, che in questa situazione viene colpita e coinvolta”. L'arcivescovo di Panama, mons. José Domingo Ulloa, dopo aver inviato il vescovo di Bocas del Toro, mons. Anibal Saldana, a verificare la situazione dei detenuti di Changuinola ed aver ricevuto notizie rassicuranti, ha lanciato un appello alle autorità di polizia, perchè rispettino i diritti umani dei detenuti e dei feriti. Dalle ultime notizie si apprende che il sindacato dei lavoratori delle banane ha concordato di porre fine allo sciopero dopo che il governo ha accettato di sospendere temporaneamente una parte della controversa Legge 30. (R.P.)

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    Brasile: i vescovi dell'Amazzonia vicini al missionario che rischia l'espulsione

    ◊   “Ribadiamo quanto noi, vescovi latinoamericani, dicemmo alla V Conferenza episcopale del Celam (Consiglio Episcopale Latinoamericano) ad Aparecida, nel 2007. Abbiamo la responsabilità storica di «creare la coscienza nelle Americhe sull’importanza dell’Amazzonia per tutta l’umanità». E non solo nelle Americhe, ma anche in tutto il mondo perché l’Amazzonia è fondamentale per l’equilibrio sistemico del pianeta”. Così i vescovi della Commissione episcopale dell’Amazzonia della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb) esprimono la loro vicinanza al missionario inglese Paul McAuley, appartenente all’istituto dei Fratelli delle scuole cristiane fondato da Giovanni Battista de La Salle, che, a sorpresa, dopo 20 anni di missione dedicati alla tutela dell’ambiente e dei diritti dei popoli indigeni in Perù, si è visto revocare nei giorni scorsi il permesso di residenza e attende ora l’esito di un ricorso per scongiurare l’espulsione dal Paese andino. Fratel McAuley, ricordano i vescovi brasiliani nella nota pervenuta all'agenzia Misna, “è stato penalizzato dal governo peruviano, col pretesto di aver partecipato a manifestazioni popolari, promosse dai movimenti sociali contrari alle politiche socio-ambientali che favoriscono gli interessi del grande capitale”. Il missionario inglese è presidente della ‘Rete ambientale Loretana’, con sede a Iquitos (un migliaio di chilometri a nord di Lima), organismo che lavora “per informare ed educare per la promozione di una coscienza e di una giustizia ambientale…dando impulso alla sostenibilità delle comunità rurali e indigene”. L’Amazzonia peruviana, evidenziano i presuli brasiliani, come tutta la regione amazzonica continentale “è bersaglio di interessi delle grandi aziende multinazionali petrolifere, minerarie, del legname e altre e rientra nei piani di costruzione di grandi progetti…Tali gruppi economici, sostenuti dai governi, vogliono consolidare i loro profitti ad ogni costo. Questa è una delle ragioni per le quali accadono molti conflitti, inclusi massacri di indigeni e popolazioni rivierasche. Solo per citare un esempio, il terribile massacro degli indigeni Awahum e Wampis a Bagua (nel giugno 2009) che si opponevano all’invasione delle aziende petrolifere nel loro territorio tradizionale”. Ricordando che anche Benedetto XVI ha avvertito sulla “devastazione ambientale dell’Amazzonia e le minacce alla dignità umana dei suoi popoli”, i vescovi brasiliani sottolineano che “le persone e istituzioni che si oppongono coraggiosamente a questa logica mercantilistica e depredatoria sono sistematicamente criminalizzate da parte dello stato. Fratel Paul è vittima di questo tipo di azioni”. La nota è firmata da monsignor Jayme Henrique Chemello, presidente della Commissione episcopale per l’Amazzonia della Cnbb, monsignor Antônio Possamai, vice-presidente, e monsignor Erwin Krautler, segretario. (R.P.)

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    Filippine: i vescovi invitano il presidente Aquino a promuovere la vita

    ◊   La Chiesa filippina ripone buone speranze nel nuovo governo del Paese e invita il nuovo presidente Aquino a promuovere politiche che rispettino “la sacralità della vita, della sessualità e della famiglia”: è quanto afferma un comunicato, inviato all’agenzia Fides, diffuso a conclusione della 101.a Assemblea generale della Conferenza episcopale delle Filippine, che si è conclusa a Manila domenica scorsa. I vescovi hanno esaminato, grazie ai contributi di alcuni esperti invitati all’Assemblea, “diverse questioni riguardanti il bene del Paese”: povertà ed emarginazione, cambiamenti climatici e sfruttamento delle risorse minerarie; i temi legati alla “salute sessuale e riproduttiva”; le condizioni del sistema educativo nazionale. Dato che i mass-media hanno mostrato nei giorni scorsi una particolare attenzione al tema dell’educazione sessuale nelle scuole e al Documento sulla salute sessuale e riproduttiva, discusso in passato in Parlamento, i presuli filippini hanno rimarcato che “la posizione della Chiesa non è cambiata: la vita umana è dono di Dio e va rispettata dal concepimento alla morte naturale”. A tal proposito – afferma il comunicato – una questione complessa come la povertà “non può essere risolta attraverso programmi o campagne di contraccezione”. Sull’insediamento del nuovo governo, i vescovi si dicono “incoraggiati dal discorso inaugurale del Presidente” che intende “ascoltare la voce del Paese”. Unendosi alla popolazione filippina, la Chiesa chiede dunque che, nell’agire politico, venga rispettato il valore sacro della vita, della sessualità e della famiglia. (R.P.)

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    Lettera sull'aborto dei vescovi di Saragozza: “Non possiamo tacere, dobbiamo agire”

    ◊   “Non possiamo tacere, dobbiamo agire”. È il titolo della lettera pastorale delle diocesi della provincia ecclesiastica di Saragozza e della diocesi di Jaca, scritta a una settimana dall’entrata in vigore della nuova legge sull’aborto. “Tacere e non fare niente di fronte a questo nuovo e gravissimo attentato contro la vita dei più innocenti – dichiarano i presuli - ci può trasformare in complici per omissione”. La lettera - di cui riferisce l'agenzia Sir - è firmata da mons. Manuel Ureña arcivescovo di Saragozza, da mons. Jesús Sanz, arcivescovo di Oviedo e amministratore apostolico di Huesca e di Jaca, da mons. Alfonso Milián, vescovo di Barbastro-Monzón, da mons. José Manuel Lorca, vescovo di Cartagena e amministratore apostolico di Teruel e di Albarracín e da mons. Demetrio Fernández, vescovo di Córdoba e amministratore apostolico di Tarazona. “Dobbiamo fermarci a pensare – aggiungono i presuli - quale risposta attiva in favore della vita deve dare ciascuno di noi. Persone, famiglie, comunità, istituzioni…, tutti”. Per questo, spiegano i presuli, occorre innanzitutto chiarire che “il maggior rifiuto e la più grande ripulsa che merita la nuova legge dell’aborto, in vigore dallo scorso 5 luglio, non significa che fosse accettabile la legge precedente”. In realtà, “già esisteva l’aborto libero in Spagna con la pretesa giustificazione di una gravidanza a rischio per la salute della madre”. Ma la nuova legge dell’aborto, secondo i vescovi firmatari, aggiunge “nuove ragioni di immoralità e ingiustizia a quella precedente” e al contrario di quanto vorrebbero sostenere i suoi fautori, non difende e promuove “la libertà e la dignità della donna”, che anzi è la seconda vittima dell’aborto. Per i vescovi, “una società libera, pluralista e aperta deve promuovere e custodire il primo dei diritti fondamentali: il diritto alla vita”. (R.G.)

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    Massachusetts: vescovi Usa contestano la sentenza di un tribunale sul matrimonio

    ◊   “Sostenere che la definizione del matrimonio quale unione tra un uomo e una donna sia illogica, dettata dal pregiudizio e persino bigotta non rende un buon servizio alla verità e neanche al bene della nazione”. Con queste parole mons. Joseph Kurtz, presidente della speciale Commissione dei vescovi americani per la difesa del matrimonio, ha contestato due sentenze emesse da un giudice federale del Massachussets che definiscono incostituzionale l’attuale legge sul matrimonio negli Stati Uniti. Le decisioni, rese note l’8 luglio scorso, accolgono le istanze presentate da due ricorrenti nello Stato, secondo le quali la “Defense of Marriage Act” sarebbe discriminatoria e impedirebbe allo Stato di esercitare il suo legittimo diritto di disciplinare questa materia. “Il matrimonio è una realtà che preesiste allo Stato che non può quindi modificare la sua definizione – puntualizza invece in una nota mons. Kurtz –. Il suo ruolo è semmai di rispettare e rafforzare il matrimonio. La decisione – denuncia il presule - usa il potere dello Stato per attaccare la secolare definizione del matrimonio, riducendolo a una mera unione tra due adulti consenzienti. Solo un uomo e una donna – prosegue la dichiarazione – possono entrare in questo legame unico aperto alla vita con tutte le sue implicite responsabilità”. Secondo i vescovi proteggere il matrimonio quale unione tra un uomo e una donna “non è solo un interesse legittimo, ma vitale per il governo”. Lo Stato ha quindi il “dovere di usare il codice civile per rafforzare questo istituto vitale per la società. Gli argomenti a sostegno del matrimonio – conclude quindi la nota - sono infiniti a cominciare dal ruolo indispensabile delle madri e dei padri e i diritti dei bambini che sono spesso i più vulnerabili”. Di decisione “sbagliata” parla anche il Consiglio generale della Conferenza episcopale, anche perché - rileva - nella Costituzione americana non esiste alcuna norma che vieta al Congresso di definire il matrimonio. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Cina. Frane, alluvioni e piogge: crescono le vittime nel Sichuan e nello Yunnan

    ◊   Continua la serie di alluvioni, frane e vittime nella Cina del sud-ovest, mentre il maltempo e le piogge non accennano a diminuire. Sei persone sono morte e una è sepolta sotto il fango a causa di una frana caduta stamane a Luzhou, contea di Xuyong, nel Sichuan. Nella prefettura tibetana di Garze sempre nel Sichuan, a causa delle piogge torrenziali e di una frana caduta stamane, sette persone sono morte e una è dispersa. Nello Yunnan, a Xiaohe, una frana prodottasi quest’oggi ha causato la morte di tre persone, ma vi sono 50 dispersi. Un comunicato stampa del governo provinciale - riferisce l'agenzia AsiaNews - afferma che vi sono pure 11 feriti, dei quali due in condizioni molto gravi. Intanto la situazione è sempre più drammatica per la diga di Mianquan, nel Qinghai. Le piogge delle ultime settimane hanno alzato il livello dell’acqua a oltre un metro dal livello di guardia. L’acqua contenuta è il triplo del normale e vi è il pericolo di tracimazione, col rischio di sommergere intere zone con una piena fino a tre metri, colpendo la ferrovia Qinghai-Tibet, centrali elettriche e 205 mila persone. Almeno 10 mila residenti di Golmud, vicino alla diga, sono stati evacuati in campi di emergenza, mentre operai e soldati lavorano a costruire un canale di drenaggio per ridurre il livello dell’acqua nel bacino. (R.P.)

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    Uganda: occorrono fondi per curare i bambini feriti nei conflitti

    ◊   Centinaia di bambini feriti durante i conflitti in corso da anni nella zona settentrionale dell’Uganda non riescono ad avere le cure specialistiche necessarie a causa della mancanza di fondi o di servizi sanitari idonei, secondo il gruppo di sostegno locale Northern Uganda Transitional Justice Working Group. “Abbiamo registrato oltre 1500 casi che richiedono interventi di chirurgia plastica, minori o maggiori, ma ne verranno fatti solo 300 a causa delle risorse limitate” ha dichiarato Hellen Elengat Acham, presidente del Gruppo. Il gruppo dei ribelli del Lord's Resistance Army (LRA) continua a terrorizzare la popolazione dell’Uganda del nord dai primi anni ‘90 fino a raggiungere anche il Sudan, la Repubblica Democratica del Congo e la Repubblica Centrafricana. Finora circa 15 mila persone sono state sfollate e oltre 5 mila congolesi vivono in campi profughi della Repubblica Centrafricana, mentre continuano i rapimenti di bambini nella Repubblica Democratica del Congo. Negli ultimi sei mesi i ribelli hanno ucciso 102 civili al mese nella provincia orientale. Tra dicembre e marzo, almeno 302 persone, compresi 125 bambini, sono stati rapiti, ed un gran numero di civili hanno subito violenze e mutilazioni durante gli attacchi nei villaggi, secondo l’ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (Ocha). L’Lra è noto per la brutalità che lo caratterizza e per l’impiego di bambini soldato, o come schiavi del sesso e facchini. La violenza che caratterizza questo gruppo di ribelli continua ad alimentare una crescente crisi umanitaria. (R.P.)

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    Swaziland: le carenze nella sanità ostacolano la riduzione dell'Aids

    ◊   Lo Swaziland ha fatto enormi progressi nella riduzione della trasmissione materno-infantile dell’Hiv, tuttavia gli operatori sanitari temono che la situazione possa arenarsi o addirittura si possa capovolgere qualora non vengano rafforzati i servizi sanitari di base. Da quando sono in vigore i servizi di prevenzione della trasmissione materno-infantile (Pmtct), disponibili dal 2003, il contagio si è quasi dimezzato: dal 40% dei bambini sieropositivi al 21%. E’ diminuito anche il numero di minorenni incinte e di conseguenza sono calate le nascite di bambini con Hiv. Tuttavia la maggior parte delle donne incinte preferisce partorire in casa, senza fare ricorso ai servizi di Pmtct, a causa delle condizioni in cui versano cliniche ed ospedali che non dispongono di fondi sufficienti per una assistenza decorosa: mancano posti letto, infermiere, risorse d’acqua. “Le donne si rifiutano di raggiungere cliniche ed ospedali a causa dell’ambiente precario e della scarsa preparazione del personale sanitario” si legge in una nota di Sophia Mukasa Monico, coordinatrice nazionale dell’Unaids in Swaziland. Più di una donna Swazi su quattro che partorisce in casa non fa ricorso ai servizi di Pmtct. Inoltre atteggiamenti radicati e pratiche culturali alimentano ulteriormente la difficoltà di cambiamento, limitando il successo dei programmi di Pmtct, e contribuiscono ad aumentare il tasso di mortalità infantile di 85 decessi per mille nati vivi. Secondo le ultime direttive dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la sieropositività di una donna incinta si può determinare nel primo trimestre di gravidanza così da poter subito intervenire con successo con i servizi di Pmtct, ma la tradizione Swazi scoraggia le donne a parlare della loro gravidanza nelle prime 14 settimane, per paura di attirare sfortuna ed arrivare all’aborto spontaneo. Gli esperti sostengono che per consolidare i programmi sanitari è necessario integrare ai servizi di Pmtct un approccio più olistico. (R.P.)

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    Terra Santa: record di pellegrini nella prima metà del 2010

    ◊   Record assoluto di pellegrinaggi in Terra santa. Nella prima metà del 2010 sono state più di un milione le persone che hanno visitato i luoghi sacri di Israele, Palestina e Giordania. Nel solo mese di giugno, sono stati registrati 259mila pellegrini, il 24% in più rispetto al 2009. Lo rivela il social network protestante Travelujah, secondo cui i turisti in Israele nella prima parte del 2010 sono stati 1,6 milioni, il 39% in più rispetto al 2009, di cui due terzi sono cristiani in pellegrinaggio. “Confermo il dato e prevediamo un ulteriore aumento nei prossimi mesi” ha detto all'agenzia AsiaNews padre Pierbattista Pizzaballa, frate francescano Custode di Terra Santa. “C’è un ritorno di interesse per la Terra Santa. L’incremento è dovuto ai pellegrini provenienti dall’Asia, in particolare dall’India”. “Questo dato significa molto per le famiglie e le comunità cristiane” continua. “Uno dei problemi più gravi per noi è la mancanza di lavoro e sono tanti i cristiani che operano nell’ambito del turismo. L’aumento dei pellegrini sta portando lavoro. A Betlemme, ad esempio, sono in costruzione cinque nuovi alberghi”. Questo significa molto anche per la Chiesa in Terra Santa: “Oggi i pellegrini non visitano solamente i luoghi sacri. Vogliono conoscere le comunità cristiane, che qui sono fragili e deboli, ma che così hanno l’occasione di intrattenere rapporti e instaurare relazioni che le rafforzano”. Secondo padre Pizzaballa sono diversi i motivi che hanno portato a un aumento dei pellegrinaggi: “Io non sono un profeta, però è da molto che non si parla più di attentati e violenze in Israele. Inoltre, sono stati molto importanti la visita del Papa e gli incoraggiamenti delle conferenze episcopali, che hanno incentivato le visite. Infine, alcune misure prese dal governo hanno fatto sì che i costi siano più contenuti e i viaggi accessibili nonostante la crisi economica”. (R.P.)

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    Altrimondiali: il 'calcio di strada' diventa strumento di coesione in 9 Paesi africani

    ◊   "Giovani e vecchi, poveri e ricchi, uomini e donne, abili e disabili: il calcio mette insieme le persone più di ogni altro sport e può diventare uno strumento per l'integrazione e la coesione sociale": una valutazione, quella di Dominic, educatore di 'calcio di strada' ('street soccer'), che riassume l'iniziativa degli 'Altrimondiali', quelli delle partite spontanee e del 'Matatu' a bordo del quale con altri operatori umanitari ha percorso 8000 chilometri e attraversato nove Paesi, dal Kenya al Sudafrica. Mentre è calato il sipario sui Mondiali di calcio del Sudafrica organizzati dalla Federazione internazionale delle associazioni di calcio (Fifa), - riferisce l'agenzia Misna - i passeggeri del tipico pulmino africano spesso affollato, ricordano che "il vero vincitore della competizione è l'Africa, che scende in campo tutti giorni contro i pregiudizi che non si perde mai d'animo, nemmeno quando parte in svantaggio" recita il comunicato diffuso dall'associazione 'Altropallone', la rete delle ong lombarde 'CoLomba' e 'Karibu Afrika’, partner keniano del progetto. Partito il 29 maggio dalla baraccopoli keniana di Mathare, nella periferia di Nairobi, il lungo match giocato dal 'Matatu' si è concluso a Philippi, township sudafricana di Città del Capo. Lungo il percorso tornei di calcio di strada hanno coinvolto albini e disabili in Tanzania, ex-ragazzi di strada e persone malate di aids-sida in Malawi, pastori Masai in Kenya e in alcuni villaggi del Mozambico le popolazioni hanno visto e toccato un pallone per la prima volta in vita loro. Un viaggio che rimarrà a lungo nella mente della gente incontrata e coinvolta nel progetto che ha fatto dei Mondiali di calcio la festa di tutta l'Africa ma anche di chi prenderà visione del film-documentario che verrà presto presentato nelle sale italiane per far conoscere il periplo del 'Matatu' ma soprattutto 'l'altra faccia' del continente. Il pulmino dell'altro calcio è già pronto a partire alla volta delle metropoli europee in occasione degli Europei di calcio del 2012, che si giocheranno in Polonia e Ucraina, in attesa dei prossimi Mondiali del 2014 in Brasile. (R.P.)

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    Gmg Madrid 2011: l'ostensorio monumentale di Toledo per la Veglia del 20 agosto

    ◊   L’ostensorio monumentale della cattedrale di Toledo sarà usato per l’adorazione eucaristica della veglia (20 agosto) della Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid 2011. A darne notizia è il comitato organizzatore spagnolo. Si tratta di un’opera - riferisce l'agenzia Sir - che può essere considerata il fiore all’occhiello dell’oreficeria spagnola: realizzato da Arfe, famiglia di argentieri specializzati nell’arte dell’oreficeria, nel 1524, è alto quasi tre metri ed è in oro e argento. Lo si può ammirare nelle tradizionali processioni del Corpus Domini che si celebrano tutti gli anni per le strade di Toledo. Per Francisco Portela, storico dell’arte all’università Complutense di Madrid, si tratta della “miglior opera di argenteria spagnola di tutti i tempi. Vale davvero la pena portarlo a Madrid per questa occasione”. “Per noi - afferma il decano della cattedrale di Toledo, Juan Sánchez - è un grande onore poter cedere l’ostensorio per la celebrazione della Gmg se si pensa al fine per cui verrà utilizzato”. Le origini degli ostensori risalgono al XIII secolo, quando iniziò a celebrarsi la festa del Corpus Domini. Grazie alle opere di Arfe la Spagna diventò il punto di riferimento mondiale nella costruzione di ostensori monumentali. L’adorazione eucaristica di Cuatro Vientos permetterà ai giovani di contemplare e ammirare un’opera d’arte unica al mondo e di riscoprire il valore dell’arte nella liturgia. (R.P.)

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    Italia: le perplessità dell’ordinario militare sulla diffusione della cremazione

    ◊   Di fronte alla diffusa pratica della cremazione e all’aumento delle richieste di spargimento delle ceneri in mare, l’ordinario militare, arcivescovo Vincenzo Pelvi, esprime in una nota – di cui riferisce l’agenzia Zenit - le sue perplessità, in risposta alle domande di chiarimento su come comportarsi, poste da vari enti della Marina militare, in particolare dalle Capitanerie di Porto. “Nascondere la morte e dimenticare l’anima non rende più felice la vita, in genere la rende solo più superficiale”, afferma mons. Pelvi, spiegando che “l’odierna sensibilità culturale tende ad oscurare la morte favorendo la crescita di una mentalità assopita e dissimulatrice che coinvolge in particolar modo i giovani in un processo di rimozione collettiva”. Secondo le dichiarazioni del presule “mimetizzare la morte, affinchè il suo pensiero non rechi turbamento, significa favorire un approccio evasivo dell’esistenza”. “ Della morte si parla sempre meno - continua l’ordinario militare - si pronunciano poche parole, si tace; un vero e proprio disdegno del morire diventato imbarazzante, perché potrebbe infastidire la sensazione di benessere degli altri; il culto della giovinezza, della bellezza, della carriera e del piacere che fa passare in secondo piano l’attenzione alle realtà spirituali e trascendenti, spiega anche il rifiuto della morte.” Questa rimozione “sottende anche le regole che inducono a chiudere immediatamente la bara con la spoglia mortale del defunto, così da interrompere il contatto con il corpo e impedire la manifestazione dei sentimenti.” Se in questi ultimi anni, ricorda il presule, la Chiesa registra un aumento della richiesta di cremazione da parte dei cristiani, l’istituzione ecclesiastica “pur preferendo la sepoltura tradizionale, non riprova tale pratica se non quando è voluta in disprezzo della fede, cioè quando si intende con questo gesto postulare il nulla a cui verrebbe ricondotto l’essere umano”. Di recente, in varie Nazioni, la legislazione civile concede la possibilità di spargere le ceneri in natura oppure di conservarle in luoghi diversi dal cimitero, come nelle abitazioni private. Spargere le ceneri nelle acque di mari, fiumi e laghi o sepoltura anonime “rendono più difficile il ricordo dei morti”, osserva ancora l’ordinario militare, sottolineando che “impedire la possibilità di esprimere con riferimento a un luogo preciso il dolore personale e comunitario, impoverisce l’uomo. In particolare “per le nuove generazioni la vita di coloro che le hanno precedute resta anonima e si fa strada una crescente assenza di storia. Per queste ragioni, secondo mons. Pelvi, la prassi della cremazione continua a sollevare “domande e perplessità”. “I cimiteri - conclude il presule - sono e rimangono luoghi sacri dove riporre le urne cinerarie, mantenere la vita dei propri cari, accogliere consolazione e aiuto, annunciare la speranza cristiana nella resurrezione.”(E.C)

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    Cordoglio per la morte a Roma del vaticanista e scrittore Giuseppe De Carli

    ◊   Cordoglio nel mondo giornalistico per la morte questa mattina a Roma di Giuseppe De Carli, responsabile dal 2003 di Rai Vaticano, spentosi al policlinico Gemelli, dove era ricoverato dal 9 giugno scorso. Autorevole vaticanista, scrittore e giornalista, De Carli, nativo di Lodi, aveva 58 anni. Già inviato del Tg1 e commentatore dei fatti religiosi per il quotidiano romano Il Tempo, aveva seguito gran parte dei viaggi di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI all'estero. È stato l’ideatore nel 2008 della più lunga non-stop nella storia della TV mondiale: “La Bibbia giorno e notte”, 139 ore di lettura integrale del libro sacro in diretta dalla Basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme. Tra i suoi ultimi saggi: “Fare la verità nella carità. Da Joseph Ratzinger a Benedetto XVI” (Ares 2005); “Benedictus. Servus servorum Dei (Velar/Rai Eri 2008); “L’ultimo segreto di Fatima” (Rai Eri Rizzoli 2010), libro intervista al segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone. La salma di De Carli verrà esposta nella Camera mortuaria del Gemelli, mentre i funerali avranno luogo giovedi 15 luglio alle ore 10.30 nella chiesa di Santa Maria in Traspontina a Roma. “Lo ricordiamo con stima, simpatia e grande affetto - ha detto padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana - e lo raccomandiamo al Signore con la nostra preghiera''. (A cura di Roberta Gisotti)

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    24 Ore nel Mondo



    Italia: maxi-operazione contro la 'ndrangheta

    ◊   "In assoluto la più importante operazione contro la 'ndrangheta degli ultimi anni": è quanto afferma il ministro dell'Interno italiano, Roberto Maroni, congratulandosi con il capo della Polizia, Manganelli, e con il comandante generale dell'Arma, Gallitelli, “per l'eccezionale operazione antimafia scattata stanotte in varie regioni d'Italia”. L’organizzazione mafiosa – aggiunge il ministro – è stata colpita al cuore del suo sistema criminale sia sotto l'aspetto organizzativo che quello patrimoniale”. La maxi-operazione di carabinieri e polizia, denominata "Il crimine", ha colpito le più importanti e potenti famiglie della 'ndrangheta delle province meridionali di Reggio Calabria, Vibo Valentia e Crotone, oltre alle loro proiezioni extraregionali e esteri. Tra gli arrestati, Domenico Oppedisano, 80 anni, considerato l'attuale numero uno delle cosche calabresi. Gli inquirenti calabresi e lombardi, al lavoro da tempo, hanno indagato in particolare sulle infiltrazioni della 'ndrangheta nel nord Italia. Eugenio Bonanata ne ha parlato con Enzo Ciconte, docente di Storia della criminalità organizzata all’Università Roma Tre:
     
    R. – Questa è la conferma di un radicamento che non viene fatto in un giorno: è un radicamento antico. Chi in questi anni, a Milano e in Lombardia, ha sostenuto la tesi che la mafia non c’era a Milano, che la mafia era un problema del mezzogiorno, ha impedito di capire cosa invece stesse succedendo. Oggi, scopriamo invece che la ‘ndrangheta è molto radicata e che quindi non opera solo nel narcotraffico, ma fa ben altre cose. In questi anni, c’è stato qualcuno che, al nord, ha avuto interesse a mantenere questa situazione. Penso ai tanti imprenditori che sono stati coinvolti, anche, in questa operazione…

     
    D. – È cambiata la struttura della ‘ndrangheta. Qualcuno dice che somigli di più a "Cosa nostra", nel senso che ha abbandonato la struttura “familistica” per dedicarsi ad una struttura più “verticistica” …

     
    R. – La struttura “familistica” non è stata assolutamente abbandonata. I rapporti tra le famiglie mafiose costituiscono il cuore delle alleanze della ‘ndrangheta. Ma la novità importante che è avvenuta è che le famiglie della ‘ndrangheta reggina abbiano deciso di stringere alleanze tra di loro, mettendo in piedi un’organizzazione più forte e più coesa rispetto al passato. Ma questo non elimina il rapporto familiare e non elimina certamente l’autonomia che avrà ogni ‘ndrina (cosca - ndr.). Naturalmente, quello che è importante per loro è che determinate decisioni vengono prese insieme. Le strategie vengono fatte dai capi, e quindi pare si sia formalizzata una struttura dei vertici che prima non era stata formalizzata.
     
    Il relatore Onu critica il progetto di legge italiano sulle intercettazioni
    Il governo italiano deve “abolire o modificare” il progetto di legge sulle intercettazioni, perchè “se adottato nella sua forma attuale può minare il godimento del diritto alla libertà di espressione in Italia”. Lo ha detto il relatore speciale dell'Onu sulla libertà di espressione, Frank La Rue, in un comunicato. Secondo il progetto di legge 1415, ricorda la nota, chi non è accreditato come giornalista professionista può essere condannato alla reclusione fino a quattro anni per la registrazione di qualsiasi comunicazione o conversazione senza il consenso della persona coinvolta e la diffusione di tali informazioni. “Una sanzione così severa – ha sottolineato l'esperto – minerebbe seriamente il diritto di tutti gli individui a cercare e comunicare informazioni, in violazione della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, di cui l'Italia è parte”. La Rue, incaricato dal Consiglio dei Diritti umani dell'Onu di monitorare la situazione del diritto alla libertà di opinione ed espressione nel mondo, ha inoltre espresso preoccupazione per la prevista introduzione di una sanzione per i giornalisti e gli editori che pubblicano materiale intercettato prima dell'inizio di un processo.
     
    Ok dell’Ecofin alla manovra del governo italiano
    Il governo italiano ha finora rispettato gli impegni Ue sul fronte della riduzione del deficit e del risanamento delle proprie finanze pubbliche. Questa la valutazione dell'Ecofin, che oggi ha dato il via libera alla manovra dell'Italia, sottolineando come le misure prese dal governo siano “conformi alle raccomandazioni” formulate dalla Commissione e dal Consiglio Ue. “È stato valutato come l'Italia abbia adottato misure effettive ed adeguate, perfettamente in linea con gli impegni presi”, ha commentato il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti.
     
    Moody's taglia il rating del Portogallo e approva la strategia anticrisi di Lisbona
    Il programma di consolidamento fiscale del Portogallo è una “condizione necessaria” per la ripresa economica e oggi Moody's ha confermato la “fiducia nella strategia del governo portoghese”. Così il Ministero delle finanze di Lisbona commenta il giudizio della società di analisi americana, che ha deciso di tagliare di due gradini il rating del Paese (ad "A1" da "A2") mantenendo l'outlook stabile. Il Ministero – in un comunicato citato dall'agenzia Bloomberg – sottolinea anche che la decisione di Moody's “deriva dalla crisi finanziaria internazionale che ha colpito l'economia per oltre due anni”, aggiungendo che la decisione di “mantenere l'outlook stabile segnala che Moody's ha fiducia nell'attuale strategia di politica economica del governo portoghese”.
     
    Nuova missione in Grecia di Ue, Bce e Fmi
    Scatterà a giorni la nuova missione ad Atene di Commissione Ue, Bce ed Fmi per valutare lo stato di attuazione del piano di austerity greco e decidere il versamento della seconda tranche di prestiti europei alla Grecia per il 2010. “Il programma greco sembra procedere molto bene – ha affermato il commissario Ue agli affari economici e monetari, Olli Rehn, ieri sera alla fine dell'Eurogruppo – e la riduzione del deficit va meglio del previsto. Atene – ha aggiunto – ha poi messo in campo una radicale riforma delle pensioni, e questo va nella giusta direzione, quella di ridurre drasticamente la spesa”. Finora, la Grecia ha ricevuto da Ue ed Fmi circa 20 miliardi di euro. La prima tranche Ue – versata a maggio – è stata pari a 14,5 miliardi, a cui si è aggiunta la prima tranche di prestiti del Fmi – sempre a maggio – pari a 5,5 miliardi di euro.
     
    Grecia - proteste sindacali, chiusa per alcune ore l’Acropoli
    L'Acropoli, principale sito turistico greco, è rimasta chiusa stamani per quattro ore, fino a mezzogiorno, in seguito alla protesta dei dipendenti del Ministero della cultura per chiedere il pagamento di arretrati. E protestano oggi contro la riforma delle pensioni, approvata recentemente dal parlamento, anche i dipendenti delle amministrazioni locali che occuperanno simbolicamente per tre ore tutti i municipi del Paese. Nel pomeriggio di oggi, per la stessa ragione sospenderanno il lavoro per quattro ore giudici e procuratori, mentre domani manifesteranno agenti di polizia, vigili del fuoco e guardia costiera. Uno sciopero nazionale contro la riforma delle pensioni e del mercato del lavoro è stato convocato per il 15 luglio dal sindacato dei dipendenti pubblici, Adedy.
     
    Il 20 luglio la Conferenza internazionale per l’Afghanistan
    Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha discusso per telefono con il presidente afghano, Hamid Karzai, degli ultimi sviluppi riguardanti la situazione in Afghanistan e degli sforzi di pace in corso, annunciando il pieno sostegno della Germania alla prossima Conferenza internazionale di Kabul. La Merkel, ha reso noto un comunicato del palazzo presidenziale nella capitale tedesca, si è anche congratulata con il suo interlocutore afghano per il positivo svolgimento della Jirga, l'assemblea consultiva di pace tenutasi dal 2 al 4 giugno. Alla Conferenza di Kabul, che si svolgerà il 20 luglio, parteciperanno decine di ministri degli Esteri dei cinque continenti e il segretario Generale dell'Onu, Ban Ki-moon.
     
    Iran - rinviate le elezioni municipali
    Le elezioni municipali in Iran, che dovevano tenersi il prossimo dicembre, sono state rinviate di due anni e mezzo e si terranno nell'estate del 2013 insieme con le prossime elezioni presidenziali. Una legge in questo senso approvata dal parlamento, dominato dai conservatori, è entrata in vigore con l'approvazione del Consiglio dei guardiani, secondo quanto riferisce oggi la televisione di Stato. Non vi saranno quindi appuntamenti elettorali in questo 2010, dopo le manifestazioni di protesta che hanno caratterizzato il 2009 in seguito alla contestata rielezione alla presidenza di Mahmud Ahmadinejad. Il rinvio è stato motivato ufficialmente con la necessità di ridurre le spese statali. Farhad Tajari, un deputato citato dalla televisione in inglese PressTv, ha affermato che con questa decisione “i costi (elettorali) saranno tagliati della metà”. Alla decisione si era tuttavia dichiarato contrario il viceministro dell'Interno, Solat Mortazavi, affermando che le elezioni presidenziali sono un evento politico di significato nazionale, e quindi da non accorpare con quelle per i Consigli comunali, che hanno una valenza locale.
     
    Arresti in Uganda: dopo la strage di due giorni fa si preparava un altro attentato
    Primi arresti in Uganda per le stragi di domenica scorsa, quando oltre 70 persone sono rimaste uccise in seguito a due attentati kamikaze compiuti a Kampala. La polizia ha scoperto una cintura imbottita di esplosivo in un sobborgo della capitale e ha fermato un numero imprecisato di persone che potrebbero essere coinvolte nell’azione terroristica rivendicata da un gruppo integralista somalo vicino ad al Qaeda. Amedeo Lomonaco ne ha parlato con un missionario Comboniano raggiunto telefonicamente a Kampala:
     
    R. – Le due bombe hanno colpito persone che non c’entrano assolutamente niente nella guerra o in altre cose. Sono tutte persone innocenti, che stavano guardando la televisione, che volevano vedere soltanto la finale del Campionato mondiale di calcio.

     
    D. - Le autorità ugandesi potevano evitare questo duplice attentato?

     
    R. - Non so se fossero preparate a difendersi da una cosa del genere. Certo, avevano già ricevuto minacce. Le truppe ugandesi in Somalia sono state minacciate da gruppi fondamentalisti per la loro presenza nel Paese.

     
    D. - Una duplice esplosione avvenuta a poca distanza dalla sede provinciale dei Comboniani in Uganda…

     
    R. - Domenica sera, all’ora in cui sono scoppiate le bombe, ero già a letto a riposare. Ho sentito i due boati ed ho immediatamente immaginato che fosse qualcosa del genere. Il Rugby club, dove stavano vedendo la televisione, non è lontano dalla nostra sede. Chiaramente, era successo qualcosa. Noi Comboniani abbiamo preso atto di quello che è successo e siamo ora accanto alla gente e siamo solidali con questa povera gente.
     
    In India vivono 420 milioni di poveri
    Ci sono più poveri in India che nei 26 Stati più miseri dell'Africa. In otto Stati nordoccidentali vivono 420 milioni di poveri, mentre nel continente africano sono 410 milioni, secondo un nuovo criterio “multidimensionale” del concetto di povertà elaborato dall'Università di Oxford, insieme con le Nazioni Unite. La nuova classificazione, riportata oggi dal quotidiano Times of India, è basata su un indice chiamato "Multidimensional Poverty Index" (Mpi), che calcola anche la carenza di servizi di base, come acqua potabile, elettricità e assistenza sanitaria. In base a questa misurazione, nel sud dell'Asia vivono oltre il 50% dei poveri di tutto il mondo (840 milioni), mentre l'Africa ne ospita “solo” un quarto (480 milioni). In totale, in 104 Paesi, 1,7 miliardi di persone vivono in miseria. Gli Stati più poveri in India sono Bihar, West Bengala, Uttar Pradesh, Chhattisgarh, Jharkhand, Rajasthan, Orissa e Madhya Pradesh.
     
    Installato il nuovo tappo contro la disastrosa marea nera
    È stato installato il nuovo "tappo" sul pozzo di petrolio che è all'origine della marea nera nel Golfo del Messico. Stando alle immagini diffuse in diretta da tutte le principali televisioni americane, le operazioni per l'installazione del nuovo, gigantesco coperchio sul pozzo Macondo hanno avuto successo: la perdita di petrolio è scomparsa, il nuovo coperchio è in grado di contenere integralmente la fuoriuscita del greggio. L'ammiraglio di Guardia Costiera Thad Allen, responsabile delle operazioni per conto della Casa Bianca, ha parlato di “progressi significativi”, precisando tuttavia che sarà necessario attendere dalle 6 alle 48 ore per sapere se l'operazione ha avuto pieno successo e se dunque il pozzo potrà essere chiuso. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 194

     
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