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Sommario del 10/07/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Domani, nella Festa di San Benedetto, l'Angelus del Papa a Castel Gandolfo
  • In miglioramento i bilanci della Santa Sede nonostante il disavanzo. Aumenta l'Obolo di San Pietro
  • Rinuncia e nomina
  • Buone notizie da Cuba: l’editoriale di padre Lombardi
  • Oggi su "L'Osservatore romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Mondiali di calcio verso la conclusione. Il cardinale Napier: hanno unito l'Africa
  • Festa del pellegrino nel Santuario di San Gabriele ai piedi del Gran Sasso
  • Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Continua il dramma di Haiti a sei mesi dal terremoto: 2 milioni i senzatetto
  • Congo: la Caritas Uvira in aiuto delle vittime dell’esplosione di Sange
  • Sudafrica: l’arcivescovo di Johannesburg accoglie le reliquie di Santa Teresa di Lisieux
  • Accorato appello di pace dei vescovi della Repubblica Dominicana
  • Brasile: la Chiesa lancia un allarme per le violenze contro gli indigeni
  • Progetto Axé: un sms per salvare un bambino brasiliano dalla strada
  • Indonesia. Nelle Molucche tre morti e cinque feriti per scontri interreligiosi
  • Pakistan: gli studenti delle minoranze religiose, vittime di discriminazioni
  • Messico: appello dei vescovi per l'uragano Alex. Distrutte anche molte chiese
  • Conferenza nazionale diocesana in Bolivia: da valorizzare il ruolo del sacerdote
  • A York gli Anglicani discutono sulle donne vescovo
  • Guinea Bissau: con la crescita della popolazione aumentano le sfide per la Chiesa
  • Padre Colomb nuovo Superiore generale della Società per le Missioni Estere di Parigi
  • Francia: incontro del Comitato di dialogo tra la Chiesa cattolica ed il governo
  • Terra Santa: festa nella comunità multietnica di Eilat per l'amministrazione delle cresime
  • Al presidente di Signis India, padre Chinnadurai, il Premio internazionale per la pace
  • Favorire l’integrazione dei portatori di handicap. In Francia un festival dell’Ufficio cristiano per i disabili
  • Usa: gruppo di ricercatori combatte la malaria con organismi marini
  • 24 Ore nel Mondo

  • Tensione Libia-Israele: Tripoli invia nave umanitaria a Gaza
  • Il Papa e la Santa Sede



    Domani, nella Festa di San Benedetto, l'Angelus del Papa a Castel Gandolfo

    ◊   Domani a mezzogiorno, nella festa di San Benedetto, patrono d’Europa, il Papa guiderà la preghiera mariana dell’Angelus nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, dove si è trasferito mercoledì scorso per un periodo di riposo. Il Santo di Norcia, fondatore del monachesimo occidentale che ha avuto un influsso fondamentale sullo sviluppo della civiltà europea, è anche il patrono del Pontificato di Benedetto XVI che gli ha dedicato numerosi interventi e una catechesi specifica all’udienza generale. Ce ne parla Sergio Centofanti:
     
    Il Papa indica San Benedetto “come una luce per il nostro cammino … un vero maestro alla cui scuola possiamo imparare l’arte di vivere l’umanesimo vero”. Vissuto a cavallo tra il V e il VI secolo, in un’epoca in cui il mondo era sconvolto da una tremenda crisi di valori e di istituzioni, causata dal crollo dell’Impero Romano, dall’invasione dei nuovi popoli e dalla decadenza dei costumi, il giovane San Benedetto si ritira per tre anni in una grotta nei pressi di Subiaco. Questo periodo di solitudine con Dio, fu per Benedetto un tempo di maturazione:
     
    “Qui doveva sopportare e superare le tre tentazioni fondamentali di ogni essere umano: la tentazione dell’autoaffermazione e del desiderio di porre se stesso al centro, la tentazione della sensualità e, infine, la tentazione dell’ira e della vendetta. Era infatti convinzione di Benedetto che, solo dopo aver vinto queste tentazioni, egli avrebbe potuto dire agli altri una parola utile per le loro situazioni di bisogno. E così, riappacificata la sua anima, era in grado di controllare pienamente le pulsioni dell’io, per essere così un creatore di pace intorno a sé”. (Udienza generale, 9 aprile 2008)

     
    Solo allora Benedetto decide di fondare i primi monasteri e dà ai suoi monaci una “Regola” che unisce preghiera, studio e lavoro, una perfetta sintesi di azione e contemplazione:
     
    “Senza preghiera non c’è esperienza di Dio. Ma la spiritualità di Benedetto non era un’interiorità fuori dalla realtà. Nell’inquietudine e nella confusione del suo tempo, egli viveva sotto lo sguardo di Dio e proprio così non perse mai di vista i doveri della vita quotidiana e l’uomo con i suoi bisogni concreti”. (Udienza generale, 9 aprile 2008)

     
    Nella sua “Regola”, Benedetto parla dell’obbedienza del monaco cui deve corrispondere la saggezza dell’Abate: questi “deve essere insieme un tenero padre e anche un severo maestro (2,24), un vero educatore. Inflessibile contro i vizi, è però chiamato soprattutto ad imitare la tenerezza del Buon Pastore (27,8), ad “aiutare piuttosto che a dominare” (64,8), ad “accentuare più con i fatti che con le parole tutto ciò che è buono e santo” e ad “illustrare i divini comandamenti col suo esempio” (2,12):
     
    “Per essere in grado di decidere responsabilmente, anche l’Abate deve essere uno che ascolta ‘il consiglio dei fratelli’ (3,2), perché ‘spesso Dio rivela al più giovane la soluzione migliore’ (3,3). Questa disposizione rende sorprendentemente moderna una Regola scritta quasi quindici secoli fa! Un uomo di responsabilità pubblica, e anche in piccoli ambiti, deve sempre essere anche un uomo che sa ascoltare e sa imparare da quanto ascolta”. (Udienza generale, 9 aprile 2008)

     
    San Benedetto – sottolinea il Papa – tanto ha fatto per la formazione della civiltà e della cultura europea. E ancora oggi, in un’epoca in cui il vecchio continente “è alla ricerca della propria identità”, indica all’Europa la strada da percorrere:
     
    “Per creare un’unità nuova e duratura, sono certo importanti gli strumenti politici, economici e giuridici, ma occorre anche suscitare un rinnovamento etico e spirituale che attinga alle radici cristiane del Continente, altrimenti non si può ricostruire l’Europa. Senza questa linfa vitale, l’uomo resta esposto al pericolo di soccombere all’antica tentazione di volersi redimere da sé – utopia che, in modi diversi, nell’Europa del Novecento ha causato, come ha rilevato il Papa Giovanni Paolo II, “un regresso senza precedenti nella tormentata storia dell’umanità” (Insegnamenti, XIII/1, 1990, p. 58)”. (Udienza generale, 9 aprile 2008)

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    In miglioramento i bilanci della Santa Sede nonostante il disavanzo. Aumenta l'Obolo di San Pietro

    ◊   Si è conclusa ieri in Vaticano la 45.ma riunione del Consiglio di cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede. Durante l'incontro, durato tre giorni, sono stati presentati i bilanci consuntivi della Santa Sede e del Governatorato per il 2009. Bilanci che, nonostante il disavanzo, sono in miglioramento: in particolare quello della Santa Sede sarebbe stato positivo se non fossero state assorbite le fluttuazioni negative del 2008. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
     
    Il Bilancio Consuntivo Consolidato 2009 della Santa Sede si è chiuso con un disavanzo di 4.102.156 euro. Le entrate sono di 250.182.364 euro e le uscite di 254.284.520 euro. In relazione ai risultati conseguiti nel 2009, è stato possibile assorbire le fluttuazioni negative che erano state sospese nel 2008 mediante la ricezione di criteri contabili adottati internazionalmente. Le uscite – si legge nel comunicato della Sala Stampa vaticana - sono da attribuirsi per la maggior parte alle spese ordinarie e straordinarie dei Dicasteri e Organismi della Santa Sede, i quali, con la loro specifica attività, partecipano alla cura pastorale del Sommo Pontefice nei confronti della Chiesa universale. In tale ambito, è stato considerato l’intero sistema delle comunicazioni della Santa Sede, con particolare attenzione alla Radio Vaticana. In questi enti prestano il loro servizio 2.762 persone, di cui 766 ecclesiastici, 344 religiosi (261 uomini e 83 donne), 1652 laici (1201 uomini e 451 donne).
     
    Il presidente della Prefettura, mons. Velasio De Paolis, ha presentato poi il Bilancio Consuntivo 2009 del Governatorato che provvede alla gestione del territorio, delle istituzioni e delle strutture, nonché all'esercizio di attività di supporto alla Santa Sede. Come altri Stati – si legge nel comunicato - anche quest’anno il Vaticano ha risentito degli effetti della crisi economico-finanziaria internazionale, chiudendo con un disavanzo di 7.815.183 euro, con una variazione in positivo rispetto all’anno precedente di quasi 7,5 milioni di euro. Il contenimento dei costi generali ha permesso di procedere al recupero della perdita del settore finanziario generatasi nel 2008. Nel Governatorato-Stato della Città del Vaticano prestano servizio 1891 persone, di cui 38 religiosi, 27 religiose, 1543 laici e 283 laiche.

     
    Notevole è stato anche l'impegno economico e finanziario sostenuto per la tutela, la valorizzazione ed il restauro del patrimonio artistico della Santa Sede, con la grande opera di restauro di tutte le componenti architettoniche del Colonnato di Piazza San Pietro e interventi nelle Basiliche Papali di San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le Mura e Santa Maria Maggiore. Sono stati rilevanti anche i costi sostenuti per la sicurezza all'interno dello Stato della Città del Vaticano e per i grandi lavori di ristrutturazione della Biblioteca Apostolica Vaticana, la cui apertura è prevista per il prossimo mese di settembre. I Bilanci - si precisa - come di consueto, sono stati sottoposti a verifica e certificazione.

     
    Per quanto riguarda l’Obolo di San Pietro, costituito dall'insieme delle offerte che pervengono al Santo Padre dalle Chiese particolari, nel 2009 è ammontato complessivamente a 82.529.417 dollari. I maggiori contributi nel 2009 sono pervenuti dai cattolici di Stati Uniti, Italia e Francia. Si conferma significativo, in rapporto al numero dei cattolici, il contributo di Corea e Giappone. A sostegno della struttura centrale della Chiesa, i vescovi, per il vincolo dell'unità e della carità, hanno versato, secondo le possibilità delle loro diocesi, in base al canone 1271 C.I.C., l'importo di 31.516.020 dollari. L'apporto più rilevante è stato presentato dalle diocesi degli Stati Uniti, seguite da quelle della Germania. Come è noto, tali contributi sono da distinguersi da quelli stabiliti da accordi bilaterali, come per esempio l'Otto per mille in Italia, di cui non beneficia la Santa Sede, ma che sono destinati alle Chiese particolari, per attività di culto e carità.

     
    Vi sono infine le offerte pervenute da altre Istituzioni, tra cui lo Istituto Opere Religiose (Ior), che ha donato 50.000.000 dollari per le attività di religione del Santo Padre. Al termine della riunione i membri del Consiglio hanno espresso la loro gratitudine a quanti, in modo generoso e spesso anonimo, sostengono il ministero apostolico e caritativo del Santo Padre a servizio della Chiesa universale.

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    Rinuncia e nomina

    ◊   Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Carapeguá (Paraguay), presentata da mons. Celso Yegros Estigarribia, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Joaquín Hermes Robledo Romero, finora vescovo coadiutore della medesima diocesi.

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    Buone notizie da Cuba: l’editoriale di padre Lombardi

    ◊   Il mondo guarda con speranza alle novità che giungono da Cuba: l’annuncio della prossima liberazione di decine di dissidenti politici fa parlare di svolta. Un passo importante, raggiunto anche grazie al ruolo giocato della Chiesa cubana. Ascoltiamo in proposito il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:
     
    Il comunicato ufficiale dell'arcivescovado dell'Avana sulla liberazione di oltre cinquanta prigionieri detenuti nelle carceri cubane, pubblicato anche sul quotidiano del Partito comunista cubano, e l'interruzione dello sciopero della fame del giornalista Guillermo Fariñas, sono le buone notizie dall'Isola Caraibica che aspettavamo da alcune settimane. Sono segnali significativi, che speriamo indichino un progresso stabile verso quel clima di rinnovata convivenza sociale e politica che tutti auguriamo alla nazione cubana.

     
    Ci sia permessa una riflessione. Il ruolo cruciale assunto nel processo di dialogo cubano dal cardinale Ortega Alamino e da mons. Dionisio García, presidente dell'Episcopato, è stato reso possibile dal fatto evidente che la Chiesa cattolica è profondamente radicata nel popolo e interprete attendibile del suo spirito e delle sue attese. Non è una realtà estranea, non fugge nei tempi di difficoltà. Porta sofferenze e speranze, con dignità e con pazienza, senza servilismo ma anche senza cercare di accrescere le tensioni e di eccitare gli animi, al contrario, con l'impegno continuo di aprire strade alla comprensione e al dialogo. Per parte sua la Santa Sede accompagna e sostiene la Chiesa locale con la sua solidarietà spirituale e con la sua autorità internazionale. Dal viaggio di Giovanni Paolo II alle recenti visite del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e di mons. Dominique Mamberti, ai contatti diplomatici in Vaticano sulla situazione di Cuba, la Santa Sede si è sempre manifestata contraria all'embargo, e quindi solidale con le sofferenze del popolo, e pronta a sostenere ogni prospettiva di dialogo costruttivo.

     
    "Che Cuba si apra al mondo e il mondo si apra a Cuba!" esclamava Giovanni Paolo II nel suo indimenticabile viaggio del 1998. Con pazienza, si sono fatti importanti progressi in questa direzione. Tutti ci auguriamo che il cammino continui.

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    Oggi su "L'Osservatore romano"

    ◊   Se non si parla più di eutanasia: in prima pagina, un fondo di Ferdinando Cancelli sui dibattiti sollevati anche da casi recenti in merito alla bioetica di fine vita.

    Nell'informazione vaticana, alla vigilia della Domenica del Mare messaggio del Pontificio Consiglio della pastorale per i Migranti e gli Itineranti.

    Un articolo di Mario Ponzi dal titolo "Dalla barca di Pietro alla flotta vaticana".

    In rilievo, nell'informazione internazionale, le ferite del Pakistan, dove ieri è stato compiuto l'attentato più sanguinoso degli ultimi due anni (102 morti).

    In cultura, il racconto autobiografico che apre il libro (con prefazione del direttore) "Preghiera e poesia negli Inni di sant'Ambrogio e di Manzoni" di Inos Biffi.

    Un articolo di Anna Foa dal titolo "Orrori inascoltati": in un romanzo la storia vera di Jan Karski.

    Per caso nella storia: Gaetano Vallini su Aimone Canape, la cui vita s'intrecciò con quella di Hitler e Mussolini.

    La seconda vita di Felice Carena: Sandro Barbagallo su una retrospettiva dedicata agli anni veneziani del pittore piemontese.

    Come si rimargina la ferita dell'origine: Giovanni Di Giannatale sul mistero della redenzione dal "Convivio" alla "Divina Commedia" (passando per san Tommaso).

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    Oggi in Primo Piano



    Mondiali di calcio verso la conclusione. Il cardinale Napier: hanno unito l'Africa

    ◊   I Mondiali di calcio in Sudafrica, che si chiuderanno domani con la finale tra Spagna e Olanda, lasciano in eredità non solo l’entusiasmo e il grande interesse che hanno accompagnato le varie fasi del torneo, ma anche le speranze di un intero Paese e di tutto il Continente. E’ quanto sottolinea al microfono di Luca Collodi l’arcivescovo di Durban, cardinale Wilfrid Fox Napier:
     
    R. – The first thing that the World Cup would leave in South Africa...
    La prima cosa che penso lascerà la Coppa del Mondo al Sudafrica è quella di far sentire finalmente a questo Paese di essere parte della comunità mondiale. Il calcio è lo sport principale per la maggior parte dei sudafricani, in particolare dei neri. E per loro, avere la Coppa del Mondo nel loro Paese ha significato sentirsi accomunati in questo essere riconosciuti dalla comunità internazionale. Ora, la cosa più importante che dovrà succedere sarà quella di credere in noi stessi per vedere che possiamo fare cose rilevanti senza aspettare che siano gli altri a farle per noi. Per esempio, il Sudafrica deve dimostrare di sapersi organizzare anche in altri campi e settori fondamentali come l’istruzione, la sanità e così via. Tocca adesso ai nostri politici avere la volontà di compiere con la stessa determinazione quello che hanno fatto per la Coppa del Mondo, di farlo per la loro gente, nel momento in cui i riflettori del mondo non sono su di noi.

     
    D. – Il nuovo Sudafrica è un sogno o resta ancora un miraggio?

     
    R. – No, no è “un ideale”. It’s an idea...
    No, no, è un ideale. E’ un’idea e penso sia ancora un sogno, ma è un sogno che è stato realizzato in piccola parte. Per esempio, se guardo indietro a 50, 60 anni fa, faceva ancora meraviglia vedere un nero e un bianco camminare insieme. Oggi bambini e genitori, bianchi e neri, si mescolano come se si conoscessero da tutta la vita. Per me questo è parte del sogno che diventa realtà. C’è ancora tanta strada da fare, ma grazie a Dio abbiamo segni evidenti che possiamo farcela.

     
    D. – Il campionato del mondo di calcio, secondo lei, ha avuto un effetto positivo anche sul resto del continente africano?

     
    R. – Absolutely, I’m certain of that...
    Assolutamente, sono certo di questo. Appena due anni fa in Sudafrica abbiamo avuto un’esperienza molto negativa di attacchi xenofobi contro altri africani, profughi che cercavano una vita migliore da noi e sono stati attaccati da loro fratelli, altri africani. La Coppa del mondo ha invece portato un senso di solidarietà tra i vari Paesi africani, che hanno vissuto i mondiali non come un evento per solo il Sudafrica ma per tutta l’Africa. Questo, credo, ha fatto tanto per l’unità dell’Africa, molto più di quanto avrebbero potuto fare tante parole da parte dei politici.

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    Festa del pellegrino nel Santuario di San Gabriele ai piedi del Gran Sasso

    ◊   Si celebra oggi nel Santuario di San Gabriele a Isola del Gran Sasso, in provincia di Teramo la diciassettesima edizione della Festa del pellegrino. Migliaia di fedeli, giunti da tutta Italia, si sono ritrovati per rendere omaggio al Santo dei giovani. Ce ne parla Davide Dionisi:
     
    “Per servire Dio basta fare bene quello che si sta facendo… Dio non guarda il quanto, ma il come”. Così amava ripetere San Gabriele dell'Addolorata, il santo dei giovani, il santo dei miracoli, il santo del sorriso. Forse in questo suo pensiero il segreto di tanta popolarità soprattutto tra i ragazzi. Il suo Santuario, ai piedi del Gran Sasso d’Italia, in provincia di Teramo, è tra i primi quindici più frequentati del mondo e ogni anno è meta per milioni di devoti. Oggi, in occasione della diciassettesima edizione della Festa del pellegrino, si sono radunati in migliaia per pregare ed assistere alla Messa nel nuovo Santuario celebrata da mons. Michele Seccia, vescovo di Teramo-Atri. La maggior parte provenienti dall’Abruzzo, ma anche dal Molise, dal Lazio, dalle Marche, dall’Emilia Romagna e dalla Calabria. Al presule abbiamo chiesto come è nata l’iniziativa della Festa del pellegrino e di spiegare i motivi che spingono soprattutto tanti giovani a visitare il Santuario teramano:

     
    R. - L’iniziativa nasce per raccogliere i devoti di San Gabriele dell’Addolorata, ricordando il giorno in cui proprio San Gabriele, esattamente il 10 luglio, arrivò a Isola del Gran Sasso. E’ un momento veramente molto bello di religiosità popolare, ma anche intensa, sentita. Credo che abbia un messaggio veramente grande San Gabriele da offrire ai giovani di oggi, per questo suo ideale di santità nella concretezza del quotidiano.

     
    D. - Quanto è attuale il messaggio di San Gabriele?

     
    R. - Io trovo l’attualità del messaggio di San Gabriele proprio nel passaggio dalla sua vita di giovane studente di successo, di grandi amicizie, all’ascolto profondo della Parola di Dio, attraverso la contemplazione dello sguardo della Madonna. Della processione del 15 agosto che c’era a Spoleto, lui racconta che in quel momento si è sentito attratto: questo per dire come la voce di Dio arriva al cuore dei giovani e penso che noi sacerdoti, vescovi ne siamo spettatori. E’ vero, forse il numero globale delle vocazioni sembra diminuire in Italia, ma io ne sono convinto, Dio chiama ancora e Gabriele sia pure dopo 150 anni, continua ad essere un modello di chiamata e soprattutto di risposta offerta nel fiore degli anni, nella gioventù.

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    Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa 15.ma Domenica del Tempo Ordinario la Liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui un dottore della Legge chiede a Gesù cosa debba fare per ereditare la vita eterna. Il Signore gli espone una parabola sull’amore di Dio e del prossimo. Un uomo giace per strada, aggredito dai briganti. Un sacerdote e un levita lo incontrano, ma passano oltre. Gesù prosegue:
     
    “Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui”.

    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
     
    Una cascata di verbi, espressi come al rallentatore, per descrivere la sofferenza del malcapitato e poi la compassione del samaritano. Per il primo: “Cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto”. Per il secondo: “Vide e ne ebbe compassione, gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo, si prese cura di lui...”. Secchi invece, come schiocco di frusta, i due verbi per dire l‘indifferenza del sacerdote e del levita: “Vide, passò oltre”. Ecco come trovare il proprio prossimo: riconoscendo la sua sofferenza in dettaglio, perché è una persona che soffre e non semplicemente un “malcapitato”; o attivando gesti di compassione pieni di tenerezza non affrettata né infastidita. Al di là di ogni appartenenza e apparenza. La discussione sul “prossimo” fra i rabbini era un classico tema. Gesù rovescia i termini: A chi tu puoi mostrarti “prossimo”? Sei prossimo quando sai riconoscere la sofferenza in dettaglio e ti avvicini con l’amore ricco di premure. Non è un problema teorico da discutere, ma di rapporti da vivere, di sofferenza abbracciata con solidarietà.

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    Chiesa e Società



    Continua il dramma di Haiti a sei mesi dal terremoto: 2 milioni i senzatetto

    ◊   “Ancora drammatiche le condizioni di vita per migliaia di haitiani”. Questa la situazione che emerge a sei mesi dal sisma che il 12 gennaio scorso ha sconvolto il Paese caraibico, distruggendo la capitale Port-au-Prince e dintorni, provocando oltre 230 mila vittime, 300 mila feriti e oltre un milione di senza tetto. La Caritas internationalis ha reso noto un rapporto sugli aiuti forniti ai terremotati, ed emerge una situazione ancora drammatica a causa della lentezza della ricostruzione. Stessa denuncia viene da un altro rapporto, quello di Medici senza frontiere (Msf) che confermano le drammatiche condizioni di vita in cui versano gli haitiani. Sono ancora circa 2 milioni le persone che vivono per strada. Circa 1300 tendopoli d’emergenza sono diventate la loro casa fissa. Tutti lottano per sopravvivere. I bambini sono malnutriti, occorrono l’igiene e l’assistenza medica di base. Non c’é elettricità né acqua potabile. La situazione è terribile anche per quanto riguarda le strade: alcune vie della capitale sono del tutto inagibili. C’è chi è sprovvisto anche di tende. Chi vive nei campi è particolarmente esposto al rischio di diffusione di malattie. Questi i dati allarmanti che emergono dal rapporto “Una nuova speranza per Haiti”, il bilancio ad opera della rete internazionale delle Caritas. Riguardo all’impegno della rete Caritas, nello specifico, finora sono stati forniti aiuti alimentari a 1,5 milioni di persone a Port-au-Prince, Léogane e in nove diocesi, cure mediche a 400.000 persone, assistenza psicologica, acqua, servizi igienici, pari a 37,4 milioni di euro, raggiungendo complessivamente più di 2,3 milioni di persone. Sono stati inoltre distribuiti ripari d’urgenza a circa 160.000 persone, a Port-au-Prince e nelle zone rurali. Secondo il presidente René Preval, tre sono le priorità politiche per il Paese: istituire un organismo per la ricostruzione; stabilire delle possibili date per le elezioni; coordinare la sistemazione dei tanti sfollati. Se il governo non provvede a rilasciare un certificato di sicurezza per ricostruire gli edifici o le case, la Chiesa e le istituzioni religiose sono impossibilitate a fornire il proprio aiuto. Il nunzio apostolico ad Haiti ha rivolto il suo appello alla comunità internazionale in un’intervista all’agenzia Fides, ribadendo la richiesta di aiuto di cui ha tanto bisogno il Paese. Sono stati distribuiti ripari d’urgenza a circa 160.000 persone, a Port-au-Prince e nelle zone rurali. La Caritas ha elaborato un piano di reinserimento sociale e ricostruzione per i prossimi cinque anni, identificando alcune priorità: case, educazione, riduzione dei rischi di catastrofi, salute e ristabilimento dei mezzi di sussistenza. Nel rapporto – riferisce l’agenzia Sir – il cardinale Oscar Andres Rodriguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucicalpa e presidente di Caritas internationalis, ricorda che “bisogna ricostruire le scuole, le case e la vita delle persone”, per cui “è importante non dimenticare Haiti in questo momento”. E continua: “Haiti ha attirato l’attenzione del mondo quando le Nazioni Unite hanno definito questa catastrofe la peggiore negli ultimi 65 anni della loro storia. Prima, questo Paese e la sua estrema povertà erano ampiamente dimenticati. È deplorevole che ci sia voluto un terremoto di questa portata perché il mondo si accorgesse dello scandalo rappresentato dalla situazione di Haiti”. “Non basta rabberciare le ferite del Paese – conclude il cardinale Rodriguez Maradiaga – la ricostruzione deve ridare una nuova speranza ad Haiti, fondata sulla solidarietà e la giustizia”. (A cura di Carla Ferraro)

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    Congo: la Caritas Uvira in aiuto delle vittime dell’esplosione di Sange

    ◊   Sono 254 i morti della terribile esplosione di un’autocisterna, avvenuta venerdì 2 luglio, a Sange, nella Repubblica Democratica del Congo. Ma il bilancio è destinato a salire. Per questo, la Caritas di zona, ovvero la Caritas Uvira, è in prima linea nel portare aiuto ai sopravvissuti: una speciale équipe è stata dislocata a Sange per distribuire pasti caldi e beni di prima necessità ai feriti ricoverati in ospedale ed ai loro parenti. Due pullman, inoltre, sono a disposizione delle famiglie sopravvissute che volessero tornare nelle loro case. Sistematicamente, infine, vengono distribuiti coperte ed utensili da cucina, ma manca ancora il personale dedicato al supporto psicologico dei feriti e le infrastrutture primarie per permettere il ritorno alla normalità per tutti i sopravvissuti. Al fianco della Caritas Uvira, lavora anche la Monusco, ovvero la Missione permanente dell’ONU nel Paese, che contribuisce portando aiuti in tutta la regione. Il funerale delle prime vittime si è svolto sabato scorso a Kyanyunda, a circa 3 km da Sange. Le esequie sono state presiedute dall’arcivescovo di Bukavu e amministratore apostolico della diocesi di Uvira, Francois-Xavier Maroy, tra i primi a far visita ai feriti, portando loro parole di conforto e di speranza. (I.P.)

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    Sudafrica: l’arcivescovo di Johannesburg accoglie le reliquie di Santa Teresa di Lisieux

    ◊   È stato mons. Buti Tlhagale, arcivescovo di Johannesburg e presidente della Conferenza episcopale del Sudafrica, ad accogliere, giovedì, le reliquie di Santa Teresa di Lisieux giunte a Doornfontein. I sacri resti sono attualmente nel Paese sudafricano per un pellegrinaggio di tre mesi. Dopo varie diocesi, ora le reliquie saranno ospitate dalla cattedrale del Cristo Re della città, dove resteranno fino al 12 luglio. La loro partenza alla volta di Tzaneen sarà preceduta, questa sera, da una Veglia di preghiera. Le spoglie di Santa Teresa di Lisieux sono giunte nella cattedrale in processione solenne, guidata da bambine con in dosso la veste Carmelitana. Presenti alla cerimonia, circa 300 sacerdoti, diaconi e numerosi parrocchiani. Mons. Tlhagale ha invocato l’intercessione di Santa Teresa per il bene dell’arcidiocesi di Johannesburg e dell’intero Paese: “Possa il Sudafrica – ha detto – essere dotato di leader saggi e altruisti”. Quindi, il presule ha espresso la speranza di un “rinnovamento della fede”, perché i fedeli siano “ispirati, protetti, salvati nel corpo e nell’anima e rafforzati”. E ancora, mons. Tlhagale ha espresso l’auspicio che “i cuori vengano rinnovati, come è già successo per le migliaia di pellegrini che hanno venerato le reliquie di Santa Teresa”. I sacri resti saranno poi ospitati dalla Casa Madre Teresa, un ospizio in Yeoville, ovvero in un sobborgo di Johannesburg (23 agosto) e dal Regina Mundi di Soweto, dove gli scolari saranno trasportati in autobus per una cerimonia di venerazione (26 agosto). L’iniziativa, lo ricordiamo, è nata da un gruppo di giovani della parrocchia di San Francesco d'Assisi a Yeovil e rientra tra le numerose iniziative promosse dalla Chiesa cattolica sudafricana per i Mondiali di calcio che si concluderanno domani a Johannesburg, con la finale tra Spagna e Olanda. Da notare che, per l’occasione, è stato creato anche un sito Internet dedicato all’evento wwwsttheresesouthafrica2010.com ed una relativa pagina sul social network di Facebook. (I.P.)

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    Accorato appello di pace dei vescovi della Repubblica Dominicana

    ◊   È un forte appello alla pace quello lanciato dalla Conferenza episcopale dominicana al termine della 48.ma Assemblea plenaria, svoltasi a Santo Domingo dal 4 al 9 luglio. Nel messaggio conclusivo dei lavori - a firma del presidente, cardinale Nicolás de Jesús López Rodríguez - i presuli tracciano un quadro del Paese. Lamentano “con tristezza e preoccupazione l’escalation di violenza” pur riscontrando una maggiore maturità nei fedeli, evidente “nell’impegno alla solidarietà e nella maggiore profondità di fede.” “Ci addolora soprattutto – scrivono i presuli – vedere che persino i giovani arrivano a calpestare i comandamenti di Dio, versando il sangue del prossimo”. Quindi, la Conferenza episcopale dominicana ricorda i tanti appelli alla pace lanciati in passato, tutti con l’obiettivo di “toccare il cuore dei dominicani, cercando di correggere e prevenire quei gesti che offendono il Signore, sviliscono e rovinano la nostra condizione umana”. In particolare, i vescovi richiamano il Messaggio diffuso nel febbraio scorso, in cui scrivevano: “È scandaloso il numero crescente di morti violente per un regolamento di conti, per atti di violenza, per problemi legati al mondo della droga, per imprudenza sulla strada, per mano di sicari prezzolati o a causa di suicidio”. Per questo, i vescovi dominicani esortano i fedeli “a lavorare per la pace”, ponendo fine “alla violenza, inclusa quella verbale. “Rivediamo il nostro comportamento – ribadisce la Conferenza episcopale dominicana – sia al livello personale che istituzionale e vediamo se siamo davvero persone di pace o, al contrario, se siamo seminatori di violenza”. Infine, i presuli ringraziano tutti gli operatori pastorali per “il grande lavoro” compiuto nelle diocesi, “motivo di gioia per tutta la Chiesa”. Le ultime righe del Messaggio contengono poi un atto di affidamento alla Vergine Santissima, “Regina della Pace”, affinché “protegga e assista il Paese nel consolidamento della riconciliazione.” (I.P.)

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    Brasile: la Chiesa lancia un allarme per le violenze contro gli indigeni

    ◊   Il Consiglio Indigenista Missionario (Cimi) presso la sede della Conferenza episcopale a Brasilia ha diffuso un rapporto sulle violenze contro i popoli indigeni del Paese. I dati diffusi si riferiscono al 2009. Si sono registrati sessanta omicidi e 133 casi di violenza provocati da omissione di soccorso da parte del potere pubblico. Il rapporto – si apprende dall’Osservatore Romano - evidenzia anche il crescente processo di criminalizzazione nei confronti dei capitribù e l'intensificarsi di azioni contro gli indigeni impegnati nella difesa del territorio. Il documento è stato presentato dal presidente del Cimi, don Erwin Kräutler, dall'antropologa Lucia Rangel, coordinatrice della ricerca, e dal missionario del Consiglio del Mato Grosso do Sul, padre Egon Heck. Il testo è suddiviso in tre parti: dapprima affronta l'argomento delle violenze contro gli indigeni (omicidi, minacce, atti di razzismo, danni contro il patrimonio). Nella seconda parte tratta delle violenze verificatesi per omissioni da parte del potere pubblico. Un capitolo conclusivo fornisce dettagliate informazioni sulle violenze contro i popoli indigeni isolati o con pochi contatti con l'esterno. Un'attenzione particolare è stata rivolta anche ai danni all'ambiente provocati dalla realizzazione di grandi progetti: centrali elettriche, programmi di ecoturismo, gasdotti, esplorazione minerale, ferrovie e idrovie. Tali opere hanno un impatto negativo sui territori indigeni e condizionano pesantemente la vita di diversi popoli. Il rapporto sulla violenza evidenzia, ancora una volta, il triste primato del Mato Grosso do Sul, dove l'anno scorso si è registrato il 54% degli omicidi. A fare da sfondo a questa violenza continua nei confronti degli indigeni vi sono industriali, imprenditori e latifondisti interessati allo sfruttamento della terra. (M.A.)

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    Progetto Axé: un sms per salvare un bambino brasiliano dalla strada

    ◊   L’obiettivo di Progetto Axé Italia Onlus è il recupero dei meninos de rua in Brasile e il loro reinserimento nella vita sociale. Per questi bambini si può fare molto, a cominciare da un piccolo gesto. Da domani al 25 luglio 2010, - si apprende dal comunicato stampa diffuso dalla stessa associazione - inviando un sms al numero 45593 da tutti i cellulari personali Tim, Vodafone, Wind e 3 sarà possibile donare 1 euro, oppure donare 2 euro chiamando lo stesso numero da rete fissa Telecom Italia In questo modo si aiuta l'associazione a realizzare il progetto "Musica e pace" a Salvador di Bahia. Imparare a desiderare e a sognare: per i bambini che non hanno niente e per gli esclusi è essenziale. È questa la filosofia. Projeto Axé Centro di Difesa e Protezione per bambini e adolescenti è un’organizzazione no-profit nata nel 1990 a Salvador di Bahia (Brasile) ad opera dell’italiano Cesare De Florio La Rocca, con l’obiettivo di recuperare bambini e ragazzi di strada esclusi dalla vita sociale, affettiva e istituzionale, attraverso una consolidata proposta pedagogica di accoglienza e inclusione. Proprio in questo periodo inoltre, per la prima volta, alcuni dei ragazzi di Axé, divenuti artisti straordinari, parteciperanno alla rassegna Umbria Jazz e toccherà proprio a loro l'onore di chiudere il festival, all'Arena Santa Giuliana, con una serata tutta brasiliana "Sons e Movimentos Do Desejo." (M.A.)

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    Indonesia. Nelle Molucche tre morti e cinque feriti per scontri interreligiosi

    ◊   È di tre morti e cinque feriti il bilancio, ancora provvisorio, delle violenze divampate nella notte fra due gruppi di giovani cristiani e musulmani ad Ambon, capitale dell’arcipelago delle Molucche. La polizia è intervenuta per sedare i tafferugli e il capo della sicurezza invita i due fronti alla calma. In passato le Molucche sono state teatro di scontri confessionali che hanno causato migliaia di vittime e la distruzione di centinaia di chiese e moschee. Fonti locali riferiscono ad AsiaNews che le violenze sarebbero frutto di un conflitto latente fra cristiani e musulmani, che il fragile trattato di pace sottoscritto nel 2002 non ha saputo risolvere, ma finora non si conoscono i motivi che hanno portato agli scontri di ieri. Gli incidenti sono divampati all’1.30 di notte fra i villaggi di Batu Merah Dalam e Batu Merah Kampung, situati nel sotto-distretto di Sirimau (Ambon). Le forze di sicurezza hanno sinora identificato una vittima, Arman Syukur, giovane di 21 anni. Fra i feriti vi sono anche un soldato e un funzionario di polizia. Le autorità hanno rafforzato i controlli nell’area per scongiurare il pericolo di ulteriori violenze. La tensione resta alta e non si escludono nuovi scontri fra cristiani e musulmani. Il generale di brigata Totoy Herawan Indra, capo della polizia delle Molucche, invita i due fronti alla calma: “tutto questo va fermato” aggiunge il militare, accorso sul luogo dell’incidente. H. Awat Tenate, capo del villaggio di Negri Batu Merah, invita la polizia a stanziare più truppe nell’area. La zona già nei giorni scorsi è stata teatro di tafferugli, questa volta causati dal tifo estremo per le nazionali di calcio impegnate nel Mondiale in Sudafrica. In particolare, si sono registrati scontri durante la sfida valida per i quarti di finale fra l’Olanda e il Brasile. Fra il 1999 e li 2001 nelle Molucche si è combattuta una guerra sanguinosa fra cristiani e musulmani. Migliaia le vittime delle violenze, centinaia le chiese e le moschee distrutte, migliaia le case rase al suolo, quasi mezzo milione i profughi. Nel febbraio del 2002 è stata sottoscritta una tregua fra i due fronti – nella zona cristiani e musulmani si equivalgono – firmata a Malino, nelle Sulawesi del Sud, attraverso un piano di pace favorito dal governo. (R.P.)

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    Pakistan: gli studenti delle minoranze religiose, vittime di discriminazioni

    ◊   In Pakistan gli studenti delle minoranze religiose, fra cui i cristiani, sono vittime di emarginazione, discriminazioni ed episodi di violenze a causa della loro fede. Sono proprio gli istituti governativi - riferisce l’agenzia Asianews - i luoghi in cui avvengono la maggior parte delle violazioni, compiute sia dai compagni di classe che dai professori. Il meccanismo a difesa delle minoranze risulta fragile e non salvaguarda i loro diritti. Per questo giovedì scorso la Pakistan Minorities TeachersAssociation (Pmta) ha inviato una lettera a Iftikhar Muhammad Chaudry, a capo del sistema giudiziario del Paese, invitandolo a prendere “iniziative personali” contro il Ministro federale per l’Istruzione. Egli avrebbe infatti “violato i diritti degli studenti delle minoranze, tra cui cristiani, indù, sikh e ahmadi.” Gli attivisti a difesa delle minoranze, auspicano una riforma del sistema e un cambio di mentalità che permetta anche ai cristiani, insieme alle altre minoranze, di potenziare il livello di istruzione (solo il 19% è alfabetizzato) e migliorare la qualità di vita. (M.A.)

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    Messico: appello dei vescovi per l'uragano Alex. Distrutte anche molte chiese

    ◊   L’uragano Alex che ha colpito il Messico ha causato gravi danni alle popolazioni negli Stati di Nuevo Léon, Tamaulipas e Coahuila. La lista delle vittime e dei danni è pesante nonostante le misure di sicurezza e i sistemi di prevenzione siano stati attivati in tempo. L’Osservatore Romano riprende le parole dell'arcivescovo di Tlalnepantla, monsignor Carlos Aguiar Retes e del vescovo ausiliare di Texcoco, monsignor Víctor René Rodríguez Gómez che chiedono non solo assistenza immeditata nella prima fase di emergenza ma soprattutto di accompagnare la riabilitazione e la ricostruzione delle comunità colpite in modo che gli abitanti possano tornare alla vita normale. Le chiese particolarmente colpite dall'uragano si trovano nell'arcidiocesi di Monterrey e nelle diocesi di Piedras Negras, Nuevo Laredo, Matamoros e Ciudad Victoria. Della distribuzione dei beni tanto necessari in questi momenti si occuperanno le diocesi più vicine alle regioni colpite in modo da evitare spese di trasporto inutili. Chi vorrà offrire un contributo economico alle popolazioni colpite potrà effettuare un versamento alla Caritas messicana. (M.A.)

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    Conferenza nazionale diocesana in Bolivia: da valorizzare il ruolo del sacerdote

    ◊   “Senza di me, non potrai fare nulla”: questo versetto del Vangelo di Giovanni (15, 5) ha interessato la riflessione della Conferenza nazionale diocesana della Bolivia (Cbcd). Nel Messaggio diffuso per i suoi 25 anni di attività, la Conferenza boliviana ringrazia i fedeli per la fiducia accordata ai sacerdoti, poiché – si legge nel messaggio – “noi siamo testimoni delle tante difficoltà che il Paese vive in questo momento”. Per questo, il documento esorta i religiosi “a perseverare uniti nella fede al Dio della vita, valorizzando la vocazione sacerdotale con amore e rispetto, come un dono al servizio della verità, della giustizia, dell’amore e della pace”. Quindi, la Conferenza diocesana ricorda le parole di Benedetto XVI: “Il sacerdote rappresenta Cristo, continua la sua missione attraverso le parole ed i sacramenti. Il sacerdote è chiamato ad essere ministro di questo grande ministero, nei sacramenti e nella vita.” La Conferenza diocesana chiede poi ai fedeli di pregare “per le vocazioni sacerdotali e religiose, perché la fede si rafforzi, poiché oggi più che mai abbiamo bisogno di sacerdoti santi, di uomini di fede, solidali con i poveri, misericordiosi con i sofferenti, vicini ai dolori della gente, rispettosi di coloro che ad essi si affidano.” Infine, guardando all’esempio di Maria, “discepola missionaria per eccellenza”, la Cbcd prega Dio affinché conceda “la misericordia di fronte alla miseria umana, ispirando ai sacerdoti i gesti e le parole opportune di fronte ai fratelli soli, indifesi, sfruttati e disperati.” (I.P.)

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    A York gli Anglicani discutono sulle donne vescovo

    ◊   Il Sinodo generale della Chiesa d’Inghilterra è riunito da ieri presso l’Università di York, con un’agenda incentrata sulla legislazione per l’ordinazione episcopale delle donne; dopo la conclusione dello studio della bozza da parte del “Comitato di Revisione”, il documento viene ora sottoposto al Sinodo Generale, che potrà emendare la sostanza della legislazione prima che sia presentata formalmente alle diocesi e, quindi, nuovamente al Sinodo per l’approvazione finale, probabilmente nel febbraio 2012. Nell’agenda dei vescovi anglicani altri argomenti di riflessione includono l’esame dei rapporti con la Chiesa di Scozia, l’approvazione dell’integrazione al Lezionario feriale ed emendamenti al calendario liturgico e alle collette. Al Sinodo verrà chiesto di deliberare in merito alla costituzione della nuova Commissione “Fede e Ordine”, in sostituzione di tre distinti organismi: la Commissione dottrinale, il Gruppo consultivo “Fede e Ordine” e il Gruppo Teologico della “House of Bishops”, il collegio dei vescovi diocesani e di alcuni suffraganei. Tra i rappresentanti ecumenici sarà presente alla sessione l’arcivescovo dell’Estonia, Andres Poder. Durante i lavori sinodali, funzioni liturgiche e momenti di preghiera si alterneranno alle sessioni in plenaria e agli spazi di dibattito. Nella celebrazione eucaristica di chiusura, l’omelia sarà pronunciata dall’arcivescovo di Canterbury, dr. Rowan Williams, Primate della Comunione Anglicana. (M.V.)

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    Guinea Bissau: con la crescita della popolazione aumentano le sfide per la Chiesa

    ◊   I risultati definitivi del censimento generale della popolazione e delle abitazioni della Guinea Bissau, presentato ieri, apre una nuova pagina anche per una nuova distribuzione dell’assistenza religiosa alle comunità cattoliche nella nazione africana. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides dalla Chiesa locale di Bissau, i dati del censimento generale parlano di una popolazione che è pari a 1.520.830 abitanti, registrando un aumento significativo rispetto all’anno del precedente censimento, il 1991, quando era di 979.203 abitanti. Uno dei membri dell’ufficio statistico, Bessa Victor, ha sottolineato la crescita della popolazione nell’arco degli ultimi 20 anni citando l’esempio dell’ospedale Simão Mendes, che era stato costruito per una popolazione di circa 45 mila abitanti, oggi cresciuti a 60 mila, quindi è insufficiente. Secondo il censimento, il numero dei cattolici si aggira attorno al 20% e la popolazione più giovane è concentrata nei centri urbani. Padre Domingos Cá, vicario generale di Bissau, commentando la presentazione dei dati ha detto che il contesto impone nuove esigenze, "la Chiesa deve rafforzare le sue capacità e la sua presenza". Secondo il sacerdote, i numeri del censimento non sorprendono, in quanti nelle zone urbane negli ultimi anni le comunità cattoliche si sono viste costrette ad aumentare il numero delle celebrazioni delle Messe, e in generale si è assistito ad un aumento dell’affluenza dei giovani alle catechesi per gli adulti. Questo è il terzo censimento generale nella storia della Guinea Bissau: il primo venne effettuato nel 1979, il secondo nel 1991. (R.P.)

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    Padre Colomb nuovo Superiore generale della Società per le Missioni Estere di Parigi

    ◊   Ieri, nella festa di Sant’Agostino Zhao Rong e compagni martiri della Cina, padre Georges Colomb è stato eletto Superiore generale della Società per le Missioni Estere di Parigi (Mep). Nato il 15 giugno 1953 a Saint-Anthéme (diocesi di Clermont, Francia), il nuovo Superiore generale ha studiato diritto, amministrazione economica e sociale, ed ha lavorato come ispettore delle poste per cinque anni, a Lione ed a Nanterre. A 29 anni - riporta l'agenzia Fides - entra in seminario a Parigi, si licenzia in teologia, e nel 1987 viene ordinato sacerdote della Società per le Missioni Estere di Parigi (Mep) con destinazione il mondo cinese. Dopo un periodo di due anni dedicato alla formazione ed all’apprendimento della lingua trascorso a Taiwan, viene inviato in Cina continentale dove insegna lingua francese e civiltà francese. Nel 1998 l’Assemblea generale del Mep lo elegge consigliere del Superiore generale con l’incarico di seguire le vocazioni, i seminaristi ed il volontariato. Nel 2004 l’Assemblea generale lo elegge vicario generale del Mep, restando allo stesso tempo responsabile delle vocazioni e del volontariato. Il servizio di volontariato del Mep invia ogni anno circa 150 giovani a fare esperienza missionaria in Asia e in Oceano Indiano. Un certo numero di loro scopre così la propria vocazione missionaria. Negli ultimi anni 28 volontari, una volta rientrati in Francia, sono entrati nel seminario del Mep ed altri 35 nei seminari diocesani o religiosi; anche diverse ragazze sono entrate dopo l’esperienza missionaria in istituti e congregazioni religiose apostoliche o di vita contemplativa. La Società per le Missioni Estere di Parigi (Mep) ha compiuto da poco 350 di vita al servizio della Missione in Asia: Thailandia, Vietnam, Cina, Cambogia, India, Laos, Giappone, Corea, Malaysia, Singapore, Birmania. Attualmente conta circa 260 sacerdoti e 21 seminaristi in formazione. Nell’anno 2011 sono previste 8 ordinazioni sacerdotali. (R.P.)

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    Francia: incontro del Comitato di dialogo tra la Chiesa cattolica ed il governo

    ◊   Analizzare questioni istituzionali e amministrative comuni sia allo Stato che alla Chiesa e riflettere sui temi di attualità: è stato questo lo scopo del settimo incontro del Comitato di dialogo tra la Chiesa cattolica ed il governo francese che si è svolto a Parigi. La delegazione cattolica era guidata dal nunzio apostolico in Francia, mons. Luigi Ventura, ed includeva, tra gli altri, il presidente ed il segretario generale della Conferenza episcopale, rispettivamente mons. André Vingt-Trois e mons. Antoine Hérouard. Per la parte governativa, invece, erano presenti il Primo ministro François Fillon, insieme ai responsabili degli Esteri e degli Interni, ovvero Bernard Kouchnere e Brice Hortefeux. All’incontro ha assistito anche Stanislas Lefebvre de Laboulaye, ambasciatore di Francia presso la Santa Sede. “Gli argomenti affrontati – informa una nota pubblicata sul sito dei vescovi francesi – sono stati: l’inquadramento giuridico dei laici in missione ecclesiastica; le cappellanie ospedaliere; gli accordi tra la Francia e la Santa Sede e i contratti con gli Istituti superiori di insegnamento cattolico”. Il Comitato ha poi riflettuto “sulla revisione della legge sulla bioetica, sulle politiche di immigrazione ed il diritto di asilo e sulla difesa dei diritti umani e delle minoranze religiose, in particolare dei cristiani del Medio Oriente”. Il Comitato di dialogo tra la Chiesa cattolica ed il governo, lo ricordiamo, è nato nel 2002, durante l’esecutivo di Lionel Jospin, con l’obiettivo di “affrontare, analizzare e, possibilmente, risolvere i possibili problemi relativi ai rapporti tra Stato e Chiesa”. (I.P.)

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    Terra Santa: festa nella comunità multietnica di Eilat per l'amministrazione delle cresime

    ◊   Cinque sudanesi e un sudamericano sono stati cresimati la scorsa settimana ad Eilat, in Terra Santa, da mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo, vicario per Israele del Patriarcato latino di Gerusalemme. Nella sua omelia il presule non ha nascosto la sua emozione per la testimonianza di fede offerta dalla piccola comunità cristiana che ha incoraggiato alla speranza e alla fedeltà a Cristo. Mons. Marcuzzo ha inoltre lodato i fedeli per il coraggio della loro missione: essere testimoni viventi del Vangelo per gli altri. Circa 200 di loro hanno preso parte alla celebrazione testimoniando l’unità nella diversità. La comunità di Eilat, infatti, comprende diverse etnie, con culture e lingue proprie. Nata una decina di anni fa grazie al servizio pastorale di arabi israeliani della Galilea, di giudeo-cristiani e di turisti, ha accolto poi rumeni, nigeriani, ghanesi e polacchi, e ancora sudamericani, filippini, srilankesi ed indiani. Dal 2006 si sono aggiunti sudanesi e oggi ci sono anche etiopici ed eritrei. I più numerosi sono i sudanesi, circa 10 mila persone che hanno storie difficili alle spalle e che per questo, spesso, necessitano di particolari aiuti. La cura pastorale di questa comunità multietnica è affidata a padre Slawomir Abramovski, sacerdote polacco fidei donum, al fianco del quale lavorano due futuri preti del seminario Redemptoris Mater di Korazim, una famiglia polacca in missione e ancora catechisti sudanesi e filippini. La lingua più usata ad Eilat è l’arabo, ma si parla anche in inglese e in ebraico. (T.C.)

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    Al presidente di Signis India, padre Chinnadurai, il Premio internazionale per la pace

    ◊   Aver contribuito a portare la pace e l’armonia nella società: con questa motivazione, nei giorni scorsi, padre Vincent Chinnadurai ha ricevuto il “Premio internazionale per la Pace”. Il religioso è presidente di Signis India e responsabile della Commissione per le minoranze del Governo dei Tamil Nadu. “Uomini e donne che prendono, deliberatamente ogni giorno, decisioni per promuovere l’unità globale e la tolleranza – si legge nella motivazione del premio – vengono scelti come destinatari di questa onorificenza. Il padre Chinnadurai fa parte di questo gruppo esclusivo”. Attraverso la Commissione da lui presieduta, in effetti, il presidente di Signis India ha organizzato vari programmi che hanno avviato un dialogo significativo tra le diverse comunità etniche del Paese, migliorando così la comprensione ed i rapporti reciproci. Il religioso ha anche lavorato molto per la parità dei diritti per tutte le minoranze. Istituito a Parigi nel 1949, il “Premio Internazionale per la Pace” riconosce i migliori risultati ottenuti nel campo della promozione della pace sia a livello locale che internazionale. L’onorificenza vuole premiare i risultati ottenuti in qualunque campo, sia esso politico, religioso, economico od etico. A scegliere i vincitori, è il Consiglio Mondiale per la Pace, un’organizzazione non governativa legata alle Nazioni Unite. (I.P.)

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    Favorire l’integrazione dei portatori di handicap. In Francia un festival dell’Ufficio cristiano per i disabili

    ◊   “Let’s be different”: questo lo slogan del Festival sull’integrazione dei disabili, che si svolgerà a Jambville, in Francia, da oggi al 14 luglio. L’evento è organizzato dall’Ufficio cristiano dei disabili e da altre associazioni cattoliche francesi. Sono invitati tutti i giovani europei portatori di handicap compresi tra i 18 e i 35 anni. L’obiettivo del Festival è trasmettere un messaggio significativo: “i disabili ci aiutano a diventare ‘normali’ – sottolinea mons. Thierry Brac de la Perrière, ausiliare di Lione - Grazie all’incontro con i portatori di handicap, i giovani si trasformano e riscoprono se stessi attraverso relazioni vere e profonde”. Il programma del Festival prevede l’alternanza tra momenti di preghiera e di riflessione e momenti di svago e divertimento. Ogni sera, inoltre, si terrà una veglia con numerose testimonianze mentre una celebrazione eucaristica concluderà l’evento. (M.A.)

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    Usa: gruppo di ricercatori combatte la malaria con organismi marini

    ◊   Secondo un gruppo di ricercatori statunitensi che ha esaminato oltre 2.500 esemplari di organismi marini raccolti ad una profondità di 900 metri, nuovi farmaci per combattere la malaria potrebbero trovarsi nei fondali dell’oceano. E’ stato confermato - riferisce l'agenzia Fides - che 300 di questi organismi contengono sostanze in grado di eliminare il parassita vettore della malattia. “Il potere curativo per una delle malattie più letali al mondo potrebbe trovarsi nelle spugne, nei vermi del mare e in altre creature sottomarine” si legge in una pubblicazione dell’University of Central Florida (Ucf) dopo una ricerca effettuata su esemplari raccolti al largo della costa della Florida negli Stati Uniti con l’aiuto dell’Harbor Branch Oceanographic Institute di Fort Pierce, Florida. “Finora è stato registrato un tasso di incidenza di oltre il 10%” ha dichiarato il dr. Chakrabarti, docente di Biologia e Microbiologia Molecolare dell’Ucf che sta conducendo la ricerca, il quale si è detto abbastanza ottimista dalle premesse di questo progetto, anche se mette in guardia sulla concreta realizzazione di un farmaco fruibile. Il dr. Chakrabarti studia da oltre 20 anni le cure per le malattie portate dalle zanzare, e ha optato per il vasto potenziale biologico ancora inesplorato dell’oceano in quanto gli attuali farmaci stanno diventano sempre meno efficaci e la malaria continua ad uccidere. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità circa 3.3 miliardi di persone, la metà dell’intera popolazione mondiale, è a rischio malaria, e circa 1 milione di persone in tutto il mondo muoiono ogni anno. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Tensione Libia-Israele: Tripoli invia nave umanitaria a Gaza

    ◊   Attraccherà, alla fine, in Egitto, a quanto pare, la nave libica carica di aiuti umanitari per la Striscia di Gaza salpata ieri dalla Grecia con l’intenzione di aggirare l’embargo israeliano. A bordo ci sono anche alcuni attivisti. I particolari nel servizio di Roberta Barbi
     
    Non forzerà il blocco israeliano e non arriverà a Gaza, sembra, la nave “Speranza”, battente bandiera moldava, ma facente capo alla fondazione umanitaria libica presieduta dal figlio di Gheddafi, partita ieri dalla Grecia. Il ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman, dopo due colloqui telefonici con i suoi omologhi greco e moldavo, è riuscito, infatti, a ottenere che la nave attracchi nel porto egiziano di El Arish, dal quale il viaggio degli aiuti umanitari continuerà via terra. La nave trasporta un carico pari a duemila tonnellate di derrate alimentari e beni di prima necessità e a bordo ci sono anche personaggi del mondo politico libico e arabo. Già alla vigilia della partenza, Israele aveva chiesto all’Onu di bloccare la nave “Speranza”, avvertendo che, in caso contrario, la Marina militare avrebbe ricevuto l’ordine di intercettarla e di condurla al porto di Ashdod, a sud di Tel Aviv. Il governo israeliano ha bollato l’iniziativa libica come un’impresa dagli “intenti provocatori”, ricordando di aver recentemente aumentato il volume degli aiuti diretti alla popolazione della Striscia di Gaza e ribadendo che l’embargo marittimo è indispensabile per impedire la fornitura di armi ad Hamas. Non è ancora chiaro, in realtà, se gli organizzatori libici rispetteranno la disposizione: il timore, in caso contrario, è che si verifichi una situazione analoga a quella della “Freedom Flottiglia”, la nave in cui, a fine maggio, morirono 9 cittadini turchi.

     
    L’Onu condanna "l'attacco" contro la corvetta sudcoreana
    Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha adottato ieri all’unanimità una dichiarazione in cui condanna, definendolo un “attacco” e non un incidente, l’affondamento a fine marzo della corvetta sud coreana Cheonan, ma senza imputarlo direttamente alla Corea del Nord. Di “vittoria diplomatica” parla Pyongyang, che ha sempre respinto ogni responsabilità nell’accaduto e che si è detta pronta a collaborare per tornare al negoziato a sei sul nucleare. Per la Casa Bianca la dichiarazione dell’Onu costituisce un forte avvertimento alle provocazioni della Corea del Nord. Soddisfatta Seoul. Da New York ci riferisce Elena Molinari

    La mancata indicazione di un colpevole ha permesso al Consiglio di ottenere il consenso della Cina. Il Consiglio ha anche cercato così di non compromettere un ritorno di Pyongyang al tavolo negoziale a sei, che mira a porre fine al programma nucleare nordcoreano. La dichiarazione del Consiglio, che è stata frutto di mesi di elaborazione, non esita, però, a definire l’affondamento della corvette e l’uccisione di 46 marinai, “un attacco”, escludendo così la possibilità che venga archiviato come un incidente. Il test è una dichiarazione del presidente del Consiglio di sicurezza, che ha meno peso di una risoluzione, tanto che l’ambasciatore nordcoreano l’ha chiamata “una grande vittoria diplomatica”. Ma i diplomatici coinvolti, a partire dall’ambasciatrice americana Susan Rice, hanno sottolineato comunque che il messaggio che manda la Corea del Nord è forte e chiaro. Pyongyang deve cambiare il suo comportamento nei confronti della comunità internazionale.
     
    Pakistan
    Si continua a morire in Pakistan: oggi 15 sospetti integralisti islamici sono rimasti uccisi nei bombardamenti dell’aviazione militare lungo il confine con l’Afghanistan. Inoltre, scontri fra talebani e forze di sicurezza, nel nordovest del Paese, hanno causato in tutto 28 morti e 8 feriti. Sale, infine, a oltre 100 morti e 111 feriti il bilancio dell’attentato di ieri nella zona tribale di Mohmand Agency. L’attacco è stato rivendicato dalla principale organizzazione di talebani del Paese, in lotta con il governo di Islamabad. Dura la condanna del presidente Karzai che ha offerto al vicino Afghanistan una “stretta collaborazione nella lotta al terrorismo”.
     
    Afghanistan
    Almeno una persona è morta oggi a Kandahar per l’esplosione di un carico di esplosivo sistemato su una motocicletta parcheggiata vicino a un bazar. Lo comunica la polizia. Nel frattempo, la Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) della Nato ha ammesso che alcuni colpi di artiglieria sparati giovedì scorso nel distretto di Jani Khel, nella provincia orientale di Paktiya, hanno causato sei vittime civili. In un altro comunicato, inoltre, l’Isaf ha informato della morte di due militari in seguito all’esplosione di altrettanti ordigni rudimentali nel sud del Paese.
     
    Cina
    Oltre 64 tonnellate di prodotti adulterati con melamina sono stati ritrovati in una fabbrica della provincia nordoccidentale del Qinghai, in Cina. La sostanza, proveniente da quantità precedentemente sequestrate, mai distrutte e poi tornate sul mercato nero, è la stessa che nel 2008, aggiunta al latte in polvere, causò la morte di sei bambini e l’intossicazione di altri 300mila. Il governo ha promesso nuovi controlli con squadre create appositamente.
     
    Iran - lapidazione
    La magistratura iraniana ha deciso di rivedere la condanna a morte per lapidazione di Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna accusata di adulterio per la quale, negli ultimi giorni, c’era stata una grande mobilitazione internazionale. Il giudice ha parlato di “pene sostitutive al posto della lapidazione”, senza, tuttavia, specificare quali.
     
    Iran – allarme caldo
    Tre giorni di chiusura forzata, da oggi a lunedì, per gli uffici pubblici di quasi tutto l’Iran, a eccezione delle province del nord e del nordovest del Paese, a causa dell’allarme caldo. Le temperature, infatti, a Teheran e altrove, si manterranno in questi giorni intorno ai 40°. La decisione è stata presa per evitare disagi alla popolazione e limitare il consumo di energia. Resteranno aperte, le banche e le aziende private.
     
    Algeria
    Gli abitanti della Cabilia, regione berbera dell’Algeria, hanno dato vita oggi a una marcia di protesta della lunghezza di 30 km contro i sequestri di imprenditori locali compiuti dai terroristi di al Qaeda, i quali chiedono spesso ai commercianti anche il pagamento di tangenti. La manifestazione è partita dalla città di Tizi Ouzou e si è conclusa nel villaggio di Fariha.
     
    Accordo Libia-Niger
    Grazie a un accordo tra Libia e Niger ratificato il mese scorso, 240 detenuti nigerini sono stati rimpatriati e altri 60 aspettano di tornare in Niger. Alcuni di loro, avendo terminato di scontare la propria pena, sono stati messi in libertà. Sospese anche le pene capitali per alcuni che erano stati condannati a morte dalla giustizia libica.
     
    Usa – marea nera
    Sono iniziate oggi nel Golfo del Messico le operazioni di sostituzione, da parte della Bp, del tappo che blocca la falla sul fondo marino. Da lunedì il nuovo tappo, che ha una capacità di contenimento e aspirazione maggiore del precedente, dovrebbe entrare in funzione; poi si procederà con la soluzione definitiva: la creazione di due pozzi collaterali d’emergenza.
     
    Usa-Medio Oriente
    Il presidente Usa Barack Obama ha telefonato al presidente dell’Anp, Abu Mazen, per aggiornarlo sull’esito dei recenti colloqui a Washington con il premier israeliano Netanyahu e per testare la sua disponibilità a intraprendere negoziati diretti tra isaeliani e palestinesi. Abu Mazen ha ribadito il proprio impegno a lavorare per “un processo di pace serio” che porti alla “costituzione di uno Stato palestinese indipendente”. Netanyahu ha ipotizzato che, se i negoziati iniziassero subito, si potrebbe arrivare a un accordo entro un anno.
     
    Usa-Russia
    Si è concluso felicemente all’aeroporto di Vienna lo scambio di prigionieri tra Usa e Russia. Le 10 spie russe, dichiaratesi colpevoli, sono state espulse dagli Stati Uniti e sono già arrivate a Mosca; in cambio la Russia ha liberato una decina di cittadini russi in carcere da diversi anni perché ritenuti colpevoli di essere agenti della Cia.
     
    Kosovo
    Continua a salire la tensione nel nord del Kosovo, dove è maggiore la presenza di serbi tra la popolazione. Dopo l’annuncio, da parte del ministro dell’Interno kosovaro, dell’invio di unità speciali di polizia per ripristinare l’ordine, il presidente serbo Boris Tadic ha reagito duramente, definendo la decisione “un’aperta dichiarazione di guerra”.
     
    Albania
    Una forte scossa di terremoto di magnitudo 5.6 sulla scala Richter è stata avvertita intorno a mezzanotte in Albania, con epicentro localizzato fra Tirana e Durazzo. La popolazione, impaurita, si è riversata per le strade, ma non si segnalano vittime né danni.
     
    Italia – manovra finanziaria
    Via libera alla manovra finanziaria da parte della Commissione Bilancio del Senato: il testo martedì arriverà in aula a Palazzo Madama con probabile approvazione definitiva giovedì 15 luglio attraverso il voto di fiducia. Sul piano politico, rottura tra governo e Regioni: molti governatori si sono detti pronti a rimettere le deleghe se il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti manterrà il punto. L’accordo, invece, sembra essere raggiunto con Comuni e Province.
     
    Italia: sequestrato ai Casalesi il Lago d’Averno
    Ci sono un ristorante, un agriturismo e addirittura lo storico Lago D’Averno, a Pozzuoli, narrato nelle opere di Virgilio e Dante, tra gli immobili del clan dei Casalesi posti sotto sequestro preventivo dalla Dia di Napoli. Il valore di mercato totale si aggira sui 15 milioni di euro. La legge sull'uso sociale dei beni confiscati alle mafie consente ad associazioni come Libera di avviare, su questi, imprese che creino posti di lavoro e diffondano la cultura della legalità. Come la cooperativa nata qualche giorno fa a Catania, che produrrà olio, conserve e farine. Ce ne parla da Palermo Alessandra Zaffiro
     
    Dai terreni confiscati ai boss agli scaffali del consumo critico, grazie alla cooperativa costituita lo scorso 23 giugno nella città etnea e intitolata alla memoria di Beppe Montana, il commissario catanese ucciso da Cosa Nostra, a Palermo, nel 1985. Olio, conserve e farine saranno commercializzati col marchio “Libera terra”. La cooperativa è la prima di Libera su terreni delle provincie di Catania e Siracusa. Quattro giovani soci che presto diventeranno sei, selezionati per bando pubblico, curato dalle prefetture di Catania e Siracusa, in collaborazione con Libera, gestiranno terre e strutture appartenute alla famiglia dei Riela e ai loro fiancheggiatori provenienti da confische esecutive della fine degli anni ’90. Appezzamenti per un totale di 75 ettari, rimasti a lungo inutilizzati, ora ceduti in comodato d’uso dai comuni di Belpasso, Ramacca, Motta Sant’Anastaia e Lentini, che ne manterranno la proprietà. I terreni saranno coltivati in regime biologico, secondo le rispettive vocazioni tradizionali: dall’agrumeto all’uliveto, dall’ortivo al seminativo. Intanto, sono già iniziati a Belpasso i campi di volontariato di “Estate Liberi”, dedicati ai gruppi che presteranno servizio per il recupero di un casolare di campagna, in contrada Casa Bianca. In arrivo oltre cento volontari fino a Ferragosto. (Panoramica Internazionale a cura di Roberta Barbi)
     

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 191

     
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