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Sommario del 09/07/2010
Il Papa nomina mons. De Paolis delegato pontificio per i Legionari di Cristo: breve commento di padre Lombardi
◊ Il Papa ha nominato oggi un delegato pontificio per la Congregazione dei Legionari di Cristo: si tratta dell’arcivescovo Velasio De Paolis, scalabriniano, presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede. La nomina del delegato era stata annunciata il primo maggio scorso da un comunicato diffuso dopo la riunione svoltasi in Vaticano con i cinque vescovi incaricati della visita apostolica ai Legionari. Ascoltiamo in proposito il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi:
Il delegato del Santo Padre per la Congregazione dei Legionari di Cristo, mons. De Paolis, conserva attualmente anche la sua funzione di presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede. Egli incontrerà personalmente al più presto gli attuali superiori della Congregazione dei Legionari. Sarà il delegato stesso, nella sua nuova funzione, a comunicare anzitutto ai Legionari e a stabilire modi, tempi e forme di comunicazione degli aspetti principali del mandato ricevuto dal Santo Padre, come pure della prevista costituzione della Commissione per lo studio delle Costituzioni della stessa Congregazione. Lo spirito di questi provvedimenti del Santo Padre, come era stato detto nel Comunicato del primo maggio scorso, è quello di accompagnamento e di aiuto da parte della Chiesa nel cammino impegnativo di purificazione e rinnovamento che attende la Congregazione.
Altre nomine
◊ Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Eisenstadt (Austria), presentata da mons. Paul Iby, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Ägidius Zsifkovics, finora segretario generale della Conferenza episcopale austriaca, responsabile della Sezione per il gruppo linguistico croato nella Curia diocesana di Eisenstadt, direttore della rivista diocesana per i fedeli croati “Glasnik” e parroco di Wulkaprodersdorf. Mons. Zsifkovics è nato a Güssing (diocesi di Eisenstadt) il 16 aprile 1963. E’ stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1987 per la diocesi di Eisenstadt. Ha conseguito il Dottorato in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Gregoriana.
Il Santo Padre ha nominato vescovo di Palencia, in Spagna, mons. Esteban Escudero Torres, finora vescovo tit. di Tala ed ausiliare di Valencia. Nato a Valencia il 4 febbraio 1946, è stato ordinato il 12 gennaio 1975. Conseguita la Licenza in Teologia presso la Pontificia Università di Salamanca, ha ottenuto poi il dottorato in Filosofia presso la Pontificia Università Gregoriana. A Valencia ha ricoperto i seguenti incarichi: vicario parrocchiale di La Asunción, di Carlet (1975-1978); coordinatore dell’Insegnamento religioso scolastico nelle Scuole Primarie, Superiori e Universitarie dell’arcidiocesi (1986-1990); direttore dell’Istituto diocesano di Scienze Religiose (1994-2000); canonico della Cattedrale (1999-2000); professore di Filosofia nella Facoltà di Teologia San Vicente Ferrer (1992-2000); professore della Sezione di Valencia del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia (1996-2000). Il 17 novembre 2000 è stato nominato vescovo titolare di Tala ed ausiliare di Valencia. Ha ricevuto l’ordinazione il 3 gennaio 2001.
Accordo Santa Sede-Land Niedersachsen sulla posizione giuridica di alcune scuole cattoliche
◊ Nel pomeriggio del 28 giugno scorso, nella sede della nunziatura apostolica a Berlino, il nunzio apostolico in Germania, mons. Jean-Claude Périsset, e l’allora ministro-presidente del Land Niedersachsen, signor Christian Wulff, hanno proceduto allo scambio degli Strumenti di ratifica dell'Accordo, che era stato firmato il 6 aprile 2010, per modificare il § 6 dell'Allegato al Concordato fra la Santa Sede e il Land Niedersachsen del 1965 e regolare la posizione giuridica di alcune scuole cattoliche gestite dalle diocesi di Hildesheim, Osnabrück e Münster nel medesimo Land. Presenti alla cerimonia erano alcuni deputati della Dieta del Land Niedersachsen e una rappresentanza degli insegnanti e studenti delle scuole interessate dall'Accordo. Con il personale della nunziatura era anche mons. Felix Bernard, capo dell'Ufficio Cattolico del Niedersachsen. Come è noto, il 30 giugno scorso Christian Wulff è stato eletto nuovo presidente della Repubblica Federale Tedesca.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ In prima pagina, un articolo dedicato ad Haiti, a sei mesi dal terribile sisma che ha devastato l’isola, provocando la morte di oltre 230mila persone.
Nel pezzo “di spalla”, sempre in prima pagina, un articolo di Carlo Bellieni sull’aborto: “Tante tecniche ma poche ragioni, quando ci si cura solo delle conseguenze”.
Per l’informazione internazionale, un titolo che allude ai Mondiali di calcio in corso: L’Africa cerca il goal dell’istruzione scolastica. Nonostante alcuni significativi successi nelle campagne di scolarizzazione degli ultimi anni, ancora oggi, secondo dati forniti dall’Unesco, nell’Africa subsahariana 32 milioni di bambini non vanno a scuola.
In evidenza, nelle pagine del Servizio Vaticano, “Il rispetto dei cristiani in Terra Santa misura di democrazia e solidarietà” un’intervista di Nicola Gori in cui l'arcivescovo Vasil’ traccia un bilancio della recente assemblea della Roaco, la Riunione Opere Aiuto Chiese Orientali.
Nelle pagine centrali del giornale, dedicate alla cultura, un appello dell’architetto Paolo Portoghesi: non abbandoniamo la Cappella della Sindone. A vent’anni dall’incendio il capolavoro architettonico di Guarini attende ancora un organico progetto di restauro.
Per concludere, un articolo di Nunzio Primavera ricorda il primo centenario della nascita di Paolo Bonomi, sindacalista e politico cristiano. Fondatore e primo presidente della Coldiretti, durante la sua lunga carriera politica cercò di realizzare il disegno di promozione sociale delle campagne ispirato da Pio XII e Alcide De Gasperi; “Nei campi a scuola di democrazia” è il titolo del ritratto dedicato a Bonomi.
Cuba: dopo l'annuncio della liberazione di 52 dissidenti, Fariñas sospende lo sciopero della fame
◊ A Cuba il dialogo tra governo e comunità internazionale, e in particolare tra autorità cubane e Chiesa Cattolica, ha portato ad importanti sviluppi. Tra questi l’annuncio della prossima liberazione di decine di dissidenti politici e la sospensione dello sciopero della fame da parte del giornalista Guillermo Fariñas che lo scorso 23 febbraio aveva iniziato un digiuno ad oltranza per richiedere il rilascio dei prigionieri in precarie condizioni di salute. Ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco, il giornalista della nostra emittente Luis Badilla, esperto di questioni latinoamericane:
R. – Sono state dunque annunciate per i prossimi due-tre mesi, 52 liberazioni: alcune sono già in corso in queste ore; alcuni si stanno preparando a lasciare il Paese perché hanno scelto di andare in Spagna. Lo hanno chiesto loro stessi … C’è stato anche un ruolo importante della comunità internazionale, in questa fase finale, quasi a sigillare i negoziati e tutta la mediazione …
D. – Da Cuba arriva anche la conferma della notizia che il dissidente Fariñas ha sospeso lo sciopero della fame: come interpretare questa notizia?
R. – E' un’ottima notizia! Ogni vita umana risparmiata non può che essere una gioia per tutti noi, per l’umanità intera! Anche perché quest’uomo, dopo 135 giorni di sciopero della fame e della sete, è in condizioni gravissime. Speriamo che i medici, che lo hanno accudito in queste settimane, riescano a farlo riprendere e che quindi la sua vita sia veramente e definitivamente salva. Una notizia buona per Cuba, per il suo popolo e per tutti noi!
D. – Quale rapporto, quale relazione tra questa notizia e quella della liberazione di 52 detenuti dissidenti politici?
R. – Non c’è ombra di dubbio che la sospensione dello sciopero della fame da parte del giornalista dissidente Fariñas abbia un rapporto diretto con queste liberazioni: infatti, protestava con lo sciopero della fame perché voleva e chiedeva insistentemente la liberazione dei dissidenti politici. Il dialogo avviato tra il governo del presidente Raul Castro e la Chiesa ha portato a questi importanti passi. Per questo, il rapporto tra l’una e l’altra cosa è diretto e dimostra che si possono raggiungere obiettivi importanti, condivisi senza fare ricorso a proteste estreme; dimostra che il dialogo dà più frutti dello scontro.
D. – E da Cuba, poi, arrivano altri segnali confortanti, altri segnali nuovi: per la prima volta i mezzi di informazione del partito comunista cubano hanno pubblicato un comunicato della Chiesa …
R. – E’ vero: non accadeva da 50 anni. Sia il “Granma”, organo ufficiale del partito comunista, sia “Juventud rebelde”, l’organo dei giovani comunisti cubani, hanno pubblicato integralmente il comunicato del cardinale Ortega in cui confermava di aver saputo dal presidente Raul Castro la disposizione da lui data per queste ultime liberazioni. Questo vuol dire che alla Chiesa cubana, in questo momento, viene giustamente riconosciuto il ruolo che merita: quello di essere una forza spirituale che non rivendica nessun privilegio e nessun potere politico per contribuire alla convivenza sociale, alla pace, e soprattutto per contribuire a trovare – tutti insieme, i cubani, senza interferenze – le soluzioni ai loro grandi problemi. In primo luogo, quello delle libertà fino ad oggi mancanti e poi, in secondo luogo, ma non di minore importanza, quello di poter avere un’economia sulla quale non pesi l’embargo che ha creato gravissime difficoltà alla sopravvivenza di questa Nazione per oltre 50 anni …
Perù: missionario italiano rischia l’espulsione per la sua difesa degli indios dell'Amazzonia
◊ In Perù si fa sempre più difficile la condizione di vita dei missionari stranieri che operano al fianco degli indigeni in difesa dei diritti umani e della foresta Amazzonica. Le autorità li accusano di essere agitatori politici più che operatori pastorali. L’ultimo caso riguarda il passionista italiano Mario Bartolini che rischia di essere espulso dal Paese dopo una lunga vicenda giudiziaria basata sull’accusa di aver istigato gli indios a ribellarsi. Il servizio è di Eugenio Bonanata:
La sentenza non è stata ancora pronunciata. La pubblica accusa ha chiesto 11 anni di carcere. La magistratura locale, il 15 giugno scorso, si è riservata di decidere entro la fine di luglio. Il timore è che anche padre Mario Bartolini, parroco di Barranquita, nella regione del Yurimaguas, dopo oltre 30 anni trascorsi nelle comunità locali del Perù, sarà costretto ad abbandonare il Paese. Una sorte identica a quella di Paul Mc Auley, un lasalliano britannico, che dovrà impugnare il provvedimento di espulsione a suo carico notificatogli lo scorso 2 luglio dopo anni di denunce sul fronte ambientale. Identico anche il quadro accusatorio: le autorità li considerano leader occulti delle proteste indigene degli ultimi tempi, culminate con quelle della primavera del 2009 in cui, dopo l’intervento della polizia, persero la vita decine di persone. I nativi mirano a difendere l’unica risorsa a disposizione: la propria terra, una porzione della foresta Amazzonica in cui vivono 27 tribù per un totale di 11 mila persone. Le autorità, invece - affermano gli indios - in nome dell’Accordo di Libero Scambio con gli Stati Uniti, vogliono disboscare la zona per concederla alle multinazionali del petrolio. Si tratta di 30 mila ettari di terreni che saranno destinati anche alla coltivazione di alberi oleosi per la produzione di biodiesel. Le comunità locali, temono l’inquinamento, e, soprattutto, dopo l’esproprio, la deportazione dai luoghi in cui abitano da molte generazioni. Padre Bartolini ha sempre negato l’accusa di dedicarsi ad attività politiche contro lo Stato e di aver ostacolato i servizi pubblici nel corso della mobilitazione del 2009. “Sono accuse infondate” ha affermato il religioso in una recente intervista concessa al Gruppo missionario parrocchiale di Codroipo (Udine) in cui parla del suo impegno:
“Ci troviamo dinanzi ad un altro problema. Per quelli che hanno il potere economico e il potere politico il pericolo consiste in questo: questi signori hanno intenzione di ridurre la nostra gente in schiavitù. Vogliono togliere la terra alla nostra gente, per darla ad una impresa. Abbiamo fatto nostra la causa della gente umile, che non sa come difendersi. Abbiamo fatto nostra questa causa per coscienza e come sacerdoti. Una causa che ha significato insulti, oltraggi, calunnie. Questo non ci interessa, perché l’importante è salvaguardare e difendere i diritti della nostra gente”.
In questi anni sono stati diversi gli esponenti della Chiesa che hanno appoggiato le rivendicazioni delle popolazioni locali. Tutti, ultimamente, sono finiti nel mirino delle autorità: è così per il vescovo di Yurimaguas, mons. José Luis Astigarraga Lizarralde, per quello di Chulucanas, mons. Turley Murphy Daniel Thomas, e per il sacerdote gesuita Francisco Muguiro.
Aperto in Messico l'Incontro continentale americano di Azione Cattolica
◊ “Vita, pane, pace, libertà. Laici di Azione Cattolica nella città per un mondo più umano” è il tema del VI Incontro continentale americano di Azione Cattolica, iniziato ieri a Città del Messico. Tra gli obiettivi, il confronto sulle esperienze maturate nei Paesi americani, con un occhio attento al mondo giovanile. Davide Dionisi ha chiesto a mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina e assistente generale dell’Azione Cattolica italiana e del Fiac (Forum internazionale di Azione Cattolica), quali sono gli strumenti che i laici di Ac intendono utilizzare per portare a termine questa importante missione?
R. - Il suo strumento principale, che non è uno strumento ma una scelta di vita, è la collaborazione con la comunità cristiana, con la sua gerarchia e con tutta la realtà concreta della vita del luogo. Il secondo è il modello tipico del laico che interviene nel mondo e quindi si fa una lettura seria della realtà da un punto di vista che è quello della centralità della persona umana e dell’annuncio del Vangelo e che, dopo questa lettura, interviene - aiutati dai documenti della Chiesa, aiutati dall’ispirazione del Vangelo - ad offrire spunti di riflessione anzitutto, ma anche attività concrete ed impegni precisi dei laici sia all’interno della Chiesa che - ed è quello che in realtà interessa di più all’Azione Cattolica - nelle realtà sociali.
D. - Si parte dal Documento di Aparecida per questo nuovo piano di umanizzazione del mondo. Quali sono i passi che intendete valorizzare del contributo del Celam?
R. - Noi intendiamo prendere soprattutto quattro parole, che sono “la vita”, “il pane”, “la pace” e “la libertà”. Si tratta di entrare in un mondo che è in realtà pieno di contraddizioni: il problema della vita è un problema assolutamente centrale, perché a seconda di come la si coglie, la si accoglie, la si pensa, la si serve, ne deriva tutto un modo di gestire i rapporti tra le persone, l’economia e lo stesso rispetto della natura. Il pane è veramente il grande problema di molti latinoamericani. La pace è sempre uno dei grandi temi che fanno parte dell’esperienza cristiana, perché è un grande dono di Dio ed è un grande compito dell’uomo. Infine, la libertà: libertà intesa come capacità di fare scelte belle e profonde, di grande valore e quindi porta alla scelta del bene.
D. - A maggio a Cracovia ben 130 rappresentanti delle associazioni di Azione Cattolica di 13 Paesi europei si sono confrontati sullo stesso tema. Che cosa riproporrete di quell’esperienza?
R. - La necessità di ridefinire la propria identità cristiana di laici all’interno della Chiesa. Questo è sempre un tema che non possiamo trascurare: se il laico non viene sostenuto nella sua identità di cristiano, di fedele, di credente, di innamorato di Cristo, di amante della Chiesa, di persona che sa condividere con gli altri l’esperienza della fede e che sa impegnarsi non arriviamo molto lontano! E questo perché creiamo probabilmente soltanto degli esecutori. Qui non si tratta di portare degli esecutori dentro queste tematiche, ma si tratta di aiutare a far esplodere quei doni che Dio ha dato ai laici proprio dentro la vita, partendo da questo modello aggregativo che la Chiesa ha sempre amato e ha sempre sostenuto anche con il Concilio Ecumenico Vaticano II.
Attentato kamikaze in Pakistan: oltre 50 morti
◊ Nuovo attentato nel nordest del Pakistan. Un kamikaze si è fatto esplodere di fronte ad un ufficio pubblico, dove erano in distribuzione sedie a rotelle per portatori di handicap, causando almeno 55 morti. Il terribile attentato è avvenuto nella zona tribale di Mohmand, non lontano dalla frontiera con l’Afghanistan. L’area è una roccaforte dei talebani e più volte è stata teatro di attacchi terroristici. Per un’analisi sulla situazione nel Paese, Salvatore Sabatino ha sentito Elisa Giunchi, docente di Storia ed Istituzioni dei Paesi Islamici presso l’Università Statale di Milano:
R. – La situazione nel Paese è esplosiva anche perché si ha l’impressione che gli attentati e il dilagare delle violenze si stiano estendendo verso Peshawar. Alcuni attentati, poi, negli ultimi anni si sono verificati anche nella capitale e, cosa in un certo senso ancora più preoccupante, nel Punjab, che è il cuore economico del Paese. Se poi si pensa che questa situazione esplosiva, in cui si sommano gruppi molto diversi che hanno obiettivi molto diversi - gente diversa, collegamenti con al Qaeda che vanno ad alimentare la situazione in Afghanistan - il quadro è estremamente grave …
D. – Il governo pakistano ha promesso in settimana una conferenza nazionale per migliorare la lotta antiterrorismo in tutto il Paese. Si riuscirà, secondo lei, a raggiungere qualche risultato nonostante la frammentazione?
R. – Non credo. Sicuramente nel periodo di presidenza Zardari e, ancora prima, negli ultimi anni del presidente Musharraf, c’erano stati alcuni segnali positivi. Soprattutto un maggiore impegno militare nelle aree tribali. Tuttavia si ha l’impressione che non ci si renda pienamente conto ai vertici pakistani – civili e militari – della gravità della situazione e che, soprattutto, continuino ad esserci delle connivenze in alcuni settori dell’esercito, dell’intelligence, in Pakistan, con la militanza. E, probabilmente, l’unica soluzione sarebbe quella di iniziare, da parte della comunità internazionale, a leggere il conflitto per poterlo risolvere alla luce di una prospettiva regionale.
D. – Che valore ha, oggi, il Pakistan negli equilibri geopolitici dell’intera area?
R. – Sicuramente, una posizione centrale. In parte perché è potenza nucleare in un’area che è la più nuclearizzata nel mondo; in parte per il mai sopito conflitto con la vicina India e il tentativo – da parte pakistana – di arrestare l’avanzata regionale ed extra-regionale dell’India, che è iniziata già alla fine degli anni Novanta; in parte anche per la situazione difficile con la Cina, nel senso che la Cina con l’India ha anche dei dissidi confinari che non sono mai stati risolti. Poi, naturalmente, il rapporto con l’Iran, con l’Afghanistan … Quindi, è una situazione veramente molto, molto complessa …
La Commissione Europea promuove i percorsi religiosi nel vecchio continente
◊ Un turismo comunitario: è il nuovo orizzonte aperto in Europa dal Trattato di Lisbona. La Commissione Europea ha pubblicato una “Comunicazione” con cui indica le linee guida per lo sviluppo di un turismo di qualità e sostenibile in tutti gli Stati membri dell’Ue. E ritaglia uno spazio particolare per i percorsi religiosi. La comunicazione, votata il 30 giugno a Bruxelles, è stata presentata stamane a Villa Madama a Roma dal vicepresidente della Commissione Europea Antonio Tajani. C’era per noi Fausta Speranza:
Non più forum nazionali ma un Form europeo del turismo: primo appuntamento a novembre prossimo. Dunque un orizzonte nuovo per l’industria del turismo in Europa, che con 370 milioni di arrivi internazionali nel 2008 ha rappresentato più del 40% della cifra globale. L’obiettivo deve essere rimanere la prima destinazionale mondiale ma soprattutto eccellere. Per questo, il vicepresidente della Commissione Europea Antonio Tajani ha consegnato stamane nell’artistica cornice di Villa Madama i premi Eden, European Destinations of Eccellence, a destinazioni meno note ma che si distinguono per qualità di offerta e cultura. Prima fra tutte Monte Isola nel bresciano. Ma cultura significa anche valori. E nella nuova comunicazione della Commissione Europea si è voluto dare spazio nuovo alla promozione dei percorsi religiosi. Il vicepresidente Tajani domani percorrerà un tratto vicino a Viterbo della Via Francigena proprio per testimoniare questa attenzione:
"Non dobbiamo dimenticare quali sono le radici culturali e storiche dell’Europa, che sono radici cristiane e giudaiche. Abbiamo anche una presenza nel sud della Spagna della cultura islamica. Valorizzare percorsi come la Via Francigena significa poter convincere tante persone a riscoprire se stesse, perché camminare certamente significa poter vedere, poter pensare. Migliaia e migliaia di pellegrini hanno percorso questa strada, partendo da Canterbury, per arrivare fino a Roma e credo che questo percorso da un punto di vista storico, culturale, religioso e spirituale, possa essere ancora oggi ripercorso per rigenerare la propria anima e il proprio spirito, per vedere tante belle cose e per scoprire anche le vestigia di cui noi siamo eredi e che dobbiamo conservare nel modo migliore".
In corso la novena dedicata alla Madonna del Carmine
◊ È iniziata mercoledì scorso in tutte le chiese carmelitane, la novena dedicata alla Madonna del Carmine, che il calendario liturgico ricorda il 16 luglio. A Roma la ricorrenza è particolarmente sentita nella parrocchia di Santa Maria in Traspontina, da dove domenica prossima, dopo la Messa celebrata alle 17.30 dal vescovo ausiliare Benedetto Tuzia, si snoderà la processione del simulacro della Vergine tra Borgo Pio e Borgo Angelico. Maria, dunque, è al centro del carisma dei Carmelitani, che vogliono essere comunità accogliente in mezzo alla gente. Tiziana Campisi ne ha parlato con padre Fulvio Garroni, religioso carmelitano della comunità di Jesi, nelle Marche, alla quale è affidata la cura pastorale del santuario della Madonna delle Grazie.
R. - Il nostro carisma è quello di una comunità orante in mezzo al popolo. Quindi il carmelitano, innanzitutto, è colui che trova spazio e tempo per stare dinanzi a Dio. Questo poi deve portarlo coraggiosamente in mezzo al mondo con umiltà, in modo particolare all’ascolto della gente.
D. – Lei vive a Jesi, nelle Marche. Che tipo di legame ha con la gente, con i fedeli?
R. - Mi trovo molto bene, anche perché cerchiamo proprio di sviluppare la spiritualità carmelitana. Come diceva Giovanni Paolo II i santuari sono “la chirurgia dello spirito” e qui noi confessiamo tutti fedeli che vivono in questa zona. Per cui c’è questo rapporto di direzione spirituale con i fedeli e questo è un buon rapporto. Come dice San Paolo “dobbiamo associarci alla passione e morte di Cristo”. Quindi provi a entrare nel cuore della gente, nelle situazioni particolari, ci sono anche momenti non facili da superare. La vita religiosa, da una parte, è una vita bella perché si vive in una comunità e quindi abbiamo modo di poter dialogare, vederci, confrontarci, però poi la vita comunitaria è anche “maxima poenitentia” - come si dice - e ci sono anche difficoltà da superare. Però con l’aiuto di Dio e della Madonna emergono sempre le cose più belle.
Venezuela: solidarietà dei vescovi al cardinale Urosa
◊ L’apertura ieri, a Caracas, della 94.ma Assemblea Plenaria della conferenza episcopale del Venezuela, è stata un’ulteriore occasione per rinnovare all’arcivescovo della capitale, cardinale Jorge Urosa, l’affetto e la solidarietà da parte di tutti i presuli venezuelani. Dopo i recenti attacchi che il cardinale Urosa ha subito negli ultimi giorni da parte del presidente Hugo Chávez, l’arcivescovo di Maracaibo, mons. Ubaldo Ramón Santana Sequera, ha espresso la propria “condanna” riferendosi agli “aggettivi ingiuriosi” con cui il capo di Stato venezuelano si è rivolto al porporato. L’arcivescovo ha detto che colpisce “sia la maleducazione sia l’umiliazione” nelle parole del presidente del Venezuela. L’arcivescovo di Maracaibo ha espresso solidarietà anche a mons. Mario Maronta, vescovo di San Cristóbal, anche lui attaccato con ingiurie, “nel meschino tentativo” di farlo considerare “distante dagli altri presuli”. Mons. Ubaldo Santana ha poi ricordato i principali temi che i vescovi tratteranno fino a domenica durante i lavori dell’Assemblea Plenaria. In particolare, l’applicazione sia del Concilio Plenario del Venezuela sia delle istruzioni per la Missione continentale in corso. Altri temi sono i nuovi modelli di catechesi, la preparazione per il matrimonio, la situazione del sistema educativo nazionale con particolare riferimento all’educazione e alla formazione religiosa. Sulla realtà nazionale i vescovi si occuperanno soprattutto di alcuni aspetti legati alla crisi, come ad esempio la povertà, la violenza, la disoccupazione e le grandi sfide che pongono al Paese le elezioni parlamentari del prossimo 26 settembre. Il Venezuela – ha concluso mons. Ubaldo Santana - ha urgente bisogno di una pausa di riflessione per guardarsi dentro e capire cosa stia deteriorando il tessuto sociale e, in particolare, cosa sia possibile fare, tutti insieme” per costruire una società con persone “capaci di convivere in pace, libertà e rispetto”. (A cura di Luis Badilla)
Il cardinale Danneels: querela per violazione del segreto istruttorio. Grottesche insinuazioni dei media
◊ “La foto ritrovata nel pc del cardinale, al pari della documentazione Dutroux sequestrata nell’arcivescovado, non sarà al momento oggetto di inchiesta”: è quanto ha dichiarato il portavoce della Procura del Belgio, Jean Marc Meiller, citato da un quotidiano on line, a proposito dell’immagine “di una bambina nuda di meno di dieci anni” ritrovata nel personal computer del cardinale Godfried Danneels. La foto è stata scaricata automaticamente nei file temporanei durante una visita sul sito della televisione Vrt, spiegano dalla Procura, e faceva parte di una serie di istantanee legate ad un concorso per artisti dilettanti. Il porporato è stato interrogato martedì scorso come testimone nell’ambito dell’inchiesta aperta dalla Procura belga su casi di pedofilia che vedrebbero protagonisti alcuni sacerdoti. In seguito alle notizie pubblicate dalla stampa in proposito, il cardinale Danneels ha presentato querela per violazione del segreto istruttorio. Nell’ambito dell’inchiesta sugli abusi sessuali, il porporato sarebbe stato accusato da due presunte vittime di averne tentato la copertura nel periodo in cui era primate della Chiesa belga, dal 1979 al 2009. Il portavoce del cardinale Danneels, Hans Geybels, ha definito infondate e grottesche le insinuazioni dei media e il suo avvocato, Fernand Keuleneer, ha ribadito che il suo assistito “non ha nulla da nascondere, che ha risposto a tutte le domande, che era sereno perché vuole collaborare all’inchiesta. Ed è nella logica delle cose che venga interrogato”. (T.C.)
Accuse di blasfemia in Pakistan: famiglia cristiana in fuga
◊ Nella città pakistana di Lahore da tre giorni sono nascosti in un luogo segreto i membri di una famiglia di cristiani, in fuga dai fondamentalisti e dalla polizia, perché accusati di blasfemia. Una famiglia pakistana cristiana di Model Town, sobborgo residenziale a Lahore, ha abbandonato la propria casa per sfuggire all’assalto di una folla di musulmani locali. I membri di questa famiglia sono accusati di blasfemia per aver utilizzato un pannello – sul quale vi sarebbero impressi versi del Corano – per coprire il soffitto del bagno. Lo riferisce l’agenzia Asianews. Gli inquirenti hanno disposto un mandato di cattura nei confronti dei cristiani e hanno arrestato due loro parenti, per costringere i ricercati a costituirsi. A denunciare la vicenda è stato il Pakistan Christian Post, secondo cui alla base dell’accusa di blasfemia vi sarebbero “rancori personali o inimicizie”. Il 5 luglio scorso una folla composta da oltre 2 mila musulmani ha tentato di bruciare l’abitazione dei cristiani, fuggiti prima dell’arrivo della polizia. Da tre giorni sono nascosti in un luogo segreto, nel timore di rappresaglie della comunità islamica. Il Centro di assistenza legale a difesa delle vittime di blasfemia, ha avviato un’indagine parallela sull’incidente, consultandosi con le forze dell’ordine e intervistando cristiani e musulmani della zona. Secondo la ricostruzione degli eventi, la tensione è andata crescendo tanto da vedersi gomme bruciate, strade bloccate e il ricorso alla polizia per procedere all’arresto. I cristiani dell’area non hanno voluto commentare la vicenda, nel timore di ritorsioni o di nuovi attacchi. Il Centro di assistenza legale a difesa delle vittime di blasfemia ha precisato che dopo aver visto il pannello incriminato, mostrato loro da un musulmano locale, “non sono emerse parole o frasi riconducibili a versetti del Corano”. Un dettaglio è stato rilevato dal Pakistan Christian Post secondo cui si tratterebbe di una famiglia molto povera e analfabeta, che non avrebbe saputo leggere e comprendere le scritte impresse sul pannello. Per questo, i musulmani della zona – sottolinea ancora il giornale pakistano – hanno “sfruttato” la loro ignoranza per incriminare Zahid Masih e i due parenti, verso i quali nutrono “rancori personali o inimicizie”. La legge sulla blasfemia è stata introdotta nel 1986 dal dittatore pakistano Zia-ul Haq ed è diventata uno strumento di discriminazioni e violenze. La norma del codice penale pakistano punisce con l’ergastolo chi offende il Corano e con la condanna a morte chi insulta Maometto. (A cura di Carla Ferraro)
Punjab: cristiani discriminati, la mensa dei poveri è riservata ai musulmani
◊ A Toba Tek Singh, nel Punjab, il servizio mensa per i poveri promosso dalle autorità locali vieta ai cristiani di parteciparvi in quanto riservato ai musulmani. È quanto emerge da un’indagine dell’“Assist News Service”, agenzia di comunicazione protestante, riportata da Asianews. Si tratterebbe di un servizio promosso dal governo del Punjab, che avrebbe ottenuto soldi pubblici, coinvolgendo filantropi e imprenditori di ogni parte dello Stato disposti a finanziare il progetto. In diverse aree e villaggi della provincia sono stati aperti dei punti di ristoro che ogni giorno offrono il pranzo a persone indigenti per soli 9 centesimi di euro. “L’iniziativa è stata un successo in tutto il Punjab, ma non nel distretto di Toba Tak Singh, dove a molti cristiani è stato impedito di acquistare il gettone necessario per richiedere il cibo”. Una giovane ragazza cristiana ha offerto la sua testimonianza all'agenzia Asianews spiegando che pur avendo lei, insieme ad altri amici, acquistato il gettone, nel momento in cui stava per essere loro servito il cibo, una guardia di sicurezza è uscita agitando la pistola, gridando: "Voi cristiani, dovete andarvene da qui. I pasti non sono per voi". Mentre i giovani cristiani hanno evitato ogni discussione, un povero, noto anche tra i musulmani per la sua fede cristiana, ha invece deciso di ribellarsi al trattamento discriminatorio. "Ho litigato con il gestore del chiosco – racconta - sottolineando che il governo non ha mai permesso la discriminazione verso i cristiani. Ho detto che se questa era la loro politica, perché non hanno messo un segno sul chiosco dicendo: Solo per i musulmani?". La comunità cristiana, in virtù di questi avvenimenti, ha iniziato a rivolgersi a politici, commercianti, avvocati, capi religiosi e giornalisti musulmani, per risolvere la situazione che rischia di creare tensione tra la popolazione. “Alcuni leader locali – tra cui Tariq Mehmood, del partito laburista del Pakistan e Mohammed Rafique, membro dell'Assemblea del Punjab – hanno condannato le discriminazioni. Hanno esposto la situazione all'amministrazione del distretto, rilevando che le preoccupazioni della comunità cristiana sono anche quelle dei musulmani moderati. In risposta alle accuse, un portavoce del distretto sostiene che il governo non ha una politica discriminatoria verso i cristiani . I cittadini – afferma - devono risolvere i problemi tra di loro. Il governo ha solo il compito di dare le sovvenzioni per la farina”. “La sovvenzione è pagata con i soldi pubblici raccolti tra tutti i cittadini e deve essere utilizzata per uno scopo comune”, sostiene Rasheed Jalal, responsabile delle minoranze per la Lega musulmana pakistana (Pml). E aggiunge che “se il problema non si risolve in modo pacifico, i cristiani hanno il diritto di richiedere al distretto di sospendere i sussidi”. Di contro, il presidente del Consiglio distrettuale per l’agricoltura ha proposto la realizzazione di un servizio di mensa gratuita aperto a tutti i poveri e senza discriminazioni di religione, etnia o casta. “I musulmani – afferma – mangeranno insieme con i fratelli cristiani per promuovere la pace e l'armonia nel distretto di Toba Tek Singh”. La notizia ha riscosso il favore della comunità cristiana che spera nella reale attuazione di queste promesse. (C.F.)
Sydney: i Gesuiti aprono una scuola elementare gratuita per bambini aborigeni
◊ Una nuova scuola elementare gratuita per i bambini aborigeni verrà aperta dai Gesuiti a Sydney nel 2011. L’Istituto, che avrà sede presso la chiesa cattolica St. Vincent a Redfern, ospiterà i bambini più svantaggiati, tenendo presenti le necessità delle famiglie locali e partendo dalle culture proprie degli studenti. È quanto riferisce l’agenzia Fides. Sono già state finanziate le prime iscrizioni scolastiche e il Consiglio comunale di Sydney ha approvato la domanda per il restauro del presbiterio della chiesa, riferisce padre Ross Jones , rettore del St. Aloysius' College, scuola cattolica gesuita, situata nella Milsons Point. “Jarjum” è il nome conferito alla scuola che in linguaggio aborigeno significa “bambini” e sarà sostenuta dal St. Aloysius' College per conto della Provincia dei Gesuiti. “La formazione dei bambini in questa scuola sarà intensiva e olistica”, ha detto padre Jones. “Jarjum si occuperà dei bambini più bisognosi, di quelli con grandi difficoltà, di coloro che loro malgrado sono scivolati nel sistema”. Il progetto prevede di offrire ai bambini la colazione della mattina, il pranzo e le attività pomeridiane, una cura pastorale individuale e regolari controlli medici in associazione con il Servizio sanitario aborigeno. Questa missione punta a far condividere a studenti e famiglie migliori ideali spirituali e valori morali, conoscenze, discipline. La missione australiana dei padri gesuiti ha lavorato, sin dagli inizi, sempre al fianco degli aborigeni. (C.F.)
Msf su Haiti: a sei mesi dal sisma situazione ancora drammatica
◊ Un rapporto di Medici senza Frontiere denuncia le condizioni ancora drammatiche nelle quali si trovano a vivere molti haitiani, a sei mesi dal sisma, che lo scorso 12 gennaio ha distrutto Port-au-Prince e altre zone dell'isola, provocando oltre 200.000 vittime, 300.000 feriti e oltre un milione di senza tetto. Secondo Msf – riferisce il Sir - la situazione “é ancora enormemente precaria, mentre fra la popolazione cresce la frustrazione, a causa della lentezza della ricostruzione.” Un dato positivo, invece, è il miglioramento della fornitura di assistenza medica: “le cure mediche sono certamente più accessibili per la popolazione”. Al 31 maggio, nei primi 138 giorni dopo il disastro, il personale di Msf ha trattato più di 173mila pazienti e ha realizzato oltre 11mila interventi chirurgici. Più di 81mila haitiani hanno ricevuto supporto psicologico. Msf ha distribuito circa 27mila tende e 35mila kit per l’emergenza. (M.A.)
Il volontariato salesiano al fianco dei bambini poveri dei villaggi dell’India
◊ Nello stato di Bangalore, nella parte meridionale dell’India, sono impegnati 15 gruppi di volontari dell’Associazione internazionale di volontariato – ispirati al progetto educativo salesiano, Vides (Volontariato internazionale donna, educazione, sviluppo) – per fornire aiuto ai bambini più svantaggiati. Nello specifico, sono stati resi operativi campi estivi per circa 2000 bambini e bambine, tra gli 8 e i 15 anni, impegnati in attività educative legate all’apprendimento dei diritti dei minori, ma anche lezioni di igiene finalizzate alla prevenzione delle malattie. “Nonostante i progressi degli ultimi trent’anni, in India più di due milioni di bambini muoiono ogni anno per infezioni che potrebbero essere prevenute”, riferisce l’agenzia Fides. “Inoltre, per quanto riguarda l'istruzione, il numero di bambini che non va a scuola è ancora molto elevato (il 20% dei bambini tra i 6 e i 14 anni) e le bambine analfabete sono circa 190 milioni”. Allarmante risulta poi il numero di bambini e soprattutto di bambine vittime di violenza, abuso sessuale e sfruttamento; minori, spesso costretti ad entrare nel mondo della prostituzione. “I bambini lavoratori sono un’enorme piaga del Paese, dove se ne stima una presenza di circa 12 milioni, la maggior parte dei quali non ha mai frequentato la scuola”. (C.F.)
Entusiasmo del vescovo di Porto per la creazione del Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione
◊ Il vescovo di Porto, mons. Manuel Clemente, ha accolto con entusiasmo l'annuncio fatto da Benedetto XVI circa la creazione di un Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione. Secondo il presule, che è anche il presidente della Commissione cultura, beni culturali e comunicazioni sociali della Conferenza episcopale portoghese - riferisce l’agenzia Sir - si tratta “di un'iniziativa che offre enormi opportunità e che richiede effettivamente un forte impegno da parte di tutta la Chiesa". "Per troppo tempo - ha osservato - abbiamo continuato a pensare l'evangelizzazione secondo due scenari consolidati: quello dei territori considerati cristiani, con le loro diocesi strutturate, animate solo di tanto in tanto da missioni popolari, e quello delle missioni ad gentes, rivolte ai territori d'oltremare di prima evangelizzazione, organizzate da congregazioni specifiche. È stato soprattutto Giovanni Paolo II - ha quindi ricordato - ad aver insistito sull'apertura di un terzo quadrante, riguardante i territori di antica evangelizzazione dove, essendosi progressivamente persa vivacità di fede e quotidianità di esperienza cristiana, è necessario riprendere un'impronta evangelizzatrice nuova, nell'ardore, nei metodi e nelle espressioni". Ricordando anche l'esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Europa (2003), mons. Manuel Clemente ha inteso rilevare la forte sintonia avvertita con l'iniziativa papale, in grado di unirsi e di rafforzare l'intenzionalità creativa dello spirito e dei contenuti della recente lettera pastorale della Conferenza episcopale del Portogallo (Cep), "Per un volto missionario della Chiesa in Portogallo". "Con essa, i vescovi portoghesi hanno preso atto che il Vangelo di Gesù è sempre meno conosciuto nei nostri territori: uno scenario preoccupante - ha concluso il vescovo - che richiede urgentemente la presenza della Chiesa nelle nostre città, e l'attività di uomini di fede con una nuova cultura evangelizzatrice, e con un'incisività molto superiore a quella messa in atto mediante una semplice pastorale di mantenimento e di difesa". (C.F.)
In Perù l’assemblea dei “Discepoli Missionari”
◊ L’11 luglio si terrà nell’Arcidiocesi di Huancayo, nel Perù centrale, la Terza Assemblea dei Discepoli Missionari. I partecipanti saranno invitati ad avere un incontro personale con Gesù Cristo e a condividere la loro testimonianza di fede nelle comunità parrocchiali. Secondo quanto riferisce l’Agenzia Fides, l’incontro sarà l'occasione “per imparare dalle esperienze missionarie dei laici” e per assumere con decisione la missione di "essere inviati" nei luoghi più distanti dell'Arcidiocesi. Alla riunione saranno presenti oltre cento delegati delle parrocchie di Jarpa, Quero, Chongos Alto, Chongos Bajo, Colca, Sicaya, Chupaca e Pilcomayo, oltre a ospiti provenienti da parrocchie vicine, che condivideranno i loro successi nella missione di annunciare la Buona Novella. (M.A.)
Rondine Cittadella della Pace: viaggio di riconciliazione nel Caucaso del sud
◊ “Quello che ci interessa veramente è suscitare un vento nuovo, una fiducia reciproca tra nemici, e dare il nostro contributo per costruire dei ponti”. È quanto ha dichiarato all’agenzia Sir, Franco Vaccari presidente di “Rondine Cittadella della Pace”, nel presentare il viaggio, voluto e promosso dall’associazione, che si svolgerà dal prossimo 15 luglio al primo agosto nel Caucaso del sud. L’intento, alla base dell’evento, è quello di compiere passi concreti a livello politico, istituzionale, accademico e sociale, nella diffusione del documento “14 punti per la pace nel Caucaso”. Si tratta di un testo che è stato redatto e approvato nel maggio 2009 presso il Santuario de La Verna da 150 rappresentanti dei popoli caucasici, dopo un lungo processo di elaborazione che ha coinvolto studenti, esperti, università e persone dei Paesi dell’area. Dal giorno della sottoscrizione, il documento è già stato consegnato a vari personaggi istituzionali italiani e internazionali, a cominciare da Benedetto XVI; lo scorso 2 luglio a Bruxelles, è stato dato anche ad alcuni parlamentari europei. Alla base di tutto vi è un progetto globale, il “Ventidipacesucaucaso” (www.ventidipacesucaucaso.it), nato idealmente nell’agosto 2008, durante il conflitto tra Russia e Georgia, per volontà dell’associazione, ma soprattutto degli studenti della regione ospitati nello studentato internazionale di “Rondine”, che accoglie giovani provenienti da zone di conflitto. Il presidente - ha spiegato all’agenzia Sir - che “questo viaggio è già una vittoria, è la prova effettiva che a volte riteniamo utopia cose che poi nella realtà, invece, si possono realizzare”. Per Vaccari tutto il progetto “Ventidipacesucaucaso” dimostra che la scommessa dell’associazione, ovvero mettere insieme giovani che vengono da Paesi spesso in guerra tra di loro, produce “risultati impensabili” e definisce già un “grande successo” il fatto che una delegazione di questo genere venga accolta “ufficialmente” dai governi della regione. Il gruppo che si recherà nel Caucaso del sud è composto da oltre venti persone: ci sono otto studenti ospiti di “Rondine” di nazionalità russa, georgiana, abkhasa, inguscia, cecena, macedone, libanese e israeliana, il presidente Vaccari, lo staff dell’associazione e alcuni giornalisti. La prima tappa del viaggio sarà a Baku, capitale dell’Azerbaijan: le altre tappe previste sono in Georgia, Ossezia del sud, Abkhasia, Armenia e Turchia. Tra gli incontri in programma – oltre quelli con i rappresentanti dei governi e delle università – ci saranno appuntamenti con le autorità religiose, musulmane, ortodosse, armene e cristiane. (C.F.)
Concerto di Carreras per il restauro della guglia maggiore del Duomo di Milano
◊ Si terrà sulla terrazza del Duomo di Milano il concerto di José Carreras, organizzato dalla Veneranda Fabbrica del Duomo per sostenere il restauro della guglia maggiore della cattedrale. L’evento si svolgerà per questa sera alle 21.30. Il programma prevede un primo tempo con composizioni sacre per soli e pianoforte, con la partecipazione del mezzosoprano Altea Pivetta. Nel secondo tempo Carreras eseguirà la Misa Criolla di Ariel Ramirez, una Messa breve composta di cinque parti e concepita nel 1963 dal compositore argentino come opera per tenore, coro e strumenti. “Per me è una soddisfazione non solo come artista, ma anche come cittadino” partecipare ad un’iniziativa che unisce aspetti sociali, religiosi, artistici e musicali, ha sottolineato il tenore. L’esecuzione dell’opera di Ramirez rappresenta uno splendido veicolo per portare un messaggio d’integrazione dei popoli e per sensibilizzare ai bisogni del Duomo. È lo stesso Carreras che pone in risalto il suo legame con la cattedrale meneghina ricordando che tutti i cantanti lirici che si esibiscono alla Scala, passano “dal Duomo per un momento di raccoglimento o di preghiera per cercare l’appoggio che viene dall'Alto”. Molto attento al sociale, dal 1988 Carreras presiede la Fondazione internazionale di leucemia, a lui intitolata. Il tenore è guarito negli anni scorsi dalla patologia. Il prossimo 10 ottobre sarà di nuovo a Milano per un concerto di beneficenza alla Scala. (C.F.)
Iran: bloccata la lapidazione della donna accusata di adulterio
◊ Non sarà lapidata la 43.enne iraniana Sakineh Mohammadi-Ashtiani, accusata dalle autorità giudiziarie di Teheran di adulterio. Lo annunciano gli organi competenti della Repubblica islamica in un comunicato ripreso dal quotidiano britannico Times, senza specificare tuttavia se l’esecuzione, prevista per oggi, sia stata definitivamente annullata. Dietro la decisione, probabilmente, la pressione esercitata da una vasta campagna di mobilitazione internazionale, guidata da Londra e Washington, insieme con tante associazioni in difesa dei diritti umani. Tra queste, la Fondazione Pangea che si occupa in particolare dei problemi delle donne. Sul caso di Sakineh sentiamo al microfono di Gabriella Ceraso la responsabile progetti di Pangea, Simona Lanzoni:
R. – Si tratta di una giovane donna di 43 anni, costretta a confessare quello che non ha commesso. Sono diversi anni che è in carcere. E' stata torturata per estorcerle la confessione. Il problema è che molto spesso, per situazioni di altra natura, si può essere condannate. L’adulterio diventa un mezzo per mettere le donne in carcere, quando danno fastidio rispetto alla gestione familiare o ai problemi della comunità locale. Non c’è nessuno che riesce a tirare fuori la verità.
D. – Esiste una moratoria dal 2002 proprio sulla lapidazione in Iran. Ci sono state anche smentite ufficiali su molte delle esecuzioni che invece sono comunque avvenute e che le stesse ong internazionali hanno denunciato. Secondo la vostra esperienza, quante speranze ci sono che effettivamente l’esecuzione sia stata annullata?
R. – In realtà, quello che noi pensiamo è che purtroppo si sia tramutata in altro, nel senso che la impiccheranno. La cosa che ci fa sperare è proprio il fatto che l’Iran deve darsi un minimo di visibilità, rispetto al fatto che loro sono entrati all’interno delle Nazioni Unite proprio sul Comitato dei diritti per le donne e quindi si spera che questa rete internazionale riesca a bloccare questa esecuzione assolutamente ingiusta.
D. - Oggi Teheran ricorda l’anniversario della rivolta studentesca, soffocata nel sangue nel 9 luglio del ’99. L’Onda Verde, il movimento di contestazione del governo, ha pensato di scendere nuovamente in piazza. Quanto la visibilità e anche tutte le denunce, legate, appunto, al movimento dell’Onda Verde, hanno cambiato l’atteggiamento di Teheran nei confronti del rispetto dei diritti umani?
R. – In realtà, purtroppo, molte persone hanno rischiato ulteriormente e sono in prigione per questo motivo. Dall’altro si sono dovute fare delle concessioni, perché è diventato un caso talmente eclatante che c’è stato un doppio gioco. Quello che non si sa è che comunque l’Onda Verde continua, quindi quello che si spera è che il processo democratico non si arresti, malgrado i tentativi di riportare tutto al periodo prima dell’Onda Verde.
Iraq
Almeno sei persone sono morte e 20, tra cui alcuni militari, sono rimaste ferite in un attentato suicida avvenuto presso un posto di blocco dell’esercito nei pressi del distretto a maggioranza sunnita di Ghazaliya, a ovest di Baghdad. Secondo la polizia locale si tratta dell’ultimo di una serie di attacchi contro la popolazione sciita che negli ultimi giorni stanno insanguinando il Paese.
Sri Lanka
Il segretario generale dell’Onu, Ban-ki-moon ha definito “inaccettabile” la situazione in Sri Lanka, dove alcuni esponenti del governo hanno manifestato contro la chiusura degli uffici del Programma allo sviluppo (Undp) decisa dalle Nazioni Unite che hanno anche richiamato il proprio inviato nel Paese, Neil Buhne. Con Buhne, Ban-ki-moon affronterà a New York le proteste suscitate in Sri Lanka per la nomina di tre esperti incaricati di far luce su abusi commessi durante la guerra civile.
Onu – bozza risoluzione su corvetta affondata
I cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu si sono accordati per una bozza di risoluzione che condanna l’attacco che il 26 marzo scorso provocò l’affondamento della corvetta sudcoreana Cheonan, in cui morirono 46 marinai. Le Nazioni Unite, però, hanno deciso di non citare esplicitamente la Corea del Nord. La bozza è stata fatta circolare dagli Stati Uniti tra tutti i membri del Consiglio di Sicurezza in vista del voto di oggi.
Corea del Nord
Ha tentato il suicidio ed è stato trasportato in ospedale, Aijalon Mahli Gomes, cittadino americano arrestato il 25 gennaio in Corea del Nord e da allora detenuto con l’accusa di essere penetrato nel Paese illegalmente. Nell’aprile scorso Gomes è stato condannato a otto anni di carcere e a una multa pari a 700 mila dollari.
Cina
La Cina ha rinnovato la licenza accordata a Google per operare nella parte continentale del Paese. Dallo scorso marzo, quando il colosso statunitense ha deciso di non sottomettersi alla censura imposta da Pechino, gli utenti cinesi venivano reindirizzati verso il portale di Hong Kong. Il governo cinese aveva considerato inaccettabile il trasferimento automatico. Google ha allora cambiato strategia, indirizzando gli utenti a una pagina in cui è presente un link d'accesso al sito di Hong Kong: così facendo potrà continuare a operare nel Paese.
Giappone
Il premier giapponese Naoto Kan resterà in carica indipendentemente dai risultati delle elezioni di domenica per il rinnovo parziale del Senato. Lo ha detto Yukio Edano, segretario generale del Partito democratico giapponese. Kan ha fissato l'obiettivo di vincere almeno 54 seggi dei 121 in palio, malgrado i sondaggi siano invece negativi.
Somalia
È di un morto e due feriti il bilancio di un attentato avvenuto nella notte nel quartier generale del Partito islamico somalo nel villaggio di Elash Biyaha, periferia nord della capitale Mogadiscio. Secondo le fonti, sarebbero state avvertite due deflagrazioni consecutive. La formazione politica controlla una parte del sud del Paese.
Messico
Torna l’emergenza maltempo nel Paese: dopo il passaggio, la settimana scorsa, dell’uragano Alex, che ha allagato la città di Monterrey causando 15 morti e danni per 700 milioni di dollari, una nuova ondata di piogge torrenziali ha reso necessaria l’apertura di alcune dighe sul Rio Grande, al confine con il Texas, e l’evacuazione di migliaia di persone. Le esondazioni del Rio Bravo, inoltre, hanno portato alla chiusura, per almeno tre giorni, di due dei quattro ponti che collegano il Messico con gli Stati Uniti.
Usa – marea nera
La Corte d’appello di New Orleans ha rifiutato il ricorso della Casa Bianca per mantenere attivo il blocco delle trivellazioni in acque profonde. Lo stop era stato attivato per sei mesi dopo il disastro nel Golfo del Messico, ma la moratoria decisa dagli Stati Uniti era stata poi revocata da un tribunale, contro il quale il governo americano aveva deciso di ricorrere. Intanto ieri sera da Washington nuovo ultimato alla British Petroleum: entro 24 ore dovrà presentare il nuovo piano per arginare la falla.
Usa-Russia
Un tribunale americano ha dato il via libera a uno scambio di spie senza precedenti tra i governi di Washington e di Mosca. Le dieci spie russe arrestate il mese scorso negli Stati Uniti si sono dichiarate colpevoli e sono state espulse dal Paese. A Mosca il presidente Dmitri Medvedev ha graziato i quattro informatori che collaboravano con i servizi segreti occidentali. Gli Stati Uniti hanno dichiarato che lo scambio di spie con la Russia é stato deciso per motivi di sicurezza nazionale e per ragioni umanitarie.
La “giornata del silenzio” dei giornalisti italiani contro il ddl sulle intercettazioni
È in corso lo sciopero di 24 ore dei giornalisti italiani contro il disegno di legge sulle intercettazioni proposto dalla maggioranza. Ieri lo sciopero, indetto dal sindacato unitario Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), ha riguardato la carta stampata; oggi è la volta di radio, televisioni, agenzie di stampa e web. Il servizio di Roberta Barbi:
L’hanno chiamata “la giornata del silenzio”, un silenzio “rumoroso” dell’informazione: pochissimi i giornali in edicola, sono sospese le edizioni di tg e giornali radio, interrotti anche gli aggiornamenti su internet. Poche le voci fuori dal coro. I giornalisti italiani manifestano così il proprio dissenso al ddl Alfano sulle intercettazioni che, secondo quanto scrive il sindacato Fnsi nel comunicato, “limita pesantemente il diritto dei cittadini a sapere come procedono le inchieste giudiziarie, infliggendo gravi interruzioni al libero circuito delle notizie”. Una protesta “necessaria”, la definiscono che, se serve, raggiungerà anche la Corte europea di Strasburgo, perché “l’informazione è un bene pubblico”. Intanto ieri la Commissione giustizia della Camera ha rinviato di un giorno e mezzo il termine ultimo per la presentazione di emendamenti al ddl, giunto in Senato alla terza lettura: a eventuali modifiche sta lavorando anche il ministro della Giustizia Alfano. Sempre ieri il premier Berlusconi è tornato a difendere quella che definisce una “legge sacrosanta” e che - afferma - ricalca un disegno di legge presentato dalla sinistra nel 2007, in cui si stabiliva il divieto di pubblicazione per tutti gli atti fino alla conclusione delle indagini, si prevedevano sanzioni per giornalisti e pubblici ufficiali responsabili di fughe di notizie e si fissava il tetto massimo di 90 giorni per le intercettazioni.
Grecia
Un nuovo sciopero nazionale è stato annunciato in Grecia per il 15 luglio prossimo. I sindacati dei dipendenti pubblici Adedy invitano a continuare la protesta contro la riforma delle pensioni e il piano di austerità nonostante il Parlamento abbia approvato ieri in via definitiva il ddl del governo.
Spagna
Una giovane di 26 anni, impiegata nella sede di Barcellona della Fondazione G3T, ong che si occupa dello sviluppo del Burundi, è stata licenziata perché incinta. Secondo quanto scritto dal quotidiano El Pais, alla ragazza era stato proposto un contratto a tempo indeterminato, ma poi è stata messa alla porta per non aver rispettato “le aspettative per le quali era stata assunta”.
Bosnia-Erzegovina
È iniziata oggi una marcia di oltre 100 km che si concluderà domenica 11 luglio, in occasione del 15.mo anniversario del massacro di Srebrenica, considerato uno degli episodi più sanguinosi avvenuti in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale. Nel luglio 1995 le truppe serbo-bosniache guidate dal generale Ratko Mladić uccisero oltre ottomila musulmani bosniaci, ma solo circa seimila corpi sono stati identificati. Il 31 marzo scorso il Parlamento serbo ha approvato una risoluzione di condanna del massacro con la quale ha chiesto scusa ai familiari delle vittime. (Panoramica internazionale a cura di Roberta Barbi e Michela Altoviti)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 190
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