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Sommario del 06/07/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa da domani nella residenza estiva di Castel Gandolfo. Intervista con il direttore delle Ville, Saverio Petrillo
  • Nomine
  • Domani, il Papa benedirà la statua di Sant'Annibale di Francia situata in una delle nicchie esterne della Basilica vaticana
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il cardinale di San Paolo, Scherer, sul dicastero per la Nuova Evangelizzazione: aiuterà la Chiesa ad avere nuovo entusiasmo apostolico
  • Drammatica la situazione di 245 rifugiati, soprattutto eritrei, detenuti in Libia
  • Rinnovamento nello Spirito e la prima Agenzia italiana per il reinserimento di detenuti ed ex
  • Rapporto Auser: in Italia cresce il disagio sociale tra gli anziani
  • Thomas More e il primato della coscienza: 375 anni fa la morte del Lord cancelliere che si oppose a Enrico VIII
  • Chiesa e Società

  • Iraq: ucciso un altro cristiano a Mosul
  • Indonesia: la Chiesa chiede di fermare la violenza degli islamisti
  • India: dietro alle violenze anticristiane nell'Orissa una precisa strategia
  • E' Benedetto XVI il primo iscritto alla Gmg 2011 di Madrid
  • Regno Unito: le iniziative dei vescovi per dare risonanza alla visita del Papa
  • Scozia: la gioia dei vescovi per la visita del Papa a settembre
  • Cresce il numero dei giornalisti uccisi, vittime di guerre e conflitti interni
  • Egitto: sono 2 milioni e 700 mila i bambini impiegati nel lavoro minorile
  • Onu: nasce l'Ufficio per i diritti delle donne
  • Spagna: altri interventi per la sospensione della nuova legge sull'aborto
  • Parlamento europeo: associazione spagnola invoca la difesa della libertà d'istruzione
  • Ungheria: concluso l'incontro annuale del Servizio europeo per le vocazioni
  • Arcivescovo di Melbourne chiede scusa “senza riserve” alle vittime degli abusi
  • Messico: sesto Incontro continentale americano di Azione cattolica
  • Canada: soddisfazione dei Gesuiti per la tutela dell'insegnamento etico-religioso
  • Sri Lanka: partecipazione ridotta alla Festa del Santuario della Madonna di Madhu
  • Gli Istituti missionari italiani sul valore dei migranti
  • Giornata di studi su “media e immigrazione”, promossa dalla Comunità di Sant’Egidio
  • Per i Mondiali di calcio creato un gioco per far interagire giovani europei e sudafricani
  • Padre Sorge ospite di “Libri e autori a Grado” con un saggio sul Concilio Vaticano II
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nel pomeriggio vertice Obama-Netanyahu, mentre persiste la crisi fra Turchia e Israele
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa da domani nella residenza estiva di Castel Gandolfo. Intervista con il direttore delle Ville, Saverio Petrillo

    ◊   Domani, subito dopo l’udienza generale, Benedetto XVI si trasferirà nel Palazzo apostolico di Castel Gandolfo per un tempo di riposo, letture e preghiere. Durante il periodo estivo saranno sospese le udienze private e speciali. Le udienze generali non avranno luogo il 14, il 21 ed il 28 luglio e riprenderanno regolarmente a partire da mercoledì 4 agosto. Nelle domeniche e nelle solennità durante il periodo estivo, l’Angelus si terrà nella residenza di Castel Gandolfo, dove si intensificano in queste ore gli sforzi del personale per accogliere il Papa. Di questo aspetto parla, al microfono di Amedeo Lomonaco, il direttore delle Ville Pontificie, Saverio Petrillo:
     
    R. - Il personale delle Ville Pontificie raddoppia la sua intensità di lavoro e si vede l’entusiasmo, la gioia e la passione che mettono nel lavoro in preparazione di questo arrivo.

     
    D. - Un arrivo in un luogo che da residenza imperiale, ai tempi di Domiziano, è diventato poi Villa pontificia.…

     
    R. - Sono ormai quattro secoli che i Sommi Pontefici si trasferiscono per il periodo estivo nella residenza di Castel Gandolfo, fin da quando Urbano VIII la fissò a sede stabile per le vacanze dei Papi affinché per la loro villeggiatura non avessero bisogno di recarsi nelle dimore altrui. E' quindi una tradizione che ha ormai un periodo collaudato di tempo alle spalle.

     
    D. - Una tradizione che Benedetto XVI ha ripreso subito dopo l’elezione al soglio di Pietro. Infatti, il 5 maggio del 2005 si recò nelle Ville Pontificie.

     
    R. - Ricordo quel pomeriggio con grande piacere e con grande gioia, veramente. Devo dire che il Papa ha trovato subito congeniale alla sua natura questa residenza.

     
    D. - Parlando proprio delle Ville, quali sono gli ambienti più interessanti di questa residenza da un punto di vista anche storico-artistico?

     
    R. - Di arte, per la verità, ce n’è poca, perché è stata sempre considerata una residenza di campagna e non ci sono grandi artisti che hanno valorizzato e affrescato le sale. Oltretutto, nel corso di quattro secoli, le vicende sono state tali per cui non si è nemmeno conservato molto di quello che era la residenza originale.

     
    D. - Da un punto di vista ambientale e naturalistico, sono particolarmente suggestivi gli spazi verdi, il panorama...

     
    R. - Gli spazi verdi e il panorama sono incantevoli. Da una parte, la vista spazia sulla città di Roma, sul Mar Tirreno e poi, dall’altra parte, sul lago e le pendici circostanti. La vista è molto riposante. Questa piccola collina, che si trova a 450 metri sul livello del mare, non ha ostacoli intorno, almeno nella parte verso Roma e verso il mare. E' in una posizione dominante.

     
    D. - E la vista può spaziare anche verso il cielo, verso l’Osservatorio astronomico...

     
    R. - Sì, anche se bisogna dire che l’Osservatorio astronomico ha esaurito la sua funzione di osservazione qui a Castel Gandolfo già dagli anni ’70, perché tra le altre forme di inquinamento che ci perseguitano c’è anche quello luminoso: le luci della città e gli aerei che sorvolano il cielo non consentono più l’osservazione della volta celeste a fini di studio. Quindi, gli osservatori hanno ormai soltanto un interesse didattico e divulgativo.

     
    D. - Un consiglio per chi volesse partecipare alla recita dell’Angelus del Santo Padre la domenica...

     
    R. - Il consiglio è di recarsi molto presto sulla piazza di Castel Gandolfo, perché si entra senza biglietto e naturalmente quelli che arrivano per primi sono privilegiati. Devo dire che, a volte, già alle 7 e 30, le 8 di mattina, si trovano gruppi di pellegrini in attesa dell'Angelus che cantano e pregano. Questo è molto bello e ci fa riflettere su tanta fede che c’è in tanta gente.

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    Nomine

    ◊   Benedetto XVI ha nominato membri della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti i cardinali Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux (Francia), e Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay (India), oltre ai presuli Ioan Robu, arcivescovo di Bucarest (Romania); Michael Neary, arcivescovo di Tuam (Irlanda); Angelo Amato, arcivescovo titolare di Sila, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi; Raymond Leo Burke, arcivescovo emerito di Saint Louis, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica; Julián López Martín, vescovo di León (Spagna); Aloysius Maryadi Sutrisnaatmaka, vescovo di Palangkaraya (Indonesia).

    Negli Stati Uniti, Benedetto XVI ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di San Francisco mons. Robert W. McElroy, finora parroco della “Saint Gregory Parish” a San Mateo. Il neo presule, 56 anni, ha ottenuto il Baccalaureato presso la Harvard University a Cambridge, in Massachusetts, e il Masters in Storia presso la Stanford University a Palo Alto, California. Ha compiuto gli studi ecclesiastici presso il Saint Patrick Seminary a Menlo Park, in California. Quindi, ha ottenuto la Licenza in Teologia presso la Jesuit School of Theology a Berkeley, California, e successivamente il Dottorato in Teologia Morale presso l’Università Gregoriana a Roma, oltre al Dottorato in Scienze Politiche presso la “Stanford University”. Ha pubblicato due libri e diversi articoli in merito. Ordinato sacerdote, ha svolto gli incarichi pastorali di vicario parrocchiale, segretario personale dell’arcivescovo e cerimoniere, vicario generale. Dal 1996 è Prelato d’Onore di Sua Santità.

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    Domani, il Papa benedirà la statua di Sant'Annibale di Francia situata in una delle nicchie esterne della Basilica vaticana

    ◊   Domani il Santo Padre Benedetto XVI alle 10.15, prima dell’udienza generale, benedirà la statua di Sant’Annibale Maria Di Francia, dello scultore romano Giuseppe Ducrot, posta nella prima nicchia esterna della Basilica di San Pietro, vicino all’Arco delle Campane. Seguirà una concelebrazione eucaristica all’altare della Cattedra, presieduta dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, alla presenza di una folta rappresentanza di Rogazionisti e di Figlie del Divino Zelo, di cui Sant’Annibale Di Francia è fondatore. Sull’evento padre Vito Magno ha chiesto al superiore generale dei Rogazionisti, padre Giorgio Nalin, quali sono le caratteristiche della statua:
     
    R. – E’ una statua sobria, classicheggiante, che ben si inquadra nella struttura architettonica della basilica. Padre Annibale è rappresentato con in mano il libro del Vangelo, aperto alla pagina del rogante.

     
    D. – Perché merita una statua, Sant’Annibale di Francia, a San Pietro?

     
    R. – Anzitutto, è schierato nelle nicchie dove ci sono diversi Santi fondatori, perché anch’egli ha fondato due Congregazioni religiose. Poi, è stato, come lo ha definito il Papa nella canonizzazione, un maestro della pastorale vocazionale che ha indicato nella preghiera il segreto per un’autentica pastorale vocazionale. Ha poi insegnato anche a farsi vocazione, quindi in risposta alla chiamata di Dio e ha insegnato ai suoi discepoli e alle sue discepole ad essere attenti, soprattutto nella carità verso i piccoli e i poveri.

     
    D. – E’ importante, dunque, questo monumento per i Rogazionisti e le Figlie del Divino Zelo...

     
    R. – Certamente, avere nel cuore della cristianità l’immagine del fondatore è un grande dono che è fatto alla nostra opera. In qualche modo, è anche un segno del grande affetto che padre Annibale ha sempre avuto per il Santo Padre e questo affetto e questa devozione li ha insegnati anche ai suoi figli. Poi, in qualche modo, è anche un’immagine di una tipologia particolare di santità, che è quella che lui ha espresso durante la sua vita. E diremmo che la statua è un po’ un’icona del rogante, che adesso si trova al centro della cristianità.

     
    D. – Ma che sviluppo stanno avendo le opere del Di Francia?

     
    R. – Oggi, si stanno allargando un po’ in tutti i continenti, sia da parte dei Rogazionisti che delle Figlie del Divino Zelo. L’incremento maggiore avviene nei Paesi del Terzo Mondo, nei Paesi dell’Oriente, dove i Rogazionisti e le Figlie del Divino Zelo sono presenti con attività pastorali, vocazionali, in maniera particolare nell’editoria, nella diffusione della pastorale fondata sulla preghiera e in moltissime opere di carità, in scuole, in attività per ragazzi in difficoltà, in attività missionarie vere e proprie.

     
    D. – Il Capitolo dei Rogazionisti è appena iniziato: su quale argomento soprattutto si soffermerà?

     
    R. – Sul rinnovamento della sua norma di vita. Il Capitolo precedente aveva dato compito alla Congregazione di rivedere insieme, con la collaborazione di tutti i confratelli, la regola di vita della Congregazione. Il lavoro svolto in questi anni verrà esaminato, approvato, modificato durante questo Capitolo. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Non ufficio ma sacramento: in prima pagina, un fondo di Francesco Ventorino sul sacerdozio cristiano.

    Nell'informazione religiosa, l'omelia del cardinale Tarcisio Bertone a San Pietro nel cinquantesimo della sua ordinazione.

    Nell'informazione religiosa, il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, su cristiani e musulmani di fronte alla sfida dell'educazione.

    La presenza dei cristiani nello spazio pubblico: nell'informazione internazionale, intervento della Santa Sede ad Astana.

    Che intuito il primo vaticanista: in cultura, Roberto Pertici su Ruggiero Bonghi, l'epoca del Kulturkampf e l'elezione di Leone XIII.

    Un articolo di Vicente Carcel Orti dal titolo "I quattromila libri del cardinale Belluga": un'equipe di studiosi ha pubblicato il catalogo della preziosa biblioteca settecentesca dell'oratorianospagnolo.

    Il nuovo Bernini: Silvia Guidi intervista lo scultore Giuseppe Ducrot.

    Il mondo esiste se tu ne scrivi: Claudio Toscani sul saggio di Gian Luigi Beccaria "Il mare in un imbuto".

    Illusioni e rimpianti in salsa francese: stralci dal volume di Marco Testi "Tra speranza e paura: i conti con il 1789".

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    Oggi in Primo Piano



    Il cardinale di San Paolo, Scherer, sul dicastero per la Nuova Evangelizzazione: aiuterà la Chiesa ad avere nuovo entusiasmo apostolico

    ◊   Il nuovo dicastero stimolerà la Chiesa a ripensare il lavoro dell’annuncio cristiano. E’ la convinzione maturata dal cardinale Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo in Brasile, all’indomani della creazione, da parte di Benedetto XVI, del Pontificio Consiglio per la Nuova evangelizzazione, presieduto dall’arcivescovo Rino Fischella. Il porporato ne ha parlato con la collega Cristane Murray, della redazione brasiliana della nostra emittente:
     
    “Noi non possiamo mai dare per scontato che la gente è evangelizzata. Una volta sì, quando tutti erano cattolici, quando la società era più cattolica nell’insieme. La fede passava da una generazione all’altra senza difficoltà e con poca contestazione. Oggi, non succede più questo e tante persone, tante famiglie, per esempio, non riescono a tramandare il patrimonio della fede da una generazione all’altra. I genitori non riescono più a trasmettere la propria fede ai figli. D’altra parte, noi ci troviamo in un contesto, in una situazione culturale molto diversa da alcuni anni fa, in cui la Chiesa deve adesso riprendere l’evangelizzazione. Questo non vuol dire che sia stato sbagliato quello che è stato fatto finora, no. Adesso, dinanzi alle situazioni nuove bisogna compiere esplicitamente con nuovo animo, con nuovo entusiasmo, tutto il lavoro dell’evangelizzazione e andare incontro alla gente. Questo nuovo dicastero dovrebbe dare perciò una spinta organizzata e far sì che questa preoccupazione sia presente ovunque nella Chiesa, a cominciare dai vescovi, i sacerdoti, ma anche i religiosi, le organizzazioni della Chiesa, i movimenti laicali. Tutta la vita della Chiesa dovrà avere questo nuovo input, questa nuova preoccupazione di fare di nuovo evangelizzazione. Non si può mai pensare che una volta fatta sia per sempre perché le cose cambiano, per cui bisogna sempre cercare di dare risposte nuove alle situazioni nuove che vivono i singoli, sia alla cultura che cambia e che ci pone davanti a sfide inedite alle quali dobbiamo rispondere con nuova coscienza, nuova consapevolezza e nuova sintesi della fede cristiana”.

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    Drammatica la situazione di 245 rifugiati, soprattutto eritrei, detenuti in Libia

    ◊   E’ sempre più grave la situazione dei rifugiati africani, soprattutto eritrei, nel centro di detenzione di Brak, vicino Sabha, nel sud del deserto libico. Diversi osservatori sottolineano che serve con urgenza un intervento internazionale. Amnesty International ha lanciato un appello urgente chiedendo al governo di Tripoli di non rimpatriare il gruppo di rifugiati in Eritrea, dove rischiano di subire la tortura, punizione riservata ai colpevoli di "tradimento" e diserzione. In Libia, intanto le condizioni nel centro di detenzione di Brak si aggravano di ora in ora. Sulla drammatica situazione dei rifugiati ascoltiamo al microfono di Fabio Colagrande, don Mussie Zerai, sacerdote eritreo della diocesi di Asmara, responsabile a Roma dell’Agenzia Hadesha, Ong che si occupa dell’accoglienza dei migranti africani:
     
    R. - Ho parlato con diversi dei ragazzi che sono stati deportati da Mishiratah verso Brak vicino a Sabha. Mi hanno riferito che sono 245 persone. Alcuni sono somali, nella maggioranza dei casi invece sono eritrei. Mi hanno raccontato tutta la situazione che stanno vivendo in questo momento dal punto di vista di trattamenti riservati a loro. E' una vera e propria punizione per aver resistito oppure rifiutato di compilare quei moduli che gli sono stati presentati il 29 pomeriggio a Mishiritah. Quindi per punire la loro resistenza nella notte tra il 29 e il 30 sono stati deportati verso Sabha dentro questi camion container. Hanno fatto il viaggio di mille chilometri per 12 ore sotto il sole con il caldo del Sahara.
     
    D. - Tra queste persone ce ne sono alcune che avevano ottenuto lo status di rifugiati?

     
    R. - Sì, dall’Acnur. Il campo di Mishiritah era il centro più visitato dall’Acnur finché era attivo. Quindi tanti di loro sono stati già ascoltati e sono state raccolte le loro storie. Gli è stato anche dato un riconoscimento. Alcuni invece già provenivano con un riconoscimento dello status di rifugiato dal Sudan. Avevano la tessera del rifugiato, e altri invece erano persone che sono state rimandate dall’Italia.

     
    D. - Lei che notizie ha sulla situazione umanitaria in cui si trovano questi detenuti?

     
    R. - Loro, da quello che mi hanno detto, sono stremati. Non sanno quanto possono resistere in queste condizioni perché, da quello che mi hanno detto, ogni due ore le guardie vengono per controllare. Ci sono continui maltrattamenti, li bastonano e così via. Lo stesso per la scarsità di acqua e la scarsità di cibo. Sono ammassati in questo seminterrato in 120, 140 persone. In più ci sono le persone ferite che non ricevono cure mediche. Le persone che stanno male stanno peggiorando anche con il rischio di infezione perché alcuni hanno ferite proprio aperte. E’ molto urgente adesso sollecitare un intervento umanitario per salvare queste persone. Non solo si devono impedire eventuali deportazioni ma anche salvare la loro dignità di persone perché quello che stanno vivendo è veramente un totale degrado. Quindi bisogna garantire i più elementari diritti umani che sono assicurati in molte aree nel mondo. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Rinnovamento nello Spirito e la prima Agenzia italiana per il reinserimento di detenuti ed ex

    ◊   L’idea è nata da un’esperienza locale in Sicilia per opera della Fondazione intitolata a “Mons. Francesco Di Vincenzo”: un’Agenzia nazionale per il reinserimento e il lavoro di carcerati ed ex detenuti, che si estende ora in via sperimentale, per tre anni, ad altre quattro regioni: Campania, Lazio, Lombardia e Veneto. L’iniziativa è stata presentata stamani alla stampa nella sede del Ministero della giustizia dal capo del dicastero, Angelino Alfano, insieme al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e al sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano. Con loro Salvatore Martinez, presidente della Fondazione Mons. Di Vincenzo e dell’Associazione Rinnovamento nello Spirito Santo. Roberta Gisotti lo ha intervistato:
     
    D. - Dott. Martinez come nasce questo progetto e quali sono i punti di forza?

     
    R. - Intanto, mi pare risponda all'appello di due giorni fa di Benedetto XVI al supercarcere di Sulmona. Il Santo padre augurava di cuore che i detenuti potessero trovare la via per dare un contributo alla società secondo le capacità e i doni dati da Dio. Non è facile trovare questa via, infatti la recidiva nel crimine in Italia raggiunge punte del 90 per cento. Ma non è impensabile, non è utopia, come sosteneva Giovanni Paolo II, pensare a cammini di redenzione umana e proporre il bene comune in questo mondo così tenebroso che è il mondo del carcere. Pertanto, l'esperienza siciliana nata nelle campagne di Caltagirone, nelle proprietà storiche di don Luigi Sturzo - questo incubatore che oggi si denomina "polo di eccellenza" - trova ora una esplicitazione più ampia sul territorio nazionale, in cinque regioni che sperimenteranno quest'Agenzia nazionale per il reinserimento e il lavoro di detenuti ed ex detenuti. Sarà una vera e propria agenzia di collocamento con percorsi personalizzati di orientamento, di formazione, avviamento al lavoro, inserimento professionale.

     
    D. - Tra i promotori vi sono diversi enti di varia ragione sociale, enti laici ed ecclesiali, e questa è stata una scelta voluta perchè questo progetto sia radicato sul territorio...

     
    R. - Si, un sistema reticolare con interventi innovativi per recuperare alle nostre comunità locali famiglie, persone, attraverso percorsi attuati da questi partner. Vorrei ricordarli, sono il Rinnovamento nello Spirito, la Caritas italiana, le Acli, la Coldiretti. Sostenuti anche da due enti pubblici che hanno deciso di essre anch'essi partner dell'Agenzia e cioè il Comitato nazionale per il microcredito e l'Agenzia per i beni confiscati alla criminalità organizzata. Questi due enti coopereranno con le loro risorse e con le loro opportunità per rendere ancora più incisiva sul territorio l'attività dell'Agenzia.

     
    D. - Dott. Martinez, un ruolo primario lo giocheranno i detenuti stessi e le loro famiglie?

     
    R. - Sì, i soggetti attuanti sono appunto i detenuti con moglie, con prole, idem per gli ex detenuti perchè riteniamo che un'altra grande piaga sia la trascuratezza delle famiglie dei detenuti. Non dimentichiamo che il meccanismo della gratitudine, per cui nel tempo in cui il detenuto rimane recluso la famiglia viene sostenuta dalle organizzazioni malavitose, rimane ancora oggi il primo grande sistema di reclutamento.

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    Rapporto Auser: in Italia cresce il disagio sociale tra gli anziani

    ◊   Aumentano i bisogni e cresce il disagio degli anziani in Italia. A lanciare l’allarme è l’Auser che ha presentato il Terzo Rapporto Nazionale sul filo d’argento. In base ai dati, nel 2009 i volontari del il servizio di Telefonia Sociale dell’associazione hanno effettuato oltre il 57 per cento in più di servizi di aiuto alla persona rispetto all’anno precedente. In crescita anche gli utenti che chiedono supporto, quasi 430 mila. Cosa racconta della realtà degli anziani questo rapporto? Linda Giannattasio lo ha chiesto a Michele Mangano, presidente nazionale Auser.
     
    R. – Conferma l’enorme disagio sociale che vivono le persone anziane nel nostro Paese. Rispetto all’anno scorso c’è un incremento della richiesta di assistenza del 57 per cento. Noi abbiamo sfondato i due milioni di prestazioni di servizi diretti alla persona.

     
    D. - La crisi colpisce pesantemente le fasce più deboli. Quali sono le conseguenze per gli anziani?

     
    R. - C’è una caduta verticale dei servizi diretti alla persona da parte degli enti locali, che non fanno altro che ridurre le prestazioni. C'è un azzeramento quasi totale di quello che noi definiamo welfare allargato, ovvero servizi di gita fuori porta, di cultura, che segnano anche la qualità della vita delle persone anziane, dei cittadini in generale. La crisi incide profondamente su queste fasce deboli della popolazione.

     
    D. – L’Auser ha presentato anche la nuova edizione della guida all’emergenza estate...

     
    R. – C’è una guida che si può trovare in tutte le sedi Auser, dove si danno dei consigli utili alle persone che soffrono il caldo, alle fasce più deboli, soprattutto diabetici e cardiopatici. Il consiglio fondamentale è quello di bere. Gli anziani non vengono stimolati alla sete e questo è un problema serissimo per la disidratazione dell’organismo, a causa della perdita dei liquidi con la sudorazione. Quindi bere molto, mangiare molta frutta, non uscire nei momenti più caldi della giornata e quando si ha bisogno chiamare il numero verde dell’associazione, che con i nostri volontari permette di portare la spesa a casa, i farmaci. Questo è uno dei momenti in cui la solitudine delle persone pesa di più.

     
    D. – Molto spesso il problema è la solitudine...

     
    R. – Si, gli anziani hanno bisogno anche nei momenti di maggior sofferenza, di una compagnia, una persona alla quale ci si può rivolgere con serenità, senza preoccupazioni. C’è un altro pericolo: proprio a causa della solitudine aumentano le truffe a danno delle persone anziane, perché sanno che questo è il momento di maggiore difficoltà. Quindi c’è bisogno di utilizzare tutti gli strumenti possibili per contrastare la solitudine. Anziché ridurre le risorse, bisognerebbe mirare a realizzare interventi che affrontino drasticamente, in maniera adeguata, la condizione degli anziani nel nostro Paese.

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    Thomas More e il primato della coscienza: 375 anni fa la morte del Lord cancelliere che si oppose a Enrico VIII

    ◊   Il 6 luglio del 1635, dopo circa tre mesi di prigionia, Enrico VIII, re d’Inghilterra, fa giustiziare Thomas More. L’accusa è di tradimento nei confronti del sovrano da parte di colui che per anni era stato suo stimato consigliere. In realtà, è la coerenza ai valori cristiani a portare al patibolo Thomas More, rifiutatosi di avallare il divorzio di Enrico VIII dalla moglie Caterina d’Aragona e il matrimonio con Anna Bolena; atto che porta il sovrano inglese a staccarsi dalla Chiesa di Roma. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    (musica)

     
    “Sapessi, Margaret, quante e quante notti insonni ho trascorse (…) a passare in rassegna tutti i pericoli cui potevo andare incontro (…) E mentre ci pensavo, bambina mia, sentivo l'animo oppresso dall'angoscia. E tuttavia ringrazio Dio che, nonostante tutto, non ho mai pensato di venire meno al mio proposito, anche se fosse dovuto accadermi il peggio che andava raffigurandomi la mia paura”. E’ lucido nonostante i timori che lo attanagliano, Thomas More, mentre chiuso in prigione scrive a sua figlia e riflette sulla propria sorte, che non lascia presagire esiti favorevoli presso il re, un tempo amico, e anzi fanno apparire la salvezza come un’utopia impossibile per quella “città reale” su cui tanto aveva riflettuto e scritto. Una capriola del destino impensabile solo poco prima: da Lord cancelliere a traditore reietto, in quella Londra che vive il doppio divorzio del suo sovrano, da sua moglie incapace di dargli l’agognato erede maschio e dal Papa di Roma che quel divorzio non intende riconoscere. Eppure, anche nella sinistra penombra della Torre di Londra Thomas More resta quel cristiano che è sempre stato. Se è lui in buona sostanza a far guadagnare a Enrico VIII il titolo di “difensore della fede” contro Lutero e l’onda crescente del protestantesimo, è anche lui a dimettersi il 16 maggio 1532 dalla carica di Lord cancelliere, quando il sovrano inglese non ottenendo da Papa Clemente VII l’annullamento del matrimonio decide di mettersi a capo della Chiesa d’Inghilterra affrancandosi da quella di Roma.
     
    In realtà, “Thomas More è stato sempre fedele al suo affetto verso il re”, ha affermato di recente in una conferenza a Roma, citata dall’Osservatore Romano, l'arcivescovo Jean-Louis Bruguès segretario della Congregazione per l'Educazione Cattolica. Poi “un giorno, queste fedeltà – ha osservato il presule – si sono trovate in opposizione con una fedeltà che More stimava superiore, la fedeltà alla propria coscienza. La parola coscienza appare per ben diciassette volte nel suo ultimo scritto in forma di testamento. Per un cristiano, la coscienza non è soltanto quel luogo intimo dove l'uomo delibera con se stesso prima di prendere una decisione morale; essa è l'elevazione dell'essere che permette all'uomo di giudicare con la conoscenza propria di Dio”.
     
    Trecentosettatancinque anni dopo quel 6 luglio, quando la coerenza di Thomas More viene spezzata da un colpo d’ascia, “il rischio non è minore”, riflette mons. Bruguès. “Nelle società secolarizzate – afferma – dove l'ipotesi di una qualunque trascendenza è esclusa dalle scelte collettive, c'è il grande pericolo di lasciar credere di nuovo che non esiste niente al di sopra delle leggi della città. Questa è sempre stata la pretesa dello Stato di assoggettare le autorità morali, o di farle tacere, per attribuire a se stesso un'autorità morale assoluta”. Max Weber, prosegue, “affermava che, quando si trovano in opposizione, l'etica della convinzione (personale) deve sempre inchinarsi davanti all'etica della responsabilità (incidenza collettiva). Il cristianesimo crede l'inverso: la dignità dell'uomo gli intima l'ordine di seguire la sua coscienza fino in fondo. Per Thomas More – conclude mons. Brugès – esiste in ciascuno di noi un organo meraviglioso che ci rende superiori alle leggi politiche. È questo organo che fa di noi degli esseri liberi”.
     
    (musica)

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    Chiesa e Società



    Iraq: ucciso un altro cristiano a Mosul

    ◊   Continua l’agonia della comunità cristiana di Mosul, la città più pericolosa d’Iraq. Ieri in una vera e propria esecuzione mirata, ha perso la vita l’ennesimo cristiano. Siro-ortodosso, Behnam Sabti - 54 anni - lavorava come infermiere all’ospedale statale Al Jumhuriyia di Mosul. Un ordigno fissato sotto la sua auto è esploso mentre l’uomo era alla guida, uccidendolo sul colpo. Fonti locali di AsiaNews, anonime per motivi di sicurezza, si dicono convinte che il movente dell’omicidio sia proprio “l’identità religiosa” dell’uomo. Sposato e padre di tre figli, Kemal sarà sepolto a Bashiqa, nel suo villaggio natale nel nord del Paese. Secondo gli ultimi dati, diffusi a fine giugno dai ministeri iracheni della Difesa, della Salute e dell’Interno, la violenza su scala nazionale è diminuita. Nonostante ciò, la gente si dice sfiduciata e ancora vive nel terrore. Il numero degli iracheni uccisi in modo violento, nel mese di giugno, è sceso a 284, rispetto ai 437 dello stesso mese del 2009. Se l’Iraq sta vivendo uno stallo politico dovuto al protrarsi delle trattative sulla formazione del nuovo governo dopo le elezioni del 7 marzo scorso, Mosul affronta “un vero vuoto di sicurezza”, come raccontano le fonti di AsiaNews. In quella che oggi è la roccaforte di “Al Qaeda in Mesopotamia”, si verificano due tipi di violenze: da una parte quelle terroristiche indirizzate contro gli abitanti locali – in gran parte sciiti - e le minoranze; dall’altra quelle jihadiste che colpiscono le truppe americane i loro alleati delle forze di sicurezza irachene. Le strade di Mosul sono pattugliate dall’esercito Usa, circa 18 battaglioni dell’esercito iracheno sono dispiegati in tutta la città, insieme a centinaia di poliziotti e checkpoint. Ciò nonostante, la situazione rimane altamente insicura, come rivelano gli stessi ufficiali americani. E i problemi “aumenteranno quando gli Usa completeranno il ritiro”, dichiara Didar Abdulla al-Zibari, un membro del locale consiglio provinciale. (R.P.)

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    Indonesia: la Chiesa chiede di fermare la violenza degli islamisti

    ◊   “Non abbiamo notizie di pericoli imminenti o violenze sui cristiani. I gruppi islamisti di Bekasi hanno lanciato per ora un avvertimento. Parlamentari, la società civile, organizzazioni musulmane hanno condannato i radicali del Fpi (“Front Pembela Islam”, Fronte islamico di difesa). C’è stato un movimento condiviso che ci conforta. La Chiesa, accanto a tutte queste organizzazioni, chiede al governo di fermarli e di difendere con chiarezza una cultura del rispetto della dignità umana, dei diritti e delle libertà fondamentali, tutelate dalla Costituzione indonesiana”: è quanto dichiara in un colloquio con l’agenzia Fides padre Benny Suseyto, Segretario esecutivo della Commissione per l’ecumenismo e gli affari interreligiosi, in seno alla Conferenza episcopale dell’Indonesia. Il Fpi, di recente, ha creato speciali “corpi di guardia” per segnalare e fermare le supposte “conversioni di massa” organizzate dai cristiani. Nella città di Bekasi circolano gruppi di militanti vestiti in uniformi delle arti marziali, guardati con preoccupazione dai cristiani. Padre Benny ricorda a Fides che “il Fpi è un gruppo minoritario, che tenta di alimentare la tensione e l’odio interreligioso, manipolando la popolazione. Il vero islam indonesiano è quello moderato. Le grandi organizzazioni musulmane come ‘Nadhlatul Ulama’ (60 milioni di aderenti) e ‘Muhammadiyah’ (40 milioni) hanno sempre mostrato un volto dialogante e pacifico. Con loro difendiamo l’idea di una nazione ispirata ai cinque principi del Pancasila e al rispetto reciproco fra tutte le comunità religiose”. Secondo il sacerdote, alle radici della questione, di cui spesso fanno le spese anche i cattolici, “vi sono tensioni con alcuni gruppi di predicatori cristiani, spesso non identificabili con nessuna Chiesa, che creano problemi con il loro proselitismo esasperato”. Sull’operato e la libertà dei radicali del Fpi, il Segretario nota che “esiste un problema interno alla polizia, dove ci sono esponenti che appoggiano il Fpi. Inoltre non mancano le protezioni politiche”. La Commissione nazionale per i diritti umani – organismo statale – ha detto pubblicamente che in alcuni recenti incidenti in cui è stato coinvolto il Fpi (i facinorosi hanno bloccato un meeting fra parlamentari) la polizia è stata “negligente”. (R.P.)

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    India: dietro alle violenze anticristiane nell'Orissa una precisa strategia

    ◊   Le gravi violenze anti-cristiane che hanno segnato in questi anni lo Stato indiano dell’Orissa sono il frutto di un precisa strategia degli ultra-nazionalisti indù, il cui perno è costituito da una sistematica infiltrazione nel sistema scolastico locale. A parlarne è un servizio della rivista “Eglises d’Asie” (EdA), ripreso dall’agenzia Apic. Secondo i media locali, dal 1978 il Rashtriya Swayamsewak Sangh (Corpo nazionale dei volontari - Rss), una delle formazioni paramilitari più agguerrite della galassia dei movimenti di estrema destra indiani, ha costruito una rete di 793 scuole nelle aree rurali, veri e propri centri di reclutamento dei suoi leader e militanti. L’organizzazione è regolarmente implicata nelle violenze contro le minoranze religiose nell’Orissa ed è stata riconosciuta come uno dei mandanti dei pogrom anti-cristiani del 2008 che hanno provocato più di un centinaio di morti, migliaia di profughi e la distruzione di centinaia di edifici cristiani. Anche adesso che alcuni responsabili sono stati consegnati alla giustizia, il Rss continua a incutere terrore nei villaggi abitati dai cristiani. Secondo quanto riferisce il quotidiano “The Asian Age”, esso “si è infiltrato con successo nel sistema educativo dello Stato” con il risultato che “un’intera generazione è stata indottrinata secondo i principi dell’hindutva (l’ideologia che auspica il ritorno dell’India all’induismo). Questa strategia perversa consiste nell’insegnare l’odio ai giovani”, afferma il quotidiano indiano citato da EdA. I libri di testo usati nelle scuole del Rss sono infatti imbevuti di una dottrina che incita all’odio razziale come i racconti privi di qualsiasi fondamento storico di crimini compiuti dalle minoranze non indù. Il movimento – spiega l’attivista cattolico indiano John Dayal – opera soprattutto nelle campagne per contrastare l’influenza delle scuole cristiane situate per lo più nelle città e frequentate soprattutto dalle élite. Esse sono quasi del tutto assenti invece nelle aree rurali. Padre Anselm Biswal, un sacerdote impegnato nell’apostolato sociale, conferma questo quadro preoccupante: “Le scuole gestite dalla Chiesa non hanno alcuna possibilità contro quelle del RSS. Ciò di cui ha bisogno la Chiesa è di investire e avere una politica chiara nel campo dell’educazione”, ha detto il sacerdote. (L.Z.)

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    E' Benedetto XVI il primo iscritto alla Gmg 2011 di Madrid

    ◊   È stato Benedetto XVI il primo ad iscriversi alla Giornata Mondiale della Gioventù, che si svolgerà a Madrid, in Spagna, dal 16 al 21 agosto 2011. Le iscrizioni, che si sono aperte ufficialmente il 1° luglio, stanno già registrando dati significativi. Attualmente, infatti, hanno annunciato la propria intenzione di iscriversi circa 600mila giovani di diversi Paesi: 120mila italiani, 70mila francesi, 50mila polacchi e 25mila nordamericani. “L'iscrizione - informa una nota - si può effettuare on-line ed è accessibile 24 ore su 24 da qualsiasi parte del mondo. Il sistema informatico può essere utilizzato in 5 lingue (spagnolo, inglese, francese, italiano e polacco) e ha un supporto telefonico 24 ore al giorno in inglese e spagnolo. La registrazione può essere effettuata seguendo quattro profili: individuale, gruppi, autorità e giornalisti”. La registrazione dei giovani è stata classificata secondo criteri temporali – settimana completa o fine settimana – e servizi – vitto e alloggio forniti dall'organizzazione. “La registrazione è importante perché vogliamo trattare bene i giovani - ha sottolineato mons. César Franco, coordinatore generale e vescovo ausiliare di Madrid - e per questo abbiamo bisogno di sapere in quanti verranno e quanti hanno bisogno di alloggio, vitto o spazi culturali per le proprie necessità”. La solidarietà è un altro degli elementi fondamentali dell'iscrizione alla Gmg. Ogni partecipante può aggiungere 10 euro o più al suo apporto come contributo al Fondo di Solidarietà. “Le Giornate sono per tutti, non solo per i ricchi - ha aggiunto mons. Franco - Chi ha più possibilità economiche deve aiutare gli altri: la solidarietà è la chiave della Gmg”. Tutte le modalità di iscrizione includono assicurazione contro gli incidenti, trasporti pubblici durante la settimana della Gmg, zainetto contente maglietta, cappellino, guida di Madrid e libretto per le cerimonie, ingresso gratuito alle attività culturali e accesso prioritario per i registrati alle zone riservate nelle celebrazioni principali. (I.P.)

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    Regno Unito: le iniziative dei vescovi per dare risonanza alla visita del Papa

    ◊   In vista della visita di Benedetto XVI nel Regno Unito, il prossimo settembre, la Conferenza episcopale dell’Inghilterra e del Galles (Cbcew) ha promosso delle speciali giornate di formazione sui nuovi media digitali. Le sessioni, organizzate dall’agenzia dei vescovi Ccn, in collaborazione con le diocesi e la società di marketing “Make Happy” sono rivolti ai giovani cattolici di età compresa tra i 18 e i 30 anni. I vescovi inglesi e gallesi puntano infatti sul web per dare la massima risonanza mediatica all’evento e quindi sui giovani che con il mondo digitale hanno una particolare familiarità, come ha più volte ricordato Benedetto XVI. Nel messaggio per la 43ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali del 2009 il Santo Padre aveveva sottolineato che proprio “ai giovani spetta in particolare il compito della evangelizzazione di questo continente digitale”. La prima sessione si è tenuta a Londra alla fine di giugno. Ospite la popolare presentatrice televisiva Julie Etchingham, cattolica, che ha parlato dei vari aspetti della copertura della visita del Papa. Al corso hanno partecipato giovani dalle diocesi di Southwark, Westminster, Nottingham, Plymouth, A&B, Clifton, Brentwood e Menevia. La prossima sessione è prevista per il 9 luglio a Liverpool. (L.Z.)

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    Scozia: la gioia dei vescovi per la visita del Papa a settembre

    ◊   “Sono certo che sarà una giornata di grande gioia per noi scozzesi”: così il cardinale Keith O’Brien, presidente della Conferenza episcopale di Scozia, ha commentato la visita che Benedetto XVI compirà in Scozia il prossimo 16 settembre, nell’ambito del suo viaggio apostolico nel Regno Unito. In particolare, sul suolo scozzese, il Papa farà visita alla Regina Elisabetta II nel Palazzo Reale di Holyroodhouse a Edimburgo e presiederà una Celebrazione Eucaristica nel Bellahouston Park di Glasgow. Il cardinale O’Brien sottolinea come l’arrivo di Benedetto XVI coincida con la festa di San Niniano, uno dei primi evangelizzatori della Scozia nel IV secolo. E poi aggiunge: “Voglio ricordare che le visite apostoliche sono una rara opportunità per rafforzare la nostra fede e mostrarla agli altri. Una generazione di scozzesi di tutte le confessioni ricorda profondamente e beneficia ancora dell’incontro con Giovanni Paolo II ad Edimburgo, nel 1982”. Lanciando quindi un invito affinché le presenze siano numerose – sia quelle cattoliche che quelle non cattoliche – il presidente dei vescovi scozzesi conclude: “Nel momento in cui celebreremo la festa di San Niniano, che ha radicato la fede tra noi, spero che una nuova generazione sia rivitalizzata e rafforzata nel portare testimonianza del messaggio evangelico”. (I.P.)

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    Cresce il numero dei giornalisti uccisi, vittime di guerre e conflitti interni

    ◊   Sono in aumento i giornalisti uccisi nel mondo dallo scorso anno ad oggi ponendo a confronto il periodo da gennaio a giugno – 59 di quest’anno contro i 53 del 2009). Lo ha documentato a Ginevra l’organizzazione non governativa di giornalisti, Press Emblem Campaign (Pec). “I media hanno pagato un tributo pesante a causa di guerre e conflitti interni – indica la Pec ripresa dall’agenzia Misna – evidenziando che Messico, Honduras, Pakistan, Nigeria e Filippine hanno registrato il più altro numero di vittime, rispettivamente nove, otto, sei e quattro per gli ultimi due Paesi”. “I governi devono essere più rigidi nell’impedire tali crimini e punire i responsabili”, ha detto Blaise Lempen, segretario generale dell’organizzazione. Preoccupazioni anche per il sequestro da ben sei mesi in Afghanistan di due giornalisti francesi del canale televisivo nazionale “France 3”. “Nel 2009 la Pec aveva registrato 122 giornalisti uccisi, contro 91 dell’anno precedente”. (C.F.)

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    Egitto: sono 2 milioni e 700 mila i bambini impiegati nel lavoro minorile

    ◊   Ahmed Ramadan ha 13 anni e lavora 11 ore al giorno in un panificio in uno slum del Cairo. Le condizioni di lavoro sono precarie a causa dei macchinari pericolosi e degli ambienti surriscaldati, inoltre il piccolo subisce maltrattamenti dai suoi datori di lavoro. “Ogni mattina mi sveglio alle 6 e corro al forno per avere la possibilità di lavorare quel giorno. Il fornaio aspetta quattro bambini diversi ma prende solo il primo che arriva” racconta il bambino all’Agenzia umanitaria di informazioni e servizi dell’Ufficio per il Coordinamento degli Affari Umanitari delle Nazioni Unite. Se Ahmed riesce ad arrivare primo, - riferisce l'agenzia Fides - guadagna 15 pounds egiziani (2.6 dollari americani) al giorno, che servono per pagare l’affitto e le bollette di casa. Il suo amico Tareq Al Sayed, 14 anni, lavora come muratore da tre anni maneggiando una sega elettrica 12 ore al giorno per 30 pounds egiziani (5.2 dollari) alla settimana. Da una ricerca nazionale, condotta nel 2001 dal National Council for Childhood and Motherhood insieme al Central Agency for Public Mobilization and Statistics, risulta che 2.7 milioni di bambini tra i 6 e i 14 anni lavorano. Il responsabile dell’Unicef in Egitto attribuisce il fenomeno alla povertà, alla mancanza di consapevolezza e all’abbandono degli studi a causa delle violenze o dell’impossibilità dei genitori di pagare le rette scolastiche, come pure alla cultura superficiale sul lavoro minorile. Nonostante l’Egitto abbia sottoscritto il punto 138 della Convenzione dell’International Labour Organization (ILO) sull’età minima di lavoro, e il punto 182 sulle peggiori condizioni di lavoro minorile, sono tantissimi i bambini lavoratori. La legge egiziana sul lavoro minorile proibisce l’impiego dei minori di 14 anni e la formazione professionale per quelli con meno di 12 oltre alla tutela dei minori di 17 anni da lavori pericolosi; sancisce che le ore lavorative non siano più di sei al giorno, compresa almeno un’ora di pausa; stabilisce che i minori non debbano lavorare più di quattro ore alla volta, non facciano straordinari, non lavorino il fine settimana o durante le vacanze; e che non lavorino dalle 8 di sera alle 7 di mattina. (R.P.)

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    Onu: nasce l'Ufficio per i diritti delle donne

    ◊   Nasce l’ ”Ufficio per i diritti delle donne” – in inglese “Un Women” – un’iniziativa delle Nazioni Unite sulla promozione dei diritti delle donne. Presentato nei giorni scorsi dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, l’organismo “eredita mezzi e strumenti di quattro diversi uffici già esistenti e dedicati in maniera diversa all’eguaglianza di genere”, riferisce l’agenzia Misna. “Unendo queste esperienze dedicate alle questioni femminili - ha detto Ban Ki-moon - gli Stati membri hanno dato vita a una voce più forte per le donne e per le pari opportunità a livello globale. D’ora in avanti sarà molto più difficile per il mondo ignorare le sfide che le donne sono costrette ad affrontare”. La struttura avrà sede a New York, negli Stati Uniti e sarà guidata da un vice-segretario generale che sarà nominato prossimamente da Ban Ki-moon. (C.F.)

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    Spagna: altri interventi per la sospensione della nuova legge sull'aborto

    ◊   Continuano le polemiche in Spagna per l’entrata in vigore ieri della nuova legge sull’aborto. Una richiesta di sospensione cautelare della legge alla Corte costituzionale viene dal Forum spagnolo della famiglia e dalla Fondazione giuridica Tommaso Moro. Tra gli obiettivi del Forum, nel prossimo futuro, come spiega il suo presidente Benigno Blanco, continuare a dare impulso alla “Red Madre”, la rete di volontari che aiutano la donna in attesa per evitare gli aborti. In questo modo, sottolinea Blanco, “possiamo andare a recuperare una cultura della vita in Spagna”. Inoltre, dal mese di settembre “incentiveremo con moltissima forza una campagna che ha l’obiettivo di mettere in guardia i genitori sull’indottrinamento ideologico in materia di sessualità che questa nuova legge dell’aborto vuole imporre in tutto il sistema educativo spagnolo”. Malgrado le scelte del Governo spagnolo, secondo Blanco, “nella società spagnola c’è una riscoperta della cultura della vita e una consapevolezza che l’aborto è una tragedia da evitare”. Infatti, prosegue, “siamo il Paese europeo dove chiaramente la coscienza della cultura della vita e il risvegliarsi dell’opposizione di fronte all’aborto sono più vivi”. Rispetto al resto dell’Europa, sostiene Blanco, “siamo in questo momento la società di punta nel cambiare opinione sulla cultura della morte, che si è sviluppata in Europa negli ultimi 50 anni”. Anche la Confederazione spagnola dei centri di insegnamento (Cece) boccia l’entrata in vigore della nuova legge sull’aborto, perché “si pregiudicano i diritti dei genitori e dei centri con l’inserimento (attraverso la legge) della formazione alla salute sessuale e riproduttiva nel sistema educativo”. Secondo la Cece sono le famiglie che “devono decidere il tipo di educazione che desiderano dare ai propri figli, appellandosi alla loro libertà ideologica e religiosa”, considerando che “la sessualità rientra nella sfera intima e personale e che è la famiglia che decide quali insegnamenti offrire ai propri figli, quando e come farlo”. Inoltre,ha sottolineato che “l’imposizione” ai centri della figura degli “agenti sanitari”, lascia “senza scelta” la direzione della scuola e le organizzazioni affini affinché intervengano dando una visione da un proprio ideale. La Cece, poi, ha evidenziato che i centri devono sempre educare ad una cultura della vita, per evitare che la tragedia di una gravidanza non desiderata si risolva con un’altra tragedia, l’aborto. La Cece chiede, dunque, che questa norma non entri in vigore finché non si possa assicurare che il suo sviluppo sia rispettoso con l’impegno educativo delle famiglie, il carattere proprio e l’autonomia dei centri e la professionalità dei docenti. (R.P.)

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    Parlamento europeo: associazione spagnola invoca la difesa della libertà d'istruzione

    ◊   Una delegazione dell'associazione spagnola, “Professionisti per l'Etica”, guidata dal suo presidente, Jaime Urcelay, ha presentato la scorsa settimana presso la sede del Parlamento europeo a Bruxelles il rapporto elaborato dall'associazione dal titolo “La versione spagnola di Educazione alla cittadinanza: un'aggressione alla libertà d'istruzione in Europa”, in cui spiega la dimensione europea del conflitto che interessa migliaia di famiglie spagnole. Lo ha reso noto l’associazione all’agenzia Zenit. Secondo quanto ha affermato Urcelay di fronte a una cinquantina di eurodeputati del Gruppo popolare europeo (maggioritario in Parlamento), “facendosi scudo della Raccomandazione 12/2002 del Consiglio d'Europa e di altre direttive europee, il governo spagnolo ha inserito nel 2006, senza il consenso auspicabile, un insieme di materie scolastiche che formano un'area curricolare, obbligatoria e valutabile, chiamata Educazione alla cittadinanza” (Epc). “Anche se la denominazione delle nuove materie scolastiche spagnole può coincidere con quella delle materie esistenti in altri Paesi europei – ha spiegato Urcelay –, le differenze sono notevoli. In Spagna, le materie di EpC sono obbligatorie e valutabili e sono espressamente destinate (secondo quanto riconosce il curriculum legale) a formare la coscienza morale degli alunni, introducendosi nei loro valori e nell'intimità personale e familiare”. Dal canto suo, Leonor Tamayo, coordinatrice della Campagna di obiezione all'EpC, ha ricordato che i genitori spagnoli hanno presentato, negli ultimi tre anni, 55.000 dichiarazioni di obiezione di coscienza a queste materie, rifiutando che i propri figli assistano alle lezioni corrispondenti. “Il conflitto – ha affermato la Tamayo – ha dato luogo a oltre 2.000 procedimenti giudiziari che non si sono fermati anche se il Tribunale supremo (in una votazione molto controversa) ha negato ai genitori la possibilità di obiettare a queste materie. Il 19 marzo scorso, 305 spagnoli hanno presentato ricorso contro lo Stato presso il Tribunale europeo dei diritti umani a Strasburgo per lesione dei diritti fondamentali. Il ricorso include 105 casi di minori che vengono assillati per aver obiettato a qualcuna delle materie dell'Epc”. Urcelay ha concluso affermando che “questa realtà consiglia una presa di coscienza da parte delle istituzioni dell'Unione Europea e, in particolare, da parte dei rappresentanti della cittadinanza nell'assemblea parlamentare. Il conflitto dell'Epc ha valicato le frontiere spagnole e ha adottato una dimensione europea, visto che sono in gioco i diritti fondamentali tutelati dalla legislazione comunitaria”. Per questo motivo, Urcelay ha annunciato la creazione della Rete europea per la Libertà d'istruzione, un'iniziativa promossa da “Professionisti per l'etica” per incoraggiare lo scambio d’informazioni ed esperienze e il coordinamento di azioni tra le entità europee che difendono la libertà dei genitori di educare i propri figli. In rappresentanza degli eurodeputati presenti alla riunione è intervenuto Jaime Mayor Oreja, vicepresidente del Gruppo popolare europeo, che ha ringraziato l'associazione per lo sforzo di essersi recata a Bruxelles per presentare questo lavoro. (C.F.)

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    Ungheria: concluso l'incontro annuale del Servizio europeo per le vocazioni

    ◊   “Vieni e Vedi. Il sacerdote: testimone e servitore delle vocazioni” è stato il tema dell’incontro annuale del Servizio europeo per le vocazioni (Evs), tenutosi ad Esztergom, in Ungheria, dall’1 al 4 luglio. Dal documento conclusivo è emersa la partecipazione di 53 delegati di 15 Chiese nazionali d’Europa, oltre allo stesso responsabile della pastorale vocazionale religiosa in Usa. Allo studio delle problematiche e allo scambio di esperienze legate alla vocazione nella Chiesa, si sono aggiunte sia la preghiera per le vocazioni, svoltasi nell’Abbazia benedettina di Pannohalma, sia una solenne celebrazione nel Duomo di Esztergom. La relazione del biblista mons. János Székely, vescovo ausiliare di Esztergom-Budapest, è stata incentrata sulla testimonianza dei profeti in Israele, evidenziando che il movimento profetico non è esclusivo del mondo biblico e che la persona è più importante del messaggio e della missione che le viene affidata. Mons. Jean-Louis Bruguès, segretario della Congregazione per l’Educazione cattolica, ha posto l’accento nella sua relazione su come l’incontro personale con Dio sia la sorgente di ogni vocazione ed in modo particolare della vocazione presbiterale. Egli, chiamato per il battesimo ad essere presenza di Cristo nel mondo, ha il ministero, in virtù della sacra ordinazione, di guidare i fratelli come servo di tutte le vocazioni attraverso soprattutto la sua testimonianza che coinvolge la famiglia di origine, la comunità cristiana e la comunità presbiterale che è chiamata ad essere testimone di fraternità. Padre Mario Oscar Llanos, docente presso la Pontificia Università Salesiana di Roma, partendo dai dati elaborati per una recente inchiesta, ha sottolineato l’esigenza di una maggiore attenzione verso tutte le vocazioni e la necessità di un maggiore impegno e della preparazione nell’accompagnare il discernimento di coloro che rispondono alla chiamata. Mons. Juan Maria Uriarte, vescovo emerito di san Sebastian (Spagna), ha presentato una riflessione pedagogica sulla necessità improrogabile di promuovere le vocazioni al presbiterato. La testimonianza di una vita fraterna e l’annuncio del Cristo con azioni e parole, favoriscono il fiorire delle vocazioni. Oltre ai lavori di gruppo, durante l’incontro sono state presentate tre esperienze significative, proposte dai Centri nazionali dell’Ungheria, della Francia e dell’Italia. (C.F.)

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    Arcivescovo di Melbourne chiede scusa “senza riserve” alle vittime degli abusi

    ◊   Denis Hart, arcivescovo di Melbourne, ha presentato scuse formali e “senza riserve” alle vittime di abusi sessuali commessi da sacerdoti, attraverso una lettera distribuita durante le Messe di domenica scorsa nelle 219 parrocchie australiane dello Stato di Victoria. La notizia è stata riportata dal quotidiano Avvenire, che esprime il turbamento e la vergogna che lo stesso presule ha espresso a tal riguardo. “La piaga degli abusi sessuali – spiega mons. Hart – continua a causare grande angoscia e in molti casi una crisi di fede tra i cattolici”. “Abbiamo cercato di fare il possibile per portare alle vittime aiuto, consolazione e, se possibile, riconciliazione con la Chiesa”, aggiungendo, al riguardo, che circa 300 di loro sono state risarcite nell’arcidiocesi negli ultimi 14 anni in cui sono avvenute. Parole di sostegno alla lettera dell’arcivescovo di Melbourne sono state espresse in un comunicato dal cardinale George Pell, arcivescovo di Sidney, che riguardo agli abusi ritiene che siano “un male che non ha posto nella Chiesa e chi li ha commessi merita di risponderne di fronte alla legge”. (C.F.)

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    Messico: sesto Incontro continentale americano di Azione cattolica

    ◊   “Vita, pane, pace, libertà. Laici di Azione cattolica nella città per un mondo più umano” è il tema del VI Incontro continentale americano di Azione cattolica (Ac), organizzato dal Fiac a Città del Messico dall’8 all’11 luglio, riferisce l’agenzia Sir. “Preoccupati per la realtà sociale, politica, economica ed ecclesiale del continente – ha spiegato Emilio Inzaurraga, coordinatore del Fiac e presidente dell’Ac argentina – i responsabili dei diversi paesi analizzeranno questi temi alla luce del Documento di Aparecida della Conferenza episcopale latino americana (Celam), per cercare insieme una risposta di speranza che aiuti ad umanizzare il mondo”. L’incontro sarà anche l’occasione per “confrontarsi sulle esperienze di Azione cattolica nei Paesi americani, riservando uno spazio particolare alla fascia dei giovani dell’associazione”. All’iniziativa parteciperanno responsabili e sacerdoti assistenti dell’Ac di Messico, Argentina, Paraguay, Venezuela, Colombia, Perù, Ecuador (Paesi membri del Fiac) e di Guatemala, Nicaragua, Costa Rica, El Salvador e Cuba (Paesi osservatori). Per la prima volta, inoltre, saranno presenti rappresentanti dell’Ac di Miami (Stati Uniti) e Porto Rico. L’assemblea sarà completata dai responsabili del coordinamento del Fiac di Italia, Spagna e Burundi. L’incontro si svolgerà a Casa Lago, sede della Conferenza episcopale messicana. (C.F.)

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    Canada: soddisfazione dei Gesuiti per la tutela dell'insegnamento etico-religioso

    ◊   Insegnare l’etica secondo la fede: è quanto è autorizzata a fare la Loyola High School di Montreal, in Canada, gestita dai Gesuiti, dopo la sentenza emessa dalla Corte suprema locale. In precedenza, infatti, il governo aveva imposto all’Istituto scolastico di insegnare il corso di etica e cultura religiosa in modo laico e asettico. Ma il verdetto della Corte ha riconosciuto che le regole imposte dal governo alla scuola privata cattolica violavano la libertà religiosa ed ha dichiarato la Loyola High School libera di insegnare l'etica secondo una visione basata sulla fede. La direzione dell’Istituto scolastico ha, naturalmente, espresso soddisfazione per la sentenza; tuttavia, in una nota, ha anche “messo in guardia dall'interpretare questo come una vittoria della scuola e una sconfitta del governo", e ha precisato: "Come membri della comunità accademica di Montreal dal 1896, la Loyola è felice di poter lavorare quotidianamente in collaborazione con il governo per promuovere l'eccellenza per gli studenti di Québec”. “Una corretta comprensione di tutti gli aspetti di questo caso - continua la nota - è necessaria", poiché “la scuola ha sempre riconosciuto il ruolo centrale del governo nella ricerca del bene comune e desidera lavorare insieme ad esso per trovare dei metodi costruttivi affinché i gruppi confessionali cooperino a fianco degli uomini di buona volontà nel costruire una società migliore per tutti”. In questo contesto, conclude la nota, “non c’è ragione di credere che la pedagogia della Loyola High School non possa raggiungere l’obiettivo del perseguimento del bene comune”. Intanto, la Provincia dei Gesuiti del Canada inglese si prepara a celebrare i 400 anni dall’arrivo nel Paese: era il 1611, infatti, quando la Compagnia di Gesù mise piede per la prima volta sul suolo canadese. Per ricordare questo importante evento, è stato indetto un Congresso che si svolgerà dal 27 al 31 luglio 2012. Si tratta del terzo Convegno di questo genere e vedrà la partecipazione anche del Preposito generale della Compagnia di Gesù, padre Adolfo Nicolás. I primi gesuiti ad arrivare in Canada – lo ricordiamo - furono i padri Pierre Biard e Ennemond Massé in quella che è adesso la Nuova Scozia, una missione che durò solo due anni, dal 1611 al 1613. Si tentò una seconda missione tra il 1625 e il 1629 sulle rive del fiume San Lorenzo, nella zona intorno all’attuale Québec. Infine, una missione permanente della Compagnia di Gesù ebbe inizio nel 1632 sempre nel Québec. Due anni dopo, sotto la guida del padre Jean de Brébeuf, i gesuiti furono inviati nella regione attorno all’attuale  Midland, nell'Ontario. (I.P.)

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    Sri Lanka: partecipazione ridotta alla Festa del Santuario della Madonna di Madhu

    ◊   Partecipazione nettamente ridotta quest’anno alla tradizionale Festa del santuario della Madonna di Madhu, in Sri Lanka. Al pellegrinaggio, celebrato il 2 luglio alla presenza dei vescovi di Kandy e di Trincomalee-Batticaloa, mons. Fernando Vianney e mons. Joseph Ponniah, hanno preso parte appena 70mila fedeli contro i 300mila attesi dopo la riapertura al culto lo scorso gennaio. La chiesa – lo ricordiamo - era stata temporaneamente chiusa dalle autorità di Colombo per motivi di sicurezza e per permettere lo sminamento dell’area circostante, teatro degli scontri tra le forze governative e la guerriglia indipendentista tamil durante gli anni della guerra civile finita nel 2009. Per gli stessi motivi di sicurezza era stata rimossa la statua della Madonna, tornata ora al suo posto. All’agenzia Ucan l’amministratore padre Barnabas Desmond Fred Culas ha spiegato che la minore affluenza di pellegrini quest’anno è dovuta al fatto che il 2 luglio era un giorno lavorativo, ma soprattutto che molti degli abitanti dei villaggi circostanti fuggiti durante la guerra non hanno fatto rientro nelle loro case. A neanche un anno dalla fine del conflitto, infatti, molta gente vive ancora nei campi profughi o da parenti. A questo va aggiunto che le operazioni di sminamento non sono state ancora terminate e che non sono stati completamente ripristinati i servizi per i pellegrini. Costruito nel XVII secolo e dedicato alla Madonna del Rosario, il santuario di Madhu è conosciuto in tutto lo Sri Lanka ed è venerato da milioni di fedeli, anche indù e buddisti. (L.Z.)

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    Gli Istituti missionari italiani sul valore dei migranti

    ◊   “Anche nell'ambito del fenomeno migratorio noi missionari/e ci proponiamo una lettura piena di fede e di speranza perché, al di là dei risvolti drammatici che spesso accompagnano le storie dei migranti, i loro volti e le loro vicende portano il sigillo della storia di salvezza e della teologia dei 'segni dei tempi'. La Chiesa difatti intende affermare la cultura del rispetto, dell'uguaglianza e della valorizzazione delle diversità, capace di vedere i migranti come portatori di valori e di risorse”. E’ quanto scrive la Conferenza degli Istituti Missionari in Italia (CIMI) e la sua Commissione Giustizia, Pace e Integrità del Creato in un documento sul tema “Missionari/e ed Immigrati. Non possiamo tacere”. Partendo dalla constatazione che “viviamo nell'epoca della più grande mobilità della storia conosciuta. Oltre 214 milioni di migranti internazionali, circa 740 milioni di sfollati, in parte sfollati interni. Ciò significa che una persona su sette nel mondo è un migrante”, il testo presenta una panoramica sull'attuale situazione, europea e italiana, riguardo alle politiche migratorie, toccando alcuni punti nevralgici, come la xenofobia ed il razzismo, i Centri di identificazione ed espulsione, le legislazione, i respingimenti, la tratta, il rispetto dei diritti umani “. La presenza dei migranti in mezzo a noi – è scritto nel testo ripreso dall'agenzia Fides - ci ricorda che, dal punto di vista biblico, libertà e benessere sono doni e come tali possono essere mantenuti solo se condivisi con chi ne è privo. I fondamenti del rispetto e dell'accoglienza dei migranti sono contenuti, per noi credenti, nella Parola di Dio”. Tra gli impegni assunti, il testo dichiara la volontà di “imparare a leggere le Migrazioni come ' un segno dei tempi', per la Chiesa e la Società” ascoltando l’invito dei documenti del Magistero; condivide le affermazioni dei vescovi africani in tema di emigrazione pronunciate durante il secondo Sinodo per l’Africa dell’ottobre 2009; ribadisce il desiderio di essere “dalla parte degli immigrati” come “scelta degli ultimi”; evidenzia la necessità di agire, mettendo a disposizione personale e strutture per il lavoro con gli immigrati. Infine un invito alla Conferenza episcopale italiana perché prepari un documento che “offra gli opportuni orientamenti alle comunità cristiane”. (R.P.)

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    Giornata di studi su “media e immigrazione”, promossa dalla Comunità di Sant’Egidio

    ◊   È in corso a Roma una Giornata di studi – “Terra promessa” – dal tema “Media e immigrazione, informazione, rappresentazione e linguaggio”, presso la Sala convegni della comunità di sant’Egidio a Roma. Tra i partecipanti e relatori dell’incontro, Mario Marazziti della Comunità di sant’Egidio su “Gli immigrati in Italia. Quale integrazione”; Gianni Pittella, vicepresidente del Parlamento europeo, su “Immigrazione e integrazione. Politiche e strategia della Commissione europea”. Nel pomeriggio una tavola rotonda su “Immigrazione e cittadinanza: criticità e proposte”, presieduta da Paolo Butturini dell’Associazione Stampa Romana; con la partecipazione, tra gli altri, di Emanuela di Marco della Caritas italiana; Gianromano Gnesotto della Fondazione Migrantes; Lauren Jolles dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur); Andrea Melodia dell’Unione cattolica stampa italiana. (C.F.)

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    Per i Mondiali di calcio creato un gioco per far interagire giovani europei e sudafricani

    ◊   In occasione dei Mondiali di calcio in Sudafrica, l’“Ufficio salesiano di pianificazione e sviluppo del Sudafrica” e le Ong salesiane – “Jugend Eine Welt” (Austria), “Jovenes y Desarrollo” (Spagna), “Salesiánská asociace Dona Boska” (Repubblica Ceca), “Salezjanski Wolontariat Misyjny” (Polonia) e “Volontariato Internazionale per lo Sviluppo” (Italia) – hanno lanciato la campagna “Champions for South Africa – Join the game”, cofinanziata dalla Commissione Europea. L’iniziativa – resa nota dall’agenzia Fides – prevede un gioco interattivo, disponibile su internet o tramite Dvd, pensato per invitare i bambini e i giovani europei a scoprire come vivono i propri coetanei in Sudafrica. La trama del gioco si sviluppa attraverso una serie di programmazioni animate che rappresentano le sfide e le scelte che un giovane sudafricano si trova ad affrontare. Al termine delle sequenze – illustrate con reportage, fotografie professionali e video – i giocatori dovranno prendere le loro decisioni, dalle quali dipenderà lo sviluppo e l’esito finale dell’avventura. Il gioco esiste in due versioni: una per bambini tra gli 8 e i 12 anni e una seconda per ragazzi dai 13 ai 18 anni. È prevista, tra l’altro, la diffusione di materiale didattico per educatori, composto da quiz e domande aperte di geografia, storia, società e vita quotidiana in Sudafrica. Secondo l’Agenzia d’informazioni salesiana, sono circa 8000 le scuole che, in tutta Europa, hanno utilizzato questi strumenti didattici per l’educazione civica e sociale dei giovani cittadini. (C.F.)

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    Padre Sorge ospite di “Libri e autori a Grado” con un saggio sul Concilio Vaticano II

    ◊   Giunta alla ventesima edizione, si è inaugurata il 3 luglio scorso la rassegna “Libri e autori a Grado”, presentando un ricco cartellone di eventi e incontri, in programma fino al 30 di questo mese nella cittadina friulana, in provincia di Gorizia. Curata come sempre dal giornalista cattolico Paolo Scandaletti, direttore della rivista Desk, insieme a Giuliana Variola, la manifestazione ospita accreditati scrittori e saggisti, tra i quali quest’anno il giornalista Rai Claudio Angelini (“Obama un anno di sfide”), il politico Walter Veltroni (“Quando cade l’acrobata, entrano i clown”), lo scienziato Edoardo Boncinelli (“Mi ritorno in mente”), il giornalista economico Luca Iezzi (“Energia nucleare? Sì, grazie?”), il regista Pupi Avati (“Il figlio più piccolo”), l’attrice Giuliana Lojodice con Anna Testa (“Buonasera Aroldo, Buonasera Giuliana”), la conduttrice radio televisiva Enrica Bonaccorti (“L’uomo immobile”). Tra gli ospiti più attesi padre Bartolomeo Sorge. Il sacerdote gesuita, già direttore delle riviste “Civiltà cattolica” e “Aggiornamenti sociali”, presenterà il suo volume “La traversata. La Chiesa dal Concilio Vaticano II a oggi”. All’incontro previsto mercoledì 14 luglio, nella basilica di Sant’Eufemia, parteciperà mons. Alfredo Battisti, arcivescovo emerito di Udine. (A cura di Roberta Gisotti)

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    24 Ore nel Mondo



    Nel pomeriggio vertice Obama-Netanyahu, mentre persiste la crisi fra Turchia e Israele

    ◊   L’Unione Europea annuncia una missione a Gaza. Lo fa mentre Israele e Turchia sono ai ferri corti e Obama tenta di rilanciare, con il vertice nel pomeriggio con Netanyahu, il processo di pace israelo-palestinese. Il servizio di Fausta Speranza:
     
    I ministri degli Esteri europei sono pronti a partire per Gaza per capire meglio la situazione conseguente all’embargo di Israele. Lo annunciano sottolineando che l’Ue si aspetta "un fondamentale cambiamento di politica nella Striscia", a partire dall’attuazione immediate delle misure annunciate dal Governo israeliano. Nella regione “preoccupa” la crisi tra Turchia e Israele. La minaccia di Ankara di rompere i rapporti con lo Stato ebraico potrebbe avere “conseguenze certamente gravi per l'intero equilibrio mediorientale”. Dopo la sanguinosa vicenda della nave turca con attivisti filopalestinesi bloccata da Israele, la Turchia chiede le scuse, senza le quali le relazioni diplomatiche con Israele, ex-alleato strategico, saranno interrotte. Israele fa sapere di non avere l’intenzione di scusarsi. Si fa sempre più delicata, dunque, la visita di Netanyahu oggi a Washington: l’obiettivo è la ripresa del processo di pace israelo-palestinese. La crisi senza precedenti nei rapporti con un alleato strategico (anche di Washington) come la Turchia complica uno scenario già difficile. In realtà, l’atteso faccia a faccia tra Obama e Natanyahu è stato anticipato da un segnale positivo anche se minimo: la stretta di mano ieri tra il ministro della Difesa israeliano, Barak, e il premier dell'Anp, Fayyad. Dopo mesi e mesi di gelo e di assoluto stallo nei negoziati, rappresenta una speranza. Questo anche se gli islamico-radicali di Hamas, subentrati all'Anp nel controllo della Striscia di Gaza nel 2007, hanno condannato la stretta di mano dalla loro enclave: additando ancora una volta il moderato Fayyad come un "complice" degli americani e del Enemico sionista".
     
    La stampa pakistana parla dell'arrestato del capo dei talebani afghani
    Voci su un possibile arresto in Pakistan del capo dei talebani afghani, il mullah Omar, sono state riprese oggi dalla stampa di Islamabad, che pubblica contestualmente una smentita degli stessi talebani. In particolare, il quotidiano The Nation ricorda che la prima ipotesi di un possibile arresto del capo dei talebani afghani è stata fatta da un blogger statunitense, Brad Thor, il 13 maggio scorso. Lo stesso Thor scrisse successivamente che Omar sarebbe stato arrestato dall'Isi, i servizi di intelligence pakistani, il 27 marzo scorso a Karachi.
     
    Nel pomeriggio, in Libano i funerali del grande ayatollah, Hussein Fadlallah
    Si terranno nel primo pomeriggio alla periferia sud di Beirut in Libano i funerali del grande ayatollah, Hussein Fadlallah, una delle più importanti autorità religiose sciite, morto domenica scorsa. Chiusi scuole e uffici pubblici, mentre continua la visita alla camera ardente di personalità politiche e religiose di ogni formazione e confessione. In una lettera al capo di Stato libanese, Suleiman, il presidente iraniano, Ahmadinejad, ha dichiarato di volersi fare erede del cammino di resistenza contro Israele intrapreso dal leader defunto.
     
    Strage su un bus di operai in Egitto
    Sei operai sono stati uccisi e altri 17 feriti in Egitto dall'autista dell'autobus che li portava al lavoro e che ha aperto il fuoco su di loro con un'arma automatica, per ragioni ancora ignote. La strage è avvenuta nel Governatorato del 6 ottobre, a sud del Cairo. L'uomo è stato arrestato ed è stata aperta un'inchiesta.
     
    Hillary Clinton in Georgia
    È cambiata l’amministrazione negli Stati Uniti, ma Washington ribadisce sempre e comunque il suo appoggio all’integrità territoriale e alla sovranità della Georgia. Lo ha assicurato ieri il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, da Tiblisi, ultima tappa del suo tour in cinque Paesi dell’ex blocco sovietico. Negli incontri con il presidente Saakashvili e con i leader dell'opposizione si è parlato anche di cooperazione bilaterale e di problemi di sicurezza nella regione. Ci riferisce Giuseppe D’Amato:
     
    Il capo della diplomazia Usa ha criticato l’occupazione da parte della Russia delle Repubbliche secessioniste dell’Abkhazia e dell’Ossezia meridionale ed ha invitato Mosca a rispettare le intese che hanno messo fine alla guerra dell’agosto 2008. Duplice e significativo il messaggio all’intero spazio ex sovietico: continuate sulla strada delle riforme democratiche e non temete dal riavvicinamento tra le due ex super potenze della Guerra fredda. Tutti ne hanno da guadagnare. Nelle precedenti tappe, la Clinton ha invitato armeni ed azeri a trovare una soluzione per l’annosa questione dell’enclave del Nagorno Karabakh: una soluzione condivisa – ha spiegato il segretario di Stato – sarà la base della stabilità e della prosperità dei due Paesi caucasici.
     
    In Thailandia resta lo stato d’emergenza in 19 province
    Il governo thailandese ha annullato solo in 5 province e prolungato in 19, lo stato d’emergenza decretato il 7 aprile scorso a seguito delle manifestazioni antigovernative delle camicie rosse. Vietate riunioni e rafforzati i poteri della polizia. Furono 90 le vittime e almeno 1900 i feriti nella crisi politica scoppiata la primavera scorsa nel Paese.
     
    Sri Lanka
    Manifestazioni sono in corso davanti agli uffici dell'Onu di Colombo in Sri Lanka. Un migliaio di persone sta bloccando il lavoro del personale per protestare contro la decisione del segretario generale, Ban Ki-moon, di nominare una commissione di indagine su presunti crimini di guerra, nel corso del lungo conflitto civile conclusosi l'anno scorso. Il governo di Colombo ha preso le distanze.
     
    Messico, dalle elezioni di domenica emerge il terrore per il narcotraffico
    Netta affermazione del Partito rivoluzionario istituzionale alle amministrative messicane di domenica scorsa, svoltesi in 15 Stati. Ad ottenere il risultato più eclatante sono stati, tuttavia, i cartelli del narcotraffico, che hanno imposto la loro legge del terrore: più del 70% degli oltre 31 milioni di elettori è rimasto a casa. Salvatore Sabatino ha chiesto a Jorge Gutierrez, corrispondente in Italia per l’emittente messicana Radio Centro, se il Messico oggi può essere considerato un Paese sotto scacco dei narcoboss:
     
    R. – Anche se ha condizionato moltissimo le elezioni e condiziona moltissimo l’agire del governo, non credo che si possa dire che sia uno scacco per lo Stato.

     
    D. – La campagna elettorale è stata contrassegnata dalle violenze, così come la stessa giornata di voto. Perché il presidente Calderon, nonostante l’impegno ed il sostegno degli Stati Uniti non è riuscito a fermare questa carneficina?

     
    R. – Io credo che la strategia, seguita dal presidente, dal governo, sia stata sbagliata. Si pensava fosse molto semplice inviare l’esercito a combattere i narcos e finirla con questa storia. La realtà, invece, è molto diversa, è un fenomeno molto complesso, un fenomeno dove ci sono tanti, tanti di quei soldi che uno non può immaginare. I soldi possono comprare tutto o quasi tutto.

     
    D. – Secondo alcuni analisti, non è da escludere che i cartelli della droga ottengano la forza sufficiente per imporre un loro candidato alle presidenziali del 2014. È un’ipotesi concreta, secondo te?

     
    R. – Questo mi sembra un po' eccessivo. Credo che i narcos non abbiano questa potenzialità, né questa capacità di imporre un candidato. Possono però condizionare moltissimo i partiti.

     
    D. – C’è un altro dato che risulta assolutamente impressionante: dall’inizio dell’anno, ben 59 reporter sono stati uccisi mentre svolgevano il loro lavoro...

     
    R. – Questa è veramente la triste realtà. Tanta gente sta lavorando per combattere i narcos e tanti di loro hanno subito queste aggressioni, che hanno portato spesso alla loro morte. È un mestiere pericolosissimo in questi momenti. Purtroppo, la lotta contro i narcos è stata fallimentare e non si riesce a sradicare questo fenomeno di violenza contro la stampa. Non si può fare niente, almeno per il momento.
     
    Cerimonia nel castello di Varsavia per la notifica dell'elezione di Komorowski
    Il presidente della Camera bassa del parlamento polacco (Sejm), Bronislaw Komorowski, ha ricevuto oggi dalle mani del presidente della Comissione elettorale (Pkw) il documento di notifica della sua elezione alla prima carica dello Stato, dopo il ballottaggio delle presidenziali di domenica scorsa. Il neopresidente ha annunciato che domani, all'apertura della seduta del Sejm, come prevede la Costituzione polacca, restituirà il mandato parlamentare e di presidente dell'assemblea. Da quel momento, Komorowski non sarà più neanche presidente ad interim, funzione assunta dopo la morte del presidente, Lech Kaczynski, nell'incidente aereo del 10 aprile scorso. Fino al suo giuramento, previsto entro l'11 agosto, l'interim sarà affidato al nuovo presidente del Sejm. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 187

     
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