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Sommario del 04/07/2010
Annuncio del Vangelo anche nella persecuzione e distacco dalle cose: il Papa a Sulmona indica l’eredità di Celestino V
◊ Coniugare radicalità evangelica e misericordia: è l’insegnamento di San Pietro Celestino V che Benedetto XVI ha messo in luce da Sulmona, dove è arrivato stamane in elicottero, accolto dal vescovo di Sulmona-Valva, mons. Angelo Spina, dal sottosegretario italiano alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, rappresentante del governo italiano, dall’Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, Antonio Zanardi Landi, e dalle locali autorità civili e militari. Benedetto XVI ha sottolineato la “santità” del Papa eremita e la sua “fecondità pastorale”. Lo ha fatto nella grande Piazza Garibaldi della cittadina abruzzese, dove ha celebrato la Messa e ha recitato l’Angelus. La nostra inviata a Sulmona, Fausta Speranza:
Sull’esempio di Celestino V, Benedetto XVI invita tutti a una vita sobria “per conservare più liberi la mente e il cuore”. Alla Chiesa chiede l’annuncio coraggioso del Vangelo “anche nei momenti di persecuzione” e chiede il “distacco dalle preoccupazioni per le cose”:
“L’annuncio sereno, chiaro e coraggioso del messaggio evangelico – anche nei momenti di persecuzione – senza cedere né al fascino della moda, né a quello della violenza o dell’imposizione; il distacco dalle preoccupazioni per le cose – il denaro e il vestito – confidando nella Provvidenza del Padre; l’attenzione e cura in particolare verso i malati nel corpo e nello spirito. Queste furono anche le caratteristiche del breve e sofferto pontificato di Celestino V e queste sono le caratteristiche dell’attività missionaria della Chiesa in ogni epoca”.
Alla cittadina che non ha pianto la perdita di vite umane per il terribile terremoto che ha colpito l’Abruzzo un anno fa, ma che certamente ha vissuto paure e difficoltà concrete, il Papa dice: “Sono venuto per condividere con voi gioie e speranze, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni”:
“So bene che anche a Sulmona non mancano difficoltà, problemi e preoccupazioni: penso, in particolare, a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza del lavoro, dell’incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale e – come ha ricordato il Vescovo – del senso di smarrimento dovuto al sisma del 6 aprile 2009”.
Benedetto XVI assicura preghiere e fa una raccomandazione: perseverate “nella testimonianza di valori umani e cristiani” che – ricorda – sono profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio”. Del territorio il Papa parla per sottolineare la bellezza del paesaggio e per ricordare che alcune località sono strettamente legate alla figura di Pietro da Morrone. L’eremita, divenuto Papa con il nome di Celestino V in un momento in cui la Chiesa scriveva anche pagine buie della sua storia, rinuncia dopo 5 mesi di Pontificato, viene imprigionato e muore dopo due anni. Benedetto XVI ricorda il Monte Morrone, dove “Pietro condusse per molto tempo vita eremitica”, l’Eremo di Sant’Onofrio dove lo raggiunse la notizia della sua elezione, l’Abbazia di Santo Spirito dove Celestino V consacrò l’altare maggiore, dopo l’incoronazione avvenuta nella Basilica di Collemaggio a L’Aquila. E qui il Papa tiene a ricordare che circa un anno fa, dopo il terremoto, si è recato in quella Basilica che normalmente conserva le spoglie di Celestino V e ha lasciato il pallio ricevuto all’inizio del suo Pontificato.
Benedetto XVI ricorda che oggi, a 800 anni dalla nascita dell’eremita, è stato indetto l’Anno giubilare celestiniano che si concluderà ad agosto. Celestino V – sottolinea – rimane nella storia “per le note vicende del suo tempo e del suo Pontificato e, soprattutto, per la sua santità”. “La santità – dice – non passa mai di moda”:
“La santità, infatti, non perde mai la propria forza attrattiva, non cade nell’oblio, non passa mai di moda, anzi, col trascorrere del tempo, risplende con sempre maggiore luminosità, esprimendo la perenne tensione dell’uomo verso Dio”.
Benedetto XVI definisce Celestino V un “cercatore di Dio”, capace di silenzio. E’ proprio nel silenzio – spiega – che riesce a percepire la voce di Dio, capace di orientare la sua vita. Il Papa sottolinea quanto sia importante riflettere su questo nella nostra società in cui “ogni spazio, ogni momento sembra debba essere “riempito” da iniziative, da attività, da suoni”. “Spesso - aggiunge - non c’è il tempo neppure per ascoltare e per dialogare”. Da qui l’incoraggiamento del Papa:
“Non abbiamo paura di fare silenzio fuori e dentro di noi, se vogliamo essere capaci non solo di percepire la voce di Dio, ma anche quella di chi ci sta accanto, degli altri”.
E un altro insegnamento fondamentale di Celestino V, afferma Benedetto XVI, è che tutto “l’essenziale della nostra esistenza” è dono di Dio:
“Dio ci anticipa sempre e in ogni singola vita c’è del bello e del buono che noi possiamo riconoscere facilmente come sua grazia, come raggio di luce della sua bontà”.
Tra le problematiche messe in evidenza nei saluti rivolti al Papa c’è anche la difesa del territorio: si è accennato a costruzioni che potrebbero deturpare e alla preoccupante prospettiva della privatizzazione dell’acqua. Il Papa esprime apprezzamento per l’impegno della Chiesa locale “per la promozione del bene comune e della salvaguardia del creato”:
“Vi incoraggio in questo vostro sforzo, esortando tutti a sentirsi responsabili del proprio futuro, come pure di quello degli altri, anche rispettando e custodendo la creazione, frutto e segno dell’Amore di Dio”.
Al centro della vita di Celestino V ci fu Cristo, ci fu la Croce. La Croce – afferma Benedetto XVI – diede al Santo “la chiara coscienza del peccato” e “l’altrettanto chiara coscienza dell’infinita misericordia di Dio”. Per questo pensò la particolare indulgenza della Perdonanza. E qui il Papa sottolinea il ruolo dei sacerdoti:
“Desidero esortare i sacerdoti a farsi testimoni chiari e credibili della buona notizia della riconciliazione con Dio, aiutando l’uomo d’oggi a recuperare il senso del peccato e del perdono di Dio”.
Dalla città di Sulmona, al momento dell'Angelus, Benedetto XVI chiede alla Chiesa di saper guidare chi cerca Dio:
“Fedele all’eredità di san Pietro Celestino, sappia comporre la radicalità evangelica e la misericordia, perchè tutti coloro che cercano Dio lo possano trovare”.
A tutti l’invito a una vita semplice e umile, alla ricerca di ciò che è veramente essenziale”:
“Anche noi, che viviamo in un’epoca di maggiori comodità e possibilità, siamo chiamati ad apprezzare uno stile di vita sobrio, per conservare più liberi la mente e il cuore e per poter condividere i beni con i fratelli”.
Ora Benedetto XVI si trova nel Centro diocesano dove, più tardi, inaugurerà gli spazi dedicati a sacerdoti malati e anziani. E dove riceverà la delegazione della Casa di reclusione di Sulmona. Poi si sposterà nella Cattedrale di San Panfilo, dove sono conservate in questo anno giubilare celestiniano le spoglie del Papa eremita e dove incontrerà i giovani della città. Tra quelli che erano in piazza, alla fine della celebrazione e della preghiera mariana abbiamo incontrato Flavia: le abbiamo chiesto che cosa pensi dell’invito del Papa al silenzio:
R. – E’ stato bello ed emozionante. C’era tanta gente. Noi giovani siamo stati tutti partecipi e attenti al discorso. Dobbiamo cercare di soffermarci di più a pensare, a riflettere.
D. – Che significa fare silenzio Flavia, secondo te?
R. – Riflettere, pensare di più, non soffermarci sempre sulle cose più superflue e superficiali, concentrarsi di più sulle cose belle della vita, le cose importanti e nient’altro.
D. – A conclusione della Messa del Papa e dell’Angelus, qui a Sulmona, restano le parole di Benedetto XVI, che ha ricordato che Celestino V insegna a coniugare coscienza del peccato e coscienza della misericordia...
R. – E’ importante saperlo ed è importante poi non ripetere gli stessi errori del passato, ma guardare a quelli, averli come esempio e cercare di non ripeterli, per stare bene con la coscienza e per dare poi esempio positivo in futuro agli altri. Quindi, sicuramente è giusto.
D. – Flavia, vivete qui a Sulmona all’ombra del monte Morrone. In questo anno giubilare la figura di Celestino V, per te, per esempio, che sei molto giovane, è stata un’occasione di riscoperta?
R. – Sì, sicuramente, di riscoperta, ma anche di pensiero, di riflessione e ne siamo contenti. E’ stato anche uno dei motivi per cui oggi abbiamo avuto il Papa qui. Quindi, senz’altro, sicuramente, gli siamo riconoscenti.
L'inferno di Port-au-Prince a sei mesi dal sisma e la solidarietà di chi non ha dimenticato Haiti
◊ Anche se l’attenzione mediatica è drasticamente calata, la situazione ad Haiti - a sei mesi dal sisma che ha provocato 250 mila vittime - è in continuo peggioramento. Tendopoli, macerie e persistenti difficoltà nel distribuire gli aiuti umanitari continuano a segnare lo scenario del Paese caribico. E’ quanto denuncia da Port au Prince Valeria Lenner della Fondazione Rava - N.P.H Onlus, intervistata da Fabio Colagrande:
R. – Adesso, la situazione sta ancora peggiorando. Infatti, Port-au-Prince è tutta una tendopoli, le persone continuano a vivere in questa situazione precaria tra le macerie. Il problema è che scarseggiano proprio gli aiuti umanitari e le condizioni igienico-sanitarie stanno peggiorando e purtroppo se ne parla sempre meno. Però, loro sono sempre qui e continuano ad aumentare gli abusi, i rapimenti, gli omicidi. Quindi, la situazione è veramente tragica.
D. – Questo nonostante l’enorme flusso di aiuti internazionali, la grande solidarietà da parte di tutto il mondo…
R. - Infatti, nonostante tutti gli aiuti, le persone vivono per la maggior parte all’interno di queste baraccopoli che si sono create dopo il terremoto e che, comunque, sono delle situazioni provvisorie che però a sei mesi dal terremoto continuano a rimanere e anzi ad aumentare.
D. – In questo momento, quale stato d’animo vedete tra la gente in questa condizione così tragica che continua a persistere?
R. – Sono una popolazione stupenda perché comunque sorridono, sono persone solari. Però, sono sicuramente provate, perché vivere all’interno delle baraccopoli ovviamente crea forti disagi. Infatti, immagino che ci saranno anche delle manifestazioni in breve.
D. – Cioè, dei movimenti popolari di protesta?
R. – Diciamo che adesso la situazione sembra un po’ meno tesa per lo svolgimento dei Mondiali di calcio, un fenomeno che, comunque, contribuisce a placare gli animi. Ma ormai gli aiuti umanitari iniziano anche a scarseggiare. E noi, insomma, noi siamo sempre qua.
D. – Riuscite a continuare anche il vostro lavoro, siete anche voi in difficoltà?
R. – Noi continuiamo, non ci siamo mai fermati. L’ospedale, da ospedale pediatrico si è aperto a tutti. Non abbiamo mai spesso la produzione di pane e adesso stiamo lavorando per avviare il pastificio che produrrà circa 2.500 pacchetti di pasta. Non é facile ad Haiti fare le cose, perché manca tutto. Lo sforzo dei volontari e lo sforzo delle persone che ci stanno vicine è davvero tanto.
L'arcidiocesi di Arezzo risponde all'appello del patriarca di Gerusalemme: raccolti fondi per costruire case ai cristiani di Terra Santa
◊ Sarà possibile costruire delle case per i cristiani in Terra Santa grazie all'arcidiocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, che ha raccolto oltre 80 mila euro mediante iniziative come la “Quaresima di carità”. Si tratta di un’iniziativa tesa a rispondere all’appello del patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, che aveva fatto richiesta d’aiuto alle Chiese d’Europa per costruire delle abitazioni per i cristiani di Terra Santa rimasti senza casa. Domani, i futuri sacerdoti di Terra Santa saranno accolti nel seminario di Arezzo dall’arcivescovo, Riccardo Fontana, che spiega nell’intervista di Carla Ferraro come arrivare ad una coesistenza pacifica in Terra Santa:
R. – Ci deve essere una partecipazione di tutte le Chiese del mondo, delle Chiese diocesane, ad essere attente verso la terra di Gesù, quella che noi da sempre chiamiamo la Terra Santa. Per questa ragione, noi abbiamo avviato un percorso, insieme con il patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twual, per fare un gemellaggio tra la Chiesa madre di Gerusalemme e la nostra antica chiesa. Vogliamo farci sensibili alle necessità dei fratelli, come appunto Paolo ci insegna, verso le necessità di Gerusalemme
D. – Nel concreto, in che modo la sua diocesi ha risposto all’appello del patriarca di Gerusalemme?
R . – Abbiamo aderito subito alla richiesta del patriarca di farci sensibili verso i poveri della nostra comunità cristiana, che vengono privati della loro casa nella città di Gerusalemme. Questo potrebbe essere molto pericoloso, perché si rischia di impoverire ancora di più la presenza di cristiani in Terra Santa, tanto cara al cuore del Papa, ricordata anche a Cipro.
D. – In una terra in cui è difficile ottenere permessi per nuove edificazioni, questo progetto può rappresentare una speranza per il futuro…
R. – Certamente sì. Ci sono già dei permessi di costruzione e alcune case sono già in esecuzione, e personalmente ho già avuto modo di vedere i lavori. Direi che si va avanti. Bisogna dire alle Chiese europee e del Nord America che con un piccolo impegno caritativo si possono dare gli strumenti alla Chiesa latina, a Gerusalemme, di accogliere i poveri, dare loro l’abitazione, che è il primo passo perché possano rimanere là.
D. – Questo si collega bene all’importanza di conservare una testimonianza cristiana nella terra dove è vissuto Gesù…
R. – Anche più di una testimonianza: noi abbiamo cittadinanza naturale a Gerusalemme. Io credo che bisognerà fare in modo di riaffermare questa importante dimensione.
D. – Tra gli obiettivi del progetto di gemellaggio c’è anche quello di garantire una borsa di studio a uno studente cristiano del Patriarcato latino perché sia accolto nello studentato della Cittadella della pace di Rondine…
R. – Voglio che ci sia un traino di carità nelle singole comunità. Non voglio chiudere l’operazione: non è un’operazione manageriale, è una storia di caritas. Una storia vissuta con la nostra gente. Questa è la via normale, cristiana, di fare le opere giuste.
La piaga della malnutrizione nel mondo negli scatti fotografici di Msf e Agenzia Seven, che lanciano un appello: è una malattia che si può battere
◊ Fotografare chi combatte la malnutrizione per evitare nuove vittime. E’ l’obiettivo di “Starved for attention: il cibo non basta”, la mostra fotografica allestita da Medici senza frontiere (Msf) e dall’Agenzia fotografica VII (Seven) a Milano. L’esposizione, aperta fino al 10 luglio, lancia in Europa la campagna multimediale di Msf sulla malnutrizione che colpisce oltre 195 milioni di persone nel mondo e che uccide ogni anno 8 milioni di bambini, un terzo dei quali sotto i 5 anni. Linda Giannattasio ne ha parlato con Sergio Cecchini, direttore della comunicazione di Medici senza frontiere Italia;
R. - E’ una mostra che esce dai canoni delle mostre fotografiche, viaggiando tutta su monitor: una mostra multimediale. Attraverso questi monitor e attraverso le foto e i video realizzati dai sette fotografi di Seven, veniamo portati in quelli che sono i vari contesti in cui la malnutrizione ha degli effetti e delle conseguenze, ma anche in contesti come gli Stati Uniti che sono tra i più grandi produttori di quegli aiuti alimentari che ad oggi risultano assolutamente inefficaci per la lotta alla malnutrizione. L’approccio innovativo di questa mostra è che i fotografi di Seven sono stati sia fotografi sia documentaristi. Attraverso le nuove macchine fotografiche, che consentono di scattare foto ma anche di realizzare filmati in alta definizione, hanno raccontato con due linguaggi diversi - quello fotografico e quello video - le storie con le quali venovano a contatto. E questo attraverso testimonianze dei genitori dei bambini malnutriti, attraverso le testimonianze di altre organizzazioni non governative, attraverso le testimonianze degli operatori di medici senza frontiere.
D. - Come si presenta oggi la malnutrizione infantile nel mondo?
R. - La malnutrizione causa ogni anno la morte di otto milioni di bambini, un terzo dei quali sotto i cinque anni di età, ed è un problema che affligge 195 milioni di persone al mondo. L’area più colpita dalla malnutrizione è l’area dell’Africa subsahariana dal Niger al Ciad, Sud Sudan: questi sono i contesti maggiormente colpiti, ma dalla malnutrizione sono colpiti anche contesti asiatici e latinoamericani. Per supportare quest’azione di Medici senza frontiere, noi abbiamo lanciato una petizione proprio per creare questa consapevolezza e spingere i governi e le istituzioni internazionali. Questa petizione può essere firmata sul sito www.medicisenzafrontiere.it o sul sito www.starvedforattention.org. La malnutrizione, a tutti gli effetti, è una malattia che può essere curata cono dei prodotti oggi disponibili sul mercato. Il nostro obiettivo con questo progetto è di creare consapevolezza rispetto a questi nuovi strumenti che possono essere utilizzati e spingere i grandi Paesi donatori a finanziare questi progetti e a sostenere e condurre le varie agenzie delle Nazioni Unite ad adottare questi nuovi protocolli. Ad oggi, l’utilizzo di questi nuovi approcci è limitato: va implementato e va esteso a tutti i programmi di lotta alla malnutrizione. Sono disponibili questi prodotti terapeutici nutritivi pronti all’uso. Si tratta a tutti gli effetti di piccoli sacchetti contenenti quella che somiglia a una crema di arachidi. Contengono tutti quei nutrienti che permettono ai bambini gravemente malnutriti di uscire dalla crisi di malnutrizione grave e a quelli moderatamente malnutriti di non cadere in una situazione di malnutrizione grave. Esistono, quindi, delle soluzioni disponibili: vanno usate in maniera massiccia. Ciò che noi chiediamo è che in tutti i programmi di lotta alla malnutrizione siano utilizzati questi prodotti.
A Roma la terza edizione del Senza Frontiere Film festival: pellicole e documentari sul valore della fraternità e contro i pregiudizi
◊ Ritorna a Roma per la terza edizione il Senza Frontiere Film Festival – Without Borders: dal 7 al 9 luglio, alla Casa del Cinema, verranno proposte opere selezionate da cinematografie di ogni parte del mondo con l’obiettivo di mostrare come esistano valori e speranze che superano i confini politici, etnici, sociali e culturali che ci dividono. Il servizio di Luca Pellegrini.
Al di là della paura, del pregiudizio e dell’ignoranza: ecco una serie di film e documentari che raccontano come esistano tanti silenziosi operai di pace e testimoni di umanità. Ecco una serie di film che ci aiutano a avere speranza, la speranza in un futuro di condivisione e di pace. Un cinema fatto di racconti, di memorie, di metafore, di esplorazione dell’esistente, di documentazione storica e di visioni utopiche. Una ricerca di temi e titoli che ha coinvolto in prima persona Fiamma Arditi, direttore artistico del festival, alla quale abbiamo chiesto che cosa significhi per lei un cinema capace di raccontare un mondo senza frontiere.
R. - Tre anni fa, dopo aver visto al Lincoln Center di New York un film che si chiamava “Knowledge is the beginning” sulla West-eastern Divan Orchestra, fondata da Daniel Barenboim ed Edward Said dieci anni fa - orchestra composta da giovani musicisti palestinesi, israeliani, siriani, libanesi, che dimostrano con la loro vita che ce la possiamo fare ad andare avanti insieme - quando sono uscita da quella sala cinematografica ho detto: dobbiamo raccontarlo, dobbiamo farlo sapere a tutti che ce la possiamo fare". Ed è cominciata questa avventura di un Film Festival. Direi si tratti proprio un’esperienza di vita, perchè strada facendo, nella selezione di questi film, nella ricerca degli artsiti, abbiamo incontrato delle persone straordinarie che lavorano in silenzio per raccontare come possiamo andare avanti con gli altri, perchè gli altri in realtà siamo noi e noi siamo gli altri. E allora abbiamo cercato film che raccontassero storie di vita di persone come noi e di non persone straordinarie: persone come noi che vanno avanti con altri diversi da loro.
D. - Acqua, apartheid nel Paese che accoglie quest’anno i Mondiali di calcio, Haiti e le sofferenze del post-terremoto: che cosa accomuna questi tre temi scelti dal Festival?
R. - Oltre a questi film, che hanno tutti una finestra aperta sul domani o un raggio di luce che ci dice “sì, la situazione è tragica, però ne possiamo uscire insieme”. Considerato che la situazione economica in Italia, come nel mondo, è così difficile - e i soldi delle istituzioni, che dovrebbero sostenere progetti umanitari, progetti culturali, non ci sono - devo dire che abbiamo avuto la fortuna e la gioia di incontrare sul nostro percorso, quest’anno, delle aziende private che credono nell’altro, che credono che il mondo non finisca in Italia, ma continui in questa sfera che ci appartiene e appartiene ad ognuno di noi. Una cosa molto importante, perché il nostro mondo non è fatto soltanto da noi, che siamo piccole briciole senza nessun potere, ma a partire da noi e dall’alto, dove ci sono aziende con esseri umani sensibili ai temi dell’altro, ai temi che sono vitali nel nostro mondo oggi.
Indonesia, violenze anticristiane: uomo minacciato di morte da estremisti islamici
◊ Non accennano a fermarsi le persecuzioni contro i cristiani in Indonesia: ieri, a Bekasi, un cristiano è stato pubblicamente minacciato di morte da un gruppo di islamici radicali, ma è solo l’ennesima azione di una violenta campagna anticristiana in atto nell’area intorno alla capitale Giakarta. Uno striscione è stato appeso sulla moschea principale della città, raffigurante un uomo con una corda al collo e la scritta “Quest’uomo merita la pena di morte”. L’uomo in questione è Andreas Sanau, 29 anni, di fede cristiana, accusato di voler organizzare un battesimo di massa. È solo l’ultimo, in ordine cronologico, degli atti di violenza e intimidazione contro i cristiani, che il gruppo radicale indonesiano Fronte islamico di difesa ha intrapreso nell’area intorno alla capitale indonesiana. “Se rifiutano di smettere quello che stanno facendo siamo pronti a combattere”: così annunciano gli estremisti, che stanno formando un gruppo paramilitare di 1500 volontari pronti ad addestrarsi. Alla fine del mese scorso, inoltre, si sono riuniti per chiedere l’adozione della sharia nel Paese e lanciare un appello a tutte le moschee affinché si adoperino per “contrastare la cristianizzazione” dilagante. Si tratterebbe di un precedente pericoloso, avverte, però, il segretario generale della maggiore organizzazione musulmana indonesiana, che accoglie 60 milioni di fedeli: “L’islam è una benedizione per l’intero universo – ha ribadito – ed è un dovere per tutti i musulmani rispettare i credenti di altre fedi”. Sulla questione è intervenuto anche il neovescovo di Giakarta, Ignatius Suharyo, che ha dichiarato di riporre fiducia nei giovani, “aperti al dialogo, pronti a mettersi in discussione e attenti ai valori”. Dal Forum giovanile interreligioso dell’Indonesia, è giunto un appello al rispetto dei cinque principi del Pancasila sui quali lo Stato, laico, si fonda: la fede nell’unico Dio, la giustizia, l’unità del Paese, la democrazia e la giustizia sociale. Il ministro per la Giustizia e i diritti umani, infine, ha rilevato che in Indonesia esistono ben 92 ordinanze locali basate sulla sharia. Nell’ultimo anno, nell’area di Bekasi si è registrato un notevole incremento di attacchi a chiese e scuole cristiane: perfino una statua raffigurante tre donne è stata rimossa perché il numero “richiamava la Trinità cristiana”. (A cura di Roberta Barbi)
I vescovi del Madagascar denunciano la crisi morale ed esortano alla conversione
◊ Un augurio al Paese, affinché risolva la grave crisi politica e sociale che sta attraversando nella dignità, che “richiede a tutti un impegno e una presa di responsabilità nella saggezza e nella verità”: così i vescovi del Madagascar si sono rivolti ai cittadini in occasione del 50.mo anniversario dell’indipendenza, festeggiato nei giorni scorsi. “Riconoscere i propri torti e abbandonare l’egoismo” in modo che possa regnare la giustizia: è questa l’esortazione alla conversione della Conferenza episcopale locale, riportata dall’Osservatore Romano: rimettere al centro le relazioni umane e i valori che conducono a realizzare il bene comune. Da oltre un anno, dalle dimissioni del presidente, Marc Ravalomanana, seguite a un colpo di Stato, l’isola è sprofondata nella crisi e nella lotta politica da cui non riesce a uscire. La Chiesa cattolica non ha alcuna ambizione e “nessun progetto politico” da suggerire alle autorità, tuttavia denuncia la deriva morale della società che ha perso di vista i valori fondamentali come quello della “Fihavanana”: supremo insegnamento della cultura malgascia che s’incentra proprio sulle relazioni sociali e il mutuo rispetto e soccorso, finalizzati al bene comune. Della crisi, affermano i presuli, risentono anche le comunità religiose, le cui “missioni non sono più visibili”. In Madagascar, su 20 milioni di abitanti, il 40 per cento sono cristiani, che vivono concentrati sul territorio dell’altopiano. (R.B.)
Brasile al voto: i vescovi invitano a scegliere chi tutela la vita e la famiglia
◊ La Conferenza episcopale brasiliana esorta i cattolici del Paese a votare con coscienza e consapevolmente alle prossime elezioni, stando in guardia nei confronti della corruzione morale che porta al voto di scambio e al clientelismo. In occasione della 73.ma Assemblea della regione del Sul I, svoltasi nei giorni scorsi ad Aparecida, i vescovi hanno pubblicato, infatti, una nota con dieci orientamenti, intitolata “Votare bene”. Come riferisce L’Osservatore Romano, i presuli invitano ad abbandonare logiche di voto come la semplice affiliazione politica, le abitudini elettorali e la tradizione familiare, proponendo invece la conoscenza dei profili dei candidati, la loro storia personale, le loro idee e i loro programmi. I vescovi ricordano anche che il voto è il massimo esercizio di cittadinanza e che l’esercizio del potere è un servizio alla gente ed evidenziano alcuni temi sui quali ai buoni politici è richiesto un impegno chiaro: “Il superamento della povertà, la promozione di un’economia orientata alla creazione di posti di lavoro e a una migliore distribuzione del reddito, un’istruzione di qualità per tutti, l’assistenza sanitaria, gli alloggi popolari, il rispetto della vita e la tutela dell’ambiente”. L’impegno richiesto deve abbracciare anche grandi temi quali “la giustizia e la solidarietà sociale, la sicurezza pubblica, la lotta alla violenza e alla corruzione, la dignità dell’uomo per una cultura della pace e per il pieno rispetto della vita umana dal concepimento alla morte naturale, valori irrinunciabili per la convivenza sociale”. Infine, la Conferenza episcopale si è concentrata sull’importanza della religione nel Paese: “Fa parte dell’identità del popolo”, dichiarano i presuli, esortando a difendere i valori della vita e della famiglia. (R.B.)
Cina: ordinati cinque nuovi preti, si raccolgono i frutti dell’Anno Sacerdotale
◊ Il giorno in cui si festeggiava la solennità dei Santi Pietro e Paolo, il 29 giugno scorso, in Cina sono stati ordinati cinque nuovi sacerdoti. La celebrazione si è svolta nella cattedrale della diocesi di Yi Chang, provincia dell’Hu Bei ed è stata officiata dal vescovo ordinario della diocesi, consacrato con l’approvazione della Santa Sede: mons. Lu Shou Wang. Come riferisce la Fides, per l’occasione la cattedrale era gremita di fedeli, religiosi e familiari dei nuovi sacerdoti, le cui vocazioni sono maturate nel corso dell’Anno sacerdotale appena concluso. Alcuni di loro provengono anche dalle diocesi di Ji Zhou e Xiang Fan. Tranne uno, che ha studiato nel Seminario dello Shaan Xi, gli altri si sono preparati nel Seminario di Zhong Nan, nel sud del Paese. Con queste nuove ordinazioni, sale a 22 il numero di sacerdoti nella diocesi di Yi Chang, che annovera anche 11 religiose e 16 parrocchie al servizio di 20 mila fedeli. (R.B.)
A São Tomé l’incontro biennale tra i rappresentanti dei vescovi dei Paesi lusofoni
◊ “La Chiesa e la lotta alla povertà: condivisione di esperienze”: è questo il tema dell’incontro dei rappresentanti delle Conferenze episcopali dei Paesi di lingua portoghese, apertosi venerdì 2 luglio a São Tomé e che si concluderà venerdì 9. È il nono degli incontri, che si svolgono ogni due anni e ogni volta in un Paese diverso, dei rappresentanti cattolici dei Paesi lusofoni. Secondo quanto appreso dall’agenzia Fides, all’incontro partecipano i rappresentanti delle seguenti nazioni: Angola, Brasile, Capo Verde, Guinea Bissau, Macao, Mozambico, Portogallo, São Tomé e Principe, Timor Est. Da questa settimana di confronto, si attende un appello alle autorità e ai governi in direzione di politiche concrete di lotta alla povertà, ma ci si aspetta anche, in futuro, una maggiore collaborazione tra le comunità che parlano la stessa lingua, la comunione tra le Chiese e lo scambio di proposte sui temi dell’evangelizzazione e del sostegno alla formazione dei giovani. Nel corso dei giorni, i vescovi visiteranno anche diversi luoghi di São Tomé per conoscere meglio l’isola. (R.B.)
A Roma un convegno sul cristianesimo “motore della modernità”
◊ La Fondazione Konrad Adenauer promuove per martedì 6 luglio a Roma, nella sede dell’Istituto Luigi Sturzo, un convegno dal tema "Il Cristianesimo come motore della modernità". “In Italia esiste una lunga e forte tradizione di pensiero politico di impronta cattolica – lo presentano gli organizzatori, le cui parole vengono riportate dall’agenzia Sir – il cristianesimo costituisce la forza propulsiva del progresso, della civilizzazione e della modernizzazione dell’Europa e del mondo”. “Senza il cristianesimo – proseguono – sono inconcepibili il diritto e la dignità dell’uomo, i limiti del potere statale e politico, l’indisponibilità della persona, il diritto di ciascuno alle opportunità d’istruzione e produzione, l’emancipazione e la maturità, la comunità solidale”. Infine, gli organizzatori affermano che “le posizioni del cattolicesimo democratico italiano sono le idee guida della democrazia cristiana tedesca, che sono in realtà assai simili in relazione alla percezione positiva e dinamica dell’immagine cristiana dell’uomo e insieme alla particolare sensibilità nei confronti del rapporto, sempre delicato, tra democrazia e religione”. (R.B.)
Nuovo attentato in Pakistan contro un santuario sufi. La solidarietà del mondo cattolico
◊ Il vescovo di Hyderabad, in Pakistan, ha espresso profonda “vicinanza e solidarietà” ai musulmani sufi, oggetto nei giorni scorsi di un tremendo attentato da parte di un kamikaze che si è fatto esplodere all’interno di un santuario sufi a Lahore, causando 42 morti e centinaia di feriti e gettando nel panico la popolazione locale. "I musulmani sufi sono pacifici e aperti al dialogo, per questo danno fastidio agli estremisti che li considerano eretici", spiega il vescovo alla Fides. "Come cristiani del Pakistan - prosegue - continueremo a pregare e collaborare con i musulmani per la costruzione di una società giusta, armoniosa e fraterna e contro ogni sorta di estremismo”. Anche il cattolico Francis Mehboob Sada, direttore del Christian study center di Rawalpindi - apprezzato Centro ecumenico di documentazione e studio, attivo nel campo del dialogo interreligioso e che ha un ottimo rapporto con i musulmani sufi - ha voluto fornire la sua analisi della situazione: “L’attentato è stato particolarmente crudele perché mirava a colpire poveri innocenti e a scoraggiare i fedeli ad aderire al sufismo”, ha detto. Non è la prima volta che i sufi sono vittima del terrorismo: già nel marzo 2009 un santuario a Peshawar è stato distrutto da una bomba. Il fenomeno del terrorismo, infatti, in Pakistan raggiunge livelli allarmanti: al recente summit del G8 si è ribadito che urge un aiuto esterno per combatterlo. (R.B.)
La prima Messa del primo gesuita turco, in ricordo di mons. Padovese
◊ Padre Antuan Ilgit è il primo gesuita turco della storia, ordinato sacerdote il 26 giugno scorso a Roma. Nell’omelia del giorno dopo, nella Chiesa del Gesù, ha tenuto a ricordare la figura di mons. Padovese, ucciso un mese fa, che lo aveva sempre sostenuto nella vocazione, e di don Andrea Santoro, un altro martire della fede ucciso nel 2006 a Trazbon, sempre in Turchia. Il neosacerdote oggi ha celebrato la sua prima Messa in lingua locale nella Cappella di Santa Teresa di Gesù Bambino ad Ankara, alla presenza del nunzio apostolico mons. Antonio Lucibello, dei provinciali Gesuiti giunti dall’Italia e dal Medio Oriente e di circa 50 fedeli. Padre Antuan, 38 anni, è nato in Germania da genitori turchi immigrati. Una volta tornato in patria, si è laureato in economia e si è convertito al cristianesimo: “Non è vero che sono stato strappato alla mia fede originaria – racconta ad Asianews – il Signore, piuttosto, mi ha fatto percorrere un itinerario per conoscerlo più intimamente attraverso Gesù Cristo e la cosa più bella che ho scoperto è che attraverso Lui amo ancora di più il mio Paese e la mia gente”. Padre Antuan si sta specializzando nello studio di alcuni temi di bioetica, paragonando il pensiero cattolico con le fatwa islamiche. La sua storia rappresenta un segno di speranza per i cattolici turchi, soprattutto dopo l’uccisione di mons. Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia: a un mese dalla sua morte, in molte località della Turchia, sono state celebrate messe e recitate preghiere comunitarie. (R.B.)
In Madagascar Radio Don Bosco compie 14 anni. E presto arriverà una tv
◊ È nata il 27 giugno 1996 e dunque ha appena festeggiato 14 anni di vita Radio Don Bosco, una delle prime emittenti a trasmettere da Antananarivo, capitale del Madagascar. Il direttore, don Luca Treglia, ripercorre con l’agenzia Fides i primi tempi: “Abbiamo cominciato con una redazione di 20 persone – ricorda – ora ne lavorano in radio una trentina, molti dei quali sono giovani formati direttamente da noi, secondo la vocazione specifica dei Salesiani, ispirata all’insegnamento di don Bosco. Molti altri, comunque, circa la metà dei nostri allievi, hanno trovato spazio nel campo dei media”. Oggi, Radio Don Bosco trasmette in tutta l’isola, grazie all’ausilio di quattro ripetitori e i suoi programmi – il giornale radio, le interviste, gli approfondimenti e le dirette in occasione di eventi speciali come l’insediamento di un vescovo – vengono trasmessi anche dalle radio cattoliche aderenti a un circuito, che ne riunisce circa una ventina, creato dalla Conferenza episcopale locale. L’emittente è considerata una fonte affidabile di notizie ed è ascoltata giornalmente da 400 mila persone. Ma c’è anche un progetto per il futuro: fondare un canale televisivo. “Abbiamo ottenuto dal governo i permessi – annuncia don Treglia – siamo fiduciosi che con l’aiuto di Dio un giorno verrà alla luce”. (R.B.)
Guardando al Sinodo, esce il libro "Breve storia delle Chiese cattoliche orientali"
◊ S’intitola "Breve storia delle Chiese cattoliche orientali" il libro di Alberto Elli che inaugura la collana "Ekklesia" delle edizioni Terra Santa. L’opera, di taglio divulgativo, riferisce il Sir, si pone come uno strumento di comprensione in vista dell’Assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi, che si terrà in Vaticano dal 10 al 24 ottobre, e che concentrerà l’attenzione del mondo sulla realtà multiforme, variegata e sconosciuta ai più, della Chiesa mediorientale, composta dalle diverse denominazioni cattoliche dei maroniti, greco-melchiti, copti, etiopici, armeni, caldei, siri, siro-malabresi e siro-malankaresi. Il Sinodo, inoltre, ha l’obiettivo di confermare e rafforzare i cristiani nella loro idea mediante la Parola di Dio e i Sacramenti, e di ravvivare la comunione ecclesiale tra le Chiese particolari. (R.B.)
Polonia: ballottaggio presidenziale tra Komorowski e Kaczynski. Domani i risultati
◊ Urne aperte stamattina per il ballottaggio presidenziale in Polonia. Sono più di 30 milioni gli elettori coinvolti in quella che si profila una lotta all’ultimo voto fra i due candidati Komorowski e Kaczynski. Gli oltre 25 mila seggi chiuderanno alle 20, poi ci saranno i primi exit poll. Domani, la Commissione elettorale nazionale renderà noti i risultati finali. Sentiamo Giuseppe D’Amato:
Il grande interrogativo è quanti polacchi andranno a votare in questa calda domenica di ferie estive. Il dato sull’affluenza potrebbe risultare decisivo per l’esito del ballottaggio. Un basso tasso potrebbe favorire il conservatore nazionalista, Jaroslaw Kaczynski. Ufficialmente, sono circa 30 milioni gli aventi diritto. Al primo turno, due settimane fa, votò un po’ più del 55 per cento, gran parte dei quali si recarono ai seggi poco prima della chiusura serale alle 20. Il 58.enne liberale, Bronisław Komorowski, già speaker della Camera bassa del parlamento, parte come candidato da battere: dal 41,5 per cento di preferenze e da un vantaggio di 4,5 punti sul suo avversario. I sondaggi di opinione della vigilia gli assegnano dai 4 ai 7 punti in più, come già successe due settimane fa. I successivi risultati ufficiali però mostrarono un sensibile scostamento a favore del 61.enne Kaczynski. Anche oggi potrebbe succedere la stessa cosa. Ecco perché la partita appare aperta. I liberali non si fidano, memori della beffa di cinque anni fa, quando il fratello di Jaroslaw, Lech Kaczynski, morto nella tragedia di Smolensk, il 10 aprile scorso, superò l’attuale premier, Donald Tusk, nelle ultime ore di campagna elettorale. Ambedue i candidati in lizza hanno strizzato l’occhio agli elettori di sinistra: al primo turno, il 13 per cento degli elettori ha votato socialdemocratico. Se Komorowski vuole riforme più spedite, compresa quella delle pensioni, l’euroscettico Kaczynski è per rallentarle. Gli ex presidenti, Kwaśniewski e Wałęsa, oltre ad un nutrito gruppo di intellettuali, appoggiano pubblicamente Komorowski.
Prosegue in Iraq la visita del vice presidente statunitense, Joe Biden, giunto ieri a sorpresa a Baghdad, per sostenere gli sforzi dei leader locali in vista della difficile formazione del nuovo esecutivo. Sul versante afghano oggi il generale Petraeus ha assunto ufficialmente il comando delle forze internazionali. Sentiamo Eugenio Bonanata:
L’amministrazione Obama ha scelto una data simbolica, il 4 luglio, festa dell’indipendenza americana, per sottolineare l’impegno sui due fronti "caldi" della politica estera di Washington. “Siamo impegnati in questa impresa per vincere”, ha sottolineato il generale Petreaus durante la cerimonia per il suo insediamento ufficiale a Kabul. Ammettendo che dopo tanti anni il conflitto sta attraversando una fase critica, il generale ha già chiesto in queste ore piena collaborazione alle autorità locali. Unità di fronte alla minaccia terroristica ma anche responsabilità e trasparenza: queste, infatti, le parole chiave utilizzate nel faccia a faccia di ieri con il presidente Karzai, dedicato soprattutto ad un altro tema delicato che è la corruzione. Ma sono le azioni della guerriglia a ricordare ogni giorno la difficoltà verso la piena indipendenza del Paese: oggi, 4 morti per un attentato nella zona di Hemland, mentre è imprecisato il bilancio dell’attacco di ieri sera alla base di Kunar. La violenza, dunque. Una costante anche in Iraq, dove stamattina una donna si è fatta saltare in aria provocando almeno quattro morti a Ramadi. Nel Paese del Golfo, l’ormai prossimo disimpegno delle truppe internazionali deve fare i conti anche con l’empasse politico. A distanza di 4 mesi dalle elezioni, non è stato ancora formato il nuovo esecutivo di Bagdad. Il vice di Obama, Joe Biden, si è detto però estremamente ottimista su questo fronte e ha elogiato la discussione in atto tra tutti i partiti iracheni, considerata segno chiaro del processo di transizione democratica. Biden nella sua missione porta dunque l’incoraggiamento della Casa Bianca a proseguire su questa strada, incontrando oggi il presidente Talabani e i due principali candidati alla carica di primo ministro: Allawi e al Maliki.
Israele
Via libera del governo israeliano al rafforzamento dei poteri della commissione d’inchiesta sul blitz contro la flottiglia filo palestinese, che lo scorso 31 maggio ha provocato la morte di nove attivisti turchi. Il team potrà ascoltare i vertici politici, ma, nonostante le nuove modifiche, non potrà interrogare alcun soldato, né proporre sanzioni personali nei confronti di singoli esponenti politici o militari. L’inchiesta disposta da Israele non risponde alle richieste della Turchia, che insiste per un'indagine sotto l'egida dell'Onu, respinta come un'interferenza dallo Stato ebraico.
Iran Nucleare
Dopo le ultime sanzioni, l’Iran torna a manifestare disponibilità a fermare l’arricchimento dell’uranio al 20 per cento, a patto di ricevere il combustibile per il suo reattore di ricerca medica di Theran. L’annuncio è arrivato dal presidente della commissione Esteri del parlamento. Intanto, la Repubblica islamica continua a denunciare il rapimento di uno scienziato nucleare iraniano ad opera dei Servizi segreti americani, in collaborazione con quelli sauditi. Teheran ha fatto sapere che userà “tutte le sue capacità” per riportarlo in patria dopo la scomparsa segnalata un anno fa in Arabia saudita.
Iran esecuzioni
Nuove esecuzioni in Iran. Si tratta di due narcotrafficanti impiccati oggi nel carcere di Zahedan, nel sudest del Paese, perché riconosciuti colpevoli di una lunga serie di reati tra i quali traffico di stupefacenti, sequestro di persona e rapina a mano armata. I due sono stati accusati di essere “nemici di Dio”. Sale così ad almeno 82 il numero delle sentenze capitali eseguite nel Paese dall’inizio dell’anno, secondo notizie di stampa.
Libano
In Libano, stamani è morto l’ayatollah Mohammad Hussein Fadlallah, 75 anni, considerato l'ispiratore del partito sciita filo-iraniano Hezbollah e personalità molto influente dell’islam sciita. Fu un sostenitore della rivoluzione islamica iraniana ed era noto per le sue posizioni sociali moderate - specialmente sulle donne - e per le sue critiche nei confronti della politica statunitense nell’area mediorientale.
Strage - Repubblica Democratica del Congo
Nella Repubblica Democratica del Congo, è salito ad almeno 230 morti il bilancio delle vittime dell’esplosione di un camion cisterna avvenuta giovedì sera nel villaggio di Sange. Resta fermo a 200 il numero dei feriti, molti dei quali in gravi condizioni. In queste ore, si è chiarita la dinamica dell’accaduto. L’automezzo, carico di benzina, si sarebbe rovesciato nel centro della cittadina a causa dell’alta velocità. Immediatamente, decine di persone si sono avvicinate per prelevare il carburante: poi probabilmente una scintilla ha provocato l’incendio e quindi il successivo scoppio. Le fiamme, che si sono propagate per un centinaio di metri, hanno colpito decine di case circostanti.
Usa - Azerbaijan
Tappa a Baku la capitale dell'Azerbaijan per il segretario di stato Hillary Clinton, che prosegue il suo tour nelle Repubbliche ex sovietiche. Durante la visita, gli Stati Uniti si sono detti pronti ad aiutare l’Azerbaijan e l’Armenia a concludere un accordo di pace per mettere fine al loro conflitto nella regione separatista del Nagorno Karabakh.
Economia-Bce
Per uscire dalla crisi bisogna rafforzare il patto di stabilità e il meccanismo delle sanzioni. Questo l’auspicio della Banca centrale europea (Bce) espresso dal presidente, Jean-Claude Trichet, parlando con i giornalisti durante un convegno. Il numero uno dell’Istituto di Francoforte ha detto inoltre che “le riforme strutturali sono fondamentali per aumentare il potenziale di crescita”, e che sono “un pilastro fondamentale” per la ripresa europea.
Francia crisi
Ottimismo del ministro dell’Economia francese, Lagarde, sul percorso di uscita dalla congiuntura economica. Siamo nel mezzo dell’inizio della fine, ha detto parlando della situazione francesa ed europea. Adesso – ha aggiunto – è necessario capire come si possa proseguire l'azione cominciata con vigore. Per Lagarde, occorre “far aumentare il capitale proprio delle banche” e monitorare “come questi fondi propri sono strutturati''.
Pirati - Nigeria
In Nigeria, le forze di sicurezza stanno intensificando gli sforzi per liberare i 12 marinai rapiti dai pirati durante l’assalto alla loro nave, avvenuto ieri al largo della regione petrolifera del Delta del Niger. L’azione non è stata ancora rivendicata ma le autorità ritengono sia opera di di ex ribelli, insoddisfatti del programma presidenziale di amnistia, riconciliazione e reinserimento dei guerriglieri che rinunciano alla violenza. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 185
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