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Sommario del 03/07/2010
Udienze
◊ Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, l’arcivescovo Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, mons. Jósef Kowalczyk, arcivescovo di Gniezno, in Polonia, e il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
Sulmona e l'attesa di Benedetto XVI: domani la visita del Papa nella città abruzzese
◊ La città di Sulmona, che conserva in questo Anno giubilare celestiniano le spoglie di Celestino V, vive oggi la giornata degli ultimi preparativi per accogliere Benedetto XVI. Il servizio della nostra inviata nella città abruzzese, Fausta Speranza:
Sarà la seconda volta nel suo Pontificato che Benedetto XVI rende omaggio a San Pietro Celestino V. L’anno scorso era venuto in Abruzzo per testimoniare vicinanza, dopo il terribile terremoto che a Sulmona ha fatto solo danni materiali ma che ha distrutto Onna e L’Aquila. E proprio all’Aquila nella Basilica di Collemaggio, che normalmente conserva le spoglie del Papa eremita, Benedetto XVI si era ritirato in preghiera e aveva lasciato il suo pallio. Dall'agosto 2009, le spoglie di Pietro da Morrone, l’eremita divenuto Papa, poi dopo la rinuncia imprigionato e in seguito proclamato santo, sono nella cattedrale di San Panfilo qui a Sulmona. Nella cripta della cattedrale, si recherà domani pomeriggio Benedetto XVI. Lo farà dopo la Messa nella piazza Garibaldi. Piazza che ieri sera fino a tarda ora si poteva vedere con file di sedie occupate alternativamente da un sacerdote e da persone in attesa di confessarsi. In una sedia tra le altre è rimasto seduto per tutta la serata anche mons. Angelo Spina, vescovo della diocesi di Sulmona-Valva. Stamani, si è dedicato a un momento di riflessione ai nostri microfoni:
R. - C’è tanta gioia nel cuore per la visita del Santo Padre Papa Benedetto XVI.
D. - Eccellenza, Celestino V ha fatto una rinuncia al Pontificato non per viltà, come tante volte abbiamo nell’immaginario, ma per una scelta estrema di umiltà. Oggi che cos’è questa radicalità?
R. - Lui non ha fatto un atto di rifiuto. Il rifiuto è una viltà, la rinuncia è una virtù. Lui ha capito che nessuna cosa può essere anteposta a Dio, né le persone, né le cose. Il suo cuore che era così puro e così vicino a Dio non ammetteva altri signori dominatori e potenti e allora lui si è liberato del potere per essere ancor più un uomo libero con la coscienza davanti a Dio. Certo, è una rinuncia che ha fatto tanto parlare nella storia. Ma per chi segue il Signore Gesù e il Vangelo sa che quella rinuncia è una virtù che porta alla pienezza.
D. - Eccellenza, quando si pensa a Celestino V si dice che erano tempi duri per la Chiesa, tempi difficili. Oggi diciamo altrettanto. Il Papa ci sta dicendo che è un tempo per lottare contro il peccato, quello all'interno della Chiesa prima di ogni altro. Che significa l’Anno giubilare di Celestino V in questo particolare contesto in cui c’è la sofferenza e la speranza di essere Chiesa contro il peccato?
R. - Il tempo è un dono di Dio che è dato a Dio. Gesù è il redentore dell’uomo, il Salvatore dell’uomo e salva ogni tempo, ogni epoca, ogni persona, con la sua presenza di luce, di verità e di vita. Oggi, è importante ritrovare se stessi, rileggere la propria coscienza, capire la gravità del peccato e convertirsi. Gesù ha annunciato il Regno: “Convertitevi e credete al Vangelo”. Allora, tutti i tempi sono buoni per la conversione. San Pietro Celestino, comprendendo quanto è grave il peccato, ha colto l’infinita misericordia di Dio e ha voluto farlo vedere con la sua bolla della Perdonanza data a L’Aquila: Dio che è ricco di misericordia mai abbandona l’uomo. I nostri sono tempi difficili, tempi in cui siamo chiamati alla purificazione, alla penitenza, alla conversione. Ma è questo il tempo della grazia e della misericordia. L’Anno giubilare è un anno di grazia e di misericordia.
D. - Eccellenza, non può essere un caso che Benedetto XVI per due volte renda omaggio a Celestino V. Lo ha fatto nella sua visita a Onna e a L’Aquila, alla Basilica di Collemaggio in occasione del terremoto un anno fa, lo fa a Sulmona ai piedi dell’eremo di Morrone…
R. - Il Santo Padre Papa Benedetto XVI si rende conto che guidare la Chiesa, portarla al porto sicuro che è Cristo, non è facile. Sono convinto che trovi in San Pietro Celestino un fratello e un Santo. Un fratello a cui rivolgersi, ma un Santo da invocare perché quando quel pallio diventa pesante, nel riportare all'ovile la pecorella smarrita o ferita, non è una responsabilità semplice. Sono convinto che chieda aiuto a San Pietro Celestino nei momenti difficili anche del suo Pontificato. Ma Papa Benedetto è il Papa della mitezza, della serenità, della forza, e non dimentichiamo che il Santo Padre è assistito dalla potenza dello spirito Santo.
Nella sede del vescovado, abbiamo incontrato anche Francesca Orsatti, una dei due giovani che domani rivolgeranno un saluto al Papa:
R. - Ho messo quella che è stata la mia esperienza personale in ciò che ho scritto. Soprattutto, ho cercato di mettere in luce le difficoltà che i giovani possono vivere oggi, sia gli interrogativi di fede, sia le esperienze quotidiane che possiamo fare nello studio, nel lavoro, nella ricerca di un lavoro. Quindi, davanti al Papa porteremo questo, le nostre difficoltà: e speriamo che assieme a lui possiamo ridare speranza a una terra che sembra averla persa.
D. - Cosa vuol dire essere giovane a Sulmona e celebrare con il Papa l’ottavo centenario di Celestino V?
R . - E’ un’esperienza unica. Io ci penso sempre. Penso di essere una privilegiata e tutti noi di Sulmona lo siamo perché l’unicità dell’evento di avere un Papa qui a Sulmona è per noi veramente un dono di grazia. Penso e spero che la visita del Papa ci scuota un po’.
D. - Francesca, ma che cosa può dire ai giovani di Sulmona Pietro da Morrone, l’eremita che diventa Papa col nome di Celestino V e poi rinuncia dopo cinque mesi di Pontificato per tornare al suo eremo?
R. - Secondo me dice: radicalità. Ed è quello che noi giovani chiediamo, perché non abbiamo bisogno di messaggi, ma abbiamo bisogno di scelte di vita che siano concrete.
Domani, nel pomeriggio, dopo l’inaugurazione della casa per sacerdoti anziani e malati, e prima dell’incontro con i giovani, Benedetto XVI incontrerà una delegazione della Casa di reclusione di Sulmona. Della delegazione, oltre al direttore della struttura e al cappellano, farà parte anche Franco, detenuto di quello che è noto come il "supercarcere" di massima sicurezza di Sulmona. Ieri, al di là di tutte le porte che assicurano quella massima sicurezza, abbiamo incontrato Franco vicino a una finestra da cui si vedeva solo un muro alto e il cielo:
R. – E’ senza dubbio un’esperienza, anche questa, che arricchisce molto il mio vissuto. Visitare gli ammalati, i carcerati è in linea con i dettami del Vangelo. Poi, il Santo Padre che ci gratifica non fa altro che rafforzare quel percorso che ho già avviato da tantissimi anni, di purificazione interiore.
D. – Franco, quanto la fa arrabbiare il pensiero di qualcuno che, una volta che ha sbagliato nella vita, rimane sulla strada sbagliata che ha imboccato?
R. – Io mi immedesimo nelle vittime. Anche loro, soprattutto loro, hanno delle ragioni. Chi sbaglia, è giusto che paghi. Ma non è solo il carcere. C’è anche una forma di pagamento, una cambiale in bianco, che dura tutta la vita. E c’è, però, anche il perdono. Io credo che le vittime debbano anche accettare questo: perché se una persona si redime, compie un percorso di autocritica del proprio vissuto, l’altra parte dovrebbe saperlo accettare. Perché il perdono è una trasformazione del proprio essere.
D. – Franco, quanta grinta ci vuole a credere nel riscatto?
R. – Molta. Però, la fede aiuta moltissimo, e la sofferenza affina. C’è poi anche una libertà interiore che può essere vissuta e sperimentata anche stando in un posto chiuso come questo.
Il pellegrinaggio in Polonia delle persone non udenti. Mons. Zimowski: imparare a ricambiare il male con il bene
◊ Si è tenuto stamani a Kalkow, in Polonia, l’incontro ecclesiale internazionale dedicato ai non udenti, nell’ambito del pellegrinaggio organizzato dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari. Nella celebrazione di questa mattina il presidente del dicastero per gli Operatori Sanitari, mons. Zygmunt Zimowski, si è soffermato su cosa significhi, realmente, essere cristiano. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
“Un cristiano – ha detto mons. Zimowski – è un uomo appartenente a Cristo” e per un cristiano l’amore è necessario “come il pane quotidiano”, anche dove regnano pace e benevolenza. L’amore taglia “le radici all’ira, all’odio” e in nome dell’amore del prossimo “bisogna stare vicino a coloro che si sentono soli, che non hanno più forze per poter esprimere il loro dolore”. Bisogna sostenere coloro che “non riescono a ritrovare il senso della vita, la verità e la strada verso Dio”. Ma i cristiani di oggi – ha proseguito il presule – troppo spesso vengono meno all’ordine di Cristo: “Che vi amiate gli uni e gli altri”. Così spesso nella vita quotidiana “ci si vuole affermare a tutti i costi” e non si intravede più nel prossimo un fratello ma “un concorrente, un avversario, un nemico”. Bisogna invece imparare a ricambiare il male con il bene: “Non si può escludere nessun uomo – ha detto mons. Zimowski – dalla sfera del nostro amore” poiché “Dio ama tutti”.
Amando gli altri, anche i più grandi peccatori, “scopriamo in loro briciole di bene che li rendono degni dell’amore”. E il vero amore “è un riflesso dell’Amore che Dio ha verso di noi, poiché Dio è Amore”. Tale Amore “ha la forza di raddrizzare gli uomini e di sollevarli dalla caduta”. Anche le persone sorde – ha concluso il presule ricordando le parole del Papa recentemente rivolte ai non udenti – sono chiamate ad annunciare e ad essere testimoni del Vangelo, a rispondere al comandamento di Cristo: “Che vi amiate gli uni e gli altri”.
Il Papa e la comunione della Chiesa: una riflessione di padre Federico Lombardi
◊ Costruire e difendere l’unità della Chiesa è il primo dei doveri di un Pontefice. E quando, come accade in questi tempi, si intrecciano e amplificano fattori e circostanze che possono minacciarla le parole e i gesti del Papa assumono una rilevanza particolare. E’ quanto accaduto in questi ultimi giorni con Benedetto XVI, che in più occasioni ha compiuto scelte e presieduto incontri nel segno della comunione ecclesiale, come afferma il nostro direttore generale, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per "Octava Dies", il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:
Nel corso degli ultimi giorni le parole e gli atti del Papa sono stati eccezionalmente intensi e determinanti per la vita della comunità della Chiesa. Ed è significativo che si siano addensati intorno alla celebrazione della solennità dei Santi Pietro e Paolo, che appunto ripropone alla nostra attenzione la missione affidata da Cristo a Pietro e ai suoi successori per il sostegno e l’orientamento della fede della comunità dei credenti. Fra le iniziative prese dal Papa in questi giorni risalta la costituzione di un Dicastero per la promozione della nuova evangelizzazione nei Paesi in via di secolarizzazione, ma per parte nostra vorremmo mettere in rilievo in particolare il suo impegno personale e diretto per l’unione della comunità della Chiesa. Il Papa ha ripetuto più volte che i pericoli e le tentazioni più gravi per la Chiesa vengono dal suo interno. In tempi difficili, come quelli che attraversiamo, le tensioni indotte dall’esterno rendono più facile anche l’emergere di tensioni interne e questo concorre ad aumentare confusione e incertezza.
Le udienze che il Papa ha voluto, lunedì scorso incontrando i cardinali Schoenborn e Sodano e giovedì il vescovo emerito di Augsburg, dimostrano che egli si impegna in prima persona con ogni sforzo per risanare le tensioni e incomprensioni che travagliano la comunità. “In tempo di contrasti e insicurezze, il mondo attende dai cristiani la concorde testimonianza che essi, in base al loro incontro col Signore risorto, sono in grado di offrire e nella quale essi sono di aiuto gli uni agli altri come anche all’intera società per trovare la via giusta verso il futuro”. Così conclude il comunicato sulla udienza di giovedì. Questi sono i sentimenti del Papa, la sua testimonianza squisitamente evangelica è chiara. Dobbiamo seguirla.
Ai Musei Vaticani l’anteprima della mostra unica sugli arazzi e i cartoni di Raffaello
◊ Grande anteprima mercoledì 14 luglio, presso i Musei Vaticani, per la mostra "Raffaello-cartoni e arazzi dalla Cappella Sistina", che sarà allestita al Victoria and Albert Museum di Londra dall’8 settembre al 17 ottobre prossimi, in concomitanza con la visita di Benedetto XVI in Gran Bretagna. Ad introdurla, tra gli altri, il direttore dei Musei Vaticani, il prof. Antonio Paolucci. I dettagli nel servizio di Roberta Barbi:
Gli splendidi arazzi realizzati nella bottega fiamminga di Pieter van Aelst a Bruxelles e i cartoni che servivano da studio preparatorio, disegnati dalla mano di Raffaello, finalmente insieme in una mostra unica, realizzata in collaborazione con i Musei Vaticani, che sarà aperta al pubblico al Victoria and Albert Museum di Londra per oltre un mese, in occasione della visita pastorale di Benedetto XVI, dal 16 al 19 settembre. Gli arazzi esposti vengono dalle due serie delle Storie di San Pietro e di San Paolo, conservate in Vaticano, e furono realizzati nelle Fiandre su commissione di Papa Leone X, il quale desiderava "bilanciare" gli affreschi con scene tratte dall’Antico Testamento e dalla vita di Gesù, dipinti da Michelangelo, con immagini dagli Atti degli Apostoli, che avrebbero dovuto abbellire ulteriormente la Cappella Sistina in occasione di cerimonie solenni.
I lavori vennero poi esposti per la prima volta nel 1531, durante il Pontificato di Clemente VII, ma l’attuale collocazione nella suggestiva Galleria degli Arazzi risale al 1838. Oltre a quelle vaticane, ne esistono altre due serie: una completa conservata nell’Appartamento degli Arazzi del Palazzo Ducale di Mantova, antica residenza dei Gonzaga, e una incompleta a Urbino, città natale di Raffaello. Molto interessanti anche i cartoni - in tutto pare una decina - anche se solo sette sono arrivati fino a noi: vennero disegnati dal maestro con acquarelli e tempera su pezzi grandi come fogli protocollo, che avrebbero dovuto essere montati, poi, nelle Fiandre, per la tessitura degli arazzi. Sono conservati in Inghilterra dal 1623, quando furono acquistati dal principe del Galles, figlio di re Giacomo I d’Inghilterra.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ In prima pagina, alla vigilia della visita di Benedetto XVI a Sulmona, l’editoriale che il direttore Raimondo Manzini dedicò, su “L’Osservatore Romano” del 3 settembre 1966, alla visita che Paolo VI aveva appena compiuto in Ciociaria per onorare la memoria di Celestino V e di Bonifacio VIII. Con articoli del vescovo di Sulmona-Valva, mons. Angelo Spina, e Paolo Vian.
In rilievo, nell'informazione internazionale, l’economia: Stati Uniti ed Europa nella morsa della disoccupazione.
Nevrosi demoniache: Claudio Risé su Freud e un caso di possessione diabolica del Seicento.
Contro la malattia di Narciso: François Boespflug sulla sfida della liturgia all’arte contemporanea.
La violenza sulle donne: Giulia Galeotti recensisce il saggio “Metà del cielo” di Nicholas D. Kristof e Sheryl WuDunn, prima coppia sposata ad aver vinto il Pulitzer per il giornalismo.
Il Premio Caminiti a Livia Azzariti e ad Antonio Chilà, redattore capo de “L’Osservatore Romano”.
Anche gli Stati possono fare obiezione di coscienza. L'opinione del prof. D’Agostino sul caso del Crocifisso nelle scuole
◊ Nel dibattito sulla presenza del Crocifisso nelle scuole pubbliche si è aggiunto recentemente un ulteriore tassello: lo scorso 30 giugno si è tenuta a Strasburgo l’udienza nella Grande Chambre della Corte europea dei diritti dell’uomo. La decisione dei giudici sarà definitiva ma, secondo fonti della Corte, trascorreranno per prassi dai sei mesi ad un anno prima che la sentenza venga resa pubblica. Si dovrà decidere se la presenza del Crocifisso costituisce una limitazione della libertà religiosa degli alunni. Ma quali sono gli aspetti in gioco legati all’atteso giudizio della Corte europea dei diritti dell’uomo? Risponde al microfono di Luca Collodi il presidente dei giuristi cattolici, il prof. Francesco D’Agostino:
R. - Quello che in questo momento è in gioco è la pretesa di un organismo che ha una legittimazione politica, perché nasce da un accordo, da un trattato internazionale voluto dagli Stati, di sindacare sulle tradizioni religiose. Questo è qualche cosa che crea un immenso problema di cui, credo, non tutti si siano ancora resi conto. Dobbiamo rispettare i nostri impegni internazionali: l’Italia deve sicuramente rispettare, in ogni caso, la pronuncia della Corte, ma non dobbiamo pensare che sia opportuno costruire un sistema europeo in cui la politica abbia un primato sulla tradizione non tanto nazionale quanto religiosa e spirituale dei singoli popoli europei. Ritengo che la posta in gioco sia grandissima.
D. - Possiamo dire che questa posta in gioco è politica?
R. - E’ politica, ma non nel senso partitico. Qui, non c’è una cospirazione internazionale mossa da forze politiche più o meno occulte. Qui, c’è proprio l’idea che la religione debba essere rinchiusa in una dimensione privata e che non debba avere rilievo pubblico. Un’idea su cui Benedetto XVI continua a richiamare l’attenzione, perché da questa idea della marginalizzazione privata della religione non può che conseguire un’indebita espansione delle dinamiche della politica, le quali attiverebbero, in forme probabilmente inedite, alcune esperienze di statalismo che pensavamo - ingenuamente e a torto - di avere definitivamente sconfitto.
D. - L’Italia, in caso di una conferma del “no” all’esposizione del crocifisso in una scuola pubblica, come Stato sovrano può rifiutarsi di ottemperare a questo provvedimento?
R. - In linea di principio, penso di no. Penso che l’Italia non possa rifiutarsi nel senso che questa sentenza avrà la possibilità di essere applicata direttamente sul territorio italiano da tutti i soggetti che potrebbero essere chiamati ad applicarla. Per esempio, i presidi delle scuole in esecuzione a questa sentenza, potrebbero senza ulteriori autorizzazioni togliere i crocifissi dalle scuole. Però, si potrebbe anche immaginare che il governo italiano - mi auguro supportato da un’ampia maggioranza parlamentare - possa fare una sorta di obiezione di coscienza. Possa cioè disattendere un atto giurisdizionale da lui ritenuto iniquo. Se siamo tutti in linea di principio d’accordo nel ritenere a volte ammirevole l’obiezione di coscienza dei privati, potremmo aprire una seria riflessione anche su una possibile ipotetica obiezione di coscienza degli Stati in circostanze del genere.
La vicenda dei 245 profughi eritrei e somali detenuti in Libia. Padre La Manna: il silenzio su questa vicenda è una macchia sulle coscienze
◊ Picchiati, torturati, maltrattati, per aver cercato di ribellarsi ai loro aguzzini. E adesso, dei circa 250 eritrei trasferiti tre giorni fa dalle autorità della Libia dal centro di detenzione libico di Misurata alle carceri di Seba e di Brak non si sa quasi più nulla. Le loro richieste di aiuto finora sono arrivate tramite alcuni connazionali, hanno fatto capire di essere feriti, di essere privati di cibo e acqua, hanno parlato della loro paura di morire. E tutto questo per aver tentato di raggiungere la salvezza: tra loro c’è chi è stato arrestato sulla rotta per Lampedusa, chi è stato respinto dal canale di Sicilia, chi è caduto nelle retate della polizia libica a Tripoli. Sono vere e proprie deportazioni, denuncia padre Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli, che chiede di porre fine ai respingimenti dei richiedenti asilo. Francesca Sabatinelli lo ha intervistato:
R. - E’ con profonda tristezza che parliamo di deportazione perché è quello che stanno vivendo queste persone – donne, bambini e uomini, per la maggior parte giovani – che non solo non si vedono rispettate nella dignità di persone, ma vengono violate con una volontà disonesta nei loro diritti. Queste persone sono abbandonate a se stesse e il silenzio le condanna ulteriormente, ma non assolve per nulla le nostre coscienze. Non vogliamo che delle persone muoiano perché abbiamo difficoltà ad accoglierle e ci aspetteremmo una battaglia a livello europeo per dare un’accoglienza dignitosa e soprattutto la possibilità di chiedere asilo a quanti ne hanno diritto.
D. - Padre La Manna, tutta questa vicenda si sta effettivamente consumando sotto gli occhi della comunità internazionale ma nel silenzio di tutti. Nessuno sta intervenendo sulle autorità libiche affinché queste persone possano essere salvate. Perché?
R. - Perché ci sono degli accordi con la Libia che prevedono questa parte di lavoro che noi già non facciamo, ma abbiamo delegato la Libia a farlo in cambio di aiuti che vedono l’impegno di notevoli risorse economiche. La protesta fine a se stessa non ci interessa, non ci appartiene. Siamo preoccupati delle persone. Le nostre coscienze non possono rimanere tranquille mentre accadono queste cose. Il silenzio fa passare tutto come una cosa normale, ma è tremendo. La Libia non rende conto a nessuno di che sorte hanno avuto queste persone. La Libia ha allontanato l’Acnur che era lì presente per poter dire ciò che accadeva a queste persone. Le nostre coscienze si stanno macchiando di un peccato che rimarrà nella storia dell’umanità.
Stili di vita sani per salvare la memoria e proteggerla dalle malattie che la degenerano. Intervista con il prof. Antonio Daniele
◊ Come si formano i ricordi? A questa domanda cerca di rispondere la ricerca del prof. Andrew Tobin, docente di Biologia cellulare presso l’Università di Leicester. Il suo studio si basa sull'individuazione di una proteina, chiamata M3, ritenuta fondamentale nel processo di formazione della memoria e della conoscenza. Si tratta di un contributo scientifico che può rappresentare una nuova importante conquista nelle ricerche su malattie, come l’Alzheimer, segnate da una progressiva e grave perdita di memoria. Ma cosa è esattamente la memoria? Risponde al microfono di Eliana Astorri il prof. Antonio Daniele, docente presso l’Istituto di neurologia del Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma:
R. – La memoria è quella funzione cognitiva, grazie alla quale il nostro cervello è in grado di immagazzinare nuove informazioni e di recuperarle quando possono essere utili. Le strutture cerebrali in cui immagazziniamo le nuove informazioni, secondo la maggior parte degli studi, si trovano a livello della corteccia cerebrale, situata nella parte più superficiale del cervello. C’è un’ulteriore struttura, detta ippocampo, che si trova invece nel lobo temporale, più in profondità, che invece facilita l’immagazzinamento di nuove informazioni a lungo termine nella corteccia cerebrale.
D. – Cosa decide quello che ricordiamo e quello che dimentichiamo?
R. – Questa è una domanda non facile. Si sa, comunque, che numerosi fattori possono incidere nelle nostre capacità di memorizzazione. Si è visto che informazioni che hanno una maggiore rilevanza dal punto di vista emozionale per l’individuo vengono memorizzate più facilmente. E vengono memorizzate più facilmente quelle informazioni che, avendo modo di essere ripetutamente memorizzate al soggetto, si consolidano nel tempo, quindi sono un ricordo più stabile.
D. – Come possiamo mantenere la nostra memoria? L’alimentazione, un esercizio mnemonico? Cosa possiamo fare?
R. – Il primo obiettivo è quello di cercare di rallentare il declino cognitivo fisiologico legato all’età e a questo scopo possiamo effettivamente cercare di adottare uno stile di vita che, nei limiti di quelle che sono le nostre conoscenze attuali, possa favorirne un rallentamento. Per quanto riguarda l’alimentazione, si è visto che alimenti particolarmente ricchi di sostanze antiossidanti, come i polifenoli per esempio, contenuti in alcuni tipi di frutta e verdura, possono diminuire fenomeni di ossidazione che, a livello cerebrale, caratterizzano soprattutto l’invecchiamento fisiologico del cervello e quindi migliorare le prestazioni di memoria. Tra gli alimenti particolarmente ricchi di queste sostanze vi sono noci, fragole e mirtilli e particolari succhi, come quello di pompelmo. Questi sono gli alimenti più ricchi di polifenoli. Altre sostanze antiossidanti, anch’esse contenute nella frutta e nella verdura, come vitamina C e vitamina E, possono appunto avere anch’esse un ruolo nel rallentare il declino cognitivo fisiologico.
D. – Possono fare la differenza anche dei comportamenti? L’attenzione verso l’esterno, essere una persona curiosa?
R. – Certamente. Il fatto di mantenere una vita intellettuale attiva, mantenere ricche relazioni sociali, mantenere una curiosità e un interesse verso l’esterno, verso ciò che ci circonda, è un fattore estremamente positivo. Si ritiene che tutte queste condizioni possano in qualche modo agire aumentando il numero di sinapsi, i neuroni del nostro cervello, e quindi aumentando le sinapsi è possibile in qualche modo che il cervello diventi più resistente ai danni provocati sia dall’età che dalle patologie. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
Il commento al Vangelo della Domenica del padre carmelitano Bruno Secondin
◊ Nella 14.ma Domenica del Tempo ordinario, il Vangelo presenta Gesù che invia settantadue discepoli a precederlo nei luoghi in cui si sarebbe recato a predicare il Vangelo. E nel vederli tornare pieni di gioia per i prodigi dei quali sono stati testimoni, Gesù osserva:
“Vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni (…) nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli”.
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del carmelitano, padre Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
Non possiamo negare: oggi ce la mettiamo tutta per diffondere il Vangelo in modo efficace e avvincente. Edifici, risorse tecniche, iniziative popolari, raduni oceanici, voci profetiche. Eppure i risultati non sono poi così entusiasmanti come quelli dei settantadue che andavano sprovvisti di tutto, e tornavano però col cuore gonfio di gioia. Certo la messe è molta, anzi molta di più di allora, ma si raccoglie meno e siamo stanchi e sfiduciati un po’ tutti, per i risultati scarsi e i consensi poco evidenti.
Dov’è allora che il progetto si inceppa e come mai il motore si ingolfa? Quei settantadue credevano alla Parola, non avevano altra risorsa che quella, altra garanzia e altro scopo che donarla a mani larghe e generose. E vivevano alla giornata, grati dell’ospitalità, ma anche audaci nel rinfacciare chiusure e manomissioni.
“Vi mando come agnelli in mezzo a lupi”, avvertiva Gesù. Sarà che oggi sono moltiplicati i lupi, e sentirsi agnelli in mezzo a loro non è proprio la sensazione migliore per mettersi in strada? Oppure abbiamo fatto dell’annuncio della Pace e del Regno di Dio una formula insipida, uno slogan roboante ma commerciale e non un appello chiaro alla conversione? Non sarà male rifletterci su...
Il rabbino David Rosen sulla nomina di mons. Koch: ci auguriamo stretto rapporto di lavoro
◊ La recente nomina dell’arcivescovo svizzero, Kurt Koch, a presidente del Pontificio Consiglio per l'Unita' dei Cristiani ha suscitato l’apprezzamento dell'American Jewish Committee. In una nota diffusa dalle agenzie di stampa, l'associazione ebraica americana “si congratula – si legge – con il vescovo Kurt Koch per la sua nomina da parte del Papa a successore del cardinale Walter Kasper”. Il presule svizzero – osserva il rabbino David Rosen, direttore internazionale degli Affari interreligiosi – “ha un eccellente trascorso di profonda amicizia con la comunità ebraica svizzera, come pure una profonda attenzione per la particolare natura religiosa e storica dei rapporti della Chiesa con gli ebrei e il giudaismo”. “Su questa linea – afferma il rabbino Rosen – salutiamo caldamente questa nomina e ci auguriamo uno stretto rapporto di lavoro con mons. Koch”.
La discriminazione e la diffamazione basate sulla religione: seminario a Bruxelles
◊ Si svolgerà a Bruxelles dal 14 luglio un seminario organizzato dalla Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione Europea contro la discriminazione religiosa in Europa. In particolare, rappresentati ebrei, musulmani ed evangelici dibatteranno sul “ruolo dei credenti nella lotta contro la discriminazione e la diffamazione basate sulla religione.” “Da qualche anno – informa una nota – la discriminazione e la diffamazione basate sulla religione costituiscono un problema sempre più grande in Europa e nei Paesi limitrofi”. Una questione che emerge chiaramente attraverso “la popolarità crescente della retorica anti-islamica, evidenziata dal successo dei partiti populisti xenofobi nelle ultime elezioni europee, nazionali e locali”. Allo stesso modo – continua la nota – “è cresciuto l’antisemitismo”. E “poiché certi risentimenti e certe discriminazioni si basano su un comportamento antireligioso in generale che colpisce cristiani, ebrei e musulmani, la maggior parte di essi si fondano sul rifiuto della religione per rifiutare degli stranieri e delle minoranze”. Gli interrogativi che il seminario cercherà di porre per arrivare ad una soluzione del problema: “Cosa ci possono insegnare le esperienze del passato in materia di diffamazione religiosa in Europa? Le Chiese e le comunità religiose come possono trattare le discriminazioni fondate sulla religione? Quale ruolo possono esse ricoprire per rafforzare la comprensione reciproca? E come possono interagire con la società civile e politica, per promuovere società pacifiche e tolleranti?” (M.A.)
L’intolleranza religiosa è il nuovo razzismo. Emarginate e discriminate le minoranze
◊ È in aumento l’intolleranza religiosa, che insieme al razzismo è divenuta una delle principali cause degli attacchi contro le minoranze. È quanto emerge da un rapporto su "La condizione delle minoranze e dei popoli indigeni nel mondo 2010", pubblicato a cura di un’organizzazione internazionale non governativa, la Mrg – Gruppo internazione per i diritti delle minoranze – che collabora con le Nazioni Unite e la Commissione africana per i diritti umani e delle persone. Dal rapporto – ripreso da L’Osservatore Romano – affiora che specie in Asia e in Africa la religione sta divenendo sempre più pretesto per perpetrare violenze ai danni delle minoranze, più che per ragioni di razza ed etnia. “L’intolleranza religiosa è il nuovo razzismo e molte comunità che hanno sofferto per la discriminazione razziale nel passato, ora sono emarginate per motivazioni religiose”, specifica il direttore dell’Mrg, Mark Lattimer. Il dato di ulteriore preoccupazione è che tali disagi sono presenti anche tra le minoranze dei Paesi europei e degli Stati Uniti, dove le comunità musulmane subiscono crescenti controlli di sicurezza da parte delle autorità statali e dove gruppi politici razzisti di estrema destra portano avanti campagne per colpire determinati gruppi. (C.F.)
Le conferenze episcopali dell’Africa per la prima volta si riuniscono in Ghana
◊ La 15.ma Assemblea plenaria delle Conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar (Secam) si terrà ad Accra, capitale del Ghana, dal 26 luglio al 2 agosto. Il tema dei lavori sarà: “40 anni di Secam. Credere in se stessi e intraprendere il cammino per il progresso della Chiesa in Africa.” La plenaria, il più alto organo decisionale del Secam che si riunisce ogni tre anni, mira a tracciare le linee-guida della missione dell’organismo. A guidare questo incontro sarà il presidente del Secam, il cardinale. Polycarp Pengo. Oltre 250 i partecipanti tra cardinali, vescovi, sacerdoti, religiosi e fedeli laici provenienti dall’Africa e da altre parti del mondo. Il comunicato finale dei lavori dell’Assemblea verrà letto domenica primo agosto, nel corso della Messa solenne celebrata nella cattedrale del Santo Spirito di Accra. (M.A.)
Vietnam: ad Hai Phong il primo corso di formazione per operatori Caritas
◊ La diocesi di Hai Phong, principale porto del Vietnam settentrionale, ha organizzato il primo corso di formazione su “lavoro sociale e comunità” per 80 membri delle Caritas parrocchiali. Mons. Joseph Vu Van Thien, vescovo di Hai Phong, ha messo in luce che “molte persone non hanno le idee chiare sulla pratica della carità. Pensano che essa sia un impegno secondario della Chiesa. Questo non è giusto. In effetti, la carità è l’essenza della Chiesa dei giorni nostri. L’esistenza della Chiesa ha tre elementi che ne compongono l’attività: annunciare la Parola di Dio, celebrare i sacramenti e praticare la carità e l’amore dell’uno verso l’altro”. Padre Joseph Nguyen Xuan Dai, che ha trascorso 16 anni nelle prigioni cinesi e che ora è il vicepresidente del Comitato Caritas della diocesi, ha messo in evidenza che “se vogliamo una società giusta, democratica e civile dobbiamo scambiarci l’amore di Gesù per noi. Egli ci ama e ci insegna che dobbiamo amarci”. I partecipanti erano diversi per età, conoscenze, ambienti di lavoro e di provenienza, ma avevano in comune “l’amore e il servizio per i fedeli e le parrocchie”. (M.A.)
Indonesia: il Forum giovanile interreligioso a favore della libertà di professione
◊ Il Forum giovanile interreligioso dell’Indonesia – che comprende giovani provenienti da sei comunità religiose: musulmani, cristiani protestanti, cattolici, buddisti, indù e confuciani – dice "no" alla legge islamica della sharia e "sì" alla libertà religiosa. In una nota inviata alla Fides, l’organizzazione ribadisce il proprio rifiuto allo scontro interreligioso, intervenendo nel dibattito recentemente sollevato dal gruppo radicale islamico "Front pembela Islam" (Fronte islamico di difesa), che a Bekasi ha lanciato una campagna contro i cristiani. I giovani del Forum provengono per la maggior parte dalla vasta area metropolitana di Giakarta, denominata "Jabodetabek", che riunisce oltre 24 milioni di abitanti, e di cui fanno parte le città di Depok, Tangerang e la stessa Bekasi. Depok è governata da un partito aspramente criticato per aver dato spazio agli estremisti islamici, mentre a Tangerang vigono regolamenti comunali che hanno imposto rigidi costumi morali ispirati alla sharia e destinati soprattutto alle donne. Il ministro per la Giustizia e i diritti umani ha rilevato che nel Paese sono in vigore circa 92 ordinanze locali basate sulla sharia. “Un simile programma innescherebbe nelle province un conflitto interreligioso – scrive il Forum in un comunicato ufficiale commentando la sharia e ricordando che l’Indonesia si fonda sui cinque principi laici del Pancasila – a tutt’oggi deve essere garantita la libertà religiosa: non bisogna dare occasioni a gruppi di estremisti di prevaricare le leggi dello Stato”. Nell’intera area, però, un sondaggio del 2008 ha evidenziato che l’80 per cento dei giovani crede nei principi del Pancasila e nel pluralismo religioso. Grande fiducia nei giovani è stata manifestata dal nuovo arcivescovo di Giakarta, Ignatius Suharyo, che parlando del Forum ha detto di nutrire molta fiducia nei ragazzi, che vede “aperti al dialogo, pronti a mettersi in discussione e attenti ai valori”. (R.B.)
Repubblica Democratica del Congo: oltre 200 morti in un villaggio per l'esplosione di un camion cisterna carico di carburante
◊ E’ salito ad oltre 200 vittime – tra cui decine di bambini - il bilancio dell’esplosione di un camion cisterna carico di carburante, ieri a Sange, un villaggio della Repubblica Democratica del Congo. La tragedia è avvenuta nella provincia orientale del Sud Kivu, non lontano dal confine col Burundi, mentre la maggior parte degli abitanti seguiva le partite di calcio del Mondiale in Sudafrica. La zona è stata teatro, negli anni, di una sanguinosa guerra civile. Ce ne parla il padre saveriano Katindi Ramazani, congolese del Sud Kivu, intervistato da Giada Aquilino:
R. - La provincia del Sud Kivu è al confine con il Burundi, proprio all’estremo est della Repubblica Democratica del Congo, ed è a duemila chilometri da Kinshasa. Nella zona la popolazione vive soprattutto di agricoltura. E Sange è un Paese che produce molto in ambito agricolo: frutta, patate americane e riso. E’ un punto di riferimento per i prodotti alimentari, per quelle macchine che transitano sulla strada da Uvira a Bukavu: molte auto, infatti, si fermano lì per fare le provviste.
D. - Secondo le prime informazioni, l’esplosione a Sange è avvenuta mentre alcune persone cercavano di prelevare del carburante dal mezzo rovesciato…
R. - E’ vero che la gente cercava di prendere un po’ di carburante dalla cisterna del camion che si era rovesciato. Bisogna aggiungere, però, che la maggioranza della gente che era lì sul posto, da quello che sappiamo, e stava guardando le partite di calcio del Mondiale in Sudafrica. Molto probabilmente il camion si è rovesciato, la benzina è venuta fuori e la gente ha cominciato a prenderla per poi rivenderla: lungo la strada tra Bukavu e Uvira, ci sono persone che vendono la benzina. Ma ripeto: la maggioranza di quelle persone guardava la partita.
D. - Il Sud Kivu, insieme al Nord Kivu, è una delle zone più instabili del Congo per la presenza di numerosi gruppi armati che si fronteggiano da tempo. C’è stata nella zona una sanguinosa guerra. La situazione ora com’è?
R. - Apparentemente c’è una sorta di tranquillità, ma forse ci dovrebbero essere più segni di vera pace.
D. - Cosa rimane di quella guerra?
R. - Molte persone sono traumatizzate e poi ci sono povertà e miseria. Se non ci fossero state queste guerre il Paese avrebbe fatto dei grandi passi in avanti.
D. - La Chiesa com’è impegnata nella ricostruzione?
R. - La Chiesa, prima, dopo e anche durante la guerra, si è sempre impegnata a denunciare le ingiustizie e anche tutti i pensieri di chi “metteva olio sul fuoco”. La Chiesa ha sempre accompagnato il popolo e chiesto aiuti all’estero e sul posto. Ritengo che la nostra Chiesa del Congo sia rimasta molto accanto alla gente.
D. - Quale è la sua speranza e dei missionari saveriani, che sono presenti numerosi in Congo?
R. – E’ riposta nel popolo congolese. E’ un popolo che si dà da fare e che, soprattutto, è animato da una grande speranza.
Nigeria
Un episodio simile è avvenuto anche nella zona nord della Nigeria. Almeno 13 persone hanno perso la vita nell’esplosione di un camion cisterna pieno di benzina nella città di Gombe. L’automezzo, proveniente dalla capitale Lagos, ha imboccato male una curva poi si è ribaltato prendendo fuoco. Le fiamme hanno distrutto una quarantina di case circostanti e diverse auto. I feriti in tutto sono 9.
Afghanistan
Occorre essere uniti per combattere l’insurrezione. E’ l’appello lanciato dal nuovo comandante in capo delle forze internazionali in Afghanistan, il generale Petraeus, che oggi ha partecipato ai festeggiamenti per il 4 luglio all’ambasciata americana a Kabul. Domani la sua investitura ufficiale e a seguire una serie di incontri fra cui uno con il presidente Karzai. Intanto, sul terreno, nella zona di Kandahar, due civili sono stati uccisi per errore durante un’operazione congiunta tra le forze internazionali e quelle locali tesa alla cattura di un leader talebano.
Israele-Turchia
Israele non ha intenzione di scusarsi con la Turchia per il blitz contro la nave con aiuti umanitari diretti a Gaza che lo scorso 31 maggio ha provocato la morte di nove attivisti filopalestinesi turchi. Lo ha detto il premier Israeliano Netanyahu che però ha teso la mano ad Ankara, affermando che lo Stato ebraico vuole “cercare di fermare il deterioramento dei rapporti” con la Turchia.
Turchia-Curdi
Prosegue la lotta delle forze turche contro i ribelli del partito dei lavoratori del Kurdistan. In queste ore c’è stato un nuovo raid aereo nel nord del Iraq. Distrutto un ponte nella provincia curda di Arbil, dove sarebbero stati bombardati diversi villaggi. Per il momento non si ha notizia di vittime. L’esercito turco non ha confermato l’accaduto.
Pakistan
Giornata di sciopero in Pakistan in seguito al sanguinoso attentato contro luogo di culto sufi a Lahore, costato la vita a 43 persone. Ad indire la mobilitazione – per chiedere maggiori misure di sicurezza - un’organizzazione che raccoglie una ventina di partiti e movimenti religiosi. Già ieri in altre manifestazioni di protesta migliaia di persone hanno chiesto le dimissioni del presidente e del primo ministro.
Usa-Economia
L’economia americana torna a perdere posti di lavoro per la prima volta in sei mesi, con il tasso di disoccupazione sceso al 9,5 per cento. Di fronte ai timori di un rallentamento della ripresa il Presidente Obama ha detto che l’economia “si muove nella giusta direzione ma non cresce abbastanza velocemente e si trova a fronteggiare venti contrari''. Il capo della Casa Bianca ha anche garantito sforzi “incessanti” per la ripresa.
Polonia-elezioni
Il segretario di Stato americano Hillary Clinton è giunto a Cracovia, in Polonia, dove pronuncerà un discorso sull’importanza della democrazia nel mondo mentre il Paese è alla vigilia del ballottaggio presidenziale. Sarà una tornata all’ultimo voto per gli sfidanti: Komorowski - presidente della Camera bassa - e l’ex premier Jaroslaw Kaczynski. Il servizio è di Giuseppe D’Amato:
Giornata di silenzio prima del voto decisivo di domani. In milioni si stanno organizzando per recarsi alle urne in una giornata calda di ferie estive. I seggi saranno aperti dalle 6 del mattino alle 20 serali. La bassa affluenza potrebbe avvantaggiare il conservatore Kaczynski, che può contare su una solida base di fedeli elettori. Al primo turno si registrò un discreto 54,8 per cento. Il liberale Komorowski parte come favorito dal 41,5 per cento di preferenze al primo turno ed ha un vantaggio di 4,5 punti sul suo avversario, Jaroslaw Kaczynski, gemello del presidente, Lech Kaczynski, morto tragicamente nell’incidente aereo di Smolensk, il 10 aprile scorso. I sondaggi di opinione della vigilia segnano Komorowski dai 5 ai 7 punti di vantaggio, come già successe due settimane fa. I risultati ufficiali del primo turno mostrarono però un sensibile scostamento a favore di Kaczynski. L’ago della bilancia potrebbe essere rappresentato dal 13 per cento dei voti del candidato social democratico, Napieralski. A Cracovia, intanto, è in corso il forum decennale delle comunità democratiche a cui partecipano vari ministri degli Esteri, fra cui la statunitense Hillary Clinton, il tedesco Guido Westerwelle e lo svedese Carl Bildt. Il segretario di Stato Usa firmerà poi modifiche ad un accordo già concordato per una base missilistica in Polonia con il collega Sikorski e discuterà dello sfruttamento in comune di gas bituminoso. Ieri a Kiev, la Clinton ha ripetuto che le porte della Nato rimangono aperte ad una eventuale adesione ucraina.
Kirghizistan
In Kirghizistan Roza Otumbayeva ha giurato come presidente del Paese, scosso dalle recenti violenze interetniche. Durante una cerimonia che si è svolta a Biskek, davanti a migliaia di persone, Otumbayeva ha promesso una nuova era fondata sullo “stretto rispetto dello stato di diritto”. Si tratta della prima donna ad accedere alla carica nella storia dell'ex repubblica sovietica dell'Asia centrale.
Italia Ue
Anche nel sud Italia ci sono regioni che hanno impiegato bene i fondi della Ue, per esempio la Basilicata, e anche al Nord, per contro, ci sono regioni che hanno avuto difficoltà e ritardi. E’ quanto affermato in un’intervista il commissario europeo per le Politiche regionali Johannes Hahn, dopo le parole del ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che ieri aveva attaccato le Regioni meridionali sull’utilizzo dei fondi europei.
Italia Manovra
Il sindacato autonomo di polizia, il Sap, ha annunciato forme di protesta ‘eclatanti’ se la manovra economica del governo toccherà le tredicesime di poliziotti e carabinieri. Il ministro La Russa ha garantito che nessuna ipotesi prevede tale possibilità.
Germania
La cancelliera tedesca Merkel non ha alcuna intenzione di rinunciare alla leadership del suo partito (Cdu) per concentrarsi sul governo. Lo ha confermato lei stessa in un'intervista ai media tedeschi. Tuttavia, la situazione nell’esecutivo rischia di complicarsi dopo la spaccatura nella coalizione emersa in occasione della recente elezione del presidente della Repubblica. Intanto, proseguono le critiche dell’opposizione socialdemocratica che ha messo in dubbio le capacità di governare della cancelliera.
Belgio
In Belgio si avvicina l’accordo per una coalizione tra i partiti in vista del nuovo esecutivo. Entro mercoledì prossimo il leader del partito fiammingo N-va, De Wever presenterà il suo rapporto finale al re Alberto II. Il sovrano, secondo le previsioni, dovrebbe incaricare il socialista Di Rupo di formare il nuovo governo di Bruxelles. Le indiscrezioni sul rapporto indicano una coalizione cementata attorno a tre grandi priorità: il risanamento del bilancio, la riforma sociale e la riforma dello Stato.
Serbia
Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si riunirà martedì prossimo al Palazzo di Vetro a New York per discutere del grave incidente di ieri a Kosovska Mitrovica, nel nord del Kosovo, dove l’esplosione di una bomba a mano ha provocato la morte di un serbo e il ferimento di altri 11. Alla riunione sarà presente il presidente serbo Boris Tadic. L’esplosione è avvenuta nel corso di una manifestazione in cui migliaia di serbi protestavano contro l’apertura di un ufficio di rappresentanza del governo di Pristina. I serbi accusano dell’attentato i rappresentanti della popolazione albanese. Le autorità, che stanno conducendo le indagini, parlando di un “atto terroristico”.
Guinea
In Guinea Conakry, dopo le presidenziali di domenica, si profila un ballottaggio previsto per il 18 luglio. Se i risultati preliminari diffusi dalla commissione elettorale verranno confermati, a sfidarsi saranno l’ex primo ministro Diallo – che ha ottenuto circa il 40 per cento dei voti - e il secondo classificato Alpha Condè, con poco oltre il 20 per cento dei consensi.
Marea Nera
Arriverà a toccare anche le spiagge di Miami, in Florida, la marea nera che da oltre due mesi si trova nel Golfo Del Messico. Lo prevede uno studio americano secondo il quale parte della chiazza sarà spinta dalle correnti oltre la punta meridionale della Florida e risalirà verso la costa atlantica. (Panoramica Internazionale a cura di Eugenio Bonanata)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 184
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