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Sommario del 02/07/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa al nuovo ambasciatore iracheno: la sofferenza condivisa di cristiani e musulmani può rafforzare la scelta della pace
  • Benedetto XVI agli organizzatori della Gmg di Madrid 2011: che Cristo conquisti il cuore dei giovani
  • Altre udienze e nomine
  • Dal 7 luglio il Papa a Castel Gandolfo, da dove presiederà gli Angelus estivi. Sospese le udienze generali dei mercoledì di luglio
  • Dopodomani la visita di Benedetto XVI a Sulmona. Tra gli appuntamenti, l'incontro con i detenuti. Intervista con il cappellano del carcere, padre Messori
  • Il cardinale Kasper si racconta dopo nove anni alla guida del dicastero per l'Unità dei Cristiani: compiuti passi importanti verso la piena comunione
  • Mons. Migliore all'Ecosoc di New York: la tutela della dignità della donna è uno degli elementi di sviluppo del pianeta
  • Il dicastero per la Pastorale dei Migranti ai giovani europei del Secis: fede e scienza entrambe utili alla ricerca della Verità
  • A settembre la riapertura della Biblioteca Apostolica Vaticana. Il prefetto, mons. Pasini: “Segno dell’universalità della cultura”
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • L'appello dei vescovi di Haiti: la situazione post-terremoto è ancora gravissima, servono gli aiuti del mondo
  • Romano Prodi: il Mondiale di calcio, un contributo per incrementare il dialogo sulla questione africana
  • Pallone e speranza: a Johannesburg torneo di calcio a 5 tra operatori di Msf e malati di Hiv
  • Chiesa e Società

  • Pakistan: la Chiesa di Lahore a sostegno dei sufi colpiti dal terrorismo
  • India: estremisti indù prendono di mira studenti cristiani dell'Orissa
  • Per commemorare Madre Teresa, in India il 26 agosto sarà “Giornata nazionale degli orfani”
  • Incontro Onu sulla questione palestinese: messaggio di Ban Ki-moon
  • Pio XII aiutò gli ebrei: nuovi documenti provano le iniziative a favore dei perseguitati
  • Iraq: in un anno in calo le vittime. Per mons. Warduni la Chiesa è sempre viva
  • Messico: in vista delle elezioni amministrative, i vescovi invitano alla pace
  • Tanzania: è nato ieri il primo Mercato comune dell’Africa
  • Ai Mondiali di calcio in Sudafrica, "Un goal per l’Africa"
  • Congo: ucciso un altro attivista per i diritti umani
  • Amnesty International: il nuovo segretario generale invoca la difesa dei più deboli
  • Spagna: domani protesta contro l'entrata in vigore della legge sull'aborto
  • Messaggio dei vescovi spagnoli per la Giornata per la responsabilità stradale
  • Consiglio d’Europa: approvata la Convenzione contro gli abusi sessuali su minori
  • Macerata: pellegrini in partenza per la Cina in memoria di padre Matteo Ricci
  • Germania: le Chiese si congratulano con il nuovo presidente
  • Terra Santa: reinserito al Santuario di San Giovanni a Ain Karem il pellegrinaggio della Custodia
  • 24 Ore nel Mondo

  • Via libera dalla Casa Bianca alle nuove sanzioni contro l'Iran
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa al nuovo ambasciatore iracheno: la sofferenza condivisa di cristiani e musulmani può rafforzare la scelta della pace

    ◊   Gli ultimi anni in Iraq sono stati segnati da tragici atti di violenza contrari agli insegnamenti dell'islam e del cristianesimo. Azioni compiute contro membri innocenti della popolazione, musulmani e cristiani. Questa sofferenza condivisa può stabilire “un legame profondo”, rafforzando la determinazione di musulmani e cristiani “a lavorare per la pace e la riconciliazione”. E’ quanto ha affermato stamani Benedetto XVI rivolgendosi al nuovo ambasciatore della Repubblica dell’Iraq, Habbeb Mohammed Radi Ali Al-Sadr, ricevuto in occasione della presentazione delle Lettere credenziali. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Benedetto XVI ricorda che gli iracheni, in occasione delle elezioni legislative tenutesi lo scorso 7 marzo, hanno dato “un chiaro segnale al mondo” scegliendo “la strada della democrazia”. Attraverso questa via – aggiunge il Santo Padre – il popolo iracheno aspira a vivere in armonia “in una società, giusta, pluralista e inclusiva”. Nonostante i tentativi di intimidazione da parte di coloro che non condividono questa aspirazione, gli iracheni hanno mostrato “grande coraggio e determinazione” presentandosi in gran numero ai seggi elettorali. Adesso occorre comporre, prima possibile, il nuovo mosaico politico iracheno:

     
    “It is to be hoped that the formation of a new government…
    La speranza è che la formazione di un nuovo governo ora proceda rapidamente in modo che la volontà del popolo di un Iraq stabile e unificato possa essere realizzata”.

     
    La Santa Sede, che ha sempre giudicato “eccellenti” le proprie relazioni diplomatiche con l’Iraq, continuerà ad assicurare il proprio aiuto, per quanto possibile, in modo che il Paese possa assumere il posto legittimo di nazione guida nella regione. Coloro che sono stati eletti – aggiunge il Papa - dovranno dimostrare “grande coraggio e determinazione” per rispondere alle grandi aspettative del popolo iracheno:

     
    “The new government will need to give priority to…
    Il nuovo governo dovrà dare priorità alle misure destinate a migliorare la sicurezza di tutti i settori della popolazione, in particolare le varie minoranze”.

     
    Tra i diritti che devono essere pienamente rispettati, sono di fondamentale importanza quelli alla libertà religiosa e di culto in quanto permettono ai cittadini di vivere come persone create a immagine e somiglianza del Creatore. I cristiani iracheni – spiega poi il Papa condividendo le preoccupazioni espresse dal nuovo ambasciatore – devono rimanere nella loro “patria ancestrale”. Coloro che si sono sentiti costretti ad emigrare – aggiunge Benedetto XVI – possano presto considerare sicuro il loro ritorno in Iraq:

     
    “Since the earliest days of the Church…
    Fin dai primi giorni della Chiesa, i cristiani hanno abitato la terra di Abramo, terra che fa parte del comune patrimonio di giudaismo, cristianesimo e islam.

    E’ fortemente auspicabile – sottolinea poi il Papa – che la società irachena in futuro sia contraddistinta dalla “coesistenza pacifica”, desiderio comune nelle aspirazioni di coloro che sono radicati nella fede di Abramo. Una società in cui i cristiani hanno un ruolo rilevante:

     
    “Altough Christians form a small minority…
    Sebbene i cristiani siano una minoranza della popolazione irachena, offrono un prezioso contributo alla sua ricostruzione e alla ripresa economica attraverso il loro apostolato in ambito educativo e sanitario; il loro impegno in progetti umanitari fornisce assistenza quanto mai necessaria nella costruzione della società”.

     
    La storia ha mostrato che alcuni degli “incentivi più efficaci” per superare le divisioni provengono dagli esempi di uomini e donne che hanno perso la vita avendo scelto la strada coraggiosa della testimonianza non violenta ispirata da alti valori:

     
    “The names of achibishop Paulos Faraj Rahho, father Raghhed Ganni…
    I nomi dell'arcivescovo Paulos Faraj Rahho, di padre Ragheed Ganni e di molti altri continueranno a vivere come esempi luminosi di amore che li ha portati a dare la vita per gli altri”.

     
    Benedetto XVI ricorda infine l’iniziativa della Santa Sede per il sostegno delle Chiese locali di tutta la regione, l’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente, che si terrà dal 10 al 24 ottobre:

     
    “This will provide a welcome opportunity to explore…
    Costituirà un’opportunità per esplorare il ruolo e la testimonianza dei cristiani nelle terre della Bibbia e darà anche un impulso per l'importante compito del dialogo interreligioso, che tanto può contribuire al raggiungimento dell'obiettivo di coesistenza pacifica nel rispetto reciproco e stima tra i fedeli di diverse religioni”.  

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    Benedetto XVI agli organizzatori della Gmg di Madrid 2011: che Cristo conquisti il cuore dei giovani

    ◊   Lasciarsi conquistare dall’amore di Cristo: è questo il proposito che i giovani devono avere quando partecipano alle Giornate mondiali della gioventù. Lo ha detto Benedetto XVI questa mattina incontrando in udienza il cardinale Antonio Maria Rouco Varela, arcivescovo di Madrid, insieme ad una delegazione di promotori della Giornata Mondiale della Gioventù 2011, programmata nella capitale spagnola nell’agosto del prossimo anno. Auspicando che l’evento possa dar vita a copiosi frutti, il Papa ha raccomandato i preparativi alla Vergine Maria. Il servizio di Tiziana Campisi:
     
    La Giornata Mondiale della Gioventù non è un semplice incontro di tante persone, ma un’occasione privilegiata perché i giovani del mondo intero si lascino conquistare dall’amore di Cristo. Benedetto XVI ha definito con queste parole il raduno che nell’estate del prossimo anno vedrà a Madrid, in Spagna, migliaia di ragazzi dai cinque continenti per celebrare la XXVI Gmg, e si è complimentato con i promotori per il cammino di preparazione avviato che sta caratterizzando questi mesi di attesa.
     
    “Son muchos los jóvenes que tienen puestos sus ojos en esa hermosa ciudad, con el gozo de poder encontrarse en ella…”

    “Sono molti i giovani - ha detto il Papa - che hanno lo sguardo rivolto a questa bella città con la gioia di potervisi incontrare (…) per ascoltare uniti la Parola di Cristo, sempre giovane, e poter condividere la fede che li unisce e il loro desiderio di costruire un mondo migliore, ispirato ai valori del Vangelo”.

    “A todos vosotros y a vuestras familias os recordaré fervientemente en la oración…”

    Alla delegazione spagnola, terminando il suo discorso, Benedetto XVI ha voluto assicurare la sua preghiera, affinchè Dio benedica gli sforzi per l’organizzazione della prossima Giornata Mondiale della Gioventù.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto emerito della Congregazione per i Vescovi, l’arcivescovo di Westminster, Vincent Gerard Nichols, presidente della Conferenza episcopale di Gran Bretagna, il cardinale arcivescovo di Saint Andrews and Edimburg, Keith Michael Patrick O’Brien, presidente della Conferenza episcopale di Scozia, e il cardinale Cormac Murphy-O'Connor, arcivescovo emerito di Westminster.

    In Lituania, il Papa ha accolto la rinuncia del vescovo di Šiauliai, Eugenijus Bartulis, all’ufficio di ordinario militare ed ha nominato al suo posto mons. Gintaras Grušas, del clero dell’arcidiocesi di Vilnius, finora segretario generale della Conferenza episcopale lituana. Il 49.enne neo presule, nato da una famiglia di immigrati lituani a Washington, dopo aver conseguito la laurea in Ingegneria Informatica all’Università di Los Angeles, ha frequentato il corso di propedeutica e di filosofia presso l’Università Francescana di Steubenville. A Roma, ha ottenuto, presso l’Angelicum, il Baccellierato in Teologia e il Dottorato in Diritto Canonico. Ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Vilnius, ha ricoperto l’ufficio di segretario generale della Conferenza episcopale lituana e, contemporaneamente, ha prestato servizio presso la Cattedrale di Vilnius. E’ stato anche rettore del Seminario maggiore di Vilnius, dove attualmente ricopre gli incarichi di direttore spirituale e di docente di Diritto canonico. È, inoltre, assistente ecclesiastico dell’Azione cattolica lituana, oltre che componente di diversi Comitati e Commissioni a livello nazionale.

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    Dal 7 luglio il Papa a Castel Gandolfo, da dove presiederà gli Angelus estivi. Sospese le udienze generali dei mercoledì di luglio

    ◊   La Prefettura della Casa Pontificia rende noto che mercoledì prossimo Benedetto XVI si trasferirà nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo. Nel comunicato si ricorda anche che, durante il periodo estivo, saranno sospese tutte le udienze private e speciali. Inoltre, il 14, il 21 ed il 28 luglio non avranno luogo le udienze generali del mercoledì. Nelle domeniche e nelle solennità durante il periodo estivo, la recita dell’Angelus si terrà nella residenza di Castel Gandolfo. Le udienze generali riprenderanno regolarmente a partire da mercoledì 4 agosto.

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    Dopodomani la visita di Benedetto XVI a Sulmona. Tra gli appuntamenti, l'incontro con i detenuti. Intervista con il cappellano del carcere, padre Messori

    ◊   Domenica prossima, Benedetto XVI si recherà nella città abruzzese di Sulmona, per una visita di una giornata che sarà densa di appuntamenti e di significati. Il servizio della nostra inviata, Fausta Speranza:

    Momenti centrali della visita del Papa a Sulmona saranno la Messa in Piazza Garibaldi, l’omaggio alle spoglie di Santo Pietro Celestino V nell’Anno giubilare celestiniano, l’incontro con i giovani e quello con una delegazione del carcere di Sulmona. Momenti diversi che si nutrono della realtà di questa cittadina che da settembre scorso conserva nella sua cattedrale le spoglie del Papa eremita. Circa 700 anni fa, dopo cinque mesi di Pontificato, infatti, Celestino V rinunciava all’impegno sentendo di non poterlo conciliare con le sue scelte di umiltà e di eremo. Sono diversi i luoghi di culto legati a Celestino V in questa zona. Primo fra tutti, l’eremo conosciuto come “Eremo di Morrore”: prima di diventare Papa, l’eremita era conosciuto proprio come Pietro da Morrone. L’eremo, che prima era solo una grotta, è a poca distanza dal centro della città di Sulmona ma è ancora più vicino al carcere. Una costruzione moderna che colpisce arrivando dall’autostrada. Dalle finestre del carcere, in mezzo al verde della collina cattura subito lo sguardo. Vicino ad una di queste finestre, all’interno del carcere, abbiamo incontrato il direttore, Sergio Romice, che ci ha confidato l’emozione per il prossimo incontro con Benedetto XVI, ma non se l’è sentita di parlare ai nostri microfoni. Vicino ad un’altra finestra, sempre con lo sguardo all’eremo, abbiamo incontrato padre Franco Messori, cappellano della casa di reclusione:

     
    R. - Quando i detenuti vanno a passeggio vedono questa costruzione ed una delle domande che mi hanno fatto fin dall’inizio è: “Che cos’è questa casetta?”. Così ho la possibilità di spiegare qualcosa di San Celestino V.

     
    D. - Oggi è una casetta, prima era una grotta. La spiritualità di Celestino V per questi carcerati?

     
    R. - Parlare di spiritualità per i carcerati mi sembra veramente una sfida eccessiva, tuttavia è vero che recentemente il vescovo ha prodotto diversi scritti su San Pietro Celestino, delle riflessioni più che una documentazione, per aiutare la preparazione a questo centenario. C’è stato qualche detenuto che li ha letti volentieri. In particolare, ricordo un detenuto che mi ha detto che si ritrovava tanto in questo spirito di solitudine, di ricerca di Dio nella solitudine.

     
    D. - Questo carcere è detto il “supercarcere”, all'interno del quale si sono purtroppo consumati anche alcuni suicidi. E’ noto perché ci sono carcerati ad alta vigilanza, presenze di mafia, lunghe detenzioni. Una realtà, dunque, difficile, di mancanza di libertà. Il vicario di Cristo porta la libertà di Cristo nell’incontro con la delegazione di questo carcere…

     
    R. - L’incontro con il Santo Padre è un incontro quasi simbolico, perché saranno soltanto cinque detenuti, alcuni agenti, il direttore del carcere e il comandante degli agenti. E’, dunque, simbolico. Tuttavia ha un suo valore di annuncio di una salvezza che è per tutti e che la libertà è Gesù Cristo. In fondo, quello che è anche il compito del cappellano è annunciare a chi cerca la libertà che è Gesù Cristo che dà la libertà, anche se si è dentro al carcere, anche se la giustizia ritiene che uno debba stare lì. Ci si può stare, ma in libertà interiore.

     
    D. - Una sfida grande e difficile per chi comunque vive l’oggi e in questo mondo?

     
    R. - Indubbiamente, soprattutto per quelli che hanno una condanna all’ergastolo. Questo sentire parlare di libertà, in senso spirituale, non basta per loro. Ad alcuni che mi hanno posto la questione, ho dato risposta dicendo che comunque la legislazione prevede la possibilità anche per gli ergastolani della semilibertà e quindi la possibilità di arrivare a una liberazione più completa, pur rimanendo con una condanna all’ergastolo, e di poter vivere un'esperienza di libertà se hanno un ripensamento, se hanno manifestazione di prendere le distanze dal motivo per cui sono stati condannati all’ergastolo.

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    Il cardinale Kasper si racconta dopo nove anni alla guida del dicastero per l'Unità dei Cristiani: compiuti passi importanti verso la piena comunione

    ◊   Per oltre nove anni, ha ricoperto l’incarico di presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Ora, a 78 anni, il cardinale Walter Kasper lascia l’incarico all’arcivescovo svizzero, Kurt Koch, nominato ieri come nuovo capo dicastero da Benedetto XVI. Per il cardinale Kasper è tempo di bilanci per un lungo servizio che, spiega al microfono di Luca Collodi, lo ha reso testimone dei grandi passi compiuti dall’ecumenismo postconciliare:
     
    R. - Io lascio questo ufficio con grande gratitudine, perché ho potuto lavorare in un cantiere che riguarda il futuro della Chiesa, secondo il mandato di Cristo. Dal Concilio Vaticano II abbiamo fatto passi avanti e penso che i passi più importanti siano stati quelli per una rete di rapporti umani e cristiani. Questo conta anche per il futuro.

     
    D. - Quanto conta il rapporto umano tra i cristiani, per arrivare all’unità?

     
    R. - Nel Nuovo Testamento, i cristiani sono definiti come amici. Questo è importante: fare amicizia, la fiducia, la collaborazione. Non è importante solo dialogare nel senso stretto e accademico, ma dialogare parlando, mangiando insieme, in uno scambio di esperienze. Questo aiuta molto: il fatto che ci riconosciamo gli uni con gli altri come cristiani che sono in cammino. Io ho trovato molta nostalgia per l’unità. Sì, dobbiamo farlo nella verità, questo è chiaro, non possiamo ignorare i problemi che esistono. Tramite i rapporti con Roma lavora anche lo Spirito Santo: è Lui il vero agente dell’ecumenismo.

     
    D. - Il rapporto con il mondo ortodosso sembra avanzato…

     
    R. - Io penso che la via sarà lunga, secondo i calcoli umani, ma abbiamo fatto passi importanti, abbiamo ristabilito la fiducia. Se ricordiamo i funerali di Giovanni Paolo II: quando mai è avvenuto che tutti i capi delle altre Chiese, soprattutto delle Chiese orientali, fossero presenti per un tale evento? E lo stesso si è ripetuto per l’intronizzazione di Benedetto XVI. Questo è il segno che le Chiese si sono avvicinate, ma hanno ancora del cammino da fare.

     
    D. - Con il mondo protestante a che punto siamo?

     
    R. - In fondo, è la stessa cosa. Abbiamo ottimi rapporti anche con i protestanti, non soltanto i luterani, e gli anglicani, ma anche con le Chiese libere, con alcuni pentecostali. E per quanto riguarda la differenza dogmatica più grande con i protestanti, abbiamo superato soprattutto la controversia più dura e forte: nel XVI secolo, la giustificazione. Adesso stiamo dialogando sul tema della Chiesa. Qui ci sono ancora delle difficoltà e delle differenze importanti.

     
    D. - Un viaggio di un Papa a Mosca è più vicino oggi rispetto al passato?

     
    R. - Non parlo di un viaggio del Papa a Mosca, e neppure di un viaggio del Patriarca di Russia a Roma. Sono molti i luoghi terzi dove si possono incontrare. Penso, però, che un tale incontro sia più vicino. Così, possiamo andare avanti. Abbiamo già molto migliorato i rapporti con la Russia, perché è una grande Chiesa con una ricchissima tradizione ed è molto importante anche per la nostra Europa. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Mons. Migliore all'Ecosoc di New York: la tutela della dignità della donna è uno degli elementi di sviluppo del pianeta

    ◊   Non si può concepire alcuna idea di sviluppo senza il “riconoscimento” dell’uguaglianza e della dignità delle donne. Lo ha affermato ieri a New York l’arcivescovo Celestino Migliore nel suo intervento all’Ecosoc, il Consiglio Economico-sociale dell'Onu. L’osservatore della Santa Sede alle Nazioni Unite ha parlato del rafforzamento del ruolo della donna, in particolare nella vita pubblica, invocando una maggiore tutela nel campo della salute e dell’istruzione. Il servizio di Alessandro De Carolis:
     
    E’ uno degli Obiettivi del Millennio per il quale le nazioni della terra hanno sottoscritto un solenne impegno: accrescere la dignità della donna, promuovendola dove è misconosciuta, difendendola dove è negata o minacciata. Dare potere alle donne e rispettare la loro dignità – ha affermato mons. Migliore - significa anche rispettare le loro capacità di servire e di dedicarsi alla società e alla famiglia”. L’osservatore della Santa Sede all’Onu di New York – appena nominato dal Papa nuovo nunzio apostolico in Polonia – ha riconosciuto “alcuni notevoli progressi” realizzati nel campo dell’integrazione sistematica delle donne nei processi di sviluppo socioeconomico. “Anche i Paesi in ritardo in molti aspetti dello sviluppo stanno dando più risalto al ruolo delle donne nella vita pubblica, soprattutto in campo politico”, ha riconosciuto, difendendo la “complementarità tra uomo e donna” ovvero, ha detto, “l’uguaglianza nella diversità: in cui l'uguaglianza e la diversità si basano su dati biologici, tradizionalmente espressi dalla sessualità maschile e femminile, e sul primato della persona”. Tuttavia, ha soggiunto, “l'uguaglianza non è l'identità e la differenza non è la disuguaglianza”, Dunque, rafforzare il ruolo delle donne per lo sviluppo significa, ha affermato, anzitutto “il riconoscimento dei doni e dei talenti di ogni donna” e, di conseguenza, la facoltà per loro di accedere alle “migliori cure sanitarie, all’istruzione e alle pari opportunità”.

    Ciò non sempre avviene e la Santa Sede, ha ricordato l'osservatore vaticano, “constata con preoccupazione che le disuguaglianze tra individui e tra i Paesi prosperano e persistono varie forme di discriminazione, sfruttamento e oppressione delle donne e delle ragazze”, che andrebbero arginate con apposite misure legislative. Una forza di emarginazione è riscontrabile, ha indicato mons. Migliore, nel campo della salute, con uomini meglio curati delle donne. Al contrario, ha insistito il presule, “studi scientifici hanno dimostrato un miglioramento notevole nella riduzione della mortalità materna e infantile, rivelando l'importanza di investire in altri settori complementari relativi alle donne e le ragazze tra cui la nutrizione, la salute generale e l'istruzione”. Inoltre, il rafforzamento del ruolo della donna risulta “essenziale per lo sviluppo economico della famiglia e della società”, anche perché l'accesso per le donne "alla terra e alla proprietà, alle strutture di credito e alle pari opportunità per i servizi finanziari" contribuirà "a garantire la loro stabilità economica". Mons. Migliore ha concluso con un appello rivolto a società civile, Ong, associazioni femminili e organizzazioni confessionali: più “la dignità delle donne è tutelata e promossa - ha ripetuto - più la famiglia, la comunità e la società saranno davvero favorite".

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    Il dicastero per la Pastorale dei Migranti ai giovani europei del Secis: fede e scienza entrambe utili alla ricerca della Verità

    ◊   I linguaggi della fede e della scienza rappresentano, per gli studenti di tutto il mondo, una sfida all’interno della società di mercato. Non è solo il tema dell’annuale incontro del Servizio delle Chiese europee per gli studenti internazionali (Secis), ma anche il cuore della missione pastorale della Chiesa all’interno delle università. Così scrive il Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e gli Itineranti nella lettera inviata in occasione della riunione del Secis che si svolgerà dall’8 al 10 luglio a Namur, in Belgio. Il servizio di Roberta Barbi:

    È un periodo molto interessante per lo sviluppo dell’educazione universitaria – scrivono il presidente e il segretario del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e degli Itineranti, gli arcivescovi Antonio Maria Vegliò e Agostino Marchetto – in cui lo sviluppo dei finanziamenti e del sistema delle borse di studio anche nei Paesi poveri ha accresciuto la mobilità degli studenti in Europa e fuori: se oggi se ne contano 3 milioni, si stima che nel 2025 saranno oltre 7. La proposta pastorale offerta agli studenti stranieri in Europa apre la questione del rapporto tra fede e ragione e della formazione dei giovani adulti. Il rapporto tra fede e ragione, ricordano i presuli, è stato al centro dell’Enciclica di Giovanni Paolo II Fides et ratio, nella quale il Pontefice spiegava che si poteva arrivare alla Verità solo coniugandole: l’assenza di una delle due diminuisce, infatti, la capacità umana di conoscere se stessi, il mondo e anche Dio. La ragione umana, scriveva il Papa, cerca la Verità, ma la Verità ultima sul significato della vita non può essere raggiunta con la sola ragione: la ricerca della conoscenza, la ricerca del senso della vita, è essenzialmente la ricerca di Dio ed è ispirata dallo Spirito Santo.

     
    Anche Benedetto XVI ha sottolineato l’importanza dell’educazione dei giovani e degli scambi scientifici e culturali tra le università: nell’enciclica Caritas in Veritate richiama l’urgente necessità di formare una nuova visione umanistica, intesa come dialogo fruttuoso tra la fede e la ragione, che non può che rendere il lavoro della Carità più efficace all’interno della società. Infatti, è solo attraverso il dialogo tra i linguaggi della scienza e della fede che si può arrivare alla Verità. Il pericolo per l’educazione è, dunque, di essere ridotta a mero funzionalismo, piuttosto che essere ricerca della verità. “Il dialogo fra fede e ragione, religione e scienza, offre non solo la possibilità di mostrare all’uomo di oggi, in modo più efficace e convincente, la ragionevolezza della fede in Dio – scrive Benedetto XVI – ma altresì di mostrare che in Gesù Cristo risiede il compimento definitivo di ogni autentica aspirazione umana. In questo senso, un serio sforzo evangelizzatore non può ignorare gli interrogativi che sorgono anche dalle odierne scoperte scientifiche e istanze filosofiche”.

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    A settembre la riapertura della Biblioteca Apostolica Vaticana. Il prefetto, mons. Pasini: “Segno dell’universalità della cultura”

    ◊   C’è grande attesa per la riapertura, dopo accurati lavori di ristrutturazione, della Biblioteca Apostolica vaticana, che avverrà il 20 settembre prossimo. Il prefetto, mons. Cesare Pasini, nella consueta newsletter indirizzata agli oltre 15.300 iscritti una sorta di “piccola città accomunata dalla cultura” annuncia le novità che li attendono. Innanzitutto, novità informatiche: la nuova tessera elettronica per l’identificazione che sarà distribuita a partire dal primo settembre, e la possibilità di collegarsi alla rete wireless direttamente dalla propria postazione, per consultare cataloghi sul web e database. On line si potranno trovare la lista dei manoscritti e dei fondi stampati non disponibili, informazioni che verranno inviate anche per posta elettronica.

    Nella newsletter, mons. Pasini riferisce anche di importanti appuntamenti che hanno visto protagonista, nei mesi scorsi, la Biblioteca: il 29 aprile, ad esempio, in occasione del concerto offerto nell’Aula Paolo VI dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è stata presentata a Papa Benedetto XVI l’edizione anastatica dell’incunabolo vaticano del "De Europa" di Enea Silvio Piccolomini, realizzata dall’editore Magnus in collaborazione con la Biblioteca Vaticana. Il 9 giugno scorso, poi, la Biblioteca Apostolica, con la sua Sala di consultazione dei manoscritti, è stata presentata alla XXII International Advisory Committee of Keepers of Public Collections of grafic art. Il 24 giugno, inoltre, mons. Pasini ha partecipato personalmente a Londra all’inaugurazione della mostra "Illumination-Hebrew treausures from the Vatican and Major British collections", in occasione della riapertura del Jewish Museum, che ospita il più antico Codice ebraico, risalente al IX secolo e proveniente dalla Biblioteca Apostolica. “Ogni collegamento e collaborazione – scrive il Prefetto della Biblioteca Apostolica – viene da noi vissuto come ulteriore segno concreto dell’universalità condivisa della cultura”. (A cura di Roberta Barbi)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Musulmani e cristiani insieme per la pace e la riconciliazione: il discorso di Benedetto XVI al nuovo ambasciatore dell'Iraq presso la Santa Sede. Con il testo, in arabo e in italiano, del discorso dell'ambasciatore.

    A Madrid per incontrare Cristo sempre giovane: nell'informazione vaticana, il Papa a una delegazione di promotori della Gmg 2011.

    La presenza è missione: nell'informazione religiosa, intervista inedita del 2009 a monsignor Padovese, ucciso un mese fa.

    I manoscritti che fecero l'impresa: in cultura, Robin Navrorov, curatrice della mostra, al Jewish Museum di Londra, sui codici ebraici dalla Biblioteca Apostolica Vaticana.

    L'inganno dell'avarizia: anticipazione di un articolo di Giovanni Cucci sul numero in uscita de “La Civiltà Cattolica”.

    Antonio Pennacchi si è aggiudicato lo “Strega” 2010: un articolo di Claudio Toscani dal titolo “L'insostenibile leggerezza del premio letterario”.

    Duecentomila visti per i “non ariani”: il cardinale Pacelli e gli ebrei.

    Lo scienziato che guardò da un’altra parte: Carlo Dignola intervista Aaron J. Ciechanover, Nobel per la chimica 2004.

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    Oggi in Primo Piano



    L'appello dei vescovi di Haiti: la situazione post-terremoto è ancora gravissima, servono gli aiuti del mondo

    ◊   Sono trascorsi quasi cinque mesi dal terremoto che ha devastato Haiti, provocando 250 mila morti ed oltre un milione e mezzo di senzatetto. Nonostante la macchina degli aiuti si sia messa in moto rapidamente, i 10 miliardi di dollari promessi dalla comunità internazionale alla Conferenza dei contribuenti di New York del marzo scorso stentano ad arrivare. La denuncia arriva dallo stesso segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che qualche giorno fa si è detto preoccupato per la situazione in cui vive la popolazione haitiana. Ma qual è la situazione oggi? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a padre Hans Alexandre, segretario permanente della Conferenza episcopale haitiana:
     
    R. – La gente vive nelle tende. Fa caldo, e quando piove la gente sta male perché la vita in tenda non è sana. E’, per loro, una situazione gravissima. Posso dire anche che la vita di famiglia non esiste quasi più nelle tendopoli. Tutto questo porta la Chiesa in Haiti a chiedere: ma quando ci sarà finalmente una vita migliore per queste popolazioni?

     
    D. – La Chiesa ha sempre ricoperto un ruolo importantissimo nel tessuto sociale haitiano, e il terremoto l’ha colpita fortemente. Qual è il suo ruolo e come viene vista dagli haitiani?

     
    R. – Gli haitiani sanno che la Chiesa è sempre accanto a loro, perché la Chiesa ha promesso di rimanere fedele a questo popolo, che ha sempre accompagnato. Anche se le chiese sono distrutte, la loro fede rimane.

     
    D. – Gli appelli lanciati da Benedetto XVI in sostegno e vicinanza delle popolazioni colpite dal terremoto sono rimasti nella memoria degli haitiani?

     
    R. – L’appello lanciato dal Papa è stato accolto con gioia da noi, perché – come diciamo nel Paese – abbiamo visto che più che la terra, si è mosso il cuore del mondo per gli haitiani. E questo ci aiuta ad andare avanti.

     
    D. – Padre Alexandre, si ha l’impressione che – come purtroppo spesso accade – si siano spenti i riflettori dei media su Haiti, e con essi l’attenzione nei confronti di questa tragedia. Vuole lanciare un appello attraverso i microfoni della Radio Vaticana?

     
    R. – Non dobbiamo essere dimenticati, perché senza l’aiuto internazionale veramente non potremo uscire da questa gravissima situazione, che è tale non soltanto per gli haitiani, ma per l’umanità intera.

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    Romano Prodi: il Mondiale di calcio, un contributo per incrementare il dialogo sulla questione africana

    ◊   Il Campionato del mondo di calcio in Sudafrca - che oggi vede disputare il primo turno dei quarti di finale - rappresenta qualcosa più di un gioco per l'intero Continente. Il Sudafrica pensa al futuro, si legge nel libro "Miracolo Africano" di Riccardo Barlaam e Massimo di Nola, con prefazione di Romano Prodi, edito dal Gruppo 24 Ore. Ma nel disincanto del turismo, dei nuovi posti di lavoro, delle infrastrutture, dei progetti di nuovi quartieri moderni da costruire intorno agli stadi, resta irrisolto il nodo della coesione sociale. La razza, dopo la fine dell'apartheid, continua infatti a determinare scontri tra popolazione locale e immigrati africani a caccia di lavoro. Luca Collodi ha chiesto a Romano Prodi, presidente del Gruppo di lavoro Unione Europea-Unione Africana per le missioni di pace in Africa, se il calcio mondiale può lasciare novità di sviluppo sociale ed economico non solo al Sudafrica ma a tutto il Continente africano.

    R. - In un certo senso sì. L’Africa fa uno sforzo nel presentarsi come una novità al mondo, come un protagonista di qualcosa che dà gioia, che è condivisa da tutti. Naturalmente, è chiaro che non può essere questo lo strumento di soluzione del problema africano, ma può rendere il problema alla portata di tutti.

     
    D. - Il Mondiale in Sudafrica può rappresentare anche un’occasione pre-politica per favorire un dialogo tra gli Stati, anche sulla questione africana?

     
    R. - In senso stretto no, perché sono altri gli strumenti, ma ce lo avvicina certamente e, avvicinando i popoli, in modo indiretto avvicina anche i governi. Nella realtà moderna, i processi di dialogo sono molto più complessi che non in passato e certamente il Campionato del mondo di calcio dà un contributo in questa direzione. Ma anche nell’aspetto più drammatico li portano a contatto con tante persone in più di quante non ne fossero prima. Questa è la funzione vera dello sport in questo momento.

     
    D. - Il libro parla di “miracolo africano”. Questo miracolo, secondo lei, si fermerà ai primi di luglio, quando finiranno i Campionati del mondo, o il futuro del Sudafrica e dell’Africa in generale può ripartire proprio dalla fine del Mondiale?

     
    R. - Il libro parla di “miracolo africano” ma “a macchia di leopardo”. In alcune zone, c’è un risveglio, c’è una nuova forza, c’è un’identità e c’è anche una crescita, perché l’Africa cresce intorno al quattro, cinque per cento e questo avviene già da qualche anno. Non ha nulla a che fare con il Campionato del mondo, con le gare sportive. Finita la gara sportiva, penso che lo sviluppo proseguirà, perché si inserisce in un nuovo, grande processo.

     
    D. - La presenza religiosa, in Africa, può aiutare lo sviluppo? Intendendo anche lo sviluppo umano…

     
    R. - Non solo può aiutare, ma in molti casi è l’unica ancora. Ci sono intere zone in cui soltanto o i missionari o le associazioni non governative - molte delle quali legate ad una profonda convinzione religiosa - tengono un minimo di organizzazione strutturale della società, tengono aperto quel minimo di scuole, di ospedali, dove l’organizzazione statuale manca. Vede, in tutti questi casi l’attività missionaria o le associazioni religiose, o anche le associazioni laiche non religiose, tengono il minimo di livello di vita che la non statualità - o anche la corruzione - impediscono che venga mantenuto. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Pallone e speranza: a Johannesburg torneo di calcio a 5 tra operatori di Msf e malati di Hiv

    ◊   In concomitanza con i Mondiali di calcio in Sudafrica, si svolge oggi a Johannesburg il mini-torneo di calcio a cinque che riunisce pazienti affetti da Hiv/Aids e operatori umanitari di Medici senza frontiere (Msf), impegnati nei progetti di lotta al virus in Sudafrica, Mozambico, Swaziland e Zimbabwe. Le sei squadre miste, per un totale di 30 partecipanti, si affrontano sul campo con un obiettivo comune: ricordare al mondo che la lotta all’Hiv/Aids non è finita, chiedendo “ai donatori internazionali insolventi di rispettare gli impegni presi”. Ce ne parla Giorgio Contessi, di Medici senza frontiere, intervistato da Giada Aquilino:
     
    R. – Il torneo di oggi ha due obiettivi: da una parte, è un appello che Medici senza frontiere fa ai donatori internazionali per finanziare la lotta all’Aids, in Sudafrica in particolare e nel mondo in generale. Dall’altra parte, è un simbolo perché agli incontri partecipano pazienti, malati di Aids, per dimostrare che i farmaci e le cure antiretrovirali funzionano ed è possibile vivere. Ce lo hanno riferito i nostri medici, i nostri infermieri: uno dei pazienti che curiamo ha detto che vuole dimostrare al mondo che essere sieropositivo consente comunque di fare di tutto, anche di giocare una partita di calcio.

     
    D. - In questo momento in cui gli occhi di tutto il mondo sono puntati sui Mondiali di calcio, Medici senza frontiere pone l’attenzione sugli oltre 5 milioni di sudafricani sieropositivi e sul milione di persone che nel Paese non ha accesso alle cure antiretrovirali…

     
    R. - Questi, naturalmente, sono i primi numeri che fanno impressione. Tuttavia sono ben peggiori: la nostra attenzione non va soltanto al Sudafrica, ma a tutto il contesto sub-sahariano. Il Sudafrica è l’epicentro della diffusione dell’Aids, ma in Paesi come Lesotho, Malawi, Mozambico, Sudafrica, Swaziland e Zimbabwe tocchiamo una cifra di 10 milioni di persone con Hiv. Nel mondo, in generale, sono circa 33 milioni le persone malate di Aids e due terzi di questi 33 milioni sono proprio nell’Africa subsahariana. E’ proprio per questi Paesi in particolare che servono i finanziamenti.

     
    D. - Per dove passa il futuro della lotta all’Aids?

     
    R. - Medici senza frontiere la vede tutti i giorni e anzitutto sul campo, con la distribuzione di farmaci antiretrovirali. Tuttavia, le decisioni politiche hanno conseguenze proprio sulla vita quotidiana di queste persone. In carenza di finanziamenti, abbiamo registrato negli ultimi mesi che anche il numero dei nuovi pazienti che hanno iniziato le cure antiretrovirali è diminuito di ben sei volte in Paesi come Sudafrica, Uganda e Repubblica Democratica del Congo. L’assenza di finanziamenti fa sì che non siano acquistati nuovi farmaci e questo comporta quindi l’esaurimento delle scorte e la sospensione della distribuzione dei medicinali, facendo sì che questa gente non possa vivere con serenità la propria malattia.

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    Chiesa e Società



    Pakistan: la Chiesa di Lahore a sostegno dei sufi colpiti dal terrorismo

    ◊   “Noi condanniamo questo attacco. È doloroso vedere che persone che testimoniano un islam moderato, come la comunità sufi, siano preda della violenza. È doloroso vedere anche quanto perfino la popolazione delle grandi città è ormai vulnerabile e un obbiettivo del terrorismo, senza alcuna difesa”. È quanto riferisce ad AsiaNews il dott. Peter Jacob, segretario nazionale di Giustizia e Pace a Lahore, sull’attacco suicida al santuario sufi Data Ganj Bakhsh, il più grande e il più riverito del Pakistan, che ha causato la morte di 42 persone e il ferimento di altre 175. “Lahore – continua Jacob - è guidata dal partito islamico Pakistan Muslim League-Nawaz (Pml-n), ed è il più forte dell’opposizione. Noi pensiamo che il governo dovrebbe prendere misure adeguate per fermare le violenze che avvengono ormai verso tutte le persone moderate, siano esse musulmane, ahmadi, sufi. Il programma dei talebani è chiaro; noi vorremmo che il governo agisse subito per contrastarlo”. Secondo molti osservatori, il governo del Punjab non è deciso nella lotta contro i talebani e nel garantire sicurezza ai cittadini. Quasi un mese fa i talebani hanno colpito due moschee Ahmadi sempre a Lahore, mostrando di essere presenti in forza nella città. Ma tutto questo non ha portato a un incremento della sicurezza. Secondo i media locali, le telecamere al santuario sufi non funzionavano e i poliziotti di guardia, dopo la prima esplosione suicida, hanno pensato che ci fosse una festa con i fuochi d’artificio. Raza Rumi, esperto pakistano di sufismo, scrive sul suo sito web: “Questo è un attacco barbaro e deve servire come un allarme. Il santuario di Data Saheb non è solo un posto affollato come un altro. Esso rappresenta un millennio di islam sufi tollerante, che è messo sotto attacco diretto dai puritani [fondamentalisti]. L’anno scorso vi sono state minacce e il governo ha chiuso il luogo per uno o due giorni. Questa volte il peggiore degli incubi è divenuto realtà”. Anche Rumi chiede un maggiore impegno del governo: “per quanto tempo ancora saremo solo spettatori mentre la nostra grande città viene distrutta pezzo per pezzo, culturalmente e fisicamente? È tempo per una decisa e concreta azione, per un colpo su tutti i gruppi terroristi che operano nel Paese - e specie nel Punjiab – nella più totale impunità”. Secondo informazioni raccolte da AsiaNews, la comunità sufi del Pakistan aveva organizzato nei mesi scorsi una serie di incontri nelle moschee del Paese per chiedere a tutti i musulmani di fermare la diffusione del credo fondamentalista dei talebani. Il sufismo è una forma di islam mistico diffuso nell’Asia del sud e in quella centrale, predicata da pellegrini ed eremiti. Esso però è giudicato eretico dall’islam sunnita più ortodosso. I talebani del Pakistan sono invece fautori dell’islam più duro, wahabita, che vuole distruggere tutte le forme di islam moderato o eretico (sciiti, sufi, ahmadi, ecc…). (R.P.)

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    India: estremisti indù prendono di mira studenti cristiani dell'Orissa

    ◊   Quaranta studenti sono stati bloccati e interrogati per tre ore da estremisti indù mentre si dirigevano in autobus dall’Orissa alla scuola residenziale “Sahara children’s home” nel Madhya Pradesh. I bambini sono figli delle vittime dei pogrom avvenuti in Orissa nell’agosto 2008. La scuola diretta dall’Associazione pentecostale “Youth with a mission” si trova nel distretto di Indore. Il fatto è avvenuto lo scorso 28 giugno, ma è stato reso noto solo oggi. Attivisti del gruppo estremista indù Dharam Rakshak Sena hanno bloccato l’autobus in una strada pubblica. I bambini hanno subito tre ore di pesanti interrogazioni. Gli estremisti hanno accusato le scuole cristiane di volere convertire gli studenti poveri. Il gruppo Dharam Rakshak Sena vuole eliminare dall’India tutte le minoranze etniche e religiose, compresi cristiani e musulmani e combatte da tempo contro l’opera caritativa delle Chiese che giudica un proselitismo mascherato. Mons. Leo Cornelius, arcivescovo metropolitano di Bhopal, ha dichiarato in un’intervista esclusiva all'agenzia AsiaNews: “Rincuora che gli ufficiali della stazione di polizia Hira Nagar abbiano confermato che non avviene alcuna attività di conversione nella scuola e nel collegio. A Indore - ha continuato l’arcivescovo - c’è una forte presenza di attivisti indù dell’Rss (Rashtriya Swayamsevak Sangh) e del Vhp (Vishva Hindu Parishad) che cercano di perseguitare le minoranze e i gruppi vulnerabili. Ma finché il governo ci aiuta, potremo testimoniare l’amore di Cristo in Madhya Pradesh”. Mons. Cornelius si è detto soddisfatto del governo perché al contrario di altri Stati dove comanda il Bharatiya Janata Party, partito nazionalista indù, “in Madhya Pradesh la politica agisce con prontezza quando si verificano incidenti contro i cristiani”. Ha infine lanciato un messaggio di speranza: “Con lo Spirito di Cristo che ci accompagna non temiamo nulla e continuiamo con coraggio la nostra missione per instaurare il Suo regno di pace, giustizia e verità”. (R.P.)

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    Per commemorare Madre Teresa, in India il 26 agosto sarà “Giornata nazionale degli orfani”

    ◊   Il 26 agosto, in occasione del centenario della nascita di Madre Teresa, sarà proclamata dal governo indiano la “Giornata Nazionale degli Orfani”. E' stata inoltre inviata all’Onu la richiesta – che si spera possa essere accolta - di istituire nella stessa data la “Giornata Internazionale degli Orfani”. A meno di due mesi dal centenario, - riferisce l'agenzia Fides - il governo e la Chiesa indiana stanno lavorando alacremente alla preparazione delle celebrazioni che saranno aperte da una Santa Messa presieduta dal cardinale Telesphore Toppo, alle 6.30 del mattino, presso la Casa Madre delle Missionarie della Carità a Calcutta, alla presenza di Suor Prema, la suora tedesca Superiora Generale dell’Ordine fondato da Madre Teresa. Nella capitale Delhi, sarà innalzato un monumento di Madre Teresa e le sarà intitolata una speciale sala per conferenze e incontri. Il Presidente indiano Pratibha Patil parteciperà a una cerimonia commemorativa a Delhi il 28 agosto, mentre il governo farà coniare una speciale moneta commemorativa. Le iniziative messe in cantiere dalla Chiesa indiana e dalle Missionarie della Carità sono molteplici, soprattutto nell’arcidiocesi di Calcutta. Il Comitato speciale di preparazione all’evento, presieduto dall’arcivescovo di Calcutta, mons. Lukas Sirkar, prevede attività liturgiche e culturali. Una Novena di preparazione (dal 17 al 25 agosto) si terrà in tutte le parrocchie della diocesi, e sarà seguita da un’altra novena (dal 27 agosto al 4 settembre) che culminerà con la festa della Beata, il 5 settembre, quando sarà il nuovo nunzio apostolico in India, mons. Salvatore Pennacchio a presiedere una solenne Eucarestia. Ferve anche il fronte delle iniziative culturali: sono previste una mostra itinerante sulla vita e la spiritualità di Madre Teresa, un simposio internazionale (il 4 settembre a Calcutta), una mostra fotografica (curata dal noto fotografo Raghu Rai), un film festival, un concorso artistico e anche un quiz. Inoltre, in omaggio alla figura di Madre Teresa, apprezzata e amata da tutti, il 10 settembre si terrà nella Casa madre di Calcutta una speciale celebrazione interreligiosa, con la partecipazione di leader e fedeli di diverse comunità. Madre Teresa è nata a Skopje, in Macedonia, il 26 agosto 1910 ed è morta il 5 settembre 1997. (R.P.)

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    Incontro Onu sulla questione palestinese: messaggio di Ban Ki-moon

    ◊   L’Incontro africano delle Nazioni Unite sulla questione palestinese, organizzato con il patrocinio del Comitato sull’Esercizio dei Diritti Inalienabili del Popolo Palestinese, si conclude oggi a Rabat, in Marocco. Il Centro Regionale di Informazione delle Nazioni Unite (Unric) ha diffuso il messaggio di saluto ai partecipanti del segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon. L’incontro - scrive - “si svolge in un momento di tensione e incertezza nella regione. Continuano i negoziati di prossimità tra Israele e Palestina mediati dagli Stati Uniti. È essenziale che tutte le parti evitino provocazioni e colgano l’opportunità presentata dalle trattative. I prossimi mesi saranno fondamentali per vagliare la possibilità di arrivare a negoziazioni dirette, attraverso azioni più positive per i territori palestinesi occupati, inclusa Gerusalemme est”. Ban Ki-Moon, definisce “inaccettabile” la situazione a Gaza pur accogliendo “positivamente i recenti passi fatti da Israele verso una nuova politica nei confronti” della Striscia per la quale chiede “la fine del blocco”. Ad Hamas il Segretario Onu chiede di mostrare “responsabilità politica rafforzando ed estendendo il cessate il fuoco” e di muoversi in direzione della proposta di riconciliazione egiziana”. La lista delle richieste continua con queste priorità: la raccomandazione ad Hamas di riconciliarsi con Fatah e di rilasciare Gilad Shalit, la cui prigionia “non aiuta la causa palestinese”. Nel suo messaggio Ban Ki-Moon esprime anche preoccupazione “per la costruzione a Gerusalemme di nuovi insediamenti che continuano a minare la fiducia e a causare malcontento”. Costruzione che “dovrebbe essere interrotta, così come i provvedimenti discriminatori contro i residenti palestinesi della città; i Palestinesi dovrebbero avere libero accesso a Gerusalemme”. Quello relativo alla condizione della Città santa “rimane un problema e occorre trovare una strada che le permetta di emergere come capitale di Israele e del futuro Stato palestinese, rendendo l’organizzazione dei Luoghi Sacri accettabile da tutti”. Accincendosi a concludere il suo messaggio, il segretario generale afferma: “Apprezzo la riduzione di vincoli alla libertà di movimento avvenuta l’anno passato. Tuttavia, centinaia di checkpoint e altri ostacoli continuano a privare i residenti palestinesi dell’accesso alla loro terra, ai loro ospedali, alle loro scuole e a soffocare le attività economiche. Più progresso è necessario”. E conclude: per raggiungere tali obiettivi, è necessario che “i negoziati di prossimità tra Israeliani e Palestinesi conducano a trattative dirette che affrontino tutte le questioni esistenti. Tutti noi siamo chiamati a sostenere la soluzione a due Stati, con Gerusalemme capitale condivisa, in accordo con le risoluzioni Onu e il diritto internazionale.” (M.A.)

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    Pio XII aiutò gli ebrei: nuovi documenti provano le iniziative a favore dei perseguitati

    ◊   La "Pave the Way Foundation" è l'istituzione che si dedica alla promozione della pace nel mondo attraverso il dialogo tra le religioni e si sta impegnando a far rivalutare il ruolo di Pio XII di fronte alla Shoah. I detrattori di Papa Pacelli hanno a lungo ritenuto che le sue parole erano ambigue e reticenti. Oggi – riferisce l’agenzia Zenit - La Pave the Way Foundation (Ptwf) ha annunciato la scoperta di documenti vaticani di grande importanza che potranno chiarire il ruolo del Pontefice. La Ptwf ha intrapreso un progetto di recupero di documenti del periodo di guerra per diffondere quante più testimonianze oculari possibili per portare alla luce la verità.” In particolare Lo storico e rappresentante della Ptwf della Germania, Michael Hesemann, ha visitato regolarmente l'Archivio segreto vaticano aperto di recente e continua a compiere scoperte significative. Il suo ultimo studio dei documenti originali pubblicati in precedenza rivela azioni segrete della Santa Sede per salvare migliaia di ebrei fin dal 1938. “Anche se è ampiamente riconosciuta dagli storici l'intercessione di Pacelli per salvare migliaia di ebrei convertiti – osserva la Ptwf - molti basano le proprie conclusioni sulla rapida lettura di lettere e documenti vaticani.” Non sempre, si fa ancora notare, i critici, leggendo i testi a settanta anni di distanza, hanno avuto una visione storicistica ovvero non si sono calati nella situazione storica del momento. Qualsiasi condanna esplicita da parte di PioXII, infatti, anche con il ricorso alla scomunica, avrebbe acuito ed esacerbato ancor più la persecuzione nazista, come del resto avvenne realmente ogni volta che venne manifestata una qualsiasi forma di protesta. (M.A.)

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    Iraq: in un anno in calo le vittime. Per mons. Warduni la Chiesa è sempre viva

    ◊   Secondo una statistica trasmessa dai ministeri della Difesa, della Salute e dell’Interno, si registra in Iraq un calo del numero d’iracheni uccisi per la violenza, ponendo a confronto il trascorso mese di giugno in cui ne risultano 284 – di cui 204 civili, 50 poliziotti e 30 militari – rispetto ai 437 dello stesso mese del 2009. Anche i feriti sono in calo: 610 a giugno 2010 rispetto ai 718 di maggio. Solo i militari Usa uccisi risultano, dal 2003 ad oggi, 4409. “Funzionari americani e iracheni – informa l’agenzia Sir – hanno messo in guardia contro i pericoli di una recrudescenza della violenza se i negoziati per la formazione di un nuovo governo dovessero trascinarsi ancora troppo a lungo dando ai gruppi ribelli la possibilità di destabilizzare il Paese”. Seppure la violenza in Iraq produca meno vittime, gli attentati continuano ad esserci e a far sì che gli abitanti vivano con il timore di un’autobomba o di un kamikaze che si faccia saltare in aria. È quanto rende noto il vicario patriarcale caldeo di Baghdad, mons. Shlemon Warduni. “Occorre vigilare – esorta il presule - e soprattutto lavorare alacremente per formare un nuovo governo, forte, sostenuto da tutti gli iracheni che sono stanchi di questa vita arrivando ad avere paura del futuro. E questo non è concepibile, bisogna vivere nella speranza di ricostruire l’Iraq”. Un’impresa questa non facile, cui le comunità cristiane tengono conto di non far mancare il loro contributo pieno di speranza, pur tra tante sofferenze. “La Chiesa irachena è viva come testimoniano le suore caldee che domani a Karamles prenderanno i voti solenni e l’ordinazione episcopale del nuovo vescovo di Erbil, mons. Bashar Warda”. (C.F.)

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    Messico: in vista delle elezioni amministrative, i vescovi invitano alla pace

    ◊   Urne aperte, domenica prossima, in Messico, per le elezioni amministrative. In vista di questo importante appuntamento - nel quale gli elettori dovranno scegliere 12 governatori di diversi Stati - che arriva in un momento in cui il Paese è scosso dalla lotta dei cartelli della droga, il vescovo di San Cristóbal de Las Casas, mons. Felipe Arizmendi Esquivel, ha diffuso un messaggio in cui invita alla pace. “Chiedo ai leader politici – scrive il presule – di portare avanti appassionatamente le loro proposte, ma nel rispetto reciproco degli avversari, poiché chi non rispetta coloro che militano in altri partiti, perde prestigio e non è degno della fiducia necessaria per occupare un posto di governo nella comunità”. “Il valore di una persona, di un candidato o di una candidata, di un gruppo, di un partito politico – continua mons. Arizmendi – si prova nella lotta per la verità, la giustizia e la pace. Non si può cercare una vittoria elettorale a costo della pace sociale. L’armonia della comunità, la pace politica sono prioritarie rispetto al prevalere personale. Colui che pretende di imporsi con qualunque mezzo, non ha una maturità umana, cristiana e politica”. Poi, il vescovo messicano esorta i cittadini ad esercitare il loro diritto-dovere di voto: “Non rimaniamo apatici e indifferenti – scrive – ma assumiamoci la nostra responsabilità di scegliere per l’alleanza, il partito o la persona che ci ispira maggiore fiducia”. Infine, il presule lancia un forte appello: “Che nessuno venda, compri o regali il voto in cambio di promesse. Analizziamo le proposte della campagna elettorale e le possibilità reali che ciascun candidato ha di metterle in pratica. Siamo liberi di appoggiare chi ci convince di più e nessuno si senta sotto pressione o obbligato a votare per un determinato partito o per una determinata persona”. “Con il nostro voto libero e ragionato – conclude mons. Arizmendi - costruiamo quella pace che il Paese richiede”. (I.P.)

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    Tanzania: è nato ieri il primo Mercato comune dell’Africa

    ◊   È entrato ufficialmente in vigore ieri, 1° luglio, il Mercato Comune della Comunità Economica dell'Africa Orientale (Eac), al quale aderiscono Kenya, Tanzania, Uganda, Rwanda e Burundi. Secondo quanto stabilito da un accordo raggiunto nel novembre 2009 ad Arusha (Tanzania), dove ha sede l’Eac, i 5 Paesi dell’Africa centro-orientale hanno dato vita al primo mercato comune del continente che prevede la libera circolazione di persone, servizi, merci e capitali tra i partecipanti. Secondo il Ministro keniano per l’integrazione regionale, il mercato comune sarà pienamente operativo solo nel 2015, perché occorre ancora armonizzare le diverse legislazioni nazionali. Il prossimo passo è la creazione di un’Unione monetaria. Entro dicembre di quest’anno le Banche centrali nazionali dei cinque paesi membri della Comunità dovranno creare un meccanismo per facilitare gli scambi di valuta all’interno dell’Eac. Attualmente infatti quando un abitante di uno dei Paesi della Comunità si reca in un altro Stato partner, in genere usa valuta straniera (dollari, euro) come mezzo di scambio. Secondo gli accordi presi ad Arusha dai governatori delle Banche Centrali dei 5 Stati dell’Aec, dal gennaio 2011 sarà possibile usare la propria valuta in un altro Stato della Comunità. Si vuole infine creare un sistema che faciliti i pagamenti all’interno dell’area Aec. La creazione della zona di libero scambio dell’Eac ha suscitato l’attenzione di partner esterni. La Turchia intende negoziare con la Comunità un’intesa di libero scambio e un accordo quadro per facilitare gli investimenti. Dal 28 al 30 settembre 2010 a Dar es Salaam, capitale della Tanzania, si terrà inoltre un forum d’affari tra la Turchia e l’Eac. (R.P.)

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    Ai Mondiali di calcio in Sudafrica, "Un goal per l’Africa"

    ◊   In Africa nei 90 minuti di una partita di calcio 1.013 persone finiscono a vivere in una baraccopoli. Nel tempo che intercorre tra il fischio iniziale e quello finale di ogni match dei Mondiali, nell'Africa Subsahariana avvengono anche 326 nuovi contagi da Hiv e 200 bambini restano orfani perché uno o entrambi i genitori perdono la vita a causa dell'Aids. Ecco l’importanza della sfida di solidarietà lanciata da Unicef e Amref, la principale organizzazione sanitaria no profit del continente africano. Le due organizzazioni - si legge in un comunicato diffuso dagli uffici stampa relativi - con il sostegno della Figc, vogliono garantire alle popolazioni dell'Africa, a partire dai bambini, l’accesso all’acqua, la prevenzione medico-sanitaria e il diritto all’educazione. La partita di "Un Gol per l'Africa" continua fino alla finalissima dell'11 luglio e tutti possono scendere in campo inviando un sms da due euro al 45503 da cellulari TIM, Vodafone, Wind, 3 e Coop Voce, telefonando allo stesso numero da rete fissa Telecom Italia o effettuando una donazione online sul sito www.smsazzurri.it. Amref investirà i fondi raccolti nel corso dei Mondiali in progetti idrici in Kenya e Tanzania, nei programmi di recupero dei ragazzi di strada a Nairobi, nella formazione di personale sanitario in Sud Sudan e nelle attività dei suoi Flying Doctors, i "medici volanti" che grazie all’aereo portano assistenza medica qualificata anche nelle aree più remote del continente. L’Unicef, invece, finanzierà il progetto "Scuole per l’Africa" in 11 Paesi del continente, per assicurare ai bambini un ambiente protetto in cui apprendere, giocare e avere accesso ad acqua corrente e strutture sanitarie. (M.A.)

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    Congo: ucciso un altro attivista per i diritti umani

    ◊   È stato ucciso da due uomini in divisa militare Salvator Muhindo, esponente dell’organizzazione non governativa ‘Bon Samaritain’ e attivista per i diritti umani nel territorio nordorientale di Beni. Lo riferisce l’emittente Radio Okapi, precisando che l’uomo è stato ucciso nella sua abitazione di Kalantuga, sull’asse Beni-Butembo, dove i due assassini, dopo aver minacciato la moglie, lo hanno ucciso con due pallottole sparate nel petto nella notte tra martedì e mercoledì. La società civile di Beni, ricorda la stessa fonte ripresa dall'agenzia Misna, aveva annunciato il boicottaggio delle celebrazioni del cinquantenario dell’Indipendenza mercoledì scorso, in segno di protesta per l’uccisione di Floribert Chebeya, un più noto attivista per i diritti umani, trovato morto nella sua macchina a Kinshasa il 2 giugno scorso. Da quel giorno è anche scomparso il suo collega Fidèle Banzana Edadi, che lo accompagnava, e si teme che anche lui sia stato ucciso. Sempre a giugno è stato aggredito e minacciato di morte a Bukavu (Sud-Kivu) il presidente dell’organizzazione di difesa dei diritti umani ‘Heritiers de la justice’, Emmanuel Lubala Mugisho. (R.P.)

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    Amnesty International: il nuovo segretario generale invoca la difesa dei più deboli

    ◊   Si è insediato ieri il nuovo Segretario generale di Amnesty International, Salil Shetty, che in prima battuta ha dichiarato di voler fare il possibile per garantire che i governi rispettino i diritti dei più poveri e vulnerabili. “Di fronte alle sfide tradizionali e a quelle nuove, il bisogno di Amnesty International e della sua voce guida contro le violazioni dei diritti umani è più grande che mai”, ha dichiarato Shetty. Per sradicare la povertà è necessario che i governi pongano i diritti umani al centro dei loro obiettivi. A settembre sarà previsto a New York un incontro dei leader mondiali per esaminare i progressi negli “Obiettivi di sviluppo del millennio”, la più grande iniziativa delle Nazioni Unite sulla povertà. Parole di grande stima ha espresso il nuovo segretario nei confronti di Amnesty International “per il suo potente attivismo di base, per l'alta qualità della sua ricerca e per l'efficacia e l'incisività delle sue campagne”. Elogio rivolto anche ai 2 milioni e 800.000 soci che in ogni parte del mondo prendono parte con dedizione alle campagne per proteggere i diritti umani. Oltre al rinnovato sforzo di richiamare chi viola i diritti umani, tra gli ambiti di azione posti in evidenza da Shetty: porre fine alle detenzioni illegali, abolire la pena di morte, far cessare la discriminazione e proteggere i diritti dei migranti. Il nuovo Segretario generale aveva già maturato una certa esperienza negli ultimi sei anni su povertà e giustizia, nelle vesti di direttore della “Campagna del Millennio” delle Nazioni Unite, un'iniziativa contro la povertà che chiede ai governi maggiore responsabilità nella lotta alla fame, alle malattie e all'analfabetismo. Attraverso quest’iniziativa Shetty è riuscito a coinvolgere la società civile, i mezzi d'informazione, le persone di fede, i privati e gli enti locali per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo del millennio. (C.F.)

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    Spagna: domani protesta contro l'entrata in vigore della legge sull'aborto

    ◊   Prevista per domani a Madrid, una manifestazione di protesta davanti al Tribunale costituzionale contro la nuova legge sull'aborto. Sessanta entità parteciperanno per chiedere al Tribunale “di risolvere urgentemente i ricorsi presentati contro questa legge, e nel frattempo di sospendere la sua entrata in vigore”. "Basta alle persone che lucrano sulla sofferenza altrui e con totale impunità, basta mascherare la verità con eufemismi e menzogne", afferma la Federazione spagnola di associazioni pro-vita, all’agenzia Zenit. Durante l’incontro verrà anche chiesto sostegno istituzionale per le donne in stato di gravidanza in difficoltà. Inoltre ci si batterà per evitare che le scuole siano strumentalizzate e poste al servizio della diffusione di un’ideologia peculiare e perversa sulla sessualità, al fine di “rispettare il diritto dei genitori di educare in libertà i propri figli su questo tema". È compito del Tribunale costituzionale “chiedere al legislatore il pieno rispetto dell'articolo 15 della Costituzione, che dice che tutti hanno diritto di vivere". Delle 60 realtà che saranno presenti alla convocazione vi sarà l'Associazione Cattolica di Propaganda (Adevida), l'Associazione Sanitaria Democratica, il Centro Giuridico Tommaso Moro, il Consiglio dei Laici di Madrid, E-Cristians, il Forum Spagnolo della Famiglia e SOS Famiglia. (C.F.)

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    Messaggio dei vescovi spagnoli per la Giornata per la responsabilità stradale

    ◊   “Percorsi di sicurezza e speranza. La persona, centro della sicurezza stradale”: è questo il tema scelto dai vescovi spagnoli per la Giornata della responsabilità stradale che si celebrerà domenica prossima. Per l’occasione, la Commissione episcopale per le Migrazioni ha reso noto un messaggio per invitare “i cristiani, le comunità e la società in generale a fare attenzione al significato e all’importanza della guida”. I presuli sottolineano come quest’anno la Giornata cada all’interno dell’Anno Santo Compostelano, durante il quale molti pellegrini compiranno il celebre cammino che attraversa la Francia e la Spagna, sulle orme di San Giacomo. “Il cammino di Santiago – scrivono i vescovi – è una realtà religiosa, culturale, un’esperienza personale e comunitaria ricca di significati e di simbologie. E in effetti, il pellegrinaggio a Santiago, come tutti i pellegrinaggi, è l’espressione della vita come viaggio e come cammino”. Ed è proprio qui che si inserisce il parallelismo con la Giornata per la responsabilità stradale. Infatti, la Commissione episcopale spagnola per le Migrazioni afferma che “come i pellegrinaggi sono presenti in tutte le tradizioni religiose dell’umanità, poiché manifestano la presenza del sacro nel mondo, così i nostri movimenti quotidiani presuppongono non solo uno spostamento fisico da un luogo all’altro, ma anche un’apertura alla dimensione spirituale, perché il viaggio mette in contatto le persone, contribuendo alla realizzazione del disegno di amore di Dio”. Poi, la pagina triste dei dati sugli incidenti stradali. “Gli esperti della sicurezza stradale – si legge nel messaggio – pronosticano che, nel 2015, gli incidenti stradali potranno diventare la causa principale della disabilità infantile e giovanile. Dei 12 milioni di persone che ogni anno, in tutto il mondo, perdono la vita per un incidente stradale, circa un terzo sono minori di 25 anni”. Riguardo alla sola Spagna, continuano i vescovi, “nell’anno 2009 si sono verificati 1.695 incidenti, che hanno provocato 1.929 vittime”. Certo, sottolineano i vescovi spagnoli, “nel giro di dieci anni il numero dei morti per incidente stradale è notevolmente diminuito”, dato che “nel 2000 se ne contavano 4.295”, ma nonostante questo, “è bene raddoppiare gli sforzi da parte sia delle istituzioni pubbliche che dei privati, per cercare di ridurre il più possibile tale cifra”. D’altronde, si legge nel documento, “vale sempre la pena di salvare anche una sola vita umana”. Quindi, i vescovi sottolineano come i viaggiatori debbano essere accompagnati dalla speranza e come per i credenti essa si concretizzi nella certezza che “Dio cammina con gli uomini e li preserva dal pericolo. Grazie alla vicinanza di Dio e alla collaborazione dell’uomo stesso, i viaggiatori raggiungeranno la loro meta”. Di qui, il ribadire che “la Giornata per la responsabilità stradale deve aiutarci ad essere sensibili a questo disegno divino per poterlo portare a compimento”. Infine, i vescovi affidano tutti i viaggiatori alla Vergine Pellegrina, Signora del Cammino. (I.P.)

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    Consiglio d’Europa: approvata la Convenzione contro gli abusi sessuali su minori

    ◊   In vigore da ieri la Convenzione del Consiglio d’Europa per la protezione dei bambini contro lo sfruttamento e gli abusi sessuali. Si tratta del primo strumento internazionale per contrastare “abusi sessuali, prostituzione e pornografia infantile, partecipazione forzata dei bambini a spettacoli pornografici, grooming (adescamento) e turismo sessuale”. Maud de Boer-Buquicchio, vice segretario generale del Consiglio, rende noto all’agenzia Sir, di quanto siano urgenti azioni concrete “per prevenire, denunciare e punire gli abusi, aiutare i bambini a proteggersi e ad esprimersi e dare alle vittime una possibilità di superare il loro trauma”. Il prossimo 29 novembre è prevista a Roma una campagna di sensibilizzazione al fine di “richiamare l’attenzione pubblica sulla portata degli abusi commessi da persone di fiducia (a casa, a scuola o nel corso di attività extrascolastiche)”, “spezzare il silenzio” che spesso circonda questi abusi, e “educare bambini e professionisti al fine di prevenire quanto più possibile ogni forma di violenza sessuale”. Dei 47 Stati membri del Consiglio d’Europa, ben 39 hanno firmato la Convenzione e cinque di questi - Albania, Danimarca, Grecia, Paesi Bassi e San Marino - l’hanno anche ratificata facendola entrare subito in vigore. (C.F.)

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    Macerata: pellegrini in partenza per la Cina in memoria di padre Matteo Ricci

    ◊   La diocesi di Macerata è pronta a partire per un pellegrinaggio in Cina sulle orme di Padre Matteo Ricci, pellegrinaggio che il vescovo, mons. Claudio Giuliodori, guiderà dal 4 al 14 luglio. Hong Kong, Macao, Shangai, An e Pechino le città che verranno visitate dai pellegrini. Il momento più significativo sarà la sosta alla tomba di padre Ricci, primo occidentale che ebbe l’onore di essere sepolto nella capitale per volere dell’imperatore Wanlì della dinastia Ming. In una nota diffusa dal Sir si legge che si tratterà di “un’esperienza ricchissima di significati, che completa questo 2010 del tutto particolare intitolato alla straordinaria figura di Padre Matteo Ricci.” Dopo l’inaugurazione in Vaticano della mostra “Ai crinali della storia. Padre Matteo Ricci (1552-1610) fra Roma e Pechino”, l’udienza speciale del Papa il 29 maggio scorso e il simposio all’Unesco, il calendario delle celebrazioni per il IV Centenario dalla scomparsa del gesuita maceratese morto a Beijing (Pechino) l’11 maggio 1610 si arricchisce ora di un’ulteriore tappa in quella terra dove Ricci seppe compiere un’incredibile opera di inculturazione del Vangelo. (M.A.)

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    Germania: le Chiese si congratulano con il nuovo presidente

    ◊   “Le Chiese tedesche si congratulano con Christian Wulff per l’elezione a presidente federale della Germania”, avvenuta il 30 giugno scorso. Ad esprimere gli auguri al neoeletto presidente - riferisce l'agenzia Sir - sono mons. Robert Zollitsch, presidente della Conferenza episcopale, e Nikolaus Schneider, presidente del Consiglio della Chiesa evangelica. Il neopresidente, afferma mons. Zollitsch, “accoglie l’incarico in una situazione difficile”. Da parte sua, Schneider sottolinea “le grandi attese e le speranze legate a questa elezione”. Entrambi fanno riferimento, dunque, alla situazione attuale. È “importante”, affermano, che Wulff sia in grado di “affrontare grandi sfide”, grazie all’esperienza maturata. In particolare, Schneider osserva che con la sua esperienza politica e la sua diplomazia, Wulff “ha convinto di poter affrontare in modo idoneo le prossime sfide”. Approvazione e congratulazioni per la nomina del nuovo presidente sono giunte anche dal Comitato centrale dei cattolici tedeschi (Zdk) e da numerosi vescovi. (R.P.)

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    Terra Santa: reinserito al Santuario di San Giovanni a Ain Karem il pellegrinaggio della Custodia

    ◊   La Custodia di Terra Santa ha reinserito quest’anno nel proprio calendario il pellegrinaggio al santuario di San Giovanni a Ain Karem, nel giorno in cui il calendario liturgico celebra la nascita del Battista, il 24 giugno. Dopo l’acquisizione del santuario nel 1911, i francescani avevano istituito un pellegrinaggio annuale a San Giovanni nel Deserto, la sera del 22 giugno. La pia pratica ha avuto luogo fino a quando si è istallata nel convento annesso al santuario una comunità monastica di rito greco-cattolico, quindi è stata rinnovata come devozione particolare dopo che i religiosi hanno lasciato il convento. Quest’anno sono stati numerosi i frati che da Gerusalemme, dalle comunità di Ain Karem e da Betlemme, si sono ritrovati per celebrare i primi vespri della festa della natività di san Giovanni Battista, nella piccola cappella del convento, prima di recarsi in processione verso la grotta memoriale del luogo in cui il Precursore si sarebbe rifugiato durante la strage degli innocenti. Padre Artemio Vitores, vicario custodiale, ha presieduto l’ufficio ed ha presieduto il 24 giugno la messa solenne al santuario di San Giovanni in Montana, da dove si è snodata la processione verso la grotta in cui si commemora la nascita del Battista. (T.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Via libera dalla Casa Bianca alle nuove sanzioni contro l'Iran

    ◊   Il presidente americano Obama ha firmato le nuove sanzioni unilaterali degli Stati Uniti contro l’Iran. “Colpiranno al cuore” la capacità di Teheran di sviluppare nuovi programmi nucleari, ha detto il capo della Casa Bianca. I particolari nel servizio di Elena Molinari:
     
    La legge punta a rendere più difficoltoso l’approvvigionamento di benzina da parte di Teheran, che non dispone di capacità di raffinazioni sufficienti e dà inoltre due possibilità alle banche che fanno affari con quelle iraniane: cessare l’attività o rischiare che gli Stati Uniti blocchino loro l’accesso al proprio sistema finanziario. Obama ha firmato la legge dopo che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato una nuova risoluzione di sanzioni contro l’Iran, sempre nel tentativo di convincere Teheran a cessare il programma nucleare. Il ministro degli Esteri iraniano Mottaki ha però già inviato una lettera ai 15 Paesi del Consiglio di Sicurezza per dire che le nuove sanzioni non impediranno a Teheran di sviluppare il suo programma nucleare. E ieri il presidente iraniano Ahmadinejad ha ribadito che le nuove sanzioni non costringeranno la Repubblica islamica a rinunciare ai suoi diritti in campo nucleare.
     
    Stati Uniti immigrazione
    Serve una riforma che possa portare alla luce i milioni di clandestini e, allo stesso tempo, rafforzi i controlli sul confine. Una riforma che tenga conto delle legittime aspettative di tutti e ristabilisca lo spirito dell'America come nazione di immigrati. Così il pesidente Usa, Barack Obama, sollecitando ieri il Parlamento ad andare avanti sul progetto di riforma dell’immigrazione, tema scottante dal punto di vista economico, etico e sociale specie dopo l’approvazione in Arizona di una legge anti-clandestini, bocciata dalla Casa Bianca perché ritenuta lesiva dei diritti umani. Sulle ragioni e sui riflessi di questa riforma, Gabriella Ceraso ha parlato con Paolo Mastrolilli, esperto di questioni statunitensi per il quotidiano La Stampa:
     
    R. – Aveva cercato di risolvere la questione già il presidente Bush, ma era stato accusato dai repubblicani in sostanza di aver tentato di fare un’amnistia; i repubblicani hanno molto a cuore anche la questione della sicurezza e quindi prima di legalizzare vogliono la garanzia che i confini siano protetti. Ora se ne sta occupando il presidente Obama per due ragioni. La prima è che, naturalmente, questo problema degli 11-12 milioni di immigrati illegali esiste e dev’essere affrontato; la seconda è politica: il presidente Obama è stato eletto con una forte maggioranza tra gli ispanici; a novembre ci saranno le elezioni mid-term nelle quali i democratici rischiano di perdere molti seggi. Il presidente Obama ha anche un interesse politico personale – per lui e per il suo partito – ad affrontare questa questione adesso.

     
    D. – E’ anche una questione che i vescovi degli Stati Uniti hanno sollevato più volte sollecitando una riforma generalizzata delle leggi in materia di immigrazione che tutti i governi dovrebbero attuare, non solo alcuni come è il caso, per esempio, dell’Arizona …

     
    R. – Questo è un problema evidente. I vescovi lo hanno sottolineato in moltissime occasioni e a ragione, perché tutti condividono la necessità di intervenire. Il problema, naturalmente, è come farlo, perché se non c’è una soluzione comune il problema non viene risolto. L’approccio del presidente Obama è quello di cercare di regolarizzare progressivamente tutti gli immigrati, integrandoli negli Stati Uniti, facendo pagare le tasse, multe per la loro presenza illegale negli anni passati, imponendo loro naturalmente di imparare l’inglese; nello stesso tempo, è necessario trovare una soluzione che disincentivi l’immigrazione illegale e garantisca anche la sicurezza degli Stati Uniti.

     
    D. – Sono tematiche care anche all’Europa. Una soluzione che venga da Oltreoceano potrebbe essere un modello, anche, per il Vecchio Continente?

     
    R. – Questo è auspicabile. E’ significativo il fatto che anche molti esponenti repubblicani, quindi del partito che è un po’ più vicino alle soluzioni estremiste, hanno studiato a lungo questa vicenda, in particolare spiegando agli americani che questi 12 milioni di immigrati illegali sono in larghissima maggioranza persone oneste che sono venute negli Stati Uniti semplicemente per lavorare, e che senza di loro l’economia americana, praticamente, si fermerebbe. Bisogna trovare la chiave di volta, e se ci riuscissero gli Stati Uniti, magari potrebbero dare un esempio anche ai Paesi europei su come affrontare questo problema delicatissimo che ormai riguarda tutti.
     
    Stati Uniti spionaggio
    Prime ammissioni da parte di una delle 10 presunte spie russe arrestate negli Stati Uniti. Si tratta di un uomo operativo sotto falsa identità che ha confessato di non essere di nazionalità uruguaiana come, invece, risultava dal suo passaporto. L’accusato non vuole però rivelare la sua vera identità, appellandosi alla lealtà per i servizi russi per cui lavora. La moglie, una giornalista americana che si era spesso recata in Sudamerica per passare informazioni ad altri agenti, è stata rilascia su cauzione, “perché ha un’identità reale ed è cittadina americana”, ha spiegato il procuratore Preet Bharara.
     
    Messico
    Non accenna a placarsi la guerra tra i clan messicani per il controllo del traffico della droga. Ieri, a pochi chilometri dalla frontiera con l’Arizona, almeno 30 persone hanno perso la vita in una sparatoria tra due gang di narcotrafficanti. A scontrarsi sono state due bande che gestiscono il traffico della droga e il flusso di clandestini verso gli Stati Uniti.
     
    Afghanistan Pakistan
    Strage a Lahore in Pakistan dove tre kamikaze si sono fatti saltare in aria. Almeno 43 le vittime tra i fedeli che affollavano un santuario sufi nel cuore della città di Lahore. Nell'attacco, avvenuto durante l'ora di massima affluenza al mausoleo, sono rimasti feriti oltre 170 fedeli. Attentatori suicidi in azione anche in Afghanistan, dove hanno colpito un’organizzazione umanitaria nella città di Kunduz, uccidendo almeno 10 persone. Una trentina i feriti.
     
    Medio Oriente
    Mille palestinesi per liberare il caporale Shalit, da quattro anni prigioniero di Hamas a Gaza. Il premier israeliano Netanyahu ha accettato la proposta trasmessa mesi fa dal mediatore tedesco. Il movimento estremista che controlla la Striscia ha però parlato di un “tentativo di manipolazione dell'opinione pubblica” da parte di Israele. Delusione da parte della famiglia del militare. Il servizio di Marco Guerra:
     
    Israele è disposto a pagare un caro prezzo “ma non qualunque prezzo” per la liberazione del caporale Ghilad Shalit. E questo, in sintesi, il senso del messaggio del premier Netanyahu per spiegare le sue scelte a un aparte dell'opinione pubblica che reclama a voce sempre più alta la liberazione del soldato israeliano. I paletti posti dal primo ministro rischiano, però, di far saltare di nuovo il tavolo delle trattative. Due le condizioni vincolanti: i detenuti liberati non torneranno in Cisgirdania e non sarà liberato nessun cosiddetto “arciterrorista” per evitare di rafforzare Hamas che, dal canto suo, ha definito il discorso un “mero tentativo di manipolazione dell'opinione pubblica”. Insoddisfatta anche la famiglia di Shalit che ha parlato di parole riciclate dall’ex premier Olmert. I parenti del militare e i sostenitori della campagna pro-Shalit sono giunti intanto al sesto giorno della marcia che dalla Galilea raggiungerà la residenza del premier a Gerusalemme per far pressione sul governo.
     
    Somalia
    Nuova fiammata di violenze in Somalia, dove proseguono gli scontri tra le truppe dell’Unione Africana, che appoggiano il governo provvisorio, e le milizie integraliste 'Shabab'. La Croce Rossa denuncia bombardamenti contro le strutture sanitarie di Mogadiscio, in particolare sull’ospedale di Keysaney, nella periferia nord della capitale. Intanto per le strade della città non accennano a placarsi gli scontri tra soldati dell’esercito regolare e uomini dell’insurrezione armata anti-governativa. Durante gli intensi combattimenti di ieri, un colpo di artiglieria si è abbattuto su un’abitazione, uccidendo 11 persone, tra cui cinque bambini e tre donne. Altri sei civili sono rimasti uccisi nel fuoco incrociato. Nel messaggio alla nazione diffuso ieri in occasione dell’anniversario dei 50 anni di indipendenza del Paese, il Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha invitato i somali all’unità e confermato il sostegno della comunità internazionale “a realizzare una Somalia in pace, stabile e prospera”. I ribelli integralisti hanno però vietato ai cittadini di festeggiare la ricorrenza perché “contraria alla sharia".
     
    Somaliland elezioni
    Ahmed Mohamed Silanyo è il nuovo presidente della Somaliland, regione della Somalia del nord autoproclamatasi indipendente nel 1991. Secondo la commissione elettorale, Mohamed Silanyo, leader del partito di opposizione Kulmiye (Unità), ha ottenuto la vittoria con il 49,5 per cento dei voti contro il 33,3 per cento del presidente uscente Dahir Rayale Kahin.
     
    Clinton
    Al via il tour del segretario di stato americano Hillary Clinton nei paesi ex sovietici. Prima tappa oggi Kiev, la capitale dell’Ucraina. Al centro della sua missione la promozione della democrazia nell’area. Previsto uno scalo anche in Polonia, Armenia, Azerbaigian e Georgia.
     
    Economia Germania
    Nuova stretta di Berlino contro le speculazioni finanziarie. La Camera Bassa tedesca ha approvato la legge che vieta le vendite allo scoperto a breve di azioni e bond sovrani. Intanto il ministro delle delle Finanze Wolfgang Schaeuble, ha ribadito davanti al Bundestag che la Germania e la Francia faranno pressione su Bruxelles per far passare una tassa sulle transazioni finanziarie. Schaeuble aggiunge che, se non sarà possibile lanciare la proposta a livello Ue, bisognerà puntare sull'Eurozona. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 183

     
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