![]() |
![]() |

Sommario del 01/07/2010
Don Luigi Guanella presto Santo. Firmati dal Papa i decreti che porteranno alla Beatificazione numerosi martiri
◊ La Chiesa vedrà presto canonizzato uno dei cosiddetti “Santi della carità”, il Beato Luigi Guanella. Lo ha deciso Benedetto XVI che questa mattina, nell’udienza concessa al prefetto del la Congregazione delle Cause dei Santi, l’arcivescovo Angelo Amato, ha firmato la promulgazione dei Decreti che riguardano anche il riconoscimento dei miracoli per quattro futuri Beati e il martirio per numerosi sacerdoti, religiosi e religiose uccisi in gran parte durante la Guerra civile spagnola e sotto il regime nazista in Germania. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Don Bosco, don Guanella, don Orione. E’ una stagione esaltante, per la Chiesa italiana e non solo, quella che va tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. Non c’è quasi parte del nord e del centro della Penisola che non venga toccata direttamente o indirettamente dalla carità di queste straordinarie figure di sacerdoti. Don Guanella, che prestò verrà proclamato Santo, è originario di una località vicino Sondrio, dove nasce nel 1842. A 24 anni è sacerdote, incontra don Bosco a Torino, viene toccato da quell’onda di carità che trasforma le miserie sociali in una molla di solidarietà e riscatto. Nel 1881, fonda i Servi della Carità e le Figlie di Santa Maria della Provvidenza che da Como si diffondono presto nel resto d’Italia e oltre, in America, Asia, Africa. Nel gennaio del 1915, la Marsica, in Abruzzo, è devastata da un drammatico terremoto. Don Guanella è lì a portare soccorso e al suo fianco c’è don Orione. Pochi mesi dopo, si spegne a Como. Paolo VI lo proclama Beato nel 1964.
A cavallo tra l’Otto e il Novecento si svolgono anche le vite dei quattro Venerabili Servi e Serve di Dio per i quali sono stati riconosciuti i miracoli che li porteranno presto agli onori degli altari. Si tratta del sacerdote Giustino Maria Russolillo, parroco di Pianura e fondatore della Società delle Divine Vocazioni (1891-1955), delle religiose Maria Serafina del Sacro Cuore di Gesù, fondatrice dell'Istituto delle Suore degli Angeli (1849-1911), Alfonsa Clerici, suora professa della Congregazione delle Suore del Preziosissimo Sangue di Monza (1860-1930) e Cecilia Eusepi, del Terz'Ordine Secolare dei Servi di Maria, quest’ultima spentasi appena 18.enne nel 1928.
Il vescovo Giovanni Scheffler, ungherese di nascita (1887), apre la pagina dolorosa dei membri della Chiesa per i quali i decreti promulgati dal Papa riconoscono il martirio. Vescovo di Satu Mare, in Romania, muore in una prigione di Bucarest nel 1952, sotto la dittatura comunista. Martiri della Guerra civile in Spagna sono invece Giuseppe Maria Ruiz Cano, Jesús Annibale Gómez Gómez, Tommaso Cordero Cordero e altri 13 compagni, della Congregazione dei Missionari Figli del Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria, uccisi in odio alla fede durante la persecuzione religiosa del 1936, allo stesso modo di Carmelo Maria Moyano Linares e nove compagni dell'Ordine Carmelitano. Vittima del nazismo con due compagni, sacerdoti diocesani, è Giovanni Prassek, che viene ucciso ad Amburgo nel 1943. Più lontano nel tempo il martirio della francese Margherita Rutan, suora professa della Congregazione delle Suore Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli, che muore a Dax nel 1794, in pieno clima antiecclesiale fomentato dalla Rivoluzione francese.
I decreti firmati da Benedetto XVI riconoscono infine le virtù eroiche del Servo di Dio Basilio Martinelli, sacerdote professo della Congregazione delle Scuole della Carità (1872 -1962), delle Serve di Dio Maria Antonia di San Giuseppe, fondatrice del Beaterio degli Esercizi di Buenos Aires (1730-1799), la lituana Maria Casimira Kaupas, fondatrice della Congregazione delle Suore di San Casimiro (1880-1940), l’italiana Maria Luisa Gertrude Prosperi, badessa del Monastero dell'Ordine di San Benedetto di Trevi (1799-1847), la spagnola Maria Teresa Maria Carmen Albarracín, religiosa professa delle suore di Maria Immacolata Missionarie Claretiane (1927-1946) e l’italiana Maria Plautilla, religiosa professa delle Piccole Suore Missionarie della Carità (1913-1947).
Il Papa nomina mons. Kurt Koch presidente del Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani al posto dell'uscente cardinale Walter Kasper
◊ Un’altra atteso cambio della guardia al vertice di un dicastero vaticano è stato ufficializzato oggi da Benedetto XVI. Il Papa ha accolto la rinuncia, presentata per raggiunti limiti di età, dal cardinale Walter Kasper in qualità di presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, ed ha nominato a succedergli il vescovo di Basilea, mons. Kurt Koch, elevato alla dignità di arcivescovo. Il presule, 60 anni, è originario del Cantone svizzero di Lucerna. Ha studiato teologia all’Università di Lucerna nonché alla Ludwig Maximilian Universität di Monaco di Baviera e più tardi è stato docente di Dogmatica e Scienza della liturgia presso la Facoltà teologica dell’Università di Lucerna. Dal 2002, mons. Koch è membro del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, e dal 2007 al 2009 è stato presidente della Conferenza episcopale elvetica. Proprio i presuli elvetici hanno espresso in un comunicato la soddisfazione il nuovo incarico di mons. Koch, evidenziandone le “eccezionali capacità teologiche e le eccellenti conoscenze nelle relazioni ecumeniche, nelle questioni sociali e nel rapporto tra Stato e Chiesa”. Mario Galgano, della sezione tedesca della nostra emittente, ha intervistato il nuovo capo dicastero:
R. – Per me è un grande onore essere stato nominato dal Santo Padre in questo dicastero. E’ molto importante per la Chiesa, perché dal Concilio Vaticano II è iniziato il dialogo ecumenico e anche le relazioni religiose con gli ebrei.
D. – Sappiamo di questo anelito del Papa per l’unità dei cristiani. Secondo lei, ci sono le condizioni per un dialogo fruttuoso con le Chiese protestanti?
R. – La condizione fondamentale è di discutere che cosa sia la Chiesa, dal punto di vista cattolico e dal punto di vista della Chiesa riformata. Questo dialogo non è stato ancora approfondito e si deve discutere di cosa comprendano i riformati, i cattolici e gli ortodossi della Chiesa, perché nella storia abbiamo avuto molte rotture, ma due sono quelle principali: la prima, è quella tra le Chiese calcedonesi e non, poi quella tra est ed ovest. Altra cosa che abbiamo in comune nell’ecclesiologia è la veduta sacramentale della Chiesa e la successione apostolica tra i vescovi. Dalla Riforma è stato dato un altro fondamento, ecco perché il dialogo ecumenico sulla visione della Chiesa deve essere approfondito.
Altre udienze
◊ Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, l’ambasciatore del Cile, Pablo Cabrera Gaete, in visita di congedo, e il cardinale Edmund Casimir Szoka, presidente emerito della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano.
In udienza in Vaticano mons. Walter Mixa: riconosciuti "sbagli ed errori", ora silenzio e preghiera. Il Papa: richiesta di perdono trovi "cuori aperti"
◊ La Sala Stampa della Santa Sede rende noto in un comunicato che Benedetto XVI ha ricevuto in udienza il vescovo emerito di Augsburg, mons. Walter Mixa. Con un comunicato dello scorso 4 maggio 2010, il Papa aveva accettato la richiesta del vescovo di esonero dai suoi incarichi come pastore della diocesi di Augsburg e come ordinario militare. Il vescovo Mixa si ritirerà per un tempo “di silenzio, di raccoglimento e di preghiera”. Dopo un periodo di cure e di riconciliazione, sarà a disposizione per compiti pastorali, in accordo con il suo successore. Il vescovo Mixa – sottolinea la Sala Stampa della Santa Sede – ha ribadito “di aver sempre cercato di adempiere il suo ministero episcopale di buon grado e in modo coscienzioso”. Ma in tutta sincerità ed umiltà ha anche riconosciuto “di aver commesso sbagli ed errori, che hanno causato una perdita di fiducia e rese inevitabili le dimissioni”. Il presule ha poi nuovamente chiesto perdono per tutti i suoi sbagli.
Il Santo Padre ha espresso la speranza che “la richiesta di perdono trovi orecchi e cuori aperti”. Soprattutto ai confratelli nel ministero episcopale, il Pontefice chiede di offrire al vescovo Mixa, più che nel passato, “vicinanza amichevole, comprensione e aiuto per trovare il retto cammino”. Il Papa chiede anche a tutti i fedeli della diocesi di Augsburg di accogliere col cuore aperto il nuovo vescovo. “In un tempo di contrasti ed insicurezze – si legge infine nel comunicato – il mondo attende dai cristiani la concorde testimonianza che essi, in base al loro incontro col Signore risorto, sono in grado di offrire e nella quale essi sono di aiuto gli uni agli altri come anche all’intera società per trovare la via giusta verso il futuro”.
Intervista all'avvocato della Santa Sede, Lena, sulla decisione della Corte Suprema Usa
◊ “Il Vaticano rischia la bancarotta”, “La Corte Suprema statunitense rifiuta l’immunità alla Santa Sede”, “Luce verde per risarcimenti milionari per le vittime degli abusi”, e ancora: “Il Papa potrebbe essere interrogato”. Sono alcuni dei titoli apparsi nei giorni scorsi sui quotidiani, non solo italiani, a proposito della decisione della Corte suprema americana di non esprimersi sull’appello della Santa Sede che chiedeva di fermare una causa in Oregon, nella quale si accusa il Vaticano di aver trasferito un sacerdote, nonostante le accuse di abusi sessuali. Effetto della decisione, il ritorno della causa stessa alla Corte distrettuale in Oregon. Alle congetture enfatizzate dai titoli di stampa replica l’avvocato della Santa Sede negli Stati Uniti, Jeffrey Lena. L'intervista è di Sean Lovett:
R. - As to the risk that the Vatican may go into bankruptcy, that is completely unfounded. ...
Per quanto riguarda il rischio che il Vaticano possa incorrere nella bancarotta, questa ipotesi è assolutamente infondata. In prima istanza, si parla ancora di giurisdizione: non si è fatta parola in merito al fatto che ci possa essere responsabilità riguardo al caso citato. Quindi, nessuna preoccupazione in questo senso. Inoltre, anche se si venisse a parlare di responsabilità, le leggi in merito al recupero sono molto severe, e in questo caso non è nemmeno un argomento all’ordine del giorno. In quanto al secondo titolo, in cui si afferma che la Corte Suprema avrebbe rifiutato l’immunità: la Corte Suprema non ha rifiutato l’immunità. Ciò che ha fatto la Corte Suprema è stato stabilire che non avrebbe affrontato un problema che noi avremmo desiderato portare davanti ad essa. Credo che in questa questione, da un punto di vista sostanzialmente legale, avessimo ragione – gli Stati Uniti ci hanno dato ragione – ma la Corte Suprema, semplicemente, ha stabilito che al momento attuale non è interessata ad affrontare il caso. E il fatto che essa non sia interessata a trattare il caso non è un rifiuto dell’immunità e non è un commento al merito della nostra posizione. E ancora: “Luce verde ai risarcimenti”. No, non c’è nessuna "luce verde" ai risarcimenti. Come ho detto, stiamo ancora discutendo della competenza giurisdizionale in questi casi e quindi, semplicemente, non si tratta di questo. Ho visto che in alcuni quotidiani italiani si discute su un eventuale interrogatorio del Papa, del cardinale Bertone e del cardinale Sodano: queste notizie sono tutte assolutamente prive di fondamento. Non ho nessun dubbio in merito al fatto che ci sarà un tentativo in tal senso; credo che l’avvocato della controparte sia interessato a fare questo passo. Ma la legge li tutela. E’ importante comunque riconoscere che il fatto che la Santa Sede non sia coinvolta, e il fatto che il prete in questione non possa essere considerato un impiegato della Santa Sede, non sta assolutamente a significare che la vittima in questione non sia realmente vittima. Sicuramente, ha sofferto come nessun bambino dovrebbe soffrire, e non c’è nessun dubbio in questo caso che quest’uomo abbia subito abusi da parte di un prete. Ma è vero anche che la responsabilità per i danni procurati da questa sofferenza, che è giusto siano pagati, ricade sull’Ordine religioso che controllava il prete, che controllava le sue attività e che lo ha trasferito.
D. - La questione principale sembra essere come provare se determinati individui fossero o meno i impiegati dalla Santa Sede. Come si fa?
R. - Well, let me say as an initial matter, this case like some of the cases which have been ...
Beh, mi lasci dire come prima cosa, che questa causa, come alcune intentate in passato, ha portato alla luce una serie di punti. I querelanti hanno tentato di contestare la frode, la negligenza, la cospirazione e noi abbiamo già scartato tutte queste ipotesi di reato molto tempo fa, nonostante continuino ad apparire sui titoli dei giornali. Così, la causa attuale si è ridotta a un solo punto: se il sacerdote in questione, Andrew Ronan, era un dipendente della Santa Sede oppure no. Ora, i fattori che in genere determinano se una persona è un lavoratore dipendente, comprendono il controllo quotidiano del pagamento di questa persona per i servizi resi, l’assicurazione di questa persona, l’intesa tra le parti circa la natura del rapporto di lavoro e diversi altri elementi, nessuno dei quali si ritrova veramente in questo caso. Si tratta di un sacerdote che prima degli eventi in questione era del tutto sconosciuto alla Santa Sede. L'avvocato della parte offesa ha sostenuto sui giornali che, dal momento che questo prete era andato in Irlanda e vi era tornato, in qualche modo si è trattato di un trasferimento internazionale e che quindi la Santa Sede era per forza coinvolta. Questo si basa su una errata comprensione di come operino la Chiesa cattolica, gli Istituti religiosi e su vari altri malintesi. Per quanto riguarda le prove, non ce ne sono in questo caso ed è importante sottolinearlo. Il signor Anderson, che rappresenta la controparte, non ha menzionato questo alla stampa, ma resta il fatto che ha raccolto molte prove che vanno nella direzione opposta. Le prove indicano che questo sacerdote apparteneva a un Istituto religioso attivo negli Stati Uniti e in Irlanda che aveva pieno controllo su di lui e sapeva di chi si trattava, ma che né la diocesi coinvolta, né la Santa Sede aveva alcuna conoscenza o controllo su di lui.
D. - Quali possibilità ci sono che la decisione della Corte Suprema abbia conseguenze su altre cause in corso negli Stati Uniti? E, nell’ipotesi peggiore, potrebbe aprire la strada a una pletora di nuove azioni legali contro il Vaticano?
R. - I would not exclude that someone may attempt to file another lawsuit. ...
Io non escludo che qualcuno possa tentare di promuovere un’altra causa. È importante capire che gli ostacoli che incontrerebbero tali procedimenti sarebbero gli stessi che deve affrontare questo processo. Il rifiuto del ricorso per “certiorari” da parte della Corte Suprema - che, ripeto ancora una volta, non è in alcun modo un rifiuto dell’immunità - riguardava un caso molto limitato, la definizione del rapporto di lavoro secondo la legge federale. Questo è un problema che non ha alcuna incidenza su qualsiasi altro caso. Attualmente, c'è una causa in Wisconsin, nota come il caso Murphy, in cui Anderson vuole chiamare in causa la Santa Sede e questo caso è completamente fermo. C’è poi una causa nel Kentucky, che affronta una questione molto diversa: se il vescovo della diocesi di Louisville sia un dipendente della Santa Sede, una tesi che è altrettanto infondata. Quindi, finora ci sono questi due casi e non ce n’è davvero nessun altro. Come ho detto, può darsi che, per una percezione errata, adesso saranno intentate una o due cause, ma non prevedo che queste avranno più successo di quelle in corso.
Ordinati diaconi 26 religiosi dei Legionari di Cristo. Mons. Clemens: il perdono è la sintesi di tutte le opere di misericordia
◊ In un’atmosfera di solennità, commozione e gioia oltre mille persone, provenienti da varie parti del mondo, hanno partecipato ieri a Roma alla cerimonia di ordinazione diaconale di 26 religiosi Legionari di Cristo. Nell’omelia, il segretario del Pontificio Consiglio per i Laici, mons. Josef Clemens, ha sottolineato che dietro il corpo e l’intelletto si trova “l’uomo interiore, l’uomo nei suoi bisogni più profondi”. “Ricordatevi – ha affermato mons. Clemens rivolgendosi ai diaconi – anche dei bisogni nascosti dell’uomo interiore”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Il perdono – ha detto mons. Josef Clemens – è la sintesi delle opere di misericordia spirituale: “Svegliare il senso del perdono, la necessità del perdono, il bisogno di un inizio nuovo” significa percorrere il cammino interiore della vera diaconia, “la diaconia reconciliationis”. Il diacono è chiamato “a portare avanti i segni di amore di Cristo”, a rispecchiare, a rendere visibile e vivificare “la diaconia di Cristo nel tempo della Chiesa”. E' chiamato ad essere un autentico testimone del Vangelo come indica anche il termine diacono, che deriva dal greco διάκονος, ovvero "servitore". “Il diacono – ha poi affermato il segretario del Pontificio Consiglio per i Laici – è chiamato a collaborare affinché tutte le attività della Chiesa siano permeate dallo Spirito del Cristo, servo nella Chiesa”. “Può esercitare questa diaconia particolare, che è un vero segno dell’amore di Cristo, cioè aiutare a trovare la strada verso la riconciliazione”. “Gesù – ha aggiunto – è il Signore e nello stesso tempo il diacono di tutti”. Ricordando il racconto della lavanda dei piedi, nel Vangelo di Giovanni, mons. Clemens ha sottolineato che “non esiste nessuna contraddizione tra la signoria e la diaconia di Gesù”. “Anzi, la sua signoria si fa vedere e si realizza nella sua diaconia”.
L’ordinazione diaconale – ha quindi osservato il segretario del Pontifico Consiglio per i Laici – è la “porta di ingresso” al sacerdozio ma è anche “una dimensione fondamentale e permanente che non deve mai scomparire nell’attività apostolica”. “Anzi, deve permeare tutta l’esistenza dei ministri ordinati”. Citando l’Enciclica di Benedetto XVI Deus caritas est, mons. Clemens ha poi ricordato le dimensioni fondamentali della vita della Chiesa, “l’annuncio della Parola di Dio, la celebrazione dei Sacramenti e il servizio della carità”. Dimensioni che la Congregazione dei Legionari di Cristo accosta all’impegno nel campo educativo e formativo. Ad oltre 200 centri educativi si aggiungono 1200 oratori e gruppi dedicati alla formazione e all’impegno apostolico dei giovani. Un grande impegno è dedicato anche alle attività nel sociale. La Congregazione dei Legionari di Cristo è attualmente presente in 20 Paesi con circa 850 sacerdoti e più di 2500 seminaristi. Lo scorso 30 aprile si è svolta in Vaticano una riunione, presieduta dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, insieme con i cinque vescovi incaricati della visita apostolica alla Congregazione, fondata da padre Marcial Maciel Degollado, i cui comportamenti sono stati definiti in una nota ufficiale “gravissimi e obiettivamente immorali”. Riconoscendo “lo zelo sincero della gran parte dei Legionari”, la nota proseguiva infine con l’assicurazione, da parte del Papa, a non lasciare “soli” i Legionari e i membri del Movimento ‘Regnum Christi’.
Nuova fontana in Vaticano intitolata a San Giuseppe, un omaggio al nome di battesimo del Papa
◊ Sarà Benedetto XVI ad inaugurare lunedì prossimo 5 luglio, alle ore 11, nei Giardini vaticani, la Fontana di san Giuseppe, realizzata dal Governatorato in omaggio al nome di battesimo del Papa. La fontana formata da due vasche digradanti, la prima di sei metri e la seconda comunicante di otto metri, con al centro una palma, è arricchita da sei formelle bronzee dell’artista bellunese, Franco Murer, dedicate allo sposalizio, al primo sogno di Giuseppe, alla nascita di Gesù, alla Fuga in Egitto, al ritrovamento di Gesù nel Tempio e al lavoro nella famiglia di Nazareth.
“Nel realizzare quest’opera – informa una nota della diocesi di Belluno-Feltre – Franco Murer ha avuto presenti, fondamentalmente, alcuni versetti della Bibbia, là dove Giuseppe è paragonato ad una vite feconda, una vita che è particolarmente florida in virtù della località in cui si trova, ovvero della sua vicinanza ad una fonte che la rende rigogliosa, a tal punto anzi da abbarbicarsi con i suoi tralci sui vicini muri. Ed ha egli inoltre guardato con scrupolosa attenzione ai Vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni nonché a quelli apocrifi, pure fonte di notizie sul padre terreno di Gesù e sullo stesso suo figlio.” (R. G.)
La Messa di mons. Ravasi nella festa dei Santi Protomartiri di Roma
◊ Ieri, in Vaticano, si è svolta la tradizionale commemorazione dei Santi primi martiri della Chiesa di Roma presieduta da monsignor Ravasi. La ricorrenza segue di un giorno la festa liturgica dei due grandi martiri e Patroni romani, Pietro e Paolo. Il servizio di Federico Chiapolino:
“Oggi esiste un martirio quotidiano perché troviamo tutti i giorni ostacoli alla nostra fede. Siate dunque perseveranti, autentici testimoni di fedeltà e semplicità”. L’invito è dell’arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, nell’omelia della celebrazione in ricordo dei Santi primi martiri della Chiesa di Roma. La celebrazione, che avuto luogo in Vaticano, presso Santa Maria in Camposanto, è promossa ogni anno dalla Pontificia Accademia Cultorum Martyrum, che perpetua la memoria di tutti i martiri della cristianità. Vi hanno partecipato anche Istituti religiosi, cavallereschi e fedeli delle parrocchie vicine.
Dalla chiesa, che sorge proprio nella piazza Protomartiri Romani, è partita poi la processione con il Santissimo attraverso i Giardini vaticani che si è snodata fino a tornare alla piazza antistante alla stessa chiesa, dove monsignor Ravasi ha impartito la benedizione eucaristica. L’itinerario ha ripercorso il suolo su cui sorgeva l’antico circo di Nerone, alle pendici del Colle Vaticano, dove avvenne la persecuzione dell’Apostolo Pietro e dei primi martiri cristiani, come ricorda anche una lapide.
Al via in Polonia il pellegrinaggio delle persone non udenti
◊ E’ iniziato oggi il pellegrinaggio di cinque giorni in Polonia delle persone non udenti organizzato dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari. Guidati dal presidente del dicastero, arcivescovo Zygmunt Zimowski, i pellegrini visiteranno Cracovia, il Santuario mariano di Częstochowa e il Centro Emaus della Diocesi di Radom. Nella giornata di sabato, in particolare, prenderanno parte a Kalkow all’edizione 2010 dell’incontro ecclesiale internazionale dedicato ai non udenti. Si prevede che parteciperanno all’iniziativa, intitolata “Le persone sorde amano Dio in modo particolare”, oltre duemila non udenti provenienti da tutta la Polonia e da numerosi Paesi.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Tra autosufficienza e utopia: in prima pagina, un fondo di Lucetta Scaraffia dal titolo "La fede dei demoni".
Un turismo sostenibile a tutela della biodiversità: nell'informazione vaticana, messaggio del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.
Nell'informazione internazionale, la visita ufficiale dell'arcivescovo Dominique Mamberti a Cuba.
Wall Street volta pagina: la Camera dei rappresentanti approva la più vasta riforma finanziaria dagli anni Trenta.
In cultura, un articolo di Marco Beck dal titolo "E Giobbe sbarcò a New York: ottant'anni fa Joseph Roth scriveva il suo romanzo ispirato alla figura biblica.
Il falso storico della Resistenza discriminata: Gaetano Vallini su alleati e partigiani durante la Campagna d'Italia.
A un anno dalla morte di Renzo Foa, un suo contributo, riproposto da "Pagine Ebraiche", sulla figura di Margarete Buber-Neumann, deportata prima nei gulag sovietici e poi nel campo nazista di Ravensbruck.
Quando l'abito fa il cavaliere: Sandro Barbagallo su una mostra, a Lecce, dedicata alla storia dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
Dall'Arizona con passione: intervista di Elisabetta Galeffi a padre George Coyne, vincitore del premio internazionale alla Libertà 2010.
Appunti dal Mondiale dopo le gare degli ottavi di finale: un articolo di Damiano Tommasi dal titolo "Otto personaggi in cerca di gloria (non sempre trovata)".
Il progetto "Cilla per Haiti", solidarietà ai bambini mutilati del sisma di gennaio
◊ Oltre 200 mila morti e un milione e mezzo di scampati che cercano di sopravvivere in condizioni di degrado al limite del disumano. E’ la situazione in cui versa a tutt’oggi Haiti, sei mesi dopo il terremoto catastrofico del gennaio scorso. La gara di solidarietà scatenatasi nell’immediatezza del dramma conta tuttora molte sigle umanitarie impegnate nel soccorso alla popolazione. Uno dei tanti progetti di solidarietà operativi Haiti è legato alla figura di Cecilia Corneo, che lavorava presso la sede delle Nazioni Unite di Port au Prince ed è rimasta vittima del sisma. La sorella di Cecilia, Paola Corneo, che vive a Washington, ha voluto organizzare una raccolta di fondi intitolandola alla sorella Cecilia, detta Cilla. Fabio Colagrande ne ha parlato con con l’ideatrice:
R. – Il progetto “Cilla per Haiti” è nato nei primi mesi dell’anno in seguito al terribile terremoto del quale, come sappiamo, sono rimasti vittime più di 200 mila persone e tra queste vittime, purtroppo, anche mia sorella, che era ad Haiti ormai da alcuni anni. Il suo amore per gli haitiani e per il lavoro che faceva ha spinto noi familiari ed anche gli amici a ricordarla attraverso un progetto che facesse del bene sull’isola di Haiti.
D. – E qual è lo scopo del progetto “Cilla per Haiti”, che avete voluto intitolare proprio a sua sorella?
R. – Il progetto si chiama “Cilla per Haiti” perché, in realtà, il nome di mia sorella era Cecilia, ma tutti la conoscevano come Cilla. Lo scopo è quello di dare un futuro ai bambini mutilati in seguito al terremoto: il numero degli amputati in seguito a un sisma è enorme e la maggior parte sono bambini. Questo anche perché la popolazione ad Haiti è molto giovane e la durata media della vita ad Haiti è di soli 50 anni. Quindi, un intervento di questo tipo è sicuramente indispensabile. Per realizzarlo, abbiamo dovuto ovviamente chiedere sostegno a strutture già esistenti e quindi ci siamo appoggiati ad un centro di riabilitazione che è presente in Haiti da oltre dieci anni, e fornisce ai piccoli le protesi necessarie per permettere loro di ritrovare una vita più normale. Sono stata recentemente ad Haiti ed ho visto che i marciapiedi sono inesistenti oppure inagibili, le strade sono piene di buche per cui è impossibile per una persona che non abbia due gambe camminare e spostarsi, al punto che gli haitiani disabili spesso sono abbandonati addirittura dalle loro famiglie. Il progetto, allora, è l’unico modo per dare loro un futuro, perché i bambini amputati non solo non possono spostarsi per giocare, ma non possono nemmeno andare a scuola. Ovviamente, poi, trovare sedie a rotelle è impossibile e utilizzarle altrettanto. L’idea è quella di ampliare la Casa dei Piccoli Angeli e fornire protesi al maggior numero possibile di vittime e sostenerle poi per tutto il tempo necessario, perché – come sappiamo – i bambini crescono e la protesi dev’essere cambiata annualmente.
D. – Signora Corneo, che altre notizie avete sulla situazione umanitaria ad Haiti, a quasi sei mesi dal sisma?
R. – La situazione è sicuramente ancora tragica: la stagione delle piogge è incominciata ad aprile, l’igiene è scarsissima e le epidemie difficili da controllare. I prezzi dei generi alimentari sono proibitivi per la maggior parte della popolazione. Solo le strade principali sono agibili, ma spesso sono intasate soprattutto dai camion che stanno cercando di togliere i detriti delle case crollate, oppure dai mezzi delle organizzazioni umanitarie. La maggior parte degli sfollati vive tuttora in tendopoli in condizioni disumane, oppure in alloggi di fortuna, e la ricostruzione è purtroppo molto lenta e molto difficile. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
La Chiesa belga parla dopo le dimissioni della Commissione d’inchiesta sugli abusi
◊ Dichiarazione dal vescovo belga Guy Harpigny, delegato per i rapporti con la Commissione indipendente, istituita dalla Chiesa locale per indagare sugli abusi sessuali. In una nota il presule esprime “comprensione e rispetto” ma anche “profonda tristezza” per la decisione presa dal presidente della Commissione, Peter Adrianssens, e da tutti i suoi membri, di dimettersi a seguito delle recenti perquisizioni delle Forze dell’ordine nella sede dell’arcivescovado di Melines-Bruxelles. Mons. Harpigny ribadisce che i vescovi non contestano il diritto delle autorità giudiziarie di condurre una perquisizione, se il diritto è esercitato nel quadro giuridico previsto, sulla base di indici legittimi e specifici, utilizzando strumenti proporzionati. I vescovi rigettano piuttosto le modalità con le quali si è proceduto nei locali della Commissione. Requisendo tutti i dossier sulle vittime è chiaro – osserva il presule – che si è impedito alla Commissione di proseguire nella sua delicata missione. Mons. Harpigny ringrazia quindi tutti i membri per la generosità e l’impegno mostrati; a fronte delle numerose denunce arrivate in poco tempo hanno infatti lavorato presto e bene – sottolinea mons. Harpigny – in totale indipendenza rispetto ai vescovi, consigliando sempre anzitutto alle vittime, se volessero, di rivolgersi alla giustizia ordinaria. L’azione della Commissione s’iscrive infatti – ricorda ancora il presule – nel rispetto del diritto costituzionale, che lascia al corpo sociale la libertà di organizzarsi al suo interno. La designazione di un magistrato al suo interno di riferimento al ministro della Giustizia aveva inoltre rafforzato la garanzia dei diritti di ciascuno. Si spera quindi – conclude mons. Harpigny – in una concertazione costruttiva tra le autorità competenti, che permetta di valutare se tale missione possa proseguire sotto una forma o un’altra, senza compromettere una volta in più la fiducia riposta dalle vittime di abusi nella Commissione d’inchiesta. (A cura di Roberta Gisotti)
L’arcivescovo di Palermo ha presentato la visita del Papa alla città del 3 ottobre
◊ Questa mattina l’arcivescovo di Palermo, mons. Paolo Romeo, ha presentato il programma e le motivazioni della visita pastorale che Benedetto XVI compirà nel capoluogo siciliano il prossimo mese di ottobre. La visita sarà preceduta da due giorni di intense iniziative. “Il Papa – ha detto ai giornalisti – arriva in una tappa importante del cammino sulla Pastorale della famiglia e dei giovani della Conferenza episcopale siciliana”. “Abbiamo uno tsunami di valori nella vita sociale – ha aggiunto mons. Romeo – qui nel sud sentiamo una problematica umana tragica per la perdita dei posti di lavoro e le prospettive”. Ai giovani, dunque, non resterebbe che fare la valigia e andare via: una soluzione che l’arcivescovo di Palermo ha definito “un’anemia mediterranea sociale”. Nel capoluogo siciliano, il 3 ottobre prossimo, il Santo Padre celebrerà al mattino la Messa, al Foro Italico Umberto I, e dopo alcuni incontri privati con i vescovi e il clero, nel pomeriggio, Papa Benedetto XVI incontrerà i giovani in piazza Politeama: giovani che il 2 ottobre incontreranno i vescovi di Sicilia per l’iniziativa “Fontane di luce”, che avrà luogo in 20 chiese del centro di Palermo. Un’occasione per riflettere su ambiente, cittadinanza attiva, giustizia e legalità, lavoro, scuola e università. Sul recente appello delle associazioni cattoliche al Papa, per sollecitare il riconoscimento del martirio di don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia nel ’93, mons. Romeo ha detto che si tratta di gesti molto belli. Il processo di Beatificazione, ha concluso, segue un suo preciso iter. (A cura di Alessandra Zaffiro)
Il tema della Settimana per l'unità dei cristiani 2011 scelto dalle Chiese di Gerusalemme
◊ “Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere”: è il tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2011 scelto, per questa edizione, la 44ª da quando prese il via nel 1968, dai leader cristiani di Gerusalemme, tra i quali il patriarca latino emerito Michel Sabbah, il vescovo della chiesa evangelica luterana di Terra Santa e Giordania, Munib Younan, ed altri membri del patriarcato greco ortodosso di Gerusalemme e della chiesa siriaco-ortodossa, melkita cattolica, armeno-ortodossa ed episcopaliana. “Il tema ed i testi proposti – si legge in un comunicato del Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc) ripreso dall'agenzia Sir – sono stati definiti congiuntamente dalla Commissione Fede e Costituzione del Wcc e dal Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani e sono un invito al rinnovamento e al ritorno a ciò che nella fede è essenziale, un’esortazione a ricordare il tempo in cui la Chiesa era ancora una”. “L’unità che cerchiamo non è una mera astrazione – afferma Olav Fykse Tveit, segretario generale del Wcc – per i cristiani di Gerusalemme, che vivono in continuità con la comunità apostolica di Gerusalemme, la chiesa madre di tutti noi, questa unità comporta preghiera e riflessione in un contesto di sofferenza e disperazione. Con loro pregheremo per la pace e la giustizia di tutti gli abitanti della Terra Santa”. Come tradizione la Settimana avrà luogo dal 18 al 25 gennaio 2011. (R.P.)
In gravi condizioni il giornalista dissidente cubano in sciopero della fame da febbraio
◊ Si sono aggravate nelle ultime ore, come ha confermato anche la famiglia, le condizioni di salute del giornalista dissidente cubano, Guillermo Fariñas, in sciopero della fame dal 24 febbraio. Per ora nessun appello affinché sospenda la sua protesta ha avuto esito positivo. La Chiesa cattolica cubana, pur rispettando profondamente la sua decisione, a più riprese ha chiesto di riconsiderare il suo gesto e di affidarsi a metodi che non mettano in pericolo la sua vita. Il 29 giugno scorso, Guillermo Fariñas, ha ricevuto nuovamente in ospedale la visita del vescovo di Santa Clara, mons. Marcelo Arturo Gonzalez. Fariñas, membro della "Coalicion Agenda para la Transicion Cubana", ha iniziato la sua protesta il giorno dopo la morte di Orlando Zapata Tamayo, un altro dissidente che intraprese uno sciopero della fame estremo. Secondo l’ultimo bollettino medico, il dissidente sarebbe stato colpito da gravi problemi di coagulazione del sangue. In un articolo dello scorso aprile, il cardinale Jaime Ortega, arcivescovo dell'Avana ha detto a nome di tutti i vescovi cubani: "Così come abbiamo chiesto a Orlando Zapata che sospendesse lo sciopero, oggi chiediamo lo stesso a Guillermo Fariñas. Le autorità che hanno nelle loro mani la vita e la salute dei prigionieri – ha concluso - devono prendere le misure adeguate affinché questo tipo di situazione non si ripeta". (A cura di Luis Badilla)
Colombia: i vescovi in congresso per celebrare il bicentenario dell’indipendenza
◊ A Santa Fe di Bogotà, Colombia, per iniziativa della Conferenza episcopale del Paese sudamericano, cominciano oggi i due giorni di lavoro del Congresso "sulla presenza della Chiesa in occasione del bicentenario della Colombia". I vescovi colombiani spiegano in una nota di aver voluto fortemente questo evento per il quale si sono posti tre obiettivi: “Precisare il contesto storico in cui è avvenuta l'indipendenza nazionale, – scrivono - rilevare il ruolo della Chiesa locale nelle lotte libertarie e indipendentiste e valutare complessivamente il contributo dei cattolici e della gerarchia nella costruzione della nazione colombiana in questi due secoli". In quest’ottica, sono state preparate numerose celebrazioni solenni per ricordare i due secoli di vita indipendente dopo la fine del colonialismo spagnolo. Nel corso della due giorni di lavoro del Congresso, interverranno numerosi esperti laici ed ecclesiastici così come esponenti della politica, dell'economia, del giornalismo, della cultura e dell'impresa. Si tratta, come hanno dichiarato gli organizzatori, di aprire una vasta discussione e riflessione, che dovrà continuare in futuro, sul significato e il contributo della presenza cattolica nella costruzione del Paese e soprattutto sulle conseguenze culturali e istituzionali nella vita nazionale delle radici cristiane. Nel mese d'aprile, il cardinale Segretario di Stato, Tarcisio Bertone è intervenuto sull’argomento presso l’università cattolica di Santiago del Cile, allargando la visione a numerose nazioni latinoamericane che celebrano il medesimo bicentenario. Citando le parole di Benedetto XVI dell’udienza generale del 23 maggio 2007, il porporato ha detto che “non è possibile dimenticare le sofferenze e le ingiustizie inflitte dai colonizzatori alle popolazioni indigene, spesso calpestate nei loro diritti umani fondamentali. La dovuta menzione di tali crimini ingiustificabili, crimini peraltro già allora condannati da missionari come Bartolomeo de Las Casas e da teologi come Francesco da Vitoria dell'Università di Salamanca, non deve impedire, però, di riconoscere con gratitudine l'opera meravigliosa compiuta dalla grazia divina tra quelle popolazioni nel corso di questi secoli”. Sull’importanza del contributo delle culture aborigene, il cardinale Bertone ha poi ricordato il discorso del Papa del 13 maggio 2007: “Le autentiche culture non sono chiuse in se stesse né pietrificate in un determinato momento della storia, ma sono aperte, più ancora, cercano l'incontro con altre culture, sperano di raggiungere l'universalità nell'incontro e nel dialogo con altre forme di vita e con gli elementi che possono portare a una nuova sintesi nella quale si rispetti sempre la diversità delle espressioni e della loro realizzazione culturale concreta”. “Come insegna Benedetto XVI - ha concluso il porporato riportando un passo dell’enciclica ‘Deus est caritas’ - la Chiesa è consapevole che ‘non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare la società più giusta possibile. Non può e non deve sostituirsi allo Stato. Ma non può e non deve neanche restare ai margini nella lotta per la giustizia”. (L.B.)
Usa: i vescovi contro l'emendamento che autorizza gli ospedali militari a praticare aborti
◊ I vescovi degli Stati Uniti sono fermamente contrari all’emendamento del Senato alla legge di Bilancio della Difesa del 2011 (la “National Defence Authorization Act”) che autorizza gli ospedali militari sul territorio nazionale e all’estero a praticare aborti. L’emendamento eliminerebbe un divieto introdotto da una legge del 1988. In una lettera ai membri del Senato il cardinale Daniel DiNardo arcivescovo di Galveston-Houston e presidente della Commissione per le attività pro-vita della Conferenza episcopale parla di una misura “sbagliata”, chiedendone l’eliminazione in quanto in contrasto con le politiche federali e militari sinora seguite sul ruolo dello Stato nella promozione della pratica dell’aborto. Il porporato respinge inoltre l’argomento secondo cui si tratterebbe di un testo “moderato”, in quanto stabilisce che i costi dell’interruzione della gravidanza sono interamente a carico della richiedente e non dello Stato. “Questo emendamento – rileva in conclusione il cardinale DiNardo - pone il Congresso davanti a un quesito molto chiaro: se sia compito del nostro governo federale promuovere e facilitare aborti. Durante il recente dibattito sulla riforma sanitaria – ricorda la lettera - il Presidente e i leader del Congresso avevano assicurato di non considerarlo tale”. Sulla stessa linea la posizione espressa in una precedente missiva dall’ordinario militare degli Stati Uniti mons. Timothy P. Broglio. Secondo il presule, pretendere che gli ospedali militari pratichino aborti significa caricare un “grave peso” sulle spalle delle persone che nelle forze armate difendono il valore della vita umana. “Gli Stati Uniti sono una delle poche nazioni al mondo che si fondano su alcuni principi evidenti: vita, libertà e perseguimento della felicità – si legge nella lettera. Costringere quegli stessi uomini e donne impegnati a difendere tali principi ad agire contro le loro coscienze viola i fondamenti di questa Repubblica”, afferma mons. Di Broglio che ricorda come l’impegno profuso negli ospedali militari per salvare vite umane nelle condizioni più estreme “si estende anche al più piccolo degli esseri umani”. (L.Z.)
Filippine. una Messa e una lista di priorità dei vescovi per il presidente Aquino
◊ Realizzare la tanto attesa riforma agraria; rigettare il documento sulla salute sessuale e riproduttiva; estirpare il nepotismo e la corruzione dalla pubblica amministrazione; garantire la sicurezza alimentare nel Paese: sono alcune delle richieste inoltrate dai vescovi filippini al neo-presidente Benigno Aquino che ieri, ha emesso il giuramento solenne, inizio del suo mandato. La Chiesa filippina, all’esordio del servizio di Aquino, ha pregato Dio con una Santa Messa “per il nuovo governo”, celebrata ieri mattina a Manila, e ha indicato, nel contempo, una serie di priorità: i vescovi hanno redatto e diffuso un documento in 13 punti, inviato all’agenzia Fides, che hanno sottoposto all’attenzione dell’opinione pubblica. Il testo parte dal constatare che l’amministrazione Arroyo ha fallito nell’affrontare alcune delicate questioni sociali, auspicando che il nuovo presidente si impegni a risolverle. In cima alla lista presentata dai vescovi vi è la realizzazione della Riforma Agraria, punto fondamentale su cui sarà testata la sincerità del Presidente: la riforma, infatti, prevede la redistribuzione delle terre dai latifondisti ai contadini, e Aquino fa parte di una famiglia possidente. Il secondo punto è l’aperto rigetto del controverso “Documento sulla Salute riproduttiva”, che ha occupato il dibattito pubblico nei mesi scorsi: si chiede che unioni omosessuali, divorzio, aborto, eutanasia, contraccettivi, tutti i provvedimenti contrari alla vita, non compaiano nell’agenda politica. Un terzo, urgente, problema è lo spostamento e la risistemazione dei poveri che occupano gli slum di Manila (che alcuni vogliono semplicemente cacciare); altrettanto importante – il quarto punto – è contrastare il triste fenomeno del traffico di donne e bambini che negli ultimi anni è divenuto un allarme nazionale. La lista continua presentando altre questioni ritenute fondamentali dalla Chiesa: proteggere l’ambiente e bloccare lo sfruttamento minerario su larga scala; contrastare la corruzione e garantire l’incriminazione dei corrotti; estirpare il nepotismo e il clientelismo nella politica filippina; garantire la legalità e i diritti umani di tutti le persone accusate di un reato; migliorare il settore dell’istruzione, soprattutto estendendola alle fasce più povere; garantire pace e sicurezza, riprendendo i negoziati con i gruppi ribelli nel Sud del Paese; eliminare la pratica del gioco d’azzardo illegale, soprattutto contrastando le organizzazioni criminali che lo promuovono; alleviare la povertà, migliorando le condizioni di vita dei poveri e degli oppressi; garantire la sicurezza alimentare a tutta la popolazione, soprattutto migliorando il settore agricolo. La Chiesa ha espresso la sua vicinanza al nuovo presidente attraverso una Santa Messa “per il nuovo governo”, celebrata ieri nella cattedrale di Manila dal cardinale Gaudencio Rosales. Nell’omelia il cardinale ha descritto il presidente Aquino come “dono di Dio alla nazione”. Ma ha anche rimarcato che, per migliorare la nazione, occorre che ogni cittadino si assuma le sue responsabilità e dia un contributo personale. Il porporato ha poi invitato tutti i cittadini a pregare per il nuovo presidente e per tutti gli amministratori, perchè “siano guidati dallo Spirito Santo nel servizio alla nazione”. (R.P.)
Indonesia: per la Chiesa il governo non deve dare spazio ai gruppi islamici radicali
◊ “I radicali del Fpi (“Front Pembela Islam”, Fronte islamico di difesa), stanno approfittando della debolezza del governo centrale, scosso da scandali di corruzione e malgoverno, che toccano i vertici politici, finanziari, militari. Per questo i militanti islamisti hanno rialzato la testa e ritrovato spazio. Il governo stesso li teme e si fa condizionare: i radicali contano anche su appoggi nel mondo politico”: lo dice all’agenzia Fides padre Emmanuel Harjito, sacerdote della diocesi di Giacarta e direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Indonesia, commentando gli ultimi sviluppi della “campagna islamica contro la cristianizzazione del Paese” lanciata a Bekasi (cittadina nei pressi di Giacarta) da diversi gruppi islamici radicali, guidati dal Fpi. Padre Emmanuel spiega: “Si tratta di militanti spesso violenti, che fomentano apertamente l'ostilità contro tutti i cristiani. Chiediamo al governo di fermarli e di garantire la libertà di culto e di fede a tutte le comunità religiose. E’ una questione di giustizia e rispetto dei diritti fondamentali”. L’allarme per la campagna dei gruppi islamisti è giunto al “Centro di crisi” della Conferenza episcopale. Il padre gesuita Ignazio Ismartono, responsabile del Centro, spiega che “la linea della Chiesa è questa: non reagire da soli alle provocazioni dei radicali, ma cercare sempre la comunione ecumenica e la piena armonia e collaborazione di altri leader religiosi, a partire dai musulmani. Inoltre cerchiamo di agire sempre in cooperazione con tutti gli altri organismi della società civile, con le organizzazioni per la tutela dei diritti umani e con i partiti politici che difendono la democrazia. Tutti, in queste ore, stanno condannando l’approccio settario del Fpi, rinnovando l’assunto che la società indonesiana è basata sul motto ‘unità nella diversità’, esprimendo fedeltà ai cinque principi del Pancasila che sono alla base della convivenza civile. “Va notato – continua padre Ismartono – che alle radici della questione mi sembra vi sia un problema che tocca i rapporti fra gruppi islamici e gruppi cristiani protestanti, nelle rispettive sfere di azione e di influenza. Inoltre alla base c’è la questione dei rapporti umani e di rispetto dell’altro”. “Ogni comunità religiosa – rimarca il gesuita – non dovrebbe propagare la propria fede in modo fanatico: questo approccio non fa altro che creare una reazione di fanatismo in altre comunità. E’ un circolo vizioso a cui bisogno sottrarsi. Oggi l’importante è lasciare raffreddare le tensioni e sperare che, grazie al buon senso, tutto rientri nei binari della convivenza pacifica”. Intanto cresce l’opposizione della società indonesiana al Fpi: oltre a diverse organizzazioni civili, una coalizione formata da membri di diversi partiti presenti nella Camera dei Rappresentanti ha chiesto ufficialmente al Presidente Susilo Bambang Yudhoyono di fermare l’azione del Fpi e di dichiararlo “organizzazione illegale”. Il Fpi, si rimarca, è implicato in troppi incidenti violenti e vi sono prove schiaccianti per incriminarlo. (R.P.)
Onu: nella Striscia di Gaza la ricostruzione è ancora un miraggio
◊ “Attendiamo che il blocco venga rimosso e che vengano ripristinati i diritti fondamentali della popolazione”: così il capo dell’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa), John Ging, racconta la situazione di Gaza 18 mesi dopo l’operazione israeliana denominata ‘Piombo fuso’ e quattro anni dopo l’imposizione dell’embargo da parte di Israele. “Non abbiamo ancora una lista dei prodotti che possono entrare a Gaza”, ha detto ancora al Sir. Il blocco delle merci, infatti, resta l’ostacolo più grande alla ricostruzione: nella Striscia non possono entrare cemento, ferro né vetro. Tre quarti della popolazione vive ancora in abitazioni danneggiate e mentre il 78% delle strutture sanitarie sono state riparate, e così quelle legate all’erogazione dell’acqua, grave resta la situazione della corrente elettrica, che subisce interruzioni anche di 7 ore al giorno. Secondo una stima del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (Unpd), servirebbero 527 milioni di dollari per riportare Gaza alle condizioni pre-belliche: l’Unrwa, intanto, ha stanziato 460 milioni di dollari per ricostruire le case di 2300 rifugiati, 100 scuole e un college di formazione per insegnanti; l’Unpd ha reperito, invece, 200 milioni destinati alle case dei non rifugiati. (R.B.)
Continua l’emergenza piogge in Brasile
◊ Nel mese di giugno le forti piogge cadute sul Brasile, negli Stati di Alagoas e Pernambuco, hanno causato 40 morti e circa 600 persone disperse. La situazione è divenuta drammatica quando l’innalzamento del livello delle acque nei due Stati ha provocato le inondazioni che hanno coinvolto oltre 150.000 persone. Il comunicato stampa diffuso lunedì scorso dal Coordinamento di Difesa Civile di Pernambuco fa sapere che 12 centri hanno dichiarato lo stato di calamità. La settimana scorsa nello Stato di Pernambuco sono stati registrati 18 morti per l’alluvione e 67 comuni sono rimasti danneggiati. Nello Stato di Alagoas la situazione è ancora peggiore, con 34 morti e 28 comuni colpiti. Una nota arrivata all’agenzia Fides dalla locale comunità salesiana e pubblicata anche dall’agenzia Ans, informa che tra le città che hanno dichiarato lo stato di calamità ci sono i comuni di Murici e Branquinha. Quest’ultima è una delle località più danneggiate. Il sindaco della città, Renata Moraes, ha descritto una situazione disperata: “Siamo senza luce, senz’acqua, senza comunicazioni. Non è rimasto nulla. L’inondazione si è presa la clinica, le scuole, i negozi e tutte le aule del Consiglio Municipale. La gente ha perso tutto”. Negli anni ‘80 e ‘90, Murici e Branquinha hanno fatto parte del gruppo di comuni alagoani chiamato “Regione Missionaria”, e accoglievano i salesiani italiani delle Ispettorie gemellate di Verona e Recife. Attualmente solo l’opera Matriz de Camaragibe è rimasta come presenza salesiana, con la parrocchia e il centro giovanile. L’attuale direttore di questa comunità, don Bernardino Roana è stato parroco a Branquinha e nel 1989 ha vissuto una situazione simile. Il disastro è stato seguito dai media locali e nazionali e gli aiuti sono in arrivo. La parrocchia Matriz de Camaragibe, anch’essa danneggiata dalle inondazioni, ha promosso varie campagne per invitare alla carità e provvedere alla raccolta di alimenti e vestiti da inviare alla parrocchia di Branquinha. La Conferenza episcopale del Brasile continua ad incoraggiare la solidarietà e a sostenere la campagna della Caritas “Sos Pernambuco e Alagoas”. (R.P.)
Ecumenismo e morale al centro dell’incontro tra il segretario del Wcc e il Patriarca Kirill
◊ Si è svolto in un’atmosfera di apertura e cordialità, il 28 giugno scorso, l’incontro fra il segretario generale del Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc), Olav Fykse Tveit, e il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill. L’Osservatore Romano riferisce che il colloquio ha toccato temi come il ruolo ispiratore della Chiesa ortodossa russa nell’ambito del dialogo ecumenico e le preoccupazioni per le contrastanti posizioni di alcune comunità religiose sulle questioni morali. Tveit, recatosi appositamente a Mosca, ha sottolineato l’impegno del Patriarca Kirill per lo sviluppo della missione della Chiesa, in particolare tra i giovani: “Condurre le nuove generazioni verso la fede - ha detto – è una premura mostrata da tutte le comunità aderenti al Wcc”. Le preoccupazioni espresse in materia di dialogo ecumenico riguardano la visione di alcune comunità protestanti su temi dottrinali quali la questione antropologica e la moralità. “Viviamo in un mondo in cui le relazioni tra le diverse civiltà stanno diventando sempre più significative – ha spiegato il Patriarca Kirill – è importante quindi che tutti i cristiani promuovano buone relazioni con le altre comunità”. Il Wcc, a questo proposito, è impegnato a difendere il sistema dei valori cristiani e a sviluppare il dialogo con le altre religioni e con le realtà non religiose. “C’è bisogno di un comune sforzo per difendere la tradizione cristiana dalle forze secolari – ha aggiunto il Patriarca – è necessario rendere la comune testimonianza dei cristiani ancora più attiva”. (R.B.)
Cina: i seminaristi del seminario dell'He Bei concludono il ciclo di studi
◊ “La laurea non è la meta finale della vocazione, anzi, è il vero inizio della vocazione. Siamo pronti ad affrontare il cambiamento della nostra vita dedicandoci alla pastorale ed all’evangelizzazione con il servizio, il sacrificio e la dedizione”. E’ quanto ha dichiarato un rappresentante dei 22 seminaristi del seminario regionale dell’He Bei che hanno concluso il ciclo di studio. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, nella mattina di ieri, nell’Aula magna del seminario si è svolta la solenne cerimonia di laurea per questi 22 seminaristi provenienti da 5 diocesi della provincia dell’He Bei, che hanno concluso ben 7 anni di studio e di formazione sacerdotale. Hanno preso parte alla cerimonia il rettore del seminario, diversi vescovi delle rispettive diocesi, formatori e benefattori. Il rappresentante dei seminaristi ha ricordato anche tutti coloro che hanno accompagnato il loro camminino vocazionale: sacerdoti, formatori, familiari, amici e fedeli. Inoltre i seminaristi laureati hanno voluto dare un piccolo contributo di circa 80 euro ciascuno, frutto dei loro risparmi, alla Fondazione di Ding Han per sostenere la formazione delle vocazioni. Secondo quanto ha ricordato il vice-rettore esecutivo del seminario, “dall’apertura avvenuta nel 1984 fino ad oggi, il seminario regionale dell’He Bei ha formato ben 472 seminaristi. Tra questi 420 sono stati ordinati sacerdoti, 3 sono già vescovi e altri due fra poco riceveranno la consacrazione episcopale”. Secondo il sacerdote, “il nostro più grande successo non è tanto nel campo scientifico o intellettuale, ma soprattutto nei tanti buoni operai che amano Cristo, amano la Chiesa, amano i suoi fedeli, che abbiamo potuto formare”. Secondo le statistiche fornite da Faith dell’He Bei, tra i 10 seminari maggiori regionali del continente, solo quelli dell’He Bei e di Shang Hai hanno avuto dei laureati tra i loro 40 seminaristi. Per gli altri 8 seminari si dovrà attendere fino all’estate prossima. (R.P.)
Polonia: i media accolgono con favore la nomina di mons. Migliore a nuovo nunzio
◊ I media polacchi hanno accolto favorevolmente la notizia della nomina di mons. Celestino Migliore, dal 2002 ad oggi rappresentante permanente della Santa Sede presso l'Onu, a nuovo nunzio apostolico a Varsavia. Nel comunicato della Conferenza episcopale polacca con il quale è stata resa nota la nomina, si ricorda che il presule aveva già lavorato in Polonia dal 1989 al 1992, dopo la ripresa dei contatti diplomatici tra le autorità nazionali e il Vaticano. La stampa - riferisce l'agenzia Sir - mette in risalto anche la conoscenza della lingua polacca da parte del nuovo rappresentante del Papa, che sostituirà mons. Jozef Kowalczyk, recentemente nominato primate e arcivescovo di Gniezno. Inoltre, viene ricordato che mons. Migliore non ha mai perso contatti con la Polonia partecipando ad alcune conferenze internazionali organizzate nel paese. Il quotidiano Gazeta Wyborcza commentando la nomina di mons. Migliore ipotizza che l'incarico del nuovo nunzio è stato conferito dal Papa “più velocemente di quanto era previsto”, ma rammenta anche che della nomina di mons. Migliore si era parlato in Polonia già due anni fa. Intervistato dall'agenzia Zenit mons. Ireneusz Skubiś, redattore capo del settimanale cattolico “Niedziela”, la più conosciuta rivista cattolica in Polonia, ha spiegato che “la Polonia di oggi ha bisogno di un buono e grande nunzio apostolico che comprenda i valori e la tradizione della nazione polacca e del legame tra il popolo e la Chiesa cattolica”. Il redattore capo di “Niedziela” ha aggiunto che l'arcivescovo Migliore entrerà in una Chiesa dove sono forti la devozione e la spiritualità mariana. Non è un caso, infatti, che l’azione pastorale in Polonia sia fondata in particolare sul culto della Madonna Nera di Częstochowa. (R.P.)
Francia: al via i preparativi per l’incontro ecumenico sulla famiglia in Europa
◊ “Crisi e rinnovamento della famiglia in Europa”: su questo tema si svolgerà in Francia, dal 25 al 29 luglio, un incontro internazionale a carattere ecumenico. Giunto alla quinta edizione, l’evento è organizzato dall’Associazione Incontri Europei di La Salette (Aser), cittadina in cui, nel 1846, apparve la Vergine Maria, e sarà ospitato dal Santuario locale di Notre Dame. “Quest’anno – si legge in una nota - il tema della famiglia è stato scelto poiché spesso essa viene toccata da incomprensioni di carattere culturale, sociale e religioso”. In un messaggio indirizzato agli organizzatori ed ai partecipanti all’incontro, mons. Jean Lafitte, segretario del Pontificio Consiglio per la famiglia, sottolinea l’importanza di consolidare e rinnovare l’istituzione familiare così da rilanciare l’intero continente europeo. “La famiglia – scrive mons. Lafitte – è il luogo naturale in cui, da una parte, si esprimono i legami fondamentali tra uomo e donna e, dall’altra, la vita viene donata e ricevuta. Fare attenzione all’istituzione familiare – prosegue il presule – e quindi innanzitutto al matrimonio che ne è la condizione basilare, significa costruire le fondamenta della società umana”. Quindi, mons. Lafitte ribadisce che “il programma dell’incontro non si limita a constatare la crisi reale della famiglia, ma cerca di individuare le radici di speranza per poi tentare di formulare delle proposte”. Al di là di un semplice “approccio sociologico”, continua la nota informativa sull’evento, “l’incontro vuole guardare alla famiglia non solo come oggetto, ma soprattutto come soggetto dell’evangelizzazione. In questo senso, essa rappresenta un vettore credibile di comunicazione, un segno al servizio dell’unica Chiesa di Cristo”. Aperto ai cristiani, ai giovani, agli universitari e agli esperti di tutta Europa, l’incontro vedrà la partecipazione, tra gli altri, del cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione, di mons. Guy de Kerimel, vescovo di Grenoble, e di mons. Jacques Suaudeau, membro della Pontificia Accademia per la Vita. (I.P.)
Vescovi spagnoli e portoghesi sull’uso delle nuove tecnologie per la missione
◊ I membri delle Commissioni episcopali per le Comunicazioni sociali di Portogallo e Spagna, insieme al presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, mons. Claudio Maria Celli, hanno concluso ieri a Malaga un incontro di tre giorni per discutere sul tema "La Chiesa e le nuove tecnologie della comunicazione: una opportunità per la missione pastorale". I partecipanti hanno condiviso le loro riflessioni e hanno ringraziato tutti per quanto è stato fatto finora per inserire la vita della Chiesa nella "cultura digitale". Il documento finale, che è stato anche pubblicato dal Servizio informazione cattolica della Conferenza episcopale spagnola, presenta in 10 punti le conclusioni dell’Incontro. I 10 punti riguardano: la visita del Santo Padre in Portogallo; la futura visita di Benedetto XVI in Spagna; le sue parole al mondo della cultura; la missione evangelizzatrice della Chiesa sullo scenario del mondo digitale; l’importanza dell’evangelizzazione della cultura attuale (che è essenzialmente mediatica); i vantaggi delle nuove tecnologie; l’esercizio del ministero pastorale con questi strumenti della tecnologia (in particolare internet); il ruolo dei genitori e degli educatori; l’importanza dei mass-media per favorire la solidarietà verso i più bisognosi e per il bene comune della società. (R.P.)
Il cardinale Bagnasco celebra il 155.mo della nascita del Beato Rosmini
◊ Ha approfondito il sempre attuale tema del rapporto tra fede e ragione, tanto caro a Benedetto XVI e al centro della riflessione e della vita stessa del Beato Antonio Rosmini, di cui oggi si celebra il 155° anniversario della nascita, il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco, che ha presieduto la celebrazione a Stresa. “L’esempio del Rosmini ci mostra che la fede muta la vita alla radice – ha detto nell’omelia, alcuni stralci della quale sono riportati dal Sir – non toglie responsabilità, ma illumina tutto di senso, salva con la misericordia e con l’amore. Nessuno è più solo, Dio si prende cura di noi. L’uomo si scopre non condannato alla morte, ma destinato alla vita”. Ripercorrendo il percorso umano e filosofico del grande pensatore italiano, il porporato ha tenuto a sottolineare il fine ultimo della filosofia: condurre “fino alla soglia del mistero, fino alle domande fondamentali alle quali soccorre la fede in Gesù Cristo, senso fondamentale, salvatore e fine di ogni cosa”. “Il male dello spirito verso il quale Rosmini si sente mandato da Cristo è l’oscurità dell’intelligenza che anela alla luce e cade spesso nelle tenebre – ha continuato il cardinale – che abbraccia e s’invaghisce dell’errore e lo esalta come verità”. Il presidente della Cei ha poi esaltato la missione intellettuale del Beato, cioè “liberare dall’oscurità dell’errore mostrando la luminosità e la bellezza della verità che è Cristo”. Il porporato, inoltre, ha ripreso il pensiero di Benedetto XVI, che dall’inizio del suo Pontificato ha indicato come problema fondamentale dell’ora presente in Occidente la questione di Dio, soprattutto per i credenti, che si chiedono cosa la fede cambi nella vita di una persona e di una società e cosa essa aggiunga a una vita onesta. “Il Magistero del Santo Padre declina sapientemente la fede e la ragione parlando a cattolici e non – ha detto il cardinale Bagnasco – l’incontro con la modernità è un appuntamento non solo ineludibile, ma desiderato dalla Chiesa”. (R.B.)
La diocesi di Torino contro le unioni di fatto: proponiamo ai giovani il modello di Nazareth
◊ “La famiglia non è un valore esclusivamente religioso, ma è radicata nella natura umana ed è pericoloso non sostenerla nella sua stabilità già fin troppo vacillante”: così la diocesi di Torino, guidata dal cardinale Severino Poletto, scrive in una nota in relazione alla recente delibera comunale sul riconoscimento delle unioni civili. In pratica, il provvedimento, spiega l’agenzia Sir, autorizza gli impiegati a rilasciare un attestato di famiglia anagrafica basata su vincolo affettivo: un certificato che avrà valore per i soli usi necessari al riconoscimento di benefici e diritti previsti. “Non condividiamo la decisione, che va nella direzione di svalutare l’istituto della famiglia – sostiene la curia – in questo modo si enfatizzano vincoli alternativi e si alimenta una mentalità libertaria in cui ognuno vorrebbe che ogni sua scelta di vita ottenesse una legittimazione di copertura giuridica”. La diocesi, pur riconoscendo la grave carenza legislativa nei confronti della famiglia che c’è in Italia e mantenendo “il massimo rispetto per le persone e per le loro scelte di vita”, ribadisce l’intenzione di “proporre alle giovani generazioni il modello millenario di famiglia che Gesù ha confermato come il progetto di Dio valido fin dal principio”. (R.B.)
A Parigi l’Unione cattolica esperantista internazionale festeggia il suo centenario
◊ “Vi assicuro la mia preghiera e chiedo al Signore di benedire i vostri lavori e di concedervi di continuare il vostro apostolato per accrescere ‘l’unione delle genti con Dio e l’unità di tutto il genere umano”: con queste parole tratte dalla Lumen Gentium e riportate in un messaggio a firma del suo segretario particolare, l’arcivescovo di Parigi, cardinale André Vingt-Trois, ha rivolto il suo saluto ai cattolici esperantisti, riuniti nella capitale francese fino a sabato prossimo per il congresso che marca il centenario della fondazione, avvenuta proprio a Parigi nel 1910. Dal loro sodalizio nacque l’Unione cattolica esperantista internazionale (Ikue), associazione privata di fedeli di diritto pontificio, riconosciuta dal Pontificio Consiglio per i laici. Il congresso, oltre a rendere omaggio ai luoghi ove nacque l’associazione, ha in programma numerosi momenti di spiritualità e di liturgia in lingua esperanto per i circa cento delegati provenienti da 25 Paesi, molti anche dal Sudamerica. Previsto un pellegrinaggio in significativi luoghi della religiosità parigina: già la sede del congresso è il Centro di ospitalità benedettino della Basilica del Sacro Cuore a Montmartre, nella cui cripta si è celebrata la messa di inizio. Saranno visitate anche la Cappella della Medaglia Miracolosa, la cripta dei Martiri della Chiesa del Carmelo e la parrocchia di Nostra Signora della Speranza, una delle patrone celesti dei cattolici esperantisti. Al congresso sono giunti messaggi augurali anche dal segretario del Pontificio Consiglio dei laici, mons. Clemens e del direttore generale della nostra emittente, padre Lombardi. I cattolici esperantisti si prefiggono di mostrare l’unità della Chiesa, di contribuire all’evangelizzazione, alla solidarietà e all’ecumenismo tramite l’uso della lingua internazionale esperanto, quale mezzo di azione apostolica. (A cura di Carlo Sarandrea)
Stati Uniti: la camera approva la riforma di Wall Street
◊ Negli Stati Uniti via libera della Camera alla riforma di Wall Street. Il presidente Obama ha parlato della “più grande riforma dalla Depressione” che “proteggerà l’economia del Paese”. Il progetto prevede la creazione di un consiglio per la supervisione della stabilità finanziaria e di un’agenzia a tutela dei consumatori all’interno della Fed. Il testo passa ora all’esame del Senato.
Usa-Iran-nucleare
Oggi il presidente Obama firmerà la legge sulle sanzioni contro l’Iran approvata la scorsa settimana dal Congresso, che prevede limitazioni al settore energetico e bancario di Teheran. L’obiettivo è quello di spingere la Repubblica Islamica ad abbandonare le sue ambizioni nucleari. Intanto, il capo ispettore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, che si occupa del caso iraniano, ha annunciato che si dimetterà a fine agosto per motivi personali.
Turchia Iraq
Una nuova fiammata di violenza al confine tra Turchia e Iraq, dove questa mattina alcuni scontri hanno provocato la morte di un soldato turco, tre paramilitari e 11 ribelli curdi del Partito dei lavoratori del Kurdistan. Il servizio di Salvatore Sabatino:
Secondo l'agenzia Anadolou, che ha diffuso la notizia, gli incidenti sono avvenuti in una zona rurale presso la città di Pervari, nella provincia orientale turca di Siirt, dove in mattinata erano rimasti uccisi un soldato e tre ''guardiani di villaggio'', la milizia di appoggio alle forze armate. L’area da tempo vive in un clima di tensione, alimentato dalle istanze secessioniste dei ribelli curdi, che nonostante le aperture del premier Erdogan, ottenute grazie all’appoggio di Washington, continuano a preferire la via delle azioni dimostrative piuttosto che quella del dialogo. Ankara da tempo mantiene postazioni militari al confine con l’Iraq, con scaramucce continue, costate la vita in pochi mesi a quasi 200 persone, tra guerriglieri, militari e civili. L’ultimo grave episodio che ha visto coinvolti i ribelli del Pkk, era avvenuto il 21 giugno a Istanbul, dove una bomba era esplosa al passaggio di un bus militare, uccidendo almeno 5 persone, tra le quali una bambina, figlia di un militare. Nel fine settimana precedente i ribelli del Partito per i Lavoratori del Kurdistan, avevano condotto una serie di attentati nel nord est del Paese al confine con l'Iraq causando la morte di 12 soldati e minacciando di compiere altri attacchi nelle città turche.
Conferenza internazionale territori
A Parigi è in programma una riunione internazionale sugli aiuti alla popolazione palestinese, a tre anni dalla Conferenza del 2007, sempre nella capitale francese. Ci saranno il rappresentante del Quartetto per il Medio Oriente, l’ex premier britannico Tony Blair, la titolare della politica estera europea, Catherine Ashton, e il primo ministro dell’Autorità Nazionale Palestinese, Salam Fayyad. Mentre si discute di aiuti ai palestinesi, fonti di Ankara hanno confermato l'incontro tra il ministro del Commercio israeliano, Ben Eliezer, e il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, dopo le tensioni dei giorni scorsi tra lo Stato ebraico e la Turchia per il blitz israeliano alla flottiglia pro Gaza. In questo quadro, quale aiuto può dunque dare la comunità internazionale alla popolazione palestinese? Giada Aquilino lo ha chiesto a Vittorio Parsi, docente di Relazioni internazionali all’Università Cattolica di Milano:
R. - Intanto c’è bisogno di aiuti materiali, di cui la popolazione palestinese ha una drammatica necessità, tanto più in questo momento di crisi economica. Credo però che l’aiuto più importante sia quello politico: la situazione della regione sta evolvendo negativamente, in maniera precipitosa, col rischio di un conflitto regionale. Credo che pure all’interno del governo israeliano e delle autorità politiche israeliane ci sia la consapevolezza che, se non si produce un salto di qualità, anche assumendosi qualche rischio in più, la situazione possa diventare difficile da contenere; le conseguenze potrebbero essere disastrose.
D. – Qual è il ruolo della Turchia?
R. - La Turchia sta facendo una politica nuova, nel senso che sta guardando al Medio Oriente come all’area principale del suo posizionamento politico futuro. Questo, chiaramente, produce delle conseguenze, sia in termini di tensione crescente tra Turchia e Stati Uniti e tra Turchia e gli altri Paesi della Nato, nel momento in cui questi Paesi e quest’organizzazione sono più coinvolti nelle politiche mediorientali, e sia in termini di riposizionamento nei confronti di Iran, Siria e Libano e complessivamente degli altri Paesi della regione.
Israele-Palestina
Prosegue la mediazione statunitense per la ripresa del dialogo fra israeliani e palestinesi. Dopo un colloquio con l’emissario della Casa Bianca nella regione Mitchell, il premier ebraico Netanyahu ha invitato il presidente palestinese Abu Mazen ad un incontro a Gerusalemme.
Afghanistan
Senza sosta la lotta contro i talebani in Afghanistan. La scorsa notte nella zona di Helmand c’è stata una vasta operazione delle forze internazionali assieme a quelle locali. Imprecisato il numero di ribelli uccisi. Fonti dell’Isaf hanno comunicato la cattura di un importante leader dei guerriglieri.
Usa-Afghanistan
Gli Stati Uniti hanno bloccato circa 4 miliardi di dollari di aiuti diretti all’Afghanistan, sulla scia delle accuse di corruzione del governo di Kabul sospettato di aver esportato illegalmente miliardi di dollari donati proprio dall’estero. La decisione del Senato è arrivata subito dopo il via libera, all’unanimità, alla nomina del generale Petraeus a comandante in capo delle forze Usa e Nato in Afghanistan.
Golfo del Messico
Altro tema che preoccupa in queste settimane il presidente Obama è sicuramente la marea nera nel Golfo del Messico. A complicare la situazione ulteriormente è l’uragano Alex che sta colpendo l’area e che poco fa ha toccato terra nel nord est del Messico. Ieri il Paese latino-americano aveva vissuto momenti di paura, a causa di un forte terremoto che ha colpito la capitale.
Ue semestre belga
Al via oggi il semestre belga di presidenza dell’Unione Europea. Bruxelles, che ha ricevuto il testimone dalla Spagna. Il semestre sarà impegnato nella soluzione della crisi economica che ha coinvolto il Vecchio Continente. Proprio sul fronte economico, la Commissione Europea ha fatto nuove proposte sulla riforma del patto di stabilità e di crescita. Sorveglianza maggiore sul debito pubblico dei Paesi membri e un nuovo sistema di sanzioni sono i punti del testo presentato. Tra le novità anche la valutazione del debito privato.
Germania presidente
La Germania da ieri ha un nuovo presidente; si tratta di Christian Wulff, candidato di Angela Merkel, eletto al terzo scrutinio, dopo che per due volte non era riuscito ad ottenere la maggioranza assoluta dei voti dei parlamentari. Sentiamo Laura Serassio:
Christian Wulff sarà il decimo presidente della Germania, il più giovane della sua storia. A soli 51 anni il conservatore, che ricopriva la carica di governatore della Bassa Sassonia, farà il suo ingresso a Bellevue, sede della presidenza. L’età non è però l’unico record di Wulff. L’assemblea, che ieri lo ha votato, composta da deputati di entrambe le Camere, si è espressa solo al terzo scrutinio: un evento che era capitato appena due volte in tutta la storia tedesca. Chiaramente questo non è un buon risultato politico per la cancelliera Merkel, che sperava di ricompattare la coalizione di governo, segnata dalle divergenze tra le diverse correnti, proprio in occasione dell’elezione presidenziale. Invece il voto si è trasformato in un’estenuante maratona, protrattasi per tutto il corso della giornata, dove il candidato non ha raccolto la maggioranza assoluta necessaria nei primi due scrutini ed è uscito vincente solo al terzo, che richiedeva la maggioranza semplice dei consensi.
Italia manifestazione
Manifestazione oggi a Roma contro il ddl sulle Intercettazioni. In Piazza il mondo della stampa, della cultura, degli studenti e dell'opposizione. La maggioranza ieri ha ottenuto che il provvedimento arrivi alla Camera il 29 luglio. Il presidente di Montecitorio Fini ha parlato di un’accelerazione irragionevole.
Italia-sciopero magistrati
Oggi giornata di mobilitazione anche dei magistrati in protesta contro i tagli al settore previsti dalla manovra economica del Governo. Il vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Nicola Mancino, ha espresso l’augurio di “una ripresa delle trattative e un modo più moderato di reagire rispetto a un intervento che riguarda tutti i ceti sociali, soprattutto quelli con trattamento economico molto modesto".
Grecia
Nuovo sciopero degli autobus urbani ad Atene. I dipendenti della società concessionaria a partecipazione statale hanno protestato contro il ritardo dei pagamenti per il mese di giugno. Il governo ha assicurato che presto il versamento sarà effettuato. Intanto il ddl sulla riforma delle pensioni arriverà in aula nei prossimi giorni, mentre l’esecutivo ha presentato un provvedimento in aiuto delle famiglie in difficoltà per il pagamento dei mutui.
Kirghizistan
In Kirghizistan, dopo il referendum sulla nuova costituzione., Roza Otumbaieva sabato presterà giuramento come presidente fino alle elezioni dell’ottobre 2001. Intanto, secondo Human Rights Watch, proseguono le violenze interetniche nel sud sebbene in modo meno eclatante. L’organizzazione per i diritti umani ha sollecitato l’invio di una forza di polizia all’Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza in Europa.
Usa - Russia
Non sembrano raffreddarsi le relazioni tra Washington e Mosca dopo il caso sulle presunte spie russe del Cremlino. Ieri la Casa Bianca aveva annunciato che gli arresti non influiranno sulle relazioni tra i due Paesi. Mosca, che a caldo aveva parlato di “notizie improprie e prive di fondamento”, ha fatto un passo indietro. Intanto gli analisti continuano a parlare di ritorno alla guerra fredda, mentre si attende la conclusione dell’inchiesta.
Cina-Usa
La Cina – attraverso alti esponenti dell’esercito - ha fatto sapere di essere pronta a ricevere la visita del segretario americano alla difesa Robert Gates ''in un momento appropriato per entrambi i Paesi''. Pechino, all’inizio di giugno aveva annullato la missione del diplomatico nel paese in seguito alla decisione di Washington di dare il via libera ad una massiccia fornitura di armi sofisticate a Taiwan. La mossa aveva spinto Gates ad accusare l’esercito cinese di sabotare le relazioni con gli Stati Uniti.
Algeria-Mali
Il braccio maghrebino di Al Qaeda ha rivendicato attraverso un volantino l’attacco avvenuto ieri alla frontiera tra Algeria e Mali e costato la vita ad undici gendarmi di Algeri. Nel raid sono stati distrutti i veicoli su cui viaggiavano le vittime. I ribelli si sono poi impossessati delle loro armi.
Sudan
E’ stato rilasciato in Sudan il capo dell'opposizione, Hassan al-Turabi. Era stato arrestato lo scorso mese, durante le elezioni, dopo aver espresso forti critiche nei confronti del presidente, poi rieletto, Omar al-Bashir. In passato al-Turabi era stato vicino allo stesso governo sudanese e al leader di Al Qaeda, Osama Bin Laden. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 182
E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.