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Sommario del 29/01/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI alla Rota Romana: non separare carità e giustizia nei processi di nullità matrimoniale
  • Altre udienze e nomine
  • Il cardinale Bertone a Osservatore Romano e Tipografia Vaticana: testimoniate il Vangelo con ottimismo nella complessità del nostro tempo
  • Giornata dei malati di lebbra. Mons. Zimowski: nessuna emarginazione
  • Il grazie di mons. Zimowski ai Fatebenefratelli dell’Ospedale San Pietro di Roma
  • A Febbraio, riunione del dicastero per i Migranti e gli Itineranti sulla Pastorale del Mare
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il nunzio ad Haiti: il mondo non dimentichi quando si spegneranno i riflettori
  • Le parole di mons. Crociata su lavoro, immigrazione e sfida educativa
  • Ue: allarme disoccupazione. Mons. Miglio: ripensare i modelli di sviluppo
  • Appello Cec: Ue contro la povertà difendendo i comportamenti etici
  • Nelle piazze d'Italia le "arance della salute" per finanziare la lotta contro il cancro
  • Chiesa e Società

  • Serbia: il Patriarca Irinej invita il Papa ad un grande incontro ecumenico nel 2013
  • Stati Uniti: per i vescovi la riforma sanitaria è un imperativo morale
  • Malaysia: i vescovi dicono no all'uso politico della religione
  • Turchia: sulla chiesa di Tarso mons. Padovese attende passi concreti
  • Tunisia: la Biblioteca cattolica sarà ricostruita anche con il contributo degli islamici
  • Per l’Onu sono scioccanti le condizioni degli abitanti di alcune zone di Gaza
  • Caritas Perù: le forti piogge hanno causato molti danni alla gente povera del Cusco
  • Brasile: si aggrava il bilancio delle vittime provocate dal maltempo
  • Darfur: la siccità aggrava la crisi umanitaria
  • Congo: la miniera d’oro di Mongbwalu, opportunità di sviluppo per la popolazione
  • Canada: i vescovi temono l’acuirsi della tratta delle persone durante le Olimpiadi
  • Sempre più prezioso l’impegno in Cina della comunità cattolica in favore dei lebbrosi
  • Amnesty International condanna l'impiccagione di due oppositori in Iran
  • Hans-Gert Pöttering alla presentazione del messaggio di Quaresima del Papa
  • Nord Irlanda: leader religiosi chiedono ai partiti di trovare un accordo sui poteri della polizia
  • Concluso il pellegrinaggio a Roma dell'Hospitalité Notre Dame de Lourdes
  • 24 Ore nel Mondo

  • La deposizione di Blair sull’Iraq: non avevo dubbi sulle armi di distruzione di massa di Saddam
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI alla Rota Romana: non separare carità e giustizia nei processi di nullità matrimoniale

    ◊   Sentenziare l’annullamento di un matrimonio senza rispettare l’oggettività del Sacramento, ma solo per la soddisfazione soggettiva dei richiedenti che si trovano in una posizione di irregolarità, vuol dire strumentalizzare la verità e la giustizia e manifestare un malriposto senso di carità. Con chiarezza Benedetto XVI si è rivolto questa mattina in udienza ai membri del Tribunale della Rota Romana, ricevuti per l’inizio dell’Anno giudiziario. Sollecitudine e tempestività, ha affermato il Papa, non devono mai essere intese a scapito dell’“indissolubilità” del vincolo matrimoniale. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Il Papa pone alla fine del suo discorso il puntello attorno al quale ruotano e si reggono le altre considerazioni, esposte con puntualità e fermezza appropriate al pubblico che lo ascolta nella Sala Clementina, in Vaticano. Il matrimonio, afferma, “gode del favore del diritto”:

     
    “Pertanto, in caso di dubbio, esso si deve intendere valido fino a che non sia stato provato il contrario. Altrimenti, si corre il grave rischio di rimanere senza un punto di riferimento oggettivo per le pronunce circa la nullità, trasformando ogni difficoltà coniugale in un sintomo di mancata attuazione di un'unione il cui nucleo essenziale di giustizia – il vincolo indissolubile – viene di fatto negato”.

     
    Sul rapporto fra giustizia, carità e verità Benedetto XVI aveva impostato la propria riflessione, chiamando in causa alcune delle affermazioni più pertinenti contenute nella Caritas in veritate. “Occorre prendere atto – ha osservato – della diffusa e radicata tendenza, anche se non sempre manifesta, che porta a contrapporre la giustizia alla carità, quasi che una escluda l’altra”:

     
    “In questa linea, riferendosi più specificamente alla vita della Chiesa, alcuni ritengono che la carità pastorale potrebbe giustificare ogni passo verso la dichiarazione della nullità del vincolo matrimoniale per venire incontro alle persone che si trovano in situazione matrimoniale irregolare. La stessa verità, pur invocata a parole, tenderebbe così ad essere vista in un'ottica strumentale, che l’adatterebbe di volta in volta alle diverse esigenze che si presentano”.

     
    Alla base di questo errato modo di procedere, ha stigmatizzato il Pontefice, c’è quella mentalità – presente, ha rilevato, anche all’interno della Chiesa – che a volte sottovaluta il Diritto Canonico “come se esso – ha notato – fosse un mero strumento tecnico al servizio di qualsiasi interesse soggettivo, anche non fondato sulla verità”. Viceversa, solo se la giustizia e la verità sul matrimonio cristiano sono correttamente intese, è possibile comprendere quale posto abbia la carità nel giudizio. L’azione di chi amministra la giustizia, ha ribadito il Papa, “non può prescindere dalla carità”, a partire da quella “dovuta tempestività” alla quale esorta, e il Pontefice lo ha richiamato, l’art. 72 dell’Istruzione Dignitas Connubii, secondo cui, fatta “salva la giustizia”, tutte le cause devono protrarsi “non più di un anno nel tribunale di prima istanza”, e “non più di sei mesi” in quello di seconda istanza:

     
    “In pari tempo, è importante adoperarsi fattivamente ogni qualvolta si intraveda una speranza di buon esito, per indurre i coniugi a convalidare eventualmente il matrimonio e a ristabilire la convivenza coniugale. Non va, inoltre, tralasciato lo sforzo di instaurare tra le parti un clima di disponibilità umana e cristiana, fondata sulla ricerca della verità”.

     
    Quindi, Benedetto XVI si è soffermato su un altro possibile errore, indotto da quelli che ha definito “richiami pseudopastorali”, che dietro richiesta dei contraenti premono “per giungere ad ogni costo alla dichiarazione di nullità, al fine di poter superare, tra l’altro, gli ostacoli alla ricezione dei sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia”:

     
    “Il bene altissimo della riammissione alla Comunione eucaristica dopo la riconciliazione sacramentale, esige invece di considerare l'autentico bene delle persone, inscindibile dalla verità della loro situazione canonica. Sarebbe un bene fittizio, e una grave mancanza di giustizia e di amore, spianare loro comunque la strada verso la ricezione dei sacramenti, con il pericolo di farli vivere in contrasto oggettivo con la verità della propria condizione personale”.

     
    Vorrei sottolineare, ha concluso il Papa, come “sia la giustizia, sia la carità postulino l'amore alla verità e comportino essenzialmente la ricerca del vero”:

     
    “Senza verità la carità scivola nel sentimentalismo. L'amore diventa un guscio vuoto, da riempire arbitrariamente. È il fatale rischio dell'amore in una cultura senza verità. Esso è preda delle emozioni e delle opinioni contingenti dei soggetti, una parola abusata e distorta, fino a significare il contrario”.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto alcuni presuli della Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles, in visita “ad Limina”.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Kibungo (Rwanda), presentata da mons. Kizito Bahujimihigo, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

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    Il cardinale Bertone a Osservatore Romano e Tipografia Vaticana: testimoniate il Vangelo con ottimismo nella complessità del nostro tempo

    ◊   Come Don Bosco, siate servitori della speranza, ancorati ad una verità vissuta nella carità: così, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, in una Messa celebrata stamani, in Vaticano, per i dipendenti dell’Osservatore Romano e della Tipografia Vaticana. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Il cardinale Tarcisio Bertone ha innanzitutto sottolineato che l’Osservatore Romano e la Tipografia Vaticana sono “utilissimi al Santo Padre per diffondere e stampare nella mente e nei cuori degli uomini – oltre che sulla carta – i contenuti del suo magistero”. Compito ancor più urgente oggi, ha affermato, nel momento in cui la società consumistica, specie attraverso la tv e il cinema, alimenta spesso il pessimismo ed esalta la stoltezza e la malvagità umana. Non dobbiamo però perderci nei “se” e nei “ma”, ha avvertito il porporato, ma rimboccarci le maniche ogni giorno come faceva Don Bosco:

     
    “Quindi è un invito ad una laboriosità gioiosa, all’ottimismo, nonostante le ombre e la complessità del nostro vivere contemporaneo”.

     
    Il cardinale Bertone ha quindi elogiato l’impegno dell’Osservatore Romano ad ascoltare e far parlare quelle voci controcorrente che non si rassegnano “a rincorrere solo la prosperità materiale e immergersi sempre più nel materialismo consumistico”:

     
    “Come non riconoscere lo sforzo intelligente e creativo per cercare dappertutto i segni di speranza e per valorizzare le virtù cristiane, che illuminano come scintille il grigiore della mediocrità o della banalità”.

     
    Il cardinale Bertone ha, infine, incoraggiato quegli sforzi che mirano alla diffusione sempre più ampia del quotidiano della Santa Sede ed ha rilevato con soddisfazione che la Tipografia Vaticana si è dotata di moderni macchinari che le consentiranno un alto livello di prestazioni nelle pubblicazioni.

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    Giornata dei malati di lebbra. Mons. Zimowski: nessuna emarginazione

    ◊   Educazione, solidarietà e strategie di lotta: è quanto chiede mons. Zygmunt Zimowski per debellare la lebbra in tutto il mondo. Per questo, il presidente del Pontificio Consiglio per gli Operator Sanitari ha diffuso un Messaggio per la 57.ma Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra, che ricorre domenica prossima. Il presule lancia, inoltre, un appello perché i lebbrosi non vengano emarginati e la loro dignità non venga dimenticata. Il servizio di Isabella Piro:

    Una malattia ‘antica’ il Morbo di Hansen, scrive mons. Zimowski, ma non per questo “meno devastante fisicamente e spesso anche moralmente”, in tutte le epoche e in tutte le civiltà. Solo nel 2009, ricorda il presule, sono stati registrati oltre 210mila nuovi casi. L’India è il Paese più colpito, ma la lebbra non risparmia il Brasile, l’Angola, il Bangladesh, la Repubblica Centrafricana e quella del Congo, il Madagascar. Per tutti questi malati, mons, Zimowski chiede riflessione e solidarietà perché non siano emarginati dalla vita sociale, condannati alla solitudine e alla paura. In una parola: dimenticati. “Quando si pronuncia la parola lebbra – scrive il presule – si suscitano sentimenti vari”: incredulità, ripugnanza, paura, ma anche quella pietà e quell’amore che “scaturiscono dall’atteggiamento attento e misericordioso di Gesù verso questi malati”.

     
    Per questo, il presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari ricorda gli ‘apostoli dei lebbrosi’ come Raul Follereau e San Damiano di Veuster, che hanno promosso la dignità e i diritti dei malati, coniugandoli nell’amore per il prossimo. Oggi le cure per la lebbra esistono, si legge ancora nel Messaggio, ma esistono purtroppo anche i fattori che ne favoriscono il perpetuarsi, come la povertà, la fame, la mancanza di accesso alle medicine, l’ignoranza che aggiunge un “pesante stigma al già terribile fardello che la lebbra comporta, anche a guarigione avvenuta”. Di qui, l’appello lanciato da mons. Zimowski alla comunità internazionale e ai singoli Stati perché si sviluppino e si rafforzino “le necessarie strategie di lotta alla lebbra, rendendole più efficaci e capillari” e perché si proseguano le campagne di educazione e di sensibilizzazione sulla patologia. Infine, il presule ringrazia i missionari, i religiosi, i laici, le Ong, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per il loro impegno nello “sradicare questa e ed altre malattie dimenticate” e nel restituire ai malati “dignità, gioia e fierezza di essere trattati da esseri umani”.

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    Il grazie di mons. Zimowski ai Fatebenefratelli dell’Ospedale San Pietro di Roma

    ◊   "Un sentito grazie ai Fatebenefratelli, a tutti coloro che operano in favore dei malati e in particolare, anche in considerazione dell’Anno Sacerdotale in corso, ai cappellani": è il ringraziamento espresso dall’arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari durante la visita effettuata ieri mattina all’Ospedale San Pietro di Roma. Lo riferisce un comunicato del dicastero vaticano per la salute. Mons. Zimowski, accompagnato dal segretario del Pontificio Consiglio, mons. José L. Redrado, ha presieduto una liturgia eucaristica nella Chiesa del nosocomio alla quale hanno preso parte con grande partecipazione circa un centinaio fra medici, infermieri, volontari, malati, e le suore Ancelle della Sacra Famiglia e Francescane di Nostra Signora delle Vittorie che prestano la propria opera al S. Pietro. Presenti il padre provinciale dei Fatebenefratelli, Fra Pietro Cicinelli,   il direttore fenerale degli Ospedali della Provincia Romana, Fra Gerardo D’Auria, il superiore generale dell’Ospedale S. Pietro, Fra Michele Montemurri, e il sovrintendente sanitario, dott. Giovanni Roberti.  Mons. Zimowski ha quindi incontrato personalmente una rappresentanza del personale sanitario e dei malati e ha visitato i reparti di pediatria, oncologia, cardiologia, le unità di terapia intensiva coronarica e neonatale. L’appuntamento all’Ospedale S. Pietro, situato sulla Via Cassia, è la prima di una serie di tre visite, programmate dal presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari in altrettanti nosocomi della capitale e in concomitanza col XXV dell’istituzione del dicastero e la XVIII Giornata Mondiale del Malato che si celebreranno nella Città del Vaticano e a Roma tra il 9 e l’11 febbraio prossimi. Il S. Pietro è un ospedale dei Fatebenefratelli, l’Ordine religioso fondato nel XVI secolo da San Giovanni di Dio che gestisce centinaia di strutture analoghe in tutto il mondo. Il nosocomio, classificato di Zona dal 1972, si avvale attualmente di oltre 1000 collaboratori.  I suoi indirizzi strategici, in armonia con i principi dei Fatebenefratelli e i bisogni assistenziali, possono essere così riassunti:  centralità del malato e dunque assistenza globale, unicità della stessa assistenza, umanizzazione delle terapie, continuità delle cure, equità di accesso e attenzione agli utenti delle fasce cosiddette “deboli”. (S.C.)

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    A Febbraio, riunione del dicastero per i Migranti e gli Itineranti sulla Pastorale del Mare

    ◊   L’8 e 9 febbraio prossimi, avrà luogo l’incontro dei coordinatori regionali dell’Apostolato del Mare, convocato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. L’incontro, informa una nota del dicastero, sarà presieduto dall’arcivescovo Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio, che si soffermerà in particolare sul 90.mo anniversario di fondazione dell’Apostolato del Mare e sulla proclamazione da parte dell’Organizzazione Marittima Internazionale del 2010 come “Anno del Marittimo”. Tra gli altri temi all’ordine del giorno, la definizione di un Codice di Condotta per la Pastorale delle Crociere.

    Il 10 febbraio, mons. Agostino Marchetto, segretario dello stesso dicastero, presiederà, invece, il Comitato Internazionale dell'Apostolato del Mare per la Pesca. Il presule aprirà i lavori con un intervento in cui saranno illustrate alcune problematiche del settore a livello mondiale. Sarà presente, oltre ai coordinatori regionali, anche mons. Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, che parlerà della visita pastorale da lui compiuta, in mare, ai pescatori della sua diocesi. Seguiranno gli interventi di un rappresentante della Fao e uno dell'Ufficio Internazionale del Lavoro, che parleranno, rispettivamente, sull'impatto del cambiamento climatico sul mondo della pesca e sulla Convenzione del Lavoro della Pesca del 2007.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La carità fondata sulla verità e sulla giustizia favorisce l'indissolubilità del matrimonio: il Papa raccomanda alla Rota Romana di rifuggire da richiami pseudopastorali.

    Un grande servizio reso alla Chiesa: nell'informazione religiosa, il cardinale Tarcisio Bertone ai dipendenti de "L'Osservatore Romano" e della Tipografia Vaticana.

    L'educazione sfida prioritaria per la nuova Europa: nell'informazione internazionale, Gabriele Nicolò sull'intervento di monsignor Ettore Balestrero a un incontro, a Roma, dedicato alle prospettive del continente.

    E' come entrare dentro a un manuale: in cultura, Antonio Paolucci alla presentazione dell'opera "Santa Maria del Popolo. Storia e restauri", due volumi curati da Ilaria Miarelli Mariani e Maria Richiello.

    A disagio nel mondo: la prefazione del cardinale Dionigi Tettamanzi al libro di Paolo Pagliughi "Il cardinal Federico Borromeo" e la celeberrima pagina dei "I Promessi Sposi" sul porporato e sulla fondazione della Biblioteca Ambrosiana.

    Scontro di civiltà (antiche): Manlio Simonetti a proposito di una rilettura del rapporto tra romani e giudei.

    L'acchiappasogni: Claudio Toscani ricorda lo scrittore Jerome David Salinger.

    Romeo e Giulietta alla fermata del bus; le morti sul lavoro a teatro: Silvia Guidi su "Le mattine dieci alle quattro", in cartellone al teatro Sala Uno di Roma.

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    Oggi in Primo Piano



    Il nunzio ad Haiti: il mondo non dimentichi quando si spegneranno i riflettori

    ◊   Ad Haiti l’ultimo bilancio è di 170 mila vittime e di oltre 800 mila senza tetto. A più di due settimane dal terremoto, il futuro del Paese è adesso legato ai piani di ricostruzione. Secondo la Fao è necessario un investimento di almeno 700 milioni di dollari nel settore agricolo. In base a stime dell’Onu sono inoltre da ricostruire tre quarti di Port-au-Prince. Il presidente di Haiti, René Preval, ha annunciato che la capitale sarà ricostruita in un’altra zona del Paese, dove “non potrà essere danneggiata da eventuali terremoti”. Nell’immediato futuro, intanto, Haiti tenta di tornare alla normalità con la riapertura, prevista lunedì prossimo, di alcune scuole che si trovano nelle zone colpite dal sima. E il nunzio apostolico ad Haiti, mons. Bernardito Auza, sottolinea le proprie speranze. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Coordinare i soccorsi in uno scenario complesso e drammatico come quello di Haiti è una sfida impegnativa e difficile, ma alimentata dalla certezza che la situazione migliora giorno dopo giorno. E’ con questa convinzione che mons. Bernardito Auza colora di speranza pagine di dolore e devastazione. Nella sua toccante testimonianza raccolta dall’agenzia Sir non mancano buone notizie. Il presule ricorda, in particolare, che sono stati rintracciati alcuni seminaristi, che si temeva fossero rimasti sotto le macerie. La Caritas, nelle sue diverse componenti, costituisce un punto di riferimento “forte ed innegabile” per la distribuzione degli aiuti. Nelle prossime settimane – aggiunge il nunzio – gli aiuti dovrebbero raggiungere circa 200.000 persone. Mons. Bernardito Auza precisa poi che nonostante tutte le critiche - alcune fondate, altre viziate dalla non conoscenza della realtà di Haiti - occorre riconoscere l’immenso e prezioso lavoro svolto dalla comunità internazionale. Il consiglio del presule in questa fase successiva a quella dell’emergenza iniziale, è di inviare denaro e non aiuti materiali. Il rischio è che i costi del trasporto diventino più elevati del valore dell’aiuto stesso. Il nunzio ricorda poi che la Chiesa cattolica ha pagato un grosso prezzo non solo in termini di vite umane. Rivolge quindi un appello per la ricostruzione della cattedrale di Port-au-Prince, chiese, case parrocchiali, seminari, scuole e case di formazione. Il rappresentante pontificio non nasconde infine il timore che il mondo dimentichi di nuovo Haiti una volta spenti i riflettori. La speranza è che l’assistenza internazionale sia a lungo termine. Solo “una strategia di ricostruzione simile al Piano Marshall” – conclude mons. Bernardito Auza – potrà “far uscire Haiti dal sottosviluppo” ed evitare che “il Paese diventi più povero di prima”.

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    Le parole di mons. Crociata su lavoro, immigrazione e sfida educativa

    ◊   “Il Dio vicino è la buona notizia di cui il mondo oggi ha nostalgia e sente il desiderio nonostante l’acutizzarsi di secolarizzazione e spersonalizzazione”. E’ partita da qui la riflessione del Consiglio Episcopale Permanente che si è svolto a Roma dal 25 al 27 gennaio 2010 e di cui oggi il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata, ha presentato il comunicato finale in una conferenza stampa presso la nostra emittente. All’esame dei vescovi la bozza degli orientamenti pastorali del prossimo decennio - che li vede convergere sull’idea che un rinnovato dinamismo educativo è quanto di più necessario oggi - e la rilettura del documento sulla Chiesa e il Mezzogiorno, finalizzato a rilanciare quella tensione solidale che sola sostiene l’identità del Paese. Gabriella Ceraso.

    C’è una diffusa nostalgia di Dio, che pervade il popolo italiano, sostengono i vescovi alla fine del loro Consiglio. Da qui l’urgenza – dicono - di accompagnare questa ricerca e risvegliare in tutti la domanda su Dio. E’ questa considerazione, dunque, che ha contrassegnato il dibattito appena concluso, insieme alla ripresa dei temi importanti per la vita ecclesiale e sociale in Italia, toccati dal presidente della Cei, cardinale Bagnasco, nella sua prolusione. In primo piano il clima politico con l’appuntamento elettivo dei prossimi mesi e la crisi economica, con un occhio di riguardo al Mezzogiorno. I vescovi, nel ribadire che responsabilità individuale e sociale sono indivisibili, sottolineano a livello politico l’urgenza di superare il clima di rissa e di denigrazione, mettendo al primo posto i problemi del Paese e il bene comune. Questo vale, dunque, anche per gli elettori, chiamati a vivere con coscienza il prossimo appuntamento delle regionali. Mons. Crociata:

    “Guardare - nel compiere questo gesto più alto di partecipazione civile e politica - alle esigenze generali più importanti; seguire quei criteri che permettono di realizzare il bene più grande del Paese. Il compito dei cittadini è eleggere delle persone che meglio rispondano al perseguimento di questo obiettivo”.

    Altro tema fondamentale per i vescovi è la crisi economica. Nel documento finale ribadiscono la soddisfazione per un globale miglioramento della situazione finanziaria, ma sottolineano che bisogna mantenere alta l’attenzione sulle fasce più deboli e a rischio. Questo vale, dicono, in particolare per il Meridione: una dimensione specifica di un Paese che va però visto nel suo insieme. Al Sud occupazione e salario divengono – dicono i vescovi – prioritarie preoccupazioni, specie per alcune famiglie:

     
    “L’incoraggiamento a conservare e assicurare posti di lavoro, a farli crescere, credo che sia l’auspicio di tutti, perché comprendiamo tutti il dramma di famiglie che fino ad ora hanno avuto un lavoro e adesso si trovano sulla strada. Questo richiamo, questo grido, noi lo dobbiamo raccogliere e invitare a trovare le vie giuste, perché non possiamo fare le cose più facili di quanto sono”.

    Anche giustizia e immigrazione all’attenzione dei vescovi che sottolineano l’esigenza del rispetto degli equilibri istituzionali e la ricerca del bene comune. In materia di immigrazione è negata l’eguaglianza - criminalità uguale immigrati – e viene sottolineata invece la dignità umana come prevalente. Ancora mons. Crociata:

    “Le nostre statistiche dimostrano che la percentuale di criminalità tra italiani e stranieri è analoga se non identica. La considerazione di fondo, quando parliamo di immigrati, è quella – come ci ha ricordato il Papa – della dignità di ogni persona umana, che non può essere a priori oggetto di giudizio, quindi di pregiudizio e di discriminazione”.

    Momento significativo di questi giorni di dibattito – sottolineano i vescovi – e anche filo conduttore di ogni altra discussione, è stata la questione educativa, che tocca tutti e che guiderà la pastorale del prossimo decennio. Educazione – sottolineano i vescovi – distinta dall’evangelizzazione, intesa come trasmissione di valori, che bisogna richiamare e di cui bisogna fare esperienza. Educazione come processo al cui vertice è l’apertura alla questione di Dio.

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    Ue: allarme disoccupazione. Mons. Miglio: ripensare i modelli di sviluppo

    ◊   Allarme disoccupazione in Europa: secondo l’Eurostat i senza lavoro hanno superato la soglia dei 23 milioni. Nell’eurozona il Paese più colpito è la Spagna. In Italia si registra il dato peggiore dal 2004, con oltre 2 milioni di disoccupati: in un anno sono 57 mila le persone che hanno perso il posto. Fenomeno che interessa tutto il mondo: secondo l’Ilo è stata superata la quota record di 212 milioni di disoccupati. Su questi dati Luca Collodi ha sentito mons. Arrigo Miglio, vescovo d’Ivrea e presidente della Commissione episcopale della Cei per i problemi sociali e il lavoro:

    R. - Quando si pensa alla vastità di questo problema pensiamo alle famiglie e quindi questi milioni di disoccupati vogliono dire centinaia di migliaia di famiglie. Ma io vorrei anche pensare alle piccole e medie imprese che subiscono il contraccolpo di questa situazione economica e soprattutto piccole e medie imprese che rischiano di non rialzarsi più e di restare a terra per sempre, di scomparire. Alcuni hanno la forza per affrontarla e altri invece ne rimangono travolti. Quindi, il discorso si proietta anche per il futuro.

    D. - Il dato accomuna l’Italia anche ai Paesi dell’Europa. Anche l’Unione Europea è in difficoltà. Quindi questo significa, mons. Miglio, che anche le politiche adottate finora non hanno dato gli effetti sperati?

     
    R. – Sì, ormai tutti hanno capito che non si può ragionare solo a dimensione nazionale su questi problemi. Forse non tutti si rendono conto che neanche la dimensione europea è sufficiente. C’è una dimensione di globalizzazione che va tenuta presente e che preme non solo sui nostri singoli Paesi ma sull’Unione Europea. Questo, ad esempio, l’Enciclica Caritas in veritate lo dice in maniera chiarissima. Abbiamo ancora bisogno di capire di interiorizzare bene questo dato. Ormai il confronto è globale e mondiale ed è confronto su cui pesano molto i cinque Paesi emergenti. Se n’è parlato molto a dicembre, in occasione del vertice di Copenaghen per i problemi ambientali. Ma, evidentemente, questi Paesi pesano anche per quanto riguarda la nostra crisi occupazionale e tutto il problema dell’economia mondiale. Quindi, dobbiamo imparare tutti, e a tutti i livelli, a ragionare in termini sempre più globalizzati e questo è un aspetto importante. La Caritas in veritate dice anche in maniera molto chiara, ma riprende già Paolo VI - figuriamoci - 40 anni fa, di ripensare il modello di sviluppo. Ripensare il modello di sviluppo vuol dire ripensare i nostri stili di vita, i nostri tenori di vita. E l’impressione è che su questi temi di fondo si continui un po’ a girare intorno sperando che passi la crisi e tutto torni come prima: cosa che non é possibile.

     
    D. – Chi deve intervenire per risolvere questi problemi della disoccupazione e della povertà? Secondo lei, chi ha a cuore la cosa pubblica ha la capacità di capire la gravità del momento e quindi di intervenire, oppure ci si limita a gestire l’esistente sperando in qualcosa di non ben chiaro?

     
    R. – A me pare importante non concentrare soltanto le responsabilità e quindi anche il dovere di progettare su chi si occupa della cosa pubblica. C’è la voglia di impresa anche da parte di piccole realtà, da parte di singole persone. E’ un problema della società civile, non è soltanto un problema dell’autorità statale che certamente ha una grossa responsabilità e dei grossi doveri. Ma io allargherei il discorso anche alle altre componenti della società civile.

     
    D. – La vicenda della Fiat. Parliamo di disoccupazione e di lavoro: lei è vescovo, mons. Miglio, di una città come Ivrea che è molto vicina alla realtà Fiat. Qual è la sua riflessione? Questa cassa integrazione che chiude gli stabilimenti in Italia per due settimane che ha creato anche preoccupazione tra i sindacati e lo stesso governo...

     
    R. – Certamente, però al di là dei problemi che la Fiat si trova ad affrontare in questo momento a me pare che anche qui il discorso si allarghi: dire Fiat vuol dire automobili, autotrasporti, vuol dire il problema del traffico. Il nostro Paese ha fatto negli ultimi 50 anni delle scelte in determinate direzioni per quanto riguarda i trasporti e il traffico. Il problema del traffico è legato molto al problema ambientale. I problemi della Fiat sono più immediati, i problemi dei lavoratori non possono aspettare prospettive pluriennali, decennali: vanno affrontati subito. Ma non é proprio possibile immaginare una politica diversa dei trasporti? Ripensare a tutto l’impatto ambientale che il traffico attuale ha sotto tanti punti di vista? Mi piacerebbe che queste problematiche legate alla situazione attuale della Fiat venissero affrontate anche con un orizzonte un po’ più vasto: pensiamo l’immediato ma proviamo a guardare avanti e a essere critici sui modelli che abbiamo seguito finora.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Appello Cec: Ue contro la povertà difendendo i comportamenti etici

    ◊   Diritti fondamentali e valori etici siano la priorità dell’Unione Europea che sta tracciando il programma economico da qui fino al 2020. E’ la raccomandazione della Cec, Conferenza delle Chiese Europee, che hanno pubblicato stamane un appello al presidente della Commissione europea José Manuel Barroso. La Conferenza delle Chiese europee riunisce 120 Chiese e comunità ortodosse, protestanti, anglicane e vetero cattoliche. Nei giorni scorsi, in un incontro con i vescovi cattolici europei, hanno ribadito “la comune preoccupazione per le sfide che tutte le Chiese in Europa si trovano di fronte”. A Barroso la Cec ricorda che alla fine del proprio mandato aveva sottolineato che “la crisi economica non è stata e non è solo crisi finanziaria ma è anche crisi dei valori della nostra società”. Dunque, partendo da questa considerazione, per la Strategia Ue 2020, le Chiese chiedono “un mercato sostenibile” in cui “comportamenti etici e obblighi morali” siano difesi con forza, considerando che “l’economia globale e interdipendente comporta più rischi di abusi”. Il primo rischio è l’aumento della povertà. Di questo Fausta Speranza ha parlato con il reverendo Dieter Heidtmann, responsabile della Commissione Chiesa e Società della Conferenza delle Chiese Europee:
     
    R. – We have different poverties...
    Abbiamo diversi tipi di povertà. Da una parte, abbiamo la povertà materiale, laddove le persone non possono vivere una vita dignitosa. Ma abbiamo anche una povertà nel senso di mancanza di partecipazione: persone che non possono partecipare pienamente alla vita sociale, che non hanno accesso alla cultura, discriminate perché appartengono a minoranze etniche o a gruppi emarginati della società. C’è anche una nuova forma di povertà: persone che mancano di senso di responsabilità nei confronti della vita degli altri.

     
    D. – La Commissione Europea ha dichiarato il 2010 anno contro la povertà. Quali sono gli obiettivi e quali sono le speranze?

     
    R. – We believe that this year...
    Noi crediamo che quest’anno arrivi proprio al momento giusto per combattere la povertà e l’esclusione sociale, perché ci troviamo adesso in una situazione in cui sempre più persone sperimentano l’impatto della crisi economica e della crisi finanziaria. E’ molto importante porre l’attenzione ai poveri in Europa e fuori dall’Europa. Ci aspettiamo che l’Unione Europea e i suoi Stati membri s’impegnino ad essere più attivi nel combattere la povertà.

     
    D. – Dichiarare guerra alla povertà deve significare anche cambiare qualcosa nell’approccio generale dell’Europa verso le risorse sociali, verso lo sviluppo, verso il lavoro...

     
    R. – Since the first of December…
    Dal primo dicembre 2009 abbiamo il Trattato di Lisbona che dà più forza alla Carta dei Diritti fondamentali. Ora noi crediamo che l’Unione Europea e i suoi Stati membri debbano attuare questi diritti, perché combattere la povertà non è una questione di carità, è una questione di giustizia, perché le persone hanno il diritto di vivere una vita dignitosa.

     
    D. – Vuole darci alcune cifre riguardanti la povertà?

     
    R. – In Europe we have…
    Nell’Unione Europea abbiamo 79 milioni di persone che sono a rischio povertà, cioè il 17 per cento della popolazione. Abbiamo anche una percentuale alta di bambini poveri: la povertà minaccia un bambino su cinque. Questo significa per loro avere meno occasioni, meno possibilità di essere parte della società. La povertà è in gran parte ereditata da una generazione all’altra e questo circolo vizioso è qualcosa che davvero dobbiamo rompere. Dobbiamo cambiare le cose.

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    Nelle piazze d'Italia le "arance della salute" per finanziare la lotta contro il cancro

    ◊   Domani, nelle principali piazze italiane, si svolgerà l'ormai tradizionale appuntamento delle “Arance della Salute”, organizzato dall’Airc, l’Associazione italiana ricerca sul cancro, per raccogliere fondi e rilanciare gli studi per la lotta a questa patologia. L’evento vuole invitare anche ad una sana alimentazione per prevenire alcuni tumori. Ma a che punto è la ricerca sul cancro? Eliana Astorri lo ha chiesto al presidente dell’Airc, Piero Serra:

    R. – Sotto certi aspetti è già a buon punto, nel senso che in anni recenti, per opera della ricerca oncologica italiana, che è sostenuta dall’Airc, abbiamo avuto un aumento fortissimo della guaribilità. Quindi, in totale c’è un progresso notevole. Però chiaramente il problema è tutt’altro che risolto. Quindi, qui si lavora su due livelli. Uno, sulla ricerca di base, a livello genetico e di oncologica molecolare, che dovrebbe dare le risposte di fondo, e già ne ha date tante. E, dall’altra parte, invece, sulle cure, il che vuol dire prendere i risultati della ricerca degli anni recenti e tradurli il più rapidamente possibile in cure specifiche.

     
    D. – Ci può dire qualcosa sui cosiddetti farmaci mirati?

     
    R. – C’è sempre di più una tendenza alla ricerca dei fattori specifici dei singoli pazienti. Ciò permette di utilizzare l’uno o l’altro farmaco o tecniche in genere per curare quella specifica persona. Questo direi è quello che si è ottenuto in anni recenti e in questo senso le cure oggi sono molto, molto più mirate di una volta.

     
    D. – Insieme alle arance verrà distribuita una guida alla dieta vegetariana, che va ovviamente equilibrata un po'...

     
    R. – Quel libretto che viene distribuito è generico, nel senso che dà delle indicazioni generiche. Devono essere studiate caso per caso.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Chiesa e Società



    Serbia: il Patriarca Irinej invita il Papa ad un grande incontro ecumenico nel 2013

    ◊   Nella sua prima conferenza stampa a Belgrado, dopo l'elezione avvenuta il 22 gennaio scorso, il nuovo Patriarca della Chiesa ortodossa serba, Sua Beatitudine Irinej, ha proposto un dialogo più stretto ed un rinnovato cammino ecumenico con la Chiesa cattolica. Parlando ai giornalisti il Patriarca ha annunciato un grande incontro ecumenico nel 2013 a Nis, nella Serbia sud-orientale, luogo di nascita dell'imperatore Costantino il Grande, in occasione dei 1.700 anni dell'editto di Milano (313). Un editto che stabilì la libertà religiosa nell'Impero romano, mettendo fine alle persecuzioni rivolte dalle autorità soprattutto verso i cristiani. Irinej si è augurato che a questo grande incontro possa partecipare anche Benedetto XVI. Secondo quanto ha spiegato il Patriarca nel corso della conferenza stampa definita storica - perchè mai un capo della Chiesa ortodossa serba aveva usato questa forma di comunicazione - la visita del Papa in Serbia “potrebbe essere l'occasione perché le nostre Chiese stabiliscano un primo contatto, per intraprendere un nuovo cammino ecumenico”.“Un cammino - ha detto - che dovrebbe essere cristiano e sincero, con il desiderio di costituire un'unica Chiesa di Cristo”. Dal canto suo il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, in alcune dichiarazioni al quotidiano di Belgrado "Blic", ritiene molto incoraggiante l'atteggiamento ecumenico del Patriarca Irinej ed ha assicurato che la Santa Sede segue con grande interesse la preparazione delle celebrazioni del 2013 a Nis promosse dalla Chiesa ortodossa serba. (R.P.)

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    Stati Uniti: per i vescovi la riforma sanitaria è un imperativo morale

    ◊   "Mettere da parte le divisioni e gli interessi di parte per arrivare ad una riforma sanitaria ormai indispensabile". Con il destino del corrente progetto di riforma in dubbio, la prossima sfida è convincere i membri del Congresso degli Stati Uniti a non abbandonare del tutto lo sforzo fatto fino a ora. Il cardinale DiNardo, presidente della commissione episcopale per le Attività pro vita, il vescovo William Murphy di Rockville Center, presidente della commissione episcopale per la Giustizia e lo Sviluppo umano, e il vescovo John C. Wester di Salt Lake City, presidente della commissione per le Migrazioni, lo hanno ribadito ai membri del Congresso attraverso una lettera di una pagina e mezza nella quale tornano a sottolineare i principi fondamentali ai quali, secondo i cattolici, la riforma sanitaria deve attenersi. "Sebbene il contesto politico sia cambiato – si legge nel documento ripreso dall’Osservatore Romano - il vuoto politico e morale che lascia decine di milioni di nostre sorelle e fratelli senza accesso al sistema sanitario, rimane". "Abbiamo bisogno della riforma sanitaria", aveva detto lo stesso cardinale DiNardo in un briefing con i media cattolici nella sede della Conferenza episcopale degli Stati Uniti a Washington poco prima della Marcia per la vita del 22 gennaio scorso, alla quale hanno partecipato 300.000 persone circa. "Siamo preoccupati - aveva aggiunto - che non si possano includere più persone nei programmi sanitari". Il porporato aveva ricordato che i vescovi degli Stati Uniti non hanno mai appoggiato un particolare progetto di riforma ma hanno piuttosto indicato delle "preoccupazioni" sulla vita che nascono dall'attuale legislazione. E che continueranno a farlo anche in futuro. (A.L.)

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    Malaysia: i vescovi dicono no all'uso politico della religione

    ◊   “La situazione è ancora un po’ tesa. I cristiani e i credenti di altre religioni sono un po’ impauriti e sperano che i piccoli incidenti alle moschee non siano sfruttati da politici senza scrupoli per rastrellare consensi e generare, in tal modo, uno scontro fra i musulmani e i fedeli di altre religioni”: lo afferma in un colloquio con l’agenzia Fides mons. Paul Tan Chee Ing, vescovo di Melaka-Johor, nel Sud della Malaysia peninsulare, dopo gli ultimi atti vandalici ai danni di due moschee, profanate con teste di maiale. Fra l’8 e il 27 gennaio atti vandalici più o meno gravi hanno colpito 18 luoghi di culto: 11 chiese cristiane, un convento, un tempio sikh, tre moschee e due aule di preghiera musulmane. “Nell’opinione pubblica è ancora molto vivo il ricordo degli scontri interetnici, dei disordini e dei morti del 1969: perciò speriamo che tutti stiano attenti a non far degenerare la situazione”, nota il vescovo. Alcuni analisti hanno riportato alla memoria i fantasmi del violento conflitto etnico post-elezioni che, fra maggio e luglio 1969, contrappose la popolazione malay a quella cinese. “Piccoli atti vandalici contro le chiese e le aule di preghiera islamiche continuano. Sono atti che condanniamo fermamente. Nulla di grave, pochissimi danni. ma il punto non è questo. Il fatto è - osserva il vescovo - che i partiti stanno cercando di trarre un vantaggio politico da questi eventi, in vista delle prossime elezioni". (R.P.)

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    Turchia: sulla chiesa di Tarso mons. Padovese attende passi concreti

    ◊   “Siamo in attesa di vedere passi concreti. Finora non si è mosso niente. Sono contento dell’interesse delle autorità di Ankara e locali, ma bisognerebbe passare dalle parole ai fatti”. Così mons. Luigi Padovese, presidente dei vescovi turchi (Cet) fa il punto sulla chiesa di san Paolo di Tarso, oggi museo, di cui, da tempo, si attende la restituzione al culto. “Il ministero del Turismo e della Cultura – spiega all'agenzia Sir il vescovo - non ha rinnovato al museo di Tarso l’affitto per quello che riguarda l’uso della chiesa-museo di san Paolo. Questo può essere considerato come un piccolo segno positivo. Resta, tuttavia, ancora valida la prassi per i pellegrini che vogliono celebrare nella chiesa-museo, ovvero avvisare, tre giorni prima dell’arrivo, il vice-prefetto o il responsabile del museo stesso”. Sul futuro mons. Padovese mostra un cauto ottimismo: “so che l’ambasciatore di Turchia presso la Santa Sede è intenzionato a trovare una soluzione quanto prima. Sarebbe anche importante che non ci si limitasse solo alla situazione di Tarso ma si allargasse lo sguardo a tutte le realtà cristiane turche, partendo dalla considerazione che non siamo minoranza. Ciò che conta – spiega il presidente della Cet - è che siamo, sono, cittadini turchi ed è sulla base della cittadinanza che deve essere fatto valere il diritto alla libertà religiosa. L’essere minoranza non può essere un fatto discriminatorio”. “La Turchia – conclude - è l’unico Paese, a maggioranza islamica, laico, ma come emerge anche dai Lineamenta del Sinodo per il Medio Oriente, il concetto attuale di laicità pone ancora dei problemi alla sua piena libertà religiosa. La laicità sarà uno dei punti emergenti al Sinodo. Un tema difficilmente accettabile per il mondo musulmano che spesso non separa politica e religione”. (R.P.)

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    Tunisia: la Biblioteca cattolica sarà ricostruita anche con il contributo degli islamici

    ◊   Anche gli islamici aiutano alla ricostruzione della biblioteca cattolica. Accade in Tunisia dove, in seguito ad un incendio, il 5 gennaio scorso, è andato distrutto l’Istituto di Belle lettere arabe (Ibla) di Tunisi ed un missionario italiano, Gian Battista Maffi, un padre bianco di 55 anni, ha perso la vita. A rilanciare la notizia è il sito del Pime (Pontificio istituto missioni estere) ripreso dall'agenzia Sir, che riporta le dichiarazione di padre Jean Fontaine, direttore del medesimo istituto, che ha raccontato come la ricostruzione dell’istituto sia stato reso possibile da una generosità insolita sia tunisina che proveniente dall’estero: “abbiamo ricevuto un aiuto straordinario: molti, sia in Tunisia che da altri Paesi, hanno risposto al nostro appello di solidarietà. Ci sono state collette da parte di singole persone, di universitari tunisini e di altri soggetti stranieri per aiutarci nel ricostruire l’Ibla”. Anche il presidente tunisino Zine El Abidine Ben Ali ha dato la sua disponibilità per il restauro dell’Ibla e ha ordinato di fornire alla biblioteca distrutta “l’aiuto necessario perché essa possa riprendere il posto e lo splendore per quale era conosciuta dall’inizio del Novecento”. Nell’incendio oltre 17 mila – dei 32 mila volumi contenuti nella struttura – sono andati in fumo. Fondato nel 1926 dai Padri bianchi, l’Ibla è un rinomato centro di ricerche letterarie e di antropologia. (R.P.)

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    Per l’Onu sono scioccanti le condizioni degli abitanti di alcune zone di Gaza

    ◊   Ad un anno dalla fine dell’operazione militare israeliana denominata “Piombo fuso”, restano “scioccanti” le condizioni degli abitanti di alcune zone di Gaza. La denuncia è dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) che sottolinea come le piogge torrenziali e i venti di questi giorni stiano mettendo a dura prova la popolazione. In diverse zone di Gaza la maggior parte dei residenti vive ancora nelle tende e la situazione, soprattutto in questi giorni, è allarmante. Secondo testimonianze raccolte dall’Unrwa i residenti sopravvivono “solo grazie ad aiuti umanitari”. Secondo un rapporto dell’agenzia delle Nazioni Unite ripreso dal Sir, l’attacco israeliano nella Striscia di Gaza ha causato la distruzione totale di oltre 4000 case. Da quando Hamas ha preso il controllo di Gaza, le autorità israeliane non consentono inoltre la fornitura nella regione palestinese di materiali di costruzione. Il timore di Israele è che tali materiali possano essere utilizzati per rafforzare postazioni utilizzate da fondamentalisti per attaccare lo Stato ebraico. (A.L.)

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    Caritas Perù: le forti piogge hanno causato molti danni alla gente povera del Cusco

    ◊   L’agenzia Fides è riuscita a mettersi in contatto con la Caritas del Perù, in particolare con l’équipe del Cusco che sta affrontando la difficile emergenza delle inondazioni nella zona del Dipartimento del Cusco. Il primo rapporto della Caritas, inviato a Fides, descrive così la tragica situazione: quasi 10 mila persone hanno perso le loro case, i terreni da coltivare e i beni personali. Mentre le perdite umane sono minime, la popolazione soffre per le malattie causate dal molto freddo e dalla pioggia. Sono distrutte strade, ponti, vie di accesso alle comunità più lontane. Anche a Machu Picchu (località turistica) ci sono ancora 1.500 turisti che da più di una settimana non riescono a muoversi. La Caritas ha lanciato una campagna nella regione per chiedere alle imprese e alla stessa comunità di sostenere tale emergenza. Dopo si cercherà sostegno per la ricostruzione, ma la risposta della popolazione purtroppo non è sufficiente. Molte aziende legate al turismo (come ad esempio le compagnie aeree, i grandi alberghi, agenzie di viaggio, ecc.) brillano per la loro assenza: è incredibile ma i veri sostenitori sono i poveri della città, che offrono una lattina di latte o un chilo di zucchero, ecc. mentre i giovani universitari si sono offerti come volontari. Gran parte della giurisdizione della diocesi è stata colpita, in particolare la Valle Sacra, con circa 12 paesini, la Valle Sur con circa 8 località e la zona di Limatambo con 11 paesi. Il rapporto della Caritas, firmato da Alberto Carpio, coordinatore generale della Caritas arcidiocesana del Cusco, allega un quadro dettagliato della zona. Sono moltissimi i piccoli paesini che hanno perso tutto: case, terreni agricoli, posti di lavoro e soprattutto servizi come benzinai, piccoli supermercati, la posta, officine per auto, ecc. che sono essenziali perché fra un paesino e l’altro possono esserci molti chilometri di distanza. Anche l'arcivescovo del Cusco, mons. Juan Antonio Ugarte Pérez, ha chiesto di pregare e di essere solidali con il popolo della regione di Anta, forse la più colpita dalle piogge e dalle frane che hanno causato distruzioni materiali e anche alcune vittime. (R.P.)

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    Brasile: si aggrava il bilancio delle vittime provocate dal maltempo

    ◊   È di 69 morti e quasi 30.000 sfollati il bilancio di 37 giorni di piogge incessanti cadute sullo Stato di San Paolo in Brasile. Lo riferiscono i media locali citando gli ultimi bilanci ufficiali delle autorità brasiliane sulle conseguenze in vite umane delle più gravi piogge mai registrate nel Paese negli ultimi 63 anni. Cominciate a dicembre e proseguite incessantemente fino a ieri, quando ancora la città di San Paolo ha decretato per alcune ore lo stato di allerta, le piogge hanno provocato allagamenti e smottamenti in tutto lo Stato sud-orientale del Brasile. Le forti precipitazioni - riferisce l'agenzia Misna - hanno provocato anche il caos nella città di San Paolo, dove vivono 11 milioni di persone. Secondo la protezione civile la maggior parte delle vittime sono state provocate da smottamenti del terreno, dal crollo di abitazioni di fortuna (soprattutto nei quartieri periferici della zona metropolitana) e dall’esondazione di corsi d’acqua. (R.P.)

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    Darfur: la siccità aggrava la crisi umanitaria

    ◊   In Darfur, martoriata regione sudanese teatro dal 2003 di un drammatico conflitto, ulteriori criticità alimentano la crisi umanitaria. Le scarse precipitazioni degli ultimi mesi hanno infatti esacerbato i già gravi problemi di approvvigionamento di cibo e acqua in varie zone della regione. Secondo un’indagine condotta da agenzie dell’Onu sono emersi “preoccupanti segni di mancanza di cibo” nei campi per sfollati di Dar el Salaam e Shangil Tobay. Nel rapporto – ripreso dalla Misna – si sottolinea anche che l’attuale scarsità di cibo e acqua è destinata a peggiorare nel corso del 2010. Già da alcuni mesi proprio la penuria di acqua si dimostrata una delle principali cause di “competizione” e tensione tra le varie comunità. A complicare ulteriormente lo scenario è la ridotta presenza di organizzazioni umanitarie in alcune aree della regione. (A.L.)

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    Congo: la miniera d’oro di Mongbwalu, opportunità di sviluppo per la popolazione

    ◊   “Un’opportunità d’oro o una falsa speranza?”. È questo il titolo del rapporto presentato dalla Cafod (Catholic Agency For Overseas Development, agenzia di sviluppo promossa dalla Chiesa cattolica di Inghilterra e Galles) sull’imminente apertura di una miniera d’oro, gestita da una multinazionale sudafricana, a Mongbwalu, nell’Ituri, nell’est della Repubblica Democratica del Congo. Il documento - ripreso dall'agenzia Fides - è stato elaborato con il contributo, tra gli altri, di don Alfred Buju, responsabile della Commissione “Giustizia e Pace” della diocesi di Bunia. Il rapporto prevede una nuova crescita della domanda mondiale di metalli, dopo la pausa provocata dalla crisi finanziaria mondiale. Questo, sottolinea il documento, ha aspetti positivi (creazione di posti di lavoro, incremento delle entrate statali, trasferimento di competenze tecniche), ma anche negativi (inquinamento, divisioni sociali), soprattutto in Paesi, come la Repubblica Democratica del Congo, incapaci “di regolamentare il comportamento delle società transnazionali che operano nel loro territorio”. Di conseguenza, “comunità povere del mondo intero si ritrovano spesso a vivere accanto alle compagnie più potenti del pianeta a causa delle attività minerarie. Fare ascoltare la voce di queste comunità alle compagnie è un’impresa ardua” afferma il rapporto. Anche nel caso della stipulazione del contratto per la miniera di Mongbwalu, la popolazione locale non è stata assolutamente coinvolta. “Mongbwalu è contrassegnata dalla povertà e dalla disoccupazione e ha disperatamente bisogno di sviluppo. Le aspettative della comunità locale sui possibili benefici della miniera sono molto alte. Siamo preoccupati che la miniera impieghi un numero relativamente piccolo di lavoratori, molti dei quali specializzati, con conseguenti poche opportunità di lavoro per la popolazione locale” afferma il documento. Sorgono inoltre forti preoccupazioni per i danni all’ambiente derivanti dalle attività estrattive (“tra le più inquinanti del mondo” sottolinea il documento), che prevedono l’uso di sostanze tossiche (come il cianuro) e la produzione di vasti depositi di scorie. Il rapporto propone una serie di misure alle quali attenersi per ridurre l’impatto ambientale, per creare opportunità di lavoro e per reinvestire una parte dei profitti della miniera nello sviluppo dell’economia locale. (R.P.)

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    Canada: i vescovi temono l’acuirsi della tratta delle persone durante le Olimpiadi

    ◊   Le Olimpiadi invernali sono un grande evento sportivo che può però aprire “spazi” a illeciti profitti delle organizzazioni internazionali che gestiscono e sfruttano la tratta delle persone. E’ la denuncia della Commissione Giustizia e pace della Conferenza episcopale canadese in vista dei Giochi Olimpici che si apriranno a Vancouver il prossimo 12 febbraio. Il dramma del traffico di esseri umani riguarda nel mondo circa 2,4 milioni di persone ogni anno. Tra questi, 1,3 milioni sono coinvolti in varie forme di sfruttamento sessuale. Anche il Canada – ricorda il quotidiano Avvenire - presenta delle criticità. Nel Paese, in particolare, molte “donne aborigene e ragazze scompaiono dai loro villaggi”. Temendo che le Olimpiadi possano diventare un’occasione per ampliare la rete dei traffici illegali mascherandola con il turismo collegato allo sport, i vescovi chiedono un supplemento di impegno al mondo cattolico e a tutte le realtà di ispirazione cristiana. Secondo i presuli canadesi è necessario sostenere le organizzazioni già impegnate ad aiutare “le vittime della tratta”. Si devono chiedere ai governi “programmi di educazione e prevenzione della violenza contro le donne”. (A.L.)

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    Sempre più prezioso l’impegno in Cina della comunità cattolica in favore dei lebbrosi

    ◊   In Cina almeno 80 religiose lavorano intensamente in strutture governative che accolgono i lebbrosi. Diverse strutture cattoliche accolgono inoltre i lebbrosi o offrono assistenza medica e sociale a quanti sono colpiti da una malattia per la quale è necessaria più che una semplice competenza tecnico-scientifica. In tale contesto, il ruolo della comunità cattolica, soprattutto delle suore, è quasi indispensabile, ed è anche riconosciuto e apprezzato dalle autorità e dalla società. Sono state definite come “gli angeli custodi” dei lebbrosi cinesi. Nella provincia di Yun Nan del Si Chuan, dello Shan Xi e del Guang Dong, i cristiani – ricorda la Fides - hanno dato vita a diversi centri di accoglienza per i lebbrosi. Si occupano non solo della cura fisica dei pazienti, ma anche e soprattutto della cura spirituale, restituendo loro la dignità e il coraggio di vivere, di reinserirsi nella società, di tornare ad abbracciare nuovamente la propria famiglia. I malati di lebbra sono accolti dai cattolici, come i “Volontari di Matteo Ricci”, anche con l’aiuto dei cattolici residenti all’estero. In vista della Giornata mondiale di domenica prossima dedicata ai malati di lebbra, i “Volontari di Matteo Ricci” di Jinde Charities hanno intensificato l’impegno nei Centri cattolici e non cattolici. La comunità parrocchiale della diocesi di Shan Tou organizza una marcia per sostenere i lebbrosi, oltre ad offrire assistenza concreta, visto che si trova nelle vicinanze di un Centro governativo dei lebbrosi. Fedeli della parrocchia di Yang Zhou della provincia della Shan Dong visitano periodicamente i lebbrosi. Secondo il parroco “non è un semplice gesto caritativo, ma un atto di fede perché ci aiuta a capire quanto sia importante appoggiarsi completamente al Signore offrendo se stessi, anche la malattia”. (A.L.)

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    Amnesty International condanna l'impiccagione di due oppositori in Iran

    ◊   Impiccati perché giudicati colpevoli di “comportamento ostile a Dio”. E’ il drammatico esito del processo in Iran nei confronti di Mohammad Reza Ali-Zamani e Arash Rahmanipour. I due, accusati anche di appartenere ad un gruppo fuorilegge, erano stati arrestati durante le proteste che si erano susseguite nel Paese all’indomani del contestato risultato delle elezioni dello scorso anno. “Queste due esecuzioni – denuncia Amnesty International – mostrano che le autorità iraniane non intendono fermarsi di fronte a nulla per stroncare le proteste pacifiche”. Il timore espresso dall’organizzazione umanitaria è che le due impiccagioni di ieri siano “solo l’inizio di un’ondata” di esecuzioni nei confronti di persone condannate a seguito di incriminazioni “così vagamente formulate”. Reza Ali-Zamani e Arash Rahmanipour erano anche stati giudicati colpevoli di “propaganda contro il sistema”, “insulto a figure sacre” e “collusione con l’intento di minacciare la sicurezza nazionale”. Amnesty international aggiunge che il messaggio inviato dal governo a chi vuole esercitare il diritto a manifestare pacificamente è di non scendere in piazza. Ma altre manifestazioni sono comunque previste il prossimo 11 febbraio, in occasione dell’anniversario della Rivoluzione islamica. Secondo fonti ufficiali, almeno 40 persone sono morte durante le proteste represse dalle forze di sicurezza. Per Amnesty International il bilancio delle vittime è più pesante. Gli arrestati, inoltre, sono oltre 5000 e molti tra questi sono stati condannati a pene detentive al termine di processi giudicati “iniqui” dall’organizzazione umanitaria. Le condanne a morte sono state almeno 11. (A.L.)

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    Hans-Gert Pöttering alla presentazione del messaggio di Quaresima del Papa

    ◊   L’ex presidente del Parlamento Europeo, Hans-Gert Pöttering, è stato invitato alla presentazione, il prossimo 4 febbraio in Vaticano, del messaggio di Papa Benedetto XVI per la Quaresima di quest’anno ed incentrato sul tema “La giustizia di Dio si è manifestata per mezzo della fede in Cristo”. La presentazione alla stampa sarà tenuta dal cardinale Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, accompagnato dal sottosegretario dello stesso dicastero mons. Giampietro Dal Toso. Pöttering, attualmente presidente della Fondazione Konrad Adenauer, nato il 15 settembre 1945, è stato membro del Parlamento Europeo dal 1979. Presidente dell'Europarlamento dal 2007 al 2009, è membro del Partito Popolare Europeo per l'Unione Democratica Cristiana della Germania (Cdu). Il 10 dicembre scorso è intervenuto ad un incontro organizzato dall'Ambasciata tedesca presso la Santa Sede in occasione del 75.mo compleanno del cardinale Paul Josef Cordes. In quell’occasione ha espresso il proprio impegno per la difesa delle radici cristiane dell'Europa. In particolare, si è opposto alla sentenza del Tribunale europeo per i Diritti Umani di Strasburgo del 3 novembre, in cui si considera la presenza del crocifisso nelle aule una violazione della libertà religiosa. Per Pöttering – ricorda l’agenzia Zenit - la sentenza rappresenta una “mancanza di rispetto per i fedeli” perché “dimostra mancanza di comprensione delle esigenze del dialogo culturale nel mondo odierno”, visto che “il crocifisso è un segno dell'amore di Dio”. (A.L.)

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    Nord Irlanda: leader religiosi chiedono ai partiti di trovare un accordo sui poteri della polizia

    ◊   “Raddoppiare gli sforzi per raggiungere un accordo” sulla devolution dei poteri di polizia e giustizia. E’ quanto chiedono in Irlanda del Nord a repubblicani e unionisti il cardinale Sean Brady, l’arcivescovo anglicano Alan Harper, il moderatore presbiteriano Stafford Carson e il metodista Donald Ker. In una nota comune, diffusa ieri, i leader religiosi dichiarano tutta la loro “ammirazione per l’impegno profuso dalle parti impegnate nel dialogo per risolvere questi problemi”. Al tempo stesso ricordano anche che “la popolazione nordirlandese si attende che i loro rappresentanti assicurino il raggiungimento dell’accordo”. Il Paese - si legge nella nota ripresa dal Sir – è animato da un grande desiderio di continuare sulla strada intrapresa. “Nessuno vuole il ritorno ai tragici modelli del passato e crediamo che sia responsabilità dei politici - si sottolinea nel documento - assicurare che ciò non avvenga e che non si torni alla divisione”. I partiti dell’Ulster non hanno ancora trovato un’intesa. Un mancato accordo significherebbe lo stop al processo di pace e il possibile voto anticipato. Il governo di coalizione è nato nel 2007, con un mandato quadriennale, basandosi sull'accordo di pace del Good Friday del 1998, che mise fine a decenni di violenze costate la vita ad almeno 3600 persone. (A.L.)

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    Concluso il pellegrinaggio a Roma dell'Hospitalité Notre Dame de Lourdes

    ◊   “Tre giorni di pellegrinaggio molto intensi per noi, soprattutto per l’incontro con il Pontefice” che ha definito la missione dell’Hospitalité Notre Dame de Lourdes - oltre 20 mila volontari provenienti da tutto il mondo – un “servizio prezioso”. Questo il bilancio che Antoine Tierny, presidente della storica associazione che dal 1885 si occupa della ricezione dei malati e dei disabili in visita al Santuario di Lourdes, traccia del pellegrinaggio compiuto a Roma da oltre cento dirigenti e consiglieri in occasione del 125.mo di nascita dell’Hospitalité, conclusosi mercoledì con l’udienza generale nell'Aula Nervi. Il Papa, afferma Tierny, ha espresso l’auspicio che Dio possa “donare alla Sua Chiesa santi che siano solleciti imitatori di Cristo”, e i rappresentanti dell’Hospitalité - riferisce l'agenzia Sir - hanno risposto al suo saluto intonando l’Ave Maria di Lourdes. “Abbiamo pregato insieme in tutte le basiliche di Roma affinché l’Hospitalité possa essere fedele alla propria missione di servizio ai malati”, conclude il presidente. Tra hospitaliers, stagisti e ausiliari, nel 2008 gli italiani sono stati 3.036, seguiti dai francesi (2.739); 471 gli americani, 429 gli inglesi, 311 gli irlandesi, 252 i tedeschi. Cresce di anno in anno il numero dei volontari provenienti dai Paesi orientali, nel 2008 ben 221. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    La deposizione di Blair sull’Iraq: non avevo dubbi sulle armi di distruzione di massa di Saddam

    ◊   “Francamente, credevo oltre ogni dubbio che Saddam Hussein avesse armi di distruzione di massa”: così ha detto l'ex premier britannico, Tony Blair, alla Commissione d'inchiesta sull'Iraq, stamani al Queen Elizabeth Centre di Londra. Da parte sua, il presidente della Commissione, Sir John Chilcot, aprendo la sessione ha ricordato che “questo non è un processo” e che Blair appare come testimone. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    “Per le prove che avevo all'epoca, era ragionevole ritenere che quella delle armi di distruzione di massa fosse una minaccia significativa”. Blair difende così il suo operato sull’Iraq. Poi, smentisce che il governo fece inserire nei dossier dell'intelligence l'idea che Baghdad potesse usare le armi di distruzione di massa in 45 minuti, ammettendo però di aver detto così nel suo intervento ai Comuni nel settembre 2002, anche se, ha precisato, “senza troppa enfasi”. L’enfasi la pose la stampa nel rilanciare l’affermazione che Blair ora non rinnega. L'ex premier ammette che avrebbe dovuto precisare di volersi riferire ad un uso interno e non internazionale. Poi cita l’11 settembre per dire che prima delle Torri Gemelle si pensava che Saddam Hussein - il cui regime definisce “brutale” - fosse un rischio, ma che dopo gli attentati la percezione di Usa e Gran Bretagna "cambiò drammaticamente”. Non era solo un attacco a questi due Paesi ma altri Paesi non avevano - spiega Blair - la stessa percezione. L'ex premier conferma di aver assicurato a Bush pieno appoggio alle sue scelte, con sanzioni, ispezioni e, se vi si fosse arrivati, con la forza militare”. Blair è arrivato con quasi due ore di anticipo ed è entrato da un ingresso secondario per evitare le centinaia di manifestanti riuniti. Uno di loro quando Blair ha cominciato a deporre ha iniziato a leggere nomi di civili e militari morti in Iraq.

     
    I talebani prendono tempo prima di rispondere all’invito di Karzai ai colloqui di pace
    I leader talebani decideranno a breve se partecipare ai colloqui di pace con il governo afghano, rispondendo così all'invito del presidente Karzai. Dopo nove anni di conflitto sanguinoso con la comunità afghana e internazionale, Karzai ha invitato i talebani a partecipare ad una 'loya jirgà, una conferenza di pace tra gli anziani delle tribù del Paese, nel tentativo di avviare un processo di pacificazione nazionale. Intanto, nell'Afghanistan meridionale, quattro uomini armati e con cintura esplosiva hanno ingaggiato questa mattina un conflitto a fuoco con le forze di sicurezza in un edificio. Dieci giorni fa, un gruppo di kamikaze ha attuato una serie di attacchi in contemporanea nel centro di Kabul.

    Attacco di Bin Laden su questioni climatiche
    Il capo di al Qaeda, Osama Bin Laden, attacca le nazioni industrializzate per i cambiamenti climatici. In un messaggio audio trasmesso dalla tv satellitare al Jazira, Bin Laden ha condannato esplicitamente gli Stati Uniti, in particolare l'ex presidente Bush, a suo dire colpevole di non aver aderito al Protocollo di Kyoto, e gli altri Paesi industrializzati perchè “responsabili” dei cambiamenti climatici del pianeta.

    Violentissima battaglia a Mogadiscio
    Una violentissima battaglia, probabilmente la più intensa dall'inizio dell'anno, è in corso dalla tarda serata di ieri a Mogadiscio. Al momento, sarebbero almeno una decina di morti, quasi tutti civili - tra loro, sembra, anche alcuni bimbi - e più di una ventina di feriti. Lo rendono noto siti somali concordi citando fonti ospedaliere e testimonianze dal posto. Secondo alcune agenzie, il presidente della Repubblica somala, Sharif Sheikh Ahmed, nonostante l'infuriare della battaglia avrebbe festeggiato il primo anno di mandato in compagnia di un centinaio di dignitari. Lo scontro è stato lanciato dagli Shabaab, il braccio armato somalo di al Qaeda, contro alcune guarnigioni dell'Amisom, i peacekeeper panafricani schierati dall'Unione Africana, che non riescono a bloccare l'avanzata degli integralisti islamici. Intanto, il sud del Paese è del tutto nella mani degli Shabaab, come buona parte del centro e dell'ovest, oltre al controllo praticamente completo di Mogadiscio. Il Governo federale di transizione (Tfg), pur avendo il pieno appoggio e riconoscimento internazionale, è debolissimo sul territorio.

    Debito pubblico e crisi tra le preoccupazioni emerse a Davos
    Ancora segnali contrastanti sulla ripresa dell’economia mondiale: provengono dal Forum economico mondiale di Davos, in Svizzera. A preoccupare maggiormente le economie occidentali è l’ampiezza del debito pubblico e l’efficacia delle misure messe in atto fino ad oggi per rilanciare i mercati. A proporsi come locomotiva dell’economia mondiale è stata la Cina che, invece, forte dei dati macroeconomici che la caratterizzano, ha rivendicato una maggiore attenzione da parte dell’Occidente. A Ugo Bertone, giornalista esperto di economia, Stefano Leszczynski ha chiesto se la Cina sia effettivamente in posizione di superiorità economica rispetto all’Occidente:

    R. – I numeri dicono che è così, perché sostanzialmente la Cina è cresciuta nell’ultimo trimestre del 10 per cento: ha immesso nell’economia 585 miliardi di dollari ed è riuscita, in questa fase, a evitare di finire coinvolta nel problema del suo maggior cliente, gli Stati Uniti d’America. Bisogna ora vedere se le cose continueranno ad andare avanti così. Quello che va detto è che in questo momento la Cina può far valere il suo peso anche in politica.

     
    D. – Se in politica la contrapposizione Occidente-Oriente è andata scemando, in economia sembra si faccia sempre più forte: tra l’altro, con un Occidente molto zoppo com'è quello di oggi in materia economia. Addirittura, nell’Unione Europea si è arrivati a rimettere in dubbio da alcune parti la validità della moneta unica…

     
    R. – Diciamo che, fortunatamente, la nascita e la crescita dell’euro hanno prodotto dei grandi significati economici. Basti pensare a come è profondamente cambiata la struttura economica del nostro Paese. In un momento un pò particolare come questo, il rischio sostanziale è che l’euro vada sotto pressione. Ci vuole un grande gesto politico.

     
    D. – Il presidente della Bce ha lanciato anche un altro grave allarme, quello relativo al debito degli Stati Uniti e dell’Unione Europa…

     
    R. – Io, obiettivamente, non vedo in questo momento prospettive di grande crescita. Sono abbastanza convinto che prima o poi rischiamo di affrontare una situazione finanziaria in cui qualcuno forse non ce la farà, perché siamo – da un certo punto di vista – obbligati ad andare d’accordo, obbligati ad essere altruisti. Cosa, questa, che non sempre può essere capita da democrazie che devono affrontare problemi elettorali e così via.

     
    Apertura ufficiale dell’Anno giudiziario in Italia
    Breve colloquio tra il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, ed il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, al termine dell’inaugurazione dell'anno giudiziario a Roma. Il capo dello Stato e il premier hanno lasciato insieme il luogo dove si è tenuta la cerimonia e si sono successivamente fermati per parlare per tre-quattro minuti, prima di lasciare il Palazzo della Cassazione. Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha detto che “riformare la giustizia serve all'Italia intera e serve farlo adesso senza indugi e senza tentennamenti”. Il ministro ha sottolineato la necessità, tra l'altro, di procedere alla separazione tra pm-giudici. E ha ribadito il rispetto per l'autonomia e l'indipendenza dei magistrati, aggiungendo tuttavia: “I giudici siano soggetti soltanto alla legge, ma la legge la fa il parlamento, libero, democratico, sovrano, espressione del popolo italiano”. Da parte sua, il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara, parlando con i giornalisti ha sottolineato: “La magistratura non è in conflitto con nessuno; noi non vogliamo lo scontro, diciamo basta ad un clima di aggressioni nei nostri confronti e chiediamo riforme nell'interesse di tutti, per l'efficienza del sistema”. Palamara ha ribadito così le ragioni per le quali i magistrati domani attueranno una manifestazione di protesta durante le cerimonie di inaugurazione dell'anno giudiziario nelle Corti d'appello.

    Sri Lanka
    Gli Stati Uniti hanno stabilito in Sri Lanka un canale di contatto con il candidato oppositore sconfitto Sarath Fonseka, dopo i timori per la sicurezza da lui manifestati, e sono pronti a prendere qualunque iniziativa utile. Lo scrive il quotidiano on line cingalese ColomboPage. Il giornale cita la risposta dell'assistente segretario nel Dipartimento di Stato, Philip Crowley, nel corso di una conferenza stampa ieri: “Siamo molto attenti alla situazione e siamo stati in contatto con il generale Fonseka attraverso la nostra ambasciata riguardo ai problemi di sicurezza intorno a lui”. “Il presidente (Mahinda Rajapaksa, ndr) - conclude Crowley - dopo la vittoria ha un’opportunità per andare avanti nel processo di riconciliazione cominciato e con la concessione di responsabilità alle province, e per la credibilità del Paese, una volta che il conflitto con le Tigri Tamil è terminato”. Fonseka, che ha una 'green card' concessagli dal governo statunitense, ha sostenuto che la sua vita è in pericolo dopo che tutto il dispositivo di sicurezza di cui disponeva gli è stato ritirato, e che meditava anche di chiedere temporaneamente asilo ad un Paese straniero (Usa, Gb o Australia) se non fosse che le autorità locali gli impediscono di lasciare il Paese.

    Brasile, 65 morti per le piogge torrenziali
    Le piogge torrenziali che si abbattono sullo Stato di San Paolo (sudest del Brasile) da dicembre, senza interruzione, hanno provocato la morte di 65 persone. Lo ha reso noto il governo dello Stato di San Paolo. Piove ininterrottamente da 37 giorni sulla città di San Paolo, metropoli con 11 milioni di abitanti, provocando l'inondazione di molte grandi arterie cittadine. Secondo l'Istituto nazionale di meteorologia, non si registra un gennaio così piovoso dal 1947. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 29

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