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Sommario del 28/01/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa alle Pontificie Accademie: promuovere un umanesimo cristiano che dia ragioni forti di vita e di speranza, soprattutto alle nuove generazioni
  • La Chiesa ricorda San Tommaso d'Aquino: fede e ragione ci mostrano che Dio è Amore
  • Altre udienze e nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Appello di mons. Tomasi: Haiti protagonista della ricostruzione
  • Obama: occupazione e riforma sanitaria al centro del discorso sullo stato dell'Unione
  • Svizzera: Forum economico mondiale a Davos
  • Convegno sul fine vita all'Università Cattolica di Roma
  • Ospedali e associazioni presentano a Roma un protocollo contro le violenze in famiglia
  • Legge, Spirito e libertà: incontro a Roma col priore di Bose Enzo Bianchi e il prof. Mario Caravale
  • Mostra al Vittoriano sul campo di sterminio nazista di Auschwitz-Birkenau
  • Chiesa e Società

  • Haiti: gli aiuti dei vescovi Usa e di Caritas Internationalis
  • Haiti: allarme Onu su traffico di bambini ed esecuzioni sommarie
  • Cuba: il cardinale Ortega celebra una Messa per i terremotati haitiani
  • La Chiesa in Malaysia: “c'è chi soffia sul fuoco del conflitto religioso”
  • Algeria: i vescovi cattolici condannano il saccheggio di una chiesa protestante
  • Vietnam: 400 famiglie cattoliche devono lasciare le case per far posto a un centro turistico
  • Sito di "Aiuto alla Chiesa che Soffre" per i cristiani perseguitati
  • Messaggio del patriarca Twal per la Giornata di preghiera per la Terra Santa
  • Studenti giordani, palestinesi e israeliani insieme dal Papa
  • Vittime e danni per alluvioni e frane nel sud del Perù
  • Convocati a maggio i rettori dei Santuari mariani del Sudamerica per riflettere sulla pietà popolare
  • Ecuador: in Amazzonia non sarà chiusa dalle autorità Radio Arutam
  • Sud Sudan: inaugurate le trasmissioni della “Good News FM” della diocesi di Rumbeck
  • Costa d’Avorio: conclusi i lavori dell'Assemblea plenaria dei vescovi
  • Irlanda: il cardinale Brady inaugura a Dublino la Settimana delle scuole cattoliche
  • Al Consiglio permanente Cei ricordata la Giornata della Memoria
  • Nasce in Italia la prima Biblioteca nazionale di Danza presso l’Accademia di Roma
  • 24 Ore nel Mondo

  • Afghanistan: alla conferenza di Londra mano tesa ai talebani moderati
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa alle Pontificie Accademie: promuovere un umanesimo cristiano che dia ragioni forti di vita e di speranza, soprattutto alle nuove generazioni

    ◊   Di fronte al relativismo che domina la cultura contemporanea, serve una formazione che promuova l’uomo nella sua integralità: è l’esortazione di Benedetto XVI rivolta ai membri delle Pontificie Accademie, ricevuti stamani in occasione della loro Seduta Pubblica, incentrata sul tema “La formazione teologica del presbitero”. Nell’ambito dell’evento, è stato consegnato il Premio delle Pontificie Accademie, a nome del Papa, al dr. John R. Mortensen, dell’Università americana di Cheyenne. L’indirizzo d’omaggio è stato rivolto dal presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, mons. Gianfranco Ravasi. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “L’odierna cultura – ha osservato Benedetto XVI - risente fortemente di una visione dominata dal relativismo e dal soggettivismo”. Ed ha denunciato quei “metodi e atteggiamenti talora superficiali e perfino banali, che danneggiano la serietà della ricerca e della riflessione”. Per questo, è stato il suo richiamo, si fa “urgente e necessario” ricreare le condizioni essenziali “di una reale capacità di approfondimento nello studio e nella ricerca”. In tale contesto, le Pontificie Accademie devono favorire una formazione “che promuova l’uomo nella sua integralità e completezza”:

     
    “Alla carenza di punti di riferimento ideali e morali, che penalizza particolarmente la convivenza civile e soprattutto la formazione delle giovani generazioni, deve corrispondere un’offerta ideale e pratica di valori e di verità, di ragioni forti di vita e di speranza, che possa e debba interessare tutti, soprattutto i giovani”.

     
    “Tale impegno – ha sottolineato – deve essere particolarmente cogente nell’ambito della formazione dei candidati al ministero ordinato, come esige l’Anno Sacerdotale e come conferma la felice scelta di dedicargli la vostra annuale Seduta Pubblica”. Il Papa ha così constatato che “la cultura contemporanea e, ancor più gli stessi credenti” sollecitano continuamente “la riflessione e l’azione della Chiesa nei vari ambiti in cui emergono nuove problematiche”, specie nella ricerca filosofica e teologica propria delle Pontificie Accademie:

     
    “In questi delicati spazi di ricerca e di impegno, siete chiamati a offrire un contributo qualificato, competente e appassionato, affinché tutta la Chiesa, e in particolare la Santa Sede, possa disporre di occasioni, di linguaggi e di mezzi adeguati per dialogare con le culture contemporanee e rispondere efficacemente alle domande e alle sfide che l’interpellano nei vari ambiti del sapere e dell’esperienza umana”.

     
    Ricordando l'incontro con gli artisti in Cappella Sistina, lo scorso 21 novembre, il Papa ha definito "delicato e importante" il "dialogo tra la fede cristiana e la creatività artistica". Nel loro compito, ha poi affermato, le Pontificie Accademie possono ispirarsi al modello, “sempre attuale”, di San Tommaso d’Aquino di cui ricorre oggi la memoria liturgica:

     
    “Egli, infatti, riuscì ad instaurare un confronto fruttuoso sia con il pensiero arabo, sia con quello ebraico del suo tempo, e, facendo tesoro della tradizione filosofica greca, produsse una straordinaria sintesi teologica, armonizzando pienamente la ragione e la fede”.

     
    Il “Doctor Angelicus”, ha soggiunto il Papa, “lasciò già nei suoi contemporanei un ricordo profondo e indelebile, proprio per la straordinaria finezza e acutezza della sua intelligenza e la grandezza e originalità del suo genio, oltre che per la luminosa santità della vita”. Fiduciosi nella possibilità della “ragione umana” e nella piena fedeltà all’immutabile deposito della fede, è stata la sua esortazione, occorre come fece San Tommaso d’Aquino, “attingere sempre alle ricchezze della Tradizione, nella costante ricerca della “verità delle cose”:

     
    “Per questo, è necessario che le Pontificie Accademie siano oggi più che mai Istituzioni vitali e vivaci, capaci di percepire acutamente sia le domande della società e delle culture, sia i bisogni e le attese della Chiesa, per offrire un adeguato e valido contributo e così promuovere, con tutte le energie ed i mezzi a disposizione, un autentico umanesimo cristiano”.

     
    Dal canto suo, mons. Ravasi - riprendendo un'immagine tratta dal Libro del Siracide - ha paragonato le sette Pontificie Accademie ad un arcobaleno multicolore, "le cui iridiscenze sono molteplici e variegate, ma insieme creano armonia".

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    La Chiesa ricorda San Tommaso d'Aquino: fede e ragione ci mostrano che Dio è Amore

    ◊   Oggi dunque, la Chiesa celebra la memoria di San Tommaso D’Aquino, grande teologo e filosofo del 1200, che ha cercato di presentare in modo organico le ragioni della fede cristiana. Ce ne parla Sergio Centofanti:

    Siate “sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi”: Tommaso d’Aquino, nella sua vita, ha cercato di seguire l’invito di San Pietro. La fede non è irragionevole, anzi – afferma Benedetto XVI – è l’opzione più razionale, più bella e più integralmente umana. In un tempo in cui la ragione sembra sempre più debole, incapace di andare oltre ciò che è verificabile nell’esperimento, San Tommaso – rileva il Papa - ci indica la strada per ridargli forza:

     
    “Secondo il pensiero di San Tommaso, la ragione umana, per così dire, ‘respira’: si muove, cioè, in un orizzonte ampio, aperto, dove può esprimere il meglio di sé. Quando invece l'uomo si riduce a pensare soltanto ad oggetti materiali e sperimentabili e si chiude ai grandi interrogativi sulla vita, su se stesso e su Dio, si impoverisce”. (Angelus del 28 gennaio 2007)

     
    Fede e ragione - afferma San Tommaso - sono necessarie a raggiungere la verità:

     
    “Quando è autentica la fede cristiana non mortifica la libertà e la ragione umana; ed allora, perché fede e ragione devono avere paura l'una dell'altra, se incontrandosi e dialogando possono esprimersi al meglio? La fede suppone la ragione e la perfeziona, e la ragione, illuminata dalla fede, trova la forza per elevarsi alla conoscenza di Dio e delle realtà spirituali. La ragione umana non perde nulla aprendosi ai contenuti di fede, anzi, questi richiedono la sua libera e consapevole adesione”. (Angelus del 28 gennaio 2007)

     
    La ragione ultima della fede cristiana – sottolinea San Tommaso - è che Dio è Amore e l’amore è l’unica cosa che dà senso pieno alla vita perché l'uomo è fatto per amare. Solo chi ama, conosce veramente. Poco prima di morire l’Aquinate vive un’esperienza mistica, appena un piccolo assaggio dell’amore di Dio, che gli fa esclamare, quando tutta l’Europa inneggia alla sua grandezza: “Tutto quello che ho scritto è solo paglia! Un semplice atto di amore merita la vita eterna”.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina anche alcuni presuli della Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles, in visita "ad Limina".

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Chunchon (Corea), presentata da mons. John Chang Yik, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Lucas Kim Woon-hoe, finora vescovo titolare di Vadesi ed ausiliare dell’arcidiocesi di Seoul.

    In Spagna, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Tui-Vigo presentata da mons. José Diéguez Reboredo, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Luis Quinteiro Fiuza, finora vescovo di Orense.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Tzaneen (Sud Africa), presentata da mons. Hugh Patrick Slattery, per raggiunti limiti di età. Gli succede il rev. João Noé Rodrigues, del clero di Witbank, Parroco di Sacred Heart ad Ackerville. Il rev. João Noé Rodrigues è nato a Cape Town l'8 marzo 1955. È stato ordinato sacerdote il 4 luglio 1982 ed incardinato nella diocesi di Witbank.

    Benedetto XVI ha nominato due ausiliari per l’arcidiocesi di Dar-es-Salaam (Tanzania): il rev. Eusebius Alfred Nzigilwa, del clero di Dar-es-Salaam, già rettore del Seminario Minore St. Mary’s a Visiga e il rev. Salutaris Melchior Libena, del clero di Mahenge, professore e direttore Spirituale presso il Seminario Maggiore St. Paul’s di Kipalapala. Al rev. Nzigilwa, è stata assegnata la sede titolare vescovile di Mozotcori e al rev. Libena, è stata assegnata la sede titolare vescovile di Sutunurca. Il rev. Salutaris Melchior Libena, è nato il 23 novembre 1963, nella parrocchia di Itete, distretto di Ulanga, diocesi di Mahenge. E’ stato ordinato per la Diocesi di Mahenge il 29 giugno 1991. Il rev. Eusebius Alfred Nzigilwa, è nato il 14 agosto 1966, nella città di Mwanza. È stato ordinato sacerdote il 23 giugno 1995, per l’arcidiocesi di Dar-es-Salaam.

    Il Papa ha annoverato tra i relatori della Congregazione delle Cause dei Santi padre Zdzisław Józef Kijas, dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, finora preside della Pontificia Facoltà Teologica "San Bonaventura" in Roma.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L’udienza di Benedetto XVI ai membri delle Accademie Pontificie

    Nell’informazione internazionale, il discorso del presidente Obama sullo stato dell’Unione: la sfida della crisi si risolve soltanto con la riforma finanziaria

    La grandezza senza lo smarrimento: il cardinale Bernard Francis Law per la presentazione di un volume sull’arte e sulla spiritualità nella Basilica di Santa Maria Maggiore

    Realtà storica e ossessione privata: Marco Testi sulla vita di Giovan Battista Piranesi

    Quando l’allegoria è una malattia: Roberto Radice sul concetto di logos dal materialismo stoico al cristianesimo

    Quel “giornalista virgola cattolico”: Arturo Colombo sull’ultimo libro postumo di Gaspare Barbiellini Amidei

    Quant’è barocca l’arte del Novecento: Stefania Zuliani sull’idea di barocco nella riflessione critica contemporanea

    Nell’informazione religiosa, un articolo di Marco Bellizi sull’appello dei vescovi statunitensi ad abbandonare le divisioni politiche a proposito del progetto di riforma sanitaria dell’Amministrazione Obama

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    Oggi in Primo Piano



    Appello di mons. Tomasi: Haiti protagonista della ricostruzione

    ◊   La crisi umanitaria di Haiti è stata al centro dell’intervento, alla sessione del Consiglio per i diritti umani sul Paese caraibico, dell’arcivescovo Silvano Tomasi, Rappresentante Permanente della Santa Sede all’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra. Gli aiuti internazionali per Haiti – ha detto il presule - devono rispondere al principio della sussidiarietà in modo da offrire al popolo haitiano la capacità di ricostruire il Paese e di assumersi responsabilità politiche e sociali. Molte organizzazioni non governative cattoliche – ha ricordato mons. Silvano Tomasi - hanno avviato programmi per la ricostruzione: la Caritas internationalis, ad esempio, ha ricevuto 33 milioni di dollari per finanziare diversi progetti. La Chiesa cattolica – ha aggiunto l’arcivescovo - continuerà in futuro ad assicurare il proprio sostegno attraverso istituzioni caritative in modo da rispondere ai bisogni più urgenti della popolazione. Ad Haiti, intanto, le operazioni di ricerca di eventuali sopravvissuti sono concluse ma è ancora concreta la speranza di trovare qualcuno ancora in vita: a Port-au-Prince una ragazza è stata salvata ieri tra le macerie, 15 giorni dopo la prima scossa. Sull’attuale situazione nel Paese caraibico ascoltiamo Beate Maaß, coordinatrice del Sovrano Ordine di Malta per l’emergenza ad Haiti, raggiunta telefonicamente a Port-au-Prince da Amedeo Lomonaco:

    R. – You can see that there’s...
    Si può vedere che c’è ancora un incredibile livello di distruzione a Port-au-Prince, ma anche nei dintorni. L’Ordine di Malta sta lavorando anche a Leogane, che è stata distrutta al 90 per cento. Allo stesso tempo, si può vedere che la situazione si sta normalizzando e durante il giorno sono accessibili alcune zone di Port-au-Prince gravemente colpite.

    D. – Verso quali direzioni è orientata l'azione dell'Ordine di Malta ad Haiti?

    R. – Order of Malta, …
    L’Ordine di Malta si è immediatamente attivato dopo il terremoto ed è arrivato con un team di medici. Abbiamo dei dottori che lavorano nell'ospedale a Port-au-Prince, struttura che è stata in parte distrutta, ma che è ancora funzionante. Alcuni medici hanno cominciato a lavorare a Port-au-Prince pochi giorni dopo la scossa del 12 gennaio. Siamo stati anche nella città di Leogane, dove stiamo promuovendo dei progetti in favore della popolazione. Stiamo cercando di attivare delle strutture di primaria assistenza medica. Ma le scosse di assestamento rappresentano un problema qui ad Haiti.

    D. – Si sono rivelati adeguati il coordinamento e il sistema di distribuzione degli aiuti da parte della comunità internazionale?

    R. – Of course, at first…
    All’inizio, nella prima settimana, è stato veramente difficile coordinare gli aiuti perché molte delle strutture erano state distrutte. Port-au-Prince è stata gravemente colpita, così come la rete di comunicazione e molte istituzioni locali. Questo ha reso tutto molto difficile all’inizio. Adesso, però, si può vedere giorno dopo giorno che lentamente il coordinamento sta migliorando. Noi siamo costantemente in contatto con le altre organizzazioni per sapere quello che stanno facendo e per non sovrapporci ai loro progetti.

    Sul drammatico scenario di Haiti si sofferma, al microfono di Claudio Cavallaro, la responsabile della comunicazione della Caritas Internationalis, Michelle Hough, appena rientrata da Port-au-Prince:

    R. – C’era una devastazione quasi totale e c’erano molte difficoltà. Ho trovato, però, gente molto dignitosa, riuscivano ad andare avanti.

     
    D. – Il governo, pochi giorni fa, ha scelto di interrompere le ricerche dei dispersi…

    R. – Io non ho capito perché abbiano preso questa decisione così presto, anche perché si continua a trovare delle persone vive. Ho letto che, se ci si trova sotto le macerie in posti dove c’è l’accesso ad un po’ di acqua, si può sopravvivere per settimane, anche per un mese. Questa decisione di interrompere le ricerche è certamente un fatto molto triste per tutte quelle persone che sperano di trovare i propri cari ancora vivi.

     
    D. – Quando lei ha lasciato Port-au-Prince in che fase erano i soccorsi?

    R. – Per quanto riguarda la Caritas, stavamo pianificando una distribuzione di cibo ed aiuti a 50 mila persone nell’arco di quattro giorni. Tutte le difficoltà si stavano sciogliendo. Si deve pensare che siamo soltanto a due settimane da quel terribile terremoto e che non è molto per garantire una sistemazione a tre milioni di persone. Sono condizioni di lavoro molto, molto difficili, per tutti.

     
    D. – C’è un’immagine, vista in questi giorni, che le rimarrà per sempre negli occhi?

    R. – Siamo andati a vedere una scuola. Erano esposte anche le foto dei bambini. Questo mi ha fatto realizzare e pensare che c’erano chiaramente molti, molti bambini dentro questa scuola, che sono ora seppelliti.

     
    D. – Tornerà ad Haiti?

    R. – Sì, vorrei tornare perché le persone che ho conosciuto sono state veramente magnifiche. Penso che meritino tutto il nostro sostegno e la nostra solidarietà.

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    Obama: occupazione e riforma sanitaria al centro del discorso sullo stato dell'Unione

    ◊   Un Obama ottimista quello apparso a Capitol Hill per l’atteso suo primo discorso sullo stato dell’Unione, ma anche realista sulle difficoltà che hanno vissuto gli Stati Uniti in questo ultimo anno. Crisi economica, disoccupazione, riforma sanitaria, i punti nevralgici dell’intervento. Il servizio di Elena Molinari:

    Fra le misure annunciate il presidente ha proposto un secondo piano di stimoli in aiuto della middle class: investimenti sui giovani, miliardi di dollari per le infrastrutture come treni ad alta velocità, aiuti alle famiglie che mantengono sia i figli che i nonni; ma anche il congelamento di stipendi per mille vip dell’amministrazione. Tutto per far capire alle famiglie americane che conosce le loro difficoltà nell’arrivare a fine mese e che intende mantenere la promessa fatta un anno fa e cioè che un altro milione e mezzo di disoccupati torneranno a lavorare nel 2010. Obama ha ammesso di aver commesso alcuni errori nel primo anno alla Casa Bianca, come quello appunto di essersi dedicato più a Wall Street che all’uomo della strada, anche se la crisi finanziaria lo richiedeva. Ma su un punto il capo della Casa Bianca non è stato disposto a fare marcia indietro: la riforma della sanità. Sebbene sia arenata in Senato, dopo la sconfitta elettorale in Massachusetts, e molti democratici ed elettori preferirebbero ormai metterla da parte, Obama intende andare avanti.

    Dunque, il presidente Obama non arretra di un passo – come lui stesso ha ammesso - nel proprio programma riformista, che include oltre alla sanità e alla finanza anche il mondo della scuola. Barack Obama, a un anno dal suo insediamento, chiede ancora la fiducia ad un elettorato che appare deluso nelle proprie aspettative. Stefano Leszczynski ne ha parlato con Paolo Mastrolilli, esperto di politica statunitense per il quotidiano La Stampa:

    R. – Il presidente aveva la necessità, naturalmente, di far capire agli americani che ha compreso quali sono le loro difficoltà, quali sono i loro problemi, le loro perplessità nei confronti della sua presidenza. Umori che si sono espressi in particolare con il recente voto in Massachusetts, dove i democratici hanno perso un seggio fondamentale al Senato per realizzare appunto i progetti di riforma del presidente. Nello stesso tempo, però, se avesse cambiato completamente direzione nel giro di un anno dall’inizio della sua presidenza avrebbe dato l’impressione che neanche lui credeva nei programmi con i quali si era candidato. Quindi, ha cercato di fare questa operazione di equilibrismo: da una parte riconoscere i propri errori, i limiti della sua presidenza e, dall’altra, però, confermare la bontà dei suoi programmi e la necessità da parte dei politici di Washington, democratici e repubblicani, di collaborare per realizzare quelle riforme che, secondo lui, sono necessarie per far ripartire la macchina economica americana.

     
    D. – Obama ha incassato il pieno appoggio del presidente della Fed, Bernanke. Questo significa qualcosa?

     
    R. – Naturalmente Obama e Bernanke sono sulla stessa barca, nel senso che hanno affrontato insieme la crisi economica con un piano condiviso. La loro necessità, a questo punto, è convincere i legislatori a guardare alle necessità del Paese e quindi intervenire soprattutto sulla questione dell’occupazione, facendo degli interventi, che ancora sono possibili, per favorire il credito, per favorire la ripresa dell’attività economica e, allo stesso tempo, spingendoli a fare questa riforma epocale, che, secondo Obama, è assolutamente necessaria: la riforma della sanità. Da una parte, garantirebbe gli americani che ancora non hanno l’assistenza, e, dall’altro, a suo avviso, favorirebbe forse anche l’attività economica nel Paese.

     
    D. – Uno degli auspici del presidente è quello di un inizio della contrazione della disoccupazione nel corso del 2010: un argomento molto delicato e molto pericoloso se dovesse fallire...

    R. – Sì, questo è stato un po’ il problema di tutta quanta la presidenza Obama, cioè le altissime aspettative, che c’erano quando è stato eletto, che è difficile realizzare. In particolare, per quanto riguarda l’occupazione, lui ha parlato di alcuni interventi che è possibile fare; ha chiesto ai legislatori di immaginare un nuovo stimolo per l’economia. Il problema è che appunto, su questi temi, i poteri di un presidente sono relativamente limitati, nel senso che lui non può semplicemente con un tratto di penna annullare la disoccupazione.

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    Svizzera: Forum economico mondiale a Davos

    ◊   Secondo giorno di lavori a Davos, in Svizzera, dove da ieri economisti, politici e imprenditori sono riuniti per discutere di riforma del sistema finanziario globale ma anche di cambiamenti climatici. “Ripensare, riprogettare e ricostruire” è il tema dell’edizione odierna, chiamata a proporre soluzioni dopo la crisi economica mondiale. Ieri nel suo intervento il presidente francese Sarkozy ha evidenziato come la crisi sia stata dettata soprattutto dalla “perdita di valori e di punti di riferimento”. Federico Piana ha parlato del vertice di Davos con l’economista Alessandro Marangoni, docente all’Università Bocconi di Milano, e con Andrea Olivero, presidente nazionale delle Acli. Ascoltiamo Andrea Olivero:

    R. – La crisi ha messo sotto gli occhi di tutti il fatto che le grandi questioni, le grandi scelte hanno un’immediata ricaduta sociale e la drammaticità di questa impone anche a tutti quanti di essere più saggi e più prudenti. Molte volte da Davos ci sono arrivati dei segnali che poi in realtà sono stati clamorosamente smentiti dai fatti veri e quindi questa volta la responsabilità di chi c’è è quella di andare davvero a indicare qualche strada percorribile.

     
    D. – Prof. Marangoni, si è detto che bisogna rimettere mano alla finanza mondiale. Ma in che modo, secondo lei, bisogna farlo visto che in questi anni è stata un po’ fallace e ha pensato più ai suoi profitti piuttosto che all’economia reale?

     
    R. – E’ proprio di questi giorni la notizia che anche in Italia verrà reso obbligatorio per le società quotate pubblicare i compensi dei top manager. Sembra un dettaglio, in realtà è un dettaglio rivelatore dell’approccio e del clima generale. Sicuramente è necessario ripensare come approcciare e come utilizzare questi meccanismi non per arricchire alcuni ma per creare valore per tutti. Da questo punto di vista l’economia è un motore straordinario di creazione e di ricchezza e come è stato evidenziato anche nell’ultima Enciclica Caritas in veritate il problema non è solamente come crearlo ma è anche come distribuirlo perché poi lo stesso mercato possa funzionare al meglio.

     
    D. – Andrea Olivero, molti governi hanno dichiarato che è necessario più controllo sulle banche ma naturalmente le banche si sono dette contrarie a questo maggior controllo. Lei cosa ne pensa?

     
    R. – Le regole non le deve dare lo stesso mondo economico a se stesso. Noi crediamo che ci sia da questo punto di vista una responsabilità chiara e forte della politica e questa crisi ci ha messo sotto gli occhi il fatto che quando poi i disastri vengono fatti qualcuno è chiamato a pagare ed è comunque la società nella sua interezza e noi non possiamo più accettare la logica per cui i profitti vanno ad alcuni e i costi, a fronte dei disastri che si compiono, invece vengono distribuiti tra tutti e in particolare vanno ad incidere rispetto poi alle fasce più deboli della popolazione, questo è il punto chiaro. Allora credo che la politica in questo caso debba imporsi. Se oggi non si fanno quelle riforme che sono state tanto promesse quando la crisi era particolarmente evidente noi rischiamo di ritornare esattamente nella condizione precedente. Noi abbiamo, invece, bisogno di una modifica di questo sistema che vada in profondità e che garantisca effettivamente che non si ripetano fatti come quelli.

     
    D. – Prof. Marangoni, Benedetto XVI nella Caritas in veritate dice che è sostenibile solo uno sviluppo che rispetti la creazione e che non danneggi l’ambiente e nel messaggio per la Giornata mondiale della pace di quest’anno ha sottolineato che la costruzione di una pace solida è legata al rispetto del creato…

     
    R. - Questo secondo me è sicuramente un tema centrale: il problema richiede regole globali e una messa in comune di tutta una serie di riflessioni. La questione ambientale, le energie rinnovabili, la tutela delle risorse naturali devono rappresentare una fonte di ricchezza, non una fonte di problemi. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Convegno sul fine vita all'Università Cattolica di Roma

    ◊   Ribadire la dignità della persona umana e il valore fondamentale della vita. Prendersi cura, fino alla fine, di chi è provato dalla malattia. È il messaggio emerso dall’incontro organizzato ieri dal Movimento per la Vita all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma per riflettere sul fine vita a un anno dalla morte di Eluana Englaro e mentre procedono i lavori del Parlamento sul disegno di legge relativo al cosiddetto testamento biologico. Una tavola rotonda che ha inaugurato la serie di eventi previsti per celebrare la trentaduesima Giornata per la vita proclamata dai vescovi italiani per il 7 febbraio. Linda Giannattasio.

     
    Prima di tutto la vita. Prendersi cura, fino alla fine. Attorno a queste parole, si è voluto approfondire il tema del fine vita attraverso un unico filo conduttore che è la condivisione, la presa in carico di chi è provato dalla malattia. Tanti gli argomenti sul tavolo, a partire dal senso della sofferenza, fino alle difficoltà del medico e alle polemiche riguardanti l’interruzione di alimentazione e idratazione. Su questo tema ascoltiamo il prof. Rodolfo Proietti, ordinario di anestesia e rianimazione all’Università Cattolica:

    “Bisogna distinguere se la morte è causata dall’evoluzione della malattia o se la morte è direttamente causata dalla sospensione delle cure, in questo caso – e questo è il caso della sospensione della nutrizione e dell’idratazione che direttamente provoca la morte e non l’evoluzione della malattia – noi parliamo di vera e propria eutanasia”.

    Il convegno si è poi occupato del ddl sul fine vita in discussione alla Camera. Il testo tra l’altro stabilisce che un individuo non possa dichiarare di rifiutare idratazione e alimentazione nel caso si trovasse in condizione di incoscienza. Quali dunque i punti cardine che una legge su questi temi dovrebbe includere? Ascoltiamo Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita:

    “A parte il punto già ricordato, le due questioni irrinunciabili sono le seguenti: primo, l’attualità dell’eventuale dissenso: se io ho perso la coscienza, non si può tener conto di ciò che ho detto chissà quando e chissà come, perché non conoscevo la situazione esistenziale nella quale mi sarei trovato. Secondo punto è il non vincolo per il medico. Il medico non è un esecutore di ordini altrui, ma è uno che, giustamente, deve, insieme al malato, scegliere la terapia migliore.”

     
    Una tavola rotonda che non ha tralasciato infine l’importanza di accompagnare il malato nell’ultimo periodo della sua vita e di stare accanto alla sua famiglia, come sottolinea Adriana Turriziani, primario dell’Hospice oncologico del policlinico Gemelli:

     
    “Un malato grave, un malato in fase terminale, un malato in evoluzione, ha sempre bisogno di sentirsi preso in carico e assistito in modo globale, nella globalità del suo dolore, nel suo dolore totale: il che vuol dire dolore fisico, esistenziale, psicologico, spirituale. E le cure palliative, i principi e la filosofia dell’Hospice hanno tra i propri obiettivi aiutare il malato in questo senso, prendersi carico della persona, non solo della malattia”.

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    Ospedali e associazioni presentano a Roma un protocollo contro le violenze in famiglia

    ◊   Fare rete per dare una risposta condivisa al problema della violenza familiare. E’ l’obiettivo del protocollo d’intesa siglato da istituzioni, ospedali e centri antiviolenza per donne e minori, presentato ieri a Roma nell’ambito di un convegno sul tema presso l’ospedale San Giovanni Calibita Fatebenefratelli. Fra i firmatari dell’accordo anche gli ospedali San Gallicano e Bambino Gesù, i Policlinici Umberto I e Tor Vergata, il Tribunale di Roma, la Questura e la Prefettura di Roma. C’era per noi Claudia Di Lorenzi:

    Riecheggia fra le mura domestiche, continuo e assordante, il grido silenzioso di figli, madri e mogli vittime di violenza familiare. Una richiesta d’aiuto che raramente ottiene risposta, confinata da paure e sensi di colpa fra le pareti di casa, che da luogo sicuro per eccellenza si trasforma in teatro di abusi e persecuzioni. Un fenomeno sottostimato quello della violenza familiare, che solo per il 5% trova denuncia in atti giudiziari o nei verbali delle forze dell’ordine e degli operatori sanitari, e che sollecita un più efficace intervento da parte di istituzioni ed enti competenti. Una richiesta a cui si fanno incontro oggi il Tribunale di Roma, gli ospedali e le associazioni antiviolenza presenti sul territorio, firmatari di un Protocollo d’intesa che individua un percorso operativo condiviso. Il dottor Alberto Bellelli, responsabile del progetto presso l’ospedale Fatebenefratelli:

     
    “Il problema della violenza non è solo quello della violenza sessuale o della violenza fisica, ma esistono tante altre forme di violenza come la violenza psicologica, il ricatto nei confronti dei figli, del convivente. Le figure che devono trovare la risposta sono gli assistenti sociali, i medici, le istituzioni. Ci siamo resi conto che le difficoltà erano l’interazione, la capacità di aprirsi, la capacità di confessare il vissuto, di avere la forza di reazioni e di non annullarsi di fronte al violente. Dall’altra c’è una lacuna con le istituzioni, perché molto spesso le donne che hanno subito questi atti reiteravano delle denunce, che non avevano poi alcun seguito dal punto di vista giudiziario”.

     
    Problematiche fronteggiate con interventi su più fronti. Ancora il dottor Bellelli:

     
    “Facendo intanto degli incontri di formazione e facendo incontrare i magistrati con i medici. Quello che noi abbiamo fatto è di creare un ambulatorio, che abbiamo chiamato ‘L’approdo’. In questo ambulatorio si trovano diversi specialisti (ginecologi, radiologi, psicologi ed assistenti sociali) ed è stato disegnato un percorso di incontri. Al termine di questo itinerario si è visto che ci sono delle modificazioni nell’atteggiamento della persona nei confronti del vissuto, nella capacità di andare avanti e di programmare nuovamente la propria vita”.

     
    Interventi rafforzati dalla sinergia con gli organismi giudiziari, promotori, nell’ambito dell’accordo, di nuove strategie operative. Ce ne parla il presidente del Tribunale di Roma, Paolo De Fiore:

     
    “C’è un maggior coordinamento, c’è una presa di coscienza dell’importanza di questi problemi, c’è la creazione di un nucleo di polizia giudiziaria presso il Tribunale specializzato anche per questo tipo di interventi. Il Tribunale di Roma può dare il contributo di una maggiore velocizzazione, di dare un canale preferenziale a questo tipo di giudizi e poi soprattutto una cognizione da parte di giudici che siano specializzati, perché occorre che il giudice conosca la situazione sociale in cui queste forme si collocano”.

     
    Una specializzazione che intende favorire un approccio culturale nuovo al dramma della violenza familiare, che promuova una più puntuale conoscenza del fenomeno e consenta una tutela più efficace delle vittime e insieme accresca la capacità di prevenzione.

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    Legge, Spirito e libertà: incontro a Roma col priore di Bose Enzo Bianchi e il prof. Mario Caravale

    ◊   Riaffermare l’importanza del diritto nella vita di ogni uomo, ma anche mettere in luce il ruolo fondamentale dei cristiani per rispondere efficacemente alle sfide della società odierna. E’ questo l’obiettivo al centro dell’incontro che si svolgerà questa sera presso il Teatro Argentina tra Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose, e Mario Caravale preside della Facoltà di giurisprudenza a “La Sapienza” di Roma. Tema del dibattito: “Legge, Spirito e Libertà”. Cecilia Seppia ne ha parlato con lo stesso Enzo Bianchi:

    R. – Indubbiamente, all’interno del cristianesimo, “legge”, “spirito” e “libertà” sono tre temi - direi - che si incrociano costantemente. Innanzitutto c’è il termine “legge”, o meglio ancora “insegnamento”, come indica la parola ebraica “torah”, che è quella che viene riassunta nei Comandamenti di Dio. Nello stesso tempo, però, Gesù chiede di andare oltre la legge: non è che lui annulli la legge, non è che lui la svuoti, però dice che la legge di per sé non basta e che occorre soprattutto l’aiuto dello Spirito perché noi riusciamo a vivere la legge, l’insegnamento di Dio col nostro cuore. Ecco, allora, la dinamica che si apre alla libertà, per cui a questo punto il cristiano non è più sotto la legge nel senso che gli grava sulle sue spalle come se fosse un insieme di precetti che lui deve vivere come legge, ma proprio perché ha fatto sua questa volontà di Dio, la vive allora nella libertà.

     
    D. – Dunque possiamo affermare che non c’è antitesi ma continuità tra questi temi...

     
    R. – Nel cristianesimo direi che c’è un grosso legame e non si possono mettere antitesi. La libertà può diventare libertinaggio, la legge può diventare insieme di prescrizioni legalistiche e lo spirito può diventare un’anarchia, ma se sono vissuti l’uno con l’altro, noi abbiamo quello spazio cristiano in cui è possibile vivere l’insegnamento di Dio, con l’aiuto della grazia, da parte del cristiano in una grande libertà di spirito.

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    Mostra al Vittoriano sul campo di sterminio nazista di Auschwitz-Birkenau

    ◊   70 anni fa veniva aperto il campo di concentramento di Auschwitz, 65 anni fa veniva liberato il complesso di Auschwitz-Birkenau. Al Vittoriano di Roma, in occasione della Giornata della memoria, è stata inaugurata ieri una Mostra dedicata al campo di sterminio e al suo ruolo nel processo di distruzione degli ebrei in Europa. Il servizio è di Francesca Sabatinelli:

    (musica)

     
    Nei 5 anni in cui il complesso di Auschwitz-Birkenau rimase aperto fu trucidato un numero di ebrei che gli storici oggi calcolano tra il milione ed il milione e mezzo. E già queste cifre da sole spiegano il ruolo centrale che il complesso ebbe all’interno della soluzione finale contro gli ebrei voluta da Hitler. Perché ritenuti il nemico principale della Germania nazionalsocialista, nemico da perseguitare assieme agli oppositori politici, agli omosessuali, ai rom, ai sinti. Marcello Pezzetti, storico e curatore della Mostra

     
    “Gli ebrei sono stati portati a Birkenau solo per il fatto di essere nati tali, perché sono biologicamente – secondo i nazisti – inferiori ed un pericolo da eliminare, così come i sinti e i rom. Non devono essere rieducati, non devono essere puniti, non devono essere sfruttati attraverso il lavoro; devono essere eliminati. Birkenau è l’edificazione, la realizzazione di un’utopia negativa, quella nazista. La mostra vuole indicare dove può portare un'ideologia di questo tipo”.
     
    In esposizione fotografie, mappe del campo, piani di costruzione dei crematori, filmati, lettere, diari, vestiti dei prigionieri, i piccoli oggetti usati nel campo, materiale inedito o mai presentato in Italia. Sette sezioni tematiche cronologiche che ripercorrono la storia e l’evoluzione del sistema concentrazionario e della persecuzione degli ebrei, partendo dal sistema delle deportazioni, per arrivare alle tecnologie e metodologie della messa a morte, le camere a gas, i crematori, la bruciatura dei cadaveri. Una Mostra che presenta il punto di vista delle vittime e dei carnefici, un percorso che giunge fino al dopo, alla sorte dei persecutori, ai processi ai nazisti svoltisi in Polonia e nella Germania negli anni ‘60 e ‘70. Ciò che è stato va ricordato e studiato. Una difesa della memoria per contrastare il risorgere di forme di intolleranza, così come per rispondere a chi ancora oggi nega quella che fu una vera catastrofe nella civiltà umana. Ancora Pezzetti:

     
    “Se uno va nella sezioni dei crematori e vede tutta la documentazione, le fatture sull’acquisto del gas, la costruzione dei crematori; un armamentario infinito di documentazioni che i nazisti hanno fatto, basta andarli a prendere, basta leggerli. C’è un solo metodo per combattere il negazionismo: fare storia e farla bene, perché la storia parla, i nazisti hanno parlato e basterebbe, quindi, ascoltarli.
     (musica)

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    Chiesa e Società



    Haiti: gli aiuti dei vescovi Usa e di Caritas Internationalis

    ◊   “I problemi che gravano sulla Chiesa di Haiti saranno al centro della nostra attività per i prossimi mesi ed anni”. Lo ha dichiarato all’agenzia Catholic News Service mons. José Horacio Gómez, arcivescovo di San Antonio e responsabile del Comitato sulla diversità culturale nella Chiesa della Conferenza episcopale statunitense. Come riporta “L’Osservatore Romano”, il presule ha ricordato le forti perdite di vite fra i sacerdoti, i religiosi, i seminaristi ed i laici di Haiti e la completa distruzione di due cattedrali, oltre ai danni più o meno gravi subiti da altre cinque chiese maggiori, da numerose parrocchie, seminari, conventi, scuole e dalla radio cattolica. La Chiesa degli Stati Uniti, tramite il Catholic Relief Service, è in prima linea nel coordinare gli aiuti nell’isola caraibica. In tutto il Paese sono state promosse numerose iniziative di solidarietà nelle comunità parrocchiali locali. Negli Usa, inoltre, all’impegno dei cattolici si unisce anche quello dei cristiani delle varie confessioni. Prosegue, quindi, con il massimo degli sforzi, l’opera di sostegno agli haitiani da parte degli organismi ecclesiali. In particolare, la rete della Caritas Internationalis ha finora raccolto donazioni pari a 45 milioni di euro, mentre dalla Caritas italiana sono stati messi a disposizione 550.000 euro per la prima fase di emergenza, ma si tratta, come si precisa in un comunicato, “solo del primo passo di un impegno pluriennale”. Intanto, nel campo di soccorso di Petionville Club, uno dei più grandi nella capitale Port-au-Prince, gli operatori della Caritas di Haiti e del Catholic Relief Service stanno distribuendo cibo ed altri beni di prima necessità con tagliandi da consegnare alle persone per ricevere la loro porzione giornaliera di alimenti e per evitare soprusi ed altre violenze. (F.C.)

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    Haiti: allarme Onu su traffico di bambini ed esecuzioni sommarie

    ◊   L’Onu rilancia l’allarme su possibili traffici di bambini ad Haiti a causa della caotica situazione di emergenza del dopo-terremoto nel Paese caraibico. La denuncia è del vicedirettore del Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia (Unicef), Dermot Carty. "La situazione attuale ad Haiti – ha dichiarato - è un vantaggio per i trafficanti, che negoziano le adozioni illegali e per altri che vogliono approfittare della situazione per portare i bambini fuori dal Paese". Carty ha sottolineato che sono già state avviate indagini sulla questione. Preoccupato anche l'Alto Commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay, che in un messaggio inviato al Consiglio - riunito a Ginevra in sessione straordinaria per Haiti - esprime il suo timore che i criminali fuggiti dalle carceri haitiane possano compiere atti violenti. Per altro verso vi sono voci raccolte - riferisce la Pillay – di esecuzioni sommarie di sospetti criminali eseguite da folle inferocite. "Basandoci sulle lezioni del passato, dobbiamo prevenire e controllare queste violazioni che generalmente avvengono dopo le catastrofi", ha dichiarato l'Alto Commissario. (R.G.)

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    Cuba: il cardinale Ortega celebra una Messa per i terremotati haitiani

    ◊   Martedì scorso, a L’Avana si è avuta una nuova dimostrazione dell’immensa generosità con la quale il popolo cubano, le sue autorità e le sue Chiese, in particolare quella cattolica, si è mobilitata in soccorso e sostegno delle vittime della tragedia haitiana. Poco ore dopo il terremoto che ha distrutto buona parte di Haiti il cardinale Jaime Ortega, arcivescovo de L’Avana e presidente della Caritas cubana, ha lanciato un primo appello per muoversi in sostegno degli haitiani e la stessa Caritas è stata fra le prime a spedire aiuti ad Haiti. D’allora sino ad oggi sono proseguite le azioni di tutte le diocesi cubane e molti operatori cattolici si sono arruolati fra i volontari che le autorità di Cuba hanno inviato per le opere di primo soccorso. Martedì scorso, nella cattedrale metropolitana de L’Avana, il cardinale Ortega insieme con uno dei suoi vescovi ausiliari, mons. Alfed Petit, ha celebrato una Santa Messa per le vittime del terremoto in Haiti e per i feriti, nonché per le migliaia di famiglie che hanno perso tutto. Al rito religioso, con la presenza solidale di centinanti di fedeli, hanno preso parte l’ambasciatore haitiano Jean Victor Jeneus, il vice ministro degli Affari esteri di Cuba Rogelio Sierra, Caridad Diego, responsabile del dipartimento per gli Affari religiosi del Partito comunista e la totalità del Corpo diplomatico accreditato nella capitale dell’isola. “Ci siamo riuniti qui perché profondamente colpiti dalle sofferenze del nostro caro e fraterno popolo di Haiti”, ha detto nella sua omelia il cardinale Jaime Ortega che poi ha ricordato che “il primo impatto subito dai cubani dopo la notizia della tragedia” si è poi gradualmente trasformato “in preoccupazione, tanta tristezza, e dolore condiviso”. D’altra parte, ha aggiunto il porporato, tutto ciò “si è anche trasformato in solidarietà che si è espressa subito con i medici cubani che erano presenti ad Haiti prima del terremoto” e che sono stati i “primi a dare aiuto e soccorso”. Infine, il cardinale Ortega ha voluto ricordare con profondo dolore e costernazione la morte dell’arcivescovo di Port au Prince mons. Joseph Serge Miot, così come la scomparsa di tanti “sacerdoti, religiosi, religiose e seminaristi”. Il porporato ha chiesto una speciale preghiera per tutti loro e per concludere ha affidato alla Patrona degli haitiani, la Madonna del Perpetuo Soccorso, l’intero popolo haitiano in quest’ora di prova e sofferenza”. (A cura di Luis Badilla)

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    La Chiesa in Malaysia: “c'è chi soffia sul fuoco del conflitto religioso”

    ◊   In Malaysia alcuni individui o gruppi di provocatori cercano di soffiare sul fuoco del conflitto religioso. Il copione è noto: si colpiscono e si profanano i luoghi di culto e i simboli che sono più cari ai sentimenti dei credenti per scatenare una reazione e accendere la miccia dello scontro. La stessa dinamica si è verificata in passato in Indonesia, in Nigeria, in India e in atri contesti, dove episodi di atti vandalici hanno innescato reazioni violente, degenerate in conflitto aperto fra comunità, con morti e feriti. “Si teme, ora, che individui o gruppi di estremisti cerchino di fomentare l’odio interreligioso anche in Malaysia, sfruttando il caso del controverso utilizzo del nome Allah per i non musulmani”, dice all’agenzia Fides fra Augustine Julian, segretario della Conferenza episcopale della Malaysia, Singapore e Brunei. Dopo gli atti vandalici contro 11 chiese, un tempio sikh, tre moschee e due aule di preghiera musulmane – episodi avvenuti fra l’8 e il 27 gennaio – il Ministro degli Interni malaysiano, Seri Hishammuddin Hussein, è intervenuto pubblicamente chiedendo alla popolazione, di avere pazienza e di attendere la ricerca dei colpevoli. “Siamo molto determinati. Sospetto che vi sia lo scopo di portare il Paese nel caos. Vogliono scontri fra comunità di diversa etnia e religione”, ha detto il Ministro. “Siamo comunque confortati dal fatto che l’opinione pubblica condanna fortemente questi atti e non sembra seguire i provocatori. La situazione è sotto controllo”, nota a Fides fra Julian. Esprimendo solidarietà alla comunità islamica, il “Malaysian Consultative Council of Buddhism, Christianity, Hinduism, Sikhism and Taoism”, organismo che promuove il dialogo interreligioso, ha ricordato che “ogni violenza contro un luogo di culto è un peccato gravissimo”. “Il fine di tali atti è provocare uno scontro fra le comunità religiose nel Paese. Ma tutti i cittadini che amano la legalità e la pace non devono consentire che questo avvenga. Restiamo uniti”, recita un comunicato inviato all’agenzia Fides. Intanto, per la vicenda sull’utilizzo del nome Allah, il governo ha fatto trapelare la sua disponibilità a trovare una soluzione negoziale con la Chiesa cattolica, senza continuare nella battaglia giudiziaria. Si attende ora l’incontro fra il Primo Ministro Najib Razak e l’arcivescovo di Kuala Lumpur, mons. Murphy Pakiam, che potrebbe essere decisivo per sbloccare la situazione. (R.P.)

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    Algeria: i vescovi cattolici condannano il saccheggio di una chiesa protestante

    ◊   “Grande pena” è stata espressa dai vescovi cattolici di Algeria, in seguito al saccheggio e all’incendio del Santuario della comunità protestante Tafat, a Tizi-Ouzou. Nel corso del loro incontro ad Algeri il 24-25 gennaio, - riferisce l'agenzia Sir - mons. Ghaleb Bader, arcivescovo di Algeri, mons. Alphonse Georger, vescovo di Orano, mons. Claude Rault, vescovo di Laghouat-Ghardaia e mons. Paul Desfarges, vescovo di Constantina, hanno analizzato “la grave situazione vissuta da alcuni cristiani algerini”. In un comunicato i presuli si dicono “molto preoccupati degli ostacoli frapposti alla pratica del culto cristiano” e “indignati davanti alla profanazione di simboli cristiani così come musulmani”. Per questo esprimono la loro “vicinanza e fraternità ai fratelli e sorelle aggredite” riaffermando “la loro fiducia e speranza che il cammino di convivenza e rispetto possa continuare. Dio – conclude la nota – ci invita tutti all’amore fraterno per il bene del popolo algerino”. (R.P.)

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    Vietnam: 400 famiglie cattoliche devono lasciare le case per far posto a un centro turistico

    ◊   Sono 400 le famiglie cattoliche (circa duemila persone) che stanno tentando di evitare l’abbattimento delle loro case, deciso dalle autorità locali per creare sul terreno così liberato una struttura turistica di lusso. Ieri, centinaia di agenti in borghese e in tenuta antisommossa, sono stati schierati intorno alla parrocchia di Con Dau per proteggere l’opera di demolizione. La parrocchia - riferisce l'agenzia AsiaNews - sorge a Hoa Xuan, nel distretto di Cam Le e le 400 famiglie abitano in un’area di 400 ettari, che le autorità di Danang vogliono destinata al progetto ecoturistico di Hoa Xuna. I fedeli si trovano di fronte al problema di far fronte a un progetto che lascerebbe padre Emmanuel Nguyen Tan Luc parroco di una chiesa senza parrocchiani. “La nostra parrocchia – dice il sacerdote – si sta preparando a festeggiare, ad agosto, i 135 anni della prima conversione al cattolicesimo e gli 80 della sua esistenza”. Thai Van Lien, presidente del consiglio parrocchiale, racconta di aver saputo del progetto dell’abbattimento e dello spostamento della parrocchia in un posto diverso due anni fa. Secondo il progetto, la zona dovrebbe essere trasformata con la costruzione di edifici del valore di molti milioni di dollari. Con la crescita vertigionosa del valore dei terreni, seguita all’adozione dell’economia di mercato, le autorità non vogliono perdere tempo nell’allontanamento dei residenti dalle loro case, in cambio di un risarcimento nominale, del tutto insufficiente a permettere di ricostruire altrove la propria vita. I parrocchiani hanno rivolto un appello urgente alle massime autortà vietnamite e al Parlamento, chiedendo di fermare la distruzione delle loro case per creare un’attrazione turistica. (R.P.)

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    Sito di "Aiuto alla Chiesa che Soffre" per i cristiani perseguitati

    ◊   “Dove Dio piange”. È il sito dedicato ai cristiani perseguitati nel mondo e lanciato il 25 gennaio da “Aiuto alla Chiesa che soffre” in collaborazione con il “Catholic Radio and Television Network” (Crtn). Come riporta l’agenzia Sir, il sito raccoglie diverse fonti offrendo, tra le altre cose, anche interviste con cardinali, vescovi, sacerdoti, missionari e laici che lavorano nelle zone delle persecuzioni. Ogni mese, inoltre, vi sarà un reportage su Paesi in cui continuano gli attacchi contro i cristiani. Per Mark Riedemann, direttore del Crtn, “Dove Dio piange” “offre un’importante opportunità per le persone che vogliono conoscere maggiormente le sofferenze patite dai cristiani nel mondo”. “Le persecuzioni – ha aggiunto Riedemann – sono in aumento e quelle contro i cristiani in particolare, al punto che in alcuni Paesi è a rischio la stessa sopravvivenza della Chiesa”. Anche per questo motivo nel sito ( ) è presente una sezione per sostenere i progetti di “Aiuto alla Chiesa che soffre”. (F.C.)

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    Messaggio del patriarca Twal per la Giornata di preghiera per la Terra Santa

    ◊   La forza della preghiera per invocare la pace in Terra Santa. In un messaggio per la 2ª Giornata internazionale di intercessione per la pace in Terra Santa, che si celebrerà il 31 gennaio in più di 500 città del mondo, il patriarca latino di Gerusalemme ha rilanciato il suo appello “per una sincera ed intensa preghiera per il dono della pace”. Citando le parole di Benedetto XVI, nel suo viaggio in Terra Santa a maggio del 2009, mons. Twal - riferisce l'agenzia Sir - si dice convinto che “Dio ascolta e agisce nella storia. Per questo, non può che essere motivo di speranza e di fiducia ogni iniziativa in cui, uniti insieme nella preghiera con un'intenzione particolare, ci rivolgiamo a Dio come suoi figli. La preghiera comunitaria ha una particolare forza”. “Grazie a tutti voi, in modo particolare voi giovani, che senza esitare e con molta generosità vi riunirete, in tante parti del mondo, per 24 ore consecutive nella preghiera, in momenti di silenziosa adorazione davanti a Gesù Eucarestia, nelle celebrazioni eucaristiche, al fine di implorare questo dono, tanto prezioso quanto fragile, che è la pace”. La Giornata di domenica è stata organizzata da varie associazioni, tra cui l'Apostolato “Giovani Per La Vita”, le Cappelle di Adorazione Perpetua, i Gruppi di Adunanza Eucaristica e l’associazione Papaboys. (R.P.)

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    Studenti giordani, palestinesi e israeliani insieme dal Papa

    ◊   Un'eco della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, appena conclusa, si è avuta ieri anche nel corso dell'udienza generale, nell'Aula Paolo VI. Davanti a Benedetto XVI, infatti, si sono riuniti quarantadue tra studenti e docenti dell'Istituto ecumenico universitario di Bossey con sede in Svizzera. L'incontro con il Papa - riferisce l'Osservatore Romano - è il momento culminante di un viaggio di studio a Roma, che prevede alcune visite nei dicasteri vaticani e il confronto con varie realtà istituzionali e religiose. Gli studenti provengono da ogni continente e appartengono a comunità cattoliche, ortodosse e protestanti. Sono stati accompagnati dal rettore Ioan Sauca del patriarcato ortodosso di Romania e dal professore cattolico don Gervasis Karumathy dell'India. All'interno dell'istituto sono stati attivati un corso semestrale in graduate school of ecumenical studies, e un master e dottorato in studi ecumenici della durata di un anno accademico. Un'esperienza significativa nell'ambito del dialogo tra religioni è il progetto denominato Aquabat Eilat one more step towards peace (Aetp). Ne è protagonista un gruppo di 90 giovani giordani, palestinesi e israeliani, di religione cristiana, musulmana ed ebraica, che cercano di vivere e crescere nel rispetto reciproco per contribuire a gettare semi di pace nella società in cui vivono. Al Papa hanno donato una bandiera giordana e una israeliana, una kefiah e un quadro. Il progetto è stato ideato dieci anni fa da don Khalil Jaar, parroco di Nostra Signora di Nazaret in Amman, ed è finanziato dal 2006 dall'Unione europea e realizzato in collaborazione con Messenger of Peace e con l'organizzazione umanitaria Istituto per la cooperazione universitaria (Icu) di Roma. Hanno accompagnato i giovani 14 professori della scuola gestita dalle suore del Rosario di Aquaba in Giordania e della scuola Rabin High school di Eilat in Israele. Purtroppo, il progetto è destinato a essere interrotto per mancanza di finanziamenti. (R.P.)

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    Vittime e danni per alluvioni e frane nel sud del Perù

    ◊   Maltempo, inondazioni e frane in Perù hanno causato almeno sette morti nel sud-est del Paese latinamericano. Lo riferiscono i media locali - ripresi dall’agenzia Misna - precisando che la zona più colpita continua ad essere la regione di Cusco, dove da lunedì è stato dichiarato lo stato d’emergenza. Ancora imprecisato il numero di feriti e di sfollati, mentre i danni ammontano ad almeno 150 milioni di dollari, secondo le prime stime del governo regionale. Danneggiato importanti infrastrutture, dalla linea ferroviaria che collega le principali e famose località turistiche dell’area, prima fra tutte la cittadella inca di Macchu Picchu. E proprio la presenza di centinaia di turisti stranieri bloccati in questa zona, ha indotto diversi Paesi, Stati Uniti, Brasile, Cile a Spagna ad offrire collaborazione alle autorità peruviane, che hanno intanto attivato un ponte aereo per le operazioni di evacuazione. Dopo alcune critiche comparse sui media (relative al fatto che gli elicotteri avessero trasportato finora soprattutto turisti o chi era in grado di offrire soldi), oggi il governo ha precisato che la priorità sarà data ai bambini, agli anziani e ai malati. (R.G.)

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    Convocati a maggio i rettori dei Santuari mariani del Sudamerica per riflettere sulla pietà popolare

    ◊   Il Dipartimento per la missione e la spiritualità del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam) ha annunciato che tra il 24 e il 27 maggio i rettori dei Santuari mariani del Sudamerica, oltre 100, si riuniranno per riflettere e scambiare esperienze e progetti, a partire delle ricche e numerose considerazioni che il documento di Aparecida (maggio 2007) propone sulla pietà popolare. Nel corso della V Conferenza generale degli episcopati latinoamericani, con la presenza di Benedetto XVI in Brasile, quasi tre anni fa, la pietà popolare, profondamente radicata nell’animo cristiano dei popoli latinoamericani, è stato uno dei punti focali dei dibattiti di oltre 500 vescovi. Il Santo Padre nel suo discorso di inaugurazione dei lavori (13 maggio 2007) aveva rilevato con forza che "la saggezza dei popoli originari li portò a formare una sintesi tra le loro culture e la fede cristiana che i missionari offrivano loro. Di lì è nata la ricca e profonda religiosità popolare, nella quale appare l'anima dei popoli latinoamericani: l'amore a Cristo sofferente, il Dio della compassione, del perdono e della riconciliazione; il Dio vicino ai poveri e a coloro che soffrono; e la profonda devozione alla Santissima Vergine di Guadalupe, l'Aparecida, la Vergine delle diverse invocazioni nazionali e locali". Questi insegnamenti del Papa, che saranno il centro dei lavori dei rettori dei Santuari mariani, sono stati raccolti e sviluppati nel documento di Aparecida che afferma: “la religione del popolo latinoamericano è espressione della fede cattolica, si riflette in una sete di Dio che soltanto i poveri e semplici possono conoscere”. Mons. Marco Antonio Órdenes, vescovo cileno di Iquique e responsabile della Sezione “Pietà popolare e santuari” ha invitato tutti i rettori ed i loro collaboratori più vicini, a prendere parte all’incontro per rinforzare la pastorale mariana come sostegno ineludibile della Missione continentale in corso. (L.B.)

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    Ecuador: in Amazzonia non sarà chiusa dalle autorità Radio Arutam

    ◊   L'Associazione cattolica per la comunicazione, Signis Ecuador, esprime il proprio apprezzamento nei confronti della decisione del Consiglio nazionale delle Telecomunicazioni (Conatel), presa nel pomeriggio del 26 gennaio, di non chiudere la stazione radio "La Voz de Arutam", della Federazione Shuar, nell’Amazzonia ecuadoriana. Secondo il direttore dell'Associazione in Ecuador, Jose Marmol, - riferisce l'agenzia Fides - la decisione rappresenta "non solo un segno che il paese rispetta la libertà di espressione e il diritto dei popoli e delle comunità, che non hanno spesso spazio nei grandi media, a diffondere la propria cultura, ma anche perché ciò contribuirà a ristabilire la pace sociale, minacciata dall’indignazione che aveva generato nei popoli indigeni la precedente risoluzione del Conatel”. “Sarebbe stato un grave errore se il Conatel avesse confermato la chiusura della stazione radio indigena" ha aggiunto il direttore di Signis Ecuador, che ha detto: “Il nostro Paese ha bisogno di una buona legge di comunicazione che garantisca i diritti dei cittadini ad essere informati e a non diventare soggetti passivi nel processo di comunicazione, una legge che riconosca il diritto dei popoli ad avere i propri canali di comunicazione, e noi siamo impegnati in questo compito, anche perché noi crediamo nell'esigenza che la società sia protagonista del cambiamento.” "Con questa convinzione, da un paio d’anni Signis Ecuador è stata coinvolta nelle discussioni dove ha dichiarato il suo impegno continuo, con un atteggiamento di servizio e di solidarietà verso gli emarginati, per promuovere la comunione e l’unità, come la strategia migliore per l'ulteriore sviluppo dei nostri popoli. Quindi riteniamo che la decisione di non chiudere Radio Arutam sia una buona notizia per il nostro Paese" ha dichiarato il direttore di Signis Ecuador. (R.P.)

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    Sud Sudan: inaugurate le trasmissioni della “Good News FM” della diocesi di Rumbeck

    ◊   Continua a crescere il “Sudan Catholic Radio Network” (SCRN), la rete radiofonica cattolica del Sudan realizzata dai Missionari comboniani con il sostegno della Conferenza episcopale locale. Domenica scorsa – riferisce l’agenzia Cisa - ha iniziato le trasmissioni la “Good News FM”, nuova radio comunitaria in modulazione di frequenza della diocesi di Rumbek. All’inaugurazione delle trasmissioni il vescovo Cesare Mazzolari, insieme al direttore padre Don Bosco Ochieng, si è congratulato con tutte le persone che hanno reso possibile la realizzazione del progetto, sottolineando che con i suoi programmi la nuova emittente cercherà di ricordare agli ascoltatori “la costante presenza di Dio nella nostra vita”. “Con la sua voce - ha detto il presule – ‘Good News FM’ ci chiamerà a fare saggiamente in modo che tutto quello che accade ogni giorno abbia un impatto significativo e costruttivo sulle nostre vite e sul nostro mondo.” La nuova radio cattolica - ha aggiunto - dovrà toccare la vita della gente. Con “Good News FM” sale così a sei il numero delle stazioni radiofoniche cattoliche realizzate in Sud Sudan. La prima ad essere inaugurata è stata “Radio Bakhita”, emittente dell’arcidiocesi di Juba, capitale del Sud Sudan. Il “Sudan Catholic Radio Network” è un’iniziativa intrapresa congiuntamente dalle varie realtà comboniane nel Paese per celebrare la canonizzazione di Daniele Comboni. Il progetto prevede in tutto otto stazioni radiofoniche, una in ogni diocesi nel Sud Sudan, più una sulle montagne Nuba. (L.Z.)

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    Costa d’Avorio: conclusi i lavori dell'Assemblea plenaria dei vescovi

    ◊   La celebrazione del giubileo dell’indipendenza della Costa d’Avorio, l’Anno Sacerdotale, il Congresso missionario del 2011, la situazione sociopolitica, sono stati all’ordine del giorno dei lavori dell'89.ma Assemblea plenaria della Conferenza episcopale della Costa d’Avorio che si è svolta dal 18 al 24 gennaio a Man. “Continuiamo a pregare perché il Signore è più forte di tutto. È più forte delle persone che pianificano preoccupandosi di un’eventuale ripresa della guerra – ha detto nell’omelia pronunciata durante la Messa d’apertura dei lavori mons. Siméon Ahouana, arcivescovo di Bouaké – sono persone che vogliono una seconda guerra perché per loro la guerra può mettere fine alla guerra. Ciò è falso”. Per festeggiare i 50 anni di indipendenza della Costa d’Avorio i vescovi hanno deciso di dar vita ad un comitato che si occuperà dell’organizzazione delle cerimonie religiose. A 115 anni dall’evangelizzazione del Paese, poi, i presuli hanno ritenuto necessario organizzare un congresso per riepilogare quanto è stato fatto e quanto ancora dovrà essere fatto nel campo della missione. Per l’Anno Sacerdotale sono state programmate iniziative per i sacerdoti e una campagna di sensibilizzazione per i fedeli, perché possano sostenere con la loro preghiera il ministero dei preti. A proposito della situazione sociopolitica i vescovi costatano un certo degrado e temono un blocco che sarebbe disastroso per il Paese. I presuli, inoltre, raccomandano a quanti sono impegnati nella politica di fare ulteriori sforzi per la pace e invitano tutti gli uomini di buona volontà, a leggere e a meditare la lettera pastorale sulle elezioni pubblicata il 29 novembre dello scorso anno. La 89.ma plenaria si è conclusa con una Messa celebrata nella cattedrale di Saint Michel, la prossima è in programma dal 21 al 27 giugno nella diocesi di Agboville. (T.C.)

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    Irlanda: il cardinale Brady inaugura a Dublino la Settimana delle scuole cattoliche

    ◊   Questa mattina il cardinale Sean Brady, arcivescovo di Armagh e primate di tutta l’Irlanda, ha inaugurato con un seminario a Swords (Dublino), presso l’Emmaus Centre, la Settimana 2010 per le scuole cattoliche e il nuovo partenariato tra queste scuole. La Settimana coinvolge da domenica 31 gennaio a sabato 6 febbraio tutte le scuole cattoliche del Nord e del Sud dell’Isola e intende “sottolineare – si legge in una nota della Conferenza episcopale irlandese ripresa dall'agenzia Sir – lo straordinario contributo che le nostre scuole cattoliche di primo e secondo grado offrono non solo alla società irlandese, ma anche alla missione della Chiesa”. Tema dell’edizione di quest’anno “Le scuole cattoliche – una luce per ogni generazione”. Il partenariato delle scuole cattoliche (Csp), inaugurato oggi e con sede al St Patrick’s College di Maynooth, Co Kildare, è stato istituito dai vescovi irlandesi in collaborazione con la Conferenza delle religioni d’Irlanda allo scopo, spiega ancora la nota, di “supportare tutti i partner dell’istruzione cattolica di primo e secondo livello all’interno del sistema scolastico del Paese”. Leo O’Reilly, vescovo di Kilmore e copresidente del Gruppo strategico per l’educazione, ha definito “storica” la giornata odierna. (R.P.)

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    Al Consiglio permanente Cei ricordata la Giornata della Memoria

    ◊   Un orrore che coinvolse milioni di vittime innocenti. Così il cardinale Angelo Bagnasco ha fatto riferimento alla Giornata della Memoria, concludendo ieri i lavori del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana (Cei). Come riporta l’agenzia Zenit, il porporato, dopo aver espresso solidarietà ai fratelli ebrei che di quella follia furono vittime, si è augurato che “la nostra generazione non dimentichi e costruisca sentieri di riconciliazione e di pace, come auspicato dal Papa nel suo recente discorso alla Curia romana in occasione degli auguri natalizi”. I lavori della giornata di ieri hanno avuto al centro l’esame della bozza degli orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020. “Si è precisato – ha riferito mons. Domenico Pompili, portavoce della Cei – il rapporto tra educazione ed evangelizzazione non essendo questi processi sovrapponibili, anche se è facile ravvisare in essi molteplici punti di contatto”. I presuli hanno inoltre riletto il documento sulla Chiesa ed il Mezzogiorno, che sarà inviato a tutti i singoli vescovi italiani e definitivamente pubblicato nelle prossime settimane. Il testo, come ha riferito mons. Pompili, “rappresenta un momento di presa di coscienza della necessaria solidarietà che si esige nel nostro Paese per affrontare uniti le sfide che sono sotto gli occhi di tutti”. Infine è stato presentato “il piano dei lavori per l’esame e l’approvazione della terza edizione del Messale Romano, che compone insieme le esigenze della tradizione ecologica e le leggi della linguistica, in vista di una migliore partecipazione dei fedeli alle diverse celebrazioni liturgiche”. (F.C.)

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    Nasce in Italia la prima Biblioteca nazionale di Danza presso l’Accademia di Roma

    ◊   Più di 3000 volumi, libri antichissimi della storia della danza dal 1600 fino ai nostri giorni, collezioni e donazioni preziose: nasce a Roma la prima Biblioteca Nazionale di Danza. Oggi nel giorno d’inaugurazione, dopo la cerimonia ufficiale al mattino, presenti autorità e personalità dello spettacolo, la Biblioteca - ospitata all’interno del Villino liberty nel parco dell’Accademia Nazionale di Danza - resterà aperta fino alle 20.00, per offrire l’occasione al pubblico di visitare anche gli altri spazi accademici, in un percorso formativo con l’ausilio degli allievi, ed assistere a lezioni e performance di danza. La nuova struttura statale - sezione distaccata della Biblioteca nazionale centrale di Roma - rappresenta un polo di studio e ricerca e divulgazione unico, in una prospettiva di promozione della cultura della danza. La Biblioteca offre libri, iconografie, video e materiali rari o inediti. Accanto al settore dei testi più recenti, sono infatti volumi antichissimi ma anche di libri di testo e materiali didattici, cronologie ed enciclopedie, opere critiche in italiano, inglese e francese, un’emeroteca con riviste italiane e internazionali, una ricca collezione di video e dvd di balletti del repertorio classico e contemporaneo e infine una selezione musicale di cd e vinili con incisioni d’epoca. La Biblioteca rappresenta dunque uno spazio privilegiato dove si incontrano cultura e tradizione, storia e arte, passato e futuro con l’obiettivo di raggiungere un pubblico sempre più vasto, sia in ambito nazionale che internazionale. (A cura di Roberta Gisotti)

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    24 Ore nel Mondo



    Afghanistan: alla conferenza di Londra mano tesa ai talebani moderati

    ◊   L'Afghanistan lavora ad un piano nazionale per la riconciliazione e la reintegrazione dei talebani moderati e chiede ai Paesi vicini e alla comunità internazionale di sostenere gli sforzi di pacificazione. Il governo afghano ha annunciato che inviterà i talebani alla Loya Jirga - la Conferenza tra gli anziani delle tribù che compongono l'Afghanistan - dove si discuterà di come avviare il Paese verso la pace. È quanto ha affermato il presidente dell'Afghanistan, Hamid Karzai, intervenendo ai lavori della Conferenza di Londra. Nel suo intervento di apertura, il premier britannico, Gordon Brown, ha annunciato un “trust fund” per finanziare il processo di reintegrazione degli “insorgenti” che in Afghanistan “rinunciano alla violenza e accettano la costituzione”. E nello stesso tempo ha sottolineato come non ci possa essere nessun dialogo con chi non rigetti la violenza. Su queste dichiarazioni di possibile apertura per chi depone le armi, Giada Aquilino ha intervistato Margherita Paolini, coordinatrice scientifica di Limes:

    R. – Questa definizione dei talebani è, intanto, una definizione troppo generica, con cui si coprono tanti altri problemi. I talebani sono una parte dell’insurrezione. Ci sono già dei candidati nella rosa dei leader che si vogliono coinvolgere in questa trattativa, che non sono tutti talebani: abbiamo anche il famoso Hekmatyar, ex mujaheddin, che ha rapporti solidi con il Pakistan e così via. Quindi, non basta portare dei talebani, o comunque altre etnie, ed etnie pashtun al governo. Il secondo punto è: cosa si offre ai talebani? Bisogna togliere questi personaggi dalla lista dei terroristi e non è una cosa semplice e bisogna, però, coinvolgere di nuovo anche il Consiglio di sicurezza. Per questa operazione, bisogna essere sicuri di creare una strategia regionale, che coinvolga davvero i Paesi intorno all’Afghanistan: Pakistan, India, Iran, che è favorevole, ma vuole comunque che nella nuova amministrazione, nella nuova configurazione, ci siano personaggi, che possano tutelare le etnie sciite.

     
    D. – A Londra, Karzai ha annunciato, non solo la convocazione di una nuova Loya Jirga, ma ha pure invocato l’impegno del Pakistan e dell’Arabia Saudita per la stabilità dell’Afghanistan. Come è possibile?

     
    R. – Intanto, bisogna vedere a chi l’ha mandato questo messaggio. Mi sembra che si voglia soprattutto trovare una strategia di uscita anzitutto a parole e poi vedere come lavorerà. È un modo per vedere come reagiranno i talebani, dei quali, però, ritengo se ne riparlerà quando andranno via le truppe straniere. Dobbiamo tornare alle condizioni pre-2001.

     
    Staffan de Mistura è il nuovo rappresentante Onu in Afghanistan
    L’Onu ha scelto il suo nuovo rappresentante per l’Afghanistan. Si tratta di Staffan de Mistura, diplomatico italo-svedese, da 36 anni nelle Nazioni Unite. Ha lavorato in ex Jugoslavia, Rwanda, Somalia e Libano e Iraq. Intanto, oggi soldati dell'Isaf - la forza a guida Nato in Afghanistan - hanno ucciso un civile afghano a Kabul, scatenando una protesta davanti a una base americana nella capitale. L'Isaf ha confermato in un comunicato che un civile è stato ucciso da un suo convoglio a Kabul, ma non ha fornito particolari sulle circostanze della sparatoria.

    Rivendicati dal braccio armato iracheno di al Qaeda gli attentati di lunedì scorso
    Sono stati rivendicati dal braccio iracheno di Al Qaeda gli attentati di lunedì a Baghdad contro alcuni hotel della città, che hanno provocato 36 morti. La sigla del gruppo, denominato “Lo Stato Islamico Iracheno”, è apparsa in un documento pubblicato da giornali locali e siti internet e in cui si annunciano nuove azioni terroristiche.

    Eseguite le condanne a morte in Iran per due persone dichiarate “nemiche di Dio”
    Due persone sono state messe a morte in Iran, accusate di essere “nemici di Dio”: l’agenzia Isna riferisce che erano state condannate in relazione ai disordini scoppiati dopo le elezioni presidenziali di giugno, precisando che le due persone fanno parte delle 11 condannate a morte per gli incidenti. Secondo un sito indipendente, però, entrambe le persone uccise erano state arrestate prima delle elezioni.

    Iran. Karrubi: Ahmadinejad sarà cacciato prima della fine del suo mandato
    Mehdi Karrubi, uno dei leader dell'opposizione iraniana, è convinto che il presidente, Mahmud Ahmadinejad, la cui rielezione ha innescato un vasto movimento di protesta, sarà cacciato prima della fine del suo mandato di quattro anni. “Considerando i problemi politici ed economici, con in più una controversa politica estera, io credo personalmente che Amhamdinejad non sarà in grado di concludere il proprio mandato”, ha detto Karrubi in un'intervista al Financial Times. Karrubi, un religioso di 72 anni che è stato presidente del parlamento, ritiene che le forze moderate si uniranno per trovare una soluzione in Iran e salvare la Repubblica islamica, attualmente minacciata.

    Human Rights Watch denuncia gravi violazioni di diritti umani in Algeria
    È molto grave la situazione dei diritti umani in Algeria. Lo dichiara l’organizzazione internazionale Human Rights Watch nel suo Rapporto 2010. Nel Paese, dove da 18 anni è in vigore lo stato d’emergenza, le autorità vietano manifestazioni ed impongono pesanti restrizioni alla società civile e alla stampa, tanto che molti giornalisti rischiano il carcere. Duramente criticata dal rapporto è anche la legge voluta dal presidente Bouteflika per tentare di superare la stagione del terrorismo. Si tratta di una normativa che ha permesso l’impunità di coloro che si sono macchiati di gravi crimini nel corso degli anni Novanta. Il provvedimento, inoltre, punisce penalmente tutte le critiche allo Stato per come ha gestito le violenze di quel periodo.

    Italia - le misure antimafia del governo
    Il Consiglio dei ministri ha dato via libera al piano straordinario per il contrasto delle mafie. Per l'Agenzia nazionale che gestirà i beni sequestrati alla criminalità organizzata è stata scelta la strada del decreto legge. Il resto delle misure è invece contenuto in un disegno di legge. Tra le misure previste dal disegno di legge, c'è l'istituzione di un Codice antimafia - un testo unico che raccoglie e razionalizza tutte le leggi approvate in materia - la creazione di una mappa nazionale delle organizzazioni criminali, la realizzazione di un sistema di informazione sulle cosche attraverso un desk interforze, interventi contro le infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti. Il Consiglio dei ministri di oggi si è riunito a Reggio Calabria, in una città blindata dopo le recenti intimidazioni della ‘ndrangheta.

    Commissione Ue-Italia: misure contro la discriminazione delle donne sul lavoro
    Italia nel mirino di Bruxelles per la discriminazione delle donne nel mondo del lavoro. La Commissione Ue, infatti, accusa Roma di non aver ancora comunicato la trasposizione nella legislazione nazionale della direttiva Ue sulle discriminazioni di genere nel mondo del lavoro. Per questo, l'esecutivo europeo ha deciso di passare alla seconda fase della procedura di infrazione aperta a suo tempo nei confronti del nostro Paese. Ora, Roma ha due mesi di tempo per rispondere alle osservazioni inviate da Bruxelles. Risposte che se non saranno ritenute soddisfacenti - sottolinea l'esecutivo europeo - potrebbero portare al deferimento dell'Italia davanti alla Corte Ue di giustizia. “La direttiva in questione è cruciale per affrontare le discriminazioni di genere”, ha afferma il commissario Ue agli Affari sociali, Vladimir Spidla. “Tali misure - ha aggiunto - non potranno essere pienamente efficaci se non saranno pienamente e correttamente recepite nelle legislazioni nazionali. Spero l'Italia lo faccia presto”.

    Polonia
    Il premier polacco, Donald Tusk, non si candiderà per la carica di capo dello Stato alle prossime presidenziali a ottobre. Lo ha annunciato lo stesso Tusk a margine di una visita alla borsa di Varsavia. Tusk, 53 anni, leader del partito liberale Piattaforma Civica (Po), è alla guida del governo dal 2007. Oggi, ha detto di avere intenzione di restare alla guida del governo per lavorare a mantenere forte lo sviluppo della Polonia, sanare l'economia e rimettere in ordine il deficit pubblico e i conti dello Stato.

    Grecia-Turchia, Ban Ki-moon domenica a Cipro
    Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon sarà domenica prossima a Cipro, per tentare di dare nuovo impulso ai colloqui tra ciprioti greci e turchi per la riunificazione dell'isola. Lo annunciano le Nazioni Unite in una nota. I negoziati, avviati nel settembre del 2008, si sono intensificati ultimamente, grazie alla mediazione dell'inviato dell'Onu Alexander Downer, ma finora sono rimasti a livello interlocutorio.

    Sri Lanka
    Il presidente dello Sri Lanka, Mahinda Rajapaksa, largo vincitore delle presidenziali del 26 gennaio scorso, si accinge a sciogliere il parlamento e a convocare nuove elezioni legislative. Lo ha dichiarato il segretario generale del Partito della libertà dello Sri Lanka (Slfp) e ministro dell'Agricoltura, Sirisena. La scadenza naturale dell'attuale legislatura era nel prossimo mese di aprile. Sirisena ha anche indicato, scrive il quotidiano Daily Mirror, che la preparazione per le elezioni generale comincerà nei prossimi giorni. Rajapaksa è stato rieletto alle presidenziali, raccogliendo il 58% dei voti, contro il 40% ottenuto suo ex comandante dell'esercito e ora oppositore, Fonseka. "Un’eccellente vittoria, riflesso della volontà del popolo che in questo modo si mostra cosciente del processo democratico”, ha osservato Rajapaksa, mentre lo sconfitto Fonseca ha denunciato brogli elettorali in numerosi seggi. Soddisfazione per l’andamento del voto è stata espressa dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon. Sullo sfondo delle vicende attuali dello Sri Lanka, c’è ancora lo scontro con gli indipendentisti di etnia tamil, risolto nel maggio del 2009 dal governo di Colombo con un sanguinoso conflitto che ha annientato la guerriglia. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 28

     
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