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Sommario del 25/01/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa chiude la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani: l'amore vero non annulla le legittime differenze, ma le armonizza in una superiore unità
  • L'Abate Edmund Power: preghiera, Parola, ospitalità, la via benedettina verso l'unità
  • L’arcivescovo Nichols dal Papa: i cattolici impegnati a testimoniare la fede nella complessa società britannica
  • Nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Haiti: apre la Conferenza dei Paesi donatori
  • Myanmar: Aung San Suu Kyi libera in autunno?
  • Elezioni presidenziali in Sri Lanka: le speranze della Chiesa
  • Nasce un sito web per rinnovare l’interesse nel Concilio Vaticano II
  • Campagna italiana a sostegno dei malati di Alzheimer
  • Chiesa e Società

  • Pakistan: sdegno fra i cristiani per il brutale assassinio di una ragazza cattolica
  • L'India: nel 60° della Repubblica, il cardinale Gracias ricorda l'impegno della Chiesa
  • Sri Lanka: i fedeli di ogni religione pregano perché cessino le violenze elettorali
  • Nigeria: rapito arcivescovo anglicano
  • Nigeria. L'arcivescovo di Jos: minacce anonime sui cellulari per incitare alla violenza
  • Iraq: mons. Warduni sul "digiuno di Ninive" per la riconciliazione nel Paese
  • I vescovi del Kenya: la vita inizia dal concepimento
  • L'Unesco: a rischio l’educazione di milioni di bambini nei Paesi dell’Africa sub-sahariana
  • Haiti: benedettini tedeschi donano 20.000 euro ai loro confratelli colpiti dal sisma
  • Brasile: inizia a Porto Alegre il World Social Forum
  • La Chiesa dell’Honduras rinnova l'appello alla pace sociale
  • Messico: cattolici ed evangelici in difesa del matrimonio cristiano
  • Cile: più di 250 partecipanti all’incontro degli Animatori della Missione continentale a Santiago
  • Filippine: narcotrafficanti cambiano vita grazie alla Chiesa
  • Anno Sacerdotale: al via a Manila il Congresso del clero filippino
  • Taiwan: primo corso di formazione del nuovo Centro missionario di Kaohsiung
  • Grecia: impegno del governo a difesa dei monumenti ebraici
  • Pellegrinaggio a Roma dell'Hospitalité Notre Dame di Lourdes
  • On line il sito del prossimo Convegno nazionale della Cei sul tema dei "testimoni digitali"
  • 24 Ore nel Mondo

  • Libano. Precipita aereo dell’Ethiopian Airlines con 92 persone a bordo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa chiude la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani: l'amore vero non annulla le legittime differenze, ma le armonizza in una superiore unità

    ◊   Questo pomeriggio, alle 17.30, il Papa presiederà la celebrazione dei secondi Vespri della solennità della Conversione di San Paolo Apostolo, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura a conclusione della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani; vi prenderanno parte rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali presenti a Roma. Quest’anno il tradizionale appuntamento ecumenico si è svolto sul tema della testimonianza comune dei cristiani: una dimensione costantemente ripresa dagli insegnamenti di Benedetto XVI, come ci riferisce in questo servizio Sergio Centofanti:

    Sulla via dell’unità – afferma Benedetto XVI - il primato spetta senz’altro alla preghiera comune dei cristiani. Ma prioritario è anche ascoltare insieme la Parola di Dio:

     
    “Non siamo infatti noi a fare o ad organizzare l’unità della Chiesa. La Chiesa non fa se stessa e non vive di se stessa, ma della parola creatrice che viene dalla bocca di Dio. Ascoltare insieme la parola di Dio … costituisce un cammino da percorrere per raggiungere l’unità nella fede ... Chi si pone all’ascolto della parola di Dio può e deve poi parlare e trasmetterla agli altri ... Dobbiamo chiederci: noi cristiani, non siamo diventati forse troppo muti? Non ci manca forse il coraggio di parlare e di testimoniare … Il nostro mondo ha bisogno di questa testimonianza; attende soprattutto la testimonianza comune dei cristiani”. (Omelia del 25 gennaio 2007)

     
    La conversione di San Paolo – spiega il Papa – ci indica la via verso l’unità, che è dono di Cristo risorto:

     
    “La conversione esige il nostro sì …ma non è ultimamente un’attività mia, ma dono, un lasciarsi formare da Cristo; è morte e risurrezione. Perciò san Paolo non dice: ‘Mi sono convertito’, ma dice ‘sono morto’, sono una nuova creatura. In realtà, la conversione di san Paolo non fu un passaggio dall’immoralità alla moralità – la sua moralità era alta -, da una fede sbagliata ad una fede corretta – la sua fede era vera, benché incompleta -, ma fu l’essere conquistato dall’amore di Cristo: la rinuncia alla propria perfezione, fu l’umiltà di chi si mette senza riserva al servizio di Cristo per i fratelli. E solo in questa rinuncia a noi stessi, in questa conformità con Cristo possiamo essere uniti anche tra di noi, possiamo diventare ‘uno’ in Cristo. E’ la comunione col Cristo risorto che ci dona l’unità”. (Omelia del 25 gennaio 2009)

     
    Non c’è testimonianza comune senza l’amore, perché Dio è Amore: in Lui – sottolinea il Pontefice - la diversità non è più ostacolo che ci separa, ma “ricchezza nella molteplicità delle espressioni della fede comune”:

     
    “L'amore vero non annulla le legittime differenze, ma le armonizza in una superiore unità, che non viene imposta dall'esterno, ma che dall'interno dà forma, per così dire, all'insieme. È il mistero della comunione, che come unisce l'uomo e la donna in quella comunità d'amore e di vita che è il matrimonio, così forma la Chiesa quale comunità d'amore, componendo in unità una multiforme ricchezza di doni, di tradizioni. Al servizio di tale unità d'amore è posta la Chiesa di Roma che, secondo l'espressione di sant'Ignazio di Antiochia, presiede alla carità". (Omelia del 25 gennaio 2006)

     
    La testimonianza comune – afferma Benedetto XVI - “è la condizione perché la luce di Cristo si diffonda più efficacemente in ogni angolo del mondo e gli uomini si convertano e siano salvati”:

     
    “Quanta strada sta dinanzi a noi! Eppure non perdiamo la fiducia, anzi con più lena riprendiamo il cammino insieme. Cristo ci precede e ci accompagna. Noi contiamo sulla sua indefettibile presenza; da Lui umilmente e instancabilmente imploriamo il prezioso dono dell'unità e della pace”. (Omelia del 25 gennaio 2006)

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    L'Abate Edmund Power: preghiera, Parola, ospitalità, la via benedettina verso l'unità

    ◊   La Settimana di preghiera per l’unità è vissuta in modo particolare nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Davide Dionisi ne ha parlato con l’Abate della Basilica, il benedettino dom Edmund Power:
     
    R. – Ogni anno, in tutto l’Ottavario, noi celebriamo qualcosa ed ogni sera con un gruppo cattolico, oppure con un gruppo di altra tradizione. Quest’anno abbiamo accolto la Chiesa evangelica luterana di Roma e anche i greco-ortodossi della parrocchia di San Teodoro. Ogni sera, dunque, c’è stata questa concentrazione di preghiera, di intercessione per l’unità. Il Santo Padre mette sempre enfasi sulle questioni dell’ecumenismo, ma mi sembra che la festa stessa sia una festa bella per l’idea di conversione di Paolo, quando lui ha scoperto il vero significato della vita, che è Cristo, che è morto e risorto, e che in Cristo c’è l’unità.

     
    D. - Perché questa particolare attenzione da parte vostra al dialogo?

     
    R. – Ci viene da Paolo stesso, l’Apostolo delle Genti, che ha predicato in tutto il mondo. Lui è l’Apostolo delle Genti. E questa apertura di Paolo mi sembra che abbia fatto sì che lui sia un simbolo particolarmente collegato a questo movimento per l’unità dei cristiani. Inoltre, abbiamo diversi temi nella sua teologia. Per esempio, nella prima lettera ai Corinzi parla dell’unità in diversi modi. In un certo senso, la teologia dell’ecumenismo si trova proprio nelle Lettere dell’Apostolo Paolo. Questo è un elemento importante, perché questo luogo di San Paolo fuori le Mura è diventato negli ultimi anni un luogo particolarmente collegato all’opera e alla preghiera per l’unità dei cristiani.

     
    D. – In che modo sviluppate tale progetto?

     
    R. – Nella nostra Regola credo ci siano due elementi importanti. Uno è quello che io chiamo la mistica della Parola di Dio. La nostra vita benedettina è una vita contemplativa, basata sulla contemplazione e la meditazione della Parola di Dio. Sappiamo bene che la Parola di Dio è condivisa totalmente da tutti coloro che credono in Cristo. L’Eucaristia, purtroppo, come celebrazione sacramentale, non è capita allo stesso modo. Questo, dunque, non è ancora purtroppo un punto di comunione. La Parola può esserlo, però. Il secondo aspetto è quello dell’ospitalità, perché nella vita monastica noi cerchiamo sempre di implementare questo spirito di accoglienza, anche nel nostro modo di vivere. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    L’arcivescovo Nichols dal Papa: i cattolici impegnati a testimoniare la fede nella complessa società britannica

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto, stamani, il primo gruppo di vescovi di Inghilterra e Galles, in visita “ad Limina”. Un evento particolarmente significativo anche in vista del viaggio apostolico che Benedetto XVI compirà in Gran Bretagna il prossimo settembre. La Chiesa locale conta 5 arcidiocesi e 17 diocesi. I cattolici sono poco più di 5 milioni, pari all'8,9 % della popolazione. A guidare il gruppo di presuli in udienza, stamani, dal Papa è stato l’arcivescovo di Westminster, mons. Vincent Gerard Nichols, presidente dell’episcopato inglese e gallese. A mons. Nichols, Philippa Hitchen ha chiesto di soffermarsi sulle sfide attuali per la Chiesa cattolica d’Inghilterra:
     
    R. - The research, that was carried out recently, ...
    Una recente ricerca fa vedere una comunità più composita e registra un aumento numerico di cui non eravamo pienamente consapevoli. Un’altra cosa che salta all’occhio in questo momento è che la vita di fede è molto più intensa nelle città più grandi che nelle aree rurali del Paese, dove i numeri sono in calo e i sacerdoti stanno invecchiando e ci sono serie difficoltà. Penso anche che questa ricerca abbia mostrato che rispetto al resto della popolazione i cattolici sono molto più impegnati nella causa della giustizia sociale. E questo è per noi incoraggiante, perché è un’espressione concreta dell’insegnamento sociale della Chiesa e perché dimostra che oltre alle note difficoltà abbiamo anche una serie di storie di successo da raccontare.

     
    D. - La Chiesa accoglie molti immigrati in particolare dalla Polonia e dalle Filippine. Questa Chiesa multietnica rappresenta indubbiamente una sfida. Come la state affrontando?

     
    R. - Many of the communities that have come ...
    Devo dire che molte delle comunità immigrate di fatto portano nuova vita e vigore al nostro cattolicesimo inglese. Ci sono certo difficoltà con quei gruppi nazionali che - comprensibilmente - vogliono conservare la loro identità e i loro riti liturgici. Ma nella maggior parte dei casi la situazione è gestita abbastanza bene e stiamo trovando un equilibrio tra l’integrazione in un’unica comunità liturgica e il riconoscimento del profondo bisogno spirituale dei fedeli di esprimere la fede nella loro lingua madre.

     
    D. - La Gran Bretagna è forse oggi una delle società più secolarizzate in Europa. Lei ha detto recentemente che essa “ha venduto la sua anima al sapere scientifico e al materialismo a scapito della religione”. Eppure c’è anche una forte sete di spiritualità…

     
    R. - British society is quiet complex and ...
    La società britannica è abbastanza complessa. Alcune istituzioni chiave, spesso le università e a volte apparati di governo nella loro attività legislativa, si concentrano quasi esclusivamente su dati fattuali e non penso che questo rifletta il sentire comune. Penso che in questo Paese stia emergendo un’incertezza sul tipo di società che vogliamo, su quali sono i veri valori da perseguire o su quale identità profonda costruire e sostenere. La fede religiosa ci aiuta a vivere in questa incertezza, perché ci dà un’apertura al trascendente e la piena consapevolezza che non conosciamo e controlliamo tutto. Come Chiesa cerchiamo di giocare a pieno la nostra parte nel dibattito pubblico su questi temi. Questo significa che a volte dobbiamo parlare con le statistiche alla mano. A volte, invece, dobbiamo provare ad entrare nel dibattito con il ragionamento razionale, piuttosto che di fede: è il caso dell’attuale dibattito sul suicidio assistito. Altre volte ancora dobbiamo cercare di mostrare il ruolo della fede religiosa nell’arena pubblica. Quindi dobbiamo operare a diversi livelli.

     
    D. - Come sono i rapporti con la Comunione anglicana dopo la recente approvazione della Costituzione apostolica “Anglicanorum Coetibus”?

     
    R. - Now, the reaction to "Anglicanorum Coetibus" ...
    Adesso la reazione alla “Anglicanorum Coetibus” è, in un certo senso, misurata. C’è stata una forte reazione all’inizio, che i media hanno in parte gonfiato. Adesso siamo in una fase di assestamento e di riflessione nella preghiera. Per una valutazione completa dell’iniziativa del Papa, occorre considerare l’importante annuncio dell’avvio della terza fase di colloqui dell’ARCIC, la Commissione Internazionale Anglicana Cattolica romana. A mio avviso, si tratta di due cose collegate. La risposta del Santo Padre ha dato uno stimolo positivo ai dibattiti dell’ARCIC e la concomitanza tra il lancio dell’ARCIC III e la Costituzione apostolica “Anglicanorum Cetibus” non è una coincidenza. Infatti, nella nostra dichiarazione congiunta, l’arcivescovo anglicano di Canterbury ed io abbiamo detto che questo passo della Santa Sede porterà alla fine di un periodo di incertezze e ritengo che sia stato un contributo positivo a un dialogo più vasto tra la Chiesa cattolica e la Comunione anglicana nel suo insieme che avrà riflessi anche in questo Paese.

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    Nomine

    ◊   Benedetto XVI ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Blantyre (Malawi) il rev. Montfort Stima, vicario generale della medesima arcidiocesi, assegnandogli la sede titolare vescovile di Puppi. Il rev. Montfort Stima è nato il 27 dicembre 1957 a Neno (Blantyre). È stato ordinato sacerdote il 3 agosto 1986 ed incardinato nell’arcidiocesi di Blantyre.

    Il Papa ha nominato membri del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica il cardinale Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, mons. Velasio De Paolis, presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, mons. Stanislav Zvolenský, arcivescovo di Bratislava, mons. Filippo Iannone, vescovo di Sora-Aquino-Pontecorvo, mons. Fernando José Monteiro Guimarães, vescovo di Garanhuns, mons. Ryszard Kasyna, vescovo titolare di Dices ed ausiliare di Gdańsk.

    Il Santo Padre ha nominato nunzio apostolico in Camerun e in Guinea Equatoriale mons. Piero Pioppo, finora consigliere di nunziatura e prelato dell'Istituto per le Opere di Religione, elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Torcello, con dignità di arcivescovo. Mons. Piero Pioppo è nato a Savona il 29 settembre 1960 ed è stato ordinato Sacerdote il 29 giugno 1985. Entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede il primo luglio 1993, ha prestato la propria opera presso le rappresentanze Pontificie in Corea, Cile e presso la Sezione per gli Affari Generali della Segreteria di Stato. È stato nominato prelato dell'Istituto per le Opere di Religione, il 7 luglio 2006. Conosce il francese, l’inglese e lo spagnolo.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La Chiesa non uniforma le diversità ma le armonizza nell'unità: all'Angelus il Papa ricorda che la comunione dei cristiani rende credibile l'annuncio del Vangelo.

    Nell'informazione internazionale, Francesco Citterich sulle presidenziali nello Sri Lanka.

    La ragione lavora senza garanzie: in cultura, Charles Taylor analizza i limiti del pensiero razionale da Cartesio a Kant.

    Il sorriso luminoso della libertà: Inos Biffi su Dante, Beatrice e il canto V del Paradiso.

    Un articolo di Paolo Portoghesi dal titolo "Ecco il vero Caravaggio": oltre il mito dell'artista maledetto.

    Nirenberg e il motore della doppia elica: Maria Maggi ricorda il Nobel che decifrò il codice genetico.

    La faticosa arte di scrivere e raccontare": Claudio Toscani sul libro di Ferruccio Parazzoli "Inventare il mondo. Teoria e pratica del racconto".

    Nell'informazione religiosa, Marta Lago intervista il vescovo Brian Farrell, segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani.

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    Oggi in Primo Piano



    Haiti: apre la Conferenza dei Paesi donatori

    ◊   Si apre oggi a Montreal, in Canada, la Conferenza dei Paesi donatori per coordinare le operazioni di soccorso ad Haiti. Al vertice, il primo dal sisma del 12 gennaio, partecipano anche il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ed il premier di Haiti, Jean-Max Bellerive. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Il vertice è l’occasione per fare il punto sulle operazioni umanitarie e preparare il terreno per una conferenza allargata in vista della ricostruzione. Nel Paese caraibico, intanto, i senzatetto sono almeno 250 mila e altri 200 mila residenti di Port-au-Prince hanno abbandonato la capitale per trasferirsi in zone limitrofe. Ogni giorno, si formano lunghe file di persone bisognose di aiuti e assistenza davanti ai punti di distribuzione gestiti dall’Onu e da organizzazioni non governative. Ecco alcune testimonianze raccolte dalla televisione pubblica spagnola Tve:

    R. – Son dos semanas…
    “Sono due settimane che siamo in casa senza soldi, senza cibo e senza niente per vivere. E’ per questo che veniamo per avere dei soldi”.

     
    R. – Nosostros semos victimas…
    “Noi siamo vittime … stiamo qui per cercare di trovare qualcosa da mangiare, perché finora non sono arrivati gli aiuti. Ci sono molte persone che stanno aspettando acqua, cibo e un posto dove dormire. Arriviamo qui per cercare qualcosa da mangiare, dell’acqua e un lavoro. Non stiamo facendo disordini!”.

    La macchina degli aiuti continua ad operare tra enormi difficoltà. Tra le organizzazioni presenti ad Haiti c’è Terre des Hommes, collegata all’agenzia Agire. Ascoltiamo Paolo Ferrara, di Terre des Hommes, raggiunto telefonicamente da Massimiliano Menichetti a Les Cayes, località a 150 chilometri da Port-au-Prince:

    R. – Il nostro staff ha lavorato all’accoglienza di circa 50 mila sfollati. Abbiamo riorganizzato l’ospedale pubblico e abbiamo riorganizzato le tendopoli e provveduto ad una distribuzione di cibo in quella zona.

     
    D. – Si lamenta la mancanza di cibo, acqua e medicinali. Quale è la situazione?

     
    R. – Sono arrivati nuovi farmaci che ci permettono di continuare le operazioni in maniera idonea. In questo momento è l’acqua uno dei punti nodali, perché è difficilissimo recuperare l’acqua, e l’altro punto nodale è sicuramente il cibo.

    D. – In quali altri settori siete impegnati?

     
    R. – Stiamo iniziando anche a lavorare a Léogane, Petit Goave e Grand Goave, in quattro delle tendopoli che sono state allestite fuori da Port-au-Prince. Léogane è il posto che ha risentito di più del terremoto: circa l’80 per cento delle costruzioni sono state distrutte. Qui offriremo supporto psico-sociale ai bambini e soprattutto accesso all’acqua.

     
    D. – C’è tensione tra la popolazione?

    R. – La popolazione è allo stremo e la mancanza di cibo ovviamente scatena pulsioni. Molti prevedono che nei prossimo giorni ci saranno tensioni. Ora stiamo lavorando qui con suor Marcella e padre Giuseppe, che erano già presenti da anni ad Haiti, per cercare di organizzare una distribuzione di cibo.

    Sulla situazione ad Haiti, Alessandra De Gaetano ha raccolto la testimonianza di Edouard Jeune Joseph, scampato alla tragedia perché al momento della scossa del 12 gennaio si trovava all’estero per motivi di studio:

    R. – En parlant des propositions concrètes…
    “Parlando delle proposte concrete, credo sia necessario anzitutto pensare a rendere accessibile l’acqua, il cibo e l’assistenza sanitaria perché coloro che sono sopravvissuti stanno vivendo delle gravi mancanze per quanto riguarda proprio l’acqua, il cibo, le cure sanitarie. Ci sono inoltre ad Haiti focolai di epidemie. Abbiamo bisogno quindi anche di un grande aiuto dal punto di vista sanitario. E’ anche necessario pensare agli aiuti a lungo termine, soprattutto per la situazione degli alloggi. Questo dovrebbe anzi rappresentare un obiettivo sia a breve sia a lungo termine: è necessaria la costruzione di alloggi provvisori, perché la gran parte dei sopravvissuti vive ancora in strada, spesso accanto a corpi in decomposizione. Questo potrebbe poi costituire la base per la costruzione di nuove case. La stessa priorità riguarda l’aspetto educativo e formativo”.

     
    D. – Lei ha da poco saputo che i suoi genitori sono vivi. In base alle informazioni ricevute dai suoi parenti, quali sono ad oggi le stime sul bilancio delle vittime?

     
    R. – J’ai parlé a mes parentes, hier soir encore…
    Ho parlato con i miei genitori e mi hanno detto che ogni sopravvissuto ha perso almeno cinque persone tra parenti e amici. Vista poi la poca accessibilità all’acqua, al cibo e all’assistenza sanitaria, il bilancio di questa catastrofe rischia di arrivare a 300 mila vittime.

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    Myanmar: Aung San Suu Kyi libera in autunno?

    ◊   La leader dell'opposizione birmana Aung San Suu Kyi tornerà in libertà alla scadenza del termine degli arresti domiciliari, il prossimo mese di novembre. Lo avrebbe detto il ministro dell'Interno della giunta militare al potere nel Paese. La liberazione avverrebbe, dunque, dopo le elezioni - le prime in oltre due decenni - previste ad ottobre. Ma come valutare questo annuncio? Stefano Leszczynski lo ha chiesto a Riccardo Noury, di Amnesty International Italia:

    R. – Non c’è da essere granché ottimisti, perché di dichiarazioni sulla fine di questa persecuzione ai danni di Aung San Suu Kyi, che ormai ha raggiunto e superato i 20 anni, se ne sono sentite diverse. L’unico elemento che può far sperare è che il rilascio di Aung San Suu Kyi sarebbe previsto – secondo queste dichiarazioni – dopo l’esisto della consultazione elettorale, in un momento quindi in cui i giochi saranno stati già decisi in quest’anno molto importante per la storia politica del Myanmar.

     
    D. – Questo nonostante sia stato spesso fatto riferimento ad un processo di riconciliazione nazionale?

     
    R. – Queste sono parole che lasciano spesso il tempo che trovano, perché se ne parlava già nell’anno terribile del ciclone “Nargis”, un anno nel quale anziché consentire agli aiuti internazionali di soccorrere le popolazioni colpite, il regime di Myanmar organizzava una consultazione sulla proposta di Costituzione. Una proposta di Costituzione dalla quale poi deriva tutto il percorso attuale che porterà tra alcuni mesi anche alle elezioni e sulla cui legittimità e democraticità in molti hanno dubbi. Bisognerà poi vedere se il Paese si aprirà effettivamente ad osservatori elettorali, agli organismi per i diritti umani; bisognerà capire se verranno consentite eventuali manifestazioni di formazioni di opposizione, in qualche modo tollerate; bisognerà vedere se ci sarà una campagna elettorale vera e propria. Tutte queste rappresentano delle incognite.

     
    D. – Le Nazioni Unite che ruolo possono avere sulla normalizzazione della situazione birmana?

     
    R. – E’ certo che ci si aspetta di più! Diciamo che l’attività delle Nazioni Uniti è stata limitata profondamente dal ruolo di veto spesso assunto dalla Cina. E’ chiaro che Pechino ha un ruolo – e questo è evidente da anni – nel mantenere e nel coprire anche politicamente il regime birmano e le violazioni dei diritti umani che ha causato. Se è necessario lavorare sul piano diplomatico direttamente nei confronti del governo di Myanmar, è altrettanto importante convincere Pechino ad assumere una posizione diversa.

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    Elezioni presidenziali in Sri Lanka: le speranze della Chiesa

    ◊   Vigilia di elezioni in Sri Lanka, dove domani si terranno le presidenziali, le prime dopo un sanguinoso conflitto durato quasi un trentennio che ha visto contrapporsi esercito di Colombo e Tigri Tamil. A contendersi la prima carica del Paese, saranno il presidente uscente Mahinda Rajapaksa e lo sfidante, l'ex comandante dell'esercito Sarath Fonseka. La divisione più netta tra i due contendenti è il carattere della Repubblica srilankese, che il capo dello Stato vuole mantenere presidenziale, mentre il leader dell'opposizione ha promesso di trasformare in parlamentare. In occasione del voto, l’arcivescovo di Colombo, mons. Malcom Ranjith, ha auspicato che per il Paese possa iniziare un periodo di “vera pace e sviluppo“. Sull’importanza di queste elezioni, ascoltiamo il presule, raggiunto telefonicamente nella capitale dello Sri Lanka da Giada Aquilino:

    R. – Lo Sri Lanka è appena uscito da una situazione difficile, a causa di una guerra che è durata circa 30 anni. Sarebbe un’occasione, un momento per riprendere il fiato e andare avanti con lo sviluppo economico, la democrazia e l’integrazione di diverse comunità nella vita del Paese.

     
    D. – Mons. Ranjith, lei ha auspicato soluzioni politiche durature per il Nord e l’Est del Paese. Le vittime della guerra tra esercito e Tigri Tamil sono quasi 100 mila: qual è la situazione?

     
    R. – Si spera, dal lato della comunità di maggioranza, che la sostanziale identità del Paese rimanga intatta, mentre dall’altra parte, quella delle minoranze, soprattutto dei Tamil, che ci sia la possibilità di far sentire pure la loro voce nel Paese e quindi avere anche la possibilità di governare nelle zone dove sono in maggioranza. Per questo sarebbe necessario un tentativo coraggioso, da parte del vincitore, per trovare una soluzione politica alla questione.

     
    D. – La sfida è tra Rajapaksa e Fonseka: che Paese propongono?

     
    R. – Il presidente attuale propone come soluzione il consolidamento del progresso che egli ha realizzato in questi ultimi anni e poi punta a superare certi ostacoli che sono stati causati dalla situazione precedente. Mentre l’altro candidato, Fonseka, propone un cambiamento di direzione ed un nuovo inizio: in un certo senso, mira a una democratizzazione ancora più forte del Paese. Quindi, tutti e due propongono la stessa cosa, ma in pratica con due accenti diversi. Nel caso del presidente, egli vuole il rafforzamento delle istituzioni democratiche all’interno di un concetto di unità assoluta del Paese, mentre Fonseka auspica il rafforzamento delle strutture democratiche all’interno di una certa varietà di vedute nel Paese.

     
    D. – Ma il voto dei Tamil dove andrà?

     
    R. – Il partito alleato delle Tigri Tamil continua a dire che appoggerà la candidatura di Fonseka, dell’opposizione.

     
    D. – E il voto dei cattolici quale sarà?

     
    R. – Il voto dei cattolici è veramente indipendente, in questa scelta. La Chiesa locale auspica un’elezione pacifica, prima di tutto: senza incidenti né violenze. E d’altro canto la Chiesa vuole assicurare che ci sia pace e tranquillità, progresso economico e poi anche l’unità del Paese, in cui ci sia pure una certa diversità.

     
    D. – Il Papa tante volte ha pregato per la situazione in Sri Lanka. Oggi che Paese è?

     
    R. – Vuole essere – anche ricordando le indicazioni date dal Santo Padre - un Paese libero, democratico, aperto e anche orgoglioso della sua identità nazionale. Io credo che il Papa sia molto rispettato in questo Paese. Ho visto che entrambi i candidati auspicano buoni rapporti con la Chiesa, non solo con quella locale ma anche con la Chiesa universale.

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    Nasce un sito web per rinnovare l’interesse nel Concilio Vaticano II

    ◊   Esordisce oggi su Internet, il sito web “www.vivailconcilio.it”, iniziativa promossa da alcuni teologi italiani con l’obiettivo di valorizzare la fruttuosa eredità del Concilio Vaticano II. Il sito si rivolge in particolare ai giovani, con l’intento di consegnare loro idealmente una stagione fondamentale nella vita della Chiesa. Vivailconcilio.it offre la possibilità di consultare interventi magisteriali e saggi teologi, ma anche di conoscere iniziative sul Concilio Vaticano II. Fabio Colagrande ha intervistato due dei promotori dell’iniziativa: il prof. Marco Vergottini, vicepresidente dell’Associazione Teologica italiana, coordinatore del sito, e il teologo don Severino Dianich:
     
    R. – Quando uno parla su Internet deve usare un linguaggio che è quello del mezzo. Noi stiamo parlando ad un pubblico prevalentemente di giovani e quindi bisogna dare un messaggio. Il messaggio è: “Viva il Concilio”, che vuol dire che il Concilio è vivo, il Concilio è una benedizione per la Chiesa. Il Concilio - diceva Giovanni Paolo II - sarà una bussola per la Chiesa del Terzo Millennio. In questa prospettiva, allora, il Concilio è anche compito per noi di fare un atto di memoria per tenere viva questa storia, e poi è anche un momento di restituzione, perché il Concilio è come un albero e quindi bisogna irrorare questa pianta, fecondarla, perché possa essere viva.

     
    D. – Don Severino Dianich, lei che è teologo, ma anche docente come il prof. Vergottini, sa che gli studenti oggi, chi si avvicina alla teologia, alla storia della Chiesa, spesso non si ricorda bene dell’importanza del Concilio, lo confonde magari con Concilii che appartengono, quelli sì davvero, all’antichità...

     
    D. – Certamente il problema di tener vivo il Concilio anche in maniera esplicita è un problema importante, al quale vogliamo dare un piccolo contributo, anche con il nostro sito. Perché alcune cose del Concilio, l’ho sperimentato negli incontri con i giovani, sono diventate ormai patrimonio comune, per cui a loro sembra, citando alcuni passaggi importanti del Concilio, di sentire cose ovvie, mentre nel momento in cui queste cose sono state discusse e dette erano tutt’altro che ovvie. Quindi, questa è la parte più positiva che ci rallegra. Il Concilio è passato, è diventato linfa vitale di molti cattolici di oggi, di molti cristiani, perché ha coinvolto ovviamente anche i cristiani delle altre Chiese. Mentre ci sono altre parti, soprattutto quelli in qualche maniera più innovativi sul piano della vita comune, della vita sociale, della cultura diffusa, che invece chiedono ancora di essere molto pensati, oggetto di riflessione e anche molto capaci di produrre frutti effettivi.

     
    D. – Prof. Vergottini, mi sembra un’iniziativa che vuole assolutamente smarcarsi dalla contrapposizione così presente sulla rete tra cosìddetti tradizionalisti e cosìddetti progressisti, non è vero?

     
    R. – Sì, questo vuole essere un sito rotondo, pacifico, ospitale, il Concilio non ha bisogno di avvocati difensori – noi certo non vogliamo farlo – non ha bisogno di uno spirito di reducismo. Quindi, in questa linea, appunto, io credo davvero che il nostro intento sia quello di riuscire a leggere la storia della nostra Chiesa innanzitutto con la bussola del Vaticano II, e questo lo diceva Giovanni Paolo II; nel cono di luce del Concilio, come ripeteva Paolo VI, e infine, come ha continuamente richiamato Benedetto XVI anche di recente, noi non possiamo arretrare rispetto al Concilio. Mi sembrano tutti messaggi, che ci fanno dire: “Noi dobbiamo trovare le parole facili e le immagini intense, per parlare ai nostri figli, per non perdere la memoria, per non dimenticare la lezione e lo spirito del Vaticano II. (Montaggio a cura di Maria Birigini)

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    Campagna italiana a sostegno dei malati di Alzheimer

    ◊   "Per i malati di Alzheimer la demenza corre più del tempo. Con un SMS puoi correre al loro fianco". Questo lo slogan lanciato dalla Federazione Alzheimer Italia in occasione della campagna promossa a sostegno del servizio di aiuto telefonico dedicato ai malati e ai loro familiari. Fino al 31 gennaio si potrà sostenere l’associazione donando 2 Euro con un SMS al numero 48544. Ma a quali necessità risponde questo servizio? Claudio Cavallaro lo ha chiesto a Gabriella Salvini Porro, presidente della Federazione:

    R. – Il progetto Pronto Alzheimer l’abbiamo iniziato nel ’93, perché ci siamo resi conto che il primo bisogno che ha la famiglia è ottenere una serie di informazioni, consulenze e sostegno. E’ un progetto che naturalmente ha dei costi, per cui abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti. Poi, il lancio di questa iniziativa non è solo per questo motivo, ma anche per sensibilizzare maggiormente sulla malattia di Alzheimer.

     
    D. – Qual è oggi il numero dei malati di Alzheimer in Italia?

     
    R. – Si parla di 600 mila, ma non sono 600 mila le persone ad avere bisogno, sono almeno due milioni, perché anche le famiglie sono 'malate'. E’ una malattia talmente complessa, talmente devastante, che fa ammalare anche la famiglia. Il nostro compito è migliorare la qualità di vita dei malati e delle famiglie, ma il secondo è quello di fare in modo che le istituzioni sanitarie, assistenziali, si prendano carico di questo problema. Non si capisce perché una malattia che colpisce così tanti italiani non debba essere considerata e non abbia servizi a sufficienza: è tutto "scaricato" sulla famiglia.

     
    D. – E’ un’utopia adesso pensare all’assistenza domiciliare del malato?

     
    R. – Non è che sia un’utopia, è una necessità per alcuni malati in certi momenti: avere un’assistenza domiciliare qualificata, preparata, è fondamentale. Sono importanti, però, le alternative, perché non basta l’assistenza domiciliare, perché il malato di Alzheimer per vari anni è ancora in grado di fare, di capire qualcosa, per cui è importante anche metterlo insieme ad altre persone, non chiuderlo in casa, isolarlo e abbandonarlo lì. I centri diurni servono a questo, proprio per far socializzare anche il malato. Quello che è necessario attualmente è creare una rete di servizi che li aiuti, quantomeno, a sopportare questo peso.

     
    D. – In che modo si può sostenere il servizio Pronto Alzheimer?

     
    R. – Si possono donare due euro, inviando un sms al 48544 e chiamando da rete fissa Telecom Italia.

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    Chiesa e Società



    Pakistan: sdegno fra i cristiani per il brutale assassinio di una ragazza cattolica

    ◊   Viva commozione, sdegno e proteste fra i cristiani in Pakistan dopo l’assassinio di una ragazza cattolica, Shazia Bashir, di 12 anni, torturata, violentata e uccisa dal suo datore di lavoro, un ricco avvocato musulmano a Lahore. Come l’agenzia Fides apprende dalla Chiesa in Pakistan, la ragazza, proveniente da una famiglia cattolica molto povera, lavorava da otto mesi come domestica presso la casa del noto avvocato di Lahore, Chaudry Muhammad Neem. La ragazza è stata percossa, violentata e uccisa il 22 gennaio. Ai funerali della ragazza, tenutisi oggi a Lahore, ha partecipato una folla commossa di migliaia di persone. Erano presenti i vescovi cristiani di tutte le confessioni che hanno lanciato messaggi di solidarietà e invitato i fedeli alla preghiera. Molti fedeli cristiani erano in lacrime e anche numerosi musulmani hanno mostrato affetto e solidarietà. Si tratta di uno dei tanti episodi di maltrattamenti e sevizie che i cristiani subiscono – specie quelli più poveri – quando sono impiegati come lavoratori (per servizi spesso molto umili) nelle case di musulmani. Shazia lavorava per 1.000 rupie al mese (circa 12 dollari Usa) per procurare il sostentamento alla sua famiglia, composta da genitori, due sorelle sposate e un fratellino di otto anni. I genitori della ragazza hanno raccontato che da giorni non gli era permesso di rivedere la loro figlia. Dopo aver chiesto più volte, l’hanno riavuta in gravi condizioni, con segni evidenti di violenze e torture. L’hanno immediatamente portata all’ospedale Jinnah di Lahore, dove Shazia è morta. L’avvocato ha cercato di comprare il loro silenzio, offrendo 20mila rupie (circa 250 dollari), ma i genitori non hanno accettato e hanno denunciato la vicenda. La polizia ha fatto resistenza e, in un primo momento, non voleva registrare l’accaduto, ma le proteste dei cristiani hanno portato il caso all’attenzione dell’opinione pubblica. Il 23 gennaio una folla si è radunata davanti al palazzo del Parlamento regionale del Punjab (di cui Lahore è capitale), chiedendo giustizia. Solo allora, dopo oltre 18 ore, la polizia ha dovuto registrare la denuncia. Sei persone sono state arrestate ieri, dopo l’intervento del Governo Federale. Il Presidente del Pakistan, Ali Zardari, ha subito stanziato un risarcimento di 500mila rupie (6.000 dollari) alla famiglia di Shazia. Il Ministro per gli Affari delle Minoranze, Shahbaz Batti, ha assicurato che “i colpevoli saranno condotti dinanzi alla giustizia”. (R.P.)

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    L'India: nel 60° della Repubblica, il cardinale Gracias ricorda l'impegno della Chiesa

    ◊   L’India celebra domani il 60° anniversario della proclamazione della Repubblica e dell’entrata in vigore della Costituzione, avvenuti il 26 gennaio 1950. In occasione di questa importante ricorrenza, il cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai e presidente dei vescovi indiani, spiega all'agenzia AsiaNews quanto è stato fatto e quanto ancora bisogna fare per rendere l’India un Paese sempre più democratico e pluralista, dove trovino tutela e rispetto dei diritti anche i Dalit, i tribali, le donne e gli altri gruppi più vessati. Mentre lo Stato indiano si avvia ad avere sempre maggiore importanza economica e politica, si ricorda il ruolo della Chiesa cattolica nella più grande democrazia al mondo. “In India la Chiesa cattolica – spiega il porporato - è sempre stata al servizio della Nazione per realizzare il bene comune. In accordo con il messaggio del Vangelo di Gesù che è amore e servizio agli altri, amore per gli altri come a se stesso, che si mostra nello spirito di servizio. Dopo lo Stato, la Chiesa è la principale istituzione che provvede all’istruzione nel Paese, per formare persone che possano dare un effettivo contributo alla società e alla Nazione”. “La Chiesa è anche molto attiva nel settore della sanità, che segue con una diffusa rete di centri sanitari nell’intero Paese, persino in zone remote rurali dove non sono presenti strutture pubbliche”. “Inoltre i cattolici sono promotori del dialogo, per costruire ponti di comprensione, fiducia e armonia tra gente di ogni casta, credo politico e religioso e appartenenza etnica, nella nostra amata India”. “Tra i problemi attuali, promuoviamo anche il rispetto dell’ambiente, sia con l’intervento personale dei fedeli che tramite le nostre istituzioni. Per noi questo non significa solo salvaguardare il futuro e la salute del Paese, ma anche ricordare come la creazione sia opera di Dio, che va rispettata. Ci adoperiamo per rendere i fedeli consapevoli che occorre rispettare e avere cura dell’ambiente, che è un dono di Dio a ognuno di noi. L’uomo non ha diritto di sfruttare come crede le risorse ambientali, anche a danno degli altri. Tutti devono invece agire in modo responsabile e rispettare la natura”. (R.P.)

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    Sri Lanka: i fedeli di ogni religione pregano perché cessino le violenze elettorali

    ◊   Circa 3mila persone di ogni credo religioso si sono riunite ieri pomeriggio presso il parco Vihara Maha Devi Uddayanaya, a Colombo, per pregare insieme perché le elezioni presidenziali di domani si svolgano senza violenze e perché sia poi possibile un periodo di pace nello Sri Lanka. L’incontro - riferisce l'agenzia AsiaNews - è stato organizzato dal Sarvodaya Movement dello Sri Lanka, sul tema “Diffondiamo la compassione a tutti”. Sotto la guida del dott. A.T. Ariyratne, fondatore del Movimento, cristiani, buddisti, indù e musulmani di vari distretti hanno fatto meditazioni e pregato, insieme ai rispettivi rappresentanti religiosi. Molti avevano indossato vesti bianche e, al termine, tutti hanno tenuto alta una piccola Mati-pahan (lampada di argilla) e hanno fatto canti di pace con la mano destra sul petto. Il Movimento Sarvodaya ha spiegato che vuole “favorire una mentalità pacifica e contribuire a creare una società armoniosa”. Il religioso buddista Madoluwawe Sobhitha Thero ha ripetuto la condanna di ogni tipo di violenza e ha criticato chi ne fa strumento di lotta politica. Il monaco buddista Handapangoda Ginasiri Thero ha pure condannato la violenza e la corruzione diffuse. Dal canto suo il sacerdote cattolico padre Mervyn Fernando, fondatore del centro di Educazione Subhodi, ha sollecitato tutti al compito di realizzare nel Paese la pace donataci da Dio e “a sconfiggere ogni tipo di violenza e di abusi nelle elezioni, a scegliere il miglior leader per il futuro dello Sri Lanka”. (R.P.)

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    Nigeria: rapito arcivescovo anglicano

    ◊   È stato rapito l’arcivescovo anglicano della diocesi di Benin, nello stato di Edo, in Nigeria. Come scrive l’agenzia Misna, che riporta la stampa locale, mons. Peter Imausen, segretario per lo stato di Edo dell’Associazione nigeriana dei cristiani, è stato prelevato ieri da uomini armati non identificati che lo hanno fermato all’ingresso della sua abitazione. Il religioso era tornato dalla cattedrale di San Matteo, dove si era recato per celebrare messa. Il rapimento di mons. Imausen è avvenuto a pochi giorni dal ritiro dei soldati delle squadre speciali dispiegate per mettere fine all’ondata di violenza avvenuta nei mesi scorsi nella regione. Secondo i familiari del prelato, i sequestratori avrebbero già chiesto un alto riscatto, pratica comune nell’area del Delta del Niger, ricchissima di petrolio, dove molti rapiti vengono solitamente rilasciati illesi alcuni giorni dopo il pagamento di una somma di denaro. (F.C.)

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    Nigeria. L'arcivescovo di Jos: minacce anonime sui cellulari per incitare alla violenza

    ◊   Messaggi anonimi per diffondere il panico ed incitare a nuove violenza vengono inviati sui cellulari dei cittadini di Jos, capoluogo dello Stato di Plateau nella Nigeria centrale, dove negli ultimi giorni si sono verificati gravi scontri che avrebbero provocato centinaia di vittime. La denuncia è arrivata all’agenzia Fides da mons. Ignatius Ayau Kaigama, arcivescovo di Jos. “La situazione rispetto ai giorni scorsi è più calma – ha riferito il presule - ma continuano a giungere sui cellulari degli abitanti della città messaggi anonimi nei quali vengono proferite minacce. Temo che questo faccia parte di una strategia mirata ad estendere le violenze oltre alla città di Jos - ha aggiunto mons. Kaigama - perché questi messaggi possono essere rilanciati dai cittadini spaventati ai loro parenti e conoscenti in altre zone della Nigeria”. Nonostante le minacce, ieri i fedeli sfidando la paura si sono raccolti in preghiera nelle chiese della città che a causa del coprifuoco hanno proposto una sola celebrazione domenicale. Mons. Kaigama si è recato nella parrocchia di St. Michael per incoraggiare i fedeli, ancora spaventati per le false notizie sulla distruzione della loro parrocchia, e “per cercare di placare gli animi e costruire un clima di serenità, al fine di riportare la pace” nella città”, ha concluso l’arcivescovo di Jos. (R.G.)

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    Iraq: mons. Warduni sul "digiuno di Ninive" per la riconciliazione nel Paese

    ◊   “Una penitenza per tutto l’Iraq”. Così il vicario patriarcale caldeo di Baghdad, mons. Shlemon Warduni, parla all'agenzia Sir del “Digiuno di Ninive”, che si apre oggi (fino al 27) e che fa memoria di quando, guidati dal profeta Giona, gli abitanti di Ninive si convertirono a Dio. “Preghiamo per tutti e non solo per noi. Abbiamo bisogno di fare penitenza per l’Iraq, perché il Signore conceda il dono della pace, della sicurezza e della stabilità al nostro Paese e al mondo intero”. La pratica, afferma il Vicario, “è molto seguita dai fedeli caldei i quali si astengono totalmente dal cibo dall’alba fino a mezzogiorno, e mangiando nel prosieguo della giornata solo verdure, rinunciando anche a pesce, carne e derivati del latte. Il tutto accompagnato dalla preghiera, al mattino o al pomeriggio. In questi momenti le chiese si affollano di fedeli”. Un’intenzione particolare del digiuno sarà rivolta anche al Sinodo per il medio Oriente di ottobre: “un momento molto importante per tutte le nostre Chiese – dichiara mons. Warduni – che si trovano in grandi difficoltà politiche, religiose, sociali, economiche e con il fondamentalismo e fanatismo che avanzano. Il nostro auspicio è che questa assemblea favorisca la comunione e l’unità dei cristiani mediorientali, quindi un rafforzamento per far sentire la nostra voce. La divisione, infatti, ci indebolisce e ci impoverisce”. (R.P.)

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    I vescovi del Kenya: la vita inizia dal concepimento

    ◊   “Consapevoli del mandato divino di promuovere la cultura della vita e di incarnare il diritto inviolabile alla vita di ogni persona dal momento del concepimento alla morte naturale, sentiamo con forza che non possiamo essere parte di qualsiasi legislazione che sostiene la cultura della morte” affermano i vescovi del Kenya in una dichiarazione - ripresa dall'agenzia Fides - nella quale prendono posizione sulla proposta della Commissione parlamentare per la revisione della Costituzione di modificare la clausola che definisce l’inizio della vita. Secondo la nuova proposta l’inizio della vita verrebbe spostato dal concepimento alla nascita. Questa proposta viene vista dalla Chiesa cattolica come propedeutica alla legalizzazione dell’aborto. “Inserire nella Costituzione una clausola che sposta il momento dell’inizio della vita dal concepimento alla nascita è una sconfitta della ragione e senza dubbio apre la strada alla legalizzazione dell’aborto” scrivono i vescovi. La Conferenza episcopale del Kenya ribadisce che l’aborto è un “crimine indescrivibile” e rappresenta il segno di una gravissima crisi morale. I presuli affermano che la Chiesa ha sempre difeso il diritto alla vita, dal concepimento alla morte naturale, e sottolineano che qualsiasi tentativo di negare questa verità è sbagliato e ingannevole. Per questo motivo, i vescovi chiedono che l’articolo della Costituzione sul diritto alla vita, comprenda pure il divieto della pena di morte e dell’eutanasia. In precedenza, la Conferenza episcopale aveva presentato al Comitato di esperti, incaricati di preparare la revisione costituzionale, un memorandum sull’articolo 35, che stabilisce il diritto alla vita, nel quale veniva riportata una dichiarazione dello stesso tenore. La Commissione parlamentare per la revisione della Costituzione non ha però inserito la clausola proposta dalla Chiesa cattolica nel progetto costituzionale. (R.P.)

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    L'Unesco: a rischio l’educazione di milioni di bambini nei Paesi dell’Africa sub-sahariana

    ◊   La crisi economico-finanziaria, che ha colpito a livello globale, rischia di avere gravi conseguenze nel settore educativo dei Paesi dell’Africa sub-sahariana: lo afferma un rapporto dell’Unesco, organizzazione dell’Onu per l’istruzione, la scienza e la cultura, di cui riferisce l’agenzia Misna. La crisi degli investimenti nazionali a favore dell’insegnamento potrebbero essere infatti essere ‘tagliati’ nella misura di 4 miliardi di euro l’anno, con conseguenze disastrose sui progressi ottenuti finora da queste Nazioni in via di sviluppo. Nel 2009 - secondo gli esperti dell’Unesco - la recessione globale ha provocato un calo delle entrate fiscali in 27 Paesi dell’Africa sub-sahariana, il che per i sistemi scolastici nazionali significa stipendi più bassi e condizioni di lavoro peggiori per tutti gli insegnanti, con classi troppo numerose ed un aumento massiccio dell’orario di lavoro per compensare i tagli di personale. “Senza un intervento adeguato – ha dichiarato la direttrice dell’Unesco, Irina Bokava – e senza l’aiuto della comunità internazionale, saranno almeno 56 milioni i bambini che non avranno possibilità di accesso all’istruzione nei prossimi cinque anni, con gravi ripercussioni sulle opportunità di crescita economica e di progresso sociale”. (R.G.)

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    Haiti: benedettini tedeschi donano 20.000 euro ai loro confratelli colpiti dal sisma

    ◊   Un aiuto dei monaci tedeschi ai loro confratelli haitiani provati dal terremoto. Così il monastero dei Benedettini Missionari della Congregazione di St. Ottilien, in Germania, ha donato 20.000 euro a quello dei benedettini che si trovano a Morne Saint Benoit, a circa 65 chilometri a nord di Port-au-Prince. Il denaro è stato preso dal fondo per le catastrofi che i monaci tedeschi hanno fondato nel 1987, in occasione di una terribile inondazione in Tanzania ed utilizzato anche per soccorrere le popolazioni del Sudest asiatico colpite dallo tsunami del 2004. L’arciabate presidente della Congregazione, padre Jeremias Schröder, in una nota inviata all’agenzia Fides, ha affermato che ad Haiti “le prime vittime provenienti dalla capitale completamente distrutta sono già state accolte. Fra di esse ci sono anche 15 orfani”. “Ogni giorno – ha continuato - altre persone provenienti da Port-au Prince in cerca di aiuto arrivano nella zona” del monastero di Morne Saint Benoit, che è divenuto un punto di riferimento per i terremotati. (F.C.)

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    Brasile: inizia a Porto Alegre il World Social Forum

    ◊   Iniziano oggi a Porto Alegre, in Brasile, le attività del World Social Forum, che nel 2010, decimo anniversario del Forum stesso, non vedrà un unico evento centrale, ma si svolgerà durante l’intero anno con eventi in diverse parti del mondo. Filo conduttore dei dibattiti è il tema della crisi mondiale nelle sue molteplici dimensioni: economica, politica, sociale, alimentare, culturale. L’appuntamento inaugurale di Porto Alegre riunirà, da oggi al 29 gennaio esperti, membri di movimenti sociali e attivisti in un seminario dal titolo “Dieci anni dopo: sfide e proposte per un altro mondo possibile”. A Kpomasse (Benin) si svolgerà successivamente dal 28 al 31 gennaio il II Forum Sociale Locale dell’Atlantico, sul tema “L’impatto della crisi finanziaria e alimentare mondiale sull’agricoltura africana: risposte e alternative proposte dai cittadini”. In Europa, la capitale spagnola ospiterà il Forum Sociale Mondiale Madrid 2010, che focalizzerà temi quali la crisi e le alternative globali, ambiente, energia e clima, economia sociale e commercio equo, istruzione, sanità, migrazioni. Un secondo appuntamento europeo è previsto nella Repubblica Ceca nei giorni 29 e 30 gennaio, ospitato dalle città di Praga, Brno e Ústí nad Labem. (M.V.)

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    La Chiesa dell’Honduras rinnova l'appello alla pace sociale

    ◊   L’Honduras in queste ore, e fino a mercoledì 27, vive un processo politico e istituzionale di grande rilevanza, che dovrebbe portare la vita cittadina ad una definitiva e duratura normalizzazione democratica. Oggi, dopo l’elezione sabato scorso delle massime autorità dell’Assemblea nazionale, s’insediano i 128 deputati in rappresentanza di cinque partiti. Sarà anche il giorno dell’insediamento del sindaco della capitale Tegucigalpa e il mercoledì prossimo sarà la volta del nuovo presidente Porfirio Lobo Sosa, eletto nel novembre scorso. Intanto, l’ex presidente Zelaya, destituito il 28 giugno, circostanza che ha causato una grave e prolungata crisi istituzionale, rifugiato presso l’ambasciata del Brasile dal 27 settembre, dovrebbe lasciare il Paese nelle prossime ore recandosi nella Repubblica Dominicana. In questo contesto, ieri, nel corso della Santa Messa - assente il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa, impegnato come presidente della Caritas internazionale nell’organizzazione degli aiuti ad Haiti - il vicario della cattedrale padre Juan Carlos Martínez, ha rinnovato l’appello dell’episcopato in favore della “pace sociale, del dialogo e della riconciliazione”. Nessuno deve mai dimenticare, ha osservato il vicario “che alla nostra patria le divisioni e le lotte egoistiche fanno un grande male e lo stesso accade quando chi vuole difendere solo interessi particolari senza curarsi minimamente degli interessi di tutti e del bene comune. Il nostro Paese, la nostra cara Honduras - ha proseguito padre Martinez - ha bisogno di uomini e donne che nonostante la pensino diversamente siano capaci di riconoscersi reciprocamente come fratelli. Noi tutti siamo nella stessa barca e se affonda finiremo per affondare tutti”. Con riferimento alle nuove autorità che assumono, per volere democratico, le redini del potere per portare la nazione fuori dalla crisi, il vicario della cattedrale, ribadendo le parole dell’episcopato, ha ricordato che “desiderare il fallimento di questo e di quel gruppo, di questo o di quel governo, non è una cosa seria e responsabile” e, infine, ha osservato che “in Honduras è necessario mettere fine agli scontri lasciando il posto alle diversità che arricchiscono. Così come le vere minacce nel Corpo di Cristo e all’unità della Chiesa non provengono dalle differenze bensì dalla pretesa di alcuni di erigersi quali giudici contro gli altri”, nella società honduregna “comportamenti di disprezzo tra fratelli ostacolano la crescita dell’unità del corpo nazionale”. Intanto, da ieri, a Tegucigalpa stanno arrivando decine di leader del continente americano, dell’Europa, dell’Africa e dell’Asia, nonché numerose personalità politiche internazionali, per prendere parte all’insediamento del nuovo presidente e tutti, nelle loro dichiarazioni, esprimono solidarietà con la Nazione honduregna e esprimono il desiderio di dare un contributo alla normalizzazione democratica e al superamento delle divisioni e antagonismi interni. (A cura di Luis Badilla)

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    Messico: cattolici ed evangelici in difesa del matrimonio cristiano

    ◊   Il pastore Eduardo Rangel Hernández ha scritto una lettera pubblica al cardinale Norberto Rivera Carrera, indirizzata anche a tutte le chiese evangeliche dove, dopo essersi presentato come rappresentante del Comitato dell’Unione dei Pastori Uniti per il Messico (organismo che unisce tutti i gruppi evangelici del Paese), informa che ogni giorno essi ricevono lettere e messaggi delle diverse chiese evangeliche del Messico e da molti altri paesi per incoraggiare l’unione con la Chiesa cattolica per la difesa della Parola di Dio e del matrimonio cristiano minacciato dalle leggi che autorizzano le unioni gay e l’adozione da parte di queste coppie. “Chiedo a voi tutti - scrive il pastore Rangel Hernández - di pregare per il nostro fratello, cardinale Norberto Rivera Carrera, e di dargli tutto il nostro appoggio, perché nel suo ministero continui nella difesa dei valori evangelici, dinanzi a un settore della società che lo critica e lo aggredisce.” Come riferisce l’agenzia Fides, il 21 gennaio un gruppo di rappresentanti del governo messicano (Marcelo Ebrard e il suo Prd) ha approvato la legge che equipara il matrimonio tra omosessuali a quello tra un uomo e una donna, concedendo loro anche l' adozione di minori. La reazione dei gruppi religiosi è stata immediata: cattolici, evangelici ed ortodossi si sono uniti per manifestare il totale disaccordo. Si tratta comunque di confrontarsi con il cosiddetto "progetto culturale" che mette insieme aborto, eugenetica, eutanasia ed altre situazioni che cercano di espellere le religioni dalla vita civile. I gruppi religiosi hanno chiaramente dichiarato che “un matrimonio, per diritto naturale (e esiste il matrimonio naturale, non solo quello religioso), è costituito da un uomo e da una donna. Questa è la via per fondare una famiglia che è la cellula base della società." (R.P.)

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    Cile: più di 250 partecipanti all’incontro degli Animatori della Missione continentale a Santiago

    ◊   Circa 250 persone hanno partecipato alla "Prima Festa degli Animatori della Missione continentale". Sopportando la temperatura elevata, 250 operatori pastorali dell'arcidiocesi di Santiago hanno accolto l'invito ad essere “missionari permanenti” della Chiesa locale. La riunione - riferisce l'agenzia Fides - è stata presieduta da mons. Cristián Precht, vicario generale di Santiago e coordinatore della Missione continentale in Cile, che ha incoraggiato i partecipanti al rinnovamento, formando comitati di sostegno missionario: "Cambiano i tempi e cambia l'obiettivo della missione. Nella missione dell'anno 1992 abbiamo visitato il 70% delle famiglie di Santiago ed eravamo felici, ma non siamo più tornati da loro. Abbiamo iniziato a visitarle di nuovo nel 2009 e continueremo nel 2010, 2011 e 2015, quindi in modo permanente. La visita è indispensabile. L'esperienza dell'incontro con Cristo dobbiamo portarla nelle case. Così quest'anno continueremo a visitare le famiglie" ha detto mons. Precht. Il coordinatore nazionale della Missione ha inoltre sottolineato che le visite a domicilio devono essere un dono gratuito: “non chiederemo se le persone vanno a Messa, se sono sposate o se pagano l'1%. Andremo a portare la presenza gratuita del Signore”. (R.P.)

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    Filippine: narcotrafficanti cambiano vita grazie alla Chiesa

    ◊   Uscire dal tunnel dello spaccio di droga è possibile. Questo è successo a 150 narcotrafficanti delle Filippine, aiutati dalla Chiesa cattolica a dare una svolta alla propria vita. Tutto ciò seguendo un programma di formazione e di inserimento al lavoro organizzato da un sacerdote e da alcuni fedeli dell’arcidiocesi di Manila, come riferisce l’agenzia AsiaNews. “Nessuno ha mai osato aiutare questa gente a ricostruire le loro vite – ha affermato padre Suarez, direttore dell’ufficio catechistico dell’arcidiocesi – per anni sono fuggiti da loro stessi. Soprattutto essi hanno bisogno della Parola di Dio”. Il programma ha riguardato circa 50 famiglie legate al traffico di droga del distretto di Quiapo, una delle zone più centrali e popolate di Manila, dove il degrado ed il passaggio di turisti ha reso frequente il commercio di oggetti rubati e di droga. Queste famiglie hanno accettato l’aiuto di padre Suarez, che da sei mesi fa loro visita una volta a settimana. “Grazie alle visite di questi mesi, siamo riusciti a guadagnare la loro fiducia – ha dichiarato il sacerdote – e abbiamo iniziato ad insegnare loro le basi del catechismo e dei valori cristiani”. Padre Suarez, col sostegno di catechisti, psicologi ed operatori sociali, ha organizzato varie attività rivolte specialmente ai giovani ed alle persone sposate “in modo da evitare - come ha detto – che in futuro riprendano la via della droga e della criminalità”. (F.C.)

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    Anno Sacerdotale: al via a Manila il Congresso del clero filippino

    ◊   Ha preso il via oggi a Manila il secondo Congresso nazionale del Clero delle Filippine presso il World Trade Center di Pasay City. Filo conduttore dell’evento è l’ “Anno Sacerdotale” indetto da Benedetto XVI. Al tema dell’Anno: “Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote” si ispirano le meditazioni, che il padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, offrirà durante i momenti di ritiro previsti dal programma del Congresso. Tra i relatori di fondo figura mons. Luis Antonio Tagle, vescovo di Imus, che terrà una riflessione su alcune delle relazioni presentate. Oltre alle discussioni in plenaria, sono previsti momenti comuni di preghiera, con la recita del Santo Rosario, la Via Crucis ed incontri di spiritualità; si rifletterà inoltre sulle finalità dell’Anno sacerdotale, alla luce della Lettera di indizione del Santo Padre, e sulle attività programmate dalla Chiesa nelle Filippine. Il Congresso è organizzato dalla Commissione per il Clero della Conferenza episcopale locale e si pone in continuità di intenti con la precedente assemblea, svoltasi nel luglio 2004 sul tema: “Un clero rinnovato, una Chiesa rinnovata, un Paese rinnovato”. (M.V.)

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    Taiwan: primo corso di formazione del nuovo Centro missionario di Kaohsiung

    ◊   “Guai a me se non predicassi il Vangelo” è la raccomandazione, ripresa dalle Lettere di San Paolo, che mons. Peter Liu Cheng-chung, vescovo della diocesi di Kaohsiung ha rivolto ai 241 studenti all’apertura del primo corso di formazione per gli operatori dell’apostolato, organizzato dal nuovo Centro missionario San Paolo (St. Paul Mission Centre) della diocesi di Kaohsiung. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, dopo 6 mesi di intenso lavoro preparatorio, il Centro è stato inaugurato all’inizio dell’anno: il suo scopo è formare nel modo migliore gli annunciatori della Parola di Dio, come aveva annunciato mons. Peter Liu Cheng-chung nella sua Lettera pastorale del 2010, perché “la Parola di Dio e la conversione di tutti sono la principale missione dell’evangelizzazione”. L’équipe del nuovo Centro missionario - che fa parte del “Progetto Evangelizzazione 1+1”, cioè ogni anno ogni famiglia è invitata a portare un aspirante catecumeno e a riportare un fedele che si è allontanato dalla Chiesa - è composta da 17 sacerdoti, 9 religiose e 13 laici qualificati. (R.P.)

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    Grecia: impegno del governo a difesa dei monumenti ebraici

    ◊   Il governo greco “proteggerà tutti i monumenti ebraici del Paese”. Questo l’impegno preso dal ministro della Difesa Evangelos Venizelos dopo due recenti attentati incendiari contro la sinagoga di Etz Hayyim, a Chania, sull’isola di Creta. Parlando a Salonicco, il ministro ha assicurato che la Grecia “accetta la responsabilità” di “riparare e ricostruire” l’antica sinagoga e di combattere la crescente ondata di azioni neonaziste ed antisemite. Nel Paese sono presenti solo poche migliaia di ebrei ed il luogo di culto in questione era stato restaurato alla fine degli anni Novanta con fondi privati. La devastazione della sinagoga, unico monumento ebraico rimasto a Creta, fa seguito ad una serie di attacchi razzisti ed alla dissacrazione di monumenti e cimiteri ebraici in varie città greche. Gli attentati hanno provocato la protesta della comunità ebraica nazionale, delle organizzazioni internazionali e del Dipartimento di Stato americano. Anche il governo di Giorgio Papandreu ha condannato il fatto dopo il secondo attacco. Intanto, la polizia di Creta ha arrestato due inglesi ed un abitante locale, responsabili dell’incendio che ha provocato la distruzione quasi completa della grande biblioteca e degli archivi della sinagoga. Due americani sono ricercati, ma si ritiene abbiano già lasciato il Paese. (F.C.)

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    Pellegrinaggio a Roma dell'Hospitalité Notre Dame di Lourdes

    ◊   Sono giunti oggi a Roma circa cento volontari della Hospitalité Notre Dame di Lourdes, l’associazione preposta all’accoglienza dei malati in arrivo nella cittadella mariana dei Pirenei, per festeggiare il 125° anniversario della loro realtà con un pellegrinaggio sulle Tombe degli Apostoli. L’organizzazione è composta da oltre 20mila volontari di tutti i paesi del mondo, la cui missione è quella di accogliere i pellegrini, in particolare i malati e i disabili, di assicurare l’ordinato svolgimento delle grandi celebrazioni dei Santuari e di trasmettere il Messaggio di Lourdes ricevuto da Bernadette. Nel corso del loro pellegrinaggio, che culminerà con l’Udienza del Santo Padre, mercoledì prossimo in Aula Paolo VI, i pellegrini sosteranno in alcune basiliche, nei Musei Vaticani e nella Cappella Sistina. Ad accompagnarli nella visita romana saranno il presidente dell’associazione, Antoine Tierny, e il cappellano generale, padre Horatio Brito. (M.V.)

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    On line il sito del prossimo Convegno nazionale della Cei sul tema dei "testimoni digitali"

    ◊   E’ sbarcato su Internet il sito del prossimo Convegno nazionale, promosso dalla Conferenza episcopale italiana (Cei), sul tema “Testimoni Digitali. Volti e linguaggi nell’era crossmediale”. Evento che avrà luogo a Roma dal 22 al 24 aprile 2010. Inaugurato ieri, in occasione della festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, il sito www.testimonidigitali.it propone le informazioni per iscriversi al convegno e partecipare all'udienza con Benedetto XVI prevista nella giornata finale dei lavori, oltre al programma e materiali audio e video sulle tematiche che saranno oggetto di approfondimento e dibattito. Il sito utilizza le opportunità offerte dai social network ed è suddiviso in diverse aree e sezioni multimediali, compresa la pagina web dell’ufficio stampa dalla quale sarà possibile effettuare l’accreditamento on line per i giornalisti e gli operatori delle comunicazioni sociali. Nell’area ‘mediacenter’ del sito sono inoltre già disponibili servizi delle testate cattoliche “Avvenire”, “Tv2000”, “Radio InBlu” e “Sir”. (R.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Libano. Precipita aereo dell’Ethiopian Airlines con 92 persone a bordo

    ◊   Non ci sarebbe alcun sopravvissuto tra le 92 persone a bordo del velivolo dell’Ethiopian Airlines precipitato - per cause ancora da stabilire – subito dopo il decollo da Beirut. Tra i passeggeri la moglie dell’ambasciatore francese in Libano. Intanto nel Paese è stato decretato il lutto nazionale mentre le ricerche in mare aperto proseguono con molta difficoltà a causa delle condizioni atmosferiche proibitive.

    Afghanistan
    Il ministro degli Esteri inglese David Miliband ritiene che la campagna in Afghanistan sia “ad un momento decisivo” ed auspica che dalla Conferenza di Londra sul Paese asiatico di giovedì prossimo esca “la cornice per una soluzione politica”. Per il capo del Foreign Office, è importante che diversi Paesi europei abbiano deciso di inviare più truppe, “ma più truppe - ha detto - non vinceranno da sole questa guerra” e dunque è importante “migliorare il coordinamento tra parte militare e parte civile”. La Gran Bretagna, in occasione dei prossimi vertici di Londra su Afghanistan e Yemen, ha elevato da “importante” a “grave” lo stato di allerta anti-terrorismo, un livello nel quale la possibilità di un attentato è considerata ''molto probabile''. L’allarme, però, è alto in tutto il mondo, dagli Stati Uniti allo Sri Lanka, dall’India alla Turchia. Sulla destabilizzazione internazionale creata da al Qaeda, Salvatore Sabatino ha intervistato Maurizio Calvi, presidente del Centro Alti Studi Lotta al Terrorismo:

    R. – In primo luogo, l’incontro a Londra con i capi di Stato determina sempre una maggiore allerta e quindi si alza il livello di allarme in quei contesti. In secondo luogo al Qaeda non approfitta dei grandi eventi, ma è esso stesso che costruisce il grande evento sia mediatico, sia ovviamente espressione di una violenza che può esplodere. La terza considerazione è che Stati Uniti e Gran Bretagna sono Paesi in cui si concentra maggiormente l’attenzione di al Qaeda.

     
    D. – C’è un dato di fatto: se prima le organizzazioni terroristiche attaccavano il cuore dell’Occidente - pensiamo agli Stati Uniti, alla Gran Bretagna, alla Spagna - oggi preferiscono agire in Paesi con sistemi di sicurezza più deboli. Com’è cambiata la strategia del terrore in questi anni?

     
    R. – Intanto è cambiata proprio la dislocazione nei vari contesti territoriali e geografici del mondo. Al Qaeda si concentra sempre in Stati deboli dal punto di vista statuale – Somalia, Yemen e quanti altri – ed è là che nascono le organizzazioni, che si affermano le organizzazioni e si affina al contempo l’organizzazione di al Qaeda. Ovviamente la struttura di al Qaeda è una struttura territoriale, non più governata da uno schema centrale. E poi dobbiamo considerare la concentrazione di truppe sempre più forti in Afghanistan: tanto più è forte la risposta dell’Occidente, tanto più è forte la controspinta di al Qaeda.

     
    Turchia
    Il capo di Stato turco Abdullah Gul incontra oggi ad Istanbul il presidente afghano Hamid Karzai e quello pachistano Asif Ali Zardari in quella che sarà la quarta riunione trilaterale, nell'ambito del processo di cooperazione avviato dai leader degli stessi Paesi nel 2007 nella capitale turca, denominato “Dichiarazione di Ankara”. La riunione, secondo quanto riferisce l'agenzia turca Anadolu, sarà incentrata sulle relazioni bilaterali tra Kabul e Islamabad, sulle ripercussioni nell'intera regione e sui progetti congiunti tesi a contribuire alla stabilità, prosperità e sicurezza dell'area. Nel corso dei lavori, secondo osservatori locali, si parlerà senza dubbio anche dei motivi alla base della decisione del governo di Kabul, annunciata ieri, di far slittare al 18 settembre le elezioni politiche previste in un primo tempo per il 22 maggio.

    Conclusa la missione dell’inviato Usa in Medio Oriente
    Si è conclusa la missione in Medio Oriente dell'inviato del presidente Usa per la regione, George Mitchell. Dopo aver incontrato ieri sera al Cairo il ministro degli Esteri egiziano Ahmed Abul Gheit ed il capo dei servizi segreti Omar Suleiman, l'inviato di Obama ha preso stamani un aereo speciale che lo riporterà negli Usa attraverso l'Irlanda. Nella sua missione, volta a far ripartire il processo di pace, Mitchell si era recato in Libano, Siria, Israele, Cisgiordania e Giordania.

    Commissione Ue: nessun pericolo per la stabilità dell’euro
    “Nessun pericolo per la stabilità della zona euro”: lo garantisce la Commissione Ue, smentendo quanto riportato due giorni fa dal settimanale tedesco Der Spiegel in un articolo. Articolo in cui si cita un documento dei servizi del commissario Ue uscente agli affari economici e monetari, Joaquin Almunia, preparato per l'Eurogruppo, in cui - secondo il periodico - si sottolineerebbe l'esistenza di rischi per l'euro e per la coesione dell'unione monetaria. “Si tratta di un articolo sensazionalistico - ha affermato Amelia Torres, portavoce del commissario Almunia - perchè la nostra analisi non contempla assolutamente alcun pericolo per la stabilità nela zona euro”. In particolare nel servizio del settimanale si citavano le preoccupazioni di Bruxelles non solo per la situazione della Grecia, ma anche per quella di Irlanda e Spagna, che hanno accumulato grossi deficit beneficiando per anni di tassi di interesse molto bassi e che ora stanno assistendo all'esplosione dei loro deficit. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 25

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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