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Sommario del 21/01/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Memoria di Sant'Agnese: presentati al Papa due agnelli, la cui lana servirà a tessere i sacri pallii per i nuovi arcivescovi metropoliti
  • Il Papa nomina una laica nuovo sottosegretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace
  • Udienze e altre nomine
  • Settimana di preghiera per l'unità. Il dialogo con gli ortodossi: intervista con padre Milan Zust
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Haiti. Si continua a scavare tra le macerie: salvati altri bambini
  • Polemiche dopo l'inserimento delle coppie di fatto nelle graduatorie per le case popolari a Venezia
  • Il Vangelo e i giovani al centro delle Giornate di Spiritualità Salesiana a Roma
  • Si chiude a Bari il Meeting mondiale della gioventù promosso dall'Onu
  • Il viaggio di Maria Voce in Asia: l'incontro con i buddisti della Rissho Kosei-kai
  • Nuovo libro della Lev sull'attualità della lingua latina nella Chiesa
  • Chiesa e Società

  • Vietnam: religioso picchiato a sangue nella parrocchia sotto assedio di Dong Chiem
  • Condannati in Vietnam quattro attivisti per la democrazia
  • Il Parlamento europeo chiede di tutelare nel mondo la libertà di religione
  • Malaysia: ancora danni a luoghi di culto. I leader religiosi esortano al dialogo
  • Malaysia: per il direttore del cattolico "The Herald" musulmani e cristiani vogliono vivere in pace
  • Haiti: 100 mila dollari di 'Aiuto alla Chiesa che Soffre' per sostenere 200 seminaristi sopravvissuti
  • Pronta a partire per Haiti una equipe medico-chirurgica dell’Ospedale Bambino Gesù
  • La situazione delle missioni salesiane ad Haiti
  • Nigeria: a Jos migliaia di sfollati. Crescono i dubbi sulla natura religiosa degli scontri
  • Diritti umani: nel 2009 sono aumentati gli abusi nel mondo
  • Crisi: nel 2009 calano di quasi il 40% i finanziamenti diretti all’estero
  • Francescani in Cina: le sfide dell’evangelizzazione e dell’inculturazione
  • Filippine: la Chiesa critica la candidatura del Partito gay alle elezioni di maggio
  • Bolivia: l'impegno dei giovani per la Missione e il Congresso Latinoamericano
  • Incontro a Ginevra tra responsabili Ccee e Kek
  • Anno europeo contro la povertà: il contributo delle Chiese del continente
  • Presentazione a Parigi del libro "I vescovi e la nuova Europa"
  • Académie française: il filosofo Jean-Luc Marion prende il posto del cardinale Lustiger
  • Roma: il cardinale Vallini inaugura il piazzale della Cappella universitaria alla Sapienza
  • Presto in Italia una nuova Legge su abusi sessuali ai minori
  • Anno Paolino: consegnata al Papa la trasmissione “Saul 2000” in Dvd
  • Italia: associazioni d’impegno sociale ad Acquasparta per dibattere di libertà, legalità, solidarietà
  • 24 Ore nel Mondo

  • Allarme della Bce: aumento della disoccupazione in Europa
  • Il Papa e la Santa Sede



    Memoria di Sant'Agnese: presentati al Papa due agnelli, la cui lana servirà a tessere i sacri pallii per i nuovi arcivescovi metropoliti

    ◊   L’odierna memoria liturgica di Sant’Agnese ha visto compiersi il tradizionale rito della presentazione al Papa di due agnelli, benedetti questa mattina nella Basilica sulla Via Nomentana intitolata alla vergine e martire romana. La loro lana servirà per la tessitura dei sacri pallii, le insegne onorifiche che saranno consegnate dal Pontefice ai nuovi arcivescovi metropoliti il prossimo 29 giugno, solennità dei Santi Pietro e Paolo. Il servizio di Sergio Centofanti:
     
    La breve cerimonia si è svolta, come di consueto, nella Cappella intitolata a Urbano VIII nel Palazzo Apostolico. Il pallio è una fascia di lana bianca su cui spiccano sei croci di seta nera: è un’insegna liturgica d’onore e di giurisdizione, simbolo del particolare legame che unisce gli arcivescovi metropoliti al Successore di Pietro. Si tratta di una tradizione che affonda le sue radici nel martirio di Sant’Agnese, fanciulla romana, martirizzata durante la persecuzione di Decio o di Diocleziano, tra il III e il IV secolo, per avere testimoniato Cristo in un periodo in cui molti fedeli rinnegavano la fede per salvare la propria vita. Agnese, appena dodicenne, non rinnegò Gesù e fu trafitta con un colpo di spada alla gola, nel modo con cui si uccidevano gli agnelli. Per questo nell’iconografia è raffigurata spesso con un agnello, simbolo di Cristo crocifisso per la salvezza dell’umanità. La liturgia odierna ci ricorda che Dio rivela nei deboli la sua potenza e dona agli inermi la forza del martirio: è lo scandalo della Croce, come sottolinea Benedetto XVI:

     
    “Lo ‘scandalo’ e la ‘stoltezza’ della Croce stanno proprio nel fatto che laddove sembra esserci solo fallimento, dolore, sconfitta, proprio lì c'è tutta la potenza dell'Amore sconfinato di Dio, perché la Croce è espressione di amore e l’amore è la vera potenza che si rivela proprio in questa apparente debolezza”. (Udienza generale del 29 ottobre 2008)

     
    Niente ci potrà separare dall’amore di Cristo – afferma San Paolo nella prima Lettura della Messa per Sant’Agnese: non le persecuzioni, non i pericoli, non la morte. “Per causa tua – dice a Gesù l’Apostolo delle Genti - siamo messi a morte tutto il giorno, siamo trattati come pecore da macello”. E il Papa invita tutti i credenti a testimoniare la fede senza compromessi:

     
    “Il martire cristiano attualizza la vittoria dell’amore sull’odio e sulla morte. Preghiamo per quanti soffrono a motivo della fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa. Maria Santissima, Regina dei Martiri, ci aiuti ad essere testimoni credibili del Vangelo, rispondendo ai nemici con la forza disarmante della verità e della carità”. (Angelus del 26 dicembre 2007)

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    Il Papa nomina una laica nuovo sottosegretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace

    ◊   Il Papa ha nominato sotto-segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace la dott.ssa Flaminia Giovanelli, finora aiutante di Studio nel dicastero. La dott. Giovanelli è nata a Roma il 24 maggio 1948: ha ottenuto la laurea in Scienze politiche all’Università romana della Sapienza e i diplomi in Scienze religiose alla Pontificia Università Gregoriana e in Biblioteconomia presso la Biblioteca Apostolica Vaticana. Lavora a Giustizia e Pace dal 1974. Conosce e parla correttamente francese, spagnolo e inglese. E’ esperta sulle politiche di sviluppo e del lavoro dell’Organizzazione Mondiale del Lavoro, del Consiglio d’Europa, dell’Unione Europea dell’ECOSOC e dell’Economic Commission for Europe delle Nazioni Unite; punto di contatto del dicastero con le Conferenze Episcopali europee, le Commissioni Episcopali sociali, le Commissioni nazionali “Giustizia e Pace” d’Europa e la Comece (Commissioni degli Episcopati della Comunità Europea). Dal 2006 è membro del Joint Working Group tra Chiesa cattolica e il Consiglio Ecumenico delle Chiese. “La dottoressa Giovanelli – ricorda un comunicato di Giustizia e Pace - è la prima donna a ricoprire l’ufficio di sotto-segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Prima di lei la laica australiana Rosemary Goldie aveva ricoperto, dal 1966 al 1976, lo stesso incarico nel Pontificio Consiglio per i Laici. Una religiosa, suor Rosanna Enrica delle Figlie di Maria Ausiliatrice, è l’attuale sotto-segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. La nomina della dottoressa Giovanelli conferma la grande fiducia riposta dalla Chiesa e dal Santo Padre Benedetto XVI nella donna. Già il venerabile Papa Giovanni Paolo II aveva sottolineato la necessità di una «partecipazione più ampia e significativa delle donne nella vita della Chiesa e nello sviluppo della società» (Esortazione apostolica Christifideles laici, 2)”. Sergio Centofanti ha chiesto alla dott.ssa Flaminia Giovanelli come abbia accolto questa importante nomina:

    R. – Ovviamente con gioia, con gratitudine soprattutto verso il Santo Padre e verso tutti i miei superiori passati ed attuali, e poi certamente – man mano che prendo più coscienza – con un minimo di trepidazione.

     
    D. – Lei è l’unica laica che occupa un ruolo del genere in Vaticano: sta crescendo, dunque, il ruolo della donna nella Chiesa...

     
    R. – Sta crescendo, forse, in modo visibile potrei dire, ma c’è sempre stato e chiunque conosca la vita della Chiesa e i meccanismi anche istituzionali sa che la donna ha sempre avuto un ruolo molto importante. Ora cresce in modo visibile, direi.

     
    D. – Qual è la sua esperienza al dicastero?

     
    R. – E’ un’esperienza molto ricca e molto molto soddisfacente, nel senso che anche da giovane, da ragazza non avrei mai pensato di poter avere tanta soddisfazione nel lavoro ... ed un lavoro che è più di un lavoro, più di una attività lavorativa: è diventata una specie di vocazione. Questo lo dico spesso ai gruppi che vengono qui a visitarci, molto numerosi, ed anche ai miei giovani colleghi: io non credo che ci sia un lavoro altrettanto appassionante come quello che abbiamo qui, in cui abbiamo veramente il polso delle gioie e delle sofferenze di tutto il mondo, minuto per minuto. E’ veramente una ricchezza enorme quella che si può avere da questo punto di osservazione.

     
    D. – Siamo all’inizio del nuovo anno: quali le sfide della Chiesa per la pace e per la giustizia nel mondo?

     
    R. – Devo dire che se c’è una cosa che mi sta particolarmente a cuore è il grande problema che vivono i cristiani in Medio Oriente, in Terra Santa ed anche in Oriente: è la questione della libertà religiosa, un tema importantissimo, soprattutto perché – come diceva Papa Giovanni Paolo II – il rispetto per la libertà religiosa è veramente la cartina di tornasole per quelli che sono i regimi e i governi nel mondo. E poi certamente siamo di fronte alle catastrofi e alle sofferenze di tutti i giorni, pensiamo in questo periodo al popolo di Haiti. C’è poi anche la sfida dell’ecumenismo - nella quale sono in parte implicata - e che è molto, molto importante ai nostri occhi.

     
    D. – Quali saranno le prossime iniziative del dicastero?

     
    R. – Presumibilmente saranno delle iniziative che punteranno all’approfondimento e alla diffusione soprattutto della Caritas in Veritate, che sarà la nostra guida quest'anno così come negli anni futuri.

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    Udienze e altre nomine

    ◊   Il Papa ha ricevuto questa mattina il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli; il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza Episcopale Italiana; mons. Javier Echevarría Rodríguez, vescovo tit. di Cilibia, prelato della Prelatura personale dell’Opus Dei.

    Il Santo Padre ha nominato membri del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani il cardinale Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux, e mons. Johan Jozef Bonny, vescovo di Antwerpen (Belgio). Il Papa ha inoltre nominato consultore del medesimo dicastero mons. Cyril Vasil’, arcivescovo tit. di Tolemaide di Libia, segretario della Congregazione per le Chiese Orientali.

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    Settimana di preghiera per l'unità. Il dialogo con gli ortodossi: intervista con padre Milan Zust

    ◊   L’importanza di testimoniare la fede è al centro del quarto giorno di riflessione nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Un appuntamento, giunto ormai alla 82.ma edizione, quest’anno ispirato proprio ad una frase del Vangelo di Luca: "Di questo voi siete testimoni". Sul dialogo col mondo ortodosso, Philippa Hitchen ha intervistato padre Milan Zust del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani:

    R. – Anche gli ortodossi pregano per l’unità della Chiesa in ogni loro preghiera liturgica. Inoltre, gli ortodossi sono spesso presenti alle celebrazioni programmate nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani e a volte sono loro stessi che le organizzano. In alcune parti della Romania, per esempio, gli eventi sono organizzati insieme alle altre confessioni e la stessa cosa accade anche in alcuni Paesi del Medio Oriente. Comunque bisogna tenere conto del fatto che la situazione nelle Chiese ortodosse è molto diversa da quella delle Chiese e comunità occidentali.

     
    D. – In che consiste questa diversità?

     
    R. - In genere, non possono partecipare attivamente alle preghiere ma possono essere presenti. Spesso la nostra gente si meraviglia per questo ma bisogna ricordare che anche nella Chiesa cattolica non era permesso pregare con i membri di altre confessioni prima del Concilio Vaticano II, che poi ha promosso la preghiera comune. Gli ortodossi, invece, non hanno ancora avuto un evento come lo è stato per noi il Concilio e per questo possiamo essere riconoscenti per gli sforzi che già si stanno compiendo.

     
    D. – Un anno fa, l’elezione a Mosca del Patriarca Kirill ha suscitato la speranza di un’apertura verso le altre Chiese da parte della Chiesa ortodossa russa. Ci sono stati dei cambiamenti nei rapporti?

     
    R. – I rapporti con la Chiesa ortodossa russa continuano a migliorare, grazie all’impegno di tutte e due le parti, soprattutto grazie agli incontri a diversi livelli che si stanno moltiplicando sia in Russia sia in Occidente. Purtroppo, rimangono ancora tesi i rapporti in Ucraina, dove la situazione ecclesiale è molto più complessa. Ma anche là si notano i progressi e si spera che le difficoltà possano essere superate con il tempo.

     
    D. – E’ prevista, nei prossimi mesi, una visita del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I a Mosca. Quanto può influire sui rapporti con la Chiesa cattolica, una migliore intesa e il superamento di problemi tra le varie Chiese ortodosse?

     
    R. – Questo migliore rapporto tra Patriarcato Ecumenico e Patriarcato di Mosca ci rallegra; vediamo sempre di più segni positivi e si spera che alcuni conflitti ancora esistenti possano essere superati. Senza dubbio questo contribuisce anche ai rapporti tra la Chiesa cattolica e gli ortodossi. Un esempio concreto è che i rappresentanti del Patriarcato di Mosca sono tornati al dialogo teologico della Chiesa ortodossa nel suo insieme con la Chiesa cattolica, dopo le difficoltà a Ravenna nel 2007, quando lasciarono il tavolo del dialogo a causa di un conflitto con Costantinopoli.

     
    D. – Fra poco ci sarà l’elezione del nuovo Patriarca ortodosso della Chiesa serba che prenderà il posto del defunto Patriarca Pavle. Quali sono i rapporti della Chiesa cattolica con questa Chiesa?

     
    R. – La Chiesa cattolica ha buoni rapporti con la Chiesa ortodossa serba. E’ vero che a livello locale, soprattutto in Serbia, Croazia, Bosnia ed Erzegovina, esistono ancora tensioni per le ferite provocate da conflitti nazionali sia nella storia lontana che recente. Ma con l’aiuto di Dio e il reciproco impegno si cerca di superare ciò che ancora è di ostacolo e pian piano si sta riacquistando la fiducia reciproca. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, la mobilitazione della Chiesa in soccorso alla popolazione di Haiti: Mario Ponzi intervista il cardinale Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum

    Nell’informazione internazionale, in primo piano l’economia: secondo la Banca mondiale servono nuovi aiuti ai Paesi più poveri colpiti dalla crisi

    Il fattore disincanto: un articolo di Robert Peter Imbelli sulla vittoria elettorale dei repubblicani nel Massachusetts

    La visibilità delle nuove generazioni: Monica Di Sisto sul primo meeting mondiale dei giovani a Bari

    L’immagine secondo Alain Besançon: Lucetta Scaraffia sull’opera dell’intellettuale francese “L’immagine proibita. Una storia intellettuale dell’iconoclastia”

    Le vicende che portarono all’istituzione del ghetto di Roma: la sintesi della relazione di Anna Foa a un colloquio organizzato dall’ambasciata d’Israele presso la Santa Sede

    Un articolo di Moreno Morani sul concetto di Lògos nella tradizione della Grecia antica e nella Scrittura

    La presentazione degli agnelli: un articolo di Nicola Gori dal titolo “Telai di legno e mani di monaca per tessere i palli”

    L’incontro all’ambasciata di Francia presso la Santa Sede per i sessant’anni dell’edizione in lingua francese de “L’Osservatore Romano”

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    Oggi in Primo Piano



    Haiti. Si continua a scavare tra le macerie: salvati altri bambini

    ◊   Ad Haiti le squadre di soccorso non cessano le ricerche tra le macerie delle città devastate dal terremoto anche se con il passare delle ore diminuisce la probabilità di trovare altri sopravvissuti. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
     
    Ad Haiti, a nove giorni dal sisma, che ha provocato la morte di almeno 75.000 persone, si continua a scavare nella speranza di trovare qualcuno ancora in vita. Nelle ultime 36 ore, oltre a una neonata di 15 giorni, sono stati estratti vivi un bimbo di 5 anni e una ragazzina di 11. Ma oltre a questi eccezionali casi sono ancora tanti i cadaveri estratti dalle macerie. La Caritas rende noto che una squadra di soccorso ha ritrovato il corpo senza vita di una donna tra le rovine della cattedrale di Port-au-Prince. Lo stesso team aveva estratto nei giorni scorsi, tra cumuli di calcinacci, anche il cadavere del vicario generale, mons. Charles Benoit, ritrovato con le mani intorno all'ostensorio con l'ostia. Secondo l'Onu il bilancio delle vittime è basato su ipotesi. Il conteggio è reso complicato dal totale collasso delle istituzioni di governo e dal fatto che molte persone si trovano ancora sotto le case, gli alberghi, gli edifici pubblici crollati. Ad Haiti infine sono in arrivo 5 voli della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa con 6.500 Kit per famiglia, 500 tende e 6 macchine. Lo scopo è quello di raggiungere 60 mila famiglie da assistere.

     
    Prosegue dunque il lavoro delle numerose organizzazioni umanitarie. Uno dei punti di riferimento per i feriti è l’ospedale pediatrico San Damien della Fondazione Francesca Rava. A coordinare il personale medico è Giovanni de Siervo raggiunto telefonicamente a Port-au-Prince da Gabriella Ceraso:

    R. – I nostri medici stanno operando per supportare le strutture sanitarie che erano già presenti sul posto. C’è già una lunga fila di pazienti, che dovranno essere operati davanti alle nostre tende. Ci sono moltissime infezioni e quindi i nostri medici, purtroppo, hanno dovuto compiere numerose amputazioni o riduzioni di fratture, anche molto brutte.

     
    D. – Quanti al giorno, più o meno, riuscite ad assistere? Chi sono?

     
    R. – Tra i 50 e gli 80 interventi al giorno. Abbiamo un team di venti persone, sanitari, che lavorano a tempo pieno e quindi lavorano su più tavoli in contemporanea. Sicuramente un alto numero di bambini, ma al tempo stesso anche i loro genitori e gli adulti.

     
    D. – Senta, come specialista, il suo impatto con questa realtà di Haiti...

     
    R. – E’ stato sicuramente molto forte, per la questione della mancanza del minimo supporto cui noi siamo abituati. Inoltre, c’è da dire che oltre al governo locale, che ha risposto come poteva, ma senza incidere molto, anche la missione delle Nazioni Unite avrebbe potuto sostenere le operazioni di soccorso nella prima fase. Ma avendo perso gran parte del proprio personale sotto le macerie ha avuto un momento di difficoltà.

     
    D. – Secondo la sua esperienza, quanto tempo ci vorrà per uscire dalla fase della primissima emergenza?

     
    R. – Ad oggi, le operazioni di ricerca e soccorso ormai stanno andando verso il termine. Anche le operazioni medico-sanitarie avranno ancora una settimana o due di lavoro molto intenso. Poi questo aspetto andrà a diminuire. A questo punto diventa prioritario occuparsi dei bisogni primari della popolazione, che vive in aree non attrezzate. E’ fondamentale dare tutto il sostegno possibile.

    In questi giorni sono state mosse diverse critiche alla macchina dei soccorsi, non sempre in grado di raggiungere le fasce più vulnerabili della popolazione come sottolinea, al microfono di Lucas Duran, il responsabile delle associazioni di volontariato Ucodep e Oxfam per America Centrale e Brasile, Francesco Torrigiani:

    R. – Le critiche riguardano soprattutto la modalità di distribuzione degli aiuti dagli aerei. La critica è legata al fatto che lanciare dal cielo beni o medicinali facilita i più forti; di fatto gli aiuti non arrivano ai più deboli o alle persone che ne hanno più bisogno, perché questi non hanno modo di correre ed essere tra i primi. Ci sono, quindi, rischi di accaparramenti e anche di mercato nero. Questa è la critica che Oxfam ha fatto e continua a fare.

    D. – Si è anche detto che prima della distribuzione era importante mettere in sicurezza, per quanto possibile, le zone colpite dal terremoto. E’ un aspetto che deve essere precisato, anche per rispetto alla dignità del popolo haitiano, che altrimenti sembra essere accostato solo a casi di saccheggi e violenze...

     
    R. – Ricordiamo che gli indici di criminalità e i tassi di omicidio di Haiti sono, ad esempio, per il 2009 quattro volte più bassi rispetto a quelli della vicina Repubblica Dominicana, che pure è considerato un Paese relativamente tranquillo; sono poi otto volte più bassi di quelli della Giamaica. Sgombriamo il campo da questi luoghi comuni che vedono Haiti come un Paese particolarmente violento. E’ chiaro che il problema della sicurezza in queste situazioni è particolarmente sensibile; ci sono state anche evasioni di massa dalle carceri e questo è un problema, ma forse non è il principale. Ci vuole attenzione, ma questo non impedisce di operare.

    Ad Haiti desta poi particolare preoccupazione la situazione di migliaia di bambini rimasti orfani e senza protezione. Occorrono azioni immediate come ribadisce Roberto Salvan direttore generale Unicef Italia, intervistato da Amedeo Lomonaco:

    R. – Bisogna fare in modo che tutti i bambini che ora sono da soli e che non hanno più famiglia o parenti, vengano in qualche modo riconosciuti; deve essere dato loro un nome, devono essere messi in sicurezza e in luoghi protetti; successivamente, quando la situazione sarà più tranquilla, si potrà ricongiungerli ai loro familiari ... se ancora ci sono.

     
    D. – Molti bambini sono rimasti orfani e dunque sono privi non soltanto di assistenza, ma anche di protezione. Quali sono i rischi cui possono andare incontro?

     
    R. – Ci sono già state segnalate dai nostri operatori sul campo persone che raccolgono i bambini, senza riconoscerli e non fanno parte di organizzazioni o associazioni. All’aeroporto di Haiti abbiamo anche assistito alla partenza di bambini non accompagnati con aerei che andavano certamente all’estero. Noi vorremmo, insieme e d’accordo con le altre organizzazioni, vigilare maggiormente su quelli che possono essere eventuali rischi. I bambini rischiano di entrare in logiche di traffico. Prima del terremoto c’erano centinaia di orfanotrofi non regolari e probabilmente molti di quei bambini sono ora per strada - noi ne abbiamo identificate alcune migliaia – ed il rischio di essere vittime di un turpe traffico è altissimo.

     
    D. – In concreto quali misure deve prendere - secondo l’Unicef - la Comunità internazionale per evitare in questa drammatica situazione flagelli come adozioni irregolari, abusi sessuali, casi di sfruttamento minorile e il traffico di organi?

     
    R. – Tutti quanti i governi che sono intervenuti in soccorso e in aiuto della popolazionie di Haiti devono essere d’accordo con una presa di posizione forte nel proteggere tutti i bambini di Haiti. Ma questa protezione deve essere garantita in Haiti; i bambini non devono essere portati via in alcun modo e ad ognuno di loro si deve assicurare protezione.

     
    D. – Quale è il consiglio dell’Unicef per quanti hanno intenzione di adottare i bambini di Haiti?

     
    R. – Se le persone hanno già passato tutti i gradi per quanto riguarda le adozioni internazionali, probabilmente l’adozione internazionale verrà orientata verso i bambini haitiani. Ma questo, l’adozione internazionale dei bambini haitiani, si potrà fare soltanto in un secondo momento. Molto probabilmente tra 3-4 mesi si aprirà anche la possibilità di adottarli in modo definitivo. Per ora bisogna aspettare.

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    Polemiche dopo l'inserimento delle coppie di fatto nelle graduatorie per le case popolari a Venezia

    ◊   Il Consiglio comunale di Venezia ha deciso di aprire le graduatorie delle case popolari anche alle coppie di fatto, etero e non, accogliendo così una proposta avanzata da Rifondazione Comunista. Per ottenere punti in graduatoria, le coppie di fatto dovranno esibire la certificazione dell’avvio della loro coabitazione. Secondo la normativa regionale, coppie sposate e non avranno lo stesso numero di punti. Debora Donnini ha chiesto un commento a Francesco Belletti, presidente del Forum delle Associazioni Familiari:

    R. – Noi siamo assolutamente contrari a iniziative di questo tipo perché si tratta di minacciare l’identità stessa della famiglia. Non si tratta di negare l’accesso ai servizi a nessuno, ma di fare politiche distintive. L’identità della famiglia è definita dall’articolo 29 della Costituzione ossia dal matrimonio che è un impegno pubblico e attribuisce diritti e doveri. Assimilare le coppie di fatto ad una coppia legalmente costituita è un’azione che genera iniquità e disparità proprio nell’accesso ai servizi.

     
    D. – Un legame fondato sul matrimonio fra un uomo e una donna …

     
    R. – Questo fa parte del dettato costituzionale, secondo tutti gli interpreti. Nell’articolo 29 non è esplicito perché quando è stata scritta la Costituzione era talmente evidente che il matrimonio fosse tra un uomo e una donna...

     
    D. – Quanto peserà essere famiglie fondate sul matrimonio in termini di possibilità di accesso alle case popolari?

     
    R. – Le graduatorie si fanno dando pesi giusti alle singole variabili: se uno sposta la rilevanza di alcune questioni, si fa in fretta ad uscire dalla graduatoria. Ad esempio, nel film “Casomai”, riguardo alla lista d’attesa per l’asilo nido si chiedeva se i protagonisti fossero sposati o separati. Nel secondo caso il posto era assicurato. L’equilibrio dunque nell’accesso ai servizi andrebbe ripensato in modo radicale.

     
    D. – Le coppie fondate sul matrimonio, in questo caso, si troveranno a concorrere con le coppie di fatto anche omosessuali?

     
    R. – Ma sì! E poi forse avranno il vantaggio di poter presentare certificazioni di reddito distinte. E’ una questione molto complicata; è un “cavallo di Troia” nel tentativo di assimilare cose diverse per renderle uguali. La coppia di fatto, proprio per la sua intenzionalità, per la libera scelta delle persone, non è uguale alla coppia fondata sul matrimonio.

     
    D. – A sostegno di questa decisione viene citato un decreto del presidente della Repubblica del 1989, applicato negli Uffici di anagrafe d’Italia, in cui si afferma che, agli effetti anagrafici, per famiglia si intende “un insieme di persone legati da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela o da vincoli affettivi, coabitanti ed aventi dimora abituale nello stesso Comune…”

     
    R. – Questo è un articolo dentro ad un provvedimento che costruiva i sistemi demografici, cioè per leggere dove stanno le persone in Italia; quindi è una definizione “amministrativa” di famiglia. La definizione che conta, nel nostro Paese, è quella della Carta Costituzionale. Questo è un corto circuito giuridico che viene usato appunto in modo strumentale e noi continueremo a dire che è un modo inappropriato ed ingiusto di gestire le politiche per la famiglia.

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    Il Vangelo e i giovani al centro delle Giornate di Spiritualità Salesiana a Roma

    ◊   Si ispirano all’evangelizzazione quest’anno le Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana che cominciano oggi a Roma al Salesianum. Giunte alla 28.ma edizione, si svilupperanno sull’annuale riflessione del rettore maggiore dei salesiani don Pascual Chávez Villanueva - la cosiddetta strenna - che in questo 2010 ha come titolo “Signore vogliamo vedere Gesù”. Ma cosa vogliono proporre queste giornate salesiane? Tiziana Campisi lo ha chiesto a don Adriano Bregolin, vicario del rettore maggiore dei salesiani:

    R. – Le Giornate di Spiritualità Salesiane sono un momento di incontro dei 28 gruppi della famiglia salesiana, ovviamente attraverso alcuni rappresentanti. I partecipanti sono circa 320 e durante queste Giornate, soprattutto nelle ultime edizioni, il nostro punto di attenzione e di riflessione è stata la strenna del Rettore Maggiore dei Salesiani. La strenna è come un tema che unifica nella riflessione e nell’impegno tutti quanti i gruppi. Quest’anno la strenna del rettor maggiore ci orienta, con forza e con entusiasmo, ad una riflessione che invita a proporre nuovamente il Vangelo ai giovani. Durante queste Giornate avremo dei momenti di proposta attraverso delle conferenze che normalmente sono di tipo sociologico, biblico e pastorale. Poi ci sono dei laboratori, degli spazi meeting ed anche dei momenti di condivisione, oltre che di festa.

     
    D. – Dalla riflessione all’azione. Giornate che servono anche per prepararvi all’incontro con i giovani. Come rispondono i giovani quando proponete loro queste riflessioni?

     
    R. – La famiglia salesiana lavora a livello mondiale in 130 Paesi circa del mondo e si possono osservare situazioni molto differenti. Penso che la sfida più importante sia in Europa dove dobbiamo risvegliare il desiderio della conoscenza del Vangelo nei giovani. Per questa ragione, quest’anno proprio la prima Conferenza è incentrata sull’ascolto dei desideri dei giovani; al di là di quelli che sono i loro atteggiamenti e i loro comportamenti, c’è infatti una invocazione di spiritualità, di risposte profonde, c’è il loro desiderio di senso di vita e desiderio di impegno. Magari non è esplicitato in una ricerca di Dio ma lo è in maniera sommessa attraverso proprio il loro desiderio profondo. Altri contesti sono, per esempio, quello asiatico dove la proposta del Vangelo si deve coniugare con la presenza di grandi religioni tradizionali e qui bisogna trovare una strada di dialogo, partendo da quegli elementi che possono essere molto vicini al Vangelo. E’ ovviamente una strada per far conoscere Gesù Cristo. Un contesto ancora diverso è quello dell’America Latina dove c’è una forte religiosità popolare, ma c’è bisogno di profondità nell’ascolto del Vangelo: è quindi necessario educare i giovani ad una conoscenza approfondita e non solamente epidermica e superficiale del Vangelo. Lo stesso possiamo dire per quanto riguarda il contesto dell’Africa.

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    Si chiude a Bari il Meeting mondiale della gioventù promosso dall'Onu

    ◊   Ultima giornata di lavori a Bari per il primo Meeting mondiale della gioventù in occasione dell’Anno internazionale dedicato ai giovani e promosso dall’Onu. C'è attesa per la presentazione del documento finale, che contiene il piano di azione per realizzare gli Obiettivi di sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite. Tanti i temi affrontati in tre giorni di lavoro: dall’economia globale all’ambiente, dalla sicurezza allo sviluppo umano. Alessandra De Gaetano ne ha parlato con Luca Bergamo, direttore del Meeting Mondiale dei giovani:

    R. – Per affrontare i problemi del mondo bisogna mettere in gioco due fattori fondamentali: uno è che il mondo si sta completamente organizzando intorno alle aree urbane e che quindi le decisioni che vengono prese nelle città e nei governi locali sono quelle che determinano la sopravvivenza del pianeta; dall’altra parte, che la maggioranza della popolazione del mondo è costituita dai giovani. Questa popolazione però non ha capacità significative di incidere sulle decisioni che determinano il presente e il futuro. Abbiamo cercato, quindi, di mettere insieme queste due osservazioni con gli attori disponibili ad aprire delle porte, perché le decisioni vengano prese con la partecipazione dei giovani; sono proprio quelle decisioni che danno effettivamente forma ai luoghi in cui viviamo, al modo in cui mangiamo, ai consumi che abbiamo, ai trasporti e al consumo di energia.

     
    D. – Quindi ai giovani è affidato un compito importante?

     
    R. – E’ quello che hanno sempre voluto nella storia dell’umanità e che adesso però ci siamo dimenticati di riconoscergli: quello cioè di determinare il futuro attraverso gli atti del presente.

     
    D. – I temi sul tappeto sono – potremmo dire – anche un po’ scottanti: parliamo di ambiente, sostenibilità e povertà…

     
    R. – Sono scottanti perché le persone muoiono di fame; sono scottanti perché noi abbiamo distrutto un pianeta al punto tale da mettere a rischio la sopravvivenza degli esseri viventi. Ma se noi non affrontiamo questi temi scottanti, l’umanità non avrà più nulla da affrontare, perché avrà difficoltà ad esistere nel modo in cui la conosciamo oggi.

     
    D. – Quali sono i prossimi obiettivi e le prossime sfide?

     
    R. – La prima grande sfida è riuscire a dimostrare che il percorso che noi abbiamo immaginato - che mette cioè a confronto i ragazzi e le ragazze di tutto il mondo con forti esperienze di civismo e le organizzazioni internazionali, quindi con coloro che determinano molte decisioni - è un percorso che funziona, che produce risultati, scelte ed impegni di lavoro. In ragione di questo c’è un percorso molto lungo davanti, ma prima di tutto c’è questo.

     
    D. – Qual è il messaggio finale?

     
    R. – Che l’umanità può salvare ragionevolmente se stessa, vivendo anche in armonia in questo pianeta. Questo, però, a condizione che ne sia consapevole e che le decisioni degli interessi di breve termine non prevalgano sempre sulle decisioni di medio e lungo termine. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Il viaggio di Maria Voce in Asia: l'incontro con i buddisti della Rissho Kosei-kai

    ◊   Prosegue nel continente asiatico il viaggio della presidente del Movimento dei Focolari, Maria Voce. Corea, Giappone, Filippine e Thailandia le tappe previste per incontrare le comunità locali del Movimento, ma anche per proseguire il dialogo interreligioso avviato in Asia, in particolare con i buddisti. Di rilievo l’incontro che si è svolto nei giorni scorsi a Tokyo, in Giappone, dove Maria Voce ha parlato a oltre 3000 appartenenti all’associazione di rinnovamento buddista Rissho Kosei-kai. Già in precedenza, nel 1981, Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, aveva potuto comunicare la sua esperienza spirituale a migliaia di membri della Rissho Kosei-kai. Ma quali punti in comune tra la sua vita cristiana e la Rissho Kosei-kai, l’avevano portata lì e quale fu la reazione dei buddisti? Adriana Masotti lo ha chiesto a Christina Lee, co-responsabile del Centro per il dialogo interreligioso del Movimento dei Focolari:

    R. – Chiara Lubich e Nikkyo Niwano si erano incontrati due anni prima, nel 1979, a Roma. Il carisma di Chiara, la spiritualità del Movimento dei Focolari punta soprattutto all’unità, a portare un contributo alla preghiera di Gesù “che tutti siano uno”. Nikkyo Niwano, un buddista convinto che tutti gli uomini siano chiamati a salire sull’Unico Veicolo – questa è un’espressione buddista cioè, chiamati ad un’unica verità, che tutti siamo corpi diversi, ma un unico cuore -, lui ha trovato in Chiara una risonanza particolare, si sono trovati subito in sintonia. Allora, da lì è nata una stima reciproca molto profonda e quando Chiara è venuta a Tokyo, due anni dopo, è stata invitata al loro centro. Un’altra cosa interessante è che questi buddisti vogliono vivere il buddismo nella società giapponese di oggi, e che sottolineano molto la volontà di vivere la compassione. Quindi, siccome la nostra spiritualità è centrata sull’amore evangelico, anche in questo ci siamo trovati molto vicini, soprattutto nell’esperienza di vivere l’amore, la compassione nella vita di ogni giorno.

     
    D. – Nacque da allora una forte amicizia tra il Movimento dei Focolari e la Rissho Kosei-kai, che con gli anni si è approfondita. Quali le conseguenze di questo rapporto e in che modo si concretizza oggi la collaborazione tra queste due realtà?

     
    R. – Quello che è scaturito da questi 30 anni forse lo esprime bene un messaggio che l’attuale presidente, Nichiko Niwano, aveva inviato in occasione di un anniversario del Movimento dei Focolari; nel messaggio è detto più o meno così: “Ovunque siamo andati, ci siamo trovati accolti come in una famiglia. Quando vedo il sorriso dei Focolarini, che riscalda il cuore, ricordo il sorriso dei membri della Rissho Kosei-kai che fa sentire subito fratelli e sorelle. E’ un legame, quindi, che non può interrompersi, ma che dev’essere eterno”: ha usato proprio questa espressione. Mi torna alla mente un’espressione di Giovanni Paolo II ad Assisi,– non ricordo le parole esatte - che davanti alle personalità di varie Chiese cristiane e anche di varie religioni diceva: “Questo è un pellegrinaggio che facciamo insieme, camminiamo insieme, accompagnandoci gli uni gli altri, verso la meta che Dio ha stabilito”. Questo mi sembra che sia veramente il dialogo che stiamo vivendo, anzi più che un dialogo loro – i nostri buddisti – sentono di diventare sempre più una famiglia nella quale c’è tanta fiducia reciproca, tanto amore reciproco e mi viene di pensare: veramente ci accompagniamo, in questo pellegrinaggio, verso l’Amore, verso Dio.

     
    D. – Nei giorni scorsi c’è stata in Giappone la visita dell’attuale presidente dei Focolari, Maria Voce, che nel suo intervento di fronte a oltre 3000 membri della Rissho Kosei-kai ha guardato al futuro, a come proseguire nel comune impegno. Qual è la linea indicata da Maria Voce?

     
    R. – Non è che c’è una linea nuova: è stato un momento che ha confermato e rinnovato tutto quello che avevamo vissuto nei precedenti 30 anni: una promessa reciproca, quasi un patto reciproco di andare avanti, più uniti. Anche il presidente della Rissho Kosei-kai ha detto: “Voi che avete l’amore, l’unità come punto centrale della vostra spiritualità, e noi buddisti che abbiamo questa compassione e poi il concetto dell’Unico Veicolo, se ci mettiamo insieme sarà un grande contributo per il mondo intero.

     
    D. – In un mondo in cui le differenze vengono esasperate, in cui sembra prevalere lo scontro tra culture, religioni, idee politiche diverse, cosa può dire alla Chiesa e al mondo, questa esperienza di dialogo e di amicizia fra culture e religioni così diverse come lo sono il cristianesimo e il buddismo?

     
    R. – Direi che è proprio una grande speranza, una grande fiducia in quello che può nascere, soprattutto se, da parte di noi cristiani, mettiamo l’amore evangelico come base in tutte le attività, in ogni forma di dialogo e di collaborazione che abbiamo. Quindi è qualcosa che può dare coraggio e speranza a tutto il mondo e dimostrare che le differenze tra le religioni, se affrontate con l’amore, possono diventare invece una potenza, una grande opportunità.

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    Nuovo libro della Lev sull'attualità della lingua latina nella Chiesa

    ◊   Riaffermare l’uso del latino come strumento di comunicazione in ambito ecclesiale, ma anche incentivare e promuovere lo studio di questa lingua nell’educazione delle giovani generazioni. E’ questa la sfida che affronta il volume “Pretiosus Thesaurus. La lingua latina nella Chiesa oggi” scritto da Yorik Gomez Gone ed edito dalla Libreria Editrice Vaticana. Alla presentazione, ieri pomeriggio presso la nostra emittente, c’era anche il cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica. Il servizio di Cecilia Seppia:

    La lingua di Roma, la lingua della Chiesa, sempre più ricca nel lessico ed unica nel suo genere, sta vivendo oggi una grave crisi. La situazione potrebbe apparire drammatica se si pensa che, solo fino a 50 anni fa, il latino era uno strumento di comunicazione in ambito ecclesiale e tra gli studiosi del mondo antico, mentre oggi non sono pochi a definirlo “obsoleto”. Per nulla intimorita, la Chiesa continua ad utilizzarlo come propria lingua ufficiale, certa che essa esprima alcune sue note costitutive come l’unicità, l’universalità, l’ecumenicità. Sentiamo il cardinale Zenon Grocholewski:

    “La Chiesa stima molto e continuerà a stimare la lingua latina perché in questa lingua sono scritti i tesori della scienza e della saggezza cristiana. Certo, non si tratta di ‘difendere’ qualcosa, quanto di essere arricchiti da questi tesori”.

    Fondamentale per poter accedere alla vasta tradizione ecclesiale come la liturgia, la teologia e il diritto canonico, il latino non può allora che essere compreso come un “prezioso tesoro” e rivendicare, in ogni ambito, quel connubio tutto particolare di semplicità e nobiltà. Sentiamo l’autore, Yorik Gomez Gonez Gone:
     
    “Il latino soprattutto ha un uso funzionale. La Chiesa, tramite questa lingua, può parlare a tutto il mondo con imparzialità, con universalità, con ecumenicità. E’ quindi un discorso, oltre che di bellezza e di tradizioni, assolutamente funzionale. La Chiesa poi ha le sue radici che affondano nel latino. I Padri della Chiesa, il Diritto Canonico, la storia ecclesiastica sono fondati sul latino, che si è parlato veramente fino a qualche decennio fa. Dunque, è fondamentale per la Chiesa continuare a studiarlo e a promulgare iniziative in favore di questa lingua”.
     La Chiesa dunque parla ancora latino, vero tesoro e genio della saggezza romana, ma soprattutto vincolo indiscusso di unità che, nei secoli, ha saputo unificare l’Europa, contribuendo alla sua integrazione dal punto di vista culturale, politico e sociale.

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    Chiesa e Società



    Vietnam: religioso picchiato a sangue nella parrocchia sotto assedio di Dong Chiem

    ◊   Un religioso picchiato a sangue, arresti, minacce, una chiesa sotto assedio dalla polizia, alla quale nessuno può accedere. E’ la situazione della parrocchia di Dong Chiem dopo la pacifica protesta dei fedeli per la distruzione della croce sul monte Tho, all’interno del terreno che per più di cento anni è appartenuto alla chiesa. Secondo quanto riferisce l'agenzia AsiaNews da ieri la parrocchia “è stata completamente crcondata e isolata. A qualunque persona che viene dall’esterno l’ingresso viene impedito dagli agenti della Sicurezza, collocati in posti di controllo. Ai sacerdoti del decanato di Hanoi, venuti a visitare la parrocchia di Dong Chiem, l’accesso è stato impedito con la forza al ponte sul fiume Xay, a circa 500 metri dalla chiesa”. Così l’arcidiocesi di Hanoi, dalla quale dipende la parrocchia “sotto assedio”, descrive la situazione in una dichiarazione che sarà letta in tutte le chiese della capitale, al termine di ogni messa, da ieri fino a domenica prossima. Nelle chiese si reciterà anche la preghiera di San Francesco, “là dove è l’odio che io porti l’amore”, per “il parroco, il suo vicario e i suoi fedeli e, “più in particolare per i nostri fratelli e le nostre sorelle picchiati e incarcerati, perché conservino con fermezza la fede in mezzo alle loro molte prove e perché sappiano unirsi al misero della croce di Cristo. Allo stesso tempo – prosegue la dichiarazione – chiediamo che i diritti fondamentali dell’uomo siano rispettati, affinchè il nostro Paese possa avere pace, giustizia, democrazia e conoscere la vera civiltà”. Il documento parla di “centinaia” di agenti e militari, in divisa e in borghese, mobilitati, di fedeli “terrorizzati” da altoparlanti che lanciano continui insulti, calunnie e minacce contro il parroco, padre Nguyen Van Huu, il suo vicario, padre Nguyen Van Lien - varie volte interrogati e minacciati dalla polizia - e i cattolici. Si fanno poi i nomi delle 16 persone fermate o arrestate. (R.P.)

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    Condannati in Vietnam quattro attivisti per la democrazia

    ◊   Si è concluso con una sentenza di condanna il processo a quattro attivisti per la democrazia, in Vietnam. Le pene variano da 5 a 16 anni di carcere, a cui è stato aggiunto un ulteriore periodo di arresti domiciliari. Il dibattimento, svoltosi ad Ho Chi Minh City, è durato un solo giorno ed è stato blindatissimo. Tra i condannati, riferisce l’agenzia AsiaNews, c’è anche l’avvocato cattolico Paul Le Cong Dinh, di 41 anni, celebre per le sue battaglie a difesa dei diritti umani e condannato a 5 anni di prigione. Il blogger ventiseienne Nguyen Tien Trung ha subito, invece, una pena di 7 anni per aver svolto attività finalizzate a “rovesciare il governo comunista”. Tran Huynh Duy Thuc, di 43 anni, e Le Thang Long, di 42, sono stati condannati rispettivamente a 16 e 5 anni di carcere. Durante l’udienza, il pubblico ministero li ha accusati di tenere un atteggiamento diffidente verso i giudici ed il tribunale. Tran Huynh Duy Thuc ha sottolineato che il suo comportamento “non ha violato la legge” ed ha ammesso di aver firmato una confessione in cui ha riconosciuto la difesa del multipartitismo ed ha denunciato “maltrattamenti” subiti nel corso dell’inchiesta. Kenneth Fairfax, del consolato generale statunitense, ha attaccato la sentenza del tribunale vietnamita, definendola contraria agli obblighi internazionali in materia di diritti umani. Ha anche chiesto la liberazione dei prigionieri, rinchiusi nelle carceri per aver “espresso pacificamente” le proprie opinioni. (F.C.)

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    Il Parlamento europeo chiede di tutelare nel mondo la libertà di religione

    ◊   La libertà di pensiero, di coscienza e di religione costituiscono nel loro insieme “un diritto umano fondamentale, garantito dagli strumenti giuridici internazionali”. Per tale ragione - riferisce l'agenzia Sir - l’Europarlamento condanna “tutte le forme di violenza, discriminazione e intolleranza basate sulla religione e sul credo, contro le persone religiose, gli apostati e i non credenti”. L’Assemblea Ue ha approvato, durante la sessione plenaria, una risoluzione che prendeva spunto dai recenti casi di violenze subiti da gruppi cristiani in Egitto e Malaysia. Nel documento, approvato con l’appoggio di tutti i gruppi politici, si osserva che anche l’Europa “non è esente da casi di violazione” della libertà di religione. Gli eurodeputati chiedono al Consiglio, alla Commissione e all’Alto rappresentante Ue per gli affari esteri di prestare “particolare attenzione alla situazione delle minoranze religiose, comprese le comunità cristiane” nel quadro delle relazioni e della cooperazione dell’Ue con i Paesi terzi. Il Parlamento, inoltre, sostiene “le iniziative volte a promuovere il dialogo e il rispetto reciproco tra comunità”, e invita le autorità religiose “a promuovere la tolleranza e ad adottare iniziative contro l’odio e la radicalizzazione estremista”. La risoluzione a tutela della libertà di religione in Europa e nel mondo, approvata dall’Assemblea Ue, si sofferma in particolare su due casi. Anzitutto si osserva che negli ultimi anni in Egitto “hanno avuto luogo atti ricorrenti di violenza contro cristiani copti”. Al governo del Cairo si chiede di “garantire la sicurezza personale e l’integrità fisica dei cristiani copti e dei membri di altre minoranze religiose del Paese” e di operare affinché tali gruppi possano beneficiare “di tutti i diritti e libertà fondamentali – compreso il diritto di scegliere liberamente la propria religione e di cambiarla – e di evitare qualsiasi discriminazione contro gli stessi”. La risoluzione parlamentare esprime poi “preoccupazione per i recenti attacchi contro chiese e luoghi di culto in Malaysia” e manifesta “solidarietà alle vittime”. Anche alle autorità malesi si intima di garantire la sicurezza a ogni persona e la libertà di culto. In particolare il testo esorta “le autorità a rispettare la sentenza dell’Alta corte della Malaysia sul diritto dei cristiani di utilizzare la parola Allah per riferirsi a Dio e chiedono al governo malese di non tentare di ripristinare tale divieto”. (R.P.)

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    Malaysia: ancora danni a luoghi di culto. I leader religiosi esortano al dialogo

    ◊   Continuano a verificarsi in Malaysia piccoli episodi di atti vandalici contro i luoghi di culto. Oggi, come riporta l’agenzia Fides, nelle prime ore della notte due “surau” musulmane – tipiche aule di preghiera della tradizione malese – sono state danneggiate nella località di Muar, a Johor, nel Sud della Malaysia peninsulare. La polizia ha accertato che le finestre sono state infrante e parte delle mura e delle porte sono state bruciate con kerosene. Secondo gli inquirenti, gli attacchi potrebbero ancora essere legati alla controversia sull’utilizzo del nome “Allah” che dall’8 gennaio scorso ha già provocato attacchi dello stesso genere contro diversi luoghi di culto: nel complesso 11 chiese cristiane, una moschea, due surau musulmane e un tempio sikh. Le forze politiche hanno condannato gli atti vandalici. In particolare Lim Guan Eng, Segretario del Partito malaysiano democratico di azione (DAP), facente parte della coalizione che si trova all’opposizione, ha affermato che “tali attacchi irresponsabili intendono chiaramente provocare sospetti e tensioni fra le comunità etniche e religiose della società malaysiana. Chiediamo al governo di indagare e di punire i responsabili, per salvaguardare l’armonia del paese”. Intanto leader cristiani e leader musulmani stanno diffondendo nel Paese appelli al dialogo e all’armonia, deplorando le violenze che, come affermano fonti di Fides, “vengono probabilmente da individui isolati, spesso giovani infervorati e poco giudiziosi”. Le Chiese cristiane hanno lanciato una campagna di preghiera e di digiuno per la pace, mentre si organizzano, in collaborazione con associazioni musulmane, conferenze e incontri di riflessione per promuovere la reciproca comprensione. (F.C.)

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    Malaysia: per il direttore del cattolico "The Herald" musulmani e cristiani vogliono vivere in pace

    ◊   “I musulmani hanno vissuto in pace e armonia con i cristiani e vogliono continuare a farlo” dice all'agenzia Misna padre Lawrence Andrew, direttore a Kuala Lumpur del settimanale cattolico “The Herald”; proprio una sentenza favorevole a questa testata, secondo alcuni osservatori, sarebbe all’origine degli attacchi a diverse chiese. Secondo padre Andrew “la gran parte della popolazione di etnia malay e religione musulmana, maggioritaria in Malaysia, respinge ogni tipo di atteggiamento fondamentalista o comunque ostile nei confronti della minoranza cristiana”. Il discorso è diverso, sostiene il direttore dell’“Herald”, per alcuni settori della coalizione di governo. “Soprattutto dopo le elezioni legislative del marzo scorso – dice padre Andrew – alcuni esponenti del ‘Fronte nazionale’ sembrano giocare la carta delle divisioni etniche e religiose, presentandosi come gli interpreti del cuore malay e musulmano del paese”. La minoranza cristiana rappresenta circa il 9% dei 27 milioni di malesi e, da un punto di vista etnico, è composta soprattutto da cinesi (il 26% della popolazione). Secondo alcune indiscrezioni di stampa, fra le otto persone arrestate ieri in relazione agli agguati incendiari dei giorni scorsi alla periferia di Kuala Lumpur ci sono diversi malay. L’episodio più grave ha riguardato la “Metro Tabernacle Church”, nell’area suburbana di Desa Melawati, dove la notte tra il 7 e l’8 Gennaio un gruppo di giovani avrebbe lanciato una bottiglia molotov senza per fortuna causare vittime. (R.P.)

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    Haiti: 100 mila dollari di 'Aiuto alla Chiesa che Soffre' per sostenere 200 seminaristi sopravvissuti

    ◊   “Aiuto alla Chiesa che soffre” (Acs) sta provvedendo all’invio di 100mila dollari per fornire cibo, medicine, indumenti e scarpe agli oltre 200 seminaristi scampati al crollo del loro collegio a Port-au-Prince, che ha invece causato la morte di altri 30 studenti che si preparavano al sacerdozio. L’aiuto - riferisce l'agenzia Sir - risponde all’appello dell’arcivescovo di Cap-Haïtien, Louis Kébreau, presidente della Conferenza episcopale di Haiti, che aveva sottolineato che “i seminaristi non avevano nessuno che si prendesse cura di loro” e “avevano un disperato bisogno di tornare alle loro diocesi di appartenenza, spesso a molte miglia dalla capitale”. Ad Acs il vescovo di Fort-Liberté, mons. Chibly Langlois, ha raccontato dell’invio di una missione a Port-au-Prince per raccogliere 16 seminaristi tra i sopravvissuti al terremoto: “Uno aveva passato due giorni e mezzo sotto le macerie. Un altro era ferito. Altri tre erano sotto shock ed avevano bisogno di cure”. Questo aiuto fa seguito ad un primo finanziamento di 70mila dollari inviato da Acs per interventi di emergenza. Il dipartimento Acs per i progetti in America Latina ha già elaborato un piano che prevede aiuti alla popolazione che sta cercando di fuggire dall’area colpita dal terremoto e sostegno alle strutture della Chiesa, tra cui il centro pastorale Cifor e la ristrutturazione del seminario maggiore, entrambi a Port-au-Prince. (R.P.)

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    Pronta a partire per Haiti una equipe medico-chirurgica dell’Ospedale Bambino Gesù

    ◊   Una equipe medico-chirurgica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, completa di anestesisti e infermieri è pronta a partire per portare il proprio supporto alla popolazione colpita dal terribile terremoto ad Haiti. L’Ospedale della Santa Sede - riferisce l'agenzia Fides - non è nuovo ad interventi tempestivi del genere. “Siamo già intervenuti con soccorsi un anno fa a Gaza, quando su richiesta del Ministero degli Affari Esteri italiano e con il sostegno del Comune di Roma, abbiamo sottoposto a cure di urgenza bambini e ragazzi coinvolti nella crisi mediorientale” ha ricordato il presidente dell’Ospedale, Giuseppe Profiti, nel corso della presentazione di un’iniziativa scientifico-assistenziale volta a curare i bambini abruzzesi dai traumi sulla loro psiche. L'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù ha già da alcuni anni attivato iniziative di supporto alla salute dei piccoli haitiani nel quadro del progetto “un reparto grande cinque continenti”, che negli ultimi anni ha visto medici, tecnici e infermieri dell’Ospedale impegnati a portare assistenza in oltre quaranta Paesi. Malgrado la complessa situazione politica del Paese caraibico, è partita nel 2006 una missione a Port au Prince durante la quale è stato peraltro formalizzato un programma di formazione con il Ministro della Sanità haitiano per chirurghi pediatrici, medici di terapia intensiva e infermieri. (R.P.)

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    La situazione delle missioni salesiane ad Haiti

    ◊   Quasi tutte le opere salesiane di Port-au-Prince sono state distrutte dal devastante terremoto che ha colpito Haiti la settimana scorsa. A riferirlo è padre Attilio Stra, 73 anni, missionario salesiano originario di Cherasco (Cuneo). Padre Stra, da 35 anni ad Haiti, ha fatto sapere ai suoi familiari di star bene e di essere ricoverato in un ospedale di Santo Domingo. Il missionario ha intenzione di rimanere in quella che ormai definisce la sua famiglia e si è detto addolorato per i tanti allievi morti sotto le macerie della casa famiglia da lui fondata. Nella scuola professionale di Enam, che è andata totalmente distrutta, hanno perso la vita 250 ragazzi ed alcuni loro insegnanti. È giunta anche la notizia secondo cui è salva ed in buona salute suor Pia Oliva Colussi, altra missionaria salesiana ad Haiti, originaria di Casarsa (Pordenone). La religiosa ha dichiarato che la situazione è difficile, ma che tuttavia non è morta la speranza. Molte suore salesiane di Santo Domingo sono giunte nel Paese colpito dal terremoto e si sono trovate in uno scenario davvero drammatico. “Alcune delle nostre case hanno subito molti danni – ha spiegato suor Yvonne Reungoat, superiora generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice – però grazie a Dio abbiamo tutte la vita salva, nessuna è ferita”. Le religiose di Haiti dormono all’aperto, insieme alle ragazze che accolgono nei loro centri, con cui condividono il poco cibo a disposizione. (F.C.)

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    Nigeria: a Jos migliaia di sfollati. Crescono i dubbi sulla natura religiosa degli scontri

    ◊   È tragica la situazione della popolazione di Jos, in Nigeria, dove nei giorni scorsi vi sono stati pesanti scontri tra cristiani e musulmani. Lo ha riferito all’agenzia Misna la portavoce nigeriana del Comitato internazionale della croce rossa, Blessing Ejifor. “Il nostro compito principale – ha detto la responsabile – è consegnare acqua e cibo agli sfollati, accampati in scuole, commissariati, campi improvvisati, chiese e moschee”. Sono quasi 18.000 le persone costrette a lasciare le loro case, ma è ancora presto per tracciare un bilancio del numero delle vittime. Secondo alcuni testimoni citati da fonti di stampa internazionale sarebbero diverse centinaia, mentre per le forze dell’ordine del Paese sarebbero solo alcune decine. Intanto a Jos, capoluogo dello stato di Plateau, dopo l’arrivo di sei unità dell’esercito e di centinaia di poliziotti, il coprifuoco totale imposto martedì è stato ridotto alle ore serali e notturne. Sull’origine delle violenze, si moltiplicano le voci che contestano la tesi dello scontro a carattere religioso tra cristiani e musulmani. “Le fedi non c’entrano nulla”, ha sostenuto Lateef Adegbite, segretario generale del Consiglio supremo della Nigeria per gli affari islamici. Simile la lettura di Ibrahim Yakubu Lame, ministro della Polizia: “qualcuno – ha detto – sfrutta l’ignoranza e la povertà della popolazione per alimentare la confusione nel nome della religione e dell’appartenenza etnica”. “La diffusione di notizie incontrollate incita gli animi delle persone e alimenta la violenza. Occorre fare attenzione a rilanciare notizie non verificate” ha dichiarato all’agenzia Fides mons. Ignatius Ayau Kaigama, arcivescovo di Jos. Per porre fine alle violenze ieri alcuni leader cristiani (tra cui Mons. Kaigama) e musulmani hanno tenuto un incontro. “Lunedì prossimo si riunirà il comitato congiunto islamico- cristiano per valutare la situazione e prendere provvedimenti per evitare che simili episodi si ripetano” ha concluso Mons. Kaigama. (F.C.)

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    Diritti umani: nel 2009 sono aumentati gli abusi nel mondo

    ◊   Nel corso del 2009 sono aumentate nel mondo le violazioni dei diritti umani. Lo ha denunciato l’organizzazione internazionale Human Rights Watch, che ieri ha reso noto a Washington il suo Rapporto Annuale. Tra i Paesi in cui si sono registrati i più alti tassi di violenza, abusi e sopraffazioni sono stati segnalati l’Iran, la Cina, la Birmania, lo Sri Lanka, la Somalia, il Sudan, lo Zimbawe, la Corea del Nord, la Colombia ed il Turkmenistan. Ma anche Cuba, Libia, Repubblica Democratica del Congo e Guinea. Il Rapporto denuncia inoltre le violazioni documentate sia nei confronti di Israele, sia nei confronti di Hamas, per quanto riguarda gli scontri avvenuti a Gaza all’inizio dello scorso anno. (F.C.)

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    Crisi: nel 2009 calano di quasi il 40% i finanziamenti diretti all’estero

    ◊   Rapporto dell’Onu sugli investimenti diretti all'estero (Fdi) che sono ulteriormente crollati del 39% lo scorso anno, passando da quasi 1.700 miliardi di dollari del 2008 a poco più di 1.000 miliardi. Lo studio elaborato dalla Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo (Unctad) è stato reso noto ieri a Ginevra. Gli esperti prevedono una ripresa modesta nel 2010 e poco superiore nel 2011. Nei Paesi sviluppati - che pure avevano già registrato un forte calo nel 2008 - il declino è stato maggiore, in media del 41%. Mentre i Paesi con economie in transizione e quelli in via di sviluppo - che nel 2008 avevano visto invece aumentare i finanziamenti diretti dall’estero - hanno registrato flessioni rispettivamente del 35 e del 39%. (R.G.)

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    Francescani in Cina: le sfide dell’evangelizzazione e dell’inculturazione

    ◊   Inculturazione e diffusione del Vangelo sono da sempre le priorità dei francescani per la Cina. Lo ha detto padre José Rodriguez Carballo, Ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori, intervenendo il 15 gennaio alla Pontificia Università Antonianum per celebrare il VII centenario dell’ordinazione a primo vescovo cinese di Fra Giovanni da Montecorvino, arcivescovo di Pechino e Patriarca d’Oriente. Come riferisce l’agenzia Zenit, padre Carballo ha sottolineato che la società cinese sta attualmente vivendo “un periodo storico di transizione verso una collaborazione sempre più ampia con il mondo occidentale, specialmente a livello economico”. “La gioventù – ha spiegato il padre - appare vuota di valori e tra i più sensibili nasce la ricerca di una nuova spiritualità”. “In questo senso il cristianesimo, in quanto religione straniera, appare a molta gente come quella che può offrire qualcosa di nuovo e di più rispetto alle religioni o ideologie già conosciute o sperimentate in Cina”. Per questi motivi, padre Carballo ha enunciato i principali impegni che i francescani devono assumersi nel Paese. Prima di tutto l’inculturazione, da realizzarsi formando “veri Frati minori autoctoni” ed incarnando così il carisma francescano “nella religiosità e nella cultura cinesi”. Altra sfida consiste nell’impegnarsi per le opere sociali e la promozione della dignità umana. L’attività principale dei francescani in Cina è comunque sempre stata la diffusione del Vangelo, anche con traduzioni in cinese dei Testi sacri, “per far conoscere – ha affermato padre Carballo - la persona di Gesù Cristo, provocare ed accompagnare le conversioni al cristianesimo ed offrire la grazia di Dio con l’amministrazione dei Sacramenti”. Il Ministro generale dei Frati Minori ha poi voluto ricordare il martirio di tanti confratelli, spesso rimasti senza nome, “che hanno dato la loro vita a causa degli stenti o delle sofferenze di vario genere” subite per testimoniare il Vangelo. A conclusione della sua relazione, padre Carballo ha dichiarato che i francescani non possono “rinunciare ad obbedire al mandato di Gesù: ‘Andate dunque ed ammaestrate tutte le Nazioni’”. (F.C.)

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    Filippine: la Chiesa critica la candidatura del Partito gay alle elezioni di maggio

    ◊   La Chiesa filippina critica la decisione della Corte suprema di reintegrare il 12 gennaio scorso il Partito per i diritti di gay e lesbiche (Ang Ladlad) nelle liste elettorali. Ciò dopo l’esclusione proposta in novembre dalla Commissione elettorale (Coemelec). “Non è bene che vi siano separate categorie di diritti per i gay – afferma padre Melvin Castro responsabile della Commissione Famiglia e vita per la Conferenza episcopale filippina - tutte le leggi sono intese per uomini e donne, quindi anche per gay e lesbiche”. “Vi sono invece altre minoranze emarginate dalla società – aggiunge - quali indigeni e pescatori, che avrebbero più diritto a una loro rappresentanza in parlamento”. Per il vescovo - riferisce l'agenzia AsiaNews - la presenza in parlamento del partito gay potrebbe portare alla legalizzazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso e all’anarchia sessuale, distruggendo i valori della famiglia. “La costituzione prevede la possibilità di candidarsi nelle liste elettorali per i gruppi che rappresentano settori discriminati dalla società – afferma Adriana R. Motemayor, docente di legge dell’Università cattolica di Santo Tomas di Manila – ma è la Corte suprema che sceglie i criteri per definire quali settori della società sono marginalizzati”. Secondo la docente per garantire una rappresentanza politica alla Ang Ladlad la Corte deve motivare le ragioni che rendono gli omossessuali un settore emarginato. La Corte deve anche spiegare le implicazioni legali, religiose, sociali e politiche e gli eventuali benefici che il partito porterebbe alla società. Lo scorso 11 novembre la Commisione elettorale (Comelec) ha escluso l’Ang Ladlad dai partiti in lista per le elezioni di maggio 2010. Ciò per il rischio di offesa ai principi religiosi di cristiani e musulmani filippini e per non aver dimostrato di avere risorse sufficienti per portare avanti la campagna elettorale su scala nazionale. Il documento è stato preparato da padre Nicodemo Ferrer sacerdote della diocesi di Pangasinan, Lucenito Tagle ex presidente del Concilio pastorale per i laici e dall’imam musulmano Elias Yosuph. “Noi non vogliamo condannare gli omosessuali – afferma padre Nicodemo Ferrer – ma non possiamo compromettere il futuro di molte persone, soprattutto quello dei giovani”. “Gli omossesuali – aggiunge – cercano un modo per separare se stessi dal resto della società”. (R.P.)

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    Bolivia: l'impegno dei giovani per la Missione e il Congresso Latinoamericano

    ◊   I giovani della Pastorale vocazionale giovanile boliviana si sono radunati a Vinto la settimana scorsa, per il primo incontro nazionale del 2010, con il proposito di rafforzare il tema della Missione permanente. La riunione - riferisce l'agenzia Fides - si è concentrata sui contributi della pastorale giovanile in vista del III Congresso dei giovani latino-americani, che si terrà a settembre in Venezuela. I lavori si sono sviluppati a due livelli: diocesano e nazionale. "Siamo consapevoli che a livello nazionale, una parte essenziale di questo processo è quello di conoscere e amare Gesù per diventare suoi discepoli-missionari, abbiamo capito che i partecipanti a questo incontro sono giovani che hanno un processo di formazione in atto", ha detto Rosemary Sauma, segretaria esecutiva dell'area Comunione ecclesiale della Conferenza episcopale boliviana. Dal patrimonio di tutte le testimonianze presentate, l'equipe nazionale ha selezionato 20 esperienze che sono state registrate e poi inviate alla pagina del sito internet del Celam, con l'obiettivo di condividere queste testimonianze con gli altri giovani dall'America latina. I giovani infatti sono desiderosi di fare qualcosa, non solo partecipare al Congresso latino-americano, ma fare in modo che la loro voce raggiunga il Congresso. A questo proposito il gruppo organizzatore del Celam ha assegnato alcuni temi per le riflessioni ai diversi paesi. La Bolivia ha avuto il tema della “Dimensione della fede e rapporto con il cosmo” perciò in questo incontro di Vinto è stato elaborato un progetto con il tema della creazione di Dio e di come l'uomo si prenda cura della creazione. In questo modo la Pastorale vocazionale giovanile inizia il suo percorso con due obiettivi principali: la Missione Permanente e il Congresso di giovani latino-americani. (R.P.)

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    Incontro a Ginevra tra responsabili Ccee e Kek

    ◊   Incontro ieri a Ginevra tra il segretario del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), padre Duarte da Cunha, ed il nuovo presidente della Conferenza delle Chiese europee (Kek), il metropolita Emmanuel di Francia. Il colloquio - riferisce l’agenzia Sir - si è svolto presso gli uffici Kek. I due responsabili hanno poi fatto visita al reverendo Olav Fyske Tveit, segretario generale del Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc), condividendo “con lui – informa una nota congiunta Ccee/Kek - preoccupazioni comuni circa le sfide che tutte le Chiese in Europa stanno affrontando”. “La cooperazione tra il Ccee e la Kek è molto importante per noi – prosegue la nota ripresa dall'agenzia Sir - e deve essere rafforzata. Ciò è dovuto anche al fatto che stiamo affrontando molte questioni in comune e i credenti in Europa stato incontrando le stesse sfide”, ha detto il metropolita Emmanuel. “L’Europa ha una particolare responsabilità per il cammino ecumenico in quanto è stata il teatro delle divisioni dei cristiani, esportate poi negli altri continenti”, ha replicato padre Duarte da Cunha che, citando Benedetto XVI, ha aggiunto: “Il nostro annuncio del Vangelo di Cristo sarà tanto più credibile ed efficace quanto più saremo uniti nel Suo amore, come veri fratelli. Il dialogo ecumenico svolto dal Ccee e della Kek è una chiara testimonianza di questa consapevolezza e di questo desiderio”. Dopo un breve scambio sulla situazione ecumenica in Europa e lo stato della collaborazione tra il Ccee e la Kek, i segretariati dei due organismi, si legge ancora nella nota, “hanno lavorato sull’ordine del giorno del prossimo incontro del Comitato congiunto Ccee-Kek che si svolgerà quest’anno ad Istanbul, presso la sede del Patriarcato ecumenico, dall’8 all’11 marzo 2010 su invito del Patriarca ecumenico Bartolomeo I”. Istituito nel 1972, il Comitato congiunto - di cui fanno parte sette membri della Kek e sette membri del Ccce, oltre ai segretari generali dei due organismi - ha come compito la supervisione della cooperazione. (R.G.)

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    Anno europeo contro la povertà: il contributo delle Chiese del continente

    ◊   Anche le Chiese europee partecipano e contribuiscono con un documento all’Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale che sarà ufficialmente lanciato oggi nel corso di una Conferenza a Madrid. La Commissione “Chiesa e società” della Conferenza delle Chiese europee (Kek) ha elaborato un contributo per l'Anno europeo 2010. “Il suo obiettivo – si legge in un comunicato ripreso dall'agenzia Sir - è quello di incoraggiare le istituzioni europee, gli Stati membri e le altre parti interessate a giungere ad una comprensione più reale possibile delle ragioni che portano alla povertà e all'emarginazione sociale, nonché a considerare l'impatto molteplice della povertà e dell'esclusione sociale, non solo sulle persone interessate, ma su tutta la società”. "Nella concezione cristiana, la povertà e l'esclusione sociale sono fenomeni multi-dimensionali, non solo basati su fattori economici, ma anche su quelli che interessano tutte le dimensioni della vita, e coinvolgono non solo l'individuo, ma l’intera comunità", spiega Rüdiger Noll, direttore della Commissione Kek. Le attività previste dalle chiese nel quadro dell'Anno europeo 2010 saranno poi connesse al problema migratorio secondo il progetto congiunto che la Kek ha avviato con la Commissione delle Chiese per i Migranti in Europa (Ccme) sul tema "Migrazioni 2010 – la risposta delle Chiese europee alle migrazioni 2010". (R.P.)

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    Presentazione a Parigi del libro "I vescovi e la nuova Europa"

    ◊   Questa sera a Parigi presso l’Institut catholique verrà presentato il nuovo volume del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (Ccee). Il libro intitolato “Les évêques et la nouvelle Europe” (I vescovi e la nuova Europa) è edito dalla casa editrice “Editions du Cerf” nella collana “Documents des Eglises” e raccoglie i testi ufficiali del Ccee dal 1992 al 2006. Curatrice dell’opera è Sarah Numico, già addetto stampa del Ccee. Il testo contiene inoltre i contributi di mons. Aldo Giordano, già segretario generale del Ccee e attualmente inviato speciale della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa; di Giorgio Feliciani dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e di Jean-Paul Durand, decano onorario dell’Institut catholique de Paris. Alla presentazione del volume prenderanno parte tra anche il cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi e presidente della Conferenza episcopale francese e il nunzio apostolico in Francia, mons. Luigi Ventura. “Il Ccee – si legge in un comunicato diffuso oggi dall’organismo europeo e ripreso dall'agenzia Sir - ha per vocazione di sostenere i vescovi e le chiese locali nel loro servizio pastorale e umanitario, per un’Europa e un mondo più umano, in collaborazione con le altre Chiese cristiane e le religioni non cristiane”.

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    Académie française: il filosofo Jean-Luc Marion prende il posto del cardinale Lustiger

    ◊   Il filosofo francese Jean-Luc Marion, cofondatore della rivista cristiana “Communio”, farà oggi ingresso all’Académie française, al posto del cardinale Lustiger, scomparso il 5 agosto 2007, e al quale Marion attribuisce una “statura pari a quella di un Padre della Chiesa”. “Siamo giunti ad un punto chiave della riflessione sul legame tra fede e ragione – dichiara Marion al quotidiano cattolico “La Croix” ripreso dall'agenzia Sir -. La frontiera tra il razionale e il non razionale non ha più nulla di evidente. La scienza non è più la verità assoluta come si è voluto far credere” e “il progresso scientifico assume ormai l’aspetto di una minaccia, come ha dimostrato a tutti la crisi ecologica”. In ciò che il filosofo definisce “questa inquietudine razionale”, i cristiani “hanno il proprio ruolo, e il loro contributo può essere fondamentale”. A condizione che “non portino nel dibattito convinzioni frenetiche ma posizioni ragionevoli”. Per Marion “i cristiani sono qualificati per salvaguardare la ragione, perché il loro Dio non è un Dio dell’onnipotenza irrazionale, bensì il Dio del logos”. “I cattolici francesi – conclude – stanno comprendendo quale deve essere il loro ruolo. Sono una minoranza, ma la minoranza più importante, che deve avere voce nel dibattito”. (R.P.)

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    Roma: il cardinale Vallini inaugura il piazzale della Cappella universitaria alla Sapienza

    ◊   “La cappella universitaria deve essere una sorta di agora, un luogo di cordiale accoglienza e di dialogo aperto a tutti”: con queste parole il cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini, ha inaugurato questa mattina il nuovo piazzale e l’ingresso principale della Cappella universitaria della Sapienza di Roma. Poi, facendo riferimento alle Sacre Scritture, il porporato ha richiamato l’immagine della tenda, spiegando che per i docenti e gli studenti cattolici, la cappella vuole essere la “tenda dell’incontro” tra fratelli della stessa fede, dove ritrovarsi per invocare il dono della sapienza, per lodare il Signore e per formare una comunità ecclesiale universitaria protesa alla testimonianza del Regno di Dio. Alla celebrazione era presente anche il Rettore dell’ateneo, Luigi Frati, che ha espresso la sua speranza di una prossima visita del Santo Padre alla Sapienza. In serata, in occasione dell’evento si svolgeranno anche momenti musicali ed incontri dedicati agli universitari. (A cura di Marina Tormarro)

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    Presto in Italia una nuova Legge su abusi sessuali ai minori

    ◊   Ci sono voluti oltre due anni dalla firma: è arrivato il sì della Camera dei Deputati alla ratifica della Convenzione europea per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, siglata a Lanzarote il 25 ottobre 2007. Il provvedimento approvato con 503 voti a favore e nessun contrario, passa ora all’esame del Senato. Tra le novità del testo l’introduzione dei reati di adescamento di minorenni anche attraverso Internet e di pedofilia e pedopornografia, ovvero di istigazione, anche sul web, a commettere delitti a sfondo sessuale a danno di minorenni. La nuova legge permetterà di perseguire con efficacia chi si macchia di un delitto tra i più odiosi come la pedofilia, senza imporre misure cautelative particolari sulla rete che possano ledere i diritti dei navigatori. Sarà punito con la reclusione da 6 a 12 anni e con la multa da 15 mila a 150 mila euro chi recluta o induce alla prostituzione un minore; chi favorisce, sfrutta, gestisce, organizza o controlla la prostituzione di un minore. Sarà punito con il carcere da 6 mesi a 4 anni e con la multa da 1.500 a 6 mila euro chi compie atti sessuali con un minore tra i 14 e i 18 anni, in cambio di denaro o altra utilità, anche solo promessi. Se il minore non ha ancora compiuto i 16 anni, la pena è aumentata da un terzo alla metà. In caso di prostituzione minorile sarà escluso il patteggiamento, ma chi collaborerà con le autorità di polizia o giudiziare avrà diminuita la pena da un terzo fino alla metà. La condanna comporta in ogni caso l'interdizione perpetua da qualunque incarico nelle scuole di ogni ordine e grado, nonché in istituzioni o strutture pubbliche o private frequentate abitualmente da minori. Ulteriori aggravanti sono previste per chi compie atti sessuali con minori verso i quali ha una posizione di autorità o d’influenza. In tema di pedofilia e pedopornografia culturale, la nuova legge punirà con la reclusione da 3 a 5 anni chi, con qualsiasi mezzo, anche telematico, e con qualsiasi forma di espressione, pubblicamente istiga a commettere reati di prostituzione minorile, di pornografia minorile e detenzione di materiale pedo-pornografico, di violenza sessuale nei confronti di bambini e di corruzione. Stessa pena a chi pubblicamente fa l'apologia di questi delitti. Per quanto attiene l’adescamento di minori - ovvero qualsiasi atto volto a carpire la fiducia del minore attraverso artifici, lusinghe o minacce anche tramite Internet o altri mezzi di comunicazione - la pena sarà il carcere da 1 a 3 anni. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Anno Paolino: consegnata al Papa la trasmissione “Saul 2000” in Dvd

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto ieri il cofanetto DVD che raccoglie le 12 puntate della trasmissione televisiva “Saul 2000. Ripartire da Damasco”. La consegna è avvenuta al termine dell’Udienza generale da parte del regista Nerio Zonca e del biblista don Silvio Barbaglia. L’opera, dedicata a San Paolo, è un omaggio all’Apostolo delle genti nel bimillenario della nascita, celebrato con l’Anno Paolino conclusosi lo scorso 29 giugno. La trasmissione, della durata di oltre dieci ore, illustra la vita ed il pensiero di San Paolo anche grazie ad immagini, letture di testi ed interviste a personaggi della cultura di rilievo nazionale ed internazionale. Si è trattato di un’operazione originale, risultato di 18 mesi di lavoro, che ha visto all’opera un’équipe di professionisti e di volontari, in contatto con l’associazione diocesana novarese “La Nuova Regaldi”. Nel progetto, sostenuto dalla Fondazione Banca Popolare di Novara, sono state coinvolte anche Tv2000, la tv della Conferenza Episcopale Italiana ed oltre 60 emittenti locali e satellitari, che hanno collocato “Saul 2000” nei loro palinsesti. Attualmente i video, accessibili al sito , sono disponibili anche in formato DVD. La consegna al Santo Padre ha avuto un forte valore simbolico ed ha suggellato così la conclusione dell’anno giubilare di San Paolo, voluto dal Papa per far riaccostare i fedeli all’apostolo e per ricomprendere nell’oggi la sua testimonianza. Il progetto video “Saul 2000” verrà presentato ufficialmente a Novara dagli autori, presso il Seminario diocesano, il 25 gennaio alle ore 21. I DVD di “Saul 2000” possono essere richiesti con offerta libera al sito www.saul2000.it. (A cura di Federico Catani)

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    Italia: associazioni d’impegno sociale ad Acquasparta per dibattere di libertà, legalità, solidarietà

    ◊   ''Promuovere 365 giorni dedicati alla libertà, alla legalità, alla solidarietà”, mettendo in rete le tante iniziative già in campo volte a promuovere e tutelare i pilastri di una democrazia partecipata. La proposta è al centro dei lavori dell’Assemblea nazionale dell’associazione Articolo 21, da domani a domenica ad Acquasparta, nei pressi di Terni. Alla ‘tre giorni’ hanno aderito numerose associazioni e movimenti espressione della società civile, che vedono laici e cattolici impegnati insieme: tra queste Acli, Tavola della Pace, Libera, Reporter Sans Frontiéres, Reporter Senza Rete, Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), Libertà e Giustizia, Arci, Teatro Civile, Centoautori, Fare Sviluppo, Comitato per la Libertà d’informazione e molti altre. Fra i partecipanti giornalisti, autori, registi, magistrati, operatori di pace, imprenditori, politici, amministratori chiamati in particolare a confrontarsi in modo trasversale su alcuni temi di maggiore attualità socio-politico-culturale, come ad esempio il dibattito sulla Costituzione. Tra le presenze annunciate anche il vescovo di Terni, mons. Vincenzo Paglia. (R.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Allarme della Bce: aumento della disoccupazione in Europa

    ◊   Nel 2010 l'espansione dell'economia di Eurolandia avrà un “ritmo moderato” e il “processo di recupero risulterà probabilmente discontinuo”. È quanto si legge nel Bollettino della Bce, la Banca Centrale Europea, che fa diverse raccomandazioni ai governi. Il servizio di Fausta Speranza:

    La disoccupazione nell'area dell'euro sembra continuerà ad aumentare. Lo afferma la Bce sottolineando che alcuni fattori che sostengono la crescita hanno “carattere temporaneo” e che “le prospettive restano soggette a incertezza”. E dunque parla di ricette anti crisi. “Gli sgravi fiscali andrebbero considerati soltanto nel medio periodo, - sottolinea – fino a che i Paesi avranno recuperato un sufficiente margine di manovra nei bilanci”. Infatti, i governi di molti Paesi dell'area euro devono far fronte a “squilibri di bilancio notevoli e – avverte la Banca Centrale Europea – “gli squilibri sono in netto incremento”. Da qui un’esortazione precisa ai governi: decidere e attuare tempestivamente strategie di uscita dalle misure di stimolo e strategie di riequilibrio dei conti che siano ambiziose, fondate su ipotesi di crescita realistiche e incentrate soprattutto sulla riforma della spesa”. Ma c’è un appello anche per le banche: hanno proseguito gli interventi di ridimensionamento dei propri bilanci complessivi ma – avverte la Bce - “continua a rappresentare una sfida adeguare le dimensioni e la struttura dei bilanci assicurando la disponibilità del credito al settore non finanziario”.

     
    Medvedev incontra il commissario per i Diritti umani del Consiglio d’Europa
    Faccia a faccia oggi a Mosca tra il presidente russo Dmitri Medvedev e Thomas Hammarberg, commissario per i Diritti umani del Consiglio d’Europa. L’incontro, che verterà sulla Convenzione europea sui diritti umani, recentemente ratificata dalla Duma, sarà anche l’occasione per parlare della situazione in Russia. Salvatore Sabatino ha intervistato Fabrizio Dragosei, corrispondente da Mosca per il Corriere della Sera:

    R. – Sicuramente questa firma, come sappiamo, è un passo avanti rilevante perché la Russia era ancora molto, molto indietro su questo punto. Certamente l’Europa spera di avere da Mosca una maggiore collaborazione in questo campo e sappiamo bene che la questione dei diritti umani in Russia è particolarmente sentita, non a caso un numero altissimo – forse addirittura il numero più alto - di ricorsi viene proprio dalla Russia. E questo perché i russi, scontenti di quello che succede in patria, guardano all’Europa per ottenere quello che qui non riescono ad ottenere e quindi anche per avere magari un miglioramento della situazione interna.

     
    D. – Proprio la ratifica della Convenzione è stata considerata un passo importante da molti attivisti. Un passo importante, però, a cui si è giunti dopo numerose discussioni e polemiche…

     
    R. – La Russia non era favorevole e soprattutto diciamo il governo e quindi l’ex presidente Vladimir Putin, che non voleva sottomettersi - come peraltro, per altri versi, non vogliono neanche gli Stati Uniti – al giudizio esterno su quello che succede in Russia. Naturalmente la situazione nei due Paesi è ben diversa e quella russa è una situazione assai preoccupante. Il fatto che sotto la presidenza di Medvedev la Duma abbia finalmente ratificato questa Convenzione accende anche un pò le speranze di quelli che in Russia vedono nel presidente giovane anche l’uomo che potrebbe avviare il Paese verso un diverso futuro.

     
    Pakistan
    Una donna è stata uccisa e 18 persone ferite a causa di una bomba esplosa nel nord ovest del Pakistan. In un'altra esplosione, due militanti sono morti mentre preparavano bombe a Manmoond, sempre nella zona di nord ovest ai confini con l'Afghanistan. Intanto oggi al suo arrivo a Islamabad, il segretario alla Difesa statunitense, Robert Gates, ha sottolineato che gli Stati Uniti sono determinati a sviluppare nella regione pakistano-afghana un progetto “di lungo termine” e non intendono esercitare alcuna pressione sul governo” del Pakistan. “Ma - ha aggiunto - è importante ricordare che i talebani pakistani operano in collusione sia con i talebani in Afghanistan sia con Al Qaeda, per cui è impossibile considerare separati questi gruppi”.

    Kabul critica il rapporto Onu su droga e crimine in Afghanistan
    Pesanti critiche sono giunte dal governo afghano al recente rapporto dell’Ufficio dell'Onu contro la Droga e il Crimine che aveva evidenziato la forte diffusione della corruzione nell’amministrazione pubblica del Paese. Un giro d’affari pari a 2,5 miliardi di dollari pagati in tangenti. Per Kabul, lo studio è frutto di immaginazione e non è basato sui fatti.

    Uccisi quattro insorti in Afghanistan
    Una forza internazionale guidata da militari afghani ha ucciso la notte scorsa quattro insorti durante una operazione realizzata nella provincia meridionale di Ghazni, in cui è stato ucciso anche un ragazzo di circa 15 anni. Lo riferisce la Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) a Kabul. L'obiettivo dei militari era la cattura nel distretto di Qarabagh di un comandante talebano di alto livello, precisa l'Isaf in un comunicato, di cui si conosceva la partecipazione diretta in attacchi a forze afghane e dell'Isaf. Dopo l'uccisione di quattro militanti, si dice ancora, “un giovane di circa 15 anni ha mostrato propositi ostili impossessandosi dell'arma di un militare. È stato colpito ed ucciso”.

    L’inviato degli Stati Uniti, Mitchell, a Ramallah
    Il capo negoziatore dell'Autorità nazionale palestinese, Saeb Erekat, ha criticato le affermazioni del premier israeliano, Benyamin Netanyahu, secondo le quali Israele si riserva il diritto di presidiare il confine fra la Cisgiordania e la Giordania anche dopo la creazione di un futuro Stato palestinese. La polemica getta un'ombra ulteriore sull'ennesima missione nella regione dell'emissario americano George Mitchell, che è proprio oggi a Ramallah per incontrare il presidente dell'Anp, Abu Mazen (Mahmud Abbas), e cercare di convincerlo a riprendere il negoziato con Israele nonostante il mancato congelamento totale degli insediamenti ebraici nei Territori palestinesi (chiesto inizialmente dagli stessi Usa come una priorità).

    Almeno 60 arresti in Turchia di sospetti fiancheggiatori del Pkk
    La polizia turca ha arrestato in operazioni simultanee in varie città 60 persone ritenute collaboratori o fiancheggiatori del separatista Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk), fuorilegge in Turchia perchè considerato un gruppo terroristico. Gli arresti sono stati effettuati a Diyarbakir (città a maggioranza curda) e a Batman, entrambe nel sudest del Paese, a Van (est) ed anche a Istanbul. La Turchia, come anche la Ue e gli Usa, considera il Pkk un'organizzazione terroristica e lo accusa di essere responsabile della morte di almeno 40.000 persone, per lo più curdi, dall'inizio della rivolta per la costituzione di uno Stato indipendente curdo nel sudest del Paese nel 1984. Dallo scorso luglio il governo di Ankara ha lanciato un’iniziativa di “democratizzazione” tesa a risolvere l'ultraventennale questione curda. Ha riacceso la tensione, però, l'11 dicembre scorso la decisione della massima istanza della magistratura turca di chiudere il Partito per una Società Democratica (Dtp), il principale partito filo-curdo del Paese, accusato di connivenza con il Pkk.

    L’Onu e l’Ue esprimono preoccupazione per la situazione in Sri Lanka
    Preoccupazione è stata manifestata ieri dall’Onu e dall’Unione Europea per la violenta campagna elettorale in Sri Lanka in vista delle presidenziali del prossimo 26 gennaio. Violenze che hanno provocato 4 vittime. È stato poi lanciato un appello alla calma per favorire elezioni libere e pacifiche.

    9 anni di prigione a ex leader di Tiananmen
    Un tribunale cinese ha condannato a nove anni di prigione un ex-leader delle proteste studentesche del 1989 a piazza Tiananmen, secondo la stampa di Hong Kong. Gli avvocati dell'imputato, Zhou Yongjun, di 42 anni, affermano che il loro cliente è stato estradato illegalmente da Hong Kong, che è una Speciale Regione Amministrativa (Sar) della Cina e che gode di un'ampia autonomia. Zhou è stato condannato per una truffa che sarebbe stata commessa dall'uomo al quale è intestato il passaporto falso col quale l'ex-leader studentesco era rientrato dagli Usa a Macao (un'altra Sar della Cina) e da qui ad Hong Kong. “La banca truffata è la Hang Seng di Hong Kong, e il reato sarebbe stato commesso ad Hong Kong”, ha sottolineato uno degli avvocati del dissidente, Mo Shaoping, “e di conseguenza il caso è di competenza della magistratura di Hong Kong”. Ma ha aggiunto che la polizia di Hong Kong “non ha trovato alcun legame” tra Zhou e la truffa che, se provata, sarebbe da ascrivere all'intestatario del passaporto falso, che nel frattempo è deceduto.

    Accordo tra le due Coree su Kaesong
    Dopo due giorni di negoziati senza apparenti risultati concreti, le due Coree hanno raggiunto un accordo in extremis per una nuova tornata di colloqui formali sulla gestione di Kaesong, la città di frontiera sede di un importante consorzio industriale intercoreano. L'annuncio dell'intesa è stato dato oggi da Kim Young-tak, delegato del governo sudcoreano per la missione di tre giorni appena conclusa nella città nordcoreana, secondo cui il vertice è stato fissato per il prossimo primo febbraio. “La Corea del Nord ha convenuto sulle nostre proposte poco prima della partenza”, ha dichiarato Kim al rientro a Seul, ribaltando quanto riferito in mattinata da un portavoce del ministero per l'Unificazione, secondo cui i colloqui si erano conclusi con un nulla di fatto. Stando a fonti riportate dall'agenzia sudcoreana Yonhap, le parti si erano divise in particolare sulla questione dell'aumento dei salari per gli operai nordcoreani, che Pyongyang aveva insistito per inserire nell'agenda del vertice di febbraio contro il volere di Seul. Al centro della tornata di colloqui appena conclusa è stata la missione congiunta dello scorso dicembre in Cina e Vietnam, dove i due Paesi hanno inviato una delegazione di dieci persone per parte, al fine di studiare nuovi modelli industriali da applicare alla gestione del complesso di Kaesong. Del consorzio intercoreano alla frontiera fanno attualmente parte circa 110 aziende del Sud, che danno lavoro a 42.000 operai del Nord nella produzione di merci come orologi, utensili da cucina e vestiti. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 21

     
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