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Sommario del 16/01/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • A Benedetto XVI la cittadinanza onoraria di Frisinga. Rievocati gli anni del nazismo: Cristo è più forte di ogni tirannide
  • Altre udienze e nomine
  • Il dramma di Haiti: un Paese da ricostruire. La mobilitazione della Chiesa
  • Donazioni ai terremotati di Haiti attraverso la Caritas
  • Visita del Papa in Sinagoga. Padre Hofmann e mons. Fumagalli: darà nuovo slancio al dialogo tra ebrei e cattolici
  • Il cardinale Comastri nella Messa per Sant’Antonio Abate: custodite la famiglia perché lì possiamo toccare l’amore di Dio
  • Il cardinale Bertone ai diplomatici vaticani: il vostro ruolo è far risuonare la parola limpida del Vangelo nel mondo
  • Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato sul tema dei minori
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Elezioni presidenziali in Ucraina
  • Ultima settimana per sottoscrivere la petizione del Parlamento Europeo sul Crocifisso nelle scuole
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Malaysia: attaccata undicesima chiesa, bottiglie contro moschea
  • Minacce di morte a mons. Cantafora, vescovo di Lamezia Terme
  • Cina: dalle statistiche emerge l’urgenza della missione
  • Italia: aumentano le iniziative per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani
  • A tre mesi dall’Ostensione della Sindone già 600mila le prenotazioni
  • Anno sacerdotale: un concorso di racconti per sacerdoti
  • Conferenza sulla Shoah alla Gregoriana
  • Perù: a Callao il terzo Incontro dei Missionari diocesani
  • 24 Ore nel Mondo

  • I ministri degli Esteri di Pakistan, Iran e Afghanistan chiedono una soluzione regionale alla crisi afghana
  • Il Papa e la Santa Sede



    A Benedetto XVI la cittadinanza onoraria di Frisinga. Rievocati gli anni del nazismo: Cristo è più forte di ogni tirannide

    ◊   Gli anni della formazione in seminario dopo il nazismo, la convinzione che Cristo fosse “più forte di ogni tirannide”, la consapevolezza di essere “uomini nuovi” in un mondo che rinasceva dalle sue macerie storiche e spirituali. Con parole dense di commozione Benedetto XVI ha ripercorso gli anni della sua giovinezza, culminata con l’ordinazione sacerdotale, al cospetto della delegazione della città tedesca di Frisinga, giunta in Vaticano per conferire al Papa la cittadinanza onoraria. Insieme con Monaco, Frisinga compone il territorio dell’arcidiocesi bavarese che l’allora cardinale Joseph Ratzinger guidò dal 1977 al 1982, prima di essere chiamato a Roma da Giovanni Paolo II a capo della Congregazione per la Dottrina della Fede. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Gli occhi della memoria tornano per alcuni minuti a quella che il Papa chiama “geografia del cuore”. In questo panorama interiore, ha confidato alla delegazione che lo ha “commosso” concedendogli la cittadinanza onoraria, “la città di Frisinga svolge un ruolo molto particolare. Qui ho ricevuto la formazione che ha determinato la mia vita e per questo la città è sempre presente in me ed io in lei”. Un legame testimoniato dalla presenza dei simboli del Moro di Frisinga e dell’orso di San Corbiniano dapprima nello stemma episcopale e poi in quello pontificio di Benedetto XVI. Tra le tante immagini risvegliate dai ricordi, il Pontefice ha rievocato un momento a metà degli anni Quaranta del ‘900, nel primo - drammatico - dopoguerra tedesco. Il 3 febbraio 1946, dopo una lunga attesa, “il seminario di Frisinga poté riaprire le porte ai reduci; era pur sempre un lazzaretto per i prigionieri di guerra, ma noi, ha raccontato Benedetto XVI:

     
    “Wir konnten nun anfangen, und es war ein Augenblick…
    …potemmo riprendere [gli studi] e fu un momento significativo nella nostra vita: avere finalmente iniziato il percorso per il quale ci sentivamo chiamati. Visto dal punto di vista di oggi, abbiamo vissuto in modo molto ‘spartano’ e senza ‘comfort’: riposavamo nei dormitori, studiavamo nelle sale da studio, ma eravamo felici, non solo perché eravamo sfuggiti alle miserie e ai pericoli della guerra e del dominio nazista, ma perché ormai eravamo liberi. E soprattutto, perché stavamo preparandoci alla nostra vocazione”.
     
    Sapevamo, ha proseguito a braccio il Papa sul filo della memoria, “che Cristo è più forte della tirannide, della forza della sua ideologia e dei suoi meccanismi di oppressione":

     
    “Wir wussten, Christus gehört die Zeit und die Zukunft…
    Sapevamo che il tempo e il futuro appartengono a Cristo; sapevamo che lui ci aveva chiamati e sapevamo che lui aveva bisogno di noi, che c’era bisogno di noi. E sapevamo che gli uomini di questo tempo nuovo aspettavano noi, aspettavano sacerdoti che venivano con un nuovo slancio della fede per costruire la casa viva di Dio”.
     
    Ricordando gli insegnanti del suo vecchio Liceo - che lo vide prima studente e poi docente - Benedetto XVI ha detto: “Non erano solo ‘professori’, ma soprattutto ‘maestri’”, che non “si limitavano ad offrire le primizie della loro specializzazione”, ma il cui “scopo principale” era quello di radicare la fede negli studenti rendendoli capaci di “tramandarla in un’epoca nuova con nuove sfide”.
     
    Certezze intime che si riannodano all’intimità spirituale più personale per un sacerdote, quella del giorno della sua ordinazione. Di quel 29 giugno 1951, Benedetto XVI ha rievocato l’immagine di se stesso, sdraiato sul pavimento davanti all’altare, mentre vengono intonate le litanie dei Santi:

     
    “Man wird sich noch mal, daliegend, seiner ganzen…
    Quando sei lì, supino, sei consapevole una volta di più della tua miseria e ti chiedi: ma sarai poi veramente capace di tutto ciò? (…) Poi, l’imposizione delle mani (…) è stata profonda e significativa, per noi tutti. [Avevamo] la consapevolezza che fosse il Signore stesso ad imporre le sue mani su di me a dire: tu appartieni a me, non appartieni più semplicemente a te stesso: io voglio te! Tu sei al mio servizio!”

    Una nuova dissolvenza e i ricordi del Papa hanno toccato i “tre anni indimenticabili” assieme ai genitori trascorsi nel Lerchenfeldhof, il “casale delle allodole”, che, ha ammesso, “hanno fatto sì che sentissi Frisinga veramente come ‘casa mia’”, immerso nella rigogliosa natura circostante. Poi, ancora, le torri della città che svettano dal Domberg, la collina sulla quale sorge il Duomo. Quelle torri non lontane dall’aeroporto di Monaco, “indicano - ha suggerito Benedetto XVI - un’altitudine diversa da quella alla quale possiamo assurgere con l’aereo: indicano l’altitudine vera, quella di Dio, dalla quale proviene l’amore che ci fa diventare uomini, che ci dona il vero ‘essere umani’”. Il Duomo indica pure “la via” e “l’ampiezza” della vita divina, perché oltre a custodire “secoli di fede e di preghiera”, in esso è presente “tutta la comunione dei Santi, di tutti coloro che prima di noi hanno creduto, pregato, sofferto e gioito”. Un’ampiezza, ha concluso il Papa, “che va al di là della globalizzazione, perché nella differenza e nella contrapposizione delle culture e delle origini dona la forza dell’unità interiore, ci dona quello che ci può unire: la forza unificante dell’essere amati da Dio stesso”.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina anche il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi; mons. Antonio Maria Vegliò, arcivescovo tit. di Eclano, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti; mons. Eliseo Ariotti, arcivescovo tit. di Vibiana, nunzio apostolico in Paraguay; mons. Patrick Coveney, arcivescovo tit. di Satriano, nunzio apostolico.

    Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Ndola (Zambia), presentata da mons. Noel Charles O’Regan, della società delle Missioni Africane, in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. Gli succede mons. Alick Banda, coadiutore della medesima diocesi.

    In Polonia, il Papa ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare della diocesi di Bielsko-Żywiec presentata da mons. Janusz Edmund Zimniak, per raggiunti limiti di età.

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    Il dramma di Haiti: un Paese da ricostruire. La mobilitazione della Chiesa

    ◊   A quattro giorni dal terremoto che ha devastato Haiti è ancora impossibile fare un bilancio delle vittime. Si temono 200 mila morti, 40 mila i cadaveri sotterrati mentre prosegue l’opera dei soccorritori: una bambina di due anni è stata trovata viva oggi sotto le macerie della sua scuola materna; solo ieri altre 23 persone era state salvate tra i resti di un hotel. L’Onu ha fatto sapere che la priorità è quella di cercare i sopravvissuti ma la preoccupazione più grande è il pericolo di epidemie: e si temono anche rivolte. Si tratta – fanno sapere – del peggior disastro mai affrontato. La Chiesa è in prima fila negli aiuti attraverso la fitta rete di Caritas e associazioni. Il servizio di Benedetta Capelli:

    I soccorritori non si arrendono. Si cercano i sopravvissuti, si continua a scavare tra le macerie grazie al clima favorevole e al tipo di strutture cadute. Sono tanti i bambini che, piccolissimi, hanno avuto la fortuna di rimanere intrappolati negli ampi varchi creati dai crolli e quindi di non restare schiacciati. Per le strade di Pourt-au-Prince si comincia a respirare un clima di tensione, ci sono centinaia e centinaia di cadaveri per le strade, in migliaia cercano cibo e acqua. Almeno seimila detenuti sono scappati dalle carceri. Alcuni spari sono risuonati per le vie probabilmente per scongiurare razzie e saccheggi. Moltissimi haitiani si sono spinti verso la Repubblica Domenicana in cerca di approvvigionamento. Ma ascoltiamo alcune testimonianze da Haiti raccolte dalla Cnn, iniziando da quella di due sorelle americane, Jamie ed Ellie, che da più di 3 anni gestiscono a Port-au-Prince un orfanatrofio. Sono moltissimi i bimbi rimasti soli e che vagano per le strade della capitale. L’istituto, nonostante il devastante terremoto, ha invece retto e i suoi ospiti, 25 orfanelli, si sono salvati:

    “It’s backling and we can hear noises like it’s falling …
    Tutto l’edificio si muove e sentiamo rumori come se stesse per crollare. Quindi, certamente non torneremo più dentro. I nostri piccoli sono salvi e tranquilli. Ma abbiamo bisogno di cibo e acqua. Questi bambini sono in attesa di essere adottati da famiglie americane. In condizioni normali, questa procedura richiede un anno e mezzo o più, a causa della burocrazia sia haitiana che americana. Ma ora tutti i loro documenti non ci sono più. Che ne sarà di loro?”

     
    “Un mur s'est écroulé sur mon fils…
    Un muro è crollato suo mio figlio, Gabriel, e l’ha ucciso. Aveva sette anni. Ora non so cosa farò: non ho denaro, non ho niente da dare da mangiare ai figli che mi sono rimasti, non ho acqua, non so cosa farò…”

     
    “Fifteen minutes after
    Quindici minuti dopo che l’ho tirata fuori dalle macerie, mia moglie è morta. Ho fatto quello che potevo, ma non avevo gli strumenti per fare presto. Le parlavo, le davo da mangiare, lei piangeva. Ora aspetto di seppellirla…”

     
    “I cannot even find the right way…
    Non riesco nemmeno a trovare il modo giusto per descrivere cosa ho provato quando mi hanno salvata; quando ho sentito le voci dei soccorritori che mi chiamavano mi sono detta: “Non morirò”. Sono rimasta sotto le macerie due giorni. Ma non ho mai pensato di morire; pensavo ai miei genitori e non volevo che perdessero la loro unica figlia. Poi devo dire che non ho mai, mai smesso di pregare. E sono molto grata di non avere mai perso la fede. Ringraziavo Dio, per essermi trovata in un luogo dove ero protetta ...”

    In questo contesto di desolazione e morte, ma anche di speranza, cominciano ad arrivare gli aiuti internazionali: grandi le difficoltà organizzative e logistiche. Sono però numerosi gli esempi di solidarietà, la Croce Rossa americana ha registrato una raccolta record via sms pari a oltre 10milioni di dollari. Notevole lo sforzo delle Caritas di tutto il mondo che hanno subito raccolto l’appello del Papa ad intervenire in favore del popolo haitiano. Al microfono della nostra collega inglese Irene Lagan ascoltiamo il cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa, e presidente della Caritas Internationalis:

    R. – E’ una delle tragedie più grandi che abbiamo avuto nel nostro continente, in uno dei Paesi più poveri, che si trova in grandissima difficoltà. La Caritas Internationalis ha già iniziato a distribuire tende, coperte, sta prestando i primi soccorsi, e verranno forniti alimenti, generi di prima necessità ed utilizzati circa 200 centri sanitari per offrire cure mediche. Il nostro segretario della Regione di Messico e America Centrale è già ad Haiti. Francia, Stati Uniti, Svizzera avevano del personale ad Haiti ancora prima del terremoto. Il nostro team internazionale della Caritas include anche Austria, Germania, Messico e Olanda. La maggior parte delle chiese sono crollate, inclusa la cattedrale di Port-au-Prince. Seminari, scuole, case religiose sono state gravemente danneggiate. Con grande dolore sappiamo che l’arcivescovo di Port-au-Prince, mons. Serge Miot, è deceduto. Noi esprimiamo il nostro dolore ai nostri fratelli e sorelle di Haiti e a tutte le vittime del terremoto. E’ veramente una tragedia.

    Arriverà oggi sull’isola il segretario di Stato americano Hillary Clinton che avrà un incontro con il presidente Preval. Lo stesso capo di Stato oggi ha parlato con il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon che domani si recherà ad Haiti. Uno scenario devastante è quello raccontato dal padre camilliano Gianfranco Lovera, raggiunto telefonicamente ad Haiti. Così descrive i primi momenti del terremoto:

     
    R. – Dal primo piano del mio studio ho sentito un grande sibilo, un rumore forte. I muri mi sembravano di gomma, non potevo muovermi assolutamente, perché ero sbattuto per terra. Ho detto: “Ecco, è il momento di andare dal Signore”. E’ durato non so quanto. Poi sono sceso e, arrivato al cancello, mi vedo subito una madre con un bimbo tra le braccia, con la testa spaccata in due, un bimbo di tre anni, che questa donna aveva a lungo atteso e che io avevo a lungo aiutato. Mi dice: “Padre, eccolo qui”. E poi non c’è più stato tempo di riflettere: feriti, urla, sangue, odore di sangue. Insomma, una cosa incredibile.

     
    D. – Qual è la situazione?

     
    R. – La situazione è una situazione terribile, una situazione di morte. La Port-au-Prince che noi conoscevamo fino ad alcuni giorni fa non esiste più. E’ crollato quasi tutto. Sono morti personaggi illustri. E’ morto il nostro vescovo, sono morti un sacco di seminaristi. Quelli del nostro istituto, per fortuna, sono tutti vivi. In questo momento le strade sono ancora disseminate di morti, che stanno raccogliendo per portarli fuori nelle fosse comuni. Sono inebetito. Siamo sconcertati. Ci sembra di vivere un incubo.

     
    D. – Per quanto riguarda la vostra struttura, il vostro ospedale?

     
    R. – Noi abbiamo un ospedale e, fortunatamente, i muri sono lesionati ma hanno retto. Stiamo curando tantissimi ammalati, tantissimi feriti. Sono già venute più di 500 persone in questi due giorni e le abbiamo già dimesse. Si lavora ad un grosso ritmo insomma.

     
    D. – E di cosa avete bisogno?

     
    R. – Noi abbiamo bisogno di tutto. Anzitutto, in questo momento di anestetici, di antibiotici, abbiamo bisogno di mangiare: la gente ha fame. Se il mondo sapesse cosa vuol dire avere fame!

     
    D. – Qual è la sua speranza per questa popolazione e per questo Paese, uno tra i più poveri al mondo?

     
    R. – La mia speranza è che questo popolo non perda la speranza e che continui a pregare come, in fondo, fa. Ero qui in mezzo ai feriti e ai morti, ad un tappeto di feriti e di morti, e mi commuoveva sentire cantare dalla gente i loro salmi, potrei dire, al Signore. Mi sembravano i Salmi della Bibbia: “Signore perché ci hai abbandonati? Signore perché è morto mio figlio, mia figlia? Perché è crollato tutto?” Io prego solo che questo popolo non perda la speranza e che continui nonostante tutto ad avere questa forza, che dà loro solo Dio, che non è una rassegnazione, ma credo sia in fondo, una vera fede.

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    Donazioni ai terremotati di Haiti attraverso la Caritas

    ◊   Per sostenere gli interventi umanitari ad Haiti si possono inviare offerte alla Caritas Italiana tramite C/C POSTALE N. 347013 specificando nella causale: "Emergenza terremoto Haiti".
     Offerte sono possibili anche tramite altri canali, tra cui:

    UniCredit Banca di Roma Spa, via Taranto 49, Roma Iban: IT 50 H 03002 05206 000011063119

    Intesa Sanpaolo, via Aurelia 796, Roma Iban: IT 19 W 03069 05092 100000000012

    Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma Iban: IT 29 U 05018 03200 000000011113

    CartaSi e Diners telefonando a Caritas Italiana tel. 06 66177001

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    Visita del Papa in Sinagoga. Padre Hofmann e mons. Fumagalli: darà nuovo slancio al dialogo tra ebrei e cattolici

    ◊   Con un omaggio floreale alla lapide che ricorda gli ebrei romani vittime del nazismo, inizierà domani pomeriggio l’attesa visita di Benedetto XVI alla comunità ebraica di Roma. Il Papa sarà accolto nella Sinagoga dal rabbino capo Riccardo Di Segni. Dal canto suo, il rabbino capo emerito Elio Toaff, protagonista della storica visita di Giovanni Paolo II alla Sinagoga nel 1986, ha affermato che il cammino del dialogo ebraico-cattolico è “irreversibile” e che bisogna impegnarsi a superare le incomprensioni. Sul rilievo internazionale e non solo italiano della visita di Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma, si sofferma padre Norbert Hofmann, segretario della Commissione per i rapporti religiosi con l'ebraismo, intervistato da Philippa Hitchen:

    R. – So che Benedetto XVI ha nel cuore il desiderio di approfondire il dialogo con gli ebrei. Non è solo un evento italiano ma è un avvenimento internazionale, perché sono stati invitati ebrei da tutto il mondo. Questa visita del Papa in Sinagoga ha un nuovo significato per approfondire le relazioni internazionali con l’ebraismo. La Chiesa cattolica esprime quindi la sua volontà: continuare con slancio, con la volontà di mettere in primo piano le questioni importanti per il dialogo con gli ebrei.

     
    D. – Può, in qualche modo, mettere fine alle tensioni dei mesi passati, soprattutto con la comunità ebraica qui in Italia?

     
    R. – Questa visita del Papa in Sinagoga è un segno visibile per superare i malintesi. Vorrei dire che questi sono stati malintesi, qualche volta anche delle situazioni difficili. Direi però che ci sono delle relazioni solide con la comunità ebraica internazionale, non solo con quella italiana o di Roma; possiamo discutere anche di cose difficili in un’atmosfera di amicizia e vorrei dire che questo sentirsi amici, questo poter parlare di cose difficili è un grande passo avanti. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

     
    Sui possibili risvolti della visita del Papa alla comunità ebraica romana, Alessandro Gisotti ha intervistato mons. Pier Francesco Fumagalli, viceprefetto della Biblioteca Ambrosiana e consultore della Commissione vaticana per i rapporti religiosi con l’ebraismo:

    R. – Da questi incontri di vertice scaturiscono sempre dei grandi insegnamenti che poi si moltiplicano sia per la città di Roma, dove c’è una comunità ebraica molto significativa, molto attiva e molto vivace, sia anche per l’Italia e per le altre regioni dove ebrei e cristiani convivono, specialmente ed anzitutto in Terra Santa. L’esempio e la ricchezza di queste iniziative non possono essere se non esemplificate con tutta quella ricchezza che gli uomini e le donne di buona volontà di fede ebraica e cristiana promuovono e auspicabilmente promuoveranno sempre di più.

     
    D. – Questo mese di gennaio si presenta molto fecondo per il dialogo ebraico-cristiano: oltre alla visita del Papa al Tempio Maggiore di Roma, si riunisce anche la Commissione mista per il dialogo cattolico-ebraico. Quale sarà il tema all’ordine del giorno e quali anche le aspettative?

     
    R. – L’argomento di questa volta è l’insegnamento cattolico ed ebraico sulla creazione, sull’ambiente e sulla sfida dell’intervento umano nell’ordine naturale, che apre una grande finestra su una discussione molto aperta e sensibile. Pensiamo soltanto agli interventi umani in campo bioetico all’inizio e alla fine della vita. Un arricchimento, questo, di confronti liberi e franchi su punti di vista spirituali, ma anche etici fondamentali ed anche pratici da parte ebraica e cristiana. Questo sarà di grande giovamento anche per la società, sia per i credenti così come per i non credenti.

     
    D. – Sebbene non manchino difficoltà si può dire che tra cattolici ed ebrei si respira una nuova atmosfera di dialogo. Su quale terreno questo dialogo si può rafforzare?

     
    R. – Credo che l’auspicio fatto più volte sia prima da Giovanni Paolo II, sia poi approfondito anche da Benedetto XVI, sia un auspicio che parte dalla memoria e, quindi, la novità – se vogliamo – è quella di costruire questi rapporti approfondendo e tenendo sempre viva la memoria e la compassione per il passato. A pochi giorni di distanza da questa visita nel Tempio Maggiore degli ebrei romani, ci sarà in Italia una Giornata della Memoria, che ricorda le vittime della Shoah e in particolare di Auschwitz. Un altro punto, senz’altro, sarà quello - più volte già additato da Papa Benedetto XVI - dell’approfondimento del vincolo spirituale.

     
    D. – Alla visita del Papa alla Sinagoga di Roma sarà presente anche una delegazione della comunità islamica italiana. Quanto il dialogo tra ebrei e cattolici può aiutare il dialogo con i musulmani?

     
    R. – Idealmente, in questo momento, c’è un ponte che unisce questo Tempio maggiore di Roma con la Terra Santa e addirittura va al di là e raggiunge perfino Medina e La Mecca così che questo grande saluto “Shalom, aleichem” che gli ebrei si scambiano e che rivolgono ai cristiani, diventi anche un “Salam aleikum”, un saluto di pace che si estenda verso l’Islam.

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    Il cardinale Comastri nella Messa per Sant’Antonio Abate: custodite la famiglia perché lì possiamo toccare l’amore di Dio

    ◊   Custodire il bene prezioso della famiglia, progetto indispensabile della nostra vita: è quanto affermato stamani dal cardinale Angelo Comastri che ha presieduto la Messa, in San Pietro, nella memoria di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali e patrono degli allevatori. L’arciprete della Basilica Vaticana ha poi benedetto gli animali raccolti in un recinto davanti Piazza San Pietro. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Gesù non ha voluto niente da noi. Ha voluto solo una famiglia: è quanto sottolineato dal cardinale Angelo Comastri, che nella sua omelia si è soffermato sul bene insostituibile della famiglia, oggi “aggredita da più parti”. Il porporato ha così ricordato alcune toccanti esperienze del periodo in cui si dedicava ai giovani carcerati di Regina Coeli. In particolare, la confessione che un ragazzo gli consegnò attraverso un bigliettino:

    “Aveva scritto così: ‘E’ Natale; è la festa della famiglia. Ma non è la mia festa, perché io non ho famiglia. Sono figlio di una prostituta e non conosco mio padre. Quando passo per le strade, io guardo le mamme e quasi mi incanto a vedere quei momenti che io non proverò mai’. E le ultime parole sono un grido: ‘Mamma del Signore, mi vuoi bene, almeno tu, anche se sono un pezzente? Se dici di sì, baciami questa sera quando mi addormenterò e portami in cielo con te! Fallo tranquillamente: non danneggerai nessuno e nessuno piangerà, perché io non esisto!’”.

    Ecco perché bisogna custodire il “tesoro della famiglia”, ha detto il cardinale Comastri e ha soggiunto: “Sappiate che il tesoro della famiglia è la prima eredità che dovete lasciare ai vostri figli”:

    “Siate un bel dono per i vostri figli. Siate un Vangelo vivente. Madre Teresa diceva spesso: ‘Io capii che Dio è amore prima che me lo insegnassero al catechismo; lo capii guardando mio padre e mia madre, guardando il loro amore bello e pulito nel quale sentivo che era presente Dio!’”.

    Al termine della Messa, il porporato ha impartito la benedizione ad alcuni animali – cavalli, mucche, asini, pecore, conigli e anche uno struzzo, portati fin dalle prime ore della mattina davanti Piazza San Pietro dall’Associazione italiana allevatori che ha organizzato la giornata.

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    Il cardinale Bertone ai diplomatici vaticani: il vostro ruolo è far risuonare la parola limpida del Vangelo nel mondo

    ◊   “Anche nei contesti politici nazionali e internazionali, così spesso segnati da confusione, disorientamento e relativismo, dobbiamo far risuonare la parola limpida del Vangelo”. Sta in questo il compito ultimo di chi è chiamato a servire la Chiesa e il Papa nelle Rappresentanze pontificie sparse nel mondo. A sottolinearlo è stato il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che ieri pomeriggio ha presieduto la celebrazione dei Vespri presso la Pontificia Accademia ecclesiastica, l’istituzione che ha lo scopo di formare i diplomatici vaticani. Il cardinale Bertone ha preso spunto - nel giorno della festa liturgica - da uno scritto di Sant’Antonio Abate, patrono dell’Accademia, per sintetizzare tre punti centrali del servizio svolto dai rappresentanti pontifici: avere “sempre Dio davanti agli occhi” per scorgere la sua volontà nelle pieghe degli avvenimenti, basarsi sulla “testimonianza delle Sacre Scritture” perché la vera diplomazia di un rappresentante del Papa “è nella volontà di Dio rivelatasi nel suo Figlio”, e non partire “presto” dal luogo in cui si abita.

    Ciò, ha spiegato in particolare il cardinale Bertone, non è in contraddizione con la necessità di un diplomatico vaticano di spostarsi spesso di sede. L’invito di Sant’Antonio Abate, viceversa, suggerisce a ciascuno questo: “Dovunque il servizio alla Santa Sede ti ponga, sappi vivere fino in fondo la realtà in cui ti trovi; identificati totalmente con quanto oggi ti viene richiesto, con la missione che ti è affidata”. È un invito, ha concluso il segretario di Stato, “che trova conferma in tutta la grande tradizione della spiritualità cattolica: il momento presente è il luogo primario della nostra santificazione”.

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    Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato sul tema dei minori

    ◊   Si celebra questa domenica la 96.ma Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, sul tema “I migranti e i rifugiati minorenni”; in Italia, la Regione scelta per ospitare quest’anno la manifestazione nazionale è la Campania. Il Messaggio del Papa per la Giornata si apre sottolineando alcuni aspetti del fenomeno migratorio, quali il numero di persone coinvolte, le problematiche sociali, politiche, culturali e religiosi che esso comporta, le sfide poste alle comunità nazionali e a quella internazionale. In quanto al tema di quest’anno – scrive il Papa – esso “tocca un aspetto che i cristiani valutano con grande attenzione, memori del monito di Cristo, il quale nel giudizio finale considererà riferito a Lui stesso tutto ciò che è stato fatto o negato «a uno solo di questi più piccoli»" (cfr Mt 25, 40.45). Un’esperienza, quella della migrazione – ricorda Benedetto XVI - sperimentata da Gesù stesso, allorché da bambino dovette rifugiarsi in Egitto, per sfuggire alle minacce di Erode. Nonostante il dettato della Convenzione dei Diritti del Bambino circa la salvaguardia dell’interesse del minore e il riconoscimento dei suoi diritti fondamentali – prosegue il Messaggio – di fatto tanti minori “sono lasciati in abbandono e, in vari modi, si ritrovano a rischio di sfruttamento”. In proposito il Papa cita il messaggio inviato da Giovanni Paolo II il 22 settembre 1990 al segretario generale dell’ONU in occasione del Vertice Mondiale per i Bambini, in cui il Papa scriveva: “Sono testimone della straziante condizione di milioni di bambini di ogni continente. Essi sono più vulnerabili perché meno capaci di far sentire la loro voce”. Benedetto XVI formula quindi l’auspicio che ai migranti minorenni sia riservata la giusta attenzione per favorire il loro sviluppo fisico, culturale, spirituale e morale, rilevando inoltre i disagi e le difficoltà che la vita in un paese straniero non manca di comportare in assenza di effettivi punti di riferimento. Il documento passa poi a considerare un particolare aspetto della migrazione minorile, quello dei ragazzi nati nei Paesi di accoglienza e dei bambini che si ricongiungono in un secondo momento ai genitori emigrati, sperimentando una situazione di duplice appartenenza culturale; di qui l’importanza – afferma il Santo Padre – di assicurare loro la possibilità della frequenza scolastica e di favorire il loro inserimento nel mondo del lavoro, per facilitarne l’integrazione sociale. “Non si dimentichi mai – ammonisce – che l’adolescenza rappresenta una tappa fondamentale per la formazione dell’essere umano”. Segue una riflessione sui minori rifugiati richiedenti asilo, sempre più numerosi, un fenomeno “da valutare con attenzione e da affrontare con azioni coordinate, con adatte misure di prevenzione, di protezione e di accoglienza”. Infine il Papa si rivolge alle parrocchie e alle associazioni cattoliche, esprimendo la sua gratitudine per il loro impegno nei confronti delle necessità dei migranti, e invita “tutti i cristiani a prendere consapevolezza della sfida sociale e pastorale che pone la condizione dei minori migranti e rifugiati”. Alla luce delle parole di Gesù “Ero forestiero e mi avete ospitato” (Mt 25, 35) e del comandamento centrale che Egli ci ha lasciato – quello dell’amore di Dio, unito all’amore del prossimo (cfr Mt 22, 37-39), Benedetto XVI conclude rilevando come “ogni intervento concreto debba nutrirsi prima di tutto di fede nell’azione della grazia e della Provvidenza divina. In tal modo anche l’accoglienza verso lo straniero “diviene annuncio del Vangelo della solidarietà, che la Chiesa proclama quando apre le sue braccia e opera perché siano rispettati i diritti dei migranti e dei rifugiati, stimolando i responsabili delle Nazioni, degli Organismi e delle istituzioni internazionali perché promuovano opportune iniziative a loro sostegno”. (M.V.)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina e all’interno, servizi sulla situazione ad Haiti.

    Una visita storica (ma anche normale): in cultura, sulla visita di Benedetto XVI alla comunità ebraica di Roma, anticipazione dell’articolo che il direttore ha scritto per il prossimo numero di “Vita e Pensiero”, rivista bimestrale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

    Un articolo di Stas’ Gawronski dal titolo “Un continente di fosse comuni”: nel libro “Fucilateli tutti” padre Patrick Debois ricostruisce la storia delle stragi di ebrei sul fronte orientale.

    Storia, archeologia e vignette d’autore: Silvia Guidi sulla divulgazione culturale che riscopre fumetti e illustrazioni.

    Ma il tabernacolo non è un ingombro: Michele Dolz su architettura e arte sacra.

    Dov’è finito Sherlock Holmes?: Luca Pellegrini recensisce l’ultima interpretazione cinematografica del personaggio di Arthur Conan Doyle.

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    Oggi in Primo Piano



    Elezioni presidenziali in Ucraina

    ◊   In Ucraina sale l’attesa per il primo turno delle elezioni presidenziali in programma questa domenica. Le ultime, nel 2004 vennero sospese e ripetute a seguito della cosiddetta “Rivoluzione arancione”, scatenata dalle proteste popolari per sospetti brogli, poi la vittoria andò a Viktor Yuschenko. Con lui lo spostamento dell’Ucraina verso occidente e l’allontanamento dalla Russia. Favoriti per il ballottaggio, l’attuale premier Yulia Timoshenko e l’ex primo ministro filorusso Viktor Yanukovych. Per un’analisi del quadro politico nel Paese ascoltiamo al microfono di Linda Giannattasio, Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana, esperto dell’area ex sovietica.

    R. – La sfida elettorale si gioca tra i due candidati Yulia Timoshenko e Viktor Yanukovych. Il dato politico generale è questa onda profonda di riflusso rispetto alla cosiddetta “rivoluzione arancione”, un’onda che è dovuta certamente alla disillusione, perché la cosiddetta “rivoluzione arancione” non ha mantenuto le promesse di un avvicinamento molto rapido all’Occidente, un risanamento dell’economia e un’introduzione di elementi liberali. Non è successo nulla di tutto questo e il presidente Yuschenko – che di questo progetto era stato la bandiera – è quello che è più penalizzato. L’onda, però, è dovuta anche ad un certo senso di realismo storico: la “rivoluzione arancione” presupponeva un rapporto conflittuale con la Russia che l’Ucraina non era assolutamente in grado di permettersi.

     
    D. – Quindi, quali sono le tensioni politiche più forti nel Paese in questo momento?

     
    R. – La sfida di entrambi è chiaramente quella di riavvicinarsi ad una politica più realistica e quindi ad un miglior rapporto con la Russia. Russia che, non va dimenticato, è di gran lunga il primo partner commerciale dell’Ucraina e fornisce all’Ucraina il 95 per cento delle risorse energetiche.

     
    D. – Come sono cambiati i rapporti con Mosca, anche a livello energetico?

     
    R. – Sarà una combinazione – certo non lo è -, però proprio alla vigilia di queste elezioni dove Yanukovych – che piace a Mosca – è favorito, la cosiddetta “guerra del gas” tra Russia e Ucraina ha conosciuto un’improvvisa tregua.

     
    D. – L’Ucraina sta vivendo un momento difficile per la gravissima economica. Quali sono le principali problematiche che dovrà affrontare chi sarà eletto?

     
    R. – La crisi ha aggravato, in Ucraina, dei problemi che sono aperti da quando ha smesso di esistere l’Unione Sovietica e cioè abbiamo un Paese profondamente diviso in due: c’è una parte ad est, russofona, molto legata alla Russia e poi c’è una parte occidentale che parla l’ucraino, ha una cultura ed un atteggiamento molto più filo-occidentale ed è anche una parte un po’ più moderna del Paese. Su tutto questo incombe poi lo spettro energetico, cioè la dipendenza totale dalla Russia per i rifornimenti energetici. E’ un’equazione complicatissima. La Timoshenko cerca di attrarre l’elettorato promettendo di far entrare l’Ucraina nell’Unione Europea entro cinque anni, ma si tratta di una dichiarazione totalmente priva di qualunque fondamento, perché l’Unione Europea tutto vuole tranne che avere un problema economico, perché l’Ucraina sarebbe un Paese da “adottare” per risollevarlo ed è un problema spinoso anche dal punto di vista politico perché la Russia difficilmente accetterebbe questa sottrazione dell’Ucraina dalla propria orbita.

     
    D. – Come vedono questa tornata elettorale l’Occidente e la comunità internazionale?

     
    R. – Credo che la comunità internazionale sia abbastanza rassegnata a questo riassorbimento – in larga parte già avvenuto – dell’Ucraina nell’orbita russa. Il sogno della “rivoluzione arancione” era di ancorarsi all’Unione Europea dal punto di vista economico ed ancorarsi alla Nato e agli Stati Uniti dal punto di vista politico. Era impossibile.

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    Ultima settimana per sottoscrivere la petizione del Parlamento Europeo sul Crocifisso nelle scuole

    ◊   Alla prossima plenaria del Parlamento Europeo che comincia lunedì non ci sarà il previsto voto sul principio di sussidiarietà in relazione all'esposizione del Crocifisso nelle aule scolastiche. Su proposta della sinistra europea è stato cancellato dall’ordine del giorno. Per difendere il principio che ogni Stato membro dell'Ue decida in materia di simboli religiosi si fa, dunque, più importante l’altra strada: quella della petizione voluta da diversi parlamentari europei e aperta alla sottoscrizione di ogni cittadino. Per capire il valore e il significato della petizione, Fausta Speranza ha intervistato Erminia Mazzoni, presidente della Commissione Petizioni al Parlamento europeo:

    R. – C’è la strada della petizione, che è già stata avviata da qualche tempo e che ha portato alla partecipazione di tanti parlamentari e di tantissimi cittadini, per elaborare una decisione comune che possa contrastare l’invasione giudiziaria nel nostro territorio in riferimento al divieto di utilizzazione di simboli che siano rappresentativi non tanto e non solo di una fede religiosa ma di una storia, di una cultura. Io, facendo conto sulla grande partecipazione che sto rilevando riguardo questa petizione, sono convinta che riusciremo a discuterne quanto prima in Commissione petizioni e poi ad elaborare – lo proporrò ai colleghi della Commissione – una risoluzione da portare in Parlamento in modo da arrivare comunque – con un tempo più lungo ed una procedura più articolata – allo stesso risultato. Il Parlamento europeo deve poter ribadire quello che a mio avviso già esiste come principio: che ogni Stato ha il diritto di tutelare i propri simboli e la propria cultura.

     
    D. – Ricordiamo brevemente cosa vuole significa tecnicamente presentare la petizione, cioè che cosa si chiede …

     
    R. – Tecnicamente presentare una petizione vuol dire invitare il Parlamento europeo a pronunciarsi sulla conformità o meno alla legislazione europea di un determinato comportamento, di una determinata azione. Nel caso specifico, la petizione vuole ribadire la non conformità alle regole del diritto comunitario della decisione contenuta nel pronunciamento della Corte che nega ad uno Stato europeo di utilizzare, affiggendoli pubblicamente, i simboli della propria cultura. Nella petizione si chiede quindi di ribadire, confermare che invece gli Stati membri dell’Unione Europea hanno il diritto di non essere limitati e condizionati da chicchessia, neanche dalle autorità europee, nella scelta dei propri simboli culturali, in questo caso del nostro Crocifisso. Se mi consente, dato che tra l’altro siamo alla fine del termine che ci siamo dati per presentare la petizione – termine che scadrà la prossima settimana -, rivolgo un appello ai cittadini che ci seguono a partecipare, sottoscrivendo la petizione. Lo si può fare collegandosi al sito del Parlamento Europeo o mandando la propria adesione scrivendo nome, cognome e indirizzo di residenza al seguente indirizzo email: petizionecrocifisso@gmail.com. Credo che sia un minuto di tempo reso a favore di una causa buona. Ricordiamo che la petizione è uno strumento previsto dalla legge per il cittadino. Nel momento in cui le petizioni vengono proposte su iniziativa di un membro del Parlamento europeo, si dà semplicemente una maggior forza all’iniziativa contenuta sulla petizione, perché attraverso l’attivazione dei parlamentari è evidente che si attiva un numero maggiore di cittadini, quelli cui fa riferimento il parlamentare stesso e quindi la petizione ha un carico aggiunto che indubbiamente la può agevolare nel percorso. I cittadini sono comunque sempre titolari di questo diritto e possono sottoscrivere la petizione così come stanno facendo.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa seconda Domenica del Tempo Ordinario la liturgia ci propone il Vangelo delle nozze di Cana con il miracolo dell’acqua cambiata in vino. Durante la festa viene a mancare il vino e Maria chiede l’intervento di Gesù, che risponde: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Ma la madre dice ai servitori:

    «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».

     
    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Dogmatica alla Pontificia Università Lateranense:

    «Vi fu una festa di nozze», ma di quali nozze parla Giovanni? Egli menziona ripetutamente Maria, «la madre di Gesù» e Gesù stesso. Non c'è alcun accenno agli sposi.

     
    In verità Giovanni presenta Gesù come lo Sposo (cf. poi Gv 3, 29) messianico. E' Lui che conserva il «vino buono» fino alla fine il vino che viene attinto dalle giare che servivano per la purificazione. Il vino che sarà l'offerta del suo Sangue che purifica il mondo dai peccati, il vino buono che è il Suo insegnamento, la Sua Torah, ma anche il vino del banchetto finale, il banchetto escatologico al quale partecipano tutti i popoli della terra. Sono prefigurate dunque «le nozze dell'Agnello» e Maria appare, in quanto «eccelsa figlia di Sion», come «la madre» e poi come la «donna», stesso appellativo che sarà usato da Gesù sulla croce. San Tommaso scrive: «Perché Gesù dice "Donna"? Ella porta in sé l'immagine della Sinagoga, che è la madre di Cristo» (In Ioh., 246).

     
    Anche in virtù dell'espressione usata da Maria: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela», ella figura quale partner dell'Alleanza. Così il popolo era entrato nel Patto col Signore rispondendo: «Tutto ciò che il Signore ha detto noi lo faremo!» (Es  19, 8). Maria sta dunque al posto del popolo e della Chiesa in quanto vera Sposa di Cristo. Si dischiude così il mistero delle nozze. Sigla Giovanni: «Egli manifestò la Sua gloria».

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    Chiesa e Società



    Malaysia: attaccata undicesima chiesa, bottiglie contro moschea

    ◊   In Malaysia non accenna a fermarsi l’ondata di attacchi contro chiese cristiane, scatenata la settimana scorsa dalla polemica sul diritto dei cattolici di usare il termine “Allah”, dopo che la Corte suprema, nel giro di pochi giorni, ha prima concesso e poi sospeso, su richiesta del governo, l’autorizzazione accordata a un giornale cattolico locale di utilizzarla. Un'altra chiesa, l'undicesima dall’inizio dei disordini, è stata danneggiata nella notte con bombe incendiarie nel sud del Paese, nello Stato di Negeri Sembilan. L’ultimo atto vandalico risaliva a mercoledì scorso, quando erano stati presi di mira gli uffici degli avvocati che rappresentano la rivista cristiana che difende il diritto dei non musulmani a impiegare il termine Allah. Le autorità temono ora un escalation delle violenze dopo che oggi si è registrato anche il primo attacco ad una moschea. L'incidente è accaduto nello Stato di Sarawak, nell'isola del Borneo. La polizia, che ha trovato vetri rotti a terra all'esterno dell'edificio, ha invitato a non "esasperare gli animi". "Evitiamo speculazioni – ha detto il vice capo della polizia malese, Ismail Omar - stiamo cercando di capire cosa sia accaduto. La situazione rimane tranquilla e nessuno dovrebbe approfittarne per scatenare disordini". Il commissario non ha confermato se le bottiglie lanciate contro la moschea contenessero bevande alcoliche, il che aggraverebbe il significato sacrilego dell'atto perché l'alcool è vietato ai musulmani. Per quanto riguarda gli attacchi ai luoghi di culto cristiani, finora gli inquirenti hanno accusato formalmente solo un giovane musulmano per aver istigato gli attacchi su internet, dopo che aveva comunicato attraverso la sua pagina di Facebook che andava ad appiccare il fuoco con la benzina a una chiesa. (M.G.)

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    Minacce di morte a mons. Cantafora, vescovo di Lamezia Terme

    ◊   Allarme e costernazione in Calabria dopo che una lettera anonima contenente minacce di morte è stata recapitata al vescovo di Lamezia Terme mons. Luigi Antonio Cantafora, di 66 anni. L’episodio risale al 20 dicembre scorso, quando tra i biglietti di auguri natalizi è stata trovata una busta contenente una foto del presule e il disegno di una bara con su scritto ''Amen''. La notizia, pubblicata ieri dal quotidiano Calabria Ora, è stata confermata dalla Curia di Lamezia Terme. “In riferimento alle notizie riguardanti le minacce al Vescovo non diffuse da questa Curia diocesana – è scritto in una nota del vicario della Diocesi mons. Pasquale Luzzo – si conferma che nei giorni precedenti al Natale è pervenuta allo stesso una missiva anonima di minaccia. Ci si affida al lavoro delle competenti autorità inquirenti, mirato alla conoscenza della natura e della provenienza dell'atto in questione, inaccettabile e inaspettato”. “Sentiamo viva nel nostro cammino - conclude mons. Luzzo - la vicinanza del presbiterio diocesano, delle comunità religiose e dei fedeli laici, pronti a rispondere generosamente alle sfide del nostro territorio, con la forza rigeneratrice del Vangelo”. Sulla vicenda ha aperto un'inchiesta la Procura della Repubblica di Lamezia Terme che ha informato anche la Procura distrettuale antimafia di Catanzaro. (M.G.)
     

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    Cina: dalle statistiche emerge l’urgenza della missione

    ◊   È necessaria un’urgente missione evangelizzatrice per la comunità cattolica cinese. È l’appello lanciato da un editoriale del sito cattolico Faith, ripreso dall’agenzia Fides. “Indubbiamente le statistiche rivelano un notevole sviluppo della Chiesa in questi ultimi 60 anni – si afferma nel sito - ma mettendole a confronto con la realtà sociale, con la storia del passato, la comunità cattolica e tutti i cattolici cinesi devono avvertire un’urgenza di evangelizzazione ed essere capaci di trasformarla in opportunità missionaria”. Secondo le statistiche redatte dal Faith Institute for Cultural Studies aggiornate al 10 dicembre 2009, i cattolici in Cina sono circa 6 milioni, assistiti pastoralmente da 3.397 tra vescovi, sacerdoti e diaconi; 628 seminaristi studiano in 10 Seminari e 630 seminaristi minori si preparano nei 30 Seminari propedeutici. Le religiose sono 5.451, suddivise in 106 Congregazioni. La comunità cattolica gestisce inoltre 422 strutture caritative assistenziali e formative. Secondo l’autore dell’editoriale del sito Faith, “in un Paese con un miliardo e 300 milioni di abitanti, i circa 6 milioni di cattolici spariscono subito nel nulla, per non parlare della percentuale. 60 anni fa la popolazione era di 500 milioni ed i cattolici erano poco più di 3 milioni. La distanza della percentuale di crescita è spaventosa. Suona un campanello terribilmente urgente su quanto sia lento il cammino dell’evangelizzazione. Svegliatevi cattolici cinesi! Individuati i problemi, affrontate la sfida!”. (F.C.)

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    Italia: aumentano le iniziative per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

    ◊   “Voi sarete testimoni di tutto questo”: è il tema scelto quest’anno per celebrare la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che si terrà dal 18 al 25 gennaio. Secondo quanto riferisce il Sir, in tutte le maggiori città italiane si organizzeranno veglie di preghiera, convegni e tavole rotonde. A fare il punto su tutte le manifestazioni messe in programma è il Centro per l’Ecumenismo in Italia, che ha sede presso l’Istituto di Studi ecumenici San Bernardino di Venezia. “Per quanto riguarda le iniziative diocesane – ha dichiarato il direttore del Centro Riccardo Burigana – pare opportuno segnalare la crescita della dimensione della celebrazione di momenti di preghiera ecumenica, con il coinvolgimento di parrocchie, comunità locali, gruppi ed associazioni, con il chiaro desiderio di vivere l’unità della Chiesa nella dimensione quotidiana dell’esperienza della fede”. “I tanti incontri di conoscenza e di approfondimento – ha proseguito Burigana – manifestano anche un desiderio di comprendere sempre meglio la propria tradizione alla luce della riflessione teologica, della liturgia e della storia delle altre tradizioni, tanto più che l’Italia vive una stagione nella quale sempre più il panorama cristiano viene arricchito da nuove comunità”. (F.C.)

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    A tre mesi dall’Ostensione della Sindone già 600mila le prenotazioni

    ◊   Record di prenotazioni per vedere la Sindone che sarà esposta nel Duomo di Torino dal 10 aprile al 23 maggio prossimo. Secondo quanto riferisce Avvenire, in poco più di un mese sono già 600mila i visitatori, circa 50mila dei quali dal’estero, che si sono prenotati online, al sito www.sindone.org. Per favorire chi ancora non ha dimestichezza con internet è attivo anche un numero verde universale che corrisponde allo 0080007463663, raggiungibile da rete fissa da gran parte dell’Europa. Per chi chiama da Stati Uniti e Canada le prime tre cifre diventano 011, mentre per i cellulari e per tutti gli altri paesi la chiamata deve essere effettuata al numero 00390114399901. Il servizio è attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 17. Mons. Ghilberti, presidente della Commissione diocesana per la Sindone, avverte che i posti disponibili iniziano a scarseggiare nei fine settimana in cui si concentrano le richieste dei grandi gruppi. Tra le richieste più numerose si segnalano quelle delle diocesi di Parigi e Vienna, guidate dai rispettivi arcivescovi i cardinali André Armand Vingt-Trois e Christoph Schonborn. Almeno 10mila sono poi le prenotazioni dall’Est Europa. Tra i prenotati figurano anche un cinquantina di cinesi. Il primato spetta ovviamente agli Italiani e in particolare ai Piemontesi con oltre 200mila prenotazioni. E nel percorso di avvicinamento all’Ostensione della Sindone i pellegrini potranno avvalersi del volume 'Cerca il tuo volto', presentato ieri nell’ambito del Josp Fest alla Fiera di Roma. Il libro è “uno strumento per far sì che la visita alla reliquia sia un'esperienza che vada oltre la semplice curiosità, una guida all'incontro con il volto della spiritualità”, ha spiegato padre Roberto Fornara, uno degli autori. Diviso in tre sezioni, il volume include anche una piccola guida ai luoghi di culto del Piemonte. (M.G.)

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    Anno sacerdotale: un concorso di racconti per sacerdoti

    ◊   Un concorso per i sacerdoti: è l’iniziativa lanciata dal portale spagnolo Catholic.net, in occasione dell’Anno Sacerdotale. Come riporta l’agenzia Zenit, si tratta di un concorso in cui i sacerdoti sono invitati a raccontare il fatto più bello del loro ministero. Il premio per il miglior racconto è un viaggio a Roma nel mese di giugno, per la chiusura dell’Anno Sacerdotale indetto da Benedetto XVI. Nel caso in cui il vincitore risiedesse già nell’Urbe, il premio consisterà in un pellegrinaggio in Terra Santa. L’obiettivo dell’iniziativa è far riflettere i sacerdoti sull’azione di Dio nella propria vita e regalare un dono alla Chiesa intera, visto che alla fine del concorso verrà pubblicato un libro con i migliori racconti, per condividere con i fedeli queste esperienze. I racconti dovranno essere al massimo di 700 parole e la partecipazione non prevede alcun costo. Per prendere parte all’iniziativa, occorrerà iscriversi entro il 19 marzo 2010. Ulteriori informazioni si possono reperire sul sito www.es.catholic.net/concurso-sacerdotes. (F.C.)

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    Conferenza sulla Shoah alla Gregoriana

    ◊   “Shoah delle pallottole”: è il titolo della conferenza che padre Patrick Desbois, presidente dell’associazione Yahad-In Unum e direttore della Commissione dei vescovi francesi per i rapporti con l’ebraismo, terrà il 18 gennaio presso la Pontificia Università Gregoriana. L’iniziativa, organizzata dal Centro “Agostino Bea” per gli studi ebraici dell’Ateneo, si colloca nel contesto della visita di Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma. Il titolo dell’incontro, come riferisce l’agenzia Sir, fa riferimento agli studi di padre Desbois sulle fosse comuni lasciate dai nazisti nei territori dell’ex Unione Sovietica. In quei luoghi agivano gli “Einsatzgruppen”, squadre della morte responsabili di numerose fucilazioni di massa. Desboise ed i suoi collaboratori si dedicano anche alla raccolta di testimonianze sulla tragedia, da cui è nato il libro “Fucilateli tutti”, edito quest’anno in Italia da Marsilio. Alla conferenza saranno presenti delegazioni del Gran Rabbinato di Israele e della Pontificia Commissione per i rapporti con l’ebraismo. (F.C.)

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    Perù: a Callao il terzo Incontro dei Missionari diocesani

    ◊   “Chiesa di Callao: annuncia Gesù”. Questo lo slogan scelto per il III Incontro dei Missionari diocesani, che si terrà domani 17 gennaio al Centro Congressi Real Felipe, nella diocesi di Callao, in Perù. Come riferisce l’agenzia Fides, l’incontro, organizzato dalla Commissione diocesana della Missione continentale, sarà diviso in momenti di riflessione, formazione e preghiera. Parteciperanno all’evento i missionari che lavorano sul campo e coloro che desiderano approfondire la spiritualità dell’azione missionaria, visto che tutti i battezzati hanno il dovere di annunciare Gesù Cristo a chi non lo conosce. Obiettivo generale della manifestazione è formare operatori attivi per la nuova evangelizzazione. Per far ciò si propone l’attuazione della cosiddetta “Operazione Contatto”. Tale iniziativa ha avuto inizio nel dicembre 2006 e, a partire dal 2008, viene realizzata a rotazione nelle diverse comunità parrocchiali del territorio, nei decanati e presso le famiglie. I “missionari” di “Operazione Contatto”, appartenenti alle varie parrocchie diocesane, sono persone che vivono una formazione costante e permanente, alimentata da una vita di preghiera. (F.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    I ministri degli Esteri di Pakistan, Iran e Afghanistan chiedono una soluzione regionale alla crisi afghana

    ◊   I ministri degli Esteri di Pakistan, Iran ed Afghanistan si sono riuniti oggi ad Islamabad per esaminare le prospettive di una soluzione regionale per il lungo conflitto afghano, decidendo al termine dell'incontro che una commissione tripartita presenterà al riguardo una agenda comune alla Conferenza di Londra del 28 gennaio. I tre ministri hanno quindi ribadito il loro favore per una soluzione regionale, piuttosto che esterna, alla crisi afghana, e posto come obiettivo l'integrazione politica, economica e sociale dell'area. Consenso anche sulla necessità di trovare una formula per avviare il dialogo con le differenti fazioni dei talebani.

    Votazioni sui nuovi ministri in Afghanistan
    Il parlamento afghano ha in programma oggi la seconda serie di votazioni volte ad approvare o respingere i candidati presentati dal presidente, Hamid Karzai, per la guida di numerosi ministeri del suo nuovo governo. Finora, almeno cinque candidature sono state accolte, tra cui quella di Zalmay Rasul a nuovo ministro degli Esteri, e ne sono state respinte quattro. Giorni fa, in un primo round di votazioni i parlamentari avevano bocciato ben 17 dei 24 ministri proposti dal capo dello Stato. Intanto, nell'ambito di un'operazione militare congiunta fra l'esercito afghano e uomini della coalizione internazionale, undici insorti sono stati uccisi nel villaggio di Sistanay, nella provincia meridionale di Helmand.

    Allarme attentati in Malaysia
    Pericolo di attacchi terroristici contro gli stranieri in Malaysia, già teatro in questi giorni di azioni anticristiane. A diffondere l’allarme l’ambasciata americana nel Paese che, in un messaggio sul proprio sito Internet, parla di rischio elevato nel Brneo. E' raccomandata la massima cautela nei viaggi e negli spostamenti nella regione.

    Militanti di Al Qaeda arrestati in Yemen
    Tre militanti di al Qaeda, armati, sono stati catturati nelle prime ore di oggi in Yemen, alla frontiera con l'Arabia Saudita. Al momento della cattura, i tre ritenuti legati ad al Qaeda avevano armi, munizioni, materiale esplosivo e volantini. Ieri, sei militanti di al Qaeda risultano essere morti in un raid lanciato nel nord dello Yemen. Fonti ufficiali yemenite hanno anche riferito che nello stesso attacco è rimasto ucciso il capo militare di al Qaeda nella penisola arabica, Qassem al-Rimi. Intanto, i ribelli sciiti del nord dello Yemen, che si battono contro le forze di Sanaa, hanno detto di aver abbattuto un elicottero dell'esercito saudita, aggiungendo che i raid dell’esercito hanno ucciso 15 contadini. Ma non c’è conferma da parte governativa.

    Egitto, arrestati 20 manifestanti a Nagaa Hamadi
    Sono stati arrestati ieri sera i circa 20 attivisti politici e per i diritti umani fermati dalla polizia alla stazione ferroviaria di Nagaa Hamadi, dove erano giunti per manifestare la loro solidarietà alle famiglie dei copti uccisi la notte di Natale. Lo riferisce l'Afp, citando un responsabile delle forze di sicurezza secondo il quale l'arresto deriva dal fatto che alcuni di loro avevano manifestato prima dell'arresto. Intercettati al loro arrivo in stazione, gli attivisti erano stati condotti dalla polizia a Qena, capoluogo del governatorato, da dove avrebbero dovuto essere rimandati al Cairo con il primo treno. All'origine del provvedimento delle forze di polizia, il timore - aveva spiegato un'altra fonte di sicurezza - che si unissero al movimento di opposizione Kefaya e ad altri militanti e residenti di Nagaa Hamadi per “attizzare le tensioni”, trasformando una manifestazione di solidarietà con le famiglie delle vittime in una protesta contro il governo e la presidenza.

    In Grecia manifestazione degli agricoltori: bloccate arterie extra-urbane
    Migliaia di agricoltori hanno cominciato a bloccare oggi con i trattori parte dei collegamenti stradali a nord di Atene per protestare contro la crisi del settore e i bassi costi dei prodotti e per esigere aiuti da parte del governo. La protesta a tempo indeterminato è destinata ad intensificarsi nei prossimi giorni e soprattutto la prossima settimana con numerosi blocchi in varie parti della rete stradale e ai transiti di frontiera.

    Domani elezioni in Cile: ballottaggio presidenziale
    Ballottaggio presidenziale domani in Cile. Dopo oltre 50 anni, la destra cilena sembra essere alle porte di una storica vittoria, seppur con un margine strettissimo. Il favorito, ma solo con il 50,9% dei suffragi sarebbe - secondo gli ultimi sondaggi - il miliardario candidato della destra, Sebastiàn Pinera, che si oppone a Eduardo Frei, in corsa per il centrosinistra e al governo da vent'anni. Il servizio di Francesca Ambrogetti:

    A poche ore dall’apertura delle urne, il risultato del secondo turno è ancora incerto: il candidato della "Coalición por el Cambio", Sebastián Piñera, forte del 45 per cento dei voti al primo turno, si è detto sicuro della vittoria, ma l’ex presidente, Eduardo Frei, della coalizione di centrosinistra al governo, spera ancora di farcela. I voti del dissidente socialista, Marco Enriquez Ominami, potrebbero spostare l’ago della bilancia. A soli 36 anni, figura emergente della politica cilena, premiato al primo turno con il 20 per cento delle preferenze, Ominami ha annunciato la decisione di votare per Frei e l’ex presidente è subito salito nei sondaggi. Molti cileni sono in bilico tra la voglia di cambiare e quella di rinnovare la fiducia ad una formula che da vent’anni ha saputo gestire la difficile transizione tra la dittatura di Pinochet e la democrazia.

     
    Chavez annuncia un aumento di salari
    Il presidente venezuelano, Hugo Chavez, ha deciso un aumento del salario minimo pari al 25%, annunciando nel contempo un nuovo ministro per l'Elettricità e la fusione dei dicasteri della Pianificazione e delle Finanze. “A partire dal primo marzo i salari minimi dei lavoratori e lavoratrici aumenteranno del 10% ed entro settembre di un altro 15%”, ha sottolineato in un discorso in parlamento, nel quale ha d'altra parte affermato che Alì Rodriguez è il nuovo ministro per l'Elettricità e Jorge Giordani il responsabile del mega-ministero economico. Lo scorso lunedì, Chavez aveva annunciato cambiamenti sul fronte monetario, dopo la svalutazione della moneta nazionale (bolivar). Il valore della moneta, fissato nel 2005 a 2,15 nei confronti del dollaro, è stato sdoppiato: 2,60 per l'import di beni e servizi di prima necessità (da alimenti a macchinari, a tutto ciò che serve per il settore pubblico) e 4,30 per tutto il resto (dai veicoli agli elettrodomestici, all'informatica). (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 16

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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