Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 13/01/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Devastante terremoto ad Haiti: migliaia le vittime. Appello del Papa alla solidarietà internazionale: tutti siano generosi negli aiuti
  • Il Papa all'udienza generale: la testimonianza di povertà e solidarietà offerta da Francescani e Domenicani esempo prezioso per l'umanità di oggi
  • Breve incontro tra il Papa e Susanna Maiolo
  • Il Papa al rabbino Di Segni: la visita in Sinagoga sia un'ulteriore tappa nel cammino di amicizia tra ebrei e cattolici. Il cardinale Kasper: guardiamo a ciò che è comune
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La visita dei vescovi europei e nordamericani in Terra Santa: intervista con padre Pizzaballa
  • Prosegue il viaggio in Asia di Maria Voce, presidente dei Focolari
  • Il cardinale Bertone alla presentazione del libro di mons. Serrano sulla centralità della persona nella giurisprudenza
  • Chiesa e Società

  • A maggio storica visita a Mosca del Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I
  • In Portogallo Benedetto XVI “parlerà a credenti e non credenti”, affermano i vescovi
  • Atti di vandalismo contro il Santuario di Fatima
  • Il Gran Maestro dell’Ordine di Malta al Corpo diplomatico: proteggiamo i civili nei conflitti armati
  • Egitto: tornata la calma nella cittadina dove sono stati uccisi 6 cristiani
  • Per mons. Aziz disoccupazione ed ignoranza alimentano l’intolleranza religiosa in Egitto
  • Malaysia: la Chiesa cerca con il governo una soluzione giuridica al problema del nome “Allah”
  • Minacce alla libertà religiosa: i cristiani indonesiani ricorrono alla Commissione per i diritti umani
  • Filippine: bando delle armi in vista delle elezioni di maggio
  • Congo: accorato appello di pace dalla remota diocesi di Doruma-Dungu
  • Uganda: lettera dei vescovi sulla controversa proposta di legge contro gli omosessuali
  • La Chiesa del Costa Rica ‘boccia’ i progetti a cielo aperto dell’industria mineraria
  • Cina: inizio d'anno segnato da un rinnovato impegno missionario dei cristiani
  • Ungheria: il nunzio apostolico invita il presidente a impegnarsi su ambiente e scuola
  • Slovenia: mons. Anton Stres è il nuovo presidente della Conferenza episcopale
  • Scozia: i Movimenti per la vita mobilitati contro la legge sul suicidio assistito
  • Israele: è morto Samuel Hadas, primo ambasciatore d'Israele presso la Santa Sede
  • Bruno Dallapiccola nuovo direttore scientifico dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù
  • “Viaggio nell’8xmille alla Chiesa cattolica” con una laica pubblicitaria e una suora esperta di statistica
  • 24 Ore nel Mondo

  • Scambio di accuse tra Iran e Usa per l’omicidio dello scienziato nucleare iraniano
  • Il Papa e la Santa Sede



    Devastante terremoto ad Haiti: migliaia le vittime. Appello del Papa alla solidarietà internazionale: tutti siano generosi negli aiuti

    ◊   La situazione di Haiti all’indomani del terremoto è catastrofica: si teme che siano migliaia i morti. Moltissimi gli edifici rasi al suolo: i senza tetto non si contano. All’udienza generale Benedetto XVI ha lanciato un accorato appello alla solidarietà internazionale. Nel sisma - riferisce la Misna - avrebbe perso la vita anche l'arcivescovo di Port-au-Prince, Serge Miot. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    La terra ha cominciato a tremare alle 16.53 locali. La prima scossa è durata più di un minuto. Nelle successive tre ore si sono susseguite altre otto scosse. La capitale Port-au-Prince, abitata da oltre due milioni di persone, sembra oggi una città devastata dalla guerra. Numerosi palazzi, diversi alberghi e grandi edifici sono crollati come cartapesta provocando migliaia di morti e di dispersi. L’agenzia missionaria Misna riferisce che sarebbe stato ritrovato tra le macerie il corpo senza vita di mons. Serge Miot, arcivescovo di Port-au-Prince. Sarebbe morto anche il capo della missione di pace delle Nazioni Unite, il tunisino Hedi Hannabi. Tra le vittime anche 12 caschi blu dell’Onu. Sono stati seriamente danneggiati il Parlamento, il Palazzo presidenziale e la cattedrale. All’udienza generale il Papa ha lanciato un appello per la drammatica situazione in cui si trova Haiti rivolgendo il proprio pensiero alla popolazione del Paese caraibico:

    “Invito tutti ad unirsi alla mia preghiera al Signore per le vittime di questa catastrofe e per coloro che ne piangono la scomparsa. Mi appello alla generosità di tutti, affinché non si faccia mancare a questi fratelli e sorelle che vivono un momento di necessità e di dolore, la nostra concreta solidarietà e il fattivo sostegno della Comunità Internazionale. La Chiesa Cattolica non mancherà di attivarsi immediatamente tramite le sue Istituzioni caritative per venire incontro ai bisogni più immediati della popolazione”.

    Nel Paese più povero dell’intero continente americano le scosse hanno seminato morte e disperazione e una nuvola di polvere grigia ha avvolto la capitale. Dopo il devastante terremoto è poi calata la notte. Migliaia di persone, temendo nuove scosse, si sono riversate nelle strade. In molti scavano con le mani tra le macerie nella speranza di trovare persone ancora in vita. Il pianto della gente si è intrecciato con le urla di gioia dei familiari dei primi superstiti tratti in salvo. Ecco la drammatica testimonianza di Elie Lafortune, responsabile dell'Agenzia Usa per lo sviluppo internazionale (Usaid) a Port-au-Prince, raccolta da Rcf, Radio Chrétiennes en France:

    R. – Haïti peut-être n’a jamais connue des catastrophes de ce genre …
    Credo che Haiti non abbia mai conosciuto catastrofi di questo genere. Ero a Port-au-Prince, nel centro della città. Ho visto le macerie cadere davanti a me, ho visto gente sotto le macerie, sotto le macchine ... sono crollati molti edifici, perfino il Palazzo nazionale, chiese, scuole … è veramente terribile! E poi i bambini: ho visto cose terribili! E nessuno ha potuto aiutare nessuno, perché tutti erano sotto shock perché di punto in bianco sono arrivate due-tre scosse e poi … è stato veramente, veramente incredibile! Tutti correvano, nessuno riusciva a dare una mano all’altro, se non cercare di capire se si potesse ancora salvare qualcuno... temo che non sapremo mai il numero esatto delle vittime … Ora la primissima necessità è proprio tentare di liberare le persone rimaste sotto le macerie, tentare di salvare i bambini i cui genitori forse sono morti. E’ necessario il sostegno umanitario, che dovrà essere mantenuto, soprattutto quello medico. Dopo, ci sarà la fame … Adesso le persone, pregano, ovunque, e piangono. Tutto questo potrà degenerare rapidamente se non si darà da mangiare a questa gente che ha fame… E’ veramente il disastro …

    Le Caritas di vari Paesi stanno cercando di mettere a punto un piano per affrontare l’emergenza: ma le difficoltà sono grandi. Ascoltiamo Paolo Beccegato, responsabile Area Nazionale Caritas Italiana, intervistato da Fabio Colagrande:

    R. – Il primo punto che emerge è che certamente è stata colpita la stessa rete degli aiuti come ad esempio un centro Caritas; certamente una struttura per minori è stata distrutta. Varie sedi delle Caritas diocesane, sedi decentrate, quelle non nella zona colpita, chiaramente sono operative e quindi saranno usate come magazzini, come punti di accoglienza di persone che hanno perso la casa, come punti di distribuzione di generi di prima necessità. Ancora però non abbiamo notizie della sede centrale nazionale di Port-au-Prince, che è un po’ il cervello di tutto questo meccanismo. Non abbiamo notizie del presidente. Non abbiamo notizie del segretario generale. Quindi, c’è un’enorme preoccupazione anche al nostro interno finché non vengono sciolti questi nodi… Ci sono sul posto numerose Caritas nazionali e Caritas della rete che hanno dato segnali di operatività: sta giungendo sul posto un team di supporto di circa 10 persone. Quindi abbiamo degli elementi che vanno verso la direzione di aiuti che verranno erogati e che permettono di dare un barlume di speranza a questa popolazione. Abbiamo, però, anche delle enormi preoccupazioni per la struttura stessa degli aiuti. La sede della Caritas Stati Uniti è stata fortemente danneggiata. Non è crollata ma è stata fortemente danneggiata. Quindi, c’è anche qualche rischio sulla struttura degli aiuti.

     
    D. – L’appello lanciato dalla Caritas italiana…

     
    R. – Noi abbiamo lanciato l’appello, proprio in forza del fatto che comunque dal posto sappiamo che sarà possibile, ed è già possibile, distribuire aiuti, organizzare soccorsi, accogliere persone, pensare un domani ad una necessaria ricostruzione. Un sisma così, quindi, sarebbe devastante in qualsiasi nazione del mondo. Ovunque sarebbe necessario un aiuto anche dall’esterno. Ha colpito una tra le nazioni più povere del mondo, con dei tassi di povertà sulla salute materna o infantile, sull’alfabetizzazione, sui dati rispetto al reddito, paragonabili ai più poveri tra i Paesi dell’Africa subsahariana, per fare un improprio paragone. Stiamo parlando di un Paese molto, molto povero, colpito da un disastro. Penso che la solidarietà sia doverosa e in qualche modo scontata.

     
    Poche ore dopo il drammatico terremoto, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha assicurato l’invio di aiuti di emergenza. Aiuti umanitari sono in arrivo anche da Francia, Repubblica Dominicana, Venezuela e Israele. La Commissione europea ha stanziato un finanziamento immediato di 3 milioni di euro per far fronte alle prime necessità. L’aeroporto di Port-au-Prince è in buone condizioni e non sembra al momento pregiudicato l’afflusso degli aiuti internazionali. L’opera dei soccorritori è però resa difficoltosa dal black-out elettrico e dall’interruzione delle comunicazioni telefoniche. Tra le agenzie umanitarie che operano ad Haiti, c’è l’organizzazione Medici Senza Frontiere, attiva nella capitale. Ascoltiamo Andrea Pontiroli, di Medici Senza Frontiere Italia, intervistato da Giada Aquilino:

    R. – Le notizie che abbiamo sono molto scarse, anche perché in questo momento tutti i mezzi di comunicazione o non sono funzionanti o funzionano molto male. Comunque quello che le nostre équipes ci riferiscono è che ci sono stati ingenti danni anche alle nostre strutture mediche e in particolare il nostro ospedale traumatologico “Trinité” è stato seriamente danneggiato dal terremoto. Molti feriti stanno giungendo nei nostri ospedali, ma anche nei nostri uffici: stanno cercando cure in questo momento.

     
    D. – Si sa che poi sono crollati anche degli altri ospedali. Questo cosa significa per la popolazione locale?

     
    R. – Faccio l’esempio dell’ospedale traumatologico: la prima cosa che le nostre équipes hanno dovuto fare è stata quella di evacuare i feriti. Adesso verranno approntati naturalmente due ospedali da campo ed un altro ospedale che è specializzato in cure ostetriche di urgenza, sempre di Medici Senza Frontiere. Sono state evacuate tutte le donne incidente, le donne che avevano appena partorito ed i neonati ed anche qui si cercherà di creare delle strutture alternative.

     
    D. – Questo terremoto ha interessato una zona già fortemente provata…

     
    R. – Haiti, come tutti sanno, è il Paese in cui la gente vive in media con meno di un dollaro al giorno; in cui esiste un problema enorme di accesso alle cure. Le strutture di Medici Senza Frontiere sono fra le poche strutture completamente gratuite per quanto riguarda l’accesso alle cure.

     
    Il terremoto è stato avvertito anche nella confinante Repubblica Dominicana, dove il sisma, fortunatamente, non sembra aver provocato vittime. Mons. Józef Wesołoski, nunzio apostolico nella Repubblica Dominicana:

     
    R. – C’è stata una grande paura. Il terremoto si è sentito anche nella capitale della Repubblica Dominicana. Qui la situazione è tranquilla ma ad Haiti, è molto grave come si vede dalla televisione. Abbiamo pregato per i nostri fratelli haitiani. Ovviamente già si parla dell’aiuto della Caritas e, conoscendo la sensibilità dei dominicani, è certo che cercheranno di aiutare. Ringraziamo il Santo Padre per le sue parole che sono veramente incoraggianti.

    inizio pagina

    Il Papa all'udienza generale: la testimonianza di povertà e solidarietà offerta da Francescani e Domenicani esempo prezioso per l'umanità di oggi

    ◊   In una giornata dominata dal dolore per la tragedia di Haiti, Benedetto XVI aveva inaugurato all’udienza generale un nuovo paragrafo sulle personalità più importanti della Chiesa medievale. La catechesi in un’Aula Paolo VI gremita da circa novemila persone ha trattato della nascita e dello sviluppo degli Ordini mendicanti nel 13.mo secolo, in particolare dei Francescani e dei Domenicani, che con il loro stile sobrio diedero una forte testimonianza di povertà e solidarietà evangeliche, necessarie - ha detto il Papa - ancora oggi. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    “Maestri con la parola e testimoni con l’esempio”, che trascinarono le folle del 1200 e non hanno ancora smesso di farlo oggi - con i loro seguaci e successori - dieci anni dopo il Duemila. San Francesco d’Assisi e San Domenico di Guzman e i rispettivi Ordini da loro fondati, Francescani e Domenicani, furono - ha affermato con grande intensità Benedetto XVI - “gli autentici riformatori della vita della Chiesa”, grazie alla loro “capacità di saper leggere con intelligenza i segni dei tempi’. La loro nascita, ha descritto il Papa, fu una risposta alla sfida lanciata alla Chiesa del tempo dai “movimenti pauperistici”, che denunciavano - ha riconosciuto il Pontefice - “un disordine reale nella Chiesa, causato dal comportamento poco esemplare di vari esponenti del clero”:
     
    "Essi contestavano aspramente il modo di vivere dei sacerdoti e dei monaci del tempo, accusati di aver tradito il Vangelo e di non praticare la povertà come i primi cristiani (…) Inoltre, per giustificare le proprie scelte, diffusero dottrine incompatibili con la fede cattolica. Ad esempio, il movimento dei Catari o Albigesi ripropose antiche eresie, come la svalutazione e il disprezzo del mondo materiale - l’opposizione contro la ricchezza diventa velocemente opposizione contro la realtà materiale in quanto tale - la negazione della libera volontà, e poi il dualismo, l'esistenza di un secondo principio del male equiparato a Dio”.
     
    Al contrario, rinunciando al possesso dei beni personali e affidandosi alla Provvidenza ottenuta con l’elemosina - da cui l’appellativo di “Ordini Mendicanti”:

     
    “I Francescani e i Domenicani, sulla scia dei loro Fondatori, mostrarono, invece, che era possibile vivere la povertà evangelica, la verità del Vangelo come tale, senza separarsi dalla Chiesa; mostrarono che la Chiesa rimane il vero, autentico luogo del Vangelo e della Scrittura. Anzi, Domenico e Francesco trassero proprio dall’intima comunione con la Chiesa e con il Papato la forza della loro testimonianza”.

     
    Fu quell’essere sobri testimoni di Cristo, prima ancora che proporsi come maestri del Vangelo, a convincere molte persone a rientrare in comunione con la Chiesa. Anzi, ha proseguito Benedetto XVI, la pietà, l’umanità e la profonda semplicità del loro insegnamento cristiano - basato “su esempi concreti facilmente comprensibili” - stimolarono la nascita di associazioni di fedeli laici, il cosiddetto Terzo Ordine, desiderosi di vivere secondo la spiritualità di Francesco e Domenico:

     
    “In altri termini, la proposta di una ‘santità laicale’ conquistò molte persone. Come ha ricordato il Concilio Ecumenico Vaticano II, la chiamata alla santità non è riservata ad alcuni, ma è universale. In tutti gli stati di vita, secondo le esigenze di ciascuno di essi, si trova la possibilità di vivere il Vangelo. Anche oggi ogni cristiano deve tendere alla 'misura alta della vita cristiana', a qualunque stato di vita appartenga!”.
     
    E anche oggi, ha constatato il Papa:
     
    “Anche oggi, pur vivendo in una società in cui spesso prevale l’‘avere’ sull’‘essere’, si è molto sensibili agli esempi di povertà e di solidarietà, che i credenti offrono con scelte coraggiose. Anche oggi non mancano simili iniziative: i movimenti, che partono realmente dalla novità del Vangelo e lo vivono con radicalità nell’oggi, mettendosi nelle mani di Dio, per servire il prossimo (…) È questa una lezione da non dimenticare mai nell’opera di diffusione del Vangelo: vivere per primi ciò che si annuncia, essere specchio della carità divina”.

     
    Zelo, strategie pastorali, dinamismo missionario che spinse alcuni frati a raggiungere l’Africa settentrionale, il Medio Oriente, l’Europa del nord. Questo furono gli Ordini Mendicanti. Ma la novità delle loro intuizioni, che segnarono profondamente anche la vita civile del tempo, produsse - ha concluso il Pontefice - vette di pensiero teologico e spirituale, che ebbero in San Tommaso o in San Bonaventura degli esempi illustri:
     
    “Anche oggi c’è una ‘carità della e nella verità’, una ‘carità intellettuale’ da esercitare, per illuminare le intelligenze e coniugare la fede con la cultura. L’impegno profuso dai Francescani e dai Domenicani nelle università medievali è un invito, cari fedeli, a rendersi presenti nei luoghi di elaborazione del sapere, per proporre, con rispetto e convinzione, la luce del Vangelo sulle questioni fondamentali che interessano l’uomo, la sua dignità, il suo destino eterno”.

     
    Al momento dei saluti, parlando in polacco, Benedetto XVI ha affidato alla preghiera dei pellegrini tutti i sacerdoti. “Partecipando all’Eucaristia domenicale - ha detto loro - chiedete la perfezione della loro vita e la fedeltà nel loro ministero”. Quindi, il Papa ha salutato gli assistenti ecclesiastici dell’Unitalsi, in questi giorni impegnati nel loro convegno: “Auspico che quest'importante incontro - ha terminato - sia per tutti occasione di rinnovato slancio apostolico e di sempre più generoso servizio ai fratelli”.

    inizio pagina

    Breve incontro tra il Papa e Susanna Maiolo

    ◊   Al termine dell’Udienza generale il Papa ha avuto un breve incontro privato, nell’auletta attigua all’Aula Paolo VI, con Susanna Maiolo, la donna che lo ha strattonato, facendolo cadere, all’inizio della celebrazione della notte di Natale nella Basilica di San Pietro. Lo ha riferito ai giornalisti il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi. “La signorina Maiolo – ha detto padre Lombardi - ha espresso al Santo Padre il suo dispiacere per quanto avvenuto”. Da parte sua, “il Papa ha voluto manifestarle il suo perdono, come pure il proprio cordiale interessamento e augurio per la sua salute”. Susanna Maiolo era accompagnata da due suoi familiari. “Per quanto riguarda l’istruttoria avviata dalla magistratura dello Stato della Città del Vaticano – ha sottolineato padre Lombardi - essa continuerà il suo iter fino ad espletamento”.

    inizio pagina

    Il Papa al rabbino Di Segni: la visita in Sinagoga sia un'ulteriore tappa nel cammino di amicizia tra ebrei e cattolici. Il cardinale Kasper: guardiamo a ciò che è comune

    ◊   L’auspicio che la prossima visita nella Sinagoga di Roma costituisca “un'ulteriore tappa nell'irrevocabile cammino di concordia e amicizia” tra ebrei e cattolici è stato espresso dal Papa in un telegramma inviato, a firma del segretario di Stato Tarcisio Bertone, al rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni in risposta ai suoi “graditi auguri natalizi”. Benedetto XVI esprime il suo “vivo ringraziamento” al rabbino capo, ricambiando “fervidi voti” per il nuovo anno. La visita del Papa alla Sinagoga della capitale si svolgerà nel pomeriggio di domenica prossima 17 gennaio, in occasione della Giornata del dialogo ebraico-cattolico. Il Pontefice conclude il messaggio esprimendo la speranza che questo evento “manifesti e accresca la fraternità tra ebrei e cattolici”. Sulla visita del Papa in Sinagoga ecco la riflessione del cardinale Walter Kasper, presidente della Commissione per i rapporti religiosi con l’Ebraismo, raccolta da Philippa Hitchen durante un incontro del porporato oggi con la stampa a Roma:

    R. – Io spero che questo evento possa migliorare i rapporti tra ebrei e cattolici in Italia, perché ci sono problemi dovuti a una certa sensibilità. Spero che la visita del Papa alla Sinagoga di Roma sia un segno che il dialogo avanza. Durante la visita non si parlerà molto delle differenze – perché tutti sanno quali sono le differenze fondamentali tra ebraismo e cristianesimo e che ci sono anche problemi concreti – ma l’intenzione di questa visita è parlare di ciò che abbiamo in comune, ed è molto! Abbiamo in comune la fede in un Dio unico, e questo – in un mondo secolarizzato – è una cosa importante: dare testimonianza di un Dio unico, del fatto di santificare il nome di Dio, come è detto nei Dieci Comandamenti, e rispettare il Sabato, avere cioè un tempo riservato per Dio … Ci sono delle cose che ormai non sono usuali nella nostra società più o meno secolarizzata e possiamo rendere comune testimonianza anche sugli altri Comandamenti: la tutela della vita, della famiglia, la giustizia sociale, la pace … Questo è il nuovo orientamento dei nostri rapporti. Nei primi dieci anni si è parlato del passato: c’è stato molto da parlare, anche sulla Shoah; poi siamo passati ai problemi attuali della società moderna, ragionando su cosa possiamo fare insieme su questa base comune. Penso che già adesso ci sia una collaborazione enorme!

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, l’appello del Papa per la popolazione di Haiti, colpita da un devastante terremoto che ha causato migliaia di vittime.

    La corsa a ostacoli del Dragone: nell’informazione internazionale, Luca M. Possati su dubbi e certezze della ripresa cinese.

    Una figura enorme emerge dal caos dell’errore: in cultura, l’arcivescovo Gianfranco Ravasi sull’eredità spirituale e letteraria dell’Apostolo delle genti raccolta nel “Codex Pauli” presentato in Campidoglio e Edmund Power sui custodi della tomba dell’apostolo, prima le donne (poi i benedettini).

    Un articolo di Giancarlo Rinaldi dal titolo “Tra le rovine fumanti la visione di una nuova ‘civitas’”: sant’Agostino e il sacco di Roma del 410.

    L’intervento del cardinale Tarcisio Bertone alla presentazione del libro di mons. José Serrano Ruiz “La centralità della persona nella giurisprudenza coram Serrano”.

    Un articolo dell’abate Jacques Briere dal titolo “I nazisti in cucina (ebrei e disertori in refettorio)”: ricercati di ogni tipo salvati dai monaci dell’abbazia di Tre Fontane durante l’occupazione tedesca.

    Tintin superstar a Pechino: Silvia Guidi sul boom di vendite in Cina per la nuova edizione delle opere di Hergé.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    La visita dei vescovi europei e nordamericani in Terra Santa: intervista con padre Pizzaballa

    ◊   Si concluderà domani, con un documento finale, la visita dei vescovi del Gruppo di Coordinamento di alcune Conferenze episcopali europee e nordamericane per il sostegno dei cristiani in Terra Santa. Tra i vari problemi affrontati in questa occasione c’è anche quello che riguarda le guide spirituali e turistiche per i pellegrinaggi nei siti religiosi: ce ne parla il custode francescano di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, al microfono della nostra inviata a Gerusalemme Tracy McClure:

    R. – E’ un problema periodico. Più che con il governo, l’associazione delle guide israeliane sta facendo opera di boicottaggio nei confronti degli animatori spirituali e anche di pressione sul Ministero perché questa autorizzazione alle guide spirituali venga cancellata o comunque ridotta di molto. E il Ministero sta cercando, sotto questa pressione, di fare pressione a sua volta sulle Chiese perché riducano il numero degli animatori spirituali e i luoghi visitati. La Chiesa invece ribadisce, innanzitutto, che non si tratta di attività di turismo, ma è un’attività pastorale di evangelizzazione. I pellegrini vengono qui per pregare, incontrare i luoghi della salvezza e le comunità della Chiesa madre: quindi non è un’opera di turismo, è un’opera pastorale di evangelizzazione nella quale non si ammette nessuna interferenza esterna. Diciamo che, dopo una fase di grande tensione, in questo momento siamo nella fase di riordino di tutto un sistema e credo che, alla fine, torneremo ad un nuovo protocollo.

     
    D. – Ma esiste il pericolo che persone non cristiane portino turisti in questi luoghi senza una giusta preparazione dal punto di vista spirituale?

     
    R. – Questo già accade: ci sono molti gruppi di pellegrini che vengono con una guida non cristiana, e questo alcune volte può andare bene perché è una guida preparata, rispettosa; altre volte, non va bene e questo dipende anche un po’ dalle agenzie. Per contro, gli israeliani accusano noi di non essere preparati quando portiamo i pellegrini nelle zone ebraiche affermando che diciamo molte sciocchezze …

     
    D. – C’è un modo di risolvere questa questione rapidamente?

     
    R. – “Rapidamente”, qui, non si risolve mai nulla. Diciamo che questo è un problema risolvibile, innanzitutto facendo corsi di preparazione più seri da ambo i lati, comuni, anche, per alcuni aspetti, in modo che ci si conosca di più: questo abbatte molti pregiudizi. Poi, rimanendo fermi in alcuni principi come quello nostro, per la Chiesa, ed è che in un’attività di formazione, di evangelizzazione, di pastorale della Chiesa non si ammette interferenza alcuna.

    inizio pagina

    Prosegue il viaggio in Asia di Maria Voce, presidente dei Focolari

    ◊   Compie 30 anni il fraterno dialogo instaurato dal Movimento dei Focolari con l’Associazione buddista giapponese Rissho Kosei-kai. Un’esperienza che ha avuto il via nel 1979 con il primo incontro di Chiara Lubich con Nikkyo Niwano, i fondatori dei due movimenti. In questi giorni, a Tokyo, è giunta in visita l’attuale presidente dei Focolari, Maria Voce, che venerdì prossimo parlerà nella grande Aula Sacra della Rissho Kosei. Assieme al co-presidente dei Focolari, Giancarlo Faletti, Maria Voce aveva visitato anche la Corea, nel contesto di un viaggio di circa due mesi nel continente asiatico. Sulla tappa coreana ascoltiamo il servizio di Carla Cotignoli:

    La Corea: una storia segnata da ferite profonde: dalla spaccatura in due del Paese, ai 25 anni di invasione giapponese; alle persecuzioni e martirio dei cristiani poco più di 200 anni fa, nel tempo della prima comunità, che unica nella storia, è stata fondata unicamente da laici.

     
    Ma proprio da questa terra traspare una luce sulla cronaca di questi giorni, del martirio di cristiani in Estremo Oriente, Nord Africa, e non solo. Il chicco di grano che muore, porta molto frutto. Fecondità che si mostra nella straordinaria vitalità della Chiesa coreana. Emerge anche all’incontro dei 1500 membri dei Focolari più impegnati, con Maria Voce e Giancarlo Faletti, a Mokcheon, al centro del Paese. Si alternano fatti di Vangelo vissuto e una festa di danze e canti nei costumi multicolori. Rivelano la ricchezza della cultura coreana. Anche qui i primi protagonisti, i laici.

     
    La loro incidenza, anche sui fronti dell’ecumenismo, del dialogo interreligioso e su quello più difficile, della politica, è riconosciuto all’incontro con il presidente della Conferenza episcopale, mons. Peter Kang U-il, vescovo di Jeju, e con il vice-presidente del Parlamento Hee-Sang Moon. Il suo auspicio: che “pace e fraternità universale che i Focolari cercano di mettere in luce si diffondano diano il loro grande contributo allo sviluppo umano e spirituale del Paese". Un gruppo di deputati del Movimento politico per l’unità espongono ai due dirigenti dei Focolari il loro impegno sofferto nel portare questi valori nell’attuale clima di gravi contrapposizioni e di disaffezione dei cittadini dalla politica.

     
    “Qui ho trovato serietà, dignità, capacità di inventiva, talenti artistici, talenti politici e tanta capacità di costruire legami”: l’impressione di Maria Voce, alla conferenza stampa finale. Proprio per questa maturità ha lanciato loro una sfida: “contribuire alla crescita di tutto il continente asiatico, a cui il mondo guarda con sempre maggiore interesse".

    inizio pagina

    Il cardinale Bertone alla presentazione del libro di mons. Serrano sulla centralità della persona nella giurisprudenza

    ◊   Riaffermare la centralità della persona umana nel diritto canonico, ma anche in ogni ambito della vita sociale a partire da quella istituzione primaria che è il matrimonio. E’ la sfida proposta nel libro in 3 volumi edito dalla Libreria Editrice Vaticana, dal titolo “La centralità della persona umana nella giurisprudenza coram Serrano” che raccoglie appunto l’operato e il pensiero di mons. José Maria Serrano Ruiz. All’incontro di presentazione del testo anche il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. C’era per noi Cecilia Seppia:

     
    Un programma della mente, un progetto del cuore ma anche un prologo, un avvicinamento incessante a quella Verità maiuscola che chi è al servizio della Chiesa, per lo più in veste di giudice, non può esimersi dal ricercare. Così mons. Serrano definisce il suo libro, nel quale sono concentrati oltre 40 anni di lavoro presso il Tribunale Apostolico della Rota Romana. Un numero elevato di sentenze, norme, atti giudiziari e contributi illustri, attraversati da un unico filo conduttore: la difesa della persona umana, senza la quale nessuna istituzione – a cominciare dal matrimonio – ha ragione di essere. Sentiamo mons. José Maria Serrano Ruiz:

     
    “L’istituzione, senza la persona, si disintegra, non resiste più; e allo stesso tempo, la persona senza l’istituzione muore nel dubbio universale, non sa che fare, come operare … Se perdiamo di vista la persona e ci fermiamo all’individuo, al numero, all’indifferenziato e non siamo in grado di cogliere la irripetibilità di ogni persona umana, per cui merita un’attenzione, un rispetto della propria dignità, della propria fisionomia, un’accoglienza dei risvolti caratteristici di ogni persona, allora stiamo frustrando un po’ tutta la vita dell’evoluzione e della maturazione della persona”.
     
    Dunque, sarà lecito affermare: ubi personam ibi ius, dove c’è la persona, lì c’è il diritto che non può prescindere da quell’insieme complesso, irripetibile e misterioso che è l’uomo, fatto ad immagine e somiglianza di Dio. Ancora mons. Serrano:

     
    “Sempre, davanti al mistero, c’è questo senso di rispetto, perfino un po’ di paura. E veramente si deve aver paura di oltraggiare la persona, di non capirla, di non aiutarla: questo è il sacro rispetto della persona”.

    Sul matrimonio come sacramento, come istituzione primaria, si è poi incentrata la prolusione del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, intervenuto all’incontro: nel nostro tempo – ha detto il porporato – così stimolante di nuove idee e così minacciato da gravi rischi, occorre difendere l’identità del matrimonio ed esaltarla come bene insostituibile per la persona, per la famiglia e la società di fronte a tendenze che ne contrastano il valore. Allo stesso modo diventa sempre più urgente – ha concluso il cardinale Bertone – infondere nuova linfa di personalità all’immutabile unione tra un uomo e una donna: solo così, superato il concetto di contratto, l’accordo nuziale si fa impegno, alleanza, comunione e le sue proprietà naturali diventano valori cristiani da difendere costantemente.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    A maggio storica visita a Mosca del Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I

    ◊   Il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I si recherà nella seconda metà di maggio in visita ufficiale in Russia, su invito del Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill. Lo ha annunciato ieri nella capitale russa in una conferenza stampa, l'arcivescovo Hilarion, responsabile delle Relazioni esterne del Patriarcato di Mosca. La visita ha una portata storica: il Patriarca Bartolomeo I si era recato a Mosca il 9 dicembre 2008 per partecipare ai funerali del patriarca Alessio II. "Questa volta – ha sottolineato Hilarion – si tratta di una visita ufficiale del Patriarca di Costantinopoli alla Chiesa ortodossa russa, la prima dopo molti anni". Il rappresentante del Patriarcato di Mosca - riferisce l'agenzia Sir - fa anche notare che questa visita è stata resa possibile grazie al fatto che nel 2009 c’è stato "un sostanziale miglioramento dei nostri rapporti con il Patriarcato di Costantinopoli", nella “consapevolezza – ha detto - della necessità di una maggiore e più stretta cooperazione tra le Chiese ortodosse”, secondo anche quanto era emerso nel corso della visita che il Patriarca Kirill ha fatto alla sede del Patriarcato ecumenico di Istanbul nel luglio 2009. Rispondendo poi alla domanda di un giornalista su un possibile accordo tra i due Patriarcati sulla situazione ecclesiale in Ucraina, dove gli ortodossi sono divisi in tre giurisdizioni parallele, l’arcivescovo Hilarion ha risposto che non c'è al momento "alcun accordo”. "Ma si capisce chiaramente, da entrambe le parti – ha aggiunto Hilarion – che il processo positivo iniziato nel 2009 implica che nessuno dei due patriarcati farà nulla contro il territorio canonico dell’altro e viceversa". Nella stessa conferenza stampa, l'arcivescovo Hilarion ha dichiarato che il Patriarca di Mosca farà visita al Patriarcato di Alessandria d'Egitto, all'inizio di maggio, e al Patriarcato di Antiochia, la cui con sede è a Damasco, in Siria, nell'autunno di quest'anno. (R.P.)

    inizio pagina

    In Portogallo Benedetto XVI “parlerà a credenti e non credenti”, affermano i vescovi

    ◊   Riuniti ieri a Fatima, i vescovi portoghesi hanno affermato che in occasione della sua visita in Portogallo, in programma dall'11 al 14 maggio prossimi, Benedetto XVI parlerà a credenti o non credenti. “Il Papa parlerà a tutti”, ha affermato padre Manuel Morujão, portavoce e segretario della Conferenza episcopale portoghese (Cep), come rende noto l'ufficio stampa del Santuario. “La Chiesa non chiude la porta a nessuno e apre il suo cuore a tutti”, ha aggiunto. Nel corso di una conferenza stampa dopo i lavori della riunione del Consiglio permanente della Cep, padre Morujão ha anche detto che nella prossima riunione del Consiglio, il 9 febbraio a Fatima, verrà presentata una Nota Pastorale relativa alla visita del Papa in Portogallo. La Nota - riferisce l'agenzia Zenit - “rappresenterà un beneficio per la qualità di vita della Chiesa e della società”, ha dichiarato. La decisione del Vescovo di Roma di visitare il Portogallo è stata annunciata nel settembre 2009. Nel mese di dicembre è stato diffuso il programma, che prevede la presenza del Pontefice a Lisbona, Fatima e Porto. Benedetto XVI si recherà nel Paese in pellegrinaggio e in visita ufficiale, su invito della Conferenza episcopale portoghese e della Presidenza della Repubblica del Portogallo. In margine ai lavori del Consiglio permanente, il portavoce dei vescovi portoghesi, ha definito un "atto precipitoso" e una "ferita nel sistema democratico del Paese“ l’approvazione da parte del governo lusitano del matrimonio tra persone dello stesso sesso. “E’ stato – ha detto padre Morujão - un atto precipitoso, e l’assenza di un referendum su tale materia apre una ferita nella democrazia del Paese, perché non ha preso in considerazione la richiesta di consultazione popolare avanzata da almeno centomila persone”. “I vescovi - ha detto padre Morujão - si attendevano misure di protezione del matrimonio tra uomo e donna, atte a favorire la nascita di figli nella coppia, la loro salute, l’educazione, il lavoro, in modo che la struttura familiare tradizionale fosse protetta, e non indebolita e messa in discussione”. (R.P.)

    inizio pagina

    Atti di vandalismo contro il Santuario di Fatima

    ◊   Atti di vandalismo in Portogallo, nel Santuario di Fatima, dove sono state danneggiate all’alba di domenica scorsa – riferisce l’agenzia Zenit - la chiesa della Santissima Trinità e quattro statue poste ai lati dell’edificio, dedicate a Paolo VI, Giovanni Paolo II, Pio XII e al vescovo José Alves Correia da Silva. L'esterno della chiesa e le statue sono state imbrattate con scritte tipo graffiti, con le parole “Islam”, “Luna”, “Sole”, “Musulmano” e “Moschea”. In una nota sull'accaduto, il Santuario sottolinea “la sua tristezza e informa che la questione è stata affidata alle autorità di polizia”, per individuare gli autori del deprecabile gesto. Benedetto XVI si recherà al santuario di Fatima il 13 maggio prossimo in occasione del suo viaggio apostolico in Portogallo. (R.G.)

    inizio pagina

    Il Gran Maestro dell’Ordine di Malta al Corpo diplomatico: proteggiamo i civili nei conflitti armati

    ◊   Le tante missioni umanitarie svolte nel 2009 e i programmi futuri per il 2010: temi al centro del discorso che Fra’ Matthew Festing, Gran Maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta, ha rivolto ieri al Corpo diplomatico accreditato presso l’Ordine, nella chiesa di Santa Maria all’Aventino, a Roma. Dopo aver espresso filiale devozione a Benedetto XVI, Fra’ Matthew Festing ha ricordato l’opera caritativa ed assistenziale svolta nell’anno appena trascorso dal Malteser International, il Corpo internazionale di soccorso dell’Ordine. Dall’Indonesia e dall’Abruzzo colpiti dal terremoto, alle Filippine ed al Vietnam provati dai tifoni, dal Pakistan e dallo Sri Lanka con i loro profughi interni, fino al Kenya ed alla Repubblica Democratica del Congo, con più di 30mila donne e bambini colpiti dalla guerra: queste le principali aree del pianeta in cui l’Ordine si è trovato ad operare. Fra’ Matthew Festing, ha annunciato il suo prossimo viaggio nel Congo a febbraio ed ha ricordato le numerose visite di capi di Stato e di governo ricevute nel corso del 2009, così come i viaggi in alcuni dei 120 Paesi, in cui il Sovrano Militare Ordine di Malta è presente con le sue attività, come il Libano, dove il Gran Maestro è stato ricevuto dal presidente Michel Suleiman e da 17 leader religiosi. “L’immagine che porto con me – ha affermato Fra’ Matthew Festing – è quella dei tanti medici ed infermiere musulmani dei nostri centri, vestiti secondo le loro tradizioni islamiche, ma che portavano orgogliosamente sul petto anche la croce ad otto punte dell’Ordine di Malta”. Il Gran Maestro ha anche fatto riferimento alle attività di assistenza sociale svolte con un’organizzazione umanitaria sciita: “riteniamo – ha sottolineato – che questo sia il segno più tangibile che la convivenza civile e la solidarietà fra le diverse componenti di un Paese sono possibili”. Festing ha poi menzionato l’opera svolta in alcuni Paesi asiatici per la conservazione dell’acqua potabile, testimoniando così il “forte legame tra la salvaguardia dell’ambiente e la pace nel mondo”. Ha quindi concluso rinnovando l’appello fatto dall’Ordine al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per proteggere i civili coinvolti nei conflitti. Secondo il Gran Maestro, chi viola le norme del diritto internazionale umanitario deve essere “penalmente perseguibile, fino al deferimento alla Corte penale internazionale di quelle violazioni che gli Stati membri non sono in grado di perseguire per le vie ordinarie della giustizia”. (A cura di Federico Catani)

    inizio pagina

    Egitto: tornata la calma nella cittadina dove sono stati uccisi 6 cristiani

    ◊   “La situazione è tornata calma anche grazie alle autorità che stanno prodigando notevoli sforzi per garantire la sicurezza di tutti” dice all’agenzia Fides mons. Joannes Zakaria, vescovo di Luxor dei copti cattolici, nella cui diocesi si trova la cittadina di Nag Hammadi, dove il 7 gennaio sei fedeli cristiani e una guardia musulmana sono stati uccisi al termine della Veglia del Natale ortodosso, all’uscita della chiesa della Vergine Maria. “L’11 gennaio mi sono recato a Nag Hammadi e ho visitato le due parrocchie cattoliche di Nag Hammadi e di Farshout, per confortare i parroci, le suore e i fedeli copti cattolici. Abbiamo celebrato una S. Messa in suffragio delle nostre vittime e per chiedere la pace nel nostro Paese e nel mondo” dice mons. Zakaria. “Ho poi incontrato mons. Kyrillos, vescovo di Nag Hammadi dei copti ortodossi, e con lui, ho visitato alcune famiglie delle vittime per presentare le condoglianze a nome di Benedetto XVI. Nelle due case che abbiamo visitato, abbiamo pregato insieme, chiedendo al Nostro Signore di concedere a noi, e a tutto il mondo, il dono della pace e dell’amore. Ancora un’altra volta, le famiglie delle vittime hanno espresso il totale perdono agli assassini dei loro figli”. Secondo mons. Zakaria i cristiani uccisi a Nag Hammadi sono due bambini, una ragazza, una donna, un giovane e un anziano. “Le vittime sono copti ortodossi, ma due di loro hanno delle parentele con famiglie copte cattoliche. In realtà i copti ortodossi e i copti cattolici si sposano fra di loro; è usuale trovare in una famiglia ortodossa delle persone cattoliche, e in una famiglia cattolica delle persone ortodosse”. “L’8 gennaio, giornata nel quale la Chiesa copta, fa memoria dei bambini martiri di Betlemme e ricorda il martirio di S. Stefano, tutti i cristiani di Luxor, ortodossi, cattolici e protestanti, si sono riuniti nella cattedrale ortodossa per pregare per il riposo eterno dei nostri martiri e per le condoglianza ai loro familiari” dice il Vescovo di Luxor. (R.P.)

    inizio pagina

    Per mons. Aziz disoccupazione ed ignoranza alimentano l’intolleranza religiosa in Egitto

    ◊   Disoccupazione e ignoranza stanno alimentando l’intolleranza e l’estremismo religioso. E’ l’opinione di mons. Antonios Aziz Mina, vescovo cattolico di Guizeh in Egitto, intervistato dall’organizzazione “Aiuto alla Chiesa che soffre (ACS), a margine dell'attentato del 6 gennaio scorso contro una chiesa copta ortodossa, a Nagaa Hamadi, che ha provocato sette morti. Diversi organismi che vigilano sui diritti umani affermano che in Egitto stanno aumentando gli atteggiamenti anticristiani. Per questo mons. Aziz ha raccomandato che: “dobbiamo educare la nostra gente. Dobbiamo aiutarla a comprendere come vivere e come collaborare con gli altri, e a non guardare solo alla religione e alla razza”. “Se vogliamo crescere, dobbiamo lavorare insieme”. L'Occidente, ha detto, deve fornire assistenza per migliorare le scuole e altre istituzioni educative del Paese. I rapporti indicano che un quinto degli 80 milioni di abitanti dell'Egitto vive con meno di un dollaro al giorno. Il presule ha quindi sottolineato la necessità di rispettare il posto della Chiesa nella società. “Chiediamo – ha detto - più tolleranza e più comprensione delle differenze nella società”. “Noi cristiani siamo parte dell'Egitto. Viviamo in questo Paese e siamo egiziani come chiunque altro”; “il fatto che siamo cristiani non rappresenta alcuna differenza”. Secondo alcune stime, i cristiani in Egitto sono tra gli otto e i dieci milioni. Per il vescovo Aziz, a volte sono costretti a sentirsi stranieri nel proprio Paese. I fondamentalisti, ha sottolineato, sono una minaccia per la maggior parte dei musulmani moderati e per i cristiani. “Azioni estremiste di questo tipo colpiscono anche i musulmani – ha affermato –. Anche loro sono pregiudicati da queste persone”. Il Vescovo ha espresso la speranza in un miglioramento delle relazioni interreligiose. “Quando avvengono incidenti come questo ovviamente ci preoccupiamo”, ha ammesso. “Dobbiamo però ricordare che per secoli abbiamo vissuto accanto ai musulmani. Guardare alla nostra storia ci dà fiducia per superare questi problemi”. Interpellato sui fondamentalisti e sulle loro motivazioni, ha spiegato: “Non sappiamo esattamente da dove venga il sostegno a questi estremisti. Anche se ci sono estremisti nel Paese, possono ricevere sostegno dall'esterno”. (R.G.)

    inizio pagina

    Malaysia: la Chiesa cerca con il governo una soluzione giuridica al problema del nome “Allah”

    ◊   “La situazione è tranquilla e sembra tornata alla normalità. Non si sono registrati nuovi attacchi. Si sta cercando una soluzione giuridica alla questione dell’uso del nome Allah: la Chiesa ha intavolato trattative con il governo tramite gli avvocati che seguono la vicenda. Confidiamo e speriamo che si possa trovare una soluzione buona per tutti e utile a pacificare la nazione”: è quanto dice all’agenzia Fides padre Augustine Julian, segretario della Conferenza episcopale di Malaysia, Singapore e Brunei, mentre proseguono i lavori dell’assemblea dei vescovi, in corso a Johor. I lavori si sono concentrati su temi di carattere pastorale, e le notizie giunte dalle Chiese locali – che riportano giorni di calma e nessuna nuova aggressione – hanno fatto tirare ai vescovi un respiro di sollievo. Ora si attende l’esito delle trattative avviate con il governo per mettere fine alla questione che, come notano numerosi osservatori, “ha avuto ripercussioni inattese”. La vicenda, notano fonti locali di Fides, è stata fin troppo strumentalizzata dai partiti politici per giochi elettorali e per la ricerca di consenso, ma rischiava di infiammare l’intera società malaysiana. Oggi molte chiese di Kuala Lumpur hanno issato la bandiera malaysiana, a sottolineare che i cristiani si considerano in tutto e per tutto cittadini malaysiani, che amano e rispettano la propria nazione, consci dei propri diritti e doveri, in una società multietnica e pluralista, all’insegna del dialogo e della convivenza pacifica. Intanto si notano le prime conseguenze della sentenza dell’Alta Corte, relative alla libertà di espressione e di religione: Jill Ireland, una cittadina cristiana dello Stato di Sarawak, nel Borneo malaysiano, ha contestato davanti a un tribunale civile la confisca di alcuni CD di argomento religioso, contenenti la parola Allah, acquistati in Indonesia. (R.P.)

    inizio pagina

    Minacce alla libertà religiosa: i cristiani indonesiani ricorrono alla Commissione per i diritti umani

    ◊   Una violazione della libertà religiosa, diritto umano fondamentale: questa la denuncia di Palti Panjaitan, pastore della Huria Batak Protestant Christians Group di Bekasi, nella provincia di West Java, in Indonesia. Come riporta l’agenzia AsiaNews, centinaia di fedeli protestanti si sono rivolti, nei giorni scorsi, alla Commissione indonesiana per i diritti umani per protestare contro le frange estremiste islamiche e le autorità locali che, dal 1° gennaio, hanno fatto sospendere le attività e le funzioni domenicali della comunità cristiana. Al termine dell’incontro con la Commissione, il pastore Panjaitan, pur dicendosi “amareggiato”, ha dichiarato di nutrire “grandi speranze” che le richieste presentate “vengano ascoltate”. Panjaitan ha poi affermato che la scelta dei funzionari di Bekasi “è priva di qualsiasi fondamento” ed “è contraria alla Costituzione”. Attualmente, più di 1500 fedeli si ritrovano senza un luogo di culto, ma i protestanti non sono gli unici a dover affrontare difficoltà nell’esercitare liberamente il proprio credo. In Indonesia, infatti, nonostante si pratichi in genere una visione moderata dell’islam, non mancano casi d’intolleranza e di violenza verso le minoranze religiose. Ad esempio, in concomitanza col nuovo anno islamico una folla di estremisti ha attaccato e danneggiato la chiesa cattolica di Sant’Alberto ad Harapan Indah, sempre a Bekasi. Migliaia di manifestanti, tra cui donne e bambini, hanno fatto irruzione nel complesso e bruciato oggetti di culto e suppellettili. Secondo l’attivista per il dialogo interreligioso Theophillus Bella, vi sono varie situazioni che presto potrebbero degenerare, come a Bogor, dove la comunità islamica è scesa in piazza contestando la costruzione di una nuova chiesa cattolica. (F.C.)

    inizio pagina

    Filippine: bando delle armi in vista delle elezioni di maggio

    ◊   Bando delle armi in tutto il Paese: questa la decisione del Governo filippino in vista delle elezioni del prossimo mese di maggio, come riporta AsiaNews. La legge, in vigore dall’11 gennaio al 9 giugno, è stata approvata per evitare nuovi massacri a sfondo politico, come quello avvenuto lo scorso 23 novembre a Maguindanao. Si prevede lo schieramento di oltre 50mila poliziotti e militari, in 3500 posti di blocco, sparsi su 15 province. Inoltre, una Commissione elettorale guiderà le Forze dell’ordine e le altre autorità pubbliche, con il potere di promuovere e sospendere i pubblici ufficiali, per prevenire le frodi avvenute nelle passate competizioni elettorali del 2007 e del 2004. La gran parte delle zone a rischio sono concentrate nella regione a maggioranza islamica di Mindanao, teatro da quarant’anni di un conflitto tra esercito filippino e ribelli musulmani. Conflitto causa di un clima di anarchia e di un continuo traffico di armi, che ha permesso ai vari capi politici di assoldare eserciti privati per mantenere il potere nelle province sotto il proprio controllo. Lo scorso 8 gennaio, in occasione dell’annuale Conferenza dei vescovi e degli ulema, il ministro della Difesa filippino Gonzales ha chiesto alle autorità religiose di appoggiare il bando delle armi proposto dal Governo. “Per la Chiesa la cultura dell’impunità deve essere combattuta completamente, non basta solo un bando di armi”, ha dichiarato mons. Dinualdo Gutierrez, vescovo di Marbel (Mindanao). “In ogni periodo elettorale – ha spiegato il presule – il Governo ha aumentato le misure di sicurezza ed il controllo sul traffico di armi, ma gli omicidi sono sempre continuati. Se le autorità non hanno la volontà di applicare sul serio la legge, le elezioni pacifiche resteranno un sogno”. Mons. Gutierrez ha poi aggiunto che la Chiesa ha lanciato un programma educativo per indurre la popolazione di Mindanao a denunciare quei candidati che possiedono armi ed eserciti privati. Secondo i membri della Commissione filippina per i diritti umani l’aumento delle misure di sicurezza e l’eccessivo potere dato alla Polizia potrebbero portare a nuove violazioni dei diritti umani a danno della popolazione. “I diritti della gente devono essere rispettati nei vari posti di blocco” ha sottolineato Leila de Lima, responsabile della Commissione. (F.C.)

    inizio pagina

    Congo: accorato appello di pace dalla remota diocesi di Doruma-Dungu

    ◊   Si sentono abbandonati e dimenticati da tutti, - riferisce l’agenzia Misna - gli abitanti della remota area del Haut-Uele, nella foresta dell’estremo nordest congolese, sotto la minaccia dei ribelli del gruppo ugandese ‘Esercito di resistenza del signore’ (Lra). “Sembra proprio che per i vertici politici il nostro non sia un problema, mentre abbiamo feriti nelle strutture sanitarie, mentre stiamo seppellendo morti. Siamo semplicemente abbandonati a noi stessi”, ha denunciato padre Benoit Kinalego, presidente della Commissione giustizia e pace della diocesi di Doruma-Dungu, citato dall’emittente ‘Radio Okapi’. Facendosi portavoce degli abitanti dei villaggi della zona in cui, da circa un anno, genera tensione la presenza dei ribelli dell’Lra, padre Kinalego ha chiesto al governo di Kinshasa di occuparsi della vicenda e trovare una soluzione. Il presidente della Commissione giustizia e pace ha deplorato che durante la visita del ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner a Kinshasa, nel fine-settimana, sia stato menzionato soltanto il problema dell’instabilità nella regione del Kivu, al confine con Rwanda e Uganda, senza riferimento alcuno alle vicende del Haut-Uele, un distretto della Provincia orientale. Gli ultimi attacchi dei ribelli, a metà dicembre, hanno provocato la morte di almeno 22 persone, il rapimento di altri e il grave ferimento di diverse donne. (R.G.)

    inizio pagina

    Uganda: lettera dei vescovi sulla controversa proposta di legge contro gli omosessuali

    ◊   I vescovi ugandesi condividono l’impegno del governo per difendere la famiglia e i valori tradizionali, ma sono contrari a un inasprimento della legge contro gli omosessuali, perché ritengono che la legislazione attuale in materia sia più che adeguata. Lo ha puntualizzato mons. Cyprian Kizito Lwanga, arcivescovo di Kampala, in una recente lettera dove chiarisce la posizione dell’episcopato locale in merito alla controversa proposta di legge che vuole inasprire le pene contro le pratiche omosessuali. “Gli insegnamenti della Chiesa cattolica sull’omosessualità sono chiari affermando che gli atti omosessuali sono immorali e costituiscono una violazione della legge divina e naturale”, afferma la lettera, pubblicata sul sito dell’emittente cattolica ugandese “Radio Sapientia”. Tuttavia, “la Chiesa insegna anche il messaggio cristiano del rispetto, della compassione e della sensibilità. Gli omosessuali devono convertirsi e pentirsi, ma hanno anche bisogno di sostegno, comprensione e amore”. In questo senso, a giudizio dei vescovi ugandesi, il testo in questione non corrisponde all’”approccio cristiano di attenzione”, in quanto “prende di mira il peccatore e non il peccato”. “L’introduzione della pena di morte e di pene detentive per gli omosessuali – si legge nella lettera – colpisce le persone, anziché cercare di offrire aiuto e assistenza compassionevoli a individui che hanno bisogno di conversione, pentimento, sostegno e speranza”. I presuli ugandesi evidenziano altresì i pericoli insiti in alcune norme che prevedono sanzioni anche contro chi omette di denunciare atti omosessuali. Queste disposizioni, scrivono, “mettono a repentaglio la riservatezza e le norme di deontologia professionale di persone come genitori, sacerdoti, psicologi, insegnanti, medici che offrono sostegno e consulenza per la riabilitazione degli omosessuali”. “La criminalizzazione di questa opera di aiuto – rimarcano i presuli – si scontra con i valori centrali della fede cristiana”. In conclusione, la lettera afferma che il provvedimento “non è necessario”, dal momento che gli atti omosessuali sono già illegali nell’attuale codice penale del Paese. Sulla legge, che sarà presentata al Parlamento tra febbraio e marzo, il Presidente Yoweri Museveni si è detto contrario all’introduzione della pena di morte per gli omosessuali e il governo si è impegnato a modificare questa norma. (A cura di Lisa Zengarini)

    inizio pagina

    La Chiesa del Costa Rica ‘boccia’ i progetti a cielo aperto dell’industria mineraria

    ◊   La Chiesa del Costa Rica esprime preoccupazione per il discusso progetto “Las Crucitas de Cutris de San Carlos”, nella provincia di Alajuela, riguardo un giacimento minerario a cielo aperto. I vescovi della nazione centroamericana sono tornati a pronunciarsi con un ampio documento per ribadire che “studi scientifici hanno dimostrato che l’industria mineraria chimica ha forte impatto negativo sull’ambiente, soprattutto nelle aree che sono molto ricche di biodiversità”. Tra tali conseguenze rischiose i presuli ricordano il disboscamento, l’alterazione della geomorfologia, l’inquinamento atmosferico con piombo e mercurio, l’emissione di gas serra, il danno alle falde acquifere, l’immagazzinamento di sostanze tossiche e, dunque “molti rischi per la salute dei lavoratori e lavoratrici delle comunità coinvolte”. I presuli considerano opportuno “continuare lo sforzo necessario per guidare uno sviluppo in un modo armonioso con la natura” evitando “le visioni utilitariste o economiciste” e perciò capace di tenere conto, “nel bilancio reale, considerazioni tecniche ed etiche”. Oggi più che mai, scrivono i vescovi del Costa Rica, tutta la nazione “deve persistere nel raggiungimento di un modello di sviluppo sostenibile e di pace con la natura”. Spiegando il senso di questo loro intervento i vescovi affermano che “la Chiesa ha la responsabilità nei confronti del Creato e di ciò deve rendere pubblica testimonianza”, e sulla questione citano ampiamente diversi brani sulle sfide ambientali di Benedetto XVI contenuti nell’enciclica “Caritas in veritate”. Per i presuli difendere il Creato non è solo un dovere; è anche, dicono, un diritto che obbliga tutti a tenere conto che se non si protegge la natura in qualche modo si fa del male ai propri simili. In questo senso, la Chiesa “denuncia ogni atto che possa intaccare questo diritto di tutti” e ricorda allo Stato il suo dovere di “garantire, difendere e preservare” per tutti i cittadini questo bene comune. La dichiarazione, che firmano i vescovi membri del Comitato di presidenza, tra cui il suo presidente mons. Hugo Barrantes Ureña, arcivescovo di San José, chiede al capo dello Stato, Oscar Arias, di derogare il decreto che attribuisce al progetto “Las Crucitas de Cutris de San Carlos” la qualità di “interesse pubblico e convenienza nazionale”. Inoltre, concludono i presuli, sarebbe raccomandabile dichiarare una “moratoria definitiva riguardo l’esplorazione lo sfruttamento delle miniere a cielo aperto su tutto il territorio nazionale”. (A cura di Luis Badilla)

    inizio pagina

    Cina: inizio d'anno segnato da un rinnovato impegno missionario dei cristiani

    ◊   Secondo le informazione pervenute all’agenzia Fides, i primi giorni del nuovo anno 2010 e la solenne celebrazione d’Epifania, hanno segnato per molte comunità cattoliche cinesi un rinnovato slancio missionario, in alcuni casi espresso anche da un esplicito mandato missionario. Nella parrocchia di Fu Shun, della diocesi di Liao Ning, dove la celebrazione dell’Epifania è stata anticipata alla domenica 3 gennaio, una ottantina di leader dei gruppi laici e di catechisti hanno ricevuto il mandato missionario durante la solenne Eucaristia, perché siano i primi collaboratori dei sacerdoti nell’ambito della pastorale e della missione della Chiesa. Oggi la parrocchia ha dato vita a 47 centri di preghiera e di incontro familiare per vivere e diffondere il Vangelo. Per rilanciare l’evangelizzazione nell’anno nuovo, dal 4 al 9 gennaio oltre 90 laici attivi nella vita delle parrocchie e delle Comunità ecclesiali di base della diocesi di Xing Tai, nella provincia dell’He Bei hanno preso parte all’incontro sull’evangelizzazione che si è svolto presso il Centro pastorale diocesano. Come esperienza esemplificativa, durante l’incontro gruppi formati da 7 persone sono stati inviati nei villaggi ad evangelizzare. Nella parrocchia di Yi Nan della diocesi di Lin Yi, della provincia di Shan Dong, il Seminario sull’evangelizzazione si è svolto domenica 10 gennaio, nel giorno della celebrazione diocesana della solennità dell’Epifania. In questa occasione, oltre ad avviare ufficialmente l’attività missionaria dell’anno nuovo, i 26 responsabili dei gruppi di evangelizzazione hanno condiviso il lavoro svolto nel 2009 e presentato il progetto concreto del 2010, inoltre sono stati premiati i migliori evangelizzatori dell’anno. (R.P.)

    inizio pagina

    Ungheria: il nunzio apostolico invita il presidente a impegnarsi su ambiente e scuola

    ◊   “A causa della crisi finanziaria e sociale internazionale, il 2009 è stato un anno molto difficile per la maggior parte dei Paesi del mondo” ed anche “per la Repubblica di Ungheria”, dove “il rimpasto del governo e i continui cambiamenti negli incarichi ministeriali hanno certamente avuto un impatto sulla sensibilità economica e sociale”. Così l’arcivescovo Juliusz Janusz, nunzio apostolico e decano del Corpo diplomatico accreditato presso la Repubblica d’Ungheria, nell’incontro avuto ieri con il presidente ungherese László Sólyom per la presentazione degli auguri per il nuovo anno. “Allo stesso tempo – ha ricordato l’arcivescovo Janusz ripreso dall'agenzia Sir – è importante registrare l’accelerazione dell’impegno dell’Ungheria nell’arena internazionale e il suo coinvolgimento nelle attività dell’Ue”. Di qui il richiamo al 20° anniversario dell’apertura delle frontiere con l’Austria, celebrato il 27 giugno 2009, e il Forum mondiale delle scienze svoltosi a Budapest lo scorso novembre. Due in particolare, secondo il nunzio, le priorità di una politica “al servizio del bene comune”: l’impegno per la protezione dell’ambiente e il mantenimento di un buon livello di istruzione. “Sarebbe una grossa perdita per lo sviluppo del Paese – ha concluso mons. Janusz - se l’attuale crisi economica danneggiasse il regolare funzionamento delle scuole ad ogni livello”. (R.P.)

    inizio pagina

    Slovenia: mons. Anton Stres è il nuovo presidente della Conferenza episcopale

    ◊   È mons. Anton Stres, 35° arcivescovo metropolita di Ljubljana, il nuovo presidente della Conferenza episcopale slovena, eletto l’11 gennaio nel corso della 52.ma Assemblea generale ordinaria della Ces. Nato nel 1942 nel villaggio di Donačka Gora, che fa parte della parrocchia di Rogatec, nel 1960 Stres entra nella Congregazione della Missione (Lazzaristi) a Belgrado. All’Institut Catholique de Paris nel 1969 consegue la licenza in teologia, cui seguono negli anni il master in filosofia e i dottorati in teologia e in filosofia. Dal 1972 docente presso la Facoltà di teologia di Ljubljana, ne è per alcuni anni il decano. Tra i diversi incarichi ricoperti - riferisce l'agenzia Sir - quello di vicepresidente delle Commissioni europee Giustizia e pace, di consultore del Pontificio Consiglio Giustizia e pace, di rappresentante della Conferenza episcopale slovena presso la Comece. Consacrato nel 2000 vescovo di Maribor, è il primo vescovo della diocesi di Celje, eretta nel 2006; e nel 2007 viene eletto vicepresidente dei vescovi sloveni. Nel novembre 2009 Benedetto XVI lo nomina arcivescovo metropolita di Ljubljana. Il nuovo vicepresidente della Ces è mons. Franc Kramberger, arcivescovo metropolita di Maribor. (R.P.)

    inizio pagina

    Scozia: i Movimenti per la vita mobilitati contro la legge sul suicidio assistito

    ◊   "Abbiamo sfidato la legge sul suicidio assistito chiedendo, con una lettera al presidente del parlamento scozzese, di esaminare se la nuova proposta di legge entra in conflitto con la convenzione europea sui diritti umani". Gordon MacDonald, portavoce di "Care not killing alliance", una charity del Movimento per la vita sostenuta dalla Chiesa cattolica, spiega all'agenzia Sir Europa l'ultima iniziativa per fermare la legalizzazione del suicidio assistito. La legge, proposta da Margo MacDonald, una parlamentare indipendente che soffre di morbo di Parkinson e vuole ottenere dalla legge il permesso di essere lasciata morire, verrà pubblicata sul sito del parlamento questa settimana. In questi giorni il presidente del parlamento dovrà decidere se è compatibile con la legislazione europea sui diritti umani. "Pensiamo che il parlamento discuterà e voterà la legge prima della fine di giugno. Quasi sicuramente la nuova legislazione verrà respinta perché la volontà politica è contraria al suicidio assistito", spiega ancora MacDonald. Due sondaggi hanno dato risultati opposti su questo argomento. "La risposta degli intervistati - commenta MacDonald - spesso dipende da come viene formulata la domanda. E' difficile sapere come la pensano gli scozzesi. Credo che ci sia molta ignoranza sull'argomento. Molti si fermano al sentimento iniziale di simpatia e partecipazione per il dolore del sofferente e non analizzano le conseguenze di una legalizzazione del suicidio assistito". Non contrari al suicidio assistito, secondo MacDonald, sembrano essere i media che hanno fatto una pubblicità favorevole alla sua legalizzazione. In Gran Bretagna invece si attende per la metà di febbraio l'approvazione definitiva delle linee guida in materia di suicidio assistito preparate dal pubblico ministero, sulle quali è stata aperta una consultazione negli ultimi mesi. "Se la versione finale delle linee guida sarà la stessa proposta al pubblico durante la consultazione significa che sarà automatico per un parente essere autorizzato ad aiutare un portatore di handicap o un malato terminale ad andare nella clinica svizzera "Dignitas" a morire. Ad essere incriminati saranno soltanto i parenti di persone sane. Una discriminazione aberrante", commenta Alistair Thompson portavoce della "Care not killing alliance" per la Gran Bretagna. (L.Z.)

    inizio pagina

    Israele: è morto Samuel Hadas, primo ambasciatore d'Israele presso la Santa Sede

    ◊   È morto a Gerusalemme, dove era ricoverato in ospedale, Samuel (Shmuel) Hadas, primo ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede. Ne ha dato notizia ieri il World Jewish Congress (WJC). In un comunicato, il presidente del WJC, Ronald Lauder, lo descrive come “un pioniere dei rapporti ebraico-cattolici, colui che non solo contribuì a creare le relazioni tra Israele ed il Vaticano durante gli anni ’90, ma dimostrò anche la propria dedizione nell’istituire la cooperazione e la fiducia reciproca”. Nato in Argentina, Hadas era cresciuto in Israele ed era poi entrato nel servizio diplomatico dello Stato ebraico. Aveva operato in Messico, Colombia, Bolivia e Spagna. Poi, nel 1993, era diventato ambasciatore presso la Santa Sede, segnando, di fatto, l’avvio delle relazioni diplomatiche tra il Vaticano ed Israele. In seguito, aveva operato nell’Israel Jewish Israel Jewish Council for Inter-Religious Relations e nel World Jewish Congress, in particolare nell’area del dialogo ebraico-cristiano. (I.P.)

    inizio pagina

    Bruno Dallapiccola nuovo direttore scientifico dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù

    ◊   Il professor Bruno Dallapiccola è il nuovo direttore scientifico dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. Originario di Bricherasio, in provincia di Torino, il sessantottenne genetista dopo aver insegnato all'università «La Sapienza» di Roma, è stato direttore dell'istituto di ricovero e cura a carattere scientifico «Casa sollievo della sofferenza», l'ospedale voluto a San Giovanni Rotondo da Padre Pio, e successivamente ha ricoperto l'incarico di direttore scientifico dell'istituto Mendel. Attualmente è anche componente del Comitato nazionale italiano per la bioetica. Dallapiccola ha maturato la sua lunga esperienza in anni e anni di studi approfonditi grazie ai quali ha potuto, negli anni, dare vita a diverse iniziative. Tra le più importanti ricordiamo il primo servizio di diagnosi prenatale costituito a Roma nel 1976. Ha inoltre avviato e coordinato laboratori di diagnosi genetica in diversi ospedali e in numerose università. Affidando la direzione scientifica a Dallapiccola, il presidente Giuseppe Profiti ha dotato l'ospedale Bambino Gesù, che è di proprietà della Santa Sede, di una nuova alta professionalità per rafforzare il grado di eccellenza acquisito nel tempo.

    inizio pagina

    “Viaggio nell’8xmille alla Chiesa cattolica” con una laica pubblicitaria e una suora esperta di statistica

    ◊   “Viaggio nell’8xmille alla Chiesa cattolica”: è il titolo del libro di Simonetta Blasi e Marie Gannon, dedicato al sistema di sostentamento economico diretto dei cittadini italiani alle attività ecclesiali, attraverso lo strumento fiscale. La pubblicazione, edita da Monti, giunge a venti anni nel 2009 dall’avvio del “Servizio di promozione per il sostegno economico alla Chiesa cattolica della Conferenza episcopale italiana”. Un’occasione dunque di bilancio e riflessione. Partendo dalla ricostruzione storico-politico-sociale, che ha segnato l’evoluzione dei rapporti tra Chiesa cattolica e Stato italiano, alla definizione degli indirizzi teologico-pastorali che hanno guidato le scelte comunicative del Servizio, il volume approda ad un’originale analisi dei contenuti degli spot 8xmille, in relazione ai valori trasmessi e premiati di fatto dal consenso espresso dal grande pubblico. Oltre 12 mila i dati raccolti, in una novantina di spot pubblicitari. Il quadro che esce è denso di informazioni, suggestioni e prospettive di una Chiesa che accetta la sfida di coniugare l’annuncio evangelico ai cambiamenti sociali e alla comunicazione moderna. Un viaggio stimolante e ricco di scoperte per il lettore. Le autrici, una laica ed una religiosa - Simonetta Blasi, un passato da pubblicitaria, docente alla Pontificia Università Salesiana e alla Lumsa; Marie Gannon, esperta di statistica e metodologia della ricerca, già docente alla Pontificia Università salesiana e all’Auxilium - hanno lavorato insieme con passione a quest’opera originale volta a documentare l’opera sociale della Chiesa, “in grado di proporre messaggi carichi di valori costruttivi con coerenza d’intenti e potenza di mezzi”. (A cura di Roberta Gisotti)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Scambio di accuse tra Iran e Usa per l’omicidio dello scienziato nucleare iraniano

    ◊   In Iran, è ancora giallo sulle motivazioni della morte, ieri, di uno scienziato nucleare ucciso da un ordigno comandato a distanza, fuori della sua abitazione. Teheran ha subito attribuito l'agguato a Stati Uniti e Israele, accusandoli di voler fermare il programma nucleare interno. Oggi, il presidente del parlamento iraniano, Ali Larijani, ha puntato il dito direttamente contro il presidente americano, Barak Obama, reo di aver “incoraggiato i terroristi”. Intanto, in seno alla comunità internazionale è sempre più concreta l’ipotesi di nuove sanzioni contro l’Iran. Il servizio di Marco Guerra:

    Il presidente del parlamento iraniano, Ali Larijani, è tornato oggi ad accusare Israele e Stati Uniti dell'attentato che ha ucciso Massud Ali-Mohammadi, professore di Fisica all'Università di Teheran. Lo ha fatto muovendo insinuazioni pesanti, secondo le quali Obama avrebbe incoraggiato i terroristi ad ''eliminare fisicamente gli scienziati nucleari iraniani''. “Dei proclami umanitari del presidente americano - ha aggiunto l’autorità iraniana - non resta che un’immagine di guerra e di atti terroristici''. Dal canto loro, gli Stati Uniti avevano già definito “assurde” - e Israele le aveva giudicate indegne di una risposta - le accuse lanciate ieri dal Ministero degli esteri iraniano. Intanto, la stampa dello Stato ebraico riferisce di una petizione a favore di Mussavi sottoscritta da 240 intellettuali, fra i quali lo stesso scienziato assassinato, e mostra l'immagine di una persona qualificata come “un libanese degli Hezbollah” nel luogo dell'attentato. Potrebbero quindi aprirsi nuovi scenari che vedono l’ombra della repressione allungarsi anche su questa vicenda. La Repubblica islamica vede inoltre materializzarsi i fantasmi di nuove sanzioni proprio a causa del programma nucleare, che saranno discusse sabato a New York in una riunione del gruppo 5+1. L'ambasciatore americano presso l’Unione Europea ha assicurato che la mano tesa verso l'Iran “non resterà eternamente disponibile”.

     
    Yemen
    Nello Yemen, prosegue la lotta senza quartiere lanciata ad Al Qaida. Un importante capo locale della rete terroristica è stato ucciso assieme ad almeno altri 20 miliziani in un blitz contro un’abitazione nella cittadina di al-Houta, a 600 km ad est di Sanàa. Un altro centinaio d’infiltrati sciiti dallo Yemen sono stati uccisi in Arabia Saudita. Tuttavia, secondo la stampa locale Al Qaida avrebbe allestito tre nuovi campi di addestramento nel sud del Paese. Le fonti hanno aggiunto che i membri dell’organizzazione terroristica “hanno di recente attirato un gran numero di giovani a Shabwa, pagandoli con valuta straniera”.

    Afghanistan
    Non accenna a fermarsi la violenza in Afghanistan. Due agenti di polizia sono morti e almeno 16 sono rimasti feriti in due diversi attentati realizzati nelle province meridionali di Ghazni e Kandahar. Vittime anche tra le truppe statunitensi: due soldati sono morti per l’esplosione di un ordigno nell’est del Paese. Fa discutere, intanto, il rapporto Onu diffuso ieri a Kabul dal quale emerge che il 2009 è stato l’anno più cruento dall'intervento della coalizione internazionale nel 2001. Stando alle cifre offerte, i civili morti lo scorso anno sono stati oltre 2.410, un 14% in più rispetto al 2008. Le vittime provocate dai talebani sono state il triplo di quelle causate dai militari delle forze afghane o internazionali.

    Iraq
    Proseguono le azioni della guerriglia in Iraq. Nella provincia di Anbar, sette i morti provocati da un attentato suicida, condotto con un camion-cisterna imbottito di esplosivo. Ed è polemica per il rapporto della Commissione d’inchiesta indipendente, voluta dal premier olandese, che ha giudicato illegittima l'invasione dell'Iraq da parte di Stati Uniti e Gran Bretagna, sia sotto il profilo del diritto internazionale sia della risoluzione dell’Onu.

    Pakistan
    Questa stamattina un treno in Pakistan ha investito uno scuolabus. Il bilancio dell’incidente è di almeno 11 morti. Si tratta di bambini sotto i dieci anni e del conducente del mezzo. Altri dieci bimbi sono ricoverati in ospedale. Il tutto è accaduto ad un passaggio a livello incustodito. Altri due minori sono morti e vari altri sono rimasti feriti oggi per un’esplosione avvenuta in un terreno abbandonato di Tank City, capoluogo dell'omonimo distretto della Provincia della Frontiera nordoccidentale. Secondo una prima ricostruzione della polizia, i bambini stavano giocando quando hanno raccolto a terra un giubbetto imbottito di esplosivo che è saltato in aria.

    Medio Oriente
    Pieno sostegno dell’Unione Europea alla costruzione di uno stato palestinese. Lo hanno ribadito i leader del Vvecchio continente durante una riunione, ieri a Bruxelles, incentrata soprattutto sugli aiuti economici all’Autorità nazionale palestinese (Anp). Deciso lo stanziamento di un miliardo di euro. Il rilancio dei negoziati di pace con gli israeliani, basati sulla soluzione dei due stati, sarà oggi al centro di una nuova riunione dei membri del quartetto per il Medio Oriente, composto alla presenza, fra gli altri, dell’inviato Usa, George Mitchell, che proprio nei prossimi giorni si recherà nella regione.

    Google contro la censura cinese
    Google ha denunciato di aver subito attacchi informatici “molto sofisticati" da parte di Pechino per rintracciare attivisti per la difesa dei diritti umani cinesi. Le caselle postali di alcuni leader dell'opposizione sarebbero infatti state violate. Il più diffuso motore di ricerca del web ha quindi annunciato che non applicherà più alcun filtro in Cina, minacciando di sospendere ogni attività nel ricco mercato asiatico. Riprovazione per la vicenda è stata espressa dagli Stati Uniti che - attraverso il segretario di Stato, Hillary Clinton - hanno chiesto spiegazioni al governo di Pechino, che a sua volta sta verificando le accuse mosse dalla compagnia americana.

    India maltempo
    Non si placa l’eccezionale ondata di maltempo che in questi giorni ha colpito l'India, soprattutto la zona centro-nord del Paese. Media di Nuova Dheli hanno riferito oggi che dall’inizio dell’anno sono morte circa 350 persone, la maggior parte - poveri e anziani - nella regione dell'Uttar Pradèsh.

    Guinea
    Prima uscita pubblica in Burkina Faso del capo della giunta militare in Guinea, Camarà, dopo il lungo ricovero a seguito dell’attentato subito lo scorso mese di dicembre. Da quella data, il leader africano non era mai apparso in pubblico. Smentite dunque le notizie sull’aggravarsi delle sue condizioni di salute. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 13

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina