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Sommario del 10/01/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • La violenza non è mai la via per risolvere le difficoltà: all’Angelus, l’appello di Benedetto XVI in difesa dei diritti dei migranti e dei cristiani perseguitati. Nella Festa del Battesimo del Signore, il Papa battezza 14 bambini
  • Visita del Papa al cardinale Etchegaray al Policlinico Gemelli. Il porporato sarà dimesso nei prossimi giorni
  • La Chiesa del Madagascar in lutto per la morte del cardinale Razafindratandra, arcivescovo emerito di Antananarivo
  • Oggi in Primo Piano

  • Dopo il sanguinoso attacco, la nazionale di calcio del Togo lascia la Coppa d'Africa. Con noi, don Mario Lusek
  • All'insegna della vicinanza spirituale, pellegrinaggio in Terra Santa di vescovi europei e americani
  • Si chiude l’Anno Internazionale dell’Astronomia: un bilancio con padre Coyne e l’astrofisico Benvenuti
  • Dalla musica al sacerdozio: il percorso di un agostiniano che con i giovani di oggi condivide la passione per il rock e il pop
  • Avatar, il nuovo film di James Cameron: effetti speciali e innocuo panteismo
  • Chiesa e Società

  • Ancora violenze anticristiane in Egitto e Malaysia. Attaccata anche una chiesa in Algeria
  • Nigeria: mons. Onaiyekan chiede elezioni “libere e giuste” nel 2011
  • Stati Uniti: al via la Settimana nazionale di sensibilizzazione per le vocazioni
  • I vescovi del Brasile criticano il Programma governativo sui diritti dei cittadini
  • Al via il primo canale cattolico pakistano, Good News Tv
  • Un calendario dedicato a Matteo Ricci: iniziativa della diocesi di Macerata
  • 24 Ore nel Mondo

  • Al via a Rosarno la demolizione delle baracche degli immigrati che hanno lasciato in massa la cittadina calabrese
  • Il Papa e la Santa Sede



    La violenza non è mai la via per risolvere le difficoltà: all’Angelus, l’appello di Benedetto XVI in difesa dei diritti dei migranti e dei cristiani perseguitati. Nella Festa del Battesimo del Signore, il Papa battezza 14 bambini

    ◊   Il cuore di Benedetto XVI è accanto a chi soffre, ai migranti come ai cristiani vittime delle persecuzioni. All’Angelus in Piazza San Pietro, nella Festa del Battesimo del Signore, il Papa leva un vibrante appello contro la violenza e in difesa della dignità della persona, ferita in questi giorni nell’Italia del Sud come in Egitto e Malaysia. Prima della recita della preghiera mariana, il Papa ha celebrato una Messa nella Cappella Sistina nella quale ha amministrato il Battesimo a 14 bambini. Nell’omelia, il Papa si è soffermato sul significato di questo Sacramento, che ci rende realmente figli di Dio. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    I migranti sfruttati e i cristiani perseguitati: all’Angelus, Benedetto XVI confida che, in questi ultimi giorni, la sua attenzione è stata attratta dalla condizione di persone immigrate, “che cercano una vita migliore in Paesi che hanno bisogno, per diversi motivi, della loro presenza”, e dalle “situazioni conflittuali, in varie parti del mondo, in cui i cristiani sono oggetto di attacchi, anche violenti”. Il Papa rivolge dunque un vibrante appello:

     
    “Bisogna ripartire dal cuore del problema! Bisogna ripartire dal significato della persona! Un immigrato è un essere umano, differente per provenienza, cultura, e tradizioni, ma è una persona da rispettare e con diritti e doveri, in particolare, nell’ambito del lavoro, dove è più facile la tentazione dello sfruttamento, ma anche nell’ambito delle condizioni concrete di vita. La violenza non deve essere mai per nessuno la via per risolvere le difficoltà. Il problema è anzitutto umano! Invito, a guardare il volto dell’altro e a scoprire che egli ha un’anima, una storia e una vita e che Dio lo ama come ama me”.
     
    Ed esprime considerazioni simili anche “per ciò che riguarda l’uomo nella sua diversità religiosa”. Il pensiero va ai recenti attacchi anticristiani in Egitto e Malaysia:

     
    “La violenza verso i cristiani in alcuni Paesi ha suscitato lo sdegno di molti, anche perché si è manifestata nei giorni più sacri della tradizione cristiana. Occorre che le Istituzioni sia politiche, sia religiose non vengano meno – lo ribadisco – alle proprie responsabilità. Non può esserci violenza nel nome di Dio, né si può pensare di onorarlo offendendo la dignità e la libertà dei propri simili”.  Prima delle parole sui migranti e i cristiani perseguitati, il Papa si era soffermato sul significato dell’odierna festa del Battesimo del Signore. Un avvenimento, afferma, che suggerisce molto bene il “senso globale delle Festività natalizie, nelle quali il tema del diventare figli di Dio grazie alla venuta del Figlio unigenito nella nostra umanità costituisce un elemento dominante”. “Dio – sottolinea – è nato perché noi possiamo rinascere”. Dal Battesimo, è poi la sua riflessione, deriva anche un modello di società: “quella dei fratelli”. La fraternità, avverte il Papa, “non si può stabilire mediante un’ideologia, tanto meno per decreto di un qualsiasi potere costituito”:
     
    “Ci si riconosce fratelli a partire dall’umile ma profonda consapevolezza del proprio essere figli dell’unico Padre celeste. Come cristiani, grazie allo Spirito Santo ricevuto nel Battesimo, abbiamo in sorte il dono e l’impegno di vivere da figli di Dio e da fratelli, per essere come “lievito” di un’umanità nuova, solidale e ricca di pace e di speranza”. Canti

     
    Prima dell’Angelus, il Papa aveva amministrato il Sacramento del Battesimo a 14 neonati, durante una celebrazione eucaristica nella Cappella Sistina. E’ “un grande giorno” per questi bambini, ha detto il Papa, che nella sua omelia si è soffermato sul racconto proposto dal Vangelo domenicale: il Battesimo di Gesù sulle rive del Giordano. E’ la prima occasione, ha annotato il Santo Padre, in cui egli da uomo maturo, entra nella scena pubblica, dopo aver lasciato Nazaret. Lo troviamo ora presso Giovanni il Battista, mentre, ci racconta San Luca, il popolo “era in attesa”:

     
    “Egli sottolinea, così, l’attesa di Israele, coglie, in quelle persone che avevano lasciato le loro case e gli impegni abituali, il profondo desiderio di un mondo diverso e di parole nuove, che sembrano trovare risposta proprio nelle parole severe, impegnative, ma colme di speranza del Precursore”.
     
    Quello di Giovanni, spiega, è un “battesimo di penitenza, un segno che invita alla conversione, a cambiare vita, perché si avvicina Colui che ‘battezzerà in Spirito santo e fuoco’”:

     
    “Infatti, non si può aspirare ad un mondo nuovo rimanendo immersi nell’egoismo e nelle abitudini legate al peccato. Anche Gesù abbandona la casa e le consuete occupazioni per raggiungere il Giordano. Arriva in mezzo alla folla che sta ascoltando il Battista e si mette in fila come tutti, in attesa di essere battezzato”.

     
    Quando Giovanni vede Gesù avvicinarsi “intuisce che in quell’Uomo c’è qualcosa di unico, che è il misterioso Altro che attendeva e verso il quale era orientata tutta la sua vita”. Eppure, annota il Papa, Gesù ci sorprende con la sua umiltà:

     
    “Presso il Giordano, Gesù si manifesta con una straordinaria umiltà, che richiama la povertà e la semplicità del Bambino deposto nella mangiatoia, e anticipa i sentimenti con i quali, al termine dei suoi giorni terreni, giungerà a lavare i piedi dei discepoli e subirà l’umiliazione terribile della croce".

     
    “Il Figlio di Dio, Colui che è senza peccato - prosegue - si pone tra i peccatori, mostra la vicinanza di Dio al cammino di conversione dell’uomo”:
     
    “Gesù prende sulle sue spalle il peso della colpa dell’intera umanità, inizia la sua missione mettendosi al posto dei peccatori, nella prospettiva della croce”

     
    Quando dopo il battesimo, Gesù esce dall’acqua, rileva il Papa, si aprono i cieli e “la voce stessa del Padre indica agli uomini la presenza nel mondo del suo Figlio che invita a guardare alla risurrezione, alla vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte”. E afferma che anche per i bambini battezzati si aprono i cieli, giacché “lo Spirito Santo abiterà in loro come in un tempio, trasformando in profondità il loro cuore”:

     
    “Da questo momento, la voce del Padre chiamerà anche loro ad essere suoi figli in Cristo e, nella sua famiglia che è la Chiesa, donerà a ciascuno il dono sublime della fede. Tale dono, ora che non hanno la possibilità di intendere pienamente, sarà deposto nel loro cuore come un seme pieno di vita, che attende di svilupparsi e portare frutto”.

     
    E non manca di sottolineare il ruolo determinante dei genitori, dei padrini e delle madrine, la cui fede rappresenta “la premessa necessaria perché la Chiesa conferisca il Battesimo ai loro bambini”. Ai genitori, osserva il Papa, il celebrante ricorda che con questo Sacramento essi assumono l’impegno di educare i propri figli nella fede:
     
    “Questi dovranno impegnarsi ad alimentare con le parole e la testimonianza della loro vita le fiaccole della fede dei bambini, perché possa risplendere in questo nostro mondo, che brancola spesso nelle tenebre del dubbio, e recare la luce del Vangelo che è vita e speranza”.

     
    Benedetto XVI ricorda dunque che la liturgia presenta il Battesimo proprio come un’esperienza di luce. “È del Battesimo - spiega - illuminare con la luce di Cristo, aprire gli occhi al suo splendore e introdurre al mistero di Dio attraverso il lume divino della fede”. Infine, l’auspicio che i fedeli possano essere sempre illuminati dalla luce del Vangelo che ci conduce “ad una vita più felice, più bella, più solidale, ad una vita secondo Dio”.

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    Visita del Papa al cardinale Etchegaray al Policlinico Gemelli. Il porporato sarà dimesso nei prossimi giorni

    ◊   Ieri sera, il Papa si è recato al Policlinico Gemelli per rendere visita al cardinale Roger Etchegaray, che vi si trova degente in seguito alla frattura riportata nell’incidente all’inizio della celebrazione della notte di Natale e alla successiva operazione chirurgica. E’ quanto reso noto dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    La visita del Papa, che è stato accolto dal prof. Ornaghi, rettore dell’Università Cattolica, e dal prof. Catananti, direttore del Policlinico, ha avuto luogo intorno alle ore 19 ed è durata circa mezzora. L’incontro, si legge nella nota della Sala Stampa, è stato caratterizzato “da un colloquio molto cordiale fra il Papa e il cardinale in lingua francese”. Il Pontefice “ha espresso il suo interessamento e la sua vicinanza spirituale, e ha potuto rendersi conto di persona del decorso favorevole della degenza e della riabilitazione postoperatoria” del porporato, “le cui condizioni cliniche sono ottime”. Alla fine del colloquio, il cardinale ha accompagnato il Papa alla porta camminando. La dimissione dal Policlinico del cardinale Etchegaray, conclude la nota, “si può quindi prevedere verso la metà della settimana prossima”. Il Santo Padre, uscendo, ha anche salutato alcuni degenti dell’ospedale romano.

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    La Chiesa del Madagascar in lutto per la morte del cardinale Razafindratandra, arcivescovo emerito di Antananarivo

    ◊   La Chiesa malgascia in lutto per la morte di una delle sue figure più eminenti: il cardinale Armand Gaétan Razafindratandra, arcivescovo emerito di Antananarivo. Il porporato è morto ieri pomeriggio nell’ospedale di Mahajanga, all’età di 84 anni. Era nato nel 1925 a Ambohimalaza, località a circa cinquanta chilometri da Antananarivo, dove suo nonno era governatore. Dopo l’ordinazione sacerdotale nel 1954, ha studiato all'Istituto Cattolico di Parigi. Rientrato in Madagascar nel 1956, è diventato direttore dell'Insegnamento Catechetico. Nel 1978 è stato nominato vescovo di Mahajanga. In questo periodo, annunciando il Vangelo in tutte le parrocchie del territorio, le ha raggiunte quasi sempre a piedi, e spesso per la prima volta. È stato tra i fondatori della Commissione ecumenica di Teologia, a cui è affidata l'elaborazione dello statuto del Consiglio delle Chiese Cristiane, movimento che ha svolto un ruolo particolarmente importante nell'evoluzione democratica della nazione malgascia a partire dal 1989. Nel 1994 è diventato arcivescovo di Antananarivo e nello stesso anno è stato creato cardinale da Giovanni Paolo II. Dal 1997 al 2002 è stato presidente della Conferenza episcopale del Madagascar. Con il decesso del cardinale Razafindratandra, il Collegio Cardinalizio comprende ora 182 porporati, di cui 112 elettori e 70 non elettori.

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    Oggi in Primo Piano



    Dopo il sanguinoso attacco, la nazionale di calcio del Togo lascia la Coppa d'Africa. Con noi, don Mario Lusek

    ◊   La nazionale di calcio del Togo rientrerà in patria e non giocherà nel torneo per la Coppa d'Africa, in Angola. Lo ha affermato oggi il calciatore togolese Emmanuel Adebayor alla radio francese Rmc. L'annuncio è arrivato dopo che i giocatori avevano espresso la volontà di partecipare alla manifestazione sportiva, nonostante l’attacco di venerdì scorso ai danni dell’autobus della squadra, nella enclave di Cabinda, costato la vita a tre persone. Il governo, che aveva chiesto alla squadra di rientrare in patria, sta pensando di decretare tre giorni di lutto nazionale, a partire da domani. Per una riflessione sulla tragica vicenda, Alessandro Gisotti ha intervistato don Mario Lusek, direttore dell'Ufficio della Cei per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport:

    R. – Quando avvengono fatti come questi chiaramente si guarda quello che è il contesto sociale, culturale dell’Africa, le ferite ancora vive che sono impresse nel corpo di questo continente. Papa Benedetto ce l’ha ricordato benissimo nel Sinodo dell’Africa, dove ha messo proprio il dito nelle piaghe del continente, le ha individuate in maniera ben precisa. Quello che turba è che queste ferite ancora aperte si riversino anche sullo sport, che dovrebbe favorire un processo di riconciliazione, di incontro, di dialogo e soprattutto di simpatia tra le diverse culture ed etnie che popolano l’Africa. Purtroppo, queste ferite ancora aperte riducono l’aspetto sportivo, anche in Africa, ad un consumo, ad un consumo sportivo, facendogli perdere l’identità di promozione del dialogo, dell’incontro e della pacificazione di quelle terre. Questo è evidente. Tali ferite aperte si ripercuotono anche all’interno del mondo calcistico, ma non solo calcistico, sportivo in generale. Quindi, chiaramente, non aiutano al riscatto di quel continente, quel rialzarsi per manifestare la sua dignità. E’ il problema della sicurezza adesso che viene messo in discussione e, nello stesso tempo, rispecchia quella che è la cultura mondiale, che si strumentalizza eventi sportivi per rivendicazioni che non hanno nulla a che fare con l’avvenimento stesso.

     
    D. – Questa strage avviene peraltro a pochi mesi dall’inizio del mondiale in Sudafrica, il primo campionato mondiale di calcio in Africa e, dunque, chiaramente getta anche un’ombra su questo grande evento...

     
    R. – Un’ombra forte e un’ombra terribile soprattutto per quanto riguarda questa ipotesi di riscatto. Io credo che gli eventi internazionali come questi possano favorire moltissimo, nelle varie parti del mondo, un processo di emancipazione, una ricerca di benessere, una valorizzazione delle culture e delle tradizioni locali. Quindi, la Coppa d'Africa era un’occasione per fare emergere le realtà più positive, più belle che il continente vive, perché lo sport aiuta anche ad affrontare quella che noi chiamiamo “la vita stessa” e porta con sé anche una metafora della vita. Dentro al continente africano vediamo che anche le deviazioni che si sono manifestate in questi giorni sono uno specchio della cultura locale. Quindi, si spreca un’occasione. Io penso che proprio quell’invito che Papa Benedetto fece nell’omelia finale del Sinodo: “Coraggio alzati Africa”, sia il linguaggio di questo momento. Nonostante tutto, nonostante questo fatto di sangue terribile, abbiamo bisogno di speranza, di fiducia e di ottimismo, di andare avanti.

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    All'insegna della vicinanza spirituale, pellegrinaggio in Terra Santa di vescovi europei e americani

    ◊   Con una visita pastorale alle comunità cristiane della Cisgiordania, di Nablus, Jifna, Aboud, Ain Arik, si apre oggi la visita del Coordinamento dei vescovi statunitensi e europei per la Terra Santa che dal 1998, si svolge ogni anno in gennaio, su mandato della Santa Sede, con l’organizzazione della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles e dell’Assemblea dei vescovi cattolici della Terra Santa, "Holy Land Coordination" (Hlc). L’incontro con la comunità cristiana di Gaza, non avrà luogo, per motivi di sicurezza. Il servizio di Daniele Rocchi, inviato in Terra Santa dell'agenzia Sir:

    Lo scopo è quello di promuovere vicinanza spirituale e materiale alla Chiesa locale facendo anche pressione sul piano politico e socio-economico. Quest’anno farà parte della delegazione, composta da circa 26 vescovi - ma qualcuno è stato fermato temporaneamente dal maltempo in Europa - anche padre Duarte da Cunha, segretario generale del Ccee (Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa). “Con questa visita, i vescovi europei, hanno inteso esprimere il loro desiderio di comprendere meglio e condividere le difficoltà delle popolazioni di quei territori e allo stesso tempo dare un segno tangibile della vicinanza che le nostre Chiese hanno verso i cristiani della Terra Santa e dell’amicizia nei confronti del popolo israeliano e palestinese – afferma da Cunha - la Chiesa in Europa ha bisogno di questo tipo di incontri per costruire ponti di solidarietà e per definire il genere di interventi a sostegno dei nostri fratelli cristiani”. Inizio dei lavori è fissato per domani, 11 gennaio, quando parleranno il Patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, e il nunzio apostolico, mons. Antonio Franco. Il primo sulla situazione dei cristiani in Terra Santa e sulla visita del Papa del 2009, il secondo relazionerà, invece, sull'andamento dei lavori per l'approvazione dell'accordo fondamentale tra Santa Sede e Israele. Nei prossimi giorni, poi, la delegazione si recherà all’università di Betlemme e al Seminario di Beit Safa. Particolarmente significativi sono gli incontri, mercoledì 13, con il presidente israeliano Shimon Peres e con quello palestinese Mahmud Abbas. La visita si concluderà giovedì 14 gennaio a Gerusalemme con una celebrazione al Santo Sepolcro e con una conferenza stampa.

     
    Ma con quali sentimenti e aspettative i presuli vivono questa visita in Terra Santa? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a mons. Riccardo Fontana, arcivescovo-vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro :

    R. – Da una parte con un sentimento di grande speranza e, dall’altra, con la voglia di un coinvolgimento nella storia dei cristiani di questa terra benedetta dalla presenza del Signore. Non possiamo guardare alla Terra Santa semplicemente come una località, dove andare a pellegrinare, dove fare delle pie riflessioni, ma essenzialmente dobbiamo riferirci alle Chiese che sono qui. Credo che sia molto importante avere questo senso di appartenenza. Siamo noi in questa Gerusalemme che è al tempo stesso la capitale eterna di tutti i figli di Abramo, con grande attenzione verso tutti, senza trascurare nessuno ma con la certezza che siamo noi cristiani. “Tutti qua siamo nati”, dice il Salmo. Io credo che questo sia un senso da cui deve provenire una nostra attenzione speciale.

     
    D. – Mons. Fontana, nel concreto, come manifestare questa attenzione?

     
    R. – Non bastano pii desideri, bisogna sostenere i fratelli vescovi che sono qui: innanzitutto il patriarca Fouad Twal, insieme col Santo Padre che ci ha dato l’esempio anche di questo, essere presenti: essere presenti non soltanto nel momento del pellegrinaggio ma anche ritornando a casa. I legami con la Chiesa madre di Gerusalemme devono essere tenuti vivi. Questo è un senso forte di speranza perché senz’altro è possibile fare molto. E’ il Signore che ispira e guida tutte le tre grandi religioni monoteiste, è il Signore che guida i figli di Abramo, e ancora una volta dobbiamo trovare le vie della pace. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Si chiude l’Anno Internazionale dell’Astronomia: un bilancio con padre Coyne e l’astrofisico Benvenuti

    ◊   Si chiude oggi l’“Anno internazionale dell’Astronomia 2009”. L’evento viene celebrato, con un convegno internazionale, presso l’Università di Padova, dove Galileo insegnò fisica sperimentale ed astronomia. Per un bilancio su questo Anno Internazionale e sulle prospettive per il futuro dell’astronomia, Fabio Colagrande ha intervistato Piero Benvenuti, astrofisico dell’Università di Padova, vice commissario dell’Agenzia spaziale italiana:

    R. – Credo che uno dei risultati più importanti di questo Anno sia stato lo sforzo che abbiamo dovuto fare noi astronomi per cercare di spiegare alla gente, alle persone comuni, che non si interessano normalmente di questa scienza, quale sia veramente l’essenza della conoscenza che abbiamo acquisito in questi 400 anni, da quando Galileo ha puntato per la prima volta il telescopio verso il cielo. E’ molto facile impressionare la gente parlando della stella più lontana, della galassia più grande, del buco nero più massiccio, ma è molto più importante far capire quale sia la vera conoscenza che abbiamo acquisito e anche quale sia la nostra ignoranza nei confronti dell’universo intero.

     
    D. – E’ stato anche un Anno di cooperazioni internazionali sul fronte della divulgazione dell’astronomia. Come mantenere attiva questa rete di cooperazione che è stata creata nel 2009?

     
    R. – In effetti, con molte iniziative che sono state create quest’anno sono state poste le basi per continuare quest’opera di divulgazione, soprattutto nel campo dei Paesi meno sviluppati, che non hanno una tradizione centenaria come l’abbiamo noi. E’ molto importante, perché l’astronomia è una scienza che affascina e quindi è una specie di chiave per entrare e per invogliare i giovani ad interessarsi della scienza, del metodo scientifico, non solo astronomico. Attraverso l’astronomia può nascere questa passione che poi si sviluppa, perché la conoscenza è la base dello sviluppo dell’uomo.

     
    Al convegno di Padova, che si chiude stasera, è intervenuto stamani il padre gesuita George Coyne con una relazione intitolata “Galileo e la Chiesa: le lezioni apprese”. Proprio sul rapporto tra Chiesa e scienza, alla luce del “caso Galileo”, Fabio Colagrande ha raccolto la riflessione dello stesso padre Coyne:

    R. – Siamo tutti nelle condizioni di dovere sempre aprirci alle nuove conoscenze. Allora la Chiesa, senz’altro, tramite la storia, è più aperta che mai oggigiorno alle ricerche scientifiche, ai risultati. Dal periodo di Galileo, la Chiesa senz’altro ha imparato e anche gli scienziati hanno imparato tanto da quel periodo di studio. Ovviamente l’Anno Internazionale dell’Astronomia viene a ricordare le prime osservazioni di Galileo con il telescopio. Lui ha fatto le prime osservazioni telescopiche e ha stabilito una rivoluzione della nostra conoscenza sia dell’universo che di noi stessi.

     
    D. – Quindi, secondo lei, padre Coyne, la Chiesa deve tener conto di quanto successo nel 1600?

     
    R. – La Chiesa deve sempre tener conto delle epoche più importanti della storia e dei risultati moderni. La Chiesa deve mantenersi sempre aggiornata sulla storia passata e sulla storia moderna.

     
    D. – Lei è uno scienziato e un religioso. Gli scienziati, in genere, come devono guardare alla Chiesa, come ad un’alleata in molti campi?

     
    R. – Direi di sì. Oggigiorno, senz’altro, la Chiesa è molto più aperta al dialogo con la cultura scientifica. Specialmente dal Pontificato di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI la Chiesa si è aperta senz’altro più che mai al dialogo con il mondo scientifico. (Montaggi a cura di Maria Brigini)

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    Dalla musica al sacerdozio: il percorso di un agostiniano che con i giovani di oggi condivide la passione per il rock e il pop

    ◊   La scelta del sacerdozio, spesso, è frutto di un percorso lungo, fatto di riflessioni, molteplici esperienze di vita, incontri. Così è stato ad esempio per padre Aldo Bazan, agostiniano, che prima di emettere i voti ha lavorato anche per una radio come dj. Ma la sua passione per la musica non si è affievolita durante gli anni di formazione religiosa e oggi la sua competenza musicale fa aprire al dialogo diversi giovani. Al microfono di Tiziana Campisi, padre Bazan racconta la storia della sua vocazione:

    R. – E’ stata una riflessione lunga. Dopo il periodo delle scuole superiori e del servizio militare mi sono ritrovato a vivere in contemporanea due possibilità: ho iniziato gli studi di teologia privatamente, insieme ai seminaristi della diocesi, mentre nel pomeriggio facevo un lavoro part time. E’ stata una cosa molto bella ed interessante perché in nove mesi mi ha dato quella possibilità e quella tranquillità di poter scegliere tra un bene ed un meglio. Studiando filosofia e teologia, c’è stato l’incontro con il pensiero di Sant’Agostino. Il suo stile, quest’attenzione verso l’altro sono state cose che mi hanno affascinato molto perché il desiderio di poter vivere con questo stile di comunità dentro un ordine religioso è diventato la priorità per esprimere al meglio quello che sono.

     
    D. – Umanamente cosa può dirci della sua esperienza di sacerdote?

     
    R. – Umanamente c’è una grandissima ricchezza. Il posto più bello e più impegnativo è quello del confessionale: devi cercare di essere presenza d’amore per quella persona che ti sta aprendo l’animo ed in certi momenti non è facile, perché si trovano tante situazioni disastrate. Ci sono persone che da fuori le vedi tranquille ed invece dentro hanno degli abissi d’amore mancato e quindi per riuscire a ridar loro quella parola di speranza e di recupero devi poter condividere.

     
    D. – Lei ha lavorato in una radio, è stato un deejay, ama la musica. Il suo rapporto con la musica fino ad oggi come può descrivercelo?

     
    R. – Bello. E’ sempre stata una mia lunga compagna di viaggio, perché ho iniziato a maneggiare dischi fin da piccolo, proprio nei primi due-tre anni. Tante volte magari capita che si può iniziare ad intessere un dialogo partendo da questi tipi di argomenti e allora diventa anche facile riuscire a trovare punti di aggancio comuni per quello che può essere un rock anni Settanta, un mondo hip hop anni Ottanta e così via. Queste sono cose che hanno tutt’ora un peso enorme per quelle che sono tante fasce giovanili attuali.

     
    D. – Cosa significa, per lei, oggi, essere sacerdote?

     
    R. – E’ un impegno prima di tutto personale ed è un impegno per gli altri. In primis devo cercare di essere, pur con tutti i miei limiti ed i miei difetti, una persona coerente tra quello che dico e quello che faccio e questa non è una cosa sempre facile. Dall’altra parte, è un impegno per gli altri: poter essere presenza d’amore per chi sta intorno a me.

     
    D. – Lei è felice?

     
    R. – La felicità parte prima di tutto da uno spirito riconciliato con se stesso. Da questo punto di vista sì, posso dire che sono felice. La cosa importante è saper accogliere anche se stesso, con i propri limiti e le proprie sbavature, ma anche perdonare i propri limiti. Questa misericordia anche verso se stesso è la radice della riconciliazione che ti fa poi accogliere le altre persone che incontri con quello sguardo di misericordia, perché tutti e due siamo sotto lo stesso sguardo di misericordia di Dio Padre.

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    Avatar, il nuovo film di James Cameron: effetti speciali e innocuo panteismo

    ◊   Dopo aver riscosso un successo incondizionato e incassi stratosferici in molti Paesi del mondo, è stato presentato ieri alla stampa italiana, in vista dell’uscita venerdì prossimo con 800 copie distribuito da Fox, l’attesissimo Avatar di James Cameron. Il film, epico e tecnologicamente sofisticato, nello splendore degli effetti speciali, assolutamente inediti, racconta di un uomo, il suo avatar e l’amore per una integerrima aliena. Schema narrativo non originale adattato per denunciare ancora una volta l’immorale condotta dell’umanità avida e belligerante contrapposta allo spirito pacifico e tollerante degli alieni, sorretti da una vaga spiritualità di ordine panteistico. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Anche sul Titanic squarciato si aprono laceranti conflitti, mentre l’umanità, in preda a comprensibile panico, dimostra la sua vera natura: avidità, orgoglio, vigliaccheria, superbia, che conducono ad atti di vergognosa violenza, di umiliante sopruso. Dodici anni dopo aver creato sullo schermo una delle più belle ed epiche storie d’amore che si snoda sui ponti del famoso transatlantico, James Cameron rinnova la sua sfida tecnologica e i suoi incassi da capogiro, trasportando lo spettatore sul pianeta Pandora, una meraviglia inesauribile di flora e di fauna custodita dagli intrepidi Na’vi, sorta di ominidi azzurri alti tre metri e in convivenza pacifica, anzi in totale e fisica simbiosi con la natura che li circonda, li sostiene e li difende. Ci sono ragioni di stile e di tecnica che hanno fatto di Avatar il titolo più atteso e più costoso della storia del cinema, già ampiamente ripagato da incassi miliardari e da una copertura mediatica senza precedenti. Davvero non si sono mai viste immagini così sorprendenti, che si scoprono attraverso gli occhi e le esperienze di Jake Scully, ex marine innestato nel corpo di un Na’vi, il suo avatar appunto, per tentare non tanto una riconciliazione, quanto la sottomissione e l’annientamento totali della pacifica popolazione indigena. L’umanità, infatti, è approdata su quel pianeta per puri scopi commerciali e di sfruttamento energetico e la vita e le credenze dell’alieno, inteso come altro e diverso, contano nulla rispetto al possibile profitto e all’esercizio del potere. Avatar, dunque, è un film che nelle intenzioni del regista affronta temi di stringente attualità e d’alto profilo etico, inserendoli in uno spettacolo supportato questa volta da una tecnologia davvero senza precedenti, anche grazie al 3D che avvolge lo spettatore con una nitidezza assoluta. Nell’impianto semplice e non originale del pianeta sfruttato, dell’umanità cattiva e della civiltà sull’orlo dell’abisso deturpata nelle sue credenze e nelle sue certezze da colonizzatori senza scrupoli, Avatar si attesta come il titolo di riferimento in cui la suggestione lascia davvero senza parole e senza fiato: voli su draghi colorati, fiori fosforescenti che si librano nell’aria, cavalli a sei zampe che comunicano empaticamente col cavaliere, alberi colossali, montagne sospese nel cielo, sfondo fantastico per le avventure dell’avatar e per la sua lenta e inesorabile adesione ai Na’vi e alle loro ragioni, con una storia d’amore nata teneramente tra lui e la figlia del re. Ma l’incanto ha anche sue ragioni, diciamo, più disincantate: Pandora è il pianeta che strizza abilmente l’occhio a tutte quelle pseudo-dottrine che fanno dell’ecologia la religione del millennio. La natura non è più la creazione da difendere, ma la divinità da adorare, mentre la trascendenza si svuota materializzandosi in una pianta e nelle sue bianche liane che nutre gli spiriti diramandosi nella forma di un vero e proprio panteismo. E’ abbastanza innocuo, Avatar, e soprattutto non nuovo nel divulgare, attraverso le bellezze del pianeta Pandora, tendenze eco-spirituali nate nell’"Era dell’Acquario" e che sembrano trovare conferma soltanto nel 2154, anno in cui la storia è ambientata. Nella loro stupefacente spettacolarizzazione, Avatar potrebbe diventare capostipite di un genere. Si dubita, invece, che sia erede di quei capolavori della fantascienza che hanno segnato, per altri motivi se non gli effetti speciali, la storia del cinema.

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    Chiesa e Società



    Ancora violenze anticristiane in Egitto e Malaysia. Attaccata anche una chiesa in Algeria

    ◊   Non cala la tensione in Egitto, dopo le violenze anticristiane di questi ultimi giorni. Ora il governo condanna “l’abominevole attacco” della notte di Natale a Nagaa Hamadi e promette pene esemplari per i tre musulmani arrestati, ma continua a negare il movente confessionale. Ieri sera, vi è stata una nuova ondata di scontri, in un villaggio vicino a quello della strage, Baghorah, con incendi appiccati a case e negozi. Una donna copta è rimasta uccisa e si contano anche sei feriti. Una commissione di inchiesta è stata inviata a Nagaa Hamady dal Consiglio Nazionale per i diritti umani presieduto da Boutros Boutros-Ghali. Centinaia di persone hanno partecipato ieri a una manifestazione promossa nella capitale egiziana dal Comitato nazionale di lotta contro la violenza confessionale. I manifestanti hanno anche chiesto le dimissioni del governatore e del direttore delle forze di sicurezza del distretto di Qena in cui si trova Nagaa Hamadi. Mohamed Sayyed Tantawi, grande imam della moschea di Al-Azhar al Cairo, aveva in precedenza rivolto ai fedeli un invito alla calma e all'unità. Anche in Malaysia proseguono, purtroppo, gli attacchi contro la minoranza cristiana, dopo che un tribunale le ha prima riconosciuto e poi revocato il diritto di usare la parola Allah per riferirsi a Dio. A Taiping, 300 chilometri a nord della capitale Kuala Lumpur, una bomba molotov è stata lanciata all'interno della scuola del convento cattolico di San Luigi, ma non è esplosa. Altre molotov sono state lanciate contro la chiesa anglicana di Ognissanti, poche ore prima delle messe domenicali. Nei giorni scorsi erano state attaccate altre quattro chiese. Gli attacchi mettono a rischio il piano del premier Najib Razak di ottenere il sostegno delle componenti non musulmane del Paese del sud-est asiatico (i cristiani sono quasi il 10% della popolazione) in vista delle elezioni del 2013. Da ultimo, si registrano violenze contro i cristiani anche in Algeria, dove, ieri notte, i locali della chiesa protestante “Tafat” della cittadina di Tizi Ouzou sono stati presi d'assalto e incendiati da un gruppo di abitanti del quartiere tra cui alcuni integralisti islamici. Secondo quanto dichiarato alle agenzie da uno dei membri della comunità religiosa di Tizi Ouzou, il capoluogo della Cabilia, durante tutta la giornata di ieri si è registrata molta tensione. "Un gruppo di 'barbuti' (come vengono chiamati gli integralisti islamici dalla popolazione locale) ha impedito ai fedeli di partecipare alla funzione del sabato”. “Dopo aver saccheggiato i locali della chiesa”, ha precisato la stessa fonte “in serata hanno appiccato il fuoco”. Nella regione berbera è presente una delle più importanti comunità protestanti dell'Algeria composta da circa un migliaio di fedeli. (A cura di Virginia Volpe)

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    Nigeria: mons. Onaiyekan chiede elezioni “libere e giuste” nel 2011

    ◊   L’arcivescovo nigeriano di Abuja, mons. John Onaiyekan, ha chiesto al governo del Paese di adoperarsi perché le prossime elezioni del 2011 siano “libere e giuste”. Il presule, che è anche presidente nazionale dell’Associazione Cristiana della Nigeria (Can), ha inoltre esortato tutti i leader politici del Paese a cambiare mentalità e a capire che il potere è per servire il popolo, non per soddisfare interessi personali. “Abbiamo bisogno di cambiare nella direzione giusta. Se non lo faremo, continueremo a brancolare nel buio", ha detto nei giorni scorsi l’arcivescovo citato dall’agenzia Cisa. “Dobbiamo anche decidere che l'onestà è la miglior politica e questo significa smetterla con una politica che inganna i poveri e racconta menzogne”, ha continuato mons. Onaiyekan, ammonendo che accettare malversazioni elettorali non porta da nessuna parte la Nigeria nel consesso delle nazioni: “I brogli elettorali, l’attribuzione della vittoria a chi ha in realtà perso le elezioni manipolando i risultati non ci porterà molto lontano. Finché continueremo ad avere elezioni di questo genere, continueremo ad avere problemi di malgoverno, perché ‘dai loro frutti, noi li riconosceremo’ (Mt 7,16)”, ha affermato. Il presule si è detto peraltro fiducioso che le prossime elezioni saranno migliori, sotto questo profilo, di quelle del 2007, 2003 e 1993, se le cose saranno fatte in modo diverso e trasparente. Egli ha quindi esortato tutti i cittadini nigeriani a pregare perché il voto si svolga pacificamente, esprimendo l’auspicio che la riforma dell’attuale sistema elettorale si concluda entro la fine dell’anno. (L.Z.)

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    Stati Uniti: al via la Settimana nazionale di sensibilizzazione per le vocazioni

    ◊   La Chiesa Cattolica negli Stati Uniti osserva a partire da oggi l’annuale Settimana nazionale di sensibilizzazione per le vocazioni. Nelle parole del cardinale Sean O’Malley, presidente del Comitato episcopale per il Clero, “la Settimana costituisce un’opportunità per le parrocchie di promuovere le vocazioni attraverso la preghiera per l’aumento del numero dei seminaristi e dei candidati alla vita religiosa e mediante l’azione formativa. E’ responsabilità della Chiesa incoraggiare i giovani a rispondere generosamente alla possibilità di una chiamata a servire Dio nella Chiesa. Tutti sono chiamati a sostenere e a salvaguardare il dono della vocazione: genitori, famiglie, comunità parrocchiali”. Diverse iniziative per introdurre alla vita presbiterale e religiosa sono in atto negli Stati Uniti, nello speciale “Anno Sacerdotale” indetto da Benedetto XVI. Una mostra sul contributo delle religiose alla società statunitense sarà inaugurata il 14 gennaio prossimo presso lo Smithsonian Institute di Washington e illustrerà l’opera compiuta dalle religiose cattoliche - in oltre 300 anni di presenza negli Stati Uniti - nel settore scolastico, universitario, ospedaliero, e in altre istituzioni sociali: orfanotrofi, case di riposo per anziani, alloggi per i senza tetto. Dal canto loro i vescovi del Paese hanno inserito la promozione vocazionale tra le loro attuali priorità pastorali e stanno studiando la possibilità di dedicare a tal fine anche spazi dei siti web diocesani. La speciale Settimana per le vocazioni prese avvio negli Stati Uniti nel 1976, iniziando in un primo momento nella 28.ma domenica del Tempo Ordinario. Nel 1997 la celebrazione fu spostata al mese di gennaio e fatta coincidere con la Festa del Battesimo del Signore, che segna l’inizio del ministero pubblico di Gesù, “Figlio prediletto” del Padre: una ricorrenza liturgica che inizia i fedeli alla sequela del Maestro e al compito loro affidato di proclamare la Buona Novella con la testimonianza di vita. (M.V.)

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    I vescovi del Brasile criticano il Programma governativo sui diritti dei cittadini

    ◊   Dopo ampi settori della società civile, anche la Chiesa cattolica del Paese è intervenuta per criticare il Programma nazionale sui diritti umani lanciato a dicembre in Brasile, tramite decreto, dal presidente della Repubblica, Luiz Inacio “Lula” da Silva. Un piano che prevede, tra i molteplici e distinti argomenti, l’approvazione del progetto di legge che depenalizza l’aborto, regole per impedire l’esposizione dei simboli religiosi negli edifici pubblici, e che faciliterebbe le unioni civili tra persone dello stesso sesso e il diritto di adozione da parte delle coppie omosessuali. “Vediamo in queste iniziative un’attitudine arbitraria e antidemocratica del governo”, queste le parole del vescovo di Assis, Josè Benedito Simao. Parlando a titolo personale, mons. Simao, responsabile del Comitato di difesa della vita del Regional Sul–I della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb), organismo regionale che raggruppa le diocesi dello Stato di Sao Paulo, ha dichiarato che questa insoddisfazione è condivisa da altri vescovi brasiliani. “La Chiesa è contro” questo programma, ha detto Simao, precisando di aver contattato altri presuli per elaborare un documento che respinga fermamente le misure contenute nel piano nazionale sui diritti umani. “Alla prima opportunità – ha aggiunto il presule – riuniremo i vescovi per discutere la questione”. (V.V.)

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    Al via il primo canale cattolico pakistano, Good News Tv

    ◊   Con i primi programmi pilota, a Natale, ha iniziato le trasmissioni la prima tv satellitare cattolica pakistana. Nel giorno di festa, il canale “in chiaro” con base a Karachi ha diffuso il messaggio di auguri ai fedeli cattolici, musulmani e protestanti. A presiedere la cerimonia di inaugurazione mons. Evarist Pinto, arcivescovo della diocesi, che ha benedetto Good News Tv e la sua sede. Una cerimonia semplice, nel centro di produzione a Karachi, ha segnato l’inizio dei lavori. Mons. Pinto ha definito il lancio della Tv cattolica “una data storica per la Chiesa cattolica in Pakistan”. “La Tv – spiega il prelato ad AsiaNews – sarà davvero annunciatrice della Buona Novella (Good News, in inglese), sarà fonte di armonia e un ponte per superare le distanze fra le persone”. In concomitanza con l'evento, un gruppo di musulmani e di protestanti hanno inviato un messaggio di congratulazioni, auspicando che essa “porti un cambiamento in positivo nella società”. Padre Arthur Charles, direttore del canale, auspica che Good News diventi “il canale più visto del Paese”. Nel palinsesto sono previste la Messa giornaliera, la recita del Rosario, programmi sulla vita dei santi, informazione, trasmissioni di attualità e formazione, insieme alla musica, all’intrattenimento e alle commedie drammatiche”. L’obiettivo dichiarato è “trasformare il panorama dell’informazione del Pakistan”, attraverso programmi “pensati per il pubblico” e che siano “di altissima qualità”. Essa dispone di una squadra di giornalisti e conduttori tv di esperienza che, aggiunge padre Charles, “sapranno fare la differenza” rispetto a quanto offrono gli altri canali del Paese. Di proprietà dell’arcidiocesi di Karachi, che edita anche "The Christian Voice" e "Agahi", il network cattolico è guidato da padre Charles, che ricopre l’incarico di direttore generale. Good News Tv è visibile via cavo o satellite, non solo in tutta l’Asia ma anche in Africa, Oceania ed Europa. (V.V.)

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    Un calendario dedicato a Matteo Ricci: iniziativa della diocesi di Macerata

    ◊   Un “prestigioso calendario” dedicato a padre Matteo Ricci in occasione del IV centenario dalla morte. È una delle iniziative editoriali con cui la diocesi di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia inaugura “questo 2010 appena iniziato nel nome dell’illustre gesuita maceratese”. Il calendario nasce da un’idea di Gjon Kolndrekaj e Tania Cammarota ed è composto da 16 pagine che illustrano, attraverso testi e immagini, la vita e il geniale operato del missionario, ed è stata realizzata grazie al “sostegno” della Regione Marche e promossa dalla Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici). La pubblicazione, si legge in un comunicato del Sir, “intesa come piccolo strumento in grado di divulgare la figura di un uomo di fede e scienza che quattro secoli fa riuscì a testimoniare il Vangelo fin nell’Estremo Oriente, è stato appena distribuito in oltre 300 mila copie attraverso i periodici diocesani di tutt’Italia, come segno di viva partecipazione alle celebrazioni ricciane avviate da mesi”. Il settimanale della diocesi di Macerata, “Emmaus”, ha regalato l’inserto ai propri lettori nell’ultimo numero. “L’idea di celebrare anche con un calendario il IV centenario del grande gesuita, nato a Macerata nel 1552 e vissuto in Cina dal 1583 fino alla sua morte avvenuta tra grandi onori a Pechino nel 1610, è quanto mai appropriata e significativa”. È quanto scrive mons. Claudio Giuliodori, vescovo di Macerata e presidente della Commissione diocesana per le celebrazioni ricciane. “Nel corso del 2010 – afferma mons. Giuliodori – attraverso mostre in Italia e in Cina, convegni e seminari di studio, pubblicazioni e video, si cercherà di dare il giusto riconoscimento ad una figura che la prestigiosa rivista americana ‘Life’ colloca tra i 100 personaggi più influenti e importanti del secondo millennio”. Per mons. Giuliodori, padre Mattero Ricci “merita di essere maggiormente conosciuto per la genialità della sua opera e, soprattutto, per l’attualità del suo insegnamento e della sua testimonianza”. (V.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    Al via a Rosarno la demolizione delle baracche degli immigrati che hanno lasciato in massa la cittadina calabrese

    ◊   Sembra essere tornata la normalità a Rosarno dopo gli scontri dei giorni scorsi al centro delle indagini delle autorità locali. Più di mille immigrati hanno lasciato la cittadina calabrese, dove in mattinata è iniziata anche la demolizione dei luoghi utilizzati come ricovero dagli stranieri. Il servizio è di Eugenio Bonanata:

    Smantellare i rifugi degli immigrati: questo l’obiettivo della prefettura di Reggio Calabria che ha ordinato le demolizioni partite stamattina. Le ruspe dei vigili del fuoco sono entrate così in azione a cominciare dall’area "Rognetta", l’ex deposito alimentare alla periferia di Rosarno, per abbattere decine di baracche in cartone, plastica e lamiera abitate da centinaia di persone. All’interno delle strutture biciclette utilizzate per raggiungere i campi di agrumi, vestiti, pentole, letti, ma anche le valigie che gli immigrati non hanno fatto in tempo a recuperare. Tutti, infatti, sono stati portati nelle strutture di ricovero, prima tappa del percorso di sfollamento della cittadina. Circa mille e 300 i trasferimenti che si sono completati stanotte, sotto l’occhio vigile delle forze dell’ordine: treni e autobus diretti soprattutto verso i centri di prima accoglienza di Crotone e di Bari, dove peraltro sono in corso le procedure di identificazione. Numerosi gli immigrati che hanno abbandonato volontariamente la zona di Rosarno. Difficile stabilire invece quanti abbiano deciso di restare perché impegnati nella raccolta di agrumi. Proprio per questo, resta alta la vigilanza sul territorio. Gli irregolari verranno immediatamente espulsi, ha detto il ministro dell’Interno Maroni, che ha garantito il massimo impegno dello Stato per supplire alle carenze delle istituzioni locali in questi anni. A Rosarno, ha precisato, nessuno ha voluto vedere queste situazioni che sono diventate un problema di ordine pubblico. La magistratura indaga per stabilire se dietro le violenze dei giorni scorsi ci sia stata la mano della ‘ndrangheta, mentre la Chiesa locale ha chiesto di riflettere sull’accaduto che ha provocato una cinquantina di feriti e dieci fermi.

     
    Afghanistan
    Un giornalista britannico dell Sunday Mirror è rimasto ucciso in Afghanistan per l'esplosione di un ordigno che ha provocato il ferimento del fotografo che era assieme a lui a seguito delle truppe americane. Nell'attacco, avvenuto a nord ovest di Nawa, sono morti anche un soldato Usa e uno afghano. A diffondere la notizia il ministero della Difesa di Londra.

    Yemen - dialogo
    Le autorità dello Yemen sono pronte al dialogo con al Qaeda se i membri della rete di Osama Bin Laden nel Paese arabo deporranno le armi e rinunceranno al terrorismo. Ad affermarlo è stato il presidente yemenita Ali Abdallah Saleh, che, in un’intervista alla televisione di Abu Dhabi, ha parlato di un appello al dialogo condiviso da tutte le forze dell’opposizione. Per il leader di Sanaa, al Qaeda rappresenta una minaccia per la sicurezza e la pace del mondo, ma – ha precisato - i suoi membri “non hanno alcun legame con l’Islam”.

    Iran
    In Iran, tre persone arrestate durante le manifestazioni dell’opposizione della scorsa estate, all’indomani dell’elezione del presidente Ahmadinejad, sono morte nelle carceri di Kahrizak, a sud di Teheran, per le violenze subite. A denunciarlo una commissione di inchiesta del parlamento iraniano in un rapporto pubblicato oggi, in cui si muovono pesanti accuse nei confronti dell’allora procuratore della capitale. Alcuni siti Internet dell’opposizione hanno reso noto l’arresto di una trentina di donne dell’organizzazione 'madri in lutto', i cui figli sono stati uccisi o sono scomparsi nella repressione delle proteste nel Paese. Il tutto sarebbe accaduto ieri durante un raduno nel centro di Teheran.

    Medio Oriente
    Si complica la prossima missione in Medio Oriente dell’inviato Usa, George Mitchell. L’Autorità nazionale palestinese ha infatti rifiutato la proposta americana di una ripresa incondizionata dei negoziati di pace con gli israeliani senza un congelamento totale degli insediamenti ebraici in Cisgiordania. Il premier israeliano Netanyahu ha invece annunciato che l’esercito risponderà al fuoco in caso di nuovi lanci di razzi dalla Striscia di Gaza. Intanto nel nord della Cisgiordania, nei pressi di Nablus, i soldati ebraici hanno demolito una ventina di case abitate da palestinesi, senza fornire spiegazioni.

    Presidenziali Croazia
    Urne aperte oggi in Croazia per il secondo turno delle presidenziali. I circa 4 milioni e mezzo di aventi diritto dovranno eleggere il terzo presidente della Repubblica dall’indipendenza raggiunta nel 1991. A contendersi la massima carica il socialdemocratico Ivo Josipovic, favorito rispetto al suo ex collega di partito, il sindaco di Zagabria Milan Bandic, candidato del centrodestra. Il nuovo capo dello Stato dovrà guidare la Croazia verso la piena adesione all'Unione europea, prevista nel 2012. I seggi resteranno aperti fino allee 19.00 quando saranno diffusi i primi exit poll, mentre il risultato ufficiale è atteso in tarda serata.

    Maltempo Europa-Cina
    Ancora disagi per i trasporti nel nord Europa a causa dell’ondata di neve e gelo delle ultime ore. Più di 200 i voli cancellati all’aeroporto di Francoforte, in Germania. Stesso scenario anche in Francia dove, la notte scorsa, allo scalo aereo di Lione, 800 passeggeri sono rimasti a terra, costringendo l’intervento della Croce Rossa per sistemare letti e distribuire bevande calde. A rilento il servizio dei treni Eurostar in partenza dalla Gran Bretagna, dove sono previste nuove precipitazioni nevose. Sul versante italiano sono i fiumi a preoccupare la protezione civile. Sotto controllo il Tevere e l’Aniene, anche se l’attenzione si sta spostando sui corsi d’acqua delle regioni meridionali. Forti nevicate anche nel nord ovest della Cina. Nella regione nord occidentale dello Xinjiang si segnala un morto, oltre 5 mila evacuati e centinaia di case distrutte.

    Terremoto California
    Terremoto di magnitudo 6,5 a largo della costa settentrionale della California. Il sisma, il cui epicentro è stato registrato ieri pomeriggio a 360 chilometri a nord di Sacramento, ha provocato lievi danni ma nessun ferito. Molta gente nella città di Eureka si è riversata in strada. Evacuato per precauzione un edificio, mentre in molti quartieri ci sono state interruzioni della corrente elettrica.

    Attentato Grecia
    La Grecia non si lascerà terrorizzare. Così il premier greco Giorgio Papandreou dopo l’esplosione di una bomba, avvenuta ieri sera di fronte al parlamento di Atene. L’attentato, preannunciato con una telefonata ad un giornale, non ha provocato vittime o feriti in quanto la polizia ha avuto il tempo di sgomberare l’area. Si indaga negli ambienti anarco-insurrezionalisti, anche se non è giunta alcuna rivendicazione.

    Arresti Eta
    Quattro presunti membri dell’organizzazione separtatista basca Eta, sono stati arrestati in due distinte operazioni avvenute ieri in Francia e in Spagna. Lo riporta oggi la stampa spagnola senza tuttavia precisare il nome dei fermati.

    Londra - incriminazioni
    Incriminati due dei tre britannici arrestati venerdì scorso su un aereo della Emirates Airlines per un falso allarme bomba poco prima del decollo all’aeroporto di Heathrow. Uno dovrà rispondere di procurato allarme e ubriachezza molesta, per aver pronunciato frasi minacciose e fatto riferimento a un ordigno a bordo durante un alterco con l’equipaggio. L’altro è stato invece accusato solo di ubriachezza molesta.

    Russia
    Un settore della centrale nucleare di Volgodon, nella Russia meridionale, è stato spento a causa di un guasto. A riportarlo è l’agenzia Interfax, che cita i servizi di emergenza locali. Nessun problema nei livelli di radiazioni nell’area dell’impianto, che sarebbero rimasti normali. Le riparazioni potrebbero richiedere tre o quattro giorni.

    Referendum Martinica e Guyana
    Al via oggi le operazioni di voto per i referendum nei due dipartimenti francesi d'oltremare della Martinica e della Guyana. I cittadini dovranno pronunciarsi sulla revisione dello statuto regionale che darebbe maggiore autornomia pur restando nella Repubblica francese. Gli ultimi sondaggi danno i sostenitori dello status quo in vantaggio.(Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 10

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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