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Sommario del 05/01/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • La luce di Cristo guida ogni uomo verso la salvezza: il pensiero del Papa sull'Epifania. Domani la Messa in San Pietro
  • Nomine
  • Nel 2009, oltre due milioni e 200 mila fedeli presenti agli incontri con Benedetto XVI in Vaticano
  • La preghiera del Papa per il mese di gennaio 2010 dedicata ai giovani e al loro corretto rapporto con i media
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Narratori e testimoni della vocazione al centro del Convegno vocazionale nazionale a Roma
  • La 25.ma edizione del corteo storico-folkloristico "Viva la Befana" in Via della Conciliazione. Intervista con Sergio Balestrini
  • Chiesa e Società

  • L’estremo saluto dei fedeli al cardinale irlandese Daly e al porporato giapponese Shirayanagi
  • Ammissione storica dell’American Law Institute: la pena di morte un fallimento giuridico
  • Il patriarca di Gerusalemme Twal auspica una comune vita fraterna per israeliani e palestinesi
  • Terra Santa: ebrei ultraortodossi denunciano provocazioni contro i cristiani a Gerusalemme
  • Indonesia: estremisti islamici contro i cristiani a West Java. Bloccate le funzioni religiose
  • Filippine: dopo la strage di Maguindanao urge costruire una cultura della pace
  • Rapporto sui rifugiati nello Yemen: un milione e 800 mila nel 2009
  • Somalia: l'Onu sospende la distribuzione degli aiuti per mancanza di sicurezza
  • Preoccupato rapporto del segretario generale dell’Onu sull’Afghanistan
  • Il cardinale Ortega: "Una vera ecologia ambientale dipende da un’autentica ecologia umana"
  • El Salvador: l'arcivescovo Escobar Alas chiede patto di unità nazionale contro la violenza
  • Cambogia: si è insediato il nuovo vescovo coadiutore di Phnom Penh
  • Assegnata la “Legion d’Onore” al vescovo Claude Rault e ad alcuni missionari
  • Itinerari dello Spirito: una web community per parlare ai giovani di pellegrinaggi
  • Australia: laici protagonisti dell’apostolato sull’esempio di Sant’Ignazio
  • 24 Ore nel Mondo

  • Attesa per la dichiarazione di Obama dopo il Vertice di sicurezza sull’allarme terroristico in Yemen
  • Il Papa e la Santa Sede



    La luce di Cristo guida ogni uomo verso la salvezza: il pensiero del Papa sull'Epifania. Domani la Messa in San Pietro

    ◊   Benedetto XVI celebrerà, domani in San Pietro alle ore 10, la Santa Messa nella Solennità dell’Epifania del Signore. Una festa che invita tutti i fedeli a mettersi in cammino assieme ai Magi verso Cristo, meta della nostra salvezza. Ripercorriamo alcune riflessioni di Benedetto XVI sul significato dell’Epifania del Signore nel servizio di Alessandro Gisotti:

    (canto "Adeste Fideles")

     
    Nella solennità dell’Epifania, sottolinea Benedetto XVI, celebriamo la “manifestazione di Cristo alle genti”, accogliamo la sua luce che sconfigge le tenebre ed irradia per sempre la nostra vita. Proprio alla ricerca di quella luce, duemila anni fa, si misero in cammino i Magi, simbolo dei popoli in pellegrinaggio alla ricerca della salvezza. I Magi, è la riflessione del Papa, avevano visto la stella, ma questa non sarebbe bastata se non fossero state persone “intimamente aperte alla verità”. Un messaggio particolarmente attuale:

     
    “A distanza di duemila anni, possiamo dunque riconoscere nelle figure dei Magi una sorta di prefigurazione di queste tre dimensioni costitutive dell’umanesimo moderno: la dimensione politica, quella scientifica e quella religiosa. L’Epifania ce le mostra in stato di ‘pellegrinaggio’, cioè in un movimento di ricerca che, in definitiva, ha il suo punto d’arrivo in Cristo”. (Omelia della Messa, 6 gennaio 2007)

     
    Come i Magi che seguono la stella, rileva il Papa, anche Dio è a sua volta in pellegrinaggio verso l’uomo. Gesù è venuto incontro all’umanità. Per questo, avverte Benedetto XVI, gli uomini del nostro tempo non devono temere la luce di Cristo, giacché “la sua luce è lo splendore della verità”:

     
    “Cristo è luce, e la luce non può oscurare, ma solo illuminare, rischiarare, rivelare. Nessuno pertanto abbia paura di Cristo e del suo messaggio! E se nel corso della storia i cristiani, essendo uomini limitati e peccatori, hanno talora potuto tradirlo con i loro comportamenti, questo fa risaltare ancor di più che la luce è Cristo e che la Chiesa la riflette solo rimanendo unita a Lui”. (Omelia della Messa, 6 gennaio 2007)

     
    Cristo è dunque il “sole” che illumina tutti i popoli della terra. E la Sua Epifania, afferma il Papa, è il segno del primato di Cristo, della sua vittoria sulla morte. Ed esorta i credenti a rivolgersi a quella luce che ci dona la vita vera, ad essere testimoni di quella luce, soprattutto di fronte all’odio e alla violenza che feriscono la dignità dell’uomo. Di fronte all’oscurità:

     
    “Non c’è ombra, per quanto tenebrosa, che possa oscurare la luce di Cristo. Per questo nei credenti in Cristo non viene mai meno la speranza, anche oggi, dinanzi alla grande crisi sociale ed economica che travaglia l’umanità, davanti all’odio e alla violenza distruttrice che non cessano di insanguinare molte regioni della terra, dinanzi all’egoismo e alla pretesa dell’uomo di ergersi come dio di se stesso, che conduce talora a pericolosi stravolgimenti del disegno divino circa la vita e la dignità dell’essere umano, circa la famiglia e l’armonia del creato”. (Omelia della Messa, 6 gennaio 2009)

     
    Un’armonia, annota il Pontefice, che mostra come le stelle, i pianeti, l’universo intero non siano governati da una forza cieca. Gli astri “non obbediscono alle dinamiche della sola materia”. Ecco allora che in questa prospettiva possiamo leggere lo straordinario evento del passaggio della stella cometa, narrato nei Vangeli:

     
    “I Padri della Chiesa hanno visto in questo singolare episodio narrato da San Matteo anche una sorta di “rivoluzione” cosmologica, causata dall’ingresso nel mondo del Figlio di Dio (…) In effetti, mentre la teologia pagana divinizzava gli elementi e le forze del cosmo, la fede cristiana, portando a compimento la rivelazione biblica, contempla un unico Dio, Creatore e Signore dell’intero universo”. (Omelia della Messa, 6 gennaio 2009)

     
    L’arrivo dei Magi dall’Oriente a Betlemme, osserva ancora il Papa, è il segno dell’inizio di un movimento opposto all’episodio biblico della torre di Babele. Laddove vi era confusione delle lingue e dispersione dell’umanità, ora splende la luce della verità e dell’unità. E sottolinea che la Chiesa è al servizio di questo “mistero” di benedizione per l’intera umanità:

     
    “Dalla confusione alla comprensione, dalla dispersione alla riconciliazione. Scorgiamo un legame tra l’Epifania e la Pentecoste: se il Natale di Cristo, che è il Capo, è anche il Natale della Chiesa, suo corpo, noi vediamo nei Magi i popoli che si aggregano al resto d’Israele, preannunciando il grande segno della “Chiesa poliglotta”, attuato dallo Spirito Santo cinquanta giorni dopo la Pasqua”. (Omelia della Messa, 6 gennaio 2008)

     
    (canto "Adeste fideles")

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    Nomine

    ◊   In Germania, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di München und Freising, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Franz Dietl. Al suo posto, il Papa ha nominato mons. Wolfgang Bischof, del clero della medesima arcidiocesi, parroco regionale della zona pastorale nord dell’arcidiocesi di München und Freising e vicario del capitolo cattedrale, assegnandogli la sede titolare vescovile di Nebbi. Mons. Bischof, 49 anni, ha compiuto gli studi filosofici e teologici all’Università Ludovico-Massimiliano a München e presso l’Università di Innsbruck. Ordinato sacerdote, ha svolto l’incarico di parroco. Nel 2006 gli è stato conferito il titolo di cappellano di Sua Santità.
     
    In Etiopia, l Pontefice ha nominato ausiliare dell’arcieparchia di Addis Abeba, con specifiche responsabilità pastorali per la zona di Bahir Dar, il sacerdote Abba Lisane-Christos Matheos Semahun, finora Protosincello dell’arcieparchia di Addis Abeba. Il neo presule ha 50 anni e ha compiuto gli studi di Filosofia e Teologia al “St. Francis Institution for Philosophical and Theological Study” di Addis Abeba. Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha conseguito la Licenza in Spiritualità all’Angelicum di Roma, dove ha anche seguito corsi di Musica sacra. E’ stato cappellano eparchiale per la gioventù, coordinatore pastorale dell’arcieparchia e segretario generale del Segretariato cattolico arcieparchiale. Conosce l’inglese, l’italiano e le lingue liturgiche tigrina-amarica.

    Benedetto XVI ha nominato membri del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali i presuli: Thomas Christopher Collins, arcivescovo di Toronto (Canada); Francis Xavier Kriengsak Kovitha V Anij, arcivescovo di Bangkok (Thailandia); Béchara RAi, Vescovo di Jbeil, Byblos dei Maroniti (Libano); Héctor Luis Gutiérrez Pabon, Vescovo di Engativa (Colombia); Joan Piris Frigo La, Vescovo di Lleida (Spagna).

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    Nel 2009, oltre due milioni e 200 mila fedeli presenti agli incontri con Benedetto XVI in Vaticano

    ◊   Sono oltre due milioni e duecentomila i fedeli ed i pellegrini che hanno partecipato ad incontri pubblici con Benedetto XVI in Vaticano o nella residenza di Castel Gandolfo nel corso dell’anno solare 2009. E’ quanto reso noto oggi dalla Prefettura della Casa Pontificia. In particolare, sono 537 mila i fedeli che hanno partecipato all’udienze generali, 115 mila a quelle speciali. Oltre 1 milione e 100 mila fedeli hanno recitato l’Angelus con il Santo Padre, mentre 470 mila hanno preso parte alle celebrazioni liturgiche.

    In un comunicato, la Prefettura della Casa Pontificia sottolinea che oltre agli eventi che si sono verificati in Vaticano o a Castel Gandofo - a cui si riferiscono le statistiche - vi sono state molte altre occasioni di incontro del Papa con un gran numero di fedeli in altri luoghi. Fra queste vanno ricordate le visite alle parrocchie romane nel corso della Quaresima, le visite pastorali in Italia (zone terremotate d’Abruzzo, Cassino, San Giovanni Rotondo, Viterbo, Brescia), gli incontri con fedeli in occasione della permanenza estiva in Valle d’Aosta. Infine, prosegue il comunicato, “bisogna ricordare le visite pastorali all’estero (Camerun e Angola, Terra Santa, Repubblica Ceca), con le celebrazioni di Luanda, Nazareth e Brno, che sono quasi da considerare come eventi ‘storici’ per il numero straordinariamente alto di fedeli, anche in considerazione delle circostanze e dei luoghi in cui si sono svolte”.

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    La preghiera del Papa per il mese di gennaio 2010 dedicata ai giovani e al loro corretto rapporto con i media

    ◊   L’intenzione generale di preghiera di Benedetto XVI per il mese di gennaio 2010 si collega strettamente con le sue più recenti considerazioni sul mondo dei media e recita: “Perché i giovani sappiano utilizzare i moderni mezzi di comunicazione sociale per la loro crescita personale e per meglio prepararsi a servire la società”. Ma in che modo ciò è possibile, considerando i grandi benefici ma anche i grandi rischi di una comunicazione spesso usata dai giovani senza grandi filtri critici? Alessandro De Carolis ha rivolto la domanda Stefano De Martis, direttore delle testate giornalistiche “TV2000” e Radio InBlu della Conferenza episcopale italiana (Cei):

    R. - Sicuramente, una televisione come la nostra si pone il tema di educare questa generazione digitale ad un utilizzo responsabile dei nuovi mezzi e se lo pone come un tema che attraversa un po’ tutta la sua programmazione e questo soprattutto per le ripercussioni antropologiche dell’utilizzo stesso dei media, che è al centro delle preoccupazioni anche della Chiesa italiana. Non a caso nel prossimo aprile è previsto un grande convegno, già nel titolo piuttosto eloquente - “Testimoni digitali” - durante il quale verrà messo a fuoco il rapporto con i nuovi e con i vecchi mezzi di comunicazione sociale. Per quanto riguarda la nostra programmazione specifica, abbiamo dei programmi che ormai da alcuni anni si pongono l’obiettivo di far conoscere ai telespettatori i meccanismi di costruzione delle notizie e dei programmi che trovano poi spazio sia nella televisione, sia nei nuovi mezzi di comunicazione. Questi programmi sono "TG TG", in onda la sera, e il settimanale "Il Grande Talk.

     
    D. - Nel suo ultimo messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali, il Papa parla dei benefici apportati dalla "nuova cultura della comunicazione" - maggiore informazione, maggiore possibilità di essere collegati anche a grandissime distanze. Dal vostro punto di vista, è chiara fra i giovani la percezione di questi benefici o la comunicazione per loro è più che altro svago?

    R. - Le giovani generazioni - soprattutto le giovanissime generazioni - sono nate già in questo ambiente così fortemente interconnesso a livello multimediatico. In qualche modo, è l’unico mondo che conoscono e questo è un condizionamento non da poco, nel senso che non aiuta in partenza ad avere quel minimo di distacco critico, o quel massimo di distacco critico, che è necessario per un utilizzo responsabile, attento, utile dei mezzi di comunicazione. Gli educatori sono, quindi, molto interpellati per sollecitare le risorse interiori, che pure i ragazzi hanno e che devono essere sviluppate perché poi di questi nuovi mezzi possano prendere le enormi potenzialità positive - come quelle che enuncia il Santo Padre - tenendo a bada o addirittura scartando le ripercussioni negative.

     
    D. - Allora, in che modo non solo i giovani, ma anche gli adulti che vivono in un’epoca di consumo "bulimico" di comunicazione, possono fare per avere e mantenere un equilibrio?

    R. - Anzitutto, gli adulti e in generale tutti gli educatori devono confrontarsi con questi nuovi mezzi, cercando di impadronirsi delle logiche di fondo perché altrimenti rischiano di essere tagliati fuori da qualsiasi progresso educativo. Secondo me, l’approccio è sempre a due filoni: c’è un filone dell’educazione - come dicevo prima - al senso critico e quindi saper discernere e selezionare nella marea di informazioni che ci sono. E c’è poi però un esercizio che va secondo me stimolato in rapporto alla gestione dei tempi di questa interconnessione perenne: se riusciamo a far capire che ci sono anche altre forme di rapporto con il mondo, come educatori raggiungiamo già un risultato importante rispetto ai nostri giovani.

     
    D. - Come risolvete quello che per molti operatori dei media è un dilemma irrisolvibile, e cioè coniugare qualità e valori, laddove per molti i secondi vanno a scapito della prima?

    R. - La nostra esperienza ci dice questo: non sono possibili scorciatoie e che bisogna essere molto professionali nel mondo della comunicazione. Quando c’è professionalità è possibile parlare in televisione, alla radio e in tutti i mezzi di comunicazione anche di argomenti che a torto vengono considerati i più difficili, noiosi e che oggettivamente a volte sono estremamente complessi, come quelli che toccano il cuore antropologico della vita dell’uomo. Secondo me, la grande sfida come operatori cattolici dei media è proprio quella della professionalità. Attraverso la qualità televisiva e degli altri mezzi, riusciamo poi a veicolare in maniera credibile anche dei contenuti forti.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Beati gli agnelli il cui pastore è divenuto per loro pastura: in prima pagina, Manuel Nin sulla festa dell'Epifania nella tradizione siro-occidentale.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, il terrorismo: Obama convoca alla Casa Bianca un vertice sulla sicurezza.

    In cultura, un articolo di Fabrizio Bisconti dal titolo "Afrodisio il convertito e altre storie": fotogrammi da Vangeli apocrifi.

    La comunione dei santi resiste anche all'invasione dei media: Andrea Possieri intervista l'ex cantante punk filosovietico Giovanni Lindo Ferretti che racconta la storia della sua vita cambiata.

    Il visibile dell'invisibile cerca casa: Sandro Benedetti su arte sacra e cultura architettonica.

    Non ci ruba la terra chi ci regala il Cielo: Inos Biffi sull'Epifania in un inno del V secolo.

    2012? Non è mica la fine del mondo: nell'informazione vaticana, Gianluca Biccini intervista l'astronomo gesuita Guy Consolmagno.

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    Oggi in Primo Piano



    Narratori e testimoni della vocazione al centro del Convegno vocazionale nazionale a Roma

    ◊   "Nella tenda della testimonianza: narratori della Vocazione". E’ il tema del Convegno vocazionale nazionale, conclusosi oggi a Roma nella "Domus Mariae" e promosso dalla Conferenza episcopale italiana. L’incontro si è rivelato un importante appuntamento di scambio tra i vari operatori di pastorale vocazionale, in un cammino di preghiera nella preziosa varietà di esperienze e proposte presenti nelle Chiese locali. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Nel contesto dell'Anno Sacerdotale, il convegno si è focalizzato su priorità e contenuti significativi della pastorale vocazionale creando convergenze e sinergie attorno alla prossima Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni 2010, incentrata sul tema: “La testimonianza di vita suscita Vocazioni”. Per un bilancio sul convegno, la riflessione di don Domenico Dal Molin, direttore del Centro nazionale vocazioni (Cnv):

     
    R. – Il bilancio è avere delineato che la pastorale vocazionale non è fatta di strategie operative e neppure di grandi opere. E’ fatta soprattutto di testimoni dell’ordinario, che sono però consapevoli che la propria scelta di vita è una scelta che vale la pena di essere raccontata.

     
    D. – Testimoni di speranza e narratori della vocazione. Cosa significa essere custodi di questi patrimoni?

     
    R. – Significa portare nel cuore la consapevolezza che nel mondo, come in ciascuno di noi, c’è una fragilità. Questa fragilità, però, può diventare una straordinaria risorsa. Talvolta le ferite diventano delle feritoie di luce. La nostra fragilità può diventare veramente un racconto di quello che il Signore opera in noi e quindi diventa anche una meraviglia, uno stupore da poter trasmettere agli altri.

     
    D. – Dunque un mondo ferito, ma anche ricco di speranza. Quale panorama vocazionale è emerso dal convegno?

     
    R. – E’ emerso un panorama realistico: non c'è più una forma di vittimismo o di lamentela sulla crisi delle vocazioni, perché i numeri delle vocazioni calano, ma è la consapevolezza che c’è anche una grande qualità nelle vocazioni. Una qualità fatta di un’umanità, secondo me, più bella. Ci sono dei giovani che hanno un cuore generoso, che hanno una grande passione per la vita. Quindi, lo sguardo che è emerso è uno sguardo di maggiore fiducia nelle risorse che abbiamo, nella testimonianza dell’essere convinti e di stare bene nella nostra scelta vocazionale.

    La testimonianza trova straordinari modelli nei Santi e nei martiri. E’ quanto ha sottolineato nella relazione conclusiva padre Ermes Ronchi, docente presso la Pontificia Facoltà Marianum:

     
    R. – I Santi raccontano che vivere come ha vissuto Gesù rende la vita più viva, raccontano che il credente ha un cuore moltiplicato, che è l’uomo dal cuore plurale, che sa amare il cielo e la terra con la stessa intensità, che sa fissare gli abissi del cielo e gli occhi delle creature. Raccontano che noi dobbiamo puntare gli occhi sul positivo che c’è in noi, sul buon grano, non sulla zizzania, quindi essere martiri nel senso evangelico di testimoni della luce, cioè del bene, del buono, della luminosità che c’è nelle persone, in me, nel mondo, non testimoni del degrado, del fango, dell’oscurità, ma guardare la linea della luce che sembra minoritaria, ma è vincente. E poi raccontare che noi crediamo all’amore e non alla forza. Poi, testimoniare anche la gioia. Dio affascina ancora, perché parla il linguaggio della gioia.

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    La 25.ma edizione del corteo storico-folkloristico "Viva la Befana" in Via della Conciliazione. Intervista con Sergio Balestrini

    ◊   Come ogni anno il 6 gennaio, domani Via della Conciliazione si colorerà dei costumi e dei personaggi della 25.ma edizione del corteo storico-folkloristico “Viva la Befana”, promosso dall’Associazione “Europae Fami.li.a.” Protagoniste saranno in questa occasione le città di Alatri, Fiuggi e Vico nel Lazio con i loro Re Magi portatori di un messaggio di pace e di solidarietà tra i popoli assieme alla cultura, ai prodotti e alle risorse del territorio ciociaro. Il corteo raggiungerà Piazza San Pietro in tempo per partecipare all’Angelus, quindi i Magi raggiungeranno come da tradizione la casa Pontificia per fare omaggio a Benedetto XVI dei loro simbolici doni. Federico Piana ha intervistato Sergio Balestrini, presidente dell’Associazione organizzatrice:

    R. - Il particolare di questa manifestazione è che ogni anno i Re Magi provengono da un luogo diverso: domani, arriveranno da Alatri, Fiuggi e Vico nel Lazio e saranno seguiti da circa 1.500 figuranti in costume, che rappresenteranno storia, cultura, tradizioni, prodotti e risorse del loro territorio. Noi riteniamo infatti che nel giorno dell’Epifania il più bel dono che si possa fare a tutte le famiglie del mondo è proprio quello di rappresentare la propria cultura, rappresentare quelle che sono le tradizioni del territorio.

     
    D. - Cosa rappresenta per voi famiglie e associazioni di famiglie l’Epifania?

     
    R. - Per noi, l’Epifania rappresenta la festa del dono, la manifestazione di Gesù ai popoli della terra. Chiaramente, è il punto di riferimento per ogni cristiano e per ogni persona che ritiene di avere nella famiglia di Nazareth l’esempio della propria vita, della propria esistenza e della condizione, del modo di educare i figli, di vivere, di inserirsi nella società. Credo sia, quindi, una delle feste cristiane più significative.

     
    D. - Come si svolge la manifestazione?

     
    R. - Lungo Via della Conciliazione sfilerà il corteo. La cosa bella è che ci sarà, prima di giungere in Piazza San Pietro, la cerimonia dell’accoglienza durante la quale un rappresentante del sindaco di Roma e il presidente del Municipio accoglieranno i sindaci e le famiglie degli altri territori, dando il benvenuto con la cerimonia dello scambio dei doni. Una volta giunti a San Pietro parteciperemo all’Angelus e al termine i nostri Re Magi porteranno i doni simbolici a Sua Santità: un bassorilievo in bronzo che raffigura il Crocifisso, perché lo riteniamo un punto di riferimento universale, in tutti i sensi e per tutte le culture. Quindi, paramenti completi da Messa con la bottiglia dell’amicizia, che vuole incentivare la pace, la solidarietà e la fratellanza dei popoli. Il terzo dono è un bassorilievo in bronzo arricchito con pietre, montato sul legno d’ulivo: l’opera è ispirata all’Enciclica Caritas in veritate, i cui contenuti sociali rappresentano per noi un saldo riferimento morale e civile. Al centro della scena di questo bassorilievo è raffigurato Gesù, che conduce il popolo alla fonte della verità. In questo senso, noi riteniamo di dover testimoniare al Santo Padre l’ascolto e l’esempio che durante tutto l’anno noi seguiamo, uniformiandoci ai comandamenti della Chiesa. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Chiesa e Società



    L’estremo saluto dei fedeli al cardinale irlandese Daly e al porporato giapponese Shirayanagi

    ◊   Una figura “profetica” e “innovatrice” in un “tempo di grandi cambiamenti nella storia” dell’Irlanda: il cardinale Sean Brady, arcivescovo di Armagh, ha ricordato così il cardinale Cahal Brendan Daly, nella Santa Messa esequiale di stamani nella Cattedrale di St. Patrick di Armagh. Il Legato Pontificio ha ricordato l’impegno del cardinale Daly - spentosi il 31 dicembre a Belfast all’età di 92 anni - in favore della pace e della riconciliazione nell’Irlanda del Nord. Tuttavia, ha detto il cardinale Brady nell’omelia, la sua missione non può essere limitata “agli aspetti sociali e politici del suo lavoro”. Il cardinale Daly, ha detto, “è stato soprattutto un uomo di fede, un uomo di preghiera, un uomo di Dio”. Ed ha inoltre ricordato l’impegno sul fronte dell’ecumenismo del suo predecessore alla guida dell’arcidiocesi di Armagh. D’altro canto, il porporato non ha mancato di fare riferimento agli abusi sessuali perpetrati su minori da religiosi irlandesi, emersi recentemente. “La Chiesa cattolica – ha detto – si confronta ora con un momento cruciale della sua storia”. Ed ha sottolineato che “l’unico modo per un autentico rinnovamento consiste nell’umile servizio al popolo di Dio” e nell’assicurare che i bambini siano “al sicuro in ogni ambiente della Chiesa”. Sempre oggi, si sono svolti a Tokyo anche i funerali del cardinale Peter Seiichi Shirayanagi, arcivescovo emerito della capitale nipponica, spentosi il 30 dicembre per infermità cardiaca all’età di 81 anni. La Santa Messa esequiale è stata celebrata nella Cattedrale della Beata Vergine Maria della capitale giapponese. (A.G.)

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    Ammissione storica dell’American Law Institute: la pena di morte un fallimento giuridico

    ◊   Nel 1962 era stato proprio l’American Law Institute a gettare le basi del nuovo sistema capitale negli Usa, e la Corte Suprema ne aveva adottato il modello, quando nel 1976 aveva restituito alla pena di morte lo status di punizione costituzionalmente accettabile. Ma quasi 50 anni dopo, il prestigioso Istituto – oltre 4 mila associati tra docenti di diritto, giudici e avvocati – fa marcia indietro e questo apre buone speranze per il bando totale della pena di morte negli Stati Uniti. In 113 pagine gli esperti dell’American Law Institute prendono le distanze dalla condanna capitale, “alla luce – scrivono - degli attuali insolubili ostacoli istituzionali e strutturali”, riguardo le garanzie per un sistema adeguato "alla gestione della pena di morte”. Un testo di compromesso: non c’è pronuncia diretta contro la pena di morte, come avrebbero voluto alcuni membri. Ma pure il Consiglio dell’Istituto – che il 23 ottobre scorso ha approvato il documento reso noto solo ieri – ha sentenziato che troppi elementi concorrono a rendere dispari le condizioni necessarie perché la pena capitale sia equamente comminata. La razza, la mediocrità di avvocati poco pagati, e il rischio di condannare persone innocenti resta ancora troppo alto, alla luce di uno studio commissionato dallo stesso Istituto su decenni di sentenze. Da qui la decisione dell’American Law Institute di ritirare dal proprio modello di Codice penale la sezione della pena capitale. Un passo “epico” nella storia del diritto americano, ha commentato il New York Times, riportando che nel 2009 – primo anno della presidenza Obama – sono diminuite le sentenze di morte e il New Messico le ha abolite. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Il patriarca di Gerusalemme Twal auspica una comune vita fraterna per israeliani e palestinesi

    ◊   “Un cammino comune per israeliani e palestinesi”: è quanto ha auspicato il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal - riferisce l'agenzia Sir - celebrando, il 1° gennaio, la Giornata Mondiale della Pace. Nella sua omelia, mons. Twal, prendendo spunto dal messaggio di Benedetto XVI, “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”, ha affermato che è necessario “convertire il nostro modo di pensare, parlare ed agire”, per la promozione di un cammino comune, che è “una nuova maniera di vivere fraternamente insieme, nella fiducia piuttosto che nella paura, nella benevolenza piuttosto che nella critica, nell’amore piuttosto che nell’odio”. “La pace comincia dentro di noi” ha poi aggiunto il patriarca Twal, che ha fatto riferimento anche alla situazione attuale in Terra Santa e al Sinodo per il Medio Oriente che si terrà nel prossimo mese di ottobre, in cui, secondo il presule, “la Chiesa di Gerusalemme avrà un ruolo preponderante”, perché “Gerusalemme è la chiave del Medio Oriente e da essa dipende la pace e la guerra”. (F.C.)

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    Terra Santa: ebrei ultraortodossi denunciano provocazioni contro i cristiani a Gerusalemme

    ◊   Iniziative per mobilitare la comunità ultraortodossa degli Haredim “per combattere la tensione lungo la linea di separazione tra gli ebrei ultraortodossi e i loro vicini cristiani”. A promuoverle è Jacob Avrahmi, consigliere del sindaco di Gerusalemme per le comunità religiose, in seguito alle lamentele causate dalle molestie, avvenute nelle settimane scorse, dirette a sacerdoti e luoghi cristiani a Gerusalemme. Secondo quanto riportato oggi in una nota, pervenuta al Sir, dell’ambasciata di Israele presso la Santa Sede, “in un incontro tra i rappresentanti del Ministero degli Affari esteri e la municipalità di Gerusalemme con il rabbino Shlomo Papenheim della comunità degli Haredim, è stata presentata una lettera di denuncia degli attacchi e che cita come i saggi di tutte le epoche hanno sempre proibito di molestare i gentili”. La nota riporta anche la traduzione dall’ebraico della lettera del Beth Din Tzedek (il Tribunale della Comunità ebraica Ortodossa è la più alta istanza della comunità ebraica ultraortodossa a Gerusalemme). Il testo della missiva parla di “provocazioni pericolose” da parte di “giovani irresponsabili in vari luoghi della città, specialmente nei pressi di Shivtei Yisrael street e nei pressi della tomba di Shimon il Giusto”. “Oltre a dissacrare il Santo Nome, che già di per sé rappresenta un peccato assai grave – si legge ancora nella lettera - provocare i gentili, secondo i nostri saggi, è proibito e può portare tragiche conseguenze sulla nostra comunità, possa Dio avere pietà. Noi, quindi, invochiamo chiunque abbia il potere di porre fine a questi vergognosi incidenti, attraverso la persuasione, di attivarsi per rimuovere questi pericoli, affinché la nostra comunità possa vivere in pace”. (R.P.)

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    Indonesia: estremisti islamici contro i cristiani a West Java. Bloccate le funzioni religiose

    ◊   La comunità cristiana della reggenza di Bekasi, provincia di West Java, è di nuovo nel mirino dei fondamentalisti islamici. Domenica scorsa centinaia di abitanti del sotto-distretto di Jejalen hanno impedito ai fedeli della Protestant Church of Filadelfia di partecipare alle funzioni religiose. Un rappresentante della Huria Batak Protestant Christians Group (Hkbp) – comunità che raccoglie diversi gruppi protestanti del Paese – conferma che gli “assalitori” hanno “bloccato le vie di accesso al luogo di culto” fermando chiunque cercasse di “percorrere la strada che conduce alla chiesa”. Il reverendo Panjaitan, presidente della Protestant Church of Filadelfia, non era presente al momento dell’assalto. Testimoni locali - riferisce l'agenzia AsiaNews - raccontano che la folla “gridava all’indirizzo dei cristiani”, chiedendo l’interruzione delle celebrazioni perché “il luogo di culto non dispone del permesso di costruzione”. Il documento rilasciato dalle autorità per la realizzazione di edifici (Imb) richiede una procedura articolata, che si complica ulteriormente nel caso di luoghi di culto cristiani. Ai permessi governativi, si aggiunge infatti il nulla osta degli abitanti della zona interessata dal progetto. E per ottenere tutte le carte possono trascorrere fino a 10 anni. I funzionari della Hkbp hanno a disposizione i fondi necessari per l’acquisto del terreno, ma la mancanza del permesso di costruzione ha bloccato i lavori. I fedeli hanno quindi eretto un edificio provvisorio per celebrare le funzioni; esso è finito nel mirino degli estremisti, che impediscono l’accesso al luogo di culto. Il giorno di Natale si erano già tenute manifestazioni contro i cristiani: la comunità locale si apprestava a partecipare alle funzioni, quando una folla ha scandito slogan e inscenato proteste. La situazione di tensione nella zona è stata annunciata già prima delle festività da Theophilus Bela, attivista per la pace e il dialogo interreligioso. “Lo scenario è preoccupante – conferma – e gli stessi gruppi che hanno dimostrato il giorno di Natale, hanno ripetuto le provocazioni il 27 dicembre”. In precedenza, in concomitanza con il Nuovo anno islamico, una folla di estremisti ha attaccato e danneggiato la chiesa cattolica di Sant’Alberto a Harapan Indah, anch’essa nella reggenza di Bekasi. Migliaia di manifestanti, fra cui donne e bambini, hanno fatto irruzione nel complesso – ancora in costruzione – e bruciato suppellettili e oggetti di culto. (R.P.)

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    Filippine: dopo la strage di Maguindanao urge costruire una cultura della pace

    ◊   La strage di Maguindano ha messo in risalto con estrema chiarezza che nell’isola di Mindano la priorità è “costruire una cultura della pace, in contrasto con la cultura della violenza”: è quanto afferma in una nota inviata all’agenzia Fides padre Sebastiano D’Ambra, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) nelle Filippine Sud, creatore del movimento per il dialogo “Silsilah” a Zamboanga City, sull’isola di Mindanao. A poco più di un mese dal massacro di Maguindanao, in cui hanno perso la vita 57 persone, padre D’Ambra afferma: “Il 23 novembre 2009 resterà un giorno buio nella storia di Mindanao. Per quanti, come noi di Silsilah, sono impegnati a promuovere pace, dialogo, riconciliazione, riemerge forte la domanda: perché l’odio sembra prevalere sull’amore? E ancora: come è stato possibile raggiungere questo livello di atrocità?”. Il missionario offre queste risposte: “Il fatto è che vi sono dei leader che sono responsabili nel costruire la cultura della violenza, per curare i propri interessi. E’ la sete di potere e di ricchezza che spinge gli uomini fino a questo punto. I responsabili della strage dovranno rendere conto del male compiuto davanti agli uomini e davanti a Dio.” Proprio in questo contesto, nota padre D’Ambra, “urge allora impegnarsi ancora più profondamente per costruire una cultura della pace e della riconciliazione. Lanciamo un appello a tutti coloro che già operano nel campo del dialogo: non bisogna scoraggiarsi, ma occorre andare avanti nella nostra missione, che oggi risulta tanto più importante. Incoraggiamo soprattutto i giovani a mettere Dio al centro della loro vita e a operare per il bene comune della nostra terra. Diciamo ai giovani: non fatevi prendere dal desiderio di vendetta e non fatevi trascinare nella spirale della violenza: la pace è possibile e si costruisce con l’amore”. Il missionario conclude: “Non è tardi : ma bisogna iniziare dal nostro impegno personale per costruire ponti di dialogo e di pace. In passato Mindanao era definita ‘terra promessa’. Questi eventi hanno sporcato quest’appellativo, ma preghiamo e speriamo che questa definizione possa realmente realizzarsi, in una nuova era di dialogo e di pace”. (R.P.)

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    Rapporto sui rifugiati nello Yemen: un milione e 800 mila nel 2009

    ◊   Un milione e 800 mila è il numero dei rifugiati presenti nello Yemen, provenienti soprattutto dal Corno d’Africa. Lo riferisce l’Autorità yemenita per le migrazioni, la nazionalità e il passaporto, fornendo i dati di tutto il 2009. Nell’anno appena trascorso si sono contati 165 mila nuovi rifugiati, prevalentemente uomini e di nazionalità somala, seguiti da etiopici, eritrei e iracheni. Lo Yemen deve affrontare anche un’emergenza umanitaria al nord, nella provincia di Sa’ada, dove si sta combattendo un conflitto tra esercito e ribelli al-Houthi (o al-Hauthiun). Questi ultimi, stando alla stampa locale, sarebbero pronti a stipulare un accordo col governo in cambio di un immediato cessate-il-fuoco. Secondo fonti occidentali, il Paese ospiterebbe alcune basi di gruppi terroristici, le cui minacce hanno portato, nei giorni scorsi, alla chiusura delle ambasciate di Gran Bretagna e Stati Uniti e ieri di quella francese. Benché presenti tali problemi di sicurezza e di ordine interni, lo Yemen resta comunque una delle mete più ambite dagli abitanti del Corno d’Africa, che in migliaia sfuggono ogni anno a guerre, violenze, carestie e povertà. (F.C.)

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    Somalia: l'Onu sospende la distribuzione degli aiuti per mancanza di sicurezza

    ◊   Il Programma Alimentare Mondiale (Pam) ha sospeso la distribuzione di aiuti nel Sud del Paese “a causa del numero crescente di minacce e i continui attacchi contro il personale umanitario” da parte dei gruppi armati che si contendono il controllo del territorio. Lo ha reso noto l’organizzazione - ripresa dall'agenzia Misna - definendo la decisione “una misura temporanea” che non ostacolerà il lavoro dei restanti uffici nelle altre zone della Somalia. La sospensione della distribuzione, ha precisato Greg Barrow, portavoce del Pam, “colpirà in vario modo circa un milione di persone” nel Sud, sopravvissute finora anche grazie agli aiuti umanitari delle Nazioni Unite. “I recenti attacchi, le minacce, le aggressioni e le richieste di pagamento da parte dei gruppi armati stanno di fatto impedendo al Pam di raggiungere la popolazione civile in difficoltà” afferma l’organizzazione in un comunicato, dicendosi “seriamente preoccupata per le crescenti sofferenze dei più vulnerabili, a causa di attacchi e violenze senza precedenti”. Malgrado la sospensione nelle località meridionali di Wajid, Buale, Garbahare, Afmadow Jili e Beledweyne, il Pam continuerà ad operare nel resto del paese fornendo assistenza a circa un milione e 800.000 persone. Secondo l’Onu sono circa 3,2 milioni (su una popolazione di 8 milioni) i somali che necessitano di assistenza umanitaria. A testimoniare il clima di insicurezza che pervade la Somalia, i combattimenti verificatisi questa mattina a Mogadiscio in cui sono morte tre persone e altre 13 sono state ferite. (R.P.)

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    Preoccupato rapporto del segretario generale dell’Onu sull’Afghanistan

    ◊   La situazione politica in Afghanistan desta forti preoccupazioni e rischia la crisi irreversibile senza un nuovo e diverso impegno della comunità internazionale. L’analisi – riportata dall’agenzia Misna - viene dall’ultimo rapporto sull’Afghanistan del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. Nel documento, esposto al Consiglio di sicurezza, si sottolinea che il Paese asiatico vive una “congiuntura critica”, tra il continuo aggravarsi delle condizioni di sicurezza e la mancanza di una sufficiente coesione politica dopo le controverse elezioni presidenziali. “Non possiamo continuare come se le cose stessero andando per il meglio, – ha detto Ban – c’è bisogno di un cambiamento di approccio da parte della comunità internazionale così come del governo afgano. Senza questo cambiamento le possibilità di successo si ridurranno ulteriormente”. Il Segretario generale dell’Onu ha aggiunto che le elezioni dell’agosto scorso, infine assegnate al presidente uscente Hamid Karzai, “hanno rivelato serie lacune e debolezze, che è necessario correggere prima che le Nazioni Unite prendano un eguale ruolo di supporto in future elezioni”. Tra le cose necessarie da cambiare, nel rapporto si indicano le procedure per la creazione della Commissione elettorale indipendente, il miglioramento del sistema di registrazione dei votanti e l’incremento dei meccanismi di monitoraggio del voto. Ban non crede comunque che l’elezione di Karzai e il ritiro dal ballottaggio del suo principale rivale Abdullah Abdullah siano la causa principale dell’attuale crisi politica. “Piuttosto – ha precisato - è la debolezza fin qui dimostrata nel processo di costruzione nazionale, incluso il perdurare della cultura dell’impunità, l’inadeguatezza delle forze di sicurezza, la corruzione e la scarsità di azioni per rafforzare le istituzioni che sono alla base della debolezza del processo elettorale”. Nonostante queste mancanza, “non c’è ragione di abbandonare quanto ottenuto finora” ha continuato nel suo rapporto all’organo esecutivo dell’Onu, sollecitando sia l’impegno del governo afgano nella direzione delle riforme sia la comunità internazionale perché sostenga i programmi di sviluppo. (R.G.)

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    Il cardinale Ortega: "Una vera ecologia ambientale dipende da un’autentica ecologia umana"

    ◊   "Come può un essere umano di oggi preoccuparsi per la scomparsa di alcune specie e, giustamente, lottare per evitarlo, ma al tempo stesso prendere parte a manifestazioni pubbliche in favore dell'aborto?" Sono parole dell'arcivescovo de L’Avana, cardinale Jaime Ortega, che nel corso dell'omelia della Messa - con quale si è celebrato a Cuba il 1° gennaio la Giornata mondiale della pace - ha invitato tutti a riflettere sullo "stretto rapporto fra l'ecologia umana e l'ecologia ambientale". Il porporato ha rilevato che in definitiva una sana e corretta ecologia ambientale dipende da altrettanta sana e corretta ecologia umana, centrata proprio sulla suprema dignità dell'essere umano e della sua vita intangibile. Ecologia umana, ha poi ricordato il porporato "significa, per esempio, purificazione dell'ambiente morale e spirituale del bambino affinché conservi la sua innocenza; significa una gioventù sana di spirito e alla quale la famiglia, la scuola e l'intera società sono in grado di orientare sui sentieri dell'amore vero e non del sesso facile". D’altra parte l’arcivescovo de L’Avana, che ha citato a più riprese diversi brani del Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della pace, ha osservato che “in modo così globale e globalizzato non si può sfuggire al fatto dell’interconnessione delle nazioni” ormai fortemente unite e interdipendenti non “solo dall’informazione ma anche dai problemi”, come dimostra la crisi economica mondiale. Su questa crisi, ha poi precisato, non va dimenticato che alla sua origine ci sono anche ragioni di natura etica. “Una condotta umana ambiziosa, desiderosa del guadagno facile, assettata di ricchezza e potere” ha finito per “fondare un ordine economico ingiusto in cui le minoranze traggono con ostentazione molti benefici, sprecando molti beni, mentre la stragrande maggioranza della popolazione patisce la carenza di beni e di servizi indispensabili”. “Per questo motivo, ha proseguito il porporato, occorre pregare, poiché le soluzione dipendono solo dal pensiero e dalla volontà dell’uomo e il cuore umano può essere trasformato solo da Dio”, che non guarda alle apparenze bensì all’intimità del cuore stesso. Infine, l’arcivescovo de L’Avana ha ricordato che solo il “riferimento a Dio Creatore ci può aiutare a collocare la natura nel suo giusto luogo; a non ritenerla solo un mezzo di sostentamento, una pura fonte di energia, come una qualsiasi ricchezza dalla quale ci possiamo appropriare a scapito dell’altro”. Anzi, Dio ci aiuta a comprendere e capire che “la natura è un suo dono straordinario che noi tutti dobbiamo condividere nella solidarietà”. Anche il nostro “rapporto con la natura, ha concluso il cardinale Jaime Ortega, passa attraverso una dimensione etica”. (A cura di Luis Badilla)

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    El Salvador: l'arcivescovo Escobar Alas chiede patto di unità nazionale contro la violenza

    ◊   Pensando alla grave situazione del Paese, stretto tra la crisi economica e la violenza metropolitana, l’arcivescovo di San Salvador, mons. José Luis Escobar Alas, ha proposto al presidente Mauricio Funes la ricerca di consensi per un “patto nazionale” che coinvolga tutti nello sforzo necessario per trovare uno sbocco adeguato nell'attuale mopmento che sta attraversando El Salvador. Nel corso di una conferenza stampa, domenica scorsa, l’arcivescovo ha confermato di voler chiedere alle autorità di “promuovere la firma di un grande accordo nazionale, un vero piano per la nazione, in grado di garantire il bene del Paese al di sopra degli interessi partitici”. Nell’omelia della Messa per il fine anno mons. Escobar Alas aveva già rilevato di credere “che questo governo, come un altro qualsiasi, non riuscirà mai da solo a cambiare le cose e perciò si deve pensare all’unità nazionale lasciando da parte gli interessi minori, o di gruppi o peggio ancora di fazioni”. Secondo il presule il 2009 salvadoregno “è stato un anno molto difficile”, in particolare a causa delle conseguenze della crisi economica e finanziaria, ma “anche per via dell’aumento della violenza”. D’altra parte, mons. José Luis Escobar Alas, ha auspicato da Dio la grazia di un “anno 2010 migliore; un anno di unità nazionale; un anno che sia ricordato come quello in cui i salvadoregni hanno superato la crisi, avviando un recupero economico e sociale, una revisione della cornice giuridica e amministrativa dello Stato e del suo sistema giudiziario”. L’arcivescovo ha auspicato con forza, una maggiore attenzione verso i poveri e verso “le cause ultime che generano violenza”. Infine, a sostegno di quanto aveva detto, mons. Escobar Alas, spiegando il perché El Salvador, è stato nel 2009 il Paese più violento dell’America Latina, ha ricordato che gli omicidi sono stati 4.365, vale a dire 71 omicidi ogni 100 mila abitanti pari a 11,9 morti violente ogni 24 ore. Sono cifre drammatiche che assegnano a questa nazione centroamericana di 6 milioni di abitanti un record negativo “strappato” al Messico e alla Colombia. Gran parte di questa violenza è da attribuire alle “maras”, bande giovanili che operano sul modello originale nato in Honduras. Rispetto al 2008 la crescita degli omicidi è stata del 37% e il tasso di 71 assassini su ogni 100 mila abitanti supera di gran lunga il tasso di 10 che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità considera già il limite per parlare di “violenza epidemica”. (L.B.)

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    Cambogia: si è insediato il nuovo vescovo coadiutore di Phnom Penh

    ◊   Servire la Chiesa in Cambogia e rafforzarne l’identità “cattolica e cambogiana”. È quanto ha promesso domenica scorsa padre Olivier Schmitthaeusler, nuovo coadiutore del vicariato apostolico di Phnom Penh (la nomina è del 24 dicembre scorso). Alla presenza di circa 300 responsabili e rappresentanti della diocesi della capitale, - riporta l'agenzia AsiaNews - il nuovo prelato ha lanciato un appello perché la Chiesa sia “una cosa sola”, vicina alla vita degli uomini e “alle loro gioie e sofferenze”, al servizio dei fedeli per “promuovere la pastorale delle vocazioni”. Padre Olivier Schmitthaeusler è nato il 26 giugno 1970 a Strasburgo, in Francia. Entrato a 19 anni nel Seminario maggiore della città, ha insegnato lingua francese all’Università cattolica di Osaka. L’ordinazione sacerdotale risale al 1998, in concomitanza con l’adesione alla Società per le Missioni estere di Parigi. Nel novembre dello stesso anno la partenza per la missione, in Cambogia, dove risiede da 12 anni come uno “straniero - ha detto - che ha messo radici” nel Paese. Il sacerdote ha spiegato di aver accettato l’episcopato “per servire con amore, nel nome di Gesù”. Sottolineando l’importanza delle vocazioni, egli intende rafforzare l’attività del Seminario maggiore per dare un nuovo impulso alla formazione cristiana “condividendo le responsabilità con il mondo dei laici”. Dal 2007 padre Olivier ha ricoperto l’incarico di vicario generale della diocesi. In precedenza ha svolto la missione a Kampot e Takéo e, nel 2005, a Tchomka Tien dove la comunità cristiana era composta da un solo fedele. Egli si è messo a disposizione degli abitanti delle risaie con amore e dedizione, rafforzando le attività della scuola materna, del collegio e del liceo professionale sorti nel biennio precedente il suo arrivo. Nel 2006 ha fondato a Phnom Voah un Centro per la vita intitolato a Giovanni Paolo II, dove trovano ospitalità famiglie di malati di Aids. A chi gli chiede il senso della missione, il vescovo coadiutore di Phnom Penh – designato alla successione del 74enne mons. Emile Destombes – risponde: “La missione è l’annuncio del Vangelo, per permettere all’individuo di svilupparsi nella sua interezza, in ogni aspetto della vita… Essere presenti nel cuore della vita delle persone, per permettere loro di crescere, trovare un via, un cammino”. (R.P.)

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    Assegnata la “Legion d’Onore” al vescovo Claude Rault e ad alcuni missionari

    ◊   A meritare la prestigiosa “Legion d’onore”, assegnata dal presidente francese Nicolas Sarkozy, sono stati quest’anno anche alcuni missionari, come riporta il sito . Tra i premiati, Francois Soulange, presidente di Secours catholique, sezione transalpina della Caritas. Altri missionari insigniti sono stati Marie-Louise Duvigneau, nota come Soeur Teresita, religiosa della Congregazione delle Figlie della Carità attiva in Ecuador, padre Jean-Joseph Perrin, che opera in Togo, l’infermiera Emmananche Huguette Zeiger, conosciuta come Soeur Jean-Dominique e mons. Claude Rault, vescovo della diocesi di Laghouat in Algeria, la stessa in cui operò Charles de Foucauld, dove “una Chiesa minuscola e fragile” – ha dichiarato il presule alla nostra emittente - “ha deciso di restare con tutti coloro che continuano a sperare contro ogni speranza”. Mons. Rault ha affermato di essere “un vescovo nomade”, con il preciso compito di “aiutare le comunità a vivere” “ad essere strumenti di incontro e di dialogo”. Il vescovo, che pure non dimentica i suoi confratelli massacrati e la violenza contro poveri innocenti, non punta il dito contro il popolo algerino: “Se c’è stato un integralismo musulmano” – ha spiegato - “se c’è stato fanatismo, intolleranza e violenza inaudita, ci sono stati e ci sono soprattutto uomini e donne dell’islam, che cercano un modo di vita fondato sulla tolleranza e sul rispetto reciproco”. (F.C.)

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    Itinerari dello Spirito: una web community per parlare ai giovani di pellegrinaggi

    ◊   Si chiamerà Jospers la web community che sarà lanciata alla II edizione di Josp Fest, Journeys of the Spirit Festival (Festival degli itinerari dello Spirito), ideato e organizzato dall'Opera romana pellegrinaggi e in programma alla Nuova Fiera di Roma dal 14 al 17 gennaio. Jospers permetterà ai “viaggiatori dello Spirito” di entrare in contatto, di condividere le esperienze e di partecipare alla costruzione di una rete. La web community (http://world.jospfest.com) - riferisce l'agenzia Sir - sarà composta da chi ha già fatto questa esperienza, chi è interessato a farla, chi ama viaggiare, e chi è interessato ad un turismo di valori. Il Josp Fest utilizzerà la web community per arrivare a comunicare il pellegrinaggio ai giovani. Infatti, per Josp Fest l’esperienza del viaggiare è uno strumento che sostiene i giovani nella loro crescita personale e nella loro identità: “Aprirsi ai diversi popoli del mondo e conoscere la realtà che vivono, le loro difficoltà ma anche i punti di forza e le progettualità future, consente alle nuove generazioni di allargare gli orizzonti”, dicono gli organizzatori. TheBlogTv, responsabile per la parte logistica della web community, produrrà un documentario fatto da ciò che avverrà durante il Festival, dai video e dalle fotografie dei viaggiatori della web community, che verranno diffusi su numerosi forum. (R.P.)

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    Australia: laici protagonisti dell’apostolato sull’esempio di Sant’Ignazio

    ◊   Uno speciale programma di studio e di formazione dedicato ai laici per renderli autentici protagonisti dell’apostolato: è l’iniziativa lanciata per il 2010 dai gesuiti australiani, che mirano a rafforzare il ruolo e l’attività dei laici nella pastorale e nell’evangelizzazione. “I laici sono fondamentali per la presenza cristiana e l’annuncio del Vangelo nella società e nelle strutture secolari. Essi devono comprendere sempre meglio il loro ruolo e diventare evangelizzatori efficaci” superando resistenze e timidezze, spiegano all'agenzia Fides i gesuiti australiani. Il programma sarà incentrato sulla figura di Sant’Ignazio di Loyola, proposto come modello e come punto di riferimento per una formazione spirituale incarnata nel mondo e pronta a farsi missionaria. “Ignazio ha compiuto il suo viaggio nella vita: ognuno di noi è chiamato a compiere il suo, secondo la missione che Dio gli affida” afferma Martin Scroope, direttore del “Loyola Institute”, presentando il programma di formazione. Il programma toccherà diverse province australiane, coinvolgendo numerosi religiosi, teologi e membri delle Chiese locali. Prevede anche una parte di “training sul campo”, con specifiche iniziative pubbliche di missione in diverse città. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Attesa per la dichiarazione di Obama dopo il Vertice di sicurezza sull’allarme terroristico in Yemen

    ◊   C’è attesa per la dichiarazione del presidente Usa, Barak Obama, dopo il vertice sulla sicurezza delle prossime ore. Oggi, ha riaperto l’ambasciata statunitense nello Yemen, ma la preoccupazione resta alta. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    Il presidente Obama farà una dichiarazione alle 16, ora di Washington, dopo un’intensa riunione alla Casa Bianca con i consiglieri per la Sicurezza nazionale dedicata al tentato attacco terroristico di Natale. L'ambasciata Usa a Sanaa ha riaperto oggi i battenti, dopo due giorni di chiusura, in seguito a quello che è stato definito il successo delle "operazioni antiterrorismo" condotte ieri dal governo dello Yemen. Ieri, due militanti di al Qaeda sono stati uccisi e tre altri feriti in uno scontro con le forze di sicurezza yemenite, nella zona di Arhab, a nord di Sanaa. Restano invece per ora chiuse nella capitale yemenita le ambasciate di Gran Bretagna e Francia (quest'ultima solo al pubblico), mentre l'Italia ha deciso di non chiudere la sua. Scelta difesa oggi dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, che ha anche lodato la “pronta reazione delle più alte cariche dell'Ue”, le quali hanno deciso di “agire in maniera coesa sul piano esterno” per affrontare la crisi dello Yemen. Crisi che sarà al centro della Conferenza internazionale convocata dal governo britannico a Londra il 28 gennaio, con l'approvazione del segretario generale dell'Onu. Ma c'è anche un altro fronte interno allo Yemen: stando a quanto affermano ribelli sciiti yemeniti, in zone al confine con l'Arabia Saudita sedici civili sono rimasti uccisi e 19 feriti in raid aerei effettuati dall'aviazione saudita negli ultimi giorni. Dalla scorsa estate, è in corso una guerra civile nel nord dello Yemen (la regione di Saada) fra i ribelli zaiditi sciiti e il governo di Sanaa e dai primi del novembre 2009 è coinvolta anche la vicina Arabia Saudita: intervenuta nel conflitto dopo l'uccisione di alcune sue guardie di frontiera, l’Arabia Saudita ha compiuto già diversi raid in territorio yemenita contro i ribelli.

     
    Terrorismo - economia
    Mentre crescono le preoccupazioni internazionali per l’allarme terrorismo sul fronte dello Yemen, ci si chiede che tipo di ricadute possano avere le nuove tensioni internazionali sull’economia mondiale, già provata dalla più importante crisi verificatasi dal 1929 e in lento cammino verso la ripresa. Eugenio Bonanata ne ha parlato con Ugo Bertone, direttore di “Finanza e Mercati”:

    R. - In questi giorni, il petrolio sta mostrando segnali di rialzo: è salito abbondantemente sopra quota 80 dollari, proprio sull’onda dei possibili aumenti della domanda internazionale per la ripresa. Naturalmente, se a questo si aggiungesse una tensione nello Yemen, cui dovesse sommarsi una tensione su altri scacchieri "caldi" - il caso iraniano resta più che mai aperto, ma resiste anche un’incognita molto forte sulla ripresa della produzione in Iraq - se si aprissero altri focolai di questo tipo, probabilmente l’accelerazione dell’aumento del prezzo del greggio potrebbe modificare il calendario della ripresa. Non dimentichiamoci che, quando nel 2007-2008 il petrolio salì oltre quota 100 dollari, la produzione industriale e la ripresa economica in Occidente, soprattutto negli Stati Uniti, subì una brusca frenata.

     
    D. - Quali potrebbero essere invece le conseguenze sull’economia americana?

     
    R. - Il vero problema americano, in questo momento, non è tanto il problema della produzione, quanto il problema dei consumi. I consumi sono strettamente legati al problema della fiducia, la fiducia a sua volta è legata al problema della disoccupazione e, in particolare, al problema delle abitazioni, con il nodo dei mutui che non si scioglie. Diciamo che se la crisi fosse di breve durata e si risolvesse con una vittoria o quantomeno con una dimostrazione di forza e di sicurezza da parte dell’amministrazione americana, questo potrebbe ricreare condizioni migliori di fiducia nei consumatori americani e permettere, da questo punto di vista, di accelerare una certa ripresa interna. Se invece si introducesse un nuovo elemento di incertezza, se in ogni caso si avesse la sensazione - come si è avuto in questa fase iniziale - che, al di là delle buone parole, la gestione della sicurezza e la gestione in assoluto della politica americana sono in una fase caotica, nella quale si rischiano dei black-out e sedici agenzie di sicurezza si pestano i piedi, ciò potrebbe essere un ulteriore segnale di sfiducia sul fronte americano e indurre a nuove frenate.

     
    Il Pam sospende i suoi interventi in Somalia
    Il Programma alimentare mondiale dell'Onu (Pam) ha annunciato oggi la decisione di sospendere i suoi interventi nel sud della Somalia a causa delle continue minacce, intimidazioni ed aggressioni subite dagli shabaab, il braccio armato di al Qaeda in Somalia, che non vuole che organizzazioni umanitarie operino su territorio da loro controllato. L’ultima aggressione è avvenuta ieri con uno duro saccheggio dell’ufficio Pam. Nella nota, l'agenzia Onu precisa che gli interventi continueranno nel resto del Paese, compresa Mogadiscio, raggiungendo circa i due terzi della popolazione che manca di cibo: vale a dire, quasi 1,8 milioni di persone.

    Iran: sette anni di reclusione e frustrate a un giornalista
    Sette anni e quattro mesi di reclusione e 34 frustate è la condanna pronunciata dalla magistratura iraniana per un giornalista, Bahman Ahmadi-Amui, arrestato in seguito alle proteste contro la rielezione del presidente Ahmadinejad. Lo rende noto oggi il sito dell'opposizione Jaras. Ahmadi-Amui, specializzato in economia, è in carcere dal 20 giugno scorso, quando fu arrestato insieme con la moglie, Jila Bani-Yaqub, anche lei giornalista, poi rimessa in libertà. Lo scorso novembre, la televisione di Stato ha reso noto che 86 persone erano state condannate in primo grado in relazione alle proteste della scorsa estate: a cinque di loro era stata inflitta la condanna a morte e a 81 pene detentive da 6 mesi a 15 anni. I condannati erano in attesa del processo d'appello. Ma altre decine di attivisti e giornalisti dell'area riformista sono stati arrestati dopo le nuove manifestazioni dell'opposizione, che il 27 dicembre hanno investito Teheran e diverse altre città iraniane. Intanto, le autorità iraniane hanno vietato ai propri cittadini ogni contatto e cooperazione con televisioni satellitari che trasmettono dall'estero in persiano e con 61 organizzazioni non governative, soprattutto americane, accusate di avere avuto “un ruolo nei recenti disordini”.

    La Giunta in Myanmar conferma le elezioni nel 2010
    Il capo della giunta militare del Myanmar, il generale Than Shwe, ha confermato ieri l'intenzione di una convocazione delle elezioni per l’anno in corso. Il voto si baserà sulla Costituzione del 2008, che riserva un’ampia porzione di seggi del parlamento ai militari. Le ultime elezioni si sono svolte nel 1990 e sono state annullate dalla giunta dopo la vittoria della Lega nazionale per la democrazia di Aung San Suu Kyi, leader dell’opposizione e premio Nobel per la Pace, da lunghi anni agli arresti domiciliari.

    L’Italia non venderà vaccini per l’influenza A
    L’Italia per ora non venderà parte dei propri vaccini contro l’influenza A, dal momento che la campagna vaccinale non è ancora finita e proseguirà fino a febbraio. Questa, in sintesi, la posizione espressa da Fabrizio Oleari, direttore generale Prevenzione e Sanità del Ministero della Salute. Il chiarimento è avvenuto dopo che alcuni Paesi europei hanno manifestato l’intenzione di vendere le dosi di vaccino in eccesso ad altre nazioni, specie a quelle dell’est. Anche nel mondo politico italiano alcuni chiedono che si faccia luce sui motivi dell’acquisto di eventuali dosi in più. Debora Donnini ha intervistato Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità:

     
    R. - Penso che l’allarme sia stata dato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) all’inizio di questa pandemia e credo che l’Oms non potesse fare altrimenti, perché avevamo di fronte un virus nuovo con un potenziale diffusivo enorme che richiedeva, quindi, un tipo di allarme pandemico. Di fatto, la pandemia c’è stata ed è ancora in corso. La maggior parte dei Paesi del mondo è stata colpita, ma per fortuna l'esito è stato meno pesante di quanto gli organismi internazionali stessi si aspettassero.

     
    D. - Per quanto riguarda l’Italia, la sua posizione in relazione ai vaccini?

     
    R. - Per quanto riguarda l’Italia, è stata tenuta una posizione estremamente cauta. L’Italia è il Paese occidentale che ha comprato meno vaccino, in quanto - basandosi su stime che venivano da modelli matematici - era stato deciso di non coprire più del 40 per cento della popolazione e questo perché diversamente sarebbe stato inutile e non fattibile. L’Italia è il primo Paese che ha adottato una strategia di vaccinare con una sola dose le persone comprese fra i 10 e i 65 anni. Quindi, se c’è stato o se c’è un eccesso di vaccini non è da imputare ad un acquisto troppo massivo, quanto al fatto che finora c’è stata una risposta alla campagna di vaccinazione non ottimale. Ricordiamo che altri Paesi, come ad esempio la Francia, hanno comprato più di 90 milioni di dosi, mentre l’Italia si è fermata a 24 milioni opzionati.

     
    Preoccupazione per il vulcano Nyiragongo nella Repubblica Democratica del Congo
    Desta sempre maggiore preoccupazione, nella Repubblica Democratica del Congo, l’attività del vulcano Nyiragongo, uno dei più attivi di tutta l’Africa. Dopo la violenta eruzione di sabato scorso, si teme ora che il lago di lava - un tipo di attività persistente, comune solo ad altri cinque vulcani nel mondo - possa esondare sui villaggi vicini. Ricordiamo che il vulcano è situato nel Virunga National Park, noto come parco dei gorilla, a poco più di 20 chilometri dalla città di Goma. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 5

    È possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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