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Sommario del 03/01/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all'Angelus: la storia ha un senso perchè è "abitata" dalla Sapienza di Dio
  • Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede sulla visita di mons. Gänswein a Susanna Maiolo, la donna che prima della Messa di Natale ha fatto perdere l'equilibrio al Papa
  • Oggi in Primo Piano

  • Padre Samir Khalil Samir: al terrorismo si deve rispondere con la pace
  • L'Ue dedica il 2010 alla lotta contro la povertà
  • 2010 anno internazionale della Biodiversità. A rischio 34 mila specie vegetali e 5.200 animali
  • Le sfide del nuovo anno della Chiesa romana. Intervista con mons. Luigi Moretti
  • Nuove attrezzature per le cure odontoiatriche al dispensario pediatrico Santa Marta in Vaticano
  • Le festività natalizie della comunità rom. La riflessione del presidente di “EveryOne”
  • Anno Sacerdotale: la testimonianza di un frate pellegrino sulle strade di Internet
  • All'Aquila in anteprima il film di Carlo Verdone sulla storia di un missionario
  • Chiesa e Società

  • Focolari. A breve il viaggio della presidente del Movimento alle comunità dell’Asia
  • Bolivia: nella diocesi di Santa Cruz sarà un anno dedicato alle testimonianze dei laici
  • Angola: tutto è pronto per la Coppa d’Africa, occasione di rinascita per il Paese
  • Istanbul, Pécs ed Essen le Capitali europee della Cultura 2010
  • Il bimestrale polacco per bambini “Il mio giornale arcobaleno” dedicato alle missioni
  • Nel 2010 il trecentesimo anniversario della nascita del compositore Pergolesi
  • 24 Ore nel Mondo

  • Perù, la Corte suprema conferma la condanna a 25 anni per l'ex presidente Fujimori
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all'Angelus: la storia ha un senso perchè è "abitata" dalla Sapienza di Dio

    ◊   Benedetto XVI all'Angelus si è soffermato sul senso della storia. "La storia - ha detto il Papa - ha un senso, perché è 'abitata' dalla Sapienza di Dio". Ma il disegno divino non si compie automáticamente. Ogni uomo e donna è responsabile di accogliere Dio nella propria vita. Perciò – ha spiegato il Papa – il “2010 sarà più o meno ‘buono’ nella misura in cui ciascuno, secondo le proprie responsabilità, saprà collaborare con la grazia di Dio”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    La nostra speranza è riposta in Dio. E questa speranza - ha detto il Papa - non fa conto “su improbabili pronostici e nemmeno sulle previsioni economiche, pur importanti”:

    “La nostra speranza è in Dio, non nel senso di una generica religiosità, o di un fatalismo ammantato di fede. Noi confidiamo nel Dio che in Gesù Cristo ha rivelato in modo compiuto e definitivo la sua volontà di stare con l’uomo, di condividere la sua storia, per guidarci tutti al suo Regno di amore e di vita. E questa grande speranza anima e talvolta corregge le nostre speranze umane”.

    La vera ragione di speranza dell’umanità – ha spiegato il Papa - è legata alla presenza di Dio nella trama della storia:

    “La storia ha un senso, perché è “abitata” dalla Sapienza di Dio. E tuttavia, il disegno divino non si compie automaticamente, perché è un progetto d’amore, e l’amore genera libertà e chiede libertà. Il Regno di Dio viene certamente, anzi, è già presente nella storia e, grazie alla venuta di Cristo, ha già vinto la forza negativa del maligno”.

    L’uomo – ha aggiunto il Santo Padre - è chiamato a collaborare con Dio ed ognuno ha la responsabilità di accogliere il Signore:

    “Ogni uomo e donna è responsabile di accoglierlo nella propria vita, giorno per giorno. Perciò, anche il 2010 sarà più o meno 'buono' nella misura in cui ciascuno, secondo le proprie responsabilità, saprà collaborare con la grazia di Dio”.
     
    L’uomo nella sua quotidianità non è solo. Il Signore – ha detto il Santo Padre – bussa al nostro cuore quando vuole fare un passo avanti insieme con noi:
     
    “Ogni volta che il Signore vuole fare un passo avanti, insieme con noi, verso la ‘terra promessa’, bussa prima al nostro cuore, attende, per così dire, il nostro ‘sì’, nelle piccole come nelle grandi scelte. Ci aiuti Maria ad accogliere sempre la volontà di Dio, con umiltà e coraggio, perché anche le prove e le sofferenze della vita cooperino ad affrettare la venuta del suo Regno di giustizia e di pace“.

    Salutando i pellegrini di lingua tedesca, il Santo Padre si è poi soffermato sul mistero dell’incarnazione. “Dio – ha detto il Papa - è entrato nel nostro mondo, è diventato uno di noi affinché, come suoi figli, possiamo avere parte alla vita divina”. Ha esortato quindi tutti a “vivere di questo dono del presente e della comunione con Dio” e ad incamminarsi, in questo nuovo anno, “sulla via del bene”. Il Papa ha ricordato infine che nei giorni scorsi è stata aperta a Santiago de Compostela la Porta Santa in occasione dell’Anno Santo Compostelano. Attraverso questa Porta – ha detto il Pontefice - sono passati molti pellegrini alla recerca della luce della fede e della grazia del perdono. Il Papa ha invitato a lasciarsi illuminare da Cristo, luce del mondo, e a rinascere ad una nuova vita, in un mondo pieno di pace e concordia.

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    Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede sulla visita di mons. Gänswein a Susanna Maiolo, la donna che prima della Messa di Natale ha fatto perdere l'equilibrio al Papa

    ◊   Il direttore della Sala Stampa Sede, padre Federico Lombardi, ha confermato che, nei giorni scorsi, il segretario personale di Benedetto XVI, mons. Georg Gänswein, ha compiuto in forma riservata "una visita a Susanna Maiolo, manifestandole l’interessamento del Santo Padre per la sua situazione". Nel comunicato della Santa Sede si precisa che "l’iter avviato dalla magistratura dello Stato della Città del Vaticano seguirà il suo corso fino al suo espletamento". Susanna Maiolo, poco prima della Messa di Natale aveva superato la transenna e, nonostante l’intervento della sicurezza, era riuscita a raggiungere il Santo Padre e ad afferrarne il pallio, facendogli perdere l’equilibrio e facendolo scivolare a terra.

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    Oggi in Primo Piano



    Padre Samir Khalil Samir: al terrorismo si deve rispondere con la pace

    ◊   All'indomani delle accuse dirette del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, al braccio yemenita di Al Qaeda per il fallito attentato di Natale sul volo Amsterdam-Detroit, è stata disposta la chiusura dell'ambasciata americana e di quella inglese a Sanaa, nello Yemen. Secondo quanto dichiarato da John Brennan, consigliere per l'antiterrorismo del presidente Usa, Al Qaeda avrebbe infatti in progetto un attentato nella capitale yemenita. Oggi il premier britannico Gordon Brown ha annunciato che Gran Bretagna e Usa intensificheranno le azioni congiunte per contrastare la minaccia terroristica in Yemen e in Somalia. Paesi in cui sarebbe stato addestrato il nigeriano responsabile del fallito attentato al volo della Delta Airlines. Obama, intanto, ha convocato un vertice sulla sicurezza per martedì prossimo alla Casa Bianca. Sui drammatici effetti del terrorismo, vettore di odio e violenza, si sofferma al microfono di Luca Collodi, il padre gesuita Samir Khalil Samir, docente di Storia della cultura araba e Islamologia all’Università Saint-Joseph di Beirut:

    R. – Mi sembra che ci sia una specie di disperazione da parte dei terroristi: se da una parte il terrorismo procura in modo cieco tanto male alle persone, dall’altra non riesce in nessun luogo a convincere la gente, cominciando con i musulmani stessi. Non riesce a cambiare la struttura del Paese che attacca. In realtà i terroristi uccidono, alimentano tanta violenza, ma la gente reagisce non in loro favore. Dunque i terroristi non riescono ad imporre né la sharia, quando lo vogliono fare, né un loro sistema di violenza che possa cambiare il Paese. Tutto questo avverrà finché non si capirà ciò che dice il Papa, cioè che la violenza non porta a nulla.

     
    D. – Padre Samir si parla di Yemen. Secondo lei è realistico pensare ad un attacco americano contro le basi fondamentaliste islamiche in Yemen?

     
    R. - Questa azione, se verrà messa in atto, non fermerà i terroristi. La violenza attira la violenza. Tutto ciò servirebbe a suscitare altri giovani per essere pronti a dar la vita per ciò che credono sia la via migliore, la verità, etc.

     
    D. – Molti attentatori sono stati formati spesso in scuole occidentali, spesso anche americane. Perché poi arrivano a questa scelta così radicale di farsi esplodere su un aereo per uccidere delle persone e per uccidersi?

     
    R. - Non si può accusare la scuola occidentale di aver formato questi giovani. I fondamentalisti sostengono che l’Islam è aggredito da ogni parte, che c’è dell’islamofobia dappertutto. Si sentono vittime del mondo, cosa che non è realistica. Il secondo punto è che hanno imparato che, secondo loro, solo la forza porta frutti. Ma è una contro-verità: la vera lotta contro il terrorismo consiste nel mostrare che la giustizia e il perdono sono condizioni essenziali di sopravvivenza per l’umanità.

     
    D. - Cosa deve fare uno Stato quando è sotto attacco, quando subisce delle perdite per un attacco terrorista islamico?

     
    R. - Penso all’esempio, già di alcuni decenni fa, dell’Italia con le Brigate Rosse e con il terrorismo. Non ha usato la violenza, anche se i loro nemici usavano la violenza; ha cercato di distruggere quel movimento con il diritto e con atti di pace. La strada è lunga ma è l’unica, perché l’altra strada che sembra più efficace - quella della violenza per rispondere alla violenza - innesca nuove violenze. Ho letto una pagina straordinaria sull'esperienza di un dottore di Gaza. Lavora in ospedali israeliani, parla l’ebraico moderno come un israeliano. Durante l’attacco a Gaza, tre sue figlie e un nipote sono stati uccisi da una bomba dell’esercito mentre erano a casa. Lui non parla altro che di pace e di perdono ed è un palestinese musulmano di Gaza. Sono fatti anche questi, straordinari ma autentici. E’ possibile impegnarsi in questo progetto di pace. Anche nel mondo islamico troviamo questi esempi di gente che non cerca altro che la pace. Questa linea è l’unica che può far arrivare ad una soluzione. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    L'Ue dedica il 2010 alla lotta contro la povertà

    ◊   Stop poverty now. Un imperativo con il quale inizia il 2010, anno che l’Unione Europea, accogliendo le richieste delle Caritas nazionali, ha dedicato alla lotta contro la povertà e l’esclusione sociale. Secondo dati diffusi dalla Commissione Europea, circa 80 milioni di persone nell’Ue vivono sotto la soglia di povertà: un flagello che colpisce in particolare l’infanzia con 19 milioni di minori in condizioni di precarietà ed esclusione. L’Anno inizierà ufficialmente il prossimo 21 gennaio a Madrid. Paolo Ondarza ne ha parlato con Paolo Pezzana, rappresentante italiano nella Task Force 2010 di Caritas Europa:

    R. – Il 2010 è l’anno nel quale termina la strategia di Lisbona, ossia la grande strategia politica che l’Unione Europea si era data dieci anni fa per raggiungere una serie di obiettivi, tra i quali lo sradicamento della povertà nel continente europeo. Quanto il raggiungimento di quest’obiettivo sia distante dalla realtà è sotto gli occhi di tutti: 75 milioni di persone in Europa vivono sotto la soglia di povertà; è in aumento l'emarginazione e la crisi economica non ha fatto che aggravare questa situazione.

     
    D. – Non è l’utopia di sconfiggere la povertà entro l’anno il vostro obiettivo, ma la sensibilizzazione. Che cosa fare per abbattere il muro d’indifferenza?

     
    R. – Noi associazioni abbiamo deciso, in quest’anno, di cercare di attivare azioni che vadano a coinvolgere gli insegnanti e gli studenti. Bisogna investire sul futuro e quindi moduli per le scuole, moduli per la sensibilizzazione degli insegnanti, disponibilità a livello nazionale. Ma si deve agire anche a livello diocesano ed andare nelle scuole a parlare di povertà, ad invitare al volontariato. In termini di comunicazione, poi, cercare di abbattere gli stereotipi.

     
    D. – Appare quanto mai importante il ruolo dei media ...

     
    R. – E’ fondamentale: una buona parte del budget dell’Unione Europea è dedicato al coinvolgimento dei media, proprio per far capire che la povertà non è una colpa. Si deve far capire che non si diventa o si rimane poveri per scelta. Si deve far capire che vivere per strada non é mai una situazione piacevole. Tutte cose che purtroppo, invece, nella mente e nella considerazione pratica dei nostri concittadini in Europa non sono ancora così diffuse.

     
    D. – E non si tiene conto di un dato importante: circa il 16 per cento della popolazione totale dell’Ue è sotto la soglia di povertà, con particolare evidenza del dato dei bambini, che sono la categoria, la fascia sociale più esposta ...

     
    R. – Esattamente. Settantacinque milioni, una nazione più grande della Germania. Il dato sulla povertà minorile ci fa capire che è in corso un meccanismo di trasmissione della povertà di generazione in generazione. Ed è proprio questo che dobbiamo interrompere.

     
    D. – Quali volti ha la povertà in Europa?

     
    R. – Esiste una dimensione materiale della povertà – la povertà economica – ma esiste anche una dimensione immateriale: i sociologi la chiamano povertà simbolico-esistenziale, cioè l’incapacità di dare senso e significato alla propria vita, alle cose che ci succedono. E quindi intervengono lo stress, la depressione, il ricorso all’alcol piuttosto che alle droghe e al gioco d’azzardo come surrogati per compensare quell’assenza di senso che si sente non riuscendo a vivere pienamente la propria esistenza. Queste forme di povertà, con la crisi economica che abbiamo avuto, si sono clamorosamente incontrate.

     
    D. – E sono forse le forme più subdole di povertà perché non emergono. Forse a volte ci si vergogna anche di palesarle ...

     
    R. – Proprio perché vanno a toccare quei delicatissimi meccanismi interiori che ci permettono di dare un senso alla nostra esistenza. Bisogna dare risposte a questo fenomeno sul piano materiale, perché se uno ha fame o non ha i soldi per pagare la bolletta bisogna risolvere quel problema; ci vogliono i servizi, ci vuole la prossimità, l’attenzione diffusa e comunitaria. Ciascuno di noi ha un compito nella lotta alla povertà, fosse anche solo quello di stare un po’ più attenti al vicino o di fare volontariato in un’associazione. Per questo il 2010 è un’occasione ed un richiamo per tutti, non soltanto per le istituzioni.

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    2010 anno internazionale della Biodiversità. A rischio 34 mila specie vegetali e 5.200 animali

    ◊   I governi e i cittadini devono impegnarsi a salvaguardare la vita sulla terra. E’ l’esortazione che anima il 2010 proclamato dalle Nazioni Unite: “Anno internazionale della Biodiversità”. L’iniziativa pone l’accento sul fenomeno dell’estinzione delle specie. Secondo stime recenti sarebbero a rischio circa 34 mila specie vegetali e 5.200 animali. Ma questo cosa comporta concretamente? Massimiliano Menichetti lo ha chiesto ad Alessandro Giannì direttore Campagne di Greenpeace.

    R. – Succede che gli ecosistemi funzionano male. Ci sono tanti buchi che si vengono a creare e questi, per esempio, possono essere colmati da specie invasive che alterano ulteriormente gli equilibri: questo è uno dei tre problemi principali che intaccano la biodiversità del nostro pianeta. Le attività umane e i cambiamenti climatici fanno sì che sempre più specie aliene invadano i nostri ecosistemi.

     
    D. – Come rispondono gli ecosistemi quando specie che appartengono ad un Paese arrivano in un altro luogo?

     
    R. – Un ecosistema stabile reagisce abbastanza bene alla presenza di una nuova specie; un ecosistema reso invece più fragile può accettare più facilmente la specie che lo invade e perdere le proprie peculiarità.

     
    D. – Cosa incide maggiormente nel cambiamento della biodiversità?

     
    R. – In primo luogo, sicuramente la grande minaccia del cambiamento climatico. Le stime a medio termine parlano di un 30-40% della biodiversità che andrà persa se le temperature supereranno la soglia di un aumento di 1,5 gradi. Adesso siamo a 0,8 gradi. La seconda minaccia è la perdita degli habitat con la distruzione, per esempio, con la deforestazione, con l’urbanizzazione eccessiva, l’inquinamento… La terza causa, in ordine di importanza, è appunto la presenza sempre più massiccia di specie aliene invasive che – ripeto – è un problema che dipende da molte cause: il cambiamento climatico è una delle cause che concorre a questa invasione biologica.

     
    D. – Si ribadisce che è necessario tutelare la biodiversità in ogni Paese del globo, fare attenzione all’esportazione delle sementi o all’utilizzo di semi geneticamente modificati. Che ne pensa?

     
    R. – Sicuramente è importante irrobustire l’agrobiodiversità locale perché in questa maniera si preserva una 'banca' di geni che potranno essere utili anche tramite incroci successivi per sconfiggere, per esempio, delle patologie. Famoso è il caso del cosiddetto “riso del miracolo”, che era una varietà di riso che resisteva a dieci diversi agenti patogeni; arrivò l’undicesimo e fece dei danni incredibili; i raccolti di riso sono stati salvati perché in una remota regione dell’Asia c’era ancora una varietà di riso che conteneva l’agente in grado di resistere a questo patogeno. Questo fa capire che è importante avere una sorta di assicurazione che consiste nella grande varietà dei germoplasmi delle piante o anche delle razze animali.

     
    D. – L’Anno internazionale della Biodiversità intende ribadire questo valore. A che punto siamo?

     
    R. – Ricordo che il 2010 sarebbe dovuto essere l’anno in cui si sarebbe dovuta arrestare – o perlomeno minimizzare – la perdita della biodiversità. Purtroppo i dati che abbiamo snocciolato finora puntano nella direzione contraria: siamo appena reduci da questa Conferenza sul clima di Copenaghen. E’ stato un grande fiasco e devo dire che gli impegni sono stati – purtroppo – ampiamente disattesi. Bisogna che ci sia maggiore impegno e, soprattutto, bisogna essere consapevoli che la biodiversità non è qualcosa di diverso da noi stessi: noi siamo un elemento della biodiversità. E siccome è un un grande ingranaggio, se salta tutto il meccanismo non è detto che noi ce la possiamo cavare …

     
    “La biodiversità è uno degli strumenti per sconfiggere la fame nel mondo”. E' quanto sottolinea Giuseppe Politi, presidente della Confederazione Italiana Agricoltori, che ribadisce al microfono di Massimiliano Menichetti, la necessità di valorizzare e far sviluppare ogni patrimonio animale e vegetale locale.

    R. – Dobbiamo renderci conto che “biodiversità” non significa solo conservazione, ma è anche potenzialità; e non solo per i Paesi che hanno risolto i loro problemi alimentari, ma “biodiversità” significa anche cercare di far riattecchire l’agricoltura lì dove è stata persa. Bisogna valorizzare le caratteristiche proprie di un terreno e le capacità produttive, e in molti casi anche insegnare …

     
    D. – Quale è il rischio nel perdere specie vegetali e specie animali?

     
    R. – Innanzitutto della uniformità. Dobbiamo comprendere che in alcune aree del mondo è possibile praticare la produzione agricola solo se fortemente legata alle caratteristiche di quel territorio e dell’ambiente in cui si sviluppa. Non è sufficiente portare un seme. L'attività agricola richiede una complessità di fattori che rendono possibile svolgerla o meno.

     
    D. – Si riferisce anche al dibattito sugli organismi geneticamente modificati?

     
    R. – Parliamo degli organismi geneticamente modificati. In molti casi c’è anche l’illusione che si possano risolvere i problemi alimentari adottando delle sementi in maniera indifferenziata. Però, anno dopo anno, sempre più persone sostanzialmente hanno bisogno di cibo: muoiono di fame in diverse aree del nostro pianeta. Nonostante la tecnica, c’è un problema di proprietà del seme, c’è un problema di dipendenza dei contadini di quei Paesi. Questo è un problema economico ed etico allo stesso tempo. Ci sono anche problemi produttivi.

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    Le sfide del nuovo anno della Chiesa romana. Intervista con mons. Luigi Moretti

    ◊   Il nuovo anno è appena cominciato e la diocesi di Roma si appresta a viverlo proponendo diverse iniziative con uno sguardo alla realtà multietnica e multiculturale della capitale. Di fronte alle problematiche sociali della città sono svariate le sfide che il vicariato vuole affrontare. Ma quali gli impegni più importanti della Chiesa romana quest’anno? Tiziana Campisi lo ha chiesto a mons. Luigi Moretti, vicegerente della diocesi di Roma:

    R. – In questo nuovo anno il nostro impegno principale è quello di aiutare questa comunità cristiana a rendersi conto che più cresce, più qualifica la sua esperienza di fede in Gesù, più si deve aprire ad un impegno missionario: passare da un vivere la fede come qualcosa che serve a me, a vivere la fede per tutti. Quindi è l’impegno a far sì che la prassi pastorale delle nostre comunità diventi sempre più questa proposta: una testimonianza, una proposta di annunciare Gesù come unica speranza, come unica salvezza. Quest’anno, poi, siamo impegnati in particolare in una rilettura del significato, e quindi anche la riqualificazione dell’esperienza, che per noi è centrale, dell’eucaristia domenicale: una riflessione su cos’è l’esperienza dell’eucaristia, la presenza di Gesù che si offre per noi, per la salvezza, come fonte e culmine della vita cristiana, ma anche collocata nel giorno del Signore, la domenica. E come questa esperienza debba aprire ad un impegno di carità.

     
    D. – Che stagione sta vivendo la diocesi di Roma?

     
    R. – E’ una stagione, direi, di passaggio, di crescita, di trasformazione. Nel senso che cresce sempre di più la percezione di sentirsi Chiesa, cioè di far capire come l’esperienza della fede non sia un fatto privato: si colloca dentro l’esperienza della Chiesa, dentro un’esperienza di comunità. Questo credo che sia un passaggio molto importante. Proprio questo essere Chiesa porta con sé una responsabilità verso gli altri: quella di essere luce, testimonianza, sale capace di dare sapore nel senso di uscire da una logica puramente di Chiesa ripiegata su se stessa, che si ripete anno dopo anno. Noi siamo corpo che cresce, una dimensione che tende ad offrire a tutti quella stessa possibilità di vivere il rapporto con Gesù. Questa spinta credo che si stia cogliendo un po’ a tutti i livelli nell’attenzione alla famiglia, nell’attenzione ai giovani, nell’attenzione ai deboli, agli emarginati.

     
    D. – Roma, città multietnica e multiculturale; ma anche multi religiosa: come guarda il Vicariato a questa realtà?

     
    R. – Roma credo che viva da sempre una sua vocazione universalistica, di apertura al mondo: è una città che ha sempre accolto! Quindi, questo per noi non diventa un fatto traumatico, ma piuttosto ci spinge a diventare un’esperienza che è capace di integrare perché il problema non è solo accogliere ma trovare la modalità per integrare. Per esempio, noi abbiamo più di 40 comunità etniche che sono ecclesialmente organizzate come comunità, come missioni, come parrocchie. Sono organizzate in modo che tutti coloro che arrivano a Roma – soprattutto nella prima generazione – trovino un luogo, un’esperienza che da una parte non li sradichi rispetto a quello che è il luogo e la tradizione di provenienza, ma nello stesso tempo li integri e li porti ad inserirsi nel tessuto della nostra Chiesa. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Nuove attrezzature per le cure odontoiatriche al dispensario pediatrico Santa Marta in Vaticano

    ◊   In Vaticano ogni giorno molte persone povere bussano alla porta del dispensario pediatrico Santa Marta per chiedere assistenza medica e sostegno psicologico per i loro figli. Alcuni piccoli hanno bisogno, in particolare, di cure odontoiatriche. Per loro, fino a poco tempo fa, era necessario recarsi in altre strutture poiché il centro pediatrico non disponeva di attrezzature adeguate. Nei giorni scorsi, grazie anche alla generosità della segreteria particolare di Benedetto XVI, è arrivata la poltrona odontoiatrica con i vari strumenti. Al microfono di Amedeo Lomonaco, la direttrice del dispensario, Chiara Pfister, si sofferma sull’importanza di questa novità:

    R. – E’ una cosa veramente grande perché nessuno dei nostri piccoli può pagarsi un dentista. Avere a disposizione tutta un’attrezzatura è una cosa molto preziosa non soltanto per l’aspetto curativo ma anche per quello preventivo. Possiamo provvedere anche alla correzione con apparecchi per i denti. Questa è una spesa che nessuna delle famiglie da noi assistite potrebbe sostenere.

     
    D. - Quanti sono i bambini assistiti nel dispensario e da quali realtà provengono?

     
    R. – I bambini assistiti sono più o meno 750. Oltre a questi ci sono molti bambini piccoli tra zero e i due anni che non necessitano di cure per i denti. Ma aiutiamo i fratellini più grandi che possono beneficiare di queste nuove attrezzature e anche i loro genitori che spesso hanno problemi. Sono spese troppo costose per famiglie che vivono già nel disagio.

     
    D. - Il dispensario fornisce assistenza medica e sostegno a famiglie povere ma in realtà è molto di più quello che il centro pediatrico riceve in termini di affetto, di sorrisi, di amore. Fondamentale è poi il contributo dei volontari...

     
    R. - Noi vogliamo accompagnare queste famiglie per far superare loro il momento di arrivo del bambino piccolo in famiglia. Spesso la mamma perde il lavoro. Nel centro opera un gruppo di volontari per dare una mano. I volontari dicono: 'sei mio fratello, ti aiuto'. Tutto questo è assicurato gratuitamente perché facciamo questo in nome di una fraternità, in nome di una religione che ci insegna che siamo tutti fratelli. Non c’è nessuna differenza di nazionalità, di confessioni religiose. Le famiglie che assistiamo sono di 20 nazionalità che convivono qui in amicizia e fraternità.

     
    D. - Dunque la gratuità e l’amore sono i veri 'motori' del dispensario che offre aiuto senza distinzione di nazionalità e di religione. Cosa significa testimoniare la speranza cristiana a pochi passi dalla Basilica di San Pietro?

     
    R. – Siamo privilegiati ma è anche un compito forte quello di parlare qui a nome del Santo Padre, a nome della Chiesa che non ha solo esigenze ma anche soluzioni concrete per aiutare il prossimo. Vorrei infine ringraziare tutti i nostri volontari che fanno veramente un lavoro nascosto molto prezioso anche per l’evangelizzazione qui in mezzo a noi.

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    Le festività natalizie della comunità rom. La riflessione del presidente di “EveryOne”

    ◊   Per la maggior parte provengono dalla Romania e dagli altri Paesi dell’Europa orientale e appartengono alla Chiesa cristiana ortodossa, le famiglie rom che vivono in Italia. Di solito abitano ai margini delle nostre città, in campi autorizzati o spesso abusivi, le cui condizioni sono comunque di abbandono e di grande disagio. Un dato significativo: l’aspettativa di vita per loro si aggira intorno ai 35-40 anni. Nei loro confronti si registrano, poi, una diffusa ostilità e diffidenza. Ma quali sono le tradizioni tipiche del popolo rom in questo periodo natalizio? Al microfono di Adriana Masotti risponde Roberto Malini, co-presidente dell’organizzazione umanitaria per i diritti umani “EveryOne”, che da tempo lavora a fianco dei nomadi:

    R. – Il popolo rom è tra i più religiosi del mondo. La tendenza è quella di riunirsi con la famiglia: quindi molti hanno messo da parte il denaro, negli ultimi mesi, per riuscire a raggiungere le loro famiglie. Lo stare insieme è molto importante. Il grande motto del popolo rom è sempre “Tanti bambini, tanta gioia”. Cercano di far sì che i bambini delle varie famiglie si incontrino … Gli anziani raccontano una favola che si chiama “lo sfato”. Questa favola rappresenta come dovrebbe vivere un uomo per vivere bene, come deve comportarsi con gli amici, con la famiglia e quindi dietro ad una rappresentazione fiabesca, danno loro degli ideali morali, civili. Un’altra cosa che fanno è addobbare gli alberi e la loro tradizione è ancora più antica della nostra! Sostanzialmente, appendono gli oggetti utili, gli oggetti che li fanno sperare in un buon futuro, quindi oggetti come piccole pentole, forchette, oggetti di uso quotidiano, anche caramelle, dolciumi … E’ un albero molto particolare, perché rappresenta proprio la semplicità del vivere e la preghiera che questa vita continui. C’è un grande calore: sembra veramente di tornare ad un Natale dove davvero quello che conta è il sorriso tra le persone, il valore della famiglia …

     
    D. – Ed è un momento in cui c’è un po’ di solidarietà da parte dei non nomadi?

     
    R. – Purtroppo, ormai l’occhio con cui vengono guardati i rom è un occhio sospettoso, ostile. Però abbiamo notato che tanti cittadini hanno imparato ad andare contro corrente. Cioè, a noi capita di vedere la madre di famiglia, lo studente, il padre di famiglia che va a portare cibo, vanno a festeggiare insieme; vedi la mamma con le gonne lunghe e i bambini attorno che parla delle sue cose private, dei suoi sogni, delle sue speranze alla donna italiana che è lì, con il sacco della spesa li ha raggiunti; ha portato loro dei dolcetti, dell’acqua e sta parlando dei bambini, di come essere mamma … Due mondi così diversi, dove alla fine, però, i sogni ed i problemi, con proporzioni diverse, sono gli stessi. Questo è bello, perché è davvero un segno di speranza. Questo sicuramente per noi di EveryOne è il Natale, cioè questi momenti di incontro e di calore. Saremo ingenui in questo, ma in questo noi vediamo la speranza del futuro e il significato del Natale.

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    Anno Sacerdotale: la testimonianza di un frate pellegrino sulle strade di Internet

    ◊   Viandanti sulle strade del web: è il volto nuovo dei missionari del terzo millennio, che pongono al servizio della fede le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie; strumenti preziosi per “amplificare il bene”. Ne sa qualcosa frate Angelico Boschetto, francescano, reggente della parrocchia di Roverè della Luna, in provincia di Trento, che quest’anno festeggia i suoi 40 anni di sacerdozio. Una vita spesa nel desiderio di portare il Vangelo a chi è lontano, oggi camminando sui sentieri della rete informatica. Ripercorriamo le ragioni di questa scelta “missionaria” nella testimonianza resa a Claudia Di Lorenzi:

    R. – Da bambino mio papà con religiosa attenzione leggeva delle lettere che suo fratello – che ormai da più di 25 anni era in Cina – gli scriveva; io ascoltavo i racconti di questo mio zio che era missionario in Cina. Ed è nata in me la vocazione perché avrei voluto anche io essere missionario in Cina. L’idea era questa: ripetere l’avventura di uno che si era fatto testimone del Vangelo. Questo mi entusiasmava. Poi ho imparato con i frati a conoscere Francesco, la bellezza di essere viandanti per le strade del mondo ad annunciare il Vangelo. In quel periodo era veramente impossibile poter andare in Cina: non si poteva fare una missione apostolica andando tra la gente. Per cui, purtroppo, ho dovuto rinunciare.

     
    D. – Ma è rimasto il desiderio di portare il Vangelo a chi è lontano. Oggi attraverso vie nuove…

     
    R. – Ho i sandali ai piedi e quando ho scoperto questa strada informatica che porta l’uomo a vivere in questo mondo in un villaggio globale, in un villaggio nuovo, questo fatto mi ha sorpreso; sono riuscito a camminare sulle vie informatiche per poter – anche in questo modo – portare all’uomo Gesù e il Vangelo.

     
    D. – Come sfrutta le potenzialità delle nuove tecnologie?

     
    R. – Attraverso l’opportunità di poter utilizzare la banda larga ho fatto installare nella chiesa delle webcam per mettere in rete ogni giorno la celebrazione della Messa. La Messa si ascolta, anche per la privacy delle persone e anche perché oggi la banda larga non è ancora attrezzata per poter portare immagini in alta qualità. Si può ascoltare attraverso la homepage del sito della parrocchia. E’ sufficiente scrivere “parrocchia Roverè” e ci sono i link per ascoltare la Messa in diretta. Terminata la diretta rimane on-line. Per cui, chiunque, in qualsiasi ora del giorno, può riascoltarla. La Messa feriale è alle ore 8, poi il sabato alle 18 e la domenica alle 10. Mentre il coro canta all’ingresso del parroco, con un pulsante sull’I-phone posso avviare la presenza in internet: si sentono i canti, si sente la preghiera delle persone, le parole della liturgia, la lettura della Parola di Dio, la celebrazione della liturgia eucaristica. Mettendo il piccolo note-book, posso avere accesso alla nuova versione dei messali feriali che alcuni mesi fa non c’era; al posto del messale ho messo il note-book.

     
    D. – Quali frutti sta portando questo lavoro?

     
    R. – Persone di ogni estrazione sociale e religiosa mi hanno interpellato, anche solo per dialogare. Attenti a queste occasioni sono soprattutto coloro che hanno dovuto emigrare per cercare lavoro in altre terre. Discendenti di persone emigrate hanno oggi occasione di riscoprire le loro radici e le loro origini.

     
    D. – Quali opportunità per il futuro si possono prefigurare?

     
    R. – Attualmente, la preparazione informatica della gente, ma soprattutto degli anziani, è tutta da costruire. Certamente un domani potranno utilizzare in modo veramente bello questo strumento e trovarlo molto gradito!

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    All'Aquila in anteprima il film di Carlo Verdone sulla storia di un missionario

    ◊   E’ stato proiettato in anteprima nazionale ieri pomeriggio all’Aquila il nuovo film scritto, interpretato e diretto da Carlo Verdone “Io, loro e Lara”, prodotto dalla Warner e in uscita sugli schermi di tutta Italia il prossimo 5 gennaio. Protagonista un sacerdote missionario rientrato dall’Africa e alle prese con le turbolenze, intolleranze e cattiverie della nostra società. Uno sguardo affettuoso e rispettoso con un ottimo cast di attori e una scrittura brillante non privo di riflessioni e temi di coraggiosa attualità. Il servizio di Luca Pellegrini:

    (trailer: "Dimentico sempre che sei un prete!" - "E allora?" - "Magari ti scandalizzi, che ne so?" - "Guarda, che è veramente frustrante che una ragazza come te abbia ancora questa immagine trita e ritrita della figura del sacerdote! Noi non siamo così: siamo persone normali! Siamo normalissimi!" - "Lo so, lo so!" - "Ma non lo sai, non lo sai! ...".)

     
    No, nessuno la sa! Per questo Padre Carlo Mascolo è spaesato. In discreta ritirata dall’Africa dove ha vissuto aiutando il prossimo, missionario dai modi gentili e dimessi, arriva a Roma, nell’occidente urbanizzato e si penserebbe civilizzato, per un semestre sabbatico di riflessione e riposo. Povero Padre Carlo: in città, pochissimi ascoltano le sue ragioni e i suoi sfoghi, la sua famiglia è un coacervo di rivalità, tensioni, cattiverie. Il padre tenta la ribellione sposando la badante moldava, i fratelli sono corvi rapaci e nevrotici che menano fendenti in difesa del patrimonio e dei loro gretti interessi, la nipote appartiene ad un gruppo evanescente che assorbe il disagio sociale e identitario dei giovani, l’assistente sociale vive di un passato che vorrebbe esorcizzare col presente; infine, c’è Lara, di cui si fa conoscenza pian piano e si scopre che è una ragazza con tanti problemi e un figlio che vuole riabbracciare. Per farlo, entrerà a forza nell’esistenza della famiglia Mascolo, cambiandone, in fondo, i connotati e trasformando la precedente aggressività in un’aria leggera di pace e di condivisione dei diversi destini, mentre il missionario capisce che il paesello africano e i suoi poveri sono la sua speranza e la sua insostituibile missione. Carlo Verdone ha scritto e diretto un film delicato, attentissimo nel rispettare non soltanto i difficili tempi comici, ma il suo stesso personaggio e tutto ciò che rappresenta. E’ un antidoto alla volgarità imperante che si è impossessata della commedia italiana, e si capisce benissimo che molti dei temi attuali che tratta gli stanno particolarmente a cuore. Ma perché iniziare il nuovo anno interpretando il difficile ruolo di un sacerdote missionario? Lo abbiamo chiesto allo stesso Verdone:

    R. – Perché volevo mettermi alla prova interpretando seriamente un sacerdote, inserirlo poi in una commedia, che deve essere anche divertente. Era francamente una grande sfida, quindi, come attore ma anche come necessità nell’interpretare un uomo onesto, pulito. Con i tempi che corrono, avevo questo desiderio.

     
    D. - Che cosa troviamo dell’uomo e dell’attore Verdone in padre Carlo?

     
    R. – Ogni attore che faccia bene il suo lavoro ha sempre un po’ del suo temperamento in qualsiasi cosa vada a fare. Diciamo che un cinque per cento c’è sempre, sempre! Quindi, anche qua: in certe emozioni, in certe reazioni c’è qualcosa di mio.

     
    D. - Il suo è un film che vuole portare serenità, bontà e ottimismo in seno ad una stagione difficile e astiosa che sta vivendo l’Italia. Pensa di riuscire a instillare qualche buon proposito nel pubblico?

     
    R. – In questo film, soprattutto nella scena finale, ho cercato di fare una riflessione sul tema della concordia, sul tema dello stemperare le tensioni, sul tema del sapersi accettare. E’ un tema molto semplice. E' un tema che sento molto in questo periodo in cui veramente c’è una guerra condominiale molto, molto feroce tra tutti noi …

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    Chiesa e Società



    Focolari. A breve il viaggio della presidente del Movimento alle comunità dell’Asia

    ◊   Un viaggio benedetto dal Papa “come auspicio di copiose grazie” è quello per il quale si accinge a partire Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, che dal 6 gennaio al 20 febbraio sarà in Asia in visita alle comunità locali del Movimento. La benedizione del Pontefice è arrivata attraverso la lettera a firma del segretario di Stato Vaticano, cardinale Tarcisio Bertone ed è estendibile “alle comunità dei Paesi visitati, particolarmente cari al cuore del Papa”. “È un dialogo in continuità con quello avviato circa 30 anni fa da Chiara Lubich, che non deve fermarsi, ma avere nuovo impulso”: parla così del suo imminente viaggio Maria Voce, che sarà prima in Corea, quindi in Giappone, nelle Filippine e infine in Thailandia. In ogni tappa farà una visita al vescovo del luogo e incontrerà la comunità locale dei Focolari. In Corea, in particolare, la presidente incontrerà anche il nucleo di deputati che aderiscono al Movimento politico per l’unità dei Focolari; in Giappone, il 15 gennaio parlerà davanti a cinquemila aderenti al Movimento buddista laico Rissho Kosei-kai, esperienza che rinnova quella fatta da Chiara Lubich nel 1981, in cui raccontò ai fedeli buddisti la sua vita da cristiana. Nelle Filippine l’agenda prevede il 28 gennaio a Manila la presenza di Maria Voce alla tavola rotonda che ogni dieci anni riunisce il clero filippino. In Thailandia, infine, è previsto un intervento della presidente, il 3 febbraio, al IV Simposio buddista, sul tema ‘Dharma e compassione buddista-Agape cristiana, nel mondo contemporaneo’ promosso dall’università Mahachulalongkorn di Chiang Mai, dal Movimento dei Focolari e dall’associazione giapponese Rissho Kosei-kai. Due giorni dopo, invece, incontrerà il Gran Maestro Ajahn Thon e parlerà ai giovani monaci buddisti dell’università Mahachulalongkorn. (R.B.)

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    Bolivia: nella diocesi di Santa Cruz sarà un anno dedicato alle testimonianze dei laici

    ◊   Un anno impegnato nel rilancio della testimonianza battesimale dei laici, è quello che si propone di vivere nel 2010 la diocesi boliviana di Santa Cruz. Tra gli obiettivi riportati dall’agenzia Fides, l’unione nelle attività missionarie, la condivisione delle esperienze di lavoro all’interno delle parrocchie e nei movimenti, nella Chiesa e nella società, e l’organizzazione dei laici in seno al Consiglio dell’arcidiocesi. Il progetto all’interno del quale queste iniziative si inscrivono è, però, più ampio e si svilupperà per tappe: la prima, di preparazione e convocazione, si concretizzerà in incontri, verifiche del lavoro svolto e nelle elezioni dei delegati e si concluderà il 27 febbraio prossimo; la seconda è costituita dall’assemblea generale, fissata per il 20 marzo. Le iniziative prendono spunto dal documento della V Conferenza episcopale latinoamericana che, infatti, dà indicazioni sulla missione dei laici e pone l’accento sulla necessità di illuminare la propria vocazione e di sviluppare un piano d’azione anche attraverso la costruzione del nuovo Consiglio arcidiocesano dei laici. (R.B.)

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    Angola: tutto è pronto per la Coppa d’Africa, occasione di rinascita per il Paese

    ◊   Lo sport come occasione di rinascita: è ciò che sta vivendo l’Angola che dal 10 al 31 gennaio ospiterà la fase finale della Coppa d’Africa, cui parteciperanno 16 squadre e i migliori giocatori del continente. Come riportato dai giornali locali e riferito dall’agenzia Misna, la competizione sportiva ha portato molte migliorie nel Paese, tra cui l’inaugurazione di una nuova ala dell’aeroporto internazionale della capitale e la realizzazione di due nuovi stadi, a Luanda e a Benguela, ma soprattutto nuove pavimentazioni stradali, energia elettrica dove non era ancora arrivata, addirittura fiori e bandiere colorate che regalano agli occhi momenti di festa: tutte cose che non spariranno, come per incanto, alla fine del torneo, ma delle quali la popolazione beneficerà a lungo. Secondo i politici e la stampa locale, infine, l’appuntamento sportivo permetterà all’Angola di presentarsi al mondo con un nuovo volto, quello che ha faticosamente riconquistato dopo la sanguinosa guerra civile che ha causato centinaia di morti e che si è conclusa solo nel 2002, dopo quasi 30 anni di combattimenti. (R.B.)

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    Istanbul, Pécs ed Essen le Capitali europee della Cultura 2010

    ◊   Sono tre, nel 2010, le città che condividono il ruolo di ‘Capitale europea della cultura’: la turca Istanbul, l’ungherese Pécs e la tedesca Essen, al centro del bacino minerario della Ruhr. Capitale di imperi (romano, bizantino e ottomano) la prima, oggi dimora comune delle tre religioni abramitiche che ne fanno un modello di cosmopolitismo, di esperienza multietnica e di cultura della sopravvivenza, Istanbul è divenuta anche luogo d’accoglienza di rifugiati e migranti, artisti e intellettuali. Situata nel sud-ovest dell’Ungheria, Pécs è invece un importante centro accademico, con la più antica università del Paese, fondata nel 1367 e che oggi ospita 35mila studenti, e una storica sede vescovile che nell’agosto scorso ha celebrato il millenario della propria diocesi. Essen, infine, è al centro di una realtà territoriale composta da 53 città e vissuta da cinque milioni di abitanti, vicina al confine della Germania con Belgio e Paesi Bassi. Metropoli policentrica e multietnica, con abitanti provenienti da 170 nazioni, la sua identità è stata profondamente segnata dalla vita in miniera che ha plasmato i suoi residenti con un forte senso di unione e collaborazione, coraggio e pragmatismo. Il programma culturale del 2010 di Istanbul s’impernia sui quattro elementi nella fiolosofia delle scuole di Mileto, Talete, Anassimandro e Anassimene, e si pone come obiettivo la promozione dei valori culturali della Turchia e il suo contributo alla comune cultura europea. A Pécs sono previsti oltre 200 eventi d’alto profilo che spaziano tra le arti, oltre alla Settimana degli Incontri, a marzo, organizzata in sinergia con le altre due città. A Essen, infine, gli appuntamenti si articoleranno su tre grandi temi: la mitologia, la metropoli e l’Europa, attraverso i quali la regione della Rurh racconterà la propria storia. (R.B.)

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    Il bimestrale polacco per bambini “Il mio giornale arcobaleno” dedicato alle missioni

    ◊   l primo numero del 2010 del bimestrale cattolico polacco “Il mio giornale arcobaleno” (“Moje Pismo Tęcza”), destinato ai bambini, è dedicato alla presentazione della tematica missionaria. Il periodico contiene infatti una catechesi missionaria, le riflessioni sul lavoro dei missionari nel mondo e la presentazione della problematica missionaria in forma di gioco da tavolo. Il giornale, preparato e stampato dal settimanale cattolico “Niedziela”, la più diffusa rivista cattolica della Polonia con sede a Czestochowa, in questo numero presenta anche le iniziative dell’Infanzia Missionaria. In particolare, la campagna del tempo di Natale, che ha avuto inizio il 26 dicembre e terminerà con la solennità dell’Epifania, il 6 gennaio 2010, durante la quale i membri della Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria della Polonia si impegneranno ad aiutare, materialmente e spiritualmente, i bambini del Pakistan. Nell’ultimo numero del periodico, viene presentata l’iniziativa dei “Cantori della Stella” che si sta diffondendo ormai in diverse nazioni. Fra le proposte pastorali per la promozione della tematica missionaria tra i bambini e i giovani, le Pontificie Opere Missionarie (Pom) dell’arcidiocesi di Czestochowa hanno recentemente preparato un Cd con le canzoni dedicate alle missioni della Chiesa. (V.V.)

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    Nel 2010 il trecentesimo anniversario della nascita del compositore Pergolesi

    ◊   Ricorre nel 2010 il trecentesimo anniversario della nascita di Giovanni Battista Pergolesi, il grande compositore italiano morto alla giovane età di 26 anni. Per l’occasione, la Fondazione Pergolesi Spontini ha organizzato un programma fitto di appuntamenti culturali e celebrativi che avrà luogo nella cornice di Jesi, la città natale del musicista. Si comincia domani, lunedì 4 gennaio, alle 18 in piazza Ghislieri (dove sorgeva la casa natale di Pergolesi) con un’azione scenica, per poi proseguire alle 19 nella cattedrale di San Settimio dove nel 1710 il musicista venne battezzato, e si conclude alle 21 con il concerto dell’ensemble Dolce & Tempesta del Coro Costanzo Porta, con le voci di Maria Grazia Schiavo e Sonia Prina. Ma non è tutto: se l’anno commemorativo è stato aperto nel giugno scorso con il concerto inaugurale di Claudio Abbado e l’Orchestra Mozart, che torneranno ad esibirsi a Jesi il 25 settembre 2010, fino al 2011 è in programma l’esecuzione dell’opera omnia di Pergolesi come già era stato fatto a Salisburgo per Mozart nel 2006. In particolare sono previsti sei spettacoli teatrali, una serie di incontri di studio, iniziative didattiche di alto livello e, soprattutto, la messa in scena di tutta la sua opera vocale, strumentale e sacra. Da segnalare, in particolare, il concerto del 16 marzo, anniversario della morte del compositore, sopraggiunta nel 1736, e il Pergolesi Festival di Primavera e quello d’Inverno, nell’ambito della 43.ma stagione lirica di tradizione del Teatro Pergolesi di Jesi. Tutti gli appuntamenti hanno ricevuto il patrocinio della presidenza del Consiglio dei ministri. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Perù, la Corte suprema conferma la condanna a 25 anni per l'ex presidente Fujimori

    ◊   La Corte suprema del Perù ha confermato all'unanimità la condanna a 25 anni di carcere per l'ex presidente Alberto Fujimori, colpevole di violazioni dei diritti umani durante il suo mandato (1990-2000), riconoscendolo, tra l’altro, responsabile dei massacri di civili perpetrati dagli “squadroni della morte” che, tra il 1991 e il 1992, stroncarono la guerriglia filo-comunista. La condanna di primo grado contro il 71.enne Fujimori era stata emessa il 7 aprile scorso, sempre per decisione unanime dei tre magistrati della camera speciale del Tribunale Supremo di giustizia di Lima.

    Pakistan, nuovo attentato
    Un ex ministro provinciale pakistano è rimasto ucciso in seguito ad un attentato mentre viaggiava sulla sua auto nel nord est del Paese. Lo ha reso noto un dirigente del governo pachistano precisando che nell'attentato hanno perso la vita anche l'autista e la guardia del corpo. Intanto è salito a 99 morti il bilancio delle vittime dell'attacco compiuto venerdì scorso da un kamikaze durante una partita di pallavolo. Non c’è stata ancora la rivendicazione, ma secondo la polizia l'attentatore veniva dal Sud Waziristan. Quello del giorno di Capodanno nella località di Shah Hasan Khan è stato il terzo più sanguinoso attacco compiuto in Pakistan, dopo quelli di Karachi nel 2007 (139 morti) e del 28 ottobre scorso (almeno 118 vittime).

    Brasile, oltre 100 morti per maltempo e frane
    Sono almeno un centinaio i morti per le piogge torrenziali che stanno devastando il Brasile. Nella località di Angra dos Reis una valanga di terra e fango, staccatasi dalla collina sovrastante, ha travolto un resort di lusso e alcune ville circostanti poco dopo l’arrivo del nuovo anno. Dalle macerie dell'hotel sono stati estratti finora 39 corpi, tra le vittime diversi bambini. A Rio de Janeiro gli smottamenti dovuti alle forti piogge hanno travolto le baracche di numerose favelas. Il conteggio delle vittime è salito oggi a 57. Nella zona di San Paolo le squadre di soccorso hanno recuperato finora 23 corpi da alcune baraccopoli. Il presidente Luiz Inacio Lula da Silva ha interrotto le ferie per seguire da vicino la tragedia e ha inviato truppe dell'esercito in aiuto dei soccorritori.

    Torna la calma in Afghanistan. Il Parlamento boccia metà esecutivo Karzai
    Il parlamento afghano ha bocciato 17 dei 24 ministri indicati dal presidente Karzai, approvando però due nomi dei dicasteri chiave dell'Interno e della Difesa. Si avvia intanto alla normalizzazione la situazione a Bala Morghab nell'ovest dell’Afghanistan, dopo 72 ore di scontri a fuoco, nei giorni scorsi, tra un gruppo di talebani e la Forza internazionale di assistenza alla sicurezza della Nato (Isaf), compresi i soldati italiani. Non ci sono stati feriti né tra i militari né tra i civili afghani. Un’altra operazione militare lanciata ieri dall’Isaf, nella provincia settentrionale di Kunduz, insieme alle forze armate afghane ha riportato la cattura di un comandante locale e provocato la morte di 25 talebani.

    Somalia, scontri tra miliziani filo-governo e gli Shaabab
    I miliziani islamici filo-governativi del gruppo Ahlu Sunna Wal-Jamaah hanno ripreso il controllo delle città di Dhusamareb, respingendo gli integralisti ribelli di Al Shaabab che all'alba di ieri erano andati all'attacco. Secondo quanto riferito da alcuni abitanti, i combattimenti sono andati avanti tutto il giorno e la notte scorsa, causando almeno 30 vittime. Il gruppo Ahlu Sunna, pur non riconoscersi nel governo di transizione del presidente Sheikh Sharif Ahmed, ha in comune con esso l'obiettivo di sconfiggere gli Shaabab, che si ispirano direttamente ad Al Qaeda.

    Iran, arrestato importante consigliere di Mussavi
    Un altro importante consigliere del leader dell'opposizione iraniana Mir Hossein Mussavi è stato arrestato. Si tratta di Mohammad Reza Tajik. Tre stretti collaboratori di Mussavi erano già stati arrestati nei giorni scorsi, insieme a decine di persone attive nell'area riformista ed i siti riformisti danno notizia oggi di diversi altri arresti. Sempre in Iran un alto funzionario della Federazione calcio iraniana (Ffi) è stato costretto a dimettersi dopo che un messaggio di auguri per il nuovo anno è stato inviato alla Lega calcistica israeliana.

    Turchia, collisione tra treni passeggeri
    Due treni passeggeri si sono scontrati questa mattina nella provincia di Bilecik, nella Turchia nord-occidentale provocando la morte di uno dei due conducenti. Secondo le emittenti locali ci sarebbero alcuni feriti. I due convogli viaggiavano tra Istanbul e Eskisehir. L'incidente, avvenuto tra le stazioni di Vezirhan e Bayirkoy, sarebbe stato causato dal fatto che uno dei treni ha ignorato un semaforo rosso.

    Messico, arrestato boss Beltran Leyva
    La polizia messicana ha arrestato Beltran Leyva, capo di uno dei più importanti cartelli messicani della droga. Lo rivela il sito online della Cnn. Leyva, 40 anni, è stato catturato mercoledì nella città di Culiacan, e viaggiava sotto falsa identità. La polizia ha sequestrato due pistole, cartucce e telefoni cellulari. L'arresto di Leyva arriva due settimane dopo l'omicidio del fratello, Arturo Beltran Leyva, conosciuto anche come El Barbas, rimasto ucciso in una sparatoria a Cuernavaca, circa 90 chilometri da Città del Messico.

    Venezuela, 157 morti nella notte di capodanno
    Nella notte di San Silvestro, 157 persone sono rimaste uccise a Caracas a causa di proiettili vaganti sparati per festeggiare l'arrivo del nuovo anno o di aggressioni subite per strada. Lo riferisce la stampa locale ricordando che nella capitale venezuelana, nota per la sua estrema pericolosità, in un normale fine settimana vengono uccise circa 50 persone. Secondo le stime dell'Osservatorio venezuelano sulla violenza, il tasso di omicidi nel Paese sudamericano è di 100 ogni 100 mila persone. La media mondiale è di circa 9 per 100 mila persone.

    Tagikistan, forte scossa di terremoto. In 10 mila senza una casa
    Almeno diecimila persone sono rimaste senza tetto in Tagikistan a seguito di una scossa di terremoto di magnitudo 5,2 della scala Richter che ieri ha colpito il Paese. Secondo quanto riferito dalle autorità locali, che non hanno parlato di vittime, centinaia di case sono crollate a causa della scossa. L'epicentro del sisma è stato localizzato nella regione montagnosa di Pamir, al confine con l'Afghanistan. Un terremoto nell'ottobre del 2008 fece un centinaio di morti.

    Italia, bomba al tribunale di Reggio Calabria. Nessun ferito
    Una bomba artigianale ad alto potenziale è scoppiata all'alba all'ingresso dell'Ufficio del Giudice di pace, accanto alla Procura Generale nel centro di Reggio Calabria. Danni materiali ma nessuna persona coinvolta. L'ordigno è stato collocato da due uomini con i volti coperti dai caschi, arrivati su uno scooter. Sul posto sono intervenuti i Vigili del fuoco e i Carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria che hanno avviato le indagini. (Panoramica internazionale a cura di Roberta Rizzo)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 3

    È possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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