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Sommario del 02/01/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il cordoglio del Papa per la morte del cardinale Daly, promotore di pace in Irlanda del Nord
  • Senza Dio non c'è vero umanesimo: così il Papa per la memoria dei Santi Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Fallito attentato al volo Delta. Obama accusa al Qaeda
  • Preghiera e testimonianze hanno scandito a Poznan il "pellegrinaggio di fiducia sulla terra" organizzato dalla Comunità di Taizé
  • Per il 2010 la Caritas di Roma lancia l’agenda solidale per la pace e lo sviluppo nel sud del mondo
  • Un ospedale segno di pace nel Kivu: con noi, il padre saveriano Franco Bordignon
  • Le Clarisse tornano a Paganica a nove mesi dal sisma che ha devastato l'Abruzzo
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Il messaggio di Pace del Papa viaggia in Rete
  • La Bibbia in cinese online sul sito del Vaticano
  • Il 2010 sarà l’anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale
  • Onu: il 2010 proclamato Anno internazionale della biodiversità
  • Giornata dell’Africa: raccolta fondi per i missionari
  • Germania: le iniziative della diocesi ecocompatibile di Würzburg
  • Filippine: l’evangelizzazione come arma contro la guerriglia
  • Il San Giovanni Battista di Leonardo approda a Roma
  • 24 Ore nel Mondo

  • Attentato in Pakistan durante partita di pallavolo: oltre 90 le vittime
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il cordoglio del Papa per la morte del cardinale Daly, promotore di pace in Irlanda del Nord

    ◊   Il Papa ha espresso il suo profondo cordoglio per la morte del cardinale Cahal Brendan Daly, avvenuta l’altro ieri notte in un ospedale di Belfast, dove era stato ricoverato in gravi condizioni. Il porporato, arcivescovo emerito di Armagh, aveva 92 anni. In un telegramma inviato al cardinale Seán Brady, attuale arcivescovo di Armagh, Benedetto XVI ricorda “con gratitudine i lunghi anni di fedele servizio pastorale del cardinale Daly alla Chiesa come sacerdote, vescovo e primate di tutta l'Irlanda, il suo contributo in qualità di membro del Collegio dei Cardinali, e soprattutto il suo impegno costante nella promozione della giustizia e della pace in Irlanda del Nord”. Per un ricordo del cardinale Daly ascoltiamo, al microfono di Lydia O’Kane, la testimonianza del cardinale Brady:

    R. – Well, I remember him from many things, I suppose, of the last 15 years …
    I ricordi accumulati negli ultimi 15 anni sono tanti: lo ricordo come un grande amico, una persona saggia ed un sant’uomo. Un uomo di fede, in primo luogo, e di grande preghiera … I ricordi risalgono ai lontani anni Sessanta, quando ero studente al Collegio irlandese a Roma e lui faceva parte del segretariato per l'Unione dei Cristiani; lo ricordo come una persona affabile, gentile, serena, un grande studioso, una persona buona. Dopo il Concilio, fu nominato vescovo di Ardagh, la cui cattedrale è stata rasa al suolo da un incendio proprio il giorno di Natale, portando grande tristezza in questo giorno. Poi, dal 1967 al 1982, l’allora arcivescovo Daly era stato profondamente impegnato nel favorire le riforme e il rinnovamento scaturiti dal Concilio, soprattutto in materia di liturgia, di rinnovamento della vita religiosa, e poi riguardo il ruolo dei fedeli laici, la catechesi, la dottrina sociale della Chiesa e l’unità dei cristiani. Nel 1982 divenne vescovo della sua diocesi nativa, Down and Connor, a Belfast, in un tempo molto, molto difficile e turbolento della storia irlandese. Da tanto tempo egli invocava la pace e sosteneva la causa della pace; già nel lontano 1972 aveva detto: “Non c’è alcuna ragione per cui noi non possiamo strutturare un’Irlanda ‘irlandese’, ampia a sufficienza in ragione e spirito per comprendere tutte le diverse tradizioni religiose, culturali e politiche, in un clima di tensioni creative piuttosto che nella discordia distruttiva. Un’Irlanda profondamente cristiana, nella consapevolezza che la maggiore caratteristica della fede è l’amore”. Questo era il fondamento della sua filosofia della pace: sapeva che una pace duratura può essere costruita soltanto sulla giustizia, sul rispetto vicendevole, sulla comprensione delle tradizioni e dei desideri del prossimo. E’ sempre stato assolutamente fermo nel suo rifiuto assoluto della violenza come mezzo per raggiungere scopi politici.

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    Senza Dio non c'è vero umanesimo: così il Papa per la memoria dei Santi Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno

    ◊   Si celebra oggi la memoria di due grandi vescovi e dottori della Chiesa: San Basilio Magno e San Gregorio Nazianzeno. Due santi che furono anche grandi amici, condividendo le travagliate vicende del IV secolo in Cappadocia, l’attuale Turchia. Il Papa ha dedicato ai due Padri della Chiesa quattro catechesi durante le udienze generali nell’estate del 2007. Ce ne parla Sergio Centofanti.
     
    Il Papa guarda al messaggio che Basilio e Gregorio Nazianzeno lanciano a noi oggi. Vivono nel 300: la Chiesa è da poco uscita dalle catacombe ma nuove difficoltà la minacciano. Gli imperatori romani cercano di strumentalizzare la fede: appoggiano l’eresia ariana secondo la quale Cristo è solo un uomo. Una dottrina considerata politicamente corretta e più utile a compattare l’impero. Basilio e Gregorio, grandi teologi, amano la vita monastica ma sono consacrati vescovi, accettando – come dice il Papa - di essere portati dalla Provvidenza là dove non vorrebbero andare. Difendono, contro l’opinione della maggioranza, il Mistero della Trinità e Gesù, vero Dio e vero uomo. E poi la Chiesa, Corpo di Cristo. Da qui nasce il senso profondamente spirituale della giustizia e della solidarietà cristiana: l’altro è parte di Cristo e parte di me, non posso non interessarmi del prossimo. Se soffre, è Cristo stesso che soffre e sono io stesso a soffrire. Basilio crea un monachesimo aperto alla società, fonda i primi ospedali della storia, guarda verso gli ultimi:

     
    “Basilio si preoccupò costantemente delle difficili condizioni materiali in cui vivevano i fedeli; denunciò con fermezza i mali; si impegnò a favore dei più poveri ed emarginati; intervenne anche presso i governanti per alleviare le sofferenze della popolazione, soprattutto in momenti di calamità; vigilò per la libertà della Chiesa, contrapponendosi anche ai potenti per difendere il diritto di professare la vera fede”. (Udienza generale del 4 luglio 2007)

     
    Basilio ammonisce quanti vivono la fede in modo settoriale separando liturgia, preghiera e carità: tutte queste dimensioni vanno insieme. Il motore di tutto è l’Eucaristia: raccomanda la Comunione frequente, anche quotidiana. Un particolare aspetto della sua dottrina è l’educazione dei giovani cristiani: devono crescere – dice - nella libertà e nel discernimento, non isolati dal mondo ma aperti a quanto di buono c’è nella cultura pagana del tempo. Ecco in sintesi il messaggio di Basilio per noi:
     
    “Anzitutto, questa partecipazione attenta, critica e creativa alla cultura contemporanea. Poi, la responsabilità sociale: questo è un tempo nel quale, in un mondo globalizzato, anche i popoli geograficamente distanti sono realmente il nostro prossimo. Quindi, l’amicizia con Cristo, il Dio dal volto umano. E, infine, la conoscenza e la riconoscenza verso il Dio Creatore, Padre di noi tutti: solo aperti a questo Dio, Padre comune, possiamo costruire un mondo giusto e fraterno”. (Udienza generale del primo agosto 2007)

     
    Anche per San Gregorio Nazianzeno “senza Dio non c’è vero umanesimo”: anima sensibile fino alla timidezza, è chiamato a difendere con forza l’unità e la pace nella Chiesa lacerata da discordie ed eresie:

     
    “Si ripeteva quello che Gregorio aveva già lamentato… con parole accorate: «Abbiamo diviso Cristo, noi che tanto amavamo Dio e Cristo! Abbiamo mentito gli uni agli altri a motivo della Verità, abbiamo nutrito sentimenti di odio a causa dell’Amore, ci siamo divisi l’uno dall’altro!»” (Udienza generale dell’8 agosto 2007)

     
    La sua forza – ricorda il Papa – è la preghiera: «è necessario ricordarsi di Dio – afferma Gregorio - più spesso di quanto si respiri», “perché la preghiera è l'incontro della sete di Dio con la nostra sete. Dio ha sete che noi abbiamo sete di Lui”. Il Nazianzeno – sottolinea il Papa – è stato un grande teologo, un grande oratore e un fine poeta: ma è ben conscio di essere poca cosa. Eppure teme continuamente di insuperbire e cadere in basso per il troppo presumere del suo “io”:

     
    “Gregorio, dunque, ha sentito il bisogno di avvicinarsi a Dio per superare la stanchezza del proprio io. Ha sperimentato lo slancio dell’anima, la vivacità di uno spirito sensibile e l’instabilità della felicità effimera. Per lui, nel dramma di una vita su cui pesava la coscienza della propria debolezza e della propria miseria, l’esperienza dell’amore di Dio ha sempre avuto il sopravvento. Hai un compito, anima – dice san Gregorio anche a noi –, il compito di trovare la vera luce, di trovare la vera altezza della tua vita. E la tua vita è incontrarti con Dio, che ha sete della nostra sete”. (Udienza generale del 22 agosto 2007)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il volto di Dio e i volti degli uomini: in prima pagina, un editoriale del direttore sulla riflessione di Benedetto XVI davanti ai rappresentanti dei popoli del mondo riuniti come ogni anno a San Pietro per la celebrazione della Madre di Dio e della Giornata mondiale della pace.

    In rilievo, nell’informazione internazionale, il Pakistan, ostaggio del terrore talebano: novantacinque morti in un attentato suicida nel nordovest.

    Terzo centenario della nascita di Giovanni Battista Pergolesi: in cultura, un’intervista di Marcello Filotei a Vincenzo de Vivo e uno stralcio dalla biografia del compositore di Jesi curata da Francesco Degrada.

    Il Natale incompiuto di Manzoni: Inos Biffi sull’inno del 1833.

    Che ci fanno chiodi e tenaglie vicino al bambino che dorme?: Stefania Colafranceschi sulla mostra “Il Natale di carta tra spiritualità e fantasia” a Corciano. Venti giorni da solo con mio figlio: Antonio Spadaro sul confronto tra adulti e bambini nelle pagine del diario di Nathaniel Hawthorne.

    Massimo Marchetti recensisce la mostra “Giovanni Boldini nella Parigi degli Impressionisti”, al Palazzo dei Diamanti di Ferrara.

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    Oggi in Primo Piano



    Fallito attentato al volo Delta. Obama accusa al Qaeda

    ◊   Ad una settimana dal fallito attentato sul volo Amsterdam – Detroit, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha accusato esplicitamente, per la prima volta, la cellula yemenita di al Qaeda di aver addestrato e rifornito di esplosivo il giovane nigeriano che ha provato a farsi esplodere. Nel suo discorso settimanale dalle Hawaii, Obama ha inoltre annunciato un vertice antiterrorismo da tenersi il prossimo martedì alla Casa Bianca. Il servizio di Elena Molinari:

    Barack Obama stringe i tempi e convoca un vertice antiterrorismo alla Casa Bianca. Il presidente americano vi parteciperà dopo aver esaminato il rapporto preliminare sugli errori umani e sistemici che hanno portato al tentativo di far saltare un aereo di linea della Delta. “Martedì”, ha detto ieri Obama, “incontrerò personalmente i responsabili delle agenzie per un aggiornamento delle capacità di rilevamento delle minacce e sulle misure di sicurezza in vigore”. Il clima si è fatto pesante e qualche testa potrebbe saltare. Due in particolare le figure di primo piano che rischiano di perdere il posto: quella del ministro della Sicurezza Interna, Janet Napolitano, e quella del direttore nazionale per l’Intelligence, Dennis Blair, considerato responsabile del mancato coordinamento delle diverse agenzie. Intanto dalle indagini emergono nuovi particolari: Umar Farouk Abdulmutallab fece un’ultima telefonata al padre e questi la trovo così allarmante da indurlo ad informare alti funzionari del governo nigeriano, che lo accompagnarono dal capo locale della Cia. Infine il Washington Post rivela che Umar incontrò in Yemen anche Anwar al-Awlaki, l’imam radicale legato al maggior autore della strage della sparatoria di Fort Hood.

     
    Alla luce degli ultimi episodi, dunque, anche nel 2010 potrebbe continuare in maniera ancora più impegnativa la lotta della comunità internazionale al terrorismo, una lotta che vede gli Stati Uniti in prima linea. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Tiziano Bonazzi, docente di Storia Americana all’Università di Bologna:

    R. – Il 2010 sicuramente è decisivo e, almeno a mio avviso, è quello che hanno capito anche i terroristi di al Qaeda, quello che hanno capito i talebani e, di conseguenza, si preparano ad una guerra internazionale contro gli Stati Uniti e contro l’Occidente più forte di quanto non sia stata nel 2009.

     
    D. – Secondo lei, c’è bisogno di una maggiore coesione internazionale per far fronte ad un’emergenza così grave?

     
    R. – Di coesione internazionale, naturalmente, c’è sempre bisogno ma sappiamo benissimo che la politica internazionale è fatta di interessi nazionali che sono sempre almeno parzialmente divergenti, per cui anche di fronte a questa situazione i vari Paesi perseguiranno linee politiche in cui l’interesse nazionale di ciascuno sarà prevalente. Parlo sia delle grandi potenze emergenti come Cina, India, di quelle dormienti come la Russia oppure delle potenze europee. Il che significa che gli Stati Uniti dovranno portare il massimo peso di questa lotta che non è più una guerra in senso tecnico, come aveva detto Bush, ma è diventata una campagna di lungo periodo contro il terrorismo.

     
    D. – Sarebbe possibile analizzare quanto c’è dietro a questi continui attacchi e, sulla base di questo, instaurare un dialogo con le parti moderate del mondo islamico?

     
    R. – Questa è una cosa che è sempre andata avanti. La questione è che da mezzo secolo l’Occidente non sa come fare a portare avanti questa politica, perché si è sempre appoggiato ai più terribili tiranni che però erano amici dell’Occidente, e in questo modo si è alienato la popolazione, si è alienato le culture: è questo il problema terribile che da mezzo secolo l’Europa, gli Stati Uniti, l’Occidente non sono in grado di risolvere! E se non si riesce a fare dei passi avanti in questa direzione, cioè a riconquistare le popolazioni, le cose andranno veramente male! All’inizio della Guerra fredda, negli anni Quaranta e negli anni Cinquanta, negli Stati Uniti si parlava di una lotta per la conquista dei cuori e delle menti degli europei, cioè una lotta per allontanare le popolazioni europee – non i governi europei!, le popolazioni europee – dal comunismo. Questa lotta gli americani riuscirono a vincerla: fecero sì che la maggioranza delle popolazioni europee appoggiassero la liberaldemocrazia americana invece del socialismo-comunismo sovietico. E se non si riesce a far questo anche nei confronti del mondo arabo-islamico, non si arriva da nessuna parte, purtroppo, a mio parere!

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    Preghiera e testimonianze hanno scandito a Poznan il "pellegrinaggio di fiducia sulla terra" organizzato dalla Comunità di Taizé

    ◊   Oltre 30 mila giovani, provenienti da diversi Paesi dell’Europa e anche da altri Continenti, hanno partecipato a Poznan, in Polonia, al 32.mo “pellegrinaggio di fiducia sulla terra” organizzato dalla Comunità di Taizé. L’iniziativa, che si è conclusa oggi, si è rivelata un’importante occasione per ribadire, anche attraverso il prezioso contributo di numerose testimonianze, l’impegno in favore della pace attingendo alla Luce del Vangelo. Per un bilancio sull’incontro di Poznan ascoltiamo frère John, della Comunità di Taizé, intervistato da Amedeo Lomonaco:

    R. – L’accoglienza nelle famiglie è stata veramente straordinaria. Tutti i 30 mila partecipanti sono stati accolti in famiglie. Poi si sono ritrovati il mattino nelle parrocchie e in fiera il pomeriggio e la sera. I giovani – che venivano principalmente da Paesi dell’Occidente – hanno capito che in Polonia la tradizione della fede cattolica è ancora molto viva, anche nei giovani, anche se – come accade ovunque – ci sono dei cambiamenti.

     
    D. – A Poznan, dunque, 30 mila giovani hanno approfondito la loro fede in Dio e sperimentato la condivisione. Da questo laboratorio quale società può nascere?

     
    R. – Noi speriamo davvero che tutto questo possa creare solidarietà, comunione tra i popoli europei, ma anche di altri continenti. Per noi, per chi crede in Cristo, questo si radica nella fede, nella profonda fiducia in Cristo. Si spera molto, con questi incontri, di favorire questa presa di coscienza. E’ tempo per i giovani di stare insieme ma soprattutto di riscoprire la fede in Gesù Cristo. Abbiamo fatto un incontro, l’ultimo giorno con i giovani di ciascun Paese e abbiamo avuto delle testimonianze soprattutto dal gruppo che veniva dall’Aquila. Loro hanno portato la loro testimonianza sul post-terremoto, su quello che stanno facendo. Si è trattato di un’esperienza molto toccante. C’era ad esempio una ragazza aquilana che ha detto: “Io ho perso tutto. Ho perso il lavoro, la casa ma non ho perso la fede perché ho capito che è proprio questa fede che mi permette di continuare”. Sentire questa testimonianza è stato molto forte per gli altri giovani.

     
    D. – In questo itinerario di fede quali sono le prossime tappe del pellegrinaggio di fiducia sulla Terra?

     
    R. – Il prossimo incontro europeo ci sarà l’ anno prossimo, in Olanda, a Rotterdam. E’ la prima volta che si organizza in Olanda. Prima sono previsti altri incontri. C’è un incontro nelle Filippine nel mese di febbraio e poi un secondo incontro latinoamericano a dicembre a Santiago del Cile. Incontri ci saranno, quindi, durante tutto l’anno in varie parti del mondo.

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    Per il 2010 la Caritas di Roma lancia l’agenda solidale per la pace e lo sviluppo nel sud del mondo

    ◊   Sarà un 2010 all’insegna della giustizia e della solidarietà quello della Caritas diocesana di Roma: per il nuovo anno, infatti, l’organizzazione lancia un’agenda legata alla campagna intitolata “Segni particolari: in attesa di giustizia”. L’iniziativa serve a raccogliere fondi per promuovere la pace e lo sviluppo nei Paesi del sud del mondo. Chi volesse contribuire, può fare una donazione attraverso il sito www.caritasroma.it; l’agenda contiene anche 14 storie di vita quotidiana, raccolte là dove la giustizia ed il diritto faticano ad affermarsi. Isabella Piro ne ha parlato con Oliviero Bettinelli, responsabile del Settore Educazione alla Pace e alla Mondialità della Caritas, che ha promosso l’iniziativa:

    R. – Sono storie dello Sri Lanka, sono storie del Guatemala, del Congo, del Mozambico … Storie simboliche dove la vita di tutti i giorni viene un po’ messa in evidenza nella sua semplicità, però è in questa realtà che si va ad inserire il dramma della povertà, il dramma della impossibilità di avere giustizia, il dramma della solitudine …

     
    D. – Tra queste 14 storie, qual è secondo lei quella più significativa, più emblematica?

     
    R. – Penso che la prima che capita possa essere emblematica: è la storia di un bambino in Mozambico che dice – appunto – che suo fratello oggi non è andato a scuola perché ha bisogno di trovare dei soldi per la famiglia. Il fratellino piccolo dice: “Sono triste per questo perché penso che, se lui non andrà a scuola, non potrà diventare un uomo migliore”. Ecco: storie di questo tipo, di una quotidianità che è fatta di tante cose, perché l’andare a scuola implica poi l’avere dei banchi, l’avere dei quaderni per scrivere, il poter essere tranquillo che mamma o papà possano comunque mantenere la famiglia … Significa una quotidianità estremamente complessa, difficile, ma con la quale crediamo di poter entrare in relazione.

     
    D. – Ricordiamo che l’agenda è legata ad una campagna di solidarietà intitolata “Segni particolari: in attesa di giustizia”...

     
    R. – Esatto.

     
    D. – Qual è l’obiettivo di questa iniziativa?

     
    R. – Questa iniziativa nasce appunto da un’esperienza che noi abbiamo in Mozambico da più anni. Abbiamo un progetto di servizio civile con la Caritas di Maputo e con la Commissione giustizia e pace. Le ragazze o i ragazzi che hanno seguito questo progetto ci hanno aperto gli occhi su una realtà estremamente complessa, che è quella di una giustizia lasciata molto all’improvvisazione, in alcune situazioni; sia quella grande, istituzionale, per cui i ragazzi lavorano anche con il carcere e c’è spesso la necessità di trovare avvocati che possano seguire persone che sono dentro, forse a volte senza motivo, e che rischiano di restare in carcere per tanto tempo, perché nessuno apre l’istruttoria del processo … Quindi, la Commissione giustizia e pace di Maputo lavora molto su questo, così come lavora molto anche sulle situazioni di ingiustizia che si verificano alle periferie, a Nord di Maputo dove alcune realtà – famiglie sole, donne abbandonate dai mariti oppure ragazzi che vivono di espedienti – attraverso persone che li accompagnano, che li accolgono, che spiegano loro come funzionano le leggi, come funzionano le cose, possono ottenere una vita più serena, più tranquilla. Quindi, in collaborazione con la Commissione giustizia e pace e con la Caritas di Maputo, abbiamo pensato a questi due centri di accoglienza per persone vittime di violenza e a sostenere volontari e operatori che si recano nei villaggi, nelle parrocchie, nelle varie situazioni di difficoltà che vengono segnalate e cercano lì di risolvere, di far recuperare un minimo di dignità alle persone che vivono queste situazioni.

     
    D. – Come rispondere a chi potrebbe obiettare: “Con un’agenda non si può portare la giustizia nel mondo!”?

     
    R. – È vero: con un’agenda non si può salvare il mondo, come è vero anche che con un’offerta o con un pacco di riso non sfamiamo tutti gli affamati. Però, dobbiamo cominciare da quel pacco di riso, dobbiamo cominciare forse da questa agenda, per cercare di mettere in moto dei processi virtuosi che possano aiutare noi a comprendere i problemi che ci sono nel sud del mondo, e a dare dei piccoli segnali di speranza.

     
    D. – Qual è l’augurio della Caritas per questo 2010?

     
    R. – L’augurio che noi facciamo è che restiamo ancorati nel mondo con attenzione, con attenzione soprattutto ai più poveri; che abbiamo sempre tempo, risorse e serenità per pensare anche a chi ha diritto a vivere una vita dignitosa e che forse in questo momento fa fatica a farlo.

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    Un ospedale segno di pace nel Kivu: con noi, il padre saveriano Franco Bordignon

    ◊   Un ospedale per far fronte alle tante esigenze della popolazione del Sud Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo: è il progetto che si sta realizzando nella zona frontaliera di Kamanyola grazie all’impegno dei Missionari Saveriani. La struttura, che sarà dedicata alla memoria di padre Giuseppe Crippa - per oltre 40 anni in missione in Congo - potrà dare una speranza ai malati della zona. Ma l’Ospedale sarà anche un simbolo di pace, come sottolinea il padre saveriano Franco Bordignon, raggiunto telefonicamente nel Sud Kivu da Alessandro Gisotti:

    R. – Abbiamo avuto diverse invasioni e guerre a ripetizioni, con tutto il corteo di morti che questo comporta. In tale situazione è nata l’idea della costruzione di un ospedale, anche per celebrare la ricorrenza, che si sta ormai avvicinando, del 50.mo anniversario della presenza dei missionari saveriani nel Kivu. Per il 50.mo anno della nostra presenza, sono iniziati questi lavori.

     
    D. – Può darci un’idea del luogo dove sorgerà questo ospedale?

     
    R. – La realtà dell’ubicazione dell’ospedale è simbolica: si tratta di una zona frontaliera, che forma un angolo con il Rwanda e con il Burundi. Questa zona si chiama Kamanyola. Il fatto che sia una zona frontaliera e che in questo ospedale potranno confluire successivamente sia burundesi che rwandesi - e sapendo che il Congo è stato invaso a due riprese - questa ubicazione rappresenta un po’ un atto di riconciliazione e di invito alla pace a tutte le persone che vivono lungo questa frontiera. Ciò rappresenta già un segnale di pace che dovrebbe regnare in questa zona. Speriamo quindi che questo ospedale possa servire a tutti, a prescindere dalla loro provenienza.

     
    D. – A che punto siamo con la costruzione e come la popolazione ha accolto questa iniziativa?

     
    R. – La gente ha partecipato molto alla costruzione dell’ospedale attraverso il lavoro manuale, ma anche fornendo pietre e sabbia. I capi ci hanno anche aiutato per l’acquisto dei terreni. La gente è molto contenta e aiuta in tutti i modi. Anche le stesse autorità locali ci hanno dato una mano, affinché questo ospedale possa vedere la luce quanto prima. Alla fine del 2010 dovrebbe essere completamente funzionante in tutti i suoi reparti. Sarà certamente il coronamento di questi 50 anni della presenza dei missionari saveriani in quella zona.

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    Le Clarisse tornano a Paganica a nove mesi dal sisma che ha devastato l'Abruzzo

    ◊   Dopo il dramma del terremoto che lo scorso 6 aprile ha portato in Abruzzo il suo carico di dolore e devastazione, la speranza è oggi alimentata da confortanti segni di rinascita. Uno di questi è l’alloggio temporaneo che consente alle Suore clarisse di ritornare a Paganica dopo l’ospitalità ricevuta, nei mesi scorsi, nel monastero di Pollenza, in provincia di Macerata. Una suora clarissa ricorda, al microfono di Antonella Palermo, i tragici momenti del sisma ed esprime la propria gioia per il ritorno nella cittadina abruzzese:

    R. – Improvvisamente, in pochi secondi, in una notte, ci siamo ritrovate senza più nulla, senza casa e soprattutto con il dolore per la morte della nostra badessa, Madre Maria Gemma, una donna profondamente innamorata di Dio. In quegli istanti e nella drammaticità di quella giornata e di quegli eventi, l’unico conforto è stato pensare che lei era pronta per il Paradiso, perché con il crollo del tetto e per come è avvenuto il tutto, dovevamo essere tutte morte. Siamo veramente vive per miracolo, per cui abbiamo pensato anche tanto alla sua intercessione e sentiamo molto la sua custodia materna che ci accompagna e ci ha sempre accompagnato in tutti questi mesi in questo cammino.

     
    D. – Adesso siete in fase di trasloco...

     
    R. – Sì, all’interno di questo piccolo monastero di legno, che è il miracolo della carità e dell’amore, venuto su attraverso la solidarietà promossa in particolare da Telepace ed anche attraverso quella di tanti amici. Abbiamo conosciuto davvero il miracolo dell’amore. Adesso siamo in questa nuova fase di sistemazione, di adattamento. La struttura è piccola, essenziale, ma che consente il ripristino della nostra vita quotidiana che è fatta di preghiere, silenzio, lavoro e fraternità.

     
    D. – Dove si trova precisamente?

     
    R. – Si trova all’interno del nostro orto. Provvidenzialmente noi abbiamo tanto spazio verde attorno al monastero che ci consente proprio di passeggiare, di degustare il silenzio e la bellezza di quella che è la nostra terra.

     
    D. – Immagino voi siate un punto di riferimento importante per l’intera comunità di Paganica e dell’aquilano ...

     
    R. – La gente ha vissuto con noi questo dramma. Le domande che ci facevano in continuazione erano: “Quando ritornate? Abbiamo bisogno di voi ...”. Siamo state lontane fisicamente ma mai col cuore. Il nostro desiderio era – ed è sempre stato – quello di ritornare tra la nostra gente. La gente ha proprio difficoltà, non essendoci più Chiese, nel trovare un luogo dove pregare. La nostra piccola cappella adesso si offre come punto stabile, la presenza del Tabernacolo con la presenza del Signore nel quale rifugiarsi e trovare conforto, forza. Quando incontravamo la gente, quando ci cercava, ci diceva proprio questo: “Sorelle, non abbiamo tanto bisogno di cose, perché in un modo o nell’altro la solidarietà sta arrivando, ma da voi abbiamo bisogno di preghiera, abbiamo bisogno di Dio, perché c’è tanto buio”. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa seconda Domenica dopo Natale la Liturgia ci ripropone il Prologo del Vangelo secondo Giovanni che contiene la Rivelazione dell’Incarnazione di Dio:

    “In principio era il Verbo,
    e il Verbo era presso Dio
    e il Verbo era Dio.
    Egli era, in principio, presso Dio:
    tutto è stato fatto per mezzo di lui
    e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste”.

     
    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Dogmatica alla Pontificia Università Lateranense:

    La storia mondiale delle religioni è piena di rivelazioni che non partecipano nulla oppure di partecipazioni prodigiose pseudodivine che non rivelano il vero e unico Dio, o, anche, di simulazioni di una unità di rivelazione e autopartecipazione divine.

     
    Giovanni taglia il nodo affermando concisamente: «Dio nessuno l’ha mai visto» e, prima ancora attesta: «Egli pose la Sua tenda in mezzo a noi e noi vedemmo la Sua gloria, gloria come di Unigenito dal Padre». Il «desiderio naturale di vedere Dio» (desiderium naturale videndi Deum), proprio di tutti gli uomini, inizia a compiersi storicamente e veritativamente con l’avvento del Figlio. A questa pienezza unica e singolare di rivelazione, di esplicazione (exegesato) del Padre da parte del Figlio corrisponde una misura altrettanto piena di partecipazione di sé da parte di Dio. «Dalla Sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto» e la pienezza è la Sua, è divina, è filiale e rende figli, rendendo partecipi della generazione da Dio, dal Padre. «Perché anche voi siate in comunione con noi e la nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo» (1 Gv 1, 3).

     
    L’avvenimento dell’unico e vero Dio in Gesù Cristo accade nella contemporaneità della pienezza di autorivelazione e autodonazione. Proprio questa unità era ed è impossibile ai falsi dèi di cui pullula la storia dell’umanità passata e presente.

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    Chiesa e Società



    Il messaggio di Pace del Papa viaggia in Rete

    ◊   Nel 2010 la pace viaggia in rete: per tutto il mese di gennaio, infatti, periodo tradizionalmente dedicato al tema della Pace, collegandosi a Pope2You, il portale creato dal Vaticano per permettere ai giovani di entrare in contatto con il Papa, si potranno inviare agli amici le cartoline della pace di Benedetto XVI. A raccontarlo alla Zenit è padre Paolo Padrini, del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, che si occupa dell’iniziativa avviata a Natale con la possibilità di inviare i propri auguri al Santo Padre. Basterà scegliere un’immagine del Pontefice e condividerla attraverso Facebook con tutta la Rete, oppure mandare il proprio personale messaggio di pace che, esattamente come già fatto con gli auguri natalizi, sarà consegnato a Benedetto XVI. L’obiettivo di queste iniziative è proprio quello di “avvicinare i giovani alla figura del Papa e al suo Magistero, ai suoi messaggi, alla sua parola, alla sua testimonianza”, come spiega il presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, l’arcivescovo Claudio Maria Celli. (R.B.)

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    La Bibbia in cinese online sul sito del Vaticano

    ◊   Il testo integrale della Bibbia in caratteri cinesi è da ieri disponibile, per la prima volta, sul sito ufficiale della Santa Sede www.vatican.va. Nel corso dei prossimi mesi, saranno consultabili sul medesimo sito anche i testi dei documenti del Concilio Vaticano II, del Catechismo della Chiesa cattolica e del Codice di diritto canonico. (R.R.)

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    Il 2010 sarà l’anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale

    ◊   Il principio di solidarietà è alla base della costruzione europea. Per questo, l’Unione Europea e gli Stati membri hanno designato il 2010 come “Anno europeo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale”. Un’occasione per riaffermare l’impegno politico dell'Ue formulato all'avvio della strategia di Lisbona a "imprimere una svolta decisiva alla lotta contro la povertà". Quattro gli obiettivi di fondo: riconoscere il diritto delle persone in situazione di povertà ed esclusione a vivere in modo dignitoso e a prendere parte attiva nella società; condividere responsabilità e partecipazione nella strategia anti-povertà attraverso l’azione congiunta di tutti i partner pubblici e privati; promuovere una maggiore coesione sociale in cui ognuno sia pienamente consapevole dei benefici arrecati all’intera società dall’eliminazione della povertà; rinnovare l’impegno e l’azione concreta dell’Ue e degli Stati membri nello sforzo comune per l’inclusione sociale. L’anno sarà inaugurato il 21 gennaio a Madrid, nell’ambito del semestre spagnolo di presidenza dell’Ue e vedrà la partecipazione di tutti gli Stati membri insieme a Islanda e Norvegia. In vista dell’apertura, la Commissione Europea ha commissionato una nuova indagine che mira a ottenere informazioni aggiornate sul fenomeno. Secondo i dati dell’Eurobarometro, pubblicati nell’ottobre scorso, 80 milioni di persone nell’Unione Europea vivono al di sotto della soglia di povertà, pari a circa il 16% della popolazione totale. Secondo l’indagine, un europeo su dieci appartiene a una famiglia in situazione totale di disoccupazione. I bambini costituiscono la fascia sociale più esposta alla piaga della povertà: con 19 milioni di minori in condizione di precarietà e di esclusione. Tra le attività programmate nel corso dell’Anno, ci saranno conferenze, dibattiti, seminari e campagne di sensibilizzazione per dar voce a chi è costretto a vivere nell’emarginazione sociale, ma soprattutto per stimolare una forte presa di coscienza e assunzione di responsabilità nella lotta alla povertà. (R.R.)

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    Onu: il 2010 proclamato Anno internazionale della biodiversità

    ◊   Sarà lanciato ufficialmente l’11 gennaio prossimo a Berlino l’Anno internazionale della biodiversità, ideato dalle Nazioni Unite per trasmettere il valore della biodiversità al mondo e ribadire la necessità di salvaguardare la varietà biologica e di promuovere pratiche sostenibili nella gestione delle risorse. Un tema molto attuale, quello della tutela della vita sulla terra, che si muove tra l’assottigliamento della fascia d’ozono e i cambiamenti climatici che riducono la produttività degli ecosistemi e causano la perdita della diversità biologica con l’accentuazione del fenomeno dell’estinzione. Secondo stime recenti, infatti, la misura dell’estinzione delle specie dovuta all’intervento umano supera di almeno mille volte il tasso dell’estinzione per cause naturali. Nel dettaglio: a rischio sarebbero 34mila specie vegetali e 5200 animali, mentre ormai il 45 per cento della superficie forestale totale può dirsi perduta. Entro il 2010, inoltre, i leader della Terra si erano impegnati, in sede di vertice mondiale per lo Sviluppo tenutosi a Johannesburg nel 2002, a ridurre la perdita della biodiversità globale, regionale e nazionale come contributo all’alleviamento della povertà e a beneficio della vita sulla terra. Dopo il lancio di Berlino, l’Anno proseguirà con conferenze, seminari, mostre e forum nei cinque continenti, anche in vista della Giornata internazionale per la diversità biologica, in programma il 22 maggio. (R.B.)

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    Giornata dell’Africa: raccolta fondi per i missionari

    ◊   Le Pontificie Opere Missionarie della Germania (Missio Aachen e Missio München) lanciano un appello alle diocesi e ai fedeli affinché donino con generosità in vista della Giornata per l’Africa che si celebra ogni anno all’inizio del mese di gennaio e nella quale si raccolgono fondi per la formazione di sacerdoti, religiosi, religiose e laici nel continente africano. “Negli Stati africani contrassegnati da corruzione e malgoverno – raccontano alla Fides i direttori delle missioni, padre Eric Englert della Missio München e mons. Klaus Krämer della Missio Aachen – la Chiesa è spesso l’unica speranza. Rendere possibile il suo impegno per i poveri, i malati e gli svantaggiati attraverso personale ben formato, è lo scopo della Giornata per l’Africa”. L’anno scorso i fondi raccolti sono stati circa 1,88 milioni di euro, con un calo di 450mila euro rispetto agli anni precedenti: per questo per il 2010 è stato coniato il motto ‘Vogliamo dare speranza’ che contrassegna l’impegno della più antica colletta missionaria mai esistita. La Giornata per l’Africa, infatti, venne istituita da Papa Leone XIII nel 1891 per la lotta contro la schiavitù; oggi, invece, l’iniziativa sostiene il personale ecclesiastico che in Africa lavora per la libertà, la giustizia, la pace e l’annuncio della Buona Novella. (R.B.)

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    Germania: le iniziative della diocesi ecocompatibile di Würzburg

    ◊   Un’attenzione particolare all’ambiente è quella che viene riservata nella diocesi tedesca di Würzburg, la prima all’insegna dell’ecocompatibilità. Nei giorni scorsi, infatti, il vescovo Friedhelm Hoffmann, insieme con il responsabile della Pastorale, mons. Hans Herderich e il responsabile dell’ambiente per la diocesi, Edmund Gumpert, hanno presentato il documento ‘Linee guida sulla tutela del clima e dell’ambiente della diocesi di Würzburg’, definito dagli stessi promotori “un importante contributo alla conservazione del creato e un sussidio per l’orientamento e la decisione”. Come riferisce l’agenzia Sir Europa, il rispetto della natura non è nuovo a questa diocesi che ha varato tanti progetti sul tema, uno dei quali, ‘Klimobil’, è stato recentemente insignito del Premio per l’ambiente della Bayerische Landesstiftung. Nel settore energetico, invece, l’impegno è orientato verso l’impiego delle energie rinnovabili, con l’installazione di impianti di cogenerazione in tutte le strutture della diocesi che necessitano di un riscaldamento costante, come scuole e ospizi. Molti edifici cattolici, inoltre, hanno ottenuto la certificazione dell’Emas, Eco Management and Audit Scheme, il sistema di gestione ecologica che prescrive la generale riduzione dei consumi. (R.B.)

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    Filippine: l’evangelizzazione come arma contro la guerriglia

    ◊   “Grazie alla fede potrebbero comprendere che la pace è migliore della lotta armata”: la pensa così padre Salvador Nocomora, missionario attivo nella diocesi di Manila, nelle Filippine, intervistato da Asianews sulla questione dell’evangelizzazione dei ribelli comunisti del New People’s Army, il braccio armato del Partito comunista filippino. “Molti di loro sono cristiani, entrati nelle file dei ribelli a causa di povertà e disoccupazione - racconta il sacerdote – hanno bisogno di una nuova evangelizzazione per essere reinseriti nella società”. Il religioso considera fallimentari i programmi di sviluppo e integrazione proposti finora dal governo locale, iniziati con l’amnistia del presidente Arroyo del 5 settembre 2007 e che nei prossimi mesi prevedono lo sviluppo delle aree rurali attraverso la costruzione di scuole, strade e aziende agricole. La guerriglia tra esercito regolare e ribelli comunisti nelle Filippine dura dal 1968 e ha causato migliaia di morti e la devastazione delle regioni centrali del Paese. Oggi si calcola che i ribelli siano circa 4500, che controllano oltre 1300 villaggi tra le province di Marinduque, Bohol, Romblon, Lyte e Misamis, nell’arcipelago di Visayas, e pare che la maggior parte delle nuove reclute sia costituita da minorenni. (R.B.)

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    Il San Giovanni Battista di Leonardo approda a Roma

    ◊   Il San Giovanni Battista di Leonardo fa tappa a Roma. Il capolavoro leonardesco è esposto da ieri a Palazzo Venezia, nel contesto della mostra “Il Potere e la Grazia. I Santi Patroni d’Europa”, proposta dal Comitato di San Floriano insieme con l’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede e con il Polo Museale Romano. Per l’eccezionalità dell’evento, la mostra - che sarà aperta fino al 31 gennaio - è gratuita. Il San Giovanni Battista di Leonardo, esposto in una speciale teca, viene messo a confronto con i capolavori di Andrea del Sarto, Tiziano e Caravaggio dedicati al medesimo Santo con l’intento, da un lato, di dare il massimo risalto a un’opera così preziosa, dall’altro, di cogliere l’originalità del genio leonardesco e la sua fedeltà a un codice simbolico condiviso. Si tratta dell’ultimo dipinto di Leonardo interamente realizzato dalla sua mano tra il 1513 e il 1516. L’opera, custodita al Museo del Louvre a Parigi, è stata esposta gratuitamente nelle settimane passate a Milano nella Sala Alessi di Palazzo Marino ed ha riscosso un grandissimo successo di critica e pubblico con oltre 180mila presenze in un mese. (R.R.)

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    24 Ore nel Mondo



    Attentato in Pakistan durante partita di pallavolo: oltre 90 le vittime

    ◊   Pakistan di nuovo scosso dal terrorismo di matrice talebana. È salito ad oltre 90 vittime il bilancio dell’attentato di ieri a Shah Hasan Khan, villaggio nel nord ovest del Paese confinante con la turbolenta provincia del Sud Waziristan, dove da mesi l’esercito ha lanciato un’offensiva contro le milizie integraliste. Il servizio di Marco Guerra:

    Si scava ancora tra le macerie degli oltre 20 edifici distrutti dalla devastante esplosione che ieri ha investito circa 400 persone radunate attorno al campo di pallavolo per assistere alla prima partita del 2010. Sul posto la situazione è ancora drammatica. Molti feriti rischiano di morire dato che non ci sono auto a sufficienza per portare tutti negli ospedali del distretto di Bannu. E fra la gente di Shah Hasan Khan monta la protesta contro il governo pachistano che avrebbe lasciato senza mezzi i soccorritori costretti a scavare col solo aiuto delle pale. A portare la morte un Suv imbottito di esplosivo guidato da un kamikaze che si è lanciato sulla folla. Secondo l’esercito l’attacco è una vendetta per l’appoggio del villaggio alla lotta contro i talebani. La comunità aveva costituito una milizia locale e un comitato per la pace. La località confina con il Waziristan del Sud, zona tribale alla frontiera con l'Afghanistan, roccaforte dei talebani pachistani ma anche rifugio degli integralisti islamici afghani che attraversano un confine poco controllato. Proprio qui negli ultimi mesi l'esercito di Islamabad ha lanciato un'offensiva senza precedenti contro i ribelli che, per ritorsione, hanno moltiplicato gli attacchi. Davanti a questa ennesima carneficina si è lavata la condanna della comunità internazionale. Il presidente russo, Dmitri Medvedev, ha evocato la necessità di un “fronte unito contro la minaccia globale del terrorismo”. Ma proprio oggi il governo di Islamabad ha pubblicato una statistica destinata ad alimentare le tensioni. I dati mostrano che sono civili il 90% delle vittime degli attacchi missilistici statunitensi contro le basi dei talebani.

     
    Afghanistan
    La violenza prosegue anche in Afghanistan. Nella provincia di Herat forze afghane e militari italiani dell’Isaf sono impegnati in duri scontri con i ribelli talebani. Secondo una nota del comando locale, i soldati della coalizione hanno risposto a ripetuti attacchi a colpi d'arma da fuoco e di razzi anticarro, nel corso di un'operazione congiunta per il controllo di alcuni avamposti strategici nei pressi di Bala Morghab. Cinque civili hanno invece perso la vita a Farah, nell’est del Paese per l'esplosione di una mina che ha investito il mezzo sul quale viaggiavano. E questa mattina si è registrato anche un fallito attentato a colpi di razzi ai danni del presidente Karzai, durante un comizio nella provincia dell'Helmand. Intanto, in parlamento, si sta votando la fiducia alla lista dei ministri del nuovo governo afghano. Al momento, si registra la conferma di Abdul Rahim Wardak al dicastero della Difesa e la bocciatura di Sarwar Danish e Ismail Khan, rispettivamente, alla Giustizia e all'Energia.

    Danimarca, terrorismo
    È allarme terrorismo anche in Danimarca. Un somalo di 28 anni, armato di coltello, è stato arrestato dalla polizia mentre ieri sera tentava di entrare nell’abitazione dell’autore di una delle controverse vignette su Maometto pubblicate 3 anni fa da un giornale danese. Secondo l’intelligence di Copenaghen l’uomo sarebbe legato ad Al Qaeda e al movimento islamista somalo al Shabab.

    Yemen
    Nello Yemen i ribelli sciiti, in guerra con l’esercito regolare nella zona nord del Paese, si sono detti pronti al dialogo con il governo quando San’a avrà dichiarato la fine delle ostilità. Il primo ministro britannico, Gordon Brown, ha convocato intanto una conferenza internazionale proprio sullo Yemen e la lotta al terrorismo. L’appuntamento, valutato positivamente da Stati Uniti, Unione Europea e dalle stesse autorità yemenite, è fissato per il 28 febbraio prossimo a Londra, in parallelo al già annunciato summit sull’Afghanistan.

    Iran violenza e dossier nucleare
    Il clima di violenza e tensione non si placa in Iran. Oggi nuovi arresti tra gli oppositori, tra cui giornalisti e molti religiosi sciiti. Ieri il leader dei dissidenti, Mir Hossein Moussavi, dopo le violente manifestazioni esplose il 27 dicembre, ha dichiarato che la repressione non fermerà la protesta. Intanto il governo di Teheran torna sulla questione nucleare con un monito all’Occidente. Il servizio di Roberta Rizzo:

     
    “Almeno tredici gli arresti compiuti negli ultimi giorni dalle autorità iraniane. Secondo i siti dell’opposizione, sarebbero sei i giornalisti finiti in manette autori di articoli per noti quotidiani riformisti ora messi al bando. Sette i religiosi arrestati nella città di Qom perché appartenenti al clero sciita, la maggior parte discepoli dell'ayatollah dissidente Hossein Ali Montazeri, morto il 20 dicembre scorso. Si preannuncia dunque un 2010 difficile per la libertà in Iran dopo le proteste che hanno caratterizzato le celebrazioni per l’Ashura culminate in un bagno di sangue, il 27 dicembre scorso. Secondo i siti dissidenti, ieri, un’altra manifestazione pacifica di studenti presso la Open University di Mashhad era stata attaccata da circa 500 persone delle forze pro-governo dal gruppo Ansar-e Hezbollah armate di coltelli, mazze e machete. Almeno 8 le persone ricoverate in ospedale dopo gli scontri, ma i siti riformisti parlano di 2 studenti rimasti uccisi. Intanto il governo di Teheran torna sul nucleare. E lo fa con un avvertimento diretto all’Occidente: “Se entro fine gennaio non accetterete la controproposta al piano Aiea, l'Agenzia internazionale per l’energia atomica, inizieremo la produzione di combustibile nucleare”, così il ministro degli Esteri iraniano, Manouchehr Mottaki, parlando alla televisione di Stato. Le parole del capo della diplomazia iraniana sono una replica a Stati Uniti e Occidente che avevano imposto a Teheran di fornire una risposta entro il 2009 al piano dell’Aiea per la produzione all’estero di combustibile nucleare.

     
    Somalia pirateria
    Al largo della Somalia sono tornati in azione i pirati. Due le imbarcazioni sequestrate in queste ore. Si tratta di un cargo britannico e di una nave cisterna di Singapore con a bordo rispettivamente 25 e 24 membri dell’equipaggio.

    Brasile
    Almeno 53 persone sono morte da mercoledì scorso nello Stato brasiliano di Rio per le frane provocate da piogge torrenziali. Numerosi i dispersi e il bilancio delle vittime potrebbe aggravarsi nelle prossime ore. Ieri un piccolo albergo di lusso a Ilha Grande (isola turistica a sud di Rio), l'hotel Sankay è stato parzialmente sepolto da una colata di fango: almeno 19 persone sono morte, ma i pompieri pensano che le vittime siano una quarantina.

    Colombia
    Offensiva dell’esercito colombiano contro una base dei guerriglieri delle Farc. Almeno 18 ribelli sono rimasti uccisi in un bombardamento avvenuto poche ore fa nel centro del Paese. Nell’operazione, in risposta all’uccisione in questi giorni di un governatore, altri 13 membri delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia sono stati catturati. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 2

    È possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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