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Sommario del 01/01/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Abbandonare la via della violenza per costruire un mondo più degno dell’uomo: il vibrante appello di Benedetto XVI nella Solennità di Maria Madre di Dio e 43.ma Giornata Mondiale della Pace
  • Solo aprendosi all’amore di Dio, l’agire umano cambia. La Chiesa è vicina ai poveri e alle famiglie in difficoltà: così, il Papa durante i Primi Vespri e il Te Deum di fine anno
  • Messaggio di Benedetto XVI per l’Anno Santo compostelano: il Pellegrinaggio alla Tomba di San Giacomo sia un’occasione di rinnovamento spirituale
  • Chiesa irlandese in lutto per la morte del cardinale Cahal Brendan Daly, arcivescovo emerito di Armagh
  • Oggi in Primo Piano

  • La Chiesa e l’Africa, speranze e aspettative per il 2010. Con noi, Enrico Casale della rivista “Popoli”
  • Un sms solidale per dare un pasto al giorno ai bisognosi: è l’iniziativa della Comunità Papa Giovanni XXIII
  • Chiesa e Società

  • Lettera al Papa del presidente Napolitano: pace e ambiente temi di “allarmante attualità”
  • Ieri sera all'Aquila la 42.ma marcia nazionale della pace
  • In 10.000 a Roma alla marcia della pace della Comunità di Sant’Egidio
  • Chiesa statunitense: gennaio mese di sensibilizzazione alla povertà
  • Nazioni Unite: il 2010 Anno internazionale per l’avvicinamento delle culture
  • Cattolici e buddisti in Thailandia auspicano la pace per il nuovo anno
  • La rivista dei gesuiti italiani "Aggiornamenti Sociali" compie 60 anni
  • 24 Ore nel Mondo

  • Iran, il leader dell'opposizione Moussavi si dice pronto a morire per il proprio popolo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Abbandonare la via della violenza per costruire un mondo più degno dell’uomo: il vibrante appello di Benedetto XVI nella Solennità di Maria Madre di Dio e 43.ma Giornata Mondiale della Pace

    ◊   Di fronte alla condizione inerme dei bambini vittime della violenza, crollano tutte le false giustificazioni della guerra: è quanto affermato, stamani, da Benedetto XVI nella Messa in San Pietro per la Solennità di Maria Santissima, Madre di Dio, e 43.ma Giornata Mondiale della Pace. Quindi, all’Angelus, in una Piazza San Pietro gremita di fedeli nonostante la pioggia, il Papa ha levato un vibrante appello, affinché quanti hanno scelto di ricorrere alle armi trovino il coraggio di abbandonare la via della violenza. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Canto – Salve Mater Misericordiae

     
    Volgendo lo sguardo al volto di tanti bambini sfigurati dalla violenza, gli uomini depongano le armi e si convertano a progetti di pace: è l’accorato appello di Benedetto XVI, che, nella Messa per la Solennità di Maria Madre di Dio, ha incentrato la sua omelia proprio sul tema del Volto, il Volto di Dio e i volti degli uomini. Un tema, ha osservato il Papa, che ci offre una “chiave di lettura del problema della pace”:

     
    “Il volto è l’espressione per eccellenza della persona, ciò che la rende riconoscibile e da cui traspaiono sentimenti, pensieri, intenzioni del cuore. Dio, per sua natura, è invisibile, tuttavia la Bibbia applica anche a Lui questa immagine. Mostrare il volto è espressione della sua benevolenza, mentre il nasconderlo ne indica l’ira e lo sdegno”.

     
    Tutto il racconto biblico, ha proseguito il Papa, “si può leggere come progressivo svelamento del volto di Dio fino a giungere alla sua piena manifestazione in Gesù Cristo”. Il volto di Dio “ha preso un volto umano”, ha aggiunto. E Maria è stata la prima a vedere questo volto di Dio, “fatto uomo nel piccolo frutto del suo grembo”:
     
    “La madre ha un rapporto tutto speciale, unico e in qualche modo esclusivo con il figlio appena nato. Il primo volto che il bambino vede è quello della madre, e questo sguardo è decisivo per il suo rapporto con la vita, con se stesso, con gli altri, con Dio; è decisivo anche perché egli possa diventare un ‘figlio della pace’”.

     
    “Il Bambino – ha detto il Papa richiamandosi all’iconografia bizantina - guarda la Madre, e questa guarda noi, quasi a riflettere verso chi osserva, e prega, la tenerezza di Dio, discesa in Lei dal Cielo e incarnata in quel Figlio di uomo che porta in braccio”. Ha così legato il mistero del volto di Dio e degli uomini alla pace:

     
    “Questa, infatti, incomincia da uno sguardo rispettoso, che riconosce nel volto dell’altro una persona, qualunque sia il colore della sua pelle, la sua nazionalità, la sua lingua, la sua religione. (…) In realtà, solo se abbiamo Dio nel cuore, siamo in grado di cogliere nel volto dell’altro un fratello in umanità, non un mezzo ma un fine, non un rivale o un nemico, ma un altro me stesso, una sfaccettatura dell’infinito mistero dell’essere umano”.

     
    “Chi ha il cuore vuoto – è stata poi la riflessione del Papa – non percepisce che immagini piatte, prive di spessore. Più, invece, noi siamo abitati da Dio, e più siamo anche sensibili alla sua presenza in ciò che ci circonda: in tutte le creature, e specialmente negli altri uomini, benché a volte proprio il volto umano, segnato dalla durezza della vita e dal male, possa risultare difficile da apprezzare e da accogliere come epifania di Dio”. Ecco allora il bisogno di riferirci al volto di un Padre comune che ci ama ed essere educati fin da piccoli al rispetto dell’altro, anche quando è differente da noi:

     
    “Ormai è sempre più comune l’esperienza di classi scolastiche composte da bambini di varie nazionalità, ma anche quando ciò non avviene, i loro volti sono una profezia dell’umanità che siamo chiamati a formare: una famiglia di famiglie e di popoli”.

     
    “Più sono piccoli questi bambini – ha constatato – e più suscitano in noi la tenerezza e la gioia per un’innocenza e una fratellanza che ci appaiono evidenti: malgrado le loro differenze, piangono e ridono nello stesso modo, hanno gli stessi bisogni, comunicano spontaneamente, giocano insieme”:

     
    “I volti dei bambini sono come un riflesso della visione di Dio sul mondo. Perché allora spegnere i loro sorrisi? Perché avvelenare i loro cuori? Purtroppo, l’icona della Madre di Dio della tenerezza trova il suo tragico contrario nelle dolorose immagini di tanti bambini e delle loro madri in balia di guerre e violenze: profughi, rifugiati, migranti forzati”.

     
    I “volti dei piccoli innocenti”, “scavati dalla fame e dalle malattie, volti sfigurati dal dolore e dalla disperazione”, ha ribadito il Papa, “sono un appello silenzioso alla nostra responsabilità”:
    “Di fronte alla loro condizione inerme, crollano tutte le false giustificazioni della guerra e della violenza. Dobbiamo semplicemente convertirci a progetti di pace, deporre le armi di ogni tipo e impegnarci tutti insieme a costruire un mondo più degno dell’uomo”.
     
    Si è così soffermato sul tema della Giornata Mondiale della Pace, “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”. L’uomo, ha detto il Papa, “è capace di rispettare le creature nella misura in cui porta nel proprio spirito un senso pieno della vita, altrimenti sarà portato a disprezzare se stesso e ciò che lo circonda, a non avere rispetto dell’ambiente in cui vive, del creato”. E ha aggiunto: “Chi sa riconoscere nel cosmo i riflessi del volto invisibile del Creatore, è portato ad avere maggiore amore per le creature”. Ed ha lanciato un allarme: “Se l’uomo si degrada, si degrada l’ambiente in cui vive; se la cultura tende verso un nichilismo, se non teorico, pratico, la natura non potrà non pagarne le conseguenze”:

     
    “Rinnovo, pertanto, il mio appello ad investire sull’educazione, proponendosi come obiettivo, oltre alla necessaria trasmissione di nozioni tecnico-scientifiche, una più ampia e approfondita “responsabilità ecologica”, basata sul rispetto dell’uomo e dei suoi diritti e doveri fondamentali. Solo così l’impegno per l’ambiente può diventare veramente educazione alla pace e costruzione della pace”.
     
    Canto – Adeste Fideles

     
    E della protezione dell’ambiente è tornato a parlare all’Angelus in Piazza San Pietro. “Condizione indispensabile per la pace – ha detto – è quello di amministrare con giustizia e saggezza le risorse naturali della Terra”. Ricordando il recente Vertice di Copenaghen sul clima, ha così messo l’accento sull’urgenza di “orientamenti concertati sul piano globale”. Ma ha ribadito che la protezione dell’ambiente inizia con il rispetto per la vita umana. Quindi, si è rivolto direttamente a quanti hanno scelto la via della violenza, chiamandoli alla conversione del cuore:
     
    “Nel primo giorno dell’anno, vorrei rivolgere un appello alle coscienze di quanti fanno parte di gruppi armati di qualunque tipo. A tutti e a ciascuno dico: fermatevi, riflettete, e abbandonate la via della violenza! Sul momento, questo passo potrà sembrarvi impossibile, ma, se avrete il coraggio di compierlo, Dio vi aiuterà, e sentirete tornare nei vostri cuori la gioia della pace, che forse da tempo avete dimenticata”.
     
    Un appello che il Papa ha affidato all’intercessione di Maria, Madre di Dio, che ha dato alla luce il Salvatore, il Principe della Pace. Dopo la recita dell’Angelus, il Papa ha ricambiato gli auguri di inizio anno rivoltigli dal presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, ed ha formulato i migliori auspici al popolo italiano per l’anno appena iniziato. Quindi, ha dedicato un pensiero speciale alle tante iniziative di preghiera di questi giorni: dalla marcia della Pace della Comunità di Sant’Egidio a quella svoltasi ieri a Terni e a L’Aquila. E ancora, un saluto particolare agli aderenti al Movimento dell’Amore Familiare e ai giovani orionini che, stanotte, hanno pregato per le famiglie in Piazza San Pietro:

    "A tutti auguro di custodire nel cuore, ogni giorno del nuovo anno, la pace che Cristo ci ha donato. Buon anno!".

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    Solo aprendosi all’amore di Dio, l’agire umano cambia. La Chiesa è vicina ai poveri e alle famiglie in difficoltà: così, il Papa durante i Primi Vespri e il Te Deum di fine anno

    ◊   Solo con l’amore di Dio, l’agire umano diventa lievito di un futuro migliore: così, il Papa ieri sera in San Pietro, durante i Primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, seguiti dal Te Deum di ringraziamento. Al centro dell’omelia di Benedetto XVI, il pensiero per quanti si trovano in difficoltà anche a causa della crisi economica e l’auspicio di nuove vocazioni. Al termine della celebrazione, il Santo Padre ha sostato brevemente in preghiera davanti al Presepe allestito in Piazza San Pietro. Il servizio di Isabella Piro:

    (canto: Te Deum)

     
    È un anno “ricco di eventi per la Chiesa e per il mondo”, così lo definisce il Papa, quello che si chiude, al crepuscolo di una velata giornata di sole, nella Basilica Vaticana. 365 giorni che ricordano “la pienezza del tempo” alla storia dell’uomo, in cui Dio ha introdotto l’eternità:

     
    "Con l’incarnazione del Figlio di Dio, l’eternità è entrata nel tempo, e la storia dell’uomo si è aperta al compimento nell’assoluto di Dio. Il tempo è stato - per così dire - “toccato” da Cristo, il Figlio di Dio e di Maria, e da lui ha ricevuto significati nuovi e sorprendenti: è diventato tempo di salvezza e di grazia".

     
    Ed è proprio in questa prospettiva, continua Benedetto XVI, che dobbiamo considerare il passaggio da un anno all’altro, per porre le nostre vite sotto il segno della salvezza e per ringraziare Dio di averci dato “l’inaudita possibilità” di essere suoi figli. Quindi, il Santo Padre guarda all’operato e alla vita della diocesi di Roma e la sua riflessione va a chi è meno fortunato:

     
    "Il mio pensiero si estende a chiunque vive nella nostra Città, in particolare a quanti si trovano in situazioni di difficoltà e di disagio: a tutti e a ciascuno assicuro la mia vicinanza spirituale, avvalorata dal costante ricordo nella preghiera".

     
    Il Papa si rallegra per come sta procedendo il programma diocesano, per la “capillare azione apostolica” che viene svolta su due ambiti “essenziali per la vita e la missione della Chiesa”, ovvero l’Eucaristia e la carità. E ricorda l’importanza della lectio divina, “per diventare testimoni autorevoli della verità sull’uomo”. E ancora, ribadendo che la Chiesa è impegnata “a promuovere lo sviluppo integrale della persona umana”, Benedetto XVI guarda ai giovani:

     
    "Da diversi anni tante famiglie, numerosi insegnanti e le comunità parrocchiali si dedicano ad aiutare i giovani a costruire il loro futuro su solide fondamenta, in particolare sulla roccia che è Gesù Cristo. Auspico che questo rinnovato impegno educativo possa sempre più realizzare una feconda sinergia fra la comunità ecclesiale e la città per aiutare i giovani a progettare la propria vita".
     
    Poi, il pensiero va alle famiglie in difficoltà, soprattutto quelle “provate dalla crisi economica e dalla disoccupazione”:

     
    "Il Natale del Signore, che ci ricorda la gratuità con la quale Dio è venuto a salvarci, facendosi carico della nostra umanità e donandoci la sua vita divina, possa aiutare ogni uomo di buona volontà a comprendere che solo aprendosi all’amore di Dio l’agire umano cambia, si trasforma, diventando lievito di un futuro migliore per tutti".

     
    Quindi, Benedetto XVI si rivolge ai sacerdoti ed auspica nuove vocazioni:

     
    "Roma ha bisogno di sacerdoti che siano annunciatori coraggiosi del Vangelo e, allo stesso tempo, rivelino il volto misericordioso del Padre. Invito i giovani a non avere paura di rispondere con il dono completo della propria esistenza alla chiamata che il Signore rivolge loro a seguirlo nella via del sacerdozio o della vita consacrata".

     
    Infine, il Papa ricorda che il prossimo 25 marzo cadranno due importanti anniversari: il 25.mo dall’istituzione della Giornata Mondiale della Gioventù e il 10.mo di quella di Tor Vergata, definita “indimenticabile”.

     
    (canto: Adeste fideles)

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    Messaggio di Benedetto XVI per l’Anno Santo compostelano: il Pellegrinaggio alla Tomba di San Giacomo sia un’occasione di rinnovamento spirituale

    ◊   Un “tempo speciale di grazia e perdono”, di rinnovamento e testimonianza: Benedetto XVI definisce, così, l’Anno Santo Compostelano 2010, inaugurato ieri pomeriggio con l’apertura della Porta Santa della Cattedrale di Santiago di Compostela. In un messaggio all’arcivescovo della città galiziana, Julían Barrio, il Papa mette l’accento sulla ricchezza spirituale del secolare Pellegrinaggio alla Tomba dell’Apostolo Giacomo il Maggiore. Il celebre Cammino di Santiago, afferma il Pontefice, deve richiamare l’Europa alle proprie radici cristiane. Nella sua omelia per l’occasione, mons. Barrio ha affermato che l’Anno Santo giacobeo invita tutti i fedeli a rivitalizzare la propria vita cristiana. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Un’opportunità affinché i credenti, incontrando Cristo, “riflettano sulla propria genuina vocazione alla santità” e si “imbevano della Parola di Dio che illumina e interpella”. E’ quanto scrive Benedetto XVI nel Messaggio per il 119.mo Anno Santo Compostelano. Ma, aggiunge, questo evento giubilare è anche un’occasione - per chi non ha fede - di riceverla “da Colui che illumina ogni uomo, affinché abbia finalmente la vita”. Il Cammino di Santiago, prosegue il Messaggio, è “cosparso di tante dimostrazioni di fervore, penitenza, ospitalità, arte e cultura che ci parlano in modo eloquente delle radici spirituali del Vecchio Continente”. Il tema dell’Anno giacobeo, “Pellegrinando verso la luce”, come la Lettera pastorale intitolata “Pellegrini della fede e testimoni del Cristo Risorto”, rileva il Papa, propongono una “chiamata evangelizzatrice per le donne e gli uomini di oggi, ricordando il carattere essenzialmente pellegrinante della Chiesa e del cristiano in questo mondo”.

     
    Nel Cammino compostelano, prosegue il messaggio, “si contemplano nuovi orizzonti che ci fanno riflettere sulle angustie della propria esistenza e l’immensità” che l’essere umano può trovare dentro e al di fuori da sé. E ribadisce l’importanza per i pellegrini di testimoniare il Vangelo nel nostro tempo. Prega ferventemente il Signore “che accompagna i pellegrini”, affinché “abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. “Questa – esorta il Papa – è la vera meta, la grazia che il semplice percorso materiale del Cammino non può raggiungere da se stesso” e che porta “il pellegrino a convertirsi in testimone di Cristo” nostra “speranza imperitura di salvezza”. Per questo, evidenzia il carattere spirituale del pellegrinaggio a Santiago de Compostela, anche se “in certi casi si tende ad ignorarlo o a snaturarlo”.

     
    In questo Anno Sacerdotale, il pensiero di Benedetto XVI va poi ai presbiteri che con generosità accoglieranno i pellegrini alla Tomba di San Giacomo, in particolare prodigandosi ad amministrare i Sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia. E ciò anche perché, constata, il Perdono e l’incontro con Cristo è proprio ciò che di più prezioso c’è nell’Anno Santo compostelano. Il Papa esprime infine la sua speciale vicinanza ai pellegrini che si recheranno a Santiago. E li invita a “far fruttificare le suggestive esperienze di fede, carità e fraternità”, che incontreranno lungo la strada e a vivere il Cammino “soprattutto interiormente, lasciandosi interpellare dalla chiamata che il Signore” rivolge ad ognuno di noi.

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    Chiesa irlandese in lutto per la morte del cardinale Cahal Brendan Daly, arcivescovo emerito di Armagh

    ◊   La Chiesa irlandese è in lutto per la morte del cardinale Cahal Brendan Daly, ieri notte in un ospedale di Belfast, dove era stato ricoverato lunedì scorso in gravi condizioni. Il porporato, arcivescovo emerito di Armagh, aveva 92 anni. Nato nel 1917 a Loughguile, diocesi di Down and Connor, e ordinato sacerdote nel 1941, ha partecipato alla prima sessione del Concilio Vaticano II come assistente del vescovo di Down and Connor, mons. William Philbhin, e alle rimanenti tre sessioni come assistente del cardinale Conway. Per quasi trent'anni si è dedicato all'attività accademica che lo ha portato tra l'altro ad insegnare nella Queen's University. E’ stato ordinato vescovo nel 1967. Impegnato ecumenista, nel 1979 ha scritto una "Lettera ai Protestanti del Nord" in cui tratta dei legami che dovrebbero unire tutti i cristiani irlandesi. Per dieci anni dal 1974, ha fatto parte del segretariato per l'Unione dei Cristiani e, nel 1978, è stato uno degli osservatori alla Conferenza di Lambeth, l'assemblea generale dei vescovi della Comunione Anglicana che si riunisce ogni dieci anni.

    Nel 1982 è stato nominato vescovo di Down and Connor, tornando così nella diocesi dove fu ordinato sacerdote e dove ha svolto il suo ministero pastorale per oltre vent'anni. Tra i molti problemi affrontati, il più scottante è stato sicuramente quello della violenza nell’Irlanda del Nord. “Come vescovo - ha più volte ripetuto - sono chiamato ad essere un costruttore di ponti, un ministro di riconciliazione”. Nel 1984, ha guidato la delegazione della Conferenza episcopale irlandese al Forum della Nuova Irlanda. Nel 1990 è stato nominato arcivescovo di Armagh e Primate d'Irlanda, guidando l’arcidiocesi per 6 anni. Nel 1991 è stato creato cardinale da Giovanni Paolo II. Con la morte dell’arcivescovo emerito di Armagh, il Collegio Cardinalizio è formato da 183 Cardinali, di cui 112 elettori e 71 non elettori.

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    Oggi in Primo Piano



    La Chiesa e l’Africa, speranze e aspettative per il 2010. Con noi, Enrico Casale della rivista “Popoli”

    ◊   Il 2009, che si è appena concluso, può essere in qualche modo definito per la Chiesa l’anno dell’Africa, caratterizzato dal viaggio pastorale che il Papa, nel marzo scorso, ha fatto in Camerun e Angola e poi dal Sinodo dei Vescovi per l’Africa, in ottobre. Ci si chiede ora se le speranze di sviluppo spirituale e sociale, suscitate da questi due avvenimenti, potranno essere realizzate nel 2010. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Enrico Casale della rivista dei Gesuiti “Popoli”:

    R. – La Chiesa si è posta di fronte a questo continente e ha cercato di andare al fondo dei suoi problemi per trovare una soluzione. La cosa interessante del viaggio del Papa, ma anche del Sinodo dei Vescovi, è il messaggio lanciato dalla Chiesa, cioè gli africani sono padroni del proprio destino e sono gli africani che, scegliendo le proprie classi dirigenti, gestendo bene le loro immense risorse, possono risollevare il continente. Certo, questo continente può essere sollevato soprattutto dagli africani affiancati dalla comunità internazionale, perché se l’Africa è in queste condizioni, è perché ha subito decenni se non secoli di colonialismo prima, e decenni di colonialismo economico dopo, fino ai giorni nostri.

     
    D. – C’è terreno fertile, affinché questo forte appello del Papa alla maturità non solo degli africani, ma di tutta la comunità internazionale, possa produrre effetti positivi per il continente africano?

     
    R. – Io sono convinto che i giovani africani possano prendere in mano il proprio destino e il destino del proprio continente. Intendiamoci: non ci possiamo aspettare cambiamenti nell’arco di 10-20 anni; saranno cambiamenti nel medio-lungo periodo e va creata la classe dirigente del continente attraverso la formazione, attraverso il sostegno economico, il che non significa solo denaro – certo anche quello –, però soprattutto sostegni a economie magari improduttive. Bisogna aiutare gli africani a essere autonomi e a sviluppare le proprie capacità. In questo la Chiesa cattolica sta giocando un ruolo importante, attraverso le sue scuole fino al livello universitario.

     
    D. – Quindi, l’Africa continuerà ad essere oggetto preponderante della solidarietà?

     
    R. – Io credo di sì. Però credo che la solidarietà debba essere bene intesa: non è solidarietà mandare il surplus della produzione in Africa; la solidarietà è sostenere la crescita degli africani, quindi puntare molto sull’educazione, sulla formazione, soprattutto la formazione professionale, aiutare molto le classi dirigenti attuali e quelle future a pensare non a livello individuale ma per il bene comune della popolazione. E, soprattutto, aiutare anche la popolazione africana a guarire dai suoi mali, proprio dai mali fisici; creare strutture sanitarie che siano efficienti e a basso costo se non gratuite per permettere all’Africa di uscire dal fatto che subisce malattie che altrove sono controllabili o addirittura curabili. Penso alla malaria, ma anche all’Aids che può essere, se non curato, almeno controllato nelle sue manifestazioni peggiori. Aids che, in questi ultimi decenni, ha cancellato un’intera generazione di giovani africani.

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    Un sms solidale per dare un pasto al giorno ai bisognosi: è l’iniziativa della Comunità Papa Giovanni XXIII

    ◊   Un sms solidale per sostenere il progetto “Un pasto al giorno” avviato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII nel 1985 e che oggi, in Italia e nei cinque continenti, sfama oltre 41mila persone nella case famiglia e nelle missioni. E’ la campagna attiva fino al 4 gennaio 2010 cui si può aderire inviando un sms del valore di due euro al numero 48587. La fame è un’emergenza mondiale, ma non è un fenomeno inevitabile sostiene Giovanni Paolo Ramonda, successore di Don Benzi alla guida della Comunità, al microfono di Gabriella Ceraso:

    R. – Il progetto è proprio quello di dare l’essenziale a chi non ce l’ha, in particolare in Bangladesh, dove abbiamo diverse case-famiglia, in India e in Sri Lanka. Continuiamo a vivere con i bambini della Tanzania, molti dei quali malati di Aids, con grandissimi handicap e che sarebbero morti perché abbandonati dalle famiglie che non ce la fanno. Anche in Kenya, nella baraccopoli Ashoweta, dove siamo presenti, in Russia e in Georgia.

     
    D. – Ci sono progetti di lavoro e di sostegno alle popolazioni, anche di altro genere?

     
    R. – Sì. Abbiamo dei progetti anche di sviluppo rurale: cerchiamo, infatti, di aiutare le famiglie ad auto sostenersi attraverso un’agricoltura accessibile, ma che dà realmente risposta al bisogno di alimentazione. Abbiamo poi delle cooperative sociali, in cui accogliamo gli adolescenti del posto, li educhiamo alla formazione professionale, perché abbiano un lavoro. E questo perché avendo un lavoro, possono poi crearsi una famiglia.

     
    D. – In più di un'occasione, avete detto che la fame è una emergenza mondiale, ma non è un fenomeno inevitabile…

     
    R. – C’è cibo per tutti! Il problema è quello di un’equa distribuzione, come ci ha ricordato anche il Santo Padre nelle sue Encicliche. Bisogna che impariamo a condividere e chi ha di più deve saper vivere con l’essenziale, che ci rende tra l’altro più felici. E’ un atto soprattutto di giustizia, quello cioè di permettere a queste creature – che potrebbero essere i nostri figli – di avere il diritto alla vita.

     
    D. – Il Papa, nel suo discorso alla Fao, ha sottolineato che per sconfiggere la fame bisogna anzitutto riconoscere il valore trascendente di ogni uomo e cambiare poi gli stili di vita per lottare contro gli egoismi. Voi fate questa esperienza?

     
    R. – Noi vediamo in queste creature, delle quali ho parlato, le immagini veramente di Dio e quindi noi Lo incontriamo quotidianamente e capiamo come sia fondamentale cambiare lo stile di vita. Bisogna considerarci come un’unica grande famiglia, dove tutti abbiamo diritto a poter accedere alla sanità, al lavoro, all’istruzione, al cibo. Questi sono diritti fondamentali che vanno garantiti ad ogni uomo.

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    Chiesa e Società



    Lettera al Papa del presidente Napolitano: pace e ambiente temi di “allarmante attualità”

    ◊   “Santità, il suo richiamo agli obbiettivi della pace, dello sviluppo sociale, della solidarietà offre una straordinaria testimonianza dei valori universali ai quali ispirarsi e esorta a non smarrire la percezione dei problemi che coinvolgono ’umanità intera”. Inizia così il messaggio che il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, ha inviato in occasione della Giornata mondiale della pace a Benedetto XVI. “Il suo costante appello alla dimensione etica delle decisioni umane, già posto con forza nell’Enciclica ‘Caritas in Veritate’ – si legge nel documento – ci esorta ad un approccio morale, che non posso che condividere, verso le questioni che riguardano l’ambiente e lo sviluppo, affinché prevalgano atteggiamenti lungimiranti, ma soprattutto responsabili, nell’interesse delle generazioni future. Fondamento di una società giusta è, difatti, il rispetto per il prossimo e per ciò che ci circonda”. Il presidente Giorgio Napolitano ha poi definito di “allarmante attualità” il legame che il Papa ha voluto evidenziare fra il rispetto dell’ecosistema e la pace. “Lo sfruttamento sconsiderato delle risorse del nostro pianete – ha osservato – spesso a favore dell’arricchimento di una minoranza, è fonte di perenni conflitti; così come sono causa di instabilità le migrazioni forzate di intere popolazioni, costrette a lasciare le proprie terre a causa di un degrado troppo spesso attribuibile all’atteggiamento irresponsabile dell’uomo”. Il capo di Stato italiano ha infine affermato di condividere l’auspicio di Benedetto XVI che grazie alla crisi ecologica, si possa operare un’autentica svolta nelle politiche globali di sviluppo, nonché di quelle volte alla tutela delle risoe della Terra”. (V.V.)

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    Ieri sera all'Aquila la 42.ma marcia nazionale della pace

    ◊   Oltre 1500 persone, in gran parte giovani, si sono ritrovate ieri all’Aquila per partecipare alla 42.ma marcia nazionale della pace, promossa dalla Commissione della Cei per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, insieme a Caritas Italiana e a Pax Christi Italia. Molti i momenti significativi della manifestazione, dal titolo “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”. Alla partenza, alle 17,30 in Piazza Duomo, c’è stato un momento ecumenico per la pace tra le religioni, presieduto da mons. Arrigo Miglio, vescovo di Ivrea e dal parroco della Chiesa rumena-ortodossa dell'Aquila, Sorin Costantinescu. Poi c’è stata una sosta davanti alla Casa dello studente, dove mons. Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi e presidente di Caritas italiana, ha ricordato le vittime del sisma. Infine un messaggio di speranza lanciato, nei pressi del vecchio tribunale, da mons. Giovanni Giudici, vescovo di Pavia e presidente di Pax Christi. A conclusione della marcia, intorno alle ore 20.30, l’arcivescovo dell’Aquila, mons. Giuseppe Molinari, ha presieduto la liturgia eucaristica. (V.V.)

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    In 10.000 a Roma alla marcia della pace della Comunità di Sant’Egidio

    ◊   La Comunità di Sant’Egidio ha organizzato questa mattina a Roma una marcia della pace alla quale hanno partecipato circa 10.000 persone, confluite in piazza San Pietro. Con questa iniziativa, alla quale hanno aderito anche molti dei partecipanti alla marcia tenutasi ieri all’Aquila, la Comunità di Sant’Egidio - a Roma e in tante città dell’Italia e del mondo - “ricorda tutte le terre che nel nord e nel sud del mondo attendono la fine della guerra, fonte di sofferenza per tanti popoli, e sperano nell'unità e nella pace della famiglia umana”. Inoltre, in occasione della celebrazione della Giornata Mondiale della Pace di quest’anno, la “Comunità di Sant'Egidio, insieme ad altre associazioni, movimenti e comunità, vuole far giungere il suo sostegno alle parole del Papa e alla sua sollecitudine per la pace nel mondo, ancora tanto diviso e segnato da guerre, ingiustizie, povertà e violenze”. (V.V.)

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    Chiesa statunitense: gennaio mese di sensibilizzazione alla povertà

    ◊   La Chiesa cattolica negli Stati Uniti promuove a gennaio il “Mese di sensibilizzazione alla povertà in America”, coordinato dalla Campagna Cattolica per lo Sviluppo Umano (Cchd). L’iniziativa viene realizzata a livello diocesano e parrocchiale con una serie di attività tese ad accrescere la consapevolezza della vastità del problema e a rendere la nazione più attenta alla condizione degli indigenti; viene in particolare lanciata una Campagna di approfondimento in tutto il Paese con materiale divulgativo, statistiche, indicazioni di collaborazione e sostegno; si tengono inoltre incontri nelle scuole cattoliche e in luoghi pubblici per educare i cittadini alla cultura del rispetto e della condivisione. Secondo dati recenti, oltre 39,8 milioni di persone negli Stati Uniti vivono sotto la soglia di povertà. Al mondo dell’esclusione appartiene un bambino su sei, nato in una famiglia costretta ad operare difficili scelte tra cibo, cure mediche, riscaldamento e affitto. Le attività messe in campo dagli organismi ecclesiali durante il “Mese” sono guidate dai principi dell’autosufficienza e dell’autodeterminazione e coinvolgono giovani e adulti disagiati in programmi di formazione e avviamento professionale che consentano loro di uscire stabilmente dalla povertà e di condurre un’esistenza sicura e dignitosa. (M.V.)

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    Nazioni Unite: il 2010 Anno internazionale per l’avvicinamento delle culture

    ◊   Il 2010 viene osservato dalle Nazioni Unite come “Anno internazionale per l’avvicinamento delle culture” su richiesta della Conferenza generale dell’Unesco svoltasi a fine 2007. Tale proposta veniva adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che conferiva all’Unesco il mandato di curare l’organizzazione dell’Anno. Obiettivo generale dell’iniziativa è quello di iscrivere nell’ottica del dialogo e della vicinanza interculturale le prassi politiche a livello locale, nazionale, regionale e internazionale, coinvolgendo in tal modo il più ampio numero di partner. Affidando all’Unesco l’incarico di coordinare le attività dell’Anno, l’Onu ha voluto riconoscere il lungo impegno dell’agenzia nel rafforzare la comunicazione tra i popoli ai fini di una migliore comprensione reciproca e di una più compiuta conoscenza dei diversi modi di vita. L’Anno 2010 sarà quindi occasione di ribadire l’impegno dell’Unesco, fondato sulla visione di un’umanità pluralistica e sull’interazione tra diversità culturale e dialogo interculturale. Alla luce delle considerazioni accennate, il “piano di azione” elaborato per lo svolgimento delle manifestazioni tiene conto di un duplice obiettivo: rafforzare nella comunità internazionale la percezione dell’importanza del dialogo e promuovere il riconoscimento dei diritti umani per tutti, combattendo contro le nuove forme di razzismo e discriminazione. (M.V.)

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    Cattolici e buddisti in Thailandia auspicano la pace per il nuovo anno

    ◊   Vescovi cattolici e capi spirituali buddisti della Thailandia invitano i rispettivi fedeli a promuovere nell'anno appena iniziato una cultura di pace e amore. “Costruiamo insieme una cultura di amore nelle nostre comunità”, ha affermato nella sua omelia di Natale, ripresa da AsiaNews, mons. Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, arcivescovo di Bangkok. “Con piccoli passi – ha affermato – la comunità potrà essere un dono per la società e potrà esserci la pace”. Per il presule, solo attraverso la testimonianza di ogni cattolico i non cristiani potranno essere toccati dall’amore di Dio. In Thailandia circa il 95% della popolazione è di fede buddista. Su 63 milioni di persone solo 300 mila sono cattoliche. Nonostante sia una minoranza, la comunità cattolica ha un ruolo attivo all’interno della società. Esempio di questo impegno è il Catholic Business Executive Group (Cbeg) che tenta di portare all’interno del Parlamento i valori del cattolicesimo, a partire dalla battaglia contro l’aborto. Anche il supremo patriarca buddista Sakolmahasangkaprainayok nella sua benedizione per la fine dell’anno ha sollecitato i fedeli a promuovere nel mondo il messaggio della pace. “Per il nuovo anno – ha affermato dal tempio di Bawornniwes a Bangkok – auguro a tutti voi di far crescere soprattutto voi stessi, partendo dai desideri del vostro cuore; solo un cuore pieno di desideri può portare la pace”. (V.V.)

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    La rivista dei gesuiti italiani "Aggiornamenti Sociali" compie 60 anni

    ◊   Con il primo numero del 2010, 'Aggiornamenti Sociali', la rivista dei gesuiti italiani compie sessant'anni. Un numero che vede diverse novità, a partire dalle due più visibili: la nuova copertina e la firma del nuovo direttore, padre Giacomo Costa. Inoltre, altri cambiamenti prendono il via proprio dal numero di gennaio: una rubrica, “Bibbia aperta”, in cui si affrontano questioni di società dialogando con testi biblici; uno “Schedario” rinnovato che comincia ad interagire con gli articoli di approfondimento e che si apre a nuovi linguaggi (come il cinema); una fotografia ogni numero, che segnala l’esigenza di nuovi percorsi di comprensione delle realtà sociali; una rinnovata attenzione alle prospettive europee e internazionali. Tutto questo - spiega il nuovo direttore padre Giacomo Costa - rimanendo fedeli alle origini della rivista: “Pur in una società profondamente diversa da quella del 1950, riteniamo infatti che continui ad avere senso portare avanti un discorso sociale in una prospettiva di fede cristiana”. La fede sembra lontana, quasi sconnessa dalle realtà sociali e politiche, e non è più evidente come rendere conto di quanto si crede. È così necessario un “aggiornamento” continuo, che permetta di leggere i “segni dei tempi”, che sviluppi cioè la capacità di individuare e promuovere, aldilà di frontiere e steccati, le forze vive della società. In questo numero anche gli auguri di padre Carlo Casalone, superiore d'Italia dei gesuiti, per anni vicedirettore della rivista e che la paragona, nell'epoca delle autostrade della comunicazione, a un sentiero: “Un sentiero, infatti, si snoda in montagna, a una certa distanza dal rumoroso traffico autostradale; il suo itinerario si sviluppa in un clima di silenzio quasi meditativo, poco affollato e in ampi orizzonti. [...] Sul sentiero avviene l’incontro, sia con compagni di strada in cammino verso la stessa meta, sia con viandanti orientati in differenti direzioni. In ogni caso, si tratta di modificare il proprio passo e la propria traiettoria per fare spazio all’altro, accoglierlo, interagire con lui”. E conclude: “Così formulo il mio augurio al nuovo direttore, alla redazione e ai lettori. Che il cammino possa procedere con ampiezza di orizzonti e con personale coinvolgimento sulla rete di sentieri e strade su cui si spostano le molte persone di buona volontà che percorrono il nostro mondo e si impegnano per umanizzarlo”.(V.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    Iran, il leader dell'opposizione Moussavi si dice pronto a morire per il proprio popolo

    ◊   In Iran, il leader dell’opposizione, Hossein Moussavi, ha nuovamente esortato i propri sostenitori a continuare nelle proteste contro il governo. L’ex premier afferma in un comunicato di non aver paura di morire ed invoca la riforma della legge elettorale. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Il leader dell’opposizione iraniana dice di essere pronto anche a morire per difendere i diritti del proprio popolo e lancia un nuovo appello al governo di Ahmadinejad, affinché metta fine alla repressione e consenta una rapida uscita “dalla crisi”. Una delle condizioni imprescindibili, secondo Moussavi, è la riforma della legge elettorale “affinché sia trasparente e credibile”. Il governo - ha scritto l’ex primo ministro - deve inoltre assumersi “le proprie responsabilità per i problemi che ha creato nel Paese”. Il governo di Teheran – prosegue Moussavi - deve anche “liberare i prigionieri politici e riconoscere il diritto del popolo a manifestare”. Le proteste antigovernative in Iran sono scoppiate dopo le controverse elezioni presidenziali dello scorso 12 giugno che hanno portato alla rielezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad. Per l'opposizione il voto è stato viziato da brogli, ma il governo ha sempre respinto tale accusa. Domenica scorsa, otto persone - tra cui il nipote di Moussavi - sono state uccise in seguito a proteste di piazza. Adesso si temono nuovi scontri. Secondo fonti dell’opposizione, “centinaia di soldati e mezzi corazzati si stanno muovendo verso la capitale”.

     
    Attentato in Pakistan, decine di vittime
    In Pakistan un attentato suicida ha provocato la morte di almeno 40 persone. L’attentato è stato compiuto in un centro sportivo di Lakki Marwat, nel nord ovest del Paese, mentre era in corso una partita di pallavolo. Il bilancio delle vittime, ancora provvisorio, è stato fornito dalla polizia locale.

     
    Terrorismo, offensiva antitalebana in Pakistan
    Prosegue l’offensiva condotta da forze statunitensi per arginare il terrorismo. In Pakistan un missile sparato da un aereo americano senza pilota ha provocato la morte di almeno due miliziani talebani nella zona tribale del Waziristan. La lotta al terorismo, intanto, potrebbe prevedere anche nuovi scenari. Azioni militari potrebbero essere condotte in futuro anche nello Yemen. Secondo la Cnn, funzionari statunitensi e yemeniti stanno verificando possibili obiettivi per un nuovo raid nel Paese. Il governo yemenita ha precisato che eventuali operazioni dovranno essere compiute solo ed esclusivamente dalle proprie forze armate.

    Afghanistan, vivi i giornalisti francesi rapiti dai talebani
    I due giornalisti francesi ed il loro interprete rapiti mercoledì scorso in Afghanistan dai talebani sono vivi. Lo ha dichiarato il portavoce del governatorato provinciale di Kapisa precisando che è in corso una trattativa per la loro liberazione. Un ufficiale delle forze armate afghane ha reso noto che si sta pianificando anche un’operazione militare per il rilascio degli ostaggi. Nel Paese lo scenario, intanto, resta drammatico: il 2009 si è chiuso con una duplice strage costata la vita a sette agenti della Cia, a quattro militari canadesi e ad una giovane reporter che era sul loro blindato.

    Al Qaeda, rapimento dei due turisti italiani
    Su un sito estremista è stata pubblicata una nuova rivendicazione da parte di Al Qaeda del rapimento dei due turisti italiani in Mauritania. L’organizzazione terroristica ha richiesto infine un riscatto di 7 milioni di dollari per il rilascio di 4 cooperanti, un francese e tre spagnoli, rapiti lo scorso 29 novembre sempre in Mauritania.

    Apertura della Corea del Nord agli Usa
    Nuovi spiragli di dialogo nella crisi nucleare nordcoreana: il governo di Pyongyang ha definito “fondamentale” porre “fine all’ostile relazione” con gli Stati Uniti ed ha espresso la volontà di denuclearizzare il Paese. Recentemente, le autorità nordcoreane avevano espresso apprezzamento per i colloqui con l’inviato americano Stephen Bosworth.

    Filippine, elezioni municipali segnate da agguati e attentati
    Nelle Filippine, Wilbert Suanco Origenes, candidato del Partito nazionalista alle elezioni municipali nella città di Taganaan, è morto in seguito alle ferite riportate in un attentato compiuto mercoledì scorso nell’isola di Mindanao. Un altro candidato del Partito nazionalista, Joen Caniete, è rimasto ucciso a causa di agguato compiuto lo scorso 28 dicembre.

    Messaggio di fine anno del presidente italiano
    Nel messaggio di fine anno, il presidente italiano, Giorgio Napolitano, ha indicato una priorità per l’Italia: il nuovo slancio di cui ha bisogno il Paese per uscire dalla crisi – ha detto - richiede riforme guidate “da solidarietà, coesione sociale e unità nazionale”. Il presidente italiano ha poi chiesto che si contengano, anche nel linguaggio, “pericolose esasperazioni polemiche” del confronto politico. Il capo di Stato ha affermato infine che “le politiche volte ad affermare la legalità e a garantire la sicurezza, pur nella loro severità, non possono far abbassare la guardia contro razzismo e xenofobia”.

    La Lituania abbandona il nucleare
    La Lituania ha chiuso la propria unica centrale nucleare di Ignalina rispettando gli accordi raggiunti in occasione dell’adesione all’Unione Europea, avvenuta nel 2004. L’impianto è dello stesso tipo di quello di Chernobyl, centrale sovietica teatro del tragico incidente del 1986 in Ucraina. La Lituania diventa ora completamente dipendente dalle importazioni. La centrale di Ignalina assicurava il 70% del fabbisogno energetico del Paese. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 1

    È possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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