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Sommario del 20/02/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all’Aviazione civile italiana: negli affollati crocevia degli aeroporti, prima di tutto il rispetto della persona
  • Presentato l'Annuario Pontificio 2010 al Papa: aumentano i fedeli cattolici e i sacerdoti nel mondo, in particolare in Asia e Africa
  • Il Papa riceve il premier libanese Hariri: la pace in Medio Oriente passa per il dialogo fra le culture e le religioni
  • Altre udienze e nomine
  • Il cardinale Bertone: necessaria una nuova generazione di politici cristiani
  • La Quaresima di Papa Benedetto: editoriale di padre Lombardi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Costa d'Avorio: scontri dopo l'annullamento delle elezioni a marzo
  • L'Unesco lancia l'Anno internazionale per l'avvicinamento delle culture
  • Veglia di preghiera per le vocazioni e i sacerdoti nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme
  • Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • 47 Paesi del Consiglio d'Europa contro la Corte per i diritti umani sulla questione del Crocifisso
  • Ucciso un altro cristiano a Mosul
  • Libano: l'Annunciazione, festa nazionale per cristiani e musulmani il 25 marzo
  • L’Onu chiede più fondi per la ricostruzione di Haiti
  • Haiti: collaborazione Fao-Care per combattere la crisi alimentare
  • I vescovi dominicani: rispetto della vita e lotta contro povertà e droga
  • Brutale assassinio di un sacerdote in Messico
  • Cuba: sale l’attesa per la visita del cardinale Dziwisz
  • L’invito al dialogo del Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I
  • La comunità luterana di Roma pronta ad accogliere il Papa con grande gioia
  • Kenya: il vescovo di Marsabit denuncia gli effetti dei cambiamenti climatici
  • Congo: visita pastorale del vescovo d'Isiro-Niangara fra i drammi della sua diocesi
  • Hong Kong: tombe profanate al cimitero cattolico di Happy Valley
  • Lettera dell'arcivescovo di Taipei per la Quaresima: aiuti alle popolazioni colpite dal tifone
  • Entusiasmo nella Chiesa australiana per la canonizzazione di suor Mary MacKillop
  • Australia: la Conferenza episcopale crea una propria pagina su Facebook
  • Terra Santa: crescita record per il turismo religioso nelle prime settimane del 2010
  • Messaggio quaresimale dell'arcivescovo di Malta in attesa del Papa
  • Francia: per la Quaresima l'invito a condividere le ricchezze
  • Quaresima in Belgio: rilanciata la preghiera on line
  • Festival di Berlino: la giuria si confronta sulle ultime pellicole in gara
  • 24 Ore nel Mondo

  • Scontri in Afghanistan: nuove vittime tra i soldati Nato. Sulla missione cade il governo in Olanda
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all’Aviazione civile italiana: negli affollati crocevia degli aeroporti, prima di tutto il rispetto della persona

    ◊   E’ la persona umana “il primo capitale” da salvaguardare “nella sua integrità” all’interno di quei “crocevia” del villaggio globale che sono oggi gli aeroporti. Lo ha detto il Papa nell’udienza riservata questa mattina ai membri dell’Aviazione civile italiana. Benedetto XVI ha messo in risalto l’importanza dei voli anche dal punto di vista pastorale, definendo l’aereo “un insostituibile strumento di evangelizzazione”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Milioni di persone in transito: per un viaggio di lavoro, una vacanza, un esilio da un Paese diventato inospitale verso uno migliore. Questa è la varia umanità che popola oggi un aeroporto, definito dal Papa un complesso “snodo della vita contemporanea”, in stretta relazione con le rotte aree chiamate “autostrade della viabilità moderna”. Rivolgendosi ai circa seimila addetti dell’Enac, l’Ente nazionale dell’Aviazione civile, e dell’Enav, la Società nazionale degli assistenti di volo, presenti in Aula Paolo VI assieme al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli, Benedetto XVI ha voluto riconoscere e apprezzare le difficoltà gestionali e organizzative di uno scalo aeroportuale, “lavoro – ha detto – spesso discreto e poco conosciuto” dagli utenti:

     
    "Siete chiamati a regolare e controllare il traffico aereo e a provvedere all'efficienza del sistema nazionale dei trasporti, nel rispetto degli impegni internazionali del Paese; a garantire agli utenti ed alle imprese la sicurezza dei voli, la tutela dei diritti, la qualità dei servizi negli scali e l'equa competitività nel rispetto dell'ambiente. In tali molteplici impegni, è importante ricordare che, in ogni progetto e attività, il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è la persona, nella sua integrità. Essa, infatti, deve rappresentare il fine e non il mezzo a cui tendere incessantemente”.

     
    Tuttavia, ha osservato subito dopo il Pontefice, “il rispetto di tali principi..."

     
    “…può apparire particolarmente complesso e difficile nell’attuale contesto, a motivo della crisi economica, che provoca problematici effetti nel settore dell’aviazione civile, e della minaccia del terrorismo internazionale, che prende di mira pure gli aeroporti e gli aerei per attuare le proprie trame eversive”.

     
    Ma anche in questa situazione, ha ripetuto, “occorre non perdere mai di vista che il rispetto del primato della persona e l’attenzione alle sue necessità, non solo non rendono meno efficace il servizio e non penalizzano la gestione economica, ma, al contrario, rappresentano importanti garanzie di vera efficienza e di autentica qualità”. Quindi, lo sguardo di Benedetto XVI si è soffermato sui motivi che spingono quotidianamente folle di gente a salire su un aereo. Accanto ai più ovvii, il Papa ha notato che in questi anni:

     
    “L’aeroporto è diventato luogo dove migranti e profughi vivono vicende di attesa, di speranza e di timori per il loro futuro. Inoltre, si rivela sempre più consistente la presenza di bambini e anziani, handicappati e malati, bisognosi di cure e di attenzioni speciali.  Negli ultimi decenni, anche per il Successore di Pietro, l’aereo è diventato un insostituibile strumento di evangelizzazione”.

     
    E ringraziando tutti i professionisti dell’aria – che solo nei 40 scali italiani muovono un traffico annuale di 135 milioni di persone – il Papa ha conlcuso l’udienza riaffidando le loro persone e il loro lavoro alla Vergine di Loreto, che il 24 marzo 1920 Benedetto XV proclamava Patrona di tutti gli aeronaviganti.

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    Presentato l'Annuario Pontificio 2010 al Papa: aumentano i fedeli cattolici e i sacerdoti nel mondo, in particolare in Asia e Africa

    ◊   Aumentano i cattolici nel mondo e così i sacerdoti e i seminaristi, in particolare in Asia e Africa: è quanto emerge dai dati dell’Annuario Pontificio 2010, presentato questa mattina al Papa dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e da mons. Fernando Filoni, sostituto alla Segreteria di Stato per gli Affari Generali. La redazione del nuovo Annuario è stata curata da mons. Vittorio Formenti, incaricato dell’Ufficio Centrale di Statistica della Chiesa, dal prof. Enrico Nenna e dai loro collaboratori. Il complesso lavoro di stampa è stato invece curato da don Pietro Migliasso, dal comm. Antonio Maggiotto e dal comm. Giuseppe Canesso, rispettivamente direttore generale, direttore commerciale e direttore Tecnico della Tipografia Vaticana. I dati statistici, riferiti all’anno 2008, forniscono un’analisi sintetica delle principali dinamiche riguardanti la Chiesa Cattolica nelle 2.945 circoscrizioni ecclesiastiche del pianeta. Il volume sarà prossimamente in vendita nelle librerie. Il servizio di Sergio Centofanti:

    Il Papa ha espresso la sua gratitudine per il dono dell'Annuario, manifestando vivo interesse per i dati illustrati che mostrano un aumento complessivo dei cattolici nel mondo: nel 2008 sono stati registrati un miliardo e 166 milioni di fedeli battezzati, con un incremento di 19 milioni (+1,7%) rispetto all’anno precedente. Anche considerando la crescita della popolazione mondiale a 6 miliardi e 700 milioni di persone si osserva un lieve aumento percentuale dell’incidenza dei cattolici a livello planetario (dal 17,33 al 17,40 per cento).

     
    In aumento anche i vescovi passati da 4.946 a 5.002 tra il 2007 e il 2008 (+1,13%). L’incremento è stato significativo in Africa (+ 1,83%) e nelle Americhe (+ 1,57%), mentre in Asia (+1,09%) e in Europa (+ 0,70%) i valori si collocano sotto la media complessiva. L’Oceania registra nello stesso periodo un tasso di variazione di –3%. Tali dinamiche differenziate non hanno però causato sostanziali variazioni nella distribuzione dei vescovi per continente.

     
    Evoluzione positiva, ma moderata (e comunque attorno all’1% nel periodo 2000 – 2008) anche per i sacerdoti, sia diocesani che religiosi, aumentati nel corso degli ultimi nove anni, da 405.178 nel 2000 a 408.024 nel 2007 e a 409.166 nel 2008. La distribuzione del clero tra i continenti, nel 2008, è caratterizzata da una forte prevalenza di sacerdoti europei (47,1%), quelli americani sono il 30%; il clero asiatico incide per il 13,2%, quello africano per l’8,7% e quello nell’Oceania per l’1,2%. Tra il 2000 e il 2008 non è variata l’incidenza relativa dei sacerdoti in Oceania; è invece cresciuto il peso sia del clero africano, sia di quello asiatico e dei sacerdoti americani, mentre il clero europeo è vistosamente sceso dal 51,5 al 47,1%.

     
    Tra le figure di operatori religiosi che affiancano l’attività pastorale dei vescovi e dei sacerdoti, le religiose professe costituiscono il gruppo di maggior peso numerico. Tali religiose, che nel Mondo erano 801.185 nell’anno 2000, diminuiscono progressivamente, tanto che al 2008 se ne contavano 739.067 (con una diminuzione relativa nel periodo del 7,8%). Va rilevato che i gruppi più numerosi di religiose professe si trovano in Europa (40,9%) e in America (27,5%) e che le contrazioni di maggior rilievo si sono manifestate ugualmente in Europa (- 17,6%) e in America (- 12,9%), oltre che in Oceania (- 14,9%), mentre in Africa e in Asia si hanno dei notevoli aumenti (+ 21,2% per l’Africa e + 16,4 per l’Asia), che controbilanciano l’anzidetta diminuzione, ma non sino al punto di annullarla.

     
    A livello globale, il numero dei candidati al sacerdozio è aumentato, passando da 115.919 nel 2007 a 117.024 nel 2008. Complessivamente nel biennio si è avuto un tasso di aumento di circa l’1%. Tale variazione relativa è stata positiva in Africa (3,6%), in Asia (4,4%) e in Oceania (6,5%), mentre l’Europa ha fatto registrare un calo del 4,3%. L’America presenta invece una situazione di quasi stazionarietà.

     
    Nel 2009 sono state erette dal Papa 8 nuove Sedi Vescovili ed una Prelatura; sono state elevate una Prelatura a Diocesi e 3 Prefetture a Vicariati Apostolici. In tutto sono stati nominati 169 nuovi Vescovi.

     
    Per un commento di questi dati, ascoltiamo padre Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia missionaria AsiaNews. Innanzitutto l’aumento dei cattolici nel mondo:

    R. – Questa è una cosa importante, perché mostra che la Chiesa cattolica, la proposta della Chiesa cattolica, la testimonianza cristiana, è ancora viva ovunque nel mondo.

     
    D. – Aumentano sacerdoti e seminaristi, soprattutto in Africa e Asia…

     
    R. – Questa crescita della Chiesa avviene effettivamente e soprattutto in Africa e in Asia. Questo è un fenomeno che è ormai presente da tantissimo tempo. Io conosco di più l’Asia ed effettivamente le comunità asiatiche sono decise, entusiaste, contente della loro fede e sono poi desiderose di comunicare la fede, tanto più che in Paesi come l’Africa e l’Asia acquisire la fede cristiana vuol dire proprio trasformare la propria vita, avere una nuova dignità, entrare in un rapporto comunitario che non è più quello tribale, che soffoca l’individualità, ma apre invece ad una creatività nuova della persona. Per tutti questi motivi trovo che sia quasi ovvio che ci sia un’enorme crescita in Africa e in Asia e con punte veramente molto, molto grandi.

     
    D. – Un incremento anche in situazioni difficili…

     
    R. – Un incremento anche in situazioni difficili, perché questi Paesi sono segnati da guerre, da difficoltà, da persecuzioni, da mancanza di libertà religiosa. La qualità umana che, però, offrono le testimonianze dei cristiani è affascinante proprio per questo. Se guardo a questo mondo globalizzato asiatico ed africano, cosa vedo? Vedo che, se alla fin fine non c’è la proposta della dignità che viene dalla fede e se non c’è la proposta di una comunità che sia interessata anche al mondo e a trasformare la società, in fondo questi africani e questi asiatici hanno soltanto il modello materialistico come unico possibile ideale per la loro vita, che è un po’ poco.

     
    D. – Si conferma, invece, il calo vistoso in Europa…

     
    R. – Il calo in Europa, trovo che sia effettivamente dovuto moltissimo al fatto che in Europa il secolarismo è diventato veramente molto, molto forte. Un secolarismo che è penetrato ormai anche nelle famiglie, per cui tantissimi genitori non hanno più cura di trasmettere ai loro figli i valori cristiani, la fede cristiana. Secondo me ci aspetta ancora un ventennio di giovani che cresceranno con una pochissima influenza del cristianesimo. Se poi teniamo presente la forza che hanno i media non cristiani in questo mondo, appare chiaro che i giovani sentono pochissimo la testimonianza dei cristiani, sentono pochissimo l’annuncio cristiano. E’ dunque davvero necessaria una nuova evangelizzazione dell’Europa!

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    Il Papa riceve il premier libanese Hariri: la pace in Medio Oriente passa per il dialogo fra le culture e le religioni

    ◊   Il dialogo interculturale e religioso come chiave per riportare la pace in Medio Oriente. E’ uno dei temi che Benedetto XVI ha affrontato nell’udienza concessa questa mattina al presidente del Consiglio dei ministri libanese, Saad Hariri. Nel clima “di grande cordialità” che ha caratterizzato i colloqui, è stata presa in esame – informa un comunicato della Sala Stampa vaticana – la “situazione in Libano e si è auspicato che esso, tramite l’esemplare convivenza delle diverse comunità religiose che lo compongono rimanga un ‘messaggio’ per la Regione mediorientale e per tutto il mondo”.

    Sottolineata poi, prosegue la nota, “la necessità di trovare una soluzione giusta e globale ai conflitti che travagliano detta Regione, si è richiamata l’importanza del dialogo interculturale e di quello interreligioso per promuovere la pace e la giustizia. In tale prospettiva – si legge ancora nel comunicato – non è mancato un accenno alla prossima Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente”. Durante l’udienza, infine, è stata ricordata pure “l’importanza della presenza e dell’opera dei cristiani nel Paese” e “si è espresso vivo apprezzamento – conclude la nota – per il contributo che la Chiesa Cattolica offre a beneficio di tutta la società, in particolare attraverso le sue istituzioni educative, sanitarie e assistenziali”.

    Terminata l’udienza con il Pontefice, il premier libanese, Hariri, si è intrattenuto a colloquio con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e con l’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina anche mons. Pedro López Quintana, arcivescovo tit. di Agropoli, nunzio apostolico in Canada; l’ambasciatore del Belgio Frank E. de Coninck, con la consorte, in visita di congedo;  l’ambasciatore di Colombia Juan Gómez Martínez, con la consorte, in visita di congedo; padre Joaquín Alliende, presidente internazionale di "Aiuto alla Chiesa che soffre". Il Papa questo pomeriggio riceverà il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Prelatura territoriale di Illapel (Cile), presentata da mons. Víctor Rafael De la Barra Tagle, verbita, per raggiunti limiti di età. Gli succede padre Jorge Patricio Vega Velasco, anch’egli verbita, finora direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Cile. Padre Jorge Patricio Vega Velasco è nato a Santiago (Cile) il 12 giugno 1957. Il primo marzo 1983 ha emesso la professione religiosa come membro della Società del Verbo Divino ed è stato ordinato sacerdote il 22 dicembre 1984.

    Il Papa ha elevato al rango di diocesi la Prelatura territoriale di Calama (Cile) con la medesima configurazione territoriale, assegnandole la denominazione di diocesi di "San Juan Bautista de Calama" e rendendola suffraganea della Chiesa Metropolitana di Antofagasta, e ha nominato primo vescovo di San Juan Bautista de Calama mons. Guillermo Patricio Vera Soto, finora vescovo prelato della medesima sede.

    Il Santo Padre ha nominato arcivescovo metropolita di Verapoly (India) mons. Francis Kallarakal, finora vescovo di Kottapuram.

    Il Papa ha nominato nunzio apostolico in Angola mons. Novatus Rugambwa, arcivescovo titolare eletto di Tagaria, nunzio apostolico in São Tomé e Príncipe.

    Il Santo Padre ha nominato membro ordinario della Pontificia Accademia delle Scienze il prof. Gerhard Ertl, docente di Chimica fisica presso il Fritz-Haber-Institut der Max-Planck-Gesellschaft di Berlino. Il prof. Gerhard Ertl, nato a Stoccarda nel 1936, ha studiato fisica presso le università di Stoccarda, Parigi e Monaco di Baviera, ottenendo dall'Università tecnologica di Monaco di Baviera nel 1965 il titolo di dr. rer. nat. in chimica fisica. Dopo essere diventato assistente e docente presso lo stesso Istituto, nel 1967 ha ottenuto l'abilitazione all'insegnamento universitario e nel 1968 è stato nominato professore di chimica fisica presso l'Università di Hannover. Dal 1973 al 1986 è stato professore di chimica fisica presso la Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco di Baviera. Nel 1986 si è trasferito a Berlino, in qualità di direttore del Dipartimento di fisica chimica presso il Fritz-Haber-Institut der Max-Planck-Gesellschaft. Le sue ricerche vertono in particolare sulle reazioni chimiche che avvengono sulle superfici solide e che sono alla base della catalisi eterogenea, impiegata sia nella chimica industriale, sia nella chimica ambientale. Egli si è quindi interessato anche di fenomeni di auto-organizzazione spaziotemporale, che servono come modelli per effetti simili in molti altri campi. Il professor Ertl ha ricevuto numerose onorificenze e premi, tra i quali il Premio Nobel per la Chimica (2007), il Premio Otto Hahn (2007), il Premio Wolf per la Chimica (1998), e il Japan Prize (1992). Inoltre egli è membro onorario di varie accademie e organizzazioni scientifiche e ha ottenuto dottorati onorari da diverse università.

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    Il cardinale Bertone: necessaria una nuova generazione di politici cristiani

    ◊   Serve una nuova generazione di politici cristiani. Per i cattolici “il richiamo alla virtù diventa un imperativo che si lega alla propria missione nella storia, cioè quella di orientare la società a valori superiori”. E’ quanto ha affermato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone intervenendo ieri a Riccione al raduno annuale del coordinamento tra politici “Rete Italia”. Dignità umana, solidarietà e sussidiarietà – ha detto il porporato – conducono al principio permanente del bene comune. Tutti sono chiamati a promuovere il bene comune, “a ricercare ciò che unisce rispetto a ciò che divide”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    La politica è cosa sporca? A questo interrogativo il cardinale Tarcisio Bertone risponde citando uno scritto del 1942 di don Luigi Sturzo: “La politica – afferma il sacerdote siciliano – non è una cosa sporca. Pio XI… la definì un atto di carità del prossimo”. Nella società di oggi - aggiunge il porporato - non si può certamente biasimare “il sentimento di delusione per le storture della politica” legate alla fragilità di una “condizione umana compromessa, anche se non in maniera irreparabile, dal peccato originale”. Il segretario di Stato ricorda quindi la necessità, indicata da Benedetto XVI, di una nuova generazione di politici cattolici. “Quella politica – sottolinea - è una vocazione al bene comune e alla salvezza della società”. In questa società, il ruolo dei giovani nella politica sembra aprirsi a due strade contrapposte: la via della speranza in un futuro migliore o quella dell’indifferenza verso un mondo percepito come chiuso al cambiamento. Ma i giovani – afferma il cardinale Tarcisio Bertone – non sono “semplici spettatori”. Sono “attori della politica”, che non può essere “né rivolta al passato, né appiattita sul presente”. Il porporato ripropone poi due opposti modelli politici elaborati nel XVI secolo: quello di Tommaso Moro (1469-1527), che sembra avere “la natura di un’eccezione”, traduce la politica in servizio, in via della santità. L’altro paradigma, che “ha avuto maggiore fortuna”, è stato tracciato da Niccolò Machiavelli (1478-1535) e si basa sull’astuzia e sull’utilitarismo. Di fronte alle sfide del mondo – osserva il segretario di Stato - la Chiesa non propone una soluzione unica e universale: “spetta ai cristiani, come singoli e come comunità, il discernimento della realtà e la valutazione di principi, criteri e direttive proposti dalla dottrina sociale della Chiesa per orientare la propria condotta nei diversi ambiti”. Evitando l’illusione del successo immediato, tipica del machiavellismo, la politica è chiamata a confrontarsi con la fragilità dell’uomo. E’ chiamata – conclude il cardinale Tarcisio Bertone – “ad apprendere dagli errori del passato e del presente, ma sempre coltivando la responsabilità dell’avvenire, da orientare alla virtù”.

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    La Quaresima di Papa Benedetto: editoriale di padre Lombardi

    ◊   Una settimana scandita da momenti che esprimono, nel vissuto quotidiano, ciò che la Quaresima significa spiritualmente. E' quella che ha appena vissuto Bendetto XVI, tra solidarietà verso i poveri - come nella visita all'Ostello della Caritas - e riflessioni sul significato della conversione, come nella liturgia delle Ceneri. Il nostro direttore, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per il settimanale del Centro Televisivo Vaticano "Octava Dies", si sofferma sugli ultimi impegni del Papa cogliendovi un esempio di cosa voglia dire per un cristiano essere in sintonia col periodo quaresimale:

    Nella società secolarizzata molti non sanno più bene che cosa significhi la Quaresima e come la si debba vivere. Se vogliamo una risposta chiara e concreta: basta guardare che cosa fa Papa Benedetto.

     
    Domenica scorsa è andato all’Ostello della Caritas alla Stazione ferroviaria di Roma. Ha incontrato i poveri della città di cui è vescovo: è stato loro vicino, ha stretto le loro mani, li ha guardati negli occhi con commozione, ha avuto per loro parole di conforto e di speranza. Carità concreta.

     
    Lunedì e martedì è stato con i vescovi dell’Irlanda. Ha pregato e condiviso le loro riflessioni sulla situazione della Chiesa nel loro Paese, dove si sono verificati tanti peccati e tanti errori, e lo scandalo per gli abusi sessuali anche da parte di sacerdoti ha ferito tante persone e umiliato profondamente la Chiesa. Il Papa li ha esortati a domandare la misericordia di Dio e il dono dello Spirito per il rinnovamento della Chiesa. Conversione e penitenza.

     
    Mercoledì e giovedì, il Papa ha celebrato la liturgia penitenziale, ricevendo e imponendo le ceneri, e poi si è incontrato con i sacerdoti della sua diocesi per leggere e meditare una pagina della Scrittura. Lo ha fatto con l’abituale profonda intelligenza e sapienza, aiutandoci a ritrovare il gusto - forse perduto - dell’ascolto della Parola di Dio.

     
    Preghiera e ascolto della Parola, conversione e penitenza, opere della carità. Come diceva Gesù a chi lo interrogava: Và e anche tu fa lo stesso!

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   20 febbraio, Giornata mondiale della giustizia sociale: in prima pagina, un articolo di Juan Somavia dal titolo "La persona e il lavoro al centro dell'economia globale".

    Cooperazione su scala intercontinentale: nell'informazione internazionale, Simona Verrazzo sull'ingresso del Cile nell'Ocse.

    Tutte le armi per risalire sulla scala di Giacobbe: Umberto Longo sulla lotta come dimensione strutturale della vita monastica.

    Quei buoni amici del quarto secolo: Inos Biffi sui Padri della Chiesa e la conversione di John Henry Newman.

    Il circolo del sapere: Ernesto D'Avanzo analizza il rapporto fra i social network e la nuova organizzazione della conoscenza.

    Un articolo di Antonio Spadaro dal titolo "Quando la pittura rende epica la noia".

    Petrarca e i segreti del monte Athos: Marco Testi sulla scalata come viaggio ascetico.

    Nell'informazione vaticana, il discorso di Benedetto XVI ai rappresentanti dell'aviazione civile italiana.
     Nicola Gori intervista don Enrico dal Covolo, predicatore degli esercizi spirituali al Papa.

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    Oggi in Primo Piano



    Costa d'Avorio: scontri dopo l'annullamento delle elezioni a marzo

    ◊   Disordini e vittime in Costa d’Avorio, dove ieri la polizia ha sparato su centinaia di manifestanti dell’opposizione al presidente, Laurent Gbagbo. Le proteste sono scoppiate nel Paese, primo produttore di cacao al mondo, dopo la decisione del capo di Stato di sciogliere il governo e la commissione elettorale. Il cambio di rotta, che ha annullato le attese elezioni di marzo, è avvenuto in seguito a una disputa sulla registrazione dei votanti. Sulla situazione nel Paese africano Stefano Leszczynski ha intervistato Alessandro Rabbiosi, responsabile dell’Ong Terre des Hommes in Costa d’Avorio:

    R. – L’impressione che abbiamo noi qui sul terreno è comunque di una situazione abbastanza tesa, anche se visibilmente, perlomeno qui a sud, la situazione è tranquilla. Sono rientrato stamattina dal nord, dalla regione dello Zanzan, dove ci sono state delle manifestazioni anche abbastanza calde. Pare, invece, che al centro del Paese, la protesta sia degenerata in scontri, che hanno causato delle vittime. Questo è quello che sappiamo noi ufficialmente. Nei giorni a venire arriveranno notizie più precise.

     
    D. – I manifestanti, ovviamente, sono sostenitori dell’opposizione. Cosa rivendicano in piazza?

     
    R. – Per mia esperienza diretta, in altri casi di disordini volevano creare quella che si chiama “la città morta”, e quindi nei vari nuclei urbani evitare che le persone si recassero alle loro abituali occupazioni, creando quindi una sorta di città fantasma. Questo rientra in una strategia di boicottaggio di quello che è il potere in corso. Le manifestazioni delle ultime ore hanno come motivazione fondamentale lo scioglimento della commissione elettorale del governo, avvenuto la settimana scorsa.

     
    D. – C’era stata la speranza che si riuscisse a trovare un accordo per una nuova formazione del governo. Quali sono stati gli ostacoli che lo hanno impedito?

     
    R. – Purtroppo, non abbiamo informazioni precise, si va avanti sempre per “sentito dire” e secondo valutazioni individuali. A mio parere, il problema di fondo è sempre quello relativo alla composizione della commissione elettorale. Io penso che i partiti dell’opposizione, per il momento, non intendano entrare al governo se non ci sono garanzie sulla nuova commissione elettorale e, viceversa, penso che la presidenza punti invece ad andare avanti per la sua strada, ritenendo che ci sono state delle frodi.

     
    D. – Il fatto che parte dell’opposizione facesse riferimento anche al movimento, ex movimento della guerriglia, questo rischia di provocare un’ulteriore escalation?

     
    R. – Il leader della ribellione è il primo ministro che sta cercando di comporre il nuovo governo. Quindi, penso che, se continua e trova una soluzione, dal punto di vista delle Force Nouvelle non ci dovrebbero essere problemi. L’ostacolo maggiore è se sarà un governo di coalizione nazionale per arrivare alle elezioni o se sarà un governo solo di una parte o di due o un governo tecnico. Allora, le elezioni saranno considerate legittime o meno? Saranno riconosciute? Questi sono gli interrogativi che si pongono adesso ed io spero che le parti politiche arrivino ad una soluzione. Eravamo arrivati molto avanti nel processo di pace, si rischia di tornare indietro di parecchio.

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    L'Unesco lancia l'Anno internazionale per l'avvicinamento delle culture

    ◊   Mostrare gli effetti benefici della diversità culturale, riconoscendo l’importanza degli scambi incessanti tra le culture. E’ uno degli obbiettivi dell’Anno internazionale per l’avvicinamento delle culture lanciato ufficialmente giovedì scorso all’Unesco di Parigi. L’iniziativa stabilita quale evento culmine del Decennio per la cultura della pace intende evidenziare il ruolo prioritario della conoscenza e della comprensione reciproca ai fini della concordia fra le Nazioni. Ma cosa significa avvicinare le culture in una società globalizzata? Paolo Ondarza lo ha chiesto al prof. Mario Catani, docente di sociologia della globalizzazione all’Università di Parma.

    R. – Credo che avvicinare le culture oggi debba significare soprattutto fare uno sforzo di ocmprensione e di conoscenza prima di tutto – e può sembrare paradossale – riconoscendo le differenze. Soltanto così potremmo trovare, invece, come si possa convivere.

     
    D. – Da una parte, quando si parla di confronto tra culture, si teme il rischio di un appiattimento culturale in cui la specificità di ognuno si perde; è altrettanto da paventare il rischio dell’accostamento tra culture diverse che non dialogano, ipotesi questa che molto spesso provoca – presto o tardi – conflitti o divisioni …

     
    R. – Da un lato, la globalizzazione ha omologato una sorta di pensare comune, un modo di pensare soprattutto a livello economico ma che si riverbera anche nella società, un pensiero unico. Il problema è che non è unico il punto da cui provengono le varie culture. La paura sì, da un lato è di omologarci, dall’altro è quello di perdere la nostra identità.

     
    D. – Il discorso, infatti, è molto complesso, soprattutto quando si affrontano tematiche legate all’immigrazione, ad esempio, quando ci si interroga chi debba fare il primo passo, se lo deve fare chi ospita o chi viene ospitato …

     
    R. – Noi siamo spesso abituati ad avere come paradigma di riferimento quello della competizione, o per meglio dire: quello del ‘mors tua, vita mea’, cioè pensiamo in termini di torta. Esiste una torta, ce ne sono dieci fette, se io me ne accaparro otto è meglio che accaparrarmene cinque. Se riuscissimo a liberarci da questo paradigma culturale e ragionassimo in una logica di ‘vita tua, vita mea’, sicuramente ci toglieremmo anche le domande su chi deve cominciare per primo. Io credo che, indipendentemente, da qualche parte occorre incominciare. Poi, anche la cooperazione è contagiosa, così come la competizione.

     
    D. – Professore, ma quanto la diversità culturale oggi è percepita come un valore?

     
    R. – Nei dépliant turistici si valorizza la diversità; credo che profondamente, nei comportamenti e magari anche in alcuni atteggiamenti ahimé si faccia molto, invece, per considerare la diversità culturale come un disvalore, cioè quella voglia di omologare che un certo modello di globalizzazione ha portato nell’economia, indirizza anche verso un’idea di omologare la cultura.

     
    D. – E guardando la storia, lo scambio culturale è qualcosa che da sempre ha connotato la società umana; ma ha mai costituito un rischio?

     
    R. – Potrei dire, i rischi e le opportunità sono sempre presenti. Il rischio dell’annientamento o della vittoria di qualcuno sugli altri, c’è sempre. Però, è anche vero che tendenzialmente la storia – non abbiamo controprove – ci ha insegnato che dagli incontri tra le culture sono nati soprattutto degli esempi, in tutti i campi. molto molto positivi. Però, non dev’esserci il rischio di un problema che non sappiamo, a frenarci verso l’incontro e la valorizzazione di diversità culturali.

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    Veglia di preghiera per le vocazioni e i sacerdoti nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme

    ◊   Nella Basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme si è tenuta ieri la veglia di preghiera per le vocazioni e per i sacerdoti, organizzata dal Movimento dell’Amore Familiare. L’incontro di preghiera, promosso in vista dell’Anno Sacerdotale, si è rivelato un’occasione per le famiglie cristiane di esprimere il legame spirituale che unisce la vocazione cristiana del matrimonio con il dono della vocazione alla vita consacrata e al sacerdozio. Sulle finalità della veglia di preghiera si sofferma al microfono di Federico Piana l’assistente ecclesiastico del Movimento dell'Amore Familiare, don Stefano Tardani:

    R. – Per un nuovo stile di collaborazione tra sacerdoti e laici, che sviluppi e cresca nella corresponsabilità e nella comunione. Vorrei ricordare anche che il Santo Padre al clero di Roma, qualche anno fa, disse: “Conosco la vostra fatica quotidiana e voglio ringraziarvi da parte del Signore, ma vorrei anche aiutarvi, in quanto posso, a non cedere sotto questa fatica”. Per poter resistere, anzi crescere, come persone e come sacerdoti, è fondamentale anzitutto l’intima comunione con Cristo. Ed ecco quindi quanto è importante la preghiera e questa veglia che è alla sua quarta edizione. Sono proprio le famiglie cristiane che pregano per i sacerdoti, per i loro bisogni. Si prega anche per le vocazioni di cui c’è tanto bisogno. La chiamata ad essere sacerdoti, talvolta, non viene accolta con gioia e disponibilità in famiglia e occorre veramente pregare ed accogliere con gioia questo grande dono della vocazione, dono benedetto dal Signore per tutta la gente.

     
    D. - Don Tardani, durante questa veglia avete sviluppato tre temi. Quali sono?

     
    R. – Il primo tema sono i bisogni dei sacerdoti. I sacerdoti hanno bisogno di sostegno da parte dei laici, come anche i laici da parte dei sacerdoti. Alcune difficoltà possono essere, per esempio, l’indifferenza della gente o l’ostilità di un certo mondo culturale. Il secondo tema è la comunione tra i sacerdoti, perché segno visibile nella comunità dei fedeli del comandamento di Gesù, comandamento dell’amore: “Amatevi, come io vi ho amati”. E il terzo è la collaborazione tra sacerdoti: quanto è importante per i laici stessi vedere tra i sacerdoti un modello positivo di collaborazione e di fratellanza. Per realizzare questo, però, occorre riconoscere e accogliere il dono dell’altro e valorizzare concretamente i vari carismi dei sacerdoti, facendoli crescere e sviluppare quindi, in un clima di riconoscimento e armonizzazione dei carismi dei laici, come anche dei carismi stessi dei sacerdoti.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa prima Domenica di Quaresima la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Gesù, guidato dallo Spirito, si reca nel deserto e viene tentato dal diavolo. Non mangia nulla per quaranta giorni. Il diavolo gli dice: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli risponde:

    «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”».

     
    Su questo brano evangelico ascoltiamo il padre carmelitano Bruno Secondin, professore di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    “Gesù era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo”.

    Si apre così, con questo scenario, la Quaresima: Gesù e il diavolo che si contrastano a suon di citazioni bibliche, come se fosse una disputa tra rabbini.

     
    Uno scenario desolante attorno, il deserto arido: e lì l’agguato della fame anzitutto, come una sensazione di vuoto. E poi le vertigini della visione dall’alto, con un panorama esteso su tutti i regni, e il bagliore del potere. E infine ancora la vertigine più sacra, quella dal pinnacolo del tempio, per fare spettacolo e sorprendere.

     
    Tre luoghi simbolici, tre agguati cadenzati dalla sfida astuta: “Se tu sei Figlio di Dio”. Una fede provocata ironicamente per trasformare il Padre in un simulacro di potenza furbesca. E perfino una citazione biblica abilmente manipolata dal diavolo: perché ci può essere anche un uso diabolico della Parola, uso incantatore e strumentale, per prendersi gioco proprio di Dio, citando le sue stesse parole.

     
    C’è bisogno di questo richiamo: troppi oggi si vendono l’anima per falsi miraggi. E poi restano con tanta tristezza nel cuore. E Dio diventa puro fantasma senza valore.

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    Chiesa e Società



    47 Paesi del Consiglio d'Europa contro la Corte per i diritti umani sulla questione del Crocifisso

    ◊   La sentenza della Corte europea per i diritti dell’uomo contro il Crocifisso nelle scuole italiane arriva sul tavolo della Conferenza del Consiglio d’Europa che, chiamato ad esprimersi sulla riforma dell’organismo giudiziario, ha approvato un passaggio che sancisce la competenza nazionale sulle questioni inerenti le tradizioni dei Paesi membri. La questione è stata affrontata nel punto 9-b della dichiarazione finale della Conferenza, adottata ieri dai 47 membri del Consiglio d'Europa riuniti nella località svizzera di Interlaken. In estrema sintesi, nel documento si afferma che la Corte non avrebbe competenza a intervenire oltre i confini sanciti dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo e cioè su questioni che riguardano la salvaguardia delle tradizioni e culture nazionali come, appunto, la vicenda del Crocifisso. Il punto fondamentale che allude al Crocifisso è stato fortemente voluto dai governi italiano, maltese e lettone. “Le questioni che toccano da vicino i sentimenti e le tradizioni nazionali - ha rimarcato alla Conferenza il sottosegretario agli Esteri italiano, Alfredo Mantica - devono essere regolamentate a livello nazionale”. Il ricorso presentato dall’Italia contro la sentenza con la quale la Corte ha chiesto di bandire il Crocifisso dalle aule, è ora all'esame di un 'panel' di cinque giudici che deciderà entro marzo. Se valutato che il tema presenta caratteristiche rilevanti per la Convenzione sui diritti dell'uomo, il caso passerà all'esame della 'Grande camera', l'istanza superiore, per la decisione finale. (A cura di Marco Guerra)  

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    Ucciso un altro cristiano a Mosul

    ◊   Non si ferma il vero e proprio stillicidio che sta colpendo la comunità cristiana della città irachena di Mosul che ha fatto registrare cinque omicidi in sei giorni. Ed è di oggi il ritrovamento dell’ultima vittima, si tratta Adnan al Dahan, un cristiano ortodosso di 57 anni rapito una settimana fa. Questa mattina il suo corpo e' stato ritrovato, con tracce di colpi d'arma da fuoco nel cranio, nel quartiere di Al-Belladiyat a nord della città. L’uomo era stato rapito davanti al suo negozio di spezie nel quartiere settentrionale di Al-Habda. Uno dei suoi parenti ha rivelato che il rapimento non era stato denunciato “perché si è cercato di ottenerne la liberazione in cambio del pagamento di un riscatto”. Paura e shock sono ora i sentimenti dominanti fra i cristiani di Mosul, come afferma a Fides un sacerdote caldeo della Chiesa locale che chiede l’anonimato per motivi di sicurezza. La gente prova un senso di disperazione che costringe molte famiglie a lasciare l’Iraq, a emigrare con la speranza di salvare i propri figli: “Mosul è divenuta un cimitero per i cristiani, è terribile”, dice amareggiato il sacerdote. E’ una scia di sangue che non conosce limiti, e gli assassini avvengono in totale impunità. Siamo vittime indifese: si legge il terrore negli occhi delle famiglie cristiane che si chiedono: chi sarà il prossimo?”, afferma ancora il religioso. Alle parole del sacerdote si unisce la voce disperata del vescovo caldeo della città, mons. Emile Shimoun Nona: “Questa serie di uccisioni e rapimenti” spiega mons. Nona “sta diffondendo la paura nella comunità e sappiamo che già 15 famiglie hanno lasciato la città verso zone più sicure”. “Abbiamo contattato le autorità locali e quelle centrali a Baghdad per trovare una via d’uscita a questa drammatica situazione”, ha poi rivelato il presule. E nonostante tutto mons. Nona prosegue la sua attività pastorale. Dopo le visite in quattro cittadine nei dintorni di Mosul e nelle parrocchie della città, anche domani incontrerà il suo gregge: “la mia speranza è che queste visite aiutino la nostra gente a rafforzare la propria fede e la fiducia nella chiesa”. Infine si registra l’azione dei Capi delle comunità cristiane di Mosul che hanno inviato una lettera al governatore della provincia di Ninive e al capo del Consiglio di Ninive, nella quale hanno espresso la loro preoccupazione ed hanno chiesto alle autorità governative di proteggere tutti i cittadini. (M.G.)

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    Libano: l'Annunciazione, festa nazionale per cristiani e musulmani il 25 marzo

    ◊   Il 25 marzo, giorno dell'Annunciazione, sarà decretata in Libano festa nazionale comune cristiano-musulmana. Lo ha deciso il consiglio dei ministri libanese che ha approvato la proposta del capo di Governo, Saad Hariri. Un comunicato stampa del primo ministro - ripreso dall'Osservatore Romano - spiega che Hariri ha lanciato questa iniziativa perché "la Vergine Maria è un denominatore comune per i cristiani e i musulmani, i quali le riservano un posto molto importante nelle rispettive devozioni, così come avviene per la Bibbia e il Corano". Sia il Vangelo che il Corano affermano che Cristo è nato da Maria da nascita verginale. Si tratta di un principio di fede comune a cristiani e musulmani. "In questo - si legge nel comunicato - risiede l'importanza di dedicare a questa festa una giornata nazionale, che celebrerà l'unità culturale e religiosa tra cristiani e musulmani e sarà accompagnata da un programma comune sociale, culturale e religioso". Da diversi anni cristiani e musulmani pregano insieme durante il "Giorno dell'Annunciazione" nel santuario della Vergine di Harisa, a circa venti chilometri da Beirut, senza che fosse stata decisa fino a ora una giornata di festa nazionale. Questa iniziativa - conclude il comunicato - potrebbe servire da esempio e potrebbe essere adottata in altri Paesi oltre al Libano. È importante sottolineare che da circa tre anni, celebrazioni comuni della festa dell'Annunciazione sono state organizzate presso il Collegio Notre-Dame di Jamhour sul tema: "Insieme e attorno a Maria Nostra Signora". (F.C.)

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    L’Onu chiede più fondi per la ricostruzione di Haiti

    ◊   Nuovo appello delle Nazioni Unite per l'emergenza post-terremoto ad Haiti. L’Onu ha alzato la richiesta iniziale chiedendo un contributo di un miliardo e mezzo di dollari a favore di tre milioni di haitiani, circa un milione e 200.000 sfollati che necessitano con urgenza alloggi temporanei e strutture sanitarie e due milioni che hanno bisogno di cibo. Secondo quanto riferisce la Misna, la somma è finalizzata a coprire le necessità di base dei sopravvissuti per il 2010, oltre a rilanciare il settore agricolo e a promuovere programmi per creare posti di lavoro. Nel corso di una conferenza stampa alla presenza del Segretario generale Ban Ki-moon e del suo inviato speciale per Haiti Bill Clinton, è stato precisato che il contributo dei paesi donatori finora è stato pari a 673 milioni di dollari. Ma l’impegno dovrà proseguire nel tempo, ha sottolineato il responsabile degli aiuti umanitari, John Holmes, che non ha risparmiato critiche agli stessi enti dell’Onu per la poca coordinazione e le scarse risorse mostrate in occasione dell’intervento post-terremoto. “Anche se è stato fatto molto, ci sono grandi necessità umane che non sono state ancora soddisfatte: chiedo a tutti di valutare ancora una volta quello che sono capaci di fare nei settori chiave e adottare un atteggiamento molto più aggressivo”. Per Clinton, “non si può ricostruire un paese quando un terzo della sua popolazione è preoccupata per la sopravvivenza quotidiana e per ora non c’è denaro sufficiente per fargli trascorrere quest’anno”. E torna a farsi sentire anche il governo haitiano chiamando a raccolta le migliori forze del Paese: “La ricostruzione del paese caraibico “dovrà basarsi sulla nostra cultura e la nostra volontà collettiva di vivere insieme. E’ Haiti stessa che deve disegnare il suo futuro”. “Tutti condividiamo un sogno – ha detto il primo ministro Jean Max Bellerive - vedere nel 2030 Haiti tra i paesi emergenti, con una società basata sull’equità e la solidarietà in cui tutte le necessità di base della popolazione siano soddisfatte”. (M.G.)

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    Haiti: collaborazione Fao-Care per combattere la crisi alimentare

    ◊   Ad oltre un mese dal devastante terremoto ad Haiti, la Fao e l'organizzazione umanitaria internazionale Care hanno lanciato l'allarme di una imminente crisi alimentare nel Paese. Secondo fonti della Fao ad Haiti, la maggioranza degli sfollati dalla capitale Port-au-Prince e dalle limitrofe aree colpite, in particolare il dipartimento di Artibonite ad ovest e quello di Grand'Anse nel sud, si sono riversati nelle aree rurali. La principale stagione di semina, che copre oltre il 60% della produzione agricola annua, inizierà tra meno di due settimane, ma i contadini non hanno soldi per comprare sementi per la prossima stagione ed i prezzi delle derrate sono già aumentati del 10% rispetto a prima del terremoto. Una soluzione immediata potrebbe venire da programmi di cash-for-work (denaro in cambio di lavoro) nel settore agricolo. La Fao ne ha avviato uno per ripulire i canali d'irrigazione nella zona di Léogâne e Care nei prossimi giorni lavorerà per incrementarlo portandolo da 600 a 4.000 persone. Come parte della fase di ripristino, Care intende sostenere le organizzazioni di base in attività quali la gestione dell'acqua, la commercializzazione dei prodotti e la costruzione delle capacità. Queste attività contribuiranno direttamente al Programma speciale d'emergenza e di sostegno alla produzione alimentare, di integrazione degli sfollati e di prevenzione degli uragani, lanciato dal Ministero dell'Agricoltura, delle Risorse Naturali e dello Sviluppo Rurale haitiano in risposta al sisma del 12 gennaio. Il Programma è sostenuto dalla Fao e dall'Istituzione Inter-Americana per la Cooperazione in Agricoltura (Iica). In quanto agenzia guida delle organizzazioni Onu che intervengono nel settore agricolo ad Haiti, la Fao coordina tutte le attività delle organizzazioni internazionali e nazionali nel settore. Parte del suo lavoro consiste nel far sì che donatori ed agenzie lavorino nell'ambito delle direttive del governo haitiano. L'organizzazione Care è già presente a Léogâne, una città agricola ad ovest di Port-au-Prince distrutta all'80% dal sisma, dove fornisce strutture di accoglienza, rifornimenti d'emergenza, acqua e strutture sanitarie e sostegno per le madri e per le donne incinte. La Fao sostiene i piccoli contadini e sta distribuendo sementi di qualità ed attrezzi agricoli. (R.P.)

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    I vescovi dominicani: rispetto della vita e lotta contro povertà e droga

    ◊   Ieri, i 18 vescovi membri della Conferenza episcopale della Repubblica Dominicana, hanno reso pubblico un ampio documento che, come scrivono i presuli, si riallaccia in particolare alla “Caritas in veritate” di Benedetto XVI. Nelle pagine di questa enciclica, si legge nel documento, “c’è un messaggio che non possiamo dimenticare”. Il Papa “ci ricorda che nella cura della vita umana vanno rilevati sempre” due grandi aspetti: il “valore supremo della vita stessa” e l’importanza centrale “della libertà religiosa”. Da qui, spiegano i presuli, si può capire dunque come ogni vero e integrale sviluppo materiale non può dimenticare che “è la vita il centro di qualsiasi progetto di crescita”. I vescovi dominicani, analizzando in profondità le luci e le ombre della globalizzazione, si addentrano anche sulle conseguenze negative delle recenti crisi internazionali sui popoli meno abbienti, e sottolineano “l’importanza e le ragioni della speranza” che Dio stesso “ha depositato nel cuore dell’uomo”. E' proprio questa grande e vitale speranza secondo la quale l’uomo percorre la storia accompagnato da Dio, ciò che consente ai vescovi di dare uno sguardo critico e preoccupato sulla realtà del Paese. I presuli si dicono convinti che solo dalla verità, anche se dura, si possono costruire, nel dialogo, nella pace e nel consenso, le soluzioni migliori ai problemi della nazione. Per i vescovi, il Paese vive negativamente una mancanza di gerarchia delle priorità, fra cui l’educazione, “che non solo è una questione centrale ma anche urgente”. Perciò i vescovi chiedono alle autorità un maggiore impegno per superare i problemi, molti dei quali colpiscono l’ambito educativo minacciando il futuro dei giovani. D’altra parte la dichiarazione si sofferma a lungo sul problema della droga che con i suoi “tentacoli potenti e onnipresenti” comincia ad “invadere ogni cosa, non esclusa la polizia, le forze armate, le autorità e i giudici. La droga, scrivono, degenera, avvilisce, distrugge, uccide e corrompe la società. La droga è nemica non solo della persona ma anche della società”. Occorre formulare buone diagnosi, “rafforzare le istituzioni che lavorano negli ambiti dell’educazione e della prevenzione” per agire tempestivamente con tutti i mezzi legali necessari. Infine, i vescovi dominicani si soffermano anche sui problemi della povertà, considerata una “sfida fondamentale”. Va ricordato che spetta alle autorità pubbliche “affrontare e risolvere questa questione” e in questo compito “spetta anche alla società civile offrire il proprio contributo”. (A cura di Luis Badilla)

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    Brutale assassinio di un sacerdote in Messico

    ◊   Grande costernazione nella chiesa di Città del Messico per il brutale assassinio del don José Luis Parra Puerto, sacerdote della chiesa dell'Assunzione. Il religioso è stato ucciso mercoledì scorso dopo essere stato derubato del furgoncino su cui viaggiava verso una delle colonie dell'ovest del Distretto Federale. Secondo quanto riferisce l’agenzia Zenit, padre José Luis Parra e un suo accompagnatore sono stati costretti da alcuni sconosciuti a uscire da un negozio nella colonia Vasco de Quiroga. Subito dopo gli uomini hanno portato via il furgoncino con il sacerdote ferito, mentre l'accompagnatore è stato fatto scendere all'avenida 508, dove ha chiesto aiuto alle forze di sicurezza. Il cadavere di padre Parra Puerto è stato rinvenuto all'interno del furgoncino a Netzahualcóyotl. Il sacerdote apparteneva all'arcidiocesi di Città del Messico ed era vicario della parrocchia dell'Assunzione. Era anche cappellano dei Cavalieri di Colombo nel Distretto Federale. Era nato nel 1960 ed era stato ordinato sacerdote nel 1986. Il portavoce dell'arcidiocesi primaziale di Città del Messico, padre Hugo Valdemar Romero, ha chiesto alla Procura Generale di Giustizia del Distretto Federale (PGJDF) di arrestare i “veri responsabili” dell'omicidio di padre José Luis. Padre Valdemar Romero ha definito il crimine un fatto “assolutamente condannabile e sacrilego”, e ha avvertito che c'è “grande costernazione nell'arcidiocesi per la notizia”. Sul crudele omicidio si è pronunciato ieri anche mons. Víctor René Rodríguez Gómez, vescovo ausiliare di Texcoco, segretario dell’episcopato messicano, che ha espresso in una breve dichiarazione le condoglianze dei vescovi messicani all’arcidiocesi della capitale e al suo arcivescovo, cardinale Norberto Rivera Carrera. Nella nota - che esprime profondo dolore e che si rivolge anche ai parenti del sacerdote ucciso – viene chiesto “alle autorità, ai responsabili della protezione e della sicurezza, un rapido chiarimento dei fatti”; esige inoltre “l’applicazione tempestiva della giustizia” e, infine, chiede preghiera per padre José Luis Parra Puerto “assassinato in un modo vile e codardo”. (M.G.)

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    Cuba: sale l’attesa per la visita del cardinale Dziwisz

    ◊   Tutto è pronto nella comunità cattolica cubana per accogliere il cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo della città polacca di Cracovia. Il programma della visita all’arcidiocesi di l’Avana, riportato dalla agenzia Zenit, prevede una Messa per i giovani nella parrocchia di San Francesco di Paola, martedì 23, e la presentazione del documentario “Testimonianza”, sulla vita di Giovanni Paolo II, che verrà proiettato nella cattedrale dell'Avana mercoledì 24 febbraio. Il presule ha accettato un invito della rappresentanza a Cuba dell'Ordine di Malta e dell'arcivescovo dell'Avana, il cardinale Jaime Ortega, a visitare l'arcidiocesi dal 22 al 25 febbraio. È la seconda visita del cardinale polacco nell'isola, perché ha accompagnato Papa Giovanni Paolo II nel 1998. L'attuale arcivescovo di Cracovia è stato per trent'anni segretario personale di Karol Wojtyła, da quando questi era arcivescovo di Cracovia (1966-1978) e poi quando è stato eletto Papa nel 1978, fino alla morte nel 2005. Dopo la morte del Pontefice polacco, Benedetto XVI lo ha trasferito alla sede metropolitana di Cracovia il 3 giugno 2005, creandolo cardinale presbitero nel Concistoro del 24 marzo 2006. (M.G.)

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    L’invito al dialogo del Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I

    ◊   Porsi “in costante dialogo con il mondo”, perché “la verità non ha paura del dialogo”. È quanto deve fare la Chiesa ortodossa, secondo quanto scrive il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I nel messaggio per la prima domenica di Quaresima. Per il Patriarca, come riporta l'agenzia Sir, è fondamentale prima di tutto il dialogo tra cristiani di diverse confessioni, in modo da poter essere credibili agli occhi del mondo e dare una più valida testimonianza. Per questo motivo, il patriarcato ecumenico partecipa da decenni agli incontri teologici con i cristiani appartenenti ad altre Chiese. Bartolomeo I attacca poi tutti coloro che, all’interno del mondo ortodosso, criticano e tacciano di eresia gli esponenti che cercano il dialogo con la Chiesa cattolica. “L’ortodossia – conclude il Patriarca – non ha bisogno né di fanatismi né di intolleranza per proteggere se stessa”. (F.C.)

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    La comunità luterana di Roma pronta ad accogliere il Papa con grande gioia

    ◊   Uno spirito di grande gioia e partecipazione sta animando la comunità luterana di Roma in attesa della visita di Benedetto XVI il prossimo 14 marzo. Il pastore della Chiesa evangelica luterana di via Sicilia, Jens-Martin Kruse, descrive al Sir questo stato d’animo facendo notare la “felice coincidenza” del 14 marzo con la domenica “Laetare” che secondo il calendario liturgico, è “un tempo di gioia e di festa previsto durante il cammino quaresimale in vista della Pasqua”. “Mi sembra – dice il pastore Kruse - un bel segno per il culto che celebreremo con il Papa perché durante il tempo di Quaresima si intravede la luce della Pasqua. Ed è questa la situazione in cui vivono i cristiani in questo mondo: non siamo in cielo ma sappiamo che cosa viene”. “Ed è la situazione che vivono le Chiese – aggiunge il religioso protestante -, non siamo uniti ma siamo insieme sulla via della comunione. Per questo dal cuore possiamo dire che sarà un giorno di gioia”. Ricordando il recente incontro di Benedetto XVI con una delegazione della Chiesa evangelica luterana degli Stati Uniti, il pastore Kruse ha poi sottolineato le “molte più cose in comune di quelle che dividono”. La chiesa luterana di via Sicilia rappresenta infatti una viva testimonianza di ecumenismo spirituale come dimostra il forte legame con le altre parrocchie cattoliche, con la vicina parrocchia San Camillo de Lellis e con i movimenti. “C’è spazio per molto e anche questa visita del Papa è segno di questo ecumenismo spirituale – prosegue il pastore -, possiamo cioè celebrare insieme un culto, pregare per l’unità dei cristiani, fare progetti per la città”. “Per noi il Papa – afferma ancora il pastore Kruse - è il vescovo di Roma. Abbiamo invitato il Papa come vescovo di Roma perché sappiamo che come vescovo di Roma, Benedetto XVI fa spesso visite alle parrocchie romane. Sappiamo benissimo che Lui è il Papa ed è il primo della chiesa cattolica del mondo. Ma per noi è il vescovo e a lui ci presenteremo come comunità”. C’è infatti l’idea che dopo la celebrazione del culto, il Papa con il seguito incontrerà il Consiglio della Comunità per un incontro ristretto. La Chiesa di via Sicilia è composta da circa 350 membri iscritti: sono i luterani che vivono a Roma e nel Lazio. La maggioranza proviene ovviamente dalla Germania e vive da lungo tempo in Italia. (M.G.)

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    Kenya: il vescovo di Marsabit denuncia gli effetti dei cambiamenti climatici

    ◊   “Il fallimento del Vertice di Copenaghen ci ha profondamente delusi, perché noi sperimentiamo da anni, sulla nostra pelle, gli effetti micidiali del riscaldamento globale” dice all’agenzia Fides mons. Peter Kihara Kariuki, vescovo di Marsabit, nel nord del Kenya. “Da 3 anni praticamente non piove. - afferma il presule - La popolazione dipende dagli aiuti della Chiesa, del governo e delle Ong per mangiare e per dissetarsi. La poca acqua raccolta non è potabile. La popolazione per dissetarsi deve far ricorso all’acqua inviata dal governo con le autocisterne, in alcuni punti di distribuzione. Così vi sono persone che devono percorrere decine di chilometri per ottenere l’acqua” afferma mons. Kihara. Il vescovo di Marsabit descrive così la situazione sociale della sua diocesi: “La maggior parte della popolazione è costituita da allevatori nomadi che sono alla continua ricerca di pascoli e di acqua per il proprio gregge. A causa della siccità buona parte degli animali sono morti e la gente ora dipende dagli aiuti del governo, della Chiesa e delle Ong per sopravvivere. A questo si aggiunge la forte condizione di insicurezza che deriva dalla cultura locale, per la quale il gregge degli altri può essere rubato. I conflitti tra pastori sono mortali, perché ognuno ha un’arma da fuoco, spesso un fucile automatico. Le armi provengono da Etiopia, Somalia e Uganda. Il governo ha avviato una campagna per costringere la popolazione a consegnare le armi, ma la gran parte della gente si rifiuta. “Come Chiesa vogliamo dare un futuro alle giovani generazioni, soprattutto cercando di cambiare la mentalità tradizionale che è alla base dei conflitti tra pastori. La nostra speranza riposa soprattutto sull’educazione dei giovani e delle donne. Cerchiamo di dare una formazione tecnica e di insegnare alle nuove generazioni nuovi mestieri, come l’apertura di piccole attività commerciali” afferma mons. Kihara. “Questa zona - ricorda il vescovo - è stata per anni trascurata dal governo: le uniche attività di promozione umana erano quelle della Chiesa, che ancora oggi continua ad essere molto attiva, con sono scuole e dispensari sanitari. Il governo collabora con queste strutture, fornendo medicinali e il personale. La maggior parte della popolazione, circa 300mila persone, è di fede musulmana. Seguono gli aderenti alla religione tradizionale africana e quindi i cristiani. Tra questi i cattolici sono circa 26mila”. (R.P.)

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    Congo: visita pastorale del vescovo d'Isiro-Niangara fra i drammi della sua diocesi

    ◊   "Conta 2.247 cresimati la Regione pastorale orientale d’Isiro-Niangara, nella Repubblica Democratica del Congo". È quanto scrive mons. Julian Andavo Mbia, vescovo d’Isiro-Niangara, al termine della sua visita pastorale in alcune parrocchie della sua diocesi. Tappe del presule sono state Durba, Dubele, Moku, Gomabi, Tora, Faradje, Tadu, Watsa, Mangoro, Makoro, Kungbu, Zumayi ed Obi. 750 i chilometri percorsi dal vescovo d’Isiro-Niangara nel mese di gennaio. La scarsa praticabilità delle strade ha richiesto l’utilizzo dei più disparati mezzi: moto, auto, piroga, aereo. La delegazione episcopale è stata accolta calorosamente a Faradje, Tadu e Tora, dove recentemente dove i ribelli dell’Esercito di Resistenza del Signore ha sconvolto la popolazione con terribili atrocità. Mons. Mbia racconta di essere rimasto colpito dall’affetto e dalla generosità mostratigli dai fedeli che non hanno mancato di offrire doni e di consegnare viveri che la diocesi provvederà a distribuire alle persone più bisognose. Le offerte raccolte saranno inoltre destinate alla formazione dei sacerdoti e alle necessità del Seminario minore di San Mattia Molumba d’Aro. A Makoro mons. Mbia ha ordinato un nuovo sacerdote, il primo dopo vent’anni; dal ‘90, infatti, non c'erano più state ordinazioni. Mons. Mbia racconta di strade e ponti dissestati, di realtà dimenticate dai politici, di spargimenti di sangue, ma anche di gente pronta a ricominciare, di aiuti che giungono da Ong, Caritas e altre istituzioni umanitarie. Il vescovo d’Isiro-Niangara si rammarica poi per la corruzione, la scarsa sicurezza, lo sfruttamento delle risorse che non fanno ben sperare, ma conta sulla buona volontà dei suoi fedeli pronti ad accettare le sfide del tempo. (T.C.)

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    Hong Kong: tombe profanate al cimitero cattolico di Happy Valley

    ◊   Quasi 60 tombe sono state danneggiate ieri nel cimitero cattolico di St Michael a Happy Valley. Lapidi colpite, vasi distrutti, foto di defunti rotte è lo spettacolo che si è mostrato ieri mattina alle guardi di sicurezza, in quella che è stata definita la prima dissacrazione in larga scala nei 160 anni di esistenza del cimitero. Cimitero cattolico che è l’unico sull’isola, assediato da grandi grattacieli in pieno centro e molto vicino all’ippodromo, - riferisce l'agenzia AsiaNews - dove sono stati sepolti i vescovi di Hong Kong e molti missionari del Pime (Pontificio istituto missioni estere) come pure diverse personalità cattoliche della storia di Hong Kong. Dallo scorso anno, le spoglie di tutti i vescovi, meno quella del cardinale J.B. Wu, sono state trasferite nella cattedrale. Il vicario episcopale mons. Dominic Chan Chi-ming, non è ancora sicuro se il gesto sia opera di qualche pazzo o di vandali. La polizia ha aperto un’inchiesta e tratta il fatto come un crimine. Secondo le forze dell’ordine fra i motivi dell’atto è da escludere la razzia: molte nicchie e tombe, che contengono elementi di valore non sono stati rubati. In ogni caso, mons. Chan ha affermato che verrà incrementata la sicurezza nel cimitero. Padre Edward Chau King-fun, decano di Scienze religiose al seminario di Hong Kong, sottolinea che le tombe degli antenati sono importanti sia per i cinesi, che per i cattolici. “Nella cultura cinese, danneggiare una tomba è un’offesa grave e un’umiliazione per gli antenati e le loro famiglie. Il rispetto verso le tombe è considerato un gesto di pietà filiale verso gli stessi antenati”. Secondo padre Chau, dal modo in cui le tombe sono state danneggiate, si vede che “i vandali hanno agito in modo deliberato, mostrando una profonda ira”. Per il sacerdote non è chiaro se l’obbiettivo sia la Chiesa cattolica. In tal caso le tombe di vescovi e sacerdoti sarebbero state le prime ad essere colpite. Invece, sia la tomba del cardinale Wu, sia quella di sacerdoti e missionari sono rimaste intatte. (R.P.)

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    Lettera dell'arcivescovo di Taipei per la Quaresima: aiuti alle popolazioni colpite dal tifone

    ◊   In questa Quaresima siamo invitati ad essere particolarmente uniti, “tutti insieme per piangere, sorridere e testimoniare la gloria della risurrezione del Signore Gesù Cristo”: è l’appello che mons. John Hung, arcivescovo di Taipei, ha lanciato in una lettera rivolta ai fedeli dell’arcidiocesi per la Quaresima, di cui è giunta copia all’agenzia Fides. Nel testo, che porta il titolo “Un appello d’amore per la Quaresima”, è scritto: “l’arcidiocesi ha deciso che tutte le offerte quaresimali di questo anno vadano alla popolazione colpita dal tifone” dello scorso agosto, che ha coinvolto le diocesi di Cha Yi, Tai Nan, Kao Hsiung e Hua Lien. Questo gesto vuole offrire a quanti sono stati colpiti, la possibilità di “riaccendere la speranza della vita senza preoccupazioni e timori”. Inoltre l’arcivescovo ricorda che “il cammino della ricostruzione è lungo, e richiede continua azione, convinzione e preghiera. Essendo un membro della Chiesa di Taiwan, ognuno di noi ha il dovere di portare la luce e il sale nel mondo, perché tutti sentano l’amore e la bontà”. Quindi mons. Hung lancia l’appello dal profondo del cuore “perché la carità diventi azione concreta”, e per aiutare la popolazione colpita dal tifone con il digiuno, la preghiera, i fioretti e l’elemosina. (R.P.)

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    Entusiasmo nella Chiesa australiana per la canonizzazione di suor Mary MacKillop

    ◊   Si respira grande gioia ed entusiasmo nella comunità cattolica australiana per l’ufficialità della notizia che suor Mary MacKillop sarà canonizzata il 17 ottobre 2010 in Vaticano e sarà la prima santa australiana. Particolare felicità è stata espressa dalle Suore di San Giuseppe, l’ordine religioso fondato da suor Mary MacKillop. Suor Mary Casey, la religiosa postulatrice della Causa di canonizzazione, ha dichiarato: “Oggi la Chiesa conferma che l’opera e l’eredità di suor Mary hanno grande rilevanza per il mondo di oggi”. La santa ha operato in tutta la sua vita nel campo dell’istruzione e dell’educazione alla fede, istituendo numerose scuole in tutta l’Australia, soprattutto nelle aree rurali. In un commento inviato all’agenzia Fides, il cardinale George Pell, arcivescovo di Sydney, ha espresso grande gioia, notando che “il processo è durato 85 anni: un tempo relativamente breve”, in confronto ad altre cause di canonizzazione. “Mary MacKillop – afferma il porporato – si situa nel cuore della tradizione cattolica. Ha mostrato grande capacità di perdono e immensa fedeltà non solo alle sue consorelle ma anche verso i leader della Chiesa che non sempre l’hanno trattata bene”. “Oggi suor Mary è un modello per tutti i cristiani: ma la sua figura ha grandissimo valore e un ruolo importante soprattutto per noi australiani”, ha rimarcato il cardinale Pell. La Chiesa australiana ha già lanciato l’organizzazione del pellegrinaggio dei fedeli per partecipare alla cerimonia di canonizzazione in San Pietro: si prevedono migliaia di adesioni. E’ stato attivato anche un sito web a disposizione di tutti i fedeli interessati al pellegrinaggio.
    Suor Mary (1842-1909) ha focalizzato la sua missione sul dare un’istruzione cristiana ai bambini poveri. La Congregazione delle Suore di San Giuseppe, da lei fondata, è presente in Australia, Nuova Zelanda, poi Perù, Brasile, Thailandia, Uganda. Le sue spoglie riposano nel convento di Mount Street, a nord di Sydney. E’ stata beatificata da Giovanni Paolo II il 19 gennaio 1995 a Sydney. Papa Benedetto XVI, pellegrino in Australia nel 2008 per la GMG, si è recato a pregare sulla tomba della Beata. (R.P.)

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    Australia: la Conferenza episcopale crea una propria pagina su Facebook

    ◊   “Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola”. È stato questo il tema scelto da Benedetto XVI per il suo Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2010. Uno spunto che non ha colto impreparata la Conferenza episcopale australiana (Acbc) che ha, infatti, deciso di creare una propria pagina su Facebook, uno dei social network più “gettonati” e che, in sei anni di vita, ha fatto registrare circa 400 milioni di iscritti in tutto il mondo. “La pagina Facebook – si legge in una nota dell’Acbc – conterrà informazioni, comunicati stampa, fotografie e forum di discussione sull’attività ed il ministero della Conferenza episcopale”. Tutti possono diventare “fan” della pagina, continua la nota, e conoscere così, in modo semplice, la vita della Chiesa in Australia, interagendo direttamente con i sacerdoti. “Numerosi vescovi australiani – aggiunge l’Acbc – sono stati iscritti a Facebook per un certo periodo di tempo e lo hanno reputato un mezzo di comunicazione impagabile per rapportarsi con i fedeli delle proprie diocesi e non solo, soprattutto con i giovani”. “Lavorare con Facebook e con gli altri nuovi media digitali – spiega mons. Peter Ingham, responsabile dell’Ufficio Comunicazioni Sociali dell’Acbc – permetterà ai fedeli di tutto il mondo di condividere l’amore di Cristo”. “Oggi abbiamo molte valide opportunità di essere al servizio della Parola di Dio – aggiunge il presule – E i media digitali ci offrono tante occasioni per far sì che Cristo sia conosciuto ed amato meglio”. Da segnalare che già nel dicembre scorso la Conferenza episcopale australiana aveva pubblicato un sussidio su come conoscere e utilizzare al meglio i nuovi strumenti di socializzazione quali Facebook, Twitter e Myspace. Nel vademecum, i vescovi ricordavano che la Giornata Mondiale della Gioventù 2008 a Sydney ha generato proprio un social network cattolico (XT3) per mantenere in contatto i pellegrini di tutto il mondo. Infine, qualche dettaglio tecnico: per trovare l’Acbc su Facebook è sufficiente digitare “Australian Catholic Bishop Conference” nel motore di ricerca del social netwok. (I.P.)

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    Terra Santa: crescita record per il turismo religioso nelle prime settimane del 2010

    ◊   Pellegrinaggi in netta crescita in Terra Santa. Ad affermarlo è l’Opera Romana Pellegrinaggi che nele prime settimane del 2010 ha registrato un 20% in più di pellegrini rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il dato, riportato dal Sir, non fa altro che confermare le cifre diffuse dal Ministero del Turismo israeliano, qualche giorno fa, che indicavano, a gennaio scorso, un tasso d'incremento dei visitatori in Israele, cresciuto di ben il 171% dal Brasile, dell'81% dall'Italia e del 60% dalla Polonia rispetto al gennaio 2009, mese sul quale, però, ha pesato l'offensiva militare israeliana, "Piombo Fuso", contro la Striscia di Gaza. “Abbiamo riscontrato una buona partenza dalle adesioni del 2010; per il momento oltre il 20% rispetto al 2009, anche se è ancora troppo presto per trarre delle conclusioni affidabili” spiega l’amministratore delegato dell’Orp, padre Caesar Atuire, per il quale il dato positivo deriva anche dalla attuale “calma situazione nel conflitto israelo-palestinese”. Inoltre, spiega padre Atuire, “i pellegrini sono consapevoli che la loro presenza contribuisce al mantenimento e alla costruzione della pace in Terra Santa”. “Sanno di essere una fonte di lavoro per quelle popolazioni – aggiunge il religioso - , così come allo stesso tempo di essere anche costruttori di dialogo oltre che protagonisti di numerosi gesti di solidarietà che noi promuoviamo sempre durante i nostri pellegrinaggi”. Nuove speranze per il turismo religioso in Terra Santa arrivano anche dal possibile ingresso della “città vecchia” di Betlemme e la Basilica della Natività tra i siti del Patrimonio mondiale dell’Unesco. Una domanda in tale senso è stata anticipata all’inviato dell’organizzazione internazionale durante la sua visita al ministero del turismo palestinese che si trova proprio a Betlemme. L’archeologo britannico Peter Fowler, esperto presso il Centro per il Patrimonio mondiale, sta compiendo questi in giorni un sopralluogo presso i siti che l’Autorità Palestinese intende chiedere di iscriverli nella lista del Patrimonio mondiale naturale e culturale. Si tratta di alcuni siti archeologici e naturalistici nei Territori, tra cui la Città Vecchia di Betlemme e la Basilica della Natività. La decisione spetta alla prossima Assemblea generale degli Stati firmatari della “World Heritage Convention” che si terrà a Parigi nel 2011. Da segnalare che la Città Vecchia di Gerusalemme e le sue Mura sono già sulla lista dell’Unesco dal 1981. (M.G.-S.G.)

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    Messaggio quaresimale dell'arcivescovo di Malta in attesa del Papa

    ◊   Mons. Paul Cremona, arcivescovo di Malta e mons. Mario Grech, vescovo di Gozo, hanno diffuso una lettera pastorale ai fedeli - riporta l'agenzia Sir - sul significato del periodo che precede la Pasqua. "Il Dio che ci presenta la Quaresima ogni anno è il Dio che ci accompagna per farci apprendere e crescere. Dio si fa presente in tutte le circostanze concrete in cui viviamo, anche se brutte o dolorose. È il Dio che aiuta ogni persona, che l'accompagna nel cammino affinché questa, gradualmente, passo dopo passo, possa uscire dal deserto della vita". "Dio ci guida per farci diventare persone intere, estranee al peccato e legate alla Sua volontà. E innanzitutto, parla al cuore". "I discorsi sulla Quaresima, la lettura della Parola di Dio proposta dalla liturgia, i ritiri spirituali, la preghiera accompagnata dal digiuno e dalla carità, rappresentano tutti momenti importanti in cui possiamo ricevere la parola che ci forma in modo da far sì che noi possiamo successivamente rinnovare il nostro ambiente: la famiglia, il luogo di lavoro, le istituzioni pubbliche e le comunità ecclesiali. Auspichiamo che quest'anno, la Quaresima sia un tempo di grazia non solo per noi che partecipiamo alla Pasqua di Cristo, ma anche per prepararci alla visita di Sua Santità Papa Benedetto XVI", concludono i vescovi pensando alla presenza del Papa sull'isola nei giorni 17 e 18 aprile in ricordo del naufragio di San Paolo. (R.P.)

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    Francia: per la Quaresima l'invito a condividere le ricchezze

    ◊   Raccolte solidali per i Paesi in via di sviluppo, catene di preghiera, incontri di famiglie, campagne per la condivisione: sono solo alcune delle numerose iniziative messe in campo da diocesi e aggregazioni ecclesiali francesi per la Quaresima 2010. Per il movimento "Terre solidaire" - riferisce l'agenzia Sir - questo tempo che precede la Pasqua sarà "una immensa celebrazione di condivisione delle ricchezze". Per questo motivo, dal 17 febbraio al 30 marzo, "Terre solidaire" ha promosso un cammino fatto di "digiuno, preghiera e condivisione" all'interno del quale trova posto una lunga serie di iniziative. Tra queste spicca "Bouge ta planète" che si terrà a Parigi (10-30 marzo) in cui oltre 40 associazioni impegnate nei Paesi in via di sviluppo, testimonieranno il loro impegno per uno sviluppo equo e solidale. Particolarmente interessante mostra di essere l'incontro del Comitato cattolico contro la fame e per lo sviluppo (Ccfd) che radunerà, il 20 marzo, 30mila tra ragazzi e giovani che animeranno le piazze parigine con oltre 325 manifestazioni a favore dell'Africa del Sud. Dalla diocesi di Digione arriva, invece, una catena di preghiera promossa dalle famiglie che si svolgerà dal 17 febbraio al 27 marzo. Ogni nucleo familiare si impegna a pregare per un altro, in una sorta di continua preghiera di intercessione. Sempre alle famiglie si rivolgono "Les Equipes Notre-Dame" che il 27 e 28 marzo si riuniranno a Massabielle per un ritiro su come vivere la Settimana Santa in famiglia. (R.P.)

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    Quaresima in Belgio: rilanciata la preghiera on line

    ◊   Fermarsi per pregare, anche on line: è uno dei tanti inviti che associazioni, istituti religiosi e diocesi del Belgio rivolgono alla comunità ecclesiale per la Quaresima. Dai padri domenicani - riferisce l'agenzia Sir - arriva la proposta di un ritiro quaresimale in città, ma fatto su internet (www.retraitedanslaville.org). Rivolto "a tutti coloro che hanno sete di spiritualità per la loro vita quotidiana" il "ritiro" è cominciato il 17 febbraio scorso (mercoledì delle Ceneri) e terminerà il 4 aprile, domenica di Pasqua. L'anno scorso gli iscritti sono stati oltre 27 mila. Nello stesso periodo l'associazione "Entraide e Fraternité" sensibilizzerà il pubblico belga verso la condizione delle donne contadine della Regione dei Grandi Laghi e del loro diritto a vivere degnamente. "Una Quaresima di condivisione - si legge in una nota dell'associazione - ci aiuta i rinfrancare la nostra fede. È un momento privilegiato per tornare alle radici della nostra vita. Condividere con i più svantaggiati della terra è un modo anche per educarci allo sviluppo in Belgio e per far conoscere il ruolo della donna contadina nelle culture rurali". Scopo della raccolta quaresimale è reperire 1,5 milioni di euro da destinare a progetti di solidarietà. Per conseguire l'obiettivo l'associazione ha organizzato un programma di animazione, una serie di conferenze e di attività da svolgersi in diocesi, parrocchie, scuole, movimenti e gruppi, nelle quali parteciperanno anche persone provenienti dai Grandi Laghi. (R.P.)

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    Festival di Berlino: la giuria si confronta sulle ultime pellicole in gara

    ◊   In attesa dei verdetti delle varie giurie che sanciranno i vincitori di questa 60.ma edizione, il Festival di Berlino ha presentato gli ultimi film in competizione. Se deludono fortemente la rievocazione di uno dei più controversi film nazisti, "Suss l'erbeo", compiuta dal tedesco Oscar Roehler e "The killer inside me" di Michael Winterbottom, thriller violentissimo e malsano, risultano interessanti "En familie" di Pernille Fischer Christensen, storia dei dubbi di una ragazza chiamata a scegliere fra le aspirazioni professionali e i doveri familiari, "Mammuth" di Benoit Delépine e Gustave de Kevern, commedia dell’assurdo dominata dall’interpretazione di Gérard Depardieu, e "Otouto" di Yoji Yamada, melodramma in cui il privato e il pubblico del Giappone si intersecano con risultati commoventi. Al di là di questi titoli, gli ultimi giorni del Festival hanno tuttavia rivelato tre film sorprendenti, "How I ended this summer" del russo Alexei Popogrebsky, "Rompecabezas" dell’argentina Natalia Smirnoff e "Na putu" della bosniaca Jasmila Zbanic. Ambientato in una base scientifica oltre i confini del Circolo Polare Artico, il film russo mette in scena un dramma al contempo psicologico e generazionale, con due personaggi che si confrontano sui modi e i tempi della vita. Centrato su scarni dialoghi, su recitazioni fisiche e su una presenza visiva e sonora ambientale molto forte, "How I ended this summer", nonostante la sua lunghezza, tiene incollati allo schermo, attratti dal sorgere delle emozioni sullo sfondo di un paesaggio di desolata bellezza. Nel film russo, la macchina da presa inscrive i corpi degli attori nello spazio che li circonda. Compie invece un’operazione inversa "Rompecabezas" che bracca gli attori riempiendo dei loro corpi l’intera inquadratura. La vicinanza intende esplorare nei dettagli dei gesti e degli sguardi la trasformazione di un brutto anatroccolo in cigno, ovvero l’emancipazione di una casalinga attraverso la passione per i puzzle. Fatto di straordinari momenti in cui la macchina da presa sembra essere capace di cogliere il respiro dei corpi, "Rompecabezas" rivela la mano sicura di una cineasta che farà parlare di sé. È invece già un’artista affermata Jasmila Sbanic, che racconta con accenti commossi e sinceri la confusione dei corpi e delle menti di una generazione traumatizzata dalla guerra. I due protagonisti di "Na putu", una coppia in preda alla febbre di vivere che si strazia nell’attesa di un figlio che non viene, sono alla ricerca di una strada (il cammino cui allude il titolo) che li guidi al loro posto nel mondo. Lui sceglie la disciplina dell’Islam di più stretta osservanza, lei la laicità di un consumismo edonista. Il dolore li separa e lo sguardo senza risposte su cui si chiude il film ci lascia ai dubbi di una domanda che travalica i confini della Bosnia e risuona a lungo nella nostra coscienza di spettatori. (Da Berlino, Luciano Barisone)

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    24 Ore nel Mondo



    Scontri in Afghanistan: nuove vittime tra i soldati Nato. Sulla missione cade il governo in Olanda

    ◊   In Afghanistan, si contano altre vittime tra i soldati della Nato impegnati nella maxi operazione denominata Mushtarak (Insieme) lanciata sabato scorso. Sale così a 6 il bilancio dei caduti tra i militari dell’Forza Internazionale di Assistenza alla sicurezza (Isaf). Proprio sul prolungamento della missione nel Paese asiatico, è caduto nella notte il governo del primo ministro olandese, Jean Peter Balkenende. I particolari nel servizio di Roberta Rizzo:

     
    I combattimenti nella provincia meridionale di Helmand, dove da oltre una settimana è in corso l'operazione militare congiunta tra forze afghane e della Nato, continuano ad essere difficili. Nell'operazione, denominata “Moshtarak”, un importante capo talebano è stato ucciso nel sud dell’Afghanistan. Ma si contano nuove vittime anche tra i militari del contingente internazionale. Intanto, lo scontro politico sul futuro della missione militare con la Nato nel Paese asiatico ha aperto una crisi di governo in uno dei Paesi fondatori dell'Unione Europea. In Olanda, il primo ministro democristiano, Jan Peter Balkenende, ha annunciato la scorsa notte la caduta della coalizione tra il suo partito (i cristianodemocratici) e il partito laburista: non è stato trovato l’accordo sul prolungamento della missione in Afghanistan. La Nato aveva chiesto all’Olanda di lasciare il contingente fino all’agosto del 2011. Richiesta sostenuta dal centrodestra che ha trovato, però, la ferma opposizione del partito laburista. I militari olandesi dispiegati in Afghanistan sono circa duemila, la maggioranza si trova nella regione di Uruzghan. La missione all’interno della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) è cominciata nel 2006 ed è stata prolungata nel 2008. E’ costata la vita a ventuno soldati.

    Pakistan. Raid aereo su un covo talebano: 30 le vittime
    Trenta ribelli sono rimasti uccisi in un raid aereo dell'aviazione pakistana nel Sud Waziristan, al confine tra Afghanistan e Pakistan. Secondo quanto annunciato in una nota dai militari, il raid è stato compiuto sulle montagne di Shawal con l'obiettivo di colpire un covo dei “terroristi”. Intanto, nuovi attentati kamikaze si sono verificati nel nord-ovest del Paese. Un ufficiale di polizia è stato ucciso e altri sei agenti sono rimasti feriti in attacchi suicidi contro due commissariati.

    Marocco. Minareto crolla sui fedeli: 41 vittime
    È di almeno 41 morti e 76 feriti il bilancio provvisorio del crollo del minareto di una storica moschea di Meknes, nel centro del Marocco. Il minareto è crollato quando l'imam stava per cominciare il sermone. Nella moschea erano presenti 300 fedeli riunitisi per le preghiere del venerdì. Secondo le autorità locali, sarebbero decine le persone intrappolate sotto le macerie. Si tratta della tragedia più grave di questo genere avvenuta nel Paese africano. A provocare il crollo, si pensa siano stati gli effetti delle piogge torrenziali cadute negli ultimi giorni.

    Colpo di Stato in Niger. I golpisti revocano il coprifuoco
    Circa 10 mila persone hanno partecipato questa mattina a una manifestazione nelle capitale del Niger, Niamey, a sostegno dei militari che due giorni fa scorso hanno rovesciato il presidente Mamadou Tandja. Oggi, la giunta militare che ha preso il potere ha decretato la fine del coprifuoco e riaperto le frontiere. I golpisti, che si fanno chiamare Supremo consiglio per la restaurazione della democrazia (Csrd), hanno annunciato che la situazione è “sotto controllo” e si dicono disposti a rilasciare alcuni dei ministri arrestati. Promettono, inoltre, di creare un “consiglio consultivo” per una gestione “collegiale” del potere. Il presidente deposto, Mamadou Tandja, resta nelle mani dei militari. Intanto, ieri anche il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, e il responsabile Ue per la politica estera, Catherine Ashton, hanno condannato il golpe e chiesto il ritorno alla democrazia.

    Speranze in Mali per gli ostaggi europei
    Ore di attesa e speranza per la sorte degli ostaggi rapiti alla fine dello scorso anno tra Mali e Mauritania da un gruppo terroristico legato ad Al Qaeda. Le autorità maliane hanno infatti liberato quattro terroristi appartenenti alla sezione di Al Qaeda che opera nel Maghreb. In questo modo, si è risposto ad una delle condizioni che i terroristi avevano posto negli ultimatum per la liberazione degli ostaggi, tra cui il francese Pierre Camatte e l’italiano Sergio Cicala e sua moglie. Per Camatte, l’ultimatum scade oggi, mentre per Cicala il primo marzo. Se la liberazione del francese dovesse aver luogo, le speranze per gli italiani potrebbero farsi più vive. Tuttavia, secondo alcune fonti, il rilascio dei coniugi Cicala sarebbe condizionato alla scarcerazione di alcuni militanti islamici in Mauritania.

    Iran. Rasmussen: “Si fermi sul nucleare o la Nato dovrà difendersi”
    “Al momento dovuto noi prenderemo le decisioni necessarie per difendere i Paesi della Nato”. Così si è espresso oggi il segretario generale della Nato, Fogh Rasmussen. Intanto, la guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, nega che Teheran stia preparando armi nucleari. Sempre più concreta resta l’ipotesi di nuove sanzioni da parte delle Nazioni Unite. Secondo gli Stati Uniti, il dossier emanato dall’Aiea, l'Agenzia internazionale per l’energia atomica, è una prova chiara che Teheran non rispetta gli accordi internazionali. Mosca si dice allarmata, mentre Parigi vuole le sanzioni.
     
    Russia. Esplosioni in Inguscezia
    È di due morti e 28 feriti il bilancio di una serie di esplosioni avvenute a Nazran, in Inguscezia. Tra le vittime, numerosi agenti di polizia. In base alla ricostruzione del Ministero dell’interno, la prima esplosione è avvenuta mentre alcuni poliziotti perquisivano una casa abbandonata. Le altre hanno coinvolto gli agenti accorsi sul posto come rinforzi. La portavoce del comitato locale di indagine, Svetlana Gorbakova, ha spiegato che nella regione caucasica le forze di sicurezza da tempo sono impegnate in una guerra di logoramento contro i ribelli islamici.

    Medio Oriente. Gaza: sei palestinesi feriti dal fuoco israeliano
    Almeno sei palestinesi sono rimasti feriti questa mattina dal fuoco dell'artiglieria israeliana nel sud della Striscia di Gaza. Ad affermarlo sono state fonti mediche e le forze di sicurezza palestinesi. Secondo fonti, tra militanti palestinesi e i soldati israeliani appostati nei pressi del confine tra la città di Khan Younis, nella Striscia di Gaza, e Israele è esploso uno scontro iniziato dopo che i militari israeliani hanno aperto il fuoco ferendo leggermente due militanti.

    Ucraina. Tymoshenko ritira ricorso per brogli elettorali
    Il premier ucraino, Yulia Tymoshenko, ha ritirato il ricorso contro i risultati del ballottaggio delle presidenziali del 7 febbraio scorso. L'annuncio è stato dato dalla stessa ex leader della rivoluzione arancione davanti alla Corte amministrativa suprema a Kiev. "Ritiriamo il nostro ricorso, non vedo più alcun senso ad andare avanti", ha dichiarato. La Tyomoshenko aveva contestato i dati che la davano indietro di 3,5 punti rispetto al filorusso, Viktor Yanukovich, e aveva chiesto la ripetizione del voto denunciando brogli. Ma gli osservatori internazionali avevano dato un giudizio positivo sul voto. A questo punto non ci sono più ostacoli per l'insediamento di Yanukovich, già fissato per giovedì prossimo.

    India. Muore studente sudanese ferito in attentato a Pune
    È salito a 12 morti il bilancio dell'attentato compiuto il 13 febbraio scorso a Pune, in India. Uno studente sudanese ricoverato in ospedale è morto questa mattina per le conseguenze delle ferite riportate nell'esplosione all'interno del ristorante “German Bakery”, hanno reso noto funzionari locali. Il giovane, Amjad Elgajoli, 21 anni, è la quarta vittima straniera dell'attacco rivendicato dal gruppo Lashkar- e-Taiba Al Alami (LeT-international). Oltre al sudanese, sono rimasti uccisi l'italiana Nadia Macerini, uno studente iraniano ed un cittadino nepalese. Sessanta le persone ferite, la metà delle quali sono ancora ricoverate in ospedale.

    Triplice attentato in Rwanda
    Un morto e 18 feriti. È il tragico bilancio di un triplice attentato avvenuto ieri a Kigali, capitale del Rwanda. Negli attacchi simultanei sono state lanciate granate contro una stazione degli autobus, un ristorante e un edificio che ospita diversi negozi. Tutti luoghi pubblici particolarmente frequentati durante il fine settimana. Secondo Radio Rwanda, almeno cinque feriti si troverebbero in condizioni gravi.

    Italia. Passa alla Camera il decreto emergenze
    È stato approvato dalla Camera il decreto legge emergenze. Ora la norma, che non prevede più la trasformazione della Protezione civile in Spa, passerà al Senato dove ci sono circa dieci giorni per convertire il decreto prima che decada. Ma lo scontro tra maggioranza ed opposizione sul capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, continua. Questi ha affermato di essere un tecnico e non un politico, denunciando che su di lui è stato gettato soltanto fango.(Panoramica internazionale a cura di Roberta Rizzo e Federico Catani)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 51

     
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