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Sommario del 19/02/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI presiede il Concistoro per la Canonizzazione di sei Beati: saranno proclamati Santi il 17 ottobre
  • Come Cristo, il sacerdote tenga fisso il suo cuore in Dio: torniamo sulla Lectio divina del Papa ai parroci della diocesi di Roma
  • Cerimonia celebrativa dei Patti Lateranensi con il presidente Napolitano e il cardinale Bertone
  • Padre Lombardi: nessuna lettera da parte di membri dell'Accademia per la Vita è giunta al Papa o al cardinale segretario di Stato
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Golpe militare in Niger: condanna dell'Unione Africana
  • Dura reazione della Cina all'incontro tra Obama e Dalai Lama
  • Intervista a don Massimo Serretti a conclusione dei suoi commenti al Vangelo della Domenica
  • In arrivo sul grande schermo "Invictus" di Clint Eastwood
  • Chiesa e Società

  • Mons. Warduni: “Fermate il massacro di cristiani a Mosul!”
  • Lettera pastorale di Quaresima del vescovo di Hong Kong
  • Domani a Lisbona manifestazione in favore della famiglia
  • In Asia 17 milioni di nuovi poveri a causa della crisi globale
  • Allarme gelo in Mongolia: morti due milioni di animali
  • Inquinamento: i 15 luoghi più tossici del mondo
  • Filippine: la siccità minaccia i raccolti
  • Messaggio di Ban Ki-moon per la Giornata mondiale della Giustizia sociale
  • Medici Senza Frontiere denuncia violenze in Bangladesh contro i Rohingya
  • Commozione in Cile per la morte del padre gesuita Renato Poblete
  • Per la Quaresima il Vangelo anche in formato digitale
  • “L’Amore Cura”: campagna di raccolta fondi per la ricerca contro il cancro infantile
  • 24 Ore nel Mondo

  • L'Aiea: Iran vicino all'arma atomica. Teheran smentisce
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI presiede il Concistoro per la Canonizzazione di sei Beati: saranno proclamati Santi il 17 ottobre

    ◊   Quattro futuri Santi e Sante coetanei di tre continenti – tutti nati a metà del 19.mo secolo – e due altri vissuti tra il 1400 e il 1500. Si concentrano in questi due archi di tempo le vicende dei sei Beati oggetto del Concistoro ordinario pubblico presieduto questa mattina in Vaticano da Benedetto XVI, che ha fissato al prossimo 17 ottobre la data della loro Canonizzazione. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Ripercorrere le tappe della vita di una Santa o di un Santo è come presentare un’epoca storica dal suo lato migliore, quello di persone che hanno servito la Chiesa servendo e beneficando la società del loro tempo. E’ quello che è accaduto questa mattina, in Vaticano, quando Benedetto XVI ha aperto e presieduto, attraverso le cadenze solenni dell’Ora Sesta, la celebrazione del Concistoro per il voto su sei Cause di canonizzazione.

     
    (canto – parole del Papa in latino)

     
    Maria Elena MacKillop (1842-1909), che il 17 ottobre 2010 diverrà la prima Santa australiana, nasce a metà del 19.mo secolo a Melbourne. L’Australia dell’epoca è un insieme di colonie segnate da una vita ancora povera e primitiva. Povera è anche la famiglia della ragazza, che pur attratta dalla vita religiosa deve accantonare questo desiderio per contribuire al sostentamento dei suoi. A 18 anni, è una maestrina in una piccola città del sud. Col parroco, padre Woods, crea le prime due scuole cattoliche per l’istruzione gratuita, lottando contro la piaga dell’analfabetismo. Trova presto un gruppo di giovani pronte a farsi maestre senza paga, e con esse dà inizio al primo nucleo delle Suore di San Giuseppe del Sacro Cuore di Gesù, dette brevemente Giuseppine. Da Madre Mary, come presto viene chiamata la prossima Santa, tutte imparano a istruire i bambini, ma anche ad aiutare le loro famiglie e a essere “famiglia” per i detenuti dei quali nessuno si occupa. E’ Madre Mary che sa entrare da sola nella cella di un condannato a morte e a placarne gli istinti di paura e di odio, parlandogli e soprattutto ascoltandolo come forse nessuno ha mai fatto. Ai meriti si sommano le calunnie. La accusano di essere una sovversiva, perché in sostanza rifiuta di elargire denaro alle autorità. Purtroppo, la marea montante delle dicerie diventa più forte del bene compiuto e nel 1871 il vescovo di Adelaide la scomunica, cacciando le Giuseppine dalla città, salvo poi ritirare il provvedimento con tanto di scuse. Nel frattempo, Madre Mary ha ricevuto incoraggiamenti direttamente da Pio IX e ciò porterà al riconoscimento canonico del suo Istituto, di cui sarà Madre generale fino alla morte.

     
    Di tre anni più giovane di suor MacKillop è il Beato Andrea Bessette (1845-1937), canadese di Montreal. Orfano a 12 anni e poi emigrato negli Stati Uniti, impara ad onorare in modo particolare San Giuseppe. Tornato nella sua città, entra come fratel Andrea nella Congregazione della Santa Croce e gli viene assegnata la mansione di portinaio del collegio di Notre-Dame, che svolgerà per 40 anni. Ma è anche infermiere, barbiere, ortolano, e soprattutto un uomo di Dio. La sua devozione a San Giuseppe gli ottiene per intercessione del Santo straordinarie guarigioni e la sua cella diventa meta di un costante afflusso di gente di ogni condizione. Bollato come malaticcio da novizio, fr. Andrea muore 91.enne nel 1937 e per il Canada è giorno di lutto nazionale.

     
    Coetanea di Andrea Bassette è la spagnola Giovanna Giuseppa Cipitria y Barriola (1845-1912). Semianalfabeta, ben presto manifesta due particolari devozioni: all’Eucaristia e alla Vergine. Il frutto di questa spiccata interiorità si coglie nella predilezione per i poveri, con i quali divide cibo, vestiti e buona parte dello stipendio. In questa dinamica di vita l’idea della consacrazione religiosa matura rapidamente e più tardi, nel 1869, un’intuizione le schiude il cuore al progetto oggi diffuso in gran parte del mondo: la fondazione delle Suore Figlie di Gesù. Cambia il nome in Candida Maria e l’Istituto nasce a Salamanca nel 1871. Le sue consorelle si dedicano con lei all’educazione e all’istruzione delle bambine e delle giovani e Candida Maria, nonostante i suoi limiti intellettuali, è l’anima dell’opera che sostiene con un’assoluta fiducia, sempre esaudita, nella Provvidenza divina.

     
    Sempre a metà del 1800 nasce a Casoria, vicino Napoli, Giulia Salzano (1846-1929). Cresciuta in un orfanotrofio, diventa maestra elementare, ma alle sue capacità pedagogiche abbina un’intensa preparazione spirituale. Mentre insegna, organizza laboratori di cucito per l’arredamento delle Chiese povere e tale è la sua dedizione da suscitare apprezzamenti sia a livello ecclesiale che civile. La sua consacrazione religiosa avviene nel 1905 e poco prima aveva preso piede la fondazione delle Suore Catechiste del Sacro Cuore di Gesù. La futura Santa è una catechista ispirata e amorevole verso ogni categoria di persone, con una spiccata predilezione per il culto del Sacro Cuore di Gesù.

     
    Si colloca invece Camilla Battista Varano (1458-1524) è figlia di un principe Giulio Cesare Da Varano, signore di Camerino. Cresce a palazzo, tra i divertimenti che il rango gli assicurava. Eppure, già in quel clima di frivolezza si accende la scintilla della sua profondità spirituale. Tra gli 8 e i 10 anni, racconta lei stessa in una autobiografia, aveva fatto un voto, dopo aver ascoltato una predica del francescano Domenico da Leonessa, di versare una lacrima ogni venerdì in ricordo della Passione di Gesù. La promessa non sempre le riesce proprio per le atmosfere gaudenti che la circondano e che mal si conciliano con le esigenze dell’introspezione. Ma è questa natura di Camilla che alla fine si afferma. Sceglie il chiostro, osteggiata dal padre, ma alla fine la sua volontà è più forte di tutto. Veste l’abito francescano nel monastero di Santa Chiara di Urbino, prendendo il nome di suor Battista. Seguono anni di grande misticismo, la Passione di Cristo continua ad essere il suo punto di riferimento. Le traversie del suo casato la costringono alla fuga, poi ritorna a Camerino e vi rimane fino alla morte come badessa, divenendo un punto di riferimento per tutti, autorità civili e religiose.
     
    Otto anni dopo la morte di suor Battista, nasce in Polonia Stanislao Kazimierczyk. (1433-1489). Padre assessore municipale e madre casalinga, Stanislao studia nella parrocchia retta dai Canonici regolari Lateranensi. E’ l’incontro che segnerà la sua vita. Attorno ai 23 anni entra nell’Ordine e approfondisce con grande cura lo studio della Bibbia. E’ un uomo pratico, responsabile, ma quando diventa maestro dei novizi e più tardi dei giovani religiosi viene in evidenza il tratto d’eccellenza: quello dell’essere un grande maestro di spirito, molto stimato dai confratelli. Con la parola, e la coerenza della sua vita religiosa, combatte le derive insinuate dai primi venti dell’umanismo, corrente di pensiero chiusa alla trascendenza. Muore a 56 anni e nel giorno dei funerali, come attestano i documenti, hanno luogo molti miracoli, che si contano già a dozzine a un anno dalla morte.

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    Come Cristo, il sacerdote tenga fisso il suo cuore in Dio: torniamo sulla Lectio divina del Papa ai parroci della diocesi di Roma

    ◊   Vivere in comunione con Cristo, conformarsi alla volontà di Dio per amare il prossimo senza riserve: tanti gli spunti di meditazione offerti, ieri, da Benedetto XVI ai parroci della sua diocesi di Roma, riuniti in Vaticano per il tradizionale incontro quaresimale. Nella sua lectio divina incentrata sulla Lettera agli Ebrei, il Papa si è soffermato sulle conseguenze pratiche del sacerdozio regale di Cristo per la vita di ogni consacrato. Un evento particolarmente denso, ricco di spunti di riflessione, su cui torniamo oggi con il servizio di Alessandro Gisotti:

    Per essere realmente un uomo di Dio, il sacerdote “deve conoscere Dio da vicino”, deve vivere in comunione con Cristo. Benedetto XVI ha invitato i sacerdoti ad essere mediatori, a portare l’uomo a Dio, alla redenzione. Ma, è stato il suo richiamo, per far questo bisogna lasciarsi prendere per mano da Dio, entrare nel suo mistero d’amore:

     
    “Il nostro essere, la nostra vita, il nostro cuore deve essere fissato in Dio in questo punto dal quale non usciamo e che si realizza, si rafforza giorno per giorno anche con brevi preghiere nelle quali ci ricolleghiamo con Dio e diventiamo più uomini di Dio che vivono nella comunione di Dio e possono così parlare di Dio e guidare a Dio”.

     
    Il sacerdote come Cristo, ha detto il Papa, è chiamato ad entrare nella miseria umana, a prendere su di sé le sofferenze delle persone affidate a lui. E ha rivolto il pensiero al “vero umanesimo” che Cristo ci ha mostrato:

     
    “Certo il suo cuore è sempre fissato in Dio e vede sempre Dio, intimamente è sempre in colloquio con Dio, ma porta nello stesso tempo tutto l’essere, tutta la sofferenza umana entra nella passione, parlando, vedendo gli uomini che sono piccoli senza pastore”.

     
    Questa sofferenza, ha soggiunto il Papa, la vediamo nelle lacrime di Cristo, nell’angoscia al Getsemani, nel grido sulla Croce. Tutta questa sofferenza, ha detto, non però un qualcosa che è “accanto alla sua grande missione”. In realtà, proprio così Cristo “offre il sacrificio, fa il sacerdote”:

     
    “Diciamo giustamente che Gesù non ha offerto a Dio qualcosa, ma ha offerto sé e questo offrire sé si realizza proprio in questa compassione che trasforma in preghiera e in grido al Padre la sofferenza del mondo”.

     
    In questo senso, ha proseguito, “tutta la nostra compassione e la sofferenza di questo mondo così lontano da Dio, è atto sacerdotale”, “è offrire”. Quindi, ha messo l’accento sulla conformità con la volontà di Dio. Un’obbedienza che rappresenta “la verità del nostro essere, è la vera libertà”:

     
    “Gesù, portando l’uomo, l’essere uomo, in sé e con sé nella conformità di Dio, nella perfetta obbedienza e cioè nella perfetta conformazione tra le due volontà, ci ha redento e la redenzione ha sempre questo processo del portare della volontà umana nella comunione con la volontà divina”.

     
    Nella sua lectio, il Papa ha offerto le sue riflessioni anche sulla figura sacerdotale di Melchisedech. Con lui, ha osservato, un pagano entra nell’Antico Testamento. Una “figura misteriosa in cui appare la vera venerazione di Dio”. Anche il paganesimo, dunque, “è in via verso Cristo”:

     
    “Questo vuol dire che Cristo è la novità assoluta di Dio e nello stesso tempo è presente in tutta la storia, e attraverso la storia, va incontro a Cristo non solo la storia del popolo eletto che è la vera preparazione voluta da Dio, nella quale si rivela il mistero di Cristo, ma anche dal paganesimo si prepara il mistero di Cristo, vanno le vie verso Cristo e porta in sé tutto”.

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    Cerimonia celebrativa dei Patti Lateranensi con il presidente Napolitano e il cardinale Bertone

    ◊   “E’ andato tutto nel migliore dei modi possibili, in un’atmosfera di grande cordialità e di grande sintonia”. Il commento del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, raccolto dalla stampa, al termine degli incontri tra le maggiori cariche istituzionali dello Stato italiano e Chiesa Cattolica, svoltisi ieri pomeriggio all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, nell’ambito degli eventi celebrativi dei Patti Lateranensi, risalenti al 18 febbraio 1929 e dell’Accordo di modificazione del Concordato del 18 febbraio 1984. Presenti a Palazzo Borromeo da parte italiana il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il sottosegretario Gianni Letta e il ministro degli Esteri Franco Frattini; da parte vaticana il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, il sostituto per gli Affari generali mons. Fernando Filoni e il segretario per i Rapporti con gli Stati mons. Dominque Mamberti. Tra le altre autorità, i presidenti di Camera e Senato on. Gianfranco Fini e sen. Renato Schifani e il presidente e segretario della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco e mons. Mariano Crociata. (R.G.)

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    Padre Lombardi: nessuna lettera da parte di membri dell'Accademia per la Vita è giunta al Papa o al cardinale segretario di Stato

    ◊   Rispondendo a domande di giornalisti a proposito di una dichiarazione firmata da alcuni membri della Pontificia Accademia per la Vita, in cui si critica il presidente della stessa Accademia, il direttore della Sala Stampa ha osservato che tale documento non è giunto né al Santo Padre, né al cardinale segretario di Stato, che ne sembrerebbero i naturali destinatari, e che quindi stupisce e appare non corretto che a tale documento venga data una circolazione pubblica. Ha fatto anche notare che uno dei firmatari, il prof. Schooyans, non era presente alla recente assemblea plenaria dell’Accademia per la Vita, che sarebbe stata il luogo naturale per affrontare l’argomento.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il Papa pastore: in prima pagina, un editoriale del direttore sugli incontri di Benedetto XVI con i seminaristi e il clero di Roma.

    Il discorso integrale del Papa durante il tradizionale incontro di inizio Quaresima con i sacerdoti della diocesi di Roma.

    Come cambia il mondo: in prima pagina, un fondo di Ettore Gotti Tedeschi su crisi economica e spese militari.

    In rilievo, nell’informazione internazionale, il colpo di Stato in Niger.

    Promesse non mantenute: la Fao non ha avuto ancora niente dei 20 miliardi di dollari stanziati dai Paesi ricchi per combattere la fame.

    Nell’informazione vaticana, il discorso del cardinale Tarcisio Bertone alla riunione annuale di Rete Italia.

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    Oggi in Primo Piano



    Golpe militare in Niger: condanna dell'Unione Africana

    ◊   E’ arrivata la condanna dell'Unione Africana al colpo di Stato militare avvenuto ieri in Niger. Il presidente della Commissione dell'Ua, Jean Ping, ha "condannato la presa del potere con la forza", chiedendo un "ritorno rapido all'ordine costituzionale". Dopo una giornata di scontri, costata la vita ad almeno 4 persone, il presidente Mamadou Tandja è finito nelle mani dei soldati, che lo avrebbero imprigionato in una caserma fuori Niamey. I militari hanno preso il controllo di tutti i centri del potere e la zona attorno al palazzo presidenziale è al momento circondata da blindati. Un missionario delle Società delle Missioni Africane nella capitale, contattato dall’agenzia Fides, ha riferito che ora “la situazione è calma, le scuole sono aperte e non si notano particolari misure di sicurezza”. Sulla situazione in Niger, Giada Aquilino ha raggiunto telefonicamente a Niamey Paolo Giglio, console onorario per l’Italia nel Paese africano, che vive nella capitale dal 1985:

    R. – Si sapeva già da qualche tempo che la situazione politica era tesa, anche se non si pensava si arrivasse a tanto. Però, durante un consiglio dei ministri straordinario, quando tutti i ministri erano riuniti alla presidenza, i militari hanno preso il potere.

     
    D. – Perché c’è stato questo colpo di Stato?

     
    R. – Perché il Paese stava diventando instabile e poi anche perché probabilmente ci sono interessi importanti dietro: petrolio, uranio, minerali.

     
    D. – Che Paese è, oggi, il Niger?

     
    R. – E’ un Paese di un milione e 200 mila chilometri quadrati, è l’ultimo Paese del mondo nella scala delle Nazioni Unite ed è il Paese più povero al mondo. La popolazione vive con meno di un dollaro al giorno: penso che per la gente, colpo di Stato o non, cambi poco.

     
    D. – E’ il quarto colpo di Stato dal 1974 ad oggi …

     
    R. – Sì. Ci sono sempre stati colpi di Stato ‘soft’, nel senso che non si parla di colpi di Stato con centinaia di morti; l’Unione Africana ha comunque già condannato il golpe.

     
    D. – Che aiuto servirebbe a livello internazionale?

     
    R. – Servirebbe di più appoggiare il Paese a livello rurale perché tutti imparino a leggere e scrivere, imparino a guadagnare qualcosa di più e poi magari le cose cambieranno anche alla testa dello Stato.

     
    Alla fine dell’anno scorso, il presidente Tandja, al potere da 10 anni, aveva sciolto il Parlamento e la Corte Costituzionale dopo aver ottenuto il prolungamento del suo mandato per altri tre anni, grazie ad un referendum che aveva portato ad una nuova Costituzione. L’opposizione aveva boicottato la consultazione popolare, denunciando un colpo di Stato da parte dello stesso Tandja. Anche la comunità internazionale aveva condannato il provvedimento presidenziale. Per approfondire la realtà sociopolitica del Niger, Giada Aquilino ha intervistato anche Raffaello Zordan, della rivista comboniana Nigrizia:

    R. – Il Niger, ex-colonia francese, è uno dei tanti Paesi che, pur avendo una Costituzione propria ed essendo autonomo e indipendente è sempre stato all’esterno ostaggio di operazioni di sfruttamento economico e di sottomissione, anche dal punto di vista istituzionale. Dal punto di vista interno, non è mai riuscito ad esprimere un gruppo dirigente che volesse veramente governare il Paese, dando la possibilità a tutti di avere una vita decente. Il Niger, oggi, è uno dei Paesi che ha forti difficoltà economiche: la gente vive in estrema povertà, anche se avrebbe delle potenzialità. Avrebbe la possibilità attraverso le materie prime che possiede – prima di tutto l’uranio – di darsi un assetto economico più stabile di quello che ha.

     
    D. – Qual è il ruolo della comunità internazionale?

     
    R. – La comunità internazionale fatica ad entrare nel mezzo di queste cose. Teniamo conto che nella Repubblica Democratica del Congo c’è un Contingente molto forte dell’Onu che sta tentando di controllare una situazione anche lì complicata, pure se il processo di democratizzazione si è avviato a partire dal 2004 e ci sono state le elezioni nel 2006. La comunità internazionale sta agendo in altre situazioni e il Niger è un po’ lasciato nell’ombra. Però, una delle partite si gioca all’interno, cioè con il gruppo dirigente e non tanto e non solo con un intervento della comunità internazionale, che può 'tamponare' delle situazioni ma poi è il Paese che deve darsi un assetto.

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    Dura reazione della Cina all'incontro tra Obama e Dalai Lama

    ◊   Dura la reazione della Cina all’incontro di ieri alla Casa Bianca tra il presidente statunitense Obama e il Dalai Lama. Pechino, esprimendo la sua insoddisfazione, ha parlato di “violazione delle norme internazionali” ed ha chiesto a Washington di fare un primo passo per ricucire i rapporti “seriamente danneggiati”. Da parte sua, Obama ha espresso forte sostegno per il rispetto dei diritti umani dei tibetani in Cina e per la protezione dell’identità religiosa, culturale e linguistica del Tibet. Il servizio di Elena Molinari:

    La Cina ha subito reagito affermando di essere fortemente insoddisfatta per l’incontro, che costituirebbe una violazione dell’impegno Usa a non sostenere l’indipendenza del Tibet. Obama, che non aveva incontrato il Dalai Lama in occasione del suo precedente viaggio a Washington proprio per non irritare Pechino, stavolta è andato fino in fondo, anche se con un Protocollo contenuto. Il Dalai Lama non è stato infatti ricevuto nello Studio Ovale, riservato ai capi di Stato e di governo, e il colloquio è stato strettamente chiuso ai reporter. Il leader religioso tibetano, inoltre, ha detto – uscendo dalla Casa Bianca – che il colloquio è stato centrato sulla pace, i valori umani e l’armonia religiosa e non sulla politica. Ma nulla è servito a domare le critiche della Cina e così la lista dei motivi di tensione fra Stati Uniti e Cina continua ad allungarsi: oltre alle numerose dispute commerciali e valutarie, sui diritti umani, i rapporti tra Washington e Pechino sono stati turbati dalla recente decisione americana di vendere a Taiwan armi per sei miliardi e mezzo di dollari.

     
    Si allunga dunque la lista dei problemi che caratterizzano il contenzioso tra Cina e Stati Uniti. Un braccio di ferro che rischia di avere forti conseguenze sullo scenario internazionale. Ecco l'opinione di Paolo Mastrolilli, esperto di questioni americane del quotidiano La Stampa, intervistato da Stefano Leszczynski:

    R. – Gli analisti di politica estera americana ritengono che gli Stati Uniti abbiano un rapporto pragmatico nei confronti della Cina e quindi non si aspettano effetti negativi troppo significativi, perché questo non è negli interessi di nessuno dei due Paesi. Però, naturalmente, ci sono possibilità serie di incomprensione. La prima riguarda l’Iran: la Cina è contraria a nuove sanzioni e potrebbe bloccarle all’Onu; nello stesso tempo, ci sono interessi economici molto forti tra i due Paesi. La Cina è il secondo detentore al mondo dei buoni del tesoro americani: ne ha per circa 800 miliardi di dollari. Se cominciasse a venderli, naturalmente, potrebbe creare una situazione economica difficilmente sostenibile per Washington. Poi ci sono altre questioni come la libertà di espressione su Internet che è stata anche questa al centro della discussione tra i due Paesi, e anche azioni fatte da Pechino contro dissidenti.

     
    D. – La Cina ha accusato gli Stati Uniti di non rispettare l’accordo riguardo al sostegno di Washington per l’indipendenza del Tibet …

     
    R. – Intanto, il presidente Obama, la Casa Bianca si sono preoccupati di far capire che loro non sostengono l’indipendenza del Tibet; questo era semplicemente un incontro con un leader religioso che si è svolto in una cornice particolare: non – appunto – nello Studio ovale, dove il presidente in genere accoglie gli altri capi di Stato. Esiste una politica degli Stati Uniti di "una sola Cina", che in sostanza si ripete dall’epoca dell’amministrazione Nixon, con la quale Washington si è impegnata a non riconoscere l’indipendenza di Taiwan e, di conseguenza, anche a non riconoscere altri movimenti indipendentisti che potrebbero rompere l’unità del Paese. In questo quadro, dovrebbe rientrare anche l’impegno da parte degli Stati Uniti a non riconoscere l’indipendenza del Tibet. Ma, appunto, il presidente Obama ha tenuto a sottolineare che non era questo il significato dell’incontro con il Dalai Lama.

     
    D. – Obama ha dato pieno sostegno alla tutela linguistica, culturale e identitaria del Tibet …

     
    R. – Il presidente ha chiarito che sostiene l’attività del Dalai Lama a favore dei diritti umani e della pace e della libertà religiosa; quindi si è fermato un attimo prima di sostenere il movimento indipendentista tibetano. Però, naturalmente, nel richiamare la Cina al rispetto di questi diritti all’interno del proprio territorio, pone una questione fondamentale per Pechino.

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    Intervista a don Massimo Serretti a conclusione dei suoi commenti al Vangelo della Domenica

    ◊   Ci ha guidato per tre anni nell’ascolto del Vangelo della Domenica: don Massimo Serretti, docente di Dogmatica alla Pontificia Università Lateranense, ha concluso - per la Radio Vaticana - il ciclo triennale di commento alla Parola della Liturgia domenicale. Da domani ascolteremo le riflessioni del padre carmelitano Bruno Secondìn, professore di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana. A don Massimo Serretti va il nostro più sentito ringraziamento per la sua collaborazione. Oggi è ancora ai nostri microfoni. Sergio Centofanti gli ha chiesto come leggere il Vangelo perché diventi vita vissuta:

    R. – La Parola di Dio, di per sé, è una parola viva: “Le mie parole sono Spirito e vita”; e dunque, credo che si tratti soprattutto di accostarcisi in maniera veritiera, perché quando questo avviene non si pone il problema della traduzione nella vita. E dunque, non si tratta di “impadronirsi” della Parola di Dio per poi tradurla nella vita, ma si tratta piuttosto di lasciarsi prendere, di lasciarsi invadere dalla infinità di questa Parola di Dio.

     
    D. – Il Papa, recentemente, ha ribadito che la fede non è un moralismo. Cosa significa nel contesto della lettura, dell’interpretazione della Bibbia?

     
    R. – La fede di per sé è una virtù teologale, quindi è un’opera dello Spirito in noi. Il moralismo rappresenta una riduzione gravissima della vita cristiana, in quanto – appunto – ritiene di poter ridurre ad uno schema quello che in realtà non è uno schema ma è una sequela di una Persona. Perché poi la differenza tra lo schema moralistico e la sequela della Persona è data proprio dalla diversità totale della dinamica che in queste due situazioni si viene a definire. La sequela di una persona non può mai essere schematica, proprio perché è sequela di un altro. Se uno segue con verità, in verità, Gesù Cristo non può mai sapere dove Gesù Cristo in quel momento e in quella data situazione lo condurrà; se uno lo sa – e il moralista lo sa – non sta seguendo Gesù Cristo: sta seguendo un ideale religioso o una religiosità o una schematizzazione di quello che Gesù Cristo ha detto e sta prendendo Gesù Cristo – come facevano gli illuministi della prima e della seconda ora – come un maestro di morale.

     
    D. – Quali sono i principali rischi da evitare nell’affrontare le Scritture?

     
    R. – Per rispondere alla domanda che lei pone, bisognerebbe ripercorrere un po’ la vicenda che nella Chiesa cattolica si è verificata dal Vaticano II – dalla “Dei Verbum” – fino ad oggi; lo scenario presenta luci ed ombre: presenta delle luci, perché c’è stata una grande riscoperta della Parola di Dio, quindi della Sacra Scrittura. Insieme a questo sono ancora presenti sul campo alcune forme di riduzione, di biblicismo, di logocentrismo, che sono riduttive proprio perché non tengono presenti le tre grandi dimensioni cattoliche: Magistero, Tradizione e Scritture, e quindi isolano la Scrittura. Quando la Scrittura si isola – “sola Scriptura” – la Scrittura diventa sola, cioè diventa solitaria e quindi assume contorni che non sono di esaltazione maggiore della Scrittura, ma di perdita di valore e di vita. Quindi, si tratta di intendere la Parola quale è: cioè parola pronunciata da un soggetto e che rimanda a quel soggetto. La Parola di Dio è importante perché è di Dio, quindi rimanda a Dio. La feticizzazione della Parola annulla il significato della Parola stessa, che è quello di rispondere a Colui che questa Parola ha pronunciato. Dice Agostino che tutta la Sacra Scrittura è una lettera d’amore di Dio all’umanità. E nella lettera d’amore, l’amato – colui che la riceve – non si attacca alla lettera, ma tiene la grande preziosità della lettera in riferimento a Colui che l’ha spedita. E quindi serve – la lettera – per legarsi di più a Dio.

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    In arrivo sul grande schermo "Invictus" di Clint Eastwood

    ◊   Un momento decisivo nella storia del Sudafrica del dopo-apartheid fu quello vissuto il 24 giugno 1995 sugli spalti dell’Ellis Park Stadium di Johannesburg nel corso della partita finale del Campionato mondiale di rugby, in cui vinse la squadra sudafricana. Clint Eastwood ricostruisce nel film “Invictus” con grande intensità quegli incredibili avvenimenti, sui quali si staglia la figura di Nelson Mandela, il presidente che è stato il fautore della riconciliazione nazionale. Il film, presentato ieri sera in anteprima, arriverà sugli schermi in Italia venerdì prossimo. Il servizio di Luca Pellegrini.

    (trailer: "Anche il perdono incomincia qui. Il perdono libera l'anima, cancella la paura. Ecco perché è tanto potente, come arma!)

     
    Ricostruire una nazione dal passato “sconcio” puntando sul coraggio incisivo del perdono e la forza propulsiva dell’ispirazione. Questi sentimenti sono le leve sulle quali Nelson Mandela ha fatto forza per sottrarre il suo Paese dal baratro, ricostruirlo socialmente e politicamente, dargli un possibile futuro di coesistenza e coabitazione tra etnia bianca e nera. E il cinema morale di Clint Eastwood, in un momento particolarmente teso della politica mondiale, così densa di proclami belligeranti e intolleranti, non ne poteva dimenticare l’impatto propedeutico, la necessità storica, il dovere del ricordo. Così, per non raccontare direttamente gli avvenimenti sudafricani dei primi anni Novanta che hanno visto nascere la cosiddetta “nazione arcobaleno” e rendere contemporaneamente doveroso omaggio a un protagonista della scena mondiale, Mandela appunto, ha preso come pretesto l'indimenticabile partita di rugby disputata nella finale dei Campionati Mondiali del ’95, nel corso della quale la vittoriosa squadra degli Springboks capitanata da Francois Pienaar – nel film Matt Damon in gran forma - simbolo dell’apartheid che fu, diventa il veicolo per una collettiva pacificazione e la riconquistata unità nazionale. Un miracolo ciò che accadde allora, come sempre raccontato con afflato quasi umanistico e disposizione umile da Eastwood, cifra stilistica e cinematografica con la quale cerca la verità, caricando sulle spalle del bravissimo Morgan Freeman, personalmente scelto da Mandela, la responsabilità di interpretarlo con il massimo della verosimiglianza.

     
    “Invictus”, però, non è soltanto un film storico e politico, ma è un film sportivo, nel quale si cesella perfettamente l’alto valore umano e sociale racchiuso in ogni autentica e onesta competizione. Qui è il rugby, uno sport spettacolare, a tratti rude, ma fortunatamente lontano da quelle manifestazioni violente e aggressive che identificano il tifo, ad esempio, del calcio in molti paesi del mondo. Sembra quasi che la purezza competitiva del rugby, descritto con grande maestria di camera nel film, sia il veicolo perfetto per depurare una nazione affetta da divisioni, risentimenti e precarietà di senso civile. Solo un regista perfettamente equilibrato e illuminato come Eastwood poteva riuscire a evitare le trappole di una pericolosa retorica, ricavando, invece, un film volutamente semplice e decisamente rigoroso. Dove si avverte l’ansia di un Presidente eletto dopo 27 anni di duro carcere, che non ha mai dimenticato le parole finali di una poesia di William Ernest Henley fissate nella mente in quel terribile periodo: “Io sono il padrone del mio destino: Io sono il capitano della mia anima”. Due versetti che sono diventati le ragioni del suo sperare e il motto del suo buon governo, mentre sul prato di uno stadio si stava disputando una partita incredibile.

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    Chiesa e Società



    Mons. Warduni: “Fermate il massacro di cristiani a Mosul!”

    ◊   “Noi cristiani siamo vittime innocenti, non abbiamo mai fatto del male a nessuno, vogliamo solo vivere in pace nel nostro Paese. Se vogliono sradicarci dalla nostra terra lo dicano, altrimenti ci lascino in pace”. E’ quanto ha detto mons. Shlemon Warduni, vicario patriarcale caldeo di Baghdad, esprimendo tutto lo sconforto per quanto sta accadendo alla comunità cristiana di Mosul. Negli ultimi giorni sono stati uccisi quattro fedeli. “E’ una situazione tragica – racconta mons. Warduni al sito Baghdadhope – e mi appello a Dio perché apra le menti ed i cuori di chi compie questi delitti contro il bene e la verità”. Il presule si è rivolto anche a chi ha il dovere di proteggere i cittadini cristiani, ‘cittadini’ come tutti gli altri, con gli stessi doveri e diritti: il governo locale, ma soprattutto il governo nazionale iracheno, che secondo mons. Warduni “non sta facendo nulla per fermare questo massacro”. Un accorato appello il vicario patriarcale caldeo di Baghdad lo lancia anche alla comunità internazionale perchè “faccia pressione sui propri governi e questi, a loro volta, la facciano sul governo iracheno”. “In particolare – aggiunge - mi rivolgo alla comunità irachena cristiana che vive negli Stati Uniti e che soffre per quanto sta succedendo in Iraq: scrivete ai vostri delegati al Congresso, riportate presso il governo americano le nostre richieste di aiuto”. “La comunità irachena cristiana – conclude mons. Warduni - non deve morire. Aiutateci a vivere e a continuare non solo a testimoniare il Vangelo come facciamo da secoli, ma anche a rimanere ciò che siamo: iracheni!". (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    Lettera pastorale di Quaresima del vescovo di Hong Kong

    ◊   Gli insegnamenti della Sacra Scrittura e del Papa, l’esperienza spirituale personale e gli esempi dei Santi sono stati indicati ai fedeli da mons. John Tong, vescovo della diocesi di Hong Kong, per una continua conversione, che accresca la loro vita spirituale al fine di poter celebrare la Santa Pasqua insieme al Salvatore Gesù Cristo. Secondo quanto riferisce il sito del Kong Ko Bao, il bollettino diocesano in versione cinese, la lettera pastorale per la Quaresima 2010 del vescovo di Hong Kong sottolinea la conversione, la giustizia e soprattutto la giustizia sociale, come ha raccomandato il Papa nel suo Messaggio. Mons. Tong – rende noto la Fides - ha anche condiviso la sua esperienza personale: “San Giovanni è il mio Santo patrono, quindi oltre al digiuno, alla preghiera ed all’elemosina, durante la Quaresima personalmente mi piace leggere il Vangelo di San Giovanni…, soprattutto i sette miracoli…. per riflettere sulle sfide e sulle grazie della mia vita”. In questo Anno Sacerdotale, la lettura del Vangelo di Giovanni “mi invita a promuovere le vocazioni, a pregare per le vocazioni”. Infine, mons. Tong ha esortato i fedeli “a fare un passo in avanti, attraverso la lettura e la meditazione della Sacra Scrittura, per vivere una vita trascendente abbondante. Solo così potremo celebrare la Santa Pasqua”. (A.L.)

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    Domani a Lisbona manifestazione in favore della famiglia

    ◊   Una “manifestazione in favore della famiglia tradizionale” e per “dare visibilità all’indignazione di migliaia di cittadini nei confronti della recente legge che permette il matrimonio tra persone del medesimo sesso”. Ad organizzarla domani, a Lisbona, è la Piattaforma Cittadinanza e Matrimonio (www.casamentomesmosexo.org), cui fa parte anche la Federazione portoghese per la Vita, presieduta da Isilda Pegado. “Vogliamo dare visibilità alle numerose e diverse sollecitazioni di protesta che sono emerse nella società”, afferma Pegado ricordando che i promotori della manifestazione avevano già raccolto oltre 90.000 firme a favore di un referendum consultivo. “Di fronte alla mancanza di considerazione della cittadinanza e alla reiterata volontà del governo di sottrarsi ad un pubblico dibattito, il popolo portoghese intende ora mostrare tutta la sua indignazione”. “L’iniziativa - spiega Pegado, le cui parole sono state riprese dal Sir - vuole essere soprattutto una manifestazione simbolica di libertà, in difesa del matrimonio e della famiglia tradizionale, per mettere in discussione il modello di società che la nuova legge tenta di imporre e un’etica di regime basata sull’omosessualità”. La Conferenza episcopale portoghese ha dichiarato di guardare “con simpatia” alla manifestazione, che si concluderà con una “Festa della Famiglia”. (A.L.)

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    In Asia 17 milioni di nuovi poveri a causa della crisi globale

    ◊   In Asia la crisi economica mondiale ha colpito soprattutto i settori delle esportazioni e del turismo provocando gravi ripercussioni nell’occupazione. Secondo un rapporto presentato mercoledì scorso a Manila dall’Asian Development Bank e dall’Onu la perdita del lavoro nel 2009 ha creato 17 milioni di nuovi poveri. Il crollo degli investimenti negli Stati esteri – spiega Noeleen Heyzer, direttrice della Commissione economica e sociale per l'Asia e il Pacifico delle Nazioni Unite – ha coinvolto soprattutto i migranti causando una sensibile diminuzione delle rimesse che sostengono la crescita di molti Paesi dell’Asia. I governi – aggiunge Akay Chibber, direttore del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite per l’Asia – hanno inoltre puntato troppo sulla crescita economica. Ma non si sono posti il “problema di come la crescita sia stata distribuita tra la gente”. Secondo il rapporto anche le misure economiche adottate per combattere la crisi alimentano la povertà. Sono concentrate solo sul mantenimento della crescita economica e non sostengono settori della società che hanno ancora bisogno di essere sviluppati. Nello studio, ripreso da AsiaNews, si sottolinea invece che gli stimoli fiscali anti crisi dovrebbero avere una componente destinata alla spesa sociale, in modo da consentire sia il mantenimento degli standard di crescita dell’economia sia il miglioramento delle condizioni della popolazione. I governi dei Paesi dell’Asia – afferma mons. Broderick S. Pabillo, vescovo ausiliare di Manila – “devono destinare più fondi ai poveri in modo da sostenere le famiglie attraverso la formazione”. Una delle strade per poter ridurre l’eguaglianza sociale – aggiunge il presule – “’è un’equa distribuzione delle risorse così da avere una riduzione della povertà nel lungo periodo”. (A.L.)

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    Allarme gelo in Mongolia: morti due milioni di animali

    ◊   Pesanti nevicate, tempeste di vento e temperature fino a 35 gradi sottozero. Sono le condizioni estreme dell’inverno in Mongolia. Neve e gelo hanno colpito vaste aree del Paese e il bestiame muore per fame e freddo. I pastori nomadi, un terzo della forza lavoro del Paese, rischiano di perdere tutto. Le Nazioni Unite parlano di “disastro umanitario”. Ad essere colpite sono 19 delle 21 province dello Stato asiatico. Secondo la Fao, moriranno non meno di 4 milioni dei 144 milioni di animali. Per allevatori e pastori si tratta di una grave emergenza. Le più vulnerabili sono le famiglie con piccoli allevamenti: la Fao ha visitato otto province e constatato che 21 mila famiglie di allevatori hanno perso almeno il 50% del bestiame. Vari Paesi, come Cina e Australia, hanno mandato aiuti. Ma i pastori sono dispersi nel territorio ed è difficile raggiungerli, anche per le ripetute pesanti nevicate che isolano interi villaggi. Lo Stato cerca di arginare l’emergenza ma gli aiuti sono insufficienti “anche a causa della vastità del territorio”, scrive padre Ernesto Viscardi, superiore dei missionari della Consolata in Mongolia. (A.L.)

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    Inquinamento: i 15 luoghi più tossici del mondo

    ◊   L'inquinamento colpisce ormai l'intero pianeta, ma sono 15 le località che si aggiudicano la “maglia nera” di “luoghi più tossici” del mondo. Al primo posto nella lista pubblicata sul sito Mother Nature Network (www.mnn.com) compare Chernobyl, la città dell'Ucraina teatro del disastro nucleare del 1986, il peggior incidente mai accaduto nella storia. Al secondo posto Citarum River, in Indonesia, il fiume più inquinato del mondo. Circa 5 milioni di persone vivono lungo le sue rive. Nella lista compare anche un tratto di mare. Si chiama The North Pacific Gyre, l'isola di spazzatura grande due volte il Texas che galleggia sul Pacifico. La situazione è preoccupante anche nella città cinese di Linfen, la più inquinata del mondo dove il bucato diventa nero prima di asciugare. Segue Rondônia, uno Stato nel nord-ovest del Brasile che è una delle regioni con la maggior deforestazione. Nella lista compare anche l’India con lo Yamuna River, il più grande affluente del Gange che scorre vicino a Delhi e ne raccoglie il 58% dei rifiuti. Ci sono poi luoghi dove l’inquinamento mette a seriamente a rischio la vita. Nella città mineraria nelle Ande peruviane, La Oroya, il 99% dei bambini ha nel sangue un tasso di veleni oltre i limiti. Lake Karachay, in Russia, ha un livello di radiazioni talmente alto da essere letale dopo un’ora di esposizione. Nella lista compare inoltre Haiti, Paese una volta ricoperto per il 60% da foreste. Oggi questa percentuale si è abbassata al 2% e rende ancora più drammatici gli effetti di calamità naturali come i terremoti. In Zambia, piombo e cadmio hanno contaminato le colline di Kabwe dopo anni di sfruttamento minerario. L'estrazione del carbone ha inoltre provocato lo sbancamento delle montagne in Appalachia, West Virginia. Dzerzhinsk, in Russia, è anche nel libro dei Guinness per l’elevato inquinamento chimico, con un tasso di mortalità che nel 2003 ha superato il tasso di nascite del 260%. Riachuelo Basin, in Argentina, è un corso d’acqua sulle cui rive sono situate oltre 3500 fabbriche, 13 slums, 42 discariche. L'ultimo dei luoghi inseriti nella lista è l'orbita della Terra, affollata da rifiuti spaziali, tra cui detriti di satelliti. (A.L.)

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    Filippine: la siccità minaccia i raccolti

    ◊   Caldo intenso, siccità prolungata, terra arida: è sempre più difficile la situazione per i contadini delle Filippine. Vasti appezzamenti di terra incolta avanzano nei campi di mais della Valle di Cagayan e a Pangasinan. Le risaie sono diventate aride a Isabela, Bulacan, Pangasinan, Ilocos Norte, Camaires Sur, Negros, Davao e in altre province. Secondo il quotidiano “Philippine Daily Inquirer”, all’origine dell’inconsueta siccità registrata in molte regioni asiatiche ci sono le anomalie di ‘Niño’, il fenomeno meteorologico collegato allo spostamento di correnti d’acqua calda da ovest a est del pianeta. In alcune regioni filippine colpite dalla siccità è stato decretato lo stato di calamità naturale per consentire agli amministratori locali di sbloccare fondi in sostegno all’agricoltura. Nella regione centrale delle Western Visayas, circa 13.000 ettari di risaie sono andati distrutti a causa della mancanza d’acqua e altri 42.000 sono a rischio. In quella di Pangasinan – rende noto la Misna - il terreno del villaggio di Carmen alluvionato solo tre mesi fa, ora si è completamente inaridito. (A.L.)

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    Messaggio di Ban Ki-moon per la Giornata mondiale della Giustizia sociale

    ◊   “La mancanza di giustizia sociale è da considerarsi un oltraggio, per ognuno di noi”. Cosi il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, alla vigilia della seconda Giornata mondiale della Giustizia sociale, che verrà celebrata domani. Da qui l’invito ad unire gli sforzi “per creare un mondo più stabile, equo e sicuro”. “Il perseguimento della giustizia sociale per tutti - scrive in un messaggio Ban Ki-moon - è un punto fondamentale nella missione delle Nazioni Unite volta a promuovere lo sviluppo e la dignità umana”. “La giustizia sociale - sottolinea ancora il segretario generale dell’Onu - si basa su principi di equità, uguaglianza, rispetto per la diversità, accesso alla protezione sociale e rispetto dei diritti umani in tutte le sfere della vita, anche sul posto di lavoro”. Principi “più che mai importanti – sottolinea - ora che ci troviamo ad affrontare le conseguenze della crisi finanziaria ed economica mondiale, che hanno portato a un aumento significativo della disoccupazione e della povertà, gravando sull’integrazione sociale. Le principali economie del mondo – prosegue il messaggio - stanno cominciando a uscire da questa recessione globale. Dobbiamo assicurarci che la gente nel mondo possa fare altrettanto. Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio sono uno strumento fondamentale delle Nazioni Unite per promuovere giustizia sociale e sviluppo, per favorire i più poveri e i più vulnerabili. Siamo a due terzi del cammino rispetto alla scadenza prefissata e prevediamo quest'anno di intensificare il nostro impegno, partendo dal Vertice di settembre sugli Obiettivi del Millennio, al fine di aiutare i Paesi nel raggiungimento di questi obiettivi vitali”. “Nella Giornata mondiale della giustizia sociale - conclude Ban Ki-moon - cogliamo l’occasione per rinnovare il nostro impegno in questa importante causa e riconoscere che, nonostante alcuni progressi siano stati compiuti, c’è ancora molta strada da fare”. (R.G.)

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    Medici Senza Frontiere denuncia violenze in Bangladesh contro i Rohingya

    ◊   Oltre 6 mila persone di etnia Rohingya, minoranza musulmana tra le più perseguitate al mondo, sono arrivate dallo scorso ottobre in un improvvisato campo profughi nel Bangladesh orientale, riportando testimonianze di abusi subiti da parte delle autorità bengalesi. Lo ha denunciato ieri l'organizzazione Medici Senza Frontiere (Msf), in una conferenza stampa a Bangkok, appellandosi al governo di Dhaka affinché ''ponga fine alle violenze e garantisca una maggiore protezione'' ai Rohingya, e in tal senso si adoperi l’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati. ''Le persone che continuano ad arrivare, 2 mila di loro solo nel mese di gennaio, sono impossibilitate a lavorare e non ricevono aiuti alimentari”, ha dichiarato Paul Critchley, responsabile della missione di Msf in Bangladesh, dicendosi estremamente preoccupato. I Rohingya, originari della Birmania sud-occidentale, subiscono continue discriminazioni in patria, da dove in decine di migliaia emigrano affidandosi ad imbarcazioni di fortuna. Ma anche quando arrivano nei Paesi vicini, la loro situazione rimane difficile. Il Bangladesh ha concesso lo status di rifugiato a 28 mila su 250 mila Rohingya ma le autorità applicano periodici giri di vite con l'assenso della popolazione, che li considera pericolosi rivali per i lavori a basso costo. La Thailandia, che proprio ieri ha espulso 200 persone appartenenti a questa etnia, un anno fa provocò scalpore rispedendo in mare centinaia di Rohingya intercettati sulle sue coste, dopo averli legati su precarie zattere e si calcola che almeno in 300 morirono in quelle circostanze. (R.G.)

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    Commozione in Cile per la morte del padre gesuita Renato Poblete

    ◊   Profonda commozione e dolore in Cile per la morte, ieri, del sacerdote gesuita padre Renato Poblete. Tra molte attività, nella sua lunga vita pastorale fu cappellano e segretario esecutivo del “Hogar de Cristo”, istituzione assistenziale fondata da padre Alberto Hurtado, canonizzato il 25 ottobre 2005. “Era un grande sacerdote, lascia la sua impronta umana e pastorale a molte generazioni di cileni”, ha dichiarato il presidente uscente del Paese, la signora Michelle Bachelet. Di lui, ha aggiunto, ricorderemo la grande umanità e il suo senso meraviglioso della solidarietà, virtù che ha saputo trasfondere in mille opere. “L’omaggio migliore che possiamo rendere a padre Poblete – ha affermato Michelle Bachelet - è quello di rinnovare il nostro impegno, che era anche suo, di costruire un Paese giusto, solidale e per tutti”. Da parte sua, il presidente eletto Sebastián Piñera, molto addolorato, ha aggiunto che padre Poblete “era già santo” e così “sarà ricordato dal popolo cileno e dai tanti, tantissimi che hanno conosciuto la sua amabilità e il suo impegno pastorale”. In segno si lutto, ha detto Sebastián Piñera, “sospenderò per 48 ore tutti i miei impegni pubblici”. La Chiesa cilena, nelle parole dell’arcivescovo di Santiago, cardinale Francisco Javier Errázuriz, ricorda che “l’eredità di padre Renato Poblete rimane nel suo amore verso i poveri, nel senso della giustizia che insegnava, nel desiderio di amicizia che diffondeva e nel suo grande impegno in favore di una nazione giusta e riconciliata”. Il presule ha anche ricordato che padre Poblete resterà nel cuore del Paese e in particolare dei meno abbienti come un “vero maestro e amico che invitava sempre ad assumersi le proprie responsabilità”. Padre Renato Poblete è morto ieri mattina, all’improvviso, a causa di un infarto cardiaco. Nel settembre scorso era stato molto festeggiato dopo la consegna da parte del presidente della Repubblica del “Premio Bicentenario” che si concede a figure illustri degli ultimi due secoli di storia repubblicana. Dalla fine del 2000 padre Poblete, che aveva 85 anni, aveva molto diminuito le sue attività pubbliche per dedicarsi, come egli diceva, “alla preghiera, alla meditazione e a preparare il bilancio che tutti dobbiamo presentare”. I funerali si terranno oggi alle 18; padre Poblete sarà seppellito nel cimitero del Municipio “Padre Hurtado” dove risiedeva. (A cura di Luis Badilla)

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    Per la Quaresima il Vangelo anche in formato digitale

    ◊   Per avvicinare ai giovani il linguaggio del cristianesimo nasce a Padova il Vangelo su codice a barre, leggibile dai cellulari di nuova generazione. L'iniziativa, promossa in occasione della Quaresima, è del portale “www.diweb.it” e del Liceo della comunicazione “Maria Ausiliatrice” di Padova. Il codice a barre leggibile con i più moderni telefonini contiene salmi in formato digitale e un Vangelo elettronico. Grazie al web verrà proposto a tutti i navigatori tramite il portale dell’associazione “Connettiamoci” (www.diweb.it), diretto da don Marco Sanavio, esperto di new media per la diocesi padovana. “L’idea da cui partiamo – spiega don Marco Sanavio - è semplice: si tratta di comunicare il messaggio di Gesù nei linguaggi più vicini ai giovani”. “L’entusiasmo degli studenti del liceo dove stiamo sperimentando questa proposta ci fa ben sperare per la sua diffusione in internet”. La proposta verrà presentata su un nuovo supporto wireless, una sorta di leggio elettronico multifunzione. “E' una specie di I-Pad studiato per le attività religiose - aggiunge don Sanavio - che favorisce una compatibilità tra tecnologia e spiritualità assolutamente interessante”. (A.L.)

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    “L’Amore Cura”: campagna di raccolta fondi per la ricerca contro il cancro infantile

    ◊   “L’Amore Cura”: c’è tempo fino a domenica prossima per aderire con un sms o una telefonata da rete fissa al numero 45504, del costo di 2 o 5 euro, alla campagna di solidarietà promossa nell’ambito della settimana di sensibilizzazione sui problemi del cancro infantile, promossa dalla Federazione italiana delle associazioni di genitori di bambini onco-ematologici (Fiagop), in collaborazione con l’Associazione di ematologia e oncologia pediatrica (Aieop). L'iniziativa è stata lanciata lunedì scorso in Campidoglio, in occasione della VII Giornata mondiale conto il cancro infantile, ed è supportata da un Convegno a carattere scientifico e divulgativo sulla drammatica realtà che investe tante famiglie. Per questo la Fiagop ha indetto un concorso pubblico per l’assegnazione di una Borsa di studio di durata biennale sui tumori pediatrici cerebrali, con scadenza 7 maggio 2010, presso i laboratori del dott. Antonio Iavarone della Columbia University, borsa di studio che verrà finanziata con la raccolta fondi tramite Sms. Per ogni informazione in merito è possibile consultare il sito www.fiagop.it (R.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    L'Aiea: Iran vicino all'arma atomica. Teheran smentisce

    ◊   Il timore che l’Iran stia lavorando alla costruzione di armi atomiche è sempre più concreto, dopo le serie preoccupazioni espresse dall’Agenzia Internazionale per l’energia atomica (Aiea), nel suo ultimo Rapporto. Immediata e stizzita la reazione di Teheran, che definisce senza fondamento le conclusioni dell’Aiea. Alle Nazioni Unite, tuttavia, prende sempre più corpo l’ipotesi di un nuovo round di sanzioni contro l’Iran. Il commento di Vittorio Parsi, docente di Relazioni internazionali presso l’Università Cattolica di Milano, intervistato da Stefano Leszczynski:

    R. – Finora, l’Aiea ha un po’ tergiversato: è arrivata a dire che non si poteva escludere il passato e adesso inizia ad assumere un parere contrario. A questo punto, anche la posizione cinese diventa fragile.

     
    D. – Lei non pensa, quindi, che la Cina potrebbe utilizzare l’arma del veto sull’Iran nella regolamentazione delle controversie con gli Stati Uniti, non ultima quella del Dalai Lama...

     
    R. – Che possano usarlo come pretesto è possibile. Però, attenzione: la Cina - a parte questioni che riguardassero direttamente Taiwan, piuttosto che il Tibet - non si è mai messa in una posizione di isolamento all'interno del Consiglio di sicurezza. Si consideri infine che, al di là del danno economico per la Cina se si inasprissero le sanzioni a Teheran, Pechino non è che sia favorevole al fatto che Teheran abbia la bomba.

    D. – Del resto, anche la Russia ha ormai abbandonato ogni omprensione nei confronti dell’Iran. Insomma, questo clima di isolamento potrebbe già di per sé dare degli effetti, senza dover ricorrere a delle sanzioni?

     
    R. – Questo non credo, perché comunque il governo iraniano ha subito una mutazione a partire da quest’estate: è più totalitario che autoritario, ormai. Tutto sommato, sta utilizzando l’isolamento per evocare lo spettro del nemico esterno e quindi avere frecce al suo arco della propaganda.

     
    D. – Professore, questo scenario che lei ha evocato riserva un’ultima incognita: quella di Israele...

     
    R. – In Israele, hanno in mente anche un colpo preventivo, che credo non sia da escludere. Gli israeliani stanno vedendo qual sia il male minore. Da un lato, c’è l’Iran come potenza nucleare: questo ridurrebbe il valore deterrente della forza nucleare israeliana e a questo Israele assegna molto peso per la sua sicurezza. Dall’altro lato, ci sarebbe un attacco che sarebbe, inevitabilmente, un attacco rischiosissimo per tutta la regione e che non potrebbe essere risolutivo perché non provocherà la caduta delle autorità iraniane.

    Corea del Nord - nucleare
    La Corea del Nord torna a difendere l’uso del nucleare. In una dichiarazione resa nota dall’agenzia ufficiale Kcna, Pyongyang sottolinea che non rinuncerà mai alle sue armi atomiche in cambio di aiuti economici, precisando inoltre che gli Stati Uniti dovrebbero “abbandonare l’approccio ostile” nei loro confronti.

    Borse mondiali - annuncio Fed
    Importanti ripercussioni si sono avute sulle Borse mondiali dopo l’annuncio della Federal Reserve, la Banca Centrale americana, del rialzo di un quarto di punto del tasso di sconto. Una mossa che ha fatto prendere quota al dollaro, indebolendo l’euro. Le piazze asiatiche hanno perduto in chiusura almeno due punti percentuali. Euro in ribasso all’apertura delle Borse europee che poi, a metà mattinata, hanno ridotto le perdite.

    Afghanistan
    Prosegue in Afghanistan l’operazione Moshtarak, lanciata quasi una settima fa nella turbolenta provincia di Helmand dalle forze internazionali insieme con quelle afghane. Ieri, quattro soldati sono rimasti uccisi in diversi episodi, portando a sei il numero delle vittime tra i militari Nato dall’inizio dell’operazione. Sempre ieri, nella provincia di Nimroz, un uomo ha lanciato una bomba a mano vicino all'ingresso di un ospedale, causando il ferimento di 17 persone.

    Medio Oriente-Hamas
    Tensione diplomatica tra Londra, Dublino, Berlino e Parigi, da una parte, e Israele dall’altra. Al centro della disputa, l’assassinio a Dubai di un capo di Hamas, Mahmoud al-Mabhouh, commesso da un commando che usava passaporti britannici, irlandesi, francesi e tedeschi falsi. Convocati per “chiarimenti” gli ambasciatori di Israele nei diversi Paesi.

    Thailandia
    Migliaia di sostenitori dell’ex premier thailandese in esilio, Thaksin Shinawatra, sono scesi ieri in piazza a Bangkok. Il movimento popolare delle “camicie rosse” ha messo in atto un sit-in pacifico di fronte alla sede della Bangkok Bank, nel centro finanziario della capitale. La manifestazione è arrivata dopo settimane di accresciuta tensione nel Paese, in attesa di una sentenza che potrebbe privare Thaksin di gran parte del suo patrimonio.

    Inguscezia
    Due morti e 28 feriti: è il bilancio di diverse esplosioni avvenute oggi a Nazran, città principale dell’Inguscezia. A renderlo noto, la polizia locale da tempo impegnata nella lotta al terrorismo di matrice islamica.

    Italia
    Via libera con riserva da parte del Consiglio dei ministri del disegno di legge che inasprisce le pene per i reati contro la pubblica amministrazione, tra cui la corruzione. Secondo alcune fonti, le misure presentate sono state suddivise in tre parti. Al Ministero della giustizia spettano quelle relative all'inasprimento delle pene sui reati contro la Pubblica amministrazione. Norme ad hoc sugli enti locali saranno messe a punto dal ministro della Semplificazione, Calderoli. Infine, al vaglio del dicastero della Pubblica amministrazione ci saranno misure di efficienza che facciano da filtro al diffondersi della corruzione. La prossima settimana le norme saranno contenute in un disegno di legge.

    Italia- decreto Protezione Civile
    E’ atteso in giornata il voto alla Camera sul decreto riguardante la Protezione Civile e che, in origine, avrebbe dovuto trasformala in una Società per azioni. Per tre volte, il governo è stato battuto in Aula durante l'esame degli ordini del giorno. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli e Federico Catani)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 50

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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