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Sommario del 18/02/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il primo atto di giustizia è riconoscere la propria iniquità. Solo in Cristo l'uomo torna ad essere giusto: così il Papa alla Messa per il Mercoledì delle Ceneri
  • Benedetto XVI incontra il clero di Roma: sacerdoti obbedienti a Dio e compassionevoli con l'umanità portano luce nel mondo
  • Il 14 marzo il Papa si recherà nella Chiesa evangelica luterana a Roma
  • Nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Libertà religiosa in Algeria: cresce la preoccupazione dei cristiani
  • Rapporto Fao: allarme per i mancati aiuti ad Haiti
  • Italia più vecchia: diminuisce anche la fecondità degli immigrati
  • Al via la Clericus Cup, campionato di calcio per sacerdoti e seminaristi
  • Chiesa e Società

  • Iraq: quattro cristiani uccisi in tre giorni a Mosul
  • Elezioni in Iraq: mons. Casmoussa invita i candidati cristiani a unirsi in una sola lista
  • Haiti: allarme traffico minori. Sono 440mila gli orfani e gli abbandonati
  • Raccolta fondi della Chiesa sudafricana per la Caritas di Haiti
  • Unesco: lanciato oggi l'Anno Internazionale per l'avvicinamento delle culture
  • Il quarto centenario della morte di padre Matteo Ricci celebrato dall'Unesco
  • Mons. Celli in Bangladesh: “la rete è un mezzo per avvicinare le genti a Cristo”
  • Portogallo: Quaresima, tempo di preparazione alla visita del Papa
  • Grande affluenza di pellegrini a Padova per l’ostensione delle reliquie di Sant’Antonio
  • Bangladesh: al via la campagna di vaccinazioni per 20 milioni di bambini
  • Kenya: messaggio per la Quaresima della Commissione giustizia e pace
  • Repubblica Centrafricana: i vescovi invitano i fedeli a partecipare alle elezioni
  • Quaresima: il cardinale Rodriguez Maradiaga propone meno Internet e più preghiera
  • El Salvador: per la Chiesa è “inconcepibile” il livello di violenza nel Paese
  • Bolivia-Ecuador: stato di emergenza per le alluvioni
  • Medici Senza Frontiere in prima linea nell’assistenza ai profughi di Kabul
  • Svizzera: campagna delle Chiese cristiane per la Quaresima contro "il commercio iniquo"
  • Francia: Messaggio quaresimale delle Chiese cristiane sulla sfida delle migrazioni
  • Spagna: in aumento le donazioni a favore della Chiesa cattolica
  • Al Festival di Berlino quattro pellicole per riflettere sulla condizione dell’essere umano
  • 24 Ore nel Mondo

  • Pakistan: almeno 18 morti in tre attentati, 36 persone perdono la vita per una valanga
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il primo atto di giustizia è riconoscere la propria iniquità. Solo in Cristo l'uomo torna ad essere giusto: così il Papa alla Messa per il Mercoledì delle Ceneri

    ◊   “Il primo atto di giustizia è riconoscere la propria iniquità". L'uomo può tornare ad essere giusto solo grazie alla giustizia di Dio svelata in Cristo. Così in sintesi il Papa ieri pomeriggio durante la Messa con il rito di benedizione e imposizione delle ceneri nella basilica di santa Sabina sull’Aventino. “Iniziando una nuova Quaresima- ha detto - la Chiesa indica la conversione personale e comunitaria quale unica via per formare società più giuste, dove tutti possano avere il necessario per vivere secondo la dignità umana”. La celebrazione è stata preceduta da una processione partita dalla Basilica di sant’Anselmo. Il servizio è di Paolo Ondarza:

    Riconoscere che l’iniquità è radicata nel cuore, nel centro stesso della persona umana. E’questo il primo atto di giustizia. Benedetto XVI lo ha indicato celebrando il mercoledì delle ceneri, inizio del cammino Quaresimale. Anche ai nostri giorni – ha proseguito il Santo Padre - l’umanità ha bisogno di sperare in un mondo più giusto, di credere che esso sia possibile, malgrado le delusioni che vengono dalle esperienze quotidiane. “Nel sacrificio di Cristo, morto e risorto per la salvezza dell’uomo, si dischiude la giustizia divina profondamente diversa e più grande di quella umana perché basata sull’amore e sul perdono. “I digiuni, i pianti, i lamenti ed ogni espressione penitenziale – ha detto il Papa - hanno valore agli occhi di Dio solo se sono segno di cuori sinceramente pentiti”.

     
    “La vera ‘ricompensa’ non è l’ammirazione degli altri, ma l’amicizia con Dio e la grazia che ne deriva, una grazia che dona pace e forza di compiere il bene, di amare anche chi non lo merita, di perdonare chi ci ha offeso”.

     
    I quaranta giorni vissuti da Cristo nel deserto – ha proseguito Benedetto XVI – indicano all’uomo come vivere la Quaresima: in totale abbandono nella Volontà del Padre. “Inoltrarsi nel deserto” infatti – ha spiegato il Papa:

     
    “Significava esporsi volontariamente agli assalti del nemico, il tentatore che ha fatto cadere Adamo e per la cui invidia la morte è entrata nel mondo; significava ingaggiare con lui la battaglia in campo aperto, sfidarlo senza altre armi che la fiducia sconfinata nell’amore onnipotente del Padre. Mi basta il tuo amore, mi cibo della tua volontà”.

     
    “Non fu un atto di orgoglio, un’impresa titanica – ha detto Benedetto XVI - ma una scelta di umiltà”. Anche l’uomo è chiamato ad attraversare il deserto quaresimale per partecipare alla Pasqua nella profonda certezza di essere stato preceduto da Cristo, vincitore della morte. In questa ottica è possibile comprendere il segno penitenziale delle ceneri imposte sul capo:

     
    “E’ essenzialmente un gesto di umiltà, che significa: mi riconosco per quello che sono, una creatura fragile, fatta di terra e destinata alla terra, ma anche fatta ad immagine di Dio e destinata a Lui. Polvere, sì, ma amata, plasmata dal suo amore, animata dal suo soffio vitale, capace di riconoscere la sua voce e di rispondergli; libera e, per questo, capace anche di disobbedirgli, cedendo alla tentazione dell’orgoglio e dell’autosufficienza. Ecco il peccato, malattia mortale entrata ben presto ad inquinare la terra benedetta che è l’essere umano. Creato ad immagine del Santo e del Giusto, l’uomo ha perduto la propria innocenza ed ora può ritornare ad essere giusto solo grazie alla giustizia di Dio”.

     
    L’uomo è chiamato a testimoniare la giustizia di Dio, la sua indulgenza infinita, “animata da costante e universale volontà di vita”. Perdonando l’uomo, infatti, – ha continuato il Papa – è come se Dio dicesse: non voglio che tu muoia, ma che tu viva. Voglio sempre e soltanto il tuo bene”.

     
    La Quaresima – ha concluso Benedetto XVI - allarga il nostro orizzonte, ci orienta verso la vita eterna. Ci fa capire che in questa terra siamo pellegrini:

     
    “Non abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura. La Quaresima fa capire la relatività dei beni di questa terra e così ci rende capaci per le rinunce necessarie, liberi per fare il bene”.

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    Benedetto XVI incontra il clero di Roma: sacerdoti obbedienti a Dio e compassionevoli con l'umanità portano luce nel mondo

    ◊   Una lezione sul sacerdozio. E’ quella che Benedetto XVI ha tenuto questa mattina nell’Aula delle Benedizioni, in Vaticano, al cospetto dei presbiteri della diocesi di Roma, guidati dal cardinale vicario, Agostino Vallini. Una meditazione intensa, nella forma della lectio divina, incentrata su alcuni passi della Lettera agli Ebrei. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Sacerdoti pienamente uomini e completamente di Dio, con il cuore animato da un sentimento su tutti, la compassione per il mondo e le sue miserie, e animati dall’obbedienza verso Dio, che non è rinuncia ma un libero atto di adesione a Lui. Su questi cardini Benedetto XVI ha sviluppato la sua lectio divina con i sacerdoti romani, partendo da ciò che era la visione del Messia nell’Antico Testamento e raffrontandola con ciò che realmente Cristo ha rappresentato nella storia della Salvezza. Nella convinzione antica il Messia doveva rivestire soprattutto un aspetto regale. L’autore della Lettera agli Ebrei, afferma invece il Papa, scopre un versetto del Salmo 110 – “Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedec” – e lo inserisce nel suo scritto, gettando una luce nuova su tutta la Bibbia:

     
    “Gesù non solo adempie la promessa davidica, l’aspettativa del vero Re di Israele, del mondo, ma realizza anche la promessa del vero sacerdote (…) L’autore della lettera scoprendo questo versetto ha capito che in Cristo sono unite le due premesse: Cristo è il vero Re, il Figlio di Dio (…), ma anche il vero sacerdote e così tutto il mondo cultuale, tutta la realtà dei sacrifici, del sacerdozio che è in cerca del vero sacerdote, del vero sacrificio, trova in Cristo la sua chiave, il suo adempimento”.

     
    Il sacerdozio, dunque, “appare nella sua purezza e nella sua verità profonda”, ha proseguito il Papa, che ha sottolineato un’altra caratteristica del sacerdozio di Cristo che dà senso alla vocazione di ogni suo ministro consacrato:

     
    “Un sacerdote per essere realmente mediatore tra Dio uomo, deve essere uomo (…) e il figlio di Dio si è fatto uomo proprio per essere sacerdote, per poter realizzare la missione del sacerdote (...) Questa è la missione del sacerdote (…) essere mediatore, ponte che collega e così porta l’uomo a Dio, alla sua redenzione, alla sua vera luce, alla sua vera vita”.

     
    Se un sacerdote è un “ponte” che mette in comunione l’umanità con la divinità, la sua anima deve nutrirsi – ha ribadito il Pontefice – di preghiera quotidiana e costante e dell’Eucaristia:

     
    “Solo Dio può attirarmi a me, può autorizzarmi, può introdurmi nella partecipazione del mistero di Cristo, solo Dio può entrare nella mia vita e prendermi in mano (…) Sempre di nuovo dobbiamo ritornare al sacramento, ritornare a questo dono nel quale Dio mi dà quanto io non potrei mai dare (…) un sacerdote deve essere realmente un uomo di Dio, deve conoscere Dio da vicino e lo conosce in comunione con Cristo. Dobbiamo vivere questa comunione”.

     
    Questa scelta di vita, ha insistito Benedetto XVI, richiede a un sacerdote di essere un uomo che sviluppa sentimenti e affetti secondo la volontà di Dio. Una conversione tutt’altro che semplice, se si considera quella fuorviante indulgenza che serpeggia nella mentalità corrente:

     
    “Così si dice: ‘Ha mentito, è umano, ha rubato, è umano’. Ma questo non è il vero essere umano. Umano è essere generoso, umano è essere buono, umano è essere un uomo della giustizia (…) e quindi uscendo, con l’aiuto di Cristo, da questo oscuramento della nostra natura (…) è un processo di vita che deve cominciare nell’educazione al sacerdozio ma che deve realizzarsi e continuare in tutta la nostra vita”.

     
    Un sacerdote che è anzitutto un uomo pienamente realizzato ha un cuore votato alla “compassione”. Non è il peccato, ha osservato il Papa, il segno della “solidarietà” verso la debolezza umana, ma la forza di condividerne il peso per redimerlo e purificarlo, con quella stessa capacità di commuoversi che ebbe Gesù in vita e che gli permise di portare il suo grido di compassione “fino alle orecchie di Dio”:

     
    “Noi sacerdoti non possiamo ritirarci in un esilio, ma siamo immersi nella passione di questo mondo e dobbiamo con l’aiuto di Cristo, in comunione con Cristo, cercare di trasformarlo, di portarlo verso Dio”.

     
    Infine, l’obbedienza. Essa ha spiegato il Pontefice:

     
    “E’ una parola che non piace a noi nel nostro tempo. Obbedienza appare come una alienazione, come un atteggiamento servile (...) Invece della parola ‘obbedienza’, vogliamo come parola chiave antropologica ‘libertà’. Ma considerando da vicino questo problema, vediamo che queste due cose vanno insieme (...) Perché la volontà di Dio non è una volontà tirannica (…) ma è proprio il luogo dove troviamo la nostra vera identità (...) Preghiamo realmente il Signore, perché ci aiuti a vedere intimamente che questa è la libertà e di entrare così con gioia in questa obbedienza e di raccogliere l’essere umano e portarlo – con il nostro esempio, con la nostra umiltà, con la nostra preghiera, con la nostra azione pastorale – nella comunione con Dio”.

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    Il 14 marzo il Papa si recherà nella Chiesa evangelica luterana a Roma

    ◊   Il prossimo 14 marzo Benedetto XVI si recherà nella Chiesa evangelica luterana di via Sicilia a Roma. "Avere tra noi il vescovo di Roma ci sembra essere un bel segnale per l'ecumenismo nella nostra città", ha dichiarato il pastore della Comunità di via Sicilia, Jens-Martin Kruse all'agenzia stampa Nev, ripresa dal Sir.

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    Nomine

    ◊   Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Panamá presentata da mons. José Dimas Cedeño Delgado, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. José Domingo Ulloa Mendieta, agostiniano, finora vescovo titolare di Naratcata ed ausiliare della stessa arcidiocesi di Panamá. Mons. José Domingo Ulloa Mendieta è nato a Chitré, il 24 dicembre 1956. Ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale il 17 dicembre 1983 per la diocesi di Chitré. È entrato quindi nell'Ordine di S. Agostino dove ha emesso la prima professione il 10 settembre 1988 e quella solenne il 28 agosto 1991. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 17 aprile 2004.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Malaybalay (Filippine), presentata da mons. Honesto Pacana, gesuita, per raggiunti limiti di età. Gli succede il rev. José Araneta Cabantan, del clero dell’arcidiocesi di Cagayan de Oro, finora parroco della parrocchia della Medaglia Miracolosa. Il rev. José Araneta Cabantan è nato a Lagonglong, Misamis Orientale, il 19 giugno 1957. È stato ordinato sacerdote il 30 aprile 1990 a Lagonglong per l'arcidiocesi di Cagayan de Oro.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Islamabad-Rawalpindi (Pakistan), presentata da mons. Anthony Theodore Lobo, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. Gli succede mons. Rufin Anthony, coadiutore della medesima diocesi.

    Il Papa ha nominato vescovo di Córdoba (Spagna) mons. Demetrio Fernández González, finora vescovo di Tarazona. Mons. Demetrio Fernández González è nato a Puente del Arzobispo, arcidiocesi di Toledo, il 15 febbraio 1950. Il 22 dicembre 1974 è stato ordinato sacerdote a Toledo. Nominato vescovo di Tarazona il 9 dicembre 2004, è stato consacrato il 9 gennaio 2005.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Una sintesi dei contenuti emersi durante il tradizionale incontro di inizio Quaresima tra il Papa e i sacerdoti della diocesi di Roma.

    All'origine di ogni ingiustizia c'è una mancanza di amore: Benedetto XVI presiede la celebrazione del Mercoledì delle Ceneri nella Basilica romana di Santa Sabina.

    In prima pagina, un articolo di Giuseppe M. Petrone dal titolo "Disarmo e diritto umanitario": in vigore la Convenzione sulle munizioni a grappolo.

    L'ingrato compito di un traghettatore: in cultura, per una comprensione storica di Pio XII senza pregiudizi l'articolo di Claudio Vercelli contenuto nel numero di marzo di "Pagine ebraiche", la rivista dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane uscita oggi.

    L'illustre sapiente che incantò la Cina dei Ming: il discorso del cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, alla presentazione - alla sede dell'Unesco - del film documentario "Un gesuita nel Regno del Drago", con un articolo di Massimo Marchetti sulla mostra "Nel segno della Croce", a Milano.

    Quello che i raggi X non vedevano: Roberto Bellucci, Cecilia Frosinini e Luca Pezzati spiegano come lavorava Michelangelo Merisi - la cui "Cena in Emmaus" di Brera viene esposta questo pomeriggio all'ambasciata d'Italia presso la Santa Sede - e Tomislav Mrkonjic recensisce il libro "Caravaggio e la falsa Maddalena".

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    Oggi in Primo Piano



    Libertà religiosa in Algeria: cresce la preoccupazione dei cristiani

    ◊   Cresce la preoccupazione delle comunità cristiane in Algeria per la libertà religiosa. Se ne é parlato in un recente convegno che si è svolto ad Algeri alla presenza di rappresentanti religiosi e politici. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Al centro dell’incontro la nuova legge algerina sui culti introdotta nel 2006, secondo la quale ogni religione diversa dall’islam deva praticare i propri riti in spazi riconosciuti ufficialmente. Proprio a causa di questa norma nel 2007 è stato arrestato un sacerdote francese accusato di aver guidato un incontro di preghiera con degli immigrati sub-sahariani. Il ministro degli Affari religiosi, Bouabdallah Ghlamallah, ha precisato nell’occasione che l’Algeria “ha sempre garantito alle diverse comunità religiose il libero esercizio dei loro rispettivi culti, in tutta libertà e serenità, nei luoghi destinati a questo scopo, conformemente alla legge del 2006”. Precisazione che, tuttavia, non ha tranquillizzato i rappresentanti cristiani, profondamente scossi anche da un recente attacco nel Paese contro un tempio protestante, saccheggiato e incendiato. I cristiani – lo ricordiamo – tra cattolici e protestanti, formano meno dell’1% della popolazione algerina, che conta oltre il 99% di musulmani. Ma cosa comporta la legge del 2006? Thomas Chabolle lo ha chiesto all’arcivescovo di Algeri, mons. Ghaleb Bader, presente al convegno:

    R. – Ca, nous…
    Questa legge ci rinchiude nelle nostre chiese, detto tra virgolette. Non abbiamo la libertà di vivere normalmente e di praticare normalmente le nostre celebrazioni. Ben prima del 2006 esercitavamo il culto senza che ci fosse una legge e senza che fossero commessi degli abusi da parte della Chiesa. Comunque non vogliamo vivere sotto la minaccia che se viene sorpreso un gruppo di giovani, che sono usciti e magari si sono fermati a pregare sotto gli alberi, questo diventi un delitto! Tra l’altro, questa legge del 2006 riguarda anche la costruzione di chiese che può avvenire solo dopo l’autorizzazione delle autorità algerine. Questo non è di per sé grave, ma poi possono passare anni senza avere una risposta e questo allora diventa certamente un problema.

    All’incontro ha partecipato anche il pastore Claude Baty, presidente della Federazione protestante di Francia. Thomas Chabolle gli ha chiesto come viene interpretata la legge sui culti in Algeria:

    R. – La loi 2006…
    La legge del 2006 è stata immediatamente interpretata in due modi: insistendo sul fatto che la libertà di culto è riconosciuta nella legge - e questo non è poco! - oppure sul suo esatto contrario, insistendo cioè sull’aspetto che è vietato convertire un musulmano: questa è l’accusa di proselitismo. L’islam è la religione di Stato. Si possono comprendere bene, quindi, le difficoltà delle altre confessioni non musulmane. Noi ora ci chiediamo se le buone parole pronunciate durante il convegno diventeranno anche fatti concreti. Un punto che è chiaramente sottolineato nella legge è che il culto deve essere esercitato in luoghi identificati, come per esempio un tempio. Al tempo stesso, però, se una Chiesa cristiana non riesce a farsi riconoscere o se non le viene permessa la costruzione di un tempio, la legge non potrà farci niente!

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    Rapporto Fao: allarme per i mancati aiuti ad Haiti

    ◊   Il settore zootecnico è in notevole crescita ma occorrono investimenti in grado di contribuire ad una più efficace lotta alla povertà e per una maggiore tutela delle risorse naturali. Sono alcuni punti contenuti nel rapporto Fao 2009: “Lo stato dell’alimentazione e dell’agricoltura” presentato oggi a Roma. C’era per noi Benedetta Capelli:
     
    La situazione di Haiti preoccupa molto la Fao. E’ l’allarme che il direttore generale Jacques Diouf ha lanciato durante la presentazione del rapporto sullo stato dell’alimentazione e dell’agricoltura. Illustrando gli interventi che Fao, Pam e Ifad stanno compiendo nel Paese caraibico con la distribuzione di aiuti e delle sementi, in vista della stagione delle semine che è imminente, “Haiti - ha aggiunto - sta affrontando una grave crisi alimentare e c’è bisogno di aiuti che non stanno arrivando”. “Nell'ambito dei 70 miliardi di dollari di stanziamenti complessivi sotto l'ombrello delle Nazioni Unite – ha ammonito Diouf - ce ne sono 23 miliardi promessi per l'agricoltura dei quali solo l'8% è stato realmente stanziato”. E interventi – rivela il rapporto - sono richiesti soprattutto nel settore zootecnico che, negli ultimi anni, ha registrato una crescita “enorme” e “rapida”, grazie all’aumento dei redditi, l’incremento demografico e l’urbanizzazione. Oltre un miliardo di persone nel mondo però soffre la fame e la zootecnia può aiutare a migliorare le loro condizioni di vita. Il bestiame infatti rappresenta il 40 % del valore complessivo della produzione agricola e si prevede una crescita della stessa produzione, pari al 20%, ancora nei prossimi anni. Un aumento è stato registrato in Asia e in America Latina. Inevitabilmente – denuncia il rapporto - restano le differenze tra Paesi in via di sviluppo e quelli più ricchi ma esistono esempi positivi come evidenzia Henning Steinfeld, capo del settore analisi e politica in materia di bestiame presso la Fao:
     
    “Si devono cercare di creare dei quadri istituzionali per aiutare i piccoli produttori a partecipare. Un modello per aiutarli ad avere accesso ai mezzi di produzione e nello stesso tempo ai mercati - per essere in grado di vendere i loro prodotti - sarebbe ad esempio quello delle cooperative. Un’altra forma è la produzione contrattuale, dove magari un grande produttore decide di usare le capacità dei piccoli produttori per compiere vari passi nella catena di produzione. Si chiama ‘contract farming’ in inglese. Questi sono due modi che vengono applicati, ad esempio, in Paesi come India, Bangladesh, Thailandia, Cina, etc., che hanno mostrato che è possibile, anche nel settore zootecnico, coinvolgere maggiormente i piccoli produttori”.

     
    Dunque combattere la povertà attraverso maggiori investimenti è possibile ma centrale, in tal senso, è la creazione di una “robusta governance” in grado di rispondere alla crescente domanda di prodotti animali e contribuire alla sicurezza alimentare e conseguentemente alla salute dell’uomo, nel caso del diffondersi di virus e malattie da allevamenti non controllati. Quindi, ammonisce la Fao, attraverso una “politica appropriata e sostenibile" la zootecnia potrebbe giocare un ruolo chiave nella mitigazione degli effetti del surriscaldamento del pianeta e nella riduzione dell'immissione di anidride carbonica nell’atmosfera.

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    Italia più vecchia: diminuisce anche la fecondità degli immigrati

    ◊   In Italia i cittadini residenti sono di più e si attestano, al primo gennaio 2010, a quota 60 milioni 387mila. I dati vengono dall’Istat che stamani ha diffuso i principali indicatori demografici relativi all’anno 2009. La crescita è dovuta all’immigrazione, mentre la fecondità resta bassa: nell’anno appena concluso il numero medio di figli per donna è stato di 1,41. Da registrare inoltre che circa un italiano su cinque ha dai 65 anni in su. Il servizio di Debora Donnini:

     
    La popolazione italiana cresce complessivamente con un tasso di incremento del 5,7 per mille. A determinare l’aumento il numero maggiore di immigrati, più 388 mila unità, e non le nascite. I cittadini stranieri sono circa 4 milioni 279 mila e costituiscono il 7,1 per cento del totale. Il saldo naturale rimane invece negativo con un -0,3 per cento, a causa di un aumento dei decessi e una diminuzione delle nascite rispetto al 2008. Il numero medio di figli per donna nel 2009 è stato di 1,41, nel 2008 era di 1,42, comunque al di sotto della media ottimale che è di 2,1. Da rilevare che le straniere in media hanno 2,05 figli per donna a fronte delle italiane che mediamente hanno 1,33 figli ciascuna. Quale Italia viene dunque fotografata da questo rapporto Istat? Lo abbiamo chiesto a Giancarlo Blangiardo, professore di demografia all’università di Milano Bicocca:

     
    “Ne esce la conferma di un Paese che non ha certamente un grande dinamismo dal punto di vista demografico, che deve in qualche modo 'importare' la propria crescita dall’estero, che manifesta livelli di fecondità tutto sommato molto preoccupanti. Ancora una volta una conferma estremamente importante è quella che viene dalla fecondità della popolazione immigrata, che nel tempo – negli ultimi quattro anni – è diminuita parecchio, allineandosi sostanzialmente a quello che è il livello della fecondità della popolazione autoctona. Siamo ancora distanti, ma la tendenza è in quella direzione. Questo ci porta a dire che non dobbiamo illuderci che la soluzione al calo della fecondità in Italia – quindi alla mancanza di nascite e conseguentemente all’invecchiamento della popolazione – debba essere magicamente risolto dalle immigrazioni. Bisogna ancora una volta intervenire, dov’è possibile intervenire, sulla famiglia. C’è bisogno di aiutare gli italiani a recuperare una fecondità che vorrebbero realizzare ma che per vari motivi non riescono a fare”.

     
    Da registrare parallelamente sul totale della popolazione un aumento delle persone dai 65 anni in su: si tratta di più di un italiano su cinque. La popolazione in età attiva mostra comunque un incremento, per lo più frutto delle migrazioni dall'estero. Gli ingressi sono stati però in calo rispetto ai due anni precedenti forse a causa della crisi occupazionale.

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    Al via la Clericus Cup, campionato di calcio per sacerdoti e seminaristi

    ◊   E’ stata presentata questa mattina, nell’atrio dell’Aula Paolo VI in Vaticano, la quarta edizione della “Clericus Cup”, il campionato di calcio per sacerdoti e seminaristi di tutto il mondo promosso dal Centro Sportivo Italiano. 16 squadre si confronteranno, a partire da sabato 20 febbraio, sui campi in erba sintetica del Pontificio Oratorio di San Pietro. Il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha inviato per l’evento un messaggio di saluto esprimendo il suo apprezzamento per una “iniziativa volta a promuovere la reciproca conoscenza e la condivisione fraterna tra persone provenienti da ogni parte del mondo”. Ha partecipato alla presentazione anche mons. Josef Clemens, segretario del Pontificio Consiglio per i Laici. Luca Collodi gli ha chiesto di commentare questo ormai tradizionale appuntamento sportivo:

    R. – Quest’anno lo trovo particolarmente bello perché abbiamo l’Anno Sacerdotale e così lo sport si collega con il sacerdozio, con la preparazione al sacerdozio – perché la maggioranza sono ancora seminaristi -, cioè un campo di esercizio fisico ma anche di fraternità. Questo mi piace e per questo appoggiamo con tutte le nostre forze quest’iniziativa.

     
    D. – Lo sport, in questo caso il calcio in particolare, come può aiutare la preparazione di un giovane al sacerdozio?

     
    R. – Già il calcio è uno sport di squadra. Oggi i sacerdoti devono lavorare insieme, devono rispettare le doti e i talenti degli altri per arrivare ad uno scopo comune.

     
    D. – Un campionato che richiama anche i valori internazionali, nell’anno in cui in Sud Africa ci sarà il campionato del mondo di calcio. Che aspettative ha da questo campionato del mondo di calcio in Africa, un territorio che sta molto a cuore alla Chiesa?

     
    R. – Certo. Abbiamo avuto il Sinodo per l’Africa e spero che il mondo guardi all’Africa non solo sotto l’aspetto sportivo ma guardi anche alle grandissime necessità di questo continente. Un continente che qualche volta sembra una terra dimenticata.

     
    L’anno scorso ha vinto per la seconda volta la Clericus Cup la squadra del Seminario diocesano Redemptoris Mater, che accoglie le vocazioni del Cammino neocatecumenale. Luca Collodi ha intervistato il suo capitano, il seminarista Davide Tisato - che proviene dalle giovanili del Chievo e l'anno scorso ha segnato il gol decisivo in finale - chiedendogli se è coniugabile l’impegno sportivo con la preparazione al sacerdozio:

    R. – Come dice spesso il nostro rettore, non solo è coniugabile ma è doveroso mettere insieme lo sport e la nostra formazione intellettuale, lo studio ed anche la nostra formazione spirituale, perché noi siamo un tutt’uno. L’uomo non lo possiamo scindere nei diversi aspetti ma forma un tutt’uno con lo spirito, l’anima e il corpo. Lo diceva anche San Paolo, che era molto attento anche a queste dinamiche: egli usava alcune metafore della corsa, del combattere la “buona battaglia per raggiungere una corona non corruttibile”, facendo un'analogia con lo sportivo che cerca "una corona incorruttibile”.

     
    D. – Una squadra di seminaristi che gioca a pallone rispetto ad una squadra di amatori del calcio, che fanno un campionato dilettanti: che differenze ci sono?

     
    R- Soprattutto il tempo che abbiamo, perché abbiamo tempi limitati sia per allenarci sia per trovare poi gli spazi per giocare. Diciamo che le differenze riguardano sicuramente il fatto che abbiamo la fede che ci unisce, il chiederci sempre perdono, perché non è che poi non si verificano scontri e contrasti... (Montaggi a cura di Maria Brigini)

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    Chiesa e Società



    Iraq: quattro cristiani uccisi in tre giorni a Mosul

    ◊   Prosegue senza soste l’eccidio dei cristiani a Mosul, nel nord dell’Iraq. Ieri si verificato il quarto omicidio mirato in soli tre giorni contro la comunità cristiana della città irachena. Fonti locali della polizia, citate da AsiaNews, hanno confermato il ritrovamento del cadavere crivellato di colpi di Wissam Georges, studente cristiano di 20 anni. Le autorità hanno scoperto il cadavere del giovane nel quartiere residenziale di Wadi Al-ayn, lo stesso in cui mesi fa era avvenuto un attacco contro la chiesa caldea. Il corpo, riferisce una fonte locale, presentava numerosi segni di arma da fuoco. Wissam Georges, 20 anni, studiava per diventare insegnante; di lui si erano perse le tracce nelle prime ore della mattinata, mentre si spostava da al Madida – nella zona ovest di Mosul – alla scuola di formazione per docenti, dove stava seguendo un corso di approfondimento. Non accenna dunque a fermarsi il vero e proprio sterminio che sta mettendo in ginocchio la comunità cristiana come conferma una fonte in condizioni di anonimato: “E’ il nostro Venerdì Santo e sembra non avere fine”. “Siamo abbandonati da tutti – prosegue – ed è come se la città si fosse abituata a questa continua tragedia”.(M.G.)

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    Elezioni in Iraq: mons. Casmoussa invita i candidati cristiani a unirsi in una sola lista

    ◊   L’unione fa la forza. Ne è convinto il mons. George Casmoussa, vescovo siro cattolico di Mosul, che in vista delle elezioni legislative del 7 marzo ha fatto appello a tutti i cristiani impegnati politica affinché formino “una sola lista” di riferimento “per mostrarsi uniti”. L’esortazione, consegnata all’agenzia Sir, arriva a pochi giorni dall’istituzione del "Consiglio dei capi delle comunità cristiane in Iraq", di cui mons. Casmoussa è vicesegretario generale. “Sfortunatamente ci sono varie liste con candidati liberi – ha affermato il presule-. Questo rende difficile portare avanti un blocco cristiano”. Tuttavia “per i cristiani sarà importante che i politici che li rappresenteranno nella prossima assemblea lavorino insieme per far conoscere le loro istanze e ciò vale sia nel caso che facciano parte di un solo schieramento che di più partiti”. “Solo così - ha aggiunto il vescovo di Mosul - potremo contribuire al meglio alla ricostruzione materiale e spirituale del nostro Paese e soprattutto alla riconciliazione nazionale". “Bisogna che le istanze politiche laiche e cristiane abbiano spazio – si legge ancora nell’intervista al Sir - al momento non abbiamo molto peso però, come segretariato del Consiglio dei capi delle comunità cristiane in Iraq, vorremmo avere una riunione con i politici cristiani e lavorare affinché questi leader politici si riuniscano insieme per discutere e preparare un piano comune di lavoro”. Intanto, ha concluso, “abbiamo deciso di chiedere un incontro al futuro governo, che uscirà dalle urne, per presentare il nuovo Consiglio. Farlo adesso, infatti, significherebbe esporsi ad un gioco di alleanze politiche ed elettorali cui non vogliamo prendere parte”. (M.G.)

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    Haiti: allarme traffico minori. Sono 440mila gli orfani e gli abbandonati

    ◊   Ad Haiti “dopo il terremoto i traffici di minori sono cresciuti”. A lanciare l’allarme è Regino Martine, un gesuita che dirige i progetti per l’infanzia dell’Organizzazione non governativa “Solidarité frontalière”. “Molti bambini che vagano per strada – spiega - vengono sottratti con la motocicletta da trafficanti che approfittano del caos dilagante per alimentare la tratta di minori. I militari chiudono gli occhi, la corruzione dilaga”. Intanto, secondo l’Ong “World Vision”, che opera ad Haiti da trent’anni con progetti a sostegno dell’infanzia, sono almeno 440mila i bambini orfani o abbandonati. Negli ultimi anni, secondo quanto riporta un’indagine dell’Organizzazione Onu per i migranti (Omi), sarebbero stati 2.500 i minori coinvolti ogni anno nelle reti dei trafficanti per sfruttamento lavorativo, prostituzione infantile, traffico d’organi. “Con cinque dollari i trafficanti vendevano un bambino haitiano al miglior offerente; i più vulnerabili erano sempre quelli senza famiglia” si legge nel Rapporto dell’Omi. (R.P.)

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    Raccolta fondi della Chiesa sudafricana per la Caritas di Haiti

    ◊   Continuano ad affluire aiuti al Catholic Relief Services (Crc)-Caritas Internationalis, che operano a Port-au-Prince. Altri 95mila euro per i progetti della Caritas ad Haiti sono stati raccolti grazie alla generosità delle comunità cattoliche dell'Africa australe e di donatori individuali. La Fides riferisce che alla raccolta hanno contribuito più di 300 donatori individuali e comunitari, per un’offerta media di circa 3000 rand ciascuno. Le donazioni vanno da 10 a 200mila Rand. La raccolta è iniziata il 15 gennaio, subito dopo il terremoto che ha investito Haiti e ha causato oltre 230mila morti. In una lettera pubblicata il 15 gennaio, rivolta a tutti i sudafricani, mons. Jabulani Nxumalo, arcivescovo di Bloemfontein, ha rivolto un appello per far fronte alla “urgente emergenza umanitaria”, chiedendo alle persone di “contribuire generosamente per fornire un sostegno ad Haiti”. La stessa Chiesa cattolica ad Haiti è stata particolarmente colpita dal terremoto. Secondo l'arcivescovo Bernardito Auza, il nunzio apostolico in Haiti, centinaia di sacerdoti, seminaristi e suore sono morti, tra i quali l'arcivescovo di Port-au-Prince. Il Catholic Relief Services è stato invitato dal Vaticano a coordinare le attività caritative della Chiesa nel Paese caraibico. (M.G.)

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    Unesco: lanciato oggi l'Anno Internazionale per l'avvicinamento delle culture

    ◊   Lanciato oggi ufficialmente, all’Unesco di Parigi, l’Anno Internazionale per l’avvicinamento delle culture, stabilito dalle Nazioni Unite quale evento culmine del Decennio per la cultura della pace (2001-2010), con la finalità di evidenziare il ruolo prioritario della conoscenza e della comprensione reciproca ai fini della concordia fra le Nazioni. Preposta al coordinamento dell’Anno, l’Unesco investirà nell’organizzazione e nella sensibilizzazione i suoi 60 anni di esperienza al servizio della promozione della diversità culturale e del suo corollario, il dialogo tra i popoli. Obiettivo di fondo dell’Anno è quello di mostrare gli effetti benefici della diversità culturale, riconoscendo l’importanza degli scambi incessanti tra le culture e i legami intessuti fin dai primordi dell’umanità. Nei sussidi elaborati per l’iniziativa, l’Unesco sottolinea come le culture non comprendano solo le arti e le lettere, ma anche stili di vita, modi di convivenza, sistemi di valori, tradizioni e credenze. Promuoverne la diversità significa dunque raccogliere nuove sfide a livello locale, nazionale e internazionale; si tratta in particolare di integrare i principi del dialogo e della conoscenza mutua nelle politiche dell’educazione, delle scienze, della cultura e della comunicazione, nella speranza di correggere rappresentazioni, valori e stereotipi erronei. Sempre nella giornata di oggi si insedia il “Gruppo di alto livello sulla pace e il dialogo tra le culture”, istituito dal direttore generale dell’Unesco, Irina Bokova; l’organismo ha il compito di avviare una riflessione sulle nuove dimensioni del paradigma della pace, alla luce delle nuove sfide poste dalla globalizzazione, dalle molteplici crisi e dalle migrazioni di massa e con particolare riferimento al ruolo dell’educazione nella prevenzione dei conflitti. Al termine della sessione inaugurale del “Gruppo” si aprirà una Tavola rotonda dal titolo “Il dialogo tra le culture: nuove vie per la pace” alla quale parteciperanno membri del “Gruppo” stesso, delegati permanenti presso l’Unesco, esponenti di Ong e dei media. (M.V.)

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    Il quarto centenario della morte di padre Matteo Ricci celebrato dall'Unesco

    ◊   Con un simposio e l’apertura di un’esposizione, l’Unesco ha reso omaggio alla figura di padre Matteo Ricci per il quarto centenario dalla sua morte. Oltre 700 personalità hanno aderito alla giornata in onore del gesuita marchigiano svoltasi martedì scorso nella sede di Parigi dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura. L’evento parigino si è aperto con un incontro introdotto dal cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, sul tema “Sull'amicizia: un metodo per l'incontro. Riflessione sull'esperienza di P. Matteo Ricci”, cui hanno partecipato mons. Francesco Follo, osservatore permanente della Santa Sede presso l'Unesco; Françoise Rivière, direttore generale aggiunto per la Cultura dell'Unesco, il vescovo della diocesi di Macerata mons. Claudio Giuliodori, il presidente della Regione Marche Giammario Spacca e il presidente del Comitato per le Celebrazioni di Padre Matteo Ricci Adriano Ciaffi. Per l’occasione il cardinale Rylko ha ricordato come il padre gesuita si è guadagnato ammirazione in Cina come in Europa, “per aver aperto la via all’incontro tra due culture, compiendo un‘impresa mai riuscita ad alcuno”. Subito dopo sono seguiti la proiezione del docufilm di Gjon Kolndrekaj, “Matteo Ricci, un gesuita nel Regno del Drago” e l'inaugurazione dell'esposizione “P. Matteo Ricci. A servizio del Signore del Cielo”. L'allestimento, una copia in lingua inglese della mostra itinerante ospitata nella cripta della cattedrale di San Giuliano a Macerata , è stato presentato dal professor Giovanni Morello, presidente della Fondazione per i Beni e le Attività artistiche della Chiesa. La Mostra sarà poi trasferita a Lisieux, dove rimarrà sino a giugno, e in settembre “raggiungerà” la Corea, come segno di continuità dell'opera dialogo tra i popoli compiuta da Matteo Ricci. (M.G.)

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    Mons. Celli in Bangladesh: “la rete è un mezzo per avvicinare le genti a Cristo”

    ◊   Il mondo dei nuovi media è terreno fertile per la diffusione del messaggio cristiano. In sintesi è quanto ha spiegato mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali, durante un incontro alla Conferenza episcopale del Bangladesh (Cbcb). Il presule, citato da AsiaNews, si è detto certo che le nuove tecnologie offrono una migliore opportunità di accrescere le relazioni fra persone, le possibilità di dialogo, la preghiera e il significato del messaggio di Dio ai nostri cuori. Il prelato ha inoltre sottolineato che il punto centrale del cristianesimo “non è la dottrina, ma è la persona, il Cristo”; i fedeli nel “villaggio globale” hanno la responsabilità dell’annuncio di Dio “anche attraverso il nuovo mondo digitale”. Commentando l’accordo con Google, che ha portato alla nascita di un canale su YouTube dedicato a Benedetto XVI, il presule ha poi spiegato che “il Papa ha chiesto di andare fra la gente, con uno spirito di dialogo e rispetto”. Il progetto si è rivelato sin dall’inizio un successo: 700mila visitatori in una settimana, e in un anno si sono registrati 250 milioni di accessi. Il prelato ha inoltre ribadito l’importanza della “testimonianza attraverso i media” anche se questi, alle volte, celano attacchi e notizie false sul Papa e la Chiesa. “Dobbiamo approfittare di questa occasione – ha aggiunto - per purificare i nostri cuori e godere della missione che ci è stata affidata di annunciare la parola di Dio, credere in Lui ed essere testimoni dell’amore”. In Bangladesh vi sono più di 10 milioni di internauti e la rete è uno strumento per vescovi, sacerdoti e laici per “annunciare al mondo che Dio ci è vicino”. Il prelato ha infine visitato il centro cristiano di telecomunicazioni a Dhaka, dove ha potuto osservare "un esempio dell’amore di Dio perché musulmani, indù e cristiani - ha detto - lavorano fianco a fianco” all’insegna dello spirito di “solidarietà, pace e giustizia”. (M.G.)

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    Portogallo: Quaresima, tempo di preparazione alla visita del Papa

    ◊   Il cardinale Patriarca di Lisbona, José Policarpo, afferma che la Quaresima sarà per i portoghesi “un tempo forte di preparazione” alla visita di Benedetto XVI, che arriverà nel Paese l'11 maggio. Nel suo messaggio per la Quaresima 2010, il cardinale afferma che, perché questo periodo sia “per i cristiani di Lisbona un momento di grazia”, deve “significare un nuovo incontro di ciascuno di noi con Nostro Signore Gesù Cristo, con la Sua Pasqua liberatrice”. Il cardinale Policarpo - riferisce l'agenzia Zenit - ricorda anche che è stato scelto il motto della visita del Papa a Lisbona, “Santità e Missione”. “La santità è l'esigenza della nostra identificazione con Cristo e del dinamismo mobilitante per la missione. La santità inizia nella fede profonda e sincera, si esprime nella carità, ci rende famiglia di Dio”, dichiara. Solo la santità “crea in noi il desiderio e la forza per la missione, per annunciare il Signore, per vivere in modo da essere l'inaugurazione del Regno di Dio nel mondo”. Il cardinale Patriarca invita quindi i fedeli a celebrare la Pasqua “non solo come una routine acquisita, ma come un assumere, con verità e generosità, quel 'passaggio', quel mutamento nella nostra vita che ci permetta di provare la gioia della vita nuova che inizia nella resurrezione di Cristo, quella luce che indica nuove vie e dà alla nostra vita un senso nuovo”. “In ogni Pasqua dobbiamo sentire che la morte di Cristo non è avvenuta invano, che continua ad essere la fonte abbondante da cui fluisce l'acqua che feconda e trasforma, capace di trasformare il cuore dell'uomo e renderlo degno della vita eterna”, conclude. (R.P.)

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    Grande affluenza di pellegrini a Padova per l’ostensione delle reliquie di Sant’Antonio

    ◊   Sant’Antonio supera se stesso. Mezzo chilometro di coda ieri, ma oggi ci sono tutti i presupposti per fare il bis. Si spinge anche oggi nel cuore di Padova il lungo serpentone di pellegrini, ordinati e silenziosi, in attesa di vedere per pochi istanti e sfiorare l’urna del taumaturgo portoghese. Se nel 1981, in occasione della precedente ostensione, dal primo febbraio, in 29 giorni furono circa 700 mila i pellegrini che sfilarono attorno all’urna di plexiglas, non è azzardato supporre che in questi giorni quei numeri saranno raddoppiati. 120 mila pellegrini in 4 giorni. Un fiume di volti, mani e cuori mossi da attese, voti e suppliche, dall’Italia e dall’estero, ad abbracciare il loro Antonio, al ritmo di 2 mila all’ora, dopo anche tre-quattro ore di coda lungo via Belludi e sul sagrato, ieri spazzolato dal vento e oggi sotto una fastidiosa pioggia intermittente. Un piccolo sacrificio per una grande emozione: essere a tu per tu con la persona che ha saputo coniugare alla perfezione la profondità degli studi teologici con l’immediatezza del linguaggio dei semplici. E così si tocca con mano quanto Benedetto XVI diceva a proposito del santo portoghese, quando la scorsa settimana lo definì semplicemente “uno dei Santi più popolari in tutta la Chiesa cattolica”. Intanto questa mattina, pellegrinaggio di una cinquantina di frati del Sacro convento di Assisi guidati dal superiore, padre Giuseppe Piemontese che nell’omelia ha segnalato, ricordando anche i contatti epistolari e personali tra i due santi, come Antonio sia il più illustre figlio di Francesco, il primo teologo della famiglia francescana, come san Bonaventura e Duns Scoto. Intanto, sembra sfumare l’ipotesi di prolungare l’esposizione: lo sforzo organizzativo di risorse e la disponibilità di volontari che si sono presi una settimana di ferie, non è immaginabile si possano prolungare oltre domenica. (Da Padova, Silvio Scacco)

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    Bangladesh: al via la campagna di vaccinazioni per 20 milioni di bambini

    ◊   Immunizzare oltre 20 milioni di bambini contro il morbillo. È questo l’obiettivo della campagna di vaccinazione lanciata in Bangladesh, che vede impegnati migliaia di operatori sanitari e volontari di tutto il Paese. L’iniziativa, di cui riferisce la Fides, è stata avviata con la vaccinazione di 2,5 milioni di bambini in un solo giorno. Oltre 50 mila operatori sanitari, 600 mila volontari e Organizzazioni non governative stanno prendendo parte alla campagna, impegnati in 120 mila postazioni sparse in tutto il Paese. Le vaccinazioni sono previste per tutti i bambini dai nove mesi ai cinque anni di età, mentre ai bambini tra 0 e 5 mesi verranno somministrate anche due dosi del vaccino contro la polio. L’Unicef stima che circa 4 milioni di bambini al di sotto dei cinque anni in Bangladesh non siano immunizzati contro il morbillo. L’ultima campagna nazionale contro la malattia nel paese asiatico è stata effettuata nel 2005-2006, quando vennero vaccinati circa 35 milioni di bambini tra i nove mesi e i 10 anni di età. Nel 2006 furono registrate solo 7 epidemie rispetto alle 27 dei primi due mesi del 2006, precedenti alla campagna. Nel 2007 non è stata registrata alcuna epidemia, e una sola rispettivamente nel 2008 e nel 2009. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), il morbillo, malattia virale fortemente contagiosa, rimane una delle cause principali di morte tra i bambini in tutto il mondo, nonostante la disponibilità di un vaccino sicuro ed efficace. Nel 2008 circa 164 mila persone sono morte a causa di questa infezione, la maggior parte bambini al di sotto dei cinque anni di età. (M.G.)

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    Kenya: messaggio per la Quaresima della Commissione giustizia e pace

    ◊   Sicurezza alimentare e povertà; Costituzione e buon governo; tutela dell’ambiente; riconciliazione; insicurezza: sono i cinque punti analizzati dalla Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale del Kenya, nel Messaggio per la Quaresima. Il lungo documento, suddiviso appunto in cinque paragrafi, traccia un quadro amaro della situazione del Kenya, ma lancia comunque un forte messaggio di speranza, affinché il Paese si rinnovi. Nel primo punto, dedicato alla povertà e alla sicurezza alimentare, i vescovi africani ricordando che “oltre 10 milioni di kenioti soffrono la fame. La mancanza di cibo viene attribuita alla carenza di metodi di coltivazione, alla mancanza di pianificazione, alle violenze e alle migrazioni”. Di qui, l’invito dei presuli a non abbandonare le tradizioni africane, basate sullo spirito di collaborazione e di aiuto reciproco in tutte le attività. Il problema della riforma costituzionale e di un buon governo viene, invece, trattato nel secondo punto del Messaggio. In esso, i vescovi denunciano la prepotenza di alcuni leader politici, il dilagare del favoritismo al posto della meritocrazia, la mancanza di regole e procedure precise. Di qui, l’appello perché la nuova Costituzione, che la politica sta elaborando, “provveda ai bisogni di tutti; porti la riconciliazione trattando la popolazione in modo paritario, distribuendo equamente le risorse del Paese ed eliminando la cultura dell’impunità”. Il Messaggio quaresimale prosegue, quindi, con il tema della protezione dell’ambiente: “Il volto del Kenya sta cambiando in modo negativo”, scrivono i vescovi, puntando il dito contro l’insediamento irregolare e non autorizzato nelle aree vicino ai bacini idrici, come la foresta Mau e quella degli Aberrare. Azioni dalle conseguenze tragiche, si legge nel Messaggio, poiché “fiumi, laghi, dighe ed altre fonti idriche si stanno esaurendo, il cibo scarseggia e migliaia di capi di bestiame sono morte”. La possibilità di avere cibo ed acqua pulita, fanno notare i presuli, ridurrebbe il numero dei conflitti tribali, delle migrazioni forzate e delle violenze nelle società. E ancora: al quarto punto, il Messaggio si sofferma sulla riconciliazione ed invita i fedeli ad instaurare rapporti sani per il bene delle generazioni future. “È Dio che ci guida alla vera libertà – continua il Messaggio – Una volta riconciliati con Lui e con gli altri membri della comunità, potremo condividere la gioia del Signore”. Infine, la Commissione giustizia e pace analizza il problema dell’insicurezza ricordando, in particolare, le violenze che seguirono le elezioni del 2008 e che scatenarono la carestia, la corruzione e gli scontri tribali. Di qui, l’invito ad abbandonare la competizione e a guardare alla diversità fra gli oltre 40 gruppi etnici come ad un’occasione per condividere le risorse. E ancora: i presuli lanciano un appello alla tutela della vita, ricordando che, come si legge nell’enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II, “gli abusi contro la vita umana come guerre, genocidi, aborto, torture, condizioni di vita disumane vanno contro la legge della natura”. (I.P.)

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    Repubblica Centrafricana: i vescovi invitano i fedeli a partecipare alle elezioni

    ◊   È stata superata la crisi politica che minacciava lo svolgimento delle prossime elezioni nella Repubblica Centrafricana. Domenica scorsa - riferisce l'agenzia Fides - l’opposizione e i movimenti ribelli centrafricani hanno infatti annunciato il loro ritorno nella Commissione elettorale indipendente (Cei), l’organo incaricato di preparare le elezioni presidenziali e legislative, che dovranno tenersi entro l’anno, in una data ancora non stabilita. Il 13 gennaio, i partiti dell’opposizione, gli ex movimenti ribelli e alcune formazioni di centro avevano annunciato la sospensione della loro partecipazione alla Commissione elettorale per protestare contro il suo presidente, accusandolo di essere di parte. L’accordo raggiunto non prevede le dimissioni del presidente della Cei, ma stabilisce una verifica amministrativa e finanziaria sulla gestione della Commissione elettorale. Le prossime elezioni sono previste dagli accordi raggiunti nell’ambito del “Dibattito politico inclusivo” avviato alla fine del 2008 tra governo, opposizione, ex movimenti ribelli e la società civile. All’inizio del 2009 è stato formato un governo di unità nazionale. I vescovi centrafricani hanno di recente lanciato un appello affinché le elezioni siano un’occasione per la ricostruzione del Paese. In un messaggio ai cattolici e agli uomini di buona volontà, inviato all’agenzia Fides, i vescovi esortano i centrafricani a operare perché “le prossime elezioni siano un vero cammino di maturità politica e democratica”. “L’esperienza - continua il messaggio - dimostra che alcuni Paesi del continente africano che sono riusciti a organizzare elezioni autenticamente democratiche sono usciti da situazioni di guerra per ricostruire una nazione unita, riconciliata e accresciuta”. I vescovi richiamano i fedeli a contribuire allo sviluppo del Paese, vivendo la fede con coerenza. “Quale cammino o quale luce possiamo donare al Paese per imprimergli o proporgli un senso storico autentico che gli permetta di far parte integrante del concerto delle nazioni ? Questa sfida della fede, che deve costituire un trampolino per la ricostruzione effettiva del nostro Paese, deve caratterizzare i nostri atti, le nostre riflessioni e la nostra maniera di condurre gli affari della nazione”. “Un cristianesimo disincarnato non ha diritto di cittadinanza in un Centrafrica, colpito da numerosi mali e disgrazie. Facciamo la storia con la nostra fede” conclude il messaggio. (R.P.)

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    Quaresima: il cardinale Rodriguez Maradiaga propone meno Internet e più preghiera

    ◊   Il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa, ha chiesto ai numerosi "dipendenti" dalla rete di prendere in considerazione durante la Quaresima, la proposta di un "digiuno da Internet" per dedicare questo tempo alla preghiera. “Un digiuno da Internet, perché no?” ha chiesto l'arcivescovo di Tegucigalpa durante la Messa che ha celebrato nella cattedrale metropolitana ieri, Mercoledì delle ceneri, alla quale hanno partecipato centinaia di fedeli. "Ci sono persone che ormai sono dipendenti da Internet, che durante il tempo di Quaresima dovrebbero dire: faccio un'ora in meno di Internet e un'ora in più di preghiera”, ha detto il cardinale. Nell’omelia il cardinale ha detto che ci dovrebbe essere anche un digiuno dalle "parolacce", dall'odio, dalla vendetta, dal risentimento e da tanti altri sentimenti negativi. Ha osservato anche che, dato il prezzo elevato, smettere di mangiare carne o pesce in questa stagione “non è più un digiuno”. Ha inoltre invitato gli honduregni alla solidarietà, per condividere con gli altri, in un mondo dove cresce la fame e l'ingiustizia. "Questa Quaresima è per noi un tempo di solidarietà con coloro che soffrono la crisi economica e con coloro che stanno lottando perché stanno male, e forse sono molti di più di quanto noi pensiamo", ha aggiunto, annunciando che si recherà ad Haiti per consegnare gli aiuti raccolti nelle ultime settimane tra i fedeli cattolici dell'Honduras per le vittime del terremoto del 12 gennaio. Questo contributo degli honduregni "è veramente un segno di solidarietà" per gli haitiani. Migliaia di honduregni cattolici hanno partecipato alla Messa del Mercoledì delle Ceneri nelle chiese di tutto il paese. (R.P.)

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    El Salvador: per la Chiesa è “inconcepibile” il livello di violenza nel Paese

    ◊   L'arcivescovo di San Salvador, monsignor José Luis Escobar Alas, ha definito “inconcepibile” il livello di violenza che sta vivendo El Salvador. Nel corso di una conferenza stampa, l'arcivescovo ha affermato che è “inconcepibile, incredibile” che avvengano mattanze come quelle di Suchitoto e Tonacatepeque e che si smembrino le persone, riferendosi al ritrovamento di sacchi con resti umani in vari punti della capitale. Il 2 febbraio scorso, - riferisce l'agenzia Zenit - sette presunti membri della gang “Mara 18” sono stati crivellati da un gruppo di sconosciuti in un fiume vicino alla città di Suchitoto (nel nord del Paese), mentre la notte del 6 febbraio un altro gruppo armato ha assassinato cinque persone in un ristorante della località di Tonacatepeque (nel centro). “Come cristiani non possiamo permetterlo, lo rifiutiamo, e questo è il motivo per cui è necessario che tutta la società, unita al Governo, cerchi la soluzione al problema della violenza”, ha dichiarato. “Altrimenti – ha aggiunto –, che Dio non voglia, soccomberemo a questa società”. Mons. Escobar Alas ha riconosciuto che la Chiesa è preoccupata per gli alti indici di delinquenza, soprattutto per il modo in cui si sono verificate le ultime mattanze. Per l'arcivescovo, il decreto approvato giovedì scorso dall'Assemblea Legislativa per aumentare le pene per i minori tra i 7 e i 15 anni che infrangono le regole non basta. “Non direi che sia positivo o negativo. Lascerei il giudizio agli analisti tecnici, ma penso che pur essendo una misura positiva non basti. A questo provvedimento vanno uniti anche piani di promozione dei giovani, di aiuto e di riabilitazione che presentino un'alternativa positiva”, ha osservato il presule. Per questo, ha raccomandato al Parlamento di conoscere le esperienze di altri Paesi in materia. El Salvador ha chiuso il 2009 con un totale di 4.365 omicidi, con una media di 12 al giorno, e un indice di violenza sociale non registrato almeno dagli anni successivi alla guerra civile, terminata nel 1992. Quest'anno, secondo i dati della polizia, la media delle morti violente quotidiane è salita a 13. (R.P.)

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    Bolivia-Ecuador: stato di emergenza per le alluvioni

    ◊   Sono almeno 39.000 in Bolivia le famiglie colpite, dalla fine del 2009, dalle intense piogge, gli smottamenti e lo straripamento di corsi d’acqua che interessano principalmente le regioni di Cochabamba (centro), Santa Cruz (est), Chuquisaca (sud-est), Beni e La Paz. Il vice-ministro della Protezione civile, Hernán Tuco, ha precisato che sono 107 i comuni colpiti su un totale di 337 in tutto il paese e nel bilancio si contano anche almeno 15 morti e 11.500 ettari di raccolti andati perduti. Il governo ha decretato l’emergenza nazionale e attivato l’allerta rossa nelle aree più colpite, tra cui la città di Trinidad, capitale del dipartimento di Beni, dove le precipitazioni hanno parzialmente sommerso due quartieri periferici costringendo ad evacuare 120 famiglie, e i territori indigeni del Tropico di Cochabamba, dove sono stati distribuiti con ponti aerei alimenti e beni di prima necessità. Le forti piogge sono attribuite a ‘El Niño’, fenomeno con cui si identificano importanti variazioni periodiche della temperatura del Pacifico orientale. Alluvioni si segnalano anche nel vicino Ecuador, dove risultano colpiti soprattutto una decina di centri abitati della zona della frontiera nord. La provincia settentrionale di Esmeraldas, dove è stato dichiarato lo stato d’emergenza, risulta isolata: almeno 3500 sono i sinistrati, 10.000 ettari di terra coltivata sono stati inondati dallo straripamento di fiumi, strade e ponti sono stati gravemente danneggiati. (R.P.)

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    Medici Senza Frontiere in prima linea nell’assistenza ai profughi di Kabul

    ◊   È emergenza sfollati a Kabul. La denuncia rilasciata al Sir è dell’organizzazione umanitaria Medici Senza Frontiere, che distribuisce beni di prima necessità e ha avviato un programma di assistenza medica per centinaia di sfollati costretti a vivere all'addiaccio tra i blocchi di cemento che compongono il mercato di Baghrami nella zona est della capitale. Queste famiglie, spiega Msf, “hanno lasciato le loro case nella provincia di Kapisa per fuggire dai combattimenti; sono giunte a Kabul alcuni mesi fa, ma sono solo le ultime di una lunga serie arrivate a Kabul negli ultimi anni a causa del conflitto in Afghanistan”. Negli ultimi giorni Msf ha distribuito 3.500 coperte e 700 teli di plastica e sta collaborando con Shrdo, una Ong locale afghana specializzata in assistenza sanitaria agli sfollati a Kabul, per fornire cure mediche. Nelle prossime otto settimane Msf lavorerà in una clinica di Shrdo provvedendo alle forniture di farmaci e alla formazione del personale necessario ad avviare un programma di assistenza sanitaria primaria per uomini, donne e bambini. Le donne incinte e coloro che necessitano di cure mediche di emergenza saranno riferiti all'ospedale di Ahmad Shah Baba, a 5 km dal mercato di Baghrami, dove Msf fornisce assistenza medica gratuita dall'ottobre 2009. (M.G.)

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    Svizzera: campagna delle Chiese cristiane per la Quaresima contro "il commercio iniquo"

    ◊   “Fermate il commercio iniquo!”: questo lo slogan della campagna ecumenica di digiuno, promossa per la Quaresima di quest'anno in Svizzera. L'azione, organizzata dalle organizzazioni elvetiche "Fastenopfer" (Chiesa cattolica), “Brot für alle” (Chiesa riformata) e “Partner sein” (Chiesa cattolica cristiana) è stata annunciata con una conferenza stampa svoltasi questa mattina a Berna. “Le condizioni commerciali inique - riferisce l'agenzia Sir - sono uno dei motivi per cui in tutto il mondo, oltre un miliardo di persone soffre la fame. Le regole del sistema commerciale internazionale, le speculazioni e gli interventi di politica agraria violano il diritto all’alimentazione e minacciano la vita di milioni di persone”, hanno sottolineato gli organizzatori. La campagna ha l’obiettivo di “far comprendere le relazioni tra commercio mondiale, produzione alimentare e sicurezza alimentare”, nonché “illustrare spunti concreti con cui i consumatori possono contribuire ad un sistema commerciale più giusto mediante il loro comportamento negli acquisti”. Ad esempio, per il 13 marzo è prevista una vendita di rose o la vendita di pane presso le panetterie svizzere, per sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema del commercio equo. L'azione ecumenica verrà inaugurata il 20 febbraio a Lucerna. Nella cittadina verrà inoltre presentata una mostra dedicata all’economia agricola globalizzata. (R.P.)

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    Francia: Messaggio quaresimale delle Chiese cristiane sulla sfida delle migrazioni

    ◊   Un messaggio delle Chiese cristiane di Francia perché le loro comunità non cessino di essere solidali con gli immigrati. “L’Europa – si legge nel messaggio scritto dal Consiglio delle Chiese cristiane in Francia e firmato pastore protestante Claude Baty, dal metropolita ortodosso Emmaneul e dal card. André Vingt Trois in occasione della prima domenica di Quaresima – è una destinazione privilegiata e la Francia è uno dei principali Paesi scelti dai migranti”. “La questione migratoria è spesso oggetto di idee false e di rappresentazioni inesatte. Anche tra i cristiani, come tra i nostri concittadini, possono circolare risposte semplicistiche a problemi complessi”. Il primo invito dei responsabili delle Chiese cristiane - riferisce l'agenzia Sir - è quello di “infirmarsi” perché “oggi, di fronte alle situazioni drammatiche vissute dagli immigrati, non possono aver spazio i pregiudizi. E’ necessario un cambiamento di prospettiva”. Il secondo invito è “mostrarsi solidali e fraterni” sostenendo quelle associazioni nate per aiutare i migranti “a far valere i loro diritti”. Il messaggio lancia infine un appello perché i cristiani di Francia si “esprimano” “ogni volta che è necessario” e quando le autorità “hanno bisogno di essere incoraggiate nelle loro scelte politiche perchè il nostro Paese resti una terra di accoglienza”. (R.P.)

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    Spagna: in aumento le donazioni a favore della Chiesa cattolica

    ◊   Oltre duecentomila donazioni in più (esattamente 237.143) a favore della Chiesa cattolica: è quanto registra, per l’anno 2009, la Conferenza episcopale spagnola. Un dato confortante, che porta a più di 7milioni – esattamente a 7.195.155 - le dichiarazioni dei redditi a vantaggio delle Istituzioni ecclesiastiche. In una nota, la Ces spiega, inoltre, che “per una corretta interpretazione di questi dati” bisogna ricordare l’eliminazione dell’esenzione dell’Iva per tali donazioni. Oltre al fatto che, “con il nuovo sistema, lo Stato non garantisce più alcun sostentamento minimo per la Chiesa. Ha cessato di esistere il così detto “complemento di bilancio”, così che la Chiesa riceve solo quello che arriva volontariamente dai contribuenti”. Ribadendo che le offerte ricevute permetteranno di “mantenere le attività principali della Chiesa al livello di efficienza abituale”, la Ces aggiunge che “con il nuovo sistema, sarà fondamentale la decisione personale dei contribuenti di barrare la casella corrispondente alla Chiesa cattolica sulla dichiarazione dei redditi”. Quindi, i vescovi spagnoli ringraziano tutti coloro che hanno voluto fare donazioni alla Chiesa e ricordano che tutte le altre forme di collaborazione al sostentamento ecclesiastico, come le collette e le sottoscrizioni, continueranno ad essere indispensabili. “Barrare la casella della dichiarazione dei redditi a favore della Chiesa cattolica – scrivono i presuli – non costa nulla e rende molto”. Poi, la Ces sottolinea l’operato della Chiesa in campo sociale, come “nell’insegnamento; nell’attenzione ai bambini, agli anziani, ai disabili; nell’accoglienza degli immigrati; nell’aiuto personale ed immediato alle vittime della crisi economica; nell’invio di missionari nelle zone più povere della Terra”. Un operato portato avanti grazie “alle vite impegnate e alla generosità che scaturisce da coloro che hanno incontrato la speranza nella missione della Chiesa”, perché, conclude la nota, “con poco denaro, la Chiesa sta facendo molto per i tanti che hanno bisogno di tanto”. (I.P.)

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    Al Festival di Berlino quattro pellicole per riflettere sulla condizione dell’essere umano

    ◊   La famiglia, la trasmissione dei valori, la memoria del passato, le differenti generazioni perdute nel tempo. Un pugno di film, in competizione al 60 Festival di Berlino, riflette e fa riflettere su alcuni dei valori fondamentali della società umana. “Bal”, terzo atto di una trilogia che il cineasta turco Semih Kaplanoglu ha dedicato al mondo della sua giovinezza, trasporta lo spettatore in un ambiente rurale ai confini dell´occidente, dove le memorie ancestrali si fondono nei ricordi personali. Concepito come un lungo flashback che sintetizza una vita nello sguardo di un bambino, il film commuove per gli accenti poetici di cui è intriso e per la profonda pietà nei confronti degli esseri umani. “Please give”, opera seconda di Nicole Holofcener, già nota per aver diretto episodi di una celebre serie televisiva come “Six feets under”, mette in scena le vicende di due famiglie newyorkesi, vicine di casa, e soprattutto il senso di colpa che abita le classi altoborghesi in surplus di benessere di fronte alla condizione delle persone meno favorite dalla vita. Strutturato come una commedia di caratteri, il film fa spesso sorridere amaro nel suo tratteggiare con estrema abilità la confusione di un mondo che non sa più scegliere. É il risultato cui giunge anche un’altra commedia di produzione hollywwodiana, “The kids are all right” di Lisa Cholodenko, umoristica e al contempo malinconica riflessione sul bisogno degli individui di formare una famiglia, ma anche sulla confusione dei modelli che la società propone. Interpretato da ottimi attori, al di là della scabrosità di certe situazioni, il film convince proprio per il suo sguardo, al contempo critico e doloroso e per la carica di profonda umanità dei personaggi che lo abitano. La finzione arriva a sfiorare il senso della vita. Ma se si vuole arrivare più vicino al reale bisogna affidarsi al documentario, di cui a Berlino si é potuto vedere uno straordinario esempio, “The unfinished film” di Yael Hersonsky. Alle prese con una misteriosa pellicola perduta negli archivi, girata dalla propaganda nazista nel ghetto di Varsavia per documentare la quotidianità degli ebrei poche settimane prima che incominciasse la loro deportazione verso i campi di sterminio, la giovane regista israeliana smonta e rimonta quelle immagini, le penetra con uno sguardo lucido, le confronta con la parola dei sopravvissuti. Così facendo ci immerge nel senso di doloroso stupore che colpisce di fronte agli ultimi atti di un’esistenza condannata, ma soprattutto ci consegna un estremo monito di non dimenticare. (Da Berlino, Luciano Barisone)

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    24 Ore nel Mondo



    Pakistan: almeno 18 morti in tre attentati, 36 persone perdono la vita per una valanga

    ◊   Due esplosioni in due zone pakistane delle cosiddette "Aree tribali federalmente amministrate" (Fata) hanno ucciso almeno 18 persone. Entrambe le località si trovano in una zona frequentata dai talebani alla frontiera con l'Afghanistan. Intanto, almeno 36 persone sono morte in Pakistan quando una valanga si è abbattuta su un complesso di case nel distretto di Kohistan, parte della Provincia della frontiera nord-occidentale (Nwfp). Finora le squadre di soccorso, che non dispongono di mezzi meccanici per rimuovere la neve, sono riuscite a recuperare 19 cadaveri.

    12 morti per un attentato nella città irachena di Ramadi
    A quasi due settimane dalle attese elezioni generali irachene, almeno dodici persone sono state uccise e altre 22 sono rimaste ferite oggi in un attentato suicida compiuto a nordovest di Baghdad, nella turbolenta provincia di al Anbar a maggioranza sunnita. Secondo la polizia locale, l'attentatore suicida ha azionato il corpetto esplosivo che aveva indosso all'ingresso meridionale di un compound fortificato a Ramadi, capoluogo della provincia 110 km a nordovest della capitale, sede del governatorato, della questura e della Corte penale locale. Inizialmente, si era parlato di un attacco compiuto da un'autobomba guidata da un kamikaze, ma le dinamiche esatte dell'attentato sono ancora da chiarire. Testimoni oculari hanno riferito alla tv di Stato al Iraqiya di aver visto “una palla di fuoco” proveniente dall'ingresso del compound e “alcuni corpi scaraventati in aria”.

    La Casa Bianca parla di successo dell’offensiva antitalebana in Afghanistan
    Altri talebani sono stati catturati nel contesto delle operazioni militari delle forze Nato in Afghanistan. Nel nord, un capo dei terroristi è stato ucciso dai militari afghani e tre insorti sono stati fermati. L’azione ha riguardato anche il vicino Pakistan, dove i Servizi segreti americani e pakistani sono riusciti a catturare due capi talebani, considerati governatori-ombra di altrettante province afghane. La notizia, data dai media pakistani, è stata smentita dai talebani. I terroristi, invece, hanno rivendicato l’abbattimento di un drone statunitense, caduto ieri nella provincia sudorientale afghana di Khost. Dall’inizio dell’offensiva, lo scorso fine settimana, sono cinque i militari dell’Isaf caduti. Intanto, il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, ha dichiarato che l’offensiva contro i talebani nel sud dell’Afghanistan, condotta da circa 15 mila soldati dell’Isaf e delle forze armate afghane, “procede positivamente”.

    Afghanistan, Karzai approva gli emendamenti alla legge elettorale
    Il presidente afghano, Hamid Karzai, ha firmato un decreto con cui dà forza di legge ad una serie di emendamenti alle norme che regolano le elezioni nel Paese approvati in Consiglio dei ministri. Lo ha fatto mentre il parlamento è chiuso per il periodo invernale, ma i parlamentari avranno il potere, entro 30 giorni dal ritorno al lavoro, di approvarlo o respingerlo a maggioranza. Giorni fa, il Washington Post sosteneva che, con la riforma, il governo afghano stesse cercando di ottenere un maggior controllo sulla consultazione elettorale, eliminando i membri stranieri dall'organismo che controlla il voto, limitando il numero delle donne che possono essere elette in parlamento e stabilendo nuove condizioni per i candidati alle cariche pubbliche. La prossima scadenza elettorale in Afghanistan è prevista per settembre quando l'intero Paese sarà chiamato alle elezioni legislative.

    L'Iran rifiuta di interrompere l'arricchimento di uranio
    L’Iran ha fatto sapere che non sospenderà l’arricchimento dell’uranio in cambio di radioisotopi necessari a riattivare un reattore per scopi medici, respingendo così l’offerta di Stati Uniti, Russia e Francia. Una questione, quella del nucleare iraniano, che sta creando forti frizioni anche tra le diplomazie internazionali. Salvatore Sabatino, ne ha parlato con il giornalista iraniano Ahmad Rafat:

    R. – L’Iran ha avviato il suo programma nucleare e non è disposto a sospenderlo per nessuna ragione al mondo. Solo che ogni tanto, per allungare i tempi, evitare nuove sanzioni e per scagionare il pericolo di un possibile attacco militare – che sarebbe un disastro – cambia i toni e si dimostra disponibile. Una disponibilità reale però non c’è.

    D. – A questo punto, sulla Repubblica islamica grava lo spettro delle sanzioni internazionali. Non si rischia di colpire una popolazione già provata?

     
    R. – Il prezzo delle sanzioni viene sempre pagato principalmente dalle popolazioni. D’altra parte, però, le sanzioni hanno anche costretto i regimi autoritari a fare dei passi indietro se non proprio a cedere il potere e andarsene. Pertanto, si tratta di un’arma a doppio taglio, che in un primo momento preme sulla popolazione, facendo pagare loro il prezzo, ma in un secondo momento facilita il cambio al vertice.

     
    D. – Questo braccio di ferro tra Ahmadinejad e la comunità internazionale che effetti sta creando all’interno del Paese? Il governo si sta rafforzando o indebolendo?

     
    R. – Il governo, attaccando la comunità internazionale, in realtà parla con la popolazione interna: vuole dimostrarle che ha tale forza, tale potere da poter sfidare anche la comunità internazionale. È un po' il segno della sua debolezza. Ahmadinejad in questo momento è impegnato sul fronte interno con le manifestazioni, che continuano da otto mesi, con i militari, con una parte del clero che si è schierata contro il governo. Dall’altra parte, Teheran si trova ad affrontare sfide internazionali, nuove sanzioni ed è pertanto in una posizione molto debole. E come ogni persona debole cerca, alzando la voce, di dimostrarsi potente e forte.

     
    Hillary Clinton esclude interventi militari in Iran
    Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha detto che gli Stati Uniti non prevedono nessun intervento militare contro l'Iran per il suo programma nucleare. “È evidente che non vogliamo che l'Iran diventi una potenza nucleare, ma stiamo esaminando solo sanzioni”, ha detto ieri la Clinton in un'intervista alla tv Al-Arabiya, durante la tappa a Gedda, al termine di una missione di quattro giorni nel Golfo.

    Due arresti per l’agguato ai peacekeeper in Sudan
    Due uomini sono stati arrestati in Sudan con l'accusa di essere coinvolti nell'agguato, avvenuto martedì scorso nella regione del Darfur, a sette peacekeeper pakistani del contingente di pace internazionale Unamid (United Nation-African Union Peacekeeping Force). Uomini armati avevano aperto il fuoco martedì scorso contro una pattuglia della polizia dell'Unamid nei pressi di Nyala, il capoluogo del Darfur meridionale. I militari avevano risposto al fuoco e sette erano rimasti feriti, di cui quattro gravemente. Gli assalitori erano poi fuggiti su due vetture del contingente, una delle quali è stata riconosciuta dalle forze dell'ordine di Khartoum. Secondo quanto riferito dall'Unamid, non è chiaro se gli autori dell'attacco volessero uccidere i militari o rubare le loro vetture. Sono finora 22 i peacekeeper dell'Unamid uccisi nella tormentata regione sudanese, dove il contingente è presente dall'inizio del 2008 per fronteggiare la crisi umanitaria innescata nel 2003 dal conflitto fra miliziani appoggiati occultamente dal governo e ribelli locali.

    Arrestati tre presunti militanti di Al Qaeda in Yemen
    Le Forze di sicurezza yemenite durante un'operazione contro Al Qaeda che si ritiene abbia stabilito nello Yemen il suo quartier generale nella regione del Golfo persico (Al Qaida nella Penisola Araba, Aqap) hanno arrestato tre presunti militanti nella provincia di Maarib, a est della capitale Sanaa. Il sito del Ministero della difesa rende noto che i tre, fra i 20 e i 29 anni, sono stati bloccati mentre viaggiavano a bordo di un'automobile senza targa, senza fornire altri dettagli sulle circostanze del loro arresto. Una decina di giorni fa, Al Qaeda nella penisola Araba ha lanciato attraverso Internet un appello alla "jihad", la guerra santa, contro gli ebrei, i cristiani e gli interessi americani, "ovunque".

    Eurostat verifica l’influenza di banche Usa nella crisi economica in Grecia
    Eurostat, l'Ufficio statistico dell'Unione Europea, sta attualmente verificando se le banche d'affari Usa, in particolare Goldman Sachs, abbiano aiutato la Grecia a "truccare" i propri bilanci, ricorrendo ad operazioni "swap". E' quanto ha riferito il ministro delle Finanze francese, Christine Lagarde, intervistata dalla radio France Inter. Il servizio di Federico Catani:

     
    In Grecia si estendono gli scioperi e la Borsa di Atene, dopo un’apertura al ribasso a metà giornata, segna un netto rialzo, sia pure in un clima che rimane volatile. Secondo la stampa, il governo greco non esclude un possibile ricorso al Fmi nel caso ''le trattative con Bruxelles non vadano nel modo giusto e la situazione peggiori ulteriormente''. Da parte sua, il premier greco, Giorgio Papandreou, ha affermato che la Grecia “non chiede denaro” ai Paesi europei ma un “appoggio politico” concreto per uscire dalla morsa della “speculazione e della diffamazione” che impediscono al Paese di ottenere crediti “a condizioni normali”. Parlando ieri sera davanti ai ministri, Papandreou ha detto che ciò che il suo governo si aspetta è “un esame serio dell'attuale piano di stabilizzazione e sviluppo, e non discorsi generali e irresponsabili di provvedimenti su ciò che la Grecia deve o non deve fare”. Le dichiarazioni del premier hanno fatto seguito alle crescenti pressioni Ue sulla Grecia per nuove misure di bilancio, e alla montante opposizione in Germania nei confronti di un'assistenza finanziaria ad Atene. Nei giorni scorsi, il premier aveva già criticato il comportamento delle istituzioni europee nell'affrontare la crisi greca, che, a suo avviso, avrebbe contribuito ad un peggioramento della posizione finanziaria di Atene.

     
    Talat dall'Italia: negoziati per la riunificazione di Cipro ad un punto cruciale
    “Ci sono importanti opportunità per far ripartire il negoziato tra comunità greca e turca per la riunificazione di Cipro”, l’isola divisa in due dal 1974. Lo ha detto ieri a Roma il leader turco-cipriota, Mehmet Ali Talat, nel corso di una conferenza presso l'Istituto affari internazionali. Talat ha poi incontrato il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, che si è detto disposto a favorire i contatti tra le parti. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    Il leader turco-cipriota, Talat, ricorda che il 18 aprile prossimo si terranno le elezioni presidenziali nell'autoproclamata Repubblica di Cipro Nord, della quale è l'attuale presidente, e che una soluzione è necessaria entro quella data. Una soluzione per l'Isola che è divisa in due dal 1974, da quando la Turchia ha invaso militarmente la parte nord. Negoziati tra il sud greco e il nord turco sono in corso dalla fine del 2008 e nelle ultime settimane sono pervenuti a una fase intensa. Secondo il leader di Cipro del nord, se entro aprile non si giungerà a un accordo, "la finestra di opportunità verrà fortemente limitata". "Anche se io sarò rieletto afferma non potrò negoziare all'infinito, si arriverà comunque a una stagnazione". Ma c'è anche un'altra ipotesi: la vittoria della destra che guida l'attuale governo, meno disposta al compromesso per giungere a un accordo di riunificazione. Da qui l’appello alla comunità internazionale, perchè – dice il leader turco cipriota una soluzione è nell'interesse di tutti". Guardando ai passi avanti compiuti finora nel negoziato tra il leader turco-cipriota e il presidente greco-cipriota, Christofias, Talat spiega che su capitoli come governance e condivisione del potere, economia e affari dell'Ue, "l'intesa è quasi raggiunta", ma ammette che sui capitoli cruciali, come la restituzione delle proprietà ai profughi e la presenza delle truppe di Ankara sull'isola a tutela della minoranza turca, "molto resta da fare". Bisogna ricordare che la Repubblica di Cipro, la parte sud dell'Isola, è nell'Unione Europea mentre la parte nord, la Repubblica turca è attualmente riconosciuta solo da Ankara, ma non dal resto della comunità internazionale.

     
    Sparatoria in una scuola in Germania. Morto un insegnante
    Un insegnante è stato ucciso nel corso di una sparatoria all’interno di un Istituto tecnico di Ludwigshafen, nella Germania sudoccidentale. Lo ha reso noto un portavoce della polizia, aggiungendo che a sparare è stato un ragazzo di 23 anni, subito arrestato. La scuola, circondata dalle forze dell’ordine, è stata evacuata e non risultano esserci altre vittime.

    Il Dalai Lama a Washington: oggi l'incontro con Obama
    Oggi, l’incontro a Washington tra il presidente americano, Barack Obama, ed il Dalai Lama, leader spirituale tibetano in esilio. L’evento nelle scorse settimane è stato fortemente osteggiato dalla Cina, che considera il Dalai Lama ispiratore dei tentativi di indipendenza del Tibet. Sull’importanza di questo incontro, Salvatore Sabatino ha parlato con Guido Samarani, docente di Storia della Cina presso l’Università Cà Foscari di Venezia:

    R. – L’atteggiamento cinese sulla questione del Dalai Lama e del Tibet rientra nelle categorie generali più volte affermate e riaffermate in questi anni da parte cinese, ossia quella della non ingerenza negli affari interni. E’ difficile, ovviamente, scindere l’incontro, l’aspetto spirituale e culturale – che credo nessuno contesti per il Dalai Lama – con l’aspetto politico, con gli effetti politici che quest’incontro oggettivamente ha.

     
    D. – Obama, dal canto suo, ha deciso di proseguire sulla sua strada confermando l’incontro. Che tipo di conseguenze oggettivamente ci possiamo attendere?

     
    R. – I problemi principali sul piano politico riguarderanno i cinesi, che tenderanno ad essere ancora più intransigenti sulla questione del Tibet. Da parte americana, è oggettivamente non facile per il presidente americano – che è alle prese con tutta una serie di questioni complesse – far fronte a questi temi, su cui credo ci sia una larga sensibilità negli Stati Uniti.

     
    D. – I rapporti tra Cina e Stati Uniti in queste ultime settimane sono stati contraddistinti da forti tensioni, prima sulla questione della censura Google, poi sulla vendita di armi americane a Taiwan ed ancora sulla questione nucleare iraniana. Questi due Paesi in che modo si potranno riavvicinare?

     
    R. – Leggevo recentemente alcuni pareri di studiosi cinesi e di studiosi americani anche su sponde opposte. Credo forse ci sia bisogno di quello che questi studiosi cinesi e americani hanno proposto: una specie di nuovo summit, una nuova presa di posizione, una nuova cornice generale da ridisegnare, che è forse quella delineata negli anni Settanta-Ottanta, quando ci furono le prime relazioni filoamericane, ma che non è più sufficiente a contenere tutta la complessità dei problemi vecchi e nuovi che hanno i due Paesi.

     
    Domani incontro Usa e Cuba a L’Avana sull’immigrazione
    Rappresentanti degli Stati Uniti e di Cuba si incontreranno domani all'Avana per discutere i dettagli dell'entrata in vigore dell'accordo Usa-Cuba sull'immigrazione. Lo annuncia il Dipartimento di Stato Usa in un messaggio Twitter, senza dare al momento maggiori dettagli.

    Attacco di maoisti nello Stato indiano di Bihar
    Una colonna di almeno 120 guerriglieri maoisti pesantemente armati ha attaccato la notte scorsa il villaggio di Kasari, nello Stato indiano di Bihar, aprendo il fuoco in modo indiscriminato, con un bilancio di nove morti e 12 feriti, di cui cinque gravi. Lo riferisce l'agenzia di stampa Pti. Durante la fulminea operazione avvenuta nel distretto di Jamui, i maoisti hanno anche appiccato il fuoco ad almeno 25 casupole con il tetto di paglia. Ieri, il movimento clandestino aveva decretato, con risultati parziali, uno sciopero in cinque distretti del Bihar (Banka, Bhagalpur, Jamui, Munger e Lakhisarai) in segno di protesta per l'uccisione da parte della polizia di otto guerriglieri. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 49

     
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