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Sommario del 17/02/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Tempo di Quaresima. Benedetto XVI all’udienza generale: conversione è andare controcorrente e lasciarsi trasformare dall’amore di Cristo
  • La Messa delle Ceneri presieduta nel pomeriggio dal Papa nella Basilica di Santa Sabina: intervista con il rettore, padre Francesco Ricci
  • Nomina
  • Abusi su minori: conferenza stampa dei vescovi irlandesi
  • Messa del cardinale Sodano in suffragio delle vittime del terremoto di Haiti
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il Kosovo celebra il secondo anniversario dell'indipendenza
  • Brasile: al via la Campagna di Fraternità sul motto "Non potete servire Dio e il denaro"
  • Presentati gli eventi legati all'Ostensione della Sindone
  • Assemblea della Federazione Italiana Esercizi Spirituali: intervista con il cardinale De Giorgi
  • Iniziative per i 400 anni dalla morte di Caravaggio
  • Chiesa e Società

  • Iraq: ucciso studente cristiano a Mosul
  • La Caritas Internationalis esorta a cancellare subito il debito estero di Haiti
  • Haiti: per la Banca Interamericana per lo Sviluppo la ricostruzione sarà lunga e costosa
  • Consiglio Ifad contro la malnutrizione nei Paesi poveri
  • Onu: il primo agosto in vigore la messa al bando delle bombe a grappolo
  • Il cardinale Poletto nella Sinagoga di Torino: "un'umile tappa di un percorso di fraternità"
  • India: concluso il Sinodo diocesano di Ranchi. Messaggio del cardinale Dias
  • India: chiesa attaccata da estremisti indù cura gratis i poveri
  • Indonesia: sì del Tribunale ad una nuova chiesa a Bandung. Soddisfatto il vescovo
  • Amnesty: appello al Myanmar perché ponga fine alla repressione contro le minoranze etniche
  • Filippine: in Quaresima i vescovi invitano al digiuno per aiutare i bambini poveri
  • La giustizia sociale al centro della Quaresima per i cattolici thailandesi
  • Cina: la comunità cattolica ricorda mons. Wang Chonglin, deceduto nei giorni scorsi
  • Uganda: la Chiesa contro la legge sulla pena di morte per i gay
  • Congo: 18 anni fa il massacro dei cristiani a Kinshasa
  • Burkina Faso: pellegrinaggio a Yagma, in nome della riconciliazione e la pace
  • Italia: la solidarietà di mons. Renzo per la popolazione di Maierato evacuata a causa della frana
  • La diocesi di Milano sui fatti di via Padova: frutto di “disagio sociale” e irresponsabilità politica
  • In onda da oggi Radioquaresima a cura del programma “Orizzonti Cristiani”
  • 24 Ore nel Mondo

  • Economia Usa in crescita: Obama torna a puntare sul nucleare
  • Il Papa e la Santa Sede



    Tempo di Quaresima. Benedetto XVI all’udienza generale: conversione è andare controcorrente e lasciarsi trasformare dall’amore di Cristo

    ◊   Il periodo quaresimale sia occasione propizia per convertirci e andare controcorrente: è l’esortazione di Benedetto XVI ai fedeli riuniti in Aula Paolo VI per l’udienza generale del Mercoledì delle Ceneri. Il Papa ha sottolineato che, in questo periodo forte dell’anno, il cristiano è chiamato a vivere giorni di intensa preghiera e di sincera penitenza, lasciandosi trasformare dal mistero pasquale di Gesù. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Convertitevi e credete al Vangelo”. All’inizio del cammino quaresimale, Benedetto XVI invita i fedeli a cogliere “la sorprendente novità” che sprigiona dal richiamo alla conversione. Un appello, sottolinea, che “mette a nudo e denuncia la facile superficialità che caratterizza molto spesso il nostro vivere”. Il Papa avverte che convertirsi significa “cambiare direzione nel cammino della vita”. Non “con un piccolo aggiustamento”, ma “con una vera e propria inversione di marcia”:

     
    “Conversione è andare controcorrente, dove la 'corrente' è lo stile di vita superficiale, incoerente ed illusorio, che spesso ci trascina, ci domina e ci rende schiavi del male o comunque prigionieri della mediocrità morale. Con la conversione, invece, si punta alla misura alta della vita cristiana, ci si affida al Vangelo vivente e personale, che è Cristo Gesù”.

     
    Cristo è dunque la “meta finale e il senso profondo della conversione”. E’ Lui la “via sulla quale tutti sono chiamati a camminare nella vita, lasciandosi illuminare dalla sua luce”. In tal modo, constata, “la conversione manifesta il suo volto più splendido e affascinante”:

     
    “Non è una semplice decisione morale, che rettifica la nostra condotta di vita, ma è una scelta di fede, che ci coinvolge interamente nella comunione intima con la persona viva e concreta di Gesù. Convertirsi e credere al Vangelo non sono due cose diverse o in qualche modo soltanto accostate tra loro, ma esprimono la medesima realtà”.

     
    La conversione, soggiunge, è il “sì totale di chi consegna la propria esistenza al Vangelo, rispondendo liberamente a Cristo che per primo si offre all’uomo come via, verità e vita”, “come colui che solo lo libera e salva”. Del resto, sottolinea il Papa, il richiamo alla conversione, al credere al Vangelo “non sta solo all’inizio della vita cristiana”, ma ne accompagna tutti i passi. “Ogni giorno – afferma – è momento favorevole e di grazia, perché ogni giorno ci sollecita a consegnarci a Gesù, ad avere fiducia in Lui, a rimanere in Lui, a condividerne lo stile di vita” e a imparare da Lui l’amore vero:

     
    “Ogni giorno, anche quando non mancano le difficoltà e le fatiche, le stanchezze e le cadute, anche quando siamo tentati di abbandonare la strada della sequela di Cristo e di chiuderci in noi stessi, nel nostro egoismo, senza renderci conto della necessità che abbiamo di aprirci all’amore di Dio in Cristo, per vivere la stessa logica di giustizia e di amore”.

     
    Grazie all’amore di Cristo, è la riflessione del Pontefice, “noi possiamo entrare nella giustizia più grande che è quella dell’amore”. Rivolge dunque il pensiero alla formula che nell’imposizione delle ceneri ci ricorda che siamo polvere e polvere ritorneremo. Qui, ribadisce il Papa, la Parola di Dio “ci richiama alla nostra fragilità, anzi alla nostra morte che ne è la forma estrema”:

     
    “Di fronte all’innata paura della fine, e ancor più nel contesto di una cultura che in tanti modi tende a censurare la realtà e l’esperienza umana del morire, la liturgia quaresimale, da un lato, ci ricorda la morte invitandoci al realismo e alla saggezza, ma, dall’altro lato, ci spinge soprattutto a cogliere e a vivere la novità inattesa che la fede cristiana sprigiona nella realtà della stessa morte”.

     
    “L’uomo è polvere – rammenta il Papa – e in polvere ritornerà, ma è polvere preziosa agli occhi di Dio, perché Dio ha creato l’uomo destinandolo all’immortalità”. Anche Gesù, avverte, ha “liberamente voluto condividere con ogni uomo la sorte della fragilità, in particolare attraverso la sua morte in croce”:

     
    “Ma proprio questa morte, colma del suo amore per il Padre e per l’umanità, è stata la via per la gloriosa risurrezione, attraverso la quale Cristo è diventato sorgente di una grazia donata a quanti credono in Lui e vengono resi partecipi della stessa vita divina”.

     
    Ecco allora che “il piccolo gesto dell’imposizione delle ceneri ci svela la singolare ricchezza del suo significato”:

     
    “E’ un invito a percorrere il tempo quaresimale come un’immersione più consapevole e più intensa nel mistero pasquale di Gesù, nella sua morte e risurrezione, mediante la partecipazione all’Eucaristia e alla vita di carità, che dall’Eucaristia nasce e nella quale trova il suo compimento”.

     
    "Con l’imposizione delle ceneri - è l’esortazione del Papa – noi rinnoviamo il nostro impegno di seguire Gesù, di lasciarci trasformare dal suo mistero pasquale, per vincere il male e fare il bene, per far morire il nostro ‘uomo vecchio’ legato al peccato e far nascere l’‘uomo nuovo’ trasformato dalla grazia di Dio”. Al momento dei saluti, ha invitato i malati ad offrire le loro sofferenze “insieme con Cristo per la conversione di quanti ancora si trovano lontano da Dio” ed ha augurato agli sposi novelli “di costruire con coraggio e generosità” la propria famiglia “sulla salda roccia dell’amore divino”.

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    La Messa delle Ceneri presieduta nel pomeriggio dal Papa nella Basilica di Santa Sabina: intervista con il rettore, padre Francesco Ricci

    ◊   Con la riflessione all’udienza generale di oggi, Benedetto XVI è già entrato nel clima di inizio Quaresima, che questa sera toccherà il culmine con il tradizionale appuntamento del Mercoledì delle Ceneri: il Papa si soffermerà in preghiera nella Basilica di Sant’Anselmo per poi partire in processione penitenziale, alle 16.30, verso la Basilica di Santa Sabina all’Aventino, dove alle 17 presiederà la Messa con il rito della benedizione e imposizione delle Ceneri. Sul rinnovato invito del Pontefice alla conversione di questa mattina, e sui preparativi per la cerimonia del pomeriggio, Alessandro De Carolis ha sentito il rettore della Basilica aventiniana, padre Francesco Ricci:

    R. – L’invito del Santo Padre ci ha ricordato l’esigenza di sempre all’inizio della Quaresima, che è proprio quella dell’ottica del cambiamento, l’ottica che ci porta proprio a re-impostare la nostra vita approfittando di questi 40 giorni che sono un tempo nuovo per noi, in vista della nostra conversione. Quindi, l’invito del Papa ci aiuta a re-impostare la nostra vita e a rimetterci sul cammino.

     
    D. – La mentalità corrente digerisce a fatica – per così dire – l’idea della Quaresima; in realtà, bisognerebbe dire lo stereotipo della Quaresima. Come si può comunicare invece alle persone la bellezza, e dunque la verità, di questo periodo?

     
    R. – E’ vero: le parole che si utilizzano e sentiremo in Quaresima, come quelle che ha utilizzato il Papa – “conversione oggi”, “preghiera”, “digiuno”, “deserto” – possono sembrare parole negative, che ai nostri orecchi di oggi sono un po’ ostiche da accettare. Invece, se noi guardiamo a queste parole, pensiamo a queste parole come una trasformazione della nostra vita, come ad una possibilità ulteriore che viene data alla nostra vita affinché la nostra coscienza si trasformi, vediamo che queste parole diventano meno ostiche per noi, ma ci vengono alla mente ed al cuore in tutta la loro bellezza: come approfittare di questo tempo per abbandonare tutte le banalità ed inserirci in una dimensione completamente nuova di cui forse abbiamo perso il gusto.

     
    D. – Tra poche ore Benedetto XVI sarà con voi per iniziare la Quaresima con la celebrazione del Mercoledì delle Ceneri. In che modo vi siete preparati e vi state preparando a questo momento?

     
    R. – Per noi Domenicani e anche per i nostri fratelli Benedettini, la visita del Santo Padre si perde nella notte dei tempi, perché è ormai una tradizione consolidata già dal Medio Evo e ripresa da Papa Giovanni XXIII dopo un periodo di assenza. Ci stiamo preparando a questo evento nel modo consueto, proprio iniziando questa prima stazione quaresimale di Santa Sabina con un atteggiamento penitenziale, che però non significa ripetitivo – come dicevo prima: le Ceneri soltanto come un aspetto negativo – ma penitenziale per re-impostare la nostra vita, ascoltando quello che il Santo Padre ha detto questa mattina e dirà questa sera ai fedeli che verranno nella Basilica di Santa Sabina.

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    Nomina

    ◊   Benedetto XVI ha nominato nunzio apostolico in Montenegro mons. Alessandro D’Errico, arcivescovo titolare di Carini, nunzio apostolico in Bosnia ed Erzegovina.

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    Abusi su minori: conferenza stampa dei vescovi irlandesi

    ◊   I vescovi irlandesi hanno concluso ieri un incontro di due giorni in Vaticano per affrontare, col Papa e i suoi collaboratori, la drammatica questione degli abusi sessuali su minori da parte di esponenti del clero irlandese. Nel pomeriggio i presuli hanno tenuto una conferenza stampa presso la Sala Marconi della nostra emittente. C’era per noi Francesca Sabatinelli:

    “E' l’inizio della Quaresima, tempo di penitenza, e dobbiamo iniziare da noi stessi”: il cardinale Seán Brady, primate della Chiesa irlandese, non fa sconti all’episcopato d’Irlanda. Parla della collera, della disillusione, dei sentimenti di tradimento vissuti dai fedeli: “ciò che è accaduto in Irlanda è nostra responsabilità”. Poi spiega uno dei temi principali discussi nell'incontro con il Papa:

     
    “The question of …
    Le vittime sono state al centro della preoccupazione in questi giorni di incontri”.

    Un altro tema è stato però affrontato a lungo, qualcosa che colpisce molto sia le vittime che i cattolici irlandesi: la responsabilità dell’episcopato nell’aver fallito nell’affrontare quanto accadeva. Non ci sono dubbi – sottolinea il vescovo Dennis Brennan – sul dolore che le rivelazioni degli abusi hanno causato al Papa in quanto pastore universale di tutti i cattolici:

    “We all know that there’s great anger …
    Sappiamo tutti che c’è grande rabbia tra la popolazione, e giustamente: non abbiamo saputo gestire quanto accadeva. Ora lo comprendiamo e accettiamo”.

    Il vescovo Joseph Duffy parla anche di come le fratture ai vertici della Chiesa irlandese abbiano contaminato gli sforzi per risolvere la crisi generata dal Rapporto Murphy:

    “When we talk about …
    Quando parliamo di approfondire il nostro senso di unità, dobbiamo considerare che stiamo uscendo da una cultura del silenzio, del segreto, sopravvalutata nel passato. Se vogliamo andare avanti ed uscire dalla cultura del silenzio, dobbiamo condividere”.

    Dunque – è la conclusione del cardinale Brady – il solo modo di riguadagnare la nostra credibilità è attraverso la nostra umiltà.

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    Messa del cardinale Sodano in suffragio delle vittime del terremoto di Haiti

    ◊   Il male fisico e quello morale pongono “interrogativi all’uomo di ogni tempo”, ma di fronte al dolore dei fratelli i discepoli di Cristo hanno il dovere di aiutarli “con opere concrete di bene”. E’ quanto ha detto ieri sera il cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio, durante la celebrazione eucaristica in suffragio di mons. Joseph Serge Miot, arcivescovo di Port-au-Prince rimasto ucciso tra le macerie, e di tutte le vittime del terremoto che ha colpito Haiti lo scorso 12 gennaio. Le ultime statistiche – ha ricordato il porporato durante la Messa nella Basilica di Santa Maria Maggiore – “parlano di 200 mila morti e di altrettanti feriti”. Si tratta di un numero ingente di “persone senza tetto e obbligate ad emigrare”. Oltre all’arcivescovo di Port-au-Prince - ha ricordato il decano del Collegio cardinalizio, le cui parole sono state riprese da Avvenire - sacerdoti, religiosi e religiose hanno pagato con la propria vita “il loro servizio reso alla comunità haitiana”. Un servizio – ha spiegato - svolto con generosità “nelle scuole, negli ospedali, nelle case di assistenza per orfani e anziani”. “E’ la forza della fede – ha poi osservato il cardinale Angelo Sodano – che ci impedisce di essere pessimisti”. Prima della Santa Messa, il cardinale Law ha sottolineato che “la risposta celere e generosa da tutto il mondo” si è rivelata “un segno di umana solidarietà”. “Purtroppo l’esperienza insegna – ha concluso il porporato - che eventi come questi possono essere dimenticati molto rapidamente”. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Quella polvere preziosa agli occhi di Dio: all'udienza generale il Papa parla del cammino di conversione quaresimale.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, l'economia: il Giappone diventa il primo finanziatore degli Stati Uniti.

    Claudicante e figlio di un eretico ma signore dell'Egitto: in cultura, Alessia Amenta in merito ai risultati degli studi sul Dna di Tutankhamon (gli scienziati hanno stabilito che Amenothep IV/Akhenaten era il padre del giovane faraone), con un articolo sul Vatican Mummy Project, riguardante lo studio e la conservazione del reparto egizio dei Musei Vaticani.

    Il pittore "maledetto" che capì il senso della spiritualità moderna: Antonio Paolucci recensisce una mostra, alle Scuderie del Quirinale, dedicata a Caravaggio, a quattrocento anni dalla morte.

    Annone, l'elefante bianco che abitava gli "horti" del Papa: Francesco M. Valiante presenta un libro fotografico sui Giardini Vaticani.

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    Oggi in Primo Piano



    Il Kosovo celebra il secondo anniversario dell'indipendenza

    ◊   Il Kosovo celebra oggi il secondo anniversario dalla proclamazione della sua indipendenza. Un evento dai toni contrastanti, a partire dal pronunciamento - nei prossimi mesi - sulla legittimità dell’indipendenza da parte della Corte internazionale di giustizia; giudizio, questo, non vincolante, ma a cui sono legati i riconoscimenti internazionali, fermi a 65. Si può dire che il sogno di uno Stato multietnico sia fallito? Salvatore Sabatino lo ha chiesto al collega Michele Luppi, esperto di Kosovo:

    R. – Non so se questo si può dire. La situazione del Kosovo è molto difficile e a renderla difficile è soprattutto la situazione economica: la mancanza di lavoro rende problematica la vita anche per la stessa maggioranza albanese. Ed è chiaro che in una situazione di povertà diventa anche più difficile riuscire a risolvere le situazioni di contrasto etnico che ancora esistono, anche se queste sono concentrate soprattutto in alcune parti del Kosovo. Qualche passo in avanti è stato fatto, negli ultimi anni, anche per quanto riguarda il dialogo tra le comunità.

     
    D. – Tra i Paesi che hanno riconosciuto il Kosovo ci sono quasi tutti i membri dell’Unione Europea e gli Stati Uniti; tra quelli invece che non l’hanno fatto c’è la Russia: una contrapposizione importante …

     
    R. – La contrapposizione tra gli Stati Uniti da un lato e dall’altro Russia e Cina ha impedito fin dal 1999 l’approvazione di un Risoluzione condivisa sul futuro del Kosovo. Questo è un nodo da sciogliere che va avanti ormai da dieci anni: se non si riuscirà a risolverlo, renderà difficile anche la prosecuzione di una futura possibile integrazione del Kosovo nell’Unione Europea o l’ingresso del Kosovo nel sistema internazionale.

     
    D. – Il presidente serbo Tadic ha detto che il Kosovo non entrerà mai a far parte dell’Onu senza il consenso di Belgrado, dichiarazione che evidenza ancora oggi uno stato di fortissima tensione con la Serbia …

     
    R. – La tensione c’è. Il problema di fondo è nel significato storico e culturale che il Kosovo ha sempre rappresentato per la Serbia. Non dobbiamo dimenticare che soprattutto per il nazionalismo serbo, ma in generale per la cultura serba, il Kosovo rappresenta la culla della Serbia, perché in Kosovo si trova il Patriarcato della Chiesa ortodossa, perché in Kosovo sono state combattute battaglie fondamentali per la cultura della Serbia; poi non bisogna dimenticare che soprattutto nel Nord del Kosovo, che è la parte a maggioranza serba, vi sono ancora migliaia di serbi che rifiutano l’indipendenza del Kosovo. Per questo, Belgrado guarda da un lato alla situazione in Kosovo, dall’altro al consenso interno ad un governo che non può passare agli occhi dei propri cittadini come chi ha "svenduto" una parte della propria cultura.

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    Brasile: al via la Campagna di Fraternità sul motto "Non potete servire Dio e il denaro"

    ◊   Si apre oggi in Brasile la “Campagna di Fraternità” incentrata sul tema “Economia e vita”. L’iniziativa, che si pone in continuità con le precedenti edizioni ecumeniche, è promossa quest’anno dall’insieme delle denominazioni rappresentate nel Consiglio nazionale delle Chiese cristiane del Paese. L’annuale iniziativa di solidarietà e di evangelizzazione è organizzata dal 1964, sempre in tempo quaresimale, dalla Conferenza episcopale brasiliana. Ma perché è nata la Campagna di fraternità? Risponde al microfono di Cristiane Murray, padre Gabriele Cipriani, passionista che ha lavorato all’organizzazione di questa edizione della Campagna:

    R. – Per creare una nuova cultura in questo Brasile, dove vivono persone molto ricche e altre che muoiono di fame: la cultura del Vangelo e della fraternità. Per fare questo vengono ogni anno proposti temi sociali e temi che si riferiscono all’esercizio della carità cristiana. E questo per fare in modo che la società brasiliana acquisisca una coscienza della fraternità sempre più grande e non soltanto a parole, ma soprattutto con i fatti. Ogni anno, quindi, ci proponiamo delle azioni al di là della colletta della fraternità che ci permette di raccogliere fondi per progetti di assistenza alle persone più bisognose affinché escano dalla povertà. Ci proponiamo azioni che portino ad un cambiamento culturale, sociale e – in questo anno particolarmente – ad un cambiamento dell’economia in questo Paese.

     
    D. – Un tema, questo, anche molto in sintonia con l’ultima Enciclica del Papa, “Caritas in veritate”…

     
    R. – Di fatto non potevamo sperare in un appoggio così propizio e maggiore di quello dell’Enciclica di Benedetto XVI. C’è una sintonia molto grande tra l’Enciclica “Caritas in vertitate” ed il testo della nostra Campagna della Fraternità, che ha come motto biblico “Non potete servire Dio e il denaro”. L’economia è vista, in questa nostra campagna, come un’economia che deve essere al servizio delle persone, della vita umana e della vita stessa del Pianeta. La scelta del tema, “Economia e vita”, propone una visione dell’economia a partire proprio dai criteri cristiani: il criterio della condivisione e dei beni; il criterio del donare quel che si ha in più; il criterio di ridare a chi è stato tolto. Tutto questo è scritto nell’Enciclica ed anche nei testi della nostra Campagna della Fraternità. La Campagna comincia oggi, primo giorno di Quaresima, un tempo in cui i cristiani sono chiamati a pensare in modo nuovo e a manifestare la carità attraverso azioni concrete. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Presentati gli eventi legati all'Ostensione della Sindone

    ◊   Tutto pronto a Torino per l’Ostensione della Sindone in programma dal 10 aprile al 23 maggio prossimi; un evento che arriva dieci anni dopo l’ultima esposizione in occasione del Giubileo del 2000. Benedetto XVI è atteso nel capoluogo piemontese per il 2 maggio. Il telo di lino si presenterà ai visitatori – ne sono attesi 2 milioni – in una veste rinnovata dopo l’intervento di conservazione del 2002 nel quale sono stati rimossi alcuni residui organici. Stamani a Roma la presentazione degli eventi in programma a Torino come esposizioni, rassegne cinematografiche e teatrali. Di particolare suggestione si preannuncia la mostra “Gesù. Il corpo, il volto nell’arte” che si aprirà il primo aprile alla Reggia di Venaria. Benedetta Capelli ha intervistato mons. Giuseppe Ghiberti, presidente della Commissione diocesana per la Sindone:

    R. – La prima cosa è cercare di comprendere cosa sia la Sindone, perché è un "oggetto" un po’ particolare nella sua unicità. Oltre ad essere un tessuto antico, particolarmente pregevole, l’aspetto di unicità è costituito dalla figura che si vede all’interno, al centro di essa, e cioè di un uomo che è morto a causa della crocifissione e, in particolare, si notano gli elementi esattamente corrispondenti alla descrizione che i Vangeli fanno della Passione di Gesù. Risulta per la persona sensibile, in particolare per il credente, un elemento di grande interesse perché è lo specchio del Vangelo, l’eco del suo messaggio e, dunque, diventa uno strumento di evangelizzazione. Ed è come strumento di evangelizzazione che la Chiesa se ne sente responsabile e almeno di tanto in tanto sente la necessità di organizzare l’accostamento del numero più grande possibile di pellegrini a questa realtà benedetta.

     
    D. – L’ultima volta fu proprio il 2000, l’anno del Giubileo. Quest’anno di nuovo un Papa viene a fare visita alla Sacra Sindone. Torino come si prepara a questo appuntamento con Benedetto XVI?

     
    R. – Con molto interesse e molta trepidazione ed anche molto affetto. L'allora cardinale Ratzinger è venuto già nel '98 con tutto il suo dicastero, tenendo anche una conferenza che poi abbiamo pubblicato. Adesso avrà molto meno tempo, ma noi siamo molto più emozionati di allora nel preparare l'evento e nel prepararci anche noi a sentire il suo insegnamento. Non c’è vicenda di un uomo che non interessi e non rientri nella vicenda di Cristo. E il Papa verrà a dirci certamente questo.

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    Assemblea della Federazione Italiana Esercizi Spirituali: intervista con il cardinale De Giorgi

    ◊   Da domani al 20 febbraio si riunisce presso il Carmelo di Sassone (Ciampino – Roma) la XXIV Assemblea Nazionale della Fies, Federazione Italiana Esercizi Spirituali. Tratterà il tema “Parola di Dio ed Esercizi Spirituali: dai temi sinodali ai tempi forti dello Spirito”. Sull’importanza e sul significato degli esercizi spirituali Rosario Tronnolone ha intervistato il cardinale Salvatore De Giorgi, presidente della Fies:

    R. – Gli esercizi spirituali costituiscono, come scriveva Pio XI nella “Mens Nostra”, una terapia ad una delle più grandi malattie del nostro tempo: l’agitazione convulsa, febbrile, stressante della vita di ogni giorno. Sono un vero ristoro dell’anima e consentono di rientrare più agevolmente in se stessi e pensare ai problemi vitali della nostra esistenza: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo, perché viviamo? Quindi una scuola validissima di educazione umana e di formazione cristiana.

     
    D. – A proposito proprio dell’educazione e della formazione, molti giovani credo non sappiano neanche esattamente cosa siano gli esercizi spirituali, né tantomeno perché si praticano...

     
    R. – In questi ultimi anni, io ho notato che l’esperienza degli esercizi si sta facendo strada anche presso i giovani. Anzi nella Fies è sorta un’associazione, a Torino, chiamata “Il Vento”, che è formata da giovani che non solo partecipano agli esercizi, ma se ne fanno promotori e animatori. Ai giovani gli esercizi devono essere presentati come un ritiro simile a quello dei giocatori, per essere sempre più idonei alla gara da disputare; un esempio che piaceva molto anche a San Paolo. Si tratta, infatti, di lasciare i luoghi e le occupazioni ordinarie per incontrarsi con Dio in modo più intimo, più raccolto, più disteso, di quanto debba essere quello di ogni giorno, fatto in modo che entri nel proprio vissuto personale, entri nell’oggi della nostra esistenza con tutti i suoi problemi. E questo è possibile solo sotto l’azione dello Spirito Santo, che è il vero protagonista degli esercizi, ma anche con la mediazione di una guida spirituale. Gli esercizi devono condurre al discernimento, ossia alla conoscenza e alla valutazione concreta di ciò che si è di fronte a Dio e di quello che Dio vuole da noi, alla purificazione del cuore, sempre più perfetta, che culmina nel Sacramento della penitenza, alla conversione della vita, che non è mai completamente e perfettamente realizzata e, quindi, ad agevolare il compimento della propria missione nella Chiesa e nel mondo.

     
    D. – Eminenza, se volessimo inquadrare storicamente gli esercizi spirituali... Hanno in realtà un’origine antichissima...

     
    R. – Possiamo dire che sono nati con Gesù, ma soprattutto nei 40 giorni passati nel deserto, prima di dare inizio alla predicazione, come anche nei momenti di riposo, ai quali invitava gli apostoli nelle fatiche della missione: “Venite in disparte, in un luogo solitario e riposatevi un poco”. E certamente un vero corso di esercizi spirituali fu quello degli apostoli alla vigilia della Pentecoste, uniti a Maria nella preghiera, in attesa dello Spirito Santo. Ma è stato soprattutto Sant’Ignazio di Loyola ad offrire un metodo molto apprezzato dai Papi e seguito da sacerdoti, religiosi e laici. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Iniziative per i 400 anni dalla morte di Caravaggio

    ◊   Era il 18 luglio del 1610 quando a Porto Ercole moriva in solitudine uno dei più grandi maestri della pittura di tutti i tempi, Michele Merisi detto il Caravaggio, personalità complessa e spesso fraintesa a causa di facili stereotipi. Per ricordare il quarto centenario dalla sua scomparsa, un fitto programma di eventi scientifici e culturali servirà a ridefinire il reale profilo umano di Caravaggio e a riflettere sulla sua produzione. A presentare ieri le iniziative il Comitato nazionale voluto dal Ministero dei Beni culturali e da quello dell’Università. C’era per noi Gabriella Ceraso.

    Quattro mostre, due convegni, una grande mole di pubblicazioni e di indagini scientifiche, ma anche un film e uno spettacolo, divulgazione e ricerca, dunque: tutto per meglio focalizzare figura, poetica, opere di Caravaggio, a partire dall’esposizione che da sabato prossimo, alle Scuderie al Quirinale, mostrerà solo i quadri certi del pittore. Lo scopo di fondo, infatti, di tutto l’anno - spiegato dal presidente del Comitato delle celebrazioni, Maurizio Calvesi - è riportare a rigore il discorso sul genio, amato, ma anche abusato, senza i cliché, dunque, che l’hanno fatto per anni pittore maledetto, precoce, miscredente e trasgressivo. Sentiamo Calvesi:

    “La verità, nella storia dell’arte, viene fuori studiando quali erano i committenti, quali erano le persone che frequentava e sentendo la profonda umanità, la profonda religiosità, la sua predilezione per i poveri”.

    Così dalla pubblicazione di due indagini scientifiche, condotte a raggi x sulle tele, sapremo particolari inediti del suo dipingere. Dai due convegni d’autunno conosceremo il suo raffinato rapporto con la musica, presente nei quadri, e ciò che questo artista ha determinato con i tanti epigoni in Europa. Alessandro Zuccari, segretario del Comitato:

    “Nonostante lui non volesse creare una scuola, sin dal momento in cui espose a San Luigi dei Francesi, dai primi dipinti pubblici, ebbe un seguito straordinario: emuli, imitatori di livello, di basso livello, interpreti del Caravaggio. Possiamo addirittura parlare di tendenze nazionali. Naturalmente, il 'caravaggismo' vuol dire contrasti chiaroscurali, realismo nella presentazione dei personaggi, il taglio della figura di tre quarti”.

     
    Un fondamentale contributo, infine, all’uomo e all’artista verrà dal volume aggiornato con oltre 1100 documenti e fonti, prezioso per i ricercatori, ma anche utile agli appassionati, per un ritratto vero e ancora, a 400 anni di distanza, affascinante e misterioso. La curatrice, Stefania Macioce:

     
    “Caratterialmente è un uomo assolutamente cosciente della propria genialità, tormentatissimo per qualcosa di esistenziale che non è ancora emerso. Dal punto di vista artistico, l’aspetto che emerge è la costante ricerca: ogni quadro è nuovo, sostanzialmente”.

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    Chiesa e Società



    Iraq: ucciso studente cristiano a Mosul

    ◊   Ancora sangue cristiano versato a Mosul, nel nord dell’Iraq. Questa mattina un commando armato ha ucciso un giovane universitario e ferito un amico, nel quartiere di Al Tahrir. L’attacco mirato giunge a breve distanza dal doppio omicidio di due commercianti e il rapimento di un altro uomo avvenuto il 13 febbraio scorso. La nuova vittima è Zayia Thomas, studente d’ingegneria, freddato a colpi di pistola in un agguato nel quale è rimasto ferito anche l’amico Ramsen Shamyael, con il quale si stava recando all’università. Fonti cristiane a Mosul - riportate da AsiaNews - parlano di “atmosfera di panico che regna fra i cristiani”, molti dei quali “hanno chiuso i loro negozi e non escono più di casa”. La gente è barricata dentro le mura della propria abitazione e teme il ripetersi di simili attacchi. “Molte altre persone – continua la fonte, anonima per motivi di sicurezza – lasciano la città verso i villaggi della piana di Ninive”. “Prima delle elezioni – aggiunge un fedele di Mosul – vogliono svuotare la città dai cristiani”. La comunità, che si sente sempre più sola e abbandonata, denuncia il silenzio del governo locale e dell’esecutivo centrale, a Baghdad. “È un massacro politicizzato e ben organizzato” aggiunge la fonte di AsiaNews, che sembra confermare quanto detto in precedenza da una personalità politica cristiana di alto profilo a Erbil, nel Kurdistan irakeno. “Anche gli attacchi a Baghdad del recente passato – ha commentato il leader politico – sono legati al progetto di una zona dove confinare la comunità cristiana”.(R.G.)

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    La Caritas Internationalis esorta a cancellare subito il debito estero di Haiti

    ◊   Caritas Internationalis ha espresso la propria delusione di fronte alla mancanza di volontà politica da parte del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) per accordare la totale cancellazione del debito di Haiti durante la riunione del Fondo celebrata la settimana scorsa. L'istituzione ha anche espresso soddisfazione per la recente decisione del Fmi di concedere ad Haiti aiuti per circa 102 milioni di dollari a condizioni molto favorevoli per affrontare le ingenti necessità del Paese dopo il terremoto del 12 gennaio. Anche se il direttore di gestione del Fondo, Dominique Strauss-Kahn, ha offerto il proprio sostegno alle iniziative volte a chiedere la cancellazione del debito haitiano e ha segnalato che “il Fondo sta lavorando con tutti i donatori per cercare di cancellare tutti i debiti di Haiti, incluso questo nuovo prestito”, la Caritas ricorda che “la cancellazione del debito potrebbe essere concessa nello spazio di cinque anni, quando Haiti dovrà iniziare a pagare le quote di restituzione del debito”. E “nello spazio di cinque anni il mondo starà affrontando nuove emergenze e l'attenzione pubblica non sarà più concentrata su Haiti”, avverte. Caritas Internationalis richiama quindi l'attenzione sulle “forti immagini che ci arrivano da Port-au-Prince, che dimostrano come dovranno passare molti anni prima che Haiti si trovi nelle condizioni di restituire un prestito internazionale”. Per l'organizzazione, “questo è il momento di cancellare il debito”. Per questa ragione, esorta il Fmi a garantire l'eliminazione del debito immediatamente, mentre Haiti lotta per la sua ricostruzione, “un compito che richiederà decenni e migliaia di milioni di dollari”. La richiesta si estende anche alla Banca Mondiale, con cui Haiti ha contratto un debito di 39 milioni di dollari, e alla Banca Interamericana per lo Sviluppo, con la quale il debito è di 447 milioni di dollari. Anche se entrambe le entità hanno dato il proprio assenso alla cancellazione del debito, non è stato ancora stipulato ufficialmente un accordo in questo senso. (R.P.)

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    Haiti: per la Banca Interamericana per lo Sviluppo la ricostruzione sarà lunga e costosa

    ◊   Serviranno oltre 10 miliardi di euro per ricostruire Haiti, le sue infrastrutture, le abitazioni e i monumenti, secondo uno studio diffuso ieri dalla Banca interamericana di sviluppo (Bid), di cui riferisce l’agenzia Misna. “Lo studio – precisa una nota della Bid – offre solo una stima preliminare dei danni potenziali causati dal terremoto dello scorso 12 gennaio – usando dati di altri disastri naturali… e tenendo conto di diverse variabili”. Sebbene i risultati dello studio siano ancora solo ipotetici, quello di Haiti appare già – secondo i ricercatori della Bid – l’evento naturale più disastroso di sempre, tra quelli finora registrati, più grave anche dello tsunami del 2004, che colpì il sud-est asiatico. A dare una misura degli sforzi che serviranno per far ripartire il Paese è stato il presidente haitiano René Préval, secondo cui “soltanto per liberare dalle macerie Port-au-Prince e le altre località colpite dal sisma serviranno almeno tre anni di continuo lavoro”. Parlando dalla stazione di Polizia dell’aeroporto di Port-au-Prince, che funge da sede provvisoria del governo, Préval ha sottolineato che il processo di ricostruzione sarà molto lungo e porterà ad una riduzione della popolazione della capitale haitiana, una parte della quale è già tornata a vivere nei villaggi da cui proveniva. In questi giorni intanto, il Movimento della Lotta contro la Fame nel Mondo ha montato un depuratore e depurato circa 8.000 litri di acqua in un campo profughi a Citè de Soleil a Port-au-Prince. Ora le persone possono accedere all’acqua potabile. Piccoli interventi, contenuti nella portata, ma significativi - riferisce l'agenzia Fides - per tamponare una situazione che è ancora di emergenza, per quanto in fase di miglioramento. In attesa, invece, a Les Cayes l’arrivo di una parabola Vsat, donata al Mlfm dall’Associazione Cattolica Mondiale per le Comunicazioni Signis, per garantire comunicazione e collegamento internet agli operatori. (R.G.)

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    Consiglio Ifad contro la malnutrizione nei Paesi poveri

    ◊   “Le sfide imposte dalla globalizzazione dei mercati e dal difficile superamento della crisi mondiale impongono la ricerca di un modello di governance condiviso fondato sui valori della solidarietà, dell’inclusività, della sostenibilità ambientale, delle politiche di sviluppo e sulla crescente considerazione dei Paesi meno avanzati”: lo ha detto il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, intervenendo oggi a Roma all’apertura dei lavori della 33ª sessione del Consiglio dei governatori del Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad). Napolitano ha ricordato - riferisce l'agenzia Misna - che il Fondo è chiamato a confrontarsi con temi di stringente attualità, come ad esempio “gli effetti sull’agricoltura dei cambiamenti climatici e il problema della sicurezza alimentare”. Una visione condivisa dal Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che ha osservato come “con oltre un miliardo di persone al mondo che oggi continuano a soffrire la fame non c’è altro tempo da perdere”. La malnutrizione, ha detto il dirigente Onu, “è una piaga che affligge le popolazioni dal Corno d’Africa ad Haiti, e in numerosi altri Paesi, e che ci impone di rispondere agli appelli per i cambiamenti climatici e per la sicurezza alimentare”. Intervenendo al vertice, il primo ministro della Tanzania Mizengo Peter Pinda ha ricordato che “lo sviluppo agricolo è al centro dei programmi di sviluppo di tutti i governi dell’Africa, un continente dove l’agricoltura rappresenta la principale fonte di sostentamento e di reddito della popolazione”. Puntare sullo “sviluppo verde” risulta quindi “strategia vincente” per risollevare dalla povertà le popolazioni. “È un potenziale economico – ha osservato il primo ministro della Tanzania - che deve essere sfruttato a fondo considerando che la maggior parte del tessuto sociale è costituito da piccoli agricoltori che, il più delle volte, si confrontano con l’aumento dei prezzi dei prodotti agricoli e non possono accedere ai prestiti delle banche”. (R.P.)

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    Onu: il primo agosto in vigore la messa al bando delle bombe a grappolo

    ◊   “Le Nazioni Unite hanno ricevuto oggi il 30° strumento di ratifica della Convenzione sulle cluster bomb. Con questo passo la Convenzione entrerà in vigore il 1° agosto 2010”. In un comunicato diffuso ieri sera a New York, il segretario generale Onu Ban Ki-moon esprime soddisfazione per i documenti presentati da Burkina Faso e Moldova grazie ai quali sono state raggiunte le 30 ratifiche necessarie per l’entrata in vigore del Trattato per la messa al bando delle cluster bomb (bombe a grappolo). Parlando di “un importante passo nell’agenda del disarmo globale”, - riferisce l'agenzia Sir - il segretario Onu sottolinea che “l’entrata in vigore del Trattato a soli due anni dalla sua adozione dimostra il rifiuto collettivo del mondo delle conseguenze di queste terribili armi”. Lanciate dagli aerei per aprirsi in volo e disperdere centinaia di munizioni pronte a esplodere anche dopo anni, “le cluster bomb sono inaffidabili e imprecise – ha aggiunto Ban Ki-moon –. Provocano l’amputazione e la morte di numerosi civili, tra cui molti bambini” e “ostacolano la ricostruzione post-bellica rendendo strade e campi inaccessibili a contadini e operatori umanitari”. Sottoscritto da 104 Paesi il Trattato vieta produzione, uso e vendita all’estero delle bombe a grappolo e impegna gli Stati a fissare scadenze per la distruzione delle loro riserve. Non lo hanno ancora firmato, tra gli altri, Russia, Cina, Stati Uniti e Israele. (R.P.)

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    Il cardinale Poletto nella Sinagoga di Torino: "un'umile tappa di un percorso di fraternità"

    ◊   "Sono convinto che la strada della riconciliazione e della fraternità debba trovare terreno fertile in un tessuto di stima, di mutua conoscenza reciproca, di rispetto e di collaborazione”, così il cardinale Severino Poletto, arcivescovo di Torino, nella sua prima visita ieri alla Sinagoga della diocesi, accolto dal presidente della Comunità ebraica subalpina, Tullio Levi e dal Rabbino capo della città, Alberto Moshe Somekh. Ha raccomandato il cardinale Poletto l'importanza della "rivisitazione della memoria" per "prendere coscienza degli errori del passato", sottolineando che la fraternità tra la comunità cristiana ed ebraica “è un bene prezioso in se stesso perché è risposta alla volontà di Dio; ma può divenire fonte di luce e di pace anche per gli uomini e le donne che vivono nella nostra città, percorsa da tante tensioni e problemi, ma anche da tante aspirazioni e desideri di bene che occorre intercettare e valorizzare”. Il cardinale Poletto ha poi osservato: "uomini e donne del nostro tempo sono pervasi dalla dimenticanza di Dio e questo è fonte di tanta desolazione, ingiustizia e disumanità. Dobbiamo testimoniare insieme il primato di Dio nella storia e la viva presenza nella nostra vita. Siamo investiti della responsabilità di testimoniare la prossimità di Dio e siamo chiamati a farlo insieme. Mi auguro - ha concluso - che l'itinerario di fraternità fra le nostre comunità religiose cresca e si esprima in tutta la sua ricchezza". Parole di amicizia raccolte dal presidente della Comunità ebraica di Torino. “La presenza dell’arcivescovo qui oggi – ha detto Tullio Levi – è un grande onore che si inserisce sulla scia della visita che il Papa ha fatto alla Sinagoga di Roma ed è un segnale di dialogo e d’intesa su valori comuni, che vuole essere anche un incoraggiamento per tutti i gruppi presenti sul nostro territorio a proseguire su questa strada. (R.G.)

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    India: concluso il Sinodo diocesano di Ranchi. Messaggio del cardinale Dias

    ◊   Formazione continua, un maggior coinvolgimento della Chiesa nel campo dell’educazione e della sanità, la necessità di un rinnovamento spirituale a tutti i livelli: queste le conclusioni cui è giunto il Sinodo diocesano di Ranchi, in India. Svoltosi dal 7 al 14 febbraio, l’incontro ha visto la presenza di 260 partecipanti, inclusi 69 giovani che hanno portato in aula il proprio entusiasmo ed il proprio dinamismo. Per l’occasione, il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli ha inviato un messaggio: “Questo Sinodo – si legge nel testo – è un momento molto importante nella vita dell’arcidiocesi di Ranchi, poiché esso invita la Chiesa locale a riflettere sulla propria attività ed a pianificare i progetti per il futuro”. “Il tema scelto per il Sinodo, ovvero ‘Ama la Chiesa’ – continua il porporato – ha una particolare rilevanza in questo momento storico”. Infatti, il cardinale Dias ricorda che “un Sinodo diocesano è un atto di governo pastorale ed un evento di comunione, un momento di valutazione e di rinnovamento della vita e della missione comunitaria. Il lavoro del Sinodo è di promuovere l’accettazione della dottrina salvifica della Chiesa e di incoraggiare i fedeli a seguire Cristo”. Dal suo canto, concludendo l’Assemblea, il cardinaleTelesphore Placidus Toppo, arcivescovo di Ranchi, ha ribadito che “questo Sinodo non è la fine, anzi: è l’inizio di una nuova èra nella nostra vita di fede. Tutti noi dobbiamo vivere questo rinnovamento nel modo che il Signore ci ha assegnato: come preti, laici, religiosi, insegnanti, genitori, studenti, lavoratori…Tutti noi, insieme, siamo il Corpo di Cristo, ma siamo membra differenti di questo Corpo, poiché ognuno ha un ruolo particolare, assegnatogli da Cristo, secondo la sua chiamata”. Quindi, il cardinale Toppo ha invitato gli insegnanti a guardare alle necessità degli studenti e delle loro famiglie; gli operatori sanitari a rendere presente, nella società, il ministero salvifico di Cristo; e i politici a sradicare qualsiasi ostacolo allo sviluppo della popolazione. Infine, il porporato ha rivolto un pensiero alle parrocchie: “Ognuna di esse – ha detto – ha bisogno dell’impegno di ciascun fedele, così come i parrocchiani hanno bisogno del parroco. In pratica, noi tutti dobbiamo collaborare l’uno con l’altro”, poiché “apparteniamo l’uno all’altro ed ogni membro della Chiesa ha un compito nella società attuale”. (I.P.)

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    India: chiesa attaccata da estremisti indù cura gratis i poveri

    ◊   Rispondere al male con il bene. Con questo spirito la comunità cattolica della Chiesa dei Miracoli, un parrocchia cattolica di Mangalore, nello stato del Karnataka, nell'India sud-occidentale, ha lanciato una campagna di assistenza medica gratuita in favore della popolazione (a larga maggioranza indù) nel territorio, curando malati soprattutto fra i più poveri e i bisognosi, senza alcuna discriminazione di casta, razza, lingua, religione, condizione sociale. La parrocchia è stata bersaglio della campagna di odio dei gruppi estremisti indù che nel 2008 ha colpito fortemente lo Stato di Orissa ma anche lo Stato di Karnataka, dove furono 24 gli attacchi a chiese e istituzioni cristiane. In Karnataka gli episodi di violenza anticristiana continuano a verificarsi: secondo quanto appreso dall’Agenzia Fides, il 14 febbraio scorso alcuni vandali hanno infranto le vetrate e danneggiato gli arredi sacri nella Grotta del Bambino Gesù, presso una Chiesa cattolica tenuta dai Carmelitani nel distretto di Udupi, poco a Nord di Mangalore. Come riferiscono fonti locali, la Chiesa dei Miracoli festeggia nel 2010 il centenario della sua fondazione e, con l’occasione ha deciso di mobilitare medici, infermieri e volontari per un’opera umanitaria, realizzata grazie anche all’aiuto e alla disponibilità del Lions Club di Mangalore. Il fine è compiere un gesto di carità che, come ha detto il parroco, padre Walter D’Mello “rivela il vero volto della Chiesa cattolica: quello di rendere presente il messaggio di amore universale di Cristo”. (R.P.)

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    Indonesia: sì del Tribunale ad una nuova chiesa a Bandung. Soddisfatto il vescovo

    ◊   Soddisfazione del vescovo di Bandung, in Indonesia, riguardo la sentenza favorevole alla costruzione di una Chiesa dedicata a Santa Maria nella sua diocesi. “Accogliamo con serenità il verdetto del Tribunale” - ha dichiarato all’agenzia Fides, mons. Johannes Pujasumarta - “ma senza cantare vittoria”, ha aggiunto. “Attendiamo ora le mosse del governo locale di Giava Occidentale che, entro due settimane, può presentare un appello all’Alta Corte. Se l’appello non sarà presentato, potremo riprendere i lavori per l’edificazione della nuova chiesa. Siamo sereni e intendiamo agire – ha rassicurato il presule - entro i limiti e i diritti tracciati dalla Costituzione indonesiana”. Il tribunale in prima istanza ha dato dunque ragione alla Chiesa locale nella controversia per l’edificazione di un nuovo edificio di culto cattolico nel distretto di Purwakarta, località a un’ora da Bandung. La Chiesa aveva in un primo tempo ottenuto il permesso per l’edificazione, ma lo scorso anno le proteste di gruppi estremisti islamici avevano costretto gli operai a fermare i lavori, mentre il governo locale, dopo le pressioni, aveva ritirato la licenza di costruire. Nel novembre 2009 la Chiesa locale di Bandung era infine ricorsa alla via giudiziaria. Mons. Pujasumarta ha chiarito: “Vogliamo vivere e contribuire a tutelare l’armonia sociale e interreligiosa. Ma siamo ben consapevoli che l’Indonesia ha una Costituzione che riconosce i nostri diritti, e che tutti sono tenuti a rispettare, anche i piccoli gruppi musulmani radicali”. Lo stesso presule, che ricopre l’incarico di segretario della Conferenza episcopale dell’Indonesia, in un recente incontro fra leader religiosi e membri del Parlamento indonesiano, ha chiesto alle autorità civili di garantire il diritto e la libertà religiosa in Indonesia, segnalando la presenza di gruppi estremisti musulmani che continuano ad attaccare chiese cristiane, a bloccarne le opere di edificazione o a far chiudere le aule di preghiera. Il presule ha ricordato l’esistenza di due decreti interministeriali del 2006, che assegnano alle autorità locali delle province indonesiane il compito di garantire l’armonia interconfessionale. Ma spesso “molte autorità locali - ha spiegato ancora - sono facile bersaglio di gruppi musulmani estremisti, cedono alle loro pressioni e accolgono le loro richieste.” (R.G.)

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    Amnesty: appello al Myanmar perché ponga fine alla repressione contro le minoranze etniche

    ◊   Porre fine alla repressione contro le minoranze etniche prima delle elezioni locali e nazionali. E’ l’appello al governo del Myanmar rivolto da Amnesty International, che ieri ha diffuso un nuovo rapporto sul Paese asiatico, di cui riferisce l’agenzia Sir. Intitolato “La repressione degli attivisti delle minoranze etniche in Myanmar”, il documento riporta in una sessantina di pagine le testimonianze - raccolte tra agosto 2007 e agosto 2009 - di oltre 700 attivisti, che rappresentano le principali minoranze. Il rapporto denuncia arresti e incarcerazioni e, in alcuni casi, torture e omicidi. Gli attivisti sono stati inoltre sottoposti a forme di sorveglianza, a intimidazioni e a provvedimenti discriminatori. “Le minoranze etniche svolgono un ruolo importante, anche se raramente riconosciuto, nell’opposizione politica del Paese”, ha dichiarato Benjamin Zawacki, esperto di Amnesty sul Myanmar, sottolineando che “la reazione del governo nei loro confronti è molto dura” e per questo si teme “che la situazione peggiori con l’approssimarsi delle elezioni”. Oltre 2100 prigionieri politici, molti dei quali appartenenti a minoranze etniche, languono nelle prigioni di Myanmar in condizioni deplorevoli. Nella maggior parte dei casi, si tratta di prigionieri di coscienza. (R.G.)

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    Filippine: in Quaresima i vescovi invitano al digiuno per aiutare i bambini poveri

    ◊   Durante la Quaresima, i vescovi filippini invitano tutti i fedeli al digiuno e a donare ai poveri i soldi risparmiati. E questo attraverso l’Hagap-Asa (Speranza), opera di carità che mira a sostenere in un anno circa 120mila bambini malnutriti e loro famiglie. “Vi chiediamo di sostenere l’Hagap-Asa nella sua attività di aiuto ai bambini affamati delle nostre parrocchie - afferma il cardinale Gaudencio Rosales, arcivescovo di Manila, ripreso dall'agenzia AsiaNews – e vi incoraggiamo a donare quanto risparmiato dal vostro digiuno”. Il porporato dice che sono sufficienti meno di 20 euro al mese per garantire a ciascun bambino un pasto al giorno. Secondo i dati 2008 del National Nutrition Service nelle Filippine tre bambini su 10 soffrono per la fame, e in molte aree del Paese il tasso di povertà giunge fino al 30%. Le fasce più colpite sono i pescatori, i contadini e i bambini. A questi si aggiungono le 250mila famiglie senza tetto vittime dei tifoni Ketsana e Parma, che in autunno hanno colpito Manila e le regioni settentrionali dell’arcipelago.  Il programma Hagap-Asa è stato lanciato dalla Chiesa nel 2002, e  a tutt’oggi ha aiutato oltre 500mila poveri con campagne di donazioni nazionali e locali svolte all’interno delle parrocchie. “L’alto tasso di povertà è dovuto soprattutto alla crescente disoccupazione – afferma sr. Celia C. Vinosa dell’Università Cattolica St. Thomas di Manila – le rotte della povertà e della fame sono economiche e la corruzione presente nel Paese scoraggia gli investimenti esteri e riduce la possibilità di aprire nuove imprese oppure di mantenere quelle già esistenti”. Per la religiosa tutte le persone coinvolte nella politica, nell’economia e nella Chiesa devono concentrare i loro sforzi per ridurre la povertà, proprio a partire dalla lotta contro la corruzione. Da sempre la corruzione è uno dei problemi chiave nelle Filippine ed è dovuto al sistema “feudale” di famiglie che da anni si alternano sia nel governo nazionale che in quello locale. Nelle aree rurali, lontane dai poteri centrali, la popolazione subisce violenze e soprusi che aumentano durante i periodi elettorali.  Il prossimo 10 maggio, 50 milioni di persone voteranno per scegliere: presidente, vicepresidente, circa 300 deputati nelle due camere del Congresso e 17.600 politici locali. Per aiutare la popolazione a prevenire i brogli e le intimidazioni la Chiesa ha creato il Parish Pastoral Council for Responsable Voting. Oltre 45mila giovani volontari sono stati inviati nelle varie parrocchie del Paese che ospitano seggi elettorali. Essi avranno il compito di illustrare alla gente le varie modalità di voto e segnalare i comportamenti scorretti dei candidati. (R.P.)

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    La giustizia sociale al centro della Quaresima per i cattolici thailandesi

    ◊   La ricerca di privilegi, la distruzione della dignità umana, lo spreco delle risorse naturali, la mancanza di rispetto per le culture diverse o le opinioni differenti sono fenomeni che rivelano la “crisi di unione” tra Dio e gli uomini nella società thailandese e sui quali i cattolici sono invitati a riflettere durante la Quaresima. Un tempo di preghiera, rinunce e carità, ma anche di riflessione, sottolinea mons. Philip Banchong Chaiyara, presidente della Caritas thailandese. La Quaresima - scrive il sacerdote redentorista in un messaggio di cui riferisce l’agenzia AsiaNews - è un momento nel quale “la Chiesa invita tutti noi a riflettere seriamente sulla nostra vita, usando il Vangelo come guida”. Mons. Chaiyara, sottolineando il tema della giustizia sociale, scelto dalla Chiesa thailandese per la Quaresima 2010, incoraggia i cattolici a vivere una più stretta unione con Dio, nella preghiera e nelle rinunce, cosicché ogni fedele possa vivere nella giustizia e nell’onestà, accogliendo volentieri e con gioia la volontà di Dio specialmente nei confronti dei bisognosi, gli orfani, le vedove. (R.G.)

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    Cina: la comunità cattolica ricorda mons. Wang Chonglin, deceduto nei giorni scorsi

    ◊   Il 2 febbraio scorso, festa della Presentazione del Signore, è deceduto, in seguito ad un’emorragia cerebrale, mons. Raimondo Wang Chonglin, vescovo emerito della diocesi di Zhaoxian, nella provincia di Hebei, nella Cina Continentale. Il presule aveva 88 anni. Era nato il 13 maggio 1921 nel villaggio di Yuejiazhuang, nella contea di Ningjin (Hebei). Fu ordinato sacerdote il 30 novembre 1950 da mons. Giovanni Zhang Bide, vescovo di Zhaoxian. Il 26 dicembre 1957 fu condannato a venti anni di detenzione. Il 9 marzo 1983 fu consacrato vescovo di Zhaoxian. Nell’inverno del 1985 iniziò la costruzione di un nuovo seminario per la formazione dei futuri sacerdoti e nel 1988 si dedicò alla costruzione del convento “Istituto Santa Teresa di Gesù Bambino”, destinato all’istruzione delle religiose e alla cura dell’orfanotrofio “La Casa dell’Alba”, che è stato molto apprezzato da tutta la comunità. L'orfanotrofio, uno dei primi istituiti dalla Chiesa cattolica dopo le aperture politiche degli anni ’80, si è rivelato un grande mezzo di evangelizzazione: attraverso di esso, molta gente ha conosciuto la Chiesa cattolica, attualmente continua ad accogliere centinaia di bambini abbandonati, per lo più disabili fisici e mentali. Mons. Wang è stato instancabile nell’opera di evangelizzazione, senza lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà: ha curato la visita alle comunità di fedeli, l’assistenza ai malati e ai più deboli, la promozione delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa femminile, la ricostruzione delle chiese e dei luoghi di culto, e l’amministrazione dei sacramenti. Il presule ha curato con grande passione i suoi fedeli, girando in bicicletta per tutta la provincia, per andare a trovare le comunità senza sacerdote. Mons. Wang è stato un vescovo di una grande fede, vissuta in uno stile semplice e sobrio. Ha molto amato, e ha fatto amare, il Papa e la dottrina della Chiesa. Al momento della sua morte, i fedeli e tanti amici sono venuti da tutti i villaggi per porgere le loro condoglianze. Nella “Casa dell’Alba” ci sono state manifestazioni commoventi da parte dei bambini ospiti. I funerali sono stati celebrati nella cattedrale di Biancun l’8 febbraio, con la partecipazione di almeno 20mila persone. La salma è stata tumulata nel cimitero della chiesa. La diocesi di Zhaoxian conta ora 60.000 cattolici, 60 sacerdoti, 124 religiose, 170 seminaristi minori e 52 maggiori, e 145 chiese e luoghi di culto. (R.P.)

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    Uganda: la Chiesa contro la legge sulla pena di morte per i gay

    ◊   350.000 firme contro la proposta di legge che prevede l’arresto e la pena di morte per gli omosessuali in Uganda: sono state raccolte in pochi giorni dalla petizione promossa dall’organizzazione non profit Avaaz, e verranno consegnate al parlamento ugandese questa settimana. La legge - riferisce l'agenzia Sir - sarà in discussione in parlamento a fine febbraio, nonostante innumerevoli critiche a livello internazionale e da tutte le Chiese. I vescovi ugandesi si erano pronunciati il 23 dicembre scorso, ricordando l’intransigente insegnamento della Chiesa in materia ma invitando al “rispetto, alla compassione e alla sensibilità. Le persone omosessuali hanno bisogno di aiuto, comprensione e amore come tutti coloro che si sforzano di diventare membri del Regno di Dio”. Perciò la pena di morte per le persone omosessuali contrasta con il Vangelo: “La recente ‘anti-homosexuality bill’ – affermavano - non può essere presa a modello di un approccio cristiano alla questione. L’introduzione della pena di morte e del carcere per atti omosessuali colpisce le persone invece di cercare di aiutarle”. Anche il Consiglio mondiale delle Chiese e la Chiesa anglicana hanno avuto parole di ferma condanna nei confronti del provvedimento. La petizione sarà consegnata al Presidente Museveni e al Parlamento da personaggi di rilievo della società civile ugandese e delle Chiese. (R.P.)

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    Congo: 18 anni fa il massacro dei cristiani a Kinshasa

    ◊   La Repubblica Democratica del Congo ha ricordato ieri il massacro del 16 febbraio 1992 avvenuto a Kinshasa, capitale dell’allora Zaire. Quel giorno di 18 anni fa la Chiesa cattolica e quella protestante avevano organizzato una dimostrazione pacifica per chiedere la riapertura della Conferenza Nazionale Sovrana (Cns), il forum di discussione che doveva aprire la via alla democrazia nel Paese, fino ad allora governato dal dittatore Mobutu. Il programma della manifestazione - riferisce l'agenzia Fides - prevedeva che i partecipanti convergessero dalle loro parrocchie a quella di San Giuseppe, punto di partenza della pacifica marcia di protesta. Ma coloro che si trovavano nella parte ovest della città trovarono la via sbarrata dagli uomini della Divisione speciale presidenziale (la guardia personale di Mobutu), dalla guardia civile e dagli allievi del centro di addestramento delle truppe aviotrasportate, oltre che da uomini armati non identificati. Lo stesso avvenne per i dimostranti che provenivano della parte est di Kinshasa. I manifestanti non si persero d’animo e sfidarono le autoblindo e le mitragliatrici continuando ad avanzare intonando canti religiosi e preghiere. Nonostante i tiri di avvertimento, e i primi tentativi di disperdere la folla, i dimostranti continuarono ad avanzare verso i soldati, pesantemente armati, nel tentativo di raggiungere il punto di incontro nei pressi della chiesa di San Giuseppe. La repressione fu violentissima: i militari spararono ad altezza d’uomo e inseguirono i fedeli che cercavano scampo all’interno del luogo di culto. Solo il deciso intervento del parroco impedì il tentativo dei soldati di sottrarre i corpi delle persone uccise all’interno della chiesa, in un evidente tentativo di nascondere le prove del crimine. A distanza di 18 anni il Paese (che ora si chiama Repubblica Democratica del Congo) rende omaggio alle vittime della repressione (il cui numero rimane sconosciuto), morte nel chiedere la democrazia. Il 16 febbraio 1992 ha dimostrato l’esistenza di una società civile congolese che chiede di partecipare alla gestione del Paese. La Rdc ha tenuto le sue prime vere elezioni presidenziali democratiche nel 2006, ma occorre percorrere un lungo cammino per arrivare ad una democrazia matura. (R.P.)

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    Burkina Faso: pellegrinaggio a Yagma, in nome della riconciliazione e la pace

    ◊   “Con Cristo, costruiamo nella verità, insieme a Maria, una società di riconciliazione, di giustizia e di pace”. È stato questo il tema del tradizionale pellegrinaggio che si è svolto, domenica scorsa, al Santuario di Yagma, in Burkina Faso. Migliaia i fedeli cattolici presenti all’evento, che si ripete da 40 anni, e che ha visto la celebrazione eucaristica presieduta da mons. Philippe Ouédraogo, arcivescovo di Ouagadougou. Insieme al presule, hanno concelebrato una cinquantina di religiosi, dando voce alle migliaia di intenzioni di preghiera presentate dai fedeli. Nella sua omelia, mons. Ouédraogo ha ricordato che il tema del pellegrinaggio, quest’anno, ha coinciso con quello del secondo Sinodo speciale per l’Africa, svoltosi in Vaticano dal 4 al 25 ottobre 2009, e dedicato, appunto, alla riconciliazione, alla giustizia e alla pace. Quindi, il presule ha esortato i fedeli a costruire, “con sforzi costanti”, una società “riconciliata, giusta e pacificata”, invitando tutti ad essere “attori di un’economia al servizio dei poveri”. Poi, l’arcivescovo di Ouagadougou ha sottolineato i doveri spettanti alle parrocchie del Paese e le ha invitate ad istituire delle “Commissioni di Giustizia e Pace” che costituiscano un ambito “di promozione di una società equa e coesa”. E ancora, mons. Ouédraogo ha insistito sulla necessità che i fedeli cattolici “costruiscano comunità vive”, che siano “rafforzate da nuovi catecumeni”. Centrale anche l’appello all’autofinanziamento della Chiesa-famiglia del Burkina Faso, così come quello a terminare quanto prima i lavori di costruzione della cattedrale di Yagma. Infine, in vista delle elezioni presidenziali previste per quest’anno, l’arcivescovo di Ouagadougou ha chiesto al mondo politico di lavorare in favore di consultazioni “trasparenti, libere e giuste”. (I.P.)

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    Italia: la solidarietà di mons. Renzo per la popolazione di Maierato evacuata a causa della frana

    ◊   La Chiesa vibonese esprime “vicinanza e solidarietà” alla popolazione di Maierato, un centro di circa 3mila abitanti in provincia di Vibo Valentia, che a causa di una frana è stato completamente evacuato. “Vogliamo essere vicini a queste popolazioni affinché non si sentano soli in un momento difficile”, dice all'agenzia Sir mons. Luigi Renzo, vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea. Ieri mons. Renzo, accompagnato dal parroco del paese don Danilo D’Alessandro, ha visitato le zone alluvionate mentre oggi pomeriggio, nella Caserma della Scuola della Polizia di Stato di Vibo Valentia dove si trovano circa 400 degli sfollati, presiederà la celebrazione delle Sacre Ceneri. “Non siete soli – dirà oggi pomeriggio mons. Renzo nell’omelia – la Chiesa vi è vicino”. Mons. Renzo richiamerà, alla luce delle Scritture, come “il popolo di Dio nei momenti di difficoltà ha trovato nella fede nel Signore il modo per andare avanti”. “In questi momenti – dice mons. Renzo – non dobbiamo smarrirci ma stare vicini e trovare coraggio nel Signore”. Il vescovo ringrazia l’opera dei volontari e soprattutto dei ragazzi degli scout che sin dalle prime ore, con l’impegno anche del parroco, si sono dati molto da fare per convincere gli abitanti e soprattutto gli anziani a lasciare le abitazioni. Don D’Alessandro è molto commosso per la situazione di emergenza dei suoi parrocchiani. Anche lui è tra gli sfollati: “In paese non fanno entrare nessuno per cautela. Ancora non sappiamo se potremo rientrare nelle nostre case. Siamo molto preoccupati”. “Il fatto che non ci siano stati dei morti – spiega don D’Alessandro – è stata per noi veramente una grazia. Su questo occorre oggi fondare la nostra speranza”. “E’ la grande energia degli abitanti di questa terra che in oltre dieci anni – conclude il sacerdote, originario di Milano – ho imparato a conoscere e ad apprezzare”. Il maltempo degli ultimi giorni ha causato danni e smottamenti in diversi paesi del vibonese ma non solo. Le frane e gli smottamenti registrati nei giorni scorsi continuano a preoccupare, con centinaia di persone evacuate anche nelle altre province della regione. “L’allarme è estremamente grave”, scrive il settimanale della diocesi di Cosenza-Bisignano “Parola di Vita”: “con Maierato sta franando l’intera Calabria”, scrive il giornale che uscirà domani: “Non è un’esagerazione e neppure una novità, poiché sono recenti le lacrime per altri disastri naturali”. (R.P.)

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    La diocesi di Milano sui fatti di via Padova: frutto di “disagio sociale” e irresponsabilità politica

    ◊   Un’uccisione quella del giovane egiziano a Milano, al culmine dei disordini scoppiati tre giorni fa in via Padova, da inquadrare “in uno scenario di diffuso disagio sociale che, complice l’indifferenza di chi avrebbe potuto intervenire prima ma non lo ha fatto, perdura da tempo ed è destinato a rimanere tale fintantoché non si deciderà insieme di voltare pagina e ristabilire le condizioni per una normale e costruttiva convivenza civile”. Così commenta una nota della diocesi di Milano, diffusa ieri sera attraverso il sito www.chiesadimilano.it, dove si esprime una “ferma condanna della violenza”, invocando “interventi istituzionali limpidi, capaci di richiamare con severità ed equilibrio ai valori che fondano la convivenza”. Ma anche si denuncia nella nota il “consueto e triste gioco politico di parte, nel quale i problemi reali vengono puntualmente sacrificati sull’altare della ricerca del consenso elettorale”. Citando tensioni che risalgono ad anni addietro nella stessa zona, si aggiunge che il problema “non riguarda quindi solo la criminalità organizzata, ieri, o l’immigrazione non governata, oggi, ma anche il degrado del tessuto civile del quartiere”. Quando un territorio, prosegue la nota “non è governato con lungimiranza, ma abbandonato alle logiche infernali dell’incuria, della lacerazione, della prepotenza diventa facilmente terreno di coltura per le patologie più gravi del disagio sociale”. “Da parte dei milanesi – sottolinea ancora la nota - occorre riconoscere in questi anni un preoccupante calo della tensione morale e civile e la conseguente fatica a trasmettere la solidità di un ethos pubblico condiviso e normativo”, per cui è necessario “tornare a conoscere, rispettare, apprezzare le regole, i valori, il senso delle istituzioni e delle tradizioni civili”. La strada suggerita dalla diocesi ambrosiana è “l’autentica integrazione”, vale a dire non “l’adeguamento integrale di altri ai nostri modi”, ma “conoscenza, dialogo, ascolto a partire dalla riscoperta delle proprie radici”. Ripartendo dalla famiglia, chiede la Curia milanese: “Non sarebbe tempo di prendere in seria considerazione l’urgenza dei ricongiungimenti familiari?” Il testo prosegue proponendo un parallelo “fra il disagio violento, tribale e rancoroso delle gang etniche e quello più narcisistico, autodistruttivo e spietato dei giovani bene”. Da qui l’esigenza di affrontare la “sfida educativa nei confronti dei giovani, ancora più acuta nel contesto della seconda generazione di immigrati”. Numerose le agenzie che si occupano dei ragazzi sul territorio, bisognose però di sostegno. Si chiede quindi la diocesi: “Perché non promuovere per davvero un “esercito” di educatori piuttosto che di militari?”. (R.G.)

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    In onda da oggi Radioquaresima a cura del programma “Orizzonti Cristiani”

    ◊   Per tutto il periodo quaresimale, la redazione di Orizzonti Cristiani presenta due serie di trasmissioni che aiuteranno a vivere questo tempo di preghiera e di riflessione: quaranta meditazioni, curate da Monia Parente, in onda ogni giorno alle 7,15 e in replica alle 23,45, dal titolo: "Mostrami il cammino", tratte dall’omonimo volume di Henri Nouwen, in libreria per l’editrice Queriniana, e diciotto riflessioni di autori vari sui capitoli 13-17 del Vangelo di Giovanni, proposte al microfono da Rosario Tronnolone e Miriam Spera, in onda giovedì e venerdì alle 14,30, e da giovedì a sabato alle 17,30 e alle 3.00 di notte, dal titolo Il testamento di Gesù, raccolte in un volume edito da Rogate. I capitoli 13-17 di Giovanni sono quelli che precedono immediatamente il racconto della Passione e sono caratterizzati da un clima, insieme sereno e drammatico, di addio e di distacco. Raccolgono le ultime parole rivolte da Gesù ai suoi discepoli, il suo testamento appunto, nel quale spiega ai suoi amici il senso della propria vita e lascia loro la memoria di tutto quello che ha detto e fatto, da conservare per le generazioni future. Un testamento d’amore, capace ora come allora di toccare i nostri cuori, di cambiarli, di prepararli alla speranza della Resurrezione. (R.T.)

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    24 Ore nel Mondo



    Economia Usa in crescita: Obama torna a puntare sul nucleare

    ◊   Accelera la crescita economica negli Stati Uniti e in Giappone nel quarto trimestre ma rallenta in Eurolandia. Sono i dati dell'Ocse pubblicati stamani. Il Pil statunitense è cresciuto dell'1,4% e quello giapponese dell'1,1%, quello della zona euro ha segnato un modesto rialzo dello 0,1% dopo il +0,4% del trimestre precedente. E guardando agli Stati Uniti, in tema di economia si fanno bilanci sui provvedimenti dell’amministrazione Obama. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    Il piano di stimolo varato esattamente un anno fa da Obama ha frenato “la caduta libera dell'economia” e ha avuto effetti “positivi” sul Pil e sul mercato del lavoro, “drasticamente migliorato”: è quanto emerso dal Rapporto presentato ieri dal vicepresidente Joe Biden. Negli ultimi tre mesi del 2009, l'economia americana è cresciuta del 5,9%, il rialzo maggiore degli ultimi sei anni. In dicembre, il tasso di disoccupazione è sceso al 9,7%, ai minimi dallo scorso agosto: il piano ha sostenuto 2,4 milioni di posti di lavoro. Sembra in via di stabilizzazione anche il mercato immobiliare. E in relazione a posti di lavoro Obama parla anche di nucleare: dopo uno stop di trent'anni, annuncia la costruzione di nuove centrali atomiche “sicure e pulite” investendo otto miliardi di dollari (circa sei miliardi di euro per tremila nuovi posti di lavoro). Obama si dice certo che complessivamente il piano creerà 700 mila posti di lavoro e ridurrà la dipendenza Usa dal petrolio straniero. E lo difende anche dal punto di vista ambientale: una centrale atomica – spiega – a parità di energia prodotta, in un anno, è capace di ridurre l'inquinamento che viene da 16 milioni di tonnellate di carbone. Praticamente, ha detto il capo della Casa Bianca, "è come togliere dalla strada 3,5 milioni di macchine". A proposito di scorie, Obama ha promesso una commissione bipartisan di esperti e politici per esaminare il problema.

     
    Economia, dati Spagna dicono recessione, ma Zapatero parla di crescita nel 2010
    Resta in recessione l'economia spagnola nel quarto trimestre del 2009, con un calo dello 0,1% del Pil in rapporto al trimestre precedente, secondo i dati definitivi comunicati dall'Istituto centrale di statistica. Da parte sua, il premier spagnolo, Josè Luis Zapatero, ha affermato a Madrid davanti al Congresso dei deputati che il Paese uscirà dalla recessione nella prima metà del 2010. La Spagna è l'unico paese del G20 a non essere ancora uscito dalla recessione. Il tasso di disoccupazione è quasi al 19% (il doppio della media Ue) e i senza lavoro sono 4,4 milioni. Nel suo intervento, Zapatero ha proposto a tutti i partiti dell’opposizione un patto di stato contro la crisi, annunciando la costituzione di una Commissione incaricata di negoziare con tutte le forze politiche in Parlamento.

     
    Anche il Belgio in recessione, la più grave dal dopo guerra
    Brusca caduta del prodotto interno lordo in Belgio: il Pil è diminuito del 3% nel 2009, pari a 337,75 miliardi di euro. “Si tratta della recessione più grave mai vista nel Paese dalla fine della Seconda Guerra Mondiale”, ha detto il governatore della Banca nazionale del Belgio, Guy Quaden. Secondo la Banca nazionale del Belgio, il governo deve ora ridurre il deficit attestatosi al 6% nel 2009, stimolare la crescita e la competitività. Tuttavia, nel secondo semestre 2009 la crescita è stata “migliore o meno peggio” della media della zona euro.

     
    Italia, la Corte dei Conti denuncia: la corruzione è “patologia grave” del Paese
    La corruzione in Italia è una “patologia” che “resta tuttora grave” e che, anzi, nel 2009 ha fatto registrare un aumento di denunce del 229% rispetto all'anno precedente, cui si aggiunge un incremento del 153% per fatti di concussione. È la denuncia del procuratore generale e del presidente della Corte dei Conti, Mario Ristuccia e Tullio Lazzaro, in occasione della cerimonia di apertura dell'anno giudiziario. Rispetto alle condotte illecite individuali viene denunciato le pubbliche amministrazioni “troppo spesso” non attivano i necessari “anticorpi interni”. La corruzione rileva il pg Ristuccia nella sua relazione dilaga nella pubblica amministrazione: il Ministero dell'interno, i comandi dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, nel solo periodo gennaio-novembre 2009, hanno denunciato 221 reati di corruzione, 219 di concussione e 1714 reati di abuso di ufficio, con un vertiginoso incremento rispetto all'anno precedente. Nella relazione si sottolinea, tra l’altro, il peso delle “opere incompiute”, “progettate e non appaltate ovvero non completate o inutilizzabili per scorretta esecuzione”.

     
    In Ucraina sospeso il risultato delle presidenziali
    La Corte suprema amministrativa ucraina ha annunciato di aver sospeso il risultato del ballottaggio per le presidenziali, per esaminare il ricorso presentato dalla candidata sconfitta, Iulia Timoshenko, che chiede l'annullamento della vittoria di Viktor Ianukovich.

     
    Ottimismo in Italia sulla questione dei visti per la Libia
    “Siamo ottimisti, speriamo che la situazione si possa sbloccare il prima possibile”. Lo ha detto in un'intervista televisiva il portavoce della Farnesina, Maurizio Massari, commentando l'incontro a Roma tra il ministro degli Esteri, Franco Frattini, e i colleghi libico e maltese sulla crisi dei visti in Libia. Massari ha confermato come tra ieri e oggi non vi sia stato “nessun fermo di italiani” all'aeroporto di Tripoli. “Va cercata una soluzione a livello comunitario con i nostri partner europei”, ha aggiunto il portavoce della Farnesina, ricordando comunque che Frattini in queste ore è in contatto anche con il capo della diplomazia elvetica, signora Micheline Calmy Rey.

     
    Attacco contro peacekeeper in Darfur
    Sette peacekeeper del contingente di pace internazionale nel Darfur, in Sudan, sono rimasti feriti in un agguato nei pressi di Nyala, il capoluogo della zona meridionale della turbolenta regione. Lo ha reso noto il comando di Unamid, il contingente cui partecipano Nazioni Unite ed Unione Africana. Gli assalitori non sono stati ancora identificati, mentre due dei militari feriti, tutti addetti a compiti di polizia, sono stati ricoverati in ospedale in gravi condizioni.

     
    La Russia rinvia una fornitura di materiale antimissilistico all’Iran
    La Russia ha deciso di rinviare la fornitura del sistema antimissilistico s-300 all'Iran a causa di problemi tecnici. Ieri, fonti dello staff del premier israeliano, Netanyahu, incontrando a Mosca il presidente russo, Medvedev, aveva ricevuto rassicurazioni sul "congelamento a tempo indeterminato" della fornitura. Il sistema terra-aria S-300 consente di abbattere aerei e missili nemici, i radar in dotazione permettono di tracciare fino a 100 obiettivi in volo. Intanto, la rivista statunitense "Politico" scrive che l’Agenzia atomica internazionale (Aiea) si appresta a rendere noto un nuovo rapporto sul nucleare iraniano. Il nuovo dossier arriva una settimana dopo la decisione di Teheran di avviare in proprio l'arricchimento dell'uranio per produrre isotopi a scopo medico. Ieri, Russia, Usa e Francia hanno sottolineato in una lettera all'Aiea che l'escalation dell'attività nucleare iraniana è ingiustificata: se l'Iran non vuole accettare la proposta Aiea sull'arricchimento, potrebbe acquistare sul mercato il materiale utile a scopi medici. La produzione di ulteriore uranio a basso livello è inutile e mina la fiducia della credibilità internazionale.

     
    Iran, oppositore di 21 anni condannato a morte
    Un altro oppositore iraniano è stato condannato a morte. Si tratta di Amir-Reza Arefi, 21 anni, ritenuto colpevole di appartenere ad un’organizzazione monarchica, come altri due impiccati il 28 gennaio scorso. I due giustiziati erano stati accusati di aver preso parte alle manifestazioni contro la rielezione di Ahmadinejad, lo scorso mese di giugno, ma secondo fonti dell’opposizione erano già in carcere dalla primavera precedente. Anche Arefi era stato arrestato prima delle elezioni, il 15 aprile, ed ora è stato dichiarato colpevole di “guerra contro Dio” e di appartenenza all’Assemblea iraniana del regno. L’avvocato del ragazzo ha annunciato che presenterà ricorso in appello contro la sentenza capitale.

     
    Confermato dal Pakistan l’arresto in Afghanistan del mullah Baradar
    L’esercito pakistano ha confermato l’arresto del mullah Baradar, considerato il numero due dei talebani dopo il mullah Omar. La notizia della cattura, pubblicata dal New York Times, era stata attribuita ad un’operazione congiunta dell’intelligence americana e pakistana, anche se il ministro degli Interni del Pakistan, Rehman Malik, aveva definito tale particolare "pura propaganda". Sull’accaduto, la Casa Bianca non si è ancora pronunciata. L’occasione si potrebbe avere oggi, quando il presidente Obama riunirà il suo gabinetto di guerra per fare il punto sulla situazione in Afghanistan. Intanto, nel Paese asiatico continuano gli scontri tra le forze della coalizione ed i talebani. Secondo quanto riferisce l’Isaf, dodici terroristi sono stati uccisi a seguito di un raid aereo compiuto dalla Nato nell’est dell’Afghanistan, mentre quattro agenti di polizia afghani sono rimasti vittime di un attentato talebano nella provincia meridionale di Kandahar. Di fronte agli scontri in atto, l’organizzazione internazionale umanitaria Amnesty International chiede alle forze Nato ed ai terroristi di evitare vittime civili innocenti.

     
    In Kenya è ancora crisi politica
    È grave la situazione politica in Kenya. Il capo del governo ha chiesto l’intervento mediatore dell’ex segretario generale dell’Onu, Kofi Annan. Il servizio di Federico Catani:

     
    Rischia di frantumarsi in Kenya la fragile coalizione governativa, in realtà mai realmente decollata dopo le contestate elezioni del 2007. La consultazione popolare aveva provocato una tragica scia di sangue, con circa duemila morti e mezzo milione di sfollati. In quel momento, il problema rimasto sostanzialmente irrisolto era la diarchia tra il presidente Kibaki, rieletto probabilmente grazie a brogli, ed il suo antagonista Odinga, che si pensava di aver vinto le presidenziali. Dopo una lunghissima mediazione condotta dall’ex segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, Odinga il cui partito aveva comunque ottenuto la maggioranza alla Camera, accettò il posto di premier in un governo di coalizione. Ora, il Kenya, già in crisi profonda, è paralizzato dai veti reciproci che impediscono il varo di qualsiasi riforma. Gli schieramenti si stanno dividendo e ricomponendo senza soluzione di continuità e la situazione politica è nel caos. Nei giorni scorsi, il premier Odinga ha sospeso per tre mesi due ministri per corruzione. I due hanno respinto il provvedimento, affermando che solo il presidente può sospendere, destituire e nominare i ministri. Il presidente Kibaki ha dichiarato di non essere stato informato della decisione del capo del governo e non l’ha avallata. A questo punto, il partito di Odinga ha deciso di boicottare le sedute governative, provocando uno stallo totale della vita politica kenyota, tanto che il premier ha chiesto ad Annan di intervenire per una nuova mediazione.

     
    Rivendicato da un gruppo sconosciuto l’attentato di 4 giorni fa in India
    L’attentato a Pune, in India, che quattro giorni fa ha causato la morte di 11 persone è stato rivendicato dal gruppo Lashkar-e-Taiba Al Alami, un’organizzazione sconosciuta del Pakistan. Lo ha rivelato Abu Jindal, autodefinitosi portavoce del gruppo, ad un giornalista indiano che lavora ad Islamabad. L’organizzazione terroristica, composta da ex militanti islamici responsabili degli attentati di Mumbai del novembre 2008, provocando lo stop degli incontri tra India e Pakistan, ha spiegato le motivazioni dell’attentato di Pune: le ragioni vanno individuate nel rifiuto del governo indiano a discutere la questione del Kashmir con il Pakistan e nella ripresa del colloquio tra i due Paesi. L’attacco è stato attuato all’indomani della decisione dei due Stati di riprendere il dialogo.

     
    La Corea del Sud annuncia a breve la ripresa dei colloqui a Sei sul nucleare
    I colloqui a Sei sulla denuclearizzazione della penisola coreana, interrotti alla fine del 2008, ripartiranno in un “futuro vicino”. È quanto ha detto oggi il ministro degli Esteri sudcoreano, Yu Myung-hwan, citando i possibili esiti positivi dei fitti scambi diplomatici avvenuti tra Pechino e Pyongyang nelle ultime settimane. La scorsa settimana, la stampa sudcoreana aveva pubblicato l'indiscrezione di un'imminente trasferta a Washington, fissata per il mese prossimo, da parte di Kim Kye-gwan, viceministro degli Esteri e responsabile di Pyongyang per le trattative sul nucleare. I negoziati a Sei coinvolgono le due Coree, Cina, Usa, Russia e Giappone. L’annuncio avviene mentre l'esperto Usa Joel Wit, ex funzionario del Dipartimento di Stato americano, in carica per le questioni nordcoreane dal 1993 al 2002, fa sapere che la Corea del Nord potrebbe essere in grado di avere da 14 a 18 testate atomiche entro il 2019, se il regime comunista dovesse scegliere la strada dello scontro a seguito del fallimento dei negoziati sulla denuclearizzazione della penisola coreana.

     
    In India un autobus finisce in un fiume: 23 persone morte nell'Uttar Pradesh
    Almeno 23 persone sono morte all'alba di oggi in India quando l'autobus sul quale viaggiavano è caduto in un fiume a Madhav Garh, nello Stato indiano dell'Uttar Pradesh. Lo scrive l'agenzia di sampa indiana Pti. L'agenzia precisa che l'incidente è avvenuto nel distretto di Jalaun e che i passeggeri stavano tornando dai festeggiamenti di un matriomonio celebrato la sera precedente. Sul posto sono intervenute squadre di soccorritori e la polizia. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 48

     
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