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Sommario del 13/02/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI alla Pontificia Accademia per la Vita: senza un'etica radicata nella legge naturale, scienza e leggi manipolano vita e dignità umana
  • Il cristianesimo non è moralismo ma fede in Dio che si dona per amore: così il Papa al Pontificio Seminario Romano Maggiore
  • Il Papa nomina mons. Duka nuovo arcivescovo di Praga. Succede al cardinale Vlk
  • Altre udienze e nomine
  • I poveri di Roma nel cuore del Papa in visita alla Caritas diocesana. Con noi il cardinale Vallini
  • Il Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani: l’ecumenismo è uno scambio di doni
  • Riunione della Commissione bilaterale Santa Sede-Israele
  • Sofferenza e miracoli: l'editoriale di padre Lombardi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Ai Venerdì di Propaganda il libro di Barbara Frale "La Sindone di Gesù Nazareno"
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Messico. Vescovi preoccupati per le riforme sulla laicità
  • Repubblica dominicana. Il cardinale López Rodríguez: urgente una riforma del Codice penale
  • Appello di Comece e Caritas Europa in occasione della visita del Papa all'Ostello Caritas di Roma
  • Il Pellegrinaggio di fiducia sulla Terra fa tappa in Portogallo
  • Uzbekistan: falsa accusa per spaccio ad un cristiano battista
  • Capodanno lunare di evangelizzazione e solidarietà per i cattolici cinesi
  • Filippine: giovani cattolici aiutano i disabili riciclando spazzatura
  • Spagna: al via una campagna contro la fame nel mondo e per la difesa del pianeta
  • Morto a 81 anni l’infettivologo Luigi Ortona
  • Domani ad Assisi il Premio Santa Chiara
  • 24 Ore nel Mondo

  • Almeno 20 talebani uccisi nella maxi operazione antiguerriglia della Nato in Afghanistan
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI alla Pontificia Accademia per la Vita: senza un'etica radicata nella legge naturale, scienza e leggi manipolano vita e dignità umana

    ◊   La scienza da sola non basta a comprendere il valore della dignità umana, né a garantire il rispetto per la sacralità della vita. Ciò è possibile solo se si riconosce che in esse brilla il fondamento della legge naturale, inscritta non dall’uomo ma da Dio. Benedetto XVI ha affrontato il delicato tema della bioetica in rapporto alle problematiche contemporanee nell’udienza concessa questa mattina ai membri della Pontificia Accademia per la Vita, riuniti in questi giorni in assemblea generale e guidati dal loro presidente, l’arcivescovo Rino Fisichella. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    L’idea che la vita sia materia “manipolabile” dalla scienza al pari di altri agglomerati organici, o il pietismo facile di chi si commuove davanti a “situazioni limite” e crede che ciò valga come rispetto della dignità umana. Tutte derive pericolose – come quella di uno Stato che pretenda di fissare per legge questioni etiche facendosi esso stesso principio di etica – se si ignora o si misconosce il valore della legge naturale. Come in altre analoghe occasioni, o come nell’ultima Enciclica Caritas in veritate, Benedetto XVI ha sgomberato il campo dalle ombre con affermazioni di grande nettezza. Oggi, ha ribadito, la partita dello “sviluppo umano integrale” si gioca nel campo della bioetica:

     
    “Si tratta di un ambito delicatissimo e decisivo, in cui emerge con drammatica forza la questione fondamentale: se l'uomo si sia prodotto da se stesso o se egli dipenda da Dio. Le scoperte scientifiche in questo campo e le possibilità di intervento tecnico sembrano talmente avanzate da imporre la scelta tra le due razionalità: quella della ragione aperta alla trascendenza o quella della ragione chiusa nell'immanenza”.
     
    La stessa bioetica, nel momento in cui emergono “possibili conflitti interpretativi”, necessita di un solido “richiamo normativo”, e questo – ha scandito il Papa – si rifà alla “legge morale naturale”. E’ in essa, ha spiegato, che il riconoscimento della dignità umana, “in quanto diritto inalienabile trova il suo fondamento primo in quella legge non scritta da mano d’uomo, ma iscritta da Dio Creatore nel cuore dell’uomo”. Viceversa, ha obiettato, “senza il principio fondativo della dignità umana sarebbe arduo trovare una fonte per i diritti della persona e impossibile giungere a un giudizio etico nei confronti delle conquiste della scienza che intervengono direttamente nella vita umana”:

     
    “E’ necessario, pertanto, ripetere con fermezza che non esiste una comprensione della dignità umana legata soltanto ad elementi esterni quali il progresso della scienza, la gradualità nella formazione della vita umana o il facile pietismo dinanzi a situazioni limite. Quando si invoca il rispetto per la dignità della persona è fondamentale che esso sia pieno, totale e senza vincoli, tranne quelli del riconoscere di trovarsi sempre dinanzi a una vita umana”.
     
    Gli stessi scienziati, da parte loro:

     
    “Non possono mai pensare di avere tra le mani solo della materia inanimata e manipolabile. Infatti, fin dal primo istante, la vita dell’uomo è caratterizzata dall’essere vita umana e per questo portatrice sempre, dovunque e nonostante tutto, di dignità propria. Contrariamente, saremmo sempre alla presenza del pericolo di un uso strumentale della scienza, con l’inevitabile conseguenza di cadere facilmente nell’arbitrio, nella discriminazione e nell’interesse economico del più forte”.
     
    Dunque, coniugare bioetica e legge morale naturale permette, per Benedetto XVI, di difendere al meglio i diritti di quella dignità “che la vita umana – ha detto – possiede intrinsecamente dal suo primo istante fino alla sua fine naturale” e che, tuttavia, nonostante un’accresciuta sensibilità contemporanea, “non sempre” sono “riconosciuti alla vita umana nel suo naturale sviluppo e negli stadi di maggior debolezza”. La legge morale naturale, forte del proprio carattere universale che le permette di suscitare “consenso tra persone e culture diverse”, permette – ha concluso il Papa – “di scongiurare tale pericolo e soprattutto offre al legislatore la garanzia per un autentico rispetto sia della persona, sia dell’intero ordine creaturale”:

     
    “La storia ha mostrato quanto possa essere pericoloso e deleterio uno Stato che proceda a legiferare su questioni che toccano la persona e la società, pretendendo di essere esso stesso fonte e principio dell’etica. Senza principi universali che consentono di verificare un denominatore comune per l’intera umanità, il rischio di una deriva relativistica a livello legislativo non è affatto da sottovalutare”.

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    Il cristianesimo non è moralismo ma fede in Dio che si dona per amore: così il Papa al Pontificio Seminario Romano Maggiore

    ◊   Il cristianesimo non è moralismo, ma fede in Dio che dona se stesso all’uomo in Cristo. E’ questo in sintesi quanto ha detto il Papa ieri sera durante la visita al Pontificio Seminario Romano Maggiore, alla vigilia della Festa della Madonna della Fiducia, Patrona dell’Istituto. Ad accoglierlo, il cardinale vicario Agostino Vallini e il rettore del Seminario mons. Giovanni Tani. Benedetto XVI ha tenuto la Lectio divina ai seminaristi della diocesi sul brano della Vera vite nel Vangelo di San Giovanni. Il Papa si è poi trattenuto a cena con la comunità del Seminario. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Il Papa, nella Lectio divina, sottolinea alcune parole chiave del brano evangelico. Parte dall’immagine veterotestamentaria della vite che Dio ha piantato perché dia frutto e vino buono. Questa vite è il suo Popolo. Dio cerca l’uomo, lo ama, ma la storia dell’uomo è una storia d’infedeltà. E la vigna diventa un deserto. Ma Dio non si arrende e trova un modo nuovo di arrivare all’amore. Diventa egli stesso vite, si fa frutto e vino per noi: il suo Sangue è il frutto del suo amore. “Io sono la vite – dice Gesù – voi i tralci, rimanete nel mio amore”. Il suo Sangue diventa il nostro sangue, noi riceviamo una nuova identità, uniti con l’amore eterno, nel suo Corpo e col suo Sangue:

     
    “Mi sembra che dobbiamo meditare molto questo mistero: che Dio stesso si fa un solo Corpo con noi, Sangue con noi, che possiamo rimanere nella comunione con Dio stesso, in questa grande storia dell’amore che è la storia della vera felicità”.

     
    La seconda parola di Gesù commentata dal Papa è: “osservate i miei comandamenti”. Una frase interpretata spesso in modo moralistico. Ma – spiega – non è questa la fede cristiana:

     
    “Il cristianesimo non è un moralismo, non siamo noi che dobbiamo fare quanto Dio si aspetta dal mondo, ma dobbiamo innanzitutto entrare in questo mistero ontologico: Dio dà se stesso, il suo essere, il suo amare precede il nostro agire e nel contesto del suo Corpo, nel contesto dello stare in Lui, identificati con Lui, nobilitati con il suo Sangue, possiamo anche noi agire con Cristo. Ma l’etica è conseguenza dell’essere … dobbiamo solo agire secondo la nostra nuova identità. Non è più un’obbedienza esteriore, ma una realizzazione del dono del nuovo essere”.

     
    E quando Gesù dice: “Amatevi come io vi ho amato. Nessun amore è più grande di questo: dare la vita per i propri amici”, anche questo – afferma il Papa - non è un moralismo. Il cristianesimo non è un moralismo eroico:

     
    “Ma anche qui la vera novità non è quanto facciamo noi: la vera novità è quanto ha fatto il Signore. Il Signore ci ha dato se stesso e ci ha dato la vera novità di essere membri nel suo Corpo, di essere tralci della vite che è Lui. Quindi la novità è il dono, il grande dono, e dal dono, dalla novità del dono segue anche, come ho detto, il nuovo agire”.

     
    La vera giustizia allora – aggiunge – non consiste in obbedienza ad alcune norme, ma è amore, amore creativo nell’abbondanza del bene. Abbondanza – spiega il Papa – è una delle parole chiave del Nuovo Testamento. Vivere la fede è vivere nell’entusiasmo di chi riceve da Dio la vita in abbondanza:

     
    “E chi è unito con Cristo, chi è tralcio della vite, vive da questa nuova legge, non chiede: ‘posso fare questo o no?’, ‘devo fare questo o no?’, ma vive in questo entusiasmo dell’amore che non domanda: ‘questo è necessario oppure proibito’, ma vuol semplicemente, nella creatività dell’amore, vivere con Cristo e per Cristo e dare tutto se stesso per Cristo e così entrare nella gioia del portare frutto”.

     
    Gesù poi dice: “Non vi chiamo più servi ma amici perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi”:

     
    “Non più servi che obbediscono a un ordine, ma amici che conoscono, che sono uniti nella stessa volontà, nello stesso amore. La novità quindi è che Dio si è fatto conoscere, che Dio si è mostrato, che Dio non è più il Dio ignoto, cercato, ma non trovato, ma solo intuito da lontano. Dio si è fatto vedere: nel volto di Cristo vediamo Dio, Dio si è fatto conoscere, è così ci ha resi suoi amici”.

     
    In molti anche oggi – ha sottolineato il Papa – non conoscono il volto di Dio, vivono lontani da Cristo, anche se credono nell’esistenza di un Dio: ma questo Dio resta ignoto, nascosto. E forse anche non onnipotente, come asserisce persino certa teologia cattolica: di fronte al male della storia, alla sofferenza dell’umanità – dicono - dov’è l’onnipotenza di Dio? Come possiamo essere sicuri del suo amore se questo amore finisce dove comincia il potere del male?
     
    “La vera onnipotenza è amare fino al punto che Dio può soffrire: qui si mostra la sua vera onnipotenza che può andare fino al punto di un amore che soffre per noi. E così vediamo che Lui è il vero Dio e il vero Dio che è amore e potere, il potere dell’amore. E possiamo affidarci al suo amore onnipotente e vivere in questo Amore onnipotente”.

     
    Dio ha rivelato il suo volto in Cristo – ha proseguito il Papa – e questa è una fonte di gioia permanente che non possiamo tenere per noi stessi:
     
    “La missionarietà non è una cosa esteriore, aggiunta alla fede, ma è il dinamismo della fede stessa. Chi ha visto, chi ha incontrato Gesù, deve andare dagli amici e deve dire agli amici: ‘Lo abbiamo trovato, è Gesù, crocifisso per noi’”.
     
    L’ultima parola chiave è la preghiera. Gesù ci invita a pregare nel suo nome perché il Padre ci conceda quanto chiediamo. Ma cosa dire di fronte a tante preghiere apparentemente inascoltate? Preghiere che chiedono la liberazione da tante sofferenze. Ma il grande dono che Dio ci vuole fare nella preghiera – sottolinea - è Dio stesso, il suo Spirito, la vera gioia:
     
    “Il Padre Nostro ce lo insegna: possiamo pregare per tante cose, in tutti i nostri bisogni possiamo pregare ‘aiutami!’. Questo è molto umano e Dio è umano, quindi è giusto pregare Dio anche per le piccole cose quotidiane della nostra vita. Ma nello stesso tempo il pregare è un cammino, direi una scala: dobbiamo sempre più imparare le cose per cui possiamo pregare e le cose per cui non pregare perché sono espressioni dell’egoismo”.

     
    Vivere con Cristo – conclude il Papa – diventa allora un processo di purificazione, di liberazione da noi stessi, e solo in questo modo si apre il cammino della gioia e della vera vita:

     
    “E così possiamo imparare che Dio risponde alle nostre preghiere, risponde spesso con la sua bontà anche alle preghiere piccole, ma spesso anche le corregge, le trasforma e le guida perché noi diventiamo finalmente e realmente tralci della vite vera, del suo Figlio, membri del suo Corpo”.

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    Il Papa nomina mons. Duka nuovo arcivescovo di Praga. Succede al cardinale Vlk

    ◊   Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Praga presentata da cardinale Miloslav Vlk, per sopraggiunti limiti d’età. Il Papa ha nominato nuovo arcivescovo della capitale ceca mons. Dominik Duka, finora vescovo di Hradec Králové. Nato nel 1943, mons. Duka è stato ordinato sacerdote nel 1970 ed ha ricevuto l’ordinazione episcopale nel 1988. Durante gli anni del regime comunista è stato destinato per 15 anni alle fabbriche Škoda di Plzeň e privato dell’autorizzazione statale per il sacro ministero. E’ stato anche in carcerato nel 1981-82. Il nuovo arcivescovo di Praga, dopo la caduta del comunismo, è stato provinciale dei Domenicani in Boemia e Moravia e vice-presidente dell’Unione delle Conferenze europee dei Superiori Maggiori.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina anche il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede; il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi; alcuni vescovi romeni in visita “ad limina”. Il Santo Padre riceverà questo pomeriggio il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

    Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Fiesole (Italia), presentata da mons. Luciano Giovannetti, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Mario Meini, finora vescovo di Pitigliano-Sovana-Orbetello. Mons. Mario Meini è nato a Legoli di Peccioli, diocesi di Volterra, il 17 novembre 1946. È stato ordinato sacerdote per la diocesi di Volterra il 27 giugno 1971. Eletto alla sede vescovile di Pitigliano-Sovana-Orbetello il 13 luglio 1996, è stato ordinato vescovo il 7 settembre dello stesso anno.

    Il Santo Padre ha nominato nunzio apostolico in Madagascar e delegato apostolico nelle Isole Comore, con funzioni di delegato apostolico in La Riunione, mons. Eugene Martin Nugent, finora consigliere di nunziatura, elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Domnach Sechnaill, con dignità di arcivescovo. Mons. Eugene Martin Nugent è nato a Co. Clare (Irlanda) il 21 ottobre 1958. È stato ordinato sacerdote il 9 luglio 1983. Entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede il 1° luglio 1992, ha prestato la propria opera presso le rappresentanze pontificie in Turchia, Gerusalemme e nelle Filippine.

    Il Papa ha nominato, in data di ieri 12 febbraio, prelato segretario del Vicariato di Roma il rev. Paolo Mancini, al presente parroco della parrocchia del Preziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo in Roma.

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    I poveri di Roma nel cuore del Papa in visita alla Caritas diocesana. Con noi il cardinale Vallini

    ◊   Poveri, immigrati, medici e volontari: saranno questi i protagonisti della visita che il Papa compirà domani mattina, a partire dalle ore 10, ai servizi della Caritas diocesana di Roma, alla Stazione Termini. Con la visita ad uno dei luoghi simbolo della solidarietà della città di Roma, il Pontefice aderirà idealmente e concretamente all’Anno di lotta alla povertà e all’esclusione sociale che l’Unione Europea ha proclamato per il 2010. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Il programma del cristiano - il programma del Buon Samaritano, il programma di Gesù - è ‘un cuore che vede’. Questo cuore vede dove c'è bisogno di amore e agisce in modo conseguente”. Questo passo della “Deus Caritas est” sintetizza bene lo spirito con il quale si svolgerà la visita di Benedetto XVI ai Centri della Caritas alla Stazione Termini di Roma. Un evento per dire soprattutto ai poveri, agli esclusi, che il Papa è con loro, ha a cuore la loro condizione. L’avvenimento inizierà con la visita al poliambulatorio della Caritas diocesana, dove dal 1983 sono state assistite 80 mila persone. Sarà poi la volta dell’Ostello, che porta il nome di Don Luigi di Liegro, straordinario testimone della Carità cristiana. Una struttura, questa, che ad oggi ha offerto un milione e 200 mila pernottamenti. Un luogo d’accoglienza provvidenziale, se si pensa che solo a Roma, 6-7 mila persone dormano all’addiaccio. Il momento culminante della visita sarà il discorso che Benedetto XVI pronuncerà nella Sala Mensa, dopo aver ascoltato la testimonianza di un ospite e del cardinale vicario Vallini. Ecco come mons. Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana di Roma sintetizza i sentimenti con i quali la sua comunità si appresta ad accogliere il Papa:

     
    “Accoglieremo la visita del Santo Padre con profonda gratitudine e riconoscenza e cercheremo di far sì che questa visita diventi anche, per questa nostra comunità cristiana, uno sprone a fare ancora di più. Noi vorremmo che ci fosse anche un’attenzione sempre più grande, un’attenzione maggiore proprio per gli ultimi di questa nostra città”.
     
    Ma la visita di Benedetto XVI non avrà solo una dimensione romana. L’evento si inserisce, infatti, nelle iniziative promosse dalle Chiese europee all’inizio dell’Anno dedicato alla lotta contro la povertà nel Vecchio Continente. La crisi economica ha colpito soprattutto le fasce più deboli: oggi, secondo le ultime statistiche, il 29 % della popolazione europea vive in povertà, il 19% dei bambini europei vive in condizioni di indigenza. Anche per questo, commenta mons. Enry Gillen, presidente di Caritas Europa, la visita del Papa alla Caritas di Roma rappresenta un forte appello a “trovare una soluzione per combattere le disuguaglianze ed evitare ingiustizie per il presente e per il futuro”.

    All’arrivo alla struttura della Caritas, il Papa sarà accolto dal cardinale vicario Agostino Vallini che, intervistato da Luca Collodi, si sofferma sull’attenzione che Benedetto XVI rivolge ai poveri e gli emarginati:

    R. – Ho trovato nel cuore del Papa, come sempre, un'attenzione molto ricca di amore paterno verso questo mondo. D’altra parte, tutto il Magistero di Papa Benedetto intorno alle esigenze di una giustizia sociale per uno sviluppo integrale della persona umana è in perfetta coerenza.

     
    D. – Che tipo di povertà incontrerà il Papa?

     
    R. – Incontra l’uomo che abbisogna innanzitutto di amore, cioè di essere considerato nella sua dignità, nella sua persona. Molte vicende di questi nostri fratelli e sorelle nascono da circostanze di dolore, da contesti di violenza e sono ferite innanzitutto nell’anima. Molte di queste persone, proprio nell’ostello della Caritas, non hanno trovato solo un pasto, un letto … Hanno trovato degli amici, si sono stabiliti dei rapporti da uomo a uomo. Mi ha colpito molto che alcuni anni fa, in occasione del 30.mo anniversario della fondazione della Caritas di Roma, proprio gli ospiti dell’ostello della Caritas alla stazione Termini abbiano messo in scena uno spettacolo a cui io ho partecipato. Erano loro gli attori: raccontavano le loro storie. Era una scenografia molto interessante perché c’era un regista che ha costruito questo spettacolo con un impegno che è durato due anni, ma in cui il denominatore comune era questo: l’incontro con l’ostello della Caritas aveva risuscitato il sorriso e la speranza, al di là di tutto il resto. Mi pare che questo sia, in fondo, un’occasione alla quale il Santo Padre porta il suggello, con il suo sorriso dolce e paterno, per incoraggiare e dare fiducia a tanta gente.

     
    D. – L’aumento della povertà a Roma, secondo quello che ha visto, può intaccare la speranza per un futuro migliore?

     
    R. – Le persone abbandonate a se stesse, sulla strada, che hanno subìto uno sfratto che ritengono ingiusto perché magari erano in una casa in locazione con un affitto esorbitante, possono perdere la speranza. Le parrocchie, dove le nostre Caritas raccolgono il sostegno economico, i soldi – in concreto – per pagare una bolletta perché in casa non c’è più la luce, lo scoraggiamento perché hanno perduto il lavoro, bè, insomma, tutto questo può trovare una soluzione innanzitutto nel sentirsi accolti, capiti, nel trovare persone che hanno tempo per loro. E magari, anche l’aiuto concreto a risolvere il problema. Quindi, la speranza si può perdere ma, grazie a Dio, la si ritrova, molte volte.

     
    D. – E’ più grave la povertà economica o la povertà del cuore?

     
    R. – Io penso che sia più grave la povertà del cuore, perché la povertà del cuore porta alla disperazione. Noi dobbiamo lavorare per ricostruire, attraverso la carità concreta, la pratica economica, anche, la fiducia e la speranza in se stessi nella convinzione che sia possibile risalire la china. Tanta gente ci riesce! Dobbiamo operare perché si allarghi questa rete di fiducia e di speranza. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Il Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani: l’ecumenismo è uno scambio di doni

    ◊   Vivere il dialogo ecumenico “come uno scambio di doni”: è questo il nuovo “promettente approccio” ecumenico su cui si sono confrontati i partecipanti al Simposio dedicato al libro “Harvesting the Fruits”. L’evento, tenutosi presso il dicastero vaticano per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, si è concluso il 10 febbraio scorso dopo tre giorni di lavori nei quali si è ribadita la necessità di una “testimonianza cristiana comune ad ogni livello”. I partecipanti, cattolici, luterani, riformati, anglicani e metodisti, hanno parlato “onestamente anche dei limiti della diversità e del ruolo della gerarchia delle verità”.

    Al contempo – informa un comunicato – sono state avanzate “proposte concrete volte a promuovere la ricerca dell’unità”. In particolare, si è proposto di stilare una Dichiarazione comune su ciò che si è conseguito insieme ecumenicamente. Tale dichiarazione, prosegue la nota, “potrebbe prendere la forma di un’affermazione comune della nostra fede battesimale, comprendente un commento al Credo apostolico e al Padre Nostro. I partecipanti al simposio hanno riconosciuto che “la capacità di organizzare simili incontri è una potenzialità caratteristica di Roma, sottolineando in tal modo l’ampio servizio che il ministero petrino può offrire all’ecumenismo”.

    Il libro Harvesting the Fruits: Basic Aspects of Christian Faith in Ecumenical Dialogue raccoglie i risultati di quarant’anni di dialoghi bilaterali tra la Chiesa cattolica e la Federazione Luterana Mondiale, l’Alleanza Mondiale delle Chiese Riformate, la Comunione Anglicana ed il Consiglio Metodista Mondiale.

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    Riunione della Commissione bilaterale Santa Sede-Israele

    ◊   La Commissione Bilaterale Permanente di Lavoro tra la Santa Sede e lo Stato di Israele si è incontrata il 10 febbraio per continuare il suo lavoro su un Accordo in conformità all’Articolo 10 § 2 del “Accordo Fondamentale” tra le Parti del 1993. I colloqui, si legge in un comunicato congiunto, sono stati proficui e si sono svolti in un’atmosfera di grande cordialità. Il prossimo incontro avrà luogo il 18 marzo.

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    Sofferenza e miracoli: l'editoriale di padre Lombardi

    ◊   La misura dell’umanità si determina nella cura che abbiamo per i malati. E' quanto sottolineato da Benedetto XVI, giovedì scorso, nella Messa in San Pietro per la Memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes e in occasione della 18.ma Giornata Mondiale del Malato. Ascoltiamo in proposito il nostro direttore, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    "La sofferenza accettata e offerta, la condivisione sincera e gratuita, non sono forse miracoli dell'amore?". "Chi rimane a lungo vicino alle persone sofferenti, conosce l'angoscia e le lacrime, ma anche il miracolo della gioia, frutto dell'amore". Giustamente il Papa ha voluto celebrare solennemente e presiedere personalmente la Messa per la Giornata dei malati, e mettere in luce con le sue parole quali sono i veri miracoli, cioè i segni che attirano meraviglia, perché illuminano più profondamente la realtà sconfinata della sofferenza umana.

    "Non doveva forse il Cristo patire e così entrare nella gloria?" dice Gesù agli sconsolati discepoli di Emmaus. Se la sua sofferenza così grande era necessaria per manifestare l'amore di Dio, intuiamo anche noi che la sofferenza è il luogo dove l'amore - duramente provato - si manifesta nel modo più intenso e più puro. Nella debolezza del malato grave è sempre più evidente che il rapporto di amore, dato e ricevuto, è la vera rivelazione del senso di una vita ridotta all'essenziale; tutto il resto non conta più.

     
    Non sappiamo se sarebbe stato pensabile un mondo senza sofferenza. Nel nostro ce n'è un mare, ma questa sofferenza non è solo nell'uomo, è anche nel cuore di Dio e può manifestare l'amore. Si può comprendere e vivere il senso misterioso della sofferenza in un mondo senza Dio e senza la Croce di Cristo? E' immensamente difficile, forse impossibile. Per questo la sofferenza è parte essenziale della vita e del servizio della Chiesa. Per salvare la speranza del mondo.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La vita soggetto di diritto e non oggetto di arbitrio: sulle questioni di bioetica il Papa invoca norme fondate sul pieno e totale rispetto della vita umana.

    Le energie rinnovabili del welfare in Europa: nell’informazione internazionale, Leonardo Becchetti su famiglie e imprese sociali.

    Quello strumento di conciliazione e di solidarietà: in cultura, Gennaro Acquaviva sulla revisione del concordato tra Italia e Santa Sede.

    Il parlamento degli uccelli: Isabella Farinelli analizza il rapporto Geoffrey Chaucer e la tradizione di san Valentino.

    Come “Prova d'orchestra” di Fellini (ma al contrario): Luca Pellegrini intervista il regista Radu Mihaileanu.

    Dieci dischi per sopravvivere al festival: Giuseppe Fiorentino e Gaetano Vallini suggeriscono un prontuario semiserio di resistenza musicale.

    La notizia della morte di Pugliese Carratelli, storico del mondo antico.

    Nell’informazione vaticana, la “lectio divina” di Benedetto XVI durante la visita al Pontificio Seminario Romano Maggiore.

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    Oggi in Primo Piano



    Ai Venerdì di Propaganda il libro di Barbara Frale "La Sindone di Gesù Nazareno"

    ◊   Si apre un nuovo capitolo nella storia affascinante della più famosa tra le sacre reliquie: la Sindone. Il volume della storica e archeologa Barbara Frale, dell'Archivio Segreto Vaticano, avanza un’ipotesi di ricerca di grande fascino, legata alla scoperta, trent’anni fa, di scritture in greco, latino e aramaico sul lino del lenzuolo. Dal titolo “La Sindone di Gesù Nazareno”, edito da “Il Mulino”, il volume è stato presentato ieri a Roma, presso la Libreria Internazionale Paolo VI, nell’ambito della rassegna “I Venerdì di Propaganda” promossa dalla Libreria Editrice Vaticana. C’era per noi Claudia Di Lorenzi:

     
    Era proprio Gesù Nazareno l’uomo crocifisso della Sindone. E’ la conclusione a cui è giunta la storica e archeologa Barbara Frale, proponendo una lettura inedita delle scritture in greco, latino e aramaico scoperte sul telo circa 30 anni fa. Parole che – è l’ipotesi della studiosa, affidata alle pagine del suo ultimo libro - per la prima volta, almeno sul piano storico, segnalano una chiara corrispondenza fra il misterioso uomo della Sindone e il Gesù dei Vangeli, nato a Nazareth e morto in croce al tempo dell’imperatore Tiberio. Un’ipotesi di ricerca affascinante che si fonda su precise emergenze storiche e archeologiche. Ascoltiamo Barbara Frale:

     
    “Io ho paragonato queste scritture a testimonianze di papiri ed epigrafi di epoca antica e medievale. Tutto fa pensare che si tratti di tracce di cartigli risalenti all’epoca di Tiberio, i quali sembrano proprio descrivere le caratteristiche di un certificato di sepoltura. La persona sepolta era stata condannata a morte sotto il regno di Tiberio. Addirittura c’è una sequenza, che sembra indicare l’anno 30, il sedicesimo anno di Tiberio, che cita il nome di quest’uomo chiamandolo Gesù Nazareno”.

     
    Parole invisibili che sulla tela hanno fissato informazioni preziose, sottraendole all’oblio dei cartigli ormai scomparsi. Ancora la studiosa:

     
    “Erano cartigli di papiro che erano stati incollati probabilmente con colla di acqua e farina e la scrittura, in seguito a fenomeni chimico-fisici legati alla natura dell’inchiostro, che conteneva ferro, probabilmente, e all’umidità, si è trasferita”.

     
    E’ il racconto di un uomo – spiega la storica - strappato alla vita per un’arbitraria condanna:

     
    “Le usanze ebraiche prevedevano che il condannato a morte dovesse scontare una pena simbolica, rimanendo rinchiuso per dodici mesi nello spazio infamante di un sepolcreto pubblico o, comunque, separato dalla tomba dei suoi familiari, e i cartigli servivano ad identificare il corpo di ogni singolo condannato, una volta avvolto nel sudario. Nel caso del personaggio storico noto come Gesù di Nazareth abbiamo una situazione molto particolare, in quanto i suoi discepoli vanno dal governatore romano Ponzio Pilato a chiedere di avere in consegna il corpo del defunto, anziché mandarlo alla sepoltura pubblica”.

     
    Un racconto – è la convinzione della studiosa - che sul sacro telo evoca mirabilmente i contenuti dei Vangeli. Ancora Barbara Frale:

     
    “Le scritture dicono: 'Gesù Nazareno, anno XVI del Regno di Tiberio'. Poi c’è una scritta in latino, 'Innecem' - 'condannato a morte' - e un’altra scrittura in greco, che dice probabilmente 'Oye kiato' - 'è stato rimosso all’ora nona” - quella in cui bisognava togliere i cadaveri dalla croce. Poi c’è un’altra parola, che dice 'Adar', ed era la data del momento in cui il condannato poteva essere restituito alla famiglia. Nell’anno 30, il mese di Adar cadeva dodici mesi dopo il giorno in cui si celebrava la Pasqua ebraica ed è assolutamente in linea con quello che si è sempre valutato storicamente in base ai Vangeli, cioè che Gesù fosse stato condannato a morte, crocifisso, in corrispondenza della Pasqua”.

     
    La Sindone sarà esposta nuovamente al pubblico a partire dal prossimo 10 aprile e fino al 23 maggio a Torino.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa sesta Domenica del Tempo ordinario la liturgia ci presenta le Beatitudini secondo il Vangelo di San Luca. Gesù dice:

    «Beati voi, poveri,
    perché vostro è il regno di Dio”.

     
    Ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Dogmatica alla Pontificia Università Lateranense:

    Cristo non fu, non è e non sarà mai il consolatore degli autosufficienti che sono privi di travaglio dello spirito, di lacrime di dolore, di fame e di sete dello spirito. Egli è Iddio dei poveri tutti, dei poveri senza pane per il corpo o per lo spirito: degli uni e degli altri. Cristo è Iddio dei poveri [anawim]. Il Vangelo è la lieta novella che annuncia la salute degli umili tutti che si considerano tali perché incompiuti. I peccatori che si sentono sinceramente disintegrati e dolenti troveranno alla luce e nella luce di Cristo reintegrazione e salvezza.

     
    E i ricchi? Imparino ad essere poveri come lo era Cristo, per poter partecipare alla luce, alle ineffabili dovizie del Cristo”. Così si esprimeva un convertito al cattolicesimo poche settimane prima della sua dipartita. Un altro convertito, Charles Péguy, distingueva tra "povertà" e "miseria". Il nostro mondo a volte è saturo di miseria a causa dell'assenza di povertà, della povertà di chi segue Cristo ed è da Lui stesso dichiarato "beato", e non solo al futuro, ma anche al presente: «vostro è il Regno di Dio».

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    Chiesa e Società



    Messico. Vescovi preoccupati per le riforme sulla laicità

    ◊   In Messico, da diversi giorni, la Camera Bassa sta discutendo e approvando diversi emendamenti alla Costituzione per la laicità dello Stato. Lo scorso 11 febbraio, con 363 voti a favore, 1 contro e 8 astensioni, è stato approvato il nuovo articolo 40 sulla laicità. Il testo afferma che si dovrà articolare in conformità a tre principi: rispetto della libertà di coscienza, autonomia della sfera politica nei confronti di quella religiosa e rifiuto di qualsiasi tipo di discriminazione delle persone siano esse dirette o indirette. L’emendamento sostiene che “è volontà del popolo messicano costituirsi in una repubblica rappresentativa, democratica, laica, federale, formata da Stati liberi e sovrani per quanto riguarda il loro ordine interno ma uniti come una federazione secondo i principi generali di questa legge fondamentale”. Si apre così un lungo cammino di discussione che avrà diversi passaggi obbligati: dopo la Camera Bassa le riforme passeranno al Senato e poi ai 32 parlamenti statali e solo alla fine, se ci sarà la maggioranza in tutte le tappe, queste riforme potranno essere sancite definitivamente. La Chiesa cattolica, preoccupata e perplessa di fronte a certi testi e proposte, aprirà un Foro nazionale per discutere su queste riforme. Nel frattempo però l’arcivescovo di Guadalajara, cardinale Juan Sandoval Íñiguez, ieri ha voluto richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica su alcune proposte approvate, all’ombra del concetto di “laicità” , secondo le quali i ministri del culto potranno ricevere severe sanzioni qualora esprimano opinioni sull’operato del governo oppure critichino le sua azione. La stampa locale informa che il porporato lamenta con grave rammarico quest’iniziativa sia perché viola il principio democratico sia perché si configura come una retromarcia nella storia libertaria della nazione. In terzo luogo, ha aggiunto il cardinale Sandoval Íñiguez, la proposta introduce confusione e sconcerto poiché la Chiesa spesso offre il suo orientamento in tutto ciò che coinvolge la sfera morale ed etica e i principi della dignità della persona umana. I vescovi non hanno mai dato orientamenti politici e non lo faranno mai. Non fa parte della loro missione né dei loro doveri. Ciò non vuol dire che non possano parlare quando, iniziative, progetti o leggi, vanno ad incidere direttamente sul diritto naturale, la morale pubblica e privata o sulle convinzioni religiose. Se alla fine fosse sancita la proposta approvata nella Camera Bassa vuol dire che la Chiesa messicana non potrà dire nulla, per esempio, sull’aborto, sull’eutanasia, sulla povertà, sull’educazione o su qualsiasi realtà che riguardi la sacralità della persona e della vita. Infine, il cardinale, in nome della Chiesa in Messico, auspica che idee di questo tipo non abbiano futuro nel processo di revisione costituzionale e ribadisce il desiderio di collaborare con lo Stato messicano in ogni cosa che sia veramente utile al popolo e alla crescita materiale e spirituale della nazione. (A cura di Luis Badilla)

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    Repubblica dominicana. Il cardinale López Rodríguez: urgente una riforma del Codice penale

    ◊   “E’ urgente una drastica riforma del Codice penale”: così si è espresso l’arcivescovo di Santo Domingo, cardinale Nicolás de Jesús López Rodríguez, lo scorso 11 febbraio nel corso dell’omelia della Messa con cui si celebrava la Giornata del malato, dopo aver denunciato “le zone franche che le bande di narcotrafficanti si sono create” nella Repubblica Dominicana. In particolare il porporato, facendosi eco di un sentimento molto diffuso in tutto il Paese, si riferiva alla facilità con la quale spesso sono scarcerati delinquenti pericolosi e fra loro narcotrafficanti già condannati in processi precedenti. Per l’arcivescovo l’attuale Codice penale è anche frutto, almeno in alcuni suoi articoli, di molte esigenze provenienti da organismi internazionali. Oggi, ha precisato, è chiaro che la prima misura da prendere per garantire sicurezza ai cittadini è semplice: chi è colpevole e così è stato dichiarato dalla legge e dai suoi tribunali deve scontare la pena e questa deve essere certa. Il cardinale López Rodríguez, che presiedeva l’Eucaristia presso la chiesa dell’istituto dominicano del “Seguro Social, Salvador B. Gautier”, ha descritto la situazione del Paese dal punto di vista del traffico e consumo di droghe come “preoccupante”, dichiarando la sua ferma opposizione, e quella della Chiesa dominicana, alla “vulnerabilità dei tribunali che si traduce poi, ha aggiunto, in scarcerazioni facili che provocano un grande danno alla serenità e sicurezza alle quali ogni cittadino ha diritto”. Le critiche del porporato, con l’auspicio di urgenti revisioni, si sono estese anche alle norme del codice che si riferiscono ai minorenni che delinquono poiché anche qui, ha ricordato, spesso si agisce con superficialità senza tener conto delle adeguate misure per riabilitare veramente chi si è macchiato di un grave delitto prima dei 18 anni. Da ricordare che le parole dell’arcivescovo di Santo Domingo arrivano dopo che, per diversi mesi, in tutto il Paese si è fatto sempre più presante e onnipresente la rete latinoamericana del narcotraffico che sembra aver modificato alcune delle sue rotte per portare la cocaina negli Stati Uniti. D’altra parte l’aumento del volume di cocaina in transito ha finito per creare anche un mercato dominicano, sempre in crescita, e per finanziare una sorta di “indotto” per fare entrare, far uscire, trasportare e nascondere la droga. (L.B)

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    Appello di Comece e Caritas Europa in occasione della visita del Papa all'Ostello Caritas di Roma

    ◊   In occasione della visita di Benedetto XVI in programma domani all’ostello della Caritas di Roma, la Commissione degli episcopati delle comunità europee (Comece) e Caritas Europa esortano tutte le Chiese del vecchio continente ad organizzare iniziative di comunione con i più poveri come segno di “unità spirituale” con il Santo Padre. Definendo il Papa “un esempio per tutti noi”, Comece e Caritas Europa lanciano dunque questa iniziativa congiunta, di cui riferisce il Sir, per domani, festa dei santi patroni d’Europa, Cirillo e Metodio, o nelle settimane successive, periodo che coincide inoltre con dell’Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale. L’invito lanciato da mons. Adrianus van Luyn, presidente della Comece, e padre Erny Gillen, presidente di Caritas Europa, con una lettera rivolta a tutti i vescovi membri della Comece e di tutte le organizzazioni Caritas in Europa, è già stato raccolto da oltre 60 diocesi del continente. A Kosptal (Lussemburgo) mons. Fernand Franck visiterà un centro di accoglienza per persone che soffrono la povertà e l'esclusione. A Hajnowka (Polonia), Mons. Antoni Dydycz sta preparando una visita ai prigionieri nella diocesi di Drohiczyn. La mensa della Caritas di Genova ”Auxilium” (Italia) darà il benvenuto al cardinale Angelo Bagnasco, mentre nella diocesi di Seckau Graz (Austria) mons. Egon Kapellari si recherà in visita a Marienstüberl per pranzare con le persone senza fissa dimora. Il cardinale Cristoph Schönborn visiterà il Centro Caritas per i senzatetto "Gruft" di Vienna. La giornata di domenica sarà seguita da tante altre campagne di sensibilizzazione che nel corso del 2010 Caritas Europa promuoverà per “aprire gli occhi della gente e toccare il loro cuore al fine di portare avanti il cambiamento”. La campagna della Caritas “Zero povertà” (www.zeropoverty.org) propone “azioni concrete contro la povertà che possono essere intraprese nella nostra vita quotidiana”, con un elenco di “missioni” che i partecipanti possono realizzare nel corso dell'anno, comprese raccomandazioni come fare volontariato nella propria comunità o acquistare prodotti del commercio equo e solidale. L'Anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale sarà inoltre l’argomento principale della prossima Assemblea Plenaria della Comece (12-14 aprile a Bruxelles). (M.G.)

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    Il Pellegrinaggio di fiducia sulla Terra fa tappa in Portogallo

    ◊   Giovani del Portogallo e di altri Paesi d’Europa si riuniscono da oggi a Porto, in Portogallo, per una nuova tappa del “Pellegrinaggio di fiducia sulla Terra”, animato dalla Comunità di Taizé fin dal 1978. All’appuntamento prendono parte oltre duemila giovani portoghesi, alcune decine di francesi e tedeschi, oltre 100 polacchi e spagnoli. All’insegna del motto “Le fonti della gioia”, l’incontro desidera suscitare nei giovani una riflessione sull’autentica felicità apportata dall’esperienza cristiana, dalla presenza del Risorto in mezzo agli uomini, guidarli alla scoperta dell’universalità della Chiesa, rianimare la fede nelle comunità di accoglienza. Le giornate saranno scandite da momenti liturgici, con la Santa Messa mattutina e tempi di preghiera al pomeriggio e alla sera nelle parrocchie cittadine, incontri con “testimoni di speranza” impegnati in attività pastorali e sociali, seminari pomeridiani in diversi luoghi del centro cittadino. Con la partecipazione alle varie attività organizzate nel corso dell’evento, i giovani potranno sperimentare la bellezza della comunione con Dio celebrata nella preghiera comune, scoprire iniziative tese a dare un volto più umano alla società, approfondire aspetti che interpellano la società attuale nell’ottica delle Scritture, vivere una concreta esperienza ecclesiale in uno spirito di semplicità, di condivisione e di accoglienza. Nell’invitare la Comunità di Taizé a sostare in Portogallo per un nuovo “Pellegrinaggio”, il vescovo di Porto, mons. Manuel Clemente, ha desiderato collocare l’incontro giovanile nel contesto della “Missione 2010”, una vasta iniziativa diocesana volta a vivere più profondamente e a presentare capillarmente a tutto il territorio il messaggio offerto dalla fede. La “Missione” coinvolge le 477 parrocchie della diocesi, oltre a centinaia di movimenti, associazioni e congregazioni religiose in un’esperienza di evangelizzazione in una dinamica di testimonianza e di presenza e in apertura socioculturale verso ogni settore della popolazione. Ogni mese dell’iniziativa è caratterizzato da una speciale “sfida”: annuncio, gioia, compassione, accoglienza, scuola, missione, speranza…Nel percorso dell’anno missionario, una particolare attenzione sarà rivolta al mese di maggio, dedicato alla Beata Vergine Maria, in cui saranno attuate diverse iniziative per valorizzare e rinnovare la devozione mariana e per manifestare la vitalità della famiglia cristiana. Momento culmine della “Missione” sarà la visita il 14 maggio del Santo Padre Benedetto XVI, che concluderà a Porto il suo pellegrinaggio di quattro giorni in terra portoghese. (M.V.)

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    Uzbekistan: falsa accusa per spaccio ad un cristiano battista

    ◊   Arrestato e processato con false accuse. È successo in Uzbekistan a Tohar Haydarov, cristiano battista, denunciato per spaccio di stupefacenti. Come riferisce l’agenzia AsiaNews, lo scorso 18 gennaio Haydarov è stato catturato dalla polizia ed un poliziotto, dopo avergli rubato le chiavi, è andato nella sua abitazione portandovi una scatola di stupefacenti. Subito è scattata la denuncia ed ora il fedele battista, nel frattempo malmenato e costretto a firmare vari documenti, rischia fino a 5 anni di reclusione. I suoi correligionari hanno dichiarato che conoscono bene Haydarov ed escludono categoricamente che possa spacciare droga, pertanto sostengono che le prove siano state fabbricate ad arte per incastrarlo. Il Consiglio delle Chiese battiste si rifiuta di chiedere l’autorizzazione dello Stato, necessaria anche solo per incontrarsi e pregare ed insistono che la preghiera comunitaria è un loro diritto. Lo scorso 24 gennaio altri cristiani battisti, riuniti pacificamente in una casa, sono stati catturati e malmenati dalla polizia ed ora temono accuse penali a loro carico per violazione della legge sulla religione o del divieto di insegnare dottrina religiosa. Ovviamente, le autorità uzbeke smentiscono simili episodi, a volte rivolti anche contro musulmani appartenenti a gruppi non riconosciuti dallo Stato. Tuttavia rifiutano di parlarne con i mezzi di informazione esteri. (F.C.)

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    Capodanno lunare di evangelizzazione e solidarietà per i cattolici cinesi

    ◊   Processioni, incontri e momenti di solidarietà sono solo alcune delle iniziative organizzate dalle comunità cattoliche presenti in tutta la Cina per accogliere il Capodanno lunare, la grande festa della cultura tradizionale cinese che ricorre domani 14 febbraio. L’agenzia Fides riferisce di numerosi appuntamenti che già dalla scorsa settimana preparano i fedeli a vivere la ricorrenza nel segno dell’evangelizzazione. la parrocchia di Nan Qi Tian della diocesi di Wei Nan della provincia di Shaan Xi ha aperto i preparativi della festa con una solenne Processione Eucaristica domenica 7 febbraio. Tutti fedeli della parrocchia e dei villaggi vicini hanno partecipato alla Processione di due chilometri intonando canti e preghiere. Infine è stata impartita la solenne Benedizione Eucaristica. La parrocchia di Song Shu della diocesi di Lan Zhou, nella provincia di Gan Su, ha radunato 75 giovani cattolici lavoratori emigrati, che sono tornati a casa per la festa. In 5 giorni di incontri si sono scambiati le loro esperienze di fede, come veri pellegrini nell’ambiente di lavoro. Il sacerdote ha raccomandato loro: “oltre a non perdere la propria fede vivendo lontano da casa, avete anche il dovere di evangelizzare i vostri compagni di lavoro”. Sempre nella diocesi di Lan Zhou, i fedeli della parrocchia di Wu Wei hanno visitato la casa degli anziani, l’orfanotrofio statale e quello cattolico, portando la testimonianza dell’amore cristiano a 200 persone sole, ammalate, disabili. E ancora oltre 30 fedeli della parrocchia della Cattedrale di Jing Xian, nella provincia dell’He Bei, hanno allestito in diversi villaggi uno spettacolo sull’evangelizzazione. Il pubblico ha apprezzato i cattolici dicendo: “non avremmo mai immaginato che la Chiesa cattolica fosse così buona, vicino alla gente semplice come noi”. Nella diocesi di Hong Kong la comunità cattolica è presente alla Fiera di Capodanno con oggetti di evangelizzazione, inoltre hanno aperto la “linea verde” cattolica per rispondere alle domande della gente che frequenta la fiera. Tutte le entrate dell’iniziativa saranno destinate alla Casa degli Anziani S. Giuseppe, alla Casa dell’Amore che accoglie le bambine ed al Centro dei lebbrosi. Inoltre, come di consueto, i leader delle sei maggiori comunità religiose di Hong Kong hanno pubblicato un Messaggio per il Capodanno cinese invitando ad uno sforzo comune per costruire l’armonia sociale. (M.G.)

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    Filippine: giovani cattolici aiutano i disabili riciclando spazzatura

    ◊   Anche raccogliere la spazzatura e tenere pulite le strade può essere un modo per servire la missione della Chiesa. Lo dimostra l’attività di 100 ragazzi del Parish Youth Council di Balayan, nella città di Lipa, vicino Manila, nelle Filippine. Come riferisce l’agenzia AsiaNews, essi raccolgono rifiuti ai margini delle vie e delle abitazioni principali per riciclarli e dare il ricavato in beneficenza. Una volta al mese i giovani si recano di casa in casa a raccogliere la spazzatura. Questa viene divisa secondo le varie tipologie e il materiale riciclabile viene venduto ai rigattieri. Con il ricavato che si riesce ad ottenere si sostengono i programmi di due centri per disabili e malati mentali della vicina città di Tagaytay: il St. John ed il St. Raphael Institute. “I nostri membri – afferma Perly Carenan, responsabile del Parish Youth Council – cercano di fare tutto il possibile per glorificare Cristo e fare un servizio utile alla popolazione”. (F.C.)

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    Spagna: al via una campagna contro la fame nel mondo e per la difesa del pianeta

    ◊   “Contro la fame difendi la guerra”. Questo il tema della 51° campagna della ong cattolica spagnola “Manos Unidas”, che inizierà domani con una Santa Messa celebrata dall’arcivescovo di Madrid, il cardinale Antonio Maria Rouco Varela. Come riferisce l’agenzia Sir, la campagna è dedicata allo sradicamento della povertà e della fame, a partire dalla difesa della terra e dalla tutela dell’ambiente, nella consapevolezza che gli effetti dei cambiamenti climatici hanno conseguenze negative soprattutto nella vita dei più poveri. “Manos Unidas” denuncia così il cattivo uso delle risorse della terra, attraverso lo sfruttamento in maniera indiscriminata e a favore di pochi delle fonti d’acqua, la distruzione dei boschi con incendi e taglio di alberi e con l’inquinamento dell’aria. Secondo l’ong, continuando di questo passo “aumenteranno le migrazioni forzate ed i rifugiati per catastrofi” e “ci sarà più rischio di conflitti tra i popoli e più lotta per accaparrare le risorse naturali”. (F.C.)

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    Morto a 81 anni l’infettivologo Luigi Ortona

    ◊   Si è spento giovedì scorso, al Policlinico Agostino Gemelli di Roma, l'infettivologo Luigi Ortona, professore emerito della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università Cattolica. Ortona aveva 81 anni ed era considerato uno dei massimi esperti impegnati in Italia nella lotta contro il virus Hiv. La sua - si legge in una nota della Cattolica ripresa dal Sir - è stata “una lunga carriera accademica e sanitaria di assoluto prestigio svolta da docente, clinico e ricercatore nell’ateneo fondato da padre Gemelli”. “In particolare, sin dalla descrizione dei primi casi di Aids in Italia, agli inizi degli anni Ottanta – ricorda ancora la nota dell’Università Cattolica - Ortona è stato in prima linea nell'affrontare sul piano clinico, della ricerca e su quello organizzativo questa terribile malattia”. “Per tutti i malati che gli si sono rivolti con fiducia – aggiunge infine il comunicato -, Ortona ha sempre tenuto in particolare considerazione la relazione medico-paziente quale imprescindibile valore di ogni atto medico”. Nato a Bari il 6 agosto 1928, Ortona è stato dal 1982 al 2003 direttore dell’Istituto di Clinica delle Malattie Infettive dell’Università Cattolica e dal 1968 al 1976 direttore sanitario del Policlinico Gemelli. Non meno importante la sua carriera accademica che lo ha visto preside della Facoltà di Medicina e chirurgia e pro-Rettore dell’Ateneo del Sacro Cuore; è stato inoltre Componente del Comitato Permanente e del Consiglio di Amministrazione dell’Istituto Giuseppe Toniolo, Ente Fondatore dell’Università Cattolica. Il suo nome è legato anche alla degenza al Gemelli di Giovanni Paolo II nel 1981, quando il Papa fu ricoverato e da lui curato a seguito dell’attentato per mano di Alì Agca. Il rito funebre sarà celebrato lunedì prossimo, 15 febbraio, alle ore 9.00 presso la Chiesa Centrale dell’Università Cattolica di Roma. (M.G.)

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    Domani ad Assisi il Premio Santa Chiara

    ◊   Si terrà domani, ad Assisi, l’11.mo “Premio televisivo Santa Chiara”. Come riporta l’agenzia Sir, l’evento, promosso dalla diocesi, avrà come titolo: “Esiste la positività dell’informazione televisiva?”. “Il premio – spiegano i promotori – è stato ideato per dare concreta rilevanza alla proclamazione di Santa Chiara d’Assisi come patrona della televisione, avvenuta il 14 febbraio 1958 ad opera di Pio XII”. “In un’epoca come la nostra – continuano – in cui il mezzo radiotelevisivo assume sempre più un ruolo preminente nella circolazione del pensiero e delle notizie“, tale premio mira a “stimolare e valorizzare quelle trasmissioni che esaltano i valori umani e cristiani”, come “la pace, il dialogo tra singoli ed i popoli, la dignità della persona, il rispetto della vita, la giustizia, la solidarietà, l’impegno civile ed il volontariato”. (F.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Almeno 20 talebani uccisi nella maxi operazione antiguerriglia della Nato in Afghanistan

    ◊   In Afghanistan, almeno una ventina di ribelli sono stati uccisi nelle prime operazioni della maxi offensiva antitalebana lanciata dalla Nato la scorsa notte, nel sud del Paese. Circa 15 mila i soldati impegnati, tra quelli della coalizione internazionale e quelli locali. Il presidente Karzai si è detto preoccupato per la popolazione civile e ha lanciato un appello agli insorti chiedendo di deporre le armi. Si teme però che la guerriglia utilizzi i civili come scudo umano. Sentiamo Eugenio Bonanata:

     
    Rinunciate alla violenza. Hamid Karzai ha chiesto ai talebani di approfittare di questa occasione per reintegrarsi nella società per il bene del Paese. La guerriglia, però, non sembra avere intenzione di desistere. Ha annunciato che resisterà e che duemila miliziani sono pronti a fronteggiare le truppe internazionali – e hanno già cominciato a farlo – per impedire la conquista della città di Marjah, centro nevralgico della produzione di droga e fonte finanziaria principale dei ribelli. I civili stanno cercando di lasciare la zona, proprio contro la volontà dei talebani che – secondo fonti governative locali – vorrebbero invece utilizzarli come scudi umani quando le operazioni entreranno nel vivo. Il presidente Karzai ha già chiesto massima prudenza proprio per preservare i civili, esortando i vertici militari ad evitare raid aerei in zone a rischio. Almeno una ventina di ribelli e tre soldati americani sono morti nelle prime operazioni congiunte, che si sono svolte in diverse aree e che il comando Isaf ha definito di “pulizia” della turbolenta provincia meridionale di Helmad. Difficile per il momento stabilire il bilancio esatto. Si parla di un attentato avvenuto anche nella vicina zona di Kandahar. Quel che è certo è l’obiettivo della prima imponente offensiva dall’arrivo dei 30 mila uomini inviati a dicembre dal presidente Usa, Barak Obama. Si tratta di ristabilire il controllo del governo di Kabul nella regione al confine col Pakistan, considerata da sempre la roccaforte della guerriglia.

     
    Somalia
    Sono migliaia le persone in fuga per gli scontri tra le forze governative somale e la milizia al-Shebaba Mogadiscio. L’ultimo combattimento, iniziato mercoledì scorso, avrebbe provocato almeno 24 morti e una quarantina di feriti tra i civili. A denunciarlo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Secondo le stime, dall'inizio di febbraio, oltre ottomila persone hanno lasciato la capitale. Molti si sarebbero rifugiati nel corridoio di Afgooye, che si estende per 30 km a est di Mogadiscio. Nella stessa area, sono presenti già più di 350 mila sfollati a causa dei precedenti conflitti.

    Egitto
    Al primo giorno di processo si sono dichiarati non colpevoli i tre egiziani accusati di omicidio premeditato per l’uccisione di sei cristiani copti, avvenuto lo scorso mese di gennaio. Il dibattimento, che si è svolto a Qena, in un’aula gremita di giornalisti e di forze della sicurezza, è stato subito aggiornato al prossimo 20 marzo.
     
    Costa d’Avorio
    Il capo di Stato della Costa d’Avorio, Laurent Gbagbo, ha annunciato di aver sciolto il governo e la Commissione elettorale per le presidenziali, in seguito ad una disputa sulla registrazione dei votanti che rischia di far deragliare il fragile processo di pace nel Paese dell'Africa occidentale. Gbagbo ha inoltre chiesto al primo ministro, Guillaume Soro, di creare un nuovo governo ''entro il 15 febbraio''. La tornata elettorale è invocata da anni per porre fine allo stallo creato dalla guerra del 2002-2003, che ha diviso in due la Costa d’Avorio, massimo Paese produttore mondiale di cacao, controllato da ribelli nella sua parte settentrionale.

    Iraq
    Il leader di Al Qaida, Abu Omar al-Baghdadi, ha minacciato nuovi attentati in Iraq in concomitanza della campagna elettorale per le politiche del prossimo 7 marzo, iniziata ieri. I deputati della futura assemblea saranno 325. I circa 19 milioni di elettori sceglieranno tra oltre seimila i candidati, in rappresentanza di una cinquantina di formazioni politiche.

    Iran
    Il dossier sulle violenze commesse in Iran contro l’opposizione sarà al centro dell’esame, lunedì prossimo a Ginevra, del Consiglio dei diritti umani dell’Onu. L’amministrazione statunitense preme per nuove sanzioni contro Teheran per quanto riguarda il suo programma nucleare. L’argomento sarà trattato domani in Israele dal capo degli Stati Maggiori riuniti americani, l’ammiraglio Mullen, che incontrerà i vertici dello Stato ebraico.

    Yemen
    I ribelli sciiti dello Yemen hanno smentito qualsiasi implicazione nell’agguato contro il sottosegretario agli Interni, Muhammad al Qawsi, avvenuto ieri poche ore dopo l’entrata in vigore del cessate-il-fuoco nel nord del Paese. A parte questo episodio, che ha provocato un morto e alcuni feriti tra i soldati, l’accordo tra le autorità di Sanaa e i ribelli sembra reggere. In queste ore, la situazione nella zona nord è calma.

    Birmania
    Dalla Birmania giunge notizia dell’avvenuta liberazione da parte della giunta militare al potere del numero due della Lega Nazionale per la Democrazia, il partito d’opposizione presieduto dal premio Nobel per la pace, Aung San Suu Kyi, tuttora agli arresti domiciliari.

    Vancouver
    Gli occhi del mondo da oggi sono tutti su Vancouver, in Canada, dove alcune ore fa si è aperta la 21.ma edizione delle Olimpiadi invernali. Una cerimonia spettacolare davanti a 60 mila persone, che è stata però condizionata dalla morte di uno slittinista georgiano durante le prove del suo esordio olimpico. Agli atleti, era giunta nei giorni scorsi l’esortazione del Papa che - in un messaggio all’arcivescovo di Vancouver mons. Miller - aveva auspicato che “lo sport sia la base per costruire la pace e l’amicizia tra le persone e le nazioni”. E tra poco avranno inizio le gare. Il servizio di Benedetta Capelli:

     
    (musica)

     
    “Date ai Giochi la magia che tutti vogliamo, fatelo con le vostre prestazioni e con il vostro comportamento. E fatelo in memoria del vostro amico Nodar Kumaritashvili”. Magia e memoria corre su questi due concetti il discorso di apertura dei Giochi Olimpici del presidente del Cio, Comitato olimpico internazionale, Jacques Rogge. Parole accolte con grande partecipazione dai 60 mila presenti nel BC Palace di Vancouver, dove è andata in scena la festa ma anche il dramma. Poco prima della cerimonia, infatti, i sogni di gloria dello slittinista georgiano Kumaritashvili si erano infranti a 140 km orari nella caduta rovinosa sulla pista di Whistler, notoriamente difficile per gli atleti perché la più veloce di tutto il mondo. Una morte che è pesata come un macigno sugli atleti georgiani scesi in pista durante la cerimonia:

     
    “Georgia ….” (applauso)

     
    L’applauso più sentito e commosso è stato per la piccola delegazione. Tante le facce scure, la bandiera listata a lutto e una sciarpa nera indossata per non dimenticare il loro compagno. Subito in modo stridente, il dolore ha lasciato spazio alla gioia. La musica è poi cresciuta, tante le danze che hanno raccontato le anime diverse del Canada e non poteva mancare un omaggio alle quattro popolazioni aborigene che rappresentano l'identità storica del Paese.

     
    “Welcome to Vancouver! …”

     
    E’ arrivato poi l’ultimo teodoforo, la leggenda canadese dell’hockey sul ghiaccio, "The Great One", ovvero Wayne Gretzky e quindi l’accensione del tripode con un piccolo inconveniente tecnico che si è poi risolto in breve tempo. Poi, tutto secondo copione con i fuochi d’artificio e la fiamma olimpica trasportata sull’oceano di Vancouver, dove arderà fino alla fine dei Giochi il 28 febbraio.

     
    (musica) (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 44

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